mercoledì 18 gennaio 2012

donne 1

venerdì, 09 dicembre 2011



“Non c’è pace né sviluppo senza donne”

Il titolo del convegno internazionale che si svolgerà oggi e domani presso l’Eurac a Bolzano, è già tutto un programma: “Non c’è pace né sviluppo senza donne”. Per due giorni, con l’intervento di importanti relatori internazionali, si parlerà delle donne e soprattutto di quello che hanno fatto nel concreto, a cominciare dalle due premiate, MonikaHauser (nella foto) e Godelieve Mukasarasi: la prima è ginecologa con origini altoatesine, amministratrice di “medica mondiale”, impegnata in interventi in favore di donne vittime di violenza sessuale in conflitti armati; la seconda è una attivista ruandese per i diritti delle donne, fondatrice in Ruanda dell’organizzazione Sevota, e opera in favore di vedove ed orfani e donne violentate durante il genocidio del 1994. Il convegno è organizzato dall’Ufficio affari di gabinetto della Provincia - Cooperazione allo sviluppo assieme all’Accademia Europea di Bolzano, al Museo delle Donne di Merano,ed alle organizzazioni Human Rights International Hri e l’Organizzazione per un mondo solidale.
 L’obiettivo del convegno, come ha sottolineato Elisabeth Spergser, direttrice dell’Ufficio Affari di gabinetto della Provincia, è sensibilizzare un vasto pubblico altema congressuale “Non c’è pace né sviluppo senza donne”, che è una delle tematiche prioritarie per il settore dell’educazione allo sviluppo della provincia di Bolzanoper gli anni 2011 e 2012 sulla falsariga delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite.
 Il convegno è suddiviso in due parti. La serata odierna centrata sulle figure di due donne eccezionali: MonikaHauser e Godelieve Mukasarasi. Luis Durnwalder al termine del suo intervento introduttivo (dalle ore 18 alle 19) consegnerà per la prima volta l’Onorificienza della cooperazione allo sviluppo 2011 a Monika Hauser per il suo impegno in favore delle donne nei Paesi in via di sviluppo. Il Premio per i diritti umani 2011 a cura dell’associazione Human Rights International sarà consegnato (alle ore 19.45) da Adi Pfitscher a Godelieve Mukasarasi. Domani sono in programma gli interventi di Monika Hauser (ore 9.20) e (ore 9.50) di Christa Schrettenbrunner (ginecologa presso l’Ospedale di Bolzano) del Comitato interregionale di Amnesty International, nonché di Godelieve Mukasarasi alle 10.40 e di Chaung Khu, una rappresentante della minoranza dei Karen in Birmania, alle 11. (da.mi.)
Alto Adige 9-12-11
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mercoledì, 07 dicembre 2011



Cara ministra Fornero noi siamo le donne del ’52 quelle senza più la luce

Signora Fornero, Le scrivo a nome delle 55mila donne del 1952 ancora al lavoro, per raccontarLe chi siamo. Siamo donne perlopiù provenienti da famiglie povere, che sono spesso riuscite a prendere il diploma grazie a grandi sacrifici da parte dei nostri genitori, donne che hanno trovato il tempo di combattere per i propri diritti mentre intorno ai vent’anni lavoravano in nero, mentre aspettavano di trovare un lavoro dignitoso a tempo indeterminato. Siamo donne fortunate perchè siamo riuscite a lavorare, fare famiglia, vedere riconosciuti in parte i diritti, costruirci una serenità lavorativa ed economica. Ma siamo donne che spesso sono state lasciate sole dal “welfare”, abbiamo dovuto ricorrere alle aspettative non retribuite e non contribuite per allevare i figli, star loro vicino durante le malattie, curare la casa, pagare i mutui, rinunciare a molte cose belle, vacanze, cure termali, spesso anche la cura della persona. Ci siamo arrabattate come potevamo, restando attaccate al nostro lavoro con le unghie e con i denti, ben sapendo che lavoro è uguale a dignità e indipendenza. Oggi siamo alla soglia dei 60 anni, ci piace pensare che, una volta allevati i figli e dato loro le possibilità di studio che non abbiamo avuto noi, oggi abbiamo davanti ancora qualche anno di tranquillità, finchè non siamo vecchie e malate, per goderci un po’ la vita, per curare la nostra persona e i nostri interessi, per badare ai genitori che ormai sono vecchi, ma anche per fare un po’ di volontariato, o semplicemente per andare al cinema a teatro o in quella città degli Stati Uniti che volevamo tanto visitare e non abbiamo mai avuto tempo e soldi, ci pare di essercelo guadagnato. Ecco, noi siamo le donne del 1952, non abbiamo 40 di lavoro ma poco ci manca, e abbiamo tutto il lavoro di cura della famiglia sulle spalle, di cui nessuno ci ha ringraziato, siamo un po’ stanche, ma si fa uno sforzo, tra un anno o due ci tocca il meritato premio.... Signora Fornero, mi sono commossa anch’io rileggendo quello che Le ho scritto, perchè non vale più niente, noi non valiamo più niente, se pensate di tenerci al lavoro ancora sei anni, per allora saremo davvero vecchie, e allora che bilancio potremo fare della nostra vita?
Danila Carrara
Alto Adige 7-12-11
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venerdì, 25 novembre 2011



Isoke: io torturata, bastonata e violentata

LUCA STICCOTTI
La storia di Isoke Aikpitanyi è un incubo della modernità, un percorso di vita che ci svela i risvolti più torbidi del nostro attuale livello di civiltà. Nigeriana, 31enne, Isoke è arrivata in Italia nel 2000 impegnandosi nel pagamento di un’importante cifra, convinta di andare a lavorare in un supermercato. Nel giro di breve tempo si è invece ritrovata invischiata nei terribili meccanismi della mafia nigeriana, costretta a prostituirsi. Ma, a differenza di altre sue «colleghe» da questa moderna schiavitù ha trovato la forza e la fortuna di uscirne, rischiando la vita. Da quel momento ha profuso ogni suo sforzo con l’intenzione di denunciare i meccanismi della moderna tratta delle donne. Isoke ha anche scritto un libro in cui ha raccontato le storie delle schiave, un libro con la prefazione di Susanna Camusso e che è valsa alla ragazza nigeriana il plauso di Roberto Saviano, che ha avuto occasione di incontrare più volte. Isoke Aikpitanyi sarà l’ospite principale, questa sera alle 20.30, dell’iniziativa Stop Violence organizzata in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ed ospitata dal Nuovo Teatro di San Giacomo di Laives. L’abbiamo raggiunta al telefono e le abbiamo rivolto alcune domande.
Quali sono le caratteristiche specifiche della mafia nigeriana? Com’è organizzata?
 «Anche la Nigeria come ogni altro paese è afflitta da una sua malavita locale. Nello specifico la mafia nigeriana è attiva nell’ambito soprattutto del traffico degli esseri umani, delle donne nello specifico, ma anche nella droga. I proventi del traffico vengono poi investiti in altre attività, soprattutto illecite. Nella mafia nigeriana lo sfruttamento delle donne fa capo alla figura della «maman», una donna che ha il compito di convincere, o meglio costringere, le ragazze a prostituirsi per poter saldare progressivamente il debito che hanno contratto per venire in Europa. Poi ci sono degli uomini che si occupano delle ragazze quando queste provano a ribellarsi, dando loro «lezioni» per le quali naturalmente fanno uso delle maniere forti. I proventi della prostituzione sono poi destinati in Nigeria, dove risiedono i capi più importanti dell’organizzazione. Per questo sistema l’essere umano è solo una merce alla base di un affare. Niente di più».
Quanto è difficile liberarsi da questa schiavitù? La legge italiana tra l’altro non favorisce più di tanto questo desiderio di riscatto...
 «Ancora oggi, a 20 anni dall’inizio di questo fenomeno, c’è una forte tendenza a semplificare, indicando come unici “problemi” la prostituzione e la clandestinità. Dobbiamo invece ribadirlo una volta per tutte: le ragazze sono costrette a diventare schiave e vanno quindi liberate. Punto e basta. Bisogna dire chiaramente di chi è la colpa di quello che succede. Le leggi che sono state fatte in questi anni sono repressive nei confronti degli immigrati e si ripercuotono quindi anche su queste ragazze, impedendo ogni loro tentatino di inserimento “normale” nella società. Invece bisogna dare loro una via d’uscita perché quando scelgono di ribellarsi pagano dei costi altissimi, rischiando anche la vita come è capitato anche a me».
Quale livello di solidarietà ha trovato in Italia da parte delle associazioni che difendono i diritti delle donne?
 «La solidarietà l’ho sentita molto quando è uscito il mio libro. Ma poi con il tempo l’interesse va scemando. In definitiva le vittime rimangono sempre da sole a combattere con i trafficanti. Non voglio fare di ogni erba un fascio, ma alla fine è così».
Lei ha avuto provocatoriamente occasione di ringraziare i “clienti”, dicendo che in definitiva sono stati loro, in molti casi, l’unico vero sostegno umano per le ragazze che si volevano liberare. Questa cosa è un po’ difficile da spiegare...
 «È molto complesso infatti. Spesso i “clienti”, questi maschi che potremmo identificare come principali responsabili della situazione, diventano una risorsa fondamentale. Ma questo è anche il segnale che le istituzioni non stanno facendo la loro parte. Comunque è proprio così: la maggior parte delle ragazze che ne sono uscite in questi anni ci sono riuscite grazie all’aiuto del loro compagno o di un loro amico che si assume la grande responsabilità di accompagnarle nella ricerca di una via d’uscita».
La situazione oggi è cambiata in meglio oppure no?
 «Qualcuno dice che sono pessimista, ma una recentissima ricerca mi ha dato ragione evidenziando un peggioramento della situazione. Anche oggi ragazze sempre più giovani arrivano in Italia per subire ogni genere di violenza, dovendo pagare ancora il loro debito ed anche gli altri costi del “sistema”, come il subaffitto dei marciapiedi da parte di altre mafie locali. Le ragazze poi sono oggi ancora più invisibili di prima, grazie alla legge sui clandestini. I clienti sono gli unici che riescono ad entrare in contatto con loro. L’aumento del numero di aborti è una conferma di ciò ed anche i decessi per malattie curabile come la tubercolosi stanno ad indicare che queste ragazze in certi casi muoiono solo perché, di fatto, per loro è semplicemente impossibile l’accesso alle strutture sanitarie».

Alto Adige 25-11-11
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venerdì, 25 novembre 2011



Violenze sulle donne

662 casi l’anno

 BOLZANO. «Si fa un gran parlare di donne emancipate e spesso ci si dimentica di tutte quelle che vengono picchiate e maltrattate dai mariti, dagli ex compagni e dai padri». Gabriella Kustatscher, presidente di Gea che gestisce il “Centro d’ascolto antiviolenza” e la “Casa delle donne” di Bolzano, spiega che nel 2010 sono state 662 le donne che hanno trovato la forza di chiedere aiuto in tutto l’Alto Adige (63% di nazionalità italiana, 37% europee o extraeuropee).
 E non è tutto. «Negli ultimi dieci anni abbiamo aiutato 1.555 donne che si sono rivolte a noi per uscire da situazioni limite. Tante ce la fanno e trovano anche nella disperazione il coraggio di parlare, troppe sono ancora bloccate dalla paura e sopportano l’insopportabile».
 Di che violenza si tratta?
«Violenza che avviene dentro le mura di casa, fatta da chi ti dovrebbe voler bene e dare una mano. Violenza fisica e parlo di donne prese a botte: di recente ne ricordo una giovane a cui il marito aveva fatto cadere tutti i denti. Violenza sessuale: spessissimo le donne vengono picchiate dai mariti perché si rifiutano di avere un rapporto sessuale. Violenza economica e psicologica. Quando si rivolgono a noi maltrattamenti e abusi vanno avanti da molto tempo e troppo spesso la vittima cerca giustificazioni. Ti dice: era ubriaco, aveva perso il lavoro, me la sono andata a cercare in fin dei conti è un mio dovere... Ve lo ricordate quel detto che dice che se un uomo torna a casa e picchia la moglie fa sempre bene... lui magari non sa perché lo fa ma lei sì!».
 Ma chi picchia la sua donna? «Nel 78% dei casi si tratta del partner o dell’ex partner. Interessante rilevare come la cittadinanza dell’uomo-padrone sia per nel 73% italiana a testimonianza che la violenza è ancora radicata anche nella cultura locale, non solo in quelle straniere. Come vedete la mentalità maschile oggi è ancora questa e parliamo degli uomini tutti, non di stranieri in particolare». E ieri, in occasione della ricorrenza della Giornata internazionale contro la violenza, l’assessore provinciale alla sanità Richard Theiner ha presentato la nuova “infocard” con indirizzi e numeri verdi a cui ci si può rivolgere per chiedere aiuto 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno.
 In Trentino Alto Adige il 31,9% delle donne tra i 16 ed i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale almeno una volta nel corso della propria vita e solo nel 24,8% dei casi la violenza è stata opera di uno sconosciuto.
 I dati dell’attività del servizio Casa delle donne - alloggi protetti dell’Alto Adige che si occupa di violenza sulle donne (associazione Gea e associazione “Geschützte Wohnungen” del Kfs di Bolzano, associazione “Donne contro la violenza - Frauen gegen Gewalt - Onlus” di Merano, Comunità Comprensoriale Valle Isarco di Bressanone, associazione “Frauen helfen Frauen” di Brunico) confermano la portata del fenomeno anche in un territorio, quale quello altoatesino, che si è dimostrato nel corso degli anni sensibile alla tematica. Il trend, degli ultimi anni, come spiega Sigrid Pisanu della Casa delle donne di Merano a nome delle cinque Case delle donne altoatesine, presenta numeri stabili: «La variazione significativa sta nel fatto che grazie al forte investimento in sensibilizzazione prodotto ora le donne conoscono di più le strutture». Theiner ricorda come la Provincia eroghi 1,7 milioni all’anno per sostenere questo servizio: «Le cinque Case delle donne altoatesine (2 a Bolzano, ed una ciascuna a Merano, Bressanone e Brunico) sono strutture che funzionano egregiamente. Forniscono servizio di consulenza gratuita in vari campi da quello psicologico a quello legale e mettono a disposizione delle donne in situazione di violenza e dei loro figli 41 unità abitative».

Numeri verdi e Centri antiviolenza: ecco i contatti

BOLZANO. Ecco i numeri dei Centri antiviolenza ai quali ci si può rivolgere per chiedere aiuto in Alto Adige.
 A Bolzano ci sono tre centri, due dei quali hanno a disposizione un numero verde attivo sempre per ogni emergenza. Casa delle donne (dell’associazione Gea): 800 276433; oppure Alloggi protetti: 800 892828; Donne aiutano donne: 0471/973399 da lunedì a venerdì dalle 8 alle 12.
 A Merano ci si può rivolgere alla Casa delle donne telefonando presso il numero Verde 800 014008.
 Anche a Bressanone sono presenti le operatrici di Casa delle donne: 800 601330 ed infine a Brunico: alloggi protetti sono rintracciabili al numero Verde 800 310303. Tutti i centri sono a disposizione delle vittime e trattano ogni caso con la massima riservatezza. Inoltre, per chiedere l’intervento immediato, ci si può rivolgere ai carabinieri locali presso il 112 e ai poliziotti presso la questura e i commissariati sul territorio altoatesino, chiamando il 113. E’ possibile anche andare direttamente in Procura per presentare querela.

«Tolleranza zero contro i violenti»

Varie prese di posizione in occasione della Giornata internazionale contro la violenza alle donne.
 IL PD. “La violenza contro le donne si combatte promuovendo una cultura del rispetto della dignità femminile”. Lo afferma il Partito democratico dell’Alto Adige che precisa come “la lotta alla violenza contro le donne è un’emergenza sociale e non è un fenomeno che interessa soltanto segmenti della società più svantaggiati e paesi meno sviluppati”.
 KASSLATTER MUR. Quale unica rappresentante donna all’interno della giunta provinciale l’assessore Sabina Kasslatter Mur sottolinea come siano necessarie delle sinergie a livello di società e politica affinché la violenza nei confronti delle donne venga ridotta e debellata. «Molti casi di violenza spesso non vengono denunciate per vergogna, ma anche perché la società tollera ancora certe forme di violenza. La violenza contro le donne non è affatto una questione privata, bensì un problema della società. Pertanto, come prosegue, è sempre più attuale ed importante giungere alla completa parificazione di donne e uomini nella società».
 ZELGER THALER. La presidente del consiglio regionale Rosa Zelger Thaler spiega che “la violenza alle donne non è un fenomeno che si può relegare al passato, a meno di non voler chiudere per forza gli occhi di fronte alla realtà. La violenza alle donne è un problema anche nel 21/o secolo, un problema dalle mille sfaccettature, in quanto ormai non si tratta più solo di ferite esterne arrecate alle donne e visibili ai più, ma spesso di una violenza sottile”.

Girls’Power scende in piazza

L’ufficio famiglia, donna e gioventù del Comune di Bolzano e il progetto Girls’Power organizzano per oggi una serie di iniziative. Oggi alle 15.30 parte un flash mob in piazza Municipio e poi nel centro storico di Bolzano per far sentire la propria voce e un chiaro no alla violenza. Tutte le ragazze sono invitate a partecipare La giornata si concluderà con una festa nel centro giovani Vintola con musica dal vivo (vocals di Musica Blu e band The Loords e Mongelli). Il lavoro di sensibilizzazione al tema della violenza non riguarda solo le ragazze ma anche i genitori che hanno un ruolo molto imporante. Vengono organizzate due serate per genitori presso il vecchio Municipio, dalle ore 19 alle 21.

Un videoclip di Dima per aiutare le donne vittime di violenza

DANIELA MIMMI
Il mondo musicale (e in questo caso anche imprenditoriale) bolzanino si mobilita ancora una volta per una giusta causa: cantare, suonare, fare qualcosa per aiutare le donne che subiscono violenze, a tutte le latitudini, in Italia come in tanti altri paesi del mondo.
 Nessun giorno meglio di oggi (il mondo celebra infatti la giornata contro la violenza sulle donne) quindi, per annunciare l’uscita a breve di un videoclip tutto bolzanino, che sarà presentato ufficialmente un giorno prima della festa donna, il 7 marzo del prossimo anno (altra data simbolica, visto che l’8 marzo ricorre la giornata internazionale della donna), al Vintola 18 e subito dopo sarà in programmazione su diversi media, da Sky a Mtv. L’idea è di Claudio Dima e di un folto gruppo di musicisti, registi, fonici e gente comune di Bolzano, a seguito del precedente progetto, «Angel Fly», realizzato per aiutare la popolazione abruzzese dopo il catastrofico terremoto di alcuni anni fa. Anche questa volta il brano, scritto in italiano da Claudio Dima e tradotto in inglese da Edwine Thorton, ha un bellissimo titolo: «Love Women».
 «Con la musica si riescono a esprimere concetti che a parole non avrebbero la stessa forza - ci spiega Claudio Dima. - Io ho scritto semplicemente quello che ogni uomo dovrebbe dire alle donne».
 La sua canzone infatti termina con queste parole: «Ti amo woman. Un nuovo giorno di sole nascerà alimentato dall’amore che ho per te». Con Claudio Dima hanno lavorato alacremente (sostenuti da ettolitri di caffè elargiti da Gianni Rizzo) Luca Sommacampagna alla batteria, Fabrizio Centomo al basso, Alberto Magri alle chitarre, le voci di Nadia Stroppa e Fabio gemelli, tutti sostenuti dal coro di Claudia e Lucia Zadra.
 Il disco, realizzato come il video con il sostegno dell’Assessore alle Pari Opportunità Roberto Bizzo, è stato inciso presso il No Ego Studio di Bolzano con il supporto tecnico di Ivo Rigo (Officine Magnetiche) e Carmelo Giacchino, mentre il mastering è stato effettuato negli Swift Studio di Londra.
 A dirigere il videoclip, realizzato da Forma 7 nello splendido spazio dell’ExAlumix di Bolzano, è stato chiamato Michele Milani (che attualmente sta dirigendo Exit con Ilaria D’Amico su La7) mentre le protagoniste sono tante donne di Bolzano, alcune note, altre meno, quelle a cui Claudio Dima e amici dedicano le note rockeggianti della loro «Love Women». E che sicuramente apprezzeranno.


Alto Adige 25-11-11
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martedì, 22 novembre 2011


ISOKE AIKPITANYI

"STOP VIOLENCE"

Care Amiche, cari Amici,
sperando di farVi cosa gradita, vi informiamo che il prossimo venerdì 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, si svolgerà presso il Nuovo Teatro di S. Giacomo la significativa manifestazione dal titolo "STOP VIOLENCE", a cui - da parte e per conto degli organizzatori - vi invitiamo cordialmente a partecipare. Qui di seguito e in allegato trovate tutti i particolari.
Per quanto riguarda invece la nostra attività, vi aggiorneremo prestissimo sui prossimi strepitosi eventi in calendario. Nel frattempo un cordiale saluto e appuntamento al 25 novembre con chi ci sarà...!


CENTRO CULTURALE S. GIACOMO
39050 S. Giacomo di Laives, Via Maso Hilber 1  -
culturasangiacomo@gmail.com
Presidente: Tina Feller - Tel. 347 8733527
Comunicazione e media: Mara Da Roit - Tel. 347 6940093



In occasione del 25 Novembre
GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE


"STOP VIOLENCE"

ISOKE AIKPITANYI (*) - LA MIA ESPERIENZA
DI SCHIAVA DEL SESSO, TORTURATA, BASTONATA, VIOLENTATA


(*) "Isoke è una donna coraggiosa, bella, intelligentissima" [Roberto Saviano]

....e altre storie in parole e musica
 


Venerdì 25 NOVEMBRE 2011, ore 20.30
NUOVO TEATRO di S. GIACOMO
Via Maso Hilber 5, S. Giacomo di Laives



INGRESSO LIBERO
Tutti gli interessati sono cordialmente invitati


PROGRAMMA

LA DRAMMATICA TESTIMONIANZA
DELLA EX PROSTITUTA NIGERIANA
ISOKE AIKPITANYI,
CHE SARÀ PRESENTE A S. GIACOMO

  
La violenza sulle donne raccontata da Cristina HUELLER,
autrice del libro "La Bambola di Pezza"


L'esperienza dell'associazione GEA -
Centro di ascolto antiviolenza e Casa delle Donne,
con la presentazione di un racconto di violenza


..........................


Moderazione a cura di Francesco COMINA,
coordinatore del Centro per la Pace di Bolzano


Letture a cura di Mara DA ROIT

Accompagnamento musicale:
Francesco ZANARDO (chitarra)
Annika BORSETTO (voce)



CON IL SOSTEGNO DI:

Assessorato alle Politiche sociali del Comune di Laives,
Assessorato all'Innovazione, Informatica, Lavoro, Cooperative e Finanze della Provincia di Bolzano,
Comitato Pari Opportunità del Comune di Laives,
Associazione GEA Bolzano, Centro di ascolto antiviolenza e Casa delle Donne,
Centro per la Pace del Comune di Bolzano

PRESENTAZIONE DELLA SERATA: 
                  (deutscher Text unten: bitte weiter scrollen....)

In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre 2011, al Teatro di S. Giacomo sarà presente Isoke Aikpitanyi, autrice di un libro-scandalo sulla tratta del sesso.
Isoke è riuscita liberarsi dalle angherie e dalle violenze quotidiane dei suoi aguzzini, i capi della mafia nigeriana, le mamam terribili che praticano quotidianamente violenza sulle donne che hanno in consegna, e i clienti. Isoke ha vissuto l'inferno della prostituzione coatta, la violenza più atroce della vita ridotta a oggetto delle brame di possesso. Arrivata in Europa nel 2000, inseguendo il sogno di un lavoro che si è trasformato subito in un incubo. Con la liberazione, ha fondato un’associazione di vittime ed ex vittime della tratta, per dar loro voce e per essere la loro voce.
L'incontro prevede inoltre la partecipazione di Cristina Hueller, autrice del libro "La bambola di pezza", vicenda che affonda le radici in Romania e affronta il tema delle schiave provenienti dai paesi dell'est.
Non mancheranno le testimonianze locali, grazie alla partecipazione dell'associazione Gea (Centro d'ascolto antiviolenza - Casa delle Donne) di Bolzano.
La serata, moderata da Francesco Comina, coordinatore del Centro Pace di Bolzano, sarà ricca di momenti emozionanti grazie anche ad alcune letture a cura di Mara Da Roit, tratte dai libri in oggetto, e all'intrattenimento musicale di Annika Borsetto (voce) e Francesco Zanardo (chitarra).
 
Vi aspettiamo numerosi, e con voi vogliamo dire STOP ALLA VIOLENZA SULLE DONNE, che troppo spesso viene nascosta dal silenzio e dall'indifferenza.

.................................
 
25. NOVEMBER,
INTERNATIONALER TAG GEGEN GEWALT AN FRAUEN

STOP VIOLENCE

ISOKE AIKPITANYI: OPFER DES SEXUELLEN MISSBRAUCHS,
GEFOLTERT, GESCHLAGEN UND VERGEWALTIGT
Ein dramatisches Bekenntnis der Buchautorin von “Le ragazze di Benin City“

Abgerundet wird das Abendprogramm mit Erzählungen von Cristina Hueller 
  und von Lesungen durch Mara Da Roit.
Musikalische Umrahmung von Francesco Zanardo und Annika Borsetto
Freitag, 25. November 2011, 20.30 Uhr
im Neuen Theater von St. Jakob

(in italienischer Sprache)
  
Anlässlich des Internationalen Tages gegen Gewalt an Frauen am 25. November sind Sie zum Treffen mit Isoke Aikpitanyi, Autorin des Skandalbuches „Le ragazze di Benin City“ und zentrale Figur des Abends herzlich eingeladen.
Isoke hat es geschafft, sich aus den Zwängen ihrer Folterer, die Führer der nigerianischen Mafia, die schrecklichen ‚Mamam’ - die tagtäglich gegen die ihnen anvertrauten Frauen Gewalt ausüben - und die Kunden, zu befreien. Sie erlebte die Hölle der Zwangsprostitution, die schrecklichste Gewalt die es im Leben gibt, wo sie als Besitzgegenstand galt. Im Jahr 2000 kam sie nach Europa, mit dem Traum von einem Job, der sich jedoch bald zum Alptraum entwickelte. Nach ihrer Befreiung gründete sie eine Vereinigung von Opfern und ehemaligen Opfern des Menschenhandels, um ihnen eine Stimme zu geben und ihre Stimme zu sein.
An der Veranstaltung wird auch Cristina Hueller, Autorin des Buches "La bambola di pezza", teilnehmen. Sie erzählt in ihrem Buch eine Geschichte, die ihren Ursprung in Rumänien hat und das Thema der Sklaven des Ostens aufgreift.
Durch die Vertretung der lokalen Vereinigung Gea (Anti-Gewalt-Beratungsstellen - Haus der Frauen) werden örtliche Zeitzeugen zu Wort kommen.
Der Abend wird von Francesco Comina, Koordinator des Friedenszentrums von Bozen moderiert und findet um 20.30 Uhr im Neuen Theater von St. Jakob in Leifers statt.
Dank einiger Lesungen von Mara Da Roit aus den beiden Büchern wird der Abend einige sehr emotionale Momente beinhalten. Für musikalische Unterhaltung sorgen Annika Borsetto (Gesang) und Francesco Zanardo (Gitarre).

Wir hoffen, dass Ihr zahlreich erscheint, um gemeinsam mit uns STOPP GEWALT zu sagen, die allzu oft durch Schweigen und Gleichgültigkeit verborgen bleibt.
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giovedì, 17 novembre 2011



I magnifici 80 anni di Eva Klein

MAURO FATTOR
Gino Pasqualotto, Hockey Club Bolzano. Ma anche Silvius Magnago, Volkspartei. O Norbert Kaser, il poeta maledetto. Ci sono universi interi dentro la vita di alcuni protagonisti, grandi o piccoli che siano. Evocano mondi che sono a loro volta la chiave di accesso ad altri luoghi, quelli della nostra memoria e della nostra vita. Pagine già scritte della quotidiana fatica - ma anche del piacere - di stare dentro le cose con il cuore e con la testa. Quei protagonisti sono così come li ricordiamo, prigionieri felici del binomio indissolubile che ce li rende familiari e vicini per sempre. È ciò che accade con Eva Klein. Nell’immaginario collettivo Eva Klein è «Das Deutsche Blatt» dell’«Alto Adige», nessuna discussione. Un pezzo di storia sudtirolese che si conclude il 27 giugno 1999 con la sofferta chiusura delle pagine tedesche del nostro quotidiano.
 Un’avventura giornalistica che ha lasciato un segno profondo, primo tentativo - nel lontano 1961 - di rompere il monopolio dell’informazione targata «Dolomiten». Non solo: Eva Klein è stata una delle prime donne giornaliste in provincia di Bolzano, ha formato generazioni di giornalisti e giornaliste, non ha mai rinunciato ad essere uno spirito libero e plurilingue stando dalla parte di chi era politicamente e mediaticamente messo ai margini. Non è stato facile. A raccontarlo sarà lei stessa questa sera alle 20 in un appuntamento organizzato all’Archivio storico delle Donne di Piazza Parrocchia. Un modo per celebrare al meglio i magnifici 80 anni di quella che i suoi compagni di strada - Günther Pallaver e Renate Mumelter sopra tutti - hanno definito un po’ pomposamente, ma molto vicino alla verità, come «la pioniera del giornalismo critico in Alto Adige».
 Il «Blatt» infatti ha rappresentato per decenni nel mondo di lingua tedesca l’unica voce alternativa all’allora monopolio del «Dolomiten», e della sua casa editrice Athesia, nelle cui colonne non c’era spazio per chi, fra i sudtirolesi, non condivideva la ferrea linea della difesa etnica dettata dalla Svp, per chi già allora si sentiva soffocare da un regime «a partito unico», auspicando una linea più aperta alla collaborazione e alla pacifica convivenza fra i due gruppi. Ma, per paradosso, il tutto avveniva nell’ambito di un quotidiano, l’«Alto Adige» appunto, in quegli anni fortemente antiautonomista e che rappresentava in certo modo l’interfaccia «italiana» (vedi l’appellativo «Nationalistenblatt» affibbiatogli) del «Dolomiten» («Tagblatt der Südtiroler») arroccato nella strenua difesa della tirolesità più conservatrice. Con una differenza peraltro ben marcata: che mentre quest’ultimo sacrificava al monolitismo etnico qualsiasi opinione «fuori norma», le cronache italiane dell’«Alto Adige», pur seguendo fino al varo del Pacchetto e anche oltre, una linea diffidente e fredda nei confronti dell’autonomia, ospitava comunque tutte le correnti di pensiero, dall’estrema sinistra all’estrema destra democratiche, nel rispetto della tradizione ereditata dal Comitato di Liberazione Nazionale, fondatore del giornale. In più, nella pagina tedesca, trovavano spazio non solo i dissidenti alla sinistra della Svp, a cominciare dai socialdemocratici di Egmont Jenny, per non parlare del movimento del’68 e dell’era Langer, ma anche il partito degli indipendenti di Lunger, orientato a destra, fino agli interventi di Hans Dietl, fondatore della Sps, uscito dalle file della Svp con una fama di «falco» (rivalutato tuttavia post mortem) e sostenitore del «no» al pacchetto”. Ma al di là della politica, il «Blatt» segnò altre significative svolte culturali e di costume: in primis, accogliendone la collaborazione, l’aver scoperto e lanciato per primo e in esclusiva per molti anni Norbert Kaser, il più corrosivo scrittore e poeta sudtirolese del Dopoguerra, oltreché un critico acuto e anticonformista dei vizi e delle debolezze del mondo tradizionalista sudtirolese. Non solo: Kaser è considerato anche il creatore di un nuovo stile linguistico letterario pulito e immediato che ha fatto scuola. Passando poi ai piccoli «rivolgimenti» si può aggiungere che nel corso degli anni il «Blatt» ha dato spazio crescente a partire dagli anni Settanta, al giornalismo femminile, cosa allora inusuale.
«Nel 1962 entrai all’Alto Adige quasi per caso - racconta Eva Klein - grazie alla conoscenza di un tedesco molto pulito che avevo imparato nella natia Praga. Era un aspetto su cui il direttore di allora, Servilio Cavazzani, puntava molto. Il bilinguismo, in questo senso, fu determinante all’interno di un giornale che cominciava a volgere lo sguardo verso una dimensione interetnica». Il battesimo, però, è di fuoco: «Era aprile e pochi mesi dopo ci sarebbe stata la Notte dei Fuochi. La situazione politica di questa terra era difficile e noi giovani leve del giornalismo ci trovavamo ad avere delle responsabilità pesanti. Lo stesso Benno Steiner, che mi precedette alla «Deutsches Blatt», lavorava sotto scorta per essersi azzardato a scegliere una strada alternativa a quella imperante nel gruppo tedesco». Quello di Eva Klein è sempre stato però uno sguado eccentrico sulla realtà altoatesina, come lei stessa, con molto puntiglio, tiene molto a sottolineare. «La mia educazione, in un contesto di tensioni etniche come quello di Praga, dove sono nata, mi ha sempre permesso di guardare alla realtà altoatesina con occhi diversi. Non ho mai amato l’eccessivo nazionalismo e l’esasperazione delle identità: ero già perfettamente in sintonia con il significato della nostra pagina». I rapporti col mondo sudtirolese di lingua tedesca, però sono sempre stati molto difficili. «Il Dolomiten ci accusava di essere traditori al soldo del gruppo italiano, riflettendo la mentalità chiusa e arroccata che caratterizzava la Svp in quel periodo. Il direttore Cavazzani, invece, da figlio del Trentino austriaco aveva una visione più aperta individuando nella Stella Alpina il grosso sbaglio di non aprirsi a una mentalità più europea. In questo senso anticipò la storia». Fatto sta che sulle colonne del quotidiano targato Athesia le bordate verso la «Deutsches Blatt» divennero prassi quotidiana: «Ci facevano una guerra a mezzo stampa perché noi davamo voce a chi non condivideva la loro linea. A essere sinceri persino gli Arbeitnehmer si rivolgevano a noi e, tra gli altri, il figlio di Mayr Nusser ci ha pubblicamente ringraziato per aver dato rilievo a suo padre». Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. «Oggi - continua Eva Klein - molte tensioni si sono allentate. Se però mi chiedete come è cambiato il mondo dell’informazione sudtirolese la mia risposta è: non lo so. O meglio, non ho una visione completa della situazione, visto che il Dolomiten continua a non piacermi e non lo leggo. Non dimentico quello che gli Ebner mi hanno fatto: le accuse di tradimento e tutto il resto. Una cosa sopra le altre però mi faceva andare in bestia: il vecchio Toni Ebner diceva che il mio tedesco era «stentato», un modo per screditarmi e delegittimare il nostro lavoro. La verità è che avrei potuto dare lezione a quasi tutti i colleghi del Dolomiten di allora. E questo non l’ho dimenticato».
Tanti auguri, Frau Klein.

Stasera all’Archivio delle Donne

L’appuntamento con l’avventura umana e professionale di Eva Klein è per questa sera alle ore 20 presso l’Archivio Storico delle Donne, in Piazza Parrocchia 16 a Bolzano. Sul palco, assieme alla protagonista, ci saranno altri due protagonisti del «Deutsches Blatt» di un tempo - e cioè il politologo Günther Pallaver e la giornalista Renate Mumelter - assieme al direttore dell’«Alto Adige» Alberto Faustini e a Stefan Wallisch, dell’Associazione Stampa del Trentino-Alto Adige.
Va ricordato inoltre che la stessa Klein, assieme a Pallaver e Mumelter, hanno curato un libro sulla storia del «Deutsches Blatt» pubblicato nel 2010 dalla casa Editrice Raetia dal titolo «Contro Corrente».


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categoria:donne
venerdì, 11 novembre 2011



Quegli ostacoli che rallentano la corsa delle donne

Il consigliere socialista Della Ratta magari non ci crederà, ma una selezione basata sul merito è proprio quello che chiedono le donne. È una gara, ed è giusto che il(la) più bravo(a) vinca. Bisogna però che la gara sia leale e che soprattutto si faccia tutti lo stesso tipo di corsa. Mi spiegherò con una metafora sportiva, sapendo che molti uomini sono esperti di sport. Se si corrono i cento metri piani, io posso ben mettermi, insieme agli altri concorrenti, ai blocchi di partenza. Ma se sulla mia corsia (e solo lì) ci sono gli ostacoli, difficilmente riuscirò ad arrivare prima, anche se fossi di gran lunga la più veloce. Dilungarsi sulla natura degli ostacoli pare quasi superfluo. Magari basta un rapido e di certo incompleto elenco: gravidanza, svezzamento, cura e educazione dei figli, rapporti con la scuola, gestione delle malattie della famiglia, cura della casa, spesa e alimentazione della famiglia, cura e assistenza ai genitori anziani, stipendi più bassi, difficoltà di rientro al lavoro dopo la maternità, molestie sul posto di lavoro, pregiudizi di genere. Mi fermo, ma sarebbe facile proseguire. Certo, al consigliere Della Ratta e a molti suoi colleghi di genere farà piacere pensare invece che se un consiglio di amministrazione è formato da soli uomini è proprio perché non si è trovata nessuna donna migliore di loro. Prima di invocare il merito come solo criterio di selezione, bisogna decidersi a correre tutti quanti nella stessa disciplina: perciò o si levano gli ostacoli dalle nostre corsie o i signori uomini si decidano a prendersi un po’ di ostacoli anche loro. Poi partiamo pure alla pari. Vediamo chi arriva prima.
Brigitte Foppa Consigliera Comunale Verdi
Alto Adige 11-11-11
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venerdì, 11 novembre 2011



«Garantire alle donne lavoratrici un aiuto per la cura dei figli»

BOLZANO. Approvata ieri in consiglio provinciale la mozione firmata da Hochgruber Kuenzer, Pardeller e Stirner Brantsch (Svp) che chiede tre anni di copertura assicurativa per coloro che si dedicano all’educazione dei figli. La proposta che impegna la giunta è di introdurre un sostegno all’assistenza ai figli in seno alla famiglia. Una misura, spiegano i proponenti, per colmare la differenza tra dipendenti pubblici e privati per le donne che restano a casa dal lavoro per custodire i figli per un periodo di tempo. Iniziata poi la discussione sul Rendiconto generale della Provincia per l’esercizio finanziario 2010, il primo secondo l’Accordo di Milano, presentato dall’assessore Bizzo: entrate per 5,362 miliardi e spese per di 5,384 miliardi.

Alto Adige 11-11-11
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categoria:donne, provincia di bolzano
sabato, 29 ottobre 2011



Conferenza all’università sui diritti delle donne con la russa Pisklakova  

BOLZANO. «Speak truth to power». E’ questo il titolo della conferenza di Marina Pisklakova, ingegnere ed attivista per i diritti delle donne in Russia, che si svolgerà oggi alle ore 11 presso la Libera Università di Bolzano. L’incontro, che fa parte delle lezioni di Etica, è aperto a tutti. Questa donna che vive all’insegna del coraggio civile e della convinzione di poter migliorare il mondo è una dei difensori dei diritti umani presentati nella mostra fotografica organizzata dalla Robert F. Kennedy Foundation ed esposta in ateneo. Marina Pisklakova è l’attivista leader dei diritti delle donne in Russia. Ha studiato ingegneria aeronautica a Mosca, e nel periodo in cui si occupava di ricerca presso l’Accademia di Scienze, ha scoperto con orrore che la violenza domestica aveva raggiunto proporzioni gigantesche. Nel luglio del 1993, la Pisklakova ha istituito un servizio telefonico di assistenza per le donne vittime di violenze domestiche. Oggi la sua organizzazione Anna (National Center for the Prevention of Violence) fa parte di un network di 170 unità di crisi tra la Russia e i territori ex Urss.

