mercoledì 18 gennaio 2012

provincia di Bolzano 2


martedì, 22 marzo 2011



Scienze formazione Per accedere servirà il patentino «B»

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Dal prossimo anno accademico per accedere alla facoltà di scienze della formazione sarà necessario superare un test di bilinguismo, dimostrando di possedere conoscenze in tedesco pari allo standard internazionale B1 o B2. In alternativa, si dovrà presentare l’attestato di bilinguismo B. E per il futuro, gli insegnanti di scuola primaria potranno esercitare la professione in Alto Adige soltanto se saranno in possesso del patentino A. Questa, almeno, l’intenzione dell’assessore provinciale Sabina Kasslatter Mur, supportata dal presidente della Lub Konrad Bergmeister.
 Una rivoluzione, in diversi sensi. Intanto perché finora Bressanone era l’unica a non contemplare lezioni bilingui e trilingui (se si escludono gli studenti ladini). I corsi, fino ad ora, erano separati fra italiani e tedeschi. Tanto che da qualche mese, viste le non eccelse qualità linguistiche medie, proprio a Bressanone si sono avviati dei tandem linguistici, ossia un programma di incontri a coppie: uno studente italiano e uno tedesco, che si scambiano competenze linguistiche. Il problema è noto, come pure le sue ripercussioni professionali: finché il corpo docente alle scuole primarie sarà monolingue o debolmente bilingue, la scuola sarà ferma al palo e sarà difficile se non impossibile che sforni alunni bilingui o plurilingui.
 La politica è cosciente di tale limite e, ora, almeno da parte dell’assessore Kasslatter Mur, è nata la convinzione di dover selezionare meglio gli studenti in entrata a Bressanone, per poterli poi portare a un livello linguistico ottimale entro fine curriculum accademico. Attualmente nulla è stato deciso, anche perché si sono avviate trattative a livello romano per verificare la fattibiltà legale dei test di bilinguismo.
 Per il momento, l’assessore provinciale alla scuola italiana, Christian Tommasini, si limita a commentare: «Sicuramente dovremo fare qualcosa per migliorare le conoscenze linguistiche degli insegnanti di entrambi i gruppi linguistici, ma sulle specifiche misure da introdurre dobbiamo ancora parlare approfonditamente. Sarà uno dei temi centrali sui quali discuteremo nel gruppo di lavoro sull’apprendimento plurilingue, fra Pd ed Svp. Dobbiamo preparare gli insegnanti del futuro sulle lingue e sulle nuove metodologie didattiche».
 Intanto, però, all’interno della Lub i malumori non mancano. Perché una quota di docenti e assistenti è ben conscia del fatto che innalzando la soglia di entrata, si rischia un forte calo di studenti. La maggior parte degli utenti attuali della Lub è infatti entrato ad un livello più basso. Come è ben noto negli ambienti accademici, gli studenti stranieri, per lo più germanici, raggiungono in tanti il livello B2 in inglese, ma non certo in italiano. Pochi studenti sudtirolesi di lingua tedesca, forse un terzo, arrivano al livello B2 in italiano. Una larga fetta degli italiani non raggiunge il livello B2 in tedesco. Se si richiedesse il B2, il calo di studenti potrebbe risultare drastico.
Alto Adige 22-3-11
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giovedì, 17 marzo 2011



Polo tecnologico: lavori al via nel 2012

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. La Provincia imprime un’accelerata sul polo scientifico e tecnologico. Approvato a gennaio il progetto preliminare, ora si è depositata in Comune la proposta di variante d’ufficio al Puc per ottenere il parere municipale, prescritto ma non vincolante; fra due settimane sarà pronto il progetto definitivo, che ad aprile verrà presentato in Comune per ottenere la necessaria concessione edilizia. Fra due mesi inizieranno le bonifiche dei terreni contaminati all’ex Aluminia. E se tutto andrà come previsto dai tecnici provinciali, i lavori per il primo lotto, la realizzazione del complesso principale, dovrebbero partire all’inizio del 2012. Il secondo lotto, per la realizzazione dell’ulteriore complesso, partirà qualche mese dopo, entro il 2012. La fine lavori congiunta è prevista per la fine del 2013.
 Che si fosse così avanti non era immaginabile, visto che solo a fine gennaio il comitato tecnico provinciale aveva approvato il progetto preliminare, poi passato in giunta, che prevedeva un ridimensionamento del disegno iniziale, vincitore dell’apposito concorso indetto dalla Provincia e vinto nel 2008 da un team internazionale di architetti composto dagli studi Claudio Lucchin e associati (Bolzano) e Chapman Taylor (Londra). Ora - e sono tempi davvero inusuali anche per un’azienda privata, figurarsi per una collaborazione con l’amministrazione pubblica - a soli due mesi di distanza si sta già ultimando la progettazione definitiva.
 «Stiamo spingendo forte» ammette il responsabile di progetto, l’architetto Paolo Bellenzier dell’ufficio Edilizia Est della Provincia. «All’inizio della settimana è stata depositata in Comune la proposta di modifica d’ufficio al Piano urbanistico comunale, approvata dalla giunta provinciale il 21 febbraio scorso. La modifica prevede la realizzazione di una zona per attrezzature collettive sovracomunali per la costruzione del polo scientifico e tecnologico, dove potranno essere realizzati laboratori, officine, uffici, sale congressi, aule per la didattica e attività di supporto come ristoranti e un asilo nido». Il parere del Comune, che dovrà transitare per commissione urbanistica, giunta e consiglio, non è comunque vincolante. Anche se in Provincia si spera arrivi in tempi ragionevoli. «A fine mese - prosegue Bellenzier - sarà terminata la progettazione definitiva, a cui stiamo lavorando con lo studio Lucchin». Sono appena stati elaborati i render, ossia le simulazioni grafiche definitive. «Ad aprile inoltreremo domanda in Comune per la concessione edilizia. Il municipio ha tempo 60 giorni per il responso. In quel lasso di tempo dovremmo riuscire ad ottenere anche il placet per la modifica al Puc».
 Intanto, in attesa di partire con la progettazione esecutiva, non si starà con le mani in mano: «Fra due mesi comincerà la bonifica dei terreni ex Alumix. Trattandosi di terreni dell’ex zona industriale dobbiamo bonificare delle vasche che si usavano per depositare l’alluminio. Solo una parte del materiale necessita di essere trasferito in discariche specializzate fuori provincia. Il resto verrà reso inerte e riutilizzato, sia in loco che altrove».
 I tecnici fanno sapere: «Al netto dei finanziamenti, per i quali ora dovrà decidere la politica, saremo pronti a partire per inizio 2012. I lavori si divideranno in due lotti, per comodità e questioni di facilità nel finanziamento». Il primo lotto, per la palazzina principale, ossia il prolungamento dell’edificio già ristrutturato per Manifesta, partirà a primavera 2012.
 I lavori per il secondo lotto, per la cosiddetta centrale 2, che verrà semplicemente ristrutturata, cominceranno poi entro il 2012. «Abbiamo calibrato il tutto perché il termine lavori congiunto sia per la fine dell’anno successivo, il 2013». Dunque, tenendosi larghi coi tempi, circa 24 mesi per il primo lotto, altri 12-18 per per il secondo lotto.
 «Speriamo - conclude - che la collaborazione con il Comune, col quale ci troviamo mensilmente, continui nel segno positivo. D’altra parte, è anche interesse del municipio che si realizzi il polo».
Alto Adige 17-3-11
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martedì, 08 marzo 2011



Idrocarburi nel Comune di Laives: rotonda risarcitoria

BRUNO CANALI
LAIVES. La Provincia “riscarisca” il Comune di Laives per l’insediamento del deposito indrocarburi in Zona Vurza con una rotatoria alla fine di via San Giacomo. La proposta è del consigliere Franco Magagna.
Magagna ha scritto all’assessore Georg Zelger e ai membri della commissione edilizia in merito al progetto che il consiglio comunale, all’unanimità, aveva bocciato tempo addietro ma che, a quanto si è saputo, la Provincia intende comunque imporre a Laives, forte del fatto che il deposito andrebbe a collocarsi nella zona produttiva di pertinenza provinciale a nord di Pineta. Scrive Magagna: «Constato amaramente che, nonostante il parere sfavorevole di tutto il consiglio comunale, la Provincia procede imperterrita nel proprio disegno di permettere alla società Petrolvilla di dislocare il proprio deposito di idrocarburi in Zona Vurza. Credo che questa insensibilità trovi ampio spazio laddove la politica locale si dimostra particolarmente litigiosa e pertanto debole. Non si può che prendere atto che il tentativo politico di impedire questo deposito è fallito per cui la commissione edilizia comunale, qualora i parametri urbanistici risultino a norma, non potrà che rilasciare il proprio benestare».
A questo punto però il consigliere Magagna lancia anche una proposta per così dire “risarcitoria” rispetto al fatto che non si può più evitare l’arrivo di un deposito di idrocarburi a Pineta. «Vorrei segnalare - continua Magagna - che via San Giacomo non è più una statale di competenza provinciale ma è stata declassata a strada comunale. Su di essa uscirà anche il collegamento da e per il deposito Petrolvilla e quindi le autocisterne. Ebbene, spero che essendo strada comunale, la commissione edilizia comunale metta in atto tutto ciò che è di sua competenza in tema di viabilità, limiti e sicurezza stradale, subordinando la concessione alla Petrolvilla, alla realizzazione di una rotatoria in fondo al rettilineo di via San Giacomo, da realizzare a spese della Provincia, come compensazione del disagio per il Comune di Laives, un disagio non preventivato».
Ovviamente Magagna si attende una risposta affermativa della commissione edilizia e dell’assessore Zelger.
Alto Adige 8-3-11
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martedì, 08 marzo 2011



