mercoledì 18 gennaio 2012

sociale 4


giovedì, 08 dicembre 2011



Volontariato e associazioni, ecco il nuovo portale

 BOLZANO. L’Ufficio affari di gabinetto della presidenza della Provincia in collaborazione con l’Informatica Alto Adige ha dato vita ad un nuovo portale dedicato alle associazioni di volontariato e non-profit che è operativo da questi giorni. L’indirizzo del portale è: http://volontariato.provincia.bz.it.
 Nel nuovo sito gli utenti possono trovare preziose informazioni riguardo alle associazioni ed alle organizzazioni che operano nel settore del volontariato, nonché i servizi offerti dall’Ufficio come ad esempio l’iscrizioni al registro provinciale delle associazioni di volontariato, l’iscrizione al registro provinciale delle associazioni di promozione sociale, gli interventi a favore degli altoatesini all’estero ed i contributi del Fondo sociale europeo per il volontariato. Nel sito si può trovare anche la modulistica per l’iscrizione al Registro provinciale delle persone giuridiche di diritto privato, al Registro provinciale delle organizzazioni di promozione sociale, e per quanto riguarda gli emigrati la domanda di contributo delle associazioni.
 Sono inoltre presenti online nel nuovo sito le pubblicazioni dell’Ufficio affari di gabinetto come: La protezione dei dati personali per gli enti non-profit, Responsabilità giuridica a tutela assicuratuva, Manuale per le organizzazioni di volontariato in Alto Adige ed informazioni per gli emigrati altoatesini che risiedono all’estero.
Alto Adige 8-12-11
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giovedì, 08 dicembre 2011



Sindacati di nuovo uniti: sciopero generale

VINDICE LECIS
ROMA. Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato per lunedì 12 dicembre uno sciopero generale di 3 ore per cambiare la manovra del governo Monti. E’ il primo sciopero unitario dopo 6 anni: l’ultimo era stato proclamato il 25 novembre 2005 contro le misure economiche del governo Berlusconi (all’epoca i segretari di Cgil, Cisl e Uil erano Epifani, Pezzotta e Angeletti). I metalmeccanici della Fiom sciopereranno otto ore (anche per la vertenza Fiat) mentre il 19 si fermerà tutto il pubblico impiego. La svolta unitaria è arrivata al termine di un vertice mattutino che ha deciso di unificare gli scioperi già proclamati separatamente da Cgil (4 ore) e Cisl-Uil (2 ore) fissando in tre ore l’astensione dal lavoro con presidi davanti alle prefetture.
 Preoccupati per le conseguenze della manovra, in particolare sul versante previdenziale, i sindacati hanno sollecitato un incontro al governo «per chiedere i necessari cambiamenti». In un documento unitario i sindacati confederali - allo sciopero aderiscono anche l’Ugl e autonomi - criticano la manovra perché «non risponde ai criteri di equità e crescita» per cui «a pagare sono sempre gli stessi, lavoratori, pensionati e ceti medi. Mancano invece misure tese a far pagare chi non ha mai pagato e chi ha di più». Sul punto più doloroso, il blocco della rivalutazione delle pensioni, Camusso e Bonanni hanno detto che alzare la soglia minima sotto cui è garantita la perequazione automatica a 1400 euro «non basta». Per i due sindacalisti, a margine dell’audizione alla Camera sulla manovra, si tratta di una «cifra bassa perchè bisogna ragionare sui redditi effettivi, visto che in Italia sulle pensioni si pagano le tasse». Dunque «si continua a fare cassa nonostante l’equilibrio finanziario del sistema previdenziale». Sul versante dell’equità «a pagare sono sempre gli stessi, lavoratori, pensionati ed i ceti medi. Su questi ricade il blocco delle rivalutazione delle pensioni, l’aumento della tassazione sulla prima casa, dell’addizionale regionale Irpef, dell’Iva, delle accise sui carburanti». Inoltre bisogna «perseguire con convinzione una svolta epocale nella lotta all’evasione fiscale e prevedere una tassazione sui grandi patrimoni mobiliari e immobiliari». La mobilitazione e la pressione sindacale «per far cambiare opinione al professor Monti», come sottolinea Camusso, potrebbe non fermarsi allo sciopero generale di lunedì. Raffaele Bonanni non esclude una nuova astensione dal lavoro, questa volta di otto ore, entro dicembre.
 La Fiom sciopererà per l’intero turno sia contro la manovra che contro l’estensione del modello Pomigliano proposto dalla Fiat come contratto nazionale dell’auto. Una manifestazione di metalmeccanici si svolgerà a Torino. Le Camere del lavoro Cgil di Bologna, Reggio Emilia e Modena sciopereranno da sole con manifestazioni separate e per tutta la giornata. I lavoratori poligrafici, per denunciare la crisi del settore, impediranno l’uscita dei giornali di martedì.
 Si fermeranno invece il 19 e per otto ore i lavoratori del pubblico impiego: «La manovra approvata dal Governo - affermano i segretari generali di Fp-Cgil, Fp-Cisl, UIl-Fpl e Uil-Pa, Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili - è fortemente iniqua per lavoratori dipendenti e pensionati e sconta l’inaccettabile assenza di confronto con le parti sociali».
Alto Adige 8-12-11
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mercoledì, 07 dicembre 2011



Pensioni più basse per 39.000 altoatesini

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. «La manovra Monti che ci aspetta è molto pesante, in trent’anni all’Inps non ho mai visto nulla di simile». Antonio Giuseppe Morciano, direttore provinciale dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, spiega che 39.000 altoatesini vedranno perdere il potere d’acquisto della loro pensione, penalizzati dalla decisione di abolire nel 2012 e nel 2013 gli scatti d’inflazione.
 In Alto Adige le pensioni in carico all’Inps sono 130.000 in tutto: 90.000 divise tra vecchiaia (55.000) e anzianità (35.000), 11.230 d’invalidità e 28.000 di reversibilità.
 «Facendo due conti posso dire che il mancato adeguamento Istat colpirà il 30% delle pensioni totali».
 In soldoni saranno all’incirca 39.000 gli altoatesini che incasseranno meno.
 Lei cosa ne pensa? «Che vivere un Alto Adige con 1.500 euro al mese non è facile, se poi la pensione resta tale e non viene indicizzata (e cioè adeguata all’indice Istat dell’inflazione) è ancor peggio. Abbiamo visto le lacrime del ministro del Welfare, Elsa Fornero, perché di fatto la manovra va a togliere soldi dalle tasche della gente». Chi si salva? «Non verranno toccati solo gli assegni più bassi, quelli fino a 936 euro, pari al doppio del trattamento minimo Inps».
 Non è facile ma in due parole, cosa cambia? «Tutto. Fino ad oggi si andava in pensione con la cosiddetta “quota 96” (35 anni di contributi e 61 anni d’età) dal 2012 ci vorranno 41 anni ed un mese di contributi per le donne e 42 anni ed un mese per gli uomini ed un’età che sale subito a 62 anni e che entro il 2018 passerà a 66». C’è dell’altro? «Certo, per chi lascia prima dei 62 anni scatteranno penalizzazioni del 2% per ogni anno d’anticipo». Qual è la sintesi perfetta? «Che si tende ad abolire la pensione di anzianità (di servizio)». Questione che ieri il ministro Fornero ha ribadito con chiarezza: dal 2018 non dovrebbe più essere possibile andare in pensione anticipata rispetto all’età di vecchiaia. C’è la corsa alla pensione? «Assolutamente no, semmai il problema è contrario. Per non perdere ulteriore potere d’acquisto, centinaia di altoatesini la rimandano. Le domande di anzianità sono diminuite del 20%, quelle di vecchiaia addirittura del 30%. In totale, le richieste nel 2011 sono scese quasi del 19%: da 5.421 a 4.480». E cosa succederà nel 2012? «Prevedo un ulteriore calo. Stimo che avremo tra le 800 e le 900 domande in meno del 2011». Continueranno a fare eccezione gli insegnanti, gli unici che continuano a scappare? «No, il sistema cambia anche per loro». Siete sotto pressione, bombardati di richieste di chiarimenti o no? «Direi nella norma. Credo però che la soppressione dell’Inpdap (Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell’amministrazione pubblica) che diventerà un tutt’uno con l’Inps creerà anche problemi di sede: via quella di via Pacinotti per accorpare il tutto in piazza Domenicani. Ci sarà gente che si chiederà dove deve andare».
Cosa pensa della manovra? «Che è molto pesante, non per nulla l’hanno chiamata “salva-Italia”, ma andava fatta perché l’emergenza è gravissima. Vedremo se il decreto diventerà legge».
 Perché siamo a questo punto? «Anche perché abbiamo subito per decenni l’anomalia delle baby pensioni con dipendenti statali - e penso ai ferrovieri ed agli insegnanti - che andavano in pensione con quindici anni d’anzianità, magari a 45 anni, per poi darsi al lavoro nero. Ecco - conclude Morciano - paghiamo tutti anche per loro».
Alto Adige 7-12-11
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lunedì, 05 dicembre 2011
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domenica, 04 dicembre 2011



Ogni anno 1.500 anziani subiscono violenza

BOLZANO. Sono circa 1.500 gli anziani altoatesini che subiscono violenza ogni anno. Lo ha denunciato l’Assb in un convegno ad Oltrisarco. Da qualche anno la Procura si è dotata di un gruppo di tutela fasce deboli, spiega il procuratore della Repubblica Donatella Marchesini. Nella maggior parte dei casi mancano denunce concrete. Una delle caratteristiche peculiari delle violenze sulla terza età è l’omertà che si crea intorno al vessatore, la maggior parte delle volte il figlio della vittima, che paradossalmente viene protetto invece che denunciato.
 «Ci troviamo di fronte ad un muro di vergogna o di senso di colpa per non aver saputo educare il proprio figlio». Il questionario, sottoposto a 275 operatori locali tra assistenti sociali, forze dell’ordine e personale medico e paramedico, dipinge una situazione che aumenta di criticità proporzionalmente al livello di dipendenza dell’anziano dai familiari, anche se non convive con loro. Nel 70% dei casi la violenza si manifesta sottoforma di trascuratezza, «sono proprio quelle persone che hanno più bisogno di attenzioni che risentono del problema - spiega il direttore dell’Assb Bruno Marcato - spesso gli anziani vengono abbandonati in condizioni igieniche precarie, senza nessuno che li accudisca né che si occupi della loro casa». Nel 53% dei casi la responsabilità ricade sul figlio maschio, «solo una volta nella mia carriera ho visto un caso di una figlia», commenta il procuratore Marchesini. Un dato rilevante sta nella non distinzione di genere della vittima; nel 55% delle risposte degli addetti ai lavori non fa nessuna differenza che si tratti di uomo o donna, il 24% assegna il primato alle donne e solo nell’1% dei casi è il nonno ad avere la peggio. Nella maggior parte dei casi sono proprio gli operatori sociali i primi a venire a conoscenza del problema, direttamente dalla vittima o da un suo familiare. In questo senso la maglia nera va ai medici di base, «solo uno ha risposto al questionario - lamenta il procuratore Marchesini - e sostanzialmente per dire che non sa nulla, quando invece è proprio dagli ambulatori di medicina di base che dovrebbero arrivare le segnalazioni, grazie alla vicinanza che i medici possono vantare con il cittadino».
 Fuori dalle mura domestiche esistono inoltre molte altre violenze per le quali gli anziani sono vittime designate. In primis le truffe, spiega il capo della mobile di Bolzano Giuseppe Sangiovanni, «sono molto più diffuse di quanto non si creda e spesso non vengono denunciate per vergogna». Copioni affilati come rasoi, recitati da persone convincenti che traggono in inganno con estrema facilità, nonostante poi raccontandole ci si renda conto di quanto si è stati creduloni. Le più diffuse, spiega il funzionario, sono di tre tipi.
 IL FALSO DIPENDENTE. (falso medico o vigile urbano) Si presenta in casa insieme ad un compare, con una scusa l’anziano viene distratto mentre il compare svuota i cassetti e poi si esce come se il presunto problema fosse risolto.
 LA FINTA EREDITÀ. Una persona distinta si avvicina alla sua vittima facendo finta di cercare una persona nota per consegnarle un ricco lascito in denaro, poi si avvicina il compare dicendo che quella tal persona è morta, il finto benefattore afferma allora che non vuole assolutamente portare indietro i soldi e che li regalerà ai due passanti (vittima e compare), ma che servono delle marche da bollo e un atto notarile, quindi una spesa di poche centinaia di euro. Ricevuti i soldi i due spariscono.
 IL FINTO PARENTE. La vittima riceve una telefonata di una persona che si spaccia per un nipote lontano che ha bisogno di un prestito immediato. Fuori dalla porta di casa c’è il compare che controlla i movimenti della vittima, si assicura che ritiri i soldi richiesti e si avvii verso l’appuntamento. Il presunto parente richiama per spiegare che non può andare all’appuntamento ma che manderà un amico fidato per ritirare il denaro. Avvenuta la consegna, spariscono. (r.v.)
Alto Adige 4-12-11
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domenica, 04 dicembre 2011



«Bolzano non è un’isola felice per chi non ha più casa e deve pagare per i figli»

RICCARDO VALLETTI
BOLZANO. Le condizioni spesso penose dei padri separati e divorziati sono ormai diventate argomento di dominio pubblico, tanto che in tv sono diventate trama da fiction, come nel caso della serie “Sarò sempre tuo padre”, con Beppe Fiorello protagonista su Rai 2.
 «La ricca realtà bolzanina non è esente da questo problema - afferma Elio Cirimbelli, direttore del Centro separati e divorziati -. In questi giorni ho contattato Fiorello per chiedergli le ragioni del suo impegno televisivo e mi ha detto che gli sembrava doveroso dare voce a questo fenomeno sociale che si sta espandendo notevolmente». Bolzano per i genitori separati non è un’isola felice, prosegue il direttore dell’Asdi, «anche qui da noi ci sono persone costrette a vivere in auto o in un garage in seguito ad una separazione». L’Alto Adige ha raccolto tre storie vere (i nomi sono stati cambiati per la tutelare i minori) di padri separati bolzanini.
 Eccole.
 LA VITA IN FURGONE. Giovanni lavora sodo tutto il giorno per tenersi stretto il suo posto da operaio cinquantenne, e quando il turno finisce torna a casa, nel cassone del suo furgone. La ditta per cui lavora ha tagliato gli straordinari per via della crisi e così il suo stipendio si è ridotto a 1.100 euro. Impossibile per lui sostenere un affitto col prezzo di mercato di Bolzano, anche perché sta pagando un mutuo. Giovanni si è separato un anno dopo aver cambiato casa. Quella dove stava con la sua famiglia era troppo piccola, serviva una camera in più per le sue due bambine.
 Poi il matrimonio è finito, la casa è rimasta a sua moglie e lui sta ancora pagando, con l’aggiunta di 400 euro al mese di mantenimento. «Vivo in un furgone perché è l’unico modo di riuscire a mettere da parte qualche decina di euro al mese - racconta -. Il mio sogno è quello di riuscire un giorno ad avere una casa con due stanze, per avere un posto in cui giocare con le mie piccole».
 Nel frattempo le sue figlie riesce ad incontrarle in casa della sua ex con tutto quello che la situazione può comportare, «avevo chiesto aiuto all’Ipes ma mi hanno risposto che per i single non c’è niente che si possa fare».
 2 DIVORZI, 1 GARAGE. Credere nell’amore per due volte e rimanere scottato in entrambi i casi, succede di rado ma per chi l’ha vissuto le conseguenze sono impressionanti. Con i suoi 54 anni, solo e con uno stipendio sicuro da 1.700 euro, Sergio potrebbe anche essere tranquillo.
Lui però vive in un garage, perché dei suoi due matrimoni gli è rimasto un conto salato da pagare, 370 euro per uno e 740 per il secondo, rispettivamente una e due figlie. Ma non bastano, perché la sua corrispondenza è intasata da richieste di pagamento per i corsi e lo sport delle figlie, che regolarmente le ex gli fanno recapitare. «La mia vita ormai si riduce a questo - racconta - pago finché posso e poi aspetto la fine del mese per ricominciare». La paura di perdere la dignità lo immobilizza, «vivo come un latitante, come se dovessi vergognarmi di quello che faccio», chiedere aiuto alle istituzioni è stato inutile, «al Comune ci è mancato poco che si mettessero a ridere, perché credono che lo stipendio che prendo sia mio davvero. Ma così non è».
 DUE MINUTI. Prima di varcare la soglia dell’aula, Stefano stava ancora ripassando il discorso che avrebbe voluto fare al giudice che stava per decidere la sua separazione. Dopo due minuti, senza proferire parola, è uscito senza più casa né moglie e con il conto da pagare. «Mi hanno trattato come una pratica di routine - racconta ancora incredulo - non mi hanno fatto nemmeno aprire bocca, mi hanno solo presentato la lista della spesa».
 Stefano è finito in una camera in condivisione, «questo è come ne sono uscito, con una brandina e un comodino e con il bagno da spartire con altre 4 persone». Senza nemmeno la famiglia a fare da sostegno, arriva prepotente la depressione. «Ho pensato più volte al suicidio - confessa commosso - ma mi ha salvato mia suocera, che mi ha sempre voluto bene, mi ha dato qualche soldo per comprarmi dei vestiti e mi ha trovato un monolocale».
Alto Adige 4-12-11
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sabato, 03 dicembre 2011



Under 30: i più penalizzati dalla recessione economica

ROMA. Al centro della crisi economica italiana ci sono i giovani. Sono loro a pagare il prezzo più alto: in tre anni, dal 2007 al 2010, sottolinea il rapporto del Censis, il numero degli occupati è diminuito di 1 milione e 160mila unità.
 «La crisi si è abbattuta come una scure su questo universo» si legge nell’indagine che si sofferma in particolare sulla «generazione degli under 30: incapace di trovare dentro di sé la forza di reagire». Un po’ meglio è andata alla generazione immediatamente precedente. Anche nella fascia d’età tra i 35 ed i 44 anni la crisi ha fatto delle vittime, ma l’impatto è stato decisamente più contenuto: 100mila posti di lavoro in meno, per un calo pari all’1,4 per cento.
 Inoltre, in un confronto con i coetanei europei, la percentuale di giovani che decidono di restare fuori dal mercato del lavoro e da quello della formazione è molto più alta. Se in Italia l’11, 2 per cento dei giovani di età compresa tra 15 e 24 anni, e il 16,7 per cento di quelli tra 25 e 29 anni, non è interessato né a studiare né a lavorare, la media dei 27 Paesi Ue è pari rispettivamente al 3,4 e all’8,5 per cento. Decisamente più bassa in Italia anche la percentuale di giovani che lavorano: 20,5 per cento tra i 15-24enni, contro il 34 della media Ue, e 58,8 per cento tra 25-29enni, contro il 72,2 degli altri paesi. I giovani italiani, secondo lo studio, risultano anche essere poco intraprendenti: non sono granché propensi a proporsi per lavorare all’estero. Un’indagine dell’Eurobarometro condotta sui ragazzi europei rivela che gli italiani sono in assoluto i meno desiderosi di trasferirsi in un paese dell’eurozona. Solo il 40 per cento lo farebbe e, di questa percentuale, solo il 15 resterebbe “fuori casa” per un lungo periodo di tempo. L’indagine segnala poi la perdita di appeal tra le nuove generazioni di una delle «figure centrali del nostro tessuto economico», quella dell’imprenditore: appena il 32,5 per cento dei giovani italiani tra i 15 ed i 35 anni dichiara di voler mettere su un’attività in proprio.
 In calo poi i laureati, che il mercato del lavoro non assorbe. «Sul versante dell’alta professionalità - spiega l’istituto di studi sociali - siamo di fronte al paradosso di una scarsa, e tendenzialmente in contrazione, produzione di laureati, rispetto alle altre economie avanzate, che ci colloca ancora molto lontani dall’obiettivo comune europeo di giungere al 40 per cento di popolazione di 30-34 anni in possesso di titoli d’istruzione terziaria, e un mercato del lavoro non in grado di assorbirla completamente».
 Di contro, se il mercato è saturo di figure professionali di alto livello, non conosce crisi quello dei mestieri manuali. Nel 2011 sono stati i lavoratori più richiesti. E quello manuale è terreno d’occupazione per oltre 8 milioni di persone (pari al 36 per cento degli occupati). (a.d’a.)
Alto Adige 3-12-11
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giovedì, 01 dicembre 2011



Un giovane su tre è senza lavoro

ROMA. Vola la disoccupazione a ottobre, ai massimi dal 2010, e un giovane su tre è senza lavoro. L’inflazione invece a novembre ha registrato un calo rispetto a un anno fa. A raccontarlo sono i dati provvisori diffusi ieri dall’Istat che rileva come il tasso di disoccupazione si sia assestato all’8,5%, mentre la crescita dei prezzi è scesa dello 0,1% a quota 3,3%.
 Il numero dei disoccupati, pari a 2 milioni 134 mila, aumenta di 53 mila unità rispetto a settembre, mentre su base annua si registra una crescita di 37 mila unità. L’allargamento dell’area della disoccupazione riguarda esclusivamente gli uomini. Il tasso giovanile (ovvero tra i 15 e i 24 anni) è poi pari al 29,2%, in diminuzione rispetto a settembre, ma in aumento su base annua. Per quanto riguarda invece gli occupati: a ottobre erano 22.913 mila, un livello sostanzialmente invariato rispetto a settembre. Il risultato è sintesi di un calo della componente maschile e di una crescita di quella femminile. Nel confronto con l’anno precedente l’occupazione cresce di 53 mila unità.
 Sul fronte inflazione, la crescita dei prezzi al consumo frena, assestandosi al 3,3%, con una diminuzione dello 0,1% rispetto a ottobre. Vola a novembre il prezzo di zucchero, caffè e gioielli. Il rallentamento dell’inflazione deriva da un aumento del tasso di crescita dei prezzi dei beni più che compensato dalla diminuzione di quello dei servizi.
 In allarme sindacati e categorie. «Si rischia la disoccupazione di massa» commenta Vincenzo Scudiere, segretario confederale della Cgil, che punta il dito contro «l’insipienza del governo precedente». Anche per Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl «la situazione rischia di peggiorare, alla luce delle previsioni di crescita zero per il 2012». E il leader Uil Luigi Angeletti teme «che la velocità di incremento della disoccupazione sia in accelerazione» e decine di migliaia di posti a rischio nel 2012. Per Confcommercio il calo dell’inflazione «conferma sia la debolezza, ormai grave, dei consumi delle famiglie sia la natura fiscale dell’incremento dei prezzi ad ottobre, attribuibile alla variazione dell’aliquota Iva». Poco ottimista anche Confesercenti per la quale la frenata dell’inflazione «non deve illuderci e non deve far accantonare la necessità di misure forti per la crescita».

Alto Adige 1-12-11
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mercoledì, 30 novembre 2011



Festa grande per i volontari

LAIVES. I volontari del circondario di Laives, Bronzolo e Vadena hanno fatto festa. L’occasione è stata la serata di premiazione di coloro che, attraverso un sondaggio che ha avuto luogo nelle scorse settimane, sono risultati i più nominati dalla gente. A promuovere l’iniziativa è stato il distretto sociale, che ha pensato di distribuire migliaia di schede tra Laives, Bronzolo e Vadena schede sulle quali, in forma anonima, chiunque poteva segnalare il nome di un volontario o una volontaria, ritenuti meritevoli di particolare riconoscimento per l’impegno in favore degli altri. Le schede poi dovevano essere imbucate nei “totem” sparsi sul territorio e così, dallo spoglio delle 2012 schede restituite, sono risultati più apprezzati i seguenti volontari: per Laives Renata Vesco ed Edda Ornaghi, due donne molto conosciute per il lavoro con gli anziani; per quanto riguarda Bronzolo, premio a Carmen Manzana, presidente sempre al lavoro con il gruppo delle donne rurali e a Ruben Sadei, che è una delle anime del gruppo giovanile “Flowers” in paese; a Vadena la gente ha dato la preferenza a Erika Dalmonego Micheletti, altra donna molto conosciuta in tutto il circondario per la vitalità e lo spirito con cui organizza le attività del gruppo anziani locale e insieme a lei, premio anche a Roberto Marino, personaggio dai molteplici interessi: come volontario con il gruppo missionario di Vadena, come amministratore comunale per tanti anni e anche come poeta che ha all’attivo già alcune pubblicazioni in rima.
 Spazio anche alle “frazioni”, infine: per quanto riguarda il volontariato a Pineta, riconoscimento ad Anna Salvatori, del gruppo anziani e a San Giacomo riconoscimento a Elena Cattoni, impegnata su vari fronti. (b.c.)
Alto Adige 30-11-11
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martedì, 29 novembre 2011



Gli asili costano il triplo a Bolzano, Merano e Laives

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. «Gli asili di Bolzano, Merano e Laives sono i più cari di tutto l’Alto Adige con rette mensili che oscillano tra i 71 ed i 74 euro al mese. Tre volte più costosi di Rasun, Silandro e Gais».
 Walther Andreaus, direttore del Centro tutela consumatori, spiega che mai come in tempo di crisi le famiglie stanno attente a far quadrare i conti: «Vorrei che il Comune di Bolzano mi spiegasse perché il servizio in città costa ai genitori tre volte di più che altrove».
 Pronta la risposta dell’assessore alle scuole materne Judith Kofler Peintner: «Sì è vero, siamo più cari ma dobbiamo gestire 40 edifici, seguiamo 2.800 bambini ed abbiamo 300 famiglie sotto la soglia di reddito che non pagano nulla».
 Da dove saltano fuori tariffe tanto differenti?
 Andreaus precisa che il centro ha elaborato i dati dell’osservatorio Astat.
 «Se prendiamo le rette salta fuori che i tre Comuni più cari sono Laives, Bolzano e Merano, con un costo rispettivo pari a 74 euro per il primo figlio e 71 euro per il secondo e il terzo. I tre comuni più convenienti sono invece Rasun Anterselva, Silandro e Gais, con un costo rispettivo pari a 23, 25 e 26 euro. Se poi paragoniamo le tariffe del Comune di Laives con Rasun ci tocca constatare una differenza di costo superiore al 200%. Calcolando, a titolo di esempio, nove pagamenti - per nove mesi - saltano fuori 666 euro per Laives e 213 per Rasun. In soldoni 452 euro in più». La Peintner non si tira indietro: «Anche noi abbiamo tariffe alte che restano, comunque sia, sotto la soglia della cifra consigliata dalla Provincia».
 Può spiegarsi meglio? «Certo, la Provincia ci consiglia di chiedere un massimo di 78 euro per la tariffa “normale”, per capirci quella che vede il bimbo uscire alle 14.45, e noi ne chiediamo 73 e ci propone 102 euro al mese per il tempo pieno (fino alle 17) e noi invece chiediamo alle famiglie 89 euro».
 Ma come mai Bolzano costa comunque di più?
 «Perché abbiamo 40 scuole per l’infanzia, 35 delle quali gestite direttamente da noi ed altre 6 in convenzione. E tutte ci costano un sacco di soldi. In città esistono poi anche altre 4 scuole materne private che ogni tanto ci chiedono un sostegno che noi concediamo. I genitori devono capire che nei paesi riescono ad organizzarsi meglio, magari l’asilo non è a sé stante ma è conglobato in un’altra scuola e per esempio riesce ad abbattere i costi di riscaldamento e di personale. Magari si trova a fianco di un centro anziani ed il cuoco che serve l’uno serve anche l’altro, da noi invece non è mai così».
 Andreaus non s’arrende e continua a dare cifre. «Se prendiamo le tariffe per due bambini scopriamo che i tre Comuni più cari sono Appiano, Tirolo e Bronzolo, con un costo rispettivo pari a 136, 134 e 130 euro. I tre Comuni più convenienti sono invece Rasun, Senale S. Felice e Silandro, con un costo rispettivo pari a 46, 48 e 50 euro. Anche in questo caso la differenza tra il Comune più virtuoso e quello più caro è rilevante e supera il 190%. Se simuliamo i nove pagamenti, il totale rispettivo equivale a 1.224 euro per Appiano e 418 per Rasun: 805 euro in più!».
Alto Adige 29-11-11

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lunedì, 28 novembre 2011



Affido condiviso, convegno dei genitori 

BOLZANO. Sabato 3 dicembre alle 9 nella sala di rappresentanza del Comune di Bolzano, in vicolo Gumer 7, si terrà un convegno sul problema dell’affidamento dei figli nelle famiglie separate, organizzato da alcune associazioni locali. Il tema è quello dell’affidamento dei figli nelle separazioni, un fenomeno molto esteso che riguarda fasce sempre più ampie della società. «Il disagio sociale generato dalle separazioni - spiegano le associazioni Asdi e Figli per sempre -, dall’impoverimento dei soggetti coinvolti, dalla contesa dei figli e dagli attriti che ne derivano, richiede misure efficaci, urgenti, concrete. Soprattutto perchè le conseg uenze più gravi e dolorose le pagano i bambini coinvolti loro malgrado nella separazione delle persone a cui sono maggiormente legati e da cui non vorrebbero separarsi». A cinque anni dall’entrata in vigore della Legge 54 del 2006 sull’affido condiviso dei figli, che ha introdotto il principio fondamentale del diritto del minore a mantenere rapporti equilibrati e continuativi con entrambi i genitori, «è necessario un momento di riflessione per condividere tra le parti interessate pareri, valutazioni e critiche sulla legge e la sua applicazione, dato che secondo alcuni addetti ai lavori si tratta di una normativa le cui disposizioni sono largamente ignorate.
 Al centro del convegno la relazione di Elisabeth Roilo, magistrato della Sezione Civile del Tribunale di Bolzano, cui seguiranno gli interventi del medico pediatra Vittorio Vezzetti, dell’avvocato Davide Romano, della psicologa Silvia Oddo e dei mediatori Cristina Landi e Elio Cirimbelli. (a.c.)
Alto Adige 28-11-11
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domenica, 27 novembre 2011



I segreti del Durp (dichiarazione unificata di reddito e patrimonio) illustrati dalla Cgil

LAIVES. Tutto quello che c’è da sapere sulla Durp, la nuova dichiarazione unificata di reddito e patrimonio, messa in campo dalla Provincia per snellire e sburocratizzare le domande di richieste di contributi per prestazioni sanitari e assegni familiari: se ne parlerà domani sera grazie ad un’iniziativa del Caaf Cgil-Agb che ha organizzato una serata al centro Don Bosco di via Kennedy, 94 a Laives. A disposizione della cittadinanza, per rispondere a quesiti e dissolvere dubbi, ci saranno per la Provincia il direttore dell’Ufficio anziani e distretti sociali, Luca Critelli, e per il Caaf Cgil la responsabile del servizio Durp, Karin Pirpamer, assieme al direttore del Caaf Marco Pirolo. L’appuntamento è alle 19.30 e nel corso della serata gli esperti in materia saranno a disposizione anche per ricordare scadenze come quella dell’assegno regionale familiare: «Il termine per questa domanda - spiega Pirolo - è fine anno: ma per poter inoltrare la richiesta è necessario aver presentato la dichiarazione. Con la Durp è possibile richiedere contributi per l’assegno familiare, per l’esenzione dal ticket e altro.

Alto Adige 27-11-11
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domenica, 27 novembre 2011



Pensionati senza soldi per il treno

BOLZANO. Nella categoria dei “portoghesi” figurano da sempre cultori della trasgressione, furbi di professione, studenti che hanno dilapidato la paghetta in Marlboro, extracomunitari che la paghetta se la sognano. I pensionati non c’erano ancora, nell’elenco. Fino a ieri, quando un controllore delle Ferrovie ne ha beccati un paio, anzi una coppia, senza biglietto sul treno regionale Trento-Bolzano. «Siamo senza soldi, non possiamo permetterci di pagare il biglietto», gli hanno risposto. Alla richiesta di controllare i documenti, la coppia di bolzanini - 73 anni lui, 71 lei - rifiuta recisamente. E allora al controllore non resta che affidarli, all’arrivo nella stazione di Bolzano, agli agenti della Polfer, come regolamento comanda. Gli agenti li accompagnano nel loro ufficio, li fanno accomodare, e tornano a chiedere i documenti: «Non li abbiamo», ribattono. Gli agenti insistono e loro, come si dice in burocratese, “declinano le loro generalità” a voce, insistendo sul fatto di essere sprovvisti di documenti. Ma “quelle” generalità insospettiscono gli agenti, che insistono: «Documenti, per favore: dare false generalità è un reato che comporta condanne fino a un anno di reclusione e 516 euro di multa». A quel punto la signora scoppia in lacrime e il marito capisce che il gioco non può reggere: tira fuori i documenti con i veri nomi e cognomi. Si tratta di due bolzanini, pensionati, vestiti in modo modesto ma non dimesso, che giurano di non essere in grado di pagare il biglietto del treno, «con quello che prendiamo di pensione». «Dovevamo andare a Trento a trovare una persona e abbiamo deciso di provarci senza biglietto. Ci è andata male».
 A quel punto gli agenti della Polfer guidati dal dirigente Vincenzo Tommaseo li hanno lasciati andare verso casa, dopo aver compilato l’indispensabile verbale che farà scattare un’altrettanto ineludibile denuncia. Che spetterà al giudice...giudicare per quello che è: un caso di ordinaria, modernissima miseria. (f.za.)
Alto Adige 27-11-11
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sabato, 26 novembre 2011



Democrazia diretta, sì alla proposta Svp

BOLZANO. Non approderà al dibattito in consiglio provinciale il disegno di legge di iniziativa popolare sulla democrazia diretta. Ieri la prima commissione legislativa del consiglio ha infatti respinto il passaggio alla discussione articolata: hanno votato contro i consiglieri della Svp (il presidente Noggler, Schuler, Stirner e Munter) mentre hanno votato a favore i tre rappresentanti dell’opposizione ossia Mair, Seppi e Urzì. Arriverà in aula invece, come era scontato, il disegno di legge sullo stesso argomento preparato proprio dalla Volkspartei per «disinnecare» quello proposto da Iniziativa per più democrazia e sul quale erano state raccolte oltre 10 mila firme. Il ddl della Stella Alpina è stato approvato con 5 sì e 2 no e sarà discusso in aula il 5 dicembre. Il nodo principale è la possibilità di indire referendum provinciali: Iniziativa proponeva un quorum del 15% e di ridurre da 13 mila a 10 mila le firme necessarie per la presentazione dei quesiti; il ddl della Svp invece annulla il quorum ma prevede 27.500 firme.
Alto Adige 26-11-11
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sabato, 26 novembre 2011



«Non indebitatevi per i regali»

BOLZANO. Il servizio Caritas “consulenza debitori” rivolge un pubblico appello a non spendere troppi soldi nel periodo natalizio per evitare l’indebitamento. “La nostra valutazione è che quasi ogni quarto regalo viene pagato a rate, con tendenze in salita” sostiene Petra Priller, responsabile del servizio consulenza debitori. La critica va anche verso l’apertura domenicale dei negozi nel periodo natalizio.
 “Davanti ad una situazione economica sempre più preoccupante, ad un’alta percentuale di disoccupati, pensionati con pensioni minime ed al fatto che sempre più persone devono chiedere un inserimento al minimo vitale presso i distretti sociali, non ci si meraviglia che sempre più persone ricorrono a prestiti per pagare i regali” dice ancora Priller.
 Secondo l’analisi di Prestiti.it circa 360.000 di italiani in pensione, nell’ultimo anno, hanno avuto necessità di ricorrere al credito al consumo. Un’altra indagine fatta dalle Acli nazionali fa capire che una famiglia su quattro chiede un aiuto ai parenti per supportare momenti difficili.
 “La cosa triste in questo capitolo è che ci dimentichiamo che Natale è la festa di Gesù, il quale è arrivato da noi, per liberarci dai nostri debiti. Chiaramente non si intendono i debiti economici, ma i peccati che ogni persona porta con sé”, dicono i direttori della Caritas Renato Bertuzzo e Heiner Schweigkofler.
 “Il fatto, che prima e durante il periodo d’Avvento i negozi rimangano aperti anche di domenica, per attivare ancor di più il consumismo, è sorprendente”. La Caritas bolzanina si associa alla critica fatta recentemente dal vescovo Ivo Muser, che nei giorni scorsi si era espresso molto duramente sull’apertura selvaggia dei negozi.
Alto Adige 26-11-11
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venerdì, 25 novembre 2011



Isoke: io torturata, bastonata e violentata

LUCA STICCOTTI
La storia di Isoke Aikpitanyi è un incubo della modernità, un percorso di vita che ci svela i risvolti più torbidi del nostro attuale livello di civiltà. Nigeriana, 31enne, Isoke è arrivata in Italia nel 2000 impegnandosi nel pagamento di un’importante cifra, convinta di andare a lavorare in un supermercato. Nel giro di breve tempo si è invece ritrovata invischiata nei terribili meccanismi della mafia nigeriana, costretta a prostituirsi. Ma, a differenza di altre sue «colleghe» da questa moderna schiavitù ha trovato la forza e la fortuna di uscirne, rischiando la vita. Da quel momento ha profuso ogni suo sforzo con l’intenzione di denunciare i meccanismi della moderna tratta delle donne. Isoke ha anche scritto un libro in cui ha raccontato le storie delle schiave, un libro con la prefazione di Susanna Camusso e che è valsa alla ragazza nigeriana il plauso di Roberto Saviano, che ha avuto occasione di incontrare più volte. Isoke Aikpitanyi sarà l’ospite principale, questa sera alle 20.30, dell’iniziativa Stop Violence organizzata in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ed ospitata dal Nuovo Teatro di San Giacomo di Laives. L’abbiamo raggiunta al telefono e le abbiamo rivolto alcune domande.
Quali sono le caratteristiche specifiche della mafia nigeriana? Com’è organizzata?
 «Anche la Nigeria come ogni altro paese è afflitta da una sua malavita locale. Nello specifico la mafia nigeriana è attiva nell’ambito soprattutto del traffico degli esseri umani, delle donne nello specifico, ma anche nella droga. I proventi del traffico vengono poi investiti in altre attività, soprattutto illecite. Nella mafia nigeriana lo sfruttamento delle donne fa capo alla figura della «maman», una donna che ha il compito di convincere, o meglio costringere, le ragazze a prostituirsi per poter saldare progressivamente il debito che hanno contratto per venire in Europa. Poi ci sono degli uomini che si occupano delle ragazze quando queste provano a ribellarsi, dando loro «lezioni» per le quali naturalmente fanno uso delle maniere forti. I proventi della prostituzione sono poi destinati in Nigeria, dove risiedono i capi più importanti dell’organizzazione. Per questo sistema l’essere umano è solo una merce alla base di un affare. Niente di più».
Quanto è difficile liberarsi da questa schiavitù? La legge italiana tra l’altro non favorisce più di tanto questo desiderio di riscatto...
 «Ancora oggi, a 20 anni dall’inizio di questo fenomeno, c’è una forte tendenza a semplificare, indicando come unici “problemi” la prostituzione e la clandestinità. Dobbiamo invece ribadirlo una volta per tutte: le ragazze sono costrette a diventare schiave e vanno quindi liberate. Punto e basta. Bisogna dire chiaramente di chi è la colpa di quello che succede. Le leggi che sono state fatte in questi anni sono repressive nei confronti degli immigrati e si ripercuotono quindi anche su queste ragazze, impedendo ogni loro tentatino di inserimento “normale” nella società. Invece bisogna dare loro una via d’uscita perché quando scelgono di ribellarsi pagano dei costi altissimi, rischiando anche la vita come è capitato anche a me».
Quale livello di solidarietà ha trovato in Italia da parte delle associazioni che difendono i diritti delle donne?
 «La solidarietà l’ho sentita molto quando è uscito il mio libro. Ma poi con il tempo l’interesse va scemando. In definitiva le vittime rimangono sempre da sole a combattere con i trafficanti. Non voglio fare di ogni erba un fascio, ma alla fine è così».
Lei ha avuto provocatoriamente occasione di ringraziare i “clienti”, dicendo che in definitiva sono stati loro, in molti casi, l’unico vero sostegno umano per le ragazze che si volevano liberare. Questa cosa è un po’ difficile da spiegare...
 «È molto complesso infatti. Spesso i “clienti”, questi maschi che potremmo identificare come principali responsabili della situazione, diventano una risorsa fondamentale. Ma questo è anche il segnale che le istituzioni non stanno facendo la loro parte. Comunque è proprio così: la maggior parte delle ragazze che ne sono uscite in questi anni ci sono riuscite grazie all’aiuto del loro compagno o di un loro amico che si assume la grande responsabilità di accompagnarle nella ricerca di una via d’uscita».
La situazione oggi è cambiata in meglio oppure no?
 «Qualcuno dice che sono pessimista, ma una recentissima ricerca mi ha dato ragione evidenziando un peggioramento della situazione. Anche oggi ragazze sempre più giovani arrivano in Italia per subire ogni genere di violenza, dovendo pagare ancora il loro debito ed anche gli altri costi del “sistema”, come il subaffitto dei marciapiedi da parte di altre mafie locali. Le ragazze poi sono oggi ancora più invisibili di prima, grazie alla legge sui clandestini. I clienti sono gli unici che riescono ad entrare in contatto con loro. L’aumento del numero di aborti è una conferma di ciò ed anche i decessi per malattie curabile come la tubercolosi stanno ad indicare che queste ragazze in certi casi muoiono solo perché, di fatto, per loro è semplicemente impossibile l’accesso alle strutture sanitarie».

