giovedì 19 gennaio 2012

amaro 1

domenica, 25 settembre 2011



IL COMPLEANNO Benvenuti all’aeroporto «Baracca-Durnwalder»

Una biblioteca? Perché proprio una biblioteca, e per giunta una delle più prestigiose dell’Alto Adige, deve prendere il nome del Presidente della Giunta per fargli un regalo di compleanno, un regalo per i suoi settant’anni anni?
Quando è proprio la cultura sempre la prima a subire tagli? La cultura che nelle famose frasi del «soprattutto» di Durnwalder viene sempre per ultima («...e soprattutto anche la cultura»)?
Avrei avuto comprensione se gli si fosse intitolato una tangenziale. O l’aeroporto (che avrebbe potuto mutare nome in «Baracca-Durnwalder»). O il «Safety Park» che tanto ha un nome che tutti (a ragione) odiano. Avrei visto una certa logica anche se si fosse optato per intitolargli il tunnel di base del Brennero - ma probabilmente con la costruzione si andava fuori tempo massimo per i festeggiamenti di corte di questi giorni. Invece si è scelto, come trofeo per il nostro sommo cacciatore, un luogo culturale. Questa la dice lunga sul ruolo effettivo della cultura nella nostra provincia, ridotta a pura decorazione del potere. Soprattutto la cultura.
Brigitte Foppa Bolzano/Montagna

Risponde Alberto Faustini
Baracca-Durnwalder non è male. Ma mettiamo un po’ d’ordine. Nessuno disconosce che un’ Università, a Bolzano, senza Durnwalder non ci sarebbe mai stata. Ma il compito di un politico, soprattutto in terra d’Autonomia, è proprio questo: quello di alzare l’asticella, quello di osare, anche sconfiggendo le paure di un partito, l’Svp, che ha visto spesso l’Ateneo come fumo negli occhi. Non si tratta, a mio avviso, di mettere in gara l’asfalto (quanto!) e la cultura (che con l’Università è oggettivamente cresciuta). Si tratta di ringraziare il «re» con un po’ di...realismo: lo si può fare anche senza trasformarsi in zerbini o senza inchinarsi al suo cospetto. Dedicargli una Biblioteca, significa non sapere che la Biblioteca è, per definizione, il luogo dell’apertura, del dibattito, della dialettica, del confronto. Non s’è mai vista una Biblioteca di parte, anche se la parte ne ha garantito la nascita. Sul tunnel la devo correggere: di questo passo, può essere che Duracell Durni resti ben saldo a Palazzo fino al giorno dell’inaugurazione.
Alto Adige 25-9-11
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sabato, 15 agosto 2009



Furti e borseggi, le insidie dell’autogrill



Una pausa di ristoro che nasconde anche rischi. Il consiglio delle forze dell’ordine: tenete sempre gli occhi ben aperti

 TRENTO. Sono oasi dove trovare un po’ di ristoro dopo ore di stressante viaggio in auto, ma anche luoghi dove c’è da tenere gli occhi ben aperti. Soprattutto in questi giorni di forte esodo: le “razzie” negli autogrill sono in costante aumento, così come i furti e i borseggi.
 In cima alla lista ci sono senza dubbio i borseggiatori: agiscono nei bar e nelle toilette, ma anche nei parcheggi esterni. La scorsa primavera gli uomini della squadra della Polizia Giudiziaria della Stradale ha pizzicato e denunciato due donne e un uomo che da tempo imperversavano negli autogrill nostrani. Successive indagini hanno permesso di appurare che i tre entravano in autostrada di buon mattino, a Modena. E poi passavano la giornata di autogrill in autogrill arrivando fino al Brennero. Lì, si giravano e tornavano verso sud decidendo di volta in volta se proseguire il “lavoro” in direzione di Brescia o di Venezia. Nello stesso periodo, inoltre, era stato fermato un nomade specializzato nel ripulire i camper che nelle ore notturne si fermano nelle aree di sosta. L’uomo partiva addirittura da Milano e, per non dare nell’occhio, si muoveva in compagnia della moglie e dei tre figli. I suoi obiettivi erano i portafogli e le borse lasciati colpevolmente sui sedili o sui cruscotti.
 Assai meno frequenti, invece, i furti tecnologici, quelli con i ladri muniti di decoder in grado di “leggere” i codici dei telecomandi delle aperture centralizzate. Apparecchiature che consentono ai maliviventi di aprire le portiere e, in due minuti - è il tempo sufficiente ad un professionista - per ripulire la macchina mentre guidatore e passeggeri bevono il caffè al bar. Il consiglio, quindi, è quello di chiudere con la chiave o di usare il telecomando rimanendo vicini alla macchina. Ma i viaggiatori non sono sempre e solo vittime. In estate e a Natale, infatti, si registra anche il picco di furti all’interno degli autogrill. Dagli scaffali.

Alto Adige 15-08-09


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lunedì, 13 luglio 2009



Nei paesi fiorisce la «Hitler Jugend»



Lo denuncia un dossier della Provincia, nel Burgraviato scatta l’allarme

MERANO. Sono sempre di più i giovani, molto spesso minorenni, che si riconoscono nella “Hitler Jungend” e sono organizzati sotto forma di cellula neonazista. Un fenomeno diffuso nel Burgraviato e particolarmente evidente nella zona di Maturno dove gli adepti sarebbero addirittura una settantina. La denuncia viene da un dossier elaborato dal Servizio giovani della Provincia.
 Che le valli del Meranese fossero terreno fertile per la diffusione dell’ideologia neonazista già lo si sapeva. Le cronache degli anni scorsi riportano numerosi episodi riconducibili a gruppi dell’estrema destra tedesca con spiccate simpatie per la croce uncinata. Sparute cellule di esaltati tenute sotto stretta sorveglianza dalle forze dell’ordine che, salvo qualche caso di violenza prontamente repressa e punita, si sono limitate a celebrare i loro inquietanti riti lontano da occhi indiscreti.
 Il dossier elaborato dal Servizio giovani della Provincia, e finito recentemente sul tavolo dell’assessore Richard Theiner che ne ha parlato anche nell’ultima riunione della giunta provinciale, mette però il fenomeno sotto una preoccupante luce, e in tutto il Burgraviato scatta l’allarme. Questo perché non può evidentemente rientrare nei limiti dell’accettabile il fatto che nel solo paese di Naturno siano all’incirca una settantina i giovani (quasi tutti minorenni, con un’età d’iniziazione che si aggira anche attorno ai 14 anni) che darebbero vita alla locale sezione della “Hitler Jugend”.
 «Un fenomeno che non va sottovalutato, anche perché sembra che vi aderiscano ragazzi delle medie e delle superiori, di varie classi sociali - osserva l’assessore Theiner - con un trend che individua la diffusione delle adesioni, o meglio del più semplice avvicinamento a questa ideologia in una fascia d’età sempre più bassa e per questo più condizionabile. L’elaborazione dei nostri uffici in ogni caso non fa che rilevare una situazione già nota e che non è statisticamente peggiore di quella presente in altre regioni, anzi. Ciò non significa evidentemente sottovalutarla».
 «Qualora dovesse svilupparsi, sarà compito del Comune impegnarsi ad affrontare il problema assieme a genitori e studenti, oltre alle forze di polizia ed ai servizi sociali», come ha ribadito il sindaco di Naturno Andreas Heidegger.
 Secondo quanto si è appreso in questura «il fenomeno è conosciuto alle forze dell’ordine ed è sotto costante controllo, già più volte in Alto Adige sono venute alla luce associazioni di giovani che si richiamano al nazionalsocialismo e sono stati già celebrati anche processi per violazione della legge Mancino a carico di giovani».
 La questione verrà inevitabilmente affrontata anche a livello di Comunità del Burgraviato. È noto infatti che il Comprensorio ha da tempo avviato uno specifico programma per combattere il fenomeno dell’estremismo di destra di matrice neonazista con l’impiego di personale specializzato.

Alto Adige 12 07-09

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venerdì, 10 luglio 2009



Il ritorno al nucleare è legge




di Vindice Lecis
 ROMA. Sessantaquattro articoli e un iter travagliato. Nel disegno di legge sullo sviluppo, approvato in via definitiva dal Senato, si trova di tutto: dai nuovi fondi per l’editoria all’introduzione senza retroattività della class action, dalla privatizzazione delle ferrovie ad alcune liberalizzazioni. Ma la norma più importante è quella che prevede il ritorno dell’Italia al nucleare che ha fatto parlare il ministro Scajola di «svolta storica» e le opposizioni di «scelta sciagurata».
 Il provvedimento «omnibus» (a favore Pdl, Lega e Udc, mentre Pd e Idv hanno lasciato l’aula) era stato approvato dalla Camera nel novembre 2008, modificato al Senato e ancora alla Camera prima di arrivare ieri al Senato. Il governo avrà sei mesi di tempo per l’approvazione della nuova legge e per emanare i decreti legislativi necessari per la scelta dei siti delle centrali, del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio e deposito dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare. In questi decreti saranno anche comprese le misure di compensazione da corrispondere alle popolazioni interessate e agli enti locali. Sarà costituita l’Agenzia per la sicurezza nucleare e nei decreti attuativi il governo dovrà attenersi all’indicazione di «elevati» e non solo di «adeguati» livelli di sicurezza dei siti.
 L’altra norma importante presente del ddl riguarda la modifica della normativa sulla class action in senso più restrittivo, nel senso che impedisce la possibilità di cause collettive da parte dei cittadini coinvolti nei crac finanziari del passato (Parmalat e Cirio). L’entrata in vigore è stata ulteriormente posticipata al gennaio del prossimo anno. Tra le misure del ddl, il ripristino dei fondi per finanziare l’editoria con un aumento della cosiddetta Robin tax sulle grandi aziende petrolifere. Salta il tetto che prorogava al 2015 il tetto antitrust per la distribuzione del gas e si prevedono sconti sulla benzina per le regioni che ospitano impianti di estrazione di gas e petrolio. Le ferrovie possono essere privatizzate ma solo da imprese con sede legale in Italia. Inoltre sono inasprite le multe e le pene per punire le contraffazioni del made in Italy.
 Le reazioni politiche si concentrano su nucleare e class action. A Scajola che parla di «nuova politica industriale» replica Grazia Francescato portavoce dei Verdi: «Il ritorno al nucleare è una vera e propria follia sia dal punto di vista ambientale che economico».
 Ma esistono davvero Comuni disponibili ad accogliere le centrali? chiede il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferreo mentre la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, definisce la scelta nucleare «sbagliata anche dal punto di vista della sicurezza e sulla reale copertura economica dell’enorme spesa che si dovrebbe programmare». Per Di Pietro la decisione sel governo «è una bomba a orologeria» e la Regione Emilia-Romagna parla «di decisioni come nuvola di fumo».

Alto Adige 10-07-09
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martedì, 17 marzo 2009


Clienti in calo. Trasloca un negozio



Stefania Burattin: «Non si può lavorare. Andiamo a San Giacomo»
 LAIVES. Quello che si temeva con la chiusura della vecchia statale davanti a Pineta a quanto pare si sta materializzando: il negozio Baby Bazar di vestiti e oggetti per bimbi, vicino alla farmacia, sta per chiudere i battenti. «Ci è bastato un mese per capire che l’aria era cambiata - spiega Stefania Burattin - e così, dopo alcuni anni dobbiamo andarcene. Ci trasferiremo entro giugno a San Giacomo dove certo c’è più visibilità per il nostro negozio. Da quando è stata aperta la variante abbiamo assistito ad un calo della clientela ed è stato inevitabile cercare una soluzione altrove».
 Ma quello che preoccupa è anche che potrebbe essere l’inizio di una “fuga” da Pineta e la stessa Burattin non nasconde di avere saputo da altri commercianti che sta diventando sempre più dura lavorare e che appena si dovesse presentare l’occasione se ne andranno. Insomma, come detto, si sono già concretizzate quelle che erano le apprensioni emerse subito dopo l’apertura del tratto di variante davanti alla frazione.
 Bruno Fracalossi, proprietario dei locali dove c’è il negozio di Stefania Burattin, anticipa che è sua intenzione a questo punto chiedere all’amministrazione comunale di poter almeno trasformare quello spazio in appartamento, perché altrimenti rischia di non poterlo più affittare come esercizio commerciale. È la strada che proverà ad imboccare anche il signor Osanna per i locali dove fino a poco tempo fa, sempre a Pineta, lungo la vecchia statale, aveva sede la sua ditta di serramenti “System 2000”: «Premetto che non è stata l’apertura del tratto di variante la causa che mi ha convinto a trasferire la ditta in zona industriale a Bolzano - spiega appunto Osanna - bensì lo spazio troppo piccolo a disposizione. Ci siamo trasferiti una decina di giorni dopo l’apertura della variante davanti a Pineta ma comunque anch’io posso assicurare che per chi è rimasto lì a lavorare la situazione è diventata subito molto difficile».
 Questa realtà e i timori che l’accompagnano, sono già stati oggetto di riflessioni anche a livello politico, perché se il trend degli abbandoni dovesse proseguire nel settore commerciale, per la realtà di Pineta sarebbe un duro colpo. Oggi, lungo la vecchia statale liberata dal traffico di transito, rimane una manciata di negozi (supermercato, tabacchino, farmacia e un sexy shop) che garantiscono un prezioso servizio “di vicinato” alla comunità residente. Dovesse chiudere il supermercato o il tabacchino, diventerebbe un problema per tutti. C’è anche chi, come l’ex assessore Marco Delli Zotti, oggi pone le mani avanti e parla di preoccupazione per la sopravvivenza dello stesso ufficio postale di Pineta (che si trova vicino alla chiesa nel centro della frazione) e lo fa sulla scorta di notizie in base alle quali, le Poste avrebbero intenzione di chiudere diversi punti sul territorio provinciale.
 Come si vede, ci sarà materia di discussione a volontà per la riunione che l’assessore al commercio, Bruno Ceschini, ha organizzato proprio con i commercianti di Pineta per mercoledì 25 marzo.

