mercoledì 18 gennaio 2012

sentieri toponomastica 2

venerdì, 02 dicembre 2011


Castel Flavon

Passeggiata chiusa per crollo

BOLZANO. Il Servizio Geologico del Comune di Bolzano nella giornata di ieri ha segnalato che sulla passeggiata di collegamento tra il Virgolo e Castel Flavon si è verificato il crollo di una porzione di massi dal versante roccioso sovrastante. Per tale motivo il tratto di passeggiata interessato è stato temporaneamente chiuso al transito pedonale. Come comunica l’ufficio stampa del municpio, verrà riaperto non appena ultimati i lavori di messa in sicurezza dell’area.

Alto Adige 2-12-11
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venerdì, 02 dicembre 2011



Fondi all’Alpenverein, Provincia nel mirino

BOLZANO. L’invito a dedurre inviato dalla Procura regionale della Corte dei Conti è stato recapitato a Georg Simeoni, presidente dell’Alpenverein, all’assessore provinciale Thomas Widmann e a sette funzionari provinciali. Il danno erariale contestato è di 3 milioni e 644 mila euro e fa riferimento, secondo quanto trapelato, a quanto speso dall’amministrazione provinciale per finanziare il progetto di digitalizzazione dei sentieri che ha poi portato all’installazione dei nuovi cartelli segnavia solo in lingua tedesca. I cartelli in quanto tali, però, non sono menzionati.
 Il procedimento, dunque, riguarda in primo luogo l’assegnazione dell’appalto da 3 milioni e 800 mila euro all’Alpenverein senza procedere ad una regolare gara europea. Sotto questo profilo proprio dalle carte della magistratura contabile è emerso che la Provincia sarebbe stata costretta a pagare una consistente sanzione economica a seguito del mancato rispetto delle disposizioni dell’Unione europea. E’ su questa base che si è innescata l’azione di rivalsa della magistratura contabile affidata al procuratore regionale Robert Schülmers. «Il documento che ho ricevuto - rivela il presidente dell’Alpenverein Simeoni - mi sembra caratterizzato da molta confusione. Vedremo comunque come difenderci al meglio». Nel mirino della magistratura contabile non c’è solo l’Alpenverein. Il procedimento sarebbe stato avviato anche nei confronti dell’assessore Thomas Widmann (che però non è stato ancora raggiunto da nessuna comumicazione) e di sette funzionari provinciali. «Fu una vicenda che ereditai dall’assessore Werner Frick - ha commentato ieri sera Thomas Widmann - mi ricordo solo che fu un lavoro abbastanza faticoso». Quello che però sembra interessare alla magistratura contabile non è tanto la qualità del lavoro svolto quanto piuttosto le modalità con cui la giunta provinciale decise di affidare l’incarico per la digitalizzazione dei sentieri dell’Alto Adige. Con una contestazione economica di fondo che ieri ha fatto sobbalzare il presidente Simeoni: secondo la Procura il valore del progetto di digitalizzazione non avrebbe superato i 200 mila euro a fronte di un finanziamento da parte della Provincia di oltre 3 milioni e 800 mila euro. Ecco perchè il presunto danno erariale contestato è di poco superiore ai 3 milioni e 600 mila euro.
 Un progetto, dunque, tecnicamente avanzato, generosamente finanziato dalla Provincia autonoma anche in violazione delle disposizioni di legge in materia. Fu la perizia contabile disposta nell’inchiesta penale del procuratore Guido Rispoli a far emergere le presunte irregolarità. Cosa emerse? Che probabilmente proprio per evitare gli obblighi di una gara pubblica in ambito europeo fu scelta la strada dei rimborsi spese da riconoscere sulla base della legge 22 del 1982 (articolo 10, comma 3) solo in relazione alle spese effettivamente sostenute. In sostanza la legge prevede un rimborso massimo pari all’80 per cento delle spese effettivamente sostenute. L’amministrazione provinciale avrebbe però liquidato anche l’80 per cento di poco meno di un milione di euro che l’Alpenverein aveva inserito tra le spese che in realtà erano virtuali in quanto legate al valore (16 euro all’ora) di tutta l’attività annuale svolta dai volontari che, in quanto tali, non erano mai stati pagati.
Alto Adige 2-12-11
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mercoledì, 30 novembre 2011



Polemiche sulla pedemontana

Lavori ancora fermi e scambio di accuse fra Comune e Provincia

BRUNO CANALI


LAIVES. La costruzione della passeggiata pedemontana da San Giacomo a Castel Flavon, sopra Bolzano, è spostata oramai alla prossima primavera. Si lavora alla soluzione degli ultimi problemi.
 «Noi siamo pronti per iniziare - dice Martin Schöpf, direttore dell’Ufficio foreste della Provincia - e mancherebbe solo un atto di “sottomissione” da parte di un proprietario e i soldi». «Noi abbiamo fatto quel che dovevamo fare - taglia corto però l’assessore all’urbanistica del Comune di Laives, Georg Zelger - e al di là dell’ultimo atto di sottomissione per una superficie da attraversare, c’è tutto, soldi compresi. Parliamo pur sempre di circa 40 mila euro. L’ufficio forestale della Provincia dovrebbe concentrarsi con convinzione sul progetto».
 Dei ritardi si sono lamentati al Comitato di attenzione permanente di San Giacomo, che da anni si batte per riavere la percorribilità degli antichi sentieri che dal fondovalle salivano verso castel Flavon o verso La Costa - Seit. Negli anni questi sentieri in parte sono stati inglobati in proprietà private e in qualche caso anche bloccati da recinzioni e cancelli. La comunità di San Giacomo ha sempre stigmatizzato questa situazione ritenuta irregolare, chiedendo interventi degli enti pubblici per ripristinare i vecchi tracciati. Quest’estate a tale proposito vi era anche stata una camminata per richiamare l’attenzione sul problema, una manifestazione di protesta pacifica alla quale avevano perso parte decine di cittadini.
 Tornando alla passeggiata pedemontana, si tratta di un lotto, da San Giacomo verso Castel Flavon appunto, al quale in futuro si unirà quello che, sempre lungo il piede della montagna, dovrebbe arrivare da Pineta. Quanto ai problemi che hanno determinato il ritardo nell’esecuzione del lavoro, è successo che, una volta stabilito il percorso sopra San Giacomo, per evitare di entrare nelle proprietà agricole private si era stabilito di passare più vicini a una parete rocciosa risultata però pericolosa; ergo, ricerca di una soluzione e stop. Ora, a fermare i lavori, oltre alla necessità di completare l’acquisizione del tracciato su terreni privati mediante atto di sottomissione (iter che dovrà completare il Comune di Laives) è arrivata la cattiva stagione, non ideale per simili lavori.
Alto Adige -30-11-11
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martedì, 15 novembre 2011



Il golpe dei cartelli monolingui

MARIO BERTOLDI


BOLZANO. La Procura è intenzionata a ritenere non percorribile la strada penale per sanzionare la violazione dell’obbligo (statutario) sulla bilinguità non solo della toponomastica ma anche delle indicazioni e informazioni che concernono la sicurezza pubblica.
 «E’ un problema è politico e non giudiziario» ha puntualizzato qualche giorno fa il procuratore Guido Rispoli. E mentre a livello politico si cerca (faticosamente) un compromesso l’Alpenverein ha ripreso a procedere con la logica del fatto compiuto e del sopruso imposto. Nell’alta valle di Non da pochi giorni sono stati installati nuovi cartelli segnavia in legno rigorosamente monolingui. La zona del lago di Tret, incantevole bacino immerso nel bosco, viene segnalata unicamente con la denominazione tedesca «Felixer Weiher». Anche l’indicazione della malga di San Felice è stata rigorosamente tedeschizzata con la denominazione «Felixer Alm». Il cartello è stato installato pochi giorni fa. La Procura della Repubblica è stata tempestivamente informata da alcuni escursionisti ed il procuratore Guido Rispoli starebbe valutando la possibilità di battere altre strade per verificare ipotesi di intervento concreto a livello penale. L’abuso d’ufficio, strada già seguita alcuni anni fa anche dall’allora procuratore Franco Paparella dopo la cancellazione dell’odonomastica bilingue a Termeno, si è dimostrato ipotesi penale non percorribile. Potrebbe però spuntare l’omissione di atti d’ufficio. In effetti nel settembre di due anni fa era stato il commissario del governo Fulvio Testi ad intervenire con una lettera, inviata all’Alpenverein e al Cai, in cui si ribadiva l’obbligo statutario del bilinguismo dando l’ordine di ripristinare la legalità entro il 15 ottobre successivo. Da allora non è accaduto nulla. E’ vero che sono state avviate trattative tra il ministro Fitto ed il presidente della giunta provinciale altoatesina per una intesa di fondo, ma è anche vero che in due anni l’accordo non è stato raggiunto e nessun cartello è stato cambiato. Non solo. In totale spregio delle disposizioni date due anni fa dal commissario del governo, ora l’Alpenverein sta installando nuovi cartelli solo in lingua tedesca. Ecco perchè potrebbe scattare l’imputazione di omissione di atti d’ufficio.

Durnwalder: «Scaduto l’accordo con Fitto, ma i principi restano»

 BOLZANO. Segnaletica di montagna, capitolo chiuso insieme al governo Berlusconi. Almeno per il momento. Mentre in montagna tornano i cartelli monolingui, il sigillo arriva dal presidente Luis Durnwalder, che ieri mattina ha fatto il punto in giunta sulle conseguenze del cambio di governo. Riassume Durnwalder: «L’accordo con il ministro Fitto è scaduto. Non siamo riusciti a chiudere in tempo, perché non ci siamo messi d’accordo sugli ultimi 80 nomi». Non tutto quel lavoro verrà però buttato nel cestino, sottolinea Durnwalder, che anticipa una novità: «Resta un passo importante: il protocollo di intesa sui criteri firmato da me e Fitto all’inizio delle trattative. Lo vogliamo inserire nella legge sulla toponomastica in discussione nel consiglio provinciale». Quel protocollo di intesa, secondo Durnwalder, «va conservato nel suo spirito, perché per la prima volta lo Stato ha accettato di sottoscrivere un compromesso secondo cui non tutte le denominazioni devono essere bilingui. Viene però sancito anche l’obbligo di bilinguismo su alcune categorie come Comuni e fiumi». Troppo poco, secondo il partner di giunta Pd, che ha depositato le proprie richieste di modifica al testo della legge Svp e ribadisce la propria linea di bilinguismo esteso, come garantito dallo Statuto, sia sui sentieri che in generale su tutta la toponomastica.
 L’assessore Christian Tommasini riferisce: «In giunta abbiamo discusso su come muoverci nei prossimi mesi sulla segnaletica di montagna, visto che non è stato chiuso l’accordo con Roma. Cade di fatto una trattativa riservata di cui nessuno sentirà la nostalgia. Resta invece il protocollo di intesa e i risultati raggiunti sulla base di quel testo dalla commissione paritetica di tecnici, di cui abbiamo condiviso i risultati e che già contiene un compromesso di denominazioni bilingui e monolinui». L’assessore Hans Berger è sceso sul pratico: «Come devo muovermi con Avs e Cai?». Tommasini informa: «La nostra linea è che nel finanziare la sostituzione di tabelle ci si debba attenere ai risultati della commissione».

Alto Adige 15-11-11
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venerdì, 07 ottobre 2011



Piccoli bricconi crescono nel bosco

Realizzata sul sentiero Virgolo-Castel Flavon un’originale area didattica


Il progetto della Forestale

Sapete cos’è un gigacarillon? Scopritelo sul sentiero tra il Virgolo e Castel Flavon, dove la Forestale ha
realizzato l’originale “Bosco dei bricconi”. Pensato per i bambini, ma non solo.