Alto Adige 29-10-11
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categoria:donne
giovedì, 20 ottobre 2011


Migranti e non, un ponte tra le culture

RICCARDO VALLETTI

Teatri, musei e tutto il mondo dell’associazionismo si mobilitano per favorire la contaminazione culturale da parte dei nuovi altoatesini, migranti e figli di migranti.
 Questo è il progetto culturale per l’integrazione patrocinato dalla ripartizione Cultura della Provincia. Sotto lo slogan «Con nuove culture», annunciato ieri dal vicepresidente Tommasini a palazzo Widmann, si articola la nuova offerta del panorama culturale altoatesino. «Non più offerte dedicate agli stranieri - spiega Tommasini - ma una nuova sinergia tra le associazioni culturali altoatesine e straniere per un unico progetto».
Il progetto, presentato come un laboratorio aperto ai contributi di tutte le associazioni culturali presenti nel territorio, si articolerà per fasi: prima l’analisi dell’utenza, poi un percorso di formazione per gli operatori culturali, quindi la presentazione di istanze dalle associazioni di stranieri e infine una progettazione comune di eventi e manifestazioni.
 Il progetto ha già un comitato scientifico, formato Giovanna Guerzoni, antropologa docente all’università di Bologna, Gabriella Presta, della tutela di rifugiati e immigrati per la cooperazione e sviluppo e Maurizio Ambrosini, sociologo delle migrazioni e docente a Trieste. «Queste attività - spiega il vicepresidente della giunta - serviranno a fare leva anche su quella parte di politici che si mostrano ancora scettici al tema dell’integrazione».
Nel ventunesimo secolo, l’analisi dell’antropologa, «siamo costretti a muoverci in un mondo complesso e necessariamente plurale, in cui le trasformazioni sociali sono profonde e rapidissime». Un mondo fatto di reti sociali fluide, prosegue Guerzoni, «che ci fanno sentire strattonati tra omologazione e una necessaria dimora stabile». Per queste ragioni, critica Tommasini «è impensabile chiuderci nel sogno di una patria etnica, la globalizzazione non si fermerebbe davanti ai confini di uno stato sudtirolese».
 Ma trasmettere questo messaggio in giunta è complicato, confessa il politico, «ci sono ancora posizioni molto dure su questo tema, nonostante nelle nostre scuole la percentuale di stranieri sia al 25%».
Per battere la paura del diverso quindi, e consentire il reciproco arricchimento di conoscenza, la scommessa è sulla cultura. «È in gioco la nostra crescita - afferma Tommasini - potremo superare questa fase di stallo solo se riusciremo ad inserirci nel flusso migratorio, un ruolo che storicamente ci appartiene».
 La risposta dalle associazioni è stata immediata, e già per il programma culturale 2011/2012 il cartellone è pieno di eventi sperimentali.

Un cartellone pensato anche al femminile

Il progetto «Con nuove culture» ha coinvolto tutte le principali istituzioni culturali altoatesine, in collaborazione con le associazioni di migranti. Il primo appuntamento è già questa domenica, con la visita guidata della città organizzata dal Fondo Ambiente Italiano e la Società Dante Alighieri in collaborazione con l’associazione albanese Arberia: appuntamento alle 17 in piazza del Grano per scoprire la Bolzano Medievale. Per tutto l’autunno il Teatro Cristallo, in collaborazione con la cooperativa Teatro Blu, Dante Alighieri e Istituto Scolastico Bolzano 1, ospiterà una rassegna dedicata alle famiglie sotto lo slogan «dalla scuola al teatro passando per l’accoglienza dei bambini migranti»; prossimo appuntamento domenica 29, ore 16,30 per «Bianca e Neve», rivisitazione della famosa fiaba per bambini. Per un pubblico tutto al femminile invece hanno collaborato Museion, Donne Nissà, Museo di Scienze, Eurac, biblioteca Claudia Augusta e l’associazione «Il gioco degli specchi». (ri.va.)
Alto Adige 20-10-11
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categoria:cultura, donne
giovedì, 20 ottobre 2011

BolzanoPoesia, partenza tutta al femminile con l’«Epica delle donne»

Diverse creatività, diversi punti di incontro per una sola grande manifestazione nella quale musica e parole la fanno da padrone. E’ il “Festival BolzanoPoesia 2011”, una “4 giorni” di creatività curata e realizzata dall’assessorato comunale alla cultura che si svolgerà da oggi e fino al 22 di ottobre. Un progetto quello di quest’anno che non vuole essere solo un concentrato di poesia ma che, come sostiene l’assessore comunale alla cultura Patrizia Trincanato, sarà “dedicato alla nuova spettacolarità dei giovani ed utilizzerà un linguaggio completamente nuovo fatto di musica, poesia e cinema”. Ovviamente differenti metodi espressivi non possono fare altro che esprimersi in differenti luoghi, situati lungo tutto il capoluogo altoatesino. Si andrà dal Museion, al centro giovani Pippo.stage, dalla Biblioteca delle donne, al liceo scientifico Torricelli. “I giovani sono profeti del nostro futuro. - sottolinea Daniela Rossi, storica curatrice della rassegna, in collaborazione con Noma festival - Vorremmo che proprio loro, consapevoli del loro ruolo nell’avvenire, diventino poeti di questa realtà presente, tanto difficile quanto entusiasmante”.
 E proprio oggi, il via di BolzanoPoesia con una partenza tutta “in rosa”. Primo appuntamento della rassegna sarà infatti l “epica delle donne”, un reading con video, che si svolgerà alle ore 18 alla Biblioteca della donne, e che vedrà come protagoniste Antonella Bukovaz e Jonida Prifti, due tra le più interessanti e innovative poetesse in lingua italiana. Sono parte di una tendenza poetica femminile contemporanea, che scrive una poesia portatrice di una coscienza collettiva, una poesia performativa nel senso più ampio del termine, una poesia che parla di donna e della sua trasformazione nella società attuale. Antonella Bukovaz, nata sul confine italo sloveno e lì residente porta alla rassegna “l’epica delle donne”, una poesia non letta ma raccontata dal titolo “Al limite”, mentre Jonida Prifti, albanese che vive a Roma, e performer di arte contemporanea presenta Ajenk progetto sonoro - poetico dove la sregolatezza della parola cova una dimensione doppia della lingua.
 “Festival BolzanoPoesia 2011” proseguirà domani, giovadì 20 ottobre, nelle sale del Museion, con il Festival italiano di videoclip di poesia di Roma “Doctorclip” che, in collaborazione con Zebra Poetry Film festival di Berlino, presenterà una selezione internazionale delle migliori opere di clip di poesia. La giornata proseguirà e verrà conclusa dal musicista e poeta Massimo Zamboni, con il reading di musica “Profezia è predire il presente”. Proseguendo con il programma della manifestazione, ampio spazio alla musica previsto per venerdì 21 ottobre, al Pippo.Stage di Bolzano. In occasione del trentennale della morte, Bolznao poesia rende tributo al re del raggai Bob Marley, musicista e cantante idolo di tante generazioni. Michele Cinque presenterà così il suo documentario dal titolo “Bob Marley, il profeta del raggae”. Un lungo viaggio nella musica e nei testi dell’artista, girato tra Londra, l’Italia e la Giamaica, per ripercorrere la sua vita straordinaria e l’ascesa dal ghetto di Kingston. Seguirà il reading di Alberto Castelli “Ho sognato Bob Marley” ed a chiusura della serata si terrà il concerto del gruppo “Bob Marley Tribute Show”. “Festival Bolzano Poesia 2011” si concluderà sabato 22 ottobre, sempre al centro giovani di Bolzano Pippo.stage, con la serata di “Spoken Music”. Ospiti Andrea Ra con il suo nuovo disco “Nessun riferimento”, e lo special guest The Niro. Due moderni cantautori, due voci straordinarie del panorama italiano con un omaggio ai giovani che cercano nella musica e nella poesia la loro strada per il futuro.
Alto Adige 19-10-11
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categoria:donne
giovedì, 13 ottobre 2011



Storia del movimento femminista

DANIELA MIMMI
Tremate, tremate, le streghe son tornate. Le voci che escono dal megafono all’esterno della Galleria Civica di piazza Domenicani a Bolzano sembrano provenire da un lontano passato. Erano i tempi in cui le donne, per la prima volta nella storia (a parte qualche timido e sparuto tentativo) compatte e unite sfilavano in piazza per rivendicare i loro diritti, battersi per la parità con gli uomini. Succedeva nelle grandi città europee e americane, ma succedeva anche a Bolzano come si può vedere percorrendo la mostra “Frauenbewegung ’70. Frammenti di storia del movimento femminista in Alto Adige/Südtirol” che sarà inaugurata oggi alle 19 e aperta fino al 19 novembre alla Galleria Civica.
 L’idea è dell’Archivio storico delle donne di Bolzano e tra le curatrici c’è Alessandra Spada, storica e presidente del Centro Interculturale delle Donne di Bolzano. “Abbiamo trovato decine e decine tra foto, manifesti, volantini, registrazioni audio, grazie anche alla collaborazione di tutte le donne della Provincia. - afferma la Spada - La mostra è articolata in diverse sezioni. Una parte è dedicata al movimento femminista degli anni Settanta, che qui era già piuttosto attivo. In quegli anni cominciavano la loro attività anche gruppi come il Kollontaj, formato per lo più da giovani donne, soprattutto italiane, che tornavano qui dopo aver fatto l’università fuori. Da quel gruppo è nato poi l’Aied, che si è impegnato, ad esempio, nella raccolta di firme per l’abrogazione della legge che impediva l’aborto, considerato ancora un reato”.
 Da quel momento le donne di lingua italiana e tedesca hanno unito le loro forze per una causa comune. C’erano il Frauenkollektiv a Merano, nato nel 1976, e le donne della Südtiroler Hochschülerschaft, con le studentesse universitarie. E poi ancora il movimento delle Donne per la Pace che protestò contro la base militare sul Colle e organizzava passeggiate pacifiste a Naz-Sciaves, dove c’era una base militare americana.
 Poi ci sono le sezioni tematiche. «In quella che riguarda la sessualità e la contraccezione abbiamo esposto manifesti e materiali informativi. Nella mostra i vari materiali vengono presentati anche con il supporto di mezzi audio-visivi. C’è un’istallazione sonora che riproduce il dibattito apparso sui giornali dell’epoca in seguito alla difficoltà di dare attuazione alla legge 194 a causa del gran numero di medici “obiettori di coscienza” che si rifiutavano di praticare l’aborto. Poi ancora c’è un’istallazione video con immagini articolate che riproducono le battaglie fatte dalle donne a favore di una legge contro la violenza sessuale», ancora Alessandra Spada. Il video riporta le immagini di donne davanti al tribunale di Bolzano in occasione di un processo per stupro nel 1979; le manifestazioni di protesta, i volantinaggi e la raccolta di firme per una la legge che considerasse la violenza sessuale non più come semplice reato contro la morale, ma contro la persona. Ma Bolzano detiene inoltre un primato di cui può andare giustamente orgogliosa. «Qui venne approvata nel 1989, una legge provinciale che prevedeva, prima in Italia, l’istituzione di un “servizio Casa delle donne”, dove potevano trovare alloggio donne violentate e maltrattate. La legge non ebbe un iter semplice, perchè l’assessore alla sanità di allora aveva istituito una commissione di soli uomini. Le donne protestarono duramente, alcune di loro vennero inserite nella commissione, e così passò la prima legge italiana che prevedeva una casa per donne maltrattate», sottolinea la Spada. Nella mostra c’è pure qualcosa che riguarda il presente. È stata prodotta anche un’installazione video con la regia di Greta Mentzl che, attraverso una serie di interviste sulla posizione e la percezione della donna e dell’uomo, riprende uno sguardo soggettivo della società di oggi. Inoltre viene presentato un filmato che riprende stralci di programmi incentrati su tematiche femminili trasmessi dalla Rai Sender Bozen tra il 2000 e 2010 ed una cronologia che evidenzia il movimento delle donne mettendo a confronto il contesto locale con quello nazionale e internazionale.
 “Da un punto di vista legislativo è stata fatta molta strada, dal punto di vista culturale no. Secondo me in parte la colpa è dei media che tendono a dare un’immagine della donna diversa dalla realtà, ma anche di una certa politica. La pari opportunità la si ottiene rapidamente quando si tratta di doveri, non così nei diritti. Basta pensare che nessuno riconosce alle donne il carico di lavoro, anzi di doppio lavoro, che portano avanti per tutta la vita. E per finire non ci sono i servizi che possono aiutare la donna ad alleggerirla da questo doppio carico. In compenso però passa senza alcun ostacolo la legge la pensione per le donne alla stessa età degli uomini”, chiude Alessandra Spada.
Alto Adige 13-10-11
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categoria:donne
martedì, 11 ottobre 2011



Mostra sul femminismo  

Una mostra sul movimento femminista in Alto Adige negli anni Settanta. La rassegna - proposta dall’Archivio storico delle donne - verrà inaugurata dopodomani, 13 ottobre, alle ore 19, presso la Galleria civica di piazza Domenicani a Bolzano. Attraverso questa mostra si rende visibile una parte importante della storia contemporanea dell’Alto Adige: gli anni in cui le donne sono scese in piazza, hanno preteso e ottenuto ascolto, sono uscite dal “loro ruolo” e si sono conquistate spazi di azione politica. Con l’ausilio di manifesti, volantini, testi e foto di quel periodo si intende aprire una finestra sulla complessità e vivacità del movimento delle donne in Alto Adige, sui temi di cui le donne si sono occupate e sulle richieste che hanno avanzato. Si tratta anche di un’occasione per riflettere su ciò che nel frattempo è cambiato, su ciò che è stato raggiunto e sulla nostra contemporaneità.
 I materiali della mostra fanno riferimento a tematiche al centro del dibattito del movimento femminista in quegli anni. Fino al 19 ottobre, lu-sa 10-12.30 e 15-18.30.
Alto Adige 11-10-11
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categoria:donne, arte
sabato, 08 ottobre 2011

       
Tawakkul Karman, Ellen Johnson-Sirleaf, Leymah Gbowee

Nobel per la Pace a tre donne

FIAMMETTA CUPELLARO
ROMA. «Non è possibile conquistare la democrazia e una pace duratura senza che le donne abbiano le stesse opportunità degli uomini nel contribuire allo sviluppo a tutti i livelli della società». Con questa motivazione la commissione di Oslo ieri ha insignito tre donne, ex aequo, con il Nobel per la pace. Si tratta di Tawakkul Karman, giornalista yemenita di 32 anni, la prima donna araba a ricevere il Nobel per la pace; della presidente liberiana Ellen Johnson-Sirleaf, 72 anni, e della connazionale Leymah Gbowee, avvocato pacifista. Premiate per «la battaglia non violenta per la sicurezza delle donne e per il loro diritto a partecipare alla costruzione della pace».
 Da tempo si attendeva un riconoscimento al contributo delle donne: in più di un secolo solo in 15 hanno ottenuto il prestigioso premio conferito da Oslo. Tra loro, Madre Teresa di Calcutta e Aung San Suu Kyi. «E’ una notizia meravigliosa» ha commentato il segretario generale dell’Onu Ban ki-moon dicendo che le figure premiate «non avrebbero potuto essere scelte meglio».
 La Primavera araba, l’impegno contro la guerra e le pari opportunità in Africa sono le battaglie condotte dalle tre donne. «Dedico il Nobel a tutti gli attivisti della Primavera araba. E’ il riconoscimento da parte della comunità internazionale della nostra rivoluzione e della sua inevitabile vittoria» ha commentato la giovane Tawakkul Karman, fondatrice nello Yemen dell’associazione «Giornaliste senza catene» in prima linea nelle proteste contro il regime di Ali Abdullah Saleh.
 «E’ un premio a tutto il popolo liberiano. E’ il risultato di molti anni di battaglia per la pace e la giustizia. I liberiani devono essere fieri» ha affermato Ellen Johnson-Sirleaf, prima donna a guidare uno stato nel Continente nero e che tra due giorni sarà impegnata nelle elezioni per un secondo mandato. Insieme alla presidente della Liberia è stata premiata la connazionale pacifista, Leymah Gbowee che ha contribuito a mettere fine alle guerre civili che hanno dilaniato il suo paese per 14 anni causando 250mila vittime. L’attivista ha usato tutte le «armi» pacifiche a disposizione anche quella dello «sciopero del sesso».
 Tra i primi a congratularsi con le tre donne, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. «Questo premio Nobel sancisce il cammino del continente africano verso la pace e lo sviluppo e rafforza le spontanee istanze di libertà, partecipazione e democrazia che si levano dai paesi del Mediterraneo e che non possono essere disattese».
 Lodi anche dalla cancelliera tedesca Angela Merkel che l’ha definito «un ottimo segnale» e da Amnesty International.
Alto Adige 8-10-11
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categoria:donne
lunedì, 04 luglio 2011



Donne in politica: quote rosa necessarie

BOLZANO. Premiare le donne per il merito e non per il genere. Questo chiedono le imprenditrici rifiutando le quote rosa. «Un principio più che giusto - rispondono le donne in politica - che però in Italia non viene applicato E allora l’unico modo per garantire una rappresentanza femminile adeguata nei posti che contano sono proprio le quote rosa».
 Prima di entrare in politica, Luisa Gnecchi è stata la prima donna a guidare la Cgil altoatesina. Ora è in parlamento, dove ha appena votato la legge che obbliga le società pubbliche e quotate ad assegnare almeno il 20% (poi diventerà il 30%) dei posti in cda alle donne. «Le quote rosa sono necessarie», afferma Gnecchi, che poi aggiunge: «Purtroppo». Prosegue la deputata del Pd: «Le donne sono più numerose degli uomini sia in assoluto che come numero di laureate, eppure nei cda non le troviamo e i loro stipendi medi sono più bassi. Non è una cosa di cui essere orgogliose, ma se vogliamo cambiare questa situazione, l’introduzione delle quote rosa è obbligata».
 Ne è convinta anche Elena Artioli, consigliere provinciale della Lega Nord: «L’introduzione delle quote rose nei cda è necessaria, altrimenti continueremo a non essere rappresentate. Fare politica per una donna è dura, soprattutto se bisogna occuparsi anche dei figli. E poi a noi si chiede sempre di più rispetto agli uomini».
 Mariateresa Tomada, consigliere comunale del Pdl, nella scorsa legislatura faceva parte del cda di Sasa. «Condivido il ragionamento che fanno le imprenditrici sul merito, ma purtroppo questa logica nel settore pubblico non funziona. Per questo le quote rosa sono importanti, come hanno dimostrato le esperienze riuscite di altri Paesi. Non dico che le donne sono automaticamente meglio degli uomini, ma se non introduciamo questo sistema almeno in via provvisoria, la presenza nei cda pubblici continuerà ad essere ridotta».
 Liliana Di Fede è sindaco di Laives. «Grazie alle quote rose previste all’interno delle liste elettorali - spiega - oggi siamo in dieci. Ancora poche rispetto al totale di 116 comuni, ma sono il doppio rispetto alle cinque della legislatura precedente. Detto questo, c’è un problema oggettivo. Le donne si fanno spesso carico della famiglia. Io stessa, se i miei figli fossero stati più piccoli, non avrei scelto di candidarmi a sindaco. Inoltre ho notato che in generale gli uomini accettano le sfide professionali con più naturalezza e semplicità, mentre noi donne spesso ci tiriamo indietro. Ma poi c’è anche una questione di mentalità: a noi donne non si fanno sconti, si chiede sempre il massimo e quando capita che una di noi viene nominata in qualche posto importante si chiede subito se è abbastanza preparata e qualificata. Perché con gli uomini non accade mai?». (mi.m.)
Alto Adige 4-7-11
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categoria:donne
martedì, 28 giugno 2011



Belli e il potere delle donne

La nota scrittrice nicaraguense Gioconda Belli sarà oggi a Bolzano, su invito del Centro per la Pace, per presentare il suo ultimo libro «Nel paese delle donne» (Feltrinelli), romanzo che racconta la vicenda di un gruppo di donne della Sinistra erotica alle prese con il governo di una città. L’appuntamento è alle 18 nel piazzale antistante al Café Museion, in via Dante. Introduzione di Francesco Comina del Centro Pace; letture di Mara da Roit; dialogo con Cornelia Dell’Eva. Alle 16 la Belli incontrerà invece il sindaco Luigi Spagnolli in Municipio.
Alto Adige 28-6-11
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mercoledì, 25 maggio 2011



LE DONNE E IL VIAGGIO: CONFERENZA-SPETTACOLO

BOLZANO. Perché la nostra tradizione culturale immagina le donne che stanno in casa a filare (come Penelope) e gli uomini che girano il mondo (e se la spassano, come Ulisse?). Tra ironia e filosofia, passato e presente, con immagini e molta musica, l’antropologo Duccio Canestrini (foto) domani sarà di nuovo a Bolzano con una delle sue conferenze-spettacolo (qualche giorno fa ebbe grande successo con quella dedicata a Courbet e l’Origine del mondo) su invito del gruppo «Penelope in viaggio». L’appuntamento è per domani alle 20.30 al teatro di Gries. Il titolo dell’incontro è «Filare via... perché filare non basta». In altre parole: quando l’angelo del focolare taglia la corda. Si parlerà del rapporto tra donne e viaggio, sulla sua rappresentazione nel cinema e in letteratura... Per concludere che sì, le differenze tra generi esistono, ma forse quelle più eclatanti corrono tra persone che fanno turismo in maniera diversa, a prescindere dal loro sesso.
Alto Adige 25-5-11
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mercoledì, 25 maggio 2011


Jessie White                        

INCONTRO SU DONNE E RISORGIMENTO

Oggi alle 18.30 alla Biblioteca della donna, in piazza Parrocchia 16, conferenza di Giancarlo Raineri su «Ideali e ruoli delle donne del Risorgimento». Si parlerà dell’adesione di molte donne alle repubbliche nate dopo l’irruzione napoleonica e poi alla partecipazione femminile - nei ruoli più vari, anche pericolosi - all’unità d’Italia.
Alto Adige 25-5-11
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sabato, 07 maggio 2011



Duemila donne ogni anno all’Aied

 BOLZANO. E’ in costante crescita l’attività dell’Aied, uno dei principali consultori della città. Nel 2010 sono stati duemila gli utenti (il 94% donne, di cui il 10 per cento straniere) della struttura di via Isarco. Con un incremento del 32% rispetto all’anno precedente. L’introduzione del ticket per alcune prestazioni non ha quindi comportato alcuna flessione della richiesta di consulenze, sostegno psicologico, e prestazioni sanitarie e pre e post-parto. Il consultorio ha tenuto l’assemblea annuale, che è stata l’occasione per tracciare un bilancio dell’attività svolta nel 2010. Nel 2010, infatti, è iniziato il percorso di riorganizzazione dell’attività con l’avvio di nuovi progetti e l’arrivo di nuovi operatori che hanno rafforzato lo staff. «Tali cambiamenti - ha spiegato nella sua relazione la presidente Manuela Kustatscher - sono stati introdotti in parte per rispondere ad esigenze gestionali ed organizzative sempre più complesse e in parte per far fronte ad una richiesta da parte dell’utenza sempre più articolata». L’insieme di queste novità trova espressione anche nella diversa distribuzione delle prestazioni del 2010 e nell’incremento di alcune aree di consulenza. All’attività classica del consultorio va aggiunta l’intensa attività nelle scuole, che ha portato i consulenti Aied a contattare 468 persone, tra ragazze e ragazzi. Il consultorio Aied è aperto 12 mesi l’anno, per 5 giorni a settimana e le attività che offre si articolano attraverso 45 ore di apertura settimanale. Complessivamente nel 2010 sono state elargite 11.765 prestazioni di cui 8.916 sanitarie, 2.556 sociali e 293 socio-sanitarie. Dal lunedì al venerdì in orario d’ufficio, le operatrici offrono informazioni sul servizio del consultorio. Le telefonate (allo 0471-979399) riguardano, oltre la prenotazione degli appuntamenti specialistici, la contraccezione, la pillola del giorno dopo, le malattie a trasmissione sessuale, l’interruzione volontaria della gravidanza, la gravidanza, i percorsi di preparazione alla nascita e dopo parto, il ciclo mestruale e la menopausa, le relazioni tra partner e tra genitori e figli. L’accesso al consultorio è libero e durante le otto ore settimanali di apertura al pubblico. Senza appuntamento, chiunque può chiedere informazioni, consigli e risposte a bisogni sanitari, sociali e psicologici. «Le consulenze richieste in orario di accoglienza - spiega Kustatscher - hanno riguardato per la maggior parte la contraccezione e le informazioni sulle fasi del ciclo riproduttivo femminile: fertilità, ricerca di gravidanza e menopausa». Nel 2010 le psicologhe hanno effettuato 139 colloqui in orario d’accoglienza confermando la comodità e la fruibilità per l’utente di una modalità d’accesso libera e senza appuntamento. Oltre 700, invece, i colloqui su appuntamento. E ancora: «I nostri medici hanno effettuato 1.125 visite ginecologiche, 358 visite senologiche, 886 PAP test, 228 consulenze ginecologiche, 117 ecografie ostetriche e 941 ecografie ginecologiche, 49 colposcopie, 13 biopsie della portio e 8 piccoli interventi. 26 gli inserimenti della spirale e 24 le rimozioni. 120 le prescrizioni della pillola del giorno dopo». Le operatrici durante l’attività ambulatoriale hanno fornito 1080 consulenze sanitarie. L’attività ambulatoriale dell’ostetrica ha riguardato prevalentemente l’assistenza in gravidanza. Intenso il cosiddetto «percorso di preparazione alla nascita»: 13 gruppi a cui hanno partecipato 95 donne. Il percorso dopo-parto, invece, si conferma un’occasione importante per le neo-mamme di incontro.
Alto Adige 7-5-11
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domenica, 24 aprile 2011



Cinema: a Bolzano il ruolo delle donne nella Liberazione

MARCO RIZZA
BOLZANO. Il primo appuntamento con i documentari per la celebrazione dell’anniversario della Liberazione - domani (lunedì) alle 18.30 al Capitol - sarà con il documentario di Alessia Proietti «Bandite», proiettato nell’ambito della prima giornata del festival delle Resistenze contemporanee. «Bandite» restituisce alla storia della Resistenza italiana quella lotta di liberazione che fu anche espressione di parità e di eguaglianza tra i generi, quel momento in cui le donne escono dal ruolo storico di madre, casalinga e sposa per assumere quello di bandita, clandestina, partigiana. Il documentario intervista oggi alcune delle donne che dal ’43 al ’45 hanno combattuto nelle formazioni partigiane. In un racconto corale, donne di diverse estrazioni sociali, culturali e politiche, esprimono la consapevolezza di una lotta che va oltre la liberazione dal nazifascismo e che segna un momento decisivo nel percorso di emancipazione femminile. Il vissuto di queste donne ribelli si intreccia agli interventi delle storiche. Abbiamo parlato del documentario con la regista, Alessia Proietti, che domani sarà presente alla proiezione: «Sono onorata di questo invito».
 Il suo documentario ribadisce che nel corso della guerra di Liberazione le donne non si limitarono a ruoli «di appoggio» o di staffette per i messaggi, ma alcune svolsero anche un ruolo attivo come combattenti: ma portarono nelle battaglie qualcosa di specificamente «femminile» o furono uguali ai partigiani maschi?
 
Portarono certamente una dose straordinaria di «creatività», per dire così, per uscire dalle situazioni difficili o di pericolo. Di creatività e di risolutezza. Se si intervista un partigiano si sentirà spesso parlare delle grandi battaglie, se si intervista una partigiana sarà più frequente ascoltare storie di vite salvate con escamotage di vario tipo in numerosi, piccoli episodi. Molte di loro inoltre raccontano di avere combattuto «col cuore di donna», cioè con la piena consapevolezza e il dolore di sapere che avrebbero potuto uccidere.
 Quindi cambia anche il modo in cui tramandano la memoria...
 
Sì, esatto. Per altro subito dopo la fine della guerra il loro ruolo nella lotta partigiana fu quasi sempre sottovalutato: era considerato partigiano chi avesse partecipato ad almeno tre scontri a fuoco e così loro spesso restarono escluse dall’ufficialità del riconoscimento. Ma non rivendicarono mai nulla perché - come raccontano - pensavano di avere fatto solo il loro dovere. Ed poi dopo il 1945 erano troppo impegnate nella costruzione materiale e civile della nuova Italia... Bisognerà aspettare gli anni Sessanta e Settanta per rivalutare il loro ruolo. «Compagne», il fondamentale libro di Bianca Guidetti Serra, è del 1977.
 Erano altri anni... Oggi cosa raccontano quelle donne?
 
Nelle loro parole c’è grande amarezza, un forte dolore per la condizione nella quale vedono gettata la donna oggi in Italia. Lo dicono spesso: «Valeva la pena lottare per vedere oggi giovane donne che si spogliano per vendere una bottiglia di vino in più?». Sono lucidissime nel criticare l’uso del corpo della donna nell’Italia di oggi, e in questo danno molta forza anche alla nostra protesta... Ma nel documentario non si parla di attualità, di solito ne discutiamo nel dibattito al termine della proiezione.

   La scheda
Domani al via il Festival

 Prende il via domani (lunedì 25) a Bolzano il Festival delle Resistenza contemporanee. Si apre con un omaggio alle vittime nei campi di sterminio: alle 10 in piazza Matteotti si riuniscono i ragazzi che a gennaio hanno preso parte al Treno della Memoria, visitando Auschwitz e Birkenau, raccontando la loro esperienza con parole e immagini. Alle 18.30 al cinema Capitol è proiettato il docu-film «Bandite». Martedì invece la giornata sarà dedicata alla «resistenza all’omologazione»: in mattinata incontro col segretario nazionale di Slow Food Silvio Barbero e dalle 19.30 cena in piazza Matteotti dei piccoli commercianti che resistono alla grande distribuzione con, tra gli altri, David Riondino.
Alto Adige 24-4-11
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martedì, 19 aprile 2011



PARI OPPORTUNITA’

Consulenza legale gratuita in commissione

La Commissione provinciale per le pari opportunità offre un servizio di consulenza legale gratuito su questioni riferite alle donne e a problematiche familiari. Per gli appuntamento basterà rivolgersi al Servizio donna. Il servizio è disponibile ogni martedì pomeriggio in via Dante 11 a Bolzano.
Alto Adige 19-4-11
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sabato, 26 marzo 2011



Ritorna “Girl’s power”, iniziative al femminile fra svago e riflessione

MARTINA CAPOVIN
BOLZANO. Lo cantavano le Spice Girls oltre una decina di anni fa ed è diventato il motto della generazione che allora entrava nel periodo dell’adolescenza. Ma “Girl’s power”, il potere, la forza delle donne, non è solo uno slogan di milioni di fan di una pop band di fine anni Novanta: “potere delle ragazze” è una frase che indica una donna che diviene protagonista e che si allontana dagli stereotipi che da sempre la segnano. Ed è un termine che il Comune di Bolzano ha scelto come nome per un progetto importante, ovviamente tutto in rosa, presentato ieri nella sua nuova edizione targata 2011.
 Promossa per la prima volta nel 2007, “Girl’s power” è un’iniziativa attuata grazie alla collaborazione di diversi centri giovanili cittadini, che si pone obiettivo la promozione di attività ed eventi con e per le ragazze della città. Gli assessori Patrizia Trincanato (Pari Opportunità) e Mauro Randi (Politiche Sociali), insieme a Lucia Rizzieri, referente comunale per questa iniziativa, hanno presentato gli eventi e il libretto che contiene il programma di “Girl’s power” 2011. Andando alla ricerca del talento e delle competenze al di là degli stereotipi e ideali di donna preconfezionati, le ragazze trovano diverse offerte, iniziative e progetti su varie tematiche: spazi di creatività, di libertà, di vera partecipazione, senza barriere culturali, sociali o etniche. “Girl’s power” inoltre punta a rendere sempre più professionale il lavoro nei centri giovanili offrendo consulenza, momenti di scambio e un percorso di formazione per operatrici e operatori del settore.
 «Al quarto anno - hanno detto Trincanato e Randi - “Girl’s power” si pone ormai come offerta formativa e culturale di grande qualità». E le iniziative che fanno parte dell’intero progetto sono state ideate ed organizzate dalle stesse ragazze, che esprimono quindi la loro voglia di partecipare, di essere parte attiva del loro vivere e del loro crescere come donne. Tra i progetti, vi sono alcuni incontri da aprile a maggio per analizzare un quartiere e individuare i relativi luoghi che danno sicurezza e quelli che ne danno meno, poi incontri con esperti per relazionarsi con il proprio corpo, le proprie capacità creative ed espressive, e ancora un camp estivo al femminile, incontri sul tema dell’amore e della sessualità, della moda e dello stile, sulla cucina e sui lavori manuali, sul cinema, lo sport, la musica, la fotografia e il tempo libero.
 Il libretto con il programma di “Girl’s power” è distribuito e ritirabile in tutti i centri civici di quartiere e ogni giovedì pomeriggio dalle 15 alle 18 Lucia Rizzieri, come detto referente del Comune per questa iniziativa, è nell’Ufficio donna, in piazza Parrocchia 21, a fianco dell’ex Cafè Plural, per dare informazioni e consulenza sui diversi servizi e proposte. Per altre info: Ufficio famiglia donna e gioventù del Comune, 0471 - 997335.
Alto Adige 26-3-11
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martedì, 22 marzo 2011



Bolzano, oggi al Filmclub il cinema è donna

BOLZANO. Giornata dedicata al cinema femminile quella di oggi al Filmclub di Bolzano. Alle 19 sarà presentato il film della regista tedesca Tatjana Turanskij (ospite in sala) «Eine flexible Frau», seguito alle 21 dal documentario in italiano «Vogliamo anche le rose» di Alina Marazzi sul movimento femminista degli anni Sessanta e Settanta in Italia. L’ingresso è libero. «Eine flexible Frau» (Una donna flessibilie) racconta la storia di Greta, passata da poco i 40 anni, che perde il suo posto presso uno studio di architettura e con esso la sua identità di donna e di madre. Affidata a un consulente lavorativo che cerca di infonderle autostima e strategie di mercato, trova impiego presso un call center dove però di fronte alla più giovane superiore mette in mostra solo la sua scarsa propensione alle vendite. Il secondo film della serata racconta, attraverso i diari di tre donne, il cambiamento portato in Italia alla fine degli anni Sessanta dalla liberazione sessuale e dal movimento femminista. Il film è fatto di materiali eterogenei: cinecronache, dibattiti Tv, film indipendenti, disegni animati, immagini di fotoromanzi, filmini in Super 8, pubblicità e 3 diari di donne scritti nel ’67, nel ’74 e nel ’78-’79. Il racconto si snoda su due linee narrative che s’intersecano tra loro come i due poli di una dialettica tra pubblico e privato. Sul versante pubblico: la trasformazione dei modelli socioculturali per opera delle lotte femministe e civili sul divorzio, l’aborto, la contraccezione, la violenza sessuale. Sul versante privato, invece, i racconti di tre donne provenienti da ambienti molto diversi.
Alto Adige 22-3-11
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lunedì, 21 marzo 2011



La creatività tutta rosa: gli eventi per ragazze al Centro Papperlapapp

BOLZANO. La creatività è femminile, e non solo come genere. La conferma viene dal lancio delle nuove iniziative pensate dal Centro giovani Papperlapapp, di piazza Parrocchia 24, per la parte femminile della sua “clientela”, in collaborazione con istituzioni pubbliche e sodalizi privati. Le ragazze tra i 14 e i 25 anni potranno partecipare a delle serate a tema scoprendo nuove culture, modi di approcciarsi al proprio fisico e soprattutto scoprendo se stesse, nel programma di incontri che si terranno sempre mercoledì sera tra le 17.30 e le 19 per ragazze da 14 a 17 anni, e tra le 19.15 alle 20.45 per ragazze da 17 a 25 anni, al Centro giovanile Papperlapapp. Questo progetto viene finanziato dal Comune di Bolzano e dalla Provincia di Bolzano e viene organizzato insieme allo Jugenddienst Bozen e al Centro giovanile Bunker.
E poi ci saranno degli incontri tematici, in aprile, che vediamo qui di seguito.
Si parte con “Assessorize yourself!”, ovvero: non trovi mai gli assessori come li vuoi tu? Allora vieni al Papperlapapp e creali tu secondo le tue esigenze e la tua creatività. Il laboratorio è in programma il 6 aprile, mercoledì, dalle ore 17.30 alle 19 per ragazze da 14 a 17 anni e 19.15 - 20.45 per ragazze da 17 a 25 anni; entrata libera.
Appuntamento successivo: “Corpo e personalità”, ovvero scopri i tuoi modi di espressione, dalla danza alla consulenza di stile o di trucco. L’appuntamento è programmato per mercoledì 13 aprile dalle ore 17.30 alle 19 per ragazze di 14 - 17 anni e ore 19.15 - 20.45 per ragazze da 17 a 25 anni; entrata libera.
Infine, appuntamento decisamente colorato, quello dell’“Actionpainting”: pura creatività, pura espressione, puri colori per mettersi in gioco usando colori e forme come si vuole, per per creare un quadro che rappresenta... semplicemente l’autrice. Data mercoledì 27 aprile, orario 17.30 - 19 per ragazze da 14 a 17 anni e 19.15 - 20.45 per ragazze da 17 a 25 anni; ingresso libero.
Per info su questi e altri eventi del Papperlapapp, basta rivolgersi al centro giovanile di piazza parrocchia 24, telefono 0471 - 053853 o sito internet www.papperla.net.
Alto Adige 19-3-11
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venerdì, 11 marzo 2011



Donne in festa con la cooperativa Xenia

LAIVES. Con il motto pascoliano “Il mondo nasce per ognun che nasce al mondo”, qualche sera fa, tante donne, tra le quali anche quelle che hanno un ruolo nelle giunte comunali di Laives e Bronzolo, si sono ritrovate alla pizzeria “Al Postillion” di Bronzolo, invitate dalla cooperativa sociale “Xenia”.
 «È stato un modo per ricordare le conquiste sociali, politiche, culturali ed economiche delle donne - spiega la presidente della cooperativa, Aneta Ngucaj - così come le violenze e le discriminazioni che ancora ci sono contro le donne nel mondo. Sono stati fatti molti passi avanti per favorire le pari opportunità e per riconoscere finalmente il ruolo delle donne, ma occorre continuare con la riflessione per superare definitivamente tutte le sopraffazioni».
 Aneta Ngucaj, che è di origini albanesi, ha citato Maria Teresa di Calcutta, albanese pure lei, con una bella poesia. (b.c.)