Kasslatter: asili, niente scambi di maestre

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. «Negli asili tedeschi niente maestre italiane». È la chiusura dell’assessore Kasslatter Mur alla proposta Pd. «I nostri bimbi parlano troppo dialetto, prima dell’italiano devono imparare la loro lingua». Ma la Svp è spaccata. Il senatore Peterlini attacca: «Per quanto riguarda l’apprendimento linguistico 60 anni di autonomia sono stati un fallimento: non siamo riusciti a insegnare le due lingue ai nostri figli».
LA PROPOSTA PD. Una maestra tedesca in ogni sezione delle materne italiane. Per il momento ne esistono solo 18, ma ce ne vorrebbero alcune altre decine, in maniera da portare a regime l’insegnamento precoce e ludico del tedesco, come richiesto dalle famiglie e consigliato da pedagogisti e linguisti. È questa la richiesta principe che il Pd avanzerà al gruppo di lavoro con la Svp.
LA RISPOSTA. Ma dall’assessore alla scuola tedesca Sabina Kasslatter Mur ora arriva lo stop: «L’interesse principale della popolazione sudtirolese - dice - è di imparare il tedesco. Nelle nostre materne non ci saranno maestre italiane. Se i nostri genitori lo vogliono, mandino i loro figli all’asilo italiano». Perché «ce lo impone lo Statuto: i nostri bimbi devono innanzitutto padroneggiare il tedesco alto, e devono rendersi conto di quando si debba usare la lingua e quando il dialetto. Attualmente si usa per lo più il dialetto».
I RIMEDI. Certo, visti i dati tutt’altro che rassicuranti riguardo all’apprendimento della seconda lingua elaborati dall’Eurac, anche da parte tedesca si dovrà necessariamente intraprendere qualcosa in più, ma secondo l’assessore tedesco lo si dovrà fare su altri fronti: «Dobbiamo sostenere maggiormente gli insegnanti di italiano L2, stabilizzando il corpo docente, cioè limitando l’eccessivo turn over che non garantisce la continuità didattica. Saranno queste le richieste Svp al gruppo di lavoro col Pd».
L’ALTRO FRONTE. «Riguardo all’apprendimento linguistico 60 anni d’autonomia sono stati un completo fallimento». Lo dice il senatore Svp Oskar Peterlini, spiegando: «Non siamo riusciti ad insegnare ai nostri figli le due lingue. La politica, non solo la Svp, ma tutti i partiti, è rimasta indietro decenni rispetto alla società civile. Basta con le reticenze al cambiamento: dobbiamo trovare il modo di sperimentare nuove strade per l’apprendimento non solo di tedesco e italiano ma pure dell’inglese».
STEGER APRE. Insomma, sul pluriliguismo la Svp si palesa sempre più divisa. Prima le esternazioni dell’Obmann bolzanino Dieter Steger: «È disumano - ha precisato parlando ai genitori mistilingui dell’associazione Mix-Ling - che chi vive in famiglia due culture sia costretto a scegliere fra una e l’altra al momento dell’iscrizione a scuola». Ora l’assessore Kasslatter Mur risponde: «Per i genitori il dover scegliere fra due sistemi scolastici non è affatto disumano». Peterlini invece commenta: «Sono in sintonia con quanto affermato da Steger. Specie sul fatto che la società civile debba esercitare una pressione forte sui partiti».
NUOVI DIRITTI. Secondo il senatore - destinato a non ricandidarsi e quindi, forse, più libero di esternare - «i nostri figli hanno diritto ad una educazione linguistica assai più ampia dell’attuale, anche per non rimanere vittime del mercato del lavoro, le cui pretese sono sempre più elevate. La politica finora si è rivelata troppo farraginosa per reagire a queste istanze. Troppi preconcetti, magari validi in passato, sopravvivono ancora oggi. Una cosa è pacifica: in Alto Adige l’insegnamento di seconda e terza lingua è in ritardissimo».
Peterlini è pacato ma non ha peli sulla lingua: «Da questo punto di vista l’autonomia ha fallito. I giovani si impegnano, ma non basta: non siamo riusciti ad insegnare loro le due lingue. Dovremmo guardarci allo specchio, ma ancora oggi sussistono troppi freni, troppe paure, troppi preconcetti».
PASSATO E FUTURO. Nel passato, spiega, il discorso reggeva. «Specie nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale, quando anche io ho frequentato le scuole. C’era stato il fascismo; a quei tempi la scuola era solo in italiano. C’era dunque la necessità di fondare le basi della scuola tedesca. Allora i timori erano comprensibili: si temeva per la scomparsa della cultura sudtirolese». Nell’ultimo ventennio, però, «le garanzie dell’autonomia sono state rafforzate. Ora c’è la sicurezza: non sparirà nessun gruppo linguistico». A questo punto è ora di agire: «Le strade intraprese finora non bastano. Ho provato a parlarne nell’ultimo vertice del partito, ma ci sono ancora reticenze al cambiamento. Però dobbiamo ridiscuterne. I rilievi tecnici della scuola non bastano: serve una spinta da parte della politica».
LA SOLUZIONE. Peterlini precisa: «Non giuro sulla scuola plurilingue come panacea, anche perché la scuola monolingue è un monumento simbolico e, come si è dimostrato ultimamente, toccare i monumenti è pericoloso». Ma il senatore va oltre: «Ciò non significa che non si debbano mettere in campo scambi più forti fra istituti e fra insegnanti. Dobbiamo puntare su modelli più avanzati, senza paura. Non occorre rinunciare al principio della scuola nella propria madrelingua». Peterlini desidera si punti sull’insegnamento veicolare della seconda ma anche della terza lingua, ossia dell’inglese. E che si preparino docenti ad hoc. «Molti, non laureati in scienze della formazione, vorrebbero insegnare, ma non gli è permesso. Luisa Gnecchi (Pd) da assessore aveva tentato una riforma, ma era stata frenata, non si sa perché, dall’intendenza tedesca». Servirebbero, questi insegnanti veicolari, «anche per l’inglese. Nelle scuole tedesche è una completa catastrofe».
IL CORAGGIO. Conclude Peterlini: «Occorrono esperimenti più coraggiosi: geografia in L3, storia in L2. Nelle teste dei politici deve entrare che la società è cambiata e soffre molto a vedere la politica che non recepisce le sue richieste. Basta con l’articolo 19 e con la paura di sparire. Quelli erano i timori ai tempi di Magnago e Zelger».
Alto Adige 8-3-11
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venerdì, 04 marzo 2011



Tariffe raddoppiate per i pendolari

RICCARDO VALLETTI
BOLZANO. Più viaggi, meno spendi. Con questo slogan l’assessore provinciale alla mobilità Thomas Widmann, ha presentato ieri l’aggiornamento del tariffario per i trasporti pubblici che entrerà in vigore nel 2012. La spesa però intanto raddoppia, o quasi, proprio per chi è costretto dal lavoro alle percorrenze più lunghe.
Come spiegato negli scenari presentati dallo stesso assessore, infatti, il pendolare bolzanino che lavora a Merano (o meranese che lavora a Bolzano) spende oggi mediamente 256 euro annui. L’anno prossimo ne spenderà 522. Stessa sorte per chi invece viene da Vipiteno, che dagli attuali 388 euro l’anno arriverà a spenderne 640.
La «stangata», ha spiegato l’assessore, si deve al fatto che le tariffe non sono state toccate negli ultimi 15 anni, e solo per effetto dell’inflazione dovrebbero aumentare del 60%. Se si tiene anche in considerazione che le direttive europee prevedono che i costi operativi debbano essere coperti almeno per il 35% dai ricavi delle biglietterie, attualmente solo il 16,5%, il conto è presto fatto: Bolzano si allinea alla media europea e rinuncia alla medaglia di città europea con il trasporto pubblico più economico. Il “più viaggi meno spendi”, si basa sul progressivo abbattimento del costo chilometrico applicato a seconda del numero di chilometri viaggiati. In soldoni: i primi 1000 chilometri costeranno 8 cent l’uno, dal 1001 al 10.000 costeranno 4 cent, da quella soglia fino a 20.000 saranno tariffati a 2 cent, e oltre si viaggerà gratis. La meta però è lungi da venire, perché stando alla geografia in treno o in autobus, il salasso tocca ai pendolari, senza fare distinzioni tra le provenienze. Che arrivino da Merano, Bressanone o Vipiteno si vedranno raddoppiati i costi dell’abbonamento.
I chilometri percorsi in funivia, treno o autobus saranno tutti cumulabili in tutto l’Alto Adige. Il nuovo abbonamento sarà infatti integrato e universale.
Funzionerà come uno skipass, basterà avvicinarlo ai nuovi lettori, di prossima installazione, e l’addebito sarà fatto anche direttamente su conto corrente. Premio di consolazione magro per i pendolari, che con le loro percorrenze settimanali obbligatorie avranno già pagato i viaggi extra del weekend. L’assessore dichiara in questo modo di voler incentivare l’uso del trasporto pubblico anche fuori del semplice andirivieni lavorativo, e prevede la possibilità che le famiglie possano accumulare i chilometri percorsi dai singoli componenti. Da chiarire però rimane se i chilometri dovranno essere conteggiati su un singolo abbonamento, cosa praticamente impossibile a meno che marito e moglie lavorino uno di giorno e uno di notte, o se il totale verrà calcolato sui singoli abbonamenti personali.

Aumenta anche l’abbonamento

BOLZANO. La stangata colpisce anche studenti maggiorenni e i pensionati under 70. Continueranno a viaggiare gratis gli scolari e gli over 70. MA per studenti sopra i 18, apprendisti e persone tra 65 e 70 anni il costo annuo dell’abbonamento “universale” sale da 100 a 150 euro. «L’abbonamento gratis per gli alunni è un investimento per una mobilità sostenibile nel futuro - ha aggiunto Thomas Widmann - se si pensa che nel 2005 erano 11mila i ragazzi che andavano a scuola in autobus e treno e oggi sono diventati ben 51mila». Il nuovo sistema - insiste Widmann - vuole stimolare i pendolari e più in generale i cittadini a spostarsi con il mezzo pubblico anche nel tempo libero.
Alto Adige 4-3-11
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categoria:provincia di bolzano, trasporto gommato
lunedì, 28 febbraio 2011



Trasporti: arriva la tessera multiuso

BOLZANO. Va in discussione questa mattina in giunta provinciale la preannunciata rivoluzione che dovrebbe interessare l’organizzazione del trasporto pubblico urbano ed extraurbano in provincia di Bolzano. Punto essenziale del progetto (che dovrebbe ottenere oggi il via libera dall’esecutivo) è l’istituzione del nuovo abbonamento unico per il servizio di trasporto pubblico locale. Il progetto è stato curato dall’assessore provinciale competente Thoams Widmann ed è considerato pratico e vantaggioso anche dal presidente Luis Durnwalder che si è già detto entusiasta. Si tratta dunque di un passo che assessore e presidente considerano importante nell’ammodernamento della mobilità locale, dopo il potenziamento dell’offerta ed il miglioramento della qualità. «Tutti i cittadini avranno nel portafogli la nuova tessera-chip che permetterà di viaggiare su tutti i mezzi pubblici in provincia - anticipa l’assessore Thomas Widmann - e l’utente saprà che più utilizzerà i mezzi pubblici più scenderà il costo dei singoli mezzi utilizzati». Insomma il nuovo abbonamento con scheda elettronica avrà il grande vantaggio di essere valido su tutti i mezzi pubblici ed in tutto l’Alto Adige. Basterà appoggiare la tessera sui lettori elettronici per vedersi scalare l’importo della singola corsa senza più dover ricorrere ad abbonamenti da rinnovare anno per anno o mese per mese. Una rivoluzione che non riguarderà solo i pendolari ma tutti i cittadini dell’Alto Adige che potranno anche decidere una volta per tutte se ricaricare la propria tessera al bancomat o indicare all’amministrazione il proprio conto corrente cui gli importi verranno scalati man mano che si utilizzeranno i mezzi di trasporto.
 «L’Alto Adige si sta per dotare di un sistema che ci invidierà anche la Svizzera» ha commentato con entusiasmo ieri sera l’assessore Widmann che si è anche detto certo di ottenere il via libera della giunta già nella seduta di questa mattina. Il nuovo sistema di abbonamento prevederà forme di agevolazioni anche per gli studenti e gli over 70. La rivoluzione dovrebbe penalizzare chi usa i mezzi pubblici solo sporadicamente. Il nuovo sistema dovrebbe entrare a regime a partire dal primo gennaio 2012. (ma.be.)
Alto Adige 28-2-11
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categoria:provincia di bolzano, trasporto gommato
domenica, 27 febbraio 2011



finanziamo la miniarginale, il Comune presenti il progetto

BOLZANO. «C’è sempre la possibilità di sostenere economicamente il Comune per migliorare la viabilità. Ma bisogna, ovviamente, che Bolzano faccia una scaletta delle priorità e presenti i progetti». L’assessore ai lavori pubblici Florian Mussner conferma la disponibilità della Provincia a sostenere il Comune “purché decida su cosa puntare”.
 «Io e i miei tecnici - dice Mussner - in questo momento stiamo lavorando sul prolungamento della variante alla statale 12. Ci siamo presi sei mesi di tempo per mettere a punto un progetto di fattibilità che definisca esattamente il tracciato, l’uscita, i costi. Poi vedremo come si muoverà il Comune».
 L’amministrazione Spagnolli ha respinto al mittente l’offerta del presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder di finanziare il raddoppio dell’arginale, nonostante sia sotto gli occhi di tutti che il tracciato attuale non riesce più a sopportare il fiume di auto che lo percorre ogni giorno e bastano poche gocce di pioggia per paralizzare l’intera viabilità. Il sindaco e la sua giunta puntano sul prolungamento della variante alla statale 12 e sul completamento dell’arginale.
 Si tratta in sostanza di dare attuazione al progetto originario messo a punto dall’urbanistica germanico Winkler. Il sistema arginale prevede infatti di istituire un senso unico sotto la galleria del Virgolo in direzione nord, realizzare un sottopasso a Pié di Virgolo con sbocco in viale Trento, un collegamento diretto all’arginale all’altezza del sottopasso per Santa Gertrude; in Zona, per alleggerire il traffico della rampa che porta in via Resia, è consigliata un’uscita su via Ressel (a fianco del Consorzio agrario, ndr).
 Qualcuno dice che il vicesindaco Klaus Ladinser, che nel precedente mandato aveva la competenza sul traffico, oltre ad essere contrario al raddoppio, freni anche sul completamento dell’arteria, ma l’interessato nega.
 «Sono d’accordo sul completamento dell’arginale: si tratta in sostanza di alcuni aggiustamenti che potrebbero contribuire a migliorare la viabilità nei punti critici. Nulla di risolutivo comunque».
 Il vicesindaco non ha dubbi: il problema del traffico nel capoluogo si affronta con una cura «forte». «Tutti gli studi fatti in questi anni ci hanno portato ad un’unica conclusione: bisogna realizzare il prolungamento della variante alla statale 12 che attualmente si ferma a Maso della Pieve. Dobbiamo arrivare fino a ponte Campiglio. L’altra opera fondamentale è la galleria sotto monte Tondo che dovrebbe captare il traffico che arriva dalla Val Sarentina e da San Genesio per portarlo più o meno all’altezza di Ponte Campiglio, passando per l’areale ferroviario. Allo stato non c’è nulla di preciso ma solo la certezza che è la soluzione migliore».
 Progetti ambiziosi ma anche costosi e che richiedono molto tempo: il raddoppio dell’arginale sarebbe più economico e più rapido.
 «È inutile continuare ad alimentare l’illusione che il raddoppio dell’arginale sia la risposta al problema del traffico: non è così. Sarebbe solo uno spreco di denaro pubblico e i tempi di realizzazione sarebbero comunque lunghi». (an.ma)