Alto Adige 25-11-11
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giovedì, 24 novembre 2011



Fathia Mokhtari, italiana al 100%

FABIO ZAMBONI
BOLZANO. «E’ una follia negare la cittadinanza ai bambini stranieri nati in Italia»: così il Capo dello Stato Giorgio Napolitano martedì di fronte a una delegazione delle chiese evangeliche ricevuta al Quirinale. Una settimana prima, il Presidente aveva ribadito il concetto durante un colloquio con una rappresentanza dei “nuovi cittadini italiani”. Un problema molto sentito anche a Bolzano, dove ieri l’assessore provinciale competente Bizzo, varando la nuova legge provinciale sull’immigrazione ha sottolineato «la bella coincidenza fra l’entrata in vigore della legge e l’appello di Napolitano». Occasione opportuna, l’esternazione di Napolitano e il problema in sé, per sentire che cosa ne pensa Fatiha Mokhtari, che nel 2007 fu la prima bolzanina figlia d’immigrati a ottenere la cittadinanza italiana alla prevista “scadenza” dei 18 anni: «Non che prima mi sentissi straniera, ma fu un momento importante - ci racconta Fatiha, al telefono da Bologna dove ora studia Giurisprudenza -. Mi sono sempre sentita bolzanina al cento per cento, anche se quando ritornavo a casa, in famiglia, entravo in un mondo diverso, e in un’altra lingua e cultura. Ma non mi consideravo metà italiana e metà marocchina. La mia seconda vita era una vita in più che mi arricchiva, non un limite».
 Ha sentito le parole di Napolitano? «Sì, e le condivido in pieno: se uno nasce in Italia dovrebbe essere considerato subito italiano. Quando sarò avvocato, spero di poter aiutare gli immigrati nelle loro battaglie legali».
 Torniamo a Bolzano, dove Artan Mullaymeri, presidente della Consulta comunale per gli stranieri, ieri ha assistito al parto della nuova legge provinciale: «Per la prima volta abbiamo una legge, e questo è positivo. La vera novità è che coordina tutti gli interventi a sostegno dell’immigrazione, prima separati e problematici. E poi alla Consulta comunale se ne aggiunge una provinciale. La legge ora è pronta ma mancano le norme d’attuazione, che le varie commissioni elaboreranno nelle prossime settimane. Il regolamento interno dovrà passare per il Consiglio provinciale. Le norme esistenti fino ad ora si erano occupate solo della prima accoglienza, adesso si cuole un intervento mirato alle nuove generazioni, ai figli degli immigrati. La legge che prevede la maggiore età per la cittadinanza risale al ’92: forse è il momento di aggiornarla...».
 Quanti minori sono interessati in Alto Adige?
 «Dati freschissimi: nel 2007 i minorenni stranieri erano il 5,6 per cento del totale, ora sono il 17,2. Nel 2010 il 24 per cento dei nuovi nati erano figli di stranieri».

Alto Adige 24-11-11
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domenica, 20 novembre 2011



CREMAZIONE

FABIO ZAMBONI
BOLZANO. La cremazione, sempre più diffusa come alternativa alla sepoltura, lascia ai parenti del defunto un dubbio ricorrente: cosa fare delle ceneri? Tre le opzioni: tumulazione (spesso nel loculo), conservazione a domicilio dell’urna cineraria, dispersione. La terza esaudisce spesso il desiderio del defunto di sparire per sempre in un luogo amato: il mare, una montagna, un sito speciale. Ma la scelta non è così libera. Ci sono norme legislative e ci sono auspici religiosi. Che, da ieri, sono divergenti. Il vescovo Ivo Muser e i decani della diocesi di Bolzano-Bressanone si sono infatti incontrati nella mattinata di ieri, per affrontare il tema, dichiarandosi contrari a entrambe le pratiche: «Sulla base di riferimenti biblici - scrive la diocesi in un comunicato - la Chiesa ha da sempre raccomandato la tumulazione dei defunti; con il Concilio Vaticano II ha accettato anche la cremazione come forma funeraria. Per quanto riguarda invece la custodia dell’urna cineraria a casa dei famigliari e la dispersione delle ceneri di un defunto, il Vescovo e i decani si sono espressi contrari, nella consapevolezza che tale presa di posizione non possa vietare tali pratiche. Il motivo di questa presa di posizione sta nel fatto che la custodia delle ceneri in una casa, essendo questa un luogo privato, toglie l’aspetto pubblico dell’accostarsi al luogo di sepoltura, mentre per quanto riguarda la dispersione delle ceneri, questa è in contrapposizione con il rito delle esequie e con il concetto del ricordo del defunto, così strettamente collegate a Cristo stesso. La dispersione delle ceneri in un prato, in un bosco o in un lago appartiene molto più a un sentire esoterico, che può condurre con facilità all’anonimato e all’oblio».
 Per quanto riguarda le norme “laiche”, il Comune di Bolzano «concede l’affidamento ai famigliari dell’urna cineraria - ci spiega la direttrice dei Servizi cimiteriali Tiziana Marcolin - sulla base di una sentenza del Consiglio di Stato del 2004. Per la dispersione, stiamo aspettando che la Provincia emani una legge ad hoc, come hanno fatto quasi tutte le altre regioni italiane in base alle nuove competenze stabilite dalla variazione del capitolo V della Costituzione. Trento l’ha fatto, noi non ancora. Nell’attesa, il Comune non può concedere la dispersione, e controlla che le famiglie conservino le urne».
 Ma qual è l’orientamento della legge provinciale? «Quello di concedere la dispersione». Sempre che il «no» del vescovo non cambi un disegno di legge praticamente pronto...
Alto Adige 20-11-11
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domenica, 20 novembre 2011



«Caritas unica, basta divisioni»

BOLZANO. Nel giorno dell’incontro ufficiale con la Caritas diocesana, il vescovo Muser ha scelto di partire dalla Casa Emmaus di Laives, il centro di accoglienza per i malati di Aids. La visita avviene in occasione del giorno di Santa Elisabetta, patrona di Caritas e di tutte le società caritatevoli. Nella stessa occasione di primo incontro ufficiale, il suo predecessore, Karl Golser sorridendo sorprese tutti dicendo “credevo di avere una sola Caritas e mi accorgo di riceverne due”, riferendosi alla doppia natura dell’organizzazione per gruppi linguistici. Muser raccoglie il testimone con l’annuncio di definitiva unificazione delle due anime. «In futuro esisterà una sola Caritas in questa diocesi, sarà una delle priorità del mio mandato, per noi esiste solo l’uomo, altre distinzioni sono superflue». L’operazione avrebbe la doppia valenza di avvicinamento simbolico dei cattolici ora divisi per etnie, e di ottimizzazione della macchina del volontariato, per rendere il suo intervento più efficace. «Non si è mai vista una Caritas con una struttura del genere - sorride Muser - non ce n’è il bisogno». Il vescovo si è fermato per qualche ora tra i malati, ha pranzato con loro e ha celebrato l’eucarestia. Intorno si è formata un’atmosfera informale, accompagnata da canti gospel e tante strette di mano con le autorità. ‹‹Sono vescovo da sole sei settimane - ha detto Muser ai due direttori Caritas Renato Bertuzzo e Heiner Schweigkofler - e sto incontrando tante persone, però oggi per me è un giorno speciale, mi sento grato e orgoglioso del lavoro della Caritas nella nostra provincia».
 Il volontariato cattolico come distintivo. «La Caritas non è solo strutture e servizi è la carta d’identità della nostra chiesa, è l’elemento di bontà verso il prossimo in cui tutti dobbiamo riconoscerci». Perché la bontà non è qualcosa di teorico, precisa il pastore, ‹‹lo vedete qui, oggi, quanto sia reale››. Ma nemmeno la Caritas può tutto, ammette il vescovo citando Sant’Agostino durante l’omelia nella cappella della casa di accoglienza dei sieropositivi, ‹‹quando ci ritroveremo davanti al giudice supremo, non ci saranno mille domande a cui rispondere ma una soltanto, “hai amato?”, io auguro a tutti noi avere per quel giorno la risposta giusta». Il volontariato come tracciato da seguire, l’amore fraterno come soluzione finale. «D’altronde, come disse san Francesco de Sales, patrono dei giornalisti, Dio si è fatto uomo, mica angelo». (ri.va.)
Alto Adige 20-11-11
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sabato, 19 novembre 2011



Firme pro stranieri 

BOLZANO. Oggi banchetti a ponte Talvera e Don Bosco a sostegno della campagna “L’Italia sono anch’io”.
Il Pd raccoglie firme per voto amministrativo e diritto di cittadinanza per i figli dei migranti nati o cresciuti in Italia. «Per dare risposte positive a quei tantissimi ragazzi che rappresentano una risorsa per il nostro Paese, non un problema, affinché i figli di stranieri nati o cresciuti in Italia siano riconosciuti come italiani».
Alto Adige 19-11-11
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giovedì, 17 novembre 2011



Lo sportello per costruire la casa in coop

BOLZANO. L’Agci ha presentato ieri ufficialmente l’apertura dello sportello casa a Bolzano nella sede di Siemens 23.
 Un servizio, è stato detto dal presidente dell’Agci Giulio Clamer, che «permette alla cittadinanza di trovare persone competenti per ogni forma di informazione, di assistenza e guida nell’istruire le pratiche per raggiungere l’obiettivo casa. Riuscire a costruire una propria abitazione, tramite l’appartenenza ad una cooperativa edilizia vogliamo diventi oltre che un’opportunità per rispondere alle esigenze dei giovani e delle nuove famiglie, anche un’interessante occasione di sano protagonismo, di responsabilità condivisa, di accompagnamento in diretta di tutto l’iter e dei lavori per conseguire lo scopo. Saremo felici dei risultati dello Sportello, non solo se sarà stato utilizzato da molte persone, ma anche se ogni socio aderente potrà dirsi soddisfatto di questa importante esperienza».
Alto Adige 17-11-11

http://www.agci-bz.it/
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martedì, 08 novembre 2011



I genitori separati nel tritatutto dell’instabilità relazionale

ELIO CIRIMBELLI
Ho partecipato con entusiasmo e interesse alla Conferenza sulla famiglia organizzata dalla Provincia. Complimenti al direttore dell’Ufficio Famiglia Donna e Gioventù Eugenio Bizzotto che ha coordinato il tutto con grande bravura e professionalità. Mi è dispiaciuto vedere quasi completamente assente, tranne la Caritas, una parte dell’Associazionismo del mondo cattolico italiano.
 E’ stato ribadito che “la politica sulla famiglia è un argomento trasversale da richiedere il contributo di tutti i settori della pubblica amministrazione”. Mi è molto piaciuto l’intervento dell’Assessore Richard Theiner e mi ha colpito quando ha detto che “si potrebbe sicuramente fare di più, ma è meglio dire dove possiamo fare.” Sono sicuro e fermamente convinto che è iniziato un percorso che ci vedrà tutti coinvolti ad elaborare una nuova legge quadro sulla famiglia che terrà conto di come in questri anni essa sia cambiata anche nelle sue diverse tipologie. In un mio bvreve intervento, ho sosteniuto che quando si parla di famiglia, si dovrebbe tener conto delle numerose famiglie disgregate. Famiglie in cui anche se i loro componenti vivono separati, sono e rimangono famiglie. Non trovo giusto, socialmente e pedagogicamente corretto considerare colei o colui che dopo una separazione e pur avendo i figli in affido condiviso ma non collocati presso di se, venga considerato single e perda ogni eventuale tipo di aiuto o assistenza. In un suo intervento l’Assessore Christian Tommasini, in merito al settore di sua competenza, riferisce del suo programma per il ceto medio, specificamente per sostenere le giovani coppie e testualmente dice, “...poter avere un alloggio a prezzi ragionevoli è uno degli elementi, che assieme alla rete dei servizi sul territorio e alle opportunità occupazionali, offre ai cittadini una forte sicurezza sociale.” Tutto vero, ma nel mio breve intervento mi sono rivolto direttamente anche all’Assessore: “...viviamo in un momento di grande instabilità relazionale, è probabile che ci sia anche una instabilità occupazionale, ed allora stiamo attenti a non spingere troppo l’acceleratore sull’acquisto dell’abitazione. L’indebitamento crea tensione nella coppia e a volte purtroppo può diventare una delle concause che porta la coppia alla separazione”. Inoltre non ci si dimentichi che ogni anno in Alto Adige sono più di 900 le persone, uomini e donne, alla ricerca di un’alloggio avendo dovuto lasciare l’abitazione coniugale o famigliare a seguito della separazione (fenomeno sociale e non fenomeno privato).
 Ogni anno sono più di 500 i bambini/e coinvolti nella separazione dei propri genitori. Pensiamo alle tante famiglie separate che con l’entrata in vigore dell’affido condiviso dà la possibilità ad entrambi i genitori di esercitare separatamente la potestà genitoriale in luoghi diversi, ma che dovrebbero essere altrettanto decorosi. Come è giusto sostenere le giovani coppie...trovo sia doveroso occuparsi dei figli di genitori separati che hanno il sacrosanto diritto di poter vivere serenamente con entrambi i genitori, in alloggi decorosi e mantenere sani rapporti relazionali con mamma e papà. Condivido l’appello di Theiner, del dott. Tragust, della Landesrätin Kaslatter Mur di lavorare tutti insieme per elaborare questa nuova legge quadro sulla famiglia, con l’auspicio, che indipendentemente da ideologie, simpatie o antipatie oguno faccia la propria parte e ci sia sempre dialogo ed ascolto.
 Da cattolico dico, che come Gesù è sempre andato oltre la legge, ma mai contro la legge, anche i nostri governanti dovrebbero riconoscere che le regole e le normative si possano e si debbano cambiare, se servono a rispondere meglio alle esigenze di una società in evoluzione.
direttore del Centro Asdi
Alto Adige 8-11-11
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domenica, 16 ottobre 2011



Indignati, in trecento sul Talvera: «Basta con questa economia»

BOLZANO. Tanti giovani e famiglie. Rigorosamente nonviolenti. Cartelloni ironici e colorati. È stata di segno pacifico - a differenza di quanto accaduto a Roma - la protesta degli indignati bolzanini. In 300 (mille per gli organizzatori, 200 per la questura), si sono ritrovati ieri pomreggio sui prati del Talvera, convocato dal comitato «Indignados Alto Adige». Rappresentati tuti i settori della società: dalla scuola agli operai passando per sindacalisti, artisti, politici, immigrati, giovani e pensionati. Tra i ciuffi d’erba delle passeggiate spuntano nel pomeriggio i primi cartelli: slogan contro la finanza onnipresente e pericolosa, contrarie alle leggi sull’immigrazione, al monopolio delle scommesse, alla gestione del lavoro, del fisco e della rappresentanza politica. A un primo sguardo è evidente che basta scegliere il proprio “No” di riferimento per sentirsi “indignato”. Poco vicino alcuni responsabili della manifestazione distribuiscono un volantino di istruzioni: la protesta, infatti, assumerà ben presto la forma di un’assemblea popolare. Tutti in cerchio con libertà di parola e gesti codificati per esprimere apprezzamento o contrarietà: niente fischi o sconquassi, ma rispetto dell’ordine. In mattinata, intanto, un lungo “drago economico”, costruito con un drappo rosso attorno a una bicicletta e simbolo dell’avversione alle logiche della finanza, aveva sfilato per piazze e mercato. Spiega Isabel Mendoza: «Siamo un movimento apolitico, uniti semplicemente dalla voglia di dire basta a una serie di ingiustizie. L’economia sembra aver scelto noi come vittime delle proprie inadeguatezze, ma la gente ha deciso di non rimanere passiva». Raffaella Zito raccoglie gli indirizzi mail per tenere informati gli aderenti sulle attività degli indignati. «Metteremo a confronto la nostra proposta di democrazia diretta, appoggiata da 118.000 firme e quella della Svp». Davide Balduzzi è uno studente: «Paradossalmente la crisi è un’opportunità perché i giovani ormai sono talmente senza futuro da essere chiamati a una forte reazione». Forte è anche la componente di lotta sindacale con tutte le sigle che hanno organizzato pullman in direzione della Capitale. «Siamo anche noi a Roma - conferma Fabio Parricchini della Fiom - per dire che il lavoro soffre e l’articolo 8 in Finanziaria è stato il più grave attacco mai sfoderato contro i lavoratori». Tra i partecipanti compare anche il noto regista e attore teatrale Fausto Paravidino: «Faccio parte del Teatro Valle Occupato a Roma che aderisce al movimento e sono venuto qui per scoprire la realtà bolzanina attorno a queste tematiche. Di cultura ci si può cibare a differenza della finanza, quindi bisognerebbe rivedere alcune priorità di chi ci governa». (a.c.)
Alto Adige 16-10-11
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mercoledì, 12 ottobre 2011



Un nuovo sito della Provincia: informazioni generali su previdenza e assicurazioni sociali.

BOLZANO. Da gennaio l’Agenzia per lo sviluppo sociale ed economico, Asse, gestisce i pagamenti per le prestazioni come assegno al nucleo famigliare, assegno di cura, pensione casalinghe, pensione per invalidi civili ecc. Da poco è online una nuovo sito web dove ognuno può richiedere, in modo semplice e veloce, le informazioni desiderate. Nel sito www.provincia.bz.it/asse si trovano informazioni generali su previdenza e assicurazioni sociali.

Alto Adige 12-10-11
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sabato, 08 ottobre 2011



«Avrei tanto bisogno di dire» nella Giornata mondiale della salute mentale

DANIELA MIMMI
Vasco Mirandola e Pino Roveredo insieme per dire qualcosa di diverso, e di profondo, nella Giornata mondiale della salute mentale. Sul palco del teatro di Gries, questa sera alle 20.30, Mirandola porta in scena “Avrei tanto bisogno di dire”, una rilettura libera di alcuni testi di Roveredo, soprattutto del suo “Mandami a dire” che nel 2005 ha vinto il Premio Campiello. Vasco Mirandola, attore di successo (chi non lo ricorda nei panni dell’alpino che odia il mare nello splendido film di Gabriele Salvatore, “Mediterraneo”) e lo scrittore triestino hanno molto in comune, ma soprattutto l’attenzione alla diversità, in questo caso la diversità mentale. “Il tema della follia mi ha sempre affascinato, ma soprattutto ho incominciato a interessarmene quando ho passato un momento di forte disagio”, così Mirandola.
 Di che genere?
 «Facevo l’attore, facevo il cabarettista. Ma a un certo punto mi sono trovato a chiedermi: ma ne vale la pena? Cosa mi sto perdendo? Ho trovato l’energia di cui avevo bisogno lavorando e facendo laboratori con ragazzini disabili, sordi, down, con la Compagnia Muk, ovvero il teatro del silenzio con attori sordi, e l’associazione Ottavo Giorno, che opera nel mondo dell’handicap. Nei miei laboratori lavoro molto sulla fisicità, sul contatto fisico. Chi ha problemi di follia, oltre ad essere circondato dalla solitudine, non riceve abbracci, né ha contatti fisici”.
 Così è nato questo “Avrei tanto bisogno di dire”.
 «Infatti, questa è una tappa di questo percorso. Ho scelto Roveredo perchè ha una scrittura forte, sanguigna. Ho utilizzato molto il suo “Mandami a dire”, ma questo è un omaggio a tutti i suoi personaggi. Sul palco sono solo, ma in realtà lavoriamo in team e questo si nota. Con me c’è Pino Roveredo che appare in video e poi c’è la musica. Io parlo in prima persona, con le parole di Roveredo».
 Dopo tanti film, da Mediterraneo a Il Toro, a Il Prete Bello, è da un po’ che non la vediamo sul grande schermo. Come mai?
 «Forse perchè amo il teatro, e come artista mi sento umanamente realizzato. Mi piacerebbe comunque anche tornare a recitare per il cinema. Uno dei problemi è che ho lasciato Roma e adesso vivo a Padova e per il cinema è un po’ decentrata. O forse non lo cerco perchè sono felice su un palcoscenico a fare quello che faccio».

Tre giorni di iniziative

BOLZANO. Dopodomani 10 ottobre ricorre la Giornata mondiale della salute mentale ed anche a Bolzano vengono programmati eventi a sostegno di questo tema. Tre i giorni di iniziative: oggi al teatro di Gries: ore 17 esposizione di articoli e prodotti dei laboratori dei servizi riabilitativi; ore 20.30 rappresentazione teatrale Vasco Mirandola in “Avrei tanto bisogno di dire...”, Ingresso libero. Domani ai Prati del Talvera: ore 8.30-12.30 torneo di calcio; ore 13.30-23.30: musica, teatro, danza e performance. Lunedì 10 al Teatro di Gries, ore 20.30: “A Glezele Vayn” concerto della Jazzmer band Ziganoff. (s.p.)

Alto Adige 8-10-11
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venerdì, 07 ottobre 2011



Censimento, tre mesi per la compilazione

BOLZANO. Censimento, meno due. Dopo la conferenza stampa “culturale” dei ladini e dopo quella solennemente ufficiale della Provincia, tocca al Comune. Possibile che ci sia ancora qualche cosa di non detto? Un dettaglio sfuggito alla macchina informativa? Possibilissimo.
 L’assessora Maria Chiara Pasquali lancia un messaggio antipanico tutt’altro che inutile; e il responsabile della Consulta immigrati Artan Mullaymeri spiega come affronteranno quest’esperienza gli “stranieri”, che siano cittadini italiani o solo residenti.
 Ma andiamo con ordine: ieri mattina la conferenza stampa in municipio è servita a chiarire un punto importante. L’assessora Pasquali ha “dovuto” sottolineare che nella lettera arrivata in questi giorni nelle case degli altoatesini non è specificato chiaramente il fatto che la data del 9 ottobre è quella dell’“inizio” del censimento e quella su cui ci si basa per descrivere la situazione famigliare e abitativa. Ossia: i questionari si possono compilare dal 9 ottobre in poi fino al 31 dicembre (il 31 gennaio per chi dimostrerà di dover essere assente in questo periodo); i dati saranno quelli del 9 ottobre nel senso che se in una famiglia nasce un bimbo il 10 ottobre, per il censimento è come se non fosse nato; se in casa c’è un ospite temporaneo che però il 9 si trova altrove, non se ne terrà conto. L’appello nasce dalle numerose telefonate arrivate in Comune per saperne di più, da parte di cittadini convinti di dover compilare il questionario esattamente il giorno 9.
 Sul fronte immigrati, Mullaymeri lancia anche lui un appello alla calma: «Gli stranieri devono stare tranquilli, per qualsiasi dubbio basta attendere i rilevatori che si annunceranno anche con avvisi in tutte le abitazioni».
 Ma quanti sono gli immigrati che dovranno affrontare il censimento 2011? «In tutto l’Alto Adige sono circa 20 mila, settemila quelli con la cittadinanza italiana che dovranno compilare anche il questionario sul gruppo linguistico».
 Difficoltà per chi non parla o parla male italiano e tedesco?
 «Ci saranno dei mediatori, che interverranno su richiesta assieme ai rilevatori. E poi c’è un numero verde per qualsiasi dubbio: 800649122».
 Dalla conferenza stampa escono altri dettagli: i rilevatori saranno 800 in tutta la provincia, 160 solo a Bolzano. Saranno identificabili grazie a un cartellino dell’Istat/Astat e andranno nelle case a orario pasti o dopo le 17, lasciando avvisi in caso di assenza dei censiti. I centri civici fungeranno da punto d’appoggio informativo, ma solo per emergenze, possibilmente. Nel caso di Don Bosco, ne verrà allestito uno provvisorio nella ex farmacia comunale di Via Resia 97, per non paralizzare quello di Via Sassari.
 Ma sulla questione dei mistilingui, ancora una volta ignorati dalle “gabbie etniche”, che cosa pensa l’assessora?
 «Non si può ignorare il problema, non considerare che lo è per molti. Ma inserirli in un censimento come questo, ancora legato al vecchio Statuto e alla proporzionale, non darebbe alcun beneficio. In prospettiva, credo che non ci sarà più bisogno di altri censimenti etnici». (f.za.)
Alto Adige 7-10-11
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giovedì, 06 ottobre 2011



Ma noi mistilingui esistiamo, eccome

ALBERTO PASQUALI

Alla vigilia delle operazioni censuarie del 2011 mi viene spontaneo ricordare le vicende storiche del censimento etnico - linguistico, ad iniziare dalle battaglie giuridiche degli anni’80. Perciò ho scritto un breve saggio sui “trent’anni di censimento etnico-linguistico”che intendo pubblicare.
 Penso alla prima riunione, nella primavera 1981 all’Hotel Città, quando costituimmo il primo nucleo dell’Associazione Mistilingui, formato da coppie miste con i figli minori. Penso al ricorso presentato dall’Avv. Sergio Dragogna, per conto di me e di mia moglie (che è di lingua tedesca) al Giudice Tutelare di Bolzano, in cui si chiedeva che i miei figli fossero dichiarati mistilingui, perché venisse dichiarata l’incostituzionalità della norma attuativa del censimento, che obbligava a dichiararsi esclusivamente italiani, tedeschi o ladini, senza riconoscere i mistilingui e gli alloglotti. Penso all’ordinanza di incostituzionalità emessa dal Giudice Tutelare Dr. Franco Dattilo, che provocò un’autentica bufera nel mondo politico altoatesino. Fui perfino minacciato telefonicamente di morte da un fanatico sudtirolese. Penso alla visita accordataci dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini nell’agosto 1984 in Val Gardena, in occasione della quale assicurò l’appoggio alla nostra causa (eravamo presenti in tre, la Dr. Margit Fliri Sabbatini, magistrato, la Dr. Simona Kettmeyr, oggi Presidente del FAI e il sottoscritto).
 Ricordo la grande vittoria giudiziaria ottenuta presso il Consiglio di Stato nel 1984 grazie all’opera dell’avvocato Sergio Dragogna: il Consiglio di Stato riconobbe che i gruppi linguistici erano cinque, non tre perché erano stati dimenticati i mistilingui e gli alloglotti e ordinò il rifacimento delle operazioni censuarie. Ripenso alla norma di attuazione emessa dal Governo, per esonerare dalla dichiarazione di appartenenza linguistica i figli minori dei matrimoni misti: fu un’altra nostra vittoria. Sperimentammo a nostre spese che la politica, quando vuole, può uccidere il diritto, perché il Governo ci prese in giro, evitando capziosamente di rifare le operazioni censuarie.
 Ricordo quando ad un convegno il grande Silvius Magnago ripeteva”i mistilingui non esistono, non esistono”, al che gli replicai “Presidente, proprio Lei che è figlio di un roveretano!” Ricordo le numerose riunioni con i Presidenti Alfredo Bergamaschi, allora Vice-Direttore Generale della Cassa di Risparmio e aggredito dal “Volksbote” quale indegno di ricoprire quella carica e Franco Kettmeyr, perfetto misti lingue, che trasformò l’Associazione Famiglie Mistilingui in Convivia, abituandoci a incontri mensili.
 Penso ad un incontro con un Ministro per gli Affari Regionali che ricevette me e Edi Rabini e che nulla sapeva dell’Alto Adige, ignorando del tutto l’esistenza di un censimento etnico-linguistico. La situazione è cambiata in trent’anni? Bisogna dar atto di un certo sforzo del Governo di cambiare le cose, anche se l’impianto istituzionale nella sostanza non è cambiato.
 Nella nuova norma di attuazione si sono realizzati due modesti risultati: la forma anonima del censimento e il mancato obbligo dei genitori, che appartengono a gruppi linguistici diversi, dì rendere la dichiarazione per i minori. Rimangono invece gli effetti giuridici di chi vuole accedere ai benefici dell’autonomia, che deve continuare a dichiararsi italiano, tedesco o ladino, falsando la verità.
 Rimane lo sconcerto che in un momento storico, in cui le Nazioni civili tendono a tutelare i diritti civili della persona, nel civilissimo Alto Adige - Südtirol, per ragioni esclusivamente politiche, si sia realizzato un impianto istituzionale antistorico ed antigiuridico; solo per salvare una proporzionale ormai in disuso, che dovrebbe esser abolita (nella stessa norma del pacchetto si ipotizzava la durata di trent’anni, ma ne son già passati quasi 40!), si è messo in piedi un farraginoso e sorpassato sistema di un censimento etnico linguistico, che ricorda purtroppo alcune tragiche realtà del passato.
 Spetterà ai posteri giudicare se la nostra battaglia sia stata legittima e giustificata, ma riteniamo di esserci lecitamente ribellati ad una violazione di diritti civili.
Alto Adige 6-10-11
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giovedì, 06 ottobre 2011



Edi Rabini: «Basta censimento, è uno spreco»

BOLZANO. Quando si parla di censimento linguistico, a Edi Rabini - storico braccio destro di Alex Langer e ora anima della Fondazione intestata al leader dei Verdi - viene l’orticaria. Perché siamo ancora qui a fare i conti con le stesse “gabbie etniche” contro cui lui e Langer avviarono una dura battaglia a partire dal 1981. «Oggi possiamo dire che con quella battaglia Langer era stato davvero lungimirante. Lo avevano accusato di mettersi contro l’autonomia e il suo Statuto, invece sentenze di tribunali e giudizi dell’Unione europea che hanno obbligato l’Italia a rivederne la forma di quell’incasellamento, hanno sancito tanti anni dopo che quella battaglia era più che giustificata anche dal punto di vista giuridico. E questo ridà valore alla quella lotta: ci saremmo potuti risparmiare tante sofferenze e tensioni».
 E oggi, di fronte a “questo” censimento?
 
Beh, citerei l’esempio della Bosnia, dove sono stato recentemente. Il tema della prevalenza dei diritti dei singoli individui rispetto a quelli delle dinamiche di gruppo, oggi è diventato attualissimo. L’anno scorso alle elezioni parlamentari della Bosnia un rappresentante della comunità ebraica e uno di quella rom hanno fatto ricorso alla corte di giustizia dell’Aja contro l’obbligo di dichiararsi appartenenti a uno dei tre gruppi fondativi croato, musulmano e serbo. La Corte gli ha dato ragione. Una sentenza che oggi rischia di impedire alla Bosnia l’ingresso in Europa, se non cambierà la sua costituzione».
 Questa volta la dichiarazione sarà anonima.
 
Certo è un passo avanti. Ma se ne farà uno indietro se questo darà una spinta a riunirsi sotto la bandiera etnica, come hanno fatto per primi i ladini giorni fa. È una battaglia di retroguardia.
 Una previsione sul censimento del 2021. Ci sarà la casella mistilingui?
 
Io credo che se si segue un po’ la discussione su questo tema si arriva a capire che nel 2021 il censimento non esisterà più. Perché, a cominciare dalla Germania, c’è un forte movimento d’opinione per chiederne l’abolizione. Il censimento è un enorme spreco di energie, sproporzionato rispetto al risultato raggiunto. Oggi con la rete informatica costituita da anagrafe, sanità, scuole, catasti, eccetera, la pubblica amministrazione possiede già il novanta per cento dei dati di cui ha bisogno... (f.za.)
Alto Adige 6-10-11
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martedì, 04 ottobre 2011



Volendo le cose si ottengono: nuovo regolamento comunale per i referendum

BRESSANONE.Approvato in consiglio il nuovo regolamento comunale per i referendum. Con 25 voti favorevoli e 2 astensioni il consiglio ha dato l'ok ad all'abbassamento del quorum dal 40 al 25% e alla diminuzione della soglia delle firme necessarie per chiedere un referendum. L'iter per arrivare ad una modifica dello statuto in materia di referendum era stato avviato già in agosto ma ora, con l'approvazione del nuovo regolamento, è stato abrogato il quorum strutturale del 40%, sostituito da un quorum funzionale del 25%. In altri termini, affinché il referendum sia valido deve aver votato "sì" almeno il 25% degli aventi diritto. La soglia delle firme necessarie per richiedere un referendum, poi, è stata abbassata dal 10 al 9%. Dunque, su un totale di circa 17 mila aventi diritto, occorreranno almeno 1.530 firme per poterlo chiedere. È stata inoltre introdotta la possibilità di votare su proposte concorrenti. Il termine per la raccolta delle firme è stato portato da 60 a 90 giorni, mentre il numero dei promotori richiesti è stato abbassato da 100 a 30. È inoltre prevista la possibilità di ridurre il numero dei seggi elettorali e dei membri dell'ufficio elettorale di sezione. Non sono ammesse consultazioni referendarie riguardanti temi sensibili sul piano etnico o su questioni concernenti gruppi ai margini della società. L'accorpamento di più quesiti referendari in un'unica consultazione consentirà infine di contenere i costi. Soddisfatte anche le opposizioni, «anche se - sottolinea Walter Blaas dei Freiheitlichen - le firme necessarie per richiedere un referendum restano tante». (t.c.)
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martedì, 04 ottobre 2011



Progetto pilota per disabili «indipendenti»

BOLZANO. Una vita indipendente per le persone disabili è possibile. Consentirà alle persone disabili più partecipazione sociale e una vita indipendente un nuovo progetto pilota appena approvato. «Purtroppo per ora le persone con disabilità cognitive rimangono escluse dal provvedimento», evidenzia la Federazione per il Sociale e la Sanità. Dopo un lavoro intenso durato otto anni, finalmente è stato approvato un progetto pilota che prevede una nuova prestazione sociale: un sostegno finanziario della Provincia a partire dal 2012 garantisce infatti ai disabili una vita autonoma, fuori dal nucleo della famiglia d’origine. Ne possono usufruire però solo persone con disabilità gravi di tipo fisico.

Alto Adige 4-10-11
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sabato, 19 novembre 2011



Firme pro stranieri 

BOLZANO. Oggi banchetti a ponte Talvera e Don Bosco a sostegno della campagna “L’Italia sono anch’io”.
Il Pd raccoglie firme per voto amministrativo e diritto di cittadinanza per i figli dei migranti nati o cresciuti in Italia. «Per dare risposte positive a quei tantissimi ragazzi che rappresentano una risorsa per il nostro Paese, non un problema, affinché i figli di stranieri nati o cresciuti in Italia siano riconosciuti come italiani».
Alto Adige 19-11-11
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giovedì, 17 novembre 2011



Lo sportello per costruire la casa in coop

BOLZANO. L’Agci ha presentato ieri ufficialmente l’apertura dello sportello casa a Bolzano nella sede di Siemens 23.
 Un servizio, è stato detto dal presidente dell’Agci Giulio Clamer, che «permette alla cittadinanza di trovare persone competenti per ogni forma di informazione, di assistenza e guida nell’istruire le pratiche per raggiungere l’obiettivo casa. Riuscire a costruire una propria abitazione, tramite l’appartenenza ad una cooperativa edilizia vogliamo diventi oltre che un’opportunità per rispondere alle esigenze dei giovani e delle nuove famiglie, anche un’interessante occasione di sano protagonismo, di responsabilità condivisa, di accompagnamento in diretta di tutto l’iter e dei lavori per conseguire lo scopo. Saremo felici dei risultati dello Sportello, non solo se sarà stato utilizzato da molte persone, ma anche se ogni socio aderente potrà dirsi soddisfatto di questa importante esperienza».
Alto Adige 17-11-11

http://www.agci-bz.it/
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martedì, 08 novembre 2011



I genitori separati nel tritatutto dell’instabilità relazionale

ELIO CIRIMBELLI
Ho partecipato con entusiasmo e interesse alla Conferenza sulla famiglia organizzata dalla Provincia. Complimenti al direttore dell’Ufficio Famiglia Donna e Gioventù Eugenio Bizzotto che ha coordinato il tutto con grande bravura e professionalità. Mi è dispiaciuto vedere quasi completamente assente, tranne la Caritas, una parte dell’Associazionismo del mondo cattolico italiano.
 E’ stato ribadito che “la politica sulla famiglia è un argomento trasversale da richiedere il contributo di tutti i settori della pubblica amministrazione”. Mi è molto piaciuto l’intervento dell’Assessore Richard Theiner e mi ha colpito quando ha detto che “si potrebbe sicuramente fare di più, ma è meglio dire dove possiamo fare.” Sono sicuro e fermamente convinto che è iniziato un percorso che ci vedrà tutti coinvolti ad elaborare una nuova legge quadro sulla famiglia che terrà conto di come in questri anni essa sia cambiata anche nelle sue diverse tipologie. In un mio bvreve intervento, ho sosteniuto che quando si parla di famiglia, si dovrebbe tener conto delle numerose famiglie disgregate. Famiglie in cui anche se i loro componenti vivono separati, sono e rimangono famiglie. Non trovo giusto, socialmente e pedagogicamente corretto considerare colei o colui che dopo una separazione e pur avendo i figli in affido condiviso ma non collocati presso di se, venga considerato single e perda ogni eventuale tipo di aiuto o assistenza. In un suo intervento l’Assessore Christian Tommasini, in merito al settore di sua competenza, riferisce del suo programma per il ceto medio, specificamente per sostenere le giovani coppie e testualmente dice, “...poter avere un alloggio a prezzi ragionevoli è uno degli elementi, che assieme alla rete dei servizi sul territorio e alle opportunità occupazionali, offre ai cittadini una forte sicurezza sociale.” Tutto vero, ma nel mio breve intervento mi sono rivolto direttamente anche all’Assessore: “...viviamo in un momento di grande instabilità relazionale, è probabile che ci sia anche una instabilità occupazionale, ed allora stiamo attenti a non spingere troppo l’acceleratore sull’acquisto dell’abitazione. L’indebitamento crea tensione nella coppia e a volte purtroppo può diventare una delle concause che porta la coppia alla separazione”. Inoltre non ci si dimentichi che ogni anno in Alto Adige sono più di 900 le persone, uomini e donne, alla ricerca di un’alloggio avendo dovuto lasciare l’abitazione coniugale o famigliare a seguito della separazione (fenomeno sociale e non fenomeno privato).
 Ogni anno sono più di 500 i bambini/e coinvolti nella separazione dei propri genitori. Pensiamo alle tante famiglie separate che con l’entrata in vigore dell’affido condiviso dà la possibilità ad entrambi i genitori di esercitare separatamente la potestà genitoriale in luoghi diversi, ma che dovrebbero essere altrettanto decorosi. Come è giusto sostenere le giovani coppie...trovo sia doveroso occuparsi dei figli di genitori separati che hanno il sacrosanto diritto di poter vivere serenamente con entrambi i genitori, in alloggi decorosi e mantenere sani rapporti relazionali con mamma e papà. Condivido l’appello di Theiner, del dott. Tragust, della Landesrätin Kaslatter Mur di lavorare tutti insieme per elaborare questa nuova legge quadro sulla famiglia, con l’auspicio, che indipendentemente da ideologie, simpatie o antipatie oguno faccia la propria parte e ci sia sempre dialogo ed ascolto.
 Da cattolico dico, che come Gesù è sempre andato oltre la legge, ma mai contro la legge, anche i nostri governanti dovrebbero riconoscere che le regole e le normative si possano e si debbano cambiare, se servono a rispondere meglio alle esigenze di una società in evoluzione.
direttore del Centro Asdi
Alto Adige 8-11-11
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domenica, 16 ottobre 2011



Indignati, in trecento sul Talvera: «Basta con questa economia»

BOLZANO. Tanti giovani e famiglie. Rigorosamente nonviolenti. Cartelloni ironici e colorati. È stata di segno pacifico - a differenza di quanto accaduto a Roma - la protesta degli indignati bolzanini. In 300 (mille per gli organizzatori, 200 per la questura), si sono ritrovati ieri pomreggio sui prati del Talvera, convocato dal comitato «Indignados Alto Adige». Rappresentati tuti i settori della società: dalla scuola agli operai passando per sindacalisti, artisti, politici, immigrati, giovani e pensionati. Tra i ciuffi d’erba delle passeggiate spuntano nel pomeriggio i primi cartelli: slogan contro la finanza onnipresente e pericolosa, contrarie alle leggi sull’immigrazione, al monopolio delle scommesse, alla gestione del lavoro, del fisco e della rappresentanza politica. A un primo sguardo è evidente che basta scegliere il proprio “No” di riferimento per sentirsi “indignato”. Poco vicino alcuni responsabili della manifestazione distribuiscono un volantino di istruzioni: la protesta, infatti, assumerà ben presto la forma di un’assemblea popolare. Tutti in cerchio con libertà di parola e gesti codificati per esprimere apprezzamento o contrarietà: niente fischi o sconquassi, ma rispetto dell’ordine. In mattinata, intanto, un lungo “drago economico”, costruito con un drappo rosso attorno a una bicicletta e simbolo dell’avversione alle logiche della finanza, aveva sfilato per piazze e mercato. Spiega Isabel Mendoza: «Siamo un movimento apolitico, uniti semplicemente dalla voglia di dire basta a una serie di ingiustizie. L’economia sembra aver scelto noi come vittime delle proprie inadeguatezze, ma la gente ha deciso di non rimanere passiva». Raffaella Zito raccoglie gli indirizzi mail per tenere informati gli aderenti sulle attività degli indignati. «Metteremo a confronto la nostra proposta di democrazia diretta, appoggiata da 118.000 firme e quella della Svp». Davide Balduzzi è uno studente: «Paradossalmente la crisi è un’opportunità perché i giovani ormai sono talmente senza futuro da essere chiamati a una forte reazione». Forte è anche la componente di lotta sindacale con tutte le sigle che hanno organizzato pullman in direzione della Capitale. «Siamo anche noi a Roma - conferma Fabio Parricchini della Fiom - per dire che il lavoro soffre e l’articolo 8 in Finanziaria è stato il più grave attacco mai sfoderato contro i lavoratori». Tra i partecipanti compare anche il noto regista e attore teatrale Fausto Paravidino: «Faccio parte del Teatro Valle Occupato a Roma che aderisce al movimento e sono venuto qui per scoprire la realtà bolzanina attorno a queste tematiche. Di cultura ci si può cibare a differenza della finanza, quindi bisognerebbe rivedere alcune priorità di chi ci governa». (a.c.)
Alto Adige 16-10-11
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mercoledì, 12 ottobre 2011



Un nuovo sito della Provincia: informazioni generali su previdenza e assicurazioni sociali.