A raccontarci tutto è il forestale Paolo Giacomoni. “Cosa c’è di più naturale che studiare la natura nella natura?
Partendo da questo assunto, noi della Stazione forestale di Bolzano abbiamo creato alle pendici del Colle un sentiero didattico nel bosco. Il nome deriva dal nome popolare della località nella quale si trova, denominata “Schelmtal”. In tedesco Schelm significa burlone, briccone, e da qui anche il logo con il folletto. Essendo il luogo già meta di passeggiate naturalistiche scolastiche, è subito parso adatto alla creazione di un sentiero didattico.
Lo abbiamo fatto col massimo rispetto possibile dell’ambiente boschivo, utilizzando i percorsi esistenti e con la sola fantasia e capacità degli operatori ed ospiti del Laboratorio riabilitativo “Colle” dell’ASSB e dei forestali. Tutte le strutture sono state costruite utilizzando legni e rocce presenti nel bosco, al quale nulla è stato tolto.
Un’ultima cosa: il bosco sembra disabitato ma mille occhi vi guardano, spesso con timore.
Abbiate rispetto di ciò che vi sta intorno o qualche folletto, soprattutto all’imbrunire, vi farà un dispetto...”.
I terreni sono stati messi gratuitamente a disposizione dal proprietario, il conte Toggenburg. Per saperne di
più: http://www.provincia.bz.it/foreste/bosco-legnomalghe/2512.asp
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domenica, 11 settembre 2011



C’è l’accordo con il privato per la passeggiata pedemontana

LAIVES. L’assessore comunale Georg Zelger ha raggiunto un accordo col proprietario di un terreno entro il quale far passare il tracciato della passeggiata pedemontana tra San Giacomo e Castel Flavon, sopra Bolzano. «Raggiunto l’accordo - afferma Zelger - i lavori di realizzazione a cura dell’Ufficio provinciale foreste può riprendere. Da quello che mi ha spiegato il direttore Martin Schöpf, questo intervento potrebbe riprendere a fine settembre - inizio ottobre».
 Ricordiamo che l’intervento si era fermato quando ci si era resi conto che una parte del tracciato sarebbe passata proprio nei pressi di una parete rocciosa dalla quale potevano cadere massi. Questo potenziale rischio ha consigliato una sosta e la ricerca di un percorso alternativo. L’Ufficio forestale lo ha individuato ma bisognava ovviamente raggiungere un accordo con il proprietario privato per poter passare. A quel punto è intervenuto l’assessore Georg Zelger che ha trattato per avere la concessione e così è stato. Entro alcune settimane i lavori da parte dell’Uffico foreste della Provincia potranno ripartire e nel giro di non molto tempo il tracciato della pedemontana raggiungerà Castel Flavon, sopra Bolzano. Sarà ad ogni modo il primo lotto di un percorso che, nelle intenzioni del Comune di Laives, dovrà raggiungere, in direzione sud, l’abitato di Pineta e da lì la città di Laives, passando sempre ai piedi della montagna, ad est della valle.
 Si tratterà di una bella passeggiata, come quella che da Castel Flavon arriva al Virgolo, riservata specificatamente ai pedoni, con un tracciato sterrato, privo di difficoltà, sicuro e punteggiato di panchine per riposare e di qualche fontanella per l’acqua potabile. (b.c.)
Alto Adige 11-9-11
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venerdì, 12 agosto 2011



Zelger: «Niente case sull’area lido»

LAIVES. Sì alla proposta del Baurnebund sul lido. Lo dice Georg Zelger, l’assessore che ha ereditato da Georg Forti, il «cerino» dell’urbanistica, settore attorno al quale ruotano i principali problemi politici della maggioranza di Laives. All’indirizzo dell’assessore Zelger vanno anche le critiche lanciate in questi giorni da Lorenzo Merlini, del comitato attenzione permanente di San Giacomo e dal capogruppo dei Verdi, Giorgio Zanvettor.
 Merlini parla di inadempienze e ritardi nelle opere promesse a San Giacomo; Zanvettor a sua volta, “bacchetta” l’assessore all’urbanistica (collega di maggioranza, tra l’altro) perché si sarebbero perdute le tracce del nuovo Piano urbanistico.
 Per quanto riguarda la frazione di San Giacomo, il comitato preme per sapere a che punto è la realizzazione della pedemontana fino a Castel Flavon: «A fine luglio - spiega l’assessore Zelger - abbiamo raggiunto un accordo con il proprietario privato dei terreni sopra San Giacomo. Ha acconsentito a cedere una parte che serve per spostare il tracciato rispetto alla zona a rischio caduta massi. Prevedo quindi che per fine settembre, primi di ottobre, i lavori potranno ricominciare. Faremo anche un incontro con i progettisti delle uscite di sicurezza della galleria di San Giacomo per quanto riguarda il secondo lotto della pedemontana, quello verso la zona Vurza a Pineta».
 Per il nuovo lido c’è adesso una ipotesi messa sul piatto dal Bauernbund, associazione di cui fa parte lo stesso Zelger: «La ritengo una proposta interessante e sicuramente degna di essere approfondita - risponde l’assessore - personalmente ritengo che sarebbe meglio costruire case a valle della città, sotto via Andreas Hofer, piuttosto che creare una zona residenziale dal nulla, al posto del vecchio lido. Ad ogni modo, prima di prendere decisioni converrà attendere il parere di Durnwalder sul progetto di cittadella».
 Giorgio Zanvettor, che con i Verdi fa parte della maggioranza, non lesina critiche per i ritardi sulla predisposizione del nuovo Puc pur prendendo atto che Zelger, come assessore, è subentrato a Forti strada facendo: «L’iter del nuovo Piano urbanistico comunale è avviato e per quanto riguarda i ritardi, ricordo solo che la maggioranza, evidentemente, fin qui ha preferito seguire altre priorità. Ad ogni modo, insieme al piano generale del traffico, si va sempre avanti».
 Anche la bretella stradale da via Vadena alla zona industriale a sud di Laives sembrava essere una priorità per togliere il traffico pesante diretto al magazzino “Kaiser Alexander” in via Fabio Filzi. Oggi invece è stata praticamente accantonata e si farà solo la rotatoria in zona industriale: «Effettivamente è così e, a proposito di rotatorie, andiamo avanti anche con quella prevista all’incrocio tra via Kennedy e via Sottomonte, all’ingresso nord della città».
Alto Adige 12-8-11
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mercoledì, 10 agosto 2011



«San Giacomo, solo promesse elettorali»
Lorenzo Merlini: a fronte dei problemi aperti, il silenzio


LAIVES. Il “Centro attenzione permanente” di San Giacomo torna a farsi sentire. È una ripresa critica nei confronti dell’amministrazione comunale, accusata di non occuparsi dell’abitato. Dice Lorenzo Merlini: «Mai come quest’anno, San Giacomo sembra scomparsa dal territorio comunale di Laives. Da oltre sei mesi regna il silenzio su una serie di temi che l’amministrazione comunale invece avrebbe dovuto affrontare, rendendone conto ai cittadini».
L’elenco inizia con la passeggiata pedemontana, dalla chiesetta sopra san Giacomo fino a castel Flavon, a Bolzano. «È ferma dalla primavera - dice Merlini - per caduta sassi, si disse allora. Sindaco, vicesindaco e assessore Zelger ci garantirono una sollecita soluzione del problema, ma ora vogliamo sapere di chi sono le responsabilità del ritardo e cosa si intenda fare per completare il progetto oppure se si intenda abbandonarlo, come gli abitanti di san Giacomo iniziano a credere, disattendendo così le promesse fatte in campagna elettorale».
Secondo argomento, la riqualificazione - con un nuovo lotto - della statale 12 a San Giacomo. «Anche questa - continua Merlini - ha subito forti rallentamenti. Ci rendiamo conto che vi sono tempi tecnici lunghi ed espropri da fare, ma siamo convinti che comunque determinati interventi si potevano fare, vedi i dossi artificiali sulla statale per rallentare il traffico. Non ci risulta servano espropri per realizzarli e sembrava una cosa estremamente semplice».
L’esponente del comitato di attenzione permanente fa poi una considerazione amara: «Le parole spese per rendere San Giacomo una comunità di tipo residenziale, per la quale si è sempre espressa la popolazione nelle sue giuste aspettative, sembrano svanite nel nulla. Che fine hanno fatto il progetto della piazza, lo spostamento della cubatura del “progetto Amonn”, la ciclabile verso Bolzano, la sistemazione della zona scolastica, lo spazio per i cani? È tutto il silenzio che circonda questi temi che dà più fastidio - conclude Merlini -, il non sapere, l’essere esclusi dalla partecipazione su ciò che riguarda il nostro futuro a lasciarci molto perplessi». (b.c.)
Alto Adige 10-8-11
giovedì, 28 luglio 2011



Virgolo, gli ambientalisti propongono una scalinata

BOLZANO. Poco più di mille scalini di ferro zincato e passamani d’acciaio per arrivare in cima al Virgolo da
viale Trento. Tutto appoggiato sulla bella e tuttora resistente struttura della vecchia funicolare, compresi gli
archi rampanti in pietra, scenografici ora come allora. Il progetto è firmato dall’architetto Rinaldo Ruvidotti.


Ruvidotti, sotto il patrocinio dell’associazione “Il nostro Virgolo”, tenta di restituire alla collina il suo antico splendore, per farne una zona di verde pubblico che attragga turismo e offra spazi ricreativi ai cittadini. Una soluzione tecnologica leggera e con poco impatto ambientale, assicurano i promotori dell’iniziativa. «La scala sarebbe lunga 343 metri e larga un metro e ottanta - spiega Ruvidotti - completamente immersa nella natura e con scarsa necessità di manutenzione, anzi potrebbe essere un’utile via d’accesso alla collina in caso di lavori». Il costo, escluso il montaggio, è di circa 250 mila euro, che i promotori dell’iniziativa sperano di ottenere in parte da finanziatori privati in qualità di sponsor. «Rivitalizzare quell’area potrebbe essere interessante per il commercio e il turismo - afferma Verena Segato, dell’associazione - ma prima di tutto serve l’accesso diretto dalla città». In cima, propone l’associazione, si potrebbe fare del Virgolo un parco ecologico-didattico-sportivo a vocazione turistica.
Ai visitatori si presenterebbe un ristorante panoramico ricavato dall’antica stazione, l’Hotel Bellavista verrebbe trasformato in uncentro ecologico, poi riaprirebbero gli impianti sportivi ai quali verrebbero affiancati percorsi
didattici. «Sogniamo che tutta l’area diventi una zona pubblica ricreativa - afferma Maria Teresa Fortini - dopo trent’anni di abbandono e tanti rischi di speculazione». I milleottantotto scalini non comporterebbero un grande ostacolo al transito, e potrebbero essere utilizzati come percorso sportivo: in 25 minuti di percorso pedonale si potrebbe andare da piazza Walther alla terrazza naturale su Bolzano. (ri. va.)
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domenica, 19 giugno 2011



Virgolo, vertice imprenditori-ambientalisti

ALAN CONTI
BOLZANO. Comune, ambientalisti e gli imprenditori proprietari dei terreni: tutti assieme intorno ad un tavolo per discutere del futuro del Virgolo. E’ successo l’altra sera “Kohlerhof”. Un “deponete le armi” convocato dal consigliere comunale con delega per il Virgolo Rudi Benedikter. L’argomento, si sa, dall’abbandono dei Thun è un foglio bianco su cui chiunque può tracciare un proprio progetto: centro benessere, fattoria per animali, sala da ballo, spazio musicale per giovani o vetrina per i prodotti tipici territoriali sono solo alcuni esempi sbocciati durante l’incontro articolato nelle distinte tavolate, ciascuna con una tematica specifica. Tra i partecipanti, come detto, per la prima volta tutti i protagonisti del dibattito: sono emerse, così, alcune linee guida condivise su un intervento che sia per tutta la cittadinanza e non residenziale, con il punto interrogativo attorno alla partecipazione del settore imprenditoriale. Sui collegamenti, invece, la discriminante legata alla presenza o meno della funivia dovrebbe agganciarsi al flusso di pubblico previsto nelle strutture che saranno realizzate. Importante, la presenza dei proprietari (un pool di noti imprenditori bolzanini), rappresentati da Vittorio Repetto.
«Prima di tutto siamo qui per ascoltare - le parole di Repetto - ribadendo la necessità di creare un punto di ritrovo che possa accrescere l’interesse intorno al Virgolo. L’obiettivo è di rendere il colle patrimonio della città e, in caso di progetto convincente, siamo disposti a mettere a disposizione alcuni terreni. E’ evidente, però, che per raggiungere l’obiettivo sarà necessario trovare una formula in grado di apportare dei vantaggi e garantire degli utili ad eventuali investitori privati. Puntare sul tempo libero e sulla valorizzazione dei due masi esistenti può essere un punto di partenza». Precisa anche l’idea dell’assessore comunale all’urbanistica Maria Chiara Pasquali: «Dobbiamo conciliare le esigenze di residenti, turisti e imprese locali. Meritano attenzione le proposte di realizzare un centro per la musica o una piccola sala congressi. Si potrebbe anche pensare a piccole appendici di ricerca dal polo tecnologico su tematiche ambientali specifiche. Di sicuro non concederemo spazio al residenziale».
Dal fronte ambientalista arrivano progetti concreti. «Da tempo - dice Gertrud Oberrauch del Vke - chiedo si possa realizzare una piccola casetta con gli animali domestici che venga attrezzata per la didattica ai bambini. Si potrebbe così coinvolgere le scuole e avviare progetti di pet therapy». Sportiva, invece, l’elaborazione di Thomas Brachetti di “Ambiente e salute”: «Sarebbe bello predisporre una pista di downhill per la discesa con le mountain bike, tanto gli appassionati già seguono questi percorsi arrivando dal Colle». Christian Sölva, sempre dal Vke, chiede il coinvolgimento di «partner come Eurac, Trauttmannsdorf o Fondazione Vital. I corsi dell’Accademia Europea rappresenterebbero un bel volano per il Virgolo, mentre bisognerà riflettere bene sulla funivia, giustificabile solo con un buon flusso di persone». Non poteva mancare la proposta del comitato “Il nostro Virgolo” rappresentato da Maria Teresa Fortini e Verena Segato: «Abbiamo previsto una scalinata da 1.088 gradini da 18 centimetri, con una funicolare parallela lunga 342 metri con un dislivello di 196. Pendenza piuttosto impegnativa al 70%. A monte, invece, ci impegneremo per il restauro dell’Hotel Bellavista del 1898 seguendone la struttura originaria e rendendolo una casa passiva in grado di ospitare, per esempio, centri di socializzazione al costo di circa un milione di euro».
Fitto il dialogo con Repetto. L’imprenditore però invita a stringere su soluzioni che siano sostenibili anche economicamente. «E vanno sicuramente migliorate le infrastrutture per rendere la collina finalmente raggiungibile tutto l’anno».
Adesso la palla passa a Rudi Benedikter. Tocca a lui tradurre le proposte in realtà e mettere tutti d’accordo: residenti, Comune, ambientalisti, proprietari e quartieri.
Alto Adige 19-6-11
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lunedì, 23 maggio 2011