di Bruno Canali
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domenica, 05 ottobre 2008


Ospedale, tariffe orarie fatte a capocchia



Alto Adige 5-10-08

 Posteggio ospedale. Con quale ottuso studio si sono applicate le tariffe orarie? Premesso che il personale operante all’ospedale è svincolato da tali tariffe e sicuramente con posti riservati, rimane il pubblico delle visite ambulatoriali e visite ai degenti che di norma raramente supera l’ora - l’ora e mezza, che in questo caso se ne tengano due, in quanto superando l’ora di 5 minuti si paga per 2 ore. Truffa legalizzata!? Perchè non si è prevista la 1/2 ora? Faremo le corse fra le corsie per non pagare 2 ore per soli 5!
 Al caro Durnwalder voglio far presente che quando i pendolari scopriranno i vantaggi qui sotto elencati il posteggio per i visitatori sarà inesistente perchè sempre pieno (ci vuol scommetere?).
 Esempio n. 1 (andiamo a far spese), 3 ore p.zza Walther euro 1.90 x 3 = euro 5,70; 4 ore ospedale (1 ora in più) euro 1.20 x 4 = euro 4.80; + bus A-R con abbonamento euro 0,36, totale euro 5,16. Già con questo modulo si va in città con posteggio pari al silos.
 2º esempio, pendolare, calcolando 9 ore tra arrivo e partenza si ottiene il seguente costo: 9 ore p.zza Walther, 9 x 1,90 euro = euro 17,10; 9 ore silos centro 9 x 1.20 euro = euro 10,80; 9 ore ospedale ore 4 x 1,20 euro = euro 4,80; ore 5 x 0,50 euro = euro 2,50; bus A-R con abbonamento euro 0,36, totale euro 7,66.
 Lascio a chi di competenza trarne le conclusioni, mentre la logica direbbe, visto che le visite ai degenti non sono degli svaghi ma dei doveri, sarebbe a mio avviso questa. Le prime 2 ore prevedendo anche il costo della 1/2 ora, euro 0,50/ora; tutte le altre ore e 1/2 ora, euro 1,50 / 1,60 / ora.
 In tal modo chi ha veramente bisogno ne trae un vantaggio e non si rischia veramente di fare un posteggio per pendolari, e si sgrava la provincia dal costo d’integrazione!
Ernesto Guadagnini BOLZANO
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domenica, 31 agosto 2008


Che bel parco al maneggio
tra aerei, rifiuti e autostrade


 Il bello di questa città è che non smette mai di stupirmi: rane che scandalizzano, cervi che crepano, marmotte che tremano, Omnibus che passano e autobus che protestano, finalmente qualcuno si ricorda che, ehi, in questa città ci sono anche degli abitanti, perdio! E insomma, a forza di costruire, raccomandare, inquinare, scavare, inaugurare, può succedere che ci si dimentichi della plebe, ops, popolazione, che chiede spazi verdi in cui rotolarsi nell’erba, giocare, riposare, amoreggiare, e fare altre cose deplorevoli!
 E allora ecco finalmente una proposta intelligente: “Un nuovo parco per la città!” Oh là! Ci voleva! Ovviamente verrà creato “in città”, appunto, comodamente raggiungibile a piedi, in bicicletta, con i mezzi pubblici, uno pensa! Un posto dove respirare aria un po’meno satura di gas vari, insomma. Illusi! Dopo aver scartato l’ideona del predecessore di creare un’area ricreativa per i bolzanini sulle fumanti colline della discarica di Castel Firmiano - opportunamente coperte con un morbido manto erboso - l’assessore al patrimonio Sandro Repetto non ha voluto essere da meno ed ha avuto un’idea altrettanto brillante: un parco per la città nell’area del maneggio - quello a Bolzano sud, per intenderci - incastonato tra l’aeroporto (in attesa di ingrandirsi), l’inceneritore (in attesa di costruirsi), la zona industriale (in attesa di espandersi proprio verso quella parte), la linea ferroviaria da una, l’autostrada dall’altra. Il comune ha infatti acquistato l’area in questione (da chi non è lasciato intenderci) ed ora ha grandi progetti. Ma come, il comune non ha soldi, il Sindaco non si stufa mai di ripeterlo, come ha fatto a trovarli per acquistare quei quattro ettari?
 Allora, fatemi capire, che sono un po’ confusa: attaccato alla zona industriale, sorvolato da aerei, affumicato dal “termovalorizzatore”, con il rumore dell’autostrada da una e del treno dall’altra, qui il bolzanino dovrebbe rilassarsi e svagarsi. In un luogo come il Virgolo invece, nel cuore della città, immerso nel silenzio, raggiungibile a piedi, ricoperto di foresta lussureggiante dovrebbe venire costruita un’azienda che dovrebbe stare in zona industriale...
 L’unico concetto ragionevole che ho colto è stato quello di voler dedicare uno spazio alla “pet therapy”... Ma scusatemi se sono scettica: sarà fruibile per noi bolzanini esauriti e confusi dalla politica o sarà una soluzione ad hoc per farsi rimborsare le lezioni di equitazione dei pargoli dalla mutua? Dubitate gente, dubitate!
Verena Segato Unser Virgl, Il nostro Virgolo BOLZANO

23-08-08 Alto Adige
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giovedì, 07 febbraio 2008


La raccolta differenziata è calata di tre punti percentuale.

La notizia è di quelle da far fare un balzo sulla sedia.
Mentre ci si preoccupa del cosiddetto turismo dei rifiuti e si inserisce nel regolamento per la determinazione della tariffa una norma che non incentiva ad una loro minore produzione, ma tende solo a scoraggiare questa deprecabile abitudine, veniamo a scoprire che la raccolta differenziata è calata di tre punti percentuale.
Tra le probabili cause, l’inefficienza dell’amministrazione.
A dircelo è il consigliere Ceol, che così facendo ammette il fallimento di una politica dell’asporto rifiuti che coinvolge i responsabili del settore almeno delle ultime tre amministrazioni. All’assessore Tommasini, contro il quale era stata presentata anche una mozione di sfiducia, è stata levata la delega, ma anche con il nuovo responsabile finora non si è vista nessuna inversione di tendenza significativa.
Il risultato è nei dati. Con l’esternalizzazione del servizio sembra addirittura diminuito l’impegno nel settore, continuano a sussistere uno accanto all’altro diversi sistemi di raccolta e l’assistenza ai cittadini è praticamente assente, quasi che con la delega alla Seab, l’amministrazione potesse disinteressarsene.
D’altra parte quando al cittadino vengono mandati segnali contradditori, non ci si può certo meravigliare se si hanno risultati negativi, né si possono scaricare le responsabilità sul loro supposto scarso senso civico.
La tariffa dovrebbe essere proporzionale alla quantità di rifiuti residui prodotti e premiare quindi l’impegno personale. Invece con la scusa di impedire il pendolarismo delle immondizie ci si assicura combustibile per un inceneritore da 130.000 tonnellate che è in contraddizione con il proposito di giungere a valori elevati di recupero, riciclaggio e trasformazione del rifiuto prodotto. Ciò che ci si propone è infatti ottenere combustibile di qualità per l’incenerimento, ma in quantità tale da non dover ricorrere all’importazione dalle regioni limitrofe. Questo il limite per la raccolta differenziata, formalmente dichiarato nel “Piano provinciale di gestione dei rifiuti 2000” quando si rinuncia, ad esempio, ad un potenziamento della raccolta delle plastiche perché “…con l’inceneritore di Bolzano si ha un recupero energetico”.

Rifondazione Comunista - Laives

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domenica, 11 novembre 2007
IL ROGO DI VADENA
 
«Esemplare lavoro»: il sindaco ringrazia
 
Alto Adige, 11 NOVEMBRE 2007
 VADENA. «Alla luce dell’incemdio presso la discarica Ischi Frizzi, è apparso chiaro che un problema su di un impianto di interesse provinciale di questa importanza e dimensione, può creare notevoli disagi a tanta gente. C’è stata la conferma che su strutture di questo tipo, il livello di attenzione relativo al trattamento dei materiali deve essere sempre molto elevato»: chi fa queste considerazioni è Alessandro Beati, sindaco di Vadena. Che poi aggiunge: «Ritengo sia doveroso porgere a nome della giunta comunale e dell’intera popolazione il mio più sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato alla gestione e risoluzione della criticità. Oltre ai 140 vigili del fuoco volontari di Laives, Bronzolo, San Giacomo e Vadena, desidero ringraziare i vigili del fuoco permanenti di Bolzano con i comandanti Preyer e Visentheiner, che hanno dimostrato un altissimo grado di preparazione nella gestione dell’incendio e nel coordinamento delle varie unità. Ringrazio carabinieri e polizia presenti, in particolar modo il comandante provinciale dei carabinieri colonnello Massimo Ilariucci, il personale operativo della discarica che ha lavorato con le ruspe allo spostamento dei cumuli incendiati e tutto il personale dirigente dell’impianto. Nella notte, con il direttore dell’impianto Sacchini e con il direttore di Eco-Center Palmitano, sono state verificate le procedure di stoccaggio dei materiali ingombranti conferiti in discarica ed è emerso un puntuale e scrupoloso rispetto delle norme che ha senza dubbio limitato il propagarsi dell’incendio».
 Il sindaco Beati rivolge «Un complimento del tutto particolare ai pompieri volontari di Vadena: il corpo, attivo da quest’estate, con questo evento ha avuto il suo battesimo del fuoco. Il livello di preparazione, l’efficienza degli automezzi e dei materiali, i sistemi di comunicazione e l’integrazione con gli altri corpi presenti, sono frutto di un’attenta gestione del comandante Brusinelli e del vicecomandante Baldo nonché di una preparazione seria e determinata dei volontari e delle volontarie svoltasi in decine di prove teorico/pratiche: sono loro che, con volontà, determinazione e passione, hanno voluto e saputo creare questo corpo. Un bellissimo esempio di volontariato, di rispetto e di attenzione al prossimo ed al territorio in cui viviamo».
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giovedì, 08 novembre 2007

«Numerose famiglie in difficoltà»
 
Liliana Di Fede: dobbiamo diffondere una cultura del risparmio
 
  Alto Adige, 08 NOVEMBRE 2007   LORENA PALANGA

 LAIVES. Il disagio economico in città esiste. Dopo l’allarme lanciato dai consiglieri Mauro Minniti e Alberto Sigismondi, arriva la conferma dell’assessore agli affari sociali, Liliana Di Fede. «A Laives come negli altri comuni le famiglie fanno sempre più fatica a arrivare a fine mese - afferma l’assessore -. Noi tentiamo di aiutarle garantendo servizi come orari prolungati nelle scuole e asili nidi».
 L’assessore agli affari sociali di Laives, Liliana Di Fede, parla dei problemi economici delle famiglie della città e risponde a chi chiede maggiori interventi anche da parte dell’amministrazione comunale.
 Assessore Di Fede, le famiglie di Laives sono davvero così “povere”?
 «Non conosco i dati forniti dai due consiglieri provinciali, ma non è certo un mistero che a Laives, come anche negli altri comuni, le famiglie faticano sempre di più ad arrivare a fine mese».
 Qual è secondo Lei il motivo di questa crisi?
 «Sicuramente l’indebitamento per acquistare beni di consumo. Nella nostra società c’è sempre più distanza tra le aspettative di vita e le reali possibilità di acquisto».
 I consiglieri Minniti e Sigismondi chiedono al Comune di prendere provvedimenti “con interventi che non si limitino ad un inutile assistenzialismo”. Cosa risponde?
 «Secondo il mio parere i Comuni fanno già la loro parte. A Laives, ad esempio, forniamo alle famiglie servizi come la mensa scolastica, orari prolungati nelle scuole materne, asili nidi e anche l’Estate ragazzi. tutti questi servizi permettono ad entrambi i genitori di lavorare senza dovere sostenere una spesa eccessiva. Cosa che accadrebbe, invece, se dovessero affidare i propri figli a baby-sitter o strutture simili ma private».
 Questo è quello che avete già fatto. Avete in programma anche altri interventi per venire incontro alle difficoltà delle famiglie?
 «Bisognerebbe, secondo me, agire non soltanto sul piano sociale, ma anche su quello culturale. Il problema, come accennavo prima, è che spesso le famiglie spendono più di quello che possono permettersi e così si indebitano. Per questo motivo, quindi, bisogna cercare di diffondere una cultura del risparmio, che al momento manca. Il problema riguarda soprattutto i beni di consumo. La gente dovrebbe imparare a chiedersi se davvero ha bisogno del cellulare all’ultima moda. Tutto questo, però, non può essere portato avanti soltanto dall’amministrazione comunale, ma deve avvenire in sinergia con gli altri enti».

LE CIFRE

Ecco i dati forniti dai due consiglieri provinciali di Alleanza Nazionale, Mauro Minniti e Alberto Sigismondi: «fra il 2003 e il 2006 il numero di prestazioni concesse ai singoli, ma rapportate al numero delle famiglie di Laives che beneficiano più o meno direttamente della prestazione stessa, ha avuto un incremento di quasi l’8,5%, passando dal 4,54% del 2003 al 12,9% dello scorso anno. A beneficiare del contributo sono stati 835 richiedenti, ovvero il 51% del totale di coloro che avevano depositato la domanda, per un totale di 146 mila e 912 euro erogati per l’occasione. Fra le quattro maggiori città altoatesine, il dato è secondo solo a Merano (14,78%), dove però l’incremento del numero di prestazioni nell’ultimo quadriennio è stato di nemmeno il 2%. Una situazione preoccupante se rapportata con gli altri principali comuni della provincia».