BOLZANO. Da gennaio l’Agenzia per lo sviluppo sociale ed economico, Asse, gestisce i pagamenti per le prestazioni come assegno al nucleo famigliare, assegno di cura, pensione casalinghe, pensione per invalidi civili ecc. Da poco è online una nuovo sito web dove ognuno può richiedere, in modo semplice e veloce, le informazioni desiderate. Nel sito www.provincia.bz.it/asse si trovano informazioni generali su previdenza e assicurazioni sociali.

Alto Adige 12-10-11
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sabato, 08 ottobre 2011



«Avrei tanto bisogno di dire» nella Giornata mondiale della salute mentale

DANIELA MIMMI
Vasco Mirandola e Pino Roveredo insieme per dire qualcosa di diverso, e di profondo, nella Giornata mondiale della salute mentale. Sul palco del teatro di Gries, questa sera alle 20.30, Mirandola porta in scena “Avrei tanto bisogno di dire”, una rilettura libera di alcuni testi di Roveredo, soprattutto del suo “Mandami a dire” che nel 2005 ha vinto il Premio Campiello. Vasco Mirandola, attore di successo (chi non lo ricorda nei panni dell’alpino che odia il mare nello splendido film di Gabriele Salvatore, “Mediterraneo”) e lo scrittore triestino hanno molto in comune, ma soprattutto l’attenzione alla diversità, in questo caso la diversità mentale. “Il tema della follia mi ha sempre affascinato, ma soprattutto ho incominciato a interessarmene quando ho passato un momento di forte disagio”, così Mirandola.
 Di che genere?
 «Facevo l’attore, facevo il cabarettista. Ma a un certo punto mi sono trovato a chiedermi: ma ne vale la pena? Cosa mi sto perdendo? Ho trovato l’energia di cui avevo bisogno lavorando e facendo laboratori con ragazzini disabili, sordi, down, con la Compagnia Muk, ovvero il teatro del silenzio con attori sordi, e l’associazione Ottavo Giorno, che opera nel mondo dell’handicap. Nei miei laboratori lavoro molto sulla fisicità, sul contatto fisico. Chi ha problemi di follia, oltre ad essere circondato dalla solitudine, non riceve abbracci, né ha contatti fisici”.
 Così è nato questo “Avrei tanto bisogno di dire”.
 «Infatti, questa è una tappa di questo percorso. Ho scelto Roveredo perchè ha una scrittura forte, sanguigna. Ho utilizzato molto il suo “Mandami a dire”, ma questo è un omaggio a tutti i suoi personaggi. Sul palco sono solo, ma in realtà lavoriamo in team e questo si nota. Con me c’è Pino Roveredo che appare in video e poi c’è la musica. Io parlo in prima persona, con le parole di Roveredo».
 Dopo tanti film, da Mediterraneo a Il Toro, a Il Prete Bello, è da un po’ che non la vediamo sul grande schermo. Come mai?
 «Forse perchè amo il teatro, e come artista mi sento umanamente realizzato. Mi piacerebbe comunque anche tornare a recitare per il cinema. Uno dei problemi è che ho lasciato Roma e adesso vivo a Padova e per il cinema è un po’ decentrata. O forse non lo cerco perchè sono felice su un palcoscenico a fare quello che faccio».

Tre giorni di iniziative

BOLZANO. Dopodomani 10 ottobre ricorre la Giornata mondiale della salute mentale ed anche a Bolzano vengono programmati eventi a sostegno di questo tema. Tre i giorni di iniziative: oggi al teatro di Gries: ore 17 esposizione di articoli e prodotti dei laboratori dei servizi riabilitativi; ore 20.30 rappresentazione teatrale Vasco Mirandola in “Avrei tanto bisogno di dire...”, Ingresso libero. Domani ai Prati del Talvera: ore 8.30-12.30 torneo di calcio; ore 13.30-23.30: musica, teatro, danza e performance. Lunedì 10 al Teatro di Gries, ore 20.30: “A Glezele Vayn” concerto della Jazzmer band Ziganoff. (s.p.)

Alto Adige 8-10-11
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venerdì, 07 ottobre 2011



Censimento, tre mesi per la compilazione

BOLZANO. Censimento, meno due. Dopo la conferenza stampa “culturale” dei ladini e dopo quella solennemente ufficiale della Provincia, tocca al Comune. Possibile che ci sia ancora qualche cosa di non detto? Un dettaglio sfuggito alla macchina informativa? Possibilissimo.
 L’assessora Maria Chiara Pasquali lancia un messaggio antipanico tutt’altro che inutile; e il responsabile della Consulta immigrati Artan Mullaymeri spiega come affronteranno quest’esperienza gli “stranieri”, che siano cittadini italiani o solo residenti.
 Ma andiamo con ordine: ieri mattina la conferenza stampa in municipio è servita a chiarire un punto importante. L’assessora Pasquali ha “dovuto” sottolineare che nella lettera arrivata in questi giorni nelle case degli altoatesini non è specificato chiaramente il fatto che la data del 9 ottobre è quella dell’“inizio” del censimento e quella su cui ci si basa per descrivere la situazione famigliare e abitativa. Ossia: i questionari si possono compilare dal 9 ottobre in poi fino al 31 dicembre (il 31 gennaio per chi dimostrerà di dover essere assente in questo periodo); i dati saranno quelli del 9 ottobre nel senso che se in una famiglia nasce un bimbo il 10 ottobre, per il censimento è come se non fosse nato; se in casa c’è un ospite temporaneo che però il 9 si trova altrove, non se ne terrà conto. L’appello nasce dalle numerose telefonate arrivate in Comune per saperne di più, da parte di cittadini convinti di dover compilare il questionario esattamente il giorno 9.
 Sul fronte immigrati, Mullaymeri lancia anche lui un appello alla calma: «Gli stranieri devono stare tranquilli, per qualsiasi dubbio basta attendere i rilevatori che si annunceranno anche con avvisi in tutte le abitazioni».
 Ma quanti sono gli immigrati che dovranno affrontare il censimento 2011? «In tutto l’Alto Adige sono circa 20 mila, settemila quelli con la cittadinanza italiana che dovranno compilare anche il questionario sul gruppo linguistico».
 Difficoltà per chi non parla o parla male italiano e tedesco?
 «Ci saranno dei mediatori, che interverranno su richiesta assieme ai rilevatori. E poi c’è un numero verde per qualsiasi dubbio: 800649122».
 Dalla conferenza stampa escono altri dettagli: i rilevatori saranno 800 in tutta la provincia, 160 solo a Bolzano. Saranno identificabili grazie a un cartellino dell’Istat/Astat e andranno nelle case a orario pasti o dopo le 17, lasciando avvisi in caso di assenza dei censiti. I centri civici fungeranno da punto d’appoggio informativo, ma solo per emergenze, possibilmente. Nel caso di Don Bosco, ne verrà allestito uno provvisorio nella ex farmacia comunale di Via Resia 97, per non paralizzare quello di Via Sassari.
 Ma sulla questione dei mistilingui, ancora una volta ignorati dalle “gabbie etniche”, che cosa pensa l’assessora?
 «Non si può ignorare il problema, non considerare che lo è per molti. Ma inserirli in un censimento come questo, ancora legato al vecchio Statuto e alla proporzionale, non darebbe alcun beneficio. In prospettiva, credo che non ci sarà più bisogno di altri censimenti etnici». (f.za.)
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giovedì, 06 ottobre 2011



Ma noi mistilingui esistiamo, eccome

ALBERTO PASQUALI

Alla vigilia delle operazioni censuarie del 2011 mi viene spontaneo ricordare le vicende storiche del censimento etnico - linguistico, ad iniziare dalle battaglie giuridiche degli anni’80. Perciò ho scritto un breve saggio sui “trent’anni di censimento etnico-linguistico”che intendo pubblicare.
 Penso alla prima riunione, nella primavera 1981 all’Hotel Città, quando costituimmo il primo nucleo dell’Associazione Mistilingui, formato da coppie miste con i figli minori. Penso al ricorso presentato dall’Avv. Sergio Dragogna, per conto di me e di mia moglie (che è di lingua tedesca) al Giudice Tutelare di Bolzano, in cui si chiedeva che i miei figli fossero dichiarati mistilingui, perché venisse dichiarata l’incostituzionalità della norma attuativa del censimento, che obbligava a dichiararsi esclusivamente italiani, tedeschi o ladini, senza riconoscere i mistilingui e gli alloglotti. Penso all’ordinanza di incostituzionalità emessa dal Giudice Tutelare Dr. Franco Dattilo, che provocò un’autentica bufera nel mondo politico altoatesino. Fui perfino minacciato telefonicamente di morte da un fanatico sudtirolese. Penso alla visita accordataci dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini nell’agosto 1984 in Val Gardena, in occasione della quale assicurò l’appoggio alla nostra causa (eravamo presenti in tre, la Dr. Margit Fliri Sabbatini, magistrato, la Dr. Simona Kettmeyr, oggi Presidente del FAI e il sottoscritto).
 Ricordo la grande vittoria giudiziaria ottenuta presso il Consiglio di Stato nel 1984 grazie all’opera dell’avvocato Sergio Dragogna: il Consiglio di Stato riconobbe che i gruppi linguistici erano cinque, non tre perché erano stati dimenticati i mistilingui e gli alloglotti e ordinò il rifacimento delle operazioni censuarie. Ripenso alla norma di attuazione emessa dal Governo, per esonerare dalla dichiarazione di appartenenza linguistica i figli minori dei matrimoni misti: fu un’altra nostra vittoria. Sperimentammo a nostre spese che la politica, quando vuole, può uccidere il diritto, perché il Governo ci prese in giro, evitando capziosamente di rifare le operazioni censuarie.
 Ricordo quando ad un convegno il grande Silvius Magnago ripeteva”i mistilingui non esistono, non esistono”, al che gli replicai “Presidente, proprio Lei che è figlio di un roveretano!” Ricordo le numerose riunioni con i Presidenti Alfredo Bergamaschi, allora Vice-Direttore Generale della Cassa di Risparmio e aggredito dal “Volksbote” quale indegno di ricoprire quella carica e Franco Kettmeyr, perfetto misti lingue, che trasformò l’Associazione Famiglie Mistilingui in Convivia, abituandoci a incontri mensili.
 Penso ad un incontro con un Ministro per gli Affari Regionali che ricevette me e Edi Rabini e che nulla sapeva dell’Alto Adige, ignorando del tutto l’esistenza di un censimento etnico-linguistico. La situazione è cambiata in trent’anni? Bisogna dar atto di un certo sforzo del Governo di cambiare le cose, anche se l’impianto istituzionale nella sostanza non è cambiato.
 Nella nuova norma di attuazione si sono realizzati due modesti risultati: la forma anonima del censimento e il mancato obbligo dei genitori, che appartengono a gruppi linguistici diversi, dì rendere la dichiarazione per i minori. Rimangono invece gli effetti giuridici di chi vuole accedere ai benefici dell’autonomia, che deve continuare a dichiararsi italiano, tedesco o ladino, falsando la verità.
 Rimane lo sconcerto che in un momento storico, in cui le Nazioni civili tendono a tutelare i diritti civili della persona, nel civilissimo Alto Adige - Südtirol, per ragioni esclusivamente politiche, si sia realizzato un impianto istituzionale antistorico ed antigiuridico; solo per salvare una proporzionale ormai in disuso, che dovrebbe esser abolita (nella stessa norma del pacchetto si ipotizzava la durata di trent’anni, ma ne son già passati quasi 40!), si è messo in piedi un farraginoso e sorpassato sistema di un censimento etnico linguistico, che ricorda purtroppo alcune tragiche realtà del passato.
 Spetterà ai posteri giudicare se la nostra battaglia sia stata legittima e giustificata, ma riteniamo di esserci lecitamente ribellati ad una violazione di diritti civili.
Alto Adige 6-10-11
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giovedì, 06 ottobre 2011



Edi Rabini: «Basta censimento, è uno spreco»

BOLZANO. Quando si parla di censimento linguistico, a Edi Rabini - storico braccio destro di Alex Langer e ora anima della Fondazione intestata al leader dei Verdi - viene l’orticaria. Perché siamo ancora qui a fare i conti con le stesse “gabbie etniche” contro cui lui e Langer avviarono una dura battaglia a partire dal 1981. «Oggi possiamo dire che con quella battaglia Langer era stato davvero lungimirante. Lo avevano accusato di mettersi contro l’autonomia e il suo Statuto, invece sentenze di tribunali e giudizi dell’Unione europea che hanno obbligato l’Italia a rivederne la forma di quell’incasellamento, hanno sancito tanti anni dopo che quella battaglia era più che giustificata anche dal punto di vista giuridico. E questo ridà valore alla quella lotta: ci saremmo potuti risparmiare tante sofferenze e tensioni».
 E oggi, di fronte a “questo” censimento?
 
Beh, citerei l’esempio della Bosnia, dove sono stato recentemente. Il tema della prevalenza dei diritti dei singoli individui rispetto a quelli delle dinamiche di gruppo, oggi è diventato attualissimo. L’anno scorso alle elezioni parlamentari della Bosnia un rappresentante della comunità ebraica e uno di quella rom hanno fatto ricorso alla corte di giustizia dell’Aja contro l’obbligo di dichiararsi appartenenti a uno dei tre gruppi fondativi croato, musulmano e serbo. La Corte gli ha dato ragione. Una sentenza che oggi rischia di impedire alla Bosnia l’ingresso in Europa, se non cambierà la sua costituzione».
 Questa volta la dichiarazione sarà anonima.
 
Certo è un passo avanti. Ma se ne farà uno indietro se questo darà una spinta a riunirsi sotto la bandiera etnica, come hanno fatto per primi i ladini giorni fa. È una battaglia di retroguardia.
 Una previsione sul censimento del 2021. Ci sarà la casella mistilingui?
 
Io credo che se si segue un po’ la discussione su questo tema si arriva a capire che nel 2021 il censimento non esisterà più. Perché, a cominciare dalla Germania, c’è un forte movimento d’opinione per chiederne l’abolizione. Il censimento è un enorme spreco di energie, sproporzionato rispetto al risultato raggiunto. Oggi con la rete informatica costituita da anagrafe, sanità, scuole, catasti, eccetera, la pubblica amministrazione possiede già il novanta per cento dei dati di cui ha bisogno... (f.za.)
Alto Adige 6-10-11
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martedì, 04 ottobre 2011



Volendo le cose si ottengono: nuovo regolamento comunale per i referendum

BRESSANONE.Approvato in consiglio il nuovo regolamento comunale per i referendum. Con 25 voti favorevoli e 2 astensioni il consiglio ha dato l'ok ad all'abbassamento del quorum dal 40 al 25% e alla diminuzione della soglia delle firme necessarie per chiedere un referendum. L'iter per arrivare ad una modifica dello statuto in materia di referendum era stato avviato già in agosto ma ora, con l'approvazione del nuovo regolamento, è stato abrogato il quorum strutturale del 40%, sostituito da un quorum funzionale del 25%. In altri termini, affinché il referendum sia valido deve aver votato "sì" almeno il 25% degli aventi diritto. La soglia delle firme necessarie per richiedere un referendum, poi, è stata abbassata dal 10 al 9%. Dunque, su un totale di circa 17 mila aventi diritto, occorreranno almeno 1.530 firme per poterlo chiedere. È stata inoltre introdotta la possibilità di votare su proposte concorrenti. Il termine per la raccolta delle firme è stato portato da 60 a 90 giorni, mentre il numero dei promotori richiesti è stato abbassato da 100 a 30. È inoltre prevista la possibilità di ridurre il numero dei seggi elettorali e dei membri dell'ufficio elettorale di sezione. Non sono ammesse consultazioni referendarie riguardanti temi sensibili sul piano etnico o su questioni concernenti gruppi ai margini della società. L'accorpamento di più quesiti referendari in un'unica consultazione consentirà infine di contenere i costi. Soddisfatte anche le opposizioni, «anche se - sottolinea Walter Blaas dei Freiheitlichen - le firme necessarie per richiedere un referendum restano tante». (t.c.)
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martedì, 04 ottobre 2011



Progetto pilota per disabili «indipendenti»

BOLZANO. Una vita indipendente per le persone disabili è possibile. Consentirà alle persone disabili più partecipazione sociale e una vita indipendente un nuovo progetto pilota appena approvato. «Purtroppo per ora le persone con disabilità cognitive rimangono escluse dal provvedimento», evidenzia la Federazione per il Sociale e la Sanità. Dopo un lavoro intenso durato otto anni, finalmente è stato approvato un progetto pilota che prevede una nuova prestazione sociale: un sostegno finanziario della Provincia a partire dal 2012 garantisce infatti ai disabili una vita autonoma, fuori dal nucleo della famiglia d’origine. Ne possono usufruire però solo persone con disabilità gravi di tipo fisico.

Alto Adige 4-10-11
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martedì, 04 ottobre 2011



Irpef, sgravi per le famiglie

MARCO RIZZA
BOLZANO. Una sorta di «quoziente familiare» per l’esenzione graduale dell’addizionale regionale Irpef: più figli si hanno, più si alza la soglia di reddito esentata dalla tassa, fino a coinvolgere anche il ceto medio. Il modello è allo studio tra i tecnici della Provincia in vista della predisposizione del bilancio 2012 e potrebbe rappresentare una novità importante per migliaia di famiglie altoatesine. L’annuncio è stato dato ieri dal presidente Durnwalder, che ha indicato anche alcuni paletti. Si è detto disponibile ad alzare la soglia minima sotto la quale c’è l’esenzione per tutti, ipotizzando di passare dagli attuali 12.500 a 15 mila euro. Niente da fare invece per la richiesta dei sindacati di azzerrare l’addizionale Irpef per tutti i redditi sotto i 35 mila euro: «Questo è troppo», chiude Durnwalder. Ma tra questi due estremi è spuntata appunto la proposta di modulare l’esenzione per le famiglie: «Il modello è ancora allo studio - dice Durnwalder - e sicuramente varrà solo per famiglie con figli. L’idea è che da quei 12.500 (o 15 mila) la soglia si possa alzare in base al numero di dei figli: se c’è un figlio si alza a una cifra maggiore, se ci sono due figli a una soglia ancora superiore, ecc. Per famiglie molto numerose posso immaginare anche una soglia di reddito di 50 o 60 mila euro. Quindi si arriva a un’esenzione anche superiore alla soglia dei 35 mila chiesti dai sindacati, ma appunto solo per famiglie con figli. Non entro nei dettagli perché sono ancora allo studio, ma la direzione che vorremmo intraprendere è questa». Applausi alla decisione della giunta sono arrivati subito dall’ala sociale Svp, che però chiede di prendere in considerazione non solo le famiglie con figli ma anche i pensionati.
 Questa piccola rivoluzione dell’addizionale Irpef, insieme a una riduzione «mirata» dell’Irap (vedi articolo sotto), è possibile perché per il 2012 è previsto un aumento del gettito di circa 130 milioni, un incremento che permette qualche sgravio fiscale. Diverso il discorso per quanto riguarda le uscite. Il patto di stabilità nazionale prevede infatti che il saldo totale per il 2012 debba migliorare di 280 milioni rispetto all’anno in corso. Tolti i 130 milioni di entrate, restano circa 150 milioni di minori spese: ciò comporterebbe tagli del 9% ai diversi comparti, ma in realtà gli uffici dell’assessorato alle finanze stanno studiando il modo per diminuire l’impatto sui conti pubblici. I 150 milioni potranno infatti essere messi a disposizione dei fondi di rotazione per i Comuni e per l’economia, visto che questi finanziamenti non rientrano nel patto di stabilità essendo in sostanza dei prestiti. In questo modo si potrà evitare di mettere soldi freschi nei fondi di rotazione. Allo stesso modo sarà usato per gli investimenti nell’edilizia sociale il «tesoretto» da 200 milioni accantonato proprio in questo comparto negli ultimi anni: così facendo si risparmieranno parte dei 140 milioni che ogni anno la Provincia mette in bilancio per l’edilizia sociale.
 Con questi e altri accorgimenti tecnici, il tagli ai vari capitoli di spesa dovrebbe attestarsi intorno al 2%: poco in un contesto nazionale di lacrime e sangue. E non tutti i settori saranno toccati dai tagli: «Non ridurremo sanità, sociale, formazione, ricerca e innovazione, personale, lavoro e mobilità - ha detto Durnwalder. Ovviamente un taglio anche solo del 2% non fa contento chi lo subisce, quindi da qui a fine ottobre (quando il bilancio deve essere approvato dall’esecutivo, ndr) ci sarà di che discutere in giunta...». Complessivamente il bilancio 2012 si aggirerà intorno ai 5,3 miliardi di euro, poco meno di quello dell’anno in corso.
Alto Adige 4-10-11
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martedì, 04 ottobre 2011



Le coppie di fatto considerate famiglie

RICCARDO VALLETTI
 BOLZANO. Batteranno la città porta a porta con un computer e un questionario, intervisteranno famiglie, coppie di fatto, suore nei conventi e anziani nelle case di cura, immigrati di tutte le nazionalità e ogni altra possibile classificazione di campione demografico. Sono i 160 rilevatori del censimento Astat che da ieri si sono chiusi nella sala rappresentanza del Comune per il corso che deve renderli operativi dalla prossima settimana. Il censimento inizierà lunedì 10, e ad ognuno verrà assegnata una zona della città e una lista di nominativi da intervistare (circa 300 a testa).
 LE INTERVISTE. L’agenzia demoscopica punta molto sull’informatica per snellire i tempi d’intervista, per questa ragione il corso si concentra anche sugli aspetti tecnici dell’inserimento dati nel sistema. Dove sarà possibile infatti, i rilevatori caricheranno in rete i questionari “in diretta”, cioè durante l’intervista. A questo scopo il Comune li doterà di una chiavetta per la connessione veloce e in caso di necessità anche di un minicomputer. Le domande spazieranno dai dati puramente anagrafici a quelli più personali come il livello di studi o attinenti al lavoro; anche per questo i funzionari Astat preparano i rilevatori sull’approccio da tenere, in previsione di trovarsi una porta sbattuta in faccia.
 OBBLIGHI E PRIVACY. «Bisogna tenere presente - ribadisce la direttrice dell’ufficio statistiche Astat Johanna Plasinger - che il censimento è obbligatorio, in caso di rifiuto palese da parte dell’intervistato il Comune può ricorrere a sanzioni». Va chiarito inoltre che i dati raccolti saranno protetti dalla legge sulla privacy e dal segreto statistico, specifica la funzionaria, e che «non siamo noi a scegliere le domande, ma ci vengono imposte in parte dall’Europa e in parte dallo Stato o dalla Provincia». La prima funzione della raccolta sarà la possibilità di fornire un termine di confronto con la base dati dell’anagrafe, per rilevare nascite non registrate o decessi non aggiornati, solo in un secondo momento si produrranno i report analitici. «Contiamo di presentare il rapporto definitivo entro la fine del 2012, ma i dati entreranno anche nell’analisi Eurostat che uscirà solo nel 2014».
 GLI STRANIERI. Nel complesso questionario entrerà anche un primo censimento degli stranieri presenti nel territorio comunale. «Non verrà chiesto loro nessun documento identificativo, per gli stranieri la raccolta sarà anonima e servirà solo a quantificare la loro incidenza sulla popolazione e altre informazioni utili alle statistiche - spiega la responsabile Istat territoriale Michela Zambiasi - in questa categoria entreranno anche quelli privi di permesso di soggiorno, i profughi, quelli con fissa dimora o temporanea, senza distinzioni».
 LE COPPIE DI FATTO. Ai rilevatori spetterà anche il compito di censire le cosiddette “convivenze”, vale a dire i centri di ricovero per anziani, conventi e monasteri, e tutti i luoghi dove risiedono stabilmente gruppi di persone; ognuno per la sua zona inoltre, i rilevatori dovranno fare una conta delle abitazioni, cioè quanti appartamenti per edificio, o per casa. Una coppia di fatto verrà conteggiata come una famiglia, e lo stesso potrebbe valere, a seconda delle circostanze, anche per una persona anziana sola con badante. Il questionario sarà sottoposto a tutti i membri del nucleo famigliare, naturalmente scremato delle domande inutili in caso di bambini. «È molto importante avere questo genere di informazioni - conclude Zambiasi - per elaborare analisi demoscopiche che finora non sono state possibili nell’ambito comunale».
 I RILEVATORI. I rilevatori dopo le prime quattro ore di corso hanno già capito che non si tratterà di una passeggiata per la città. Per il Comune di Bolzano ne sono stati selezionati 160, di cui molti giovani studenti ma anche over 40 e qualche over 50. Per i ragazzi si tratta di una bella occasione per alleggerire il costo degli studi fuori sede che grava in famiglia, per gli altri è una boccata d’aria in un periodo di crisi del lavoro che non molla la presa. La paga non è male: 11 euro e cinquanta per ogni nucleo famigliare intervistato, più 8 euro per le “convivenze” e 2 per ogni abitazione censita, tutto lordo ovviamente. Per superare le selezioni hanno dovuto dimostrare di conoscere bene sia l’italiano che il tedesco, di saper essere convincenti, e di avere buone capacità relazionali. Il Comune assegnerà a ciascuno una zona e una lista di nomi, definita in base alla loro disponibilità di tempo dichiarata in fase di colloquio: per il part-time circa 200 contatti, per la giornata piena oltre 300.
Alto Adige 4-10-11
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domenica, 02 ottobre 2011



La Domus Meridiana ha aperto le porte dei suoi reparti

LAIVES. In concomitanza con la giornata dell’anziano, ieri alla casa lungodegenti Domus Meridiana di via Sottomonte a Laives ha avuto luogo la giornata delle porte aperte. Il direttore Marco Maffeis e i suoi collaboratori si sono messi a disposizione di chiunque abbia fatto visita alla struttura, per illustrarne caratteristiche e finalità. Attualmente la Domus Meridiana accoglie 64 ospiti e è strutturata in vari settori. C’è quello per i lungodegenti veri e propri e quello per ospiti affetti da demenza senile. Da qualche mese, all’esterno, quello che era uno spiazzo vuoto è stato trasformato in un bel giardino, con percorsi mirati, angoli ombreggiati e casetta con le caprette. Infine il centro diurno, prezioso supporto per quanti vogliono affidare i propri cari nell’arco della giornata. Sabato 22 ottobre la festa del volontariato.
Alto Adige 2-10-11
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mercoledì, 28 settembre 2011



Anche la Chiesa molla il premier

PIERGIORGIO CATTANI

Dopo l’opinione pubblica internazionale, i mercati finanziari, la Confindustria, (forse i cittadini), anche la Chiesa Cattolica italiana sembra aver definitivamente abbandonato Berlusconi e la sua corte dei miracoli. I risvolti etici della spregiudicata e trista vita privata del nostro anziano premier - certo diametralmente opposta a qualsiasi ideale di vita buona e cristiana - sono poca cosa rispetto all’aria mefitica derivante dalla commistione dei personalissimi affari del primo ministro (che assommano interessi economici a guai giudiziari) con cricche, comitati d’affari, clientele più o meno criminali, con circhi dell’effimero anch’essi al limite o oltre la legalità, con bassifondi morali e culturali oscuri ma utili quando c’è da applaudire il capo. Il ragionamento del presidente dei vescovi italiani Cardinale Bagnasco - giudicato tardivo da alcuni osservatori - pur usando espressioni durissime che tutti hanno compreso a chi erano rivolte, sembra ormai considerare il sistema Berlusconi come in via di estinzione, come un «tappo» che sta per saltare, come l’ultimo atto di una tragicommedia disgustosa che sta per giungere al finale. Ecco un florilegio di alcune frasi del porporato: «Mortifica soprattutto dover prendere atto di comportamenti non solo contrari al pubblico decoro ma intrinsecamente tristi e vacui». «Si rincorrono con mesta sollecitudine, racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica». «I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l’aria e appesantiscono il cammino comune». «Ecco perché si tratta non solo di fare in maniera diversa, ma di pensare diversamente: c’è da purificare l’aria, perché le nuove generazioni - crescendo - non restino avvelenate». Si guarda al presente per pensare al futuro.
Il presente per Bagnasco è duro e difficile.
 La crisi economica globale si abbatte sulla classe media, colpisce il reddito e i risparmi delle famiglie, cancella le speranze dei giovani schiacciati tra la disoccupazione e la precarietà. In questo quadro l’Italia deve fare i conti con i suoi mali tradizionali che oggi sembrano esplosi con una rinnovata violenza: la corruzione dilagante, che dai vertici politici scende alla pubblica amministrazione fino a contagiare il settore privato; l’evasione fiscale, vero barometro del senso di appartenenza a una comunità civile, che non solo non è stata combattuta in maniera adeguata ma in questi anni è stata favorita dai «suggerimenti» di Berlusconi e dai condoni a raffica. L’Italia vive una crisi di senso civico. Non illudiamoci, è sempre stato così. Ma oggi l’involuzione e l’imbarbarimento sono giunti ai più alti livelli istituzionali, ai seggi dei ministri occupati da personaggi gesticolanti e volgari che inneggiano a una secessione più marziana che padana, agli scranni di parlamentari, spaesati o complici, che vivono alla giornata per preservare il loro personale briciolo di potere.
 Etica, senso civico, bene comune, onorabilità, dovere: sono concetti emigrati da tempo dal nostro paese. Meglio, sono diventate per quasi tutti i politici parole vuote, ripetute e scagliate l’uno verso l’altro, urlate e stravolte in contese sempre più sterili. Sia chiaro però che nelle parole di Bagnasco non si vede traccia di pilatesca equidistanza: le responsabilità sono chiare e investono lo stile di vita e la gestione del potere di chi ci ha governato negli ultimi anni. Diverso il discorso per quanto riguarda il futuro. E qui il cardinale si rivolge direttamente non solo ai cosiddetti «politici cattolici» ma anche a quanti vedono nella dottrina sociale della Chiesa un possibile appiglio per uscire dalle sabbie mobili, una risorsa a cui attingere per ritessere la trama della convivenza, una fonte di umanizzazione. Che cosa rinascerà dalle macerie del berlusconismo? I politologi e i retroscenisti si sbizzarriscono: i vescovi vogliono tornare alla Balena bianca? Sognano di vedere insieme Casini, Rutelli, Formigoni e magari Fioroni e Pisanu? Se questo fosse il livello della speranza, rimarremmo davvero scoraggiati. Il vertice CEI non sembra più avere come obiettivo quello di ostacolare Prodi e il PD, come ai tempi di Ruini e della Binetti, di far fallire un referendum con l’astensione e di dare credito a questa destra, anche se ci sono ancora prelati importanti che «stampellano» l’attuale maggioranza come «male minore» e questo governo come tutore dei «valori non negoziabili».
 Questa volta Bagnasco zittisce tali piccinerie e apre a uno scenario più ampio. Finalmente ossigeno, finalmente un mare aperto. Si tratta di riprendere le redini del futuro. Di fare spazio ai giovani, per davvero. Ecco il passaggio più significativo del cardinale: «Sembra rapidamente stagliarsi all’orizzonte la possibilità di un soggetto culturale e sociale di interlocuzione con la politica, che - coniugando strettamente l’etica sociale con l’etica della vita - sia promettente grembo di futuro, senza nostalgie né ingenue illusioni». Non si tratta di un nuovo partito ma di un risveglio collettivo del laicato cattolico italiano. Uno spazio culturale e sociale rimasto vuoto ormai da quasi vent’anni ma che ora si sta occupando con molteplici iniziative sul territorio. Ma per segnare davvero un’epoca nuova bisogna evitare errori del passato e compiere vere scelte innovative.
 Sarebbe sbagliato pensare a un unico soggetto culturale dei cattolici, il cui pluralismo (seppur in una cornice ecclesiale) è una ricchezza da incanalare e da valorizzare. Nel cinquantesimo del Concilio (nel 2012) occorre per davvero che il clero scommetta sui laici, lasciando a loro molte responsabilità non perché i preti «non ce la fanno più» ma per una precisa scelta evangelica. E infine i giovani, categoria strattonata di qua e di là e finora utile per discorsi accigliati o preoccupati di professori già da tempo in pensione: la Chiesa crede davvero in essi?
 Siamo immersi in tempi difficili. Il nostro mondo sta cambiando. Cina e India ci superano. Il nostro benessere rischia come mai prima. Ma è proprio questa è l’ora di quanti hanno idee e buona volontà. Anche oltre la politica ma sempre a confronto con la politica.
Alto Adige 28-9-11
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martedì, 27 settembre 2011



Il sindacato dei pensionati Cgil riprende i servizi sul territorio

LAIVES. Il sindacato pensionati Cgil riprende l’attività sul territorio comunale. Un dirigente sarà infatti a disposizione, nella sede che si trova in via Kennedy 265, aperta d’ora in poi tutti i lunedì, martedì, mercoledì e venerdì, dalle 9 alle 12, telefono 0471 - 955177. Il sindacato assicura una presenza anche a Pineta, il martedì, dalle 10 alle 12 presso il circolo anziani della frazione e quindi pure a San Giacomo, sempre il martedì, ma dalle 8 alle 10, in questo caso presso la sede del Centro culturale San Giacomo Aguzzo 82.
 Con l’occasione, i rappresentanti sindacali ricordano agli anziani che, se ancora non lo avessero fatto, dovrebbero portare il certificato di pensione “Modello Obis M 2011” per far controllare che sia corretto. Qualora si riscontrassero irregolarità, sarà cura del sindacato intervenire presso gli enti erogatori della pensione per chiedere un tempestivo aggiornamento. Questo è solo uno dei servizi offerti dalla Cgil ai pensionati locali. (b.c.)
Alto Adige 27-9-11
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martedì, 13 settembre 2011



Cremazione nuovi criteri

BOLZANO. Ottenuto il parere positivo del Consorzio dei comuni, la giunta provinciale ha definitivamente approvato un disegno di legge che fissa nuove disposizioni in materia cimiteriale e di cremazione. “Occorre regolamentare in maniera chiara la materia - ha spiegato il presidente Luis Durnwalder - anche perché sono sempre di più coloro che decidono di procedere con la cremazione dei propri congiunti”. Tra le novità introdotte, la riduzione da due a uno dei certificati di morte necessari per poter dare il via alla cremazione, mentre per poter procedere con le operazioni la bara dovrà essere di legno naturale (sino ad oggi doveva essere composta da legno e zinco) al fine di ridurre le emissioni inquinanti. Per gli stessi motivi di natura ambientale è stato introdotto il divieto di trattare la salma con sostanze nocive.

Alto Adige 13-9-11
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domenica, 11 settembre 2011



Caro scuola, Bolzano più costosa

BOLZANO. Scuola, quanto mi costi. Ne sanno qualcosa i genitori costretti a più di un salto mortale. L’Osservatorio prezzi della Provincia ha fatto due conti e dal confronto emerge come Bolzano - anche in questa categoria - riesca ad essere più cara di Merano, Bressanone e Brunico.
 Dall’indagine emerge anche un’indicazione generale che ci dice - ancora una volta - come il liceo sia più caro: il costo dei libri per la terza classe di un campione di istituti superiori oscilla - infatti - dai 200 euro di un istituto commerciale ai 512 euro di un liceo. I rilevatori hanno poi scelto 30 prodotti (quaderni, matite, penne ecc.) e constatato come Bolzano sia più cara: gli stessi prodotti che in città costano da un massimo di 98 euro ad un minimo di 83 euro a Bressanone vengono da 78 a 63 euro. E adesso il dettaglio. Se vogliamo comprare un quaderno o un blocco a Bolzano possiamo trovare il prezzo più conveniente ma anche quello più alto. Il capoluogo registra infatti una forbice di prezzo chiaramente più ampia rispetto agli altri comuni. Nel gruppo dei materiali da scrittura il comune di Bolzano raggiunge poi il prezzo medio più elevato (34 euro). Anche il valore massimo assoluto registra il suo primato nel capoluogo con 39 euro, mentre Merano arriva a 36 euro. Se si vuole risparmiare per comprare materiale da scrittura non resta che andare a Brunico (valori compresi tra 27 e 38 euro). Quel che serve per disegnare costa di più a Merano mentre la categoria “varie” ci dice come alla fin fine Bressanone risulti più conveniente sia di Bolzano che di Merano. E adesso un’occhiata ai libri. Da capire perché nelle scuole italiane gli studenti siano costretti a pagare di più: per l’indirizzo Igea italiano ci vogliono 534 euro, per l’indirizzo tedesco ne servono 522.
 Al liceo scientifico italiano di Bolzano si spendono 553 euro di libri contro i 292 del liceo tedesco, differenza minima al linguistico dove gli italiani spendono 478 euro ed i tedeschi 467.
 I nove libri scolastici che servono per frequentare la 3a classe degli istituti tecnici commerciali in lingua tedesca costano 233 euro a Bressanone, mentre a Bolzano vengono utilizzati 14 libri che costano complessivamente 367 euro.
Alto Adige 10-9-11
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giovedì, 08 settembre 2011



Dopo la manovra avremo tasse finlandesi e servizi italiani

TITO BOERI
Quasi metà della manovra rimane indeterminata dato che rimane la clausola di salvaguardia sulla delega fiscale e assistenziale. I saldi sono migliorati dopo l’introduzione dei nuovi provvedimenti di fronte al deterioramento dello spread. Conta soprattutto l’inasprimento Iva, che vale a regime più di 4 miliardi. Il contributo di solidarietà sui redditi superiori a 300.000 euro è deducibile (non sarebbe stato più semplice alzare l’aliquota marginale?) e quindi vale solo 140 milioni a regime. Il contributo delle tasse sale al 73 per cento (dal 61 per cento) nel 2012.
 Se teniamo conto che gli enti locali si rifaranno dei tagli ai trasferimenti aumentando le addizionali Irpef, come loro consentito già nel 2012 dalla manovra, la quota delle entrate arriva all’86 per cento del totale. Spariscono del tutto i tagli ai costi della politica a livello provinciale e comunale che erano comunque talmente esigui da non venire quantificati dalla relazione tecnica. Ridotti ulteriormente i pochissimi tagli ai compensi dei parlamentari. Insomma, i tagli di spesa si sono ormai ridotti al lumicino. Si noti che nei documenti presentati alle autorità europee, il Governo si era impegnato a un aggiustamento”prevalentemente sul lato della spesa” e che il ministro Tremonti nell’anticipare la manovra alla Camera aveva parlato di “obiettivi che si devono raggiungere attraverso riduzioni della spesa”.
 Non stupisce allora l’incremento della pressione fiscale. Arriverà al 44,5 per cento, due punti in più che in assenza della manovra. La quota delle entrate (tributarie e non) sul prodotto interno lordo è destinata ad arrivare al 48,7 per cento.
 Insomma un euro ogni due generati in Italia andrà all’erario. Tasse finlandesi con servizi italiani.
 Può consolare il fatto che almeno in piccola parte la manovra cerchi di allargare la base imponibile, facendo pagare le tasse anche a chi non le pagava sin qui. Ma meglio stare coi piedi per terra. Stupisce che la Ragioneria dello Stato quantifichi in più di un miliardo gli effetti di misure dall’esito aleatorio e da molti ritenute inefficaci come l’obbligo di fornire le coordinate bancarie in dichiarazione dei redditi (perché non fornire anche i saldi di conti corrente?), la prigione per chi evade più di 3 milioni (quanti sono i contenziosi di quella entità, quanti i grandi evasori che rischiano di andare in prigione? Perché l’Agenzia delle entrate non ce lo dice?). Le stime fanno riferimento al solo effetto di dissuasione che è molto difficile da valutare. Più prudente sarebbe stato non contare su queste entrate. Tra l’altro, in Commissione alcune di queste misure sono state depotenziate, a partire dalla comunicazione obbligatoria delle coordinate bancarie che doveva servire per quegli accertamenti selettivi che nella relazione tecnica venivano valutati fino a 665 milioni.
Quasi metà della manovra (20 miliardi) continuano a venire affidati alla norma capestro sul taglio delle agevolazioni fiscali: se la delega per la riforma fiscale non venisse esercitata entro il settembre 2012 si procederà a un taglio automatico del 5 per cento di agevolazioni e deduzioni Irpef e Iva, a scapito soprattutto delle persone con redditi più bassi. Il taglio salirebbe al 20 per cento nel 2014. Sono più tasse e sono regressive e colpiscono soprattutto le famiglie a basso reddito. una norma che lo stesso governo dichiara di non voler mettere in pratica e di tenere solo come extrema ratio nel caso non si arrivasse all’approvazione di una imprecisata riforma fiscale e assistenziale.
 Insomma, a più di due mesi dall’apertura di una crisi di credibilità drammatica per il nostro Paese, a quasi quattro settimane dalla decisione della Bce di intervenire a sostegno dei nostri titoli di Stato a fronte dell’impegno del nostro governo ad anticipare l’aggiustamento e a tre settimane dal Consiglio dei ministri che ha impegnato il nostro paese al pareggio di bilancio entro il 2013, il nostro governo non è ancora riuscito a chiarire come raggiungerà questo risultato.
AltoAdige 8-9-11
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giovedì, 01 settembre 2011