Alto Adige 11-3-11
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martedì, 08 marzo 2011



Info, arte, film e teatro: le proposte al femminile per celebrare l’8 marzo

BOLZANO. Oggi 8 marzo è la Festa della donna. Non mancano, in città, alcune iniziative di sensibilizzazione e non solo, sempre auspicando che il rispetto e la parità siano concretezza tutti i giorni, e non solo una volta all’anno. Ma vediamo allora le principali iniziative. Si parte, dalle ore 9 alle 12, con le porte aperte al consultorio Aied, in via Isarco 6, che offre la possibilità alle ragazzine e ai loro fidanzati, dai 14 ai 21 anni, di conoscere il servizio offerto. Poi segnalazione culturale: viene celebrata la festa della donna anche al Museion, il museo d’arte moderna e contemporanea in via Dante 6: oggi infatti, nel consueto orario 10 - 18, a tutte le donne è offerto l’ingresso gratuito; inoltre il team del Cafè Museion invita le visitatrici, dopo la visita al museo, a bere un caffè, gratuito anche quello.
Sempre in mattinata, dalle ore 9 alle 12 nell’atrio dell’ospedale San Maurizio, sarà attivo uno stand informativo del Centro Antiviolenza e della Casa delle Donne.
Nell’orario di apertura dei panifici Franziskaner, poi, oggi le clienti saranno informate sul progetto contro la violenza alle donne dall’associazione Casa degli alloggi protetti e riceveranno per la spesa un sacchetto di stoffa con informazioni al riguardo.
Alle ore 18.30 alla Trattoria Nadamas in piazza Erbe 44, viene inaugurata la mostra di quadri “Universo femminile”, opere di artiste locali e internazionali, che rimarranno al Nadamas fino al 22 marzo.
Alle ore 20.30 con entrata gratuita al Liceo scientifico Torricelli in via Rovigo 42, proiezione del film “We want sex!”, su iniziativa della Cgil con il Circolo La Comune; la pellicola è sulle lotte delle operaie della Ford per la parità salariale negli anni 70.
Ancora alle ore 20.30, al Teatro di Gries, in Galleria Telser con ingresso a offerta libera, ci sarà “Suoni di donna - Ricami di riflessioni al femminile”, trama di parole e musica allestito da un gruppo di amiche - artiste locali, uno spettacolo tutto al femminile con interpreti Claudia Zadra, Alessandra Amadii, Flora Sarrubbo, Lucia Suchanska, Monika Callegaro, Sabrina Novaria, Ursula Mühlberger.
Infine, perchè è giusto pensare anche alla salute, anche oggi prosegue la campagna organizzata dall’Associazione Mamazone - Donne e ricerca contro il tumore al seno, e le palestre locali Mrs. Sporty, su come mantenersi in forma: sarà distribuito l’opuscolo informativo “Mantenetevi in forma” e poi fra marzo e maggio si organizzeranno conferenze nelle palestre di Mrs. Sporty in Alto Adige, sull’importanza dell’attività fisica e dell’alimentazione nella prevenzione del tumore al seno.
Alto Adige 8-3-11
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martedì, 08 marzo 2011



Donne, un secolo di conquiste faticose

Alcuni quotidiani hanno scritto che quest’anno la festa della donna coincide con i 100 anni della “Giornata internazionale della donna”. In effetti, le origini della festa dell’8 marzo, istituita per ricordare le conquiste sociali e politiche delle donne, sono incerte. Certo è che le Nazioni Unite designarono il 1945 come “Anno Internazionale delle Donne”, e l’evento, festeggiato dalle organizzazioni femminili l’8 marzo, indusse le stesse ad eleggerla “giornata delle donne”. Sulle versioni riguardo a ciò che precede l’ufficializzazione del 1945 nulla è certo. Alcune fonti sostengono che negli Stati Uniti ed in alcuni paesi europei (Austria e Germania) a partire dal 1911 la festa della donna si tenne l’ultima settimana di febbraio. In Italia fu tenuta per la prima volta nel 1922. Altre fanno risalire i festeggiamenti all’inizio della Rivoluzione russa del 1917, anno in cui le donne rivendicando la fine della guerra, nel 1921 furono ricordate dalla Conferenza internazionale delle donne comuniste con la”Giornata internazionale dell’operaia”. Ciò che rimane indiscusso, sono l’importanza dei temi relativi alle donne, come si legge nella prefazione di Una storia lunga un secolo, di Capomazza e Ombra, dedicato alla ricostruzione della storia della giornata della donna: «Si è detto che il Novecento è stato il “Secolo delle donne”, ma nulla è stato loro regalato. I progressi e le conquiste sociali, politiche e culturali sono stati il risultato di un grosso impegno, mobilitazione e lotte, vittorie e arretramenti. Dall’inizio del secolo, la data dell’8 marzo segna una ricorrenza ad altissimo valore simbolico che negli ultimi anni anche se banalizzata dai media e a volte ridotta a rito consumistico, resta un’occasione di ampia mobilitazione e di trasmissione di memoria tra le generazioni.»
Alto Adige 8-3-11
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martedì, 08 marzo 2011



In Alto Adige scomparse 11 donne

SUSANNA PETRONE
BOLZANO. Tra le undici donne che dal 1983 ad oggi sono ancora sulla lista degli scomparsi dei carabinieri ci sono due nomi che sono rimasti impressi nella mente degli altoatesini: Ingeborg Larcher e Irida Prantner.
Secondo i magistrati tedeschi Ingeborg Larcher è stata assassinata dal convivente bavarese Klaus Butz, condannato all’ergastolo, mentre per la giustizia italiana - in assenza del ritrovamento del corpo - il caso è stato archiviato. Di certo c’è solo che l’imprenditrice meranese è scomparsa il 31 maggio del 2001 all’età di 58 anni.
Quel giorno la donna aveva un appuntamento con un acquirente per mostrare una proprietà immobiliare a Rencio. Ma la donna non arrivò mai all’appuntamento. In seguito gli inquirenti scoprirono che dopo venti anni aveva deciso di lasciare il convivente Butz, perché quest’ultimo aveva una giovane amante. Ad incastrare Butz (che nel frattempo era stato arrestato in Germania, accusato di avere ucciso anche la prima moglie, scomparsa nel 1967) fu un compagno di cella. Il giovane disse che Butz gli aveva raccontato di avere strangolato Ingeborg Larcher, facendo sparire il suo cadavere gettandolo in un silo. Per la giustizia tedesca non ci sono dubbi: nel maggio del 2007 Butz viene condannato all’ergastolo per omicidio.
Dopo la scomparsa di Irida Prantner, avvenuta nella notte tra il 12 ed il 13 luglio del 2002 all’età di 46 anni, gli inquirenti si concentrarono anche in questo caso sul marito della donna. Massimo Mirandola era stato accusato di averla uccisa e fatta sparire prima di un viaggio in compagnia dell’amante filippina a cui era riuscito a fare intestare, all’ultimo momento, il biglietto del viaggio che inizialmente era a nome della moglie. Per mancanza di indizi il caso fu archiviato.
Ma torniamo indietro nel tempo. E’ sicuramente morta Maria Bonmassar scomparsa a metà dicembre del 1990 all’età di 105 anni. Gli inquirenti sono certi che la pensionata, che viveva in Bassa Atesina, sia oramai deceduta. Sono svanite nel nulla anche la donna ucraina Tetiana Lazyuk, che all’età di 35 anni, fece perdere le sue tracce nella zona di Merano nel 2000, così come la cittadina russa Anna Rybalkina, sposata con un cittadino di Silandro. La sua scomparsa è stata denunciata il 30 novembre del 2007, all’età di 25 anni.
Probabilmente è morta anche Erika Machek, cittadina tedesca scomparsa nel 1983 all’età di 43 anni. La donna si trovava in vacanza a Fiè quando ha lasciato l’albergo per fare un’escursione. Nessuno l’ha mai più vista. E poi ci sono anche Aurora Tomeo, 71 anni, di Curon Venosta, sparita da 11 anni e Matilde Mattivi di Salorno, che era uscita di casa senza farne più ritorno.
Berta Einhauserer è scomparsa il 24 aprile del 2007 all’età di 54 anni.
E ancora: Anneliese Krieger, anziana di 68anni, sparita il 21 settembre del 2009.
Ancora un giallo il destino di Piera Olga Maria De Maestri, turista cremonese di 56 anni, sparita nel nulla mentre era in vacanza da sola a Siusi.
Alto Adige 8-3-11
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lunedì, 21 febbraio 2011



"DONNE DAL MONDO PORTATRICI DI PACE E GIUSTIZIA",
E' con enorme piacere che la Bottega del Mondo di Laives (coop. Le Formiche onlus) e il gruppo tematico "multiculturalità" del Distretto Sociale di Laives
vi inviano in allegato il programma della rassegna ad ingresso gratuito di cinema e teatro dal titolo
"DONNE DAL MONDO PORTATRICI DI PACE E GIUSTIZIA",
unitamente alla locandina relativa allo spettacolo teatrale di apertura della rassegna "BELLA DENTRO (fuori non ce l'ho fatta)" di Grazia Scuccimarra,
previsto per il giorno 8 marzo 2011! Vi attendiamo numerosi e vi preghiamo di girare l' informazione a quante più persone possibili!!!
Emanuela Fusaro (Resp. Bottega del Mondo di Laives) COOP. LE FORMICHE ONLUS
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lunedì, 14 febbraio 2011



Mille donne in piazza

Grande partecipazione sul Talvera: sciarpe bianche e nessuna bandiera di partito

RICCARDO VALLETTI
BOLZANO. In mille. Colorate e di ogni età, senza etichette e bandiere di partito. Per urlare insieme al resto d’Italia: «Adesso». E’ la risposta che si è levata a gran voce ieri anche da Bolzano per la mobilitazione nazionale “Se non ora quando?”. In centinaia (ma anche molti uomini) si sono radunate sul Lungo Talvera per difendere la dignità delle donne nell’«epoca del bunga-bunga»: 1200 le firme raccolte dal comitato che ha organizzato la mobilitazione. Un’adesione oltre le aspettative di tutti, autorità e organizzatori, tanto che sono stati necessari rinforzi per gestire il traffico sul ponte Talvera che rischiava di rimanere congestionato. Dopo un primo momento in cui si parlava di spostare la manifestazione sul prato sotto il ponte, si è poi deciso di far defluire i manifestanti lungo le passeggiate. Gli interventi si sono susseguiti in un clima sereno, scandito dagli applausi. Chi parlava lo faceva a titolo personale. Vietate le sigle di partito. L’unico segno distintivo concordato: la sciarpa bianca con lo slogan bilingue della giornata. «Abbiamo volutamente evitato di attribuireun marchio politico alla manifestazione - spiega una delle organizzatrici Nadia Mazzardis -. Lo scopo era coinvolgere la popolazione in maniera trasversale, e il risultato conferma che la gente ha ancora voglia di partecipare, se viene chiamata a difendere valori universali, sganciati dai partiti». La formula, rimbalzata nelle scorse settimane tra blogs e facebook, si è dimostrata vincente. Le sciarpe bianche hanno saputo attrarre in modo trasversale donne e uomini di ogni appartenenza politica. Superando anche il delicato spartiacque dell’appartenenza a diversi gruppi linguistici. «Era molto importante esserci - racconta Marion Guggenbichler - noi siamo venute in treno da Brunico». «Purtroppo siamo ancora troppo separati - aggiunge Waltraud Mittich - ai tedeschi è arrivata pochissima informazione sulla mobilitazione». Il sentimento generale è un misto di sfinimento e voglia di rivalsa. «Stanno svanendo le conquiste che abbiamo ottenuto con anni di lotte sociali», afferma Lucia Pergher. «All’estero ridono di noi e si parla solo delle ragazzine di Berlusconi», sbotta Anna Spitaler, 22 anni. «È troppo riduttivo buttarla tutta sul bunga-bunga - avverte Paola Roscio -: Berlusconi è solo il simbolo del marciume nei costumi dell’Italia».
 Sono in molte, infatti, le donne che reclamano un ritorno generale all’etica, nel privato come nelle istituzioni. «Il sentimento di moralità va sparendo - denuncia Ursula Wieser - ci si abitua progressivamente al peggio, e la politica si rivolge a istinti sempre più bassi». E non è nemmeno una questione solo al femminile, l’emergenza è di tutti secondo Kathrin Ebner: «È la morte dell’umanesimo, questo abbrutimento generale deve fare riflettere tutti, come individui prima che cittadini».
 «Insieme alla donna - sottolinea agguerrita Cristina Righetti - difendiamo i valori universali della società, ancora più importanti in questo momento storico difficile, per questo motivo apprezzo molto la presenza dei tanti uomini che manifestano con noi».
 Non mancano le giovanissime, che intervengono anche al microfono. Molte portano cartelli con slogan come “anti-bambola” o “mio nonno va al bocciodromo o gioca a watten” («Non come Silvio, che ha bisogno delle ventenni»).
 Per loro la mobilitazione assume i contorni di un reclamo del futuro. «Il nostro primo pensiero è rivolto al lavoro - spiega Federica Mazzer, liceale -. Non ci sentiamo rappresentate dal sistema per cui basta avere un bel faccino e tanta disponibilità». Marta Mazzer è farmacista in un ospedale di Milano: «Anche dove lavoro comandano gli uomini, e non sono rari gli inviti a cena più o meno velati».
 «Saremo anche idealiste - aggiunge Mariaelena Bonaccorsi - ma dalla politica pretendiamo concretezza».

Il comitato: Nadia e le altre «Né di destra né di sinistra»

BOLZANO. Si muove svelta, sorride a tutti, stringe mani e passa oltre. Nadia Mazzardis è soddisfatta della mobilitazione, appena terminata, di cui si è fatta promotrice attraverso la pagina Facebook della sua associazione Propolis. «Imprenditrice, moglie e madre di due adolescenti». Risponde così alla domanda «Chi è Nadia Mazzardis?». Più politica che partitica, sfiduciata dalla destra e poco attratta dalla sinistra. «Nelle ultime consultazioni non ho mai votato lo stesso simbolo, sono una dei tanti che carca casa». Una donna pragmatica, senza fronzoli. Non molto religiosa, anche se sua figlia studia dai Salesiani, di cui apprezza la didattica; si dice poco diplomatica, ma sincera. La manifestazione per lei è stata prima di tutto «un bel momento di riflessione per le ragazze, per capire da dove vengono tutte le cose che ora si danno per scontate», ma anche un messaggio per gli uomini, «spero che sia stato un buono spunto per riflettere». Propolis era nata con la manifestazione contro la legge bavaglio, che ebbe un grande sucesso. Oggi, fatto il bis, la domanda nasce spontanea: «Pensa di candidarsi?». Lei sorride: «Mai dire mai!». (ri.va.)

Alto Adige 14-2-11
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mercoledì, 25 maggio 2011


Jessie White                        

INCONTRO SU DONNE E RISORGIMENTO

Oggi alle 18.30 alla Biblioteca della donna, in piazza Parrocchia 16, conferenza di Giancarlo Raineri su «Ideali e ruoli delle donne del Risorgimento». Si parlerà dell’adesione di molte donne alle repubbliche nate dopo l’irruzione napoleonica e poi alla partecipazione femminile - nei ruoli più vari, anche pericolosi - all’unità d’Italia.
Alto Adige 25-5-11
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sabato, 07 maggio 2011



Duemila donne ogni anno all’Aied

 BOLZANO. E’ in costante crescita l’attività dell’Aied, uno dei principali consultori della città. Nel 2010 sono stati duemila gli utenti (il 94% donne, di cui il 10 per cento straniere) della struttura di via Isarco. Con un incremento del 32% rispetto all’anno precedente. L’introduzione del ticket per alcune prestazioni non ha quindi comportato alcuna flessione della richiesta di consulenze, sostegno psicologico, e prestazioni sanitarie e pre e post-parto. Il consultorio ha tenuto l’assemblea annuale, che è stata l’occasione per tracciare un bilancio dell’attività svolta nel 2010. Nel 2010, infatti, è iniziato il percorso di riorganizzazione dell’attività con l’avvio di nuovi progetti e l’arrivo di nuovi operatori che hanno rafforzato lo staff. «Tali cambiamenti - ha spiegato nella sua relazione la presidente Manuela Kustatscher - sono stati introdotti in parte per rispondere ad esigenze gestionali ed organizzative sempre più complesse e in parte per far fronte ad una richiesta da parte dell’utenza sempre più articolata». L’insieme di queste novità trova espressione anche nella diversa distribuzione delle prestazioni del 2010 e nell’incremento di alcune aree di consulenza. All’attività classica del consultorio va aggiunta l’intensa attività nelle scuole, che ha portato i consulenti Aied a contattare 468 persone, tra ragazze e ragazzi. Il consultorio Aied è aperto 12 mesi l’anno, per 5 giorni a settimana e le attività che offre si articolano attraverso 45 ore di apertura settimanale. Complessivamente nel 2010 sono state elargite 11.765 prestazioni di cui 8.916 sanitarie, 2.556 sociali e 293 socio-sanitarie. Dal lunedì al venerdì in orario d’ufficio, le operatrici offrono informazioni sul servizio del consultorio. Le telefonate (allo 0471-979399) riguardano, oltre la prenotazione degli appuntamenti specialistici, la contraccezione, la pillola del giorno dopo, le malattie a trasmissione sessuale, l’interruzione volontaria della gravidanza, la gravidanza, i percorsi di preparazione alla nascita e dopo parto, il ciclo mestruale e la menopausa, le relazioni tra partner e tra genitori e figli. L’accesso al consultorio è libero e durante le otto ore settimanali di apertura al pubblico. Senza appuntamento, chiunque può chiedere informazioni, consigli e risposte a bisogni sanitari, sociali e psicologici. «Le consulenze richieste in orario di accoglienza - spiega Kustatscher - hanno riguardato per la maggior parte la contraccezione e le informazioni sulle fasi del ciclo riproduttivo femminile: fertilità, ricerca di gravidanza e menopausa». Nel 2010 le psicologhe hanno effettuato 139 colloqui in orario d’accoglienza confermando la comodità e la fruibilità per l’utente di una modalità d’accesso libera e senza appuntamento. Oltre 700, invece, i colloqui su appuntamento. E ancora: «I nostri medici hanno effettuato 1.125 visite ginecologiche, 358 visite senologiche, 886 PAP test, 228 consulenze ginecologiche, 117 ecografie ostetriche e 941 ecografie ginecologiche, 49 colposcopie, 13 biopsie della portio e 8 piccoli interventi. 26 gli inserimenti della spirale e 24 le rimozioni. 120 le prescrizioni della pillola del giorno dopo». Le operatrici durante l’attività ambulatoriale hanno fornito 1080 consulenze sanitarie. L’attività ambulatoriale dell’ostetrica ha riguardato prevalentemente l’assistenza in gravidanza. Intenso il cosiddetto «percorso di preparazione alla nascita»: 13 gruppi a cui hanno partecipato 95 donne. Il percorso dopo-parto, invece, si conferma un’occasione importante per le neo-mamme di incontro.
Alto Adige 7-5-11
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domenica, 24 aprile 2011



Cinema: a Bolzano il ruolo delle donne nella Liberazione

MARCO RIZZA
BOLZANO. Il primo appuntamento con i documentari per la celebrazione dell’anniversario della Liberazione - domani (lunedì) alle 18.30 al Capitol - sarà con il documentario di Alessia Proietti «Bandite», proiettato nell’ambito della prima giornata del festival delle Resistenze contemporanee. «Bandite» restituisce alla storia della Resistenza italiana quella lotta di liberazione che fu anche espressione di parità e di eguaglianza tra i generi, quel momento in cui le donne escono dal ruolo storico di madre, casalinga e sposa per assumere quello di bandita, clandestina, partigiana. Il documentario intervista oggi alcune delle donne che dal ’43 al ’45 hanno combattuto nelle formazioni partigiane. In un racconto corale, donne di diverse estrazioni sociali, culturali e politiche, esprimono la consapevolezza di una lotta che va oltre la liberazione dal nazifascismo e che segna un momento decisivo nel percorso di emancipazione femminile. Il vissuto di queste donne ribelli si intreccia agli interventi delle storiche. Abbiamo parlato del documentario con la regista, Alessia Proietti, che domani sarà presente alla proiezione: «Sono onorata di questo invito».
 Il suo documentario ribadisce che nel corso della guerra di Liberazione le donne non si limitarono a ruoli «di appoggio» o di staffette per i messaggi, ma alcune svolsero anche un ruolo attivo come combattenti: ma portarono nelle battaglie qualcosa di specificamente «femminile» o furono uguali ai partigiani maschi?
 
Portarono certamente una dose straordinaria di «creatività», per dire così, per uscire dalle situazioni difficili o di pericolo. Di creatività e di risolutezza. Se si intervista un partigiano si sentirà spesso parlare delle grandi battaglie, se si intervista una partigiana sarà più frequente ascoltare storie di vite salvate con escamotage di vario tipo in numerosi, piccoli episodi. Molte di loro inoltre raccontano di avere combattuto «col cuore di donna», cioè con la piena consapevolezza e il dolore di sapere che avrebbero potuto uccidere.
 Quindi cambia anche il modo in cui tramandano la memoria...
 
Sì, esatto. Per altro subito dopo la fine della guerra il loro ruolo nella lotta partigiana fu quasi sempre sottovalutato: era considerato partigiano chi avesse partecipato ad almeno tre scontri a fuoco e così loro spesso restarono escluse dall’ufficialità del riconoscimento. Ma non rivendicarono mai nulla perché - come raccontano - pensavano di avere fatto solo il loro dovere. Ed poi dopo il 1945 erano troppo impegnate nella costruzione materiale e civile della nuova Italia... Bisognerà aspettare gli anni Sessanta e Settanta per rivalutare il loro ruolo. «Compagne», il fondamentale libro di Bianca Guidetti Serra, è del 1977.
 Erano altri anni... Oggi cosa raccontano quelle donne?
 
Nelle loro parole c’è grande amarezza, un forte dolore per la condizione nella quale vedono gettata la donna oggi in Italia. Lo dicono spesso: «Valeva la pena lottare per vedere oggi giovane donne che si spogliano per vendere una bottiglia di vino in più?». Sono lucidissime nel criticare l’uso del corpo della donna nell’Italia di oggi, e in questo danno molta forza anche alla nostra protesta... Ma nel documentario non si parla di attualità, di solito ne discutiamo nel dibattito al termine della proiezione.

   La scheda
Domani al via il Festival

 Prende il via domani (lunedì 25) a Bolzano il Festival delle Resistenza contemporanee. Si apre con un omaggio alle vittime nei campi di sterminio: alle 10 in piazza Matteotti si riuniscono i ragazzi che a gennaio hanno preso parte al Treno della Memoria, visitando Auschwitz e Birkenau, raccontando la loro esperienza con parole e immagini. Alle 18.30 al cinema Capitol è proiettato il docu-film «Bandite». Martedì invece la giornata sarà dedicata alla «resistenza all’omologazione»: in mattinata incontro col segretario nazionale di Slow Food Silvio Barbero e dalle 19.30 cena in piazza Matteotti dei piccoli commercianti che resistono alla grande distribuzione con, tra gli altri, David Riondino.
Alto Adige 24-4-11
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martedì, 19 aprile 2011



PARI OPPORTUNITA’

Consulenza legale gratuita in commissione

La Commissione provinciale per le pari opportunità offre un servizio di consulenza legale gratuito su questioni riferite alle donne e a problematiche familiari. Per gli appuntamento basterà rivolgersi al Servizio donna. Il servizio è disponibile ogni martedì pomeriggio in via Dante 11 a Bolzano.
Alto Adige 19-4-11
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sabato, 26 marzo 2011



Ritorna “Girl’s power”, iniziative al femminile fra svago e riflessione

MARTINA CAPOVIN
BOLZANO. Lo cantavano le Spice Girls oltre una decina di anni fa ed è diventato il motto della generazione che allora entrava nel periodo dell’adolescenza. Ma “Girl’s power”, il potere, la forza delle donne, non è solo uno slogan di milioni di fan di una pop band di fine anni Novanta: “potere delle ragazze” è una frase che indica una donna che diviene protagonista e che si allontana dagli stereotipi che da sempre la segnano. Ed è un termine che il Comune di Bolzano ha scelto come nome per un progetto importante, ovviamente tutto in rosa, presentato ieri nella sua nuova edizione targata 2011.
 Promossa per la prima volta nel 2007, “Girl’s power” è un’iniziativa attuata grazie alla collaborazione di diversi centri giovanili cittadini, che si pone obiettivo la promozione di attività ed eventi con e per le ragazze della città. Gli assessori Patrizia Trincanato (Pari Opportunità) e Mauro Randi (Politiche Sociali), insieme a Lucia Rizzieri, referente comunale per questa iniziativa, hanno presentato gli eventi e il libretto che contiene il programma di “Girl’s power” 2011. Andando alla ricerca del talento e delle competenze al di là degli stereotipi e ideali di donna preconfezionati, le ragazze trovano diverse offerte, iniziative e progetti su varie tematiche: spazi di creatività, di libertà, di vera partecipazione, senza barriere culturali, sociali o etniche. “Girl’s power” inoltre punta a rendere sempre più professionale il lavoro nei centri giovanili offrendo consulenza, momenti di scambio e un percorso di formazione per operatrici e operatori del settore.
 «Al quarto anno - hanno detto Trincanato e Randi - “Girl’s power” si pone ormai come offerta formativa e culturale di grande qualità». E le iniziative che fanno parte dell’intero progetto sono state ideate ed organizzate dalle stesse ragazze, che esprimono quindi la loro voglia di partecipare, di essere parte attiva del loro vivere e del loro crescere come donne. Tra i progetti, vi sono alcuni incontri da aprile a maggio per analizzare un quartiere e individuare i relativi luoghi che danno sicurezza e quelli che ne danno meno, poi incontri con esperti per relazionarsi con il proprio corpo, le proprie capacità creative ed espressive, e ancora un camp estivo al femminile, incontri sul tema dell’amore e della sessualità, della moda e dello stile, sulla cucina e sui lavori manuali, sul cinema, lo sport, la musica, la fotografia e il tempo libero.
 Il libretto con il programma di “Girl’s power” è distribuito e ritirabile in tutti i centri civici di quartiere e ogni giovedì pomeriggio dalle 15 alle 18 Lucia Rizzieri, come detto referente del Comune per questa iniziativa, è nell’Ufficio donna, in piazza Parrocchia 21, a fianco dell’ex Cafè Plural, per dare informazioni e consulenza sui diversi servizi e proposte. Per altre info: Ufficio famiglia donna e gioventù del Comune, 0471 - 997335.
Alto Adige 26-3-11
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martedì, 22 marzo 2011



Bolzano, oggi al Filmclub il cinema è donna

BOLZANO. Giornata dedicata al cinema femminile quella di oggi al Filmclub di Bolzano. Alle 19 sarà presentato il film della regista tedesca Tatjana Turanskij (ospite in sala) «Eine flexible Frau», seguito alle 21 dal documentario in italiano «Vogliamo anche le rose» di Alina Marazzi sul movimento femminista degli anni Sessanta e Settanta in Italia. L’ingresso è libero. «Eine flexible Frau» (Una donna flessibilie) racconta la storia di Greta, passata da poco i 40 anni, che perde il suo posto presso uno studio di architettura e con esso la sua identità di donna e di madre. Affidata a un consulente lavorativo che cerca di infonderle autostima e strategie di mercato, trova impiego presso un call center dove però di fronte alla più giovane superiore mette in mostra solo la sua scarsa propensione alle vendite. Il secondo film della serata racconta, attraverso i diari di tre donne, il cambiamento portato in Italia alla fine degli anni Sessanta dalla liberazione sessuale e dal movimento femminista. Il film è fatto di materiali eterogenei: cinecronache, dibattiti Tv, film indipendenti, disegni animati, immagini di fotoromanzi, filmini in Super 8, pubblicità e 3 diari di donne scritti nel ’67, nel ’74 e nel ’78-’79. Il racconto si snoda su due linee narrative che s’intersecano tra loro come i due poli di una dialettica tra pubblico e privato. Sul versante pubblico: la trasformazione dei modelli socioculturali per opera delle lotte femministe e civili sul divorzio, l’aborto, la contraccezione, la violenza sessuale. Sul versante privato, invece, i racconti di tre donne provenienti da ambienti molto diversi.
Alto Adige 22-3-11
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lunedì, 21 marzo 2011



La creatività tutta rosa: gli eventi per ragazze al Centro Papperlapapp

BOLZANO. La creatività è femminile, e non solo come genere. La conferma viene dal lancio delle nuove iniziative pensate dal Centro giovani Papperlapapp, di piazza Parrocchia 24, per la parte femminile della sua “clientela”, in collaborazione con istituzioni pubbliche e sodalizi privati. Le ragazze tra i 14 e i 25 anni potranno partecipare a delle serate a tema scoprendo nuove culture, modi di approcciarsi al proprio fisico e soprattutto scoprendo se stesse, nel programma di incontri che si terranno sempre mercoledì sera tra le 17.30 e le 19 per ragazze da 14 a 17 anni, e tra le 19.15 alle 20.45 per ragazze da 17 a 25 anni, al Centro giovanile Papperlapapp. Questo progetto viene finanziato dal Comune di Bolzano e dalla Provincia di Bolzano e viene organizzato insieme allo Jugenddienst Bozen e al Centro giovanile Bunker.
E poi ci saranno degli incontri tematici, in aprile, che vediamo qui di seguito.
Si parte con “Assessorize yourself!”, ovvero: non trovi mai gli assessori come li vuoi tu? Allora vieni al Papperlapapp e creali tu secondo le tue esigenze e la tua creatività. Il laboratorio è in programma il 6 aprile, mercoledì, dalle ore 17.30 alle 19 per ragazze da 14 a 17 anni e 19.15 - 20.45 per ragazze da 17 a 25 anni; entrata libera.
Appuntamento successivo: “Corpo e personalità”, ovvero scopri i tuoi modi di espressione, dalla danza alla consulenza di stile o di trucco. L’appuntamento è programmato per mercoledì 13 aprile dalle ore 17.30 alle 19 per ragazze di 14 - 17 anni e ore 19.15 - 20.45 per ragazze da 17 a 25 anni; entrata libera.
Infine, appuntamento decisamente colorato, quello dell’“Actionpainting”: pura creatività, pura espressione, puri colori per mettersi in gioco usando colori e forme come si vuole, per per creare un quadro che rappresenta... semplicemente l’autrice. Data mercoledì 27 aprile, orario 17.30 - 19 per ragazze da 14 a 17 anni e 19.15 - 20.45 per ragazze da 17 a 25 anni; ingresso libero.
Per info su questi e altri eventi del Papperlapapp, basta rivolgersi al centro giovanile di piazza parrocchia 24, telefono 0471 - 053853 o sito internet www.papperla.net.
Alto Adige 19-3-11
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venerdì, 11 marzo 2011



Donne in festa con la cooperativa Xenia

LAIVES. Con il motto pascoliano “Il mondo nasce per ognun che nasce al mondo”, qualche sera fa, tante donne, tra le quali anche quelle che hanno un ruolo nelle giunte comunali di Laives e Bronzolo, si sono ritrovate alla pizzeria “Al Postillion” di Bronzolo, invitate dalla cooperativa sociale “Xenia”.
 «È stato un modo per ricordare le conquiste sociali, politiche, culturali ed economiche delle donne - spiega la presidente della cooperativa, Aneta Ngucaj - così come le violenze e le discriminazioni che ancora ci sono contro le donne nel mondo. Sono stati fatti molti passi avanti per favorire le pari opportunità e per riconoscere finalmente il ruolo delle donne, ma occorre continuare con la riflessione per superare definitivamente tutte le sopraffazioni».
 Aneta Ngucaj, che è di origini albanesi, ha citato Maria Teresa di Calcutta, albanese pure lei, con una bella poesia. (b.c.)

Alto Adige 11-3-11
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martedì, 08 marzo 2011



Info, arte, film e teatro: le proposte al femminile per celebrare l’8 marzo

BOLZANO. Oggi 8 marzo è la Festa della donna. Non mancano, in città, alcune iniziative di sensibilizzazione e non solo, sempre auspicando che il rispetto e la parità siano concretezza tutti i giorni, e non solo una volta all’anno. Ma vediamo allora le principali iniziative. Si parte, dalle ore 9 alle 12, con le porte aperte al consultorio Aied, in via Isarco 6, che offre la possibilità alle ragazzine e ai loro fidanzati, dai 14 ai 21 anni, di conoscere il servizio offerto. Poi segnalazione culturale: viene celebrata la festa della donna anche al Museion, il museo d’arte moderna e contemporanea in via Dante 6: oggi infatti, nel consueto orario 10 - 18, a tutte le donne è offerto l’ingresso gratuito; inoltre il team del Cafè Museion invita le visitatrici, dopo la visita al museo, a bere un caffè, gratuito anche quello.
Sempre in mattinata, dalle ore 9 alle 12 nell’atrio dell’ospedale San Maurizio, sarà attivo uno stand informativo del Centro Antiviolenza e della Casa delle Donne.
Nell’orario di apertura dei panifici Franziskaner, poi, oggi le clienti saranno informate sul progetto contro la violenza alle donne dall’associazione Casa degli alloggi protetti e riceveranno per la spesa un sacchetto di stoffa con informazioni al riguardo.
Alle ore 18.30 alla Trattoria Nadamas in piazza Erbe 44, viene inaugurata la mostra di quadri “Universo femminile”, opere di artiste locali e internazionali, che rimarranno al Nadamas fino al 22 marzo.
Alle ore 20.30 con entrata gratuita al Liceo scientifico Torricelli in via Rovigo 42, proiezione del film “We want sex!”, su iniziativa della Cgil con il Circolo La Comune; la pellicola è sulle lotte delle operaie della Ford per la parità salariale negli anni 70.
Ancora alle ore 20.30, al Teatro di Gries, in Galleria Telser con ingresso a offerta libera, ci sarà “Suoni di donna - Ricami di riflessioni al femminile”, trama di parole e musica allestito da un gruppo di amiche - artiste locali, uno spettacolo tutto al femminile con interpreti Claudia Zadra, Alessandra Amadii, Flora Sarrubbo, Lucia Suchanska, Monika Callegaro, Sabrina Novaria, Ursula Mühlberger.
Infine, perchè è giusto pensare anche alla salute, anche oggi prosegue la campagna organizzata dall’Associazione Mamazone - Donne e ricerca contro il tumore al seno, e le palestre locali Mrs. Sporty, su come mantenersi in forma: sarà distribuito l’opuscolo informativo “Mantenetevi in forma” e poi fra marzo e maggio si organizzeranno conferenze nelle palestre di Mrs. Sporty in Alto Adige, sull’importanza dell’attività fisica e dell’alimentazione nella prevenzione del tumore al seno.
Alto Adige 8-3-11
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martedì, 08 marzo 2011



Donne, un secolo di conquiste faticose

Alcuni quotidiani hanno scritto che quest’anno la festa della donna coincide con i 100 anni della “Giornata internazionale della donna”. In effetti, le origini della festa dell’8 marzo, istituita per ricordare le conquiste sociali e politiche delle donne, sono incerte. Certo è che le Nazioni Unite designarono il 1945 come “Anno Internazionale delle Donne”, e l’evento, festeggiato dalle organizzazioni femminili l’8 marzo, indusse le stesse ad eleggerla “giornata delle donne”. Sulle versioni riguardo a ciò che precede l’ufficializzazione del 1945 nulla è certo. Alcune fonti sostengono che negli Stati Uniti ed in alcuni paesi europei (Austria e Germania) a partire dal 1911 la festa della donna si tenne l’ultima settimana di febbraio. In Italia fu tenuta per la prima volta nel 1922. Altre fanno risalire i festeggiamenti all’inizio della Rivoluzione russa del 1917, anno in cui le donne rivendicando la fine della guerra, nel 1921 furono ricordate dalla Conferenza internazionale delle donne comuniste con la”Giornata internazionale dell’operaia”. Ciò che rimane indiscusso, sono l’importanza dei temi relativi alle donne, come si legge nella prefazione di Una storia lunga un secolo, di Capomazza e Ombra, dedicato alla ricostruzione della storia della giornata della donna: «Si è detto che il Novecento è stato il “Secolo delle donne”, ma nulla è stato loro regalato. I progressi e le conquiste sociali, politiche e culturali sono stati il risultato di un grosso impegno, mobilitazione e lotte, vittorie e arretramenti. Dall’inizio del secolo, la data dell’8 marzo segna una ricorrenza ad altissimo valore simbolico che negli ultimi anni anche se banalizzata dai media e a volte ridotta a rito consumistico, resta un’occasione di ampia mobilitazione e di trasmissione di memoria tra le generazioni.»
Alto Adige 8-3-11
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martedì, 08 marzo 2011



In Alto Adige scomparse 11 donne

SUSANNA PETRONE
BOLZANO. Tra le undici donne che dal 1983 ad oggi sono ancora sulla lista degli scomparsi dei carabinieri ci sono due nomi che sono rimasti impressi nella mente degli altoatesini: Ingeborg Larcher e Irida Prantner.
Secondo i magistrati tedeschi Ingeborg Larcher è stata assassinata dal convivente bavarese Klaus Butz, condannato all’ergastolo, mentre per la giustizia italiana - in assenza del ritrovamento del corpo - il caso è stato archiviato. Di certo c’è solo che l’imprenditrice meranese è scomparsa il 31 maggio del 2001 all’età di 58 anni.
Quel giorno la donna aveva un appuntamento con un acquirente per mostrare una proprietà immobiliare a Rencio. Ma la donna non arrivò mai all’appuntamento. In seguito gli inquirenti scoprirono che dopo venti anni aveva deciso di lasciare il convivente Butz, perché quest’ultimo aveva una giovane amante. Ad incastrare Butz (che nel frattempo era stato arrestato in Germania, accusato di avere ucciso anche la prima moglie, scomparsa nel 1967) fu un compagno di cella. Il giovane disse che Butz gli aveva raccontato di avere strangolato Ingeborg Larcher, facendo sparire il suo cadavere gettandolo in un silo. Per la giustizia tedesca non ci sono dubbi: nel maggio del 2007 Butz viene condannato all’ergastolo per omicidio.
Dopo la scomparsa di Irida Prantner, avvenuta nella notte tra il 12 ed il 13 luglio del 2002 all’età di 46 anni, gli inquirenti si concentrarono anche in questo caso sul marito della donna. Massimo Mirandola era stato accusato di averla uccisa e fatta sparire prima di un viaggio in compagnia dell’amante filippina a cui era riuscito a fare intestare, all’ultimo momento, il biglietto del viaggio che inizialmente era a nome della moglie. Per mancanza di indizi il caso fu archiviato.
Ma torniamo indietro nel tempo. E’ sicuramente morta Maria Bonmassar scomparsa a metà dicembre del 1990 all’età di 105 anni. Gli inquirenti sono certi che la pensionata, che viveva in Bassa Atesina, sia oramai deceduta. Sono svanite nel nulla anche la donna ucraina Tetiana Lazyuk, che all’età di 35 anni, fece perdere le sue tracce nella zona di Merano nel 2000, così come la cittadina russa Anna Rybalkina, sposata con un cittadino di Silandro. La sua scomparsa è stata denunciata il 30 novembre del 2007, all’età di 25 anni.
Probabilmente è morta anche Erika Machek, cittadina tedesca scomparsa nel 1983 all’età di 43 anni. La donna si trovava in vacanza a Fiè quando ha lasciato l’albergo per fare un’escursione. Nessuno l’ha mai più vista. E poi ci sono anche Aurora Tomeo, 71 anni, di Curon Venosta, sparita da 11 anni e Matilde Mattivi di Salorno, che era uscita di casa senza farne più ritorno.
Berta Einhauserer è scomparsa il 24 aprile del 2007 all’età di 54 anni.
E ancora: Anneliese Krieger, anziana di 68anni, sparita il 21 settembre del 2009.
Ancora un giallo il destino di Piera Olga Maria De Maestri, turista cremonese di 56 anni, sparita nel nulla mentre era in vacanza da sola a Siusi.
Alto Adige 8-3-11
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lunedì, 21 febbraio 2011



"DONNE DAL MONDO PORTATRICI DI PACE E GIUSTIZIA",
E' con enorme piacere che la Bottega del Mondo di Laives (coop. Le Formiche onlus) e il gruppo tematico "multiculturalità" del Distretto Sociale di Laives
vi inviano in allegato il programma della rassegna ad ingresso gratuito di cinema e teatro dal titolo
"DONNE DAL MONDO PORTATRICI DI PACE E GIUSTIZIA",
unitamente alla locandina relativa allo spettacolo teatrale di apertura della rassegna "BELLA DENTRO (fuori non ce l'ho fatta)" di Grazia Scuccimarra,
previsto per il giorno 8 marzo 2011! Vi attendiamo numerosi e vi preghiamo di girare l' informazione a quante più persone possibili!!!
Emanuela Fusaro (Resp. Bottega del Mondo di Laives) COOP. LE FORMICHE ONLUS
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lunedì, 14 febbraio 2011



Mille donne in piazza

Grande partecipazione sul Talvera: sciarpe bianche e nessuna bandiera di partito

RICCARDO VALLETTI
BOLZANO. In mille. Colorate e di ogni età, senza etichette e bandiere di partito. Per urlare insieme al resto d’Italia: «Adesso». E’ la risposta che si è levata a gran voce ieri anche da Bolzano per la mobilitazione nazionale “Se non ora quando?”. In centinaia (ma anche molti uomini) si sono radunate sul Lungo Talvera per difendere la dignità delle donne nell’«epoca del bunga-bunga»: 1200 le firme raccolte dal comitato che ha organizzato la mobilitazione. Un’adesione oltre le aspettative di tutti, autorità e organizzatori, tanto che sono stati necessari rinforzi per gestire il traffico sul ponte Talvera che rischiava di rimanere congestionato. Dopo un primo momento in cui si parlava di spostare la manifestazione sul prato sotto il ponte, si è poi deciso di far defluire i manifestanti lungo le passeggiate. Gli interventi si sono susseguiti in un clima sereno, scandito dagli applausi. Chi parlava lo faceva a titolo personale. Vietate le sigle di partito. L’unico segno distintivo concordato: la sciarpa bianca con lo slogan bilingue della giornata. «Abbiamo volutamente evitato di attribuireun marchio politico alla manifestazione - spiega una delle organizzatrici Nadia Mazzardis -. Lo scopo era coinvolgere la popolazione in maniera trasversale, e il risultato conferma che la gente ha ancora voglia di partecipare, se viene chiamata a difendere valori universali, sganciati dai partiti». La formula, rimbalzata nelle scorse settimane tra blogs e facebook, si è dimostrata vincente. Le sciarpe bianche hanno saputo attrarre in modo trasversale donne e uomini di ogni appartenenza politica. Superando anche il delicato spartiacque dell’appartenenza a diversi gruppi linguistici. «Era molto importante esserci - racconta Marion Guggenbichler - noi siamo venute in treno da Brunico». «Purtroppo siamo ancora troppo separati - aggiunge Waltraud Mittich - ai tedeschi è arrivata pochissima informazione sulla mobilitazione». Il sentimento generale è un misto di sfinimento e voglia di rivalsa. «Stanno svanendo le conquiste che abbiamo ottenuto con anni di lotte sociali», afferma Lucia Pergher. «All’estero ridono di noi e si parla solo delle ragazzine di Berlusconi», sbotta Anna Spitaler, 22 anni. «È troppo riduttivo buttarla tutta sul bunga-bunga - avverte Paola Roscio -: Berlusconi è solo il simbolo del marciume nei costumi dell’Italia».
 Sono in molte, infatti, le donne che reclamano un ritorno generale all’etica, nel privato come nelle istituzioni. «Il sentimento di moralità va sparendo - denuncia Ursula Wieser - ci si abitua progressivamente al peggio, e la politica si rivolge a istinti sempre più bassi». E non è nemmeno una questione solo al femminile, l’emergenza è di tutti secondo Kathrin Ebner: «È la morte dell’umanesimo, questo abbrutimento generale deve fare riflettere tutti, come individui prima che cittadini».
 «Insieme alla donna - sottolinea agguerrita Cristina Righetti - difendiamo i valori universali della società, ancora più importanti in questo momento storico difficile, per questo motivo apprezzo molto la presenza dei tanti uomini che manifestano con noi».
 Non mancano le giovanissime, che intervengono anche al microfono. Molte portano cartelli con slogan come “anti-bambola” o “mio nonno va al bocciodromo o gioca a watten” («Non come Silvio, che ha bisogno delle ventenni»).
 Per loro la mobilitazione assume i contorni di un reclamo del futuro. «Il nostro primo pensiero è rivolto al lavoro - spiega Federica Mazzer, liceale -. Non ci sentiamo rappresentate dal sistema per cui basta avere un bel faccino e tanta disponibilità». Marta Mazzer è farmacista in un ospedale di Milano: «Anche dove lavoro comandano gli uomini, e non sono rari gli inviti a cena più o meno velati».
 «Saremo anche idealiste - aggiunge Mariaelena Bonaccorsi - ma dalla politica pretendiamo concretezza».