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martedì, 23 ottobre 2007

Il bus che da Bolzano porta a Laives sfora la tabella di marcia: «Viabilità impossibile»
 
«Linea 2, il ritardo è cronico»
 
Alto Adige  23 OTTOBRE 2007
 BOLZANO. «Gli autisti della linea 2, quella che da Bolzano arriva fino a Bronzolo passando per Laives, sono stanchi di essere insultati dai passeggeri perchè il bus arriva costantemente in ritardo. O il Comune di Bolzano e quello di Laives si danno da fare e ritoccano la viabilità o qui rischia di finire davvero male».
 Gianni Paparella, delegato sindacale della Sasa, lancia l’allarme e spiega che la situazione ha oltrepassato il limite del buon gusto. «I bus sono sempre in ritardo e non certo per colpa nostra ed i passeggeri sono esasperati perchè saltano gli appuntamenti di lavoro e gli studenti arrivano tardi a scuola. L’azienda - continua - ha speso fior di quattrini per rinnovare il parco macchine. I mezzi sono tutti ribassati, vanno a metano, sono ecologici ma non arrivano puntuali». Gli autisti perdono minuti preziosi alla rotonda di ponte Roma e si chiedono perchè il Comune invece di far fare loro il giro dell’oca non dia il permesso di percorrere viale Trento.
 «In Zona viaggiamo spediti - racconta Paparella - ma usciti dalla galleria di San Giacomo siamo in coda. Perennemente inchiodati a Laives con i semafori del centro che bloccano tutta la viabilità. Gli amministratori devono darsi da fare e creare, per esempio, altre corsie preferenziali». Il percorso medio dovrebbe durare 42 minuti ma sfora sempre ed arriva a 55 minuti. «Troppi. E non vi dico cosa succede quando piove. In quel caso le corse saltano proprio e chi è alla fermata non sa se arriviamo e quando arriviamo. Gli autisti ormai sono rassegnati ma vivono costantemente sotto stress perchè devono giustificare, ogni volta, il ritardo con i viaggiatori. Gli insulti volano e vi assicuro che non è piacevole». A questo punto per il sindacalista le soluzioni sono due. «O gli amministratori decidono di mettere mano alla viabilità o la Sasa deve ritoccare gli orari. Così almeno - conclude Paparella - ci mettiamo tutti il cuore in pace». Il rischio di una rissa è sempre dietro l’angolo. Per capire come la tensione sui bus sia costantemente alta basta ritornare con la memoria allo scorso luglio quando l’autista del bus numero 5, dopo un litigio con una passeggera, piantò il mezzo in via Duca d’Aosta e se ne andò.
 La situazione resta delicata e la Sasa non può certo rischiare il ripetersi di altri episodi del genere.
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martedì, 18 settembre 2007

  «Misure antismog sull’A22: tutto fermo»   Il grido d’allarme di Minach: «Inquinamento, dati preoccupanti»     Il direttore dell’Agenzia ambiente: «Servono scelte coraggiose: divieti notturni per i tir e limiti di velocità»     Alto Adig e18 SETTEMBRE 2007   di Antonella Mattioli
 BOLZANO. «I dati sul biossido di azoto prodotto dal traffico sull’A22 sono preoccupanti, ma non c’è la volontà di cambiare le cose. Gli autotrasportatori non vogliono sentir parlare di limitazioni e a livello politico, pur riconoscendo che il problema esiste, si temporeggia. In una parola: nulla si muove». A lanciare il grido d’allarme è Luigi Minach, direttore dell’Agenzia per l’ambiente, che ha predisposto un Piano pluriennale, che ora rischia di rimanere sulla carta.
 La delusione è forte perché, quando un anno fa Minach era riuscito a far attuare il blocco di euro 0 ed euro 1 sull’A22 dal Brennero a Modena dal 10 gennaio al 10 aprile, aveva sperato davvero che fosse l’inizio di una nuova “era” e che anche il resto d’Italia si sarebbe presto mosso nella direzione indicata per primo dal Trentino-Alto Adige. Illusione. Tutti ne hanno parlato, nessuno si è mosso. «E ciò che mi preoccupa di più - ammette Minach - è che non so quali delle misure previste dal Piano pluriennale per l’autostrada verranno recepite dalle Province di Bolzano e Trento».
 Minach parte da un dato preoccupante: il biossido di azoto, sostanza cancerogena, che in base alle normative non dovrebbe superare i 40 microgrammi a metro cubo sull’intera asse stradale, quindi da Brennero a Modena, è 70, ovvero quasi il doppio. La cosa deve preoccupare tutti e in particolare Bolzano, visto che il capoluogo è attraversato dall’arteria.
 Il Piano dell’Agenzia per l’ambiente prevede una cura progressiva, vista che quella più forte, come la gravità del paziente richiederebbe, non passerebbe mai. «Stabilito che - spiega il direttore - il divieto di transito dei tir euro 0 ed euro 1, ovvero più inquinanti, imposto da gennaio ad aprile non ha prodotto alcun risultato - come per altro prevedibile ma doveva essere l’inizio di una nuova stagione - proponiamo, a partire dal prossimo autunno-inverno, di estenderlo su 12 mesi all’anno e non solo ai camion in transito, ma anche ai locali». Altre proposte contenute nel Piano: stop ai camion euro 2, dalle 20 alle 5, come in Tirolo. Limitazione della velocità a 110 su tutta l’A22 e non solo nel tratto Brennero-Bolzano e per tutti i veicoli. Aumento progressivo del pedaggio a secondo del grado di inquinamento dei mezzi.
 «Entro ottobre - dice un Minach molto deluso - assieme a Trento dovremo presentare il Piano di misure a Roma, ma non mi faccio troppe illusioni. Lo ripeto, non c’è la volontà di porre dei limiti e si spera nell’aiuto del tempo e della provvidenza».
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categoria:ambiente, amaro, antiinquinamento, a22
domenica, 02 settembre 2007
Corriere dell'Alto Adige  2007-09-02

CI SCRIVONO

COMMERCIO
Che fine ha fatto il pane comune?


A Bolzano tradizionalmente il pane costa più che altrove in Italia. Non è una novità di questi giorni, è così da sempre.
Leggo che se ne producono 120 tipi, ma ciò naturalmente incide sul prezzo, al punto che influenza anche la rosetta o qualcosa di simile che rappresenta il tipo più semplice.
Infatti oggi a Bolzano la rosetta costa 3 euro e 60 al chilo, mentre il pane equivalente (per esempio a Riva del Garda) costa 2 euro e 50 al chilo. Un terzo di meno è una bella differenza, che nell'arco dell'anno si fa sentire nelle tasche dei bolzanini.
A settembre, a quanto si dice, il prezzo aumenterà ancora.
Non posso pensare che la colpa sia solo della liberalizzazione (peraltro avvenuta nel 1992), che per sua definizione dovrebbe rappresentare un mezzo per calmierare i prezzi frutto della concorrenza.
Chiaro che chi intraprende un'attività commerciale affronti dei costi, non ultimi quelli degli affitti che qui a Bolzano sono abbastanza elevati, ma il fatto che molti decidano di intraprendere questa attività specifica deve sottintendere che sa a cosa va incontro e che se la scelta cade sul pane ha valutato che in quel settore c'è possibilità di guadagno.
Altrimenti nessuno si impegnerebbe in questa attività. Il pane si vende nelle latterie, nei supermercati, nei chioschi, nei mercati settimanali, fresco e conservato, fatto qui e proveniente anche da fuori provincia (quest'ultimo con prezzi al chilo ben più competitivi); naturalmente in un regime di libero mercato ognuno fa il prezzo che vuole, fa parte del rischio imprenditoriale. Sta al consumatore fare la scelta, e la farà meglio quanto più sarà informato.
Quello che meraviglia è che non si veda mai sui banchi il cosiddetto «pane comune» che, spesso più buono di molti altri tipi, è l'unico che deve essere venduto ad un determinato prezzo assai contenuto e deve rappresentare un prodotto di valida concorrenza con tutti gli altri tipi di pane.
Il Comune con l'Osservatorio dei prezzi, ancorchè organismo che non può decidere i prezzi, ma solo rilevarli, dovrebbe diffonderli capillarmente e attivarsi affinchè un alimento così basilare come il pane comune sia messo sul mercato al prezzo stabilito, che si trovi sui banchi e che il prezzo sia effettivamente garantito.
Diversamente la rilevazione di prezzi servirà solo a fare statistica, e a formare il rituale aumento Istat rispetto al perido precedente. In pratica, nulla di vantaggioso per il consumatore.
Vitantonio Gambetti,
consigliere comunale An Bolzano


Il pane fuori da Bolzano
costa poco. E resta fresco!

 Ho trascorso le mie vacanze estive lontano da questa città (aggiungerei per fortuna), ma il vostro quotidiano lo leggevo ogni giorno, ricevendolo per posta... un articolo mi ha colpito in particolare: parlava dei prezzi elevati per gli alimentari. “Fin qui”, ho pensato, “niente di nuovo, è risaputo che da noi costa tutto moltissimo!”. Poi però ho iniziato a riflettere, e la mia rassegnazione si è trasformata in incredulità, soprattutto per quanto riguarda il pane. Nel postodove mi trovavo,ogni mattina si andava a comprare il pane, pagnotte da un chilo vendute a 1.40 euro... UN EURO E QUARANTA! E quel pane restava fresco anche 3 giorni! Quassù se ti va bene, per un chilo di pane spendi dai 3.80 ai 7-8 euro, e stai sicuro che il giorno dopo si è trasformato in gomma. Ora io non riesco a capire il perché di una differenza cosi elevata di prezzo, gli ingredienti sono gli stessi, i panettieri lavorano ugualmente, ma il risultato è un rapporto qualità-prezzo per me decisamente poco soddisfacente. Vorrei davvero che qualcuno riuscisse a convincermi che questo prezzo cosi elevato ha un suo”perché”, ovviamente lasciando perdere il solito “qui il costo della vita è maggiore”. Che tristezza!
Laura M. BOLZANO
Per avere un'idea dei prezzi in Italia

Milano, 28 ago. (Adnkronos) - Milano ha il pane piu' caro d'Italia, o quasi. Solo a Venezia un chilo dell'alimento base della dieta mediterranea costa piu' che nel capoluogo lombardo. I fornai piu' convenienti, invece, si trovano a Perugia e a Napoli. Lo sostengono Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori, che hanno elaborato dati forniti dall'Osservatorio prezzi del Ministero dello Sviluppo Economico. Secondo le associazioni dei consumatori, "nel caso del pane, i presunti rincari del grano sono solo una scusa per aumentare il prezzo. Infatti, solo il 5% del prezzo del pane dipende dal grano; quindi, anche se questo aumentasse del 20% cio' determinerebbe un rincaro del pane di appena l'1%".

I dati cui le associazioni fanno riferimento sono relativi al prezzo di un chilogrammo di pane, rilevato a giugno 2007. Poiche' i tipi di pane variano a seconda della citta', viene preso come riferimento il pane piu' venduto in ogni citta', che in genere e' anche quello piu' economico. A Venezia, che ha il primato del caro-pane, il prezzo medio e' di 3,62 euro al chilo (minimo 2,5; massimo 5,2). A Milano il prezzo medio e' di 3,35 euro al chilo (min 2,39; max 4,65). Seguono Bologna (3,24 il prezzo medio, ma il minimo e' di 1,29, tra i piu' bassi); Trieste (2,82 euro la media); Genova (2,86); Trento (2,85); Aosta e Ancona (2,72); Torino (2,35); Palermo (2,24); Cagliari (2,10); Roma (2,07); Reggio Calabria (1,95); Bari (1,85); Firenze (1,82); Potenza (1,78); Napoli (1,48); Perugia (1,47).

LE NOSTRE TASCHE

Pane e pasta alle stelle: a settembre sciopero degli spaghetti

La Coldiretti denuncia un inspiegabile aumento dei prezzi sui prodotti derivanti dal grano: "Per pane, pasta fresca e dolci il prezzo dal campo al consumo si moltiplica rispettivamente di 12, 20 e 70".  I consumatori: sciopero il 13 settembre Commenta la notizia

Roma, 29 agosto 2007 - «È aumentato del 419% il prezzo del pane negli ultimi 20 anni nonostante quello del grano sia continuamente diminuito ed oggi risulti addirittura inferiore a quello pagato agli imprenditori agricoli nel 1985». Lo rileva la Coldiretti in una nota, sottolineando che «il livello dei prezzi in agricoltura non offre giustificazioni credibili agli aumenti annunciati in autunno per i derivati dei cereali come pane, pastasciutta, dolci e biscotti».

«Le statistiche dimostrano -afferma la Coldiretti- che nel tempo i prezzi del grano hanno avuto un andamento opposto a quello del pane e che, mentre i primi diminuivano, i secondi hanno continuato ad aumentare senza quindi alcuna correlazione con la materia prima. E non solo. Se secondo un'analisi della Coldiretti per pane, pasta fresca e dolci il prezzo dal campo al consumo si moltiplica rispettivamente di 12, 20 e 70, il prezzo del latte fresco dalla stalla al consumatore -prosegue- passa da 0,33 a 1,40 euro con un aumento di oltre il 300%».
«I rincari annunciati -continua la Coldiretti- rischiano peraltro di avere effetti negativi sui consumi domestici che sono già pesantemente calati dell' 8,8% per il pane e del 5,4 % per la pasta di semola, nel primo trimestre del 2007, rispetto allo scorso anno secondo i dati Ismea - Ac Nielsen. Con un kg di grano dal prezzo di circa 22 centesimi si riesce a produrre, con la trasformazione in farina e con l'aggiunta di acqua, un kg di pane che viene venduto ai cittadini a valori di almeno 12 volte superiori e variabili da 2,7 euro al kg per il pane comune a 5 euro e oltre per i pani più elaborati», rileva ancora la Coldiretti.