Viabilità, non basta la variante della Ss12

BOLZANO. Giovanni Barborini, consigliere di circoscrizione a Oltrisarco (Udc) interviene sul tema della viabilità. «Diversamente dalla presidente del consiglio di quartiere penso che sulla viabilità ci sia bisogno di intervenire evitando che la situazione di collasso dell’attuale arginale ricada anche su via Claudia Augusta. Da tempo nelle ore di punta il traffico verso sud sceglie strade alternative nei quartieri. Questo tema viene sicuramente prima di tutti i lavori per la costruzione del tunnel della ss12 da Maso della Pieve a Campiglio. Temo che i tempi lunghi prospettati per la sua realizzazione ricadano anche su Oltrisarco e sulla città. Sono tra coloro che pensano di verificare anche soluzioni parallele e non condivido la chiusura del Comune sulla disponibilità di ragionare con la Provincia sulla ss12 in tunnel e su altre strutture per migliorare la viabilità a Bolzano. Non sono un tecnico però ritengo utile approfondire in Comune e con la Provincia come utilizzare gli stanziamenti proposti. Oltrisarco-Aslago è diviso dall’autostrada e non credo che nei prossimi 20 anni sia pensabile un cambio di tracciato. Nel frattempo si dovranno trovare dei provvedimenti alternativi».
 Nei giorni scorsi aveva difeso invece la posizione del sindaco Luigi Spagnolli sul no all’arginale il presidente di Oltrisarco Wally Rungger (Verdi): «Il nostro rione è già oberato da pm10 e ossidi di azoto. Il raddoppio non solo ostacolerebbe lo sviluppo verde previsto nel masterplan, ma andrebbe a ricadere sui residenti del rione».
Alto Adige 27-2-11

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mercoledì, 23 febbraio 2011



Treni: nuove stazioni

Esempio per la Bassa Atesina?

ALDO DE PELLEGRIN
BRUNICO. Quasi al completo, gli amministratori dei Comuni della Val Pusteria che si affacciano sulla rinnovata linea ferroviaria hanno preso parte ieri a Brunico all’incontro con l’assessore provinciale alla mobilità Thomas Widmann il quale, su invito dell’associazione degli amici altoatesini della ferrovia, ha tracciato un bilancio di quanto finora è stato fatto sia a livello di trasporto ferroviario provinciale come anche di mobilità pubblica su gomma, ovviamente con particolare riguardo alla linea ferroviaria della Pusteria, agli obbiettivi già raggiunti e ai progetti futuri.
 CADENZAMENTO ORARIO. Il cadenzamento alla mezz’ora, o al più tardi all’ora è ormai una realtà per tutti i principali nodi ferroviari altoatesini. In Val Pusteria il cadenzamento alla mezz’ora vale ormai per Brunico e tutte le stazioni mentre il collegamento con Bolzano è pressocchè orario.
 TRENI E STAZIONI. Tutte le stazioni avute da Trenitalia sono state rinnovate con il rialzo dei marciapiedi e l’accesso in piano ai treni. Nuove sono le stazioni di Perca, Valdaora e la fermata di San Lorenzo di Sebato. In previsione vi sono le fermate di Naz Sciaves, San Sigismondo, Brunico ospedale, Versciaco, quest’ultima per l’agganciamento agli impianti sciistici di Monte Elmo, e San Candido con il rinnovo ed il possibile spostamento verso la zona pedonale.
 KORRIDORZÜGE. I Korridorzüge, i treni austriaci che collegano Lienz a Innsbruck, verranno progressivamente aboliti e sostituiti con i nuovi collegamenti ferroviari della Provincia autonoma, sia sulla tratta Innsbruck - Trento che su quella Bressanone - Lienz, per cui nel prossimo futuro saranno acquistati almeno cinque nuovi convogli.
 BUS, TRENO E BICI. Già a partire da Pasqua 2011 verranno introdotti e progressivamente potenziati i nuovi abbonamenti settimanali, per tre giorni o giornalieri, che comprendono il noleggio di biciclette normali o elettriche con la possibilità di restituirle ovunque e gli spostamenti in treno o autobus o combinati sul territorio provinciale, compreso il trasporto delle biciclette che, con carenza di spazi sui convogli, sarà garantito da trasporti stradali.
 BRUNICO OSPEDALE. La fermata di Brunico ospedale sarà realizzata prioritariamente non appena l’amministratore delegato di Trenitalia Moretti darà il suo ok. Per l’assessore Widmann invece, il nodo del passaggio a livello di via A. Hofer a Brunico sarà risolvibile solo con il miglioramento dei coordinamenti tecnici allo stesso passaggio a livello. L’assessore scarta anche la possibilità di un abbassamento della linea ferroviaria con sovrappasso stradale per i costi e le enormi pendenze che ne deriverebbero per il treno: «Comunque i nostri tecnici torneranno a valutare le possibilità - ha affermato Widmann - anche se le pendenze rappresentano davvero un grosso problema. Del resto io penso che la circonvallazione esistente offra alternative possibili e che il futuro verso il quale ci si deve indirizzare sia quello di tenere l’auto privata quanto più possibile al di fuori dei centri abitati».

Alto Adige 23-2-11
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mercoledì, 23 febbraio 2011



Durnwalder al Comune: «Bolzano ha bisogno subito di nuovi progetti»

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Nel corso del 2011 la Provincia spenderà 337 milioni in tutto l’Alto Adige per costruire nuove opere pubbliche. Il presidente Durnwalder ne approfitta per bacchettare il Comune: «Bolzano deve darsi una mossa, sulla mia scrivania non arrivano progetti».
 «Nel 2011 finanzieremo con altri 44 milioni il nuovo ospedale che alla fine ci sarà costato la bellezza di 450 milioni. Andremo a costruire il nuovo liceo Carducci. Ristruttureremo il centro di riabilitazione di via Fago. Amplieremo la scuola professionale per le professioni sociali “Arendt” e porteremo a termine il nuovo inceneritore. Poi arriverà il Polo tecnologico (all’ex Alumix), la variante alla statale 12 in galleria (tra Maso della Pieve e Cardano) e spero anche il Polo bibliotecario (ex Longon)».
 Ma Durnwalder è convinto che Bolzano potrebbe avere di più se solo il Comune si desse una mossa. «Nuove scuole, nuove strade, nuove varianti, nuovi impianti sportivi».
 A sentire il sindaco Spagnolli vicolo Gumer è una fucina di progettualità. A sentire Durnwalder la questione sta altrimenti. Presidente, 337 milioni da spendere in tutto l’Alto Adige sono tantissimi, non è che Bolzano rischia di uscirne penalizzata ancora una volta?
 «Non voglio fare alcuna differenza tra Bolzano e la provincia e questa storia che la città è sfavorita rispetto a quel che le sta intorno deve finire. Vi dirò di più. Per me il capoluogo andrebbe favorito ma non è colpa mia se mancano i progetti. Posso anche stanziare fondi ma se poi il Comune non si dà una mossa e non avanza proposte concrete non potete dare la colpa a noi!». Due esempi per tutti: scuola e strade. «Prendiamo il capitolo scuola. Mi risulta che la Provincia abbia approvato progetti per Bolzano per una somma totale che tocca i 14 milioni di euro. Ma tutto è fermo perchè i progetti non sono stati mai presentati. Mi sembra che si siano spesi si e no 900 mila euro». Altra cosa le strade. «Continuo a dire che noi abbiamo già pagato in parte, anticipando 10 milioni, il raddoppio dell’Arginale - che secondo me va fatto - ma se il Comune continua a spiegarci che non serve cosa ci devo fare?». Il pensiero del presidente è limpido: non è lui che penalizza Bolzano, è Bolzano che si dà la zappa sui piedi. Altra cosa gli impianti sportivi. «Noi avevamo dato la disponibilità per finanziare il nuovo stadio Druso»... ma il sindaco ha sempre detto che lo stadio sta meglio fuori città.
 Comunque sia in tutto l’Alto Adige il settore delle costruzioni si sta riprendendo. Sia Durnwalder che l’assessore ai lavori pubblici Florian Mussner spiegano come nell’ottobre 2010 si sua interrotto per la prima volta il trend negativo. Secondo le stime fatte dall’Ire della Camera di commercio ci si dovrebbe attendere una crescita compresa fra lo 0,5 e l’1,5%. Lo confermano anche i dati riferiti alle licenze per costruzioni che nel 2010 hanno toccato quota 2.536 facendo registrare un incremento del 32,3 per cento (+610) rispetto al 2009. Nonostante l’applicazione del nuovo codice degli appalti (introdotto a livello nazionale il 25 novembre 2009) il Dipartimento lavori pubblici ha trovato il modo per fare il possibile anche se l’intenzione è sempre quella di istituire un servizio centrale di consulenza in materia di appalti per Comuni ed enti pubblici per garantire l’applicazione di procedure unitarie.

Alto Adige 23-2-11
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martedì, 22 febbraio 2011



Petizione contro gli idrocarburi

BRUNO CANALI
 LAIVES. Come stabilito all’unanimità dal consiglio comunale, l’assessore Sara Endrizzi ha scritto alla Bls una lettera per comunicare la contrarietà ad ospitare, in zona Vurza, un deposito di idrocarburi.
 La giunta provinciale però ha deciso di ignorare la richiesta e contro il progetto parte una petizione di La civica. Il deposito di idrocarburi in questione è quello che la Petrolvilla Bortolotti vorrebbe realizzare nella zona produttiva Vurza, a nord di Pineta. È lo stesso progetto già avanzato in passato, solo che rispetto ad allora, vista l’opposizione del Comune di Laives, il deposito è stato spostato completamente all’interno dell’area produttiva Vurza di pertinenza provinciale.
 Il 26 gennaio il consiglio comunale di Laives aveva approvato all’unanimità un ordine del giorno contrario l progetto caldeggiato dalla Bls, dando mandato all’assessore Endrizzi di comunicarlo all’ente, cosa che ha fatto il giorno dopo. Tempo un paio di settimane e la giunta provinciale invece ha dato via libera all’insediamento del deposito, accantonando i dubbi e le contrarietà del Comune.
 «Vista la situazione - dichiara il consigliere della lista “La Civica”, Franco Magagna - noi iniziamo immediatamente con una raccolta di firme contro questa eventualità. I dubbi sono stati espressi in consiglio comunale, sia per quanto riguarda i rischi ambientali di una presenza del genere, sia per i riflessi che avrebbe sul traffico pesante. Via San Giacomo in particolare subirebbe un impatto negativo per il via vai di autocisterne».
 L’escamotage che consente alla Provincia di proseguire senza problemi con l’insediamento del deposito di idrocarburi è semplice: avendolo previsto interamente sull’area produttiva di sua competenza, al Comune non rimangono strumenti per impedirlo e anche eventuali ricorsi hanno scarse possibilità di successo.
 Tranquillizza Manuela Defant, direttore della Bls: «Prima di tutto il deposito sarà 14 volte più piccolo di quello attualmente esistente ai Piani di Bolzano. In secondo luogo corrisponderà a tutte le più moderne e severe normative in fatto di sicurezza. Ospiterà quasi esclusivamente gasolio e anche il flusso di veicoli sarà limitato».
Alto Adige 22-2-11
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categoria:comune di laives, provincia di bolzano, antiinquinamento
martedì, 22 febbraio 2011