I bolzanini: «Virgolo da recuperare subito un parco per famiglie»

ALAN CONTI
BOLZANO. Restituire il Virgolo alla cittadinanza in tempi accettabili. I bolzanini non sono più disposti a vivere di ricordi passati sulla collina cittadina, ma pretendono chiarezza di progetti e velocità d’esecuzione da parte dell’amministrazione. Il tutto partendo da Oltrisarco, uno dei quartieri più vicini alla collina e la cui Circoscrizione è impegnata in prima persona in alcuni incontri interlocutori. Se si è compreso, con la bocciatura dell’idea di Thun, che i progetti faraonici non trovano spazio, allora i residenti chiedono un cambiamento di rotta verso qualcosa di meno complesso ma più rapido. Un parco per le famiglie, una passeggiata curata o una semplice strada non dissestata possono essere tranquillamente catalogati alla voce “primo passo significativo”. Il Vke, inoltre, tiene in caldo una proposta che incontri le esigenze delle scuole e dei più piccoli chiedendo all’amministrazione di prenderla in considerazione. «Quante volte, in passato, sono andata con la mia famiglia al Virgolo - ricorda Natalina Salvi - e oggi vederlo così, dismesso e abbandonato, provo molta tristezza. Davvero siamo arrivati a un punto in cui è necessario che l’amministrazione prenda in mano la situazione senza rimandare tutto alle calende greche. Ci sta che il progetto Thun potesse non piacere a tutti, ma provare a immaginare un parco o uno spazio per le famiglie non dovrebbe essere così difficoltoso. In fondo si tratta di restituire alla città un angolo stupendo che appartiene alla sua storia». Timoteo Velazquez concorda: «Bolzano merita di poter usufruire della collina. E’ uno spreco averla così vicina e lasciarla, sostanzialmente, inutilizzata». Si abbandona ai ricordi anche Luigi Girardi. «Io costruii l’antica funivia che portava al Virgolo e si trattò di un’opera capace di scatenare l’entusiasmo dei bolzanini. Ecco, la speranza è di rivivere a breve un momento così perché davvero oggi siamo sormontati da una bellezza naturale totalmente dimenticata. Nel passato, infatti, faceva parte delle abitudini di noi tutti recarsi talvolta all’albergo per matrimoni o cerimonie oppure dedicarsi semplicemente a una passeggiata. Oggi a nessuno verrebbero in mente idee simili. Il primo passo, comunque, potrebbe essere la riqualificazione della strada che presenta troppe irregolarità e buche per essere considerata accettabile». Idee chiare per la signora Anna: «Bisogna trovare il modo di riconsegnarla nelle mani dei cittadini, come un qualsiasi parco ben strutturato. Non si chiedono interventi particolarmente impattanti né esborsi eccessivi, ma solo maggiore cura. La funivia, certo, sarebbe bella, così come lo sarebbe un bel campo da bocce, ma la priorità è sicuramente la bonifica». Jasmine Locher e Loris Taumann hanno due figli: «Sarebbe davvero bello poterli portare lassù. Le giovani famiglie, infatti, non conoscono bene il Virgolo semplicemente perché non hanno mai avuto l’opportunità di viverlo quotidianamente come, per esempio, può essere uno spazio verde come il parco Mignone. Speriamo che il Comune ci permetta in tempi brevi di riscoprirlo».
 Chiusura con Gertrud Oberrauch che, da responsabile per il Vke sul tema del Virgolo, presenta la sua proposta. «Mi piacerebbe venisse edificato un piccolo maso con tanto di animali adatti al nostro ambiente. In questo modo, infatti, si potrebbero organizzare gite e iniziative con i bambini e le scuole per approfondire temi come l’allevamento nostrano, ma anche il rapporto con la natura e la stessa storia altoatesina sotto questi aspetti». Ci vogliono, però, dei passi istituzionali e proprio il 20 giugno è in calendario una nuova riunione tra le Circoscrizione e i responsabili comunali per analizzare idee e progetti. «Lo sappiamo e abbiamo già comunicato a Rudi Benedikter, referente per il Virgolo in Comune, le nostre intenzioni. Evidentemente è necessario un esborso economico di un certo rilievo e andranno coinvolti sponsor esterni, ma anche la Provincia dovrà fare la sua parte. Difficile, infatti, che le casse comunali possano mai sobbarcarsi da sole l’intera riqualificazione».
Alto Adige 22-5-11
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giovedì, 19 maggio 2011



Virgolo: Centro giovani per rilanciare l’area abbandonata

BOLZANO. Possibili scenari futuri sul Virgolo. Ne ha discusso ieri il consiglio di quartiere Centro-Piani-Rencio, presenti anche consiglieri di Oltrisarco, in un incontro al quale ha partecipato Rudy Benedikter, incaricato dal consiglio comunale di seguire la questione Virgolo. Un anno fa l’addio di Thun che avrebbe voluto realizzarvi la sede dell’azienda. Un’occasione che il Comune non ha saputo cogliere.
Sono emerse una serie di proposte. C’è chi pensa ad un centro per i giovani, chi invece ci metterebbe un centro convegni con annessi spazi per la cultura. Altri preferirebbero qualcosa di più turistico: un ristorante, magari un albergo. Comunque, dovrà essere una soluzione poco impattante dal punto di vista ambientale.
Le idee non mancano su quello che potrebbe essere il futuro del Virgolo, zona che ha avuto un periodo d’oro negli anni Sessanta ma ormai da tempo è abbandonata. Il fatto è che l’area di cui si discute non è pubblica. Appartiene ad una società di imprenditori, capofila il costruttore Vittorio Repetto. Thun, che ha abbandonato dopo che per due anni ha atteso invano un sì o un no dal Comune sulla possibilità di attuare il progetto, aveva trovato l’accordo con i privati. Naufragato quel progetto, tutto è di nuovo in alto mare.
«Se non si vuole - spiega il presidente della circoscrizione Centro Rainer Steger - che tutti i discorsi sul Virgolo rimangano bei sogni, bisogna trovare un’intesa a tre: privati, Comune e Provincia. Solo così l’operazione sarà economicamente sostenibile. Benedikter ha spiegato che solo la funivia Bolzano-Virgolo costerebbe intorno ai 12 milioni».
Il fatto è che né prima né dopo Thun nessun altro privato si è fatto avanti per dire di essere interessato ad una qualche operazione.
«In effetti - ammette Steger - personalmente prima di lasciar cadere la soluzione prospettata dall’imprenditore bolzanino, ci avrei lavorato ancora un po’. Ovvero, avrei cercato di contenere al massimo l’impatto ambientale e nel contempo avrei puntato ad ottenere spazi da mettere a disposizione della città. Ma questo ormai appartiene al passato: dobbiamo trovare un’altra soluzione per valorizzare quell’angolo di città». Entro il 20 giugno i consigli di quartiere Centro e Oltrisarco si riuniranno per mettere nero su bianco le proposte. (an.ma)
Alto Adige 19-5-11
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sabato, 30 aprile 2011



Verärgerte St. Jakober Bürgerschaft

FREIZEIT: Bevölkerung will endlich die Promenadenanbindung an die Haselburg – Stadtrat Georg Zelger: Wir arbeiten daran

V ON MICHAEL FINK

LEIFERS. Die Mitglieder des Bürgerkomitees St. Jakob protestieren: Bei der Promenadenanbindung Richtung
Haselburg gehe nichts weiter.
„Wir sind gerade dabei, das Problem zu lösen“, sagt der  zuständige Stadtrat Georg Zelger.

Alessandro Cosi ist verärgert. Seit Jahren warten er und seine Mitstreiter auf den versprochenen Verbindungsweg von St. Jakob zur Haselburg. „Sechs Jahre werden wir nun vertröstet“ sagt Cosi. Am Anfang hatte alles noch gut ausgesehen, dann spielte aber ein Grundbesitzer nicht mehr mit. Er baute kurzehand ein Riesentor und versperrte den Spaziergängern damit den Weg.
„Die Gemeinde hat nach einer Alternative Ausschau gehalten und diese auch gefunden“, weiß Cosi. Nur: „Es hat sich dann herausgestellt, dass diese Strecke steinschlaggefährdet ist.
Die Arbeiten wurden daraufhin im März eingestellt.“ Darüber informiert wurden die Bürger erst nach mehrmaligem Nachfragen.
Anlässlich einer Bürgerversammlung wurden sie dann im Februar von Bürgermeisterin Liliana Di Fede über den Stand der Dinge aufgeklärt.
Trotzdem: „Wie kann es sein, dass man ein Wegprojekt erstellt, die Umwidmungen im Bauleitplan vornimmt und erst dann draufkommt, dass die Strecke zu gefährlich ist?“ fragt sich, Cosi.
Stadtrat Zelger sieht die ganze Sache etwas anders und auch nicht so dramatisch. „Wir haben jetzt eine andere Lösung gefunden und sind mit dem Grundbesitzer auch bereits in Verhandlung“ erklärt Zelger.
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Er gibt zu bedenken, dass vorab auch diverse Verantwortlichkeiten geklärt werden müssen.
Sprich: „Wer übernimmt die Haftung, wenn auch dem Weg etwas passiert?.“ Im Fall der Promenade werde dies selbstverständlich die Gemeinde sein, stellt Zelger klar. Dahingehend müssten mit sämtlichen Besitzern jener Grundstücke, durch die der Weg verlaufen wird, entsprechende Abkommen abgeschlossen werden. „Wir sind dabei, die aufgetretenen Probleme zu lösen“ verspricht der Stadtrat.
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venerdì, 29 aprile 2011



Il direttivo del Cai: «Con i pittogrammi si elimina l’italiano»

BOLZANO. Il Club Alpino Italiano dice no alla segnaletica di montagna basata sui pittogrammi, attualmente allo studio della giunta provinciale. Quella che viene considerata come una scorciatoia per ridurre la presenza delle denominazioni in italiano viene ormai rigettata o guardata con sospetto dalla politica italiana. L’idea è di introdurre disegni esemplificativi al posto delle parole generiche come «malga», «rifugio», «lago» eccetera.
 «Sarà una soluzione da valutare con buon senso, non devono essere posati ovunque», ha spiegato il presidente provinciale Luis Durnwalder. All’assessore provinciale al turismo Hans Berger è stato affidato il compito di portare in giunta un promemoria approfondito con tanto di esempi e proposte.
 Alle prime reazioni negative della politica, però, si aggiunge ora la posizione del Cai Alto Adige. Un primo giudizio sfavorevole era già arrivato nei giorni scorsi, a titolo però personale, da parte del vicepresidente della sezione provinciale, Vito Brigadoi.
 «I dubbi di Brigadoi sono anche i nostri», chiarisce ora il presidente del Cai Alto Adige Giuseppe Broggi, «il direttivo si riunirà nei prossimi giorni e prepareremo un documento».
 Il pollice verso è però già acquisito: «I componenti del direttivo si sono consultati telefonicamente dopo che la giunta provinciale ha deciso nella clausura della scorsa settimana di approfondire la soluzione dei pittogrammi legati alla nuova segnaletica di montagna. Il parere è unanimemente negativo».
 Il vicepresidente Vito Brigadoi aveva sottolineato: «La storia dei disegni sui cartelli al posto dei nomi generici mi sembra inopportuna. Potrebbe essere interpretata come un sistema per ridurre la presenza della lingua italiana».
 Rincara ora Broggi: «Per quale motivo le parole andrebbero sostituite con disegni?». Da oltre un anno, riassume Broggi, da quando è iniziata tutta la vicenda dei 34 mila cartelli in tedesco posati dall’Alpenverein Südtirol, la posizione del Cai Alto Adige non è mai cambiata: «C’è la nostra relazione. Chiediamo semplicemente il rispetto del bilinguismo in montagna. Ci sia corrispondenza tra quanto si trova sulle carte geografiche e quanto viene scritto sui cartelli».
 Come ha infatti evidenziato l’indagine svolta dalla Procura, con l’ausilio delle forze dell’ordine, in Alto Adige i cartelli non tradotti assommerebbero alla cifra siderale di oltre 34 mila. Perché i cartelli rinvenuti monolingui sui sentieri di montagna sono sì 1.526, ma la maggior parte di loro si ripete più e più volte. Alcuni oltre le duecento volte, come per esempio Panoramaweg, sentiero panoramico. Le forze dell’ordine hanno anche evidenziato numerose incongruenze sul sito web creato dall’Avs a seguito della digitalizzazione dei sentieri altoatesini. Anche in questo caso, molte denominazioni solo solo monolingui e, in più, alcune cime altoatesine risultano al di fuori del territorio dello Stato italiano. Fra i tanti nomi italiani scomparsi anche quelli dei santi. (f.g. e da.pa)
Alto Adige 29-4-11
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martedì, 26 aprile 2011