LA PROTESTA
 Il 13 settembre sciopero della spesa e "rinuncia simbolica alla pasta asciutta" per protestare contro l'aumento dei prezzi di luce, gas, treni, pane, latte, pasta e libri scolastici. Le associazioni dei consumatori Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori lanciano una giornata di mobilitazione nazionale, promuovendo iniziative pubbliche nelle maggiori piazze italiane, a cominciare dalle romane piazza Montecitorio (davanti alla Camera dei deputati) e piazza Verdi, dove ha sede l'Antitrust. La richiesta dei consumatori è "un immediato ribasso del 5% di tutti i prezzi e tariffe".
"La nostra - sottolineano le associazioni in una nota - vuole essere un'iniziativa di denuncia e di proposta, perché si intervenga nella questione degli aumenti dei prezzi e delle tariffe, sia quelli già realizzati che quelli annunciati nelle prossime settimane". Ci sono già stati infatti, secondo i consumatori, rincari dei prezzi dei generi alimentari, a partire da pane, pasta, olio e latte, giustificati con i costi delle materie prime; aumenti per la scuola, libri e varie tipologie di accessori; aumenti di gas, elettricità e benzina, e rincari dei servizi bancari e assicurativi.
Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori chiedono quindi "al governo e alle istituzioni la convocazione di tavoli di confronto, per smascherare dove si annidano speculazioni al fine di eliminarle".
 Nelle giornate di mobilitazione, poi, "invitano i cittadini ad astenersi almeno da un acquisto e a rinunciare alla pasta asciutta, come simbolo di protesta contro l'avvio della speculazione sui prezzi, iniziata con il pretesto dell'aumento del prezzo del grano". Nei presidi saranno distribuiti gratis "pane economico", latte e vari tipi di pasta. E domani le associazioni diffonderanno "la lista completa dei vari aumenti che costituiranno la mazzata di autunno".
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giovedì, 30 agosto 2007
Alto Adige 30 AGOSTO 2007
 
Appalto inceneritore, è polemica
 
Urzì e Seppi: la città non deve diventare la pattumeria di tutti
 BOLZANO. Via alle polemiche, a seguito dell’annuncio dell’indizione di una seconda gara d’appalto per l’inceneritore di Bolzano Sud, dopo che la prima era stata annullata perché nessuna delle tre ditte che si erano presentate rispettava le prescrizioni del bando di gara. L’aennino Alessandro Urzì sbotta: «Perché solo Bolzano deve sopportare l’insediamento di impianti ad alto impatto ambientale?».
 E Donato Seppi (Unitalia), gli fa eco: «È inaccettabile che l’inceneritore adibito alla eliminazione di tutte le immondizie della provincia venga realizzato a Bolzano e non si siano invece programmate tre centrali di incenerimento decentrate sul territorio come era nelle giuste aspettative dei residenti».
 Caustico anche il commento di Luca Marcon, autocandidatosi alla segreteria provinciale del Partito democratico: «La raccolta differenziata dell’umido è andata così bene che l’impianto di compostaggio di Lana è arrivato a regime mesi prima del previsto. La dimostrazione lampante del fatto che i bolzanini sono assai virtuosi e se l’ammistrazione ci credesse davvero, potrebbe spingere moltissimo sulla raccolta differenziata».
 L’annullamento della prima gara d’appalto per la realizzazione del nuovo impianto di incenerimento, commenta Urzì, «aveva fatto sperare nella possibilità di riaprire il confronto su altre ipotesi di collocazione dell’impianto, in Alto Adige, al fine di ridurre l’insediamento di strutture ad alto impatto ambientale concentrate tutte nel triangolo Bolzano/Bronzolo/Vadena. Una speranza che è andata delusa». Alleanza nazionale ritiene che la conca del capoluogo abbia sino ad oggi già abbondantemente svolto la propria parte per quanto attiene l’insediamento di strutture che per la loro natura prefigurano rischi connessi alla attività in esse svolte.
 Seppi, da parte sua, ribadisce «l’assoluta contrarietà alla creazione dell’impianto dove è previsto, considerata la vicinanza al centro abitato e alla prossima realizzazione di altre centinaia di alloggi privati e popolari ma va soprattutto preso atto che l’amministrazione comunale in primis, e quella provinciale, hanno deciso di trasformare Bolzano nella pattumiera della Provincia senza alcuna possibilità di discussione in merito». Conclude Marcon: «Non si è mai capito per quale motivo sia stata annullata la prima gara, probabilmente per creare un vantaggio a qualche cordata di imprenditori locali. A tal proposito stupisce anche che a giudicare un appalto da 100 milioni di euro saranno March e Tengler, inquisiti per la questione delle Max Valier. Perché nessuno ha sollevato la questione etica?» (da.pa)


Corriere dell'Alto Adige 2007-08-29

Un impianto da 98 milioni. Anche Lillo critico: «Speriamo che la gara vada deserta»

Inceneritore, giochi riaperti

Pubblicato il nuovo bando. Ambientalisti all'attacco

BOLZANO — La Provincia insiste sul nuovo inceneritore e pubblica il bando bis da 98 milioni di euro: entro il 10 ottobre, le aziende interessate a costruire l'imponente struttura a Bolzano sud — che smaltirà 130mila tonnellate di rifiuti all'anno e che prevedibilmente verrà acceso nel 2010 — dovranno far pervenire i loro progetti. Piovono le prime critiche degli ecologisti. Luca Marcon: «Una procedura sospetta». Incalza Claudio Vedovelli (comitato Ambiente e Salute): «Si vuole insistere su un impianto costoso, inutile e soprattutto dannoso». Parla di salute dei cittadini anche il presidente di Don Bosco, Enrico Lillo: «Spero che questa gara vada deserta e in ogni caso la collocazione di questa struttura deve essere lontano dal centro abitato ». Anche i Verdi vogliono vederci chiaro: «Analizzeremo ogni aspetto del bando, sotto il profilo ambientale».


Vedovelli caustico «Scelta costosa, inutile e dannosa»

 

BOLZANO — Claudio Vedovelli, medico e militante ambientalista all'interno del comitato Ambiente e salute, è uno dei principali critici del nuovo inceneritore, un'impianto inquinante e soprattutto inutile, in particolare ora che anche i bolzanini hanno iniziato a dedicarsi così diligentemente alla raccolta. «Purtroppo — dice — la Provincia segue altre strade».
Vedovelli, oggi è stato pubblicato il bando per l'inceneritore di Bolzano. La Provincia tira dritto, che ne pensa?
«Vorrei capire che cosa è cambiato rispetto alla gara d'appalto precedente anche se forse la vera questione è che non si è ancora capito a chi deve andare l'affare. Noi comunque restiamo contrari al termovalorizzatore».
Che cosa non vi convince?
«Innanzitutto sono cambiate le condizioni. Adesso anche a Bolzano è decollata la raccolta dell'umido. I cittadini sembra che collaborino bene allora forse vale la pena di chiedersi se questo inceneritore è veramente così utile».
Però anche aumentando la percentuale di raccolta differenziata non si riuscirà mai ad azzerare la produzione di rifiuti. Da qualche parte dovranno pur andare. Dove?
«Secondo noi a Bolzano sarebbe possibile ad arrivare ad una quota di differenziata dell'80 per cento. Se teniamo conto che nel resto della provincia la differenziata è molto sviluppata allora si possono pensare soluzioni alternative all'incenerimento che, è noto, produce sostanze nocive per la salute».
C'è anche chi sostiene che l'impianto è troppo grande...
«È vero. Gli inceneritori garantiscono l'efficienza economica solo se funzionano al massimo ed è possibile che l'Alto Adige non produca abbastanza rifiuti».
C'è il rischio che vengano bruciati rifiuti che arrivano da fuori provincia?
«In teoria c'è una legge provinciale che vieta l'importazione di rifiuti ma le leggi possono cambiare. Secondo noi questo impianto oltre che costoso e dannoso è anche inutile».


Corriere dell'Alto Adige 2007-08-30

AMBIENTE
LUCI E OMBRE DEL TERRITORIO

Anidride carbonica nell'aria «Le Acciaierie violano Kyoto»

Eco-Way: emissioni oltre i limiti. L'azienda: provvederemo

BOLZANO — Il Trentino- Alto Adige è una delle regioni che emette meno anidride carbonica in Italia. Le differenze tra le due provincie, però sono marcate: se Trento è la più virtuosa, Bolzano non va molto bene. È quanto emerge da una ricerca condotta da Eco-Way, società che si occupa di cambiamenti climatici per il privato e per il pubblico, aggreggando i dati che le imprese sono tenute a fornire al ministero dell'Ambiente.
Le aziende del Trentino-Alto Adige, infatti, producono oltre il 3 per cento di emissioni di CO2 in meno di quanto fissato dal Piano nazionale di allocazione. Secondo il protocollo di Kyoto, il trattato internazionale sul clima, tutti i paesi che l'hanno ratificato devono ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica, assegnando alle aziende delle quote massime di inquinamento e spingendole a restare sotto la soglia.
In totale la nostra regione produce il 3 per cento di emissioni in meno di quanto potrebbe, ma mentre la provincia di Trento libera nell'aria il 4,9 per cento in meno rispetto alla sua quota, la provincia di Bolzano sfora il tetto del 37,8 per cento. Un dato che, comunque, non pesa molto su quello generale della regione, dato che le quote di emissione in Alto Adige non sono consistenti e le imprese inquinanti iscritte nel piano di allocazione sono solo quattro: l'impianto di teleriscaldamento di Brunico, i sistemi di combustione della fabbrica della birra Forst e della fabbrica di succhi concentrati Hans Zipperle di Merano, oltre alle Acciaierie Valbruna di Bolzano. Bisogna sottolineare, però, come sul totale della regione l'unico settore con il segno positivo è proprio quello della produzione di materiali ferrosi, per cui le acciaierie altoatesine, insieme a quelle trentine, oltrepassano il limite di emissioni consentito del 48 per cento.
«La ricerca condotta in Trentino-Alto Adige — dice Guido Busato, presidente di Eco-Way — evidenzia un risultato positivo: le aziende di questa regione sono riuscite a rispettare gli obiettivi del protocollo di Kyoto, un esempio da seguire a livello nazionale dove c'è ancora molto da fare».
È soddisfatto di ciò che si fa per l'ambiente in Alto Adige l'assessore provinciale Michl Laimer: «Il 45 per cento del fabbisogno energetico della nostra provincia è fornito da energia alternative — dice — e stiamo lavorando per portarlo la percentuale al 70 per cento in sette-otto anni. Sulle emissioni di CO2 prodotte per abitante siamo oltre la metà sotto la media italiana, ma dobbiamo ancora fare molto. Per quanto riguarda le acciaierie sono una realtà concreta di questa provincia, ma se vogliono restare competitivi devono investire al massimo nella riduzione delle emissioni e sono sicuro che si farà tutto il possibile per raggiungere questo risultato ».
Dalla Valbruna il portavoce Flavio Paganin conferma l'impegno a essere in linea con quanto chiesto dalla Provincia.
Francesco Amorosino

INQUINAMENTO I fumi e le polveri delle Acciaierie svolazzano sul quartiere di Oltrisarco


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martedì, 12 giugno 2007

Alto Adige 12 GIUGNO 2007
 
Rio Pusteria. Le zone sciistiche di Valles e Maranza saranno unite e potranno diventare un unico comprensorio
Ok al collegamento nonostante il no Via  
 
La giunta provinciale non prende in considerazione il parere contrario
 

 RIO PUSTERIA. L’area sciistica di Valles e quella di Maranza potranno essere collegate e costituire un unico comprensorio. Lo ha deciso la Giunta provinciale nonostante il parere negativo espresso dal Comitato Via. Il progetto dovrà essere lievemente modificato e migliorato.
 Per l’ennesima volta, dunque, la giunta provinciale non tiene conto del parere della commissione per la valutazione di impatto ambientale e va avanti per la sua strada. Il collegamento fra le due zone sciistiche va fatto, ha detto il presidente Durnwalder, salvo imporre alcune modifiche al progetto che è al centro di discussioni (anche polemiche) da diversi anni con pareri favorevoli degli operatori turistici e contrari soprattutto da parte degli ambientalisti. Il no da parte dei direttori Via era stato considerato un punto a favore per i contrari al collegamento ma la giunta altoatesina questo parere contrario non l’ha ritenuto sufficientemente motivato.
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martedì, 29 maggio 2007