Il comitato: Nadia e le altre «Né di destra né di sinistra»

BOLZANO. Si muove svelta, sorride a tutti, stringe mani e passa oltre. Nadia Mazzardis è soddisfatta della mobilitazione, appena terminata, di cui si è fatta promotrice attraverso la pagina Facebook della sua associazione Propolis. «Imprenditrice, moglie e madre di due adolescenti». Risponde così alla domanda «Chi è Nadia Mazzardis?». Più politica che partitica, sfiduciata dalla destra e poco attratta dalla sinistra. «Nelle ultime consultazioni non ho mai votato lo stesso simbolo, sono una dei tanti che carca casa». Una donna pragmatica, senza fronzoli. Non molto religiosa, anche se sua figlia studia dai Salesiani, di cui apprezza la didattica; si dice poco diplomatica, ma sincera. La manifestazione per lei è stata prima di tutto «un bel momento di riflessione per le ragazze, per capire da dove vengono tutte le cose che ora si danno per scontate», ma anche un messaggio per gli uomini, «spero che sia stato un buono spunto per riflettere». Propolis era nata con la manifestazione contro la legge bavaglio, che ebbe un grande sucesso. Oggi, fatto il bis, la domanda nasce spontanea: «Pensa di candidarsi?». Lei sorride: «Mai dire mai!». (ri.va.)

Alto Adige 14-2-11
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domenica, 13 febbraio 2011



Se Non Ora, Quando? Diciamolo il 13 che Un Altro Corpo E’ Possibile!
Ragazze: non sono tipa da manifestazioni, nel senso che do il meglio di me in altre situazioni. Il 13 però  in piazza ci vado. Per affermare che un altro corpo è possibile, solo questo. Lo voglio gridare forte che il corpo delle ragazzine è meraviglioso: tondo, secco, florido, magrino. Lo voglio dire forte che anche il mio mi piace, con qualche chilo in più :-) ma insomma va bene così! Che incontro  certe belle donne  ai dibattiti, frementi e coraggiose, alcune con qualche filo grigio, altre rosse fuoco di una passione che non si smorza. Migliaia di donne tutte una diversa dall'altra: non ce lo meritiamo il modello unico, proprio no!
E allora vado a dirlo in manifestazione! Che tutti lo sappiano che in quella gabbia a forma di tv ci metteranno d'ora in poi  i topi ma non più i nostri sorprendenti corpi.


Come vengono rappresentate le donne?

Vediamo il servizio nel link:

http://www.youtube.com/watch?v=EBcLjf4tD4E


E allora vado a dirlo in manifestazione! Che tutti lo sappiano che in quella gabbia a forma di tv ci metteranno d'ora in poi  i topi ma non più i nostri sorprendenti corpi.


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categoria:donne
domenica, 13 febbraio 2011



Le donne in piazza: «Oggi manifestiamo per la nostra dignità»

BOLZANO. Le adesioni su Facebook, nella tarda serata di ieri, avevano raggiunto a Bolzano quota 269. Una cifra che fa ben sperare i promotori della manifestazione «Se non ora quando?», in programma oggi a livello nazionale. L’appuntamento è alle 14.30 a Ponte Talvera (lato bar Theiner). L’invito è a non portare bandiere o vessilli di partiti e sindacati, perché si vuole che la manifestazione sia il più trasversale possibile; ma ad indossare una sciarpa bianca in segno di lutto. L’iniziativa è organizzata dalla Cgil con l’appoggio di Verdi, Sel e di altre associazioni. Sui prati si ritroveranno donne di età ed estrazione sociale diversa unite da un comune obiettivo: «Difendere la dignità delle donne e con essa la loro libertà, duramente calpestate dalla volgarità e dal cinismo dei recenti fatti di cronaca politica».
 Brigitte Foppa, consigliere comunale verde, è ottimista sul risultato della manifestazione: «C’è un crescente disagio: le donne sono molto sensibili a questi temi. Al di là di Berlusconi, è giunto il momento di fermarsi a riflettere sulla mercificazione del corpo femminile».
 Oggi a ponte Talvera ci sarà anche Doriana Pavanello, entusiasta per l’interesse suscitato anche a Bolzano, città generalmente freddina, per la manifestazione: «C’è la volontà di ribellarsi ad una cultura che riduce la donna a puro corpo e ne calpesta continuamente la dignità». E a chi l’accusa di moralismo replica così: «Nessuno discute le scelte individuali, ma qui siamo alla prostituzione di Stato». Nadia Mazzardis (associazione Pro-Polis) pensa ai giovani: «Sono preccupata per le conseguenze di quella che sta diventando una cultura imperante basata solo ed esclusivamente sul corpo. Penso a mia figlia che ha 19 anni, cosa devo dirle: che è più importante studiare e impegnarsi o avere la sesta di reggiseno?». Lisa Beqiri, 20 anni, iscritta alla «Claudiana» sarà a ponte Talvera assieme ad un gruppo di amiche: «Dobbiamo ribellarci e dire basta ad una cultura in cui la donna non vale per quello che fa sul lavoro e in famiglia, per l’impegno nel sociale, ma per il corpo che ha. Dobbiamo fermarci, dobbiamo far sentire la nostra voce per evitare che la situazione degeneri ulteriormente». Critica la manifestazione Maria Teresa Tomada, consigliere del Pdl: «Basta col moralismo. Questa è la campagna di quattro femministe inacidite. Dobbiamo piantarla di guardare dal buco della serratura».
Alto Adige 13-2-11
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sabato, 12 febbraio 2011

Donne di tutta Italia: unitevi!

Parteciperete alla manifestazione del 13 febbraio?

Il sito delle donne ti dà spazio: inviaci un resoconto della manifestazione così come si è svolta nella tua città, o mandaci foto e video.

Inviale a staff@ilsitodelledonne.it. Oppure clicca sul pulsante per essere direttamente collegata alla posta elettronica.
Facciamo in modo che questa mobilitazione sia qualcosa che non si scorderà negli anni a venire. Aiutateci a cambiare le cose. Grazie.


Sono passati pochi giorni dall’esplosione dell’ennesimo scandalo sessuale che coinvolge la politica e si sono già moltiplicate le iniziative dettate dall’indignazione femminile.


Sintomo del fatto che le donne non sono mute e asservite come tutti si aspettavano. Segno anche del fatto che ci sono donne che hanno sogni, aspirazioni e aspettative di vita diverse rispetto a quelle del bunga bunga. Donne con un cervello.

E chi l’avrebbe detto che nel 2011 ci sarebbe stato ancora il bisogno di riaffermare il potere femminile e il fatto che le donne abbiano capacità produttiva, intellettuale e culturale al pari dei maschi?
Così ecco le segnalazioni che vi facciamo noi de “Ilsitodelledonne” a riguardo.
Ci sembra doveroso dedicare addirittura uno speciale a queste iniziative, noi che abbiamo sempre pensato che ci dovrebbe essere più parità fra uomo e donna nella società, in politica e nel lavoro.
Dopo il nostro invito a cambiare l’immagine del profilo facebook, ora vi proponiamo di partecipare alla manifestazione nazionale in tutte le piazze d’Italia per dire ai potenti di turno: “Adesso basta”. Se non ora, quando? dice lo slogan che invita tutte le donne a riunirsi in piazza per manifestare il loro dissenso alla donna-oggetto. La manifestazione, o mobilitazione di piazza, in rosa si terrà Domenica 13 Febbraio.
Per aderire alla manifestazione c’è la possibilità di firmare una petizione di cui vi parleremo a breve.
Un’altra iniziativa è quella lanciata da Repubblica che promette di avere un grande seguito: il giornale infatti invita a dire basta, se siete donne e a mandare a Repubblica una vostra foto con lo slogan: “Sono donna e dico basta”.
Per partecipare all’iniziativa di questo giornale dovete mandare le vostre foto (formato jpg, dimensione massima 1024 x 800 pixel) accompagnate da questo o altri slogan su un post-it, un cartello, un foglio… all’indirizzo e-mail:
fotografie@repubblica.it
Chiaramente queste sono tutte iniziative che sono solo la prima valvola di sfogo di un movimento che deve ancora nascere. Occorre, ora, che le donne comincino a giocare un ruolo diverso. Occorre che le donne facciano rete, si sostengano a vicenda. Serve che le donne si appoggino fra loro e abbiano la vera possibilità di votare le loro candidate ovunque vogliano. Servono prima di tutto donne che si propongano di essere votate, e restituire ai cittadini la possibilità di farlo.
Servono donne che assumano donne nelle imprese e preservino i loro diritti, alla maternità innanzitutto. Cosa ne pensate: dite la vostra.
Scritto da M.F.
Questo sito è stato realizzato e gestito da www.byweb.it
Articoli correlati:
  1. L’autodifesa per le donne: boom in Italia
  2. IN 60 INTERVISTE, LA VITA IN ITALIA, LA STORIA E LO SGUARDO DELLE DONNE OGGI
  3. Donne, Tunisia e blog
  4. Festa della donna intelligente al Gran Teatro con “Tutta casa, letto e chiesa”
  5. Nobel per la pace alle donne africane
BOLZANO/BOZEN – 13 febbraio, dalle ore 14.30 alle ore 17.00,  Ponte Talvera – Lato Theiner – Incrocio Via Museo-Via Rosmini. Organizza l’Associazione/Verein ProPolis – Pillole di Democrazia

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lunedì, 27 dicembre 2010


Noppaw.org Appello Premio Nobel per la Pace 2011
alla Donna Africana

(tratto da www.noppaw.net)

L’Africa cammina con i piedi delle donne.

Abituate da sempre a fare i conti con la quotidianità della vita e con la sfida della sopravvivenza, ogni giorno centinaia di migliaia di donne africane percorrono le strade del continente alla ricerca di una pace durevole e di una vita dignitosa.

Gran parte di loro fanno fino a 10-20 chilometri per portare l’acqua alla famiglia. Poi vanno, sempre a piedi, al mercato, dove, per tutta la giornata vendono quel po’ che hanno, per portare la sera a casa il necessario per nutrire i propri figli.

Riproducendo così ogni giorno il miracolo della sopravvivenza. Pullulano di donne i mercati delle città africane. In un arcobaleno di colori, dove insieme con i beni di scambio, si incontra la gioia di vivere e il calore della convivialità. Spesso sulle loro spalle i figli che ancora non camminano. Oppure attorno ad esse la corsa e il rumore dei bambini, la cui cura è completamente affidata a loro. A volte, anche se non sono loro figli.

Perché nell’Africa delle guerre e delle malattie, le donne sanno accogliere, nella propria famiglia, i piccoli rimasti orfani. [...]

vedi  http://www.youtube.com/watch?v=czacQ96528g
      
         http://www.noppaw.net/
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domenica, 12 dicembre 2010



Tumori femminili, cento casi all’anno

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. I tumori della cervice uterina, dell’ovaio e dell’endometrio si combattono e sempre più spesso si sconfiggono. Fondamentale è che le donne si vogliano bene e si sottopongano a tutti i controlli del caso perché è indispensabile arrivare in tempo.
 Sergio Messini - primario di Ginecologia al San Maurizio - dice che ogni anno in Alto Adige 100 donne si ammalano di tumore: «Non mi stancherò mai di ripetere che per salvarsi la vita bisogna fare prevenzione corretta, andare subito dal medico quando qualcosa non va e sottoporsi ogni anno al pap test. Continuo a consigliare alle giovanissime il vaccino contro il papilloma virus, ma vedo parecchia resistenza nelle famiglie che lo vivono come un tabù, una sorta di malinteso via libera all’attività sessuale. Mi spiace ma le mamme non capiscono che il vaccino elimina del 90% la possibilità futura di sviluppare un tumore al collo dell’utero».
 Insomma parola d’ordine prevenzione.
 Le regole sono semplici, le pazienti guarite le conoscono molto bene. Anni di cure e di chemioterapia pesante non svaniscono, uniscono. Segnano dentro ma fanno rinascere. Spesso diverse, sicuramente più forti anche dopo dure depressioni. E ieri una nutritissima formazione di signore che “ce l’hanno fatta” ha festeggiato il Natale nei corridoi della direzione medica San Maurizio. Tutte in fila, hanno stretto la mano e baciato il “loro” primario. C’è chi gli ha portato i pasticcini, chi un’orchidea. Tutte lo hanno salutato con un “grazie dottore”.
 Così Messini alle sue ex pazienti: «Solo voi sapete quanto sia stata dura ma non avete mollato e oggi siete qui. Credo che la vostra testimonianza, il fatto stesso che dopo tanto dolore siate a brindare, sia importantissimo messaggio di serenità per tutte quelle donne che ogni giorno combattono per vincere la vostra stessa battaglia. Il mio motto resta “non anni di vita ma vita agli anni”».
 Così le signore: «Le donne devono imparare a volersi più bene, ad essere più uomini, a pensare più a se stesse, a trovare i loro spazi ed a ricordare che non capita sempre alle altre». Il primario ha colto l’occasione per presentare - insieme a Mauro Almici della direzione sanitaria - il Centro di ginecologica oncologica pelvica del San Maurizio. «Abbiamo attivato un gruppo di lavoro interdisciplinare che raccoglie specialisti di varie aree: Ginecologia oncologica, Radiologia, Istopatologia, Chirurgia generale addominale, Chirurgia vascolare e toracica, Gastroenterologia, Psicologia ecc. E oggi possiamo contare su un team di specialisti che lavora in sinergia per valutare i casi e collaborare alla gestione clinica del singolo paziente. In più l’ospedale che collabora con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e con l’Istituto europeo di oncologia di Milano fondato da Umberto Veronesi è in grado di fornire alle pazienti una terapia ai massimi livelli».
 In tempi di Riforma clinica, giusto capire come potrà cambiare l’assistenza e la cura alla popolazione e se si continuerà ad operare in tutti gli ospedali dell’Alto Adige. «A mio avviso non è possibile centralizzare tutta l’attività a Bolzano ma credo che i casi più importanti vadano trattati qui. Il tumore all’endometrio, per esempio, può essere operato ovunque ma una neoplasia complessa alle ovaie, in fase avanzata, dovrà per forza di cose essere trattata da chi ha maggiore esperienza nel campo. Dal chirurgo che ne vede di più». Tornando alla prevenzione Messini ricorda come a settembre l’Asl abbia presentato una nuova tecnica per l’individuazione del tumore al collo dell’utero chiamata “citologia su strato sottile”. Si tratta, spiega Messini, di un’analisi più costosa ma più precisa che permette alle donne di eseguire un esame ogni tre anni. L’Asl punta infatti a ridurre dell’80% l’incidenza di neoplasie effettuando appunto uno screening triennale “su strato sottile”. Si tratta di un particolare metodo per il prelievo e la preparazione del test che riduce sangue, muco e quindi la possibilità di referti sbagliati. «Un passo avanti importante anche se continuo a consigliare il vecchio pap test da ripetere una volta l’anno, accompagnato da regolare visita medica».
Alto Adige 12-12-10
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categoria:donne, salute
venerdì, 26 novembre 2010



Violenza contro le donne: serve l’aiuto degli uomini anche per fare prevenzione

RAFFAELLA VANZETTA
Ieri ricorreva la giornata internazionale contro la violenza alle donne. Me lo hanno ricordato di prima mattina radio e giornali. Ad essere intervistate, sempre le stesse donne, quelle del centro antiviolenza, della casa delle donne, degli alloggi protetti. Citano i dati allarmanti di sempre: ogni 4 giorni in Italia una donna viene ammazzata da un parente o ex-partner. 200 i casi all’anno seguiti dal centro antiviolenza soltanto a Merano. E la violenza continua ad essere la prima causa di morte per le donne del mondo. Solo 5 giorni fa, venerdì notte, una ragazza di 25 anni è stata violentata nel centro di Bolzano mentre andava verso la sua macchina. L’aggressore era uno sconosciuto, 50 anni circa, parlava tedesco. L’ha sbattuta dietro un cespuglio, l’ha violentata e se ne è andato. Il fatto non è stato commentato da nessuno. Normale fatto di cronaca. A lei resterà una ferita che non si rimarginerà più e il terrore nel cuore ogni volta che sarà sola. Pensavo a lei quando due giorni dopo sono tornata da una serata di lavoro a mezzanotte. Le strade erano deserte e ho avuto paura ad attraversare quel pezzetto di passeggiate del Talvera che mi avrebbe permesso di arrivare a casa più in fretta. Ho preferito la strada senza cespugli, illuminata. Nonostante la stanchezza e la gran voglia di raggiungere il mio letto, ho preferito allungare il percorso, per paura.
Ieri molti uomini sensibili si sono attaccati un fiocco bianco all’occhiello. Molti hanno provveduto a dare il loro segnale su facebook, sostituendo la propria immagine con quella di un fiocchetto bianco. Persino la Provincia quest’anno ha dichiarato di aderire alla campagna del fiocco bianco. Il fiocco bianco è un simbolo, indossato dagli uomini, che rappresenta un loro impegno personale a non commettere mai, a non tollerare a non rimanere in silenzio rispetto alla violenza contro le donne (da fioccobianco.it). Ma in cosa consiste veramente quest’impegno? Non possiamo continuare ad essere solo noi donne ad agire contro la violenza. Vanno bene i corsi di empowerment per le ragazze, va bene dare a loro consapevolezza, sicurezza, rafforzarne l’autostima. Però, quando a scuola un ragazzo dice alla sua compagna: «Dove credi di andare con quel culo?» e tutti ridono, l’autostima ti serve ben poco. Quando un famoso presentatore in tv dice alla ragazza pescata dal pubblico: «Ma le tette le hai lasciate a casa?» e tutti ridono, senti solo una stretta allo stomaco e la consapevolezza serve solo a capire che è meglio non passare vicino ai cespugli se sei sola di notte. Ai ragazzi servono uomini adulti diversi che diano loro un esempio nuovo. Io desidererei uomini che ci aiutano nel lavoro di prevenzione quotidiano, uomini che si indignano pubblicamente davanti ad ogni gesto di violenza, desidererei uomini adulti che non sorridono alle battute sessiste, che spiegano ai ragazzi a scuola che i continui commenti al corpo delle loro compagne con annesse allusioni al sesso, alle ragazze incutono paura e frustrazione. Non possiamo fare tutto da sole. Se avete dichiarato il vostro impegno, sarebbe bello vederlo concretizzarsi da oggi e per tutto l’anno.
Alto Adige 26-11-10
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giovedì, 25 novembre 2010

25 novembre
Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Dal 1999, per decisione dell’Assemblea Generale dell’ONU, in tutto il mondo il 25 novembre si celebra la Giornata contro la violenza sulle donne

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giovedì, 25 novembre 2010


Katharina Lanz

 Quattro eroine del Tirolo di Hofer

ANDREA DI MICHELE
L’anno hoferiano è ormai passato e dei fatti del 1809 ci resta la figura di Andreas Hofer e dei sui uomini impegnati nella difesa del territorio e delle tradizioni. Immagini di uomini, dunque, i protagonisti della sollevazione armata. E le donne? Quale fu il ruolo delle donne in quegli avvenimenti e, più in generale, cosa sappiamo di loro e della loro vita intorno al 1800?
 A cercare una risposta a queste domande è l’ultimo volume della collana di pubblicazioni dell’Archivio provinciale, presentato ieri presso il Palazzo Mercantile e curato da Siglinde Clementi, dal titolo “Zwischen Teilnahme und Ausgrenzung. Tirol um 1800. Vier Frauenbiographien”.
 Come ci dice il titolo, è “tra partecipazione ed emarginazione” che troviamo gli estremi della presenza femminile non solo nella sollevazione tirolese, ma anche in generale nella società tirolese del primo Ottocento. Il libro affronta la questione attraverso la biografia di quattro donne che occupano un posto importante nella memoria regionale: Katharina Lanz, Giuseppina Negrelli, Therese von Sternbach e Anna von Menz. Ricostruire le loro storie, da una parte significa comprendere il concreto ruolo svolto da quattro donne in carne ed ossa in un periodo storico caratterizzato da profondi cambiamenti. Dall’altra significa inoltrarsi nella lunga vicenda rappresentata dalla costruzione del loro mito.
 Molto di ciò che conosciamo delle loro vite, infatti, ci è restituito da un’immagine costruita, “inventata” della loro biografia, opera di chi ha consapevolmente utilizzato le loro figure per farne delle eroine a scopo pedagogico, ma anche opera di loro stesse, della loro narrazione autobiografica.
 Il lavoro di mitizzazione e “costruzione” dell’eroina appare al meglio attraverso la figura di Katharina Lanz, la giovane serva che, armata di forcone, nel 1797 avrebbe combattuto contro i francesi a Spinga.
 Le dispute sull’identità della protagonista durarono a lungo e fu quasi un secolo dopo, nel 1870, che a quella ragazza fu dato un nome. A partire da quella data iniziò la costruzione di un mito, disegnato intorno ai caratteri di una devotissima, giovane vergine. Purezza e devozione religiosa rendevano accettabile per il Tirolo di fine Ottocento la figura di una donna guerriera, che addirittura finì per divenire il simbolo iconografico del Tirolo, religioso ma anche patriottico.
 Diverso il destino di Giuseppina Negrelli, che, nonostante avesse combattuto travestita da uomo al comando di un battaglione di Schützen nel Primiero del 1809, non riuscì mai ad assurgere ad eroina. Per il Tirolo nazionalista dei primi del Novecento non poteva essere un’italiana la figura giusta da celebrare; per la cultura trentina di stampo irredentistico, i concittadini che avevano partecipato alle lotte antinapoleoniche a sostegno degli Asburgo suscitavano imbarazzo e nessun interesse storiografico. Solo oggi gli Schützen trentini riscoprono la sua figura: se dietro il silenzio di ieri vi era l’imbarazzo davanti a una donna dalla nazionalità “sbagliata”, dietro il parlarne di oggi vi è un uso strumentale volto a ricostruire l’identità tirolese dei trentini.
 Se Katharina Lanz e Giuseppina Negrelli ci spiegano come dall’esterno si costruisce un mito, la storia della baronessa Therese von Sternbach ci illustra come la stessa protagonista possa contribuire a trasformare la propria vita in leggenda.
 L’immagine che ci è rimasta della baronessa è quella di una donna che montava a cavallo, fumava la pipa e portava la pistola, una commerciante d’armi attiva durante la sollevazione del 1809, arrestata perché ritenuta una sobillatrice. Molto di tutto questo origina dalle fonti iconografiche che la ritraggono, consistenti in quadri e disegni da lei stessa commissionati.
 Su di un altro piano ci porta la vicenda di Anna von Menz, la “sposa francese”, così chiamata per via del suo progettato matrimonio con un barone francese impedito dalla sua famiglia. Dietro questa storia del primo Ottocento si intravedono da una parte i tradizionali schemi matrimoniali legati a considerazioni di carattere dinastico e patrimoniale, dall’altra l’affiorare di un modello nuovo, in cui iniziano ad avere un peso i desideri e i sentimenti. Il lungo e complesso passaggio dal matrimonio combinato per interesse a quello fondato sull’amore consentì alle donne di guadagnare nuovi spazi di libertà.
 Realtà e finzione, storia e leggenda: è soprattutto intorno a questi temi che il libro ci invita a riflettere, invitandoci a tenere sempre desto il nostro spirito critico, specie di fronte alla mitizzazione di personaggi del passato ma anche del presente.
Alto Adige 25-11-10
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categoria:donne
giovedì, 25 novembre 2010



IL CASO DI IDA DALSER "LA MOGLIE DI MUSSOLINI"

Laives, Teatro del Centro Don Bosco, via Kennedy 94, ore 20.30. Il Gruppo teatrale Eos di Bolzano, oggi 25 Novembre , mette in scena “Ida Dalser, la moglie di Mussolini”.

L'appuntamento è organizzato dal comitato pari opportunità e dall'assessorato alle Politiche sociali in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne
In occasione della “Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne”, il comitato pari opportunità e l'assessorato alle Politiche sociali del Comune di Laives propongono lo spettacolo “Ida Dalser, la moglie di Mussolini”. La rappresentazione, che andrà in scena giovedì 25 novembre alle 20.30 al teatro del Centro don Bosco, racconta la triste vicenda della prima moglie del Duce, la trentina Ida Dalser, sventurata donna dal destino infelice che vede prevalere la ragion di Stato a discapito di valori come la dignità umana e il rispetto della persona. Una storia che è un esempio emblematico di diritti violati e calpestati.
La manifestazione è una riduzione teatrale del libro "La moglie dei Mussolini", di Marco Zeni (Edizioni Effe e Erre) - Testi letti e interpretati da Mara Da Roit e Pierpaolo Dalla Vecchia - Musiche composte ed eseguite da Emanuele Zottino - Riduzione e regia a cura di Lorenzo Merlini - Durata: 1 ora e 15'
L'ingresso è gratuito con la possibilità di libere offerte per l'Associazione Gea, Centro antiviolenza e Casa della Donna / Bolzano.
Al termine verrà fatto un approfondimento sulla figura di Ida Dalser con l'autore Marco Zeni e la giornalista RAI Sandra Bortolin.
(Autore: mar.co.)
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mercoledì, 24 novembre 2010



Dalser, recital per la Gea al teatro Don Bosco Laives

LAIVES. In occasione della giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne, il Comitato per le pari opportunità di Laives e l’assessorato alle politiche sociali, propongono lo spettacolo “Ida Dalser, la moglie di Mussolini”. Avrà luogo domani alle 20.30, ne3ll’auditorium del centro Don Bosco, con ingresso libero.

 «Durante la serata verranno anche raccolti fondi - dice l’assessore Sara Endrizzi - che quest’anno verranno destinati a “Gea”, l’associazione bolzanina che segue le donne che hanno subito violenza e gestisce anche una casa protetta. Ogni anno il Comitato aderiva alla campagna del fiocco bianco contro la violenza sulle donne - continua l’assessore Endrizzi - distribuendo i fiocchi e raccogliendo anche fondi che venivano destinati ad una associazione fiorentina. Quest’anno abbiamo deciso di mandarli invece alla Gea di Bolzano. Quanto al comitato per le pari opportunità appena insediato, si è riunito la prima volta il 10 novembre. La presidente è Luisella Raveane, e la vice Sieglinde Niederstaetter Fauster. Vi fanno parte anche Loris Frazza, Debora Pasquazzo, Marco Pfeifer, Elda Paolazzi, Silvia Clementi, Claudia Furlani, Claudia Guarda e Monica Guerra”.

Durante la serata di domani sarà presente all’auditorium del Don Bosco anche Marco Zeni, autore del libro da quale è tratta anche la riduzione teatrale. Zeni illustrerà al pubblico l’iter della ricerca che lo ha portato ad individuare la documentazione sulla quale ha poi approfondito la ricerca che è sfociata in una bella pubblicazione e nello spettacolo teatrale in programma domani sera al Don Bosco di Laives. (b.c.)
Alto Adige 24-11-10
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martedì, 23 novembre 2010



Capitale della cultura, sì alla firma

Dalla giunta via libera al Protocollo col Nord-Est


MARCO RIZZA
È arrivato il via libera della giunta provinciale alla stipula dell’intesa sul Comitato organizzatore della candidatura congiunta del Nord-Est a Capitale europea della cultura nel 2019. La decisione è stata presa nel corso della seduta di ieri mattina. Il dibattito tra gli assessori è stato acceso - ad esempio Richard Theiner ha ribadito la richiesta di coinvolgere il Tirolo - ma alla fine non sono stati espressi voti contrari. «Quando sarà il momento di elaborare contenuti e programma vogliamo esserci come partner paritari e con le specificità dei nostri tre gruppi linguistici», ha chiarito il presidente Durnwalder, riassumendo così anche le richieste della Svp ma confermando la sua volontà di proseguire nel progetto.
 Già in giugno la giunta si era espressa a favore della partecipazione della Provincia di Bolzano alla candidatura congiunta dell’area regionale del Nord-Est a Capitale culturale europea nel 2019. «Queste candidature mettono in rete diversi territori di una macroarea e non si limitano più ad un’unica città», ha affermato Durnwalder al termine della seduta. La giunta ha confermato quell’orientamento e ha autorizzato il presidente a firmare il primo dicembre l’intesa sulla costituzione del relativo Comitato organizzatore, che vede Venezia capofila e comprende anche il Veneto, il Trentino e il Friuli Venezia Giulia. La giunta punta a valorizzare, ha aggiunto Durnwalder, le particolarità di italiani, tedeschi e ladini, «di una regione di confine che ha sviluppato un modello di convivenza e di tutela del territorio e che non vuole chiudersi». La Provincia ravvisa nella candidatura congiunta «la possibilità di una crescita culturale di tutte le regioni coinvolte, di mettere in rete le risorse di tutti i partecipanti e di beneficiare, in caso di successo, anche di un notevole ritorno a livello di immagine e turistico».
 Il 2019 coincide anche con l’anno del centenario della divisione del Tirolo storico: «Una buona occasione - ha concluso Durnwalder - per presentare la nostra storia e il cammino grazie al quale siamo riusciti ad andare oltre alle divisioni».
 Il dibattito come detto non è stato privo di qualche asprezza: il voto contrario di alcuni esponenti Svp, pochi giorni fa in Commissione provinciale, era il segnale di un malumore crescente nel partito. Ma l’assessore alla cultura italiana, Christian Tommasini, si dice ottimista di riuscire a convincere gli scettici: «Abbiamo ribadito - sostiene - che il punto forte della nostra candidatura è il coinvolgimento di tutti i gruppi linguistici, quindi lavoreremo in questa direzione. Nei prossimi giorni apriremo un tavolo di lavoro anche a livello locale per approfondire tutti gli aspetti fatti emergere nei giorni scorsi dai consiglieri, coinvolgendo anche questi ultimi. Intensificheremo il ragionamento proprio per fare emergere le peculiarità di tutte le culture della nostra provincia».
Alto Adige 23-11-10
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categoria:donne, provincia di bolzano
mercoledì, 17 novembre 2010



Tumore al seno, mammografia tridimensionale

BOLZANO. Un passo in più nella lotta contro i tumori al seno per aiutare le 350 donne che ogni anno si ammalano in Alto Adige. Il servizio di Radiologia dell’ospedale si è dotato di un macchinario innovativo che consente di eseguire, in aggiunta alla consueta mammografia, anche l’esame tridimensionale. «Si tratta della tomosintesi che permette di studiare la mammella a strati - spiegano il primario Giampietro Bonatti e Carmen Stevanin, responsabile della Radiosenologia -. Tutto questo si traduce in un grande vantaggio per i seni difficili da leggere - ad esempio nei seni densi - che possono così essere analizzati in dettaglio, svelando lesioni che nell’immagine d’insieme sarebbero altrimenti mascherate». I medici ricordano come a tutt’oggi i centri che in Italia possono fornire questa metodica di ultima generazione sono solo tre e precisamente l’ospedale “Le Molinette” di Torino, l’Istituto tumori di Genova ed il Centro di diagnostica senologica della clinica Paideia di Roma.
 Così il direttore del Comprensorio Umberto Tait: «Sono orgoglioso che il San Maurizio possa vantare un macchinario del genere». Nel 2009 il San Maurizio ha eseguito 13.500 mammografie su donne che non avevano alcun sintomo. E nei primi sei mesi del 2010 le visite senologiche sono state in tutto 2.376: 1.458 di routine e 938 per problemi specifici. Ma quante mammografie è consigliabile fare ed a che età? «Dai 40 ai 50 anni - dice Stevanin - una all’anno. Dai 50 in su basta un controllo biennale a meno che non ci siano fattori di rischio». A margine il primario Bonatti lancia un appello ai medici: «Fate i radiologi, tra 10-15 anni sarà emergenza vera».
Alto Adige 17-11-10
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martedì, 16 novembre 2010



Trasloca oggi il Servizio Donna

 BOLZANO. Da oggi il Servizio Donna della Provincia è raggiungibile nella sua nuova sede, al pianterreno di via Dante 11 a Bolzano. Nuovo il numero di telefono.
 Il Servizio Donna è un punto di riferimento per chi desideri ottenere informazioni in tema di Pari Opportunità e questioni femminili. Le addette del Servizio individuano posizioni di sfavore delle donne in Alto Adige ed elaborano eventuali soluzioni. Inoltre intrattiene rapporti verso istituzioni simili e organizzazioni femminili, elabora materiale informativo e realizza progetti in ambito delle pari Opportunità.
 Il Servizio Donna è la sede della Commissione provinciale per le Pari Opportunità per le donne, che offre informazione giuridica gratuita, anche in sedi periferiche, su questioni riguardanti le donne e le problematiche familiari: è proprio al Servizio Donna che bisogna rivolgersi per contattare la Commissione.
 Il Servizio Donna è dotato di una biblioteca specialistica dove si possono trovare una vasta raccolta di documenti, libri e riviste specializzate nonché testi non pubblicati riguardanti le donne e la parità. Nella biblioteca, aperta previo appuntamento a tutte le persone interessate, sono catalogate opere in lingua tedesca e italiana.
 Il Servizio Donna è raggiungibile nella sua nuova sede, al pianterreno al civico 11 di via Dante a Bolzano, tel. 0471 416950, e-mail: serviziodonna@provincia.bz.it
Alto Adige 16-11-10
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giovedì, 04 novembre 2010



L'unità è la nostra ambizione storica

La sindacalista milanese, da 35 anni militante della maggiore confederazione italiana, è la prima donna eletta segretario. Ha avuto il 79,1% dei voti.
Susanna Camusso è la nuova leader della CGIL. Il Comitato direttivo nazionale ha eletto quest'oggi il nuovo segretario generale e, per la prima volta nella storia centenaria del movimento sindacale confederale italiano, a ricoprire questo incarico sarà una donna.



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giovedì, 28 ottobre 2010



Quote rosa nei cda aziendali

ROMA. Una donna su tre (il 30% dei posti) nei consigli di amministrazione. Per legge. Una “rivoluzione rosa” che potrebbe avere un primo via libera dal governo nella riunione del consiglio dei ministri di domani. Favorevole il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. La proposta di legge prevede sanzioni, fino alla decadenza del consiglio, per chi non si adegua. «Norma incostituzionale», secondo il presidente emerito della Corte costituzionale Antonio Baldassarre.
Alto Adige 28-10-10
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martedì, 26 ottobre 2010



Il corpo delle donne e l’umiliazione in tv Zanardo: basta silenzi

PAOLO MORANDO
In rete il suo documentario «Il corpo delle donne» è stato visto da quasi 2 milioni di persone. Lorella Zanardo ha trasformato il tema della mercificazione nella tv italiana di seni e natiche femminili in un argomento di rilevanza nazionale. Seguito naturale di quel documentario è un libro dal medesimo titolo (pubblicato da Feltrinelli) che la Zanardo presenterà domani a Bolzano. Veline, Letterine, vallette date in pasto - seminude - in programmi tv, calendari, pubblicità. Uno scandalo tutto italiano. La Zanardo, bocconiana, un passato recente di manager, si dice ancora sorpresa del perché per anni nessuno abbia sollevato il problema.
  Perché le donne, che costituiscono il 60% del pubblico televisivo, non scendono in piazza a protestare contro l’uso che la tv italiana fa del loro corpo?
 