Segnaletica: il Pd blocca Durnwalder

MAURIZIO DALLAGO
BOLZANO. Il Pd frena sull’utilizzo dei pittogrammi nella segnaletica di montagna. «Se i disegni sostituiranno la sola denominazione in lingua italiana diremo di no», sottolinea il vicepresidente della giunta provinciale, Christian Tommasini. La posizione dei democratici è questa: «Giudizio sospeso in attesa di vedere come la Svp intenda usare i pittogrammi, ovvero se siano aggiuntivi ai toponimi, sostitutivi di entrambe le lingue o di una sola».
L’intesa tra Durnwalder e Fitto - cui manca il passo conclusivo - continua a tenere banco, dopo che dall’ultima seduta di giunta provinciale si è affacciata l’ipotesi di mettere al posto dei termini come malga, lago o cima, dei disegni assunti convenzionalmente come elemento di scrittura o come segnale di qualcosa. Contro l’utilizzo dei pittogrammi si dice anche il deputato del Pdl, Giorgio Holzmann. «Si possono aggiungere, ma non sostituire ai nomi. Non capisco perché la giunta altoatesina non si limiti a ratificare quanto hanno deciso i saggi nella commissione sulla segnaletica di montagna, frutto di un accordo tra il ministro Fitto e il presidente Durnwalder che era già nato come compromesso», evidenzia Holzmann. Per quest’ultimo «il ministro per i Rapporti con le regioni ha chiara la questione e vuole portare a termine quanto avviato con il protocollo d’intesa del settembre scorso». «Mi cascano le braccia», attacca il leader di Futuro e libertà, Alessandro Urzì. «Il Pd, come alleato in giunta, non può dire che si tratta solo di una questione tecnica: il ritorno al linguaggio dei segni non ha ragione alcuna, piuttosto rivalutiamo una delle colonne dello Statuto d’autonomia, ovvero il bilinguismo», afferma il consigliere provinciale di Fli, per il quale non ci possono essere accordi in materia di toponomastica, senza ricordarsi cosa dice lo Statuto. Molto duro il commento dei socialisti. «Mi meraviglio che la magistratura non sia intervenuta con più forza su questo tema: le indicazioni sui cartelli devono essere bilingui, se poi si vogliono integrare con dei pittogrammi bene, ma dev’essere un’integrazione e non una sostituzione, perché qui si tratta di non mettere in pericolo la vita delle persone», spiega il consigliere comunale Psi del capoluogo, Claudio Della Ratta. Sulla stessa lunghezza d’onda i centristi dell’Udc. «L’ultima trovata dei pittogrammi per aggirare l’ostacolo sulla lingua da fare prevalere nei segnali di montagna è un limite che non si dovrebbe superare: a questa politica Svp del rosicchiare ogni cosa per avanzare un metro in più si deve dare una netta risposta di rifiuto», dice Giovanni Barborini. «Quella dei pittogrammi è una trovata per arrivare a meno cartelli con la lingua italiana e aggirare le norme statutarie che sono chiare», sottolinea il consigliere provinciale dei Verdi, Riccardo Dello Sbarba.
IL LAVORO DEI SAGGI. La commissione paritetica Stato-Provincia che ha lavorato a seguito dell’intesa Fitto-Durnwalder si è occupata di 1.526 indicazioni monolingui in tedesco (tra toponimi puri e indicazioni di carattere generale). I toponimi rimasti esclusivamente in lingua tedesca rappresentano il 10% del totale. Poi ci sono le indicazioni tradotte in toto in lingua italiana: rappresentano il 45 per cento del totale, quindi circa 700. Sono toponimi tedeschi per i quali esiste la versione in lingua italiana ed è diffusamente utilizzata. L’altro 45 per cento sono nomi tradotti in toto in lingua italiana o lasciati in tedesco con l’indicazione di carattere generale in italiano. Comprendono diverse tipologie di indicazioni. La gran parte è stata tradotta in italiano, ma in questa quota-parte ci sono anche i casi in cui il toponimo tedesco non trova corrispondenza nella lingua italiana ma viene accompagnato dalla traduzione dei nomi aggiuntivi come malga, lago, montagna, cima.
DURNWALDER E FITTO. Entro metà maggio Luis Durnwalde invierà a Fitto le proposte di correzione al testo approvato dai saggi. Starà al ministro accettare o meno la richiesta.
Alto Adige 26-4-11
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domenica, 24 aprile 2011



Passeggiata bloccata per rischio caduta massi

Stop ai lavori per la realizzazione del primo lotto, da San Giacomo a Castel Flavon


LAIVES. I lavori per la realizzazione del primo lotto di passeggiata da San Giacomo a Castel Flavon, sono bloccati. Ci si è accorti che il tracciato previsto ad un certo punto, per una lunghezza di 80 metri circa, sarebbe esposto al rischio di caduta massi. Per richiamare l’attenzione su questa situazione e sulla necessità di trovare soluzioni che rimettano in moto l’opera, c’è stata anche una passeggiata “lungo il sentiero che non c’è”, organizzata dal comitato di San Giacomo.
 «Sapevamo di questo rischio, così come lo sapeva l’amministrazione comunale - spiega il dottor Martin Schoepf, direttore dell’ufficio forestale della Provincia - e che sarebbe necessario prevedere eventualmente delle protezioni lungo gli 80 metri più esposti alla caduta massi. Il Comune di laives ha deciso di sospendere i lavorti quindi e da quanto ho saputo, si starebbe cercando un accordo col proprietario privato della zona per spostare il tracciato». Conferma l’assessore all’urbanistica Georg Zelger: «Si, stiamo cercando l’accordo con un proprietario privato affinché consenta di passare con la passeggiata sul suo terreno, evitando così la parte più pericolosa». (b.c.)

Alto Adige 24-4-11
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domenica, 24 aprile 2011



Il Cai boccia i pittogrammi: una furbizia

BOLZANO. Ottenere dal ministro Fitto una sforbiciata all’elenco di nomi bilingui per i segnali di montagna stilato dalla commissione paritetica Stato-Provincia. Alleggerire la presenza delle dizioni generiche in italiano (e quindi anche in tedesco) sostituendole con disegni, i pittogrammi che indicano malga, sentiero, seggiovia.
 Questa la doppia strategia del presidente Luis Durnwalder e di parte della giunta provinciale sulla questione della segnaletica di montagna. Ma sui pittogrammi, di cui si è discusso l’altro giorno nella clausura di giunta, arriva una pioggia di bocciature, dal Cai alla politica.
 Vito Brigadoi, vicepresidente del Cai, parla a titolo personale («non ne abbiamo discusso nel direttivo») con la consueta chiarezza: «La storia dei disegni sui cartelli al posto dei nomi generici mi sembra inopportuna. Potrebbe essere interpretata come un sistema per ridurre la presenza dell’italiano. La giunta ha annunciato inoltre che i cartelli di legno verranno sostituiti da tabelle in alluminio. E’ buffo. Anni fa lo avevamo proposto, per uniformarci alle tabelle Cai del resto d’Italia, e ci era stato risposto che l’Avs non avrebbe rinunciato al tradizionale cartello in legno».
 I politici possono essere meno diplomatici di Brigadoi. Il deputato del Pdl Giorgio Holzmann, già contrario a uno stravolgimento del lavoro della commissione di esperti, commenta: «I disegni possono essere aggiuntivi, non sostitutivi. Non possiamo tornare ai pittogrammi sulle caverne per risolvere il problema della toponomastica». A metà maggio Durnwalder presenterà a Fitto le proposte di modifica. La deputata del Pdl Michaela Biancofiore si dichiara convinta che non ci sarà un bis del caso Bondi: «Ho parlato con il ministro Fitto. Sono certa che non darà il via libera a proposte contraria allo spirito del suo accordo iniziale con Durnwalder, che mirava a ristabilire il bilinguismo dopo i 34 mila cartelli in tedesco posati dall’Avs. I disegni al posto dei sostantivi sono l’ennesima furbizia e lo capiscono anche i bambini. Il ministro Fitto mi ha confermato che la questione della segnaletica entrarà in una discussione politica più ampia con la Svp, condotta insieme al ministro Frattini». Proprio per questo potrebbero arrivare concessioni? Biancofiore: «Ci interessa un accordo politico, non la sconfessione della nostra linea politica».
 Sui cartelli il vicepresidente Christian Tommasini (Pd) è invece possibilista: «Mi sembra una questione tecnica, non politica». L’Udc mette in guardia il Pd. Il segretario Paolo Degasper: «Il Pd, unico alleato in giunta, deve stare attento a non cadere nei trabocchetti del presidente. La sostituzione con disegni di parole come “malga” e “sentiero” diminuirà smisuratamente la presenza della versione italiana». (fr.g.)
Alto Adige 24-4-11
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sabato, 23 aprile 2011



Alpenverein: il dossier dei carabinieri

SUSANNA PETRONE
BOLZANO. Cartelli monolingui: presto il perito Roberto Pallaver consegnerà in Procura i risultati delle sue valutazioni, sulla base di una dettagliata relazione consegnata dai carabinieri. I documenti in mano al perito confermano nero su bianco quanto anticipato nei mesi scorsi dell’Alto Adige in merito ai contribuiti dati dalla Provincia all’Alpenverein per la digitalizzazione dei sentieri: 3 milioni 844.660 per la realizzazione del sito web. Digitalizzazione che però - stando alla relazione dei carabinieri - non è stata fatta senza rispettare il bilinguismo. Il perito dovrà inoltre stabilire se parte di questi fondi sono stati utilizzati per la sistemazione dei cartelli monolingui sui sentieri (cosa sempre negata dai vertici dell’Avs). Nella loro relazione, i carabinieri sottolineano che anche sul sito (www.trekking.suedtirol.info) - per il quale sarebbero stati spesi i soldi ricevuti nell’ambito del programma «Obiettivo 2» dell’Unione europea e della Convenzione stipulata con la stessa Provincia di Bolzano che prevedeva il rispetto del bilinguismo-, diversi nomi non sono stati tradotti in italiano. Complessivamente i carabinieri, coordinati dal colonnello Andrea Rispoli, hanno individuato 1.054 toponimi che non sono stati tradotti o solo in maniera incompleta, riportando il nome della «malga» o della località sempre e solo in tedesco, anche se sulle cartine ufficiali è presente una versione italiana.
 L’intera documentazione, trasmessa in Procura nei mesi scorsi, viene ora verificata dal dottor Pallaver che presto consegnerà al procuratore capo Guido Rispoli la propria perizia. Gli esperti dell’Arma hanno inoltre individuato sul sito internet alcuni punti geografici - passi o vette - che stranamente sono finiti «ausserhalb Südtirol» (fuori dall’Alto Adige) e quindi in Austria, anche se ufficialmente fanno parte dell’Italia. Si tratta di 43 toponimi che non sono stati tradotti in italiano, e di altri 4 che secondo l’istituto geografico militare di Firenze non hanno un corrispettivo italiano, ma ugualmente fanno parte dell’Italia. In parole povere: dal sito creato dall’Avs sono 47 - tra vette e passi - le località italiane diventate «austriache». Prima fra tutte la Vetta d’Italia. Un escamotage per evitare l’obbligo di bilinguismo previsto dalla convenzione con l’Unione europea, e non incorrere nella sospensione dei fondi pubblici.
 I crabinieri sottolineano che la digitalizzazione sul web è stata finanziata all’80 per cento con fondi pubblici (50% comunitari, 35% statali e 15% provinciali), mentre le associazioni che si sono occupate della manutenzione dei sentieri avrebbero contribuito al restante 20 per cento.
 Proseguono dunque le indagini sugli oltre 3,8 milioni di euro dell’Avs ricevuti dalla Provincia. L’inchiesta sui cartelli monolingui era scoppiata due anni fa a seguito di esposti e segnalazioni arrivati in Procura. Anche se alla fine dovesse risultare che i soldi sono stati effettivamente usati solo per la digitalizzazione (e non anche per la segnaletica), i guai potrebbero comunque non finire per l’Alpenverein. La Provincia, infatti, potrebbe dovere chiarire davanti ai giudici della Corte dei conti come mai sia stato assegnato così tanto denaro e se l’operazione era veramente necessaria visti i costi elevati.
 Come detto, risulta anche che sul sito internet 1.054 toponimi sono riportati - sulla pagina italiana - solo ed esclusivamente in tedesco.
 L’Alpenverein, in qualità di incaricato di un pubblico servizio, rischia sanzioni pesanti secondo l’articolo 328 del codice penale: «Il pubblico ufficiale, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che deve essere compiuto, è punito con la reclusione da 6 mesi a 2 anni».