Corriere dell'Alto Adige 2007-05-29

DISATTESO IL PROTOCOLLO DI KIOTO. SALE IL VALORE DELL'ANIDRIDE CARBONICA NELL'ARIA

CO2: le emissioni aumentano

 
La conclusione dei ricercatori non ammette repliche: nessuna regione del mondo sta diminuendo le sue emissioni di carbonio.
Secondo uno studio apparso sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science, tra il 2000 e il 2004 la produzione di CO2 non solo è aumentata, ma lo ha fatto a un ritmo triplo rispetto agli anni precedenti. I ricercatori dell'università di Stanford hanno incrociato ed elaborato i dati del Fondo Monetario Internazionale, del Dipartimento Usa per l'Energia e di altre istituzioni e hanno trovato che mentre dal 1990 al 1999 l'aumento delle emissioni di anidride carbonica è stato dell' 1,1%, dal 2000 al 2004 la crescita è stata del 3,1%.
Questo dato è peggiore dello scenario più pessimistico previsto dall'Ipcc nei suoi rapporti sul riscaldamento globale, ed è legato, secondo gli scienziati, alla crescita economica che ha interessato quasi tutto il pianeta.
« Nonostante il consenso comune sulla necessità di ridurre le emissioni » spiega Chris Field, che ha condotto lo studio « in molte parti del mondo si sta tornando indietro » .
In cima alla classifica ci sono i paesi in via di sviluppo, come Cina e Brasile, responsabili del 73% dell'aumento totale delle emissioni. Non sono molto più virtuosi i paesi sviluppati: anche se in misura minore, le emissioni di CO2 crescono anche in occidente, con l'aggravante che sono proprio i paesi ricchi a produrre il 60% dell'inquinamento globale.
In particolare, l'Italia è in grande ritardo con gli impegni del protocollo di Kyoto e con il regolamento europeo sul contenimento delle emissioni di CO2. In base all'impegno di Kyoto, l'Italia, entro il 2012, dovrebbe diminuire le emissioni di gas serra del 6,5% rispetto alle emissioni del 1990, mentre sino oggi queste emissioni sono continuamente aumentate.
L'Unione Europea ha bocciato il piano italiano insieme a quello di altri 18 Paesi, compresa la Germania ed ha chiesto al nostro Governo di abbassare le emissioni di CO2 di 13,2 milioni di tonnellate, cioè dalle 209, proposte dall'Italia, a 195,8 milioni di tonnellate annue nel periodo 2008 2012 il 6,3% in meno. Ciò significa che se non riusciremo ad abbassare le emissioni di CO2 dovremo pagare multe salate di decine di milioni di euro ogni anno.
Il CSIRO Marine and Atmospheric Research and the Global Carbon Project, dice che nel 2005 sono state emesse globalmente nell'atmosfera quasi 8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. In media, ogni persona in Australia e in America oggi emette più di 5 tonnellate di carbone all'anno, mentre in Cina siamo su una tonnellata all'anno.
L'America l'Europa fanno il 50% del totale, mentre la Cina fa l' 8%.
Gli altri paesi sviluppati hanno contribuito, tutti assieme, a meno dello 0,5% negli ultimi 200 anni.
L'Australia, con lo 0,32% della popolazione globale, contribuisce per l' 1,43%.
Il lavoro del team di esperti ha tracciato la storia delle emissioni: dobbiamo tenere conto sia delle emissioni passate che di quelle presenti nel negoziare le riduzioni di emissioni globali. Dal canto loro, gli USA puntano ancora ad impedire che al vertice del G8, in programma a giugno in Germania, vengano presi impegni per un nuovo accordo per combattere il riscaldamento del pianeta. In una bozza del documento finale del G8, Washington mostra di non volere che si faccia riferimento a provvedimenti urgenti per far fronte alla crisi climatica.
Più la temperatura globale continua a salire e più sale il rischio che le malattie infettive si diffondano su tutto il pianeta. L'impatto dei cambiamenti climatici potrebbe provocare una « alterata distribuzione spaziale di alcuni vettori di malattie infettive » , che potrebbe portare, ad esempio, ad una maggiore diffusione della malaria in Africa. Le malattie trasmesse dagli insetti saranno influenzate dai cambiamenti climatici per il semplice fatto che queste piccole creature sono molto sensibili alla vegetazione, alla temperatura, all'umidità. Un altro effetto potrebbe riguardare la stagione dell'influenza: se la massa d'aria tropicale intorno all'equatore si espande, nuove aree perderanno le stagioni tradizionali, e potrebbero avere l'influenza tutto l'anno.
Altri effetti potrebbero venire dai fenomeni atmosferici estremi.
Uragani, tifoni, tornado e tempeste ad alta intensità, possono rimuovere i patogeni dai sedimenti, minacciando intere popolazioni sprovviste delle adeguate protezioni.

Riscaldamento globale, ecco gli effetti

 
Le conseguenze del surriscaldamento del pianeta sono già evidenti e si stanno facendo sempre più minacciose.
Per quanto concerne le malattie ad esempio, la malaria, che fino ad ora non si riscontrava al di sopra di certe altitudini, perché le temperature erano troppo fredde per le zanzare, alzerà la sua linea di diffusione. La zanzara della malaria forse la minaccia più grave per quanto riguarda le infezioni, ha raggiunto l'Europa nello scorso agosto, in Corsica si è registrato il primo caso autoctono ( con infezione avvenuta in loco) degli ultimi 35 anni. In un articolo pubblicato su The Lancet, Anthony McMichael dell'Università di Canberra, prevede un aumento del 16 28 per cento dei casi di malaria entro il 2100. Anche gli agenti patogeni di salmonella e colera, prosegue lo studio, crescono più rapidamente a temperature maggiori. La febbre del Nilo occidentale, prima confinata alle latitudini africane, da una decina d'anni viene registrata anche in Europa ed è endemica negli Stati Uniti. In Italia poi, nelle ultime due estati, oltre 200 bagnanti sono finiti in ospedale intossicati dall'alga « Ostreoptis ovata » , abituata alle acque tropicali.
Il cambiamento del clima sta già causando una migrazione degli insetti e un repentino accrescimento dei parassiti molto dannosi per le piante. Le alte temperature, ad esempio, hanno favorito una « sciamatura » di api molto in anticipo rispetto ai tempi normali. Il che mette in pericolo sia la raccolta di miele sia le persone, in quanto la proliferazione di sciami può espandersi nei centri urbani. A sostenerlo è la CIA ( Confederazione Italiana Agricoltori), seriamente preoccupata per i riflessi che si stanno avendo nelle campagne del nostro Paese a causa del caldo anomalo e, soprattutto, della scarsità di piogge e di nevicate. Particolare apprensione c'è per la crescita delle malerbe e per le difficoltà che gli agricoltori incontrano nel contrastare le infezioni che colpiscono le coltivazioni ( ortaggi a campo aperto), gli alberi da frutta, gli olivi e le viti. Le temperature « tropicali » dell'autunno e dell'inverno scorsi hanno consentito alle uova degli insetti di resistere e, quindi, di provocare un proliferare anomalo in tutte le zone rurali e non solo. Le città fanno i conti con la continua diffusione di questi fastidiosi animaletti, soprattutto zanzare.
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martedì, 29 maggio 2007

Alto Adige 29 MAGGIO 2007
 
«Bici sul treno, troppo caro»
L’aumento ha fatto raddoppiare il prezzo: 4 euro per una corsa
 
 BOLZANO. «Le tariffe sudtirolesi per il trasporto della bici al seguito sono le più alte di tutti i paesi confinanti». La denuncia parte dai Verdi che hanno fatto un raffronto fra le diverse.
 «Da quando - si legge in una nota - la tariffa per il trasporto della bicicletta, a partire dal 5 aprile, è stata raddoppiata, per una corsa semplice da noi si pagano 4 euro. Nel Trentino il servizio bici+treno invece è stato ridotto ad 1 euro e nel Tirolo austriaco il supplemento giornaliero per la bici costa solo 2,90 euro. Nel resto d’Italia il biglietto bici+treno, valido solo per i regionali, costa euro 3,50 e la validità è di 24 ore dal momento dell’obliterazione: in quell’arco di tempo si posso fare quanti viaggi si vogliono per un chilometraggio illimitato».
 Altro esempio citato dai Verdi la Germania, dove il supplemento giornaliero sui treni regionali costa 4,50 euro. Soltanto in Svizzera il prezzo di circa 10 euro per un’intera giornata è paragonabile a quello locale; ma parliamo di un Paese dove i salari sono molto più alti che in provincia di Bolzano.
 Qual è il motivo di una scelta tariffaria elevata: è un metodo - si chiedono i Verdi - per evitare che il treno della Val Venosta si riempia di biciclette, come effettivamente la domenica spesso accade?
 «Può anche darsi che funzioni - prosegue la nota -. Gli amici della bicicletta che devono fare i conti, ora ci penseranno due volte prima di salire in treno. La gita in automobile sarà meno ecologica, ma costa decisamente meno. Anche il viaggiatore che durante la settimana si porta la bici appresso per potersi muovere rapidamente e con facilità anche nel luogo di destinazione, ora forse cambierà modo di viaggiare. Forse ora tornerà a usare la macchina, se non deve proprio andare solo a visitare la stazione ferroviaria. Ed infine anche i turisti che hanno appena iniziato ad apprezzare la nostra zona come destinazione per ciclisti, cercheranno e troveranno nuove mete».
 La Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) in un comunicato diffuso a livello nazionale, ha già raccomandato di andare in vacanza nel Trentino o in Tirolo.
 Anche lì ci sono le montagne, l’aria fresca e le piste ciclabili, perché allora spendere di più?
 Ovviamente i Verdi altoatesini tornano a chiedere che la giunta provinciale si mobiliti perché questo aumento tariffario sia cassato al più presto. «Penalizzare - dicono - chi si muove in modo rispettoso dell’ambiente non è né giusto né saggio».
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sabato, 26 maggio 2007
Alto Adige 26 MAGGIO 2007
 
GLI STUDI DEL CNR
 
Sono i bambini i più esposti ai rischi


Legambiente segnalava una singola fragola di produzione siciliana con i residui di ben 8 principi attivi, un vero record. Il campione di pere analizzato dal Ctcu di Bolzano di residui però ne aveva addirittura dieci. «Come detto - spiega Barbara Telser, direttrice del Centro tutela consumatori utenti - si tratta di frutta comperata al supermercato e tutta di produzione nazionale. In autunno però abbiamo intenzione di ripetere l’indagine sui prodotti di stagione altoatesini, mele e uva in testa. E prossimamente vorremmo estendere il campo di indagine anche al vino»
Uno studio del 2002 condotto dall’Università di Washington sui danni da pesticidi organosfosforati nei bambini, ha rilevato che la concentrazione di queste sostanze nell’urina dei piccoli compresi tra 2 e 4 anni di età, era sei volte più bassa nei bambini che consumano frutta bio rispetto ai coetanei consumatori di frutta convenzionale. Lo studio aveva concentrato l’attenzione sull’alimentazione dei bambini perché questi ultimi sono a maggior rischio per due motivi: in relazione alla massa corporea mangiano più di un adulto, e in secondo luogo mangiano più alimenti a elevato rischio di residui di pesticidi, come i succhi di frutta. Non a caso la legge italiana prevede che i prodotti alimentari destinati ai bambini di età inferiore ai 36 mesi presentino residui antiparassitari in quantità inferiori a 0,01 microgrammi per chilo, equivalenti in sostanza allo zero strumentale. Insomma, nella questione pesticidi, comunque la si voglia vedere, sono proibite semplificazioni di comodo.
(m.f.)
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venerdì, 18 maggio 2007
Alto Adige 18-5-07

Bici e treno in Alto Adige
Trenitalia spreme i ciclisti


 Desidero esternare la mia meraviglia e la protesta più convinta nei confronti di Trenitalia che ha deciso di “considerare” i cittadini altoatesini che utilizzano il treno per il trasporto delle biciclette all’interno della provincia di Bolzano, in modo assurdo, iniquo e discriminatorio. Contrariamente a quanto sta avvenendo in provincia di Trento, dove è stata avviata l’iniziativa (treno+bici) al costo di 1 solo Euro, il trasporto della bicicletta in prov. di Bolzano, rasenta la follia: costa ora 4 Euro e il biglietto ricopre solo il tratto di andata. Nel resto d’Italia lo stesso servizio costa 3,5 Euro (oltre alla tariffa del viaggiatore naturalmente) ma il biglietto ha una validità di 24 ore, indipendentemente dal percorso e dai chilometri da compiere. Invito pertanto tutti gli interessati a protestare presso la direzione responsabile di Trenitalia (direzione.altoadige@trenitalia.it), visto il palese il tentativo di colpire in provincia di Bolzano quei cittadini, e sono tanti, che con coerenza e non pochi sacrifici cercano di mettere in atto una mobilità alternativa coerente e idonea anche a risolvere i problemi della viabilità interna. Trenitalia va nella direzione opposta: fa pagare la “sostenibilità sudtirolese”, la più nutrita in Italia, a carissimo prezzo e a creare preoccupanti differenze di trattamento. Un esempio: se in Alto Adige una famiglia di 4 persone volesse, di domenica, lasciare a casa la macchina e muoversi con la bici e con l’ausilio del treno, pagherebbe 32 Euro contro i 10 Euro della stessa famiglia trentina e i 13 Euro di una di Mantova o di Roma. Io da anni utilizzo questo sistema (bici + treno) sia per lavoro, sia per viaggiare. Mi muovo dalla città verso i centri maggiori e le frazioni limitrofe delle diverse vallate. La bici mi permette di raggiungere scuole e uffici, di svolgere servizi importanti evitando i problemi del traffico, dei parcheggi e dello smog. Nonostante ciò mi sono stati chiesti per trasportare la bici da Bolzano a Ora 4 euro per andare e 4 euro per tornare. Un costo spropositato rispetto al biglietto per la persona. Il connubio “treno-bicicletta” deve essere rafforzato e incoraggiato a Trento come a Bolzano, come nel resto d’Italia. Non deve essere discriminato in questo modo. Ciclisti, ecologisti e ambientalisti, associazioni, politici e sindacati: protestare è il minimo che si possa fare!
Fabio Martorano
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martedì, 08 maggio 2007
Corriere dell'Alto Adige 2007-05-08

CI SCRIVONO

 
TRAFFICO Il piano Ladinser ci ha deluso È ormai noto a tutti i cittadini il piano urbano del traffico che l'assessore Ladinser ha predisposto per Bolzano. Certamente non è facile intervenire sulla mobilità urbana e riuscire ad accontentare tutti. Ecco perchè alla fine, come spesso accade, anche in questo caso escono una serie di misure, alcune abbastanza sorprendenti ( la galleria sotto Monte Tondo), altre magari interessanti ma da vedere se saranno applicate nella realtà ( l'obbligo dei 30 all'ora) e altre piccole, di tipo estetico ecologico.
I grossi nodi, quelli scomodi, quelli che spaccherebbero la città e forse anche l'attuale giunta di centrosinistra, per altri versi compatta ( vedi inceneritore), sono rimasti lettera morta: il piano parcheggi, l'arginale, il problema pendolari. Mentre è tristemente scomparso il metrò cittadino, nato in campagna elettorale e compagno di diversi comizi del nostro sindaco Spagnolli, ma ora sepolto per sempre. Complessivamente ci pare un piano « né carne, né pesce » , che prova ad accontentare l'elettorato più vicino al nostro assessore, ma per il resto ben poco potrà cambiare e questo porterà al persistere delle difficoltà di mobilità e dell'aumento delle emissioni. Qualsiasi cambiamento della mobilità cittadina non può prescindere da una riduzione importante del traffico veicolare, riduzione del numero di mezzi privati circolanti e riduzione dello spazio dedicato alle auto. Nell'attuale ottica autocentrica le due vere alternative sostenibili, i mezzi pubblici e le biciclette, per tanto ci si sforzi, saranno sempre sacrificate.
Il problema della mobilità non può essere disgiunto da altre scelte sulla città, compreso il nuovo Puc, con riguardo soprattutto al destino dell'areale ferroviario con il ruolo strategico dell'attuale stazione.
Comitato Ambiente e Salute, Bolzano
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giovedì, 03 maggio 2007
Anche a noi di Laives  ci piace,  peccato che è a Bressanone

di Tiziana Campagnoli
 
«Piano di sviluppo assieme ai cittadini»
 