Da una parte, in Occidente, l’avvento del liberismo ha contribuito a far sì che anche per noi donne l’affermazione passasse anche attraverso la ricerca del profitto, la realizzazione nel lavoro: questo impegno totale è stata una delle cause della crisi del femminismo. Poi, per noi italiane, vi sono stati alcuni episodi particolarmente importanti: a partire dal fatto che negli ultimi 30 anni il nostro immaginario è stato colonizzato dalla tv commerciale e dall’uso che questa ha fatto del corpo femminile per vendere, un uso molto più forte che altrove. Terzo motivo, la totale disfatta della tv pubblica di fronte a questo modello: la Rai avrebbe potuto assumere il ruolo, e il profilo, che ha ad esempio la Bbc in Gran Bretagna, mentre invece si è totalmente adeguata alle logiche della tv commerciale. E poi, ma è un aspetto che attende ancora di essere indagato a fondo, la presenza così forte nel nostro Paese della Chiesa: che sull’uso del corpo della donna a fini mercantili dovrebbe intervenire con autorevolezza, ma che invece lo fa pochissimo.
 Non crede che la situazione nella nostra tv sia ormai irreversibile?
 Io sono immersa in questa vicenda ormai da due anni e devo dire di essere più spazientita che delusa. Ma ci sono segnali positivi, specie in rete, sui blog. Sono moltissime, soprattutto le giovani donne, a protestare. E poi accadono fatti concreti: ad esempio, proprio di fronte a una protesta in rete e attraverso il «mail bombing» è stata recentemente ritirata una pubblicità particolarmente umiliante per le donne, quella della Sisley che ritraeva una ragazza sdraiata con la testa all’indietro e un cetriolo in bocca.
 Da mesi gira l’Italia per presentare documentario e libro. Che sensazioni ha? Cresce la consapevolezza tra le donne?
 Una cosa che non mi aspettavo è la presenza a questi incontri di tanti giovani uomini, anche sul blog del nostro sito. Oltre che del corpo della donna si dovrebbe parlare anche del corpo degli uomini, e lo faremo: macho, palestrato, con una sola cosa in testa, quella lì, ecco l’immagine del maschio italiano rappresentata dalla televisione. E anche i ragazzi si ribellano a questa immagine.
 Una delle controdeduzioni ricorrenti è: la tv è quello che è, basta spegnerla.
 È una risposta che arriva spesso da sinistra. E segnala una singolare visione della democrazia. Io credo che in questi anni la sinistra abbia lasciato sole le persone prive di mezzi culturali per difendersi dai media. Ci si è dimenticati che uno degli scopi della democrazia è appunto quello di aiutare chi è indietro.
 Nella sua «immersione» nel supermarket tv del corpo della donna, cosa ha trovato di maggiormente ripugnante?
 L’umiliazione. La donna umiliata. Non ho creduto ai miei occhi quando ho visto le immagini che abbiamo collocato al termine del documentario: un deretano appeso a un gancio e marchiato a fuoco. Esattamente come i prosciutti di maiale. L’immagine era di «Scherzi a parte» su Canale 5.
 Chiudiamo con una nota di speranza?
 Attraverso i laboratori «Nuovi occhi per la tv», nelle scuole sono venuta in contatto con tanti ragazzi consapevoli. Ci aspettano altri 10 anni di duro lavoro ma sono convinta che, alla fine, sopra alle attuali macerie avremo costruito un solido ponte.
Alto Adige 26-10-10
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mercoledì, 20 ottobre 2010


I SEGRETI DI UNA DONNA

MASSIMO MERY’
Donne che uccidono e che commettono delitti efferati quasi o quanto quelli compiuti dagli uomini. Questo significa che le donne sono diventate come gli uomini? Alcuni di questi ultimi preferiranno sicuramente condividere questa ipotesi, mentre altri - che usano la propria conoscenza come strumento per comprendere - non si accontenteranno di questa banalizzazione. Ora cercherò di spiegarmi e di capire come le cose possono essere lette ed interpretate. L’homo sapiens ha cercato di far comunicare il cervello emotivo con quello razionale.
La rabbia aveva, ed ha tutt’ora, la funzione di mettere l’uomo in condizione di affrontare il nemico o difendersi dagli attacchi esterni, la paura gli impediva di adottare comportamenti che avrebbero potuto mettere a repentaglio la sua vita e anche quella degli altri. L’uomo, come genere maschile, ha iniziato però ad usare la propria aggressività per offendere ed uccidere più che per difendersi. La donna, al contrario, ha usato il suo istinto aggressivo per difendere la propria incolumità e quella dei suoi figli. In poche parole: l’uomo uccide soprattutto per aggredire, la donna per difendersi da un attacco reale o presunto tale; pensiamo ad esempio alle madri che uccidono i propri figli, convinte di doverli proteggere da forze maligne frutto soltanto di un delirio paranoico. Ma torniamo ai giorni nostri e a quante denunce di stalking leggiamo sui quotidiani. Ma cos’è che permette che il nostro cervello emotivo non abbia il sopravvento su quello razionale e che le sue componenti trovino un equilibrio condizione necessaria per la nostra salute psico fisica? Ciò che fa la differenza è la cultura che ci offre gli strumenti conoscitivi per poter analizzare qualsiasi situazione e trovare le giuste risposte anche al quesito più complesso. Non è un caso che episodi di violenza e di sopraffazione siano superiori in ambienti di povertà e degrado sociale. Perchè mai una ragazza così giovane può arrivare ad accoltellare il proprio fidanzato/amico? Come ho già spiegato una donna può uccidere soprattutto per difendersi da una aggressione. Adesso si parla di stalking, di richiesta di rapporti sessuali senza protezione, di insistenze opprimenti, a cui forse una ragazza così giovane e sola non sapeva dare risposte appropriate. Il cervello emotivo, quello deposto al controllo e alla regolazione delle emozioni,quali la rabbia e la paura, ha fatto tacere per certo lasso di tempo quello razionale, generando un delitto.
La paura e la rabbia, risposte adattive ad un comportamento di sopraffazione fisica o psicologica, se non mutuate dalla nostra parte razionale, creano in ognuno di noi un possibile assassino.
Il cervello della donna e quello dell’uomo sono anatomicamente quasi uguali, ma funzionano - in determinate condizioni - in modo diverso e ciò per un processo di adattamento all’ambiente. Ma, ripeto, gli uomini uccidono spesso per aggredire, le donne per difendersi. E, in ogni caso, come intitolava un famoso quadro di Goya, il sonno della ragione produce mostri!
Alto Adige 20-10-10
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giovedì, 16 settembre 2010



Pap test, basta un esame ogni 3 anni

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Il pap test che individua il tumore al collo dell’utero passa il testimone alla nuova tecnica chiamata “citologia su strato sottile”. Si tratta - spiega il direttore sanitario dell’Asl unica Oswald Mayr - di un’analisi più costosa ma più precisa che permette alla donna di eseguire un esame ogni tre anni.
 Guido Mazzoleni, primario facente funzioni di Anatomia patologica e Giovanni Negri - responsabile per lo screening - spiegano che serviva una svolta: «In Alto Adige ogni anno venti donne si ammalano di tumore all’utero e puntiamo ad azzerare il numero. Per farlo ci serve un sistema di screening più articolato perchè a tutt’oggi ci sono donne che si sottopongono a troppi esami che risultano inutili o inadeguati e donne che, al contrario, li evitano». E dalle indagini risulta, in particolare, un eccesso di test tra le più giovani. Anche per questo lo screening - per il quale l’Asl spende 300 mila euro l’anno - si adegua alle linee europee e si riorganizza.
 «Puntiamo a ridurre dell’80% l’incidenza di neoplasie effettuando un pap test “su strato sottile” ogni tre anni». Ma di che si tratta?
 «È un particolare metodo per il prelievo e la preparazione del test che riduce sangue, muco e quindi la possibilità di referti sbagliati». Non è ancora stato scientificamente del tutto chiarito se l’esame “su strato sottile” sia superiore a quella tradizionale ma studi condotti dallo stesso servizio aziendale dell’Asl dimostrano come il più nuovo eviti ogni tipo di errore. «Ogni signora - spiega Mazzoleni - riceverà ogni tre anni una lettera con dentro un “buono” per uno striscio gratuito. Le prime lettere, alle prime seimila donne, partiranno a giorni».
 Il primario di Ginecologia dell’ospedale, Sergio Messini, dice che la tecnologia “su strato sottile” è più costosa e più precisa ma che il caro vecchio pap test, da ripetere una volta l’anno, resta sempre e comunque un’ottima soluzione. E c’è dell’altro: «Continuo a consigliare alle giovanissime il vaccino contro il papilloma virus, ma vedo resistenza nelle famiglie. Mi spiace molto».
 Mayr spiega che tutte le donne di età compresa tra i 23 e i 65 anni, che siano residenti in Alto Adige, hanno diritto ad un pap test gratuito. Se si rendono necessari ulteriori accertamenti, anche questi sono erogati gratuitamente. Se una donna desiderasse comunque e di propria iniziativa effettuare un ulteriore pap test prima dello scadere dei tre anni, dovrà pagarselo.
Alto Adige 16-9-10
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lunedì, 09 agosto 2010



Salari Alto Adige, donne pagate il 20% in meno

BOLZANO. Le donne vengono pagate meno degli uomini, anche in Alto Adige. A dare sostegno numerico e teorico a una delle sensazioni più diffuse nel mondo del lavoro è una pubblicazione dell’esperta Silvia Vogliotti (Afi-Ipl) che ha analizzato sul nostro territorio il fenomeno chiamato “gender pay gap”. «In provincia - scrive - il differenziale retributivo tra i sessi oscilla tra il 17 e il 20%. Questo, logicamente, non significa che a parità di occupazione le donne ricevano un salario minore, ma solo che nel complesso esiste una distanza consistente». Nessuna violazione del diritto costituzionale della parità retributiva tra i sessi ma un insieme di fattori che porta il gentil sesso a portare a casa qualche euro in meno. «A questa disparità - continua Vogliotti - contribuisce una serie di circostanze sociali ed economiche. Tra queste sicuramente la maggiore difficoltà che hanno le donne nel raggiungere posti apicali del lavoro». Diverse le motivazioni anche qui. «Da una parte c’è meno disposizione verso straordinari e prestazioni aggiuntive, dall’altra una certa diffidenza di matrice pregiudiziale così come le difficoltà, per esempio, della maternità nel poter fare carriera». C’è poi una grossa fetta di lavoratrici potenziali che rimangono disoccupate. «In Alto Adige siamo al 40% di donne che, pur avendone le possibilità, preferiscono tirarsi fuori dal mercato. Molte di loro, infatti, decidono di rimanere senza impiego per precisa volontà». Incide, chiaramente, la tradizione culturale nella divisione dei compiti familiari. «Superfluo aggiungere che al lavoro la donna spesso deve aggiungere l’economia domestica il che, evidentemente, può rappresentare un freno. Spesso questo si traduce nella scelta di part-time o piani orari di impiego ridotto rispetto agli uomini». (a.c.)
Alto Adige 9-8-10
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domenica, 18 luglio 2010



Delitti: la violenza maschile sulle donne

Gli omicidi d’estate suscitano sempre interrogativi ed analisi, che lasciano troppo spesso il tempo che trovano. Da molto tempo, ormai, sappiamo che la violenza si esercita soprattutto all’interno della cerchia di amici e parenti, che il delitto del maniaco isolato e casuale è possibile, purtroppo, ma decisamente minoritario. Sappiamo anche che le donne sono vittime, da sempre, di una violenza maschile che si esercita in molti modi e si presenta con sembianze multiformi.
 Anche oggi, epoca di parità conquistata almeno in teoria, le donne pagano un tributo alto all’egoismo e alla primordialità di molti uomini.
In case “normali”, in famiglie “normali”, tra coppie normali di fidanzati, di coniugi, di amici, si realizzano violenze diverse, non sempre cruente o letali, spesso sottili e sfibranti. Che hanno effetti pesanti sulla vita, fisica ed affettiva, di molte donne.
Ciò avviene per un malinteso senso di possesso che ottunde la capacità di giudizio, per un’insoddisfazione di fondo che vede la donna come preda sempre, come capro espiatorio, come simbolo di potere o causa di insuccesso.
 E i pronunciamenti della Cassazione, che consentono di maltrattare la moglie poco remissiva, che prevedono come attenuante per l’assassino la disperata difesa della vittima, come gli atteggiamenti di chi accomuna persecutori e perseguitate, enfatizzando l’innegabile rapporto tra vittima e carnefice,non aiutano ad uscire da questo clima da fiaba gotica. La realtà giuridica della donna soggetto di diritto si scontra con una realtà sociale diversa. E i messaggi, diversificati e disorientanti, confinano le donne in una situazione di vita molto simile a quella che le vedeva sottomesse di fatto e di diritto.
 Dietro alla finzione dell’amore e della stima per le donne si nasconde spesso la volontà di emarginarle, come una maschera beffarda sul rituale antico della sopraffazione. E a fronte della violenza bruta ed evidente si realizzano comportamenti più subdoli e insinuanti, che negano legittimità, che mirano a ferire senza tracce evidenti.
Alto Adige 17-7-10
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domenica, 04 luglio 2010



Il bebè ora nasce in casa Sfida a ospedali e cliniche nell’Italia dei tagli cesarei

 ROMA. Se il parto in casa in Italia è un tabù, i cesarei sono decisamente troppi. Il 38 per cento delle nascite, quasi quattro bambini su dieci, avviene chirurgicamente. Mentre la media europea di cesarei si ferma al 15 per cento. Solo lo 0,1 delle donne italiane sceglie di mettere al mondo il proprio bambino nell’intimità di un luogo conosciuto, la casa, seguita soltanto da un’ostetrica e dal partner.
 A far luce su un fenomeno, poco noto, ma in lenta crescita, è Elisabetta Malvagna nel libro, “Il parto in casa - Istruzioni per l’uso”. E’ l’autrice a sottolineare come l’alta incidenza di cesarei sia legata ad un mero motivo economico: un parto naturale «rende» alle aziende ospedaliere circa 1.489 euro, più 307 euro per ogni giorno di ricovero, per il parto chirurgico si aggiungono a questa cifra mille euro e altri mille in caso di complicazioni. In Campania il tasso di parti cesarei supera il 60 per cento, contro il 25 del Friuli Venezia Giulia. Pensare che la clinica privata metta al riparo dal rischio di trovarsi la pancia tagliuzzata all’ultimo momento è un errore, perchè il cesareo è anche più diffuso che nelle strutture pubbliche: 62 per cento nelle case di cura accreditate, 76 in quelle non accredidate, contro il 34 per cento degli ospedali.
 Partorire in casa nel terzo millennio può sembrare un po’ retrò, anzi, va detto, fa pensare ad una scelta completamente folle. Da cittadini così abituati alla medicalizzazione, alle infinite liste di esami, analisi ed ecografie da fare durante i nove mesi di gravidanza, l’idea di arrivare alla fine di un percorso così lungo affidandosi solo alle mani di un’ostetrica può spaventare. Proprio alla sicurezza, la Malvagna dedica un capitolo ad hoc ricordando che «il 90 per cento della popolazione che attualmente vive sulla terra è nato in casa». L’identikit della partoriente a domicilio è quello di una donna tra i 30 ed i 40 anni, di cultura medio superiore, con un’esperienza ospedaliera che non l’ha lasciata soddisfatta. Se è sana, se la gravidanza ha avuto un decorso tranquillo ed alla fine della gestazione il feto è in posizione corretta, la futura mamma è la candidata ideale per il parto tra le mura domestiche. Figura chiave è l’ostetrica e va scelta con grande cura: sarà lei a guidare la partoriente invitandola ad ascoltare il proprio corpo, sarà sempre lei a capire se e quando la situazione si complica e si deve andare in ospedale, che sarà il caso non disti dall’abitazione più di 30-40 minuti.
 Riappropriarsi della maternità, di un momento esclusivo da vivere senza estranei in camice bianco, è la molla che sta avvicinando le donne moderne a questa scelta. «Mia figlia Sara - racconta la Malvagna che ha partorito in casa i suoi due bimbi - è nata sullo stesso letto sul quale era stata concepita. Accogliere il proprio bambino nell’intimità della propria casa, in un ambiente “amico” e senza interferenze esterne, rappresenta un modo nuovo di vivere la maternità che mette al centro la coppia mamma-bambino».

Pochissime le Regioni che garantiscono un aiuto

ROMA. Il parto in ospedale è gratis, a casa si paga. Un’ostetrica costa mediamente una cifra che oscilla tra 2 e 3mila euro. Poche le amministrazioni regionali che hanno attivato un rimborso per il parto a domicilio: Piemonte, Emilia Romagna, Marche, le province autonome di Trento e Bolzano, ed anche la Città del Vaticano.
 La prima città italiana ad aver istituito un servizio pubblico di assistenza per il parto casalingo è Torino. Il libro “Il parto in casa” rivela che dal 1997, dopo una delibera dell’Azienda ospedaliera, le ostetriche dipendenti dell’ospedale Sant’Anna gestiscono in autonomia il servizio insieme a medici che hanno offerto la propria consulenza. In Piemonte il parto in casa rappresenta lo 0,2 per cento del totale dei parti; la Regione rimborsa fino a 930 euro e, in caso di emergenze che finiscono con l’ospedalizzazione, le ulteriori spese vengono risarcite fino ad un massimo di 310 euro.
 Tra le regioni più operative sul fronte di questa scelta di niccchia, c’è l’Emilia Romagna. Nelle città di Reggio Emilia, Ferrara, Cesena, Parma e Forlì l’assistenza delle ostetriche a casa è gratuita e totalmente a carico della Asl se ci si affida alle sue dipendenti. Ma ci sono anche dei rimborsi se si opta per una professionista o per un centro privato. Anche le Asl di Parma e Rimini si sono attrezzate con un “percorso nascita” che all’assistenza ostetrica unisce i servizi della struttura ospedaliera in caso di emergenza.
 E’ possibile avere un contributo, ma non un rimborso totale delle spese, nelle Marche, dove bisogna chiedere che una legge del 1998 sull’assistenza ostetrica a casa venga applicata, ma almeno esiste. Anche le Aziende sanitarie locali della Lombardia prevedono un rimborso, come da legge regionale dell’8 maggio 1987. Eppure, nessuna delle mamme che ha partorito in casa è a far valere questo diritto ed a recuperare le spese.
 La Provincia autonoma di Trento, dove dal 2000 al 2005 ci sono stati 135 parti in casa, pari allo 0,44 per cento delle nascite totali (corrispondenti a circa 22 parti annui). In cimas alla lista la Valle d’Adige, con il 37,8 per cento di nascite a domicilio, seguono l’Alta Valsugana, Val Lagarina e Valli Giudicarie, che insieme raggiungono il 35 per cento del totale. (a.d’a.)
Alto Adige 4-7-10
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giovedì, 17 giugno 2010



Tumore al seno, cure meno invasive

MILANO. Diventano sempre meno invasive le cure del tumore al seno. Ieri il direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia, Umberto Veronesi, ha annunciato le ultime due conquiste in ordine di tempo cioè un tipo di radioterapia che si può fare in ambulatorio con una singola iniezione e un farmaco chemioterapico, il Caelyx, che non fa cadere i capelli. «Grazie alla diagnosi precoce, le cure per il tumore del seno hanno raggiunto un elevato livello di efficacia, tanto che ora possiamo concentrare la ricerca su una nuova sfida: la qualità della vita delle donne» ha detto l’oncologo alla terza edizione di Ieo per le donne, l’incontro annuale delle donne curate all’istituto per un tumore al seno.
 Sempre nella direzione dell’impatto minimo va anche Iart, una procedura che rende molto meno invasiva la radioterapia. Non c’è nessun ciclo di radioterapia esterna di due mesi ma è il chirurgo che, subito dopo aver asportato il nodulo, inietta delle molecole di avidina nell’area interessata. Uno o due giorni dopo il medico nucleare inetta in endovena, con una siringa da insulina, della biotina (cioè vitamina H) videomarcata con ittrio 90. La biotina è attratta dalla avidina in quella che Veronesi definisce una «attrazione fatale» e così l’isotopo radioattivo uccide le cellule tumorali. Finora allo Ieo sono state già trattate 50 pazienti con questo metodo. «E ora - ha sottolineato il direttore della medicina nucleare Ieo Giovanni Paganelli - avviamo uno studio clinico destinato a 500 pazienti».
Alto Adige 17-6-10
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venerdì, 04 giugno 2010

«Donne subito in pensione a 65 anni»


VINDICE LECIS
ROMA. La Commissione europea intima all’Italia di alzare a 65 anni entro il 2012 l’età della pensione per le donne nella pubblica amministrazione, equiparandola a quella degli uomini. Il nostro Paese rischia di essere di nuovo deferito alla Corte di giustizia europea. Si apre dunque un nuovo fronte accanto a quello della manovra.
 Più tardi in pensione. La Corte di giustizia aveva già chiesto all’Italia di portare l’età della pensione delle donne da 60 a 65 anni per eliminare quella che viene considerata una discriminazione con i colleghi maschi. Le modifiche apportate dal governo italiano al sistema previdenziale pubblico puntavano ad innalzare gradualmente l’età pensionistica a 65 anni entro il 2018 (un anno ogni due). Ma a Bruxelles non basta e chiede di risolvere il problema alla radice aumentando l’età a 65 anni entro il 2012. Il ministro Sacconi annuncia che lunedì vedrà a Lussemburgo il commissario Reding per «cercare di capire e di negoziare al meglio per una soluzione che vorremmo definitiva». Gli fa eco il ministro Brunetta, secondo il quale le modifiche chieste dall’Europa potrebbero persino entrare nella manovra. Ancora più esplicito Maroni, secondo il quale da Bruxelles arriva «una vera e propria ingiunzione». Pertanto, dice, «mi pare difficile non darvi corso». Per Rossana Dettori, segretaria generale della Funzione pubblica Cgil, il governo «si dimentica che per le donne il nostro welfare, così per come è stato ridotto, fa poco o nulla. Le donne si trovano spesso a sopperire a questa mancanza facendo oltre alle madri le bandanti, le infermiere, le educatrici». Per la Cisl la vicenda non deve essere riaperta perchè già garantita dalla gradualità. Il Pd propone un’età pensionabile inserita in un range compreso tra i 60 e i 70 anni con scelta individuale volontaria.
 Via le mini-Province. Quelle con meno di 200mila abitanti saranno cancellate. Lo prevede un emendamento del relatore al disegno di legge sulla Carta delle autonomie che sarà votato dal parlamento martedì. Le province da cancellare sono Vercelli, Biella e Verbano-Cusio-Ossola in Piemonte; Sondrio in Lombardia, Fermo (Marche), Rieti (Lazio), Isernia (Molise), Crotone e Vibo Valentia (Calabria). Si salverebbe così la provincia di Massa Carrara.
 Regioni stangate. Quelle a statuto speciale del Nord - Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia - pagheranno il conto più salato. Ciascun cittadino si ritroverà con 290 euro in meno, secondo le stime della Cgia di Mestre, più del doppio di quanto dovranno pagare le altre Regioni autonome, Sicilia e Sardegna, con un salasso di 112 euro. Per le Regioni ordinarie del Mezzogiorno la stangata sarà di 211 euro a cittadino. Protesta Vasco Errani, presidente della conferenza Stato-Regioni: il taglio sulle Regioni pesa il 60% dell’intera manovra e non ci sono soldi per imprese, strade e ambiente.
Alto Adige 4-6-10
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martedì, 20 aprile 2010

Pillola abortiva con 3 giorni di ricovero

Durnwalder: «Sarà somministrata negli ospedali di Bolzano e di Merano»

BOLZANO. Niente day hospital. La pillola abortiva in Alto Adige potrà essere dispensata soltanto con un ricovero di tre giorni in ospedale. Lo ha deciso la giunta provinciale. Il presidente Durnwalder è sintetico: «Sono contro l’aborto ma c’è una legge e va rispettata. Pertanto, da subito, presso il San Maurizio ed il Tappeiner di Merano potrà essere somministrata la pillola abortiva, chiamata anche Ru486». Il San Maurizio fa sapere che sarà ordinata oggi e sarà disponibile nei prossimi giorni.
 «La discussione è stata molto lunga - riprende il presidente - perché le sensibilità sono differenti. Abbiamo deciso dopo aver sentito i primari degli ospedali di Bolzano e Merano, gli unici dove si eseguono aborti. Per salvaguardare al massimo la salute della donna abbiamo scelto di attenerci alle disposizioni nazionali che si rifanno al parere del Consiglio superiore della Sanità. Ci sarebbe stata anche la possibilità di stilare una direttiva differente ma avremmo dovuto superare ostacoli impegnativi». La donna che intenda abortire usando la pillola Ru486 potrà farlo solo entro la settima settimana, negli ospedali di Bolzano e Merano dove dovrà prima parlare con i ginecologi. Dopo il colloquio dovranno trascorrere sette giorni (per eventuali ripensamenti) quindi le potrà essere somministrata la pillola in regime di ricovero. Per essere dimessa dovrà esserci il via libera del medico.
 Il primario di Ginecologia del San Maurizio, Sergio Messini, dice che sulla questione c’è troppa confusione: «C’è chi pensa di entrare in farmacia e tornare a casa con la Ru486». Dottore, perché avete consigliato il ricovero ordinario in ospedale e non il day hospital?
 «Nessun’azione punitiva nei confronti della donna, come qualcuno potrebbe pensare, anche perché il ricovero ordinario ci crea più problemi di organizzazione interna. Ma ci siamo mossi così proprio perché la paziente non corresse nessun rischio visto che la pillola provoca forti emorragie. Avevo proposto alla giunta di optare per una forma sperimentale di trattamento ambulatoriale seguito attraverso telesorveglianza con la paziente che torna a casa e viene monitorata telefonicamente, pratica che già seguiamo per gestire i ricoveri meno problematici di alcune patologie ostetriche, ma la legge non ce lo permetteva». Messini prevede che saranno poche le donne che potranno usare la pillola perché in Italia c’è il vincolo della settima settimana di gravidanza. «È una questione di tempi - spiega - prima si somministra e più possibilità si hanno di raggiungere il risultato voluto». C’è il rischio però che la donna non ce la faccia a rispettare le prescrizioni temporali, visto che una volta accertato lo stato di gravidanza, la legge prevede si debba attendere un’altra settimana prima di intervenire: a quel punto i tempi diventano quasi impossibili. Così stretti da dover ricorrere all’aborto tradizionale. «Più rapido, visto che servono tre ore in tutto».
Alto Adige 20-4-10
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categoria:donne, salute, provincia di bolzano
domenica, 11 aprile 2010




«La vera Walsche sono io»



BARBARA GAMBINO



Da 0 a 1397 km, dal Rosengarten al mare di Calabria. Quello di Eva Huber, è un lungo viaggio in treno per ricucire le ferite dell’infanzia: per ritrovare Vito, l’uomo che ha sempre considerato suo padre, per ripercorrere la storia della sua famiglia e della sua terra, l’Alto Adige-Südtirol. Un viaggio che le permetterà, finalmente, di dormire tranquilla. Uscito martedì scorso per Mondadori, «Eva dorme», è il romanzo d’esordio della sceneggiatrice romana Francesca Melandri, interamente ambientato in provincia di Bolzano.



Da dove è nata l’idea di ambientare il Suo romanzo in Alto Adige?



 «L’Alto Adige ha sempre fatto parte della mia vita sin da quando sono nata. I miei genitori, grandi amanti della montagna, venivano sempre in Val Gardena: sono i ricordi più vivi della mia infanzia. In Alto Adige poi, ho vissuto a lungo».



Per quale motivo una romana ha scelto di vivere qui?



 «I casi della vita! Ho conosciuto un altoatesino, abbiamo avuto due figli e ho trascorso 15 anni a Brunico. Un luogo a cui sono molto legata e che i miei figli considerano come Heimat. Ora da alcuni anni siamo ritornati a Roma».



Eva Huber, la protagonista del suo romanzo, sembra vivere vicino a Fortezza.



 «Eva vive in una località non definita, lontano da Bolzano».



«Eva dorme» contiene una ricostruzione molto dettagliata e coinvolgente della storia dell’Alto Adige, dal primo dopoguerra, all’epoca delle Opzioni, alla Seconda Guerra Mondiale, fino alla stagione calda degli anni Sessanta e Settanta. Perché ha deciso di raccontare la storia di questo territorio?



 «Sono una romanziera: m’interessano i personaggi che vivono all’interno di una cornice storica, le loro emozioni e la loro umanità. Sono stati Eva Huber e la sua famiglia a guidarmi nel passato della loro terra. L’interesse per il contesto storico mi è esploso tra le mani sin dalle prime pagine».



Cos’è che l’ha affascinata?



 «Sono un’italiana, una romana per la precisione, che ha vissuto per molti anni nella vostra provincia e ha sempre nutrito una grande curiosità nei confronti di questo territorio».



Quali sono le fonti su cui è basata la Sua ricostruzione storica?



 «Numerosissime, impossibile citarle tutte. I capitoli dedicati a Silvius Magnago per esempio, si basano su un libro di Hans Karl Peterlin. La storiografia in lingua tedesca, è infinitamente più vasta di quella italiana, forse proprio per i motivi cui accennavo prima, per quella mancata percezione che le vicende altoatesine siano parte della storia d’Italia. Solo negli ultimi dieci anni la comunità italiana sembra interessarsi in maniera approfondita del suo recente passato».



Un amore impossibile tra un carabiniere calabrese e una Südtirolerin, non può che richiamare alla mente il romanzo «Die Walsche» di Joseph Zoderer.



 «Ho letto il romanzo molti anni fa. Mi è rimasta impressa come un grande momento di scrittura la descrizione che Zoderer fa del mercato. Per quanto riguarda la stesura del romanzo non posso dire di averlo preso come riferimento. Per quindici anni la Walsche a Brunico sono stata io! La mia esperienza personale però, è stata mille volte meglio di quella descritta da Zoderer: ero una Walsche degli anni’90, per questo probabilmente non l’ho sentito così vicino al mio lavoro».



Pur vivendo una realtà fortemente connotata etnicamente e culturalmente, i personaggi descritti nel romanzo, a cominciare da Eva, sembrano avere uno sguardo libero, privo di condizionamenti sociali, sulla realtà.



 «Sì, infatti, è proprio questa l’origine dei loro problemi, ma anche del loro interesse! Eva è una donna emancipata, una professionista, padroneggia le lingue e viaggia di frequente all’estero. Del resto gli altoatesini sono dei grandi viaggiatori».



Per la loro dimestichezza con i confini?



 «Probabilmente sì, si tratta di gente che vive vicino all’uscita... poi per il sincero amore nei confronti della loro terra, nel senso di terra fisica, per le sorgenti e le montagne. Questo è uno degli aspetti che ho apprezzato di più, vivendo in Alto Adige. Chi ama così profondamente la geografia del proprio territorio, è spesso un viaggiatore. Non a caso, il padre dei miei figli, che è un alpinista, l’ho conosciuto a Kathmandu».



Che idea si è fatta della convivenza in Alto Adige?



 «Non voglio sminuire tensioni ancora vive. Tutte le situazioni però, possono e devono essere considerate da due livelli: uno è quello dei massimi sistemi, quello istituzionale, storico e politico; l’altro è quello apparentemente più sottile della vita quotidiana, dell’esperienza di vita individuale. Io penso che le tensioni si concentrino al primo livello, più che al secondo: a Brunico io ho vissuto benissimo».



Alto Adige 11-4-10
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giovedì, 25 marzo 2010


Disoccupazione record in Alto Adige: sale al 4,1%

BOLZANO. Nell’ultimo trimestre del 2009, il tasso di disoccupazione in Alto Adige è salito al 4,1%, il valore più alto degli ultimi anni. Lo afferma l’Istat, che ieri ha diffuso i dati relativi all’occupazione. Artigiani e sindacati confermano il momento di difficoltà. Dalla Provincia, ufficio del lavoro e Astat confermano un deciso aumento della disoccupazione rispetto al 2008, ma sottolineano anche che il tasso di disoccupazione “reale” è quello medio registrato nel corso dell’anno, pari al 2,9%.
 Su un dato tutti concordano. In Alto Adige sono diecimila le persone in cerca di lavoro. Nel primo trimestre del 2009 erano la metà. Gli occupati sono invece passati a 235 mila, con il terziario che rappresenta di gran lunga il settore con più dipendenti.
 Se i diecimila disoccupati sono un dato che nessuno contesta, è guerra di cifre sul tasso di disoccupazione. L’Istat nei dati diffusi in mattinata certificava un aumento al 4,1% nell’ultimo trimestre dell’anno dopo che i primi tre avevano registrato un tasso di disoccupazione compreso tra il 2,1% e il 2,9%.
 Nel pomeriggio arriva invece il comunicato stampa dell’Astat, l’ufficio di statistica provinciale. «Il tasso di disoccupazione è salito al 2,9% rispetto al 2,4% del 2008. L’aumento è riconducibile al numero delle persone in cerca di occupazione che dopo molti anni ha raggiunto per la prima volta quota 10.000».
 L’Astat spiega che quello dell’Istat è un dato “di picco”, e che il valore “reale” è quello del 2,9%. A Helmuth Sinn, capo dell’ufficio lavoro provinciale, interessa soprattutto la tendenza: «È evidente che nel quarto trimeste gli effetti della crisi si sono fatti sentire in maniera molto forte sul mercato occupazionale. Nel complesso però l’Alto Adige ha tenuto, come conferma l’aumento del numero di occupati».
 Secondo i sindacati, è l’Istat a dare la fotografia esatta. «Forse il 4,1% è esagerato, ma più che il tasso sono i diecimila in cerca di lavoro a preoccuparci», afferma Toni Serafini della Uil. «Stanno entrando in difficoltà anche settori che prima non soffrivano. È da tempo che denunciamo la crisi del mercato occupazionale, i dati che ci fanno storcere il naso sono quelli che nei mesi scorsi segnalavano che la crisi era ormai superata», aggiunge Lorenzo Sola della Cgil. Michele Buonerba della Cisl spiega che «il dato che viene preso in considerazione anche a livello europeo è quello dell’Istat: il 4,1% non solo è reale, ma temiamo che nei prossimi mesi salirà ancora perché stanno entrando in crisi anche le Pmi». Un’affermazione che trova conferma anche nelle parole di Claudio Corrarati, presidente della Cna: «Se all’inizio del 2009 soffrivano soprattutto le grandi imprese, ora anche quelle piccole sono state costrette a ricorrere a cassa integrazione o mobilità». Il presidente dell’Apa Walter Pichler però non vede il problema tanto a livello occupazionale, quanto nei margini di guadagno delle aziende: «Sono sempre più bassi», denuncia.

Tra i senza posto sono più le donne

BOLZANO. Per l’Istat il tasso di disoccupazione a Bolzano nel quarto trimestre 2009 è salito al 4,1%: leggermente sotto per i maschi (4,0%), leggermente sopra per le donne (4,2%). Il tasso di disoccupazione maschile medio del 2009 è stato pari al 2,5%, mentre quello di disoccupazione femminile è pari al 3,4%.
 A livello nazionale, il tasso di disoccupazione è invece salito all’8,6%.
Alto Adige 25-3-10
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categoria:donne, sociale
domenica, 14 marzo 2010



Donne che parlano con Dio attraverso la musica



LUCA STICCOTTI

BOLZANO. Per la seconda volta fa tappa anche a Bolzano la collaudata iniziativa «Il Suono e la parola», che coniuga la lettura di musiche raffinate e testi ad ispirazione religiosa (e non solo). Ad ospitarla è oggi alle 20.30 la chiesa della Visitazione di Viale Europa, dove i previsti 25 esecutori si trasferiranno dopo la replica pomeridiana prevista a Merano (ore 17) presso la chiesa evangelica.
 Il mini tour de «Il Suono e la parola» ha debuttato venerdì nella cornice della chiesa meranese di Santo Spirito, il luogo non solo fisico dove l’iniziativa è nata da una sorta di laboratorio diviso in due specifiche sezioni, relative rispettivamente ai testi e alle musiche.
 Dopo aver raggiunto ieri Vipiteno il progetto si manifesta dunque oggi in un altro suo aspetto precipuo, la versione «double face» dei testi, proposti in tedesco presso la chiesa evangelica di Merano e in italiano alla Visitazione, con entrambe le letture affidate a Johanna Porcheddu. Ogni anno l’iniziativa si presenta con un tema specifico, che quest’anno recita «Dic nobis Maria, quid vidisti in via? - Le donne parlano con Dio». Dunque le donne al centro dell’attenzione, con la scelta di mettere per una volta in secondo piano la riflessione teologica, per privilegiare la forma del dialogo che le donne hanno intrattenuto con il totalmente Altro, inteso come «Colui» che non si comprende mai fino in fondo ma a cui si può dare del «Tu».
 Su questa traccia si è costruita la ricerca dei testi i quali, pur nella distanza di epoche e ambienti culturali, restituiscono in presa diretta la voce delle donne nell’intensa familiarità di un «Tu» che è contemporaneamente misura di concreta alterità e indispensabile preludio a ogni plausibile relazione.
 La parte musicale prevede l’esecuzione di alcune interessanti rarità: si va da un rifacimento moderno di «O virus Sapientiae» della santa e mistica mediaevale Hildegard von Bingen, al toccante «Pie Jesu», opera ultima di Lili Boulanger, compositrice francese di grande talento scomparsa appena ventiquattrenne nel 1918, al brano «Maria Tla Revelaziun» di Franz Comploi nella nuova versione per soprano coro e archi curata da Marcello Fera.
 La corrente edizione del Suono e la Parola inoltre, vede insieme per la prima volta l’Ensemble Conductus con il Vocalensemble AllaBreve di Bressanone con la voce solista del soprano gardenese Manuela Demetz.
 In definitiva si tratta di un appuntamento culturale di grande spessore, al quale si può tra l’altro accedere gratuitamente, grazie alla sostegno che Conductus, Associazione Lovera e Associazione Musicale Meranese hanno ottenuto degli enti pubblici che li sostengono, assessorato alla cultura della Provincia e Comune di Merano in primis, nonché da alcuni sponsor privati.

Alto Adige 14-3-10


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sabato, 13 marzo 2010


Commette un reato chi critica le donne in quanto tali
La Cassazione



ROMA. Tra i corridoi della Cassazione - uno degli ambienti istituzionali più «maschili» del Paese - si è insinuata una ventata femminista che ha portato i supremi giudici a dichiarare che le donne non possono essere criticate solo perché donne. Non si può dire, senza incorrere nella condanna per diffamazione e risarcimento danni, che in un determinato posto, guarda caso nell’incarico dirigenziale più alto, sarebbe meglio metterci un uomo.
 Stop, dunque, alle critiche nei confronti delle donne, sganciate da qualunque richiamo a fatti specifici, e riferite solo al «dato biologico»: sono lesive della dignità della persona. Al verdetto si è arrivati in seguito alla denuncia presentata da Carmen Campi, direttrice del carcere campano di Arienzo, contro un cronista di un giornale locale e un sindacalista della Uil di Caserta che gli aveva rilasciato - nel giugno 2002 - una intervista intitolata «Carcere: per dirigerlo serve un uomo». Il sindacalista aveva specificato che nell’istituto penitenziario «sarebbe meglio una gestione al maschile», senza alcun altro argomento. Contro il messaggio discriminatorio, la direttrice presentò querela e vinse i due gradi di giudizio.
 Senza successo, in Cassazione, i due imputati hanno invocato il diritto di cronaca e di critica sindacale: dovranno risarcire Carmen Campi con 3500 euro come riparazione e 7000 euro per danni morali. Apprezzamento dal ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna: «Un importante passo avanti sulla strada della tolleranza zero verso le discriminazioni».

Alto Adige 13-3-10
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categoria:donne
venerdì, 12 marzo 2010




«Girl’s Power», ragazze di domani sempre più sicure



MICHELA PERINI

BOLZANO. Per la quarta volta, tornano le inziative del progetto “Girl’s Power”, promosso dall’Ufficio famiglia donna e gioventù del Comune in collaborazione con dieci centri giovanili cittadini. Ieri mattina nel corso di una conferenza stampa è stato presentato il calendario degli eventi legati al progetto, con la presenza dell’assessore comunale alle politiche sociali, Patrizia Trincanato, l’assessore a giovani e tempo libero, Margarete Rottensteiner e con Lucia Rizzieri, coordinatrice del progetto, a fare da “cicerone” fra le diverse proposte in rosa chiaro, ovvero per le ragazze.
 E’ infatti un vero carosello di iniziative, offerte e laboratori destinati a tutte le ragazze di età compresa tra i 14 e i 24 anni, quello proposto da “Gisl’s Power”. Tutte iniziative nate, ha detto in sostanza l’assessore Trincanato, dalla volontà di lavorare con giovani donne per costruire un futuro migliore attraverso un’offerta formativa e culturale di alta qualità.
 Corsi e laboratori, in tutto diciassette eventi di vario genere, nascono dall’idea e dalle esigenze delle ragazze che frequentano i centri giovanili e che hanno contribuito in prima persona a creare un’offerta mirata ai loro bisogni.
 A partire da questo mese e poi avanti fino a dicembre, “Girl’s Power” offre dunque ben 17 diverse iniziative suddivise in tre differenti aree tematiche. La prima - «Io e il mio corpo» - propone incontri sul tema della sessualità, della sana alimentazione e della percezione delle proprie forme. La seconda - «Anche le ragazze lo sanno fare» - è incentrata sulla volontà femminile di mettersi in gioco in ruoli considerati maschili, come per esempio il gioco del calcio oppure il dj. La terza - «Ragazze, lavoro e futuro» - affronta tematiche riguardanti il mondo lavorativo e la preparazione scolastica, proponendo anche una mostra fotografica sulle professioni più atipiche.
 Ma dove trovare informazioni e calendario? Tutte le iniziative di “Girl’s Power” sono elencate in un opuscolo colorato disponibile nei centri civici di quartiere, nelle scuole e nei centri giovani della città. Un opuscolo, ha detto Rottensteiner, con il quale si vuole dare a tutte le ragazze la possibilità di avvicinarsi al progetto e fare in modo che ognuna possa trovare qualche iniziativa di suo gradimento.
 Oltre ai corsi nei centri giovanili, lo scorso anno frequentati da oltre 200 ragazze, è attivo anche lo sportello Girl’s Power: tutti i giovedì dalle ore 15 alle 18 in piazza Parrocchia 21, vicino al Cafè Plural, Lucia Rizzieri raccoglierà idee e suggerimenti dalle ragazze interessate.
 Degno di nota, un appuntamento estivo: venerdì 26 giugno sarà organizzata, per la seconda volta, la “Summer Night”, serata tutta al femminile con performance, musica dal vivo, arte e cucina biologica. Novità ancora degna di nota a “Girl’s Power” è infine il percorso formativo rivolto agli operatori che lavorano con i giovani sul tema dell’educazione di genere, che avrà luogo all’Archivio storico, con iscrizioni entro il 24 marzo.

Alto Adige 12-3-10
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categoria:donne, giovani
lunedì, 08 marzo 2010



Dedicata a tutte le donne in occasione  della giornata 8 Marzo



ascolta
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domenica, 07 marzo 2010



La festa della donna fra madri di famiglia e «veline» arriviste




La giornata internazionale della donna è una ricorrenza celebrata l’8 marzo per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, che le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. L’origine della festa risale al 1908, quando un gruppo di operaie di una industria tessile di New York scioperò per contestare le condizioni in cui si trovavano a lavorare. Lo sciopero proseguì per diverse giornate ma un giorno di marzo i vertici dell’azienda bloccò le uscite della fabbrica, impedendo alle operaie di uscire: un incendio uccise 129 operaie.

di Luca Masiello
«Ho vissuto la festa della donna ai tempi delle battaglie femministe; e da celebrazione politica ho visto trasformare l’8 marzo in una ricorrenza di galante consumismo». La definizione è di Marina Manganaro, direttrice del Centro Documentazione e informazione della donna, associazione bolzanina che si occupa di dare visibilità ai temi ed ai dibattiti che animano il mondo partendo da un punto di vista femminile. Ed è proprio da questa ottica che parlando della festa della donna la direttrice traccia uno spaccato del «mondo rosa» oggi, fra «veline» arriviste e giovani che rinunciano alla carriera per dedicare la loro vita alla famiglia.
 Dottoressa Manganaro, come vede la celebrazione dell’8 marzo oggi?
 «Io sono nata con l’8 marzo: negli anni Settanta facevo parte di un gruppo di attiviste che lottavano per l’emancipazione della donna. Erano anni aurei, da quel punto di vista; un’epoca in cui si avvertiva una forte tensione sociale attorno a temi quali l’aborto o la legge contro la violenza sessuale, giusto per citare alcune delle nostre battaglie. A quei tempi la festa della donna era un evento per il quale si scendeva in piazza, si coinvolgevano le femministe del’Udi, si organizzavano comizi e raccolte di firme. Poi, piano piano, questa celebrazione si è consolidata come una ricorrenza non politica, un modo come un altro per festeggiare qualcosa».
 Intende dire che oggi si ignora il motivo per cui si celebra l’8 marzo?
 «Ritengo che ormai la festa della donna sia diventata una via di mezzo fra l’istituzionale e il consumistico; non credo che le persone ignorino il motivo per cui si celebrino le donne, ma sicuramente la componente politica della ricorrenza non è più così forte come un tempo. E’ comunque carino il fatto che per questa giornata gli uomini e anche i mass media si “ricordino” delle donne, dei loro problemi e della loro lotta per raggiungere la parità».
 Perché, crede che la parità dei sessi non sia ancora stata raggiunta?
 «Beh, non del tutto, e ci vorranno ancora parecchi decenni prima che l’uomo e la donna siano davvero allo stesso piano. Faccio un esempio: un uomo che a sessant’anni lascia la moglie per stare con una trentenne è più o meno accettato, o comunque non demonizzato. Se una donna sessantenne facesse la stessa cosa, come sarebbe vista?».
 Ma dal punto di vista delle opportrunità nel campo del lavoro, però, la situazione è ben diversa...
 «Sì e no; è difficle, ad esempio, trovare un uomo disposto a scegliersi un part time o a prendersi un congedo parentale per seguire i bambini... Ultimamente, poi, si avverte ovunque la presenza di un tipo di donna in carriera che sembra uscita da un prototipo unico e tristissimo: quello della giovane, bella e disposta ad essere scelta dal capo».
 La tipica figura dell’arrivista vamp?
 «Peggio: le donne che usano il loro fascino per farsi strada ci sono sempre state. Il prototipo della carrierista di oggi è balzato direttamente dalla tv italiana. Viviamo in un Paese dove il presidente del consiglio ha affermato che gli scafisti albanesi devono essere puniti a meno che non portino in Italia delle belle ragazze, e che si è circondato da bellezze cinematografiche. Se questo è l’esempio, è chiaro che le giovani oggi pensino che per “arrivare” debbano rispondere a certi requisiti e lasciarsi dunque umiliare; e spesso le doti con cui scelgono di mettersi in campo non sono certo l’intelligenza: basta essere belle e farsi scegliere.
 Dove sono queste donne, in Alto Adige?
 «Da noi non si vedono: fortunatamente la provincia di Bolzano non lascia ancora spazio a questo genere di “carrieriste”, e quelle che vogliono fare questa scelta si trasferiscono altrove. In Alto Adige, soprattutto nel mondo di lingua tedesca, le ragazze scelgono i figli, e sono disposte al compromesso: rinunciare alla carriera per seguire i propri bambini.