Dalla Provincia 3 milioni e 800 mila euro all’Avs

BOLZANO. Le due inchieste (da parte della magistratura penale e di quella contabile) sono partite due anni fa. Un lavoro complesso e delicato da parte dei carabinieri di Bolzano, coordinati dal colonnello Andrea Rispoli, che ha portato in un primo momento al sequestro di documenti sia in Provincia sia presso la sede dell’Alpenverein, che ha ricevuto oltre 3,8 milioni di euro tra il 2002 ed il 2007.
 L’ufficialità dei nomi italiani (quelli tedeschi non sono mai stati ufficializzati dalla Provincia per precisa scelta politica) è stata ricostruita secondo un percorso rigoroso. L’intero materiale, infine, è stato consegnato al perito Roberto Pallaver. I documenti acquisiti avevano confermato che la convenzione sottoscritta tra Provincia e Alpenverein (per la cura della cartellonistica di montagna e la digitalizzazione) prevedeva il rispetto del bilinguismo.
 La convenzione, infatti, all’articolo 2 prevede (anche in relazione ai cartelli dei sentieri da rinnovare) l’impegno dell’Alpenverein all’utilizzo di tutti i toponimi ufficiali e non. Gli uomini dell’Arma hanno dunque verificato oltre 35 mila cartelli posizionati dai volontari dell’Alpenverein, così come il sito internet curato da questi ultimi. Sulla pagina web, dai primi accertamenti, risulterebbero esserci toponimi solo in tedesco.

La giunta: meno cartelli e più pittogrammi per ridurre le traduzioni tedesco-italiano

FRANCESCA GONZATO
BOLZANO. Segnaletica di montagna: Luis Durnwalder preparerà la lista delle richieste al ministro Raffaele Fitto per modificare l’accordo raggiunto dalla commissione Stato-Provincia. Ma il presidente provinciale conferma che non si muoverà in solitudine: «L’intesa verrà sottoposta alla giunta provinciale, così come Fitto informerà il governo». Accolta dunque la richiesta degli assessori del Pd Christian Tommasini e Roberto Bizzo. E se ci fossero divergenze di opinioni? «Cercheremo un accordo in giunta. Se proprio non ce la faremo, si potrebbe arrivare alla votazione. Di certo non ci sarà una crisi di giunta». Questo uno dei temi affrontati nella clausura conclusa ieri mattina con una conferenza stampa condotta da Durnwalder con i vicepresidenti Hans Berger e Tommasini.
 Sui cartelli però la giunta una decisione l’ha presa e indica la via, una delle vie, che Durnwalder potrebbe percorrere per attenuare un accordo che continua a non soddisfarlo: sostituzione della attuale segnaletica con cartelli gialli in alluminio e largo spazio ai pittogrammi.
 I NUOVI CARTELLI. La giunta ha dato il via libera alla proposta di Berger di uniformare la segnaletica di montagna, più piste ciclabili, Mtb e strade forestali, agli standard internazionali: basta con i cartelli deperibili in legno, via libera a cartelli gialli in alluminio con scritta nera. La sostituzione sarà progressiva e determinata anche dai risultati della trattativa con Fitto. Se oggi la segnaletica sui sentieri è di oltre 70 mila cartelli, l’intenzione è di tagliare almeno il 30%, posando le tabelle a inizio sentiero e sugli incroci. Nella nuova veste si vorrebbere dare spazio ai pittogrammi, i disegni che rappresentano le dizioni generiche come lago, malga, parcheggio. Berger porterà un promemoria in giunta. Il pittogramma verrebbe poi accompagnato dall’indicazione della località (una casetta più Huber per segnalare malga Huber, ad esempio). Ovunque? Berger chiarisce: «Credo che i nomi più utilizzati dovrebbero restare nella versione bilingue attuale: Kalterersee-lago di Caldaro, per capirci». I pittogrammi potrebbero aggirare in parte l’ostacolo del bilinguismo obbligatorio nelle località minori? Durnwalder commenta: «Ne parlerò con il ministro, ma non credo che i pittogrammi siano un problema, si tratta di standard internazionali».
 LA TRATTATIVA. L’incontro della scorsa settimana di Durnwalder con Fitto si è concluso con l’impegno a rivedersi a metà maggio con le proposte di modifica. Durnwalder ribadisce che chiederà una modifica alla lista compilata dagli esperti nominati da governo e provincia incaricati di lavorare sui 1500 toponimi tutti in tedesco installati dall’Avs (in tutto 34 mila tabelle). Cosa non va? Durnwalder si limita a rispondere: «I nomi». Secondo la commissione il 10% delle indicazioni dovrebbe restare in tedesco, mentre un 45% potrebbe essere interamente bilingue e un altro 45% contenere in italiano almeno l’indicazione generica come «rifugio» o «lago». Tutti in versione bilingue sarebbero anche i nomi dei rifugi. Che margini di manovra avrà Durnwalder nel chiedere una stretta? A Bolzano gli alleati del Pd ribadiscono, con Tommasini, che «il lavoro della commissione è buono». A Roma il deputato Giorgio Holzmann (Pdl) si trova sulla medesima linea: «Quel testo può essere l’occasione per chiudere bene questa vicenda e in prospettiva anche la legge sulla toponomastica. Così in Alto Adige si potrebbe pensare più al futuro che al passato. Il ministro Fitto non potrebbe accettare una revisione sostanziale dell’accordo cui hanno contribuito anche i commissari nominati dalla Provincia». Alessandro Urzì (Fli) accusa: «Durnwalder non può consultare solo il Pd. Deve rispondere a tutto il gruppo italiano».
Alto Adige 23-4-11
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venerdì, 22 aprile 2011



Il Cai Alto Adige ha rinnovato il proprio sito internet

 BOLZANO. Il Cai Alto Adige ha rinnovato il proprio sito internet (www.caialtoadige.it), rendendolo più moderno e funzionale. Come precisa il presidente Giuseppe Broggi: «Abbiamo inserito nel menu principale una pagina dedicata alle sezioni presenti in provincia: sulla sua sinistra troverete tutte le sezioni elencate in ordine alfabetico. Cliccando sopra si apre una nuova pagina, dove abbiamo inserito una breve descrizione della sezione stessa. Prossimamente verrà creata una pagina News, dove metteremo gli appuntamenti più importanti, aggiornamenti titolati, manifestazioni, eccetera».
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giovedì, 21 aprile 2011



Il Cai: «2569 nomi siano bilingui»

MAURIZIO DALLAGO
BOLZANO. Per il Cai Alto Adige sono 2.569 i toponimi che dovrebbero essere bilingui, o trilingui nelle valli ladine. È quanto emerge da una relazione che il club alpino ha predisposto in questi mesi, per cercare di fissare dei paletti all’interno della discussione sulla segnaletica di montagna. Un lavoro che interessa tutta la toponomastica di montagna dei 116 comuni altoatesini e che il giornale mette per intero sul sito www.altoadige.it in internet. «Il nostro studio si basa sulle cartine Tabacco 1:25.000 e vuole sottolineare quelle indicazioni che secondo noi non possono non essere anche in lingua italiana», afferma il presidente Giuseppe Broggi. Naturalmente, essendo luoghi alpini, il numero dei segnali riguarda più i comuni che si trovano nelle vallate laterali, rispetto ai grandi centri urbani. Ad esempio per il territorio comunale di Bolzano vengono riportati 30 nomi, contro i 118 di Dobbiaco o i 103 di Stelvio. Andando ad analizzare la relazione del Cai, si scopre che per il capoluogo in forma italiana ci sono, oltre al nome della città, Colle di Bolzano, Colle di Villa, Castel Novale, fiume Adige, fiume Isarco, Fago, rio di Fago, dosso di Valle, Torre di Druso, Guncina, Aslago, Colle dei Signori, Campegno, Cardano, Campofranco, Oltrisarco, Rencio, Sasso Rosso, Castel Sarentino, Castel Campegno, Castel Mareccio, Castel Roncolo, Castel Firmiano, Ponte Adige, San Giorgio San Giacomo, Monte Pozza, Virgolo, Valle del Lupo e Dodiciville. Sui segnali di montagna che si trovano intorno alla città, il Club alpino italiano vorrebbe riportate tutte queste denominazioni. Cosa che allo stato dei fatti non è sempre così, neppure in comuni dove la proporzione di popolazione di lingua italiana è di molto superiore al 50 per cento. Prendiamo Laives: qui vengono individuati solo 4 toponimi, il nome della cittadina, a cui aggiungere Vallarsa, La Costa e Pineta. Nel capoluogo pusterese i nomi bilingui per il Cai dovrebbero essere Ameto, Villa Santa Caterina, Brunico, Teodone, Santa Croce, Rio di Fontecervo, Castel Lamberto, Lunes, Riscone, Novale di Riscone, fiume Rienza, San Giorgio, Stegona, ma anche museo etnografico (riferito a quello di Teodone) per un totale di 14. Molti di più ad Appiano, perché il comune si trova alle pendici della montagna: Alta via di Appiano, Castelforte, Frangarto, Gola Forcolana, Gaido, Monte di gaido, Forcella di Gaido, Monte Ganda, Macaion, Croce del Macaion, Cornaiano, chiesa del Calvario, Col Priol, sentiero Castel d’Appiano, Forcella Piccola, lago piccolo di Monticolo, Piccolo Priol, Sasso Croce, Mademedo, Madonna del Riposo, Masaccio, Missiano, Monticolo, lago di Monticolo, Ganda di Sopra, Perdonico, Pigano, Sasso Englar, Ronco, i castelli Boymont, Freudenstein, d’Appiano, Corba, Masaccio e San Valentino, Colterenzio, Rio Nero, ganda di Sotto, Riva di Sotto, Rio Bianco Col dell’Uomo.
 A Bressanone sono i nomi 43 e vanno da luoghi del fondovalle fino alla cima della Plose: Cleran, Monte del Pascolo, Costa d’Elvas, Valcroce, Sentiero del Curato, La Mara, Meluno, Millan, Villa, Malga Buoi, Plancios, Perara, Monte Fana, Pinaz, Pinzago, rifugio Plose, Forcella Plose, lago Rodella, rifugio Lago Rodella, rifugio Rossalm, Sarner, rifugio Schatzer, Giogobello, rifugio Sci, Sant’Andrea in Monte, San Giorgio d’Eores, San Giacomo d’Eores, Stilumes, Monte Telegrafo, Tiles, Tecelinga, Scezze e Passo delle Erbe. Spostandoci nella città del Passirio la lista vede i nomi di Merano, i casetlli Veruca, Gatto e Rametz, Sinigo e Rio Sinigo.