La giunta: in Alto Adige niente centrali eoliche

BOLZANO. Stop all’energia eolica. Con un’unica eccezione: la zona del Brennero. I due impianti, già esistenti a Malles, dovranno essere smantellati entro cinque anni. È la linea, adottata ieri dalla giunta provinciale, che ha dichiarato l’Alto Adige terra libera dall’energia eolica. Questa la spiegazione del presidente della Provincia Luis Durnwalder: «Lo sviluppo della tecnologia necessaria per produrre energia eolica rischia di avere un impatto troppo forte sul paesaggio». Unica possibile eccezione, ma con un progetto da autorizzare, il parco eolico al Brennero che dovrebbe nascere dalla collaborazione tra Leitner e Ae. «Il parco eolico al Brennero - ha affermato Durnwalder - rientra nel più ampio programma del cosiddetto Corridoio verde previsto lungo l’asse del Brennero, che combina le energie rinnovabili con il trasferimento del traffico dalla strada alla rotaia». Inoltre si sviluppa su una superficie relativamente piccola, non sarebbe eccessivamente impattante e risulterebbe accessibile grazie a una strada militare già esistente. In val d’Isarco, nelle intenzioni della Provincia, sarà concentrato ogni sforzo per il potenziamento della produzione di energia pulita. Il parco eolico del Brennero si affianca infatti ad altre infrastrutture “verdi”, compresi la produzione di idrogeno per alimentare i veicoli e il progetto del tunnel ferroviario del Brennero. Una deroga transitoria è prevista invece per i due impianti eolici già esistenti a Malles, «Ci sono già stati investimenti cospicui e non vogliamo mettere i gestori davanti al fatto compiuto: avranno cinque anni di tempo per ammortizzare gli investimenti. Poi gli impianti dovranno essere smontati».
Alto Adige 22-2-11
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categoria:provincia di bolzano, ecoenergia
martedì, 22 febbraio 2011

    

La Provincia: subito la doppia arginale

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Raddoppio dell’Arginale: gli automobilisti bolzanini lo pretendono, il presidente Durnwalder ha più volte dichiarato di essere pronto a finanziarlo, l’assessore provinciale ai lavori pubblici Mussner sostiene che è fattibile in tempi piuttosto rapidi, ma al sindaco Spagnolli tutto ciò non interessa: pensa solo alla variante in galleria per la Ss12, mentre l’assessore comunale alla mobilità Peintner Kofler, candidamente, osa ammettere: «Raddoppio dell’arginale? In questa legislatura non ne abbiamo mai parlato».
 Ora a chiedere ragione dell’incomprensibile atteggiamento da parte dell’esecutivo municipale è l’ex assessore comunale ai Lavori pubblici nonché attuale assessore provinciale alle finanze, Roberto Bizzo. «Ostinarsi a non voler realizzare il raddoppio dell’Arginale mi pare una follia», taglia corto l’assessore del Pd. «L’accordo politico fra Comune e Provincia esiste dal lontano 2004, quando il sindaco era Salghetti. Il progetto non solo esiste, ma è stato approvato in pratica a tutti i livelli tecnici. Il finanziamento era già stato garantito e ora lo si è ribadito. Lo dico come assessore ma soprattutto come bolzanino che ama la sua città: la giunta comunale deve ripensarci e ritirare fuori il progetto dal cassetto. Così non si può più andare avanti».
 Non si muove sull’onda delle emozioni, l’assessore Bizzo. Non re-agisce solo adesso, a seguito dell’orrendo caos generatosi settimana scorsa sull’Arginale per via di una chiusura non prevista presso la galleria del Virgolo. L’assessore sponsorizza il raddoppio da diversi anni. «Perché non lo si è realizzato? Chiedetelo a quelli che sono venuti dopo di noi», attacca senza mezze misure. «Era tutto bell’e pronto. Il progetto (elaborato dai tecnici comunali Daloli, Begher, Moroder e Berantelli, ndr), aveva superato l’esame delle commissioni municipali preposte». Non solo: aveva ricevuto il placet anche da parte dei Bacini montani, dell’A22, del Comitato tecnico provinciale, dell’Anas e quant’altro. «E anche il finanziamento era stato garantito: la Provincia aveva proposto al Comune, che si era detto d’accordo, di cedere l’area di via Alto Adige. In cambio, la Provincia si era impegnata a finanziare il raddoppio». Poi ci furono le elezioni, e non se ne fece più nulla.
 In effetti, ricorda l’assessore provinciale ai lavori pubblici Mussner, «il Comune si era anche attivato a Roma, presso l’Anas. Insomma, c’era qualcosa di molto concreto. Per il momento, i tecnici provinciali stanno elaborando lo studio di fattibilità per la variante in galleria della Ss12. Per quanto riguarda la variante di Monte Tondo o quella lungo il Talvera, si vedrà in futuro. Per l’Arginale, invece, il discorso si potrebbe benissimo riprendere».
 Il perché viene spiegato da Bizzo. «Si ostinano a dire: per ora lavoriamo alla Ss12, ma è un discorso che non sta in piedi. Raddoppio dell’Arginale e variante in galleria alla Ss12 sono complementari, in tutti i sensi. Servono entrambe a risolvere il problema traffico, ma stiamo parlando di due piani distinti: non c’entrano nulla l’uno con l’altro. L’Arginale serve a far defluire in fretta il traffico dall’interno della città direttamente verso MeBo e A22. La variante Ss12 serve a non far entrare il traffico extracittadino. Serve a non far entrare a Bolzano le auto che provengono da Sud, convogliandole direttamente a Nord del capoluogo».
 L’assessore Bizzo non comprende come si possano confondere i due piani, non solo tecnicamente, ma anche in termini di tempistica di realizzazione. «Sappiamo benissimo tutti quanti - dichiara - che per la variante in galleria, per quanto si cerchi di accelerare i tempi, a causa della complessità di realizzazione serviranno dieci anni. Il raddoppio dell’Arginale, invece, è tutta un’altra questione: quello si fa subito. In due anni è pronto». Perché, ribadisce, la volontà e il piano per finanziarlo ci sono già.
 «Il Comune cambi idea: ceda l’area di via Alto Adige, che non per nulla, essendo di proprietà comunale, è l’unica a non essere ancora stata edificata, e questo la dice lunga... La cedano. In cambio finanzieremo il raddoppio. O potremmo pensare anche ad altri metodi di finanziamento. Non importa come, ma il raddoppio serve. Subito».
Alto adige 22-2-11
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categoria:provincia di bolzano, trasporto gommato
mercoledì, 16 febbraio 2011



Programma Agrios: mele pulite con l’eliminazione dei pesticidi

MAGRÈ. Anche quest’anno i frutticoltori dell’Alto Adige sono chiamati a partecipare al cosiddetto Programma Agrios per la produzione frutticola integrata delle mele, proposto e voluto dalla Provincia. Lo scopo è quello di ottenere sempre più una frutta più sana e più pulita, senza alcun residuo di prodotti antiparassitari. Sono anni che gli esperti frutticoli cercano di convincere la base, cioé gli agricoltori, a produrre, soprattutto mele, non solo di alta qualità ma anche sempre più pulite; non utilizzando cioé antiparassitari pesticidi, come si faceva, purtroppo anni orsono.
 Il Programma Agrios quindi punta ad una frutticoltura integrata, nel senso che si possono certo utilizzare contro i parassiti del melo prodotti chimici, ma solamente ed esclusivamente quelli riportati da una particolare tabella. Sono antiparassitari, non nocivi all’uomo e mirati a colpire solamente i funghi e gli insetti dannosi, lasciando indenni altri insetti che aiutano l’agricoltore perché nemici dei parassiti del melo: uno fra tutti la cocinella. Ed è per questo che tale insetto è preso spesso come simbolo di prodotti naturali puliti.
 Proprio in questi giorni, a tutti i soci delle varie Cooperative frutticole della Bassa Atesina, è stato recapitato un modulo che contiene la descrizione succinta del Programma Agrios al quale l’agricoltore deve sottostare. Deve cioé impegnarsi a produrre nella propria azienda la frutta secondo le disposizioni di legge e le direttive Agrios 2011. Autorizza inoltre il controllo qualità all’interno della propria azienda, previo preavviso, e al prelievo di eventuali campioni di frutta per le analisi. Ovviamente se si dovessere infrangere le regole, il rappresentante dell’azienda agricola incorrerebbe in sanzioni previste dalle direttive. Qualora in uno degli appezzamenti fosse necessario l’esecuzione di una pratica colturale non ammessa dalle direttive, il frutticoltore deve assolutamente avvertire la propria cooperativa e disdire presso il Controllo qualità Alto Adige, gli appezzamenti interessati.
 Fra le pratiche colturali ammesse e che hanno avuto un buon risultato, c’è anche la «confusione sessuale» per combattere il parassita della carpocapsa del melo e la tignola della vite. Anziché impiegare parassiti chimici dannosi per l’uomo, da qualche anno si utilizzano degli emanatori di ferormoni che, al momento della riproduzione, confondono il maschio che non riesce a trovare la partner. L’accoppiamento non avviene e così la frutta è salva. (b.t.)
Alto Adige 16-2-11
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categoria:salute, conca atesina, provincia di bolzano
domenica, 13 febbraio 2011



Rinnovo patenti: l’Asl toglie i certificati a pagamento


BOLZANO. Buone notizie per chi deve rinnovare la patente A e B: il direttore generale dell’Azienda sanitaria Andreas Fabi ha dato disposizione, fino a chiarimento della materia da parte dei Ministeri competenti, di non richiedere il certificato anamnestico (costo 60 euro). Verrà richiesto invece per ottenere il rilascio delle patenti di tutte le categorie e il rinnovo delle patenti di categoria superiore.
 A sollevare il caso, nei giorni scorsi, Luigi Rubino, segretario provinciale dei medici di medicina generale Fimmg, che aveva denunciato l’errata interpretazione delle norme da parte del Servizio di medicina legale di Bolzano in base alla quale - da poco tempo - era necessario farsi rilasciare dal medico un certificato anamnestico a pagamento. Costo 60 euro. Una somma che andava ad aggiungersi alle normali tasse per il rinnovo del documento di guida. Una spesa in più per le famiglie che di questi tempi devono già fare i conti con continui aumenti ai quali non corrisponde però la crescita degli stipendi. Anzi.
 Rubino, segretario della Fimmg, aveva efefttuato una serie di verifiche nel resto d’Italia giungendo a questa conclusione: «È una direttiva iniqua, perché viene chiesta a tutti coloro che devono rinnovare la patente A e B, mentre la legge parla solo di patenti professionali. Nel resto d’Italia e in Trentino si fa come diciamo noi. L’Alto Adige invece si muove a modo suo, spillando soldi alle persone. Ricordo anche come nel periodo preelettorale l’assessorato avesse disposto il dimezzamento della spesa per il certificato patente, mentre adesso si scarica sui cittadini la spesa di un certificato anamnestico previsto a pagamento anche per categorie che non dovrebbero presentarlo».
 Sulla vicenda che interessa ogni giorno decine di persone che a livello provinciale rinnovano la patente A e B, l’assessore Richard Theiner aveva deciso di intervenire chiedendo al Ministero dei trasporti di dare indicazioni precise.
 «È necessario - aveva scritto Theiner - capire meglio per chi sussiste l’obbligo di certificato dal momento che il suo rilascio comporta un esborso di denaro. Ho più volte sollecitato il Ministero dei trasporti a fare chiarezza per capire se il certificato sia obbligatorio o meno per il semplice rinnovo della patente A e B ma non ci è mai arrivata risposta».
 In attesa dunque di un chiarimento ufficiale, adesso il direttore generale dell’Asl Fabi ha disposto di non richiedere il certificato anamnestico per il semplice rinnovo della patenti di categoria A e B. Nel caso in cui dal Ministero dovessero arrivare indicazioni diverse, l’Asl informerà immediatamente la popolazione.
 Ci si chiede però cosa succederà con coloro che il certificato anamnestico lo hanno dovuto presentare per ottenere il rinnovo della patente: potranno chiedere il rimborso dei 60 euro?
Alto Adige 13-2-11
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categoria:comunicati, provincia di bolzano
venerdì, 11 febbraio 2011



Patenti, Theiner chiede chiarezza

BOLZANO. Luigi Rubino (medici di base Fimmg) spiega che diversamente dal resto d’Italia un’errata interpretazione del Servizio di Medicina legale di Bolzano impone a chi rinnova la patente A e B di farsi rilasciare dal medico un certificato anamnestico a pagamento (60 euro), quando servirebbe solo per le patenti professionali.
 L’assessore Richard Theiner sollecita il Ministero dei trasporti a dare indicazioni precise: «Trovo necessario capire meglio per chi sussiste l’obbligo di certificato dal momento che il suo rilascio comporta un esborso di denaro. Ho più volte sollecitato il Ministero dei trasporti a fare chiarezza per capire se il certificato sia obbligatorio o meno per il semplice rinnovo della patente A e B ma non ci è mai arrivata risposta». La legge, infatti non determina, se il certificato sia dovuto anche per il semplice rilascio o il rinnovo della patente A e B. Rubino: «Bravo Theiner».