Casa, luce e acqua, prezzi in salita

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. La corsa ai prezzi non si ferma ed è trascinata dal caro-casa con le spese condominiali aumentate in un solo anno del 7,9%. L’inflazione - infatti - continua a crescere e segna ad agosto un +2,7% rispetto allo stesso mese del 2010 (a luglio la variazione annuale era ancora al +2,6%). Non c’è pace per le tasche dei bolzanini.
 Secondo gli ultimi dati diffusi dal Comune il maggiore incremento tendenziale (e cioè rispetto allo stesso mese del 2010, ed in questo caso parliamo di agosto) si registra nel settore dei trasporti (+7,1%) e ancora per le voci abitazione, acqua, energia e combustibili (+5,8%).
 Cresce il prezzo delle bevande alcoliche e dei tabacchi (+3,8%), aumentano anche le bevande analcoliche ed i prodotti alimentari (+2,6%): sempre più difficile riempire il carrello del supermercato.
 Il dettaglio riporta come in un anno sia aumentato il prezzo del gasolio per auto (+20,1%), del gasolio per riscaldamento (+15,8%) e della benzina (+16,1%).
 Crescono le bollette di riscaldamento, acqua, luce e gas (+7,1%) che fanno schizzare le spese di condominio (+7,9%) questione che mette in crisi, una volta di più, le famiglie già in difficoltà. A lanciare l’allarme una volta di più è il presidente dell’Associazione provinciale degli amministratori (Anaci), Marco Lombardozzi, che controlla tremila edifici in tutta la provincia (1.500 solo a Bolzano): «Negli ultimi due anni - racconta - sono aumentati del 15% gli inquilini che hanno pagato in ritardo o che non hanno pagato per nulla le spese di condominio e in tre quattro casi siamo arrivati anche a mettere l’immobile all’asta. La trafila dei solleciti e degli inviti più o meno pressanti a pagare le rate ci porta via un sacco di lavoro, di tempo e di arrabbiature ma ci rendiamo conto che se qualcuno tenta comunque di fare il furbo la stragrande maggioranza dei “morosi” non ce la fa proprio a far fronte ai pagamenti».
 Ma cosa incide di più sul caro-abitazione? «Sicuramente il prezzo del gasolio che in anno è aumentato del 15,8%, ma cresce in generale tutto. Cresce la luce e l’acqua e si fanno pagare di più pure le ditte che fanno i lavori di pulizia scale o di giardinaggio». Quali sono gli inquilini che si trovano ad affrontare i costi più pesanti? «Sicuramente chi abita appartamenti costruiti tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, quando la coibentazione era ancora poca cosa. Oggi il Casaclima, la modalità di certificazione energetica degli edifici nata nel 2002 e ben nota a tutti, permette risparmi anche del 30-40%».
 Una curiosità per tutte: gli edifici che l’Istituto per l’edilizia agevolata (Ipes) sta costruendo a Casanova permetteranno un risparmio sul riscaldamento dell’80%.
 Bolzano conferma poi il suo primato come città con i prezzi delle case (che arrivano a 5.000 euro al metro) e gli affitti più alti del Trentino Alto Adige e di Innsbruck.
 Questione che fa schizzare - eccome - il carovita.
 Per un appartamento di 75 metri quadrati nel centro storico di Bolzano il canone medio ammonta a 900 euro al mese mentre, per un alloggio simile in periferia, costa 760 euro. I 75 metri in centro costano 792 euro al mese a Bressanone, 725 a Brunico e 837 a Merano. Per un appartamento in centro l’affitto più basso si paga a Trento (700 euro) mentre ad Innsbruck per la stessa metratura ce ne vogliono 760, in periferia i prezzi più contenuti si registrano a Brunico (600 euro). Il mercato degli immobili ristagna: i prezzi sono troppo alti ed i bolzanini hanno pochi soldi in tasca. La parola d’ordine è sempre e solo una: trattare il prezzo.
Alto Adige 1-9-11
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mercoledì, 31 agosto 2011



Ci siamo, domani scatta il redditometro

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Domani in Alto Adige entra in vigore il redditometro (Durp). Theiner è soddisfatto: «Finalmente criteri uguali per chi chiede contributi pubblici». Per evitare problemi nel passaggio al nuovo sistema sono stati formati 430 collaboratori di distretti sociali e patronati.
La dichiarazione unificata di reddito e patrimonio scatta subito nel settore sociale (per esempio case di riposo) ed in quello sanitario (esenzione ticket e rimborsi spese). L’assessore alla sanità Richard Theiner non ha dubbi: «La dichiarazione che per definire meglio il reddito tiene conto anche del patrimonio del nucleo familiare ci permetterà di assegnare i contributi in maniera più equa a chi ne ha veramente bisogno». Luca Critelli, direttore dell’Ufficio anziani e distretti sociali, spiega che comunque eventuali “abusivi” da domani avranno vita difficile. «Grazie al nuovo sistema, il cittadino che chiede di usufruire di determinati servizi potrà compilare una sola dichiarazione all’anno e non perdersi tra mille carte». Attenzione perché non tutti devono presentare la Durp - spiegano gli esperti - ma solo chi richiede contributi o agevolazioni tariffarie alla Provincia o agli enti che utilizzeranno il sistema. Nella prima fase, e cioè da domani sarò necessario compilare il redditometro per ricevere l’assegno provinciale e regionale al nucleo familiare (33.000 domande all’anno con una dotazione di 44 milioni di euro), per ottenere l’esenzione dal ticket per indigenti (circa 7 mila persone) e per avere il rimborso delle spese sostenute per le protesi dentarie (7.900 domande con 7 milioni di euro erogati nel 2010). Il Durp serve anche a definire la tariffa dei servizi sociali (case di riposo, assistenza domiciliare, asili nido, ecc: circa 4.500 domande) ed a ricevere l’assistenza economica sociale (9.700 domande per complessivi 24 milioni di euro liquidati). La dichiarazione è gratuita e può essere presentata nei patronati o nei centri di assistenza fiscale (Caaf) dei sindacati, delle associazioni economiche e delle altre organizzazioni dove già oggi vengono presentate molte richieste di contributi. Theiner ricorda, a proposito, che per evitare problemi nel passaggio al nuovo sistema, nei mesi scorsi sono stati formati 430 collaboratori di distretti sociali, patronati e centri di assistenza fiscale. E adesso alcune novità. Per i lavoratori dipendenti vale il reddito complessivo Irpef decurtato della deduzione per l’abitazione principale e degli oneri fiscalmente deducibili. I redditi da lavoro dipendenti saranno considerati soltanto al 90%. Si potranno detrarre spese mediche, interessi sul mutuo-casa, il canone di locazione dell’abitazione principale e gli assegni per il mantenimento dei figli. Per i lavoratori autonomi il reddito minimo non potrà essere inferiore alla retribuzione media di un lavoratore dipendente qualificato del settore di riferimento, fissata dal contratto di categoria. Se il reddito effettivo è al di sotto di tale soglia, va dimostrato. Per i redditi da agricoltura verrà applicato un valore standard per ogni unità di bovino adulta oppure per ogni ettaro produttivo nel settore della frutticoltura, della viticoltura e della silvicoltura. Non è considerata patrimonio la prima casa. Non verranno conteggiati neppure i depositi fino a 100 mila euro.
Tutte le informazioni sulla dichiarazione unificata sono a disposizione all’indirizzo www.provincia.bz.it/politiche-sociali.
Alto Adige 31-8-11
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giovedì, 25 agosto 2011



Oltre novanta famiglie in difficoltà

 LAIVES. Il 2 settembre riaprirà il punto di distribuzione «Alimentiamo la solidarietà», che il gruppo missionario di Laives ha aperto da tempo in via Innerhofer 17 (palazzina della Croce Rossa). Intanto il bisogno di tante famiglie, purtroppo, non conosce soste. «Attualmente sono 92 quelle che si rivolgono regolarmente al nostro punto di distribuzione alimenti e altri generi di necessità - spiega Enzo Guderzo, presidente del gruppo missionario locale - e non si pensi che si tratti solo di extracomunitari. Abbiamo invece tanta gente di Laives che si rivolge a noi perché non sa più come fare a tirare avanti: certamente qualcuno è arrivato al limite, ma abbiamo anche pensionati che con 7-800 euro al mese non riescono a sopravvivere e quindi si rivolgono al gruppo missionario per avere derrate alimentari o altro. Il punto di distribuzione in questo periodo è chiuso per ferie, ma noi comunque continuiamo con la raccolta del “fresco”, vale a dire di tutti quei prodotti che scadono entro tempi brevi, come latte e yogurt. In questo periodo abbiamo anche avuto diverse richieste di mobilio e credo sia perché diversi hanno trovato casa e debbono arredarla quel minimo che serve per viverci. Le famiglie che il distretto sociale ci ha indirizzato per usufruire del servizio sono 92 e di questo passo dovremo trovare altri negozi e supermercati che aderiscano all’iniziativa, altrimenti non riusciremo a fare fronte a tutte le richieste».
 Per poter fruire del servizio di distribuzione gratuita di alimentari, vestiario o mobilio, occorre mettersi in contatto con il distretto sociale che ha sede proprio di fronte, nel piazzale di via Innerhofer. Lì viene valutato lo stato di bisogno. La famiglia viene segnalata al gruppo missionario affinché dia via libera all’accesso al servizio. Periodicamente poi viene fatta la verifica della situazione per evitare che qualcuno ne approfitti. La sensazione è che in realtà, al di là delle 92 famiglie che si rivolgono ad “Alimentiamo la solidarietà”, anche a Laives vi sia un sommerso di indigenza e bisogno ben più esteso e anche in preoccupante aumento, tenuto nascosto spesso solo dalla vergogna di dover chiedere aiuto. (b.c.)
Alto Adige 25-8-11
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domenica, 07 agosto 2011



L’Odissea nel 2011 Gli ultimi del mondo in fuga dall’Africa

In città si respira aria di mare. L’umidità ha dato una patina di muschio e fascino agli edifici decadenti che un tempo accoglievano il governatore provinciale, l’ufficio della dogana e l’amministrazione portuale. Il porto è ancora gestito dai clan e vi transita ancora tutto quello che non dovrebbe sapersi, inclusi i rifiuti nucleari. Ci sono navi cinesi e soprattutto giapponesi per depredare le risorse ittiche. Un mare ricco di pesci e tonni, inscatolati per qualche anno anche da un italiano (un «insabbiato» come si diceva in Eritrea). Ma la vera mattanza qui non è quella dei tonni: è quella di vite umane.
 LA MATTANZA. Berbera si presenta deserta agli occhi del visitatore e la temperatura, che può raggiungere i 50 gradi, non è la sola spiegazione. Il mercato è abbandonato e nei ristoranti sul lungomare in cui si mangia aragosta a pochi dollari si trovano solo vecchi a chiacchierare. I giovani se ne sono andati tutti, ma non nella vicina capitale Hargeisa... Da Berbera transitano le due rotte principali del Corno d’Africa per l’emigrazione: o ci si imbarca o si prosegue a piedi fino a Bosaso (a centinaia di chilometri!), altro porto sulla punta del Corno. Nel 2008, quando mi trovavo a Berbera, giunse la notizia che un’intera classe di scuola superiore era salpata e mai più rientrata. L’imbarcazione era affondata a pochi chilometri e i corpi restituiti dalla corrente o mangiati dagli squali. Si parla di almeno 60-70 ragazzi. Avevano fatto economia per mesi e racimolato risparmi da parenti lontani e vicini che investivano in questi ragazzi per fargli studiare e garantire loro un avvenire. Si dice, e non è una leggenda, che alcuni di loro si brucino i palmi delle mani col fuoco per non lasciare più tracce delle loro impronte digitali... Le nuove procedure immigratorie italiane sono giunte in fretta qui, in un Paese che conta più di 6 compagnie telefoniche.
 L’ODISSEA. Oltre che verso l’Europa o lo Yemen, la carovana della disperazione si rivolge a volte appunto verso Bosaso nella Repubblica Federale del Puntland, regno di pirati e rifugiati dallo Zanzibar (e agenti Cia...). A Bosaso arrivano i disperati dall’Etiopia e forse i fortunati dall’Eritrea, dopo mesi di cammino in cui vengono derubati e spesso violentati. Si attende vicino al porto, ci si fa spedire con un’agenzia di invio soldi i 150 dollari necessari per la traversata, e si spera... Quando vivevo lì e mi occupavo di un progetto di monitoraggio delle coste e di assistenza ai «mixed migrants», ho sentito un’infinità di storie di questo tipo. Un mio amico etiope pensando di aver trovato l’amore è stato derubato da una eritrea disperata che con i risparmi di entrambi forse ce l’ha fatta a passare dall’altra parte...
 Ma il viaggio è un’odissea che finisce spesso in tragedia. Donne incinte di 6 mesi hanno partorito in mare dalla fatica, altre sono state gettate in pasto agli squali perché di disturbo. Le navi poi non arrivano mai a destinazione. La polizia yemenita non ha una buona fama e quindi a pochi km dalla costa giovani, donne, bambini e anziani vengono invitati a calci di Ak47 a saltare in acqua. Inutile dire che quasi nessuno in questa regione sa nuotare e che molti di loro il mare lo vedono per la prima volta. Altri invece dopo essere stati sballottati in acqua per ore vengono depositati più in giù - ma sempre sulle terre somale, e si ritrovano a dover ricominciare tutto di nuovo...
 CAMION SELVAGGI. Forse con l’attuale insurrezione in Libia le cose potranno cambiare. Il flusso di migranti da vari Paesi africani verso le coste del Corno d’Africa era aumentato appunto perché il transito per la Libia da cui si giunge in Europa era diventato piu difficile. Dopo viaggi in «camions sauvages», come cantano Mamadou & Mariam, nel deserto libico i migranti venivano intercettati in diversi checkpoint dai poliziotti libici (che giravano con la camionette e le uniformi nuove donate come aiuto alla cooperazione dal nostro governo...) e quindi privati degli ultimi averi - e se donne in genere pure seviziate -, per poi continuare verso nord sperando di non imbattersi in altri poliziotti e in altre prigioni. Quando lavoravo nella parte orientale del Ciad e dalla finestra vedevo il Darfur, guardavo transitare questi camion carichi di merci e ogni tanto di persone, verso nord e la Libia, per strade che sono piste non segnate, con equipaggiamenti ora svedesi anni ’70 ora cinesi, ma sempre di qualità malandata. Su uno di questi camion si era imbarcata anche la famiglia eritrea che un sabato mattina scalza ha bussato alla porta dell’organizzazione internazionale che si occupa dei rifugiati dove lavoravo all’epoca. Avevano percorso una strada infinita ed erano scampati a molti pericoli per arrivare dal Corno d’Africa, attraverso il Darfur, e risalire poi verso la terra promessa a nord. Eppure chi partiva non era il più disperato perché per abbandonare casa anche se senza una meta precisa e con i soli vestiti che si indossano bisogna avere qualcosa: un pezzo di carta con un numero telefonico di un cugino (e quindi forse bisogna saper leggere e scrivere), dei soldi per pagare i vari pedaggi e soprattutto delle informazioni per sapersi muovere e non essere truffati, derubati, violentati e affamati. Per organizzare il viaggio, contattare la mafia dei nuovi scafisti, i procacciatori di permessi in Oman o a Londra. Chi non può permettersi nemmeno questo, è condannato a restare in Africa.
 STREGONI. Me ne sono resa conto con ancora più forza quando ho messo piede nella Repubblica Centrafricana. Qui la povertà è estrema. Non ci sono strade, scuole, niente. Le poche infrastrutture sono nelle due città principali. La povertà si misura soprattutto dalla scarsissima presenza di cinesi e dalla mancanza di indiani. Oro e diamanti, ricchezze inestimabili, non riescono ancora a essere sfruttati. Qui si mangiano solo due o tre tipi di verdura benché sia un Paese che possa avere 4 raccolti all’anno e in cui le piogge sono ancora abbondanti e regolari. Nel mio villaggio non c’è nemmeno la radio e a pochi chilometri si interrompe anche la linea telefonica. La gente non vive alla giornata ma all’ora. Molti non si sono mai spostati neppure nel villaggio vicino, anche perché non ci sono mezzi di trasporto e fino a pochi giorni fa i ribelli controllavano le piste principali.
 Inoltre le decisioni non le prende l’individuo e nemmeno la comunità: qui a prendere le decisioni e a determinare morte e malattia ma anche successo e felicità sono gli stregoni, che sembra (questa la definizione che dopo messi di discussioni sono riuscita a ottenere) si distinguano da guaritori tradizionali, «fetisheur» e «marabout» perché nessuno sa chi siano e i loro poteri sono invisibili e in genere maligni. Fortuna che si possono comunque scoprire. Il sindaco di qui conosce l’infallibile rimedio: se si versa olio bollente sulla mano del sospetto dell’olio bollente e quello urla... beh, allora è sicuramente uno stregone. Ma questa è un’altra storia.
Alto Adige 7-8-11
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domenica, 07 agosto 2011



Il gioco d’azzardo è una piaga disgustoso specularci sopra

Leggo con disgusto che, pure nella nostra bella provincia si continuano a rilasciare licenze per aperture di sale da gioco, che dà un apporto a collocare in seria difficoltà le famiglie, o meglio, in parecchi casi, compromettono l’esistenza famigliare. Partendo dal fatto che, il gioco d’azzardo patologico è un disturbo del comportamento che, anche se rientra tuttora nella categoria diagnostica dei disturbi ossessivo-compulsivi, ha in realtà una grande attinenza con la tossicodipendenza, tanto da rientrare nell’area delle cosiddette “dipendenze senza sostanze”. È importante sottolineare che in anni di esperienza clinica presso i centri di psicologia emotocognitiva per il trattamento psicologico, il gioco d’azzardo patologico risulta essere uno dei disturbi più difficili da trattare. Esempio: una mamma, dopo aver giocato 500 euro in una paio d’ore, chiede disperata al gestore 50 euro per la spesa.
Ancora: un giocatore spende tutto lo stipendio per giocare ai cavalli, e si precipita disperato in azienda chiedendo aiuto ai propri collegi di lavoro per portare a casa qualche euro per il mantenimento famigliare. Altra esperienza, persone che chiedono prestiti per centinaia di euro ai gestori dei locali per giocare, con assicurazione di pagare il debito appena percepiscono la retribuzione.
Il fatto grave è che, se consumi alcool o droga, in quanto considerato alcool-tossico/dipendente, rischi di essere condannato penalmente, con la reclusione. Per il gioco, è lo Stato che ti mette nelle condizioni di far parte della tossicodipendenza, proprio per il fatto che rientra nell’area delle cosiddette “dipendenze senza sostanze”, e sulla persona ammalata da gioco, introita delle somme considerevoli di denaro, ma per questo non vieni condannato.
Per mio conto è lo Stato, in questo caso, lo spacciatore di sostanze da tossicodipendenza senza sostanza, e dovrebbe essere condannato nella stessa modalità come lo spacciatore di droga.
Però gli interessi sono troppo appetibili, basti pensare che lo Stato incassa ben il 75% delle somme giocate e vinte, mentre il restante viene equamente suddiviso fra il gestore del locale e proprietario delle macchinette.
Pertanto, tre soggetti che guadagnano somme importanti, a discapito di persone che vengono aiutate alla loro rovina.
È pur vero che un soggetto dovrebbe essere in grado di gestire la propria vita, e non farsi attrarre da queste sale da gioco, poiché la regola è una ed unica...vince sempre la macchinetta.
Pertanto, il legislatore, ma questa è pura utopia per quello che ho detto sopra, dovrebbe prevedere per legge che, il gestore debba impostare le macchinette in modo tale che un giocatore possa effettuare una giocata per un importo massimo, ad esempio di 10,00 al giorno, dovendo inserire, per accedere al gioco, la tessera sanitaria o del codice fiscale.
Il legislatore dovrebbe tutelare la persona dal rischio “rovina” dovuta al gioco, ma purtroppo, come sarà noto a tutti, inventa sempre più giochi, stimolando il cittadino al gioco, comportando certamente introiti sostanziosi per le casse dello Stato.
Ritengo vergognoso e deprimente che uno Stato possa fare cassa, o meglio ripianare alcuni buchi del bilancio statale, per mezzo di queste entrate.
Alto Adige 7-8-11
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giovedì, 04 agosto 2011



Una cella per spiegare cosa sia il carcere

BOLZANO. Una cella in piazza Vittoria, vicino al ponte Talvera, per far capire alla gente come si vive in carcere. L’hanno ricostruita gli ex carcerati dell’associazione Odos, emanazione del volontariato della Caritas diocesana, e rispetto a molte di quelle in cui vivono i detenuti di via Dante sembrerebbe una suite: sette metri quadri in tutto, quattro letti, un fornelletto e un armadio per stare rinchiusi venti ore al giorno. Il gabinetto nella ricostruzione non c’è, ma nelle celle vere è a vista, tra l’armadio e i fornelli. «In via Dante è peggio - spiega Alessandro Pedrotti, presidente di Odos - perché negli stessi metri quadri ci stanno sei persone invece di quattro, con una terza fila di letti sotto il tetto». Altra differenza rispetto alla ricostruzione, apparentemente trascurabile, è che in via Dante le finestre sono più piccole, per il resto la cella in piazza Vittoria à abbastanza fedele all’originale da farsi un’idea della detenzione.
 Basta entrare per pochi minuti e chiudersi la porta dietro le spalle: tra le sbarre filtra poca luce, il caldo è soffocante e in qualunque direzione non si arriva a terminare il terzo passo. Completare il quadro con l’immaginazione è facile, si fa presto a pensare alle altre cinque persone intorno, ai panni stesi, l’odore del bagno che si mischia a quello della cucina. «Spesso capita che i detenuti si mettano d’accordo per stare in piedi a turno - spiega Elisabetta Laganà, presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia - è con questa realtà che si scontra la politica carceraria, e il caso di Bolzano è eclatante: una struttura di fine ottocento, fuori norma per spazi, affollamento, regolamenti». La costruzione di una nuova struttura è una necessità reale da cui, sottolinea Laganà, si può trarre spunto per una nuova idea di carcere, «si potrebbe pensare a una nuova architettura che offra spazi per socializzare, laboratori di apprendimento per permettere il reinserimento del detenuto in ambito lavorativo, che segua le normative europee in termini di miglioramento delle condizioni carcerarie».
 La pena non deve consistere nell’annullamento della dignità del detenuto. Un concetto ripetuto nella presentazione dell’iniziativa, «in Italia esistono esperienze di carceri open space che hanno portato a risultati incredibili - spiega Pedrotti - è il concetto stesso di cella che deve essere rivisto, il carcerato dovrebbe usare quello spazio per dormire, non per esserci rinchiuso 24 ore al giorno, il tempo di detenzione dovrebbe essere impiegato in maniera più produttiva». (ri.va.)

Alto Adige 4-8-11
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lunedì, 01 agosto 2011



Caro affitti a Bolzano? Ora liberalizzare

Caro affitti a Bolzano, e altrove: il problema del caro affitti a Bolzano nasce da vari fattori, non ultimo quello della forza economica dei locatori che, piuttosto che scendere di prezzo, tengono l’immobile vuoto. Le leggi in materia, poi, e gli effetti eventuali delle inadempienze per riprendere possesso degli immobili fanno il resto. La cedolare secca incide moderatamente sul problema, perchè macchinosa ma ininfluente sui problemi di inadempienza contrattuale degli inquilini.
 Le norme vigenti hanno ormai fatto sì che il “nero” sia quasi del tutto scomparso sul residenziale, sopravvive in tutt’Italia forse per i garages e forse per gli alloggi a studenti (ma qui è la legge che è fatta male), ma per l’abitativo residenziale ritengo che sia quasi nullo.
 Il Direttore /Presidente del Centro Tutela propone un progetto di contratti, a mio avviso esclusivamente demagogico, che non può trovare applicazione proprio perchè poco interessante per i consumatori che invece vorrebbe difendere: le agenzie facciano i contratti e poi gli alloggi siano utilizzati dagli inquilini.
 Ma, intanto va detto che non sempre i contratti sono fatti dalle agenzie bensì direttamente dai proprietari, e poi, con l’eventuale contratto a nome delle agenzie, gli inquilini perderebbero il diritto al sussidio casa provinciale prezioso per sostenere il costo dell’affitto.
 Come sempre, rimango del parere che il problema del caro affitti si risolverà solo con una radicale e moderna riforma del settore sulle norme dei contratti d’affitto, liberi, senza imbrigliature di durate varie, e la certezza della rapida restituzione dell’immoblie in caso di inadempienza contrattuale dell’inquilino. Solo allora ci sarà perequazione negli affitti.
Alto Adige 1-8-11
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venerdì, 29 luglio 2011



Tavolo anticrisi senza sindacati

LAIVES. Il tavolo anticrisi organizzato dal Comune non nasce sotto una buona stella. Ieri, infatti, in occasione della prima riunione, c’è stata la protesta unitaria delle tre sigle sindacali (Cgil, Cisl e Uil), che non sono state invitate all’incontro. «Il Comune - si legge nella breve nota - ha invitato esponenti sociali, manager di società private, rappresentanti di associazioni provinciali e culturali, escludendo i rappresentanti sindacali che hanno un ruolo sociale delegato loro da cittadini e lavoratori. Evidentemente, data la variegata composizione del tavolo, l’obiettivo non è di trovare una soluzione ai problemi che interessano i cittadini ma più modestamente quello di riunire diverse persone attorno allo stesso tavolo per far vedere che si è attivi. Evidentemente regna l’incapacità di prendere delle decisioni e allora, come il caso della cittadella dello sport dimostra, si provano a chiedere lumi ad una parte della società civile, ma solo ad una parte, escludendone un’altra». La nota è firmata da Romolo Radicchi (Cgil), Toni Serafini (Uil) e Maurizio Cultraro (Cisl).
Ieri il primo incontro ha avuto carattere interlocutorio. Maurizio Albrigo (Ctcu) vede con un certo scetticismo questo “affollamento” al “capezzale” dell’economia comunale: «Mi pare un di tutto e di più - dice - ma come associazione parteciperemo e diremo la nostra, senza entrare nel merito della politica comunale. Sono del parere che la concorrenza, anche nel commercio, faccia bene, ma Laives è rimasta un paese. Ci chiediamo perché chiudono i negozi? Ritengo che non sia solo una questione di viabilità in centro ma la gente del posto preferisce fare acquisti altrove. Il centro commerciale alla cittadella è un grosso rischio, perché potrebbe spostare l’attenzione dei clienti dalla città alla zona sportiva».
Florian Pfeifer è presidente del Bauernbund e vede il tavolo dell’economia come un punto di “raccolta” delle istanze che vengono dalla base. «Anche noi spingiamo per la riqualificazione di via Kennedy». Di riqualificazione parla anche Elda Paolazzi, fiduciaria dell’Unione. «Dovrebbe diventare una priorità, così come i parcheggi che sono sempre troppo pochi in centro. Aggiungo panchine per gli anziani, verde e ovviamente la piazza, attesa da tanti anni. Mi auguro infine che tra le proposte che verranno strada facendo, non vi sia quella di chiudere in qualche maniera via Kennedy quando sarà aperta la variante, come si era provato a San Giacomo».
«Anche secondo me un miglioramento della qualità della vita in città e delle attività economiche - spiega Roby De Tomas, regista teatrale e commerciante - non può prescindere dalla riqualificazione di via Kennedy».
«Economia vuol dire movimento di gente - afferma Mario Martinelli dell’Associazione turistica - e maggiori possibilità di affari. Una politica di chiusura invece è egoistica e tutti ne risentono, economia compresa». (b.c.)
Alto Adige 29-7-11
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venerdì, 29 luglio 2011



Crisi: siamo tutti sempre più indebitati

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Il ceto medio che una volta se la passava bene adesso è sempre più indebitato. Colpa del mercato del lavoro segnato dall’incertezza: disoccupazione, contratti di lavoro a tempo determinato e stipendi bassi stanno rovinando l’esistenza di un numero crescente di persone anche in Alto Adige.
Lo dice a chiare lettere l’ultimo rapporto annuale della Consulenza debitori Caritas: «Nel corso del 2010 1.127 persone ci hanno chiesto aiuto. Di queste il 34% guadagnava tra i 1.000 ed i 1.500 euro al mese. Diciamo che il valore medio del debito è di 60 mila euro ed il totale dello scoperto è stato di 31 milioni».
Maurizio Albrigo, presidente del Centro tutela consumatori, rincara la dose: «In Alto Adige 104 mila lavoratori guadagnano tra i 1.400 ed i 1.500 euro e non ce la fanno a campare visto che per vivere qui servono almeno 2.800 2.900 euro al mese a famiglia. Non avrei mai pensato che succedesse ma la gente per pagare mutuo, affitto e spese di condominio tira la cinghia su quel che mette nel piatto anche se nessuno è disposto a rinunciare alle vacanze». Insomma situazione preoccupante col numero di debitori che continua ad aumentare.
Ma qual è l’età media di chi finisce nei guai? Caritas e Consumatori spiegano che la fascia ad altissimo rischio va dai 46 ai 65 anni, quella ad alto rischio dai 36 ai 45.
Quanto guadagna in media chi s’indebita? «Attorno ai 1.200 euro al mese». Dato che deve far pensare perché la ricerca sui salari 2010 dell’Istituto per la promozione dei lavoratori ci dice che un altoatesino su quattro guadagna meno di 1.200 euro e il 60% dei lavoratori lamenta uno stipendio inadeguato al costo della vita in provincia e spera in un aumento in busta paga fino a 400 euro. Resta da capire chi sia chi s’indebita...
«Sono a rischio tutti, la colpa è sempre del reddito basso ma anche di un incidente, di una malattia improvvisa o di una separazione. Pensate che oggi un padre deve pagare per ogni figlio circa 600 euro al mese (400 euro più il 50% di tutte le spese)». Ma perché succede? «Succede anche perché chi è al verde - dice Albrigo - va in banca a chiedere un prestito. La banca di solito gli risponde picche e allora il poveretto si rivolge a questa o quella finanziaria e iniziano i guai. Da noi è venuta gente che per aver chiesto 10 mila euro si ritrova a doverne restituire 26 mila». Ma ci si indebita per le rate della tv o per comprare l’ultimo telefonino? «Una volta era così oggi no, si chiedono soldi per fronteggiare le spese dei figli e anche per andare in vacanza». Ma una famiglia media come fa ad arrivare alla fine del mese? «Taglia su tutto. Risparmia perché deve pagare il muto della casa e le spese di condominio o l’affitto e finisce per tagliare su quel che mette nel piatto. Una nostra indagine ci dice chiaramente che nei supermercati e negli hard-discount vanno deserti gli scaffali delle offerte speciali e dei prodotti sottocosto o no-logo». Come la mettiamo con i risparmi? «Male, la stragrande maggioranza di chi aveva dei soldi da parte ha eroso il tesoretto e adesso sono dolori perché tanto guadagna e poi spende di più».
Alto Adige 29-7-11
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mercoledì, 27 luglio 2011



Quando il cinese si butta sotto un’automobile

FERDINANDO CAMON
Arriva un amico a trovarmi, passerà la giornata con me, non è italiano e non sa niente della mia città, perciò lo vado a prendere in stazione.
L’area della stazione è ad alta densità d’immigrati, ci sono vie piene di maghrebini, altre di cinesi. Nelle vie, microscopiche banche con un tavolino e un paio d’impiegati, per l’invio di denaro in patria. Centri internet. Telefoni pubblici. Ci sono strade dove sui campanelli stanno solo nomi cinesi: mi domando se un vigile deve consegnare qualche documento comunale come fa a trovare il destinatario. Almeno il nome dovrebb’essere in caratteri latini. La piazza della stazione è intasata di traffico, non trovo da parcheggiare, resto in auto e aspetto.
Fanno tutti così, il piazzale è pieno di auto in sosta vietata e autisti al volante.
Improvvisamente alla mia sinistra un tafferuglio: una signora è arrivata in Panda e ha urtato un cinese, l’uomo è a terra e si lamenta, si tiene i fianchi, avrà qualcosa di rotto. La donna è spaventata. Un altro cinese s’avvicina, per fare il paciere. Perché il cinese-vittima dice tra i lamenti: “Pòlis..., pòlis”, vuole la polizia. La donna è sulle spine, il paciere propone: “Cento euro”. L’investitrice esita, ma teme di avere qualche responsabilità penale. Il paciere lancia la soluzione: “Cinquanta euro”. La donna guarda la vittima e pensa che cinquanta euro non sono la fine del mondo, il cinese-vittima accetta la banconota di malavoglia, la mette in tasca e si trascina via tutto curvo, premendosi un fianco. “Poveri immigrati - penso -, se subiscono un incidente non s’azzardano neanche a fare causa, s’accontentano di una mancetta”. Mi fanno pena. Arriva il mio amico, lo porto a casa e passo la giornata con lui.
Alla sera lo riporto in stazione. E si ripresenta il problema: non c’è posto per parcheggiare. “Non importa - fa l’amico -, puoi lasciarmi qui nel piazzale”. Mi fermo, lui scende a destra e io a sinistra, lui apre la sua porta e io la mia. Sulla mia porta sbatte con un tonfo sordo un uomo sconosciuto, che prima non avevo visto, rotola sul lastrico con lamenti strozzati. Lo guardo: un cinese. Sono sbalordito. Il mio amico è costernato. La gente intorno ride. La odio: come si fa a ridere di un incidente? S’è fatto male un cinese, è vero, ma i cinesi sono uomini come noi. Mi chino sul poveretto, lo tiro su, ma lui resta curvo premendosi la pancia. Appare un altro cinese, mai visto prima, dov’era nascosto? Quest’ultimo dice: “Pòlis..., pòlis...”, vuole la polizia.
Tira fuori un telefonino e preme i tasti. Guardo i tasti che preme, sono sbagliati, se vuole la polizia deve fare uno uno tre. “Uno uno tre” gli suggerisco. Mi guarda sorpreso, risponde: “No italiano”, non capisce l’italiano. Allora glielo dico in inglese: “One one three”. Preoccupatissimo, risponde: “No english”. No italiano, no english, ma che lingua capiscono? “No problem”, gli dico, tiro fuori il mio cellulare e faccio uno uno tre.
S’allontanano subito, prima alla chetichella poi di corsa. Signori, è nata una nuova truffa: il cinese sotto l’auto. Avevo letto che tentano 5-6 colpi al giorno, se gliene riescono due-tre vanno sui 100-150 euro.
Purtroppo io ho reazioni letterarie, e nel cervello mi sale un titolo: “Donnarumma all’assalto”, uno dei più bei romanzi di Ottiero Ottieri: racconta di quando la Olivetti piantò una fabbrica al Sud, e i meridionali si buttavano sotto l’auto del padrone per creargli un senso di colpa e venire assunti. In definitiva, niente di nuovo sotto il sole.
Quando hai fame, le inventi tutte per non morire.
Alto Adige 27-7-11
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martedì, 26 luglio 2011



Vacanza nel maso

 BOLZANO. Quattordici famiglie di contadini della Val d’Ultimo collaborano per far conoscere la vita rurale e le bellezze della valle ai turisti che scelgono la vacanza a stretto contatto con la natura. Ogni famiglia ha sostenuto un corso per poter accogliere al meglio i turisti: 130 ore di formazione previste dal progetto «Leader», programma di incentivazione dello sviluppo rurale per la salvaguardia della popolazione nelle zone rurali. Accogliere nelle proprie case i turisti, soprattutto famiglie con bambini, è un modo per rendere la natura accessibile a tutti semplicemente partecipando alle attività e alla vita di tutti i giorni. Ulteriori informazioni sul sito www.uab.it/it.
Alto Adige 26-7-11
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giovedì, 21 luglio 2011



La giunta lancia il bonus per le famiglie

BOLZANO. Un sistema di bonus per le famiglie tramite l’istituzione di un pass con cui beneficiare di sconti nei negozi e agevolazioni nel tempo libero e nella formazione: è solo una delle misure che l’assessore alla Famiglia, sanità e politiche sociali Richard Theiner ha illustrato ieri nel colloquio di metà legislatura coi giornalisti.
 Nella panoramica sui progetti futuri della giunta provinciale nel settore sociale e sanitario fornita ieri dall’assessore Theiner uno spazio di rilievo occupano gli interventi a favore della famiglia. In questa direzione va l’agenda approvata dalla giunta, un piano strategico che si sviluppa lungo tre piste: «Da un lato il nostro impegno prevede interventi di potenziamento dell’assistenza alla prima infanzia da 0 a 3 anni con un nuovo modello di finanziamento che armonizza i servizi sul territorio e il lavoro tra Provincia e Comuni». Entro l’anno sarà presentato «un ddl relativo al finanziamento tramite Provincia e Comuni». Una seconda novità riguarda l’accorpamento dell’assegno provinciale al nucleo familiare e dell’assegno regionale: «I cittadini potranno beneficiare di un riferimento unico, parametri uniformi, meno burocrazia, più controlli che i finanziamenti arrivino in modo mirato», ha spiegato Theiner. La terza misura scatterà il 1º luglio 2012 con l’introduzione del pass per le famiglie: si tratta di un sistema di bonus che garantirà ai nuclei familiari sconti nei negozi (sono in corso trattative con le grandi catene) ma anche agevolazioni nelle offerte per tempo libero e formazione. «Il pass per famiglie viene messo a punto da un gruppo di lavoro a cui partecipano tutti gli assessorati e con l’avvento della carta dei servizi consentirà di accedere agevolmente alle prestazioni agevolate con l’uso della tessera sanitaria magnetica».
 Sul versante del sostegno ai disabili, Theiner ha lanciato una proposta: «Attraverso le cooperative sociali di tipo B vogliamo creare nuovi posti di lavoro per le persone con disabilità e garantire loro anche la copertura pensionistica». L’intervento prevede nuova occupazione, si stimano tra 100 e 150 posti, attraverso le cooperative sociali di tipo B che collaborano con enti pubblici e aziende private. «La giunta provinciale ha approvato il piano che prevede di sensibilizzare datori di lavoro privati e pubblici affinché assegnino incarichi alle cooperative sociali, ad esempio per la cura del verde o attività amministrativa», ha spiegato Theiner.
 L’assessore inoltre vuol garantire un ulteriore rafforzamento dell’assistenza a domicilio affinché le persone non autosufficienti possano restare nell’ambito familiare. È una delle strade che Theiner segue per confermare «un sistema di sostegno unico in Europa, finanziato interamente con mezzi pubblici».
Alto Adige 21-7-11
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mercoledì, 20 luglio 2011



Dall’energia fondi per previdenza e bilinguismo

DAVIDE PASQUALI
 BOLZANO. La Provincia ha intenzione di vincolare i futuri dividendi dell’energia elettrica per finanziare famiglie, previdenza sociale e apprendimento linguistico. Lo ha anticipato ieri l’assessore provinciale all’ambiente Michl Laimer durante un incontro di metà legislatura per fare il punto sullo status quo assieme alla stampa locale. Sempre ieri l’assessore ha anticipato il suo programma per il futuro, lanciando il nuovo logo Alto Adige ClimaLand, ossia il programma di sviluppo a livello territoriale delle politiche energetiche e ambientali già sperimentate nel solo settore edilizio con CasaClima. «La nostra provincia deve diventare un modello di sostenibilità a livello internazionale», ha detto.
 ENERGIA AUTONOMA. Le priorità espresse ieri dall’assessore Laimer riguardano in primo luogo l’autonomia energetica dell’Alto Adige. Laimer ha ricordato gli effetti positivi del passaggio del settore idroelettrico alle società locali, in essere dal primo gennaio di quest’anno. «Solo per investimenti ambientali i nuovi concessionari delle centrali idroelettriche - ha chiarito - dovranno garantire 400 milioni di euro in dieci anni, vale a dire circa 13 milioni di euro all’anno». Per capirsi, nel bilancio provinciale il capitolo ambiente è attualmente alimentato da 7 milioni di euro. «Si comprende quindi facilmente la portata di questo provvedimento». Due terzi delle misure ambientali così finanziate verranno decise dai Comuni. «Spazieranno dallo spostamento delle linee dell’alta tensione alla costruzione di barriere anti rumore e di altre infrastrutture per l’intera collettività».
 DIVIDENDI VINCOLATI. Ai Comuni, ha chiarito ulteriormente l’assessore Laimer, d’ora in poi andranno anche il 50% dei canoni idrici, «si tratta di 50 milioni di euro all’anno», e resteranno in Alto Adige anche le imposte, visto che la nuova società Sel Hydropower (con l’Enel) ha sede a Bolzano. «Dunque - ha proseguito - rimarranno in provincia anche i dividendi».
 Fra gli obiettivi per la seconda parte della legislatura, Laimer si impegna a vincolare proprio questi dividendi (futuri, perché ad oggi non ne sono stati ancora distribuiti) a tre capitoli di spesa.
 «La mia intenzione - ha spiegato - è di vincolare i dividendi dell’energia elettrica a investimenti in tre settori precisi: il sostegno alle famiglie, l’incentivazione dell’apprendimento linguistico e il potenziamento delle risorse da destinare alla previdenza sociale». Così, «a beneficiare delle ricadute positive del settore, saranno i cittadini». Analogo discorso riguarda le tariffe ridotte, «non lo saranno in modo indistinto, ma a favore di precise categorie, socialmente più bisognose: famiglie, in particolare se numerose, anziani, single».
 SENSIBILIZZARE. La parola d’ordine per il futuro energetico non sarà più imporre, ma sensibilizzare. L’assessore Laimer ieri ha ribadito l’impegno del suo assessorato e della giunta a sensibilizzare gli altoatesini a un uso intelligente dell’energia, sopratutto allo scopo di evitare i picchi di consumo, esattamente ciò che fa lievitare i costi globali dell’energia.
 Si tenterà di mettere in rete i vari aspetti collegati al tema energetico: impianti e fonti rinnovabili, efficienza energetica, risanamento e nuove costruzioni, innovazione. «Sommati significano maggiore qualità della vita», ha detto l’assessore. «È una sfida che può essere vinta, ma soltanto con il contributo di tutti. Occorre un ulteriore salto di qualità dal punto di vista culturale, mentre sul piano tecnico sarà fondamentale riuscire a realizzare un equilibrio stabile fra produzione e consumo, nonché fare leva sul prezzo dell’energia e sulle politiche di sostegno, sia dirette che indirette».
 L’assessore Laimer ha inoltre auspicato l’inizio di una nuova era di cooperazione fra le società elettriche municipalizzate e la Sel. «È finita l’epoca delle contrapposizioni, per il bene di tutti occorre cooperare, come si sta iniziando a fare per esempio a Bolzano, dove Ae e Sel stanno lavorando assieme al teleriscaldamento. Il calore generato dal nuovo termovalorizzatore, in funzione alla fine dell’anno 2013, verrà distribuito in tutta la città. Collaborazioni di questo genere sono auspicabili; le si dovrà moltiplicare», ha concluso.
Alto Adige 20-7-11
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domenica, 17 luglio 2011