Il sindaco: i sette gruppi di lavoro pronti ad accogliere idee e proposte
 
 incontri pubblici al Forum per presentare le priorità individuate nei vari settori

 BRESSANONE. Passi in avanti verso l’elaborazione del piano di sviluppo della città. Domani e sabato al Forum si svolgeranno infatti due incontri pubblici per la presentazione delle priorità tematiche individuate dai sette gruppi di lavoro. Il sindaco Pürgstaller invita i cittadini a partecipare al confronto in modo da contribuire in prima persona, con proposte concrete, alla stesura del Masterplan. «Un’occasione per aiutare i politici a decidere», ha detto il sindaco.
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giovedì, 12 aprile 2007
Alto Adige 10-4-07

Uomini di buona volontà.? Non a San Giacomo
Abito a San Giacomo da due anni, e domenica di Pasqua ho deciso con mio mari to di recarmi alla Santa messa in lingua italiana delle 10.30 presso la Chiesa del paese. Sono entrata alcuni minuti dopo l'inizio della funzione, il luogo religioso era gremito di fedeli, ed ovviamente tutti i posti a sedere erano occupati. In condizioni normali non sarebbe un problema, siamo giovani, e un'oretta in piedi non ci spaventa di certo, ma in quell'occasione - tenuto conto che sono agli ultimi giorni di gravidanza - rimanere ferma in piedi è un notevole disagio. Siamo rimasti per mezzora a fianco degli ultimi banchi sperando che qualcuno mi lasciasse il posto a sedere, confidando nello spirito di carità cristiana, evidentemente assente nella comunità di San Giacomo. La pancia di una donna agli ultimi giorni di gravidanza, vi posso assicurare, non passa di certo inosservata, quindi deduco che i tanto devoti parrocchiani nonostante si siano accorti del mio stato, abbiano fatto finta di niente. In particolare mi ha fatto pensare quel signore sui quarant'anni che vicino a me è rimasto seduto con la figlia minore sulla panca e quando, dopo di noi, è giunta sua moglie, prontamente si è alzato per cederle il posto, e non aveva nessun problema di salute apparente. Un po' per il disagio fisico un po' per rabbia per tanta indifferenza siamo andati via sconsolati. Il Signore capirà, ci siam detti! Si discute tanto di educazione dei giovani, ma l'età media in Chiesa era di 50 anni... Se non si da il buon esempio come si può pretendere che i giovani imparino? Inoltre, non è ipocrita andare in Chiesa e comportarsi in tale maniera? Il Ponteficie proprio domenica di Pasqua si è affacciato su San Pietro dicendo"Uomini e donne di buona volontà ....", ma a San Giacomo si vede che trovare un po' di buona volontà è molto difficile!
La famiglia Nuccio SAN GIACOMO-
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giovedì, 22 marzo 2007
Alto Adige 21-3-07
Situazione assurda alla periferia sud di San Giacomo
Statale, il nuovo asfalto e poi la riqualificazione
LAIVES. Ieri lungo la statale 12 del Brennero alla periferia sud dell'abitato di San Giacomo sono iniziati i lavori per riasfaltare parte della carreggiata. Si tratta di un intervento che doveva completare l'impresa che aveva posato una condotta sotto quel tratto distatale. Qualche perplessità però sorge se si considera che comunque, tra non molto, proprio quel tratto di statale che viene riasfaltato, sarà interessato dai lavori previsti nel progetto di riqualificazione urbana presentati recentemente dall'assessore Giorgio Zanvettor, con costruzione di una ciclabile. (b.c.)
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venerdì, 09 marzo 2007
Alto Adige 8-3-07
Lo stop alla variate, critiche al Tar
Zauvettor: inusuale l'altolà dei giudici amministrativi all'esproprio
LAIVES. Non ci sarebbe un errore formale nella procedura urbanistica di inserimento del tracciato della variante nel Puc di Laives da parte della Provincia alla base della bocciatura con la quale il Tar ha di fatto stoppato l'iter. Ne è convinto l'assessore comunale Giorgio Zanvettor, che parla di una scelta inusuale da parte del Tribunale amministrativo regionale in questo caso specifco.
"In effetti direi che le cose stanno proprio così e non sono quindi d'accordo con l'assessore provinciale ai lavori pubblici, Florian Mussner, laddove dichiara che, appunto, di errore formale si è trattao e che quindi la procedura verrà rivista e corretta. A me pare invece che siamo di fronte ad un diverso modo di interpretare questa questione urbanistica da parte del Tar rispetto a diversi altri esempi simili, dove invece le sentenze sono state altre. Fra le motivazioni addotte dalla proprietari della pizzeria la Torre nel ricorso avverso alla procedura provinciale per la variante a Pineta, si accenna ad esempio al fatto che non c'è stato avviso dell'inserimento nel Puc di tale tracciato. Ebbene, questo, da quanto è dato sapere, non attiene alle iniziative provinciali ma solo a quelle comunali; in altre parole, per l'inserimento del tracciato di variante nel Puc di Laives, la Provincia non era obbligata a notiziare direttamente l'interessata, ma solo a pubblicare all' albo pubblico l'avviso per un determinato periodo di tempo entro il quale eventualmente si poteva fare ricorso. Staremo a vedere gli sviluppi di questa vicenda dal punto di vista giuridico, sperando che non comporti eccessivi ritardi", così Zanvettor. Su questo aspetto è dello stesso avviso anche Alessandro Bertinazzo, sindaco di Bronzolo: anche per lui, nel caso specifico di quest'opera provinciale, con una variazione d'ufficio la stessa Provincia era tenuta al solo avviso indiretto ovvero, alla pubblicazione sull'albo comunale. Ma proprio Bertinazzo torna sulla variante nel suo complesso, per ribadire che è intesse di Bronzolo avere la variante completa nel minor tempo possibile e, come è stato garantito durante incontri recenti, soprattutto averla complea da Bolzano a Bronzolo sud contemporaneamente ovvero, che quando i mezzi incominceranno a passare nel lungo tunnel sotto Laives, sia pronto anche quello sotto Bronzolo.
Per noi questa è la priorità - aggiunge Bertinazzo – e con ogni probabilità questo risultato lo vedremo nel 2010 o 2011. Per quanto riguarda la sentenza del Tar, il mio timore è che si torni allo stato di partenza ovvero, al progetto di variante sotto la statale 12 davanti a Pineta, con tutto ciò che ne conseguirebbe in termini di polemiche". (b.c.)


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giovedì, 08 marzo 2007
Alto Adige 3-7-07
PINETA:CLAMOROSA SENTENZA DEL TAR
“Variante bloccata. Va cercato un accordo”
di Bruno Canali
LAIVES. Preoccupazioni in giunta comunale dopo la sentenza dei giudici del Tar che hanno accolto il ricorso della titolare della pizzeria La Torre nei confronti della procedura seguita negli espropri per lo spostamento del tracciato della variante davanti all'abitato di Pineta.
«Indubbiamente è una situazione preoccupante - dice il sindaco Giovanni Polonioli - perché si rischiano ulteriori ritardi nell'esecuzione dell'opera che era in procinto di essere appaltata. Per questo mi auguro che la Provincia non perda un minuto ed eventualmente ricorra subito al Consiglio di Stato perché se alla fine dei conti la procedura dovesse malauguratamente produrre un risultato negativo per noi, si rischierebbe di perdere un anno e anche più».
Questo è il timore diffuso in giunta comunale dove già si guardava con soddisfazione all'imminente gara di appalto dei lavori per la costruzione del lotto dl variante davanti a Pineta. «Non ho ancora avuto modo di leggere l'intera sentenza del Tar - continua il sindaco - ma mi pare che poggi su errori formali nella procedura seguita per l'acquisizione dei terreni davanti a Pineta. Vedremo quindi i dettagli, anche se la sentenza sembrerebbe in contrasto con la giurisprudenza prevalente. Ad ogni modo sono anche convinto che occorra intraprendere opportuni contatti con la proprietaria della pizzeria , per cercare di raggiungere un accordo in grado di soddisfare sia i suoi diritti che l'interesse pubblico di un'opera che, come la variante alla statale 12, interessa l'intera comunità e non solo di Laives. Ritengo quindi che se si arriverà comunque al Consiglio di Stato, ci sia una sentenza di sospensiva dell'azione del Tar, altrimenti ci sarebbero tempi lunghi e semmai la Provincia dovrebbe rifare tutta la procedura contestata. Noi stessi abbiamo sentito più volte i proprietari privati sulla questione, anche se in maniera informale ed è ben vero che poi il diritto è anche forma. Questa situazione mi sembra quella che si verifica nel gioco del Monopoli, quando a poche caselle dall agognato traguardo, nel nostro caso l'appalto dei lavori di costruzione, si viene respinti indietro e bisogna ricominciare daccapo. Spingeremo perché venga intavolata una trattativa fra Provincia e proprietaria privata, alla luce dell'interesse pubblico di una opera indispensabile, appunto la variante davanti a Pineta, ovviamente nel rispetto dei diritti del privato».
Su questa linea sono anche i colleghi di giunta: tutti esprimono infatti preoccupazione per l'impasse inaspettato. Così ad esempio l'assessore Giorgio Zanvettor (Verdi) che cura le politiche di riqualificazione urbana, quelle che servono per liberare i centri abitati dal traffico per renderli maggiormente vivibili.
Nelle prossime settimane quindi ci saranno nuovi approcci con la proprietaria della pizzeria La Torre a Pineta, per vedere se esistano o meno margini di trattativa grazie ai quali evitare di dover ricorrere al Consiglio di Stato, con tutte le incognite e i ritardi che ciò comporterebbe per entrambe le parti.

IL COMITATO
«L'imposizione senza dialogo è l'ultimo di numerosi errori»
LAIVES. Dura la reazione del comitato civico Steinmannwald-Pineta: «Ancora una volta assistiamo al fallimento della politica, evidentemente è prevalsa l'imposizione al dialogo, un errore, con danno e beffa per i cittadini di Laives e Pineta, in termini di risorse sprecate e ritardi nella tanto attesa soluzione al problema viabilità. Tutto questo a prescindere dalla questione pizzeria la Torre o Petrolcapa, siamo stati e saremo sempre i primi a rispettare e se necessario a sostenere le ragioni e i diritti del singolo. Ciò che meraviglia è la gestione complessiva data all'attuazione dell'intera opera: errori a catena hanno costellato l'intero iter di questo progetto. I cittadini di Pineta possono vantarsi di aver dato il loro contributo per evitare la costruzione di un pericoloso tunnel alla base del paese, che tra l'altro non avrebbe permesso il necessario svincolo tra Pineta e Laives, rendendo così possibile la realizzazione di una semplice e normale strada a valle dell'abitato consentendo così una notevole accellerazione nell'esecuzione dell'opera. A questo proposito ricordiamo il sollecito intervento del sindaco Polonioli che già nell'agosto 2005 con un iniziativa di politica partecipata convocò un'assemblea di tutti gli abitanti di Pineta i quali, a totale maggioranza, approvarono lo spostamento a valle dell'arteria, una decisione poi ratificata con 28 voti favorevoli su 30 dal Consiglio Comunale. Ora la domanda che poniamo è questa; con tutto il tempo che c'è stato, con tanti milioni di euro risparmiati rispetto alla costruzione del tunnel, è mai possibile che chi è preposto a gestire il bene pubblico non sia riuscito a superare i vari ostacoli di natura tecnica e burocratica che si frapponevano a questa realizzazione, è mai possibile che non sia stato possibile giungere ad un accordo pacifico con due attività economiche nel rispetto dei loro diritti? Al potere politico - conclude il comitato - non mancano di certo gli strumenti necessari per arrivare agli appalti con le carte in regola. Sarebbe interessante capire cosa è successo, forse qualcuno si sentirà in obbligo di spiegarlo alla popolazione». (b.c.)

L'INTERVISTA
l'assessore Flotian Mussner
LAIVES. Il progetto per la variante sembra vivere una serie di intoppi. Alcuni mesi di ritardo furono dovuti al rifacimento dell'elaborato con le migliorie volute anche dal comitato civico e dal Comune. Poi nel settembre scorso la battuta di arresto: il Comitato tecnico provinciale negò infatti il via libera al progetto esecutivo per la parte che riguarda la galleria fra Pineta e Bronzolo chiedendo che venissero apportate delle migliorie all'impianfo di aerazione del tunnel. Adesso la sentenza del Tar. L'assessore provinciale ai lavori pubblici Florian Mussner - preso atto della sentenza dei giudici con conseguente annullamento delle delibere - ha dato subito incarico ai legali «perchè considerino con grande attenzione la sentenza e quindi ci diano le indicazioni sulla strada più opportuna da seguire».
Lei che pensa?
«Personalmente sono per l'immediato ricorso contro la sentenza del Tar che contesta la procedura che è stata seguita, nella fase degli espropri, dall'ufficio urbanistica della Provincia».
Ma presentare ricorso significa perdere altro tempo. Una prospettiva che il sindaco di Laives vorrebbe evitare...
« Comunque si analizzi la pratica, a seguito appunto della sentenza, di tenpo se ne perderà. Ma ripeto: prima di una decisione aspetto il parere dei legali che sono stati già incaricati di esaminare a fondo la decisione dei giudici».
Ha considerato un'eventuale alternativa al ricorso contro la sentenza?
«Mi pare che l'unica possibile è il rifacimento della pratica relativa agli espropri. Anche questa strada richiederà comunque del tempo».
Cosa prova davanti a questo ulteriore ostacolo?
“ Molta amarezza perchè i vari problemi sembravano tutti risolti tanto che l' aggiudicazione dei lavori è una questione di pochi giorni. Ma dico questo ovviamente con il massimo rispetto per la decisione dei giudici».
Questo imprevisto non ostacolerà comunque l'iter della gara di appalto...
«Questo iter sta procedendo. Ricordo che sono state una decina le imprese che hanno partecipato alla gara. Poichè si tratta di un progetto di notevoli proporzioni, i controlli sulla qualità e sugli importi presentati stanno proseguendo. Da quanto sostengono i tecnici l'assegnazione dell'appalto verrà presa entro il 20 marzo. Ed è un termine che certamente verrà rispettato». (e.d.)