Alto Adige 11-2-11
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categoria:provincia di bolzano
venerdì, 04 febbraio 2011



La famiglia mistilingue guadagna di più

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. Il reddito degli altoatesini è calato (-1%) a causa della crisi, ciononostante - come evidenziato dall’indagine Istat pubblicata l’altro giorno - le disponibilità economiche sono comunque maggiori che nel resto d’Italia. Chi sta meglio sono le famiglie mistilingue.
 Lo studio dell’Astat su «Reddito, patrimonio e condizioni di vita delle famiglie in Alto Adige 2008-2009», presentato ieri in Provincia dal presidente Luis Durnwalder e dall’assessore Richard Theiner, traccia un quadro del tenore di vita delle famiglie altoatesine, considerando gli aspetti reddituali, le condizioni di vita, le problematiche abitative e patrimoniali. Si tratta della terza rilevazione dopo quelle del 1998 e 2003. 1.100 le famiglie campione intervistate nel 2009 a fronte dei redditi del 2008.
 LE FAMIGLIE. Nel 2008 i nuclei familiari erano 200.667 e per la prima volta le famiglie senza figli (106.362) hanno superato quelle con figli (94.305). Il reddito complessivo di tutte le famiglie (senza sostegni degli enti pubblici) ammontava a 6 miliardi 708,9 milioni di euro; i sostegni pubblici per le famiglie socialmente deboli a 186,8 milioni di euro, di questi hanno beneficiato 51.175 famiglie. Nel 2008 le famiglie altoatesine hanno percepito un reddito netto pari in media a 33.433 euro con una crescita nominale rispetto alle precedenti rilevazioni, ma il valore reale a causa della crisi è in calo (-1%). Il reddito medio pro capite nel 2008 era di 15.381 euro senza sostanziali differenze fra la città e le aree rurali. «Questo - ha detto il presidente Durnwalder - è merito della politica provinciale che ha contribuito a creare posti di lavoro portando servizi primari e secondari ed abitazioni anche in periferia». Il valore medio più alto del reddito pro capite ponderato è stato rilevato nella comunità comprensoriale Oltradige-Bassa Atesina (20.313 euro), quello più basso in Val Venosta (14.513 euro).
 I GRUPPI LINGUISTICI. Un dato interessante: le famiglie mistilingue hanno un reddito diretto mediano più elevato, pari a 36.945 euro. Diecimila euro in più rispetto al gruppo linguistico tedesco (26.460); la differenza aumenta ulteriormente nel raffronto con il gruppo italiano (23.933). Dalla statistica emerge che i redditi più bassi sono appannaggio dei ladini: 20 mila euro. Come si spiegano queste differenze? «Innanzitutto - dice Oswald Lechner, direttore dell’Istituto di ricerca economica della Camera di commercio - col fatto che le famiglie miste in genere hanno più possibilità di trovare lavori ben retribuiti perché parlano correntemente due lingue e vivono a cavallo di due mondi e due culture. Ma c’è anche un altro aspetto: la componente tedesca del nucleo familiare in genere dimostra una più spiccata attitudine per iniziative imprenditoriali che, in linea di massima, garantisce redditi più alti rispetto al lavoro dipendente».
 LE CONDIZIONI DI VITA. Per il 72,2% delle famiglie intervistate la situazione finanziaria nel 2009 è rimasta invariata rispetto all’anno precedente, mentre per il 23% è peggiorata. Un dato quest’ultimo che viene valutato positivamente dall’Astat in considerazione del fatto che l’indagine è stata effettuata a metà del 2009, ovvero nel pieno di una crisi prima finanziaria e poi economica di livello internazionale. Al di là comunque di quelle che sono le valutazioni statistiche, il 24,4% delle famiglie sostiene di avere difficoltà ad arrivare a fine mese. Esistono forti differenze a seconda del tipo di famiglia. La maggiori difficoltà le hanno quelle numerose o, all’estremo opposto, quelle con un unico genitore e figli a carico. Nel novero rientrano anche le famiglie di extracomunitari. Per quanto riguarda in particolare le famiglie numerose, il presidente Durnwalder ha annunciato che si dovrà intervenire a sostegno delle coppie con più figli per garantire loro un buono standard di vita.
 I DEBITI. Nel 2008 il 6,1% delle famiglie altoatesine ha fatto acquisti a rate, solo il 3,3% si è dovuta indebitare per far fronte alle spese correnti. Gli stranieri ricorrono maggiormente ai pagamenti rateali per gli acquisti rispetto agli italiani, mentre non ci sono sostanziali differenze per quanto riguarda la contrazione di debiti. La percentuale di pagamenti rateali è superiore in città (9,6%) rispetto alle zone rurali (3,8%).
 I RISPARMI. Le famiglie altoatesine, sempre stando ai risultati dell’indagine dell’Astat, hanno saputo fronteggiare la crisi abbastanza bene e questo emerge anche dai dati relativi ai risparmi. A fronte di un 45,2% di famiglie che dichiara non essere riuscita a risparmiare neppure un euro nel 2008, c’è un 36,1% che ha risparmiato fino a 5 mila euro, mentre un 12,5% ha accantonato da 5 a 10 mila euro. Il 6,1% più di 10 mila.
 MUTUO E AFFITTO. Il 60,2% delle famiglie è proprietario dell’abitazione in cui vive, il 7,8% ne ha l’usufrutto, il 24,7% è in affitto. Nelle tre comunità comprensoriali di Val Pusteria, Salto-Sciliar e Val Venosta la percentuale di famiglie proprietaria dell’abitazione principale è superiore al 70% mentre a Bolzano la percentuale è del 48,2. Il 16,6% delle famiglie paga mediamente 9.246 euro all’anno per il rimborso del mutuo. Un quarto di queste paga fino a 5 mila euro l’anno e un altro quarto paga importi superiori agli 11.600 euro l’anno per le rate del mutuo. Altro capitolo: l’affitto. Dalla rilevazione emerge che il 25,2% paga in media un canone mensile di 455 euro. Nonostante le spese per l’abitazione siano aumentate, il 72,1% ritiene siano un onere sopportabile, mentre per il 27,9% sono un peso notevole.
Alto Adige 4-2-11
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categoria:provincia di bolzano
mercoledì, 02 febbraio 2011



Lunedì sera incontro per i cittadini sul progetto del polo bibliotecario

 BOLZANO. Nel futuro Polo bibliotecario di Bolzano, che sarà ubicato nell’ex area scolastica “Longon - Pascoli”, troveranno collocazione la Biblioteca provinciale “Tessmann”, la Biblioteca provinciale italiana “Claudia Augusta” e la Biblioteca civica “Cesare Battisti”. Un incontro informativo su tale progetto, aperto a tutta la popolazione, avrà luogo lunedì 7 febbraio, alle ore 19, nell’aula D102 della Lub, l’università di Bolzano in piazza Università (o piazza Sernesi). Allo scopo di informare la popolazione sullo “stato dell’arte”, interverranno il presidente della Provincia, Luis Durnwalder, il sindaco di Bolzano, Luigi Spagnolli e gli assessori Christian Tommasini e Florian Mussner. Giusto ricordare che il progetto prevede due piani interrati e cinque piani fuori terra, l’edificio è articolato in diverse zone ben riconoscibili, riguardo alle funzioni che in esso si devono svolgere e offrono la massima flessibilità. Al piano terra si trovano giornali/caffetteria, informazioni e distribuzione, settore per bambini e ragazzi; nei piani superiori sono previsti fiction, non fiction, sezione locale e magazzino a scaffale aperto; all’ultimo piano si trova l’amministrazione. Nei piani interrati sono situati i magazzini, l’archivio storico, il garage e i locali tecnici.
Alto Adige 2-2-11
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categoria:cultura, provincia di bolzano
mercoledì, 02 febbraio 2011



Case per padri separati offerte dalla Provincia

BOLZANO. La Provincia ha deciso di mettera a disposizione a Bolzano, attraverso l’Ipes, quattro alloggi per padri separati o divorziati: la specifica delibera è stata approvata dalla giunta provinciale su proposta dell’assessore all’Edilizia abitativa Christian Tommasini. La Provincia è il primo ente pubblico in Italia a varare una misura di questo genere. La delibera impegna l’Ipes a individuare quattro minialloggi idonei per la sistemazione di genitori separati o divorziati. «Questi appartamenti, che dovranno sostituire la casa albergo in via Alessandria, sono considerati più idonei ai fabbisogni abitativi delle persone separate e divorziate», spiega Tommasini. Un ragionamento condiviso anche dall’Asdi che aveva accompagnato l’iniziativa. Il presidente dell’Asdi Elia Morato e il direttore Elio Cirimbelli si dichiarano soddisfatti: «Grazie a questa soluzione - spiega Cirimbelli - si avrà una maggior qualità nel rapporto tra padre-figli». La commissione provinciale per le pari opportunità critica invece che questi appartamenti siano riservati esclusivamente agli uomini: «Anche le donne - dicono Ulrike Oberhammer e Patrizia Trincanato - sono colpite da separazioni e divorzi. Per questo chiediamo che gli appartamenti siano a disposizione indipendetemente dal genere e che non sia limitata solo a Bolzano, ma su tutto il territorio».
Alto Adige 2-2-11
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categoria:sociale, provincia di bolzano
sabato, 29 gennaio 2011



Sulla cittadella: non aspetteremo in eterno «Il cantiere entro dicembre»

BRUNO CANALI
LAIVES. Un anno di tempo per iniziare con la costruzione della cittadella, altrimenti Laives dovrà dire addio agli 11 milioni di euro garantiti dalla Provincia. Parola del governatore altoatesino Luis Durnwalder. «Entro la fine del 2011 - ha spiegato ieri il presidente della giunta - il cantiere deve esere stato approntato, altrimenti quel denaro sarà destinato ad altre finalità. L’Fc Alto Adige non può aspettare in eterno».
Una delegazione della lista di maggioranza “La civica”, ha fatto vista a Durnwalder per sentirsi confermare che il presidente è comunque intenzionato a rispettare l’autonomia dei comuni.
“Durnwalder ci ha anche detto che siamo molto combattivi - afferma il consigliere della la civica, Franco Magagna - e del resto noi crediamo nel progetto della cittadella, a differenza dei contadini del Bauernbund”.
E qui si innesca la polemica con Florian Pfeifer, presidente del Bauernbund, che l’altro giorno aveva confermato tutta la perplessità della sua categoria in merito alle prospettive che accompagnano il progetto di cittadella in zona Galizia. Perplessità legate alle superfici da espropriare, alla viabilità futura, ai reali costi dell’opera e al centro commerciale che affiancherà lo stadio da calcio per l’Fc Alto Adige.
 “Continuiamo a essere negativamente sorpresi - dicono - per le modalità con cui alcune componenti politiche di Laives affrontano il tema della cittadella, progetto che fa parte del programma di questa amministrazione comunale”.
Franco Magagna poi ne ha anche per il Bauernbund che a suo parere “non solo non affronta il nodo progettuale della cittadella sul quale tutti, maggioranza ed opposizione, si sono impegnati nella ricerca delle soluzioni migliori, ma ritiene di potersi prendere anche la libertà di mettere in campo puerili provocazioni politiche. Quando il presidente del Bauernbund afferma, rivolto a La civica, che se il consigliere Magagna vuole la crisi faccia pure, riteniamo che sbagli due volte. Il primo errore è strettamente politico perchè riteniamo indecente che un partito di maggioranza (non certo noi) crei i presupposti per una crisi, ben sapendo i riflessi negativi che avrebbe sul Comune. Il secondo errore è che alle critiche il Bauernbund non aggiunge proposte, credendo con supponenza - come alcuni componenti dei commercianti, non certo tutti - che questa sia la strada per tutelare i propri interessi”.
Franco Magagna quindi ribadisce che i terreni agricoli interessati dalla cittadella sarebbero tutt’altro che pregiati, come emerso anche dai recenti carotaggi e che invece la cittadella porterete una valorizzazione del territorio. Un riferimento viene fatto anche alle recenti parole del vice presidente provinciale Christian Tomamsini, che ha ventilato la possibilità di trasferire proprio alla cittadella il liceo sportivo “Toniolo”, ora a Bolzano
“Senza lo stadio - conclude magagna - null’altro verrebbe realizzato lì; né lido e né biotopo. Rimarrebbe solo campagna e poco pregiata e significherebbe un ristagno per Laives se non addirittura una recessione. Se i contadini si sentono così estranei al progredire della città, farebbero bene a cambiare leadership o farsi da parte”.
Intanto si profila anche uno scenario alternativo e in tal senso ha già chiesto chiarimenti il consigliere grillino Paolo Castelli, promotore del referendum contro la cittadella. «Finora - dice Castelli - nella documentazione comunale dove si parlava di cittadella si aggiungeva che era un’area di interesse comunale. Da ultimo ho rintracciato una delibera dove invece si parla di zona di interesse sovracomunale e non vorrei che fosse un’escamotage per vanificare il referendum».
Alto Adige 29-1-11
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categoria:comune di laives, provincia di bolzano, cittadella sport
giovedì, 27 gennaio 2011