I partiti italiani: basta guerre sui cartelli Theiner: chiudiamo la questione entro l’anno

BOLZANO. I partiti italiani vogliono mettere la parola fine alla «guerra dei nomi». Tutti, da destra a sinistra, sono favorevoli alla relazione dei saggi che hanno lavorato sulla segnaletica di montagna, secondo il protocollo d’intesa Fitto-Durnwalder. Per poi passare, utilizzando gli stessi criteri, alla legge provinciale sulla toponomastica. Naturalmente sostituendo una buona parte dei segnali monolingui in tedesco sistemati in questi anni dall’Alpenverein ed in alcuni casi dalla singole associazioni turistiche. Ieri l’Alto Adige ha dato conto di oltre 34 mila cartelli solo in tedesco come riportato dall’elenco approntato dalle forze dell’ordine e finito sui tavoli di prefettura e procura della Repubblica. Una cifra che poi si condensa - ma non del tutto - nelle singole 1.526 indicazioni monolingui oggetto del lavoro della commissione paritetica Stato-Provincia. E la Stella alpina? «Il 2011 è l’anno giusto per chiudere la questione», risponde l’Obmann, Richard Theiner. Il partito nella sua ultima riunione ha deciso di lasciare l’intera materia della segnaletica di montagna nelle mani del presidente Durnwalder. «Nel direttivo allargato non siamo entrati nei dettagli dei singoli nomi, il “Landeshauptmann” ha spiegato la sua posizione che è quella di fare delle correzioni al testo uscito dai saggi e il partito si è detto compatto nella proposta avanzata da Durnwalder», ancora Theiner. «Con questa tematica ci stiamo confrontando da decenni ed è giunto il tempo per trovare una soluzione condivisa, come per altro si evince anche dal protocollo d’intesa firmato dal ministro per i rapporti con le regioni e il presidente della Provincia», sottolinea l’Obmann Svp. Entro metà maggio la Provincia invierà a Fitto alcune proposte di correzione al testo elaborato dalla paritetica. Testo che prevede un 10 per cento di indicazioni solo in tedesco, ed un 90% dove è presente la lingua italiana, quasi sempre nell’intero toponimo, oppure con i termini aggiuntivi come malga, vetta o cima. Durnwalder vuole «limare» alcuni nomi propri di malghe e rifugi alpini. Al ministero le scelte dei saggi vanno bene così. «Siamo disponibili a chiudere in fretta ed il modo più veloce, se anche la Svp la pensa così, è quello di dare il via libera alla relazione della commissione paritetica voluta dall’intesa tra Roma e Bolzano», evidenzia il vicepresidente della giunta altoatesina, Christian Tommasini (Pd). «Certo una cosa sono le intese, un’altra la realtà, perché fino a questo momento sui sentieri dell’Alto Adige dominano le indicazioni solo in tedesco. Per questo è importante chiudere l’accordo tra Fitto e Durnwalder», dice il consigliere dei Verdi, Riccardo Dello Sbarba. «Poi c’è bisogno di approvare la legge provinciale sulla toponomastica, utilizzando i criteri della commissione dei saggi, vedi il diffuso utilizzo di un nome e il mantenimento del solo tedesco per i nomi storici», ancora Dello Sbarba. «Sarebbe un successo chiudere la partita tra Bolzano e Roma, l’importante è stabilire le regole come è previsto nell’intesa, certo il ministro Fitto non cederà rispetto a quanto deliberato dai saggi», così l’onorevole Giorgio Holzmann (Pdl). «Mi va benissimo quanto uscito dalla paritetica sui segnali di montagna», chiude Donato Seppi di Unitalia. Anche la destra italiana benedice la chiusura della vertenza.      (m.dal)
Alto Adige 21-4-11
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mercoledì, 20 aprile 2011



Cartelli, 34 mila solo in tedesco

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Se la commissione di esperti nata a seguito dell’intesa Fitto-Durnwalder ha stabilito che sui cartelli di montagna da ripristinare i nomi bilingui saranno il 90%, un motivo c’è. Lo si evince dal documento qui presentato in esclusiva dal nostro giornale: in totale i nomi monolingui rinvenuti sui cartelli di montagna dell’Alto Adige assommano a 34.214. Cifra inimmaginabile. In pratica, un cartello su due è esclusivamente in tedesco. Lo si evince dall’elenco di 44 pagine elaborato dalle forze dell’ordine e attualmente nelle mani di Prefettura, Procura, Cai dell’Alto Adige e Commissione Fitto-Durnwalder. Le singole denominazioni monolingui rinvenute sul terreno - e questo già si sapeva - sono 1.526, ma questa cifra da sola non dice più di tanto. Il dato davvero significativo si scopre solo ora. È il totale: lo stesso nome monolingue è stato registrato non una sola volta, ma in più circostanze. Totale: 34.214 volte. Facendo la media: ogni singola indicazione solo in tedesco è stata rilevata in 22 occasioni. Ma i picchi sono stratosferici: il record assoluto spetta a “Panoramaweg”, contato 239 volte. Detto altrimenti, su 239 cartelli è scritto solo in tedesco, senza corrispettivo italiano: sentiero panoramico. E a mancare sono pure i toponimi ufficiali: San Genesio, in italiano, manca su 183 cartelli, dov’è scritto solo in tedesco: Jenesien. Silandro manca 128 volte; il Corno del Renon 114; Lagundo 109; Termeno 103. Il colmo è Bolzano: la denominazione tedesca Bozen, sola soletta, è stata registrata per 79 volte.
NOMI GENERICI. Chi cerca il sentiero dei masi, in 224 occasioni sui cartelli trova solo “Höfeweg”. Chi vorrebbe orientarsi sul sentiero europeo (!) per 181 volte trova solo “Europäischer Fernwanderweg”. Il nome cascata, in italiano manca 101 volte. Le piramidi di terra sono monolingui su 79 cartelli. Il sentiero archeologico è assente 112 volte. Strepitosa la mancanza in italiano del sentiero natura e cultura: per 91 volte scritto solo in tedesco. E si potrebbe continuare a lungo.
TOPONIMI UFFICIALI. La polpa, però, sono i toponimi ufficiali, ossia i nomi propri. Monte San Vigilio detiene il primato: in italiano è scomparso 211 volte, terzo posto assoluto della classifica. Maranza manca 181 volte; San Leonardo 179; Plan de Corones 173; Scena 170; Terento 154; Rio Pusteria 141 (come Rablà); Sluderno è assente 139 volte; Velturno 131; Silandro 128; Burgusio 123, Avigna 115; Villa Ottone 113; Lauregno 111; Lagundo 109. A mancare, dunque, non sono i microtoponimi. E nemmeno le frazioncine. Esclusivamente in tedesco sta scritto anche Merano: 97 le segnalazioni.
I SANTI. I beati sono tedeschi? Parrebbe di sì. San Leonardo gode della sola denominazione germanofona per 179 volte. San Pietro in italiano è assente 162 volte. San Martino è tedesco 128 volte; Maria Assunta è tedesca su 118 cartelli; Santa Maddalena su altrettanti. Poi ci sono San Pancrazio (117 assenze in italiano); Santa Valpurga (112); San Giorgio (111); San Sigismondo (109)... In totale i beati monolingui assommano a trentatré.
LA TABELLA. Per evidenti motivi di spazio, non era possibile pubblicare tutti i nomi. In questa pagina si trova una sintesi: una nostra elaborazione dei dati raccolti dalle forze dell’ordine. Si sono estrapolati i 100 nomi monolingui che hanno evidenziato la maggiore frequenza sui cartelli di montagna altoatesini. Sono i 100 nomi che sono stati contati più di tutti. Tante volte, troppe. La maggior parte di loro, checché se ne pensi, adesso dovranno essere ripristinati. Bilingui.

Gi esperti di Provincia e Stato: il 90% dei segnali sarà bilingue

BOLZANO. I cinque esperti chiamati a far parte della commissione nata a seguito dell’intesa Fitto-Durnwalder si sono occupati delle 1.526 indicazioni monolingui in tedesco. La commissione, finora poco ascoltata dal presidente Durnwalder, all’unanimità ha deciso che dei 1.526 toponimi, solo in tedesco ne rimarranno il 10%, circa 150. Si tratta di nomi per i quali non esiste il corrispettivo in italiano, neppure nel Prontuario di Tolomei, oppure in minima parte esistono denominazioni in italiano, ma non sono diffusamente utilizzate. I toponimi tradotti in toto in italiano saranno il 45%, circa 700. Sono toponimi tedeschi per i quali esiste la versione in lingua italiana ed è diffusamente utilizzata. Un altro 45% (circa altri 700) saranno tradotti in lingua italiana o lasciati in tedesco con l’indicazione di carattere generale in italiano (Fitness Steig diventa Sentiero Fitness). Il dato complessivo, dunque, è che il 90% delle indicazioni della commissione sono, oltre che in tedesco, anche in italiano. Tutti i rifugi alpini avranno il loro nome in tedesco e in italiano, secondo quanto riporta una delibera della giunta provinciale del 2009 a cui la commissione si è attenuta. Da settimane il lavoro della commissione è terminato, ma il presidente Luis Durnwalder tira il freno, nella speranza di riuscire a limare i nomi italiani a favore di quelli tedeschi.
Alto Adige 20-4-11
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martedì, 19 aprile 2011





Passeggiata - sopraluogo: "Il sentiero che non c'è"

Costruzione di una passeggiata

Direzioni Lavori: Martin SchÖpf




Dalla chiesetta in poi ???


Un minimo di informazioni sul percorso


Un pò di storia del sentiero - passeggiata


In cammino


Primo ostacolo: cancello. Per percorrere il sentiero si è costretti a suonare il campanello.


Sulla sinistra appare un altro cancello dove passava il vecchio sentiero. Da tempo è chiuso.


Attualmente si è costretti a passare sulla proprietà di Mottironi


Siamo ad un incrocio e non si sa che sentiero prendere anche perchè mancano i cartelli e le segnaletiche colorate che indirizzano verso Castel Flavon. Alcuni "vecchi" abitanti consigliano la direzione per il Castello


La proprietà privata, cintata, termina prevedendo un cancello in rete metallica che risultava aperto in quell'occasione.



Possiamo vedere parte della passeggiata costruita di recente, ma non collegata, nella sua corretta ampiezza, a quella progettata di San Giacomo


Ancora una parte della passeggiata costruita a nord e fuori dalla proprietà privata che conduce verso Castel Flavon.


Il cartello della Ripartizione 32 Foreste della Provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige indica la costruzione di una passeggiata che però risulta interrotta "si dice" per pericolo caduta sassi.

Domande: Nel progetto della Forestale fu previsto un sopraluogo del nuovo percorso?
Perchè si è giunti a tanto? Perchè si è scelta una via nuova pericolosa piuttosto del sicuro vecchio sentiero?


Foto ricordo sulla collinetta panoramica ricordata per la presenza della  FlaK, FlugabwehrKanone (cannone contraerei)


Piacevolmente sudati per la bella giornata e per la passeggiata continuiamo il cammino chiaccherando.


Eccoci a Castel Flavon per una breve sosta


Una sosta importante che ci permette di fare numerose considerazioni sul sentiero appena percorso.
Alcune persone sceglieranno di scendere per Oltrisarco ritornando poi con il Bus verso San Giacomo, altri ritorneranno ripercorrendo la passeggiata appena calpestata  nella ricerca di quel sentiero iniziato e poi abbandonato nel proseguimento dei lavori. "Pericolosità"? Vallo  a sapere.


Questo sarebbe il nuovo percoso  (quello più alto) sopra la proprietà Mottironi interrotto con alle spalle la montagna di porfido che tutti ormai conoscono.


Fine del nuovo tracciato. Come si può vedere, il congiungimento con la passeggiata vista nelle foto precedenti risulta pericolosa e piuttosto difficile


Dal nuovo tracciato, peraltro interrotto, si può vedere parte della proprietà Mottironi e la bella vista della Bassa Atesina


Parte del nuovo tracciato che dovrà svoltare a destra per tornare sulla strada asfaltata e proseguire verso la chiesetta. Sarà possibile ottenere il passaggio? Va ricordato che il sentiero con tutta probabilità avrebbe dovuto passare sul ghiaione, a sinistra della persona, dove sopra si può intravedere il costone di porfido.


Il ghiaione pericoloso che percorre la montagna di porfido fino a Pineta, percorso con tutta probabilità gia progettato e forse ripensato.


Un grazie a tutti i partecipanti che hanno sollevato numerose questioni sul sentiero promessoci pronto per luglio del 2011 dall'Amministrazione di Laives e che cercheremo di sintetizzare prossimamaente.
E' emerso che è necessaria una franca spiegazione di ciò che è accaduto nell'esecuzione di tale progetto, in particolare lo scoprire così in ritardo la pericolosità del tracciato, non ultimo essere ancora all'oscuro dei necessari  provvedimenti che verranno adottati per  rendere  sicura la futura  "Passeggiata".

Domanda, ma i geologi sono intervenuti nella fase progettuale prima di inziare i lavori? Quali sono stati i loro riscontri?