Un’esercitazione con gli elicotteri della Finanza

 LAIVES. Per tutta la mattinata di ieri, due elicotteri della Finanza hanno sorvolato la città di Laives, facendo la spola tra il campo da calcio della caserma Guella e la montagna sopra l’abitato, nei paraggi di maso “Buchner”. Si è trattato di una esercitazione congiunta con i vigili del fuoco del corpo locale (cui si sono aggiunti anche alcuni volontari di San Giacomo) che hanno simulato la necessità di intervenire rapidamente per fronteggiare un incendio e anche per cercare persone disperse nei boschi. L’elicottero ha prelevato a gruppi i vigili del fuoco, in attesa con i mezzi alla periferia sud della città, trasportandoli poi nei pressi di maso Buchner, attualmente sottoposto a lavori di ristrutturazione, dove venivano calati il più vicino possibile al luogo di intervento. In questa maniera il trasferimento di uomini e materiali è risultato molto più rapido che non quello con i fuoristrada lungo la vecchia mulattiera che sale da Laives verso i masi di monte Francesco, e lo stesso vale anche per la ricerca di dispersi nei boschi verso Monte San Pietro. Soprattutto in previsione futura, con nuovi insediamenti in quei luoghi abbastanza isolati e non facili da raggiungere, occorreva verificare concretamente la capacità operativa dei soccorritori grazie all’ausilio degli elicotteri messi a disposizione dalla Guardia di Finanza. Tutto è andato per il meglio e non è mancata neppure la curiosità di diversi cittadini, richiamati lungo il perimetro del campo da calcio, adibito per l’occasione a pista di atterraggio e decollo degli elicotteri della Guardia di Finanza. (b.c.)
Alto Adige 17-7-11
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domenica, 17 luglio 2011



Si paga già da oggi

MAURO PERTILE
Deposito titoli.
L’imposta annuale resta invariata a 34,20 euro per i dossier con un volume titoli inferiore a 50 mila euro. Passa a 70 euro da 50 mila a 150 mila euro. Sale a 240 euro per una massa titoli fino a 500 mila euro. Oltre, il superbollo sarà di 680 euro. Queste imposte cresceranno ulteriormente nei prossimi anni. Resta da vedere, tuttavia, come verrà calcolato l’ammontare. Si guarda il saldo ad una precisa data? Sarà fatta la media della giacenza? Per evitare le solite furbizie potrebbe essere fatta la fotografia del deposito ad una data antecedente l’approvazione del decreto.
Superbollo auto.
Scatta da subito per le auto di lusso, quelle sopra di 225Kw. Si pagherà un bollo aggiuntivo pari a 10 euro per ogni Kw.
Stock option. La stretta va a colpire la base imponibile di bonus e stock option, quei benefit cioè che le aziende danno ai propri dirigenti oltre allo stipendio base. Sulla base imponibile si applica ora un’aliquota addizionale di 10 euro.
Pensioni d’oro.
Scatta invece dall’1 agosto e fino al 31 dicembre 2014 il cosiddetto “contributo di solidarietà”. E’ una patrimoniale straordinaria del 5% sugli assegni pensionistici superiori ai 90.000 euro lordi annuali che sale al 10% per la parte eccedente i 150.000 euro. Concorrono a formare questi plafond anche le pensioni integrative.
Dal 6 luglio sono già in vigore: Irap su banche e assicurazioni. L’aliquota è lievitata rispettivamente dal 3,9% al 4,6% e al 5,90%.
Pubblico impiego. Lotta all’assenteismo con controlli immediati se l’assenza per malattia cade immediatamente a ridosso delle festività.
Alto Adige 17-7-11
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sabato, 16 luglio 2011



Vacanze, attenti al tour operator

ALAN CONTI
BOLZANO. Viaggiare in Italia sfruttando i migliori prezzi proposti dai tour operatori stranieri? Possibile, ma attenzione che ai desk d’accettazione delle varie strutture dello Stivale è pronta a scattare la tagliola della differenza da pagare o del respingimento. La vicenda, denunciata da alcune agenzie viaggi cittadine, sta mandando su tutte le furie moltissimi altoatesini in vacanza oltre, ovviamente, agli operatori del settore. Il meccanismo, difatti, solleva diverse perplessità se analizzato nel dettaglio.
«Molte strutture o villaggi italiani - chiariscono Patrizia e Claudia Zucchi dell’omonima agenzia viaggi di via Firenze - sono gestite in cooperazione da tour operator nostrani e stranieri, quindi ad offrire i pacchetti troviamo anche i competitor di altre nazionalità. Data la nostra vicinanza geografica, in Alto Adige arrivano le proposte di operatori tedeschi come, per esempio, “Thomas Cook”, “Neckermann” oppure “Tui”: normalmente si tratta di soluzioni più convenienti rispetto ai prezzi richiesti dalle italiane, specialmente nelle strutture sul territorio nazionale». Evidente, dunque, che molti clienti si orientino verso una soluzione che permetta di risparmiare qualcosa considerato che a decollare da Milano o da Monaco la differenza è nulla. Non solo, esiste pure la possibilità di acquistare unicamente il soggiorno e comporsi il proprio volo sfruttando le offerte delle compagnie low cost unendosi al tour operator solo a destinazione. E’ proprio una volta arrivati, però, che si scopre la sorpresa.
«Da quest’anno - continuano da “Zucchi” - molte strutture nazionali chiedono il pagamento della differenza quando alla registrazione si accorgono della residenza italiana abbinata a un tour operator straniero. Parliamo di cifre fino a 2.000 euro, conforme il numero di ospiti. E’ successo, addirittura, che alcuni clienti venissero respinti oppure costretti ad acquistare una tessera fedeltà per colmare il gap con le tariffe fissate dagli operatori italiani». Esisterà, però, una motivazione o quantomeno una causale? «La giustificazione è che i connazionali usufruiscono di servizi in lingua come animazione e miniclub che, rivolgendosi ai tour operator stranieri, non pagano. La contraddizione, però, è che nel resto dell’Europa unita questo non avviene, mentre il paradosso prevede il controllo delle competenze linguistiche di tutti perché un germanico che conosce l’italiano, evidentemente, sfrutta gli stessi servizi». Il pensiero corre anche ai tanti altoatesini di lingua tedesca. «Alcuni - conferma Claudia Zucchi - prediligono viaggiare con i gruppi tedeschi per ovvie ragioni, ma essendo residenti italiani sono chiamati a saldare la differenza». Com’è possibile, però, che questi balzelli compaiano dal nulla? «Non lo sappiamo e ci stiamo coordinando tra le varie agenzie per chiedere delle spiegazioni. Se proprio ci deve essere questa spesa, infatti, pretendiamo venga resa esplicita nei cataloghi e nei regolamenti, dato che oggi non appare da nessuna parte. Logico che nel caso di una regola simile sarebbero i tour operator stranieri a subire un danno di mercato».
Nel frattempo, però, a rimanere con il cerino in mano sono le stesse agenzie di viaggi o i turisti fai da te. «Noi - conclude Claudia Zucchi - dobbiamo tutelare i nostri clienti, quindi di norma rifondiamo questa spesa che per noi rappresenta comunque un danno. Chi compra il pacchetto sul web per conto proprio, invece, si trova a riempire la differenza di tasca propria, a meno di essere respinti e rovinare la vacanza. Assurdo». Conferme, infine, arrivano pure da Silvia Schwembacher dell’agenzia “Artika”: «Lavoriamo molto con clientela e tour operator tedeschi e devo ammettere che ci è capitato, purtroppo, di dover fronteggiare il pagamento di una tessera club. Quantificando siamo nell’ordine dei 400 euro per 5 persone: non tantissimo, ma comunque una scocciatura».
Alto Adige 16-7-11
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venerdì, 15 luglio 2011



Pesanti tagli per famiglie, sanità e asili

VINDICE LECIS
ROMA. Tagli alle agevolazioni fiscali, ritorno dei ticket sanitari con conseguente aumento della pressione fiscale dell’1%. Il Senato ha approvato col voto di fiducia la manovra economica che oggi approderà alla Camera per il via libera definitivo. Con le ultime modifiche, il provvedimento rafforza la correzione dei conti pubblici a 47,9 miliardi nel 2014.
Nei contenuti, la manovra è caratterizzata dai tagli lineari a tutte le agevolazioni fiscali (a partire da quelle per la famiglia), dall’adozione immediata del superticket da 10 euro, dall’obbligo di andare in pensione un mese più tardi nel 2013 per chi ha 40 anni di contributi, dalla stretta agli assegni previdenziali più alti. La misura più dolorosa riguarda il taglio delle agevolazioni fiscali (483 voci), che valgono oltre 150 miliardi. La scure si abbatte indistintamente sulle agevolazioni per la casa, la famiglia, il lavoro e le pensioni. Vale a dire: detrazioni per i figli a carico, spese sanitarie e di istruzione, redditi da lavoro dipendente, asili nido, studenti universitari, ristrutturazioni edilizie, terzo settore, Onlus, Iva, accise e crediti d’imposta. Il taglio scatterà subito ma non si applicherà nel caso in cui, entro il 30 settembre 2013, sarà esercitata una delega fiscale. Sono attesi 4 miliardi per il 2013 e 20 mel 2014. Questo intervento comporterà un aumento della pressione fiscale dell’1%.
Ritorna anche il superticket da 10 euro su visite e analisi e di 25 euro sui codici bianchi di pronto soccorso. La copertura finanziaria che doveva garantire la sospensione del ticket fino al 31 dicembre 2011 viene ridotta da 486,5 milioni a 105.
Sul fronte delle pensioni sono diverse le novità. Quella più significativa riguarda i cittadini che raggiungeranno i 40 anni di contributi nel 2012: andranno in quiescenza un mese dopo. Rispettivamente 2 e 3 mesi per chi matuterà i requisiti nel 2013 e nel 2014. Per quanto riguarda ol patto di stabilità viene istituito il meccanismo di correzione per i Comuni virtuosi con particolare riferimento verso i fabbisogni standard indicati nelle norme sul federalismo.
La manovra prevede dal 2013 l’avvio del programma di dismissione di partecipazioni azionarie dello Stato e di enti pubblici non territoriali. Il governo si è impegnato a proporre alle categorie proposte di riforma in materia di liberalizzazione dei servizi e delle attività economiche, ma trascorsi 8 mesi dalla data di entrata in vigore della manovra economiva ciò che non sarà espressamente regolamentato sarà libero. Brutte sorprese per gli automobilisti: restano confermati dal 1 gennaio 2012 gli aumenti delle aliquote delle accise decise il 28 giugno scorso.
Tra le varie misure spunta un forfait del 5% che dovranno pagare i giovani sotto i 35 anni che avvieranno una nuova impresa. Rimodulato anche l’aumento dell’imposta di bollo sui conti deposito titoli. L’imposta con periodicità annuale sotto i 50 mila euro resterà di 34,2 euro. Per quelli superiori a 50 mila e inferiori a 150 mila sarà di 70 subito e 230 dal 2013. Infine aumenta la base imponbile su bonus e stock option sottoposte ad aliquota addizionale del 10%.
Alto Adige 15-7-11
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mercoledì, 13 luglio 2011



Le banche: risparmiatori, niente panico

BOLZANO. Prima la tempesta con un crollo oltre il 4%, poi il graduale recupero con Milano unica Borsa europea a chiudere in positivo e i Btp italiani a recuperare sui Bund tedeschi. Ma le forti oscillazioni non hanno scatenato il panico tra gli investitori altoatesini. L’ondata speculativa che si è abbattuta sui titoli di Stato e azionari italiani non ha avuto grosse ripercussioni tra i risparmiatori bolzanini, anche perché il segnale di risveglio arrivato da Piazza Affari ha riportato un po’ di ottimismo.
Dario Bogni è il capo del servizio treasury e trading della Cassa di Risparmio: «La clientela retail - afferma - non reagisce in maniera immediata e già oggi (ieri per chi legge, ndr) le quotazioni hanno recuperato. In particolare i possessori di titoli di Stato sanno che la cosa migliore è aspettare la scadenza. Per questo il nostro consiglio ai risparmiatori è quello di stare tranquilli. Il momento è burrascoso, dopo Grecia, Portogallo e Irlanda sulla “lista nera” c’erano Italia e Spagna ed è toccato a noi. Ma la situazione sui mercati azionari è già in miglioramento». Pochi gli altoatesini che hanno investito sui titoli di Stato tedeschi: «Vista la differenza di rendimento - spiega Bogni - la maggior parte preferisce ancora quelli italiani».
Anche alla Banca Popolare la situazione è simile, come conferma il direttore centrale pianificazione e controlli Hannes Chizzali: «Ci sono stati diversi clienti che ci hanno chiesto informazioni sulla situazione attuale, ma in generale abbiamo notato che regna ancora la tranquillità. Quello di non farsi prendere dal panico è anche il consiglio che diamo noi. Per quanto ci riguarda, l’Italia non è sicuramente un Paese che rischia il default. È vero che lo Stato ha un indebitamento molto elevato, ma dall’altra parte è basso l’indebitamento delle famiglie. Anche il sistema bancario è molto forte e lo ha dimostrato durante la recente crisi finanziaria, che gli istituti di credito italiani hanno affrontato con stabilità. Infine c’è il mercato immobiliare, che in Italia non presenta bolle speculative come invece ci sono state in Spagna». Eppure nell’occhio del ciclone ci è finita proprio l’Italia. Perché? «Riteniamo - risponde Chizzali - che si tratti di bolle speculative. In ogni caso restiamo tranquilli e anche i mercati hanno reagito subito in maniera positiva dopo la bufera degli ultimi giorni». (mi.m.)

«Oro e tanti Bund tedeschi»

GIGI FURINI
MILANO. E ora dove mettere i risparmi? E’ vero che la ricchezza degli italiani sta diminuendo, ma c’è ancora chi riesce a mettere via qualcosa. E allora dove investire? Che cosa scegliere? «Non investire in Italia - dice Paolo Barrai, economista e blogger fra i più noti nel mondo della finanza - perché siamo un Paese pieno di debiti, vecchio e senza crescita». Cosa c’entrano vecchi e giovani? «Nascono meno bambini e dunque ci sarà meno forza lavoro. L’unica cosa che abbiamo visto crescere, in questi anni, è stato il debito pubblico. Pazzesco». E allora dove mettere i soldi? Prendiamo, per esempio, un tesoretto di 100mila euro. Cosa farne? «Dividerlo in due. Per metà Bund tedeschi. Rendono meno dei Btp italiani ma sono sicuri, sicurissimi. Con l’altra metà si può comprare l’oro, anche se siamo ai massimi storici, a oltre 35mila euro al chilogrammo. E poi ci sono i titoli di Stato di Norvegia, Canada, Polonia, Turchia, Brasile, Messico, Australia e Sudafrica. Sono paesi meno indebitati dell’Italia e con una popolazione in crescita. Inoltre alcuni Paesi come Turchia e Brasile offrono rendimenti più che discreti». C’è il rischio del cambio«E vero. Alcuni di questi Paesi offrono obbligazioni in euro. Per altri il rischio c’è, ma offrono rendimenti interessanti. E, comunque, metà del capitale io lo investirei in titoli tedeschi». Ma il Btp italiano rende il 6%, non è consigliabile? «Da 5 anni il rendimento è in salita. E’ un brutto segnale. Dimostra che il Paese non è affidabile. Io non lo comprerei. Siamo di fronte a un grosso problema: stiamo per affrontare una nuova recessione. Se l’economia del mondo ricomincia a rallentare e i debiti continuano a salire. Ecco, siamo proprio nel fango». Torniamo ai nostri 100mila euro. Non conviene una casetta e, magari, fare un mutuo per la cifra mancante? «I prezzi delle case sono ancora troppo alti. E poi se i conti dello Stato sono così drammatici il governo andrà a prendere i soldi sulle case. E’ il patrimonio più facile da colpire. Dice la Banca d’Italia che il patrimonio immobiliare italiano è di 6mila miliardi di euro, il triplo del debito pubblico. Ecco, per abbassare il debito potrebbero tassare le case. E poi i mutui hanno tassi crescenti. A parte il fatto che tante banche non li concedono più perché non hanno più liquidità. Oppure li concedono a tassi altissimi. Se una banca, per finanziarsi, deve offrire obbligazioni al 5%, poi a che tasso concede il mutuo? Almeno al 7%. Ecco, un tasso molto alto, non conveniente per chi vuole comprare una casa».
Alto Adige 13-7-11
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giovedì, 07 luglio 2011



«Metti in valigia la conoscenza dei diritti dei consumatori»

 BOLZANO. «Metti in valigia un po’ di conoscenza dei diritti dei consumatori, l’Europa ti offre informazione e assistenza gratuita». Questo lo slogan del Centro europeo consumatori durante la prima giornata di informazione sui diritti dei passeggeri aerei che si terrà oggi in ben 23 Stati europei. Per ricevere informazioni e consigli pratici sui diritti dei consumatori in tema di viaggi e vacanze il Cec di Bolzano ha istituito un apposito servizio di assistenza telefonica raggiungibile al numero 0471/980939 da lunedì al venerdì dalle 8 alle 16. Informazioni utili sui diritti dei passeggeri sono disponibili anche sull’apposito sito della Commissione europea.
Alto Adige 7-7-11

Metti in valigia un po' di conoscenza dei diritti dei consumatori

Prima giornata di informazione sui diritti dei passeggeri aerei negli aeroporti d'Europa

"Metti in valigia un po' di conoscenza dei diritti dei consumatori, l'Europa ti offre informazione e assistenza gratuita!": è questo il motto della prima giornata di informazione sui diritti dei passeggeri aerei (c.d. Air Passenger Rights Day) organizzata dalla Rete dei Centri Europei Consumatori (ECC-NET) che si terrà domani, 7 luglio 2011, in ben 23 Stati europei.

In queste settimane gli aeroporti vengono presi d'assalto da veri e propri eserciti di viaggiatori in partenza per le proprie vacanze estive. Quale miglior momento per portare all'attenzione dei consumatori i loro diritti come passeggeri aerei?

Il Regolamento CE sui diritti dei passeggeri aerei è in vigore già dal 2005; ma sono ancora molti i consumatori europei che non sanno che cosa possono chiedere in caso di ritardo del volo, di cancellazioni o di overbooking o come fare per ottenere una compensazione pecuniaria se il bagaglio tarda ad arrivare, o arriva danneggiato o si perde del tutto.

Nella giornata di domani il Centro Europeo Consumatori assieme ad consulenti di ADICONSUM e rappresentanti dell'ENAC sarà presente con uno stand informativo agli aeroporto di Roma Fiumicino, Torino, Bologna e Bari, dove agli interessati verrà fornito materiale informativo e - all'occorenza - anche delle consulenze personalizzate in caso di problemi concreti. L'iniziativa è realizzata di concerto con Assaeroporti e l'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile ENAC, l'ente designato al controllo dell'applicazione del Regolamento (CE) 261/2004 sui diritti del passeggero in caso di negato imbarco (overbooking), cancellazione o ritardo prolungato del volo nonchè del Regolamento (CE) 1107/2006 sui diritti dei passeggeri con disabilità o a mobilità ridotta. L'ENAC allestirà degli stand in 7 ulteriori aeroporti.

Per ricevere informazioni e consigli pratici sui diritti dei consumatori in tema di viaggi & vacanze il Centro Europeo Consumatori di Bolzano ha istituito un apposito servizio di assistenza telefonica raggiungibile al numero 0471/980939 dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 16. Informazioni utili sui diritti dei passeggeri sono disponibili anche sull'apposito sito della Commissione Europea.

http://www.euroconsumatori.org/16849v24470d67414.html


Bolzano, 06.07.2011
Comunicato stampa
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domenica, 03 luglio 2011



Asili, a Bolzano tariffe record
Il capoluogo e Laives sopra i 70 euro mensili, a Ciardes solo 22

BOLZANO. La scuola materna più economica è quella di Castelbello-Ciardes: le famiglie pagano mensilmente 22 euro. La più cara è quella di Laives: dove la tariffa è più del triplo (74 euro). Tre euro in meno a Bolzano. In linea di massima comunque le strutture più care si trovano nei comuni principali e nei paesi limitrofi.
 È quanto emerge da un’indagine dell’Astat (istituto provinciale di statistica) sulle tariffe relative alle rette delle scuole materne, delle microstrutture e degli asili nido per l’anno 2010-2011: servizi improtantissimi in particolare per le famiglie dove entrambi i genitori lavorano. L’analisi prende in considerazione il costo per la frequenza della scuola materna da parte del primo figlio a mezza giornata (denominata anche giornata ordinaria). Non vengono invece considerate le tariffe per la frequenza da parte di ulteriori figli (sono previsti sconti) e il tempo prolungato (costa di più).
 La maggior parte dei Comuni presenta tariffe invariate rispetto allo scorso anno, oppure applica delle variazioni che non superano i 5 euro. L’incremento più consistente in valore assoluto si registra a Termeno, dove la tariffa ha subìto un aumento di 7 euro rispetto al 2009/10.
 In controtendenza Senale-San Felice: la tariffa è stata fissata a 32 euro, 18 in meno rispetto all’anno precedente. A livello provinciale la tariffa media mensile ammonta a 50,36, con un incremento dello 0,9% rispetto al
2009/10.
 Molto più cari asili nido e microstrutture (per bambini da 0 a 36 mesi). Il servizio di asilo nido, per altro sempre più richiesto, viene offerto solo in quattro città: Bolzano, Merano, Bressanone, Laives. Standardizzando le tariffe per 20 giornate mensili di otto ore ciascuna e prendendo in considerazione la giornata normale (indicativamente con uscita intorno alle 15.30), tra i quattro Comuni non emergono sostanziali differenze di prezzo. Bolzano (310 euro) è il Comune più caro, Bressanone (300) si colloca al secondo posto, Merano al terzo posto (296). La tariffa più economica è quella applicata a Laives (289).
 In Alto Adige sono 26 su 116 i Comuni che offrono alle famiglie le microstrutture. Il progetto pedagogico è caratterizzato da una grande flessibilità: poche ore al giorno oppure pochi giorni.
 Le microstrutture vengono per lo più gestite da cooperative. La fruizione del servizio è prevista per un massimo di otto ore al giorno e 20 giorni al mese (frequenza standard) per un totale di 160 ore mensili. La tariffa oraria, fissata dai Comuni, è compresa tra 1,88 euro di Bressanone e 4 di Naturno, Silandro, Terlano, Vadena e Varna. Il valore orario medio è pari a 3,51 ed è aumentato solo lievemente rispetto all’anno scolastico precedente (+0,05).
 Soltanto tre Comuni in tutta la provincia, ovvero Bolzano, Merano e Bronzolo, mantengono il tetto massimo di spesa dei 400 euro al mese per bambino precedentemente previsto dalla legge provinciale.
 Il Comune di Bressanone si mantiene sotto il limite dei 400 con una tariffa massima di 300 al mese: è la piú conveniente. Da tre anni esatti, ovvero da luglio 2008, i Comuni non sono più soggetti a rispettare il tetto massimo di spesa per le famiglie di 400 euro al mese per bambino. (an.ma)
Alto Adige 3-7-11
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martedì, 28 giugno 2011



Figli in vacanza, genitori no: per risolvere il problema ci sono i “programmi estivi”

ALESSIO POMPANIN

BOLZANO. Non arriveranno a cantare il ritornello e titolo del celebre brano di Bruno Martino, “Odio l’estate” (in origine, per la precisione, dolo “Estate”, ndr), ma indubbiamente molti genitori di bambini e ragazzini in questo periodo si devono confrontare con un problema: quello di far trascorrere, in divertimento, i giorni estivi ai propri figli “svincolati” dalla scuola, mentre loro magari non possono prendere ferie e sono obbligati a stare al lavoro. Da tempo, per fortuna, a Bolzano e non solo sono istituite delle iniziative appellabili come “estate ragazzi”, nome in realtà poi preso da vari eventi creati per l’occasione, per far svolgere attività ludiche, di svago, di movimento ma anche formative, all’aperto, ai bambini e ai ragazzini, sotto il controllo di personale qualificato, mentre i genitori sono al lavoro.
 Le opportunità di questo tipo sono davvero molte, proposte da enti pubblici e da associazioni varie. Qui vediamo in sintesi le principali, per dare un quadro utile alle famiglie.
VKE  Prima iniziativa nata per l’estate di bambini e ragazzi è quella del Vke, l’Associazione campi gioco e ricreazione, che ha varato Estate Ragazzi nel lontano 1976, con svolgimento al Colle. Quest’anno per Bolzano, sempre con attività al Colle, l’Estate Ragazzi del Vke è in programma dal 1º agosto al 9 settembre e si caratterizza sempre per l’attenzione dedicata al gioco libero, all’aperto, nella natura, come occasione di crescita e di sviluppo di conoscenze e abilità fondamentali per ogni bambino. Per info: telefono 0471 - 977413.
COMUNE  Fra le iniziative “battistrada” dell’intrattenimento estivo per bambini, sgravando i genitori impegnati al lavoro, ci sono poi le due formule Estate Ragazzi ed Estate Bambini organizzate dal Comune e nate, rispettivamente, nel 1981 e nel 1987. Quest’anno possono iscriversi i bambini nati dal 2005 al 2008 (che abbiano frequentato almeno un anno si scuola materna), gli alunni delle scuole elementari e delle medie inferiori. I turni sono tre, di due settimane e il primo, iniziato ieri, va fino all’8 luglio, il secondo è dall’11 al 15 e dal 18 al 22 luglio, il terzo, più breve, dal 25 al 29 luglio, con attività da lunedì a venerdì dalle 7.45 - 8.30 alle 16.30 - 17. Si va dai giri culturali e museali in città e dintorni allo svago in piscina in vari lidi della zona, dai laboratori di disegno e pittura alle attività sportive e altro ancora. Info: 0471 - 997547.
CEDOCS  Da 16 anni il Cedocs, cooperativa sociale onlus, organizza Summertime e Summertime Junior. Summertime è per bambini da 4 a 6 anni e si svolge dal 18 luglio al 12 agosto per tutta la giornata nella Scuola materna Montessori di via Parma 5, con un programma che comprende l’apprendimento giocoso del tedesco e dell’inglese, la musica, l’educazione ambientale, visite didattiche e altre attività ludico-didattiche. Summertime Junior invece è per bambini da 6 a 10 anni e si svolge dal 18 luglio al 19 agosto sempre per tutta la giornata, con base nella Scuola elementare M.L.King in via Parma 18. I bambini sono impegnati in attività di lingua tedesca e inglese, educazione ambientale e alimentare, uscite didattiche e gite nei dintorni di Bolzano, oltre che al Lido. Per info: 0471 - 930096.
ARTEVIVA  Altra proposta, quella dell’associazione “Arteviva” che ha avviato i laboratori estivi di circomotricità, arte circense e giochi del passato, per bambini e ragazzini da 6 a 14 anni. I turni vanno da lunedì a venerdì, ogni settimana fino a metà luglio nella Scuola M. L. King di via Parma, poi dal 16 agosto al 9 settembre nella Scuola M. Valier di via Sorrento. L’orario va dalle 8 alle 12 e dalle 13.30 alle 17.30, ma c’è la possibilità di lasciare i bambini a pranzo (al sacco, fornito dalla famiglia) con gli animatori. Per info: 0471 - 914978.
ARCIRAGAZZI  Ci sono anche le proposte di Arciragazzi, con Arcicreative Summer che comprende vari eventi. “Creative Media Lab” (11/15 luglio e 25/29 luglio), per bambini e ragazzini da 9 a 13 anni, al Pippo.stage di Parco Petrarca, è un laboratorio attraverso il quale i ragazzi potranno approfondire le conoscenze informatiche. “Circuit Bending” (18/22 luglio), per ragazzi da 12 a 16 anni sempre al Pippo.stage, sarà incentrato sulla musica e sugli strumenti musicali che i ragazzi realizzeranno con materiali tecnologici e di recupero. “Discovering Nature”, infine, è un progetto itinerante (8/12 agosto) e residenziale (23/27 agosto) per bambini e ragazzini da 7 a 12 anni, e porterà i giovani alla scoperta degli elementi naturali e del loro funzionamento. Info: 0471 - 323655.
UPAD  Anche l’agenzia educativa e formativa Upad fa la sua parte con il progetto Arianna Estate, per bambini tra 6 e 10 anni con l’obiettivo di trasmettere il sapore della cultura nelle varie forme ed espressioni senza tralasciare giochi e divertimenti tipici del periodo estivo. Il periodo è dal 18 luglio al 5 agosto e dal 22 agosto al 9 settembre, dalle ore 7.45 alle 17. Info: 0471 - 921023.
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domenica, 26 giugno 2011


Il redditometro parte a settembre

ANTONELLA MATTIOLI

BOLZANO. In Trentino c’è e si chiama Icef. A livello nazionale il suo nome è Ise. In Alto Adige il redditometro si chiamerà Durp (dichiarazione unificata di reddito e patrimonio) ed entrerà in vigore dal 1º settembre. «Attraverso questo intervento di armonizzazione - dice l’assessore Richard Theiner - sarà possibile garantire maggior semplicità ed equità nella valutazione della situazione economica dei richiedenti». Soddisfatto anche Toni Serafini (Uil), che assieme ai segretari di Cisl (Buonerba), Cgil (Sola) e Asgb (Tschenett), un anno fa, ha partecipato al tavolo aperto dalla Provincia sul redditometro: «Finalmente si daranno ai cittadini le prestazioni in base a quelle che sono le loro reali capacità reddittuali e patrimoniali. In Trentino l’Icef, che non è uguale al Durp ma ha lo stesso obiettivo, ha consentito alla Provincia di risparmiare e aiutare chi ha realmente bisogno. Perché oltre al reddito si tiene conto del patrimonio del nucleo familiare: nel lavoro autonomo capita spesso che a fronte di un reddito dichiarato basso uno abbia degli immobili. E di questo non si può non tenerne conto quando si erogano le prestazioni».
 OBIETTIVO. Il Durp non ha come obiettivo quello di creare un nuovo sistema che si va ad aggiungere a quelli esistenti, ma punta ad unificare i vari sistemi nell’ottica della semplificazione e dell’efficienza. In una parola si vuol ridurre la burocrazia come chiedono cittadini e imprenditori. Il Durp quindi unifica il sistema di rilevamento di reddito e patrimonio per l’accesso alle prestazioni provinciali, organizzandolo sotto forma di modulo di rilevamento unico e di una banca dati centralizzata. Ciò significa che per ogni persona sarà sufficiente una sola dichiarazione annuale, che i diversi settori utilizzeranno a seconda delle necessità, in base alle richieste di prestazioni ricevute. La presentazione del Durp è richiesta solo ai cittadini che chiedano contributi economici o agevolazioni tariffarie alla Provincia.
 PRESTAZIONI. In una prima fase il Durp si applicherà alle prestazioni del settore sociale e sanitario. Poi sarà utilizzata per altri settori dell’amministrazione provinciale (edilizia abitativa e assistenza scolastica) e per le prestazioni dei Comuni. «Giovedì - dice Serafini - su questo tema abbiamo un incontro con l’assessore Randi, per vedere appunto di applicare il Durp anche alle prestazioni assistenziali erogate dal Comune». La presentazione del Durp sarà possibile a partire dal 1º settembre. Le prestazioni che utilizzeranno il Durp sono: assegno provinciale al nucleo familiare, assegno regionale al nucleo familiare, esenzione da ticket per indigenti, rimborso delle spese sostenute per protesi dentarie, partecipazione alle tariffe dei servizi sociali (case di riposo, assistenza domiciliare, asili nido), prestazioni di assistenza economica e sociale.
 DIPENDENTI. Per i lavoratori dipendenti vale il reddito complessivo Irpef decurtato della deduzione per l’abitazione principale e degli oneri fiscalmente deducibili. I redditi da lavoro dipendenti saranno considerati soltanto al 90%. Si potranno detrarre spese mediche, interessi sul mutuo-casa, il canone di locazione dell’abitazione principale e gli assegni per il mantenimento dei figli.
 AUTONOMI. Per i lavoratori autonomi il reddito minimo non potrà essere inferiore alla retribuzione media di un lavoratore dipendente qualificato del settore di riferimento, fissata dal contratto di categoria. Se il reddito effettivo è al di sotto di tale soglia, va dimostrato.
 CONTADINI. Per i redditi da agricoltura verrà applicato un valore standard per ogni unità di bovino adulta oppure per ogni ettaro produttivo nel settore della frutticoltura, della viticoltura e della silvicoltura.
 CASA. Non è considerata patrimonio la prima casa. Non verranno conteggiati neppure i depositi fino a 100 mila euro. Per quanto riguarda il calcolo della situazione patrimoniale non saranno considerati fabbricati e terreni indispensabili per l’esercizio dell’attività agricola o commerciale di imprenditori, albergatori, contadini.
Alto Adige 26-6-11
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domenica, 26 giugno 2011


«Guidi ubriaco? Lavori gratis»

MARIO BERTOLDI
BOLZANO. Ecco una riforma, nel comparto giustizia, che funziona. Riguarda la possibilità di convertire la pena per guida in stato di ebbrezza alcolica in lavori di pubblica utilità.
 Il nuovo istituto è legge dal 29 luglio dello scorso anno ma è applicabile, in Alto Adige, dall’inizio del 2011 in quanto il presidente del tribunale di Bolzano (Heinrich Zanon) ha dovuto sottoscrivere le convenzioni con gli enti pubblici potenzialmente interessati (ci sono molti Comuni, la Caritas, l’azienda servizi sociali di Bolzano, molte Comunità comprensoriali). Per il momento le convenzioni firmate sono 40 ma altre 30 sono in fase di valutazione. La riforma prevede la possibilità di sostituire, per una sola volta nella vita, la pena detentiva e quella pecuniaria per guida in stato di ebbrezza con un periodo di lavori non retribuiti di pubblica utilità a favore di enti locali, organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato o presso i centri specializzati di lotta alle dipendenze. Questo tipo di trattamento processuale è ammesso anche in caso di guida in condizioni psico fisiche alterate da sostanze stupefacenti ma non è utilizzabile in caso di incidente stradale, da chi ha la patente da meno di tre anni e dagli autisti professionali. Come funziona? E’ l’automobilista finito nei guai a doversi attivare presso gli enti convenzionati (l’elenco è a disposizione degli interessati presso il tribunale di Bolzano) e a proporre al giudice la conversione della pena con lavori concordati con l’ente che abbia dato la propria disponibilità. I vantaggi sono sensibili. Se l’impegno lavorativo viene portato correttamente a conclusione (i controlli sono affidati ai carabinieri), il giudice fissa una seconda udienza nel corso della quale il reato viene dichiarato estinto, viene disposta la riduzione di metà della sospensione della patente e viene revocata anche la confisca del veicolo (prevista in caso di proprietà del mezzo se si viene colti al volante con un tasso alcolemico superiore all’1,5 per mille). Se l’impegno lavorativo concordato non viene rispettato, la conversione viene annullata e rivive l’originaria condanna pecuniaria e detentiva con tutte le sanzioni accessorie. Per agevolare il possibile ricorso alla nuova legge, l’ufficio del Gip del tribunale di Bolzano e la Procura hanno concordato un breve periodo di attesa in caso di richiesta di emissione del decreto penale di condanna in maniera da permettere l’individuazione dell’ente (interessato ad usufruire di servizi) per la richiesta di conversione. «E’ sicuramente una buona riforma - commenta il giudice di Bolzano Carlo Busato che ne ha seguito in prima persona le fasi di prima applicazione - perchè attua il principio costituzionale della funzione rieducativa della pena ed il cittadino non considera la sanzione solo come una punizione ma anche come occasione per rimediare ad un reato commesso, rendendosi utile alla comunità in cui vive». Sinora in Alto Adige sono un centinaio gli automobilisti finiti nei guai che hanno ottenuto l’applicazione della nuova legge con oltre 12 mila ore di lavoro socialmente utile già prestate gratuitamente a vari enti e associazioni. Due ore di lavoro equivalgono ad un giorno di detenzione. La conversione minima prevede almeno 124 ore di impegno lavorativo.
Alto Adige 25-6-11
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venerdì, 17 giugno 2011



Bolzano, il disagio tra casa e giovani

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. A Bolzano i cittadini vivono bene, cullati da un innegabile ordine e da una indiscussa tranquillità.
Piacciono pulizia, ciclabili, e l’efficienza dei servizi. Ai giovani però la città sta stretta, percepiscono la scarsa integrazione tra i gruppi linguistici e si rendono conto come gli stranieri sempre più numerosi complichino ulteriormente la questione. Male anche la casa per via degli affitti troppo alti, l’eccessiva burocrazia, lo scarso dialogo tra istituzioni e cittadini e la mancanza di sicurezza che si percepisce in alcuni quartieri. Questo in estrema sintesi il contenuto del nuovo Piano sociale - scritto a due mani da Comune e Libera Università - presentato dall’assessore alle politiche sociali Mauro Randi e del rettore Walter Lorenz per il quale «questa collaborazione palesa come l’Università sia parte della città e non distaccata come più volte si è detto e come partecipi in modo scientifico al suo sviluppo».
Un piano sociale che appare - comunque - aleatorio rispetto alle analisi più accurate e puntuali evidenziate nelle ricerche degli anni passati. Un team di ricercatori della stessa Università, guidati da Ilaria Riccioni, docente di sociologia, ha intervistato 250 cittadini. Dalle interviste sono emersi vari fattori differenti che non fanno altro che registrare gli umori senza trarre particolari conclusioni. Andiamo a vederli.
DISAGIO GIOVANILE. I giovani non si sentono presi in considerazione, lamentano pochi spazi per incontrarsi e socializzare spontaneamente che non siano quelli “regolamentati” dei centri giovanili; pochi gli alloggi per studenti e troppo costosi, poche le alternative ai locali del centro, pochi gli spazi per fare musica ed esprimersi artisticamente. Percepiscono negativamente la scarsa integrazione tra i due gruppi linguistici storici, un contesto sociale già poco coeso sul quale si innestano nuovi gruppi di cittadini immigrati complicando ulteriormente le cose. Questo aspetto sociale, suggerisce il Piano, deve essere osservato e governato con attenzione dalla politica e dall’amministrazione, affinché non si trasformi in un’emergenza sociale. Si deve dare maggiore informazione, favorire le relazioni tra i gruppi, affinché il fenomeno dell’immigrazione possa svelare le sue potenzialità, l’arricchimento che offre, non solo le problematiche implicite.
Partendo proprio dai giovani, che sono quelli più duttili e disposti al cambiamento, anche perché in pratica lo vivono già nella quotidianità.
L’IMMIGRAZIONE. La percezione del cittadino medio è che gli immigrati godano di maggiori agevolazioni per la casa o di contributi rispetto ai residenti di lunga data (lunghe attese per i residenti che si risolvono in pochi mesi per gli extracomunitari).
L’idea di immigrato che emerge dalle interviste rispetta uno stereotipo abbastanza classico: “bisognoso d’aiuto”, “povero”, “persona che non si integra”, “persona che non rispetta le regole del contesto”. Il Piano spiega che, alla luce di vari dati, si rende necessaria una maggiore trasparenza sui criteri di selezione ed erogazione dei servizi, della casa, dei sussidi anche per restituire al cittadino comune una percezione più equilibrata rispetto ai diritti reciproci.
L’EMERGENZA CASA. Il problema della casa è una tematica ricorrente soprattutto tra immigrati, giovani e giovani famiglie. “Bolzano città cara”, “Bolzano città dagli alloggi irraggiungibili”, questo lamentano gli intervistati che spiegano però come, rispetto a cinque anni fa, il mercato degli affitti stia cambiando perché i prezzi sono comunque scesi e ci sono più alloggi disponibili. Per molti intervistati poi il sistema degli incentivi crea un mercato esageratamente sovradimensionato che penalizza fortemente chi viene da fuori, tra cui gli stessi studenti, perché non hanno diritti a godere di nessun’agevolazione visto che non hanno i cinque anni di residenza.
SICUREZZA. La percezione di poca sicurezza è legata a luoghi percepiti come degradati o ad alta densità di popolazione immigrata ma non solo. Alcune zone di Don Bosco, ad esempio Ortles Similaun, sono viste come pericolose soprattutto nelle ore notturne. Percezione legata ad elementi a basso fattore di controllo (come per esempio gli extracomunitari ecc.) ma anche a zone con pochi controlli. Le forze dell’ordine vengono percepite più come “controllori” che come presenza rassicurante e questo ancora una volta e soprattutto dai giovani.
Alto Adige 17-6-11
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mercoledì, 15 giugno 2011



«Tornano i cittadini La politica cambierà»

MARCO RIZZA
Si è chiusa una fase storica e se ne è aperta una nuova. La grande partecipazione dell’elettorato italiano ai quattro referendum mostra che anche in Italia è arrivata l’onda che, sia pure in forme diverse, si è osservata in Spagna, in altri Paesi europei, e anche nei Paesi teatro della «primavera araba»: la gente vuole sentirsi protagonista della vita politica. E in questa svolta stanno svolgendo un ruolo fondamentale i nuovi media e i social network come Facebook e Twitter. Così il politologo Günther Pallaver, a margine della presentazione del nuovo annuario Politika 11, commenta l’esito referendario: «Nei sistemi democratici che funzionano - dice - ci sono due aspetti fondamentali: l’input di richieste dai cittadini alla classe politica, e l’output delle decisioni di quest’ultima. Per molto tempo il canale dell’input è stato carente ma ora il sovrano è tornato a farsi vivo: e il sovrano è il popolo. La partecipazione della gente è sempre più forte e non solo è in senso generale ma issue-oriented, cioè in relazione a temi specifici: il traffico, per esempio, o come in questo caso l’acqua o l’energia. Ovviamente in questo contesto strumenti come Twitter e Facebook sono fondamentali: ci hanno messo un po’ a diffondersi per la comunicazione politica, ma ora sono essenziali». Per questa che Pallaver chiama «una svolta storica» il sistema politico italiano «non era del tutto preparato, ma se vuole sopravvivere non ha altra scelta che adeguarsi, altrimenti i partiti saranno castigati. È una grande onda che abbiamo visto già in Spagna, in parte dell’Europa, in certi Paesi arabi...». E in Alto Adige? «Siamo in una fase di riflessione - risponde Pallaver -, ma è evidente che sta aumentando la richiesta di democrazia diretta e che nemmeno la Svp può più chiudersi a questa domanda. Lo si è visto nei referendum del 2009 (su aeroporto e democrazia diretta, ndr), dove il quorum non è stato raggiunto ma molti elettori Svp sono andati a votare, nonostante le indicazioni del partito. E anche sulla nuova legge per la democrazia diretta ci sarà da battagliare».
Ieri, come detto Pallaver ha presentato il nuovo volume di Politika, edito da Raetia: giunta alla terza edizione, la pubblicazione affronta - con oltre 20 interventi di altrettanti studiosi, con testi in tedesco o italiano e abstract nell’altra lingua oltre che in ladino e inglese - alcuni dei temi politici più rilevanti a livello provinciale. Due gli argomenti maggiormente approfonditi: l’analisi delle elezioni comunali del 2010 e la riflessione (con saggi di Leopold Steurer, Hans Karl Peterlini e Pallaver) sugli anni del terrorismo sudtirolese. Maurizio Ferrandi interviene invece sulla figura di Silvius Magnago e sulla sua percezione da parte del gruppo italiano. Guido Bocher, sindaco di Dobbiaco, è stato nominato personaggio dell’anno. A proposito di democrazia diretta, tra gli articoli ne è ospitato uno di Arnold Schuler, consigliere provinciale Svp ed ex presidente del Consorzio dei Comuni, che si occupa anche della partecipazione dei cittadini alla politica e traccia una panoramica sui referendum comunali di questi anni.
Alto Adige 15-6-11
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mercoledì, 15 giugno 2011



Lausch: ampliare gli strumenti di democrazia diretta

BOLZANO. «La democrazia diretta non può essere solo uno strumento d’emergenza per i casi estremi: dev’essere invece un sistema che permetta a tutti una partecipazione continuata per migliorare le condizioni di vita». Lo afferma Stephan Lausch di Iniziativa per più democrazia. «Ma non si può dimenticare una cosa: il referendum abrogativo, di cui ora ci siamo potuti servire, non è altro che un freno d’emergenza, ed è anche limitato dal quorum del 50%. Perciò funziona solo in casi estremi come quello attuale. Alla democrazia diretta non si dovrebbe ricorrere solo quando quella rappresentativa non funziona proprio più. La democrazia diretta dovrebbe invece permettere a cittadini e cittadine di controllare efficacemente l’operato dei rappresentanti politici e di collaborare tutti, in modo creativo e continuato, a migliorare la nostra realtà, che ha sempre bisogno di essere migliorata», ancora Lausch (nella foto). «Per questo abbiamo bisogno di altri strumenti di democrazia diretta», chiude Lausch.
“I referendum sono andati bene”, così il sindaco Spagnolli nell’incontro con i giornalisti. «Personalmente non credo che il risultato debba essere strumentalizzato a fini politici per chiedere “la testa” del governo, ma credo che dall’esito dei referendum il governo debba trarre delle conseguenze: deve imparare ad ascoltare di più la gente e di conseguenza ad attivarsi. Vi sono degli ambiti in cui il nostro governo è decisamente inattivo, ma la gente si aspetta delle risposte concrete. L’Italia è priva di un piano energetico e credo sia tempo e ora che ci si attivi per realizzarlo», sottolinea Spagnolli.
«Il fatto che molti elettori dell’area di destra siano andati a votare ai referendum, ignorando del tutto le indicazioni del non voto dei propri leader Berlusconi e Bossi, sta a significare, in maniera inequivocabile, che è in atto un forte corto circuito, probabilmente non più ricucibile, tra il Paese reale ed il governo», evidenzia Paolo Degasper, segretario altoatesino dell’Udc, per il quale «all’estero ci considerano ormai di serie B».