NOTA DI BIANCHI (AN)
«Le attese ancora prolungate. Meglio puntare sul casello A2 2 »
LAIVES. Appreso dell'accoglimento del ricorso presentato da parte della Pizzeria la Torre e del conseguante ripensamento necessario in merito al tracciato della variante di, Pineta, interviene Christian Bianchi, consigliere comunale di An: «In merito al fatto tecnico non voglio esprimere giudizi, anche perchè ritengo che gli enti preposti abbiamo valutato approfonditamente la questione prima di dare ragione alla parte danneggiata ed evidentemente se un privato viene danneggiato da un atto pubblico è giusto che questo venga tutelato. Colgo l'occasione invece per rispostare l'attenzione ai temi che riguardano più in generale i tempi di realizzazione dell'opera nel suo complesso. Laives non è più in grado di aspettare. È anche ovvio che molti altri disguidi si susseguiranno prima che l'opera possa essere terminata, in quanto, come abbiamo già visto nella realizzazione del lotto Pineta - Maso della Pieve, in corso d'opera è assolutamente normale il verificarsi di ritardi. Questo vuol dire, nella migliore delle condizioni, che Laives non potrà essere scaricata dal traffico prima di 10 anni. È una condizione insostenibile - conclude Bianchi - che l'amministrazione comunale e quella provinciale devono subito prendere in considerazione, portando avanti l'unico progetto utile a tale risoluzione: il casello autostradale. Chiesto negli anni scorsi da tutta la popolazione di Laives oggi diventa l'unica soluzione che possa dare in tempi ragionevoli una diminuzione di traffico sulla statale 12. Anche quando la galleria sarà terminata il casello potrà ridurre il numero di mezzi pesanti aumentando la sicurezza degli automobilisti». (b.c.)
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martedì, 21 novembre 2006
Centro Attenzione Permanente S. Giacomo
Quale futuro San Giacomo, Agruzzo e Maso della Pieve?

E' una realtà divisa amministrativamente da sempre, ma che nei fatti rappresenta una realtà unica e ultimamente e necessariamente sempre più unita nel territorio confinante dei due comuni: quello di Bolzano e quello di Laives.
Quali sono le forti presenze che che ricadono sulla collettività del quartiere?
Strutture di forte impatto ambientale quali: ferrovia, statale 12, autostrada A22, aeroporto, discarica, inceneritore, centro guida sicura con ipotizzato percorso per go-kart, zona industriale con prevista una prossima espansione verso l'aeroporto. Sembrerebbe proprio che non manchi nulla, ma se chiediamo alla popolazione, che nel frattempo è aumentata e aumenterà in maniera considerevole nella futura realtà, le risposte risultano piuttosto inquietanti. Il tunnel di San Giacomo seppur funzionante ha fatto diminuire il traffico nella frazione di San Giacomo, ma nel quartiere rimangono forti passaggi di automezzi inquinanti nelle ore di punta. La ferrovia da sempre esistita continua a procurare forte rumore e le barriere parzialmente installate comunque non sono sufficienti a ridurre il rumore sopratutto nei piani alti delle costruzioni vicine. Forte preoccupazione anche perchè in futuro, con il tunnel del Brennero, i passaggi ferroviari aumentereanno spaventosamente. L'autostrada con il suo aumento di traffico puo' solamente aumentare i disagi per l'inquinamento atmosferico e acustico. L'aeroporto ingrandito sulla pelle degli abitanti che vivono a ridosso dell'area aeroportuale può favorire solo nuovi forti disagi che certamente non si possono abbattere con chiacchere fatte esclusivamente da business man. La discarica, inceneritore, l'ipotizzato termovalorizzatore e il centro guida sicura di certo con la loro attività non potranno far altro che peggiorare la situazione.
Sarebbe sufficiente tenere conto di queste presenze con le loro implicazioni per far si che la popolazione sia non solo insoddisfatta , ma anche arrabbiata; arrabbiata sì perchè le amministrazioni comunali e la stessa Provincia hanno delle forti responsabilità.
Responsabilità evidenti nell'essere impotenti e assenti nei confronti dei cittadini che vi abitano (perchè bambini, giovani e anziani, ma sarebbe meglio dire le famiglie che vivono nel quartiere), non permettendo loro di incontrarsi e socializzare per mancanza di strutture. Non esiste nessuna sala, ne a Maso della Pieve ne a San Giacomo, che possa essere utilizzata per aggregare la popolazione abitante nei due quartieri.
A Maso della Pieve anche la nuova progettazione del centro sportivo prevede solo un insieme di strutture per attività sportive gestite solo da società sportive. In un paese civile quando mai gli abitanti di un quartiere non possono frequentare strutture pubbliche sotto casa?.E' forse meglio ed efficiente costringere gli abitanti a frequentare strutture più lontane inquinando maggiormrnte?
Cosa si può fare allora?
E' necessario che la sensibilità che hanno i politici per scopi magari più produttivi sia utilizzata almeno anche nei confronti delle persone che che amministrano. I bisogni dei cittadini vanno ascoltati.
Individuata una zona di criticità che comprende l'asse di Oltrisarco, Maso della Pieve, la parte della zona industriale a ridosso della ferrovia, il tunnel, incrocio stradale SS12 zona industriale e via San Giacomo è necessario che le due amministrazioni si confrontino con maggior impegno per risolvere problemi di viabilità ancora fortementi presenti. Disagi e inquinamenti acustici e atmosferici si ridurrebbero notevolmente.
Il collegamento delle due ciclabili Bolzano Laives debbono finalmente congiungersi in sicurezza.
In prossimità dei nuovi insediamenti e ferrovia in San Giacomo era previsto un piccolo tunnel pedo-ciclabile, va approntato quanto prima aprendo una finestra verso l'aeroporto.
Strutture pubbliche esistenti e future, situate in zona Maso della Pieve e quelle di San Giacomo, vanno aperte alla popolzione abitante.
Le due amministrazioni debbono creare strutture di tipo “consortile” , “sovracomunali” o “con comunali”che permetta ai cittadini di usufruire dei servizi basilari, ma fondamentali; che ricoprano attività di tipo ricreativo culturale e sociale. Bisogna tener conto che negli ultimi anni il potere di acquisto si è abbassato notevolmente e che la soglia di povertà è spesso presente nelle periferie. Che le giovani coppie che hanno trovato residenza in quel territorio hanno investito la loro vita, hanno e stanno facendo forti sacrifici.
La vivibilità del quartiere la si può migliorare programmando interventi per il futuro. I cittadini che ci abitano vogliono sapere, vogliono conoscere cio' che aspetta loro. Tutto questo può essere possibile partendo da un monitoraggio dell'intero quartiere. Le amministrazioni comunali si debbono impegnare immediatamente a verificare (con gli enti competenti: Appa etc.) lo stato di inquinamento ambientale: acustico e atmosferico nei nuclei abitati prossimi alle fonti inquinanti (ferrovia, strade-autostrade, aeroporto) nonché la viabilità e sopratutto la segnaletica. La Provincia ovviamente può intervenire a favore delle famiglie che abitano in appartamenti che non risultano protette dalle barriere acustiche con impegni di tpo economico per infissi più efficenti (Lo si fa in molti altri paesi europei).
L'autostrada solo fonte di inquinamento per il quartiere, se vista con un'ottica più mirata, può rappresentare anche fonte di sicurezza e miglioramento del traffico in caso di problematiche tipo quelle avvenute nel tunnel di San Giacomo e forse quelle possibili, per incidenti, che possono avvenire in futuro. La sicurezza la può dare un casello autostradale a Laives, ma visto che si parla di congiuntura e di tecnologia puo' essere di tipo a pagamento automatico senza personale.
Le strade che dovranno essere rese più vivibili per presenza di piste ciclabili in sicurezza, porterebbero il caos se dovessero sopportare nuovamente l'emergenza come si è vista con la chiusura del tunnel di San Giacomo.
Che dire del traffico e dell'inquinamento dei pendolari?
Subito una metropolitana di superfice da Bolzano verso la Bassa Atesina.
Molte sono le cose che i cittadini amano nel quartiere, la prima: vivere bene con semplicità.
Vivere e sapere di essere ascoltati. Vivere sapendo di progettare insieme.
Cosa si aspettano?
Per lo meno quelle attenzioni sin qui formulate. Bello sarebbe una assemblea pubblica dove tutte le parti in causa si possono confrontare.
Anche questa è democrazia.
Centro Attenzione Permanente
Lorenzo Merlini
venerdì, 29 settembre 2006
Alto Adige 29-09-06
La galleria non riapre, il caos continua.
Un'ora per tornare a casa.
Un'ora, a sera, per lasciare Bolzano e tornare a Laives. I cittadini sono avviliti ed inviperiti. «Dobbiamo riparare il ventilatore e risolvere la faccenda una volta per tutte precisa l'assessore provincia le ai lavori pubblici Florian Mussner perché questo pro blema non si ripeta mai più. Capisco esasperazione e disagi ma chiedo agli abitanti di avere ancora pazienza».
Dentro il tunnel - intanto si continuerà a viaggiare a senso unico solo in direzione Laives-Bolzano, sempre a 50 chilometri orari, e mai viceversa. E' stata bocciata infatti ieri, sempre dalla Provincia, la richiesta avanzata dal Comune di Bolzano e dal sindaco di Laives, Giovanni Polonioli, di invertire nel pomeriggio (dalle 17 alle 20) il senso di marcia in galleria per permettere al traffico pendolare che da Bolzano torna a Pineta e Laives, di defluire. Proposta discussa ieri mattina in una riunione alla quale era presente anche l'assessore alla viabilità Klaus Ladinser e l'ingegner Pagani della Provincia. Proposta cestinata nel giro di poche ore. A questo punto le code interminabili che ogni giorno si formano verso le 17 a Bolzano sud e che finiscono col bloccare completamente via Einstein e San Giacomo ed a sollevare valanghe di proteste tra gli automobilisti (costretti ad impiegare un' ora di macchina per arrivare a Laives), andranno avanti ancora per due settimane. Il sindaco di Laives è decisamente amareggiato. Sperava in una soluzione immediata. E invece gli hanno risposto "picche". Ma lui non molla e promette di mettersi a tavolino per studiare una soluzione alternativa. «Nel tardo pomeriggio di ieri effettivamente - spiega - dalla Provincia mi hanno fatto sapere che per motivi di sicurezza non sarà possibile invertire, nel pomeriggio, il senso di marcia in galleria». Perché? «Colpa del vento. La corrente di traffico che va in direzione sud nord segue la direzione del vento che aiuta a far uscire lo smog che stagna in galleria, se facciamo viaggiare le auto in senso inverso e quindi "controvento" finiremmo per creare in caso di incendio o incidente una sorta di tappo senza riuscire a sfogare i fumi». La situazione resta dunque catastrofica. «Non ho ben chiara la questione - spiega il comandante dei vigili Sergio Ronchetti. Se il vento soffia libera i fumi in galleria sia se le auto viaggiano verso nord, sia se viaggiano verso sud “ Misteri di Eolo. Comunque continueremo a fare il possibile per sbloccare l'incrocio di viaEinstein (con il traffico in doppia fila) e via Maso della Pieve anche se la viabilità nelle ore serali in zona industriale in uscita da Bolzano resta estremamente pesante. Le code ci sono. Le macchine dirette in Bassa Atesina sono ferme o vanno avanti a passo d'uomo». E gli automobilisti tempestano il centralino dei vigili e la redazione dell'Alto Adige di telefonate di protesta. Ronchetti aveva lanciato l'allarme sulle condizioni precarie della galleria già a metà settembre. «Il tunnel - aveva detto - chiude al traffico (almeno un'ora) un giorno su tre. Ogni volta che c'è un minimo incidente, che un'automobilista buca la gomma e lancia l'sos dalle colonnine di soccorso un semaforo blocca l'accesso».