Cari amici fate girare la pagina fotografica affinchè altri che non hanno potuto partecipare alla passeggiata  possano contribuire con commenti e suggerimenti.
Potete utilizzare il commento del Blog  http://apritisangia.splinder.com/ oppure scrivere all'indirizzo  E_Mail: scorrevoce@gmail.com 

Buon proseguimento
L.M.
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martedì, 19 aprile 2011



Pedemontana San Giacomo - Castel Flavon ancora proteste

Critiche al Comune dagli abitanti di San Giacomo: la fase progettuale è stata gestita male


LAIVES. Tanta gente ha preso parte alla passeggiata “lungo il sentiero che non c’è”, organizzata domenica dal comitato civico di San Giacomo. Il sentiero è quello che esisteva un tempo ma che poi è stato intercluso in una proprietà privata. Il Comune, da anni, ha previsto di realizzare a sua volta una passeggiata pedemontana che arrivi fino a Castel Flavon, sopra Bolzano, incaricando l’ufficio forestale della Provincia di costruirlo. Un lotto dovrebbe essere proprio tra San Giacomo e Castel Flavon, ma nonostante i soldi stanziati, i lavori sono bloccati. «Perché il Comune di Laives non ci spiega come mai i lavori sono fermi- ha chiesto la gente che ha partecipato alla passeggiata - e perché, visto che ci sarebbero dei problemi con il nuovo tracciato, non si torna a considerare quello di un tempo, che era più sicuro? Sembra che vi siano pericoli per la caduta di sassi, ma allora, perché non l’hanno verificato prima di dare il via al progetto?». Questi i quesiti, per ora senza risposta, da parte di tanti cittadini di San Giacomo, che da anni oramai, rivendicano il ripristino del vecchio tracciato tra la fazione e Castel Flavon, quello che è stato chiuso da un privato con la recinzione della sua campagna sopra San Giacomo.
«Il Comune - ricorda Lorenzo Merlini, del comitato di San Giacomo - aveva concesso al privato la possibilità di ampliare la sua campagna in cambio del nuovo sentiero. La campagna è stata realizzata, ma per il nuovo sentiero tutto è fermo dopo che si sono accorti che passare sotto le rocce è rischioso. Ci chiediamo se questa situazione non poteva essere verificata prima dal geologo invece che adesso e perché non si considera il ripristino del vecchio tracciato. Chi ha realizzato il progetto non si era reso conto di nulla?». Il comitato mette in guardia anche dal realizzare l’altro tratto, verso Pineta, che sarebbe ugualmente esposto al rischio di caduta massi. (b.c.)
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domenica, 17 aprile 2011



Gita a Castel Flavon con il Comitato civico. «Lungo il sentiero che non c’è»

LAIVES. Oggi alle ore 14, dalla chiesetta sopra San Giacomo partirà, alla volta di Castel Flavon, una passeggiata informativa. La organizza il comitato civico del paese e l’intento non è solo ricreativo, come si intuisce anche dallo slogan dell’iniziativa: «Lungo il sentiero che non c’è».
 L’intenzione, infatti, è quella di richiamare l’attenzione sulla richiesta di avere la passeggiata pedemontana promessa da tempo e non ancora realizzata. Il Comune ha affidato il progetto all’Ufficio forestale della Provincia autonoma, che dovrebbe costruire la passeggiata fra San Giacomo e Castel Flavon, sopra Bolzano. Quello che il comitato rivendica è anche che un sentiero esisteva da sempre, ma che è stato poi precluso arbitrariamente da una proprietà privata. Quanto alla passeggiata pedemontana, si tratterà del primo troncone di un percorso che arriverà fino a Pineta e da lì a Laives.
Alto Adige 17-4-11
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domenica, 17 aprile 2011



Toponimi: da Pd e Pdl sì all’accordo

MAURIZIO DALLAGO
BOLZANO. Pd e Pdl approvano il lavoro dei saggi sulla segnaletica di montagna. «La linea del bilinguismo e del diffuso utilizzo dei nomi è quella giusta», così Tommasini e Holzmann. Stesso discorso per i Verdi che lo giudicano equilibrato. Durnwalder punta ancora a limare l’accordo con Fitto.
 Nel Pdl, però, l’onorevole Biancofiore preferisce puntare ad un accordo complessivo con la Svp, non solo sulla segnaletica di montagna. «La trattativa col ministro Fitto andrà avanti fino a quando non saranno chiuse tutte le questioni che interessano la comunità italiana», sottolinea la deputata. La relazione finale della commissione paritetica istituita a seguito dell’intesa tra Stato e Provincia è stata approvata all’unanimità: 1.526 indicazioni che solo nel 10 per cento dei casi resteranno monolingui in tedesco, come lo sono adesso, su un totale di 36 mila cartelli installati dall’Alpenverein. Il resto è previsto in entrambe le lingue oppure in tedesco con la traduzione dei termini aggiuntivi come malga, lago o cima. Un lavoro, quello dei saggi, salutato positivamente da Christian Tommasini e che diventerà oggetto della seduta di clausura della giunta provinciale la settimana prossima. «I tecnici hanno lavorato bene e con serenità, rispettando il mandato affidato loro dalle parti. A questo punto mi sembra che ci sia poco spazio per cambiare quanto deciso dagli esperti, anche se il confronto in giunta ci sarà senz’altro», così l’assessore Tommasini, per il quale «il Pd si posizionerà sulla linea uscita dalla commissione». E i criteri utilizzati dalla paritetica potranno servire da base anche per la legge provinciale sulla toponomastica? «La legge in questione è qualcosa di diverso rispetto alla sola segnaletica di montagna, ma è evidente che una volta portata a termine l’intesa con il ministero alcuni dei criteri applicati ai segnali di montagna potranno fungere da base anche per la toponomastica provinciale, soprattutto se non derogano al principio del bilinguismo contenuto nello Statuto», risponde il vicepresidente della Provincia.
 «Gli esperti della commissione hanno svolto un lavoro oggettivo, rispettando il criterio dell’uso dei toponimi», dice il consigliere provinciale del Pdl, Mauro Minniti. «Mi pare una buona relazione», gli fa eco il deputato pidiellino, Giorgio Holzmann. «L’idea dei pittogrammi può andar bene, ma non certo per sostituire le indicazioni di carattere generale, ma solo come aggiunta», ancora Holzmann. E se per Hans Heiss «si è dimostrato che con il buonsenso si riesce ad arrivare ad un accordo condiviso, sarebbe utile che anche eventuali variazioni al testo uscito dalla commissione fossero demandate agli esperti e non alle trattative della politica». Una posizione confermata dall’altro consigliere provinciale dei Verdi. «La relazione dei saggi è equilibrata, con qualche rospo da ingoiare per entrambe le parti: si tratta di un’occasione da non perdere», evidenzia Riccardo Dello Sbarba. Ma in casa della Stella alpina, il tema è all’esclusiva attenzione del presidente Durnwalder che ribadisce di non essere d’accordo con i nomi in italiano dei rifugi e con la traduzione di alcuni toponimi come quelli legati alle malghe (vedi Steinalm). «In giunta provinciale il Pd dovrà solamente fare con coerenza il proprio dovere, attento a non cadere nelle trappole dilatorie della Svp, perché appare del tutto evidente che se non si riesce ad arrivare a mettere il suggello all’intesa è perché Durnwalder tenta di forzare la mano», conclude Paolo Degasper dell’Udc.
Alto Adige 17-4-11
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sabato, 16 aprile 2011



Segnaletica, ecco il documento dei saggi

MAURIZIO DALLAGO
BOLZANO. Il 90 per cento delle indicazioni sono diventate bilingui. Quasi sempre integralmente, in minor parte con l’aggiunta dei termini come malga, cima o torrente. Solo il 10% dei segnali monolingui in tedesco è rimasto tale. È il risultato - all’unanimità - del lavoro svolto dalla commissione seguita all’intesa Fitto-Durnwalder e finora rimasto nel cassetto dei due contraenti. E allora si capisce perché il presidente altoatesino tira il freno da settimane, nella speranza di riuscire a limare i nomi italiani e portare a casa un risultato finale, certo di compromesso, ma non uguale a quanto deciso dagli esperti. Un risultato che invece, così com’è, potrebbe non dispiacere al gruppo italiano. Ed ancora l’Alto Adige scopre che nella relazione tutti i rifugi alpini hanno il loro nome anche in italiano. Non c’è la Vetta d’Italia, ma l’unico punto su cui i commissari non si sono espressi rispetto alle 1.526 indicazioni monolingui riscontrate dalle forze dell’ordine su un totale di 36 mila cartelli dell’Alpenverein e oggetto del lavoro della paritetica, riguarda in qualche modo la cima più a nord del Belpaese, ovvero l’alta via della Vetta d’Italia (Lausitzer Höhenweg). Ed ancora Steinalm diventa Malga Sasso, anche se Durnwalder non vuole, come non è d’accordo sui nomi bilingui dei rifugi che vorrebbe esclusivamente nel loro nome originario e che risale spesso ai tempi asburgici.
Lavoro certosino, ma equilibrato, quello dei cinque componenti della paritetica Stato-Provincia: da una parte Francesca De Carlini e Guido Denicolò (per il ministero) e dall’altra Karl Rainer e Ferdinand Willeit (per Palazzo Widmann) con l’aggiunta per i nomi ladini di Hugo Valentin. Semplice nel suo divenire. I commissari non hanno inventato nulla, ma agito esclusivamente secondo i criteri enunciati nel protocollo d’intesa del 22 settembre scorso firmato dal ministro per i Rapporti con le regioni e dal governatore altoatesino. Quali? Sono valsi i criteri per il bilinguismo «delle denominazioni diffusamente utilizzate e delle informazioni generali» ed il «mantenimento dei nomi storici nella sola lingua tedesca, in ogni caso con la traduzione dei termini aggiuntivi come malga, montagna o lago».
LA RELAZIONE. La commissione si è occupata di 1.526 indicazioni monolingui in tedesco (tra toponimi puri e indicazioni di carattere generale). I toponimi rimasti esclusivamente in lingua tedesca rappresentano il 10% del totale, quindi 150 circa. Si tratta di nomi per i quali non esiste il corrispettivo in italiano neppure nel Prontuario del Tolomei, oppure in minima parte esistono denominazioni in lingua italiana, ma non sono diffusamente utilizzate. Non hanno neppure indicazioni di carattere generale come “Spitze” o “See” che potrebbero essere tradotte. Gli esempi nella lista su cui ha lavorato la commissione sono toponimi come «Egger» o «Haidenberg».
Poi ci sono i toponimi tradotti in toto in lingua italiana: rappresentano il 45 per cento del totale, quindi circa 700. Sono toponimi tedeschi per i quali esiste la versione in lingua italiana ed è diffusamente utilizzata. Esempi: Rosengarten-Catinaccio, Königspitze-Gran Zebrù, Rosskopf-Monte Cavallo, Gitschberg-Monte Cuzzo. Ma anche la malga di Revò e la Steinalm-Malga Sasso. In quest’ultimo caso perché il toponimo - paradossi della storia - è diventato diffusamente utilizzato nel gruppo italiano dopo l’eccidio dei finanzieri da parte degli ex-bombaroli. Inoltre tutta una serie di comuni e frazioni, da Lagundo a Fortezza, da Lauregno a Maso Corto. Ma pure Andriano, Burgusio, Tirolo, Valdurna, Cologna, Fortezza, Passo Palade, Assunta (Renon), Merano, Predonico, Termeno, Avigna, Colma, Camminata, Lappago, Vernago. Ed ancora i nomi di manieri, come i castelli Tirolo, d’Appiano e Masaccio.
Ci sono poi i toponimi tradotti in toto in lingua italiana o lasciati in tedesco con l’indicazione di carattere generale in italiano: il 45 per cento del totale e sono circa 700. Comprendono diverse tipologie di indicazioni. La gran parte è stata tradotta in italiano, quando esse siano indicazioni di carattere generale (esempio Fitness Steg diventa percorso fitness); quando siano indicazioni generiche come Pilgerweg, Archeologischer Weg, Besinnungsweg (rispettivamente sentiero dei pellegrini, archeologico e contemplativo); quando si tratta di nomi di luogo legati ai santi - e sono diverse decine - (esempio Nikolaus, Cyprian che diventano Nicola o Nicolò e Cipriano). In questo caso si è preso ad esempio la stessa proposta di legge Svp sulla toponomastica in consiglio provinciale che cita proprio i santi come toponimi che devono essere bi- o trilingui insieme a quelli che riportano nomi di papi, imperatori o personalità storiche. In questo 45% ci sono anche i casi in cui il toponimo tedesco non trova corrispondenza nella lingua italiana ma viene accompagnato dalla traduzione dei nomi aggiuntivi come malga, lago, montagna, cima. Esempi: a Bergalm è aggiunto sul segnale malga, Eidechsspitze è accompagnato da cima.
Tutti i rifugi alpini hanno il loro nome in tedesco ed in italiano, secondo quanto riporta una delibera della giunta provinciale del 2009, a cui la commissione si è attenuta. Esempi sono Radlseehütte-rifugio Lago Rodella, l’Ifingerhütte-rifugio Picco Ivigna, Chemnitzerhütte-rifugio Porro, Radlseehütte-rifugio Lago Rodella.
DURNWALDER E FITTO. Il primo non è completamente soddisfatto della relazione degli esperti, che pur si discosta dal Tolomei e affronta il tema in modo oggettivo, ovvero secondo il criterio del diffuso utilizzo del nome in un gruppo linguistico. Vuole meno nomi in italiano per fare poi dell’intesa con Fitto la base della prossima legge provinciale sulla toponomastica. Importante il ruolo che avrà il Pd, come partner di governo, nella prossima discussione in giunta provinciale. A Fitto va bene quanto uscito dalla commissione paritetica. E a Roma dicono: pacta sunt servanda.
Alto Adige 16-4-11
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venerdì, 15 aprile 2011