Alto Adige 15-6-11
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categoria:cultura, sociale
lunedì, 13 giugno 2011



Referendum, in Alto Adige quorum vicino

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Nonostante incombesse il ponte di Pentecoste, gli altoatesini non hanno disertato le urne per il diciottesimo referendum della storia repubblicana, che si è rivelato molto sentito per via delle possibili ripercussioni a livello politico nazionale. Alle 22 i seggi si sono chiusi segnando in Alto Adige un’affluenza, superiore a quella nazionale, pari al 42,5% (dato provvisorio alle 23). Il quorum, stavolta, non è lontano.
C’era di mezzo il ponte di Pentecoste e il timore inespresso, per il comitato referendario locale, era che in tanti non sarebbero andati a votare perché si sarebbero trovati fuori provincia, magari per il primo weekend di mare della stagione. E invece, specialmente nel capoluogo, a votare sono andati in tanti. Con tutta probabilità, molto ha pesato, come storicamente avviene, l’invito esplicito a recarsi ai seggi da parte della Svp, e lo si è percepito chiaramente nelle storiche roccaforti della Stella Alpina in città.
Alto Adige 13-6-11
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sabato, 11 giugno 2011



«Il quorum si gioca in Italia»

MARIA ROSA TOMASELLO
ROMA. «Il quorum si raggiungerà con il voto del 50% più uno degli aventi diritto residenti in Italia. Tant’è che alla Corte di Cassazione i voti degli italiani all’estero arriveranno già contati dalla Corte d’appello, senza il dato di affluenza». Per Gianluigi Pellegrino, avvocato del Pd, la questione è chiara: il voto espresso all’estero - che, se conteggiato, secondo stime dell’opposizione, potrebbe alzare il quorum al 55% - è «irrilevante» per la validità della consultazione. Il legale ne è certo: i timori che i referendum possano fallire a causa della mancata partecipazione di chi è lontano dal Paese sono infondati.
Perché è così sicuro che nel quorum non possano essere conteggiati i voti degli oltre tre milioni di italiani residenti oltre confine?
«Lo ha chiarito espressamente nel 2005 la Corte Costituzionale, con la sentenza 173, intervenendo sull’articolo 48: la Costituzione ha voluto evitare che gli italiani all’estero potessero essere contrapposti a quelli in patria. La Consulta ha puntualizzato che il loro voto, una volta espresso, è in tutto parificato a quello degli italiani in patria. Ma la mancata partecipazione al voto, aggiungo io spesso dovuta alla impossibilità o alla inadeguatezza dei governi di coinvolgerli nella tornata elettorale, non può invalidare il voto dei residenti in Italia. Dunque il quorum si saprà lunedì pomeriggio».
In parole povere...
«La Costituzione garantisce che se esprimo il mio voto all’estero vale come quello in patria. Ma se non lo esprimo, magari perché non sono messo nelle condizioni di farlo, questo non può travolgere l’intera consultazione. Basta pensare, del resto, che chi vive all’estero spedisce la scheda per posta semplice. E che succede se la busta si perde?».
Quindi da cosa nascono i timori che il voto, o meglio il non voto, degli italiani all’estero possa cambiare il destino dei referendum?
«Nessuno aveva visto la sentenza della Consulta».
E le istanze di Italia dei Valori e Radicali?
«Attengono a una fase successiva, alla validità dei voti. Loro sostengono non solo che i voti all’estero non concorrono al quorum, ma si chiedono anche se i “sì” e i “no” espressi all’estero debbano essere considerati. Le due questioni si saldano sul nucleare, perché a quei cittadini non è stata neppure spedita la scheda giusta, visto che il quesito è stato modificato. Quindi ci sarà da verificare la validità di quei voti e lo farà la Cassazione il 16 giugno quando si saranno contati i voti».
Cosa dovrà decidere la Cassazione quindi?
«Se le preferenze, i “sì” e i “no” espressi sul nucleare potranno essere conteggiate. È la prima volta che succede nel mondo, visto che il governo ha fatto il massimo caos possibile, decidendo di modificare la norma sul nucleare col decreto Omnibus mentre all’estero stavano già votando».
Alto Adige 11-6-11
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domenica, 05 giugno 2011



Referendum. Quattro schede, quorum al 50% più uno

BOLZANO. Domenica e lunedì prossimo si vota per quattro referendum. Il referendum sarà valido se a livello nazionale andranno a votare il 50% più uno degli aventi diritto. Non è obbligatorio votare per tutti e quattro i quesiti. Si tratta sempre di referendum abrogativi: questo significa che si vota sì per abrogare una determinata norma, mentre per mantenerla in vigore si vota no.
SCHEDA ROSSA. Il quesito numero uno riguarda l’acqua pubblica e in particolare le modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. La norma che si chiede di abrogare stabilisce che la gestione del servizio idrico venga affidata a soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. Abrogare questa norma significa sostanzialmente contrastare l’accelerazione sulle privatizzazioni, in particolare per quanto riguarda l’acqua.
SCHEDA GIALLA. Anche il secondo quesito referendario è relativo all’acqua pubblica, ma si riferisce alla determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Viene richiesta un’abrogazione parziale della norma: la parte che si chiede di cancellare è quella che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito.
SCHEDA GRIGIA. Il terzo quesito è quello relativo all’energia nucleare e alla possibilità di costruire nuove centrali. Abrogando questa norma significa non permettere la realizzazione di centri nucleari in Italia.
SCHEDA VERDE CHIARO. Il quarto e ultimo quesito è quello relativo al legittimo impedimento e prevede l’abrogazione di norme della legge 51 del 7 aprile 2010. La norma in questione è composta solo da due articoli, quindi il referendum in pratica ne chiede la cancellazione integrale. In origine la norma consentiva al premier e ai ministri di autocertificare il proprio impedimento a presentarsi in udienza: dopo la sentenza della Consulta, invece, l’impedimento deve essere stabilito dal giudice. In caso di vittoria dei sì, la legge verrebbe abrogata del tutto, in caso di vittoria dei no resterebbe così come è ora.
Alto Adige 5-6-11
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mercoledì, 01 giugno 2011



Il Referendum sul nucleare ci sarà.

La Corte di Cassazione lo ha appena stabilito. Il tentativo del Governo di metterci il bavaglio non ha funzionato. Ora tocca a noi scegliere un futuro senza nucleare. Come? Votando Sì il 12 e 13 giugno.La Corte di Cassazione lo ha appena stabilito. Il tentativo del Governo di metterci il bavaglio non ha funzionato. Ora tocca a noi scegliere un futuro senza nucleare. Come? Votando Sì il 12 e 13 giugno.

Per raggiungere il quorum, devono andare a votare 27 milioni di italiani. Abbiamo 11 giorni per mobilitare quante più persone possibile. Se vogliamo vincere contro il nucleare, ognuno di noi deve sentirsi coinvolto in prima persona. Partecipa anche tu.

Scarica il volantino, attacca gli stickers e scopri tutto quello che puoi fare.
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mercoledì, 01 giugno 2011



L’acqua, un bene prezioso di tutti

Il referendum si sta avvicinando. Sarebbe giusto fare qualche riflessione sull’aqua. L’acqua, infatti, è un bene prezioso,l’acqua è l’Oro blu,l’acqua è vitale.
Queste sono alcune frasi ricorrenti sulla bocca dei politici,nella penna dei giornalisti e nei consigli di medici. Di fatto,però, questa sostanza chimica non viene considerata ma spesso snobbata.
Chi la deve gestire? Il mal funzionamento dell’ente pubblico o l’interesse economico del privato? La logica dovrebbe far pensare che dovrebbe essere l’interesse e la parsimonia del privato, sotto sorveglianza attenta dell’ente pubblico a gestire il bene. Perché? L’inverso,non si può fare.
Il privato (cittadini singoli,associazioni,comitati), che controlla il pubblico non si può fare. Sarebbe bello,democratico e sicuro ma non si può. Ce lo impediscono con varie trucchetti fra le quali l’invenzione della violazione della privacy (che vuol dire, in parole fiorentine:fatti i ca.. tuoi.) Ho parlato di logica ma visto che questa capacità si è estinta nei cervelli politici,ci divertiamo ad accusare il privato a vantaggio del pubblico come se il nome” privato” fosse sinonimo di appestato.
Se i comuni danno in gestione ai privati lo fanno esclusivamente perché,questi Enti, non sono in grado di gestire come si deve,qualsiasi risorsa e questo per tantissimi motivi, fra i quali la mancanza di denari,di personale a causa dei tagli perpretrati da tutti e molta impreparazione.
Non dobbiamo fare la domanda se l’acqua deve essere gestita dal pubblico o dal privato ma domandare: volete mandare in galera e far pagare multe da super enalotto ai cosiddetti furbetti del quartierino e agli inquinatori?
Lo stesso,papale papale,vale per la sanità.
Alto Adige 1-6-11
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lunedì, 30 maggio 2011



Firme a Laives per la Democrazia Dtiretta

Domani raccoglieremo firme alla fiera (mercato) di Laives per rilanciare la propria proposta di ordinamento dei diritti di partecipazione politica diretta che nel voto del primo referendum propositivo provinciale in ottobre 2009 è stata affermata da ben 115.000 cittadini.

E' passato un anno e mezzo e purtroppo non si intravede un riordino della materia che permetta finalmente di esercitare il diritto di partecipazione anzi la SVP sta ipotizzando modifiche che porteranno ad un netto peggioramento della legge, aumentando a 38.000 (oggi 13.000) le firme necessarie per indire un referendum. Si è così deciso di lanciare un'iniziativa popolare che porti il disegno di legge - completato tra l'altro da una particolare clausola di garanzia per i gruppi linguistici (diritto di veto) - in Consiglio provinciale entro l'estate. In questo modo dovrà essere trattato come il disegno di legge voluto dai cittadini.

Chi fosse impossibilitato a venire domani potrà firmare anche in comune all’ufficio anagrafe fino al 15 giugno.

Alessandro Cosi
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venerdì, 27 maggio 2011



Amartya Sen a Trento: «La povertà rende schiavi Gli Stati facciano di più»

UBALDO CORDELLINI
«Senza una crescita sostenuta non si riduce il debito». È appena arrivato in treno, Amartya Sen, il premio Nobel per l’economia 1998, e già snocciola la sua ricetta. Per lui «i livelli di disoccupazione in Europa sono intollerabili» e la «povertà è mancanza di libertà». Prima di tenere la lectio magistralis al Teatro Sociale, si ferma a parlare con i giornalisti. L’incontro si tiene alla Federazione della Cooperazione, che ha organizzato l’evento per poi inserirlo all’interno del programma del Festival dell’Economia. Le ricette di Sen sono chiare. Il premio Nobel ha anche ricordato con nostalgia la sua prima visita a Trento, nel 1954, quando era ancora uno studente.
Professor Sen, con la globalizzazione le differenze tra ricchi e poveri aumentano?
Non penso che il tasso di disuguaglianza aumenti, però la differenza tra ricchi e poveri è lo stesso intollerabile. Dobbiamo cambiare completamente ottica, non si possono perseguire le stesse politiche. Purtroppo dobbiamo constatare che la politica non si occupa di ineguaglianza. Eppure la libertà personale è strettamente collegata alla possibilità di scegliere e, quindi, all’autonomia economica. La libertà politica dà la possibilità di esprimere le nostre opinioni, di fare in modo che vengano ascoltate. È fondamentale, ma non è una garanzia della libertà economica, nel senso che non basta di per sè. Dipende da quello che le persone vogliono ottenere, dal coinvolgimento, dall’impegno nel richiedere nel dibattito politico anche le altre libertà. L’Italia ha una lunga tradizione di dibattito e discussione politica, ma alla luce di quello che ho letto e ho visto di recente, forse c’è stata una flessione nella forza di questo dibattito e questo vale anche per la disoccupazione.
L’Italia è tra i Paesi europei che crescono di meno. Cosa si deve fare per crescere?
Io non conosco il vostro Paese abbastanza bene per dare ricette. Quello che posso dire è che dopo la Seconda guerra mondiale la crisi è stata superata grazie a una forte crescita economia. Anche nel 1992 il presidente Clinton è riuscito a superare una grave crisi di debito grazie a una crescita impetuosa. Del resto, la povertà è la negazione della libertà, rende impossibile vivere in modo dignitoso.
Perché i Paesi emergenti sono usciti meglio di Europa e Usa dalla crisi?
Cina, India, Brasile, ma anche Sudafrica, sono usciti meglio dalla crisi perché non hanno fatto le scelte sbagliate dei Paesi occidentali. Hanno basato la loro economia sul manifatturiero, sulla produzione e non sulla finanza.
Il Trentino è una piccola terra, potrà resistere alla globalizzazione?
Certo. Questa è una regione che ha una tradizione cooperativa molto peculiare che la rende molto forte. La prima volta che sono venuto a Trento era il 1954. Ero ancora studente a Cambridge e avevo una grande passione per la pittura rinascimentale italiana. Trento è stata l’ultima tappa del mio viaggio in Italia. Ci sono stato due giorni, dormivo in un ostello della gioventù in collina che non ci sarà neanche più. Ho parlato con molte persone e ho conosciuto il vostro sistema cooperativo. È stato un soggiorno che mi ha arricchito.
Quali sono le politiche anticrisi migliori?
Ci sono tante cose da fare. La ragione principale della crisi sta nell’eccesso di deregulation che avrebbe richiesto misure più radicali. Si può fare molto di più. Non si è fatto abbastanza per l’occupazione.
E come si combatte la disoccupazione?
La disoccupazione in Europa è un problema da molto tempo. Paesi come l’Italia o, o anche come la Spagna, hanno raggiunto tassi del 20 o 30 %. È inaccettabile la tolleranza nei confronti della disoccupazione. Purtroppo con la crisi anche gli Stati Uniti hanno iniziato ad avere livelli molto alti di disoccupazione. Questo stato di cose andrebbe combattuto duramente, ma invece non si fa molto. Alla luce di quanto ho letto, in Italia c’è stata una flessione del dibattito su questo tema. Però sta a noi risolvere le cose.
Alto Adige 27-5-11
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lunedì, 16 maggio 2011



Stipendi: il 17% sotto i 1000 euro

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. Dopo l’allarme lanciato dalla Camera di commercio («la ripresa economica non è stabile, visto che a fronte di un aumento del clima di fiducia delle imprese è diminuito per la seconda volta consecutiva quello dei consumatori», ha affermato il presidente Michl Ebner commentando l’ultima rilevazione fatta dall’Ire) e dopo il botta e risposta tra imprese e sindacati sulle politiche di welfare, la Cisl anticipa alcuni dei dati contenuti nell’indagine sui lavoratori dipendenti dell’Istituto per la promozione dei lavoratori che sarà presentata a breve. Dati da cui emerge che il 17% dei lavoratori dipendenti guadagna meno di mille euro netti mensili e che quasi il 60% non arriva ai 1.400 euro al mese.
LA RILEVAZIONE. Lo studio prende in considerazione i redditi mensili netti dei lavoratori dipendenti. Il 17% dei lavoratori non arriva a mille euro, il 19% ha una retribuzione netta tra i 1.000 e i 1.200 euro e il 23% tra i 1.200 e i 1.400 euro. Appena un quarto dei lavoratori dipendenti altoatesini ha stipendi netti mensili più alti: il 10% guadagna tra 1.600 e 1.800 euro, il 5% tra 1.800 e 2.000 euro e l’11% supera i 2.000 euro. Si tratta di statistiche relative ai soli lavoratori dipendenti, e non vengono quindi considerati, tra gli altri, i redditi di imprenditori, artigiani, pensionati o liberi professionisti.
CHI STA MEGLIO. Nello studio si prendono in considerazione anche le retribuzioni mensili nei settori del privato, riferite a lavoratori che hanno l’orario a tempo pieno. Dai primi dati emerge che chi sta meglio sono i dipendenti del settore banche e assicurazioni, dove gli stipendi netti mensili partono praticamente tutti da un minimo di almeno 1.200 euro e dove il 60% dei dipendenti guadagna più di 1.600 euro netti mensili. Bene anche i trasporti, settore nel quale la situazione è comunque più differenziata: a fronte di un 51% che supera i 1.600 euro netti mensili, c’è infatti un 12% che non arriva a percepire più di 1.200 euro.
E CHI STA PEGGIO. I settori che presentano il maggior numero di dipendenti con stipendi netti mensili inferiori ai 1.200 euro sono commercio, agricoltura e turismo. Non arrivano a questa cifra il 26% dei dipendenti del commercio, il 25% di quelli dell’agricoltura e il 23% di quelli del turismo. In questi settori è anche molto bassa l’incidenza di chi ha uno stipendio “pesante”: le percentuali di chi guadagna oltre 1.600 netti mensili si aggirano attorno al 20% in tutti e tre i comparti, e questo dato vale anche per l’artigianato, dove però gli stipendi inferiori ai 1.200 euro netti si fermano al 19%.
L’industria è il settore che dopo quello bancario presenta la minore percentuale di dipendenti sotto i 1.200 euro netti: solo il 9%. Lo stipendio medio comunque non è molto più alto di quello di altri settori, visto che il 43% dei lavoratori ha retribuzioni nette comprese tra 1.200 e 1.600 euro mensili. Sopra i 2.000 euro netti mensili il 16% dei dipendenti. C’è però un importante nota a margine, rileva la Cisl, ed è quella che riguarda la cassa integrazione: «Nel 2010 - sottolinea il segretario della Femca/Cisl Maurizio Albrigo - in certi mesi dell’anno abbiamo raggiunto anche una soglia di oltre diecimila lavoratori in cassa integrazione, per non parlare delle oltre duemila persone che nel corso dell’ultimo anno hanno perso l’occupazione. Non ci stiamo ad essere indicati come quelli che lanciano segnali di allarmismo - è la risposta al presidente di Assoimprenditori Stefan Pan -, semplicemente rileviamo una difficoltà oggettiva. Basti notare che, causa la crisi del lavoro, ci sono state 458 esecuzioni immobiliari perché i proprietari non riuscivano più a far fronte alla rata del mutuo e che nel 2010 sono aumentati del 20% gli inquilini che hanno pagato in ritardo o per nulla le spese condominiali fino al punto di far pignorare l’alloggio per rientrare con le spese».
Alto Adige 16-5-11
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domenica, 15 maggio 2011



Iniziativa per più democrazia: raccolte 5 mila firme

BOLZANO. Ad un mese dalla fine della raccolta firme per il disegno di legge sul quale si era votato nel 2009 al referendum provinciale propositivo, Iniziativa per più democrazia traccia un primo bilancio. Servono 8.000 firme per portare il disegno di legge alla trattazione in consiglio provinciale. L’obiettivo è quello di fare di questo disegno di legge la base per una nuova legge provinciale sulla democrazia diretta. Delle 10.000 firme da raccogliere (le 8.000 prescritte e 2.000 per avere un margine di sicurezza contro eventuali cancellazioni), ne è stata raccolta finora la metà. Le firme sono state raccolte perloppiù alle bancherelle allestite su strade e piazze con l’impegno di centinaia di ore da parte di molte persone che investono il proprio tempo libero a favore del completamento della democrazia con strumenti validi di controllo e di iniziativa da parte dei cittadini. Nelle settimane rimanenti si cercherà ulteriormente di dare ai cittadini in tanti altri comuni ancora la possibilità di esprimere la propria volontà rispetto alla determinazione dei diritti di partecipazione politica diretta.
«L’esperienza che si sta facendo alle bancarelle di raccolta firme e molto incorraggiante. Tante persone si avvicinano spontaneamente e sono riconoscenti di ricevere l’opportunità di esprimere in tal modo la contrarietà e in parte sempre maggiore il disgusto rispetto a una politica che segue logiche estranee alle attese della stragrande maggioranza delle persone», afferma Stephan Lausch. «Si dà alle persone la possibilità di partecipare ad un processo di democratizzazione e di contrastare uno smantellamento della democrazia. Ricordiamo che si può firmare in tutti i comuni della provincia negli consueti orari d’ufficio e a Bolzano anche nei centri civici entro l’11 giugno», chiude Lausch di Iniziativa per più democrazia.
Alto Adige 15-5-11
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sabato, 14 maggio 2011



Casa di riposo: lunga lista d’attesa

BRUNO CANALI
LAIVES. Con un centinaio di richieste di ammissione in lista di attesa, la casa di riposo cittadina avrebbe sicuramente necessità di essere ampliata. In questo senso i responsabili hanno anche commissionato un progetto, ma non ci sono i finanziamenti per portarlo avanti per ora.
Attualmente la casa di riposo di via Dante ospita 64 anziani: “Due posti in più rispetto ai 62 di prima - spiega il presidente della struttura Peter Daldos - e questo in virtù del decreto firmato dalla giunta provinciale. Però la lista di attesa sarebbe lunga, con quasi 100 anziani che hanno fatto richiesta di venire qui da noi. Da tempo abbiamo commissionato uno studio all’architetto Amplatz per vedere cosa si potrebbe fare, magari acquisendo anche il complesso di fronte alla casa di riposo, dove c’è il cantiere comunale. Secondo il tecnico, si riuscirebbe ad avere almeno un centinaio di posti letto e sarebbe già un’ottima risposta al bisogno dei nostri anziani”.
In pratica, si tratterebbe di acquisire alcune cubature sul lato opposto di via Dante collegandole poi alla struttura madre mediante un breve tunnel sotto la strada. Lì, insieme a nuove camere, alcune dedicate anche a chi è affetto da demenza senile, potrebbero trovare posto fisioterapia, parrucchiere, garage e altri servizi necessari per far funzionare al meglio la casa di riposo.
“Intanto abbiamo iniziato a fare alcuni lavori nella struttura esistente - spiega Daldos - in particolare abbiamo rifatto la terrazza, razionalizzato, nell’interrato, i garages, che adesso sono 17 più un magazzino. Migliorati anche gli spogliatoi per il personale. Questi lavori li abbiamo fatti guardando in prospettiva al possibile ampliamento, sia verso valle che verso monte, dove si creerebbero spazi di lavoro e si potrebbe allargare anche la sala da pranzo. Sarebbe prevista anche una chi cappella per funzioni religiose e altre soluzioni. Abbiamo anche presentato in Comune questo progetto ma intanto non ci sono soldi per proseguire. Al nuovo progetto siamo arrivati in seguito ad una analisi interna della struttura, che ha evidenziato come oramai, nonostante l’ultimo ampliamento di anni orsono, oramai gli spazi sono sempre più carenti, in particolare per quanto riguarda il tempo libero degli ospiti, quelli di lavoro e il magazzino. C’è poi la lista di attesa dove attualmente sono un centinaio le richieste di ammissione da parte di anziani del circondario di Laives, Bronzolo e Vadena e non riusciamo a fronteggiarle come vorremmo. Per questo abbiamo commissionato un progetto all’architetto Amplatz in maniera da poter intervenire appena ci saranno le condizioni economiche necessarie”.
Data la posizione nella quale il complesso della casa di riposo si trova, stretta tra via Dante, via Peter Mayr, proprietà private e il vecchio cimitero, dopo gli ultimi lavori, superficie per espandersi attorno non ce n’è più. Così ha preso forma l’idea di puntare verso monte, vale a dire sul lato opposto di via Dante, dove attualmente hanno sede una ditta privata e il cantiere comunale. Primi contatti con i privati li avrebbe intrapresi già l’ex vice sindaco Georg Forti, proprio per sondare la disponibilità a vendere la cubatura. Poi però, tutto è stato congelato per mancanza di fondi.
Il progetto è un primo passo, e prevede due corpi separati (l’attuale complesso e quello che si potrebbe realizzare a monte) collegati mediante un breve tunnel sotterraneo che attraverserebbe via Dante. Questa soluzione avrebbe il pregio di evitare continui attraversamenti della carreggiata da una parte all’altra, una soluzione simile a quell’adottata per l’ospedale di Bolzano.
Alto Adige 14-5-11
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martedì, 10 maggio 2011



Parcheggi liberi per handicappati

LAIVES. Il Pdl è intenzionato a riportare in consiglio comunale un ordine del giorno sulla opportunità di concedere il parcheggio gratuito ai disabili anche nelle zone dove per tutti gli altri è a pagamento. Un primo tentativo è stato respinto dal consiglio recentemente, ma nel frattempo ci sarebbero delle novità a livello governativo. «La Commissione trasporti della camera - spiegano i consiglieri del Pdl Daniele Inguscio e Claudia Furlani - ha approvato una risoluzione in tal senso, proprio perché il diritto alla mobilità è sancito dalla Costituzione. Quello che chiediamo è che i disabili, qualora non trovino spazio per parcheggiare nei posti a loro riservati, lo possano fare su tutti gli altri, senza però dover pagare il ticket». (b.c.)
Alto Adige 10-5-11
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lunedì, 09 maggio 2011



9 maggio : festa dell'Europa,
da meglio conoscere andando sul sito  http://europa.eu/abc/symbols/9-may/euday_it.htm . Auguri Europa, ce n'è bisogno !
Sebbene la prima menzione del termine Europa risalga a una lettera del papa Gregorio Magno (590-604) all'imperatore Maurizio nel 595, è nel sogno di più recenti visionari che dobbiamo cercare la sua attuale configuarazione. E tra questi, vorremmo in occasione de questa ricorrenza rendere omaggio al più che ottuagenario Jacques Delors (Parigi, 1925) che senza dubbio trovò alimento al suo ideale di un'Europa di pace vivendo fin da piccolo accanto a un padre mutilato al 90% in seguito alla ferite riportate dalla prima guerra mondiale. Per ben due mandati Presidente della Commissione europea (dal 1985 al 1995), Jacques Delors fin dal suo insediamento, già nel 1986, mentre promuoveva il mercato unico, riunì attorno al tavolo tutte le religioni e le federazioni di non credenti per dare un respiro di spiritualità a un'avventura che non poteva restare solo economica e in parte politica. Sapeva che non ci si esalta per un tasso di crescita, mentre abbiamo bisogno di credere ad un ideale di pace. Nasce così durante il mandato di Delors una linea progettuale chiamata "Un'anima per l'Europa" di cui siamo purtroppo rimasti orfani. Di questo però, esimio Presidente, le siamo sempre riconoscenti.
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lunedì, 09 maggio 2011



Il Papa: amicizia verso gli immigrati

VENEZIA. Serenissima modello di “pace”, “convivenza” e rapporti fondati su “amicizia e rispetto”. Nordest terra di apertura agli altri, anche “estranei”, che deve “rinsaldare” la propria “unità spirituale” di fronte ai “lontani” e agli “immigrati”. Terra che accoglie a partire da una forte coscienza della sua identità, che è anche cristiana. Il Papa ha scelto questi accenti nel concludere il suo viaggio nel Nordest, nel giorno in cui continuavano ad arrivare notizie drammatiche sul fronte dell’immigrazione: dopo il naufragio di fronte alle coste libiche di un barcone con 600 persone a bordo, nella notte a Lampedusa il salvataggio di circa 500 profughi, tra cui molte donne, alcune incinte, e bambini. Dalla cronaca una tragica conferma all’invito del Papa, ieri ad Aquileia, ad accogliere la sfida dei popoli del Mediterraneo che premono verso l’Europa. Il richiamo a non aver paura di fronte ai lontani, ma vivere rapporti di “comunione e solidarietà” è venuto durante la messa al Parco San Giuliano, davanti a circa 300 mila persone, un rito in cui si è pregato anche in latino e in varie lingue dell’est d’Europa, tra cui croato e sloveno, invocando pace e convivenza. Mentre nell’incontro con il mondo dell’economia e della cultura, sotto le splendide cupole barocche della Madonna della Salute, presenti anche rappresentanti delle comunità ebraiche e islamiche, Benedetto XVI ha puntato l’attenzione su tre “metafore suggestive”.
La prima, l’acqua: Venezia città d’acqua non esprima una cultura’liquida’ con scelte effimere ma scelga invece a partire da arte, sapere, relazioni benefiche tra uomini e popoli. La seconda parola chiave, la salute, che non è solo stare bene, ma integrale benessere, anche spirituale, dell’essere umano.
Terza metafora, la Serenissima: la sua grandezza nasce anche da rapporti fondati su amicizia e rispetto e dalla capacità di costruire la pace. L’appello al Nordest a non avere “paura” è stato uno dei fili conduttori di questo primo viaggio in Italia del 2011. Papa Ratzinger era stato invitato dalle chiese del Triveneto per inaugurare un convegno che dovrà rilanciarne senso e vitalità, ma anche dal Patriarcato di Venezia, da tempo impegnato in una riflessione sulle sfide poste al cristianesimo dai popoli che si affacciano sul Mediterraneo. In queste regioni un tempo locomotiva d’Italia, dove oggi la crisi morde la ricchezza e il senso di sicurezza, ai cattolici, non più maggioranza, papa Ratzinger ha proposto di affrontare il dialogo con la modernità e farne un elemento di crescita. E se ad Aquileia ha rilanciato l’appello a una nuova generazione di cattolici impegnati in politica per il bene comune, a Venezia ha citato tra i beati cui ispirarsi il venerabile Giuseppe Toniolo, figura di spicco del cattolicesimo sociale e fondatore della “prima Dc”. L’accoglienza dei cattolici del Nordest al Papa venuto a “confermarne la fede” è stata festosa ad Aquileia e entusiasta a Venezia. Per lui infine anche l’esperienza di un giro sulla Dogaressa, la gondola bianca che fu dei dogi.
Alto Adige 9-5-11
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sabato, 07 maggio 2011


Democrazia diretta: scopri cos’è davvero!

sabato 7 maggio
ore 15.30 – 22.00

Liceo scientifico Torricelli - via Rovigo, Bolzano


La democrazia diretta è la forma di democrazia nella quale i cittadini, in quanto popolo sovrano, non sono soltanto elettori che delegano il proprio potere politico ai rappresentanti ma sono anche legislatori aventi il diritto, costituzionalmente garantito, di proporre e votare direttamente le leggi ordinarie e la costituzione attraverso diversi istituti di consultazione popolare e diverse forme di partecipazione popolare. (Wikipedia)

Il rischio della moderna libertà è che, assorbiti nel godimento della nostra indipendenza privata e nel perseguimento dei nostri interessi particolari, rinunciamo con troppa facilità al nostro diritto di partecipazione al potere politico.
Benjamin Constant (1767 - 1830)


SALA 1   ore 15.30
filmato: Sulla necessità della democrazia diretta
segue dibattito
con Stephan Lausch


SALA 2   ore 15.30
da ascoltare ore 15.30
La metamorfosi direttodemocratica di un comune
raccontata da Josef Gruber

da discutere ore 16.15
introduzione alla democrazia diretta
con Thomas Benedikter

da guardare
immagini dal percorso dell’Iniziativa per più democrazia- escursione nella storia dell'Iniziativa attraverso le stampe prodotto in quindici anni

 

SALA 3   ore 15.30

Prendiamo posizione!
Decidere è divertente. Provare per credere
workshop con Brigitte Foppa

Presentazione power pointsul funzionamento della democrazia diretta


AUDITORIUM          ore 17.00
Enzo Trentin (Presidente dell'Accademia degli Uniti, Venezia)
spiega le ragioni e gli scopi della democrazia diretta ponendo attenzione alle regole con le quali va esercitata. - Segue dibattito.

AUDITORIUM          ore 20.30
Forum civico con rappresentanti dei gruppi consiliari provinciali
“Una clausola di garanzia per i gruppi linguistici?”
(Andreas Pöder (Union für Südtirol), Riccardo dello Sbarba (Grüne - verdi - verc), Pius Leitner (Die Freiheitlichen), Alberto Pizzinini (Ladins Dolomites)
e con Thomas Benedikter (esperto in autonomie locali): "Democrazia diretta e minoranze linguistiche".
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sabato, 07 maggio 2011



L’incertezza delle tute blu e degli edili «Qui licenziano, e siamo senza futuro»

BOLZANO. Un corteo lungo: duemila voci accompagnate dalla chitarra elettrica dei Led Zeppelin ha dato la sveglia ieri mattina al centro città. Una manifestazione di quelle che, secondo molti, non se ne vedevano da tempo nel capoluogo altoatesino. Centinaia di ragazzi e ragazze delle scuole italiane e tedesche, uniti dal rombo dei tamburi, hanno reclamato dai loro striscioni la “rivoluzione popolare” con cui pretendono che gli venga restituito il loro futuro. “Mai più precari” si legge dai cartelli che portano appesi al collo, e “we are the future”, e “per tutti quelli che difendono un libro”, la Costituzione della Repubblica Italiana. Tra il rosso dei simboli della Cgil, e i vessilli dell’Asgb, sventola qualche bandiera arcobaleno della pace, e quelle azzurre dei difensori dell’acqua pubblica. Seguono a ranghi stretti pensionati, operai delle fabbriche di tutta la provincia, insegnanti degli stessi alunni che cantano in testa al corteo, privati cittadini che sono accorsi in sostegno per solidarietà. Manifestano per il lavoro, ma anche per la pace, per la legalità, per l’istruzione, e “contro le divisioni etniche che caratterizzano questa terra”, si legge nel volantino degli studenti consapevoli.
«In questo corteo c’è anche un messaggio di convivenza - afferma Verena Frei, di un movimento studentesco tedesco - abbiamo il diritto alla pace anche tra di noi, e al bilinguismo». L’istruzione non può essere un privilegio, afferma Verena, e fuori dalla scuola non ci può essere solo precarietà o stage non pagati. «Portiamo in piazza i nostri temi - spiega Giacomo Gatti, degli studenti consapevoli - insieme ai lavoratori per solidarietà e perché anche loro oggi rivendicano il loro diritto a un futuro». La crisi ha già fatto stragi di posti di lavoro, qualcuno manifesta con la sua lettera di licenziamento in tasca. «E il futuro si figura sempre più incerto - afferma il segretario di Rifondazione - Fabio Visentin - io la pensione la prendo, la prossima generazione non lo so».
«Io il mio avvenire non lo vedo proprio - risponde - la ventenne Valentina Precinale - ci devono lasciare spazio, non come in Provincia, dove ci sono gli stessi da cinquant’anni. I politici locali fanno male a pensare che qui stiamo manifestando solo contro Roma, anche qui c’è molto da cambiare».
Tra i manifestanti c’è chi la crisi l’ha vista in faccia di persona, come Giuseppe Falcone, licenziato dopo 16 anni di servizio come operaio metalmeccanico “per provata crisi”. «Così dice la mia lettera - racconta Falcone - e ora mi dicono che a 49 anni sono troppo vecchio per le agenzie interinali». Per Fulvio Cordaro la notizia è arrivata proprio il primo maggio: «Una scelta simbolica - racconta Cordaro - dopo 12 anni di servizio come muratore specializzato questo è il trattamento che ho meritato. Hanno tenuto solo tre ragazzi che accettano di essere pagati a nero». Nell’edilizia l’illegalità è all’ordine del giorno secondo Giuseppe Terranova: «La Provincia non interviene per evitare inimicizie, e intanto nei cantieri si lavora a nero e senza apparati di sicurezza». Dalla scuola si leva alta la voce degli insegnanti, dalle materne alle superiori la situazione viene descritta come tragica ‹‹Non ci sono i soldi per il sostegno - raccontano Dominique Wallnöfer, Annamaria Burgo e Filomena Capo. Insegnanti delle elementari - nelle scuole non ricevono assistenza nemmeno i bambini handicappati, le classi sono sempre più grandi e non ci danno altro che ore frontali, senza spazio per progetti alternativi». «L’istruzione è sempre più dequalificata - denuncia Massimo Marinello, trent’anni dietro a una cattedra di matematica - e purtroppo oggi i colleghi in piazza sono ancora troppo pochi». (ri.va.)
Alto Adige 7-5-11
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venerdì, 06 maggio 2011



A Bolzano si ricorda Srebrenica

A Srebrenica, enclave musulmana nel nord della Bosnia al confine serbo, migliaia di morti ancora non hanno nome, e altrettante famiglie stanno aspettando di recuperare almeno il 70% delle ossa dei loro cari per poterli seppellire degnamente. 10 mila morti in un giorno, l’11 luglio 1995, il saldo del genocidio commesso nelle campagne circostanti alla città. Lì è nata l’associazione Adopt Srebrenica, un gruppo interetnico di intellettuali e professionisti che dal 2006 sta cercando la via dell’integrazione culturale in un Paese, la Bosnia, i cui palazzi sono di nuovo in piedi, ma ancora dilaniato nell’anima.
Una delegazione dell’associazione è a Bolzano per raccontare le loro storie. «Il nostro dolore è troppo grande - afferma Muhamed Avdic - per portarlo da soli». Il capoluogo altoatesino è per l’associazione un interlocutore d’eccezione con cui confrontarsi sui temi di integrazione culturale e convivenza interetnica. Con delibera comunale recentemente è stato anche finanziato un centro di documentazione sul genocidio a Srebrenica. Sarà la funzionaria dell’archivio storico comunale, Carla Giacomozzi, a consigliare i ragazzi sulla gestione del centro. «È ancora troppo presto per trasportare quello che è successo dalla cronaca alla storia - afferma -, tenteremo di muovere i primi passi verso un depositarsi degli avvenimenti». Per trattare questi temi, la Fondazione Langer e la giunta comunale hanno preparato una serie d’incontri pubblici: oggi alle 17 nel Vecchio Municipio il dibattito «Donne stanche di guerra» con interventi autorevoli tra cui Pietro Marcenaro, presidente della commissione del Senato per la tutela dei diritti umani. Segue un concerto di musica balcanica.
Domani alle 19 verrà presentato al Teatro Cristallo il libro «The broken childhood of Srebrenica», che tratta la condizione dei bambini post conflitto.