Il COMITATO NON MOLLA
Il senso unico é assurdo.
Il Comitato civico di Pineta non molla.:Il portavoce - Franco Magagna - spiega che «quando si è a corto di risposte serie la cosa più, semplice è trincerarsi adducendo "motivi cli sicurezza". Il "ventolone" che doveva garantire il deflusso dei fumi in caso di un incendio in galleria è stato attivato in maniera impropria per espellere i fumi del normale traffico; ed è per questo che probabilmente ora si trova ad Amburgo in riparazione. E' chiaro continua - che `e chiaro a tutti come - attualmente - il doppio senso di circolazione non sia sostenibile perchè il tunnel si trasformerebbe in una camera a gas. Quello che invece continua a non essermi assolutamente. chiaro è perché nelle ore serali migliaia di cittadini: contribuenti, di 1avaratori che vorrebbero raggiungere la propria abitazione dopo una giornata di lavoro si trovano bloccati in via Einstein in un enorme ingorgo quando; a quell'ora, la galleria resta splendidamente deserta».
postato da: apritisangia alle ore 22:58 | Permalink | commenti
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venerdì, 29 settembre 2006
Alto Adige 28-09-06
Tunnel, insopportabile il caos
LAIVES. Diventa sempre più insopportabile il caos del traffico sulla vecchia statale 12 fra la città e Bolzano. II problema è iniziato con la rottura della grande ventola installata nella galleria della variante, un guasto che ha imposto una drastica limitazione dei transiti dentro il tunnel: si viaggia a senso unico da Laives a Bolzano e a 50 chilometri orari. Questa mattìna alle 8, sindaco e vicesindaco saranno a colloquio con l'assessore bolzanino Ladinser e con l'ingegner Pagani della Provincia.
Il guasto al ventilatore infatti, avrebbe dovuto essere sistemato entro domani (così si legge nell'ordinanza provinciale a firma dell'assessore Mussner) ma già si sa che non sarà così. «Ci avevano chiesto di sopportare due settimane di disagi - dice il sindaco Giovanni Polonioli -' ma adesso la prospettiva è che si arrivi addirittura a metà ottobre, se va bene. Noi diciamo chiaramente che non è possibile pensare di andare avanti con questa situazione da incubo per quanto riguarda il traffico sulla statale 12 e per questo riproporremo l'alternativa già indicata per il periodo di emergenza: un senso unico sulla variante in galleria, alla mattina, nell'ora di punta del traffico pendolare, da Laives a Bolzano e alla sera invece da Bolzano a Laives. Voglio ribadire che come amministrazione comunale siamo estremamente preoccupati per questa situazione impossibile e per la prospettiva di doverla sopportare ancora per altre settimane, fino a quando non sarà riparata la ventola della galleria. Ci chiediamo poi come mai oggi sulla statale 12 circolino più auto che non quando la variante in galleria non c'era. Secondo noi la risposta è una sola: molti imboccavano l'arginale lungo l'Adige, che fungeva così. da valvola di sfogo per il caos sulla statale 12. Secondo conteggi effettuati, ogni giorno sull arginale passavano non meno di un migliaio di mezzi. Infine, vogliamo chiarire anche la questione dei grossi camion, che oggi non possono più passare in galleria, nemmeno a senso unico e quindi passano tutti per l'abitato di San Giacomo».
Brutte notizie quindi per gli automobilisti e anche per gli abitanti di San Giacomo: la ventola, mandata a riparare in Germania, non è ancora pronta e quindi il caos sulla statale 12 andrà avanti, chissà fino a quando.
postato da: apritisangia alle ore 19:56 | Permalink | commenti
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domenica, 24 settembre 2006
Della variante in tunnel a San giacomo si dice:

Alto Adige 23-09-06
variante: una nota. di Bianchi (An)
«La maxi ventola è fallimentare. I disagi sono troppi»
LAIVES. Christian Bianchi (membro esecutivo provinciale e consigliere comunale di Alleanza Nazionale interviene sui disagi da traffico a causa dei lavori all'interno della galleria della variante. Si tratta di ripercussioni molto negative.
«Da qualche giorno la situazione del traffico tra Laives e Bolzano è arrivata al blocco totale. Questo a causa di una momentanea interruzione dell'utilizzo di una corsia della galleria di San Giacomo, determinata dalla rottura della grande ventola espiratrice posta al centro della galleria stessa. Ricordo che il ventolone era stato inserito dai progettisti al fine di intervenire in casi di assoluta emergenza, in particolare riferimento agli incendi, al fine di scongiurare che la galleria si potesse riempire di fumi, come purtroppo era successo già nei famosi casi di incendi divampati nel passato. Durante il primo anno di vita della galleria, il ventolone ha assunto invece il ruolo di principale aspiratore dei gas di scarico dei mezzi in passaggio. Durante la giornata il suo utilizzo è stato massiccio e costante. Era assolutamente prevedibile che un utilizzo così importante di un congegno progettato per funzionare solo in caso di emergenza avrebbe causato la sua rottura: e questo è successo.
Non era invece assolutamente immaginabile che questo evento portasse alla parziale chiusura della galleria stessa. È evidente che tutte le nostre critiche fatte nei mesi scorsi in merito agli errori di progettazione dell'impianto di ventilazione, oggi sono emersi drammaticamente. I cittadini, assolutamente sbigottiti, non capiscono per quale motivo la struttura resti chiusa anche nelle ore di punta o perlomeno non possa essere aperta nei due sensi durante le fasi di riparazione del ventolone. Personalmente ritenga che i disagi caduti sul capo dei cittadini in questi giorni, ^nonchè i soldi buttati per un'opera faraonica che fin dal primo giorno ha dimostrato delle evidenti carenze progettuali, riaprano il discorso in merito alla identificazione di nuove soluzioni per scaricare il traffico su altre arterie. La soluzione di realizzare il tanto sognato casello autostradale a Laives, con la conseguente possibilità di limitare le percorrenze nella galleria almeno ai mezzi pesanti, costituisce l'unica vera e semplice alternativa».
- La nota di Christian Bianchi si conclude con un appello agli amministratori: «Invito il sindaco Polonioli e la Giunta Comunale ad intraprendere le necessarie azioni al fine di giungere a tale soluzione». (b.c.)

Alto Adige 22-09-06
San Giacomo. Tunnel chiuso.
BOLZANO. Tornare a casa, uno strazio. «45 minuti, per la precisione». La chiusura della galleria di San Giacomo sta bloccando la zona industriale. All'ora di pranzo e dalle 17.30 in poi (questo il momento più difficile) per le auto la velocità di crociera è «a passo d'uomo». Chi si è abituato al percorso via Einstein-Laives in 10-15 minuti grazie alla variante della statale 12 in tunnel, vede moltiplicati i tempi per 3-4 volte.
Gli automobilisti sono talmente stupiti e arrabbiati, che prendono il cellulare e chiamano la polizia municipale: « C'è un incidente?». No, chiusura per i lavori di riparazione del grande ventilatore centrale, rotto da lunedì. Se ne riparla dopo il 29 settembre.
Il collasso della viabilità verso Laives non interessa solo chi vive da quelle parti. C'è un effetto a cascata che tocca tutti, a partire da chi lavora in zona industriale, perché si viaggia in colonna a Maso della Pieve, via Einstein, via Galvani, via Buozzi.
Intanto oggi si celebra «La città europea senz' auto». In Comune hanno deciso di organizzarla con le auto.
La situazione in via Buozzi, angolo via Ebner. Al ristorante-pizzeria”Sei come sei” garantiscono che da due settimane il traffico è cresciuto a dismisura. “La mattina è un disastro. Intorno alle 8, verso il centro, non si muovono. Stessa scena al pomeriggio, alla chiusura degli ufici”, racconta Mirko Milan, uno dei titolari; «Qui abbiamo visto in grande stile le conseguenze del semaforo al bivio Merano-Mendola: il traffico si è scaricato tutto su questa zona». Se in via Buozzi il traffico va al rallentatore, alle 17.30 all'arrivo in via Einstein c'è una colonna dall'Eurospar al sottopasso per via Maso della Pieve. Un'auto della polizia municipale impedisce, oltre alle transenne, l'ingresso al tunnel sospirato. Come una volta, tutti sulla statale.Pao1o Vanini e Christian Ton oli vivono a Laives: «Da quando hanno chiuso la galleria servono almeno 45 muti per arrivare a casa». Per ingannare il tempo si ciacchiera e i due artigiani sono arrivati alla conclusione che qualcosa non quadra: «Un paio di anni fa, prima della variante c'era traffico, ma non così tanto. Mistero». Ha imparato la lezione Martina Inama, in auto con la figlia: «Mi sono già trovata ingolfata un paio di volte in questi giorni. Ho deciso, finché la situazione non migliora vengo a Bolzano solo quando è indispensabile e sto pensando anche a usare il treno». Gaetano Sebastiani è un ragazzo che vive a Bolzano e lavora a Laives: «Faccio questa strada quattro volte a giorno, perché torno a casa per pranzo. Alla mattina e a mezzogiorno ancora va bene, ma la sera siamo tutti fermi. Arrivo ad accumulare anche un ritardo di un'ora».
Tra gli automobilisti condannati al ritmo «freno, prima, freno» c'è Maria Teresa Tomada (An): «Quaranta minuti dalla città a via Maso della Pieve. Come se non bastasse, in questo caos hanno lasciato i semafori con la temporizzazione di sempre». Sul traffico c'è anche maretta politica. Guido Margheri, capogruppo Ds, attacca l'assessore alla mobilità Klaus Ladinser: « Ha promesso il piano del traffico in ottobre e il piano della mobilità per la primavera, ma vanno preparati intessendo una serie di rapporti con Comuni, Provincia e Ferrovie. Vedo poco e soprattutto non si sta seguendo quanto previsto dal programma della coalizione. Ultimo caso, il semaforo alla rotonda Merano Mendola: se doveva servire come sperimentazione, perché lo si è bloccato così presto? Non ci si fa intimidire dai sindaci dei Comuni limitrofi». Dai sindaci e da Durnwalder, che ha parlato chiaro. (fr.g.)
postato da: apritisangia alle ore 09:28 | Permalink | commenti
categoria:amaro, tunnel sangia
venerdì, 27 gennaio 2006

Cosa sta facendo la nuova giunta comunale di Laives per sollecitare un 
migliore servizio di bus sulla linea 2?
Sui giornali, in vista dell'entrata in vigore delle targhe alterne, era 
stato preannunciato un potenziamento. Ma non se ne vede l'ombra... O 
meglio, solo quella. 
Come infatti conferma un'occhiata agli orari pubblicati in internet 
all'indirizzo
http://www.sasabz.it/it/2/orari/fahrplanaenderungen.html
alla voce *modifiche all'orario invernale* si legge che "dal 21 
novembre 2005 sulla linea 2 viene effettuata una nuova corsa, da lunedì a 
venerdì, con partenza alle ore 6.45 dalla stazione F.S."
E questo sarebbe il potenziamento????
Una linea come la 2, risaputamente e dichiaratamente tra le più 
frequentate, continua ad oggi ad avere una frequenza di 12 - dicansi dodici - 
minuti. E questo mentre la linea 3 e la 5 da anni hanno una frequenza 
di 10 minuti. Per non parlare dei ritardi cronici... (ma che se almeno 
vi fosse una frequenza maggiore si ridistribuirebbero quel tanto che 
basta).
Come se non bastasse, ieri la corsa in partenza alle ore 17:00 dalla 
stazione vedeva viaggiare nientemeno che un bus corto, in luogo del 
doppio. E questo in una giornata di targhe alterne, in un orario a dir poco 
di punta!!! Inutile dire delle persone appese fin fuori dalle porte.
Qualcuno in comune a Laives vuole gentilmente attivarsi e incalzare la 
Sasa, la Provincia o chicchessia??
Credo che al cittadino, oltre che imporre limiti e vessazioni, si 
debbano anche offrire dei servizi degni di questo nome.
Grazie per l'attenzione
Hexy
postato da: apritisangia alle ore 20:03 | Permalink | commenti
categoria:amaro

giovedì, 12 gennaio 2006

Sapete quanto costa una Tagesmutter?
Per chi non beneficia di contributi provinciali (ragazza madre o reddito basso)le tariffe sono:

4 ore al mattino per 20 giorni lavorativi = 513 Euro
ogni ora in più = 7 Euro

Questi importi vengono regolarmente fatturati.

Spese  extra che si pagano direttamente alla Tagesmutter, senza fattura sono: Euro 2 per ogni pranzo. L'eventuale colazione, merendina,  pannolini e le salviette umidificate si portano da casa propria.

Per me che lavoro 8 ore al giorno, non sono ragazza madre, non convivo perchè sono regolarmente sposata, al mese pagherei: Euro 513 (x le prime 4 ore x 20 gg) + Euro 560 (Euro 7 x le restanti 4 ore giornaliere x 20 gg.) + Euro 40 per il pranzo = TOTALE MENSILE Euro 1.113 + la colazione, la merendina e i pannolini.

Ho preso anche un piccolo contributo provinciale ma alla fine mi è andata bene perchè ho trovato posto in un asilo nido dove pago di meno e i pannolini, le merendine, i pranzi, le colazioni, le cremine per il sederino sono incluse.

Qui in Alto Adige se si vogliono figli ed avere casa e contributi NON bisogna sposarsi!

Sabine
postato da: apritisangia alle ore 16:20 | Permalink | commenti
categoria:sociale, amaro
lunedì, 09 gennaio 2006

Uno sguardo miope sulla terra di confine. Ancora una volta il disagio nella comunità S. Giacomo - Maso della Pieve. Cosa pensare?

http://www.iellici.com/2005/12/02/sgiacomo-indipendente/

Letto in talpa blog

S.Giacomo indipendente!

Spira un forte vento secessionista a S.Giacomo di Laives. Oggi 2 dicembre 2005 per la prima volta ho sentito delle persone alla luce del sole chiedere a gran voce la creazione di un comune “libero” di S.Giacomo. “Siamo maltrattati”, “Il sindaco non ci capisce!”, “Basta, vogliamo staccarci da Laives!!. Mentre fuori spirava il vento gelido dell’inverno sudtirolese, all’interno dei negozi umidi e riscaldati si scatenava la tempesta secessionista. Confesso tutto il mio stupore e alla mia osservazione: “ma Polonioli è di S.Giacomo”, sono stato apostrofato con decisione: “Ma lui adesso vive a Bolzano e non si rende conto ….”. A quel punto ho preso e in punta di piedi sono uscito dal negozio.
Un nuovo disagio dopo quello degli italiani si profila all’orizzonte della complessa società altoatesina: il disagio dei sangiacomotti. Invito tutti i lettori a partecipare al dibattito.

Una Risposta a “S.Giacomo indipendente!”

Questa di San Giacomo indipendente l´ho messa in giro anch´io, l´anno scorso. Può essere che abbia fatto il giro del paese, in ogni caso cavalcherei volentieri il movimento irredentista, ci si potrebbe divertire. Bisogna mettersi d´accordo con le frazioni, quelli dell´agruzzo li prendiamo oppure no? e al Wurza dove ci fermiamo? tiriamo dentro anche Seit? e a questo punto anche un pezzo di Via Maso della Pieve, fino al cimitero (escluso).
Io propongo i confini al Ristorante Cervo, alla rotonda del Wurza, al cimitero militare incluso. Agruzzo e Seit che facciano il referendum.
Fratello Iellici, ci proviamo?
postato da: apritisangia alle ore 18:38 | Permalink | commenti
categoria:amaro

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