Iniziativa informativa sulla passeggiata pedemontana San Giacomo - Castel Flavon

LAIVES. Per domenica 17 aprile il comitato civico di san Giacomo propone una “passeggiata informativa” per tutta la comunità. Partendo alle 14 dalla chiesetta sopra l’abitato di San Giacomo, si percorrerà il tracciato lungo il quale è prevista proprio la passeggiata pedemontana in direzione di Castel Flavon, quella che deve costruire l’ufficio forestale della Provincia. «Lo scopo della passeggiata - dicono gli organizzatori - è anche quello di stimolare l’amministrazione comunale a far completare il lavoro dopo anni di parole». (b.c.)
Alto Adige 15-4-11
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domenica, 10 aprile 2011



«Durnwalder vada da Fitto ma la linea del Pd sono i nomi bilingui»

BOLZANO. «Va bene l’incontro del 14 aprile prossimo tra il presidente Durnwalder ed il ministro Fitto sulla segnaletica di montagna, poi ci vuole però il passaggio in giunta provinciale: una discussione politica che tenga conto di quanto emerso dalla relazione della commissione istituita a seguito dell’intesa governo-Provincia». Così il vicepresidente della giunta provinciale, Christian Tommasini, presente ieri all’assemblea del Cai Alto Adige, insieme al suo collega Roberto Bizzo (entrambi Pd) ed al consigliere comunale Sandro Repetto (Udc). «Sono pienamente d’accordo sul rispetto del bi- e trilinguismo come chiede il Club alpino italiano che sulla segnaletica di montagna ha già svolto lo scorso anno un ottimo lavoro preparatorio, offrendo anche aperture importanti come nel caso del nome “Vetta d’Italia”, ma la base per risolvere lo specifico problema, ovvero i segnali di montagna - non può che essere il ripristino del bilinguismo», ancora Tommasini che si aspetta di conoscere i contenuti della ormai famosa relazione dei 4 saggi - è sul tavolo di Durnwalder e di Fitto - non appena si sarà svolto l’incontro di giovedì prossimo a Roma.
 «Nella primavera 2010 abbiamo preparato una lista di toponimi che secondo noi devono rimanere tradotti sui sentieri di montagna, basando il nostro lavoro sulle carte topografiche Tabacco: ne è scaturita una lunga lista consegnata al prefetto Testi, al ministro Fitto e all’assessore Tommasini», sottolinea Giuseppe Broggi, mettendo in evidenza come «il Cai si senta pienamente legittimato ad esporre la propria idea sulla cartellonistica di montagna». E poi una nota polemica verso «quei politici a cui dà fastidio la nostra posizione e che scrivono lettere alla sede centrale, non sapendo che la nostra associazione è federalista». Pienamente sulla linea tracciata da Broggi si è detto anche Sandro Repetto. «Mi auguro che i due assessori provinciali di lingua italiana portino avanti le istanze del Cai in tema di segnaletica di montagna», afferma il consigliere comunale del capoluogo, secondo il quale «la volontà manifestata dal Club alpino di gestione comune dei rifugi insieme all’Alpenverein è un’ottima proposta uscita già negli anni Settanta». Repetto chiede inoltre la valorizzazione della montagna anche da parte del Comune capoluogo, sfruttando le sinergie con le imprese ed il «know how» altoatesino del settore: dagli impianti di risalita a Casa Clima.
 Per Christian Tommasini «la gestione dei 25 rifugi alpini passati dallo Stato alla Provincia e gestiti fino ad oggi da varie sezioni Cai non può che andare nelle direzione comune di un convolgimento di Club alpino italiano e Alpenverein». «Ho incontrato l’assessore Mussner sull’argomento specifico e non ci sono preclusioni all’idea dei rifugi come patrimonio comune», ancora Tommasini. Una gestione in due che non dispiace neppure a Georg Simeoni, che sottolinea poi i costi di gestione e manutenzione di simili strutture. «Se la Provincia gestisce da sola per un anno i rifugi, poi si renderà conto dei costi», dice provocatoriamente il presidente Avs, restando però attaccato all’utilizzo dei «nomi storici» per quanto riguarda la toponomastica. «Diverso il discorso per il rifugio Bolzano, di proprietà della sezione Cai del capoluogo, che potrebbe finire nel calderone della gestione comune, ma all’interno di un discorso di indennizzo per chi ne ha oggi la proprietà», evidenzia Tommasini, preferendo spostare poi la sua analisi sulla «necessità di conoscere meglio questa terra, per sentirla propria con percorsi - come si sta facendo - che coinvolgono il mondo della scuola e gli stessi volontari del Cai».       (m.dal)
Alto Adige 10-4-11
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mercoledì, 02 marzo 2011



Quei graffiti lasciati nella chiesa del Virgolo dai pellegrini del ’700

MARCO RIZZA
La si vede là sopra, sul Virgolo, mentre domina Bolzano: ed è difficile non chiedersi perché mai qualcuno abbia pensato di costruire una chiesa proprio in quel posto, non propriamente facile da raggiungere. È la chiesa del Calvario, conosciuta anche come chiesa del Santo Sepolcro, uno degli elementi più caratteristici del paesaggio bolzanino. Un edificio sacro, per decenni meta di pellegrinaggio, con una storia molto particolare e una cappella che nasconde un «segreto». Per secoli infatti moltissime coppie si sono recate a questa cappella chiedendo la grazia della fertilità e la possibilità di avere figli. E nel corso del tempo questi pellegrini hanno riempito i muri con quelli che oggi chiameremmo graffiti - e che probabilmente oggi faremmo cancellare. Invece questa tradizione popolare (e la mancanza di restauri invasivi) hanno permesso di mantenere una vera e propria ragnatela di messaggi risalenti anche a tre secoli fa e oltre. La maggior parte sono messaggi d’amore. I testi sono difficili da interpretare ma i segni no: cuori che racchiudono coppie di iniziali spesso unite dal disegno di un fiore. Parole spesso illeggibili ma date molto chiare: 1699, 1705, 1739... Si legge anche qualche nome: Johannes, Hercules, Pietropaoli e vari altri. Insomma storie d’amore che, sia pure a frammenti, riemergono a distanza di secoli. Un fenomeno per altro non raro, come spiega il sovrintendente ai Beni culturali Leo Andergassen: «Graffiti dal XVI secolo in avanti si trovano in diversi luoghi dell’Alto Adige - dice -, anche se non sempre sono messaggi d’amore. Spesso anzi sono proprio il contrario. Nel castello di Montani di sopra, in val Venosta, si legge un “magister asinus” molto esplicito...».
 Ma, per tornare alla domanda iniziale: perché alla fine del Seicento si decide di costruire una chiesa sul Virgolo? Lo spiega Silvia Spada, storica dell’arte, direttrice dei Servizi museali del Comune: «In tutto l’arco alpino nell’epoca della Controriforma si diffonde l’uso di costruire Calvari, ossia luoghi nei quali svolgere una sorta di “pellegrinaggio sostitutivo” nei luoghi della Passione di Cristo visto che il pellegrinaggio vero e proprio in Terrasanta era diventato molto pericoloso. Le Vie Crucis venivano spesso realizzate seguendo dettagliatamente le (presunte) misure del percorso eseguito da Cristo verso il Calvario». Si spiega così la Via Crucis che sale per il Virgolo e si conclude, non a caso, con le tre croci: proprio come sopra Gerusalemme. E il percorso terminava col Sacro Sepolcro, altro tratto caratteristico del cattolicesimo di quegli anni: «Dopo il Concilio di Trento - prosegue Spada - per la Chiesa l’arte assume un ruolo pedagogico ancora più forte: il fedele deve immedesimarsi nelle immagini che vede, e quindi queste immagini devono essere “patetiche”, fortemente emotive e drammatiche». La chiesa del Virgolo - progettata da Andrea e Pietro Delai - riprende non a caso il modello della basilica del Santo Sepolcro di Gerusalemme e ospita un apparato decorativo molto ricco. L’interno della chiesa è visitabile solo chiedendo all’Azienda di Soggiorno (0471-307000).
Alto Adige 2-3-11
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domenica, 06 febbraio 2011



C’è l’accordo sui toponimi

FRANCESCA GONZATO
BOLZANO. Segnaletica di montagna: il lavoro è terminato. La commissione che rappresenta governo e Provincia ha esaurito il proprio compito. Il dossier passa ora alla politica, che dovrà decidere se accogliere o meno la proposta. Governo e Provincia dovranno anche integrare alcune questioni controverse, su cui i quattro tecnici non hanno trovato una intesa. «Gli esperti non hanno risolto tutto», conferma il presidente Luis Durnwalder.
 Il fascicolo è ancora riservato, ma Durnwalder anticipa: «Non ho visto il lavoro. Da quanto mi è stato riferito, è stato raggiunto un compromesso e quindi non saranno contenti al cento per cento né gli italiani né i tedeschi». Da quanto si intuisce, il compromesso che dovranno accettare gli italiani sarà una certa decurtazione sulla microtoponomastica. Va ricordato che l’accordo Durnwalder-Fitto prevede la ricerca di una intesa sui 1500 toponimi monolingui in tedesco verificati dai carabinieri nei 36 mila cartelli installati dall’Avs. La commissione paritetica è composta da Francesca De Carlini e Guido Denicolò di nomina governativa e per la giunta provinciale da Karl Rainer e Ferdinand Willeit (alternato a Hugo Valentin per le questioni ladine).
 La microtoponomastica sarà la pietra di paragone dell’accordo. La sensazione che la lista non conterrà un gruppo di nomi italiani presenti oggi sulle cartine sembra confermata da Durnwalder: «Il filo del ragionamento può essere questo. Molte malghe sono collegate a un maso. Il nome del maso è deciso dalla famiglia proprietaria, è accatastato e non può essere modificato. Spesso si tratta proprio del nome di famiglia. Quindi anche il nome della malga dovrebbe restare nella dizione originaria». Durnwalder fa un esempio: «C’è Steinhof e quindi Steinalm, ma è stata tradotta in malga Sassi, mentre non dovrebbe». Malga Sassi o Malga Sasso? Perché è la famosa Malga Sasso (teatro della strage del 1966) che è conosciuta come la versione italiana di «Steinalm». L’altro tema forte di discussione ha riguardato le frazioni. Quanti masi devono esserci, perché un agglomerato venga considerato frazione? Scontato invece, ricorda Durnwalder, che ogni dizione tecnica come «malga» e «sentiero» debbano tornare sui cartelli anche nella dizione italiana.
 A Palazzo Widmann attendono solo che la commissione chiuda formalmente l’incarico ricevuto. «A quel punto il materiale verrà inviato alla giunta e al commissariato del governo, che a sua volta lo sottoporrà al ministro Raffaele Fitto», riassume Durnwalder. L’incartamento è atteso nel giro di pochi giorni, di sicuro entro la fine di febbraio.
 Le indiscrezioni raccontano di una commissione che ha lavorato in un buon clima, accantonando, perché se ne occupino governo e Provincia, la materia su cui nno è stata possibile una intesa. «Manca la soluzione su un toponimo in Valle Aurina», ha fatto sapere il deputato del Pdl Giorgio Holzmann.
 Questa versione viene confermata a Roma. Lo racconta il deputato della Svp Karl Zeller, che mercoledì ha parlato a lungo con il ministro Raffaele Fitto. Così Zeller: «All’incontro era presente anche il capo di gabinetto del ministro, che in settembre aveva curato la stesura dell’accordo tra ministro e presidente Durnwalder. Ho avuto la sensazione che il lavoro della commissione tecnica venga giudicato positivamente anche al ministero».
 La Svp non fa mistero che quell’accordo potrebbe essere tenuto come base anche per la legge provinciale sulla toponomastica.
Alto Adige 6-2-11
postato da: apritisangia alle ore 06:25 | Permalink | commenti
categoria:sentieri toponomastica

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