Amianto, segnalazioni all’Appa

BOLZANO. Nella caccia all’amianto deteriorato l’Agenzia Provinciale per l’Ambiente adesso chiede aiuto ai cittadini. Dopo la mappatura con il cannocchiale e l’avviata collaborazione con il Consorzio dei Comuni per passare ad analisi più approfondite dei tetti, ora chiunque potrà inviare una segnalazione sospetta all’Appa e ricevere risposta sulla presunta pericolosità del materiale.
 In caso di dubbi sarà sufficiente, infatti, spedire una fotografia digitale all’indirizzo paolo.battisti@provincia.bz.it.
 L’operazione, in realtà, rientra in un più ampio processo di mappatura globale. «Abbiamo passato ai Comuni - specifica Luigi Minach - i primi dati sulle coperture ritenute potenzialmente pericolose, ma rilevate con una semplice visione dall’alto. Ora, infatti, è necessario passare ad analisi più approfondite che possono avvenire solo tramite sopralluoghi specifici in cui ci aiuteranno gli uffici igiene comunali. Nel concreto, infatti, alcuni tetti potrebbero non essere di amianto come lascia intendere la fotografia dall’alto».
 In tutto questo, però, come possono essere d’aiuto le segnalazioni dei cittadini? «L’amianto - conclude Minach - non un materiale che troviamo solo sulle coperture, ma può essere presente pure sui balconi, nei pannelli termoisolanti, addirittura in alcuni pavimenti. Ecco, in questi casi una foto può essere molto utile. Poi, logico, il discorso è lo stesso per chi ha sospetti su qualche tetto nelle vicinanze». Insomma, in caso di dubbi di coperture in amianto deteriorato che possono sprigionare le pericolisissime fibre, meglio informare subito i tecnici. Sulla questione, intanto, è intervenuto il presidente della Circoscrizione Europa-Novacella Carlo Visigalli. Via Rovigo, infatti, è tra le zone più soggette al rischio date le tante coperture in eternit ancora presenti. «Nella zona i dati sono stati già passati agli uffici comunali che ora si interesseranno di effettuare delle verifiche sul posto». Alcune misure, però, sono già state adottate: «Stiamo sensibilizzando gli amministratori condominiali in modo che propongano ai condomini la sostituzione dei tetti. A lavoro di mappatura concluso, comunque, il Comune imporrà la completa bonifica nei siti vicini a zone sensibili come le scuole o i parchi».
Alto Adige 27-1-11
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sabato, 22 gennaio 2011




ALTO ADIGE - GIOVEDÌ, 20 GENNAIO 2011

Durnwalder: «Più aiuti all’FC se sale in B»
Il presidente: «Dalla Provincia l’Alto Adige riceve 260mila euro. Di più non possiamo dare»
MATTEO IGINI

 BOLZANO. «Dalla Provincia l’Fc Alto Adige riceve 260000 euro di contributi. Non è un granché, lo so, ma di più non possiamo dare, altrimenti andremmo a decurtare i contributi che assegniamo a tutte le altre realtà sportive. Se va in B, però, ne possiamo parlare». Parole di Luis Durnwalder.
 I tifosi biancorossi, dunque, continuano a sognare (un sogno che sembra destinato a non diventare realtà) l’arrivo di un centravanti dal nome, e dai numeri, importanti. La squadra ne ha bisogno come il pane, ma la società di via Cadorna, guidata da patròn Walter Baumgartner, è ferma, immobile sul mercato: un immobilismo dettato dal budget limitato a disposizione del direttore sportivo Luca Piazzi, che al massimo può fare qualche ritocchino per rimpolpare la rosa a disposizione di mister Sebastiani. Ma un “pezzo da novanta”, ammesso che si riesca ancora a trovare sulla piazza, non arriverà, questo pare sia quasi sicuro.
 Da “mamma Provincia”, dunque, non arriva nessun aiuto extra, che garantirebbe alla squadra di fare un bel salto di qualità, dopo le ultime opache, ma comunque non allarmanti, prestazioni.
 Lo scenario, però, potrebbe cambiare a una condizione: la promozione in serie B. D’accordo, si parla di fantacalcio, ma se in futuro riuscisse il grande salto la Provincia investirebbe maggiormente nell’Alto Adige?
 «Se veramente riuscisse a centrare la promozione allora si potrebbe investire maggiormente - commenta il presidente della Provincia - soprattutto sulle ali dell’entusiasmo per il grande traguardo tagliato. Ma penso che non si corra questo “pericolo”».
 Per il momento, però, non arriva nessun aiuto. «Già con la promozione in Prima Divisione i contributi versati all’Alto Adige sono saliti da 170mila a 260mila euro: di più non possiamo fare. I soldi diminuiscono e i contributi per le realtà sportive sono calati del 6%. Non possiamo tagliare agli altri per privilegiare l’Alto Adige. Poi bisogna sempre considerare anche gli 11 milioni stanziati dalla Provincia per la cittadella dello sport di Laives. In ogni caso bisogna vedere se il progetto va avanti...».
 Ha qualche timore che tutto si risolva in una bolla di sapone?
 «Fino a quando Laives non dice di no, quella resta la soluzione ideale, visto che è stata approvata anche una legge. Se ci fosse un dietrofront di Laives gli 11 milioni resterebbero comunque a disposizione per il progetto, ma a quel punto si dovrebbe trovare un’alternativa».
 Che potrebbe essere?
 «Direi Bolzano».
 Il “Druso” quindi...
 «Certo, si potrebbe ampliare l’impianto, creare un parcheggio interrato, ma di questo non si è ancora parlato. Lo faremo solo nel caso sfumasse l’opzione cittadella dello sport di Laives».
 La Provincia ha chiuso i rubinetti anche per quanto riguarda i ritiri: lo scorso anno solo la Germania non è stata colpita da questa “doccia fredda”.
 «E in precedenza anche per il ritiro dell’Inter a Riscone c’erano stati dei contributi provinciali».
 Perché prima l’Alto Adige era la culla dei ritiri e ora c’è questa inversione di tendenza, con i club che si preparano più in Trentino che da noi?
 «Il motivo è presto detto. La nazionale tedesca e la squadra nerazzurra hanno un certo peso, ci danno delle garanzie. La loro presenza è strettamente collegata all’arrivo nella nostra terra di turisti e tifosi e al ritorno di immagine. E per questo la nostra è una strategia di mercato importante. Altre squadre, invece, non ci garantiscono altrettanto in termine di promozione. Se i Comuni vogliono ospitare qualche ritiro se lo devono pagare. Noi mettiamo a disposizione gratuitamente solo gli impianti. E’ stato fatto così con la Roma, la Fiorentina, il Brescia e via dicendo. Il Trentino, invece, ha deciso di puntare tantissimo sui ritiri».
 Come mai avete preso questa decisione?
 «Altrimenti tutte le squadre vogliono venire qui in Alto Adige, sfruttando il fatto che paghiamo tutto noi». Spese senza ritorno, dunque. Il Trentino, invece, l’ha presa diversamente. Ha iniziato ad accogliere a braccia aperte squadre come la Juventus, presente a Pinzolo dal 2006 fino all’estate scorsa. Ora le “zebrette” hanno passato il testimone all’Inter, che preparerà la prossima stagione proprio in quella Val Rendena che fino a poco tempo fa era una valle bianconera.
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martedì, 18 gennaio 2011



Tra le novità Dia e Puc sovracomunali

BOLZANO. La riforma sulle aree produttive è inserita in quella più generale della legge urbanistica. Ieri la giunta provinciale ha iniziato a discutere del testo predisposto dall’assessore competente all’urbanistica Michl Laimer. Per i prossimi due-tre mesi, la giunta dedicherà una parte di ogni seduta al ddl, che dovrebbe essere pronto prima dell’estate.
 Nella sua seduta di ieri la giunta provinciale di Bolzano ha avviato la discussione sulla legge provinciale di riforma del settore urbanistico. Ridurre tempi e burocrazia senza però aprire le porte alla speculazione, l’obiettivo che si è fissato l’esecutivo.
 «Si tratta di una riforma sostanziale», ha detto il presidente della giunta Luis Durnwalder. Semplificazione delle procedure, accelerazione nell’assegnazione delle aree, adeguamento del Puc alle esigenze dei cittadini: sono alcuni degli obiettivi di fondo di un disegno di legge che impegnerà la giunta almeno fino all’estate. «Alla riforma - spiega infatti Durnwalder - che presenta modifiche procedurali ma anche di contenuto, la giunta dedicherà una parte di ogni seduta per i prossimi due-tre mesi: contiamo di poter presentare il testo al consiglio provinciale prima dell’estate».
 Il quadro normativo del settore urbanistico sarà aggiornato e reso più omogeneo anche con il coinvolgimento delle parti interessate. Si punta a ridurre la burocrazia e accelerare le procedure, come ad esempio nell’assegnazione di aree. Ma non è questa l’unica novità inserita nella riforma. Gli interventi prospettati secondo l’impianto dell’assessore Michl Laimer, e che verranno ora approfonditi, riguardano tra l’altro l’introduzione della Dia (dichiarazione di inizio attività) in sostituzione della richiesta di concessione edilizia, il cambio di destinazione da verde boschivo a verde agricolo, le modifiche del Puc (se non sostanziali, potrebbe essere sufficiente l’ok della giunta comunale), l’introduzione di una sorta di Puc “sovracomunale” per le opere che interessano Comuni diversi e che viene elaborato congiuntamente tra gli enti interessati: l’esempio citato da Durnwalder è stato quello di Bolzano e Laives.
 La nuova legge disciplinerà anche il futuro delle strutture alberghiere dismesse che erano state ampliate qualitativamente: attualmente, infatti, solo la cubatura originaria può essere trasformata in edilizia abitativa, mentre quella aggiuntiva viene demolita.
 Si discuterà anche dell’introduzione delle cosiddette “zone miste”, nelle quali potrebbero trovare posto artigiani e imprenditori ma anche servizi e abitazioni. «Ma in questo caso bisogna capire bene se è possibile rispettare tutti gli interessi delle parti in causa senza penalizzare qualcuno», ha chiuso Durnwalder.
Alto Adige 18-1-11
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domenica, 16 gennaio 2011