Alto Adige 7-3-10
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categoria:donne
sabato, 06 marzo 2010




Pari opportunità in Alto Adige, legge approvata





BOLZANO. Arriva in Alto Adige la certificazione di conciliabilità famiglia-lavoro. Il consiglio provinciale ha infatti approvato la legge sulla promozione delle donne dopo innumerevoli discussioni, anche fuori dall’aula. Al voto 19 i sì, 9 i no e 4 le schede bianche. Il certificato - così prevede la legge che arriva in extremis proprio alla vigilia dell’8 marzo - sarà conferito ai datori di lavoro privati che rispettano alcuni parametri come il mantenimento del posto di lavoro per almeno un anno e mezzo in caso di assenza per obblighi familiari, la concessione del part time per motivi familiari, la flessibilità degli orari, misure di cura e assistenza per bambini, prestazioni aggiuntive per lavoratori con famiglia, promozione della paternità attiva. Tra le altre misure, l’equilibrio tra generi negli organi dell’amministrazione pubblica, come le commissioni edilizie che dovranno avere rappresentanti di entrambi i sessi, pena la nullità degli atti.

Alto Adige 6-3-10
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categoria:donne, provincia di bolzano
giovedì, 04 marzo 2010




Egna, la festa della donna è stata anticipata a domenica




EGNA. Quest’anno la festa della donna ad Egna si terrà domenica 7 marzo in collaborazione con la Fondazione Griesfeld. L’iniziativa è stata promossa con il supporto della Commissione pari opportunità, della direttrice della Fondazione Cornelia Ebner e con il contributo di varie associazioni locali. L’inizio della festa è fissato per le 15. Si esibirà il coro parrocchiale di Laghetti e alcune ballerine proporranno uno spettacolo di danza orientale. È prevista la lettura di poesie scritte da donne del posto così come saranno raccontate delle storie di alcune cittadine straniere che si sono trasferite nel nostro Paese. Alla fine della festa ci sará un’appendice culinaria. Saranno degustati vari piatti assieme agli ospiti della casa. Poi, alle 20 dell’8 marzo, sempre alla Fondazione Griesfeld, si terrá un incontro con la lettura di poesie e saranno premiate diverse dipendenti delle case di riposo Griesfeld, Lorenzerhof e di San Paolo distintesi nel corso del 2009.


Alto Adige 4-3-10
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categoria:donne, conca atesina
lunedì, 01 marzo 2010

Autodifesa per donne Successo del corso

 BRONZOLO. Come affrontare un potenziale aggressore avendo fiducia nei propri mezzi? Adesso ne sanno qualcosa di più le donne che hanno preso parte al corso di autodifesa che si è svolto sabato e ieri presso il Centro giovanile «Flowers» di Bronzolo. L’incontro è stato guidato per quanto riguardava la parte psicologica da Laura Peron, mentre le nozioni di difesa contro un’aggressione fisica sono state impartite dal maestro Sandro Martinelli e da Riccardo Silva, anch’egli istruttore. Le numerose partecipanti hanno così potuto imparare come anche comuni oggetti che le donne portano addosso o in borsetta possono, se opportunamente maneggiati, essere efficaci armi di difesa. La psicologa dal canto suo ha cercato di far capire che un approccio deciso, che non tradisca paura, spesso può far desistere eventuali aggressori dall’azione. Si prevedono altri appuntamenti. Per informazioni basta contattare Laura Peron, 347/5395770. (b..c)

Alto Adige 1-3-10
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categoria:donne
martedì, 16 febbraio 2010



Lavoro, sportello donne




BOLZANO. Presentato ieri il progetto «Empowerment per donne». L’obiettivo, ha spiegato l’assessore Patrizia Trincanato, è rafforzare le donne dal punto di vista personale e professionale nella fase della ricerca lavoro, dell’orientamento sul territorio e sui servizi del territorio, nei percorsi formativi. Questo grazie ad uno sportello aperto ogni mercoledì dalle 9 alle 12 e nel pomeriggio su appuntamento (0471-997076, Ufficio donna del Comune, piazza Parrocchia 21). Si tratta di un progetto pilota che prevede contatti immediati con attori competenti nell’ambito del mondo del lavoro locale, nel sistema della formazione ed in quello dell’orientamento pubblico e privato. Vengono così promosse azioni di «empowerment» rivolte alle donne che intendono cambiare lavoro o rientrare nel mercato del lavoro dopo un lungo periodo di assenza a causa di maternità o di disoccupazione.


Alto Adige 16-2-10
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domenica, 24 gennaio 2010

Nessuno è straniero alla festa dei 15 anni di Donne Nissà



MARTINA CAPOVIN


 BOLZANO. Donne Nissà, l’associazione per le donne straniere di Bolzano, festeggia il compleanno e per l’occasione... si mette sui tacchi. E’ usanza tra le ragazze del Sudamerica, aspettare i quindici anni per poter indossare la prima volte le scarpe “alte”: un’associazione composta di sole donne, con una folta rappresentanza sudamericana, non poteva essere da meno. Giunto l’importante traguardo, le componenti di Donne Nissà hanno annunciato la ricorrenza mettendosi sui tacchi e realizzando così un calendario, per poi aprire le porte dell’associazione ad un classica festa di compleanno che si è svolta ieri pomeriggio, nei locali di via Cagliari 22a alla presenza delle direttrici e di numerose ospiti. Tutte entusiaste di essere presenti per festeggiare i tre lustri di attività di un’associazione che è diventata il punto di riferimento per molte donne straniere di Bolzano, e che ha anche aperto la strada all’integrazione in modo curioso e divertente, come, ad esempio, organizzando serate dove la cucina tipica di un Paese veniva presentata, e insegnata, a chi volesse abbattere i confini partendo dalla tavola.
 «La nostra attività è fondamentale e siamo liete di festeggiare con così tante amiche - racconta Irene Rodriguez, segretaria -, negli anni siamo diventate la risposta al bisogno quotidiano di molte donne di avere una spalla. Aiutiamo tutte nei momenti di difficoltà e ci poniamo come punto di ascolto. E’ importante per le straniere trovare un luogo e delle persone a cui potersi rivolgere per sostegni anche solo emotivi. In fondo semplicemente trovare qualcuno con cui parlare la propria lingua madre è importante in momenti di solitudine».
 Tra le numerose donne presenti per festeggiare, anche Aicha Matalla, che conferma l’importanza di un punto di riferimento come Nissà: «Io sono qui dal ’90 e frequento l’associazione non da troppo tempo. Qui ho però trovato un ambiente bellissimo, caldo e amichevole. Inoltre qui abbiamo la possibilità di parlare con donne che hanno vissuto pressochè le stesse esperienze e soprattutto che sanno cosa voglia dire avere nostalgia di casa».
 Anche Laila Atil si dimostra entusiasta e contenta per questo anniversario: «Io conosco l’associazione da tre anni e devo dire che fanno un ottimo lavoro. L’anno prossimo però vogliamo essere coinvolte anche noi in un calendario».
 Iniziativa dal grande successo, questa, come evidente, e che sicuramente si ripeterà perchè come confermano alcune delle protagoniste, è un’esperienza da fare: «Quanto ci siamo divertite - raccontano Raimonda Pura, Roberta Nicolodi e Bahija Ghazlaoui - siamo abituate a vedere queste grandi bellone nei calendari, una volta nella vita era giusto che toccasse anche a noi».
 Una gran festa insomma, durante la quale c’è stato anche spazio per i bambini. Al Centro interculturale Mafalda, dal 2001 parte integrante di Donne Nissà, clown, giochi e colori hanno intrattenuto lungo tutto il pomeriggio i più piccoli. Fatbardha Bratay e Valeria Vanni, educatrici del centro, non si sono risparmiate nel partecipare a danze e canti con i piccoli. «Noi siamo sempre liete di stare con i bimbi - raccontano - siamo aperti per numerosi giorni a settimana e organizziamo molte feste, ognuna avente per tema una diversa cultura, così da avvicinare i bimbi tra loro».


Alto Adige 24-1-10
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giovedì, 14 gennaio 2010

Indagine Astat, le donne sono più insicure




 BOLZANO. Il livello di sicurezza avvertito dai cittadini in Alto Adige è buono ma nelle città un quarto delle donne intervistate avverte paura e apprensione se deve uscire la sera o la notte. E’ questo il dato fornito dall’Astat che ieri ha presentato alla stampa il risultato di una indagine specifica in materia di sicurezza dei cittadini. Complessivamente la sicurezza percepita dai cittadini in Alto Adige è leggermente aumentata negli ultimi anni. Una precedente indagine, infatti, era stata effettuata nel 2003. Lo scorso anno è emerso che il 33 per cento degli altoatesini si sente «molto sicuro» ove vive (anche camminando per strada quando è buio) ed il 46,8 per cento «sicuro». Sette anni fa il responso era stato leggermente diverso con un 4 per cento in meno di risposte positive.
 Pressoché stabile invece la quota (14 per cento circa) di coloro che, al contrario, si sente «poco sicuro» o «per niente sicuro».
 L’indagine evidenzia comunque grosse differenze tra le città ed i Comuni rurali. In questi ultimi il 43,2 per cento della popolazione si sente «molto sicuro» (nel 2003 la percentuale era del 36,1) mentre nelle città la percentuale scende al 20 per cento (ma nel 2003 era al 15,3). Sul fronte opposto il 22,1 per cento degli intervistati si sente «poco sicuro o per niente sicuro» nelle città mentre nei Comuni rurali questa quota è di appena il 7,8 per cento.
 La preoccupazione per la propria sicurezza è avvertita soprattutto dalle donne se si tratta di camminare per strada la sera o la notte. Circa un quarto delle donne intervistate ha infatti detto di sentirsi «poco sicure» mentre il 90,8 per cento degli uomini intervistati (e il 69,7 per cento delle donne) ha detto di sentirsi perfettamente al sicuro. In città la situazione è molto diversa rispetto ai centri rurali anche per altri parametri di valutazione. In città, ad esempio, il 9,3 per cento delle persone residenti si drogano. Nei Comuni rurali solo lo 0,9 per cento.


Alto Adige 14-1-10



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mercoledì, 23 dicembre 2009


Donne, i diritti negati



LILLI GRUBER


Il Trentino Alto Adige è un’isola felice? Secondo gli ultimi dati Istat sembrerebbe di sì. Perché se la nostra regione si è guadagnata il primato del più basso tasso di disoccupazione femminile nel 2008 - solo il 3,7% - nel resto del Paese la situazione per donne non è certo facile. Basti pensare che in Sicilia il dato supera il 17%. La durissima crisi economica che si è abbattuta sui mercati internazionali ha presentato un conto molto salato a tutti i lavoratori. Nel mese di ottobre il tasso di disoccupazione è salito all’8,2%, ma resta l’altra metà del cielo a pagare il prezzo più alto. Con i giovani under 24, sono proprio loro a costituire la fetta più sostanziosa dei più di 2 milioni di persone rimaste senza lavoro nel 2009.
 Ma in una fase delicata come quella che stiamo attraversando, l’Italia non può permettersi il lusso di continuare a escludere l’altra metà del cielo. Non è solo una scelta miope e retrograda, ma un suicidio annunciato per la nostra economia.
 Lo ribadisce, tra gli altri, il sociologo Maurizio Ferrera nel suo libro “Il fattore D”: se sul fronte dell’occupazione femminile il Paese si allineasse agli standard europei, il nostro Pil aumenterebbe del 6%.
 Non sarà forse - si domandava qualche giorno fa la vicepresidente del Senato Emma Bonino - che dopo decenni le donne italiane non mordono più il mondo perché si sono rassegnate e in fondo a loro va bene così”?
 A guardare i dati non si direbbe. Dall’ultimo rapporto Ispo, l’Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione, le donne lavorano un’ora sette minuti in più al giorno rispetto agli uomini, e il posto di lavoro sono capaci di tenerselo molto più di loro: a fine giugno in Italia mancavano all’appello 310mila occupati maschi (- 2,2%) › mentre le femmine espulse dal mercato sono state “solo” 68mila (- 0,7%). In compenso, a parità di mansioni, continuiamo a percepire stipendi più bassi del 30% rispetto ai colleghi maschi, e la missione impossibile di conciliare famiglia e carriera pesa praticamente solo ed esclusivamente sulle nostre spalle.
 Essere più preparate e competenti, più determinate e motivate non basta comunque. Le donne continuano a spingere per cercare di sfondare quell’odioso soffitto di cristallo che le tiene lontane dai luoghi strategici del potere. A cominciare dalla politica. In un Paese dove i seggi femminili tra Camera e Senato sono solo 193 su 952 totali, le ministre solo 5 su 21 -peraltro dei dicasteri meno rilevanti - e le elette alle scorse europee erano appena il 19%, la parità tra i due sessi resta un miraggio. Il gentil sesso è scomparso perfino dalle amministrazioni locali: il caso della giunta provinciale di Taranto, azzerata dal Tar per la totale assenza di donne è solo l’ultimo in ordine di tempo. Lo confermano i dati del Viminale: dei 148mila amministratori comunali, le signore sono appena il 17,6%. Tra i sindaci solo il 10,3% è donna e nei 12 comuni con più di 250mila abitanti, solo 3 sono guidati da primi cittadini con la gonna: Milano, Genova e Napoli.
 Le donne sono sistematicamente escluse dai consigli nazionali, dai vertici degli albo professionali, dalle autorità indipendenti e naturalmente dai consigli di amministrazione. L’Osservatorio sul “diversity management” della Bocconi restituisce un’analisi quanto mai puntuale della disastrosa situazione italiana: la presenza femminile nei cda delle 287 società quotate in Borsa è pari al 5,9%.
 Ovvero su 2.831 componenti, 2.664 sono uomini e solo 167 donne. Se si considera poi che il dato percentuale è falsato dal fatto che in molti casi le rappresentanti femminili appartengono alla famiglia proprietaria dell’azienda - pensiamo a Emma Marcegaglia e Federica Guidi, a Marina Berlusconi e Azzurra Caltagirone, a Jonella Ligresti e Silvia Damiani - la percentuale scende addirittura al 4%.
 Quote rosa, strategie mirate, campagne di sensibilizzazione? E’ davvero giunta l’ora di trovare una soluzione, senza essere zittite da quelli - purtroppo anche quelle - che ti tacciano di vetero- femminismo congelando, magari ancora per qualche decennio, decisioni non più rinviabili.
 Secondo uno studio del Boston Consulting Group - dal profetico titolo “Le donne vogliono di più” - siamo noi la potenza economica che cresce più velocemente nel mondo, nonostante la crisi. La banca Mondiale stima che entro la fine del 2014 il reddito personale femminile dovrebbe raggiungere i 18mila miliardi di dollari, registrando un incremento di 5mila miliardi rispetto al reddito attuale. Con il suo misero 46% di donne che lavorano, l’Italia rischia seriamente di restare inchiodata ai blocchi di partenza.
 Proviamo a sprecare meno fiato per i dibattiti pro o contro le veline: è ora di fare fronte comune per chiedere politiche che garantiscano davvero le pari opportunità. Ricordandoci, in questi giorni in cui si parla tanto di violenza - verbale e fisica, politica e morale - che anche privare le donne del lavoro è un sopruso inaccettabile.
 Allora per il nuovo anno, oso fare un appello anche alle mie “sorelle” del Trentino Alto Adige: neanche noi possiamo permetterci di dare nulla per scontato. L’aria di neoconservatorismo che circola in Italia colpirà pure noi. Una democrazia compiuta si giudica anche dal rispetto dei diritti delle donne. E poi un invito agli uomini: schieratevi con noi, perché solo insieme potremo vincere. E stareste meglio anche voi con donne, mogli e compagne meno frustrate e meno stanche al vostro fianco. Può essere un buon proposito per il 2010?


Alto Adige 23-12-09
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martedì, 15 dicembre 2009


Storia e cultura locale premiate le tesi migliori di diplomati e laureati




MARTINA CAPOVIN



 BOLZANO. Come ogni anno, secondo quella che è ormai divenuta una bella tradizione, la Biblioteca provinciale italiana “Claudia Augusta” di via Mendola conferisce un premio alle tesi di diploma, di laurea specialistica e di ricerca di interesse provinciale. Giunto alla sue sesta edizione, il Premio Claudia Augusta è stato consegnato quest’anno, nel corso di una cerimonia pubblica ieri nel tardo pomeriggio nella sala della biblioteca, dalla direttrice della “Claudia Augusta”, la dottoressa Valeria Trevisan, dall’assessore provinciale alla cultura italiana, Christian Tommasini, e dal presidente del Comitato scientifico del premio, Sergio Trevisan. Numerossi gli intervenuti e ventidue le tesi premiate che, come ha ricordato la direttrice Trevisan, assumono un’importanza fondamentale: «Queste tesi - ha infatti spiegato - sono materiale importantissimo per la ricerca sulla nostra terra, ma sono estremamente difficili da reperire. Grazie a questo premio, gli studenti mettono a disposizione i loro elaborati nella nostra biblioteca così che possano essere visionati da tutti. Da quest’anno poi le tesi saranno anche catalogate e reperibili sul nostro sito».
 «Queste tesi sono di fondamentale importanza - ha sottolineato a sua volta l’assessore Christian Tommasini - e fanno parte di tutta la vastissima gamma di strumenti messi a disposizione della cittadinanza per far conoscere meglio la terra nella quale viviamo. In particolare i giovani purtroppo non conoscono abbastanza il territorio e gli aspetti sociali, culturali e artistici della nostra regione. E’ importante quindi fornire loro i mezzi per far sì che queste lacune vengano colmate, così da formare dei cittadini consapevoli della propria identità culturale. Siamo per questo lieti di premiare e poter valorizzare la meglio i lavori di questi studenti, che hanno come oggetto alcuni aspetti dell’Alto Adige».
 Gli studenti premiati appartengono ad università differenti e hanno presentato tesi su temi più disparati, ricevendo un premio in denaro basato sul voto.

Si va dal confronto tedesco-latino a Manifesta

M.CAP.


 Ecco i premiati e i titoli delle loro tesi.
 Alessia Bergamo, “L’ospedale militare di Bolzano”.
 Camilla Bigarello, “Lessico latino e lessico tedesco a confronto”.
 Barbara Cicala, “Vivere in un contesto multiculturale”.
 Paola Del Pero, “L’inserimento lavorativo. Il caso di Bolzano”.
 Daniela Di Gesaro, “Sclerosi multipla, una indagine in Alto Adige”.
 Valentina Failo, “La cappella di Santa Caterina dei Domenicani a Bolzano”.
 Jessica Fedele, “Le origini della Südtiroler Volkspartei”.
 Elena Filippi, “Profili organizzativi. Il caso della biennale itinerante Manifesta”.
 Angela Fiorito, “Musica e movimento”.
 Valentina Franci, “Monete celtiche in Alto Adige”.
 Julica Frisa, “La motivazione come fattore di apprendimento della lingua”.
 Petra Gansbacher, “La promozione turistica attraverso i manifesti”.
 Valentina Laghi, “Contesto educativo bilingue e dislessia”.
 Mandy Montecchi, “Interpretare e valutare il maltrattamento infantile”.
 Alessandro Nervo, “Minnesanger, le fortificazioni in Alto Adige”.
 Marco Pellitteri, “Letture giovanili. Il caso degli italofoni in Alto Adige”.
 Attilio Piller Roner, “La chiesa di San Maurizio in Val Pusteria”.
 Silvia Recla, “Interferenze linguistiche nei parlanti italo-tedeschi in Alto Adige”.
 Giulia Rossi, “Senso di comunità tra adolescenti altoatesini”.
 Tommaso Runcio, “Indagine etnografica tra adolescenti di seconda generazione a Bolzano”.
 Sara Scala, “Sviluppo e problematiche dell’immigrazione femminile in provincia di Bolzano”.
 Vera Trebo, “La resilienza negli studenti altoatesini”.


Alto Adige 15-12-09
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sabato, 12 dicembre 2009



Stop ai seni rifatti per le minorenni. Il consiglio dei Ministri ha approvato disegno di legge che istituisce il Registro delle protesi mammarie e vieta l'impianto ai minori di 18 anni



Dal 11-12-09 è vietato per le minorenni rifarsi il seno. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il DDL che reca l’istituzione del Registro delle protesi mammarie e vieta l’impianto ai minori di 18 anni. "Esprimo grande soddisfazione - ha commentato il Sottosegretario alla Salute Francesca Martini- per l’approvazione di un provvedimento che ritengo fondamentale a tutela della salute di tutte le donne che accedono ad un intervento di protesi mammaria, anche per puro motivo estetico, e non potevano essere lasciate nell’attuale Far West. L’istituzione del Registro interviene fornendo un protocollo che coinvolge la piena tracciabilità dell’intervento, delle protesi utilizzate e del follow-up della paziente. Permetterà, inoltre, di proseguire nelle attività di screening per la diagnosi precoce del tumore al seno con consapevolezza rispetto al numero delle donne impiantate in Italia, nel rispetto della loro privacy. Sottolineo, inoltre, l’importanza del divieto di impianto a fini estetici per le minori di 18 anni. Questa norma rappresenta uno "stop" a tutela delle adolescenti al dilagare di una inconsapevolezza diffusa che rasenta l’incoscienza rispetto all’accesso ad interventi di protesi mammarie che comportano rischio clinico e che non possono diventare fattore di moda o di costume. Va inoltre evidenziata la fondamentale importanza, sempre e comunque, di un reale consenso che coinvolga la piena informazione della paziente relativamente all’intervento, ai materiali e alle tecniche utilizzate, al decorso clinico, nonchè ai potenziali fattori di rischio".

IL giornale 11-12-09


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venerdì, 11 dicembre 2009


Le pari opportunità sono da premio




 BOLZANO. I lavori risultati vincitori nell’edizione 2009 del premio per tesi di laurea sulle pari opportunità, sono stati premiati ieri mattina a Palazzo Widmann, sede della Provincia, da Barbara Passarella in rappresentanza dell’assessore provinciale competente, Barbara Repetto, e dalla presidente del Comitato pari opportunità, Ulrike Oberhammer. Tre i lavori che si sono distinti, e sono stati premiati, fra i 21 consegnati, 7 in italiano e 14 in tedesco.
 Ha ottenuto il primo premio la tesi presentata da Simone Würer, sul tema della cultura patriarcale.
 Il secondo premio è stato assegnato a Ingrid Windisch che ha affrontato la tematica della dignità del corpo umano in rapporto alle cure palliative prendendo come esempio il caso di Emanuela Englaro.
 Il terzo premio è andato invece ad Alice De Rensis, unica premiata in lingua italiana, per la tesi “Salotti e scritture di courtisanes nella parigi della seconda metà dell’Ottocento”. Avvalendosi di varie fonti bibliografiche e della stampa dell’epoca, l’autrice Alice De Rensis ha tracciato la storia di otto fra le più note cortigiane attive nel secondo impero, donne belle e intelligenti, che attraverso l’intreccio fra potere e sessualità conquistano un altimenti impensabile spazio nella partecipazione politica, culturale ed economica e che, all’interno dei loro salotti, intrattengono rapporti paritari con rappresentanti illustri dei vari ambiti sociali dell’epoca. (ma.ca.)


Alto Adige 11-12-09
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giovedì, 26 novembre 2009


Violenza sulle donne, è emergenza


Mutilazioni genitali, stupri e abusi che avvengono spesso in famiglia


MONICA VIVIANI


ROMA. «Un’emergenza mondiale» da combattere con «azioni concrete». E’ un monito a «fare di più» quello lanciato dal Presidente Napolitano in occasione della Giornata internazionale contro la violenza alle donne.
 «Matrimoni forzati che coinvolgono anche bambine, mutilazioni genitali, stupri generalizzati in contesti di guerra»: parte da qui il Capo dello Stato per raccontare dei «140 milioni di donne vittime di violenze di ogni tipo nel mondo». Per ricordare che «il dolore di quelle donne, di quelle bambine riguarda tutti noi», che «molto resta da fare in ogni parte del mondo per sradicare una concezione della donna come oggetto di cui ci si può anche appropriare» e che «anche in Italia i casi di violenza, i soprusi e le intimidazioni sono in aumento».
 Di qui l’appello a mettere in campo insieme «ai necessari interventi di tipo repressivo» anche «azioni concrete per diffondere, in primo luogo nella scuola e nella società civile, una concezione della donna che rispetti la sua dignità di persona».
 Riguardo al nostro paese, il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, ha invitato le donne a denunciare le violenze subite, «anche per i propri figli», e ha diffuso un primo bilancio sul reato di stalking, introdotto lo scorso febbraio. In otto mesi, le persone denunciate sono state 4.124 (in media 17 al giorno), 723 le arrestate. In un caso su cinque, la vittima è un uomo.
 A livello regionale la Lombardia è in testa per denunce (539) ed arresti (129) mentre la regione più virtuosa è la Valle d’Aosta con 10 denunce e nessun arresto.
 Gli stalkers sono nel 84,68% italiani, nel 15,32% stranieri.
 «Le violenze sessuali - ha continuato il ministro - sono calate del 7% e sempre più donne si rivolgono al numero anti-violenza 1522 per chiedere aiuto, denunciare, riconquistare il loro futuro».
 Inoltre «la scorsa primavera sono state introdotte - ha aggiunto Carfagna - aggravanti per i reati di violenza sessuale, che hanno raddoppiato la pena per i partner e per gli ex compagni, eliminato i benefici premiali, come gli arresti domiciliari, per chi si macchia di colpe tanto gravi e istituito la difesa gratuita per le vittime».
 E ora il governo sta preparando il primo Piano nazionale antiviolenza e antistalking. Il testo è pronto e sarà ora sottoposto all’esame dei ministeri competenti ed alla Conferenza unificata; dispone di 20 milioni di euro per il 2010 per interventi specifici. Fra questi: formazione degli operatori, prevenzione, sostegno dei centri antiviolenza, misure assistenziali alle vittime. Dal canto suo l’associazione Telefono Rosa denuncia però il fatto che l’assistenza per le vittime della violenza è ancora fortemente inadeguata.
 Allarmanti anche i dati europei: in Europa fino al 25% delle donne ha subito una violenza fisica almeno una volta nella vita e la violenza rappresenta la prima causa di morte e di invalidità delle donne fra i 16 e i 44 anni, più del cancro e degli incidenti stradali. Ogni giorno in Europa una donna su cinque è vittima di violenza e il 95% di queste avviene in casa.

Alto Adige 26-11-09
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martedì, 24 novembre 2009


Un secco no alla violenza


no alla violenza

Domani giornata di tutela delle donne: ecco le iniziative


 LAIVES. Domani, giornata contro la violenza alle donne, fiocchi bianchi distribuiti a tutti gli impiegati del municipio. Alle 20.30 (auditorium Don Bosco) il film «Le ricamatrici»: il tutto a cura del comitato pari opportunità.


 BOLZANO. Una data, tante iniziative, un messaggio: rispetto delle donne. Domani, il 25 novembre, si celebra in tutto il mondo la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, alla quale aderisce anche il Comune, promuovendo e sostenendo, con le associazioni locali che si occupano di violenza di genere, diverse iniziative, presentate l’altro giorno in municipio dall’assessore alle politiche sociali e alle pari opportunità, Patrizia Trincanato, insieme alla consigliera e membro della commissione pari opportunità, Sylvia Hofer, e a Wally Rungger, consigliera comunale e cofondatrice dell’associazione Gea, che gestisce la Casa delle donne, per l’accoglienza di donne vittime di violenza insieme ai loro figli.
 Si parte con la campagna del “Fiocco bianco”, iniziativa nazionale di sensibilizzazione con la distribuzione, in diverse occasioni pubbliche, di materiale informativo e di fiocchi bianchi che soprattutto gli uomini sono invitati a indossare per dire pubblicamente “no” a ogni violenza sulle donne.
 Poi ci sarà la lettura scenica derivata dal laboratorio di scrittura creativa dal titolo “C’era una volta... non molto tempo fa”, domani alle ore 18 alla Lub, l’università in piazza Sernesi 1. Alcune ospiti della Casa delle donne e della Casa degli alloggi protetti, l’altra struttura che offre assistenza alle donne coinvolte in situazione di violenza, sono state coinvolte in un laboratorio di scrittura creativa, promosso dall’Ufficio comunale famiglia donna e gioventù (il cui direttore Stefano Santoro ha partecipato alla presentazione degli eventi) con l’associazione Sagapò. Da questo percorso sono nate alcune favole, ciascuna nella lingua madre dell’autrice: italiano, tedesco, francese, arabo; le fiabe saranno raccolte in un volume di prossima pubblicazione e saranno l’oggetto della lettura scenica di domani alla Lub, presentate da 12 studentesse di diverse scuole bolzanine tra i 15 e i 20 anni insieme all’attrice Chiara Visca.
 Poi c’è “Un vero uomo!”, ovvero i giocatori di rugby contro la violenza sulle donne. Il Centro Gea, l’associazione culturale Sagapò e il team Sudtirolo Rugby Cavaliers hanno realizzato lo spot di sensibilizzazione “Un vero uomo!” che vede come protagonisti un gruppo di uomini, i giocatori del Rugby Cavaliers, che rifiutano e condannano la violenza maschile sulle donne. Il motto del video-spot, in programmazione in questi giorni nei cinema cittadini e sulla tivù locale Tca, è “Un vero uomo è contro la violenza sulle donne”. Il progetto è stato realizzato grazie al contributo dell’Azienda servizi sociali (Assb), Comitato provinciale pari opportunità, Fondazione Cassa di Risparmio, Provincia Autonoma di Bolzano.
 Altro evento, un convegno sul tema della violenza intrafamiliare alla quale assistono i bambini, convegno in programma dopodomani, giovedì, dalle ore 9 nella sala di rappresentanza del municipio in vicolo Gumer 7. Per violenza assistita si intende l’esposizione diretta o indiretta dei bambini ad atti di violenza fisica, psicologica, sessuale, economica, verbale, nei confronti di persone di riferimento per i piccoli, solitamente contro le madri. I piccoli, evidentemente, subiscono anche loro gli effetti traumatici e devastanti della violenza sulla madre e il seminario aiuterà a comprendere il fenomeno, ad analizzarne le conseguenze sui bambini e ad approfondire operativamente gli interventi da poter attuare. Relatrici saranno due importanti esperte a livello nazionale: Roberta Luberti, psicoterapeuta del Cismai - Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia, di Firenze, e Luisa Della Rosa, psicoterapeuta, direttrice clinica del CtiF - Centro per la cura del trauma nell’infanzia e nella famiglia, di Milano; seguirà una tavola rotonda moderata da Giuliana Franchini, psicoterapeuta de Il Germoglio di Bolzano.
 In conclusione, giusto ricordare i numeri di appello per l’emergenza violenza, i numeri verdi istituiti per combattere la violenza sulle donne: quello della Gea, che è 800 - 276433, e quello della Casa degli alloggi protetti Kfs, che è 800 - 802828.

Alto Adige 24-11-09
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sabato, 21 novembre 2009

Contro la violenza torna il fiocco bianco


«Fiocco bianco» contro la violenza sulle donne



LAIVES. Promossa dalla commissione comunale per le pari opportunità, torna la serie di iniziative del «Fiocco bianco» contro la violenza sulle donne.

In consiglio sono già stati distribuiti a tutti i rappresentati politici i fiocchettini bianchi da appuntare sul bavero come testimonianza tangibile di sostegno alla non violenza sulle donne. I fiocchetti sono stati realizzati materialmente dagli ospiti della casa di riposo e domani le rappresentanti del comitati per le pari opportunità li distribuiranno anche sul sagrato dlela chiesa in concomitanza con le funzioni religiose. La campagna andrà avanti per l’intera settimana a venire e culminerà mercoledì 25, giornata mondiale contro la violenza sulle donne quando oltre alla distribuzione dei fiocchi bianchi, alle 20.30, presso l’auditorium del Centro Don Bosco verrà proiettato il film «Le ricamatrici». Infine, giovedì prossimo, distribuzione dei fiocchi bianchi anche durante il mercato settimanale in centro. (b.c.)

Alto Adige 21-11-09
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martedì, 10 novembre 2009





La banana e il pisellino ecco la solita allusione



 Ahinoi dopo 50 anni dalla famosa battuta gaffe di Mike Buongiorno circa la concorrente che era scivolata sul pisello, ci risiamo anche a Bolzano con metafore e simboli che conducono all’organo sessuale maschile. Una banana turgida ed un pisellino floscio sono i simboli utilizzati dalla campagna contro il bullismo promossa dall’Assessorato alla scuola ed alla Cultura Italiana della Provincia di Bolzano. La banana è l’uomo, il pisellino il bullo. Probabilmente con l’intento di dimostrare che un organo sessuale di grosse dimensioni fa l’uomo, il “vir,” mentre il legume rappresenta la miseria sessuale dei ragazzini che si credono uomini facendo i bulli, rimanendo in sostanza un ortaggio insignificante. Quindi ancora una volta una pubblicità progresso non si discosta da tutto il ciarpame pubblicitario, legato al consumo commerciale, che macina quotidianamente allusioni sessuali, come se al mondo tutto gravitasse attorno all’ossessione del sesso. Si sa, la pubblicità deve cogliere nel segno. La virilità misurata attraverso le prestazioni sessuali fa parte di una cultura antica ed ancora dominante, ma proprio per questo dovrebbe incominciare ad essere scalfita da azioni educative che mettano in discussione l’equazione virilità-mascolinità. E’ mai possibile che non si riesca a trovare un altro simbolo per rappresentare il vero uomo, che non ci siano altre caratteristiche che forgiano una maschilità matura e consapevole? Da molti anni ormai esistono uomini singoli od organizzati, che rifiutando l’ordine simbolico del pene, ne mettono anche in evidenza le degenerazioni, ovvero la violenza sessuale, e più in generale la violenza tout court, che dalla supremazia e dalla potenza dei genitali maschili trae spesso la sua linfa originaria. Il passaggio dal pisello alla banana ovvero da una presunta virilità a quella vera in fondo consegna il genere maschile ad una gabbia, a quella trappola di genere, come la definisce la sociologa Silvia Gherardi, per cui l’uomo diviene schiavo ancora una volta di un modello di cui forse farebbe volentieri a meno. E’ facile criticare, quindi vorremmo tentare di dare anche qualche suggerimento se mai ci fosse una seconda puntata. Perché non rappresentare una maschilità “vera” capace di sentimenti, magari attraverso una paternità nuova, od attraverso la fruizione della cultura che è quella che manca ai giovani bulli, forse più dediti alle slot machine che ai libri. Ovviamente ai pubblicitari il compito di evincerne simboli potenti e persuasivi.

Marina Manganaro Centro documentazione e informazione della Donna Bolzano
Anna Sagnotti Biblioteca della donna Bolzano

Alto Adige 10-11-09
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sabato, 07 novembre 2009

Donne impegnate nel lavoro

Lo Zonta Club: nuovi progetti


 BOLZANO. Lo Zonta Club BolzanoBozen - presidente Verena Ellecosta Klotzner - ha festeggiato ieri al Parkhotel Laurin i novant’anni di nascita dell’associazione “madre”.
 Zonta International è un’organizzazione internazionale di donne di tutto il mondo impegnate nel lavoro che si sono associate e collaborano per elevare la figura della donna dal punto di vista giuridico, politico economico e professionale. Il primo club fu fondato a Buffalo/Usa l’8 novembre 1919. Il primo club europeo nacque a Vienna nel 1930. La sede è a Chicago. Oggi annovera 33.000 donne iscritte in 1.200 club.
 E Zonta Bolzano ha istituito quest’anno una borsa di studio per ricercatrici.
 Si tratta del bando di concorso per l’assegnazione di una borsa di studio da 5.000 euro per lo svolgimento di una ricerca scientifica riservato a ricercatrici scientifiche di tutte le discipline in possesso di un dottorato di ricerca che abbiano al massimo 35 anni d’età. Termini della presentazione: 28 febbraio 2010 presso lo Zonta Club Bolzano - Bozen in via Sernesi 10. La commissione giudicatrice sarà composta da una docente della Libera Università di Bolzano, una docente e una accademica socie dello Zonta Club Bozen-Bolzano. Il premio sarà consegnato il 24 aprile in occasione della festa per i 20 anni dello Zonta Club Bolzano.
 Dalla sua fondazione, avvenuta appunto nel 1990 il Club di Bolzano, con contributi delle socie e grazie ai fondi raccolti, ha attuato una lunga serie di iniziative. Tra queste ricordiamo il sostegno economico ad una giovane painizta russa per la specializzazione, i contributi a favore dei “Medici dell’Alto Adige per il terzo mondo” per l’auto alle donne afghane e ultima, ma non meno importante, l’offerta appena descritta di una borsa di studio a ricercatrici scientifiche per un ammontare di 5000 euro.

Alto Adige 7-11-09

altre informazioni nel sito
http://www.zontabz.org/
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lunedì, 02 novembre 2009


Alda Merini, poetessa della sofferenza

Versi, prosa, teatro. La sua instabilità si è tradotta in versi di altissima intensità emotiva. Anche erotica


“Sono molto irrequieta quando mi legano allo spazio”



Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.


ROMA. «Sono una piccola ape furibonda. Mi piace cambiare di colore. Mi piace di cambiare di misura». Sono queste le parole che Alda Merini, la grande poetessa scomparsa ieri a Milano a 78 anni, aveva scelto per la hompage del suo sito ufficiale, accanto ad una immagine molto intensa, in bianco e nero.
 Lei, con l’immancabile sigaretta in mano e la altrettanto inseparabile collana di perle al collo. Del resto, in questo mettere insieme regole borghesi e trasgressione era l’anima della sua opera dolorosa, segnata dall’esperienza della follia e del disagio fisico ed economico, in un ventennale entrare e uscire da ospedali psichiatrici tra gli anni Sessanta e Settanta.
 «Sono molto irrequieta quando mi legano allo spazio», scriveva in una componimento intitolato Poesia e la sua instabilità si traduceva in versi ad altissima intensità emotiva, spesso erotica, sin a partire dai primi componimenti, semplici, lineari, di pochi versi.
 Nel 1953 il matrimonio e la nascita della prima figlia. Nel 1965 viene internata al manicomio Paolo Pini dal quale uscirà solo nel ’72 a parte brevi periodi a casa nel corso dei quali nasceranno altre tre figlie. Una vita, e un’opera, nell’alternanza tra lucidità e follia che troveranno sintesi somma in quello che è considerato il suo capolavoro, “La Terra Santa” che le è valso, nel 1993, il Premio Librex-Guggenheim “Eugenio Montale” per la Poesia. «La verità è sempre quella», scriveva, «la cattiveria degli uomini che ti abbassa/e ti costruisce un santuario di odio dietro la porta socchiusa».
 La Merini era stata protagonista, negli ultimi anni della sua vita di una serie di apparizioni teatrali e anche di un documentario presentato alla mostra del Cinema di Venezia quest’anno, “Alda Merini. Una donna sul palcoscenico”, di Cosimo Damiano Damato.