Infine cena bosniaca al ristorante Le Formiche, dove verrà presentato anche un libro di riscoperta delle antiche ricette tradizionali della gastronomia prebellica. (r.v.)
Alto Adige 6-5-11
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martedì, 03 maggio 2011



Le religioni e la pace nel mondo globalizzato Incontro a Bolzano

MARCO RIZZA
Per secoli in diversi Paesi europei o del Vicino e Medio Oriente hanno convissuto pacificamente persone professanti religioni diverse. Ovviamente non sono mancati periodi conflittuali, e anche stragi, «in nome della religione»: ma mai la possibilità di pacifica convivenza tra religioni è stata messa in forse nell’opinione pubblica come in questi ultimi anni (e non solo dopo l’11 settembre: basta pensare a quanto orgogliosamente «plurireligiosa» fosse Sarajevo prima del trauma della guerra jugoslava). E d’altra parte mai si è tanto discusso del possibile ruolo attivo delle religioni per pacificare il mondo. Del rapporto tra le religioni monoteiste e del loro possibile (o meno) contributo al raggiungimento della pace si parlerà domani 4 Maggio alle 20.45 al Circolo cittadino di Bolzano. In un incontro moderato da Sergio Baraldi, direttore dell’Alto Adige, interverranno il teologo don Paolo Renner, l’imam per il Trentino-Alto Adige Aboulkeir Breigheche e il rabbino capo di Modena Beniamino Goldstein. Tre rappresentanti di ognuna delle tre grandi religioni monoteiste, a confronto su uno dei temi più dibattuti a livello globale. E proprio il rabbino Goldstein cerca di limitare il campo: «Più che di “pace mondiale” - dice - mi limiterei alla pace nella nostra società europea...». Perché già in Europa, prosegue, «stiamo assistendo al cambiamento del vecchio Stato-nazione composto da una maggioranza e una o più minoranze, verso un insieme di minoranze che devono trovare il modo di convivere pacificamente. Questo processo prevede due aspetti: da un lato stabilire alcune regole generali dalle quali nessuno può recedere, dall’altro invece stabilire quali concessioni possono essere fatte per garantire a tutti la libertà, ad esempio la libertà di culto. Per questo per garantire la convivenza in Europa è essenziale conoscere quali siano i precetti fondamentali delle religioni: di quelle delle principali minoranze, ossia l’Islam e l’ebraismo, ma anche di quella cristiana, che non è detto non diventi anch’essa minoranza...». Da questo punto di vista, dice Goldstein, l’ebraismo può contribuire con una sua specificità: «Sia l’Islam che il cristianesimo sono stati, nei loro territori d’origine, religioni di maggioranza. Noi invece siamo sempre stati minoranza e nel corso della storia abbiamo stipulato con diversi Stati intese per garantire alla nostra minoranza le libertà fondamentali e una vita dignitosa». Detto in altre parole: «La fratellanza è un grande obiettivo, ma bisogna essere pragmatici e avanzare un passo alla volta. Prima della fratellanza c’è la convivenza ed è a questa, in un’Europa dove l’immigrazione è un processo ormai irreversibile, che dobbiamo puntare oggi». E a chi sostiene che le religioni siano più frequentemente un ostacolo che non uno stimolo al raggiungimento della pace, Goldstein replica: «È un argomento molto diffuso, ma la storia del Novecento ci insegna proprio il contrario. Dal 1933 a Stalin (come dice Jean-Claude Carrière nel volume “Non sperate di liberarvi dei libri”), ma anche da Sarajevo a Sarajevo, le più grandi stragi sono state compiute nel nome delle ideologie e non delle religioni».
 E di come la religione venga spesso strumentalizzata da altri poteri parla l’imam Breigeche: «Negli ultimi decenni sono aumentati gli interessi economici e di egemonia sul mondo - dice -, dinamiche delle quali la religione è spesso vittima. Vale per la politica e ancora di più per il terrorismo: individui o gruppi che proclamano le loro verità religiose per arreccare danno al prossimo. Ma proprio in fatto che nella storia le religioni hanno sempre convissuto dimostra che oggi il problema non sta in esse ma in chi le strumentalizza. La colpa è di noi uomini, non delle religioni». Il che non significa negare le differenze: «Come dice anche il Corano, Dio avrebbe potuto crearci “un unico popolo”, e invece ci ha creato diversi: non per combatterci ma per conoscerci. Per questo le religioni possono essere un fattore positivo per la pace: non solo per i tratti morali che hanno in comune ma anche perché ci spingono a conoscerci e a riconoscerci come fratelli anche nelle diversità».
Alto Adige 4-5-11
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sabato, 30 aprile 2011



Polizia postale: attenzione agli annunci fatti in rete

BOLZANO. La sezione Polizia postale e delle comunicazioni di Bolzano comunica che, recentemente, su vari portali (esempio: subito.it, vivastreet., annunci.gratuiti.biz) appaiono degli annunci con i quali vengono offerti, in locazione, immobili per le ferie che sono inesistenti o, comunque, chi si offre di affittarli non ne ha il necessario titolo. In queste circostanze, il locatore, una volta contattato, si dimostra molto disponibile ed invia, al possibile locatario, a dimostrazione della “serietà dell’operazione”, una bozza di “contratto” e, quindi, chiede il versamento di una caparra su di un conto corrente bancario o altro. In realtà, come detto, l’immobile non esiste o, comunque, chi ha inserito l’annuncio, non ha alcun titolo per locarlo. Perciò si tratta di truffe in pregiudizio di ignari consumatori desiderosi di prenotarsi una vacanza.
Alto Adige 30-4-11
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mercoledì, 27 aprile 2011



Oggi il Festival delle resistenze combatte gli sprechi

BOLZANO. Nuova giornata, e nuova serie di appuntamenti, nel fulcro dell’evento che è la struttura installata in piazza Matteotti, oggi per il “Festival delle resistenze contemporanee”. Il tema di oggi è la resistenza allo spreco, partendo dall’articolo 9 della Costituzione italiana, che dice: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Dunque oggi alle ore 10.30 in piazza Matteotti arriverà, per parlare “Con la testa tra le nuvole”, il metereologo Luca Mercalli , ospite fisso della trasmissione televisiva Che tempo che fa, che spiegherà ai ragazzi di alcune scuole medie i cambiamenti climatici; spostando “il palco”, mentre a Bressanone va in scena, sempre per le scuole, lo spettacolo di Antonio Viganò “Impronte dell’anima”, sullo sterminio di 300mila persone durante il nazismo perché non conformi ai canoni della razza. Pomeriggio in piazza Matteotti maratona ecologica e incontro denominato “- Spr + Eco” con il fondatore del Last Minute Market, Andrea Segrè, preside della facoltà di Agraria a Bologna. La sera poi, alle ore 20.30, Gian Antonio Stella presenta l’ultimo libro sullo spreco del patrimonio artistico e culturale del nostro Paese.

Stella e lo scempio del patrimonio artistico italiano

Il patrimonio artistico, archeologico e architettonico italiano è vittima di uno scempio tragico e consapevole: questa è la denuncia del giornalista Gian Antonio Stella nel suo libro «Vandali», che presenta oggi alle 20.30 in piazza Matteotti.
All’incontro, a ingresso libero e organizzato nell’ambito del festival delle Resistenze, parteciperanno anche l’assessore Christian Tommasini che parlerà delle prospettive della Capitale della cultura, e il sovrintendente Leo Andergassen che interverrà sullo stato dei beni culturali in Alto Adige. Ma il centro della serata sarà naturalmente l’intervento di Stella. Dal degrado di Pompei e delle altre aree archeologiche al diluvio di cemento abusivo, dal traffico di tesori rubati alla crisi dei musei: perché il Paese con più siti Unesco «patrimonio dell’umanità» sta distruggendo la sua unica ricchezza ossia l’arte, la cultura, il paesaggio? Questa è la domanda denuncia su cui si concentra «Vandali» (ed. Rizzoli), scritto a quattro mani da Stella e Sergio Rizzo. Qualche esempio del disastro italiano? I mosaici di Pompei che si sgretolano perché l’ultimo mosaicista è in pensione da un decennio mentre il commissario compra mille bottiglie di vino «pompeiano» da 55 euro l’una. Oppure l’inestimabile villaggio preistorico di Nola affogato nell’acqua perché la pompa non funziona. O, ancora, la meravigliosa campagna veneta di Palladio e del Giorgione «intossicata, sconquassata, rosicchiata, castrata», come dice il poeta Andrea Zanzotto, da un caos di villette, ipermercati e capannoni... Per non parlare della tracotanza di un abusivismo che, di condono in condono, è salito a 4 milioni e mezzo di alloggi nei quali vivono 11 milioni di italiani. Il risultato: eravamo i primi al mondo nel turismo e ora siamo precipitati per competitività al 28esimo posto, tanto che il portale italia.it, costato milioni di euro, è al 184millesimo posto fra i siti web più visitati del pianeta. Di tutto questo si discuterà questa sera: di questo e dell’assenza di risposte di una politica che pensa principalmente ai suoi privilegi e ai suoi riti. Stella ricorda che le sole auto blu costano due volte e mezzo l’intero stanziamento per i Beni culturali, dimezzato in 10 anni. E con le doppie pensioni da parlamentare e deputato regionale c’è chi prende 10 volte lo stipendio di un archeologo.
Alto Adige 27-4-11
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sabato, 23 aprile 2011



Acqua, un decreto anti-referendum

SERGIO ARMANINO
ROMA. «Sull’acqua “pubblica”, per la quale è stato promosso il referendum di giugno, serve un approfondimento a livello legislativo». Le parole del ministro per lo sviluppo economico Paolo Romani hanno scatenato un putiferio. Il ministro ha aggiunto che «ho l’impressione che anche su questo Saglia abbia ragione». E il sottosegretario al suo dicastero, Stefano Saglia, ieri è venuto ancor più allo scoperto, annunciando un decreto legge che istituisca un’autorità per il settore idrico: «Le liberalizzazioni, come accaduto per l’energia elettrica e il gas, devono essere regolate - spiega Saglia - e quindi ci vuole un’Autorità terza rispetto al governo che stabilisca le regole del gioco. Penso che l’unica modalità possibile sia l’inserimento di una proposta di modifica all’interno dei provvedimenti, sotto forma di decreto, che il Consiglio dei ministri sta per varare».
 Il decreto dovrebbe essere approvato entro metà maggio, all’interno dell’Omnibus. A un mese esatto dalla Giornata mondiale dell’acqua, dunque, ieri il Governo ha scoperto le proprie carte, la strategia per affondare il secondo dei referendum in programma il 12 e 13 giugno, dopo quello sul nucleare. E le reazioni, durissime, sono fioccate.
 Anche sull’acqua «si vuole togliere voce ai cittadini». Lo afferma in una nota il presidente di Wwf Italia, Stefano Leoni, secondo il quale «su acqua e nucleare c’è convergenza tra interessi economici e politici». «Le notizie secondo cui Governo e Confindustria dichiarano l’intenzione di mettere in discussione anche il referendum sulla privatizzazione dei servizi idrici - dice Leoni - confermano la convergenza tra interessi economici e politici nel far saltare, oltre a quello sul nucleare, anche il referendum sull’acqua, privando così i cittadini del diritto di esprimersi su scelte fondamentali che riguardano il futuro istituzionale, economico e sociale del Paese».
 Per il Wwf, sull’acqua vanno sfatati alcuni miti: «Confrontando i dati forniti dagli stessi erogatori - prosegue la nota - dove si è avuta una gestione privatistica, le tariffe sono aumentate del 60% e gli investimenti sono diminuiti del 66%. Di conseguenza sono diminuiti i controlli e le manutenzioni, con un’inevitabile compromissione della quantità e della qualità dell’acqua sia come risorsa naturale che idropotabile».
 «Serve una forte mobilitazione alla quale nessuno può sottrarsi, perchè qui rischiamo una sospensione delle libertà democratiche», gli fa eco Angelo Bonelli, presidente dei Verdi. «Una cosa inammissibile - prosegue Bonelli che parla di “deriva golpista” - volta a vanificare i quesiti referendari e farli dichiarare inammissibili dalla Cassazione, per garantire al premier il flop del voto sul legittimo impedimento e ai grossi gruppi industriali, già mobilitati, un affare complessivo di oltre 100 miliardi di euro».
 «Quello sul referendum è un vero e proprio sabotaggio. Il governo ha paura che si raggiunga il quorum e insieme ai “no” al nucleare e all’acqua gli italiani dicano no anche al legittimo impedimento», commenta il senatore Pd Giuseppe Lumia, che aggiunge: «Questo solo interessa al governo e alla maggioranza: proteggere il padrone». «Capiamo le difficoltà di un esecutivo che, essendo sempre più impopolare, teme giustamente il giudizio degli elettori», rincara Stella Bianchi, responsabile Ambiente della segreteria Pd.
 «Siamo alla notte della Repubblica, una dittatura dolce che lentamente uccide la democrazia», la stroncatura di Paolo Ferrero, segretario Prc. E chiude: «Chiediamo al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di non firmare la legge e di restituire agli italiani il diritto al voto su acqua e nucleare».
Alto Adige 23-4-11
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mercoledì, 20 aprile 2011



Amici degli handicappati: «Camminiamo Insieme» si trasferisce alla Pinara

BOLZANO. Si è svolta recentemente al Centro Lovera di viale Europa l’assemblea annuale dell’Associazione Amici degli handicappati di Bolzano. Dopo il resoconto del presidente sull’attività svolta nel 2010 e la relazione dei revisori dei conti, ci si è soffermati sul programma del 2011 che come scopo ha sempre quello di organizzare attività di tempo libero a favore di persone diversamente abili. Per quanto riguarda i primi mesi dell’anno, si è appena concluso il corso sci a Merano 2000 organizzato in collaborazione con la locale Scuola di sci. Alcuni dei ragazzi che gli scorsi anni hanno frequentato il corso hanno anche poi partecipato alle Gare invernali special olympics che si sono svolte al Sestriere, conquistando ottimi piazzamenti.
Guardando ai prossimi mesi, in estate sono in programma due soggiorni estivi: a Bibione in luglio e a Follonica in agosto. Come sempre, non mancheranno nel corso dell’anno gite di uno o più giorni in varie località italiane, partecipazioni a concerti e a spettacoli teatrali (in particolare è stata seguita la rassegna “Arte del far ridere” organizzata dal Circolo La Comune).
Dal punto di vista “promozionale” e di sensibilizzazione alle tematiche riguardanti il mondo dell’handicap, si svolgerà il 21 e 22 maggio la 32ª edizione dell’ormai nota marcia “Camminiamo insieme”, un appuntamento di grande valore e la cui importanza si capisce anche solo leggendo il numero delle edizioni svolte, e che quest’anno torna con una grossa novità. La manifestazione “targata 2011” infatti, per motivi organizzativi e logistici non si terrà come di consueto al Parco Europa di Bolzano, ma a Bronzolo, in località Pinara. Più avanti, verranno rese note tutte le particolarità dell’evento, gli orari e gli elementi organizzativi che possono interessare, e noi ne daremo conto.
Al termine della riunione sono state rinnovate le cariche associative per il triennio 2011 - 2013. Alla presidenza è stato confermato Gianni Colaone; per quanto riguarda poi il resto del direttivo sono stati eletti Barbara Bona (vicepresidente), Dario Martini (segretario), Massimo Alemi (tesoriere), Wolfgang Mair, Andreas Gasser ed Enrico Spagnolli (consiglieri). L’Associazione Amici degli handicappati è sempre alla ricerca di nuovi volontari per svolgere al meglio la propria attività e per ampliare l’offerta in favore dei propri ragazzi. Per informazioni i recapiti sono: via mail info½aadh.it, telefonicamente i numeri 335 - 1209945 e 335 - 1209946.

Alto Adige 20-4-11
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lunedì, 18 aprile 2011



Democrazia diretta, critiche alla Svp

BOLZANO. Oggi il direttivo allargato della Svp intende prendere una decisione sulla propria proposta per la democrazia diretta. L’Iniziativa per più democrazia «mette in guardia i cittadini perché non si facciano ingannare dalla Stella alpina, che in passato ha fatto di tutto per negare loro un efficace diritto di partecipazione». Esaminato il disegno della Svp, l’Iniziativa constata che «purtroppo l’obiettivo non è cambiato». «È deludente dover constatare che le forze più progressiste nella Svp si lasciano prevaricare per mascherare i fortissimi interessi economici nel partito, che niente temono più di un diretto controllo di cittadini e cittadine sulle decisioni dei loro rappresentanti politici» sottolinea Stephan Lausch.
 «La proposta che la Svp intende presentare è un vero e proprio oltraggio al diritto della cittadinanza di avere l’ultima parola in una democrazia. Prevede un numero di firme doppio di quello realisticamente raggiungibile, inoltre limitazioni e ostacoli per impedire un uso efficace di questo diritto. Difficilissimo concepire qualcosa di più inservibile», ancora l’esponente di Iniziativa per più democrazia. «La proposta che si discute nel partito di raccolta nega uno standard ormai consolidato in tutto il mondo, e si orienta su realtà in cui la democrazia diretta è quasi irrilevante. Una nuova regolamentazione della democrazia diretta deve corrispondere alla volontà popolare, che nel referendum del 2009 si è espressa molto chiaramente. Secondo l’indagine dell’Astat sulla gioventù, l’83% dei giovani desidera un’efficace democrazia diretta. L’attuale proposta della Svp non è invece altro che una nuova formula per evitare con altri mezzi la democrazia diretta. Come il diritto di voto, anche il diritto di cittadini e cittadine a decidere direttamente è un diritto democratico basilare che gli spetta in base allo Statuto d’autonomia del 2001 in una forma ben applicabile», sottolinea Lausch. L’Iniziativa per più democrazia «non aspetterà che, come già nel 2009, la nuova legge della Svp impedisca il diritto di partecipazione, e che le aspettative dei cittadini sulla democrazia diretta continuino a essere deluse». «Stiamo raccogliendo firme in tutto l’Alto Adige, di nuovo col sostegno di molte organizzazioni, per far trattare in consiglio provinciale il disegno di legge approvato dalla stragrande maggioranza dei cittadini e delle cittadine di questa provincia. Si può firmare fino a metà giugno in ogni Comune altoatesino», chiude Lausch.
Alto Adige 18-4-11
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domenica, 17 aprile 2011



«Rifletto prima di un acquisto. Mi serve davvero?»

BOLZANO. Nuovo appuntamento con i testimonial della campagna “Io rinuncio”, promossa ormai da diversi anni dal Forum Prevenzione, dalla Caritas e da altre associazioni e sostenuta anche dal quotidiano Alto Adige che pubblica le testimonianze di chi, personaggi della vita pubblica e impegnata locale, ci invita a rinunciare a qualcosa nel periodo della Quaresima. Un invito innanzitutto a evitare il supferfluo, e poi anche a riflettere su ciò di cui abbiamo veramente visogno. Un concetto di rinuncia che, onestamente e per dirla tutta, non sarebbe male poi portare avanti ancora e non tenerlo in considerazione solo nel periodo quaresimale... Oggi a raccontare la sua “filosofia di rinuncia” è Giuditta Sereni, pedagogista clinica e collaboratrice del Forum Prevenzione.
 «Quando cammino per strada in città, le tentazioni sono tante, ci sono molte cose che mi attraggono invitanti dalle varie vetrine: il vestito e le scarpe della nuova collezione primaverile, il cellulare ultimo modello, il pc più potente, l’automobile ultima versione eccetera. Mi accorgo che il desiderio di acquistare molte di queste cose allettanti è forte, ma se apro gli armadi di casa vedo una grande quantità di vestiti e scarpe per tutte le stagioni, ancora nuovi e in buone condizioni, il cellulare anche se un po’ antiquato funziona ancora bene, il computer non è l’ultimo modello ma ha delle buone prestazioni e con la mia automobile viaggio ancora comodamente, non mi manca certo niente.
 Mi sono quindi ripromessa di riflettere sempre ogni volta che voglio comprare qualcosa di nuovo se veramente quella cose mi è necessaria, se veramente mi serve, o ne posso fare a meno.
 Spesso la risposta che mi do è che posso tranquillamente rinunciarvi perché ho già tutto quello di cui ho bisogno».
Alto Adige 17-4-11
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domenica, 17 aprile 2011

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Democrazia diretta, la Svp cerca una sintesi al suo interno

BOLZANO. La democrazia diretta divide la Stella alpina che domani nel direttivo allargato, dovrà giocoforza fare una sintesi delle diverse posizioni emerse dai circondari sul disegno di legge che verrà poi proposto dal partito in consiglio provinciale. In linea di principio tutte le realtà periferiche della Svp sono favorevoli ad una nuova regolamentazione della democrazia diretta, ovvero dei referendum tra la popolazione, ma per ora non c’è accordo sul testo complessivo. I comprensori Svp di val d’Isarco e Pusteria sono contrari ad un ddl che permetta con referendum di intervenire sulle decisioni della Provincia, magari rovesciandole. Di parere contrario i circondari di Bolzano e Burgraviato, che ritengono anche i provvedimenti amministrativi e non solo legislativi oggetto a pieno titolo del quesito referendario, come spiega l’Obmann di Bolzano e periferia, Christoph Perathoner. «La discussione sul disegno di legge era talmente complicata in via Brennero che si è deciso di fare un nuovo giro a livello di comprensori», ha detto il consigliere provinciale Arnold Schuler. Tra le novità della proposta elaborata da un gruppo di lavoro composto da Schuler, Pichler Rolle e Kuenzer, l’eliminazione del quorum di partecipazione, affinché i quesiti referendari siano validi ed una quota di 38 mila firme per avviarne l’iter. Sul numero di firme necessarie si sta ancora discutendo dentro il partito di raccolta. L’ala sociale, ad esempio, ne vorrebbe di meno.
 Eravamo nell’ottobre 2009: i quesiti referendari erano stati snobbati dalla Svp, ciò nonostante si recarono alle urne quasi il 40 per cento degli elettori. Da allora il tema della «democrazia diretta» è diventato argomento di discussione in via Brennero. Domani la scelta finale.
Alto Adige 17-4-11
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lunedì, 11 aprile 2011



Nella città di Bolzano più di duemila poveri

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. Esplode il numero di bolzanini che non raggiungono più il reddito minimo: sono ormai più di duemila. Non va meglio nel resto dell’Alto Adige, dove si aggiungono altri 2.611 “poveri” a cui la Provincia deve integrare il reddito per arrivare a raggiungere il minimo vitale. La spesa complessiva è praticamente raddoppiata nel corso di due anni: se nel 2008 per le prestazioni di assistenza economia per il reddito minimo di inserimento erano stati spesi 5,37 milioni di euro, nel 2010 la spesa ha sfiorato i 10 milioni.
IL REDDITO MINIMO. Ogni anno la Provincia fissa il reddito minimo di inserimento che nel 2011 è fissato a 597 euro mensili per un single, a 781 euro per un nucleo di due persone e a 1.015 per un nucleo familiare di tre persone. Chi non raggiunge questo reddito minimo, ha diritto a un’integrazione: nel 2008, a livello provinciale, gli assistiti erano stati 3.202. Quell’anno per la Provincia la spesa era stata di 5,37 milioni. Poi l’impennata del 2009, con 4.156 assistiti e una spesa totale di 8,4 milioni. Nel 2010 - i dati sono freschissimi e risultano da una risposta dell’assessore provinciale alle politiche sociali Richard Theiner ad un’interrogazione presentata da Mauro Minniti - è continuato ad aumentare il numero di assistiti, ma ancora di più è cresciuta la spesa, che ha toccato quota 9,9 milioni di euro. Il direttore dell’ufficio provinciale distretti sociali Luca Critelli aveva già segnalato l’aumento: «Un incremento che va ricondotto in particolare alla crescita del numero dei disoccupati. Gli aiuti a chi perde lavoro hanno durata limitata e nel 2010 abbiamo registrato molti casi di persone che sono rimaste senza lavoro e quindi senza stipendio, ma anche senza sussidio, e che di conseguenza sono scesi sotto il minimo vitale».
LE CITTÀ. Nella sua interrogazione, Minniti oltre ai dati provinciali ha chiesto quelli relativi a Bolzano, Merano, Laives e Bressanone. Il maggior numero di richiedenti si registra ovviamente nel capoluogo, dove nel 2010 per la prima volta è stato sfondato il tetto dei duemila assistiti. Nel 2008 viveva sotto il reddito minimo vitale “solo” 1.252 persone, salite poi a 1.719 nel 2009. Ora il nuovo aumento, che si riflette anche sulla spesa: se nel 2008 la Provincia aveva versato ai bolzanini 1,97 milioni e nel 2009 3,18 milioni, nel 2010 è stata abbondantemente superata quota quattro milioni. La spesa per gli assistiti residenti a Merano è salita a 1,73 milioni (era stata di 1,0 milioni nel 2008 e di 1,56 nel 2009), mentre a Bressanone è stata di 920 mila euro (450 mila nel 2008 e 701 mila nel 2009). A Laives gli assistiti sono saliti a 302 per una spesa che nel 2010 ha sfiorato il mezzo milione di euro (373 mila nel 2009).
GLI STRANIERI. Aumentano gli assistiti in generale, ma cresce in maniera ancora più veloce il numero degli assistiti stranieri. In città di Bolzano, addirittura, nel 2010 la prestazione per il reddito minimo è stata concessa a 996 italiani e 1.025 stranieri (di questi, 925 erano extracomunitari). Agli italiani va comunque la maggior parte dei contributi: 2,39 milioni contro i poco meno di 1,8 milioni andati agli stranieri. Tra le altre città prese in considerazione dall’interrogazione di Minniti, la stessa situazione si registra anche a Laives: sui 221 di assistiti complessivi nel 2010, gli italiani erano stati 92 e gli stranieri 129, per la quasi totalità extracomunitari. A Laives, peraltro, già nel 2009 gli assistiti erano stati in gran parte stranieri: 92 contro i 74 italiani.
Questo il rapporto a Merano e Bressanone: nella città del Passirio su 743 assisiti, quelli con cittadinanza italiana sono stati 434, mentre dei 309 stranieri, 257 erano extracomunitari. Nella città vescovile, invece, su 346 assistiti complessivi 180 avevano cittadinanza italiana, 144 erano extracomunitari e 22 erano stranieri con passaporto comunitario.
Alto Adige 11-4-11
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sabato, 09 aprile 2011



La Cassazione: è reato operare se non c’è speranza di vita

FIAMMETTA CUPELLARO
ROMA. Stop agli interventi chirurgici per pazienti senza speranza, anche se hanno dato il loro consenso. Farà discutere la sentenza 13746 emessa dalla IV sezione penale della Corte di Cassazione, specializzata in colpa medica. I giudici hanno confermato la condanna per omicidio colposo di tre medici dell’ospedale romano San Giovanni che hanno operato una donna a cui avevano diagnosticato un tumore al pancreas con metastasi diffuse. Per gli oncologi una diagnosi senza scampo, con un’aspettativa di vita di appena sei mesi.
 Gina L., 44 anni e madre di due bambine, aveva detto sì all’intervento chirurgico che avrebbe potuto regalargli qualche anno di vita in più. E’ morta poche ore dopo essere uscita dalla sala operatoria, la notte dell’11 dicembre 2001, a causa di un’emorragia.
 Per la Suprema Corte, i tre medici dell’ospedale San Giovanni, Cristiano Huscher, Andrea M. e Carmine N. «hanno violato il codice deontologico». Ad Huscher, già finito al centro di polemiche per altri interventi disperati, la Corte d’Appello nel maggio 2009 aveva inflitto la pena ad un anno di reclusione, a Carmine N. di dieci mesi e ad Andrea M. di otto. Confermata la colpevolezza (il reato è però ormai prescritto) i tre camici bianchi dovranno risarcire i danni morali inflitti ai familiari della donna, privata prima del tempo, della pur breve vita che gli rimaneva.
 Secondo la Cassazione: «Date le condizioni della paziente (alla quale restavano pochi mesi di vita e come tale da ritenersi inoperabile) non era possibile attendersi dall’intervento un beneficio e/o un miglioramento della qualità della vita». Anche se, proseguono i magistrati «l’intervento era stato eseguito con il consenso informato della donna, disposta a tutto pur di ottenere un pur breve prolungamento della vita. I chirurghi hanno agito in dispregio al codice deontologico che fa divieto di trattamenti informati a forme di inutile accanimento terapeutico». Immediata la reazione della Federazione degli ordini dei medici. Il presidente Amedeo Bianco, pur definendo «giusto» il richiamo della Cassazione al codice deontologico, sottolinea però che «le valutazioni spettano all’ordine professionale». Ricorda Bianco: «Siamo davanti ad equilibri molto delicati e ogni cura è un evento unico. Bisogna chiedersi, piuttosto, quale obiettivo si era dato il medico quando ha prospettato alla paziente un intervento del genere. Se era utile e proporzionato».
Alto Adige 9-4-11
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venerdì, 08 aprile 2011

    

Referendum: «Due volte sì»

Ieri pomeriggio il comitato provinciale «2 sì per l’acqua bene comune» si è ritrovata in piazza Mazzini a Bolzano per sensibilizzare la popolazione sul referendum che dovrà essere votato il 12 il 13 giugno. Gli elettori torneranno alle urne per esprimersi su alcuni referendum: i più importanti saranno quelli sulla privatizzazione dell’acqua e sul ritorno dell’Italia all’energia nucleare. Per questo motivo è partita la campagna referendaria, il cui slogan è «L’acqua non si vende. Fuori l’acqua dal mercato».
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giovedì, 07 aprile 2011



«Ai disabili parcheggio libero»

LAIVES. Per i disabili, in giro per la città vi sono i parcheggi riservati, quelli segnati in giallo. Quando sono occupati, al disabile non rimane che parcheggiare sugli spazi blu a pagamento.
 «Bisogna cambiare - afferma però il consigliere del Pdl Claudia Furlani - e fare come hanno fatto altri Comuni, ad esempio vedi Bolzano, dove un disabile può parcheggiare anche sugli spazi con le strisce blu senza per questo dover pagare alcunché. Sarebbe opportuno avvenisse anche qui a Laives».
 In merito Claudia Furlani ha presentato una mozione al consiglio comunale, spiegando che, «pur nella consapevolezza che la polizia municipale di Laives si dimostra sensibile e tollerante in merito a questo problema, al contrario di ciò che sembrerebbe, non esiste alcuna legge che esonera dal pagamento del parcheggio sulle aree non specificatamente riservate, le automobili dotate di contrassegno per disabili. Noi quindi siamo chiamati a colmare questa lacuna - aggiunge Furlani - facendo in modo che un disabile alla guida della propria automobile, se occorre, possa sostare anche negli spazi non specificatamente a lui riservati, senza che per questo debba pagare, tenuto conto delle difficoltà che questi cittadini incontrano per spostarsi».
 In pratica, si tratterebbe di concedere questa possibilità ai disabili titolari del contrassegno e che siano effettivamente alla guida del mezzo parcheggiato. Come detto, non sono molti in città, così come non sono molti nemmeno i posti a loro riservati qua e là nei parcheggi pubblici. Una decisione dovrà comunque adottarla il consiglio comunale, chiamato a discutere del problema con la mozione presentata in questi giorni e che verrà analizzata nella prossima seduta. (b.c.)
Alto Adige 7-4-11
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giovedì, 07 aprile 2011



Il presidente degli imprenditori: plurilinguismo base per aprirci di più

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. Plurilinguismo, infrastrutture, internazionalizzazione e pace sociale. Ruota attorno a questi pilastri il futuro dell’Alto Adige. Ebner chiede una svolta, e lo fa anche il presidente di Assoimprenditori Stefan Pan: «Dobbiamo cambiare mentalità per conservare la nostra qualità della vita».
 A gennaio il presidente di Assoimprenditori Stefan Pan ha lanciato il manifesto dell’Alto Adige. Ora il presidente della Camera di commercio Michl Ebner propone il laboratorio per il futuro dell’Alto Adige. Due documenti molto simili tra di loro, che in comune non hanno solo buona parte dei contenuti, ma soprattutto la richiesta di cambiare marcia. I termini usati sono diversi (Ebner parla di «svolta», Pan di «cambio di mentalità»), ma il senso è lo stesso: se l’Alto Adige vuole mantenere l’elevata qualità di vita attuale, serve un progetto nuovo che valorizzi al massimo i punti forti del territorio - plurilinguismo, economia diversificata e pace sociale - e migliori gli attuali punti di debolezza, a partire dalla scarsa raggiungibilità.
 Presidente Pan, prima il suo manifesto, ora il laboratorio sul futuro dell’Alto Adige lanciato da Ebner: c’è solo l’economia a pensare al domani?
 
«Fortunatamente no. I nostri impulsi sono condivisi anche dalla politica. C’è massima apertura da parte di Durnwalder, lui così come gli assessori Widmann e Bizzo si sono detti convintissimi delle nostre proposte».
 Partiamo dalla prima: Ebner punta molto sul plurilinguismo...
 
«Fa benissimo. Uno dei grandi temi è quello dell’internazionalizzazione. Se vinciamo questa sfida, allora facciamo crescere l’Alto Adige, generiamo valore aggiunto e manteniamo la pace sociale. Ma per uscire dall’Alto Adige il plurilinguismo va vissuto. Dobbiamo capire che le lingue non sono un fardello da sopportare, ma un’opportunità per crescere».
 Ebner propone di puntare maggiormente sugli scambi tra istituti scolastici: è d’accordo?
 
«Non ne faccio un discorso di metodo, quanto di mentalità. È una questione di approccio, in Alto Adige non abbiamo ancora capito che il plurilinguismo è un patrimonio. Di più, è un valore aggiunto che abbiamo rispetto agli altri territori».
 L’apprendimento della seconda lingua è un problema?
 
«Quando Ebner dice che le competenze linguistiche non sono migliorate, ha perfettamente ragione. Il punto è che spesso l’apprendimento della seconda lingua viene visto come un’imposizione e non come un’opportunità. Su questo dobbiamo migliorare, dobbiamo far passare il messaggio che “imparare le lingue è figo”».
 Basta il plurilinguismo per rilanciarsi?
 
«Il plurilinguismo è la base. Oltre che essere uno strumento di comunicazione è uno strumento per formulare nuove idee e creare dei ponti. Ponti dai quali nascono nuovi rapporti e nuove opportunità. Pensiamo all’export. Su tremila aziende che hanno tra i 5 e i 50 addetti, solo 700 fanno export. Qui c’è ancora un grandissimo potenziale da sfruttare. L’altra faccia della medaglia è l’innovazione: per vendere all’estero devi essere innovativo, per far fruttare la ricerca devi vendere all’estero. Capite come sono collegati i pilastri del futuro di cui parla Ebner?».
 Tra questi pilastri c’è anche la raggiungibilità...
 
«Appunto, è il tassello successivo. Il plurilinguismo favorisce export e innovazione, ma solo se ci sono le infrastrutture adatte. Se non siamo raggiungibili, non serve essere i più bravi. Rotaia, strada, banda larga, aeroporto: dobbiamo migliorare su tutto. Ma siamo anche i primi a riconoscere che abbiamo un paesaggio unico. Ciò che chiediamo sono interventi mirati, non invasivi. Se mi passate il paragone medico, pensiamo ai passi da gigante che ha fatto la chirurgia non invasiva: basta anche un piccolo intervento per produrre grossi benefici. L’adeguamento dell’aeroporto è uno di questi interventi non invasivi che apportano grandi benefici. Non parlo solo di imprese. Pensiamo ancora ai nostri giovani: una lezione di un premio Nobel è un’opportunità eccezionale, ma un premio Nobel non ha una settimana di tempo per venire in Alto Adige. Sarà comunque una toccata e fuga, ma con l’aeroporto almeno abbiamo la possibilità che arrivi a Bolzano».
 Il quinto pilastro citato da Ebner è la pace sociale.
 
«E qui il cerchio si chiude. La pace sociale non è gratis, anche se pochi se lo ricordano. Costa, e le risorse per alimentarla arrivano dal valore aggiunto che riesce a produrre l’economia. È un circolo virtuoso: plurilinguismo, innovazione, export, raggiungibilità, valore aggiunto, pace sociale».
 Ma come si fa a farlo capire a tutti?
 
«La politica ci sta seguendo, coi sindacati abbiamo aperto un dialogo che sta dando buoni frutti, ora puntiamo sui giovani. In tutti i comprensori abbiamo intensificato i rapporti con le scuole. Vogliamo far capire ai giovani le opportunità che offre il territorio e la ricchezza di cui disponiamo e al contempo vogliamo valorizzare i nostri talenti. Al termine di questi incontri spesso i giovani si dicono stupiti, ci spiegano che non avrebbero pensato alle tante possibilità che ci sono anche in Alto Adige. Creare delle aperture, questa è una delle nostre missioni. E questi incontri sono l’ideale, entrare in contatto e discutere insieme fa cadere i preconcetti e arricchisce entrambe le parti. Proprio come quando parliamo di plurilinguismo. È questa apertura il cambio di marcia che ci serve per crescere».
Alto Adige 7-4-11
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giovedì, 07 aprile 2011



LA SOCIETA’ SI FA SENTIRE

PAOLO CAMPOSTRINI
Se c’è un Alto Adige che vuole tenere chiuse le porte, ce ne è un altro che spinge per aprirle. Non è una novità politica. La novità è che adesso la politica non c’entra, c’entra la società e c’entra soprattutto chi ci lavora. La politica è servita spesso all’economia per proteggersi dall’aggressività dei vicini concorrenti: ora proprio l’economia ha da tempo compreso che la politica, continuando a dire no, la espone ai pericoli della stagnazione. Per questo i due mondi stanno convivendo sempre più a fatica. Semplificando: c’è una Provincia (politica) che sembra non voler rinunciare a vellicare il tradizionale protezionismo culturale (toponimi, Hofer, scuola, sanità elettorale) come estrema autodifesa di uno schema autonomistico autoreferenziale e c’è invece una provincia (economica e sociale) che avverte la necessità di abbattere i muri che la separano dalla modernità perchè l’autonomia possa continuare ad essere una ricchezza. Il secondo mondo, e questa è l’altra novità, sta portando avanti le sue istanze senza più appoggiarsi ai partiti d’opposizione (una volta i langeriani, poi le sinistre, più recentemente le disinibite destre di valle).
O a quelli di riferimento ma dotandosi di un’«organizzazione» sua propria capace di attuare una pressione in profondità. Succede così che la piattaforma di misure strutturali che ha presentato in questi giorni la Camera di Commercio non sembra più solo la voce di una categoria ma assume i caratteri e la forza di un programma di governo. Guardiamola.
 Più formazione e innovazione tra imprese e pubblico, infrastrutture fondamentali come l’aeroporto, miglior conoscenza della seconda lingua con mesi obbligatori di frequenza in istituti dell’altro gruppo non sono solo una serie di proposte ma fanno scorgere una cornice complessiva di riferimento, il ridisegno di una intera società. Che, in sintesi, dicono una cosa: dobbiamo aprirci. L’aeroporto serve a renderci realmente raggiungibili, non più schiavi dell’orografia; la scuola a guardare all’altro; l’innovazione a dischiuderci al mondo delle nuove culture e dei flussi del pensiero.
 Questo Alto Adige aperto attraverso questi passaggi fondamentali (trasporti, cultura e innovazione economica) ha più probabilità di restare ricco e competitivo.
 Ha, in sostanza, maggiori chance di rilanciare la sua vocazione autonomista attraverso una riconversione delle sue finalità: che, ab initio erano protettive, ma che ora occorre che si declinino nella direzione della flessibilità e della modernizzazione. Di fronte, c’è il programma del governo provinciale. Che fa corrispondere, ad alcune timide aperture (il polo tecnologico, una prudente sensibilità nei confronti delle infrastrutture, una riforma sanitaria e tagli alla burocrazia appena accennati, una scuola parzialmente aperta alla sperimentazione), una sostanziale chiusura nei confronti della cultura non tradizionale, di un deciso sostegno ai settori innovativi e di un diverso modello di sviluppo. Fino a quando queste due visioni potranno confrontarsi senza collidere non è dato sapere. E’ certo, invece, che la capacità di mediazione dei partiti tradizionali rispetto a questa dialettica politica-società sembra essere giunta al capolinea. L’economia sta disegnando con chiarezza il suo (e il nostro) nuovo mondo, la Svp e gli altri sembrano ancora abbarbicati al vecchio.
Alto Adige 7-4-11
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giovedì, 31 marzo 2011



La Protezione Civile al servizio di tutti noi

Civil Protect, fiera specializzata per protezione civile, antincendio, emergenza da domani 1º al 3 aprile 2011 unisce sotto lo stesso tetto gli addetti ai lavori provenienti da tutt’Italia e da Paesi dell’area tedesca che giungeranno a Bolzano per apprezzare l’offerta dei 123 espositori su una superficie di 15.000 m³.
Lo stivale si calza dall’alto, ebbe modo di dire Benedikt Gramm: l’allora Presidente della Camera di Commercio di Bolzano usò questa metafora per spiegare che l’eccellenza nel settore della protezione civile era - e continua ad essere - il vanto della provincia più a nord della Penisola. Infatti, con i sui quasi 20.000 volontari l’Alto Adige funge da modello di riferimento per tutt’Italia.