Test antidroga per 10mila lavoratori

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Ancora pochi giorni e poi scatteranno in tutto l’Alto Adige i test antidroga sul posto di lavoro in tutte le aziende con dipendenti che svolgono mansioni considerate a rischio.
 La prima stima degli esperti parla di diecimila persone che potrebbero essere interessate dalle verifiche a tappeto e che, mai come in questo periodo, farebbero bene a stare alla larga da hashish, marijuana, cocaina ecc. (i controlli verranno effettuati su oppiacei metaboliti, cocaina metaboliti, cannabinoidi, amfetamina/metamfetamina e metadone). Nel mirino della normativa chi conduce veicoli stradali con patente C, D, E, chi guida taxi, personale addetto alla circolazione di treni o navi, autisti di mezzi pubblici, controllori di volo, mulettisti, gruisti, escavatoristi e ancora tutti coloro che lavorano a contatto con gas tossici o fuochi d’artificio. Dal 21 gennaio partono così anche in provincia i controlli sull’uso di droga visto che anche l’Alto Adige ha recepito - buono ultimo - l’accordo Stato-Regioni del 30 ottobre 2007 (Trento l’ha fatto un anno fa) - tralasciando però tutta la parte della normativa sui controlli antialcol.
 Gli accertamenti - precisa una nota dell’Asl - riguardano lavoratori e lavoratrici che svolgono mansioni a rischio e che quindi potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza, l’incolumità e la salute proprie e di terzi: «L’eventuale positività agli accertamenti sanitari, comporterà pesanti conseguenze sia per i lavoratori (che si troveranno a perdere il posto di lavoro o ad avere a che fare con una sua momentanea sospensione) che per i datori di lavoro», chiamati a pagare multe.
 Ma come funzioneranno i controlli? La ditta dovrà comunicare al medico del lavoro competente quanti dipendenti ha in azienda che svolgono mansioni a rischio e poi sarà il medico a decidere i controlli, che avverranno a sorpresa e si baseranno in una prima fase sull’esame delle urine e, solamente successivamente, sull’esame dei capelli. Considerata la delicatezza delle verifiche occorre seguire una procedura scrupolosa per evitare errori medici o metodologici e, nel contempo, garantire la dignità e la riservatezza del lavoratore che rischia di essere penalizzato pesantemente anche per l’uso occasionale di hashish (la più resistente alle analisi anche dopo settimane). Il dipendente dovrà essere informato con un preavviso non superiore ad un giorno. In caso di accertamento di tossicodipendenza il medico informerà il datore di lavoro che provvederà a sospendere il dipendente dalla mansione a rischio e lo invierà ad ulteriori accertamenti presso le strutture sanitarie. In caso di esito positivo anche a questo controllo il lavoratore verrà quindi inviato al Sert per ulteriori accertamenti.
Alto Adige 16-1-11
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sabato, 15 gennaio 2011



E’ IL MOMENTO DI DECIDERE

PAOLO CAMPOSTRINI
La sua vita agra, stretta tra una storia personale senza strappi e alleati che vorrebbero invece strappare sempre, forse sta cambiando: non poteva passare un’altra legislatura senza che Spagnolli facesse quello che in tanti gli stanno chiedendo, aspettare al varco Durnwalder. Per chiedere e poi ottenere. O ancor meglio: per chiedere e non ottenere e poter finalmente dire che la Provincia parla al vento. Che guarda a Bolzano come a uno sciuscià il quale promette di cambiare vita.
Ma poi va a giocarsi l’elemosina ai dadi. Anche in questa occasione Durwalder ha trattato il Comune come fa sempre, da «questione meridionale»: che vuole i soldi ma non li sa spendere. Durwalder ha parlato d’istinto. E istintivamente Bolzano gli ispira brutti pensieri: «Non sono Babbo Natale» non lo direbbe neppure al sindaco di Falzes. A Spagnolli l’ha detto perchè i luoghi comuni, quando si tratta di Svp, sono duri come i sassi e l’Svp coglie in Bolzano una intrusa nella sua storia. Non la governa pienamente, la condiziona a fatica, gli sfugge di mano come un’aspide quando si tratta di istruzione bilingue, monumenti, marce degli Schützen, aree commerciali. E’ una presenza asimmetrica nel nitore del territorio. Questo va detto a difesa del sindaco. Spagnolli sa più di altri che l’Svp cambia lentamente e i rapporti problematici città-provincia non riguardano questa legislatura soltanto. Ma comunque: alla buon’ora. Finalmente una cifra e un paio di progetti; un tavolo concreto su cui chiedere la convergenza di una coalizione municipale labile e nebbiosa per pretendere un’apertura di dialogo con la Provincia.
 Tuttavia, questa accelerazione dialettica avrà senso solo nella misura in cui sarà seguita dal rigore delle proposte. Che passa per due strade: la condivisione in giunta e la selezione. A vederli ora, i progetti sono troppi. E un paio (dalla funivia al tram) sembrano avanzati per obblighi di coalizione nei confronti dei Verdi e dei supporti assessorili movimentisti più che per certezze di piano.
 Bolzano ha bisogno di respirare di più perchè è soffocata da due pesi: l’invecchiamento delle proprie cornici infrastrutturali (arginale, varianti, traffico) e l’assenza di dinamicità nella capacità di espansione urbana (aree, fazzoletti, fabbisogno abitativo, zone commerciali). Per questo è un significativo passo avanti la convergenza di Mussner e del municipio sulla necessità di insistere sulla variante alla Ss12; per la stessa ragione va avviata una riflessione in profondità sull’apertura di Durnwalder nei confronti delle aree verdi a sud di Bolzano come inedite valvole di sfogo del fabbisogno abitativo. Sono due varchi attraverso i quali può passare una vigorosa accelerazione delle energie progettuali del capoluogo ma occorre farlo subito. E giovedì prossimo, giorno di un primo vertice Comune-Provincia, è subito. Nel senso che sarebbe l’occasione per presentarsi con le carte in regola già in questa occasione, lasciando nelle ripartizioni le amenità del masterplan e delle direttrici di legislatura, per concentrarsi sulla pragmatica fattibilità delle opere: sbocchi, ingressi, lunghezze, tempistica e costi.

***
 Bolzano non può permettersi di trascinare Durnwalder in una discussione ideologica, deve semplicemente muoversi sul suo terreno, cogliere questa inedita disponibilità al dialogo e supportarla con la semplificazione delle richieste. Bolzano non ha soldi e la Provincia non ne ha più come in passato: è una condizione che dovrebbe indurre tutte e due le giunte a semplificare le proprie cornici di compatibilità politica e di coalizione. Vanno offerti subito dei risultati ai cittadini. E andrebbe considerata anche la possibilità di una maggiore flessibilità nel cambiare terreno di confronto: Bolzano ha perduto almeno un lustro nel convincersi a cancellare il completamento del piano traffico delineato da Salghetti attraverso il raddoppio dell’arginale, senza avere subito pronta un’alternativa con un passabile grado di fattibilità. Con la conseguenza che tutte le mattine e le sere Bolzano è una città a mobilità limitata alla quale basta la parziale non fruibilità di un ponte per gettare il traffico nel caos dell’immobilità.
 Durnwalder non esclude il raddoppio dell’arginale, questo Comune sì; Durnwalder non ama il tram al contrario del municipio. Ebbene, sarebbe il caso di pensare subito a smussare gli angoli. Di chiedersi se una scelta politica può reggere il peso di un diniego a fronte di una manifesta disponibilità a percorrere terreni finora inesplorati. In sostanza: dopo sette anni persi a decidere cosa vuole essere, Bolzano pretende da chi la amministra una serie di indicazioni chiare. Ma anche un buon grado di coraggio e flessibilità. Se è Durnwalder a violare il tabù del verde agricolo a Bolzano non deve essere Spagnolli il primo a difenderlo.
 Ma l’ultimo.
Alto Adige 15-1-11
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venerdì, 14 gennaio 2011



Noi pronti a finanziare solo le gallerie

... La lista della spesa presentata dal Comune prevede denaro per costruire il tram dell’Oltradige tra Bolzano e Caldaro ed ancora per un tram che passa dentro la città. Soldi che servirebbero anche per la variante alla statale 12, per la galleria sotto Monte Tondo e per la nuova funivia di S. Genesio.
 Presidente, lei cosa ne dice? «Dico che sicuramente la Provincia farà la sua parte ma solo per cofinanziare alcune di queste opere, non per accollarsi tutta la spesa. Prendiamo per esempio la variante alla statale 12 che oggi sbuca a Maso della Pieve. Sono convinto che la prosecuzione della strada in galleria tra San Giacono e Ponte Campiglio sia un’opera necessaria. Vedremo di fare la nostra parte - l’assessore Mussner ha già dato la sua disponibilità in questo senso - ma si tratterà sempre e solo di un cofinanziamento. Stesso discorso vale anche per la galleria sotto Monte Tondo».
 La famosa circonvallazione Est pensata in galleria da 2,5 km per alleggerire ampie zone della città dal traffico della Val Sarentina e di San Genesio che finisce col buttarsi e sfogarsi sul centro città. «Riconosco la necessità per Bolzano di realizzare un’opera del genere ma anche in questo caso noi potremo partecipare in parte alla spesa ma non certo pagarla tutta». Altro capitolo, i due tram. Quello per l’Oltradige e quello che dovrebbe passare per Bolzano. «Allora... per quanto riguarda il tram che dovrebbe collegare Bolzano a Caldaro ne dobbiamo parlare con gli altri Comuni e vedere come uscirne. Il discorso è sfaccettato e complesso. Diversa la questione del tram che passa per Bolzano: è chiaro che se il Comune lo vuole fare se lo dovrà anche pagare. Noi non siamo disposti a cofinanziarlo».
 Presidente se lei dovesse iniziare a potenziare e migliorare la viabilità di Bolzano da dove comincerebbe?
 «Comincerei dal raddoppio dell’Arginale. La strada oggi come oggi è insufficiente».
 Lei quando la percorre?
 «La mattina prestissimo diciamo attorno alle 5 e mezza, quando torno dalla Venosta. A quell’ora è deserta ma so che poco dopo diventa impercorribile. Ecco, credo che vada potenziata. Il raddoppio è indispensabile». (v.f.)
Alto Adige 14-1-11
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lunedì, 10 gennaio 2011



Sezioni bilingui, la scuola dice «sì»

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Una sezione plurilingue sarà istituita in tutte le scuole elementari e medie in lingua italiana dell’Alto Adige. La proposta dell’assessorato piace al mondo della scuola: presidi, esperti e genitori. Si dovranno però superare numerose difficoltà: giuridiche, sindacali e soprattutto organizzative.
 La sperimentazione riguardo al potenziamento dell’apprendimento della seconda e della terza lingua ha dato i suoi buoni frutti, tanto che il prossimo anno dalle scuole elementari verrà esportata anche alle scuole medie. Si partirà a Bolzano, dove i ragazzini della quinta elementare della Manzoni passeranno alla prima media della Foscolo. Ma visti i risultati, certificati anche a livello nazionale e internazionale, con L2 ed L3 potenziate senza andare a scapito delle altre materie e delle altre competenze, ora l’assessorato ha deciso di scoprire le carte. Il vicepresidente della giunta provinciale, Christian Tommasini, ha di recente anticipato: «La nostra intenzione è di portare una sezione plurilingue in ogni istituto elementare entro fine legislatura (ossia entro il 2013, ndr) e altrettanto faremo alle scuole medie nella prossima legislatura».
 I genitori mistilingui si dicono entusiasti, perché da sempre predicano l’elevazione a sistema di una sperimentazione in atto ormai da anni, in molti angoli della provincia. Il mondo della scuola è più cauto, e non nasconde le difficoltà. Ma il giudizio generale pare univoco: sarà dura, ma è l’unica strada possibile, pure se il mondo di lingua tedesca continuerà a esternare freddezza.
 Giulio Clamer, dirigente del Bolzano I: «Ogni sforzo per potenziare l’apprendimento della seconda lingua va bene. Soprattutto, bisogna dare le stesse possibilità di apprendimento a tutti. Alle elementari dal punto di vista organizzativo è più semplice, ma si può lavorare bene anche alle scuole medie». Se Tommasini vuole una sezione in tutte le scuole, Clamer va addirittura oltre: «Il prossimo anno potenzieremo le ore di tedesco in tutte le prime della scuola media Dante, da 5 a 7 ore; un primo passo verso la scuola bilingue. Perché non possiamo permettere che ci siano ragazzi più fortunati e altri meno. Anche perché potrebbero nascere delle classi ghetto». Laura Cocciardi, Bolzano Europa 2: «Per ora non abbiamo classi bilingui, ma da anni stiamo potenziando la seconda lingua». Ivan Eccli, Istituto Pedagogico: «Non è tutto così semplice e automatico, ma se genitori e collegi docenti supportano, si potrà fare, eccome. Nella Bassa Atesina funziona. Certo, non tutti i genitori sono sempre entusiasti e qualche docente teme per la possibile riduzione di posti di lavoro, ma i più sono favorevoli». Tanto più che negli anni si sta evidenziando un fenomeno, verificatosi anche alle Manzoni di Bolzano. Le sezioni plurilingui attirano i figli di mistilingui. Che abbandonano la scuola tedesca, in passato considerata migliore per l’apprendimento della lingua, per iscriversi all’italiana. E in tal modo, spiega Eccli, «aumentando il numero di alunni, i posti di lavoro degli insegnanti italiani si mantengono». Perché i timori, inutile nasconderlo, sussistono. Lo chiarisce Giuliano Gobbetti, delle medie Fermi. «Negli anni Ottanta, quando cominciammo a sperimentare, ci fu ostruzionismo. Finimmo addirittura al Tar, ma vincemmo. Oggi la sensibilità è certo aumentata. Ma chissà se siamo davvero pronti. Però si dovranno convocare gli stati generali della scuola, perché gli ostacoli giuridici, sindacali e didattici da affrontare sono numerosi».
Alto Adige 10-1-11
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domenica, 09 gennaio 2011



«Bolzano vittima di vecchi pregiudizi»

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. «Quello che non si vuol capire in Provincia è che Bolzano è un capoluogo con 100 mila abitanti ed ha esigenze particolari. La conseguenza di questa non considerazione è che Bolzano conta come l’ultimo, e il più piccolo, Comune dell’Alto Adige». Il vicesindaco Klaus Ladinser, stufo di sentir ripetere dal presidente della Provincia Luis Durnwalder che “Bolzano non ha progetti” che “Bolzano è ferma”, nonostante vi sia “la piena disponibilità della Provincia a sostenere e finanziare i progetti”, si sfoga: non gli va di fare la parte di colui che è co-responsabile di questo stato di inerzia.
 «Noi, contrariamente a quanto sostiene Durnwalder, la nostra parte l’abbiamo fatta. Ora tocca alla Provincia muoversi».
 Quali sono i progetti?
 