Candidata al Nobel

Nata a Milano il 21 marzo 1931, Alda Merini ha iniziato a comporre le prime liriche giovanissima, a 16 anni. Giacinto Spagnoletti è considerato lo scopritore della poetessa. La prima raccolta: “La presenza di Orfeo”, pubblicata nel 1953, ebbe subito un grande successo di critica. Il suo capolavoro è però considerato “La Terra Santa” che le è valso, nel 1993, il Premio Librex-Guggenheim “Eugenio Montale” per la Poesia. Altre sue raccolte di versi sono “Testamento”, “Vuoto d’amore”, “Ballate non pagate”, “Fiore di poesia 1951-1997”, “Superba è la notte”, “L’anima innamorata”, “Corpo d’amore”, “Un incontro con Gesu”, “Magnificat. Un incontro con Maria”, “La carne degli Angeli”, “Più bella della poesia è stata la mia vità”, “Clinica dell’abbandono” e “Folle, folle, folle d’amore per te. Poesie per giovani innamorati”. Nella sua carriera artistica, Alda Merini si è cimentata anche con la prosa in “L’altra verità. Diario di una diversa”, “Delirio amoroso”, “Il tormento delle figure”, “Le parole di Alda Merini”, “La pazza della porta accanto” (con il quale vinse il Premio Latina 1995 e fu finalista al Premio Rapallo 1996), “La vita facile”, “Lettere a un racconto. Prose lunghe e brevi” e “Il ladro Giuseppe. Racconti degli anni Sessanta” e con gli aforismi “Aforismi e magie”. Nel 1996 era stata proposta per il Premio Nobel per la Letteratura dall’Academie Francaise e ha vinto il Premio Viareggio. Nel 1997 le è stato assegnato il Premio Procida-Elsa Morante e nel 1999 il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Settore Poesia. È stata ospite del Festivaletteratura di Mantova nel 1999 e l’anno scorso quando al Diocesano si è confrontata con Renato Minore.

Alto Adige 2-11-09

Altre notizie sul sito

sassiparlanti.splinder.com/

http://www.aldamerini.com/




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domenica, 04 ottobre 2009



 “Perdono: perché?”: conferenza del comitato pari opportunità





COMUNICATI del 29.09.2009 
Comune di Laives


NOTIZIE


Il 7 ottobre nella sala consiliare del municipio

Il comitato per le pari opportunità del Comune di Laives e l'associazione Ama organizzano una conferenza con Barbara Monti dal titolo “Perdono: perchè?”
Accettare, accogliere, condonare, assolvere, dimenticare, passare sopra, far finta di niente, lasciare andare…
Come si fa a riappacificarsi dopo un torto subito o con chi riteniamo responsabile di averci offesi e feriti? E’ veramente necessario perdonare per tornare a sentirsi in pace? E se non lo voglio fare? Che cosa ci guadagno? Che cosa significa veramente?
L'appuntamento è per mercoledì 7 ottobre alle ore 20 nella sala consiliare del municipio di Laives.
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giovedì, 10 settembre 2009


Giorgio Napolitano contro la violenza (sulle donne)





il Presidente della Repubblica ha dichiarato:
“La lotta contro ogni sopruso ai danni delle donne, contro la xenofobia, contro l’omofobia fa tutt’uno con la causa del rifiuto dell’intolleranza e della violenza, in larga misura oggi alimentata dall’ignoranza, dalla perdita dei valori ideali e morali, da un allontanamento spesso inconsapevole dei principi su cui la nostra Costituzione ha fondato la convivenza della nazione democratica”.




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domenica, 23 agosto 2009



BRONZOLO  Pari opportunità delega alla Mongillo


 BRONZOLO. Sarà l’assessore Giorgia Mongillo, competente anche per scuola, sociale e cultura, ad occuparsi delle pari opportunità. La delega le è stata data dal sindaco Benedetto Zito. Con ogni probabilità è la prima cosa del genere a Bronzolo, dove non risulta che vi sia stata una commissione per le pari opportunità. «Il sindaco mi ha incaricata di seguire questo settore - spiega la Mongillo - e quindi la prima cosa che intendo fare è verificare cosa prevede ad esempio lo Statuto comunale in merito alla parità tra uomo e donna. Poi vedrò quali iniziative siano da portare avanti». (b.c.)

Alto Adige 23-08-09
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domenica, 09 agosto 2009



Arriva il ticket anche nei Consultori


di Antonella Mattioli
 BOLZANO. Cade l’ultima barriera della sanità gratuita. Dal 1° gennaio si pagheranno i ticket anche sulle prestazioni offerte dai Consultori familiari. Florian Zerzer, capo dipartimento dell’assessorato sanità della Provincia, ha fatto un primo incontro con i responsabili delle strutture per studiare le modalità d’introduzione. Da parte dei Consultori c’è una forte resistenza a chiedere il pagamento dei servizi, in quanto gli utenti appartengono spesso e violentieri alle fasce più deboli.
 «Sappiamo perfettamente - assicura Zerzer - che i Consultori svolgono un servizio particolare che va al di là delle prestazioni sanitarie e spazia nel sociale, passando anche per le consulenze di tipo psicologico. Per questo stiamo cercando di capire esattamente con i responsabili cosa classificare come offerta sanitaria. Ed è su quella che chiederemo il ticket. Il motivo di tale scelta della Provincia si spiega col fatto che le prestazioni sanitarie in genere sono soggette a ticket e nei consultori si fanno ad esempio Pap-test e visite ginecologiche: non si vede per quale ragione, se si va in ospedale o in via Amba Alagi si debbano pagare, mentre nei Consultori sono gratuite. Vogliamo uniformare il sistema. Pur sapendo che la cosa è più facile a dirsi che a farsi per almeno due ordini di ragioni: la richiesta del ticket rischia di aumentare il lavoro dei Consultori che dovrebbero dotarsi di più personale e poi c’è la questione della privacy. Ci sono persone che ricorrono a questo tipo di strutture, perché sanno di poter contare sull’anonimato. Benché consapevoli delle difficoltà, siamo più che mai intenzionati ad introdurre il ticket dal 1º gennaio».
 I Consultori familiari a Bolzano sono cinque (Aied, L’Arca, Kolbe, Mesocops, Ehe und Erziehungsberatung); sono nati con l’obiettivo di sostenere le persone singole, le coppie e le famiglie rispetto a varie problematiche che spaziano dal benessere psicofisico alla genitorialità responsabile.
 Cresce il numero delle persone che si rivolgono ai Consultori. In base all’ultimo bilancio sociale, presentato la scorsa settimana dai responsabili dell’Assb, risulta che nel 2008 si sono rivolti alle cinque strutture 6.303 persone, con un incremento rispetto al 2007 del 7% (404 in più). Entrando più nel dettaglio delle cifre si scopre che 3.026 utenti sono ricorsi ai Consultori familiari per la prima volta (48%), mentre gli altri 3.277 avevano già utilizzato tali servizi (52%).
 Sono soprattutto donne coloro che richiedono le prestazioni dei Consultori (82%); nell’86% dei casi l’utenza è di nazionalità italiana; nel 9% extracomunitaria. Chi gestisce i servizi è preoccupato per le conseguenze dell’introduzione del ticket in particolare su quest’ultima categoria che spesso e volentieri vede in queste strutture un’ancora importante cui aggrapparsi, per avere una risposta che spazia dal campo sanitario fino a quello sociale e psicologico.


BOLZANO. Aied, L’Arca, Kolbe, Mesocops, Ehe und Erziehungsberatung: sono i cinque Consultori familiari, gestiti da altrettante associazioni, che operano a Bolzano sulla base di convenzioni stipulate con la Provincia e l’Assb. Il numero di utenti è in aumento. Nel 2008 si sono rivolti alle cinque strutture 6.303 persone, con un incremento rispetto al 2007 del 7% (404 in più): il Consultorio più “gettonato” è l’Aied. Per quanto riguarda le fasce di età: la maggior parte degli utenti (41%) si colloca fra i 35 e i 49 anni (41%).

Alto Adige 09-08-09
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categoria:donne, salute, sociale
venerdì, 07 agosto 2009


Sulla via dell’ambra i gioielli più originali sono altoatesini



di Barbara Gambino

Gli amanti della filosofia conosceranno la città di Kaliningrad, l’antica Köningsberg, per aver dato i natali ad Immanuel Kant; situata tra Polonia e Lituania, Kaliningrad è uno dei maggiori porti sul Mar Baltico e rappresenta una tappa fondamentale nella costellazione di città situate sulla via dell’ambra. Chiamata un tempo “via Imperiale”, la via dell’ambra è un percorso di circa 418 km che si snoda lungo i Paesi Baltici e la Russia, tradizionali produttori di ambra fossile. E proprio Kaliningrad, che vanta la collezione più importante al mondo di gemme, gioielli e sculture in ambra dall’antichità ad oggi, ospita fino al 29 settembre ALATYR 2009, la terza biennale internazionale di gioielli realizzati con la preziosa resina.
 184 gli artisti invitati provenienti da Germania, Danimarca, Finlandia, Lettonia, Lituania, Polonia, Russia, Giappone. Per la prima volta nel corso della sua breve storia, ALATYR 2009 ha presentato una sezione dedicata all’Italia. A curarla, su invito del comitato artistico della biennale, l’orafo Konrad Laimer di Naturno, ideatore del progetto “Via Claudia Augusta”, che favorisce gli scambi culturali tra artisti provenienti da tutto il mondo, Russia compresa.
 Laimer, che proprio in questa occasione ha ricevuto il premio per la collaborazione Italia / Russia e il Premio Cultura per la sua iniziativa dedicata all’incontro tra artisti di nazionalità differenti, ha selezionato un ristretto gruppo composto da cinque orafi, tutti altoatesini: Sarah Valier e Federica Pallaver di Bolzano, Markus Frühauf e Martin Pechlaner di Merano e Doris Gabrielli di Brunico.
 Il ristretto manipolo di artisti si è fatto onore in ambito internazionale, conquistandosi due importanti riconoscimenti per le opere ideate per l’esposizione. Il ciondolo a forma di croce copta realizzato in argento e venato di flussi d’oro ambrato è valso a Markus Frühauf il Premio Storico di ALTYR 2009, mentre il lavoro “Fantasmi elettrici“ di Federica Pallaver si è aggiudicato il terzo Premio per l’innovazione.
 “Gli antichi greci conoscevano l’ambra con il nome di elektron” spiega Federica Pallaver. “A questa pietra attribuivano proprietà prodigiose, illusionistiche, meravigliose, capaci di dare vita ad apparenze, vale a dire, letteralmente, fantasmi. Con “Fantasmi elettrici“ ho costruito delle strutture di argento cercando di rendere visibili le tensioni morfologiche delle pietre. Un modo per continuare a sperimentare, a cercare di vedere il gioiello come espressione di un mondo sensibile.”
 Titolare di un laboratorio in Via Carducci a Bolzano, Federica Pallaver ci racconta della sua passione per la creazione di gioielli, iniziata con l’iscrizione alla scuola di oreficeria di Firenze.
 Quali sono stati i Suoi punti di riferimento stilistici?
 “Appena conclusa la scuola a Firenze, ho avuto la possibilità di fare un periodo di apprendistato da Giampaolo Babetto, noto artista orafo della Scuola di Padova. Lui mi ha fatto guardare al gioiello con altri occhi: ho capito che la ricerca delle forme, nel mio lavoro, ha a che fare innanzitutto con il metallo (a prescindere se si tratti di metallo nobile o meno) e quindi con la materia e le sue dinamiche, con la forza e l’energia”.
 Possiamo definire un gioiello come un oggetto di design?
 
“Nel mio caso la creazione di gioielli non ha nulla a che vedere con il design che spesso ha confuso il “fare artistico” con un concettualismo banalizzante, sia per l’arte che per il pensiero”.
 L’oreficeria è arte o artigianato?
 
“Credo che parlare di oreficeria al giorno d’oggi non sia poi così interessante e nemmeno attuale, perché presuppone una netta distinzione tra arte e artigianato”.
 Arte e artigianato vanno quindi in coppia?
 
La distinzione tra arte e artigianato ha fatto comodo ad una certa economia imprenditoriale che ha avuto tutto l’interesse a mantenere distinte la piccola produzione da quella industriale. D’altro canto è andata di pari passo con l’idea che la creazione artistica non abbia a che fare con l’artigianato”.
 Come giudica qualitativamente la produzione di gioielli in Russia, rispetto a quella europea?
 
“A mio modesto parere, di fronte a una quantità smodata di produzione di oggetti in Europa, spesso di poco interesse, in Russia mi è parso che coesista una solido artigianato ed un ottimo tentativo artistico”.
 È difficile gestire questo tipo di attività artigianale, in un mercato dominato dai grandi brand?
“ Cerco di resistere, a volte sono costretta a fare dei sacrifici, ma ne vale la pena”.

Alto Adige 07-08-09





Ambra: la gemma del giurassico



I dinosauri sono diventati più popolari da quando sono stati i protagonisti del film Jurassic Park. Un risultato ancora più sorprendente della popolarità del film è stata la nascita di una richiesta mondiale di gioielli con ambra. Sebbene l'uso dell'ambra negli ornamenti sia probabilmente vecchia quanto il genere umano, nella storia recente essa aveva un mercato limitato. Naturalmente questo prima che milioni di persone vedessero nel film il DNA di un dinosauro estratto da una zanzara intrappolata in un ambra.

Milioni di persone appresero dal film che l'ambra, che è resina di pino fossilizzata, è antica e preziosa, come un pezzo di antiquariato proveniente da una storia precedente.

Particolarmente forte è la domanda di ambra con insetti all'interno. "L'ambra è come una capsula del tempo creata e posta nella terra dalla natura stessa!, disse David Federman, autore della Guida per il consumatore alle gemme colorate. "Ha aiutato i paleontologi a ricostruire la vita sulla terra nelle sue prime fasi. Più di 1000 specie di insetti estinti sono stati identificati nell'ambra".

Le due principali fonti dell'ambra sul mercato odierno sono i Paesi Baltici e la Repubblica Domenicana. L'ambra dei Paesi baltici è più antica e perciò preferita sul mercato ma l'ambra della Repubblica Domenicana ha più probabilità di avere inclusioni di insetti. Il prezzi dell'ambra vanno da $20 a $40,000 o più.

Fortunatamente per gli entusiasti dell'ambra, quella dei Paesi Baltici è più disponibile sul mercato rispetto agli anni precedenti grazie alla liberalizzazione delle economie dei paesi dell'Europa orientale e dell'ex Unione Sovietica. La più grande miniera della regione baltica si trova in Russia ad ovest di Kaliningrad. L'ambra baltica di trova in Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Russia e a volte dilavata sulle rive del mar Baltico fino alla Danimarca, alla Norvegia e all'Inghilterra. Tra le altre fonti dell'ambra si annoverano Myanmar (ex Burma), il Libano, la Sicilia, il Messico, la Romania, la Germania e il Canada.

Il desiderio dell'ambra non è affatto nuovo. Manufatti in ambra risalenti all'età della pietra sono stati trovati nelle attuali Germania e Danimarca.

Creata dal sole

"L'uomo dell'età della pietra attribuiva all'ambra poteri soprannaturali e la usava per indossarla e per adorarla" disse Mr Federman. "L'ambra aveva grande valore e significato, tra gli altri, per gli Assiri, gli Egizi, gli Etruschi, i Fenici e i Greci. Non è mai andata del tutto fuori moda dall'età della pietra. Tra il 1895 e il 1900, un milione di chili di ambra baltica fu prodotta per la gioielleria. "

Molti miti circondano le origini dell'ambra. Ovidio scrive che Fetonte, figlio di Febo, il sole, convinse il padre a permettergli di guidare il carro del sole attraverso il cielo per un giorno; andò troppo vicino alla terra incendiandola. Per salvare la terra, Giove colpì Fetonte con un fulmine ed egli morì precipitando dal cielo. La madre e la sorella lo trasformarono in alberi nel loro dolore, ma ancora lo piangevano. Le loro lacrime, asciugate dal sole, sono l'ambra.

I Greci chiamavano l'ambra elektron, o fatto dal sole, forse a causa di questa storia, o forse perché essa si carica elettricamente se strofinata con un panno e può attrarre delle piccole particelle. Omero, nell'Odissea, cita gioielli di ambra - orecchini e una collana di grani di ambra - come dono principesco.

Un altro scrittore antico, Nicia, diceva che l'ambra è il succo o l'essenza del sole che tramonta congelato nel mare e gettato sulla riva.

I Romani inviarono eserciti per conquistare e controllare le aree di produzione dell'ambra. L'imperatore Nerone era un grande conoscitore dell'ambra. Ai suoi tempi, scrive lo storico romano Plinio, il prezzo di una figurina di ambra, non importa quanto piccola, superava quello di uno schiavo in buona salute.

Gli antichi popoli germanici bruciavano l'ambra come incenso quindi la chiamavano o "pietra da bruciare." L'ambra chiara, incolore, era considerata il miglior materiale per i grani del rosario nel Medio Evo grazie al suo aspetto liscio e setoso. Alcuni ordini di cavalieri ne controllavano il commercio e il possesso non autorizzato di ambra grezza era illegale nella maggior parte di Europa nel 1400.

Quali segreti conserva l'ambra?

Può una zanzara intrappolata in un ambra conservare il DNA di un dinosauro? La maggior parte dell'ambra non è abbastanza vecchia avendo al massimo 25 - 50 milioni di anni. I dinosauri si estinsero circa 65 milioni di anni fa alla fin del Cretaceo. Il Giurassico risale a 144 milioni di anni fa. Ma nel 1994, il dott. Raul Cano del California Polytechnic state University di San Luis Obispo, un biologo molecolare, riporto sulla rivista britannica Nature che lui e i suoi colleghi avevano estratto DNA da un circulione intrappolato in un'ambra di 120 - 135 milioni di anni fa, quando i dinosauri circolavano sulla terra.

L'ambra, del basso Cretaceo, era stata scavata nelle montagne del Libano a sud di Beirut da Aftim Acra, che aveva una raccolta di pessi di ambra contenenti 700 insetti tra cui termiti, falene, bruchi, ragni, pseudoscorpioni e moscerini che succhiano il sangue.

fonte: http://www.gemstone.org/gem-by-gem/italian/amber.html
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venerdì, 07 agosto 2009


“Universo sul Virgolo” sabato 8 agosto




Dopo il successo della scorsa edizione anche quest’anno l'Iniziativa civica
"Il nostro Virgolo-Unser Virgl" invita la cittadinanza alla notte delle
stelle “Universo sul Virgolo” di sabato 8 agosto.
Il luogo dell’incontro (piazzale Hotel Bellavista al Virgolo) è
raggiungibile a piedi dal quartiere di Aslago oppure in macchina da viale Trento.
L' appuntamento per la salita a piedi è alle ore 20, con ritrovo davanti al Campo Coni in via Santa Geltrude.
Bibite e stuzzichini vari allieteranno l’osservazione delle stelle.
Non dimenticate di portare una coperta per una comoda visione ed una
torcia per la discesa.
Vi aspettiamo numerosi!
 
Wir freuen uns, Sie auch dieses Jahr zum Sternebeobachtungsabend “Universum am Virgl”
am Samstag den 8. August, einladen zu dürfen!
Treffpunkt ist der Platz vor dem Hotel Bellavista am Virgl, erreichbar
zu Fuß von Haslach aus (Treffpunkt 20 Uhr beim Coni-Sportplatz zum
gemeinsamen Aufstieg) oder mit dem Auto über die Trienterstraße.
Knabbereien und Getränke werden die Sternebeobachtung begleiten.
Vergesst nicht, eine Unterlage und eine Taschenlampe für den Abstieg einzupacken.
Wir erwarten euch zahlreich!
 
Iniziativa civica – Bürgerinitiative
“Il nostro Virgolo- Unser Virgl”
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venerdì, 07 agosto 2009



Guardia di finanza, il comando è tutto rosa



 BOLZANO. Da qualche giorno la guardia di finanza di Bolzano ha un comando diretto esclusivamente da personale femminile, caso unico in Italia.
 Infatti, con l’avvicendamento del maggiore Pasquale Colella, che dopo sette anni ha lasciato il comando della compagnia di Bolzano delle fiamme gialle, per raggiungere il nucleo di polizia tributaria di Trento, la guida del Reparto è stata affidata al tenente, in promozione a capitano, Claudia Meloni e la sezione operativa volante della stessa Compagnia al tenente Alessandra Faietti.
 Il tenente Claudia Meloni, laureata in scienze della sicurezza economico-finanziaria, che ha già brillantemente diretto, per un biennio, la Sezione operativa della compagnia di Bolzano, adesso ha assunto il comando dell’intero reparto, compresa l’articolazione di pronto impiego, con proiezione operativa regionale (i cosiddetti «baschi verdi»).
 Il tenente Alessandra Faietti, bolzanina di nascita e residenza e in possesso del patentino di bilinguismo, è laureata in scienze della sicurezza economico-finanziaria, ed è appena tornata nella provincia d’origine al termine del periodo formativo svolto presso l’accademia della guardia di Finanza.
 E’ dal 2000 che le donne hanno fatto il loro ingresso nel corpo della Guardia di Finanza, dando così concretezza alle pari opportunità anche in questo speciale settore militare. L’importante valorizzazione dell’apporto femminile all’interno della specifica professione del finanziere - ha sottolineato il comandante regionale Trentino-Alto Adige, Generale di Brigata Francesco Attardi, in occasione della cerimonia di avvicendamento dei comandanti - è «espressione di una precisa strategia occupazionale, tesa ad ammodernare e rendere ancora più efficiente il presidio di legalità economico-finanziaria che la guardia di finanza assicura».
 L’ingresso delle donne nei corpi militari non è una novità in Italia e oggi hanno raggiunto ovunque (anche nell’esercito e nell’Arma dei carabinieri) importanti livelli di comando. Nella polizia di Stato (che ha perso da decenni lo status militare), sono moltissime le donne che occupano ruoli dirigenziali.

Alto Adige 07-08-09
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domenica, 05 luglio 2009


Pari opportunità, dialogo con il presidente Durnwalder



 BOLZANO. Si è svolto di recente il primo incontro ufficiale tra la presidente del Comitato provinciale pari opportunità e Luis Durnwalder. Durante l’incontro si è parlato principalmente del programma d’attività del comitato, del suo relativo finanziamento e dell’attuale mancanza di personale al Servizio donna. Durnwalder ha assicurato in merito il suo completo sostegno. Un altro importante argomento trattato è stato la mancanza dell’aumento di personale pedagogico nelle scuole d’infanzia. Su questo punto, la presidente del comitato richiama l’attenzione sul fatto che ogni donna ha il diritto di decidere, liberamente, se preferisce stare a casa e accudire i figli o se andare al lavoro. Soprattutto in questo periodo di crisi economica molte famiglie dipendono anche dallo stipendio della donna. Non deve perciò succedere che vengano eliminati posti per il personale delle scuole d’infanzia, o che vengano ridotti gli orari d’apertura. Il presidente della Provincia ha espresso la sua comprensione per la situazione della donna e ha già fatto intravedere una certa disponibilità e apertura al dialogo.
 Infine è stata stigmatizzata la scarsa presenza delle donne nei posti apicali e nelle commissioni a nomina provinciale. Per poter contrastare questo fenomeno, il Comitato provinciale pari opportunità realizzerà una banca dati che sarà poi a disposizione della politica per le nomine negli organismi di nomina provinciale. Fanno parte del comitato oltre alla Oberhammer e alla vice Trincanato, tra le altre anche Martina Kirchler, Elena Morbini, Christine Zwerger, Doriana Pavanello, Franca Toffol, Elisabeth San Nicolo Tribus, Margareth Fink, Ingrid Runggaldier, Helga Pedrotti e Astrid Pichler.

Alto Adige 05-07-09
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venerdì, 08 maggio 2009

In crescita il femminile, occupate sei su 10



 BOLZANO. E’ dedicato all’analisi territoriale dell’occupazione femminile il nuovo numero di Mercato del lavoro news, la pubblicazione dell’Osservatorio mercato del lavoro. Nel 2008 in Alto Adige più di 6 donne in età lavorativa su 10 erano occupate. La provincia di Bolzano ha quindi raggiunto e superato per la prima volta l’obiettivo di 60% fissato dall’Ue nel quadro della cosiddetta Strategia di Lisbona per il 2010. Malgrado la crisi economica, l’occupazione femminile in Alto Adige conferma la crescita. Negli anni scorsi è aumentata sensibilmente la percentuale di lavoro dipendente dal calcolo del “tasso di occupazione dipendente”: nel 2004 43,9 donne residenti su 100, di età compresa tra i 15 e i 64 anni, avevano un lavoro dipendente, questa cifra è passata nel 2007 al 48,3%, per raggiungere poi nel 2008 il 49,5%, ovvero quasi una donna su due. Anche i primi tre mesi del 2009 confermano questo trend.
 «Con una quota di occupazione del 61,7% la Provincia di Bolzano ha quindi raggiunto e nettamente superato per la prima volta l’obiettivo di 60% fissato dall’Ue nel quadro della cosiddetta Strategia di Lisbona» ha sottolineato l’assessore provinciale al Lavoro Barbara Repetto. L’analisi territoriale della Ripartizione provinciale Lavoro mostra grandi differenze: la forbice delle donne con lavoro dipendente varia dal 30-35% in alcuni Comuni periferici fino al 50-55% nei Comuni attorno ai centri comprensoriali di Bolzano, Bressanone e Brunico.

Alto Adige 08-05-09

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mercoledì, 06 maggio 2009


Tradizione, danza e botanica nelle due serate al femminile


DA OGGI ALL’EURAC

 BOLZANO. Tradizione popolare, danza e botanica si intrecciano nelle serate organizzata dalla Eco Library dell’Eurac di Ponte Druso, stasera e domani sera, dedicate alla donna e alle piante a lei sacre. Il sapere popolare associa alcune piante come salice, betulla, tiglio, cerato e castagno dolce all’universo femminile: nel corso della serata un’esperta illustrerà le proprietà di queste piante e proporrà alcune danze in cui tradizione orale e caratteristiche botaniche delle piante si mescolano per dare vita a dei trattamenti terapeutici. Su questo argomento sono previste in realtà due serate, oggi quella in lingua italiana a cura di Esther Campagnoli e domani quella in lingua tedesca a cura di Marianna Pernter Turri. L’appuntamento è sempre alle ore 20 alla Eco Library dell’Eurac, si consiglia un abbigliamento comodo e la partecipazione è gratuita ma è meglio iscriversi telefonando, evidentemente stamattina, al numero 0471 - 055063.

Alto Adige 06-05-09
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martedì, 05 maggio 2009

Valdaora, donne e solo donne


GLI APPUNTAMENTI CON IL MUSEION

Altoatesine, pachistane, albanesi, brasiliane, ucraine e marocchine. Tutte residenti a Valdaora. I loro ritratti a figura intera animano la torre dell’Eurac e danno vita alla mostra «Gemeinde Olang- Comune di Valdaora 2009-Let’s get married» che apre la terza edizione di «Museion at the Eurac tower», l’iniziativa promossa da Eurac e Museion per esplorare le possibili connessioni tra espressione artistica e ricerca scientifica.
 Ogni anno vengono formate coppie di ricercatori e di artisti che hanno l’obiettivo di elaborare, attraverso workshop comuni, uno dei temi che l’Eurac fa oggetto di ricerca.
Dalla collaborazione tra la fotografa e artista altoatesina Brigitte Niedermair e Günther Rautz - coordinatore dell’Istituto sui Diritti delle Minoranze dell’Eurac - è nato un progetto sulla migrazione e l’identità legato al Comune di Valdaora, scelto perché - nonostante registri una percentuale di stranieri molto bassa - deve comunque confrontarsi con tutte le tematiche connesse all’immigrazione. Con il prezioso aiuto del sindaco di Valdaora e di una mediatrice culturale è stato possibile attivare una rete di contatti e coinvolgere nel progetto 34 donne provenienti da diversi paesi. La sala del consiglio comunale di Valdaora è diventata così il set fotografico dove queste donne - alcune accompagnate dai mariti o dai figli in veste di interpreti - hanno posato, dando vita a un mosaico di popoli e culture che mette in risalto l’identità di ognuna di loro. L’universo femminile raffigurato all’interno della torre trova un suo contrappeso nella gigantografia appesa all’esterno dell’edificio: un camion traboccante di uomini in viaggio verso una terra straniera alla ricerca di condizioni di vita migliori e forse di una moglie. Magari a Valdaora. Grazie alla collaborazione con l’agenzia pubblicitaria hmc-heartmindcreativity, al termine dell’esposizione il telo su cui è stampata la gigantografia verrà utilizzato per confezionare delle borse e il ricavato sarà devoluto in beneficienza a un’associazione impegnata in progetti a favore dei migranti.
La mostra verrà inaugurata domani alle ore 18.30 e potrà essere visitata fino al 19 giugno, dal lunedì al venerdì, dalle 14 alle 18. All’inaugurazione della mostra saranno presenti anche le donne protagoniste del servizio fotografico che partiranno assieme da Valdaora.
 L’Istituto sui Diritti delle Minoranze dell’Eurac ha messo a loro disposizione un pullman, in modo che il viaggio assieme verso Bolzano possa essere un’occasione per conoscersi meglio e tessere nuovi legami nella comunità dove vivono. L’ingresso è libero.

Alto Adige 05-05-09


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domenica, 26 aprile 2009


Violenza sulle donne, la rete


Domani al via il lavoro di Comune e associazioni

BOLZANO. La necessità di far emergere un dramma spesso nascosto, di trovare linee comuni di intervento tra servizio pubblico e sociale privato, di mettere in piedi un osservatorio articolato e approfondito e di redarre un vademecum per velocizzare e incanalare meglio i bisogni dei cittadini.
 Ecco le sfide che l’amministrazione comunale, il mondo del sociale e la città tutta sono chiamati ad affrontare nella sempre pressante lotta alla violenza sulle donne. La strada per uscirne vincitori è stata individuata dal Comune nella creazione di una rete di collaborazione capace di coinvolgere l’Ufficio famiglia del Comune, l’Assb e le associazioni Gea, La Strada e Donne Nissà.
 La strada tracciata dall’amministrazione prevede una serie di incontri a cadenza mensile, aperti a tutti gli operatori, che affrontino temi come i diversi fenomeni di violenza, le ricadute su famiglia e figli, la legislazione, i diritti e gli aspetti etici, il ruolo del mass media, la genitorialità e altri. Ad introdurre le tematiche saranno invitati esperti nazionali, per poi lasciare spazio agli operatori che potranno confrontarsi riportando la propria personale casistica e metodologia d’intervento. Il lavoro di rete, però, non può rimanere autoreferenziale e deve sbocciare in risultati che saranno concretizzati nell’istituzione di un osservatorio e la pubblicazione di un vademecum. L’osservatorio non si limiterà a registrare dati numerici, ma cercherà di interpretare quanto emerso da diverse angolature, andando più a fondo rispetto a quanto fatto finora. Il vademecum, invece, dovrà essere dettagliato ed esaustivo in modo da favorire la ricettività e l’intervento immediato per chi necessita di aiuto. Il costo totale dell’iniziativa è di 150 mila euro, di cui 120 mila a carico del dipartimento statale e 30 mila dell’amministrazione comunale.
 Domani è in programma il convegno di apertura del lavori nella sala Josef di casa Kolping dalle 14 alle 18.
 L’assessore comunale Patrizia Trincanato rimarca come «la situazione sia particolarmente grave, proprio perché difficilmente viene alla luce. In termini numerici poco importa che i casi siano dieci o cento, visto che secondo i dati dell’Oms una donna su cinque subisce una qualche forma di violenza, spesso nel nascosto delle mura domestiche».
 «Solo la nostra associazione conta in meno di nove anni 1.184 contatti di donne con bisogno di aiuto, 136 alloggiate nelle case di protezione con il coinvolgimento di 139 minori», sottolinea dal canto suo Gabriella Kusstatcher, presidente della Gea.

Alto Adige 26-04-09
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categoria:donne
venerdì, 24 aprile 2009


 ëres - Fraueninfodonne



ëres FrauenInfodonne

Il foglio informativo trilingue del Comitato Provinciale Pari Opportunità può essere richiesto gratuitamente al Servizio Donna o online. Esso affronta temi di rilevanza per le donne e richiama l’attenzione su forme di discriminazione che l’abitudine ci porta sovente a non notare.

Il Servizio Donna è insediato presso la Ripartizione Lavoro dell'amministrazione provinciale e ricade tra le competenze dell'assessore Dr. Barbara Repetto.
Il Servizio Donna
Via Crispi 3 - Bolzano
Numero: 0471 411 180 / 0471 411 181
Fax: 0471 411 189
E-mail: Serviziodonna@provincia.bz.it
  • è un punto di riferimento per chi desideri ottenere informazioni in tema di Pari Opportunità e questioni femminili 
  • individua posizioni di sfavore delle donne in Alto Adige ed elabora eventuali soluzioni
  • intrattiene rapporti verso istituzioni simili e organizzazioni femminili, elabora materiale informativo e realizza progetti in ambito delle pari Opportunità
  • è la sede del Comitato Provinciale per la realizzazione delle Pari Opportunità tra donna e uomo

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categoria:donne
giovedì, 09 aprile 2009

Artemisia Gentileschi, che storia



A «Respiro Barocco», Sandra Fiumi racconta la grande pittrice


BARBARA GAMBINO

Di donne artiste nel corso dei secoli, ce ne sono state molte: scrittrici, pittrici, scultrici tracciano una lunga linea di arte al femminile che partendo dalla poetessa greca Saffo, o dalla pittrice egiziana Helena figlia di Timone, giunge fino ai giorni nostri. Poche però raggiunsero la fama di Artemisia Gentileschi, pittrice vissuta nella prima metà del Seicento, di cui possiamo ammirare la pala «Giuditta e Oloferne» esposta al Centro Trevi di Bolzano nell’ambito della mostra «Respiro Barocco». Sarà proprio la vita di Artemisia Gentileschi donna e pittrice, il tema della conversazione con Sandra Fiumi, responsabile della didattica della Soprintendenza per i Beni Artistici di Bologna. L’incontro si svolgerà oggi pomeriggio alle ore 18 al Centro Trevi, nell’ambito della rassegna «Calice Barocco». ...
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categoria:cultura, donne, comunicati
mercoledì, 25 marzo 2009


Conquiste e passioni Un mondo da vedere nel segno delle donne


FAUSTO DA DEPPO


Sono le donne le protagoniste del 57º «Trento Filmfestival», presentato ieri a Milano e in programmazione dal 21 aprile al 3 maggio. Certo, i volti e i temi della più antica rassegna mondiale di montagna sono numerosi e vari, e comunque il femminile si impone. A Trento, sfileranno tanti film di registe (una trentina, 14 nel concorso al via il 25 aprile con 43 titoli totali) e i libri e gli incontri racconteranno di donne alpiniste, allevatrici, montanare. Ecco le donne che fanno andare avanti i paesi ai confini della civiltà (i film «Himalaya terre des femmes» della francese Marianne Claude e «Dolma du bout du monde» di Anne, Véronique ed Erik Lapied) ed ecco le donne che misurano la sopravvivenza sull’equilibrio di tradizione e modernità, di antiche e nuove violenze («Before tomorrow» di Madeline Piujuq Ivalu e Marie Helene Cousineau). «Cheyenne, trent’anni» è il ritratto che Michele Trentini dedica alla pastora che ha scelto come casa i pascoli della val di Rabbi. «Lightning strike» è la storia di due cordate sull’Arwa Tower, in India: un team di donne che va su in parallelo a una cordata di uomini.
 E allora non è un caso che il concorso venga aperto da quell’esercizio di seduzione che è «Blind Husbands», pellicola che Eric von Stroheim (nel 1919) ambientò sulle Alpi austriache e che l’orchestra i Filarmonici di Trento accompagnerà dal vivo.
 Tra uomini e donne si gioca una delle partite del festival, tra luoghi vicini e lontani si apre un altro orizzonte di appuntamenti. Lo si è già intravisto, lo si vedrà anche con «Eighty years on the top» dell’indiano Karamjeet Singh, cronaca di 80 anni di esplorazioni in Himalaya, e con «Racines» di Eileen Hofer, che sposta lo sguardo verso un villaggio turco minacciato dalla costruzione di una diga, e con «Piazzàti», il nuovo lavoro di Giorgio Diritti, pluripremiato per «Il vento fa il suo giro» e ancora concentrato sulle usanze delle valli occitane di Italia e Francia.
 «Sonbahar» di Alper Ozcan è un ritorno a casa tra le montagne del Mar Nero, «Tara, voyage au coeur de la machine climatique» di Thiery Dagobert ed Emmanuel Roblin documenta una missione scientifica negli spazi artici, alle radici di un clima planetario che cambia. Non cambia il bianco del paesaggio il 30 aprile, quando alla ribalta saliranno i 56 anni di passioni ispirate dal Cerro Torre. Bianco e lontano e poi di nuovo vicino a noi, presi per mano da Manolo e guidati (il 1º maggio al S. Chiara) dentro un’altra epopea dell’alpinismo, quella della valle del Sarca. A introdurla, Kay Rush, affezionata al Filmfestival dopo il debutto 2008.






«Una rassegna che continua a crescere»
Il direttore Nichetti


Maurizio Nichetti, la sua direzione artistica ha confezionato un Trento Filmfestival al femminile.
 
E’ vero. Ci sono molti film di registe o dedicati a donne, alle più diverse latitudini. Con Augusto Golin (responsabile della programmazione cinematografica, ndr) l’abbiamo notato. E’ il frutto di una scelta, certo, quella che privilegia i protagonisti di una cultura non appiattita su modelli televisivi. In generale, comunque, selezionando i lavori in concorso, abbiamo puntato al meglio della produzione mondiale, concedendoci poi alcuni fuori concorso d’autore, vedi l’omaggio a Ermanno Olmi.
 A chi si rivolge il festival?
 
A tutti. Il bello di un programma ricchissimo sta nel catturare l’attenzione dei bambini (per loro torna il Parco dei mestieri), nel guardare a studenti di scuole superiori e università e nel non dimenticare la terza età. Per esempio, riproponiamo un film girato nella casa di riposo a Borgo.
 Tra le conferme, Kay Bush.
 Presenterà due degli incontri sull’alpinismo. L’anno scorso, è stata la testimonial della web tv. E’ competente, appassionata di montagna...
 Torna pure l’arrampicata in piazza Duomo...
 
Con la collaborazione del comitato Speed rock e con il supporto dell’Asd Rock master ci consolidiamo nel circuito della Coppa del mondo.
 E si ripete l’abbinamento con Milano.
 
Sì, a fine maggio, ripeteremo le nostre serate al cinema Apollo: 500 posti e sono sempre esauriti. Per noi è un successo significativo: Milano è una città difficile da incuriosire e coinvolgere. Il fatto che non abbia in calendario una rassegna di montagna non è di per sé una garanzia di buone possibilità di inserimento. Se ci siamo riusciti, se otteniamo un successo crescente di edizione in edizione, questo testimonia un merito evidente del Trento Filmfestival.



Alto Adige 25-03-09


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categoria:donne
mercoledì, 25 marzo 2009

«Info donne» nuovo numero


 BOLZANO. Il nuovo numero di «ëres-frauen info donne» edito dal Comitato per le pari opportunità pubblicato in questi giorni traccia un bilancio sull’attività del Comitato uscente e affronta il tema delle immigrate in Alto Adige.
 Il nuovo numero si sofferma su due argomenti. L’intervento principale, «Villaggio globale», parla delle difficoltà ancora presenti per le donne straniere. Tra le considerazioni fatte da donne straniere rappresentate dall’associazione «Donne Nissà» per molte vi è la necessità di trovarsi sempre in una situazione lavorativa attiva dalla quale dipende la carta di soggiorno. Altro problema, quello della casa e l’obbligo di dimostrare di disporre di un alloggio adeguato dal punto di vista dei metri quadri: situazione che spinge molte donne a far rientro nel paese d’origine. A questo si aggiunge la crisi economica, che induce molte donne italiane a svolgere lavori, quale quello di badante, fino a poco tempo prerogativa delle straniere.
Alto Adige 25-03-09
Il pieghevole viene spedito in abbonamento postale. Per abbonarsi rivolgersi al Servizio Donna, in via Crispi 3 a Bolzano, tel. 0471 411180, fax 0471 411189, e-mail: serviziodonna@provincia.bz.it

I numeri di “ëres-frauen info donne” sono disponibili anche on line: www.provincia.bz.it/lavoro/donne

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categoria:donne
venerdì, 06 febbraio 2009



Donne, il lavoro tra impegno e famiglia


Il 47% delle dipendenti è part time I figli diventano “freno” alla carriera
Alto Adige, 06 FEBBRAIO 2009

 BOLZANO. Il lavoro femminile sta svolgendo un ruolo economico sempre più rilevante anche nella realtà altoatesina. Per indagare su questa realtà Silvia Vogliotti, ricercatrice dell’Ipl l’Istituto per la promozione dei lavoratori, ha realizzato una ricerca che analizza il lavoro dipendente in cui emergono alcuni dati assai interessanti. Ad esempio che la contrattazione part time è un incontrastato regno delle donne, mentre gli straordinari sono una prerogativa prevalentemente maschile. Ma non solo.
 «La famiglia non è più l’unico progetto di vita delle giovani donne, che mirano anche ad inserirsi stabilmente nel mondo del lavoro per realizzare un loro progetto professionale, mettendo a frutto la formazione conseguita - sottolinea Silvia Vogliotti, che aggiunge - Ormai le donne contribuiscono in misura notevole al reddito famigliare e sono in grado di costruirsi autonomamente adeguate prospettive pensionistiche. Ciò nonostante siano pur sempre le donne che in primo luogo si fanno carico della responsabilità della famiglia, della cura dei bambini, della loro educazione. Risulta pertanto necessario un mix di interventi su orari di lavoro, servizi di cura e sostegno finanziarii che consentano di conciliare famiglia e vita professionale».
 Quali sono gli aspetti del lavoro da rimarcare dal punto di vista delle donne?
 