La Fiera specializzata Civil Protect si svolge ogni due anni, questa manifestazione si rivolge a coloro che operano nel settore della protezione civile, antincendio ed emergenza, e per coloro che desiderano entrare in contatto anche con aziende estere rappresenta, in Italia, un ottimo punto di partenza. La manifestazione, giunta alla terza edizione, non si presenta come mera esposizione di prodotti e servizi ma propone una serie di convegni su temi d’attualità e di seminari d’aggiornamento ad altissimo livello, che contribuiscono ad aumentare l’interesse per l’evento sia da parte degli espositori che dei visitatori.
Gli operatori in visita alla specializzata bolzanina giungono principalmente da regioni italiane (il 51,7% da località altoatesine, il 17,2% dal vicino Trentino, il 31% da resto d’Italia). L’edizione 2009 registrò il 92% di visitatori in più rispetto alla prima edizione che si svolse nel 2007, un grado di soddisfazione espresso dai visitatori pari al 100%, 600 partecipanti al congresso che fece da cornice all’evento, nonché soddisfazione generale tra gli espositori che apprezzarono l’andamento della rassegna definendolo “buono” o “molto buono”.
A Civil Protect sono in mostra automezzi sanitari e veicoli speciali, attrezzature di pronto soccorso, dispositivi e mezzi antincendio, allestimenti speciali, abbigliamento professionale, attrezzature da campo, dispositivi di protezione individuale, sistemi di radiocomunicazione, soluzioni logistiche per la protezione civile.
Civil Protect vanta la collaborazione dei propri partner esperti del settore, tra cui in primo luogo il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile e la Provincia Autonoma di Bolzano. Inoltre, Civil Protect ha guadagnato negli anni l’appoggio di altri partner come: Emergenza Provinciale 115 118, Unione Provinciale dei Corpi Vigili del Fuoco Volontari dell’Alto Adige, Associazione Provinciale di Soccorso Croce Bianca, Croce Rossa Italiana, Soccorso Alpino AVS, Soccorso Alpino e Speleologico Alto Adige CNSAS, Associazione Provinciale Soccorso Subacqueo, Associazione Nazionale Alpini, Era Comitato Italia, Gruppo Operatori Emergenza Radio.

Informazioni utili:
Orario d’apertura: tutti i giorni dalle 9.00 alle 17.00
Ingresso intero: 5,00
Abbonamento 3 giorni: 7,00
Ingressi gratuiti in loco:
- operatori e volontari in divisa ricevono un ingresso gratuito, previa registrazione in loco alle casse
- operatori e volontari non in divisa ma muniti di tesserino, ricevono un ingresso gratuito, previa registrazione in loco alle casse
- bambini e ragazzi fino a 12 anni
- GRUPPI: Gruppi di volontari prenotati (è necessario inviare la lista con i nominativi al fax 0471 516111, attenzione Franziska Sinn) possono ritirare i biglietti gratuiti alla reception della fiera (livello parcheggio, sopra l’ingresso principale)
- SCUOLE: scuole prenotate (è necessario inviare la lista con i nominativi degli alunni al fax 0471 516111, attenzione Franziska Sinn) possono ritirare i biglietti gratuiti alla reception della fiera (livello parcheggio, sopra l ingresso principale
Tariffa parcheggio visitatori: 1,00 / ora

Informazioni dettagliate alla pagina www.civilprotect.it
Alto Adige 31-3-11
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mercoledì, 30 marzo 2011



Democrazia diretta: la Svp è divisa

MAURIZIO DALLAGO
BOLZANO. Democrazia diretta, per la Svp è una croce continua. Come il referendum sull’aeroporto: tra necessità di aprirsi alla popolazione e volontà di mantenere il potere nei luoghi deputati della politica. Ecco che il disegno di legge di cui si discute da mesi all’interno del partito diventa ostaggio delle lotte intestine. I comprensori Svp di val d’Isarco e Pusteria sono contrari ad un ddl che permetta con referendum di intervenire sulle decisioni della Provincia, magari cassandole. L’aeroporto di Bolzano è l’argomento contingente su cui si affrontano favorevoli e contrari. Ma sullo sfondo ci sono anche le trame per la successione a Durnwalder. Che intanto governa, decide in giunta di approvare il masterplan con un leggero allungamento della pista.
AeRoporto e referendum. L’Obmann Theiner avanza l’ipotesi di un nuovo referendum sul tema-ampliamento dello scalo, ma proprio la Stella alpina non può permettersi una prova di forza al suo interno su un tema così delicato. «La discussione sul disegno di legge era talmente complicata in via Brennero che si è deciso di fare un nuovo giro a livello di comprensori», sintetizza il consigliere provinciale Arnold Schuler. Quest’ultimo fa parte del gruppo di lavoro che ha messo a punto la proposta sulla democrazia diretta, insieme a Elmar Pichler Rolle e Maria Kuenzer. Tra le novità rispetto alla normativa in vigore l’eliminazione del quorum di partecipazione, affinché i quesiti referendari siano validi ed una quota di 38 mila firme per avviarne l’iter. Sul numero di firme necessarie si sta ancora discutendo dentro il partito di raccolta. L’ala sociale, ad esempio, ne vorrebbe di meno. «Rappresentano circa il 10% dell’elettorato in Alto Adige», ancora Schuler. La legge sulla democrazia diretta rappresenta un cruccio per la Svp. Dopo l’esito degli ultimi referendum - non passati ma soltanto per un’inezia legata al quorum - la Stella alpina si è convinta che una nuova disciplina sia necessaria. Eravamo nell’ottobre 2009: i quesiti referendari erano stati snobbati dalla Svp, ciò nonostante si recarono alle urne quasi il 40 per cento degli elettori. Da allora il sostantivo «democrazia diretta» è diventato argomento di discussione in via Brennero.
I dubbi dei comprensori. Due settimane fa, stante l’impossibilità di essere approvata dal direttivo allargato, la proposta di legge è stata rinviata ai comprensori per un ultimo giro di vedute. Ma adesso, ad esempio, l’Obmann della Val d’Isarco, Herbert Dorfmann, mette il freno. «I cittadini non possono influire sul potere esecutivo, ma solo su quello legislativo, senza dimenticare che la democrazia si esplica già nelle elezioni», così Dorfmann. Sulla stessa falsariga, anche le osservazioni che arrivano da un altro circondario, quello pusterese. L’Obmann Albert Wurzer teme le limitazioni al potere della giunta provinciale. Insomma, nel partito di raccolta c’è una grossa fetta della base che è contenta se la politica prende decisioni. Qui, si vorrebbe evitare che il referendum riguardi delibere e decreti di Palazzo Widmann, non leggi del consiglio provinciale. Se a Nord e ad Est la Stella alpina esprime riserve, l’Obmann del Burgraviato, Karl Zeller, è convinto che l’attuale proposta di legge elaborata fino ad oggi dal suo partito possa andare bene. «Anche perché limitare le tematiche a sole leggi provinciali, non cambia la sostanza, perché la stessa giunta non potrebbe sottrarsi nelle sue deliberazioni a quanto deciso da leggi provinciali», evidenzia il deputato.
L’Obmann. Entro fine aprile Richard Theiner vorrebbe il via libera al disegno di legge. «Una maggioranza si troverà», si dice fiducioso e resta dell’opinione che «dopo il via libera al masterplan e una puntuale informazione della popolazione attraverso un confronto tra favorevoli e contrari, si possa fare un referendum sull’aeroporto». Una posizione, quella di Theiner, calibrata sui contrappesi interni. Pichler Rolle, senza parlare di referendum, è convinto che «dopo il via libera del masterplan per lo scalo di San Giacomo, sia necessario un nuovo tavolo di mediazione». Alla fine, anche la nuova legge sulla democrazia diretta sarà un compromesso nel partito, come la stessa scelta del futuro Landeshauptmann. Vale la legge del minor danno possibile.
Alto Adige 30-3-11
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mercoledì, 23 marzo 2011



Una bellissima storia da vedere cliccando il Link:

http://www.youtube.com/watch?v=J4WEkEAV1os&feature=fvst

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martedì, 22 marzo 2011



Ragazzi down, dopo la scuola c’è il vuoto

BOLZANO. Nella giornata mondiale delle persone affette da sindrome di down Fabiana Molterer racconta le difficoltà di prospettive future del suo ragazzo, Francesco, che frequenta l’ultimo anno delle superiori. «Abbiamo chiesto a varie aziende, ci siamo rivolti ai laboratori protetti e abbiamo interpellato il settore pubblico: per ora nessuna risposta. Da una parte la crisi economica che taglia le possibilità e dall’altra le liste d’attesa di chi è senza lavoro non danno speranze». Fabiana - membro dell’associazione “Genitori di persone in situazioni di handicap” - parla con schiettezza. «Non voglio vedere la realtà per quella che non è ma ritengo che anche le persone affette da sindrome di down abbiano diritto ad un progetto di vita, ad una professione e ad una soddisfazione personale. Mio figlio, per esempio, ama la natura e sogna un impiego in un agriturismo ed io sto tentando in tutti i modi di aiutarlo a trovare la sua strada».
 Il presidente dell’associazione Hansjörg Elsler spiega che il problema è importante: «Siamo di fronte ad una problematica che sempre più si diffonde nella nostra realtà e ne troviamo riscontro pure dai racconti dei nostri 700 soci. Non chiediamo corsie preferenziali ma garanzia per tutte le persone, conforme al proprio handicap, di poter trovare una collocazione legittima in Alto Adige nel mondo del lavoro». «Il sostegno del nostro sistema scuola - riprende Fabiana Molterer - è positivo. I problemi nei primi gradi della scuola primaria e delle medie sono pochi ma la questione cambia con il passaggio alle superiori. È lì, infatti, che il gap con il resto della classe comincia a demarcarsi e i nostri ragazzi sono costretti quasi sempre alle aule di sostegno. Alla luce di questo, oltretutto, non fa certo piacere ascoltare e riscontrare volontà di tagli nel settore dell’aiuto con relative, legittime, preoccupazioni dei dirigenti scolastici. Non è un problema di qualità, ma di risorse». La giornata mondiale delle persone con sindrome di down è anche occasione per immergersi nella vita non facile di chi ne è affetto.
Ma quali sono le emozioni di crescere un bambino down? «Sono contenta di poterlo raccontare senza troppe pacche sulle spalle perché Francesco è per me la possibilità di vivere appieno e nel profondo il significato di maternità. Francesco è il più giovane di tre fratelli che ho cresciuto allo stesso modo. Con il passare degli anni, poi, si tende a dimenticare la disabilità e a considerare solo le singole necessità del proprio figlio, come avviene per qualsiasi altro ragazzo “normale”. Certo la differenza sostanziale è che la prospettiva di maternità con Francesco non finirà mai. So che gli altri figli ad un certo punto taglieranno il cordone ombelicale ed andranno per la loro strada e so invece che Francesco avrà sempre bisogno di un sostegno. Dovrò sempre essere al suo fianco per aiutarlo e sostenerlo. Dargli una mano a trovargli un lavoro significherebbe incamminare lui e tutti quelli come lui sul percorso dell’autonomia. Di pari passo con i propri coetanei. E tutto questo è di per sé una conquista di proporzioni straordinarie». (a.c.)

Alto Adige 22-3-11
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domenica, 13 marzo 2011



«Spegniamo la tivù a cena e ascoltiamo i nostri figli»

BOLZANO. Si rinnova anche quest’anno il nostro appuntamento con i testimonial della campagna “Io rinuncio”, promossa dal Forum Prevenzione con la Caritas e altre associazioni, sostenuta dal quotidiano Alto Adige. L’iniziativa, attraverso le testimonianze di personaggi noti della vita pubblica altoatesina, invita a una riflessione sul saper rinunciare a qualcosa, nel periodo della Quaresima. E non solo nel periodo quaresimale, potremmo aggiungere. Utili esempi, insomma, che ci possono spingere a riflettere su come la rinuncia a cose che ci possono apparire scontate, ma che sono “inutili”, surplus, è un primo passo verso una vita più sobria, spirituale, migliore. Oggi a illustrarci la sua riflessione è lo psicologo bolzanino Massimo Mery.
 «All’ora di cena, quando la famiglia siede intorno al tavolo per mangiare, rinunciamo a interessarci alle notizie del telegiornale e spegniamo il televisore, se è acceso. Concentriamoci su ciò che abbiamo nel piatto, mangiando lentamente e lasciando che ognuno possa parlare ed esprimersi liberamente. Come genitori rinunciamo a voler aver ragione a tutti i costi, solo per il ruolo che ricopriamo e poniamoci in ascolto dei nostri figli. Rinunciamo ad arrabbiarci se durante la giornata qualcosa è andata male e rinunciamo a dire al nostro partner “È colpa tua!”. Rinunciamo senza aver paura di perdere credibilità e potere».
Alto Adige 13-3-11
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venerdì, 11 marzo 2011



Il servizio civile ora si può fare anche a scuola

BOLZANO. Il servizio civile non è più quello di una volta... Battuta, ma sono cambiati i tempi, sono cambiate le situazioni (una volta l’obbligo del servizio di leva “dirottava” molti, soprattutto pacifisti, verso questa alternativa) e soprattutto è sempre più forte, nei giovani, la sensibilità all’impegno per il prossimo. Si ampliano poi anche, i raggi d’azione del servizio civile: ad esempio ora c’è anche “A scuola insieme” e in questo ambito l’Istituto comprensivo Bolzano III (scuola primaria Don Milani e scuola secondaria di primo grado Leonardo da Vinci) mette a disposizione due posti riservati a giovani tra i 18 e i 28 anni, nell’ambito del servizio civile nella provincia di Bolzano. Viene in questo modo offerta un’esperienza nel settore dell’educazione e promozione culturale, della durata di 1 anno a partire dal mese di maggio 2011. L’Istituto è quindi alla ricerca di due volontari che prestino servizio diurno con orario flessibile, nel periodo scolastico presso le scuole e nel periodo estivo collaborando alle varie attività sportive del progetto “Proteus”. Per avere maggiori informazioni contattare l’Istituto Comprensivo Bolzano III in via Napoli 1, telefono 0471 - 930555.
Alto Adige 11-3-11
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venerdì, 11 marzo 2011



Mozione dei Verdi per l’acqua pubblica

 LAIVES. Più di un anno fa, a larga maggioranza, il consiglio comunale approvò un ordine del giorno dei Verdi che chiedeva un impegno concreto contro la possibilità che l’acqua venisse privatizzata, cosa che potrebbe succedere entro quest’anno. Adesso, gli stessi Verdi, con una mozione firmata da Giorgio Zanvettor e Rosa Maria Wieser, chiedono alla giunta (nella quale sono rappresentati dall’assessore allo sport Alberto Covanti) di sviluppare da subito un’adeguata campagna informativa tra i cittadini per favorire la più ampia partecipazione possibile al voto.
Alto Adige 11-3-11
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giovedì, 10 marzo 2011



Enel: «Solo consulenti professionisti»

Dopo le cinque tentate truffe l’azienda spiega come comportarsi


ORA/SALORNO. Dopo i 5 casi di tentate truffe porta a porta in Bassa e Oltradige c’è da registrare la presa di posizione di Enel. «Enel Energia svolge spesso campagne di presentazione porta a porta delle proprie offerte, tra le quali il cliente può individuare formule di risparmio. I consulenti potrebbero avere la necessità di visionare le ultime bollette. Attualmente anche in Alto Adige stiamo svolgendo una di queste campagne quindi, per essere certi che chi bussa alla vostra porta sia effettivamente un incaricato Enel ricordiamo che i consulenti di Enel Energia sono muniti di tesserino plastificato con foto e dati di riconoscimento e non chiedono denaro a domicilio. Il pagamento delle bollette di energia e gas è possibile esclusivamente tramite bollettino postale, banca, carta di credito e bancomat da utilizzare presso gli sportelli automatici. Sono muniti di materiale Enel, contratti, proposte commerciali e a breve anche di una “divisa”. «La nostra rete di venditori - afferma Annelise Arcuri, responsabile commerciale Enel Energia per il Nord Est - è formata da professionisti certificati e selezionati in base a tre caratteristiche che riteniamo fondamentali: affidabilità, correttezza e disponibilità a confrontarsi con il cliente».
Alto Adige 10-3-11
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giovedì, 10 marzo 2011



“Aiutami a fare da solo”: a Laives progetto per scolari dislessici

LAIVES. Si chiama “Aiutami a fare da solo” ed è un progetto rivolto agli alunni dell’Istituto comprensivo Laives 1 e Pluricomprensivo, nato nel 2008 con l’obiettivo di supportare il processo di apprendimento degli alunni con dislessia. Questo processo si avvale delle nuove tecnologie informatiche ed è uno dei rari esempi a livello italiano, allestito presso un’aula messa a disposizione dal centro Don Bosco di Laives. Per la realtà scolastica della nostra piccola città è un traguardo straordinario. Lo segue concretamente Davide La Rocca, di “Canalescuola” e prevede la collaborazione congiunta di insegnanti, genitori e medici terapisti. La dislessia colpisce il 3 - 4 per cento della popolazione scolastica e può creare grosse difficoltà nella vita degli studenti che ne sono afflitti.
“Aiutami a fare da solo” prevede l’uso di computer, scanner e software specifici, che consentono al dislessico di superare gli ostacoli sul percorso didattico. (b.c.)
Alto Adige 10-3-11
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martedì, 08 marzo 2011



I due anni da vescovo di Karl Golser

PAOLO VALENTE
Due anni difficili. Tensioni a livello nazionale e locale, scandali e crisi nella comunità ecclesiale, infine l’inattesa malattia. L’episcopato di mons. Karl Golser, partito l’8 marzo 2009 con la solenne ordinazione nel Duomo di Bressanone, è un cammino in salita. Il vescovo si è trovato ai vertici di una chiesa alla quale in molti guardano in attesa di risposte e dalla quali molti si dichiarano distanti.
Impreparati l’una e gli altri a leggere le sfide di un tempo in cui i punti di riferimento fluttuano in mare aperto.
Senza strumenti l’una per comunicare in modo efficace, gli altri per individuare, tra le pieghe di un corpo informe, i semi di speranza e di rinnovamento. Se la società è disorientata, la comunità cristiana non lo è da meno. In questa situazione non facile, il vescovo Golser ha cominciato proponendo il suo motto che è al tempo stesso un programma di azione: “Christus pax nostra”. Dunque assegnando un peso prioritario alla pace, che per i cristiani si fonda sulla testimonianza e la presenza di Cristo, per i fedeli di altre religioni, per i non credenti e per tutti ha valore in sé, indipendentemente dalle risposte che ognuno potrà trovare alle “domande ultime”.
Pace in questa terra significa in primo luogo far sì che ogni persona e ogni gruppo linguistico si sentano a casa. Secondo la convinzione che “i due grandi gruppi etnici che convivono in Alto Adige sono come i due polmoni che danno forza e vita alla nostra terra”. Una realtà da affrontare insieme, senza imboccare”percorsi di vita separata. Se fosse così, ci priveremmo di una grande ricchezza, cioè di imparare gli uni dagli altri, di godere di questa grande opportunità di poterci agganciare a due culture”. Così dichiarava mons. Golser un anno fa a questo giornale.
Ma non basta.
Oggi anche il Sudtirolo non si articola più solo nei tre “gruppi storici”, ma diviene Heimat di persone provenienti da altri contesti culturali, linguistici e religiosi. L’impegno di Golser nel campo dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso (attualmente è presidente della relativa commissione all’interno della Conferenza Episcopale del Triveneto) precede di molti anni la sua nomina a vescovo. Di fronte a cristiani che ritengono ancora di dover “convertire” l’altro anziché convertire se stessi (come pare invece richiedere il vangelo), il suo stile è quello di un’apertura non strumentale. “La fraternità umana è l’esperienza, a volte sorprendente, di una relazione che accomuna, di un legame profondo con l’altro, differente da me, basato sul semplice fatto di essere uomini”.
La ricerca di un rapporto equilibrato tra le persone, tra le culture, di una relazione serena con la propria storia, si estende alle dimensioni dell’ambiente e dei tempi della vita. Ci sono regole che è bene rispettare non perché una qualche autorità esterna imponga di farlo, ma perché esse consentono di vivere in pienezza la propria esistenza. Insistere, come ha fatto mons. Golser, sulla salvaguardia dei momenti di riposto (come la domenica), non ha solo un significato religioso. Il diritto al riposo è un valore civile che va letto nella prospettiva di un’ecologia del tempo e dello spazio che si va perdendo nel vortice della società dei consumi, cui non interessa la dignità dell’uomo ma, appunto, la sua propensione al consumo.
Gli interventi del vescovo sui temi ambientali si sono susseguiti in omelie, messaggi e interviste. L’idea di fondo: esiste oggi la “necessità di unaconversione ecologia, che ci porti dallo sfruttamento alla cura del creato”. Un discorso che si fa più concreto quando si parla di energia: “L’energia nucleare - ha dichiarato al mensile Jesus - non può essere definita rinnovabile, perché anche le scorte di uranio finiranno, mentre altre forme di energia lo sono realmente, possono avere una diffusione più capillare e permettere un risparmio energetico”.
Trasferito alle dinamiche interne della comunità cristiana e dei suoi rapporto col mondo, tale orientamento conduce, con coerenza, ad un atteggiamento di fondo: la trasparenza. Così quando si è trattato di prendere atto che anche nella chiesa locale si erano verificati episodi di violenza sessuale su minori, la reazione non è stata quella del nascondere, ma quella del parlarne. Del togliere i veli, di ammettere le responsabilità e di porvi rimedio. Uno stile che tutti hanno apprezzato.
Mons. Golser, rivolgendosi in primo luogo ai cristiani, ha più volte insistito sulla necessità di un recupero di un’identità che, come pare, è andata persa nella nebbia. Non si tratta però di quell’atteggiamento così diffuso (frutto della paura) in cui l’identità diventa uno scudo o un’arma per contrastare il diverso che non si conosce. Tutt’altro. Come avviene nei momenti di crisi, c’è una necessità profonda di tornare alle radici più pure della propria fede. Cristiano non è chi si proclama tale, chi occupa il mondo ed impone agli altri il proprio (presunto) credo ma, come si legge ai primi versi del discorso della Montagna, chi è povero in spirito (cioè libero dalle ricchezze), chi soffre, chi agisce con mitezza, chi ha fame e sete della giustizia, chi ha un cuore grande e puro, chi opera per la pace, chi viene perseguitato per la giustizia.
Ora, colpito da una rara forma di Parkinson, mons. Golser ha l’opportunità di dare diretta e sofferta testimonianza di quanto è andato dicendo in questi anni e lo fa ancora una volta in stile di assoluta trasparenza. Come annunciato, la lettera pastorale per la Quaresima prenderà spunto proprio dalla sua malattia.
Ciò rappresenta una chance per l’intera comunità ecclesiale e civile di recuperare quel linguaggio dei segni e della vita vissuta che vale più di tante parole.
Alto Adige 8-3-11
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mercoledì, 02 marzo 2011



Sul sito “carrellovirtuoso” si possono confrontare i prezzi dei supermercati

BOLZANO. Senza metter dentro la canonica moneta da uno o due euro, per “liberarlo” dalla catena che lo tiene attaccato agli altri, da lunedì si è messo in movimento in vari supermercati locali il... carrello virtuoso. L’iniziativa, presentata nei giorni scorsi, va incontro ai consumatori, e li coinvolge nella ricerca della convenienza, concreta, da infilare nel sacchetto della spesa.
 La spesa, appunto, un rito comune a tutti e che spesso ripete una prassi consolidata: stilare una lista degli alimentari, e affini, dei quali si ha bisogno e che si devono acquistare, e domandarsi in quale supermercato recarsi per risparmiare, è pratica frequente praticamente in tutte le famiglie. Azzeccarci però non è sempre facile e le ipotesi, spesso, dipendono da svariati fattori, primo fra tutti senz’altro il prezzo dei singoli prodotti. Ora, a dare una risposta ai consumatori pensa un sito, www.carrellovirtuoso.it, che rappresenta idealmente quello che le massaie, fino a qualche lustro fa, facevano scambiandosi chiacchiere alla cassa: la comparazione dei prezzi in base a quanto letto nei cartellini.
 L’idea è del Ctrrce (Centro tecnico regionale di ricerca sul consumo europeo) che con la collaborazione, fra gli altri, di Altroconsumo, Provincia e del giornale Alto Adige, propone un portale dove chiunque può registrarsi e riportare i prezzi dei prodotti acquistati in un qualsiasi supermercato delle città di Bolzano, Laives, Merano, Brunico, Bressanone e Vipiteno. Scontrino alla mano, quindi, i dati saranno immessi direttamente dagli altoatesini, e il risvolto pratico del sito è l’aspetto più intrigante del progetto.
 «Ciascuno - spiega Marino Melissano, presidente del Ctrrce - potrà creare un carrello virtuale personale in cui inserire i prodotti della lista della spesa familiare e chiedere al software quale sia il punto vendita più economico dove recarsi per gli acquisti. Il portale, infatti, stilerà una lista dei supermercati con la somma totale dei prezzi rilevati e fornirà così una prima indicazione numerica. Il tutto sarà accompagnato da un grado di affidabilità derivante dalla relativa “freschezza” della rilevazione. Se i prezzi sono stati registrati meno di un mese prima, allora il livello sarà ottimo, poi via a scalare».
 Basterà un clic per capire dove conviene, di volta in volta, riempire il carrello reale. Chi diventa “rilevatore accreditato”, attraverso la sottoscrizione di un regolamento può partecipare a un concorso che mette in palio buoni spesa fino a 250 euro.
 Unico problema, le offerte speciali che, chiaramente, sono temporanee e non possono fare media. «Stiamo studiano delle contromisure - ancora Melissano - ma per ora non rientrano nel calcolo della convenienza».
 Il lancio online del carrello virtuoso è dunque avvenuto l’altroieri, con rilevazioni “di default” realizzate da professionisti per renderlo subito funzionale in attesa del contributo dei cittadini. (a.c.)
Alto Adige 2-3-11
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martedì, 01 marzo 2011



Asilo sbarrato: insorgono i privati

BRUNO CANALI

LAIVES. Quasi 200 firme raccolte in meno di un’ora, ieri mattina, sono il segnale che il problema della sicurezza alla scuola materna di via Kennedy è molto sentito dai genitori. L’iniziativa è promossa dal Pdl, che poi ha passato la mano al comitato dei genitori, che porteranno le firme in Comune.
 La petizione è scattata a qualche giorno di distanza dall’episodio che aveva visto un mezzo di soccorso bloccato fuori dalla scuola materna per impossibilità di entrare. Una bambina si era sentita male e l’ambulanza aveva cercato di raggiungere la scuola imboccando la stradina privata che entra da via Noldin. La strada però da qualche tempo è parzialmente sbarrata a causa di un cantiere e per ora, nonostante le esortazioni, non è stata realizzato un passo carraio alternativo, magari su via Kennedy. Il sindaco Liliana Di Fede, al culmine delle polemiche per l’episodio della scorsa settimana, aveva garantito un’azione legale nei confronti dei proprietari della stradina, sottolineando che per decenni era stata utilizzata per passare.
 «Non è vero - ribattono i proprietari - e il Comune non può calpestare i nostri diritti per cercare di risolvere una carenza che è solo sua. L’entrata principale è sempre stata quella su via Kennedy (non a caso la scuola si chiama così) mentre le nostre proprietà - vadano a verificare al catasto - sono cortili. Non c’è mai stata la luce pubblica, la manutenzione l’abbiamo sempre fatta noi e addirittura - dicono quelli che abitano nell’ultima casa prima della scuola materna - una manciata di metri quadrati, sui quali paghiamo anche l’Ici, all’interno della recinzione dell’asilo risulta di nostra proprietà».
 Quello che invece chiedono gli esponenti del Pdl che hanno promosso la petizione è che vengano immediatamente ripristinate le condizioni di sicurezza alla scuola materna di via Kennedy, quelle che sono venute meno, così come indicato anche da una perizia fatta dai tecnici provinciali della prevenzione incendi, ancora a dicembre. Nella perizia vengono elencati diversi punti (scala di emergenza, porte dalle quali chiunque potrebbe accedere all’asilo, etc.), non solo la mancanza di un accesso carraio adeguato, e si indica un periodo compreso tra i 30 ed i 120 giorni per porre rimedio alle lacune.
 Dall’amministrazione comunale invece ribadiscono che «la responsabilità dei mancati soccorsi alla scuola materna di via Kennedy non è del Comune ma di chi non ha rispettato l’ordinanza di sgombero della strada». «Il Comune è intervenuto il 15 dicembre - si legge in una nota - emettendo un’ordinanza firmata dal sindaco che impone di lasciare libero il passaggio lungo la stradina che entra da via Noldin. I proprietari si sono rivolti al Tar e i nostri vigili urbani hanno segnalato l’inadempienza all’autorità giudiziaria. Ora si sta valutando di rendere questo provvedimento ancora più incisivo, indicando esplicitamente il divieto di sosta lungo la stradina. Contemporaneamente stiamo lavorando ad una soluzione definitiva per l’accesso alla scuola materna e un legale ha il compito di verificare la possibilità d’intavolazione di una servitù di passo».
 I proprietari della stradina però non ci stanno e promettono battaglia contro questa decisione del Comune di Laives. «Da quando è scoppiato il caso - dicono - nessuno dell’amministrazione comunale si è degnato mai di venire a parlare con noi. Se intendono espropriarci vedremo come andrà a finire, noi non cediamo».
Alto Adige 1-3-11
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lunedì, 28 febbraio 2011



CARRELLO VIRTUOSO

Spesa: confronto prezzi online

 Carrello virtuoso è un progetto ideato dal Centro Tecnico Regionale di Ricerca sul Consumo Europeo (Ctrrce) che parte oggi: www.carrellovirtuoso.it è un grosso portale interattivo bilingue, dedicato a tutti i consumatori altoatesini che potranno costruire il loro carrello della spesa e verificare immediatamente dove possono acquistarlo al prezzo più conveniente. Tutti i consumatori altoatesini che vogliano diventare autorilevatori sono invitati ad iscriversi al portale, immettendo una password personale, che gli permetterà di navigare per cercare il prezzo del carrello più conveniente.
Alto Adige 28-2-11
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mercoledì, 23 febbraio 2011



«Ad alta voce»: quando la letteratura incontra il sociale

Fare incontrare la letteratura con il mondo del sociale. Suscitare interesse su storie spesso relegate ai margini grazie alla forza comunicativa della narrazione. Questi, in sintesi, gli obiettivi del progetto «Stille Post - Ad alta voce».
 Il progetto è stato promosso dall’assessorato provinciale alle Politiche sociali e realizzato con la collaborazione della casa editrice Alphabeta e del Kvw.
 Letteratura, si diceva. In questo caso, racconti. Il formato scelto per la distribuzione è stato quello di snelli libretti, impreziositi da lavori grafici a cui hanno partecipato persone in situazione di disagio che lavorano in laboratori protetti. Dieci gli scrittori che hanno dato il loro contributo: Sepp Mall, Fabio Marcotto, Anne Marie Pircher, Manuel Maini, Helene Flöss, Sandro Ottoni, Birgit Unterholzner, Paolo Valente, Kurt Lanthaler e Brunamaria Dal Lago Veneri. I temi trattati spaziano da storie di vita di clochard, malati psichici, a quelli della quotidianità di una ragazza che affronta i problemi dell’adolescenza. Uno spettro di indagine ampio che, ad oggi, ha portato alla distribuzione di ben 100 mila libretti in luoghi pubblici e nelle scuole della provincia.
 Ieri - alla presenza dell’assessore competente Richard Theiner e di alcuni rappresentanti dei soggetti coinvolti - si è fatto il punto sui risultati dell’iniziativa e sono stati resi noti i progetti correlati che saranno realizzati. Con un salto temporale a ritroso di pochi giorni, è doveroso citare la trasposizione teatrale del racconto «Schwarz und weiss» di Anne Marie Pircher, messo in scena il 17 febbraio al Theater in der Altstadt di Merano. Nella primavera di quest’anno i dieci racconti saranno trasmessi dalla sede radiofonica Rai di Bolzano. Le letture diverranno poi un audiolibro che verrà distribuito a tutte le persone ipovedenti o con difficoltà di lettura in Alto Adige. Inoltre domani, alla Biblioteca civica di Bolzano (ore 18), Kurt Lanthaler e Brunamaria Dallago Veneri presenteranno i loro racconti. L’incontro si ripeterà venerdì 25 febbraio alla Biblioteca civica di Merano (ore 20.30). E in autunno tutti i racconti della collana verranno raccolti in due antologie, una in lingua tedesca e una in lingua italiana. Anche le antologie saranno pubblicate da Alphabeta. (a.m.)
Alto Adige 23-2-11
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domenica, 13 febbraio 2011



Nicolodi: sogno il pluralismo

GIGI BORTOLI
Recentemente eletto alla presidenza della Fondazione Alexander Langer, Enzo Nicolodi svolge da decenni - e in diversi ruoli - un’azione politica e culturale sulle articolate problematiche del nostro territorio. Ora affronta una nuova sfida.
 Enzo Nicolodi, lei ha condiviso con Alexander Langer, di cui è stato anche amico, un tratto di percorso nel segno di un avvicinamento tra le culture del nostro territorio. Vede la sua elezione alla presidenza della Fondazione, rispetto al suo vissuto, come una quadratura del cerchio?
 
La vedo come una sfida importante per me e i miei amici della Fondazione: da affrontare, come ho sempre fatto, a viso aperto. L’idea è di portare un impegno trasversale, pluralistico, ospitale nel confronti delle molte culture oltre gli schieramenti politici. Il mio sogno sarebbe quello di vedere il nostro presidente, Luis Durnwalder aprire la legislatura nel 2013, se sarà in campo, con la biografia di Magnago nella mano destra e nella sinistra i dieci punti per la convivenza di Langer.
 Cosa resta oggi della lezione langeriana? È rimasta incompiuta?
 
Nessuna lezione! Insegnante sì, per qualche anno, ma nella sua vita politica non ha mai assunto un atteggiamento professorale. Lui era impegnato ad argomentare e convincere, a costruire il pensiero e l’azione comune. Un pensiero, il suo, che possiede una forza e un’energia dirompenti, in grado ancora oggi di essere comprese e fatte proprie dalle generazioni più giovani che si affacciano al mondo desolante della politica odierna. Giovani che cercano di dare senso alla propria vita impegnandosi in prima persona per la tutela del nostro pianeta e delle varietà ambientali e umane che vi convivono. Forse perché Alex univa il pensiero alle opere, parlava bene e razzolava altrettanto bene. Oggi è vitale trovare modelli positivi da proporre all’attenzione di chi cerca nuove strade a prescindere dalle appartenenze politiche. L’attenzione di questi giorni per la riedizione da Sellerio de «Il viaggiatore leggero» è forse determinata proprio da questa potenza intrinseca che la sua figura, a 16 anni dalla morte, ancora irradia in modo dirompente. Può essere una risorsa culturale, un fratello spirituale, perché i temi che ha affrontato sono ancora di grande attualità. Così come lo sono alcuni dei maestri con i quali ha condiviso un pezzo di strada a partire da quelli che lo hanno influenzato da giovane come don Lorenzo Milani e Ivan Illich.
 La società sudtirolese del 2011 è notevolmente cambiata. Ci sono le problematiche portate da emigranti di diverse etnie provenienti da diversi angoli del globo. Ha ancora senso il contenzioso tra italiani e tedeschi?
 
La dimensione pluriculturale è la normalità, non l’eccezione, scrisse Langer all’inizio dei suoi dieci punti per la convivenza. E proprio questo testo, radicato nella sua esperienza umana e politica in Alto Adige, testimonia quanto la compresenza sullo stesso territorio di più popoli e religioni, di più lingue e culture, ci stimoli a tenere sotto osservazione continua la contraddizione tra esclusivismo etnico e integrazione. Attrezzarsi con idee e buone pratiche a convivere anche con livelli gestibili di conflittualità tra le persone, imparare ad abbassare i toni dello scontro etnico e a diffondere le esperienze di convivialità e di incontro. Una «arte della convivenza» che abbiamo in un certo senso ereditata da Langer. Che ci rende sensibili, attenti e competenti su questi aspetti qui in Sudtirolo, ma anche con le parti del mondo con cui la Fondazione continua a dialogare sulla scia dei premi che ha assegnato.
 In che modo la Fondazione Langer vuole essere una finestra sulle problematiche più acute del mondo contemporaneo?
 
Senz’altro rafforzando i progetti che ha ideato con il contributo decisivo di chi mi ha preceduto. E ampliandoli per quanto possibile anche con l’aiuto degli enti sostenitori e dei molti volontari non solo locali. Siamo una piccola Fondazione ma con un alto livello di elaborazione e di impegno. La guerra e i conflitti, la lezione della Bosnia Erzegovina e di Srebrenica, i corpi civili europei di pace, l’amicizia da coltivare con i destinatari del premio, incominciare a promuovere in proprio ricerche e pubblicazioni ispirate ai temi di Alexander Langer, sono elementi che ci spingono a continuare fattivamente lungo tale percorso.
 Mi spiace che l’inizio del mio mandato coincida con la chiusura del master per Operatori di Pace/Mediatori di conflitti. Un master che ho conosciuto da vicino durante uno stage pratico tra Tuzla, Sarajevo e Srebrenica. Un Master che ha coinvolto decine di giovani donne e uomini, tornati più forti e motivati per affrontare in forma non improvvisata anche analoghi conflitti locali, che se non affrontati in modo consapevole, rischiano continuamente di mettere in discussione gli spazi di convivenza così faticosamente conquistati.

«Alex direbbe: Durnwalder sbaglia»

A Enzo Nicolodi, una domanda sulla cronaca di questi giorni: che posizione avrebbe preso Langer di fronte allo scontro tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e quello della Provincia, Luis Durnwalder sulle celebrazioni per l’unità d’Italia e su quelle più incandescenti di oggi, vedi bassorilievo di Mussolini?
 «Non so cosa avrebbe detto oggi Langer, ma possiamo sapere con certezza ciò che in realtà disse dal 1978 al 1995 nei suoi “Scritti sul Sudtirolo” (ed. Alpha Beta a cura di Siegfrid Baur e Riccardo Dello Sbarba) su tutti i temi che ancora oggi occupano la scena politica dei rapporti tra le nostre popolazioni e tra l’Alto Adige Südtirol e lo Stato italiano. Il 15 settembre 1991, accompagnai Alex invitato al Brennero ad un raduno pantirolese dal titolo “Riflettere sul Tirolo”. Mi chiese di esserci per ribadire un concetto che poi sottopose alla riflessione dei presenti: E io cosa andrò a dire? Innanzitutto che il Sudtirolo è di tutti quelli che oggi lo abitano, e che quindi ogni discorso sul suo futuro deve essere fatto in primo luogo da tutti gli abitanti di questa terra, insieme, senza distinzione tra gruppi linguistici o “anzianità di residenza”, e senza delegare i propri destini né a Roma, né a Vienna, né a Trento, né a Innsbruck; pur con tutta la volontà di tessere e mantenere buoni rapporti con tutti i nostri vicini e con chi ha responsabilità statuali o inter-statuali verso l’Alto Adige. Paventò il rischio di confondere democrazia e federalismo (percorsi di avvicinamento alle popolazioni che vivono un territorio), con separatismo o esclusivismo etnico. Sottolineò l’ importanza di risolvere i problemi (toponomastica, monumenti ed altro) in loco senza delegare a Roma o Vienna il compito di trovare una mediazione».
 E la Sua opinione personale?
 
«L’ Italia di oggi è un paese che vive momenti difficili, in continua fibrillazione. Diviso un po’ su tutto, con un tasso di conflittualità politica altissimo. Diviso tra promotori del federalismo e difensori del centralismo, diviso tra Nord e Sud, tra sostenitori di Berlusconi e suoi oppositori, e così via...In una tale situazione la dichiarazione di Durnwalder, pur comprensibile in questo contesto caotico, risulta incauta e precipitosa ed ha fatto perdere alla nostra terra un’occasione d’oro, quella di presentarsi con la propria originalità plurietnica e pluriculturale». (g.b.)
Alto Adige 13-2-11


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