«Sono essenzialmente quattro - spiega Silvia Vogliotti - l’attenzione alla conciliazione tra famiglia e lavoro, la preponderanza di contratti di lavoro part time, gli svantaggi in relazione alla carriera e la permanenza di consistenti differenze retributive».
 E come fanno le donne a riuscire a conciliare famiglia e lavoro?
 
«È un’esigenza molto sentita dalle mamme lavoratrici. Tra gli elementi importanti del lavoro il 37% delle donne cita infatti la conciliazione lavoro-famiglia (rispetto al 21% degli uomini). Ma il dato ha forti oscillazioni; la conciliazione è importante per il 19% delle donne senza figli ma per il 45% delle mamme (mentre per gli uomini sale dal 13% di chi non ha figli al 28% dei padri), per il 25% delle ventenni, per il 37% delle trentenni e addirittura per il 49% delle quarantenni (tra gli uomini l’importanza attribuita alla conciliazione è stabile tra i 30 e i 50 anni). Le quarantenni attribuiscono poca importanza sia alla retribuzione (13%) che alla carriera (2%), segno evidente di un “effetto scoraggiamento” dovuto alla presa di coscienza di come il part time e/o gli impegni familiari “minino” fortemente le chanches di carriera e di sviluppo professionale di una donna.
 Le ventenni, infatti, attribuiscono più importanza alla retribuzione (27%) che non alla conciliazione, ed in maniera relativamente maggiore (10% rispetto al 2% delle quarantenni) alle possibilità di carriera, segno che all’inizio della vita lavorativa retribuzione e carriera sono elementi ritenuti importanti dalle giovani donne (tra gli uomini la retribuzione rimane negli anni l’elemento più importante), ma col passare degli anni (ed il sopraggiungere di impegni familiari) retribuzione e carriera scendono nella “classifica”, mentre assumono forte importanza la vicinanza del lavoro a casa e la conciliazione».
 Qual’è, al momento attuale, il tasso di copertura dei servizi per la prima infanzia?
 
«In Alto Adige è passato dal 6,4% del 2002 al 9,4% nel 2007, segno di una politica della famiglia proiettata al futuro, ma rimane tuttavia disatteso ancora circa il 50% delle domande. Sono stati introdotti per la prima volta in Italia dei sussidi per i figli da parte della Provincia Autonoma di Bolzano e della Regione Trentino Alto Adige ma dato l’esiguo importo non sono stati in grado di creare l’impatto atteso. Potenziando ulteriormente le politiche familiari della Provincia e della Regione le famiglie potrebbero affrontare con maggiore serenità il futuro, ovviamente nella speranza che anche lo Stato italiano sappia cogliere le sue specifiche responsabilità».
 Il part-time è quindi il “regno” delle donne?
 
«Sì il part-time è regno incontrastato delle donne, quanto gli straordinari sono prerogativa maschile. È un istituto che viene usato per riuscire a conciliare famiglia e lavoro, molto diffuso tra le impiegate e nel pubblico impiego, spesso esso comporta un rischio di discriminazione femminile e minori possibilità di carriera. Il 47% delle intervistate lavora ad orario ridotto, rispetto al 4% degli uomini. La presenza di figli condiziona pesantemente l’utilizzo del part-time: la donna senza figli lavora part-time nel 12% dei casi, ma se ci sono figli la quota sale al 64%. L’83% delle lavoratrici part-time dichiara, infatti, di aver scelto questa tipologia oraria per prendersi cura dei figli. Assai diffuso nel pubblico impiego esso trova spazio anche in alcuni settori del privato (turismo, servizi alle persone e commercio), ed è diffuso tra le impiegate e le operaie semplici. Conseguentemente si evidenzia una netta differenziazione di genere per quanto concerne le ore mediamente lavorate. Infatti, il 23% delle lavoratrici contro il 2% dei lavoratori presta la sua attività lavorativa meno di 20 ore settimanali. Lo straordinario risulta invece prerogativa maschile; il 39% degli uomini presta “sempre” o “spesso” straordinario (rispetto al 24% delle donne).
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categoria:donne
domenica, 25 gennaio 2009


Musiciste ad Auschwitz, il concerto

LA GIORNATA DELLA MEMORIA
 Alto Adige, 25 GENNAIO 2009

 BOLZANO. Dopodomani, martedì 27 gennaio alle 21, in occasione del «Giorno della Memoria» andrà in scena al Teatro Cristallo il concerto «Musiciste ad Auschwitz - Quando poi cominciammo a cantare», un omaggio che un gruppo di musiciste marchigine dedica alle sfortunate colleghe che hanno patito l’incubo della deportazione. Inserito nella rassegna «Racconti di Musica» curata dall’Associazione L’Obiettivo questo spettacolo è una meditazione tutta al femminile. Il concerto si inserisce nella serie di manifestazioni per ricordare il dramma della Shoah che la Provincia autonoma e il Comune di Bolzano, in collaborazione con il Teatro Cristallo, l’Anpi, il Centro Trevi, la Biblioteca Claudia Augusta e col sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio, hanno indetto per la «Settimana delle Memoria 2009». Protagoniste della serata saranno Ornella Bonomelli, soprano e autrice del soggetto e l’orchestra femminile composta da sette compositrici marchigiane: Beatrice Calai, Barbara Polacchi, Paola Ciarlantini, Roberta Silvestrini, Francesca Virgili, Loredana Totò, Stefania Spadini e Sara Torquati. La vicenda si ispira all’autobiografia della cantante francese Fania Fenelon che, deportata nel campo di sterminio ad Auschwitz, riuscì a salvare la propria vita e quella di altre sventurate con lei internate, grazie alla musica. Visse nel campo di concentramento di Auschwitz - Birkenau dal gennaio del’44 alla liberazione avvenuta a Bergen Belsen nell’aprile del 1945. Ad Auschwitz la Fenelon entrò a far parte dell’unica orchestra femminile di tutti i campi di sterminio della Germania, diretta da Alma Rosè, eccezionale violinista ebrea, nipote di Gustav Mahler. Lo spettacolo ripercorre la storia del libro della Fenelon: la cantante, incontratasi a Bruxelles con una ex compagna di internamento, le consegna il suo libro di memorie e comincia a ricordare gli episodi più toccanti del loro internamento, evidenziando i momenti di disperazione, paura, nostalgia, ma anche di speranza, piccole felicità, grande fratellanza, volontà e senso di attaccamento alla vita. Fania deportata da Parigi perché mezza ebrea (ossia di madre ebrea e padre cattolico), era già destinata ai forni crematori, quando sentì urlare nella propria baracca: «Madama Butterfly». Chiese ad una compagna che conosceva la lingua tedesca che cosa volesse quella kapò e così venne a sapere che le SS stavano cercando qualcuna fra le internate che conoscesse quest’opera di Puccini. Fania, che aveva studiato al Conservatorio di Parigi ed era soprano, si fece avanti e venne ascoltata in un’audizione e poi presa nell’Orchestra femminile che già si era formata nel campo di Birkenau. L’orchestra era diretta dalla celebre violinista Alma Rosè, nipote del grande compositore tedesco ed ebreo Gustav Mahler. Cominciò così l’avventura di Fania e delle 47 giovani musiciste che erano costrette a suonare per le SS e per gli altri internati che alla mattina partivano per i campi di lavoro.
Nell’inferno di Auschwitz le musiciste continuavano a suonare, finchè la direttrice Alma, proprio quando stava per andarsene dal campo, in virtù del suo grande talento, venne misteriosamente avvelenata. A novembre del 1944 gli internati e l’Orchestra vennero allontanati dal campo e lasciati per mesi in un deposito militare. Fania, dopo aver sopportato continui ascessi, rischiava di morire di tifo. Il 15 aprile del 1945 le SS decisero di sterminare i pochi prigionieri rimasti ma, un drappello di soldati inglesi scoprì questo gruppo di disperati. Oggi Ornella Bonomelli e la sua orchestra dedicano a queste donne tenaci il loro omaggio: ogni composizione è un bozzetto musicale che racconta una donna dell’Orchestra. Il prezzo del biglietto è di 9 euro, ridotto a 6 per chi è ha la Cristallo Card.
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categoria:donne
giovedì, 22 gennaio 2009



Idee, creatività e progetti in rosa


Per il terzo anno con «Girls Power» una ricca serie di attività “da ragazze”
Alto Adige, 22 GENNAIO 2009

 BOLZANO. L’obiettivo dichiarato è promuovere diverse opportunità di formazione al femminile, e creare punti d’incontro formativi “in rosa” ma non autocelebrativi. Ha preso il via su queste basi la terza edizione del progetto “Girls Power”, o il potere delle ragazze (o la forza delle ragazze, traduzioni libere...), promosso dal Comune e in particolare dal suo ufficio famiglia donna e gioventù. Ancora una volta si propongono alle ragazze e alle donne vari eventi, da corsi creativi a incontri di svago e culturali e le operatrici e gli operatori di numerosi centri giovani vogliono offrire spazi e attività in cui le ragazze si possano esprimere liberamente. L’obiettivo è di promuovere le loro competenze e fare dell’educazione di genere un settore importante dell’attività dei centri giovani di Bolzano. Le ragazze tra i 14 ed i 24 anni potranno trovare, nella varietà di offerte, quella più vicina alle proprie esigenze. E’ stato realizzato anche un opuscolo in cui vengono presentate le diverse opportunità ed è reperibile nei centri civici, nelle scuole e nei centri giovanili.
 In generale possiamo dire che si spazia dai corsi di autodifesa a quelli di attività manuali, dalla danza alla meditazione, dalla fotografia al cinema: basta recarsi in un centro giovani e si otterranno tutte le informazioni del caso.
 Vi è poi un’offerta aggiuntiva: se le ragazze hanno delle idee e vogliono sviluppare dei progetti, possono trovare tutti giovedì pomeriggio dalle ore 15 alle ore 18 nella sede del progetto “Girls Power” in piazza Parrocchia 21 (vicino al Cafè Plural), Lucia Rizzieri, collaboratrice dell’iniziativa, a disposizione per un confronto e una consulenza.
 Tutto il progetto viene continuamente accompagnato e monitorato dall’università di Trento. Per tutte le informazioni si può inviare una mail all’indirizzo girlspower@comune.bolzano.it o telefonare al numero 0471 - 997335.
 Ma intanto vediamo alcuni degli eventi organizzati.
 “To be free”, per essere libera: corso diautodifesa (a partire dal 3 febbraio). “Ci provano con te? E a te proprio non va? Impara a reagire!”, incontr il 4 e 18 febbraio. Corso d’autodifesa: tecniche e verbale (il 9 e 10 maggio).
 Laboratorio di videomontaggio (a partire dal 19 marzo). Ragazze spericolate: una giornata al percorso alta fune (il 18 aprile). Ragazze all’opera (primavera, data da fissare). DJane workshop 4 girls (fra aprile e maggio, da definire). Analcolico da sballo (da ottobre).
 For girls (un pomeriggio al mese dedicato alle ragazze). Quando i genitori non cucinano (a partire dal 12 febbraio). Danza orientale (fine gennaio). Yoga (settembre). Danza africana (a partire dal 3 febbraio). Full power: corso di ginnastica libera (da febbraio).
 “Io.So.No.Io: laboratorio fotografico (febbraio). Ragazze in tutti i sensi (dal 12 aprile).
 Multikultigirlspower (incontri periodici tutto l’anno). Cucina internazionale (in diversi momenti dell’anno). Lana, perle, ricamo... (gennaio).
 Inoltre tutti i giovedì dalle, ore 15 alle 18 nella sede del progetto “Girls power”, in piazz parrocchia 21 vicino al Cafè Plural, con Lucia si può parlare e pensare a come realizzare idee e progetti.
 Giusto ricordare che il primo corso a partire sarà quello di danza orientale, domani, e che i centri giovani che ospitano le varie iniziative sono: Papperlapapp di piazza Parrocchia 24; Arciragazzi in via Dolomiti 14; Villa delle Rose in via Resia 90/B; Corto Circuito in via Dalmazia 30; Vispa Teresa in via Ortles 31; Via Vintola in via Vintola 18; Bluspace in via Sorrento 12; Vke a Parco Mignone.
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categoria:donne, giovani
venerdì, 21 novembre 2008


Fiocco bianco: no violenza
 
Alto Adige, 21 NOVEMBRE 2008

 LAIVES. Con una relazione al consiglio comunale della psicologa Silvia Natzler, della casa protetta per le donne di Bolzano, ha preso il via la campagna di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, voluta dal comitato comunale per le pari opportunità, guidato dalla consigliere comunale Patrizia Simone. Con l’occasione il consiglio ha anche deliberato un contributo di 300 euro, destinato all’associazione “Artemisia” di Firenze ed è iniziata la distribuzione del fiocco bianco da appuntare sul vestito come testimonianza tangibile dell’opposizione a qualunque tipo di violenza contro le donne.
 Questa iniziativa proseguirà anche nei prossimi giorni e domenica 23 novembre, la distribuzione dei fiocchi bianchi a cura delle rappresentanti il comitato per le pari opportunità avverrà davanti alla chiesa di via Pietralba. Martedì 25 sarà la volta del personale comunale, in concomitanza con la giornata mondiale contro la violenza sulle donne ed infine, giovedì 27 novembre, distribuzione dei fiocchi bianchi anche al mercato di via Pietralba. Nel corso della discussione è intervenuta anche l’assessore Liliana Di Fede. (b.c.)



Un fiocco bianco contro la violenza alle donne

La campagna si terrà dal 25 novembre al 10 dicembre

Anche il Comune di Laives aderisce alla campagna del Fiocco bianco, la più vasta azione al mondo condotta da uomini che operano per porre fine alla violenza degli uomini sulle donne. Lo ha deciso all'unanimità il consiglio municipale, accogliendo una proposta avanzata dal comitato comunale per le pari opportunità.
La campagna partirà il 25 novembre (giornata internazionale per l’eliminazione della violenza degli uomini sulle donne) e proseguirà fino al 10 dicembre. Sono previste diverse azioni di sensibilizzazione con distribuzione dei fiocchi bianchi, per esempio all'uscita dalle messe domenicali, in occasione del mercato settimanale del giovedì. Il fiocco bianco è il simbolo da indossare per rappresentare il proprio impegno personale a non commettere, giustificare e non rimanere in silenzio di fronte a ogni atto di violenza contro le donne.
Il Consiglio comunale ha anche deciso di assegnare un contributo straordinario di 300 euro all'associazione Artemisia di Firenze che ha promosso la campagna del fiocco bianco.

Durante l’ultimo consiglio comunale è stata approvata all’unanimità una delibera di adesione alla “Campagna del fiocco bianco”. Si tratta di un’iniziativa che si propone di fare informazione sulla violenza contro le donne assolutamente da condividere non solo per il suo significato, non esclusivamente simbolico, ma anche perché contribuisce a sfatare alcuni luoghi comuni che generano paura, diffidenza, razzismo.
La maggior parte delle violenze contro le donne avviene infatti in ambito domestico, anche se poi fa più clamore l’aggressione del Rom o dell’extracomunitario.
In Italia ogni tre giorni muore una donna uccisa per mano del proprio partner  attuale o ex, il 32% delle donne fra i 16 ed i 70 anni ha subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita, il 14,3% delle donne italiane ha subito un’aggressione dal coniuge, 4 vittime su 5 di aggressioni sessuali da parte di familiari sono bambine (79%) e lo stesso vale per il 55% di quelle fisiche, nel 1997 i padri sono stati autori del 97% delle aggressioni sessuali e del 71% di quelle fisiche commesse da genitori contro i propri figli.
Si tratta di numeri impressionanti che dovrebbero farci riflettere sulla presenza di una violenza diffusa nella nostra società che certamente non viene importata da fuori.
Essa riguarda, come giustamente è stato ricordato, tutte le età, tutte le classi sociali, ogni  parte del mondo: prenderne coscienza, fare informazione, indurre a comportamenti consoni, responsabilizzare, non può essere compito delegato ad altri, ma va assunto in prima persona.
Un’ultima notazione ci pare però necessaria: spostare l’attenzione, così come si è cercato di fare, su comportamenti senza dubbio esecrabili quali l’infibulazione, contrapponendo l’occidentale civile a un mondo incivile a cui bisognerebbe chiedere di inchinarsi alla nostra superiorità, ci pare inaccettabile, del tutto fuorviante e contraddice le finalità stesse che la campagna si propone e i dati che abbiamo riportato.

Rifondazione Comunista – Laives


20/11/2008

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categoria:donne
venerdì, 14 novembre 2008



Conoscere i propri «lati oscuri»


 Egna. Martedì la conferenza a Laghetti organizzata dall’Ufficio donna

Alto Adige 14-11-08

 EGNA. Una serata per parlare dell’accettazione dell’integrità personale. È quanto si propone la relazione «Io e la mia ombra», in lingua italiana, organizzata dall’Ufficio donna in collaborazione con il Comitato provinciale per le pari opportunità e prevista per martedì sera a Laghetti. Fin da bambini abbiamo imparato a mostrare soltanto alcuni aspetti di noi stessi, negando le nostre parti «difficili», per paura di non essere accettati ed amati. Nel corso degli anni spesso abbiamo nascosto i nostri sentimenti, le paure, la vergogna e le volte in cui ci siamo sentiti feriti perfino a noi stessi. Riconoscere e fare pace con la nostra ombra può essere il primo passo verso l’accettazione di noi stessi nella nostra integrità. Di tutto questo parlerà Barbara Monti, insegnante di crescita personale, presso la biblioteca a Laghetti. L’ingresso è libero a tutte le persone interessate. L’iniziativa rientra nella serie di incontri che il Comitato per le pari opportunità e il Servizio donna della Provincia organizzano in varie località altoatesine per illustrare temi specifici legati al mondo femminile.
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categoria:donne
martedì, 11 novembre 2008


Sì alla campagna del «Fiocco bianco»

DA PARTE DEL COMUNE
Alto Adige, 11 NOVEMBRE 2008

 LAIVES. Il Comune aderisce alla campagna «Fiocco bianco 2008» contro la violenza sulle donne promossa dalla commissione per le pari opportunità, che ha anche fissato alcune scadenze: il 19 novembre, il consiglio comunale darà il via alla campagna del fiocco bianco e domenica 23 novembre, dopo la messa, distribuzione dei fiocchi bianchi, così come giovedì 27, al mercato di via Pietralba. Martedì 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne e i fiocchi bianchi verranno distribuiti a tutti i collaboratori che lavorano al Comune di Laives. (b.c.)




Campagna del Fiocco Bianco 2008: un invito rivolto agli uomini.

Riparte la Campagna Nazionale del Fiocco Bianco e viene rinnovato l'invito, a tutti gli uomini, ad impegnarsi a non commettere e a non tollerare la violenza contro le donne.

Contro la violenza alle donne non serve essere un supereroe, partecipa anche tu alle iniziative promosse dal Fiocco Bianco 2008
e indossa il fiocco simbolo della Campagna!


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categoria:donne, comune di laives
domenica, 19 ottobre 2008


Il comitato comunale per le pari opportunità ieri mattina davanti al municipio
 
Appello: donne votate donne
 DOMENICA, 19 OTTOBRE 2008
   

 LAIVES. «Donne, votate donne»: questo l’appello lanciato ieri mattina dalle rappresentanti del Comitato comunale per le pari opportunità in vista delle elezioni provinciali imminenti (sperando che si sblocchi la situazione di impasse). «Occorre maggiore fiducia nelle donne, anche in politica - hanno spiegato durante il sit in davanti al municipio e mentre distribuivano materiale informativo - a prescindere dal partito nel quale candidano. Le donne rappresentano una maggioranza nella nostra società e quindi meriterebbero maggiore rappresentatività, anche negli organismi politici». Per quanto riguarda il Comitato per le pari opportunità, è stata una delle prime uscite da quando il consiglio comunale lo ha rinominato e l’altra sera, in municipio, c’era stato anche un incontro sulla comunicazione tra uomo e donna. (b.c.)
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categoria:donne
martedì, 14 ottobre 2008


Comune di Laives



COMUNICATI del 11.10.2008

NOTIZIE

Serata sulla comunicazione tra uomo e donna



Mercoledì sera (15 ottobre) una conferenza organizzata dal comitato per le pari opportunità del Comune di Laives

“La comunicazione tra uomo e donna” è il titolo della conferenza organizzata dal comitato per le pari opportunità del Comune di Laives in programma mercoledì 15 ottobre alle 20 presso la sala consiliare del municipio. Relatrice sarà barbara Monti, insegnante di crescita personale e di meditazione.
L'intervento dell'esperta parte dalla considerazione che in ogni rapporto tra uomo e donna si giunge, presto o tardi, a dei punti di incomprensione che innalzano un muro di sfiducia, solitudine e, a volte, separazione. Ognuno custodisce il proprio punto di vista e crede di avere ragione e spesso, racchiusi nelle proprie ferite o nel rancore, si rinuncia a cercare nuove forme di comunicazione che siano di rispetto e di ascolto per entrambi.
Ci sono delle modalità per esprimersi, dei tempi e dei luoghi più adatti di altri per essere ascoltati che riguardano le donne e gli uomini in generale, e tengono conto delle differenze fisiologiche, sociali e familiari.
Le persone che ci troviamo di fronte ci rispecchiano in molti modi, nelle nostre debolezze e negli aspetti difficili, ma ci offrono anche una preziosa possibilità per conoscerci e manifestarci nella nostra integrità.
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categoria:donne, comune di bolzano
domenica, 16 dicembre 2007

Il ruolo femminile nel rapporto con il territorio alpino: natura, lavoro, sviluppo economico e ...

Alto Adige, 15 DICEMBRE 2007   SARA LOSA


Il ruolo femminile nel rapporto con il territorio alpino: natura, lavoro, sviluppo economico e sostenibile, antropologia e archeologia.
 “Matriarcato e Montagna”, convegno ideato dall’antropologa Michela Zucca del Centro di Ecologia Alpina di Trento (che dal primo gennaio del 2008 sarà assorbito nella “Fondazione Edmund Mach”, società privata a responsabilità limitata) offre un prezioso spunto di riflessione sulla cultura di montagna, in questo fine settimana, oggi e domani, al Centro Congressi Panorama di Trento.
 Dottoressa Zucca, “Matriarcato e Montagna” si conferma uno dei pochi confronti in Trentino sulla montagna vista dalla parte delle donne.
 
Vero. E più che mai questa edizione, è un’occasione preziosa e letteralmente irripetibile: la settima edizione del convegno firma l’ultimo appuntamento, cui non posso garantire continuità. Questo sarà sicuramente l’ultimo “matriarcato”: la mia linea di ricerca è stata giudicata dalla Fondazione non interessante ed è stata soppressa. Curioso, dal momento che la tematica è esplorata e dibattuta anche a livello internazionale, a giudicare dalla scaletta di programmazione che il nostro gruppo di lavoro ha studiato.
 Nessuna possibilità di ripensamento?
 
Non credo proprio. Dopo 13 anni di ricerca sul fronte dell’ecofemminismo, ovvero di come le donne siano baluardo dello sviluppo sostenibile, mi hanno dato il benservito, comunicandomi che la linea di ricerca non interessa né la Fondazione, né i Musei degli usi e costumi e di Scienze.
 Quali sono le finalità del workshop trentino?
 
Il tema dell’ecofemminismo propone una panoramica molto ampia della cultura montana: al centro, il territorio di tutto l’arco alpino, con uno sguardo diretto al contesto trentino. Il rapporto della donna con l’ambiente di montagna è finalizzato al recupero delle conoscenze della tradizione alpina, in direzione di uno sviluppo e di una ricreazione dell’economia di montagna.
 La tematica interessa esclusivamente l’Italia o ha progetti di studio anche all’estero?
 
Proprio l’ecofemminismo non è mai stato trattato prima in Italia: oggi la questione sarà affrontata da relatrici di calibro internazionale, come la sociologa australiana Ariel Salleh, editrice della rivista “Capitalism Nature Socialism” e la ricercatrice finlandese Hilkka Mietila. Il gruppo di lavoro del Centro di Ecologia Alpina si conferma punto di riferimento a livello mondiale.
 Quali sono gli appuntamenti della programmazione da non perdere?
 
Ieri sera c’è stata la proiezione di cortometraggi diretti da Chiara Grillo, testimonianze provenienti dal Friuli Venezia Giulia, dall’Appennino e dall’Alto Adige. Testi composti a partire da fonti storiche ed antropologiche: curiosa la pellicola altoatesina, che tratta la stregoneria storica in relazione all’esclusione femminile moderna. Ancora, questa sera, lo spettacolo teatrale “A piazza delle Erbe”, della compagnia “Strade Varie” di Carrara, porta in scena la rivolta femminile nella Resistenza, nel momento i cui gli uomini - lavoratori nelle cave dell’arco alpino - erano partigiani in montagna.
 E tra gli argomenti di dibattito?
 
“Montagna, salute e medicina”, relazione esposta oggi a partire dalle 11 dalla dottoressa Maia Tommasini del Manicomio Criminale Femminile di Castiglione delle Stiviere. Si tratta di una ricerca specifica sul disagio sociale delle donne impiegate presso il manicomio. Lo studio va a evidenziare che - cronaca alla mano - ci sono delitti che si compiono soprattutto in ambito alpino, primo fra tutti il figlicidio. Questo è dovuto a condizioni culturali di disagio che permangono tuttora nel contesto di montagna, anche vicino a casa nostra. Domani il fulcro è la presentazione del progetto “Archivio delle conoscenze delle genti alpine”, finanziato dalla Fondazione Cassa di risparmio e presentano da Lucio Costantini, dei Musei di Ronzoni e la sottoscritta.
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categoria:donne
venerdì, 19 ottobre 2007
Dacia Maraini stasera sulle tracce del tempo
Bolzano, iniziativa nell’ambito del programma di «Time-Code». La memoria come filo conduttore
VENERDÌ, 19 OTTOBRE 2007

Il tempo della memoria, del viaggio, della storia, del dolore, della famiglia, del teatro, dei sentimenti, il tempo dell’uomo. Di tutto questo e dei generi del tempo parlerà stasera alle ore 20, al Teatro Comunale di Gries, Dacia Maraini. La scrittrice sarà a Bolzano nell’ambito di «Time-Code». Del resto la Maraini ha fatto della riflessione sul tempo, inteso soprattutto come memoria, uno dei temi ricorrenti della propria produzione letteraria. «La memoria - sostiene la scrittrice - è la nostra coscienza, è ciò che ci lega al mondo. Non è solo individuale ma storica, collettiva. A volte sembra che la memoria ci possieda, ci stritoli e faccia di noi quello che vuole. Noi possiamo manipolare la memoria ma può anche essere lei a stravolgerci ed anche distruggerci». Narrativa, poesia, cinema, teatro: l’esperienza artistica di Dacia Maraini è fra le più ricche nel panorama della cultura italiana contemporanea. La scrittrice nasce a Fiesole il 13 novembre 1936; nel 1938 il padre Fosco, noto antropologo, ottiene una borsa di studio per il Giappone, dove si trasferisce con tutta la famiglia. Dacia vive quindi nell’Hokkaido gli anni della sua infanzia, fino alla seconda guerra mondiale: nel 1945, dopo due anni trascorsi in un campo di concentramento, torna in Italia. Esordisce nel 1962 con il romanzo «La vacanza», che fa scandalo ma raccoglie anche importanti consensi. Le sue opere hanno ispirato numerosi film, come Teresa la ladra (1973, regia di Carlo di Palma), Marianna Ucria (1996, regia di Roberto Faenza) e Storia di Piera (1983, di Marco Ferreri). La condizione femminile è al centro dei suoi testi teatrali: un percorso trentennale che le è valso la laurea honoris causa in Studi Teatrali, conferitale lo scorso ottobre dall’Università dell’Aquila.
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categoria:cultura, donne
giovedì, 18 ottobre 2007

Il tempoal femminile

Time Code, domani l'incontro con Dacia Maraini «Il nostro destino è storicamente quello dell'attesa»

L'autrice si interroga sulle diversità di percezione a seconda del genere. «Le donne aspettano sempre qualcosa»

Corriere dell'Alto Adige 2007-10-18

di FRANCESCO MARCHIORO
BOLZANO — Mentre la conoscenza oggettiva del tempo è partita da una sua primitiva naturale percezione, per giungere nel Rinascimento ad una misurazione meccanica dei suoi cicli, ritmi, e fissarsi successivamente nei trattati dell'indagine scientifica interdisciplinare, nella precisione astratta stabilita dalla macchina tecnologica, tuttavia la coscienza soggettiva del problema del tempo è la questione centrale dell'Occidente, l'origine stessa del pensiero. Attingendo a questa fonte metafisica antica, Heidegger può affermare, ad esempio, che «Essere è lo stesso della presenza» e quindi vi è relazione tra essere e tempo, come recita la sua opera più famosa.
Le figure del tempo dipanano luoghi della memoria, del viaggio, della storia, del dolore, della famiglia, del teatro, dei sentimenti, luoghi descritti magistralmente nei miti, nell'arte e nella letteratura da opere che inseguono le pieghe psicologiche individuali e collettive nelle tracce e depositi della storia conosciuta e segreta dell'uomo.
La generazione è sempre doppia: non solo i genitori generano i figli ma i figli generano i padri e le madri e danno loro dei segni del loro esistere, quali il futuro come tempo non anonimo ma creativo, di crescita. Il tempo prende spesso la via del racconto, poiché nessuno di noi abita il mondo, ma solo il racconto che qualcuno ci ha fatto del mondo. Perciò, il racconto è la nostra casa, ci viviamo dentro attraverso le nostre storie, quelle che raccontiamo ai nostri figli e alle generazioni.
In La lunga vita di Marianna Ucria si legge: «Le parole vengono raccolte dagli occhi come grappoli di una vigna sospesa, vengono spremuti dal pensiero che gira come una ruota di mulino e poi, in forma liquida si spargono e scorrono felici per le vene. È questa la divina vendemmia della letteratura».
Anche questa è un'interrogazione intorno al tempo, all'intervallo della scrittura e alla distanza che la parola deve attraversare tra la sua desiderabilità e il suo segno, come finemente descrive il romanzo Colomba in cui a riprendere e sbrogliare la trama dei ricordi di un'epopea familiare è proprio la narratrice, Dacia Maraini, che attraversa decenni e luoghi lontani per riprendere la memoria delle voci di donna.
Sulla funzione del tempo nell'opera poetica e letteraria, come pure sulla differenza tra i generi della scrittura e della modalità di percepire il tempo domani alle 20 al teatro comunale di Gries tiene una conferenza la famosa scrittrice Dacia Maraini, sul tema appunto «i generi del tempo».
I grandi temi sociali, la vita delle donne, i problemi dell'infanzia sono al centro delle sue opere. Scrittrice prolifica e molto amata, Dacia Maraini è autrice non solo dei due romanzi appena citati ma di una vasta produzione poetica, saggistica e teatrale, tra cui ricordiamo: Bagheria, La nave per Kobe, I giorni di Antigone, Dolce per sé, Il gioco dell'universo.
Signora Maraini, nella sua famiglia il tempo sembra essere stato scandito al maschile, determinato da un padre viaggiatore, curioso del mondo, che lascia lontani tutti per seguire il proprio mondo visionario, le proprie ricerche. Del padre lei annota: «Un uomo avaro di parole e generoso di pensiero. Un uomo sempre pronto a partire, fosse pure per la luna. …Contrariamente ai diari di mia madre, nei quaderni di Fosco non si parla mai della famiglia, del nostro vivere insieme». Per cui si può dire generalizzando che c'è un tempo del maschile, dei padri, fratelli, figli ed un tempo femminile?
«Certamente, e il tempo femminile è quello dell'attesa. E questo non per ragioni ideologiche, ma per motivi storici: le donne sono coloro che sono quasi sempre state a casa ad aspettare qualcosa: il marito che torna, un figlio che rincasa, un matrimonio possibile… Non a caso si dice "aspetto un figlio". Anche il tempo della generazione è un tempo di attesa e di accadimento».
Quindi anche per lei bambina è stato un tempo dell'attesa, come si legge sopra.
«Sì, mio padre antropologo era sempre in viaggio e perciò lo aspettavo che tornasse dalle sue ricerche, dai suoi viaggi».
Nella sua storia c'è questa percezione del tempo della casa, della dimora e del tempo dei viaggi. Che senso ha il tempo in rapporto ai luoghi, alle atmosfere in cui viene colto?
«Anche i luoghi hanno dei tempi diversi. Ad esempio, chi vive in montagna scandisce differentemente le proprie ore rispetto a chi vive in una metropoli: il suo tempo è cadenzato dal ritmo del suo lavoro ripetitivo, che segue cicli collettivi e naturali. E questo differisce moltissimo dal ritmo dell'uomo metropolitano ».
Pensando a Proust, possiamo affermare che i luoghi sono la scaturigine della memoria.
«I luoghi ma anche i sapori, come dimostra l'episodio della Madeleine, quel gustoso dolcetto che inzuppato nel the sprigiona tutta una messe di ricordi e sensazioni che intessono il suo capolavoro, la Ricerca».
Che influenza ha il tempo nella sua scrittura?
«Moltissimo, perché la memoria è imprescindibile dal tempo; la memoria ricostruisce i tempi e i luoghi ed è il motore del tempo. Senza memoria il tempo diventa orizzontale, neutro, mentre è la memoria a conferirgli delle dimensioni precise: il tempo dell'infanzia, del primo amore, ecc. Il tempo, inoltre, ha una scansione differente a seconda di come noi ci poniamo in esso».
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categoria:donne
sabato, 13 ottobre 2007

Il comitato: le donne meritano di più Parte la campagna


Pari opportunità

Corriere dell'Alto Adige  2007-10-13

BOLZANO — In occasione dell'anno internazionale delle pari opportunità, indetto dall'Ue, il Comitato provinciale per le pari opportunità richiama l'attenzione sul mancato raggiungimento di un'effettiva parità tra uomini e donne. Per questo nasca la campagna di sensibilizzazione «Le donne meritano di più» che si concretizzerà da metà ottobre a metà novembre con inserzioni sulla stampa locale. La campagna è stata presentata dalla presidente del Comitato pari opportunità Julia Unterberger e dall'assessora provinciale Luisa Gnecchi.
«L'attenzione principale della campagna— sottolinea Unterberger — è rivolta all'attività professionale, dove le donne sono impegnate a combattere una serie di discriminazioni, nonostante si registri una rapida avanzata sul fronte formativo. Basti pensare come le iscrizioni alle università austriache ed italiane facciano registrare una presenza del 53,45 di donne e del 46,55 di uomini». Sensibilizzare rimane l'obiettivo principale di questa campagna «rosa», dove si evidenzia come i tradizionali «lavori femminili» siano considerati inferiori rispetto ai lavori tipicamente maschili e come le donne, anche se appartenenti alla stessa qualifica professionale, guadagnino circa un terzo in meno rispetto ai colleghi uomini. In Alto Adige il livello occupazionale è del 78,80 per cento per gli uomini e del 59,10 per cento per le donne. Sono, infatti, il 91,90 per cento le donne senza figli che lavorano a tempo pieno e il 59,70 per cento quelle con prole che lavorano part-time. Solo il 6,2 per cento degli uomini occupati prende il congedo di paternità. Poi c'è il nodo delle posizioni di vertice.
«Nell'amministrazione provinciale — ricorda l'assessora Gnecchi — le direttrici di dipartimento sono solo due, tre quelle direttrici di ripartizione».
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categoria:donne
mercoledì, 10 ottobre 2007

Corriere dell'Alto Adige2007-10-10

Protesta il movimento femminile Svp. Stocker: «Raccogliamo segnalazioni»

Poche vie dedicate alle donne. Nasce il blog


BOLZANO — In 52 dei 116 comuni altoatesini non vi sono strade, piazze o edifici dedicati a figure femminili, che restano appannaggio di soli 33 comuni (in altri 31 paesi le strade non sono dedicate a persone). Partendo da questa constatazione, il movimento femminile della Svp ha creato una banca dati online per dimostrare che «la storia è al femminile». La banca dati intende raccogliere contributi della popolazione che potrà segnalare vite di donne importanti: dalle insegnanti delle «Katakombenschule » a donne sindaco, ad altre donne distintesi nella società.
La banca dati, in tedesco, è all'indirizzo internet www.geschichte- ist-weiblich.org. L'assessora regionale Martha Stocker osserva: «Credo che sia importante raccogliere una banca dati che contenga le biografie di donne meritevoli di una segnalazione, anche perché così si può sensibilizzare la società sul fatto che esistono molte donne straordinarie. Il fatto che poche strade siano dedicate alle donne non significa infatti che non ci siano personaggi femminili meritevoli, ma solo che esse vengono dimenticate ». Insomma, anche nell'odonomastica sembra difficile applicare quelle pari opportunità spesso invocate senza successo. Del resto i numeri forniti dalla Svp parlano chiaro: lo squilibrio nei nomi delle vie pare eccessivo. E il blog cerca di far invertire la rotta.
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categoria:donne, provincia di bolzano
mercoledì, 10 ottobre 2007
SALORNO Progetto Arcobaleno per gli immigrati
Integrazione, riprendono gli incontri per conoscersi
Alto Adige 10 OTTOBRE 2007

 SALORNO. Con l’arrivo dell’autunno sono riprese a Salorno le attività di scambio interculturale nell’ambito del progetto «Arcobaleno».
 Dopo la pausa estiva, durante la quale alcune volontarie del paese hanno tenuto dei corsi di lingua per le persone immigrate, mercoledì 3 ottobre il folto gruppo del progetto «Arcobaleno» si è ritrovato per riprendere le sue attività di conoscenza reciproca e di scambio interculturale. Il progetto, portato avanti con successo già l’anno scorso e organizzato dal Comprensorio Bassa Atesina su iniziativa della sua ex direttrice Fernanda Mattedi e appoggiato dal Comune, ha come obiettivo quello di favorire l’integrazione in un paese con un ’alta presenza di immigrati come Salorno. Anche quest’anno la serie di incontri, che offriranno momenti di riflessione e dibattito ma anche di divertimento e svago, sono rivolti principalmente alle donne che, non lavorando, spesso faticano di più dei loro mariti ad integrarsi nel paese dove immigrano.
 Nel corso del primo incontro della stagione sono state proiettate le diapositive sugli incontri passati, tra cui anche quelle sull’incontro che si è tenuto in giugno con il presidente del consiglio provinciale Riccardo Dello Sbarba. In seguito i partecipanti, ovvero una ventina di immigrati, molti bambini e una decina di donne salurnesi, hanno potuto presentarsi, fare conoscenza e raccontarsi le esperienze dell’estate appena trascorsa.
 All’appuntamento erano presenti anche la direttrice della scuola media tedesca, Michaela Dorfmann, l’insegnante Elisabeth Dagostin, l’assessore comunale al sociale e alle scuole in lingua tedesca, Marlene Tabarelli, e la presidentessa della cooperativa di mediatori culturali, Mosaik Dragana Petrovic. I partecipanti hanno apprezzato, inoltre, la relazione del vicesindaco Walter Pardatscher che, grazie a molti disegni, è riuscito ad illustrare in maniera semplice e chiara la composizione dei gruppi linguistici in paese, uno scorcio di storia dell’Alto Adige e dei suoi confini nel 1914 e nel 1918, i motivi storici per cui la maggioranza della popolazione di Salorno è di madrelingua italiana, lo stemma di Salorno e le origini del nome del paese, la cascata e il castello come simboli più significativi del comune, le chiese e l’importanza dei vecchi palazzi appartenenti alle numerose famiglie nobiliari. Da quanto emerso dal dibattito dell’incontro, però, la cosa che le persone immigrate a Salorno apprezzano di più del paese dove vivono è la cordialità dei suoi abitanti. L’appuntamento si è concluso infine con le danze colombiane di Yohanna Santos.
 L’intercultura sarà la protagonista e il tema centrale anche di tre incontri serali che si terranno il lunedì 15, martedì 16 e mercoledì 17 ottobre alle 20 nella biblioteca del centro Gelmini. Oggi, invece, non si terrà il consueto appuntamento pomeridiano nell’ambito del progetto «Arcobaleno» in quanto la maggioranza delle donne osserva il Ramadan. Le attività di scambio interculturale riprenderanno, quindi, mercoledì 17 ottobre, quando interverrà per un dibattito anche il presidente della comunità comprensoriale Oltradige-Bassa Atesina, Oswald Schiefer. (l.p.)
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categoria:donne, sociale, conca atesina

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