«Nel precedente mandato, quando avevo la competenza sulla viabilità, il consiglio comunale ha approvato il Piano urbano della mobilità che indica quali sono le priorità in questo settore».
 Quali sono?
 
«La variante alla statale 12, il collegamento con la Val Sarentina passando sotto Monte Tondo. Poi c’è il problema dell’accesso alla nuova cittadella ospedaliera inadeguato rispetto alle esigenze attuali. Va rivisto anche l’ingresso in città attraverso via Vittorio Veneto sempre molto trafficata. Tra i progetti anche il tram dall’Oltradige che risolverebbe i problemi causati dalle migliaia di pendolari che ogni giorno arrivano nel capoluogo. Come si vede i progetti ci sono e Durnwalder lo sa perfettamente. Il problema è un altro».
 Quale?
 
«Che per Bolzano, a quanto pare, non ci sono i soldi».
 Durnwalder ha assicurato che se c’è il progetto della variante alla statale 12 la Provincia lo finanzierà.
 
«Però l’assessore Mussner, a quanto pare, ha già obiettato che non si sa dove dovrebbe sbucare la galleria. Invito i suoi tecnici a scaricare il nostro Piano urbano della mobilità da internet. Non vorrei che sia l’ennesimo pretesto per rinviare l’opera: è indispensabile che quest’anno parta la progettazione della variante alla statale 12. La mia paura è che più si rinvia e più si rischia di dover fare i conti con bilanci provinciali sempre meno ricchi».
 E il tram che fine ha fatto?
 
«Durnwalder ha deciso che non si fa perché è troppo caro e non si farà. Ma non ha proposto qualcosa di alternativo».
 Mentre Bolzano è ferma, in tutti i paesi dell’Alto Adige si sono fatti grossi interventi a livello di infrastrutture stradali. Lei ritiene che il problema sia di tipo etnico?
 
«No. È un problema di mancanza di sensibilità nei confronti del capoluogo che ha molte più esigenze di qualsiasi altro Comune».
 Durnwalder dice che tutti i sindaci che si rivolgono a lui sostengono di avere esigenze particolari.
 
«Sì, ma in quanto capoluogo le abbiamo veramente».
 Cosa propone?
 
«Bisogna definire in maniera diversa il rapporto tra Comune capoluogo e Provincia. Non può essere che dobbiamo fare la fila assieme a tutti gli altri comuni per ottenere quello che ci spetta, per far funzionare una città di 100 mila abitanti».
 Bolzano è il capoluogo, ma le disponibilità finanziarie della Provincia cominciano ad essere inferiori rispetto anche solo a pochi anni fa.
 
«Non è accettabile però che ci siano sempre meno soldi per gli investimenti, perché le spese fisse della Provincia crescono e stanno divorano rapidamente tutto il bilancio».
 Cosa propone?
 
«Devono partire con una riorganizzazione complessiva di tutto il sistema. Parlo del personale ma anche di lavori che vengono esternalizzati: ci sono contratti decennali che andrebbero ridiscussi».
 Qualche esempio?
 
«Il contratto l’ha fatto la Provincia, ma quest’anno il Comune dovrà pagare oltre 100 mila euro per la gestione e il trattamento del biogas che esce dalla discarica di Castl Firmiano chiusa ormai da diversi anni».
Alto Adige 9-1-11
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domenica, 09 gennaio 2011



Sezioni bilingui in tutte le elementari

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. «È ora che la scuola plurilingue esca dalla sperimentazione per elevarsi a sistema». Lo dichiara l’assessore Tommasini, anticipando gli stati generali della scuola che si terranno al termine del 2011. «Entro fine legislatura porteremo una sezione plurilingue in tutte le scuole elementari».
 Dunque, l’esperienza della scuola Manzoni verrà elevata a sistema provinciale, volto al potenziamento della seconda lingua e, possibilmente, anche della terza, ossia dell’inglese. Le scuole elementari Manzoni, partite con la sperimentazione nell’anno scolastico 2006/07, a giugno porteranno i primi alunni plurilingui alla licenza elementare. E il prossimo anno, sempre nell’ambito dello stesso istituto comprensivo, il Bolzano VI diretto da Mirca Passarella, partirà la prima sezione plurilingue, alle medie Foscolo. Proprio coi ragazzini plurilingui della sperimentazione effettuata alle elementari. Il sogno nel cassetto, mica tanto segreto, è di portarli a livello di patentino B alla fine delle medie inferiori. Un obiettivo, teoricamente, da fine delle scuole medie superiori.
 L’esempio delle Manzoni, spiega l’assessore provinciale alla scuola italiana, Christian Tommasini, ha funzionato molto bene. «Soprattutto perché la dirigente e i docenti sono stati coraggiosi, e hanno trovato il supporto dei genitori, indispensabile in questo ambito».
 Anche altre sperimentazioni sono partite o stanno per partire, in quasi tutta la provincia. «Abbiamo fatto una disamina della scuola plurilingue o, per meglio dire, della scuola in cui si insegna non tramite l’immersione, ma servendosi dell’uso veicolare della lingua: il monitoraggio effettuato con strumenti di autovalutazione interna alle scuole e all’intendenza, ma anche esterna, come le prove Invalsi e del Goethe Institut, hanno evidenziato che i progetti funzionano, eccome: L2 viene potenziata, senza andare a scapito delle altre competenze».
 E allora Tommasini, che a inizio legislatura, due anni fa, aveva posto come obiettivo lo sviluppo della scuola plurilingue, adesso vuole allungare il passo. «È ora di accelerare, guardando oltre, anche perché non possiamo permetterci che ci siano scuole di serie A e di serie B. Non possiamo pensare che ci siano genitori che pensano: perché mio figlio non può frequentare la scuola bilingue e il suo amichetto sì?».
 Si partirà dal basso, spiega il vicepresidente della giunta provinciale. «Inizieremo dalla scuola dell’infanzia, dove già oggi si sta lavorando moltissimo. Per i bimbi di 5 anni abbiamo introdotto le lezioni gratuite, il cosiddetto approccio ludico al tedesco. I bimbi di 4 anni pagano, ma soltanto piccole quote. Punteremo ancora di più su questi progetti, come ad esempio quello partito a San Giacomo: “Mami und Papi auf Deutsch spielen”. Oltre ai bimbi si coinvolgono anche gli adulti, per generare una sensazione ancora più spiccata di piacevolezza verso la lingua».
 Il potenziamento, però, avverrà soprattutto alle elementari e alle medie. «Lo anticipo ora, anche se i dettagli verranno elaborati dagli stati generali della scuola soltanto verso la fine del 2011. È ora di dichiarare terminata la fase di sperimentazione. Dobbiamo elevare il potenziamento linguistico a sistema. Non dev’essere più un esperimento, bensì un progetto presente nel Pof, il Piano dell’offerta formativa». I problemi non mancano, perché fino ad ora le sperimentazioni hanno riguardato i tali istituti, con le loro peculiarità. «Il sistema Manzoni, per esempio, funziona benissimo lì, ma non può essere elevato a sistema ovunque, così com’è. È anche una questione di risorse: non si possono coinvolgere e immetterre docenti all’infinito». Si dovrà studiare un sistema globale, declinabile poi nelle varie realtà. «Ma siamo già a buon punto. Per esempio, soltanto qualche settimana fa l’Istituto pedagogico ha pubblicato una serie di importanti materiali didattici dedicati al potenziamento della seconda lingua. Ora possediamo competenze e strumenti per organizzare il tutto a livello sistemico». Detto in altre parole, il singolo istitito non dovrà ripartire da zero, come fatto dalle Manzoni. «Ci saranno a disposizione competenze, personale, materiali didattici».
 L’obiettivo, come detto sopra, è quello di portare una sezione multilingue in tutte le scuole elementari. Questo sarà il primo passo, al quale dovranno aggiungersi gli altri. Nella prossima legislatura, «il nostro impegno sarà di portare una sezione plurilingue anche in tutte le scuole medie di lingua italiana della provincia. In tal modo, nel giro di sette o otto anni, si potrebbe arrivare a risultati importanti».
 A questi sforzi a partire dal basso, ossia già dalle scuole materne, potrebbe poi affiancarsi qualcosa di simile anche alle superiori. «Solo per fare un esempio - spiega Tommasini - nelle ultime settimane si sono evidenziate molte lamentele per la soppressione di un’ora di storia al liceo classico Carducci di Bolzano. Abbiamo subito tranquillizzato docenti e studenti: l’autonomia scolastica permette all’istituto di gestire la situazione, reinserendo in orario quell’ora. Ma a questo punto io farei una proposta, che si potrebbe poi allargare anche alle altre scuole: perché non tenere le lezioni in lingua veicolare?». Perché non prendere due piccioni con una fava? «Si potenzierebbe la conoscenza del tedesco, magari studiando la storia del Novencento, e in subordine la storia locale del ’900, proprio in tedesco». L’assessore Tommasini si dice sicuro: «Considerando il tutto, si arriverebbe alla maturità con le conoscenze per superare il patentino A».

«Pure i genitori facciano la loro parte»

 BOLZANO. «Da sola la scuola non può fare tutto. Servono la convinzione e il coinvolgimento attivo dei genitori. Non basta dire: mando mio figlio alla scuola plurilingue ed è tutto risolto». Lo precisa l’assessore Tommasini, spiegando le sue intenzioni per il prossimo futuro. «Come assessorato, col sostegno dell’intendenza scolastica, dell’Istituto pedagogico e degli stati generali della scuola, che si terranno entro la fine dell’anno in corso e saranno incentrati proprio su questo aspetto, abbiamo intenzione di stipulare una sorta di patto con i cittadini, con la società civile, coi dirigenti e i docenti».
 L’assessore, «ossia la politica», si impegnerà formalmente: «Entro la fine di questa legislatura, ossia nel giro di tre anni, istituiremo almeno una sezione con potenziamento del tedesco e dell’inglese alle scuole elementari. Entro la prossima legislatura, istituiremo almeno una sezione bilingue anche alle scuole medie. Ogni istituto avrà almeno una sezione dove, chi vorrà, potrà iscrivere suo figlio o sua figlia. Ci impegneremo poi a potenziare l’insegnamento ludico della seconda lingua sin dalle scuole materne, e poi introdurremo programmi speciali, naturalmente con il consenso dei singoli istituti, anche alle scuole superiori. Il tutto non dimenticando anche il doposcuola, altrettanto fondamentale. Penso per esempio ai centri giovanili, che dovranno essere sempre più bilinbui: l’esempio è l’ex Pippo».
 Però, trattandosi di un patto, «anche la società civile dovrà fare il suo. In questo tipo di progetti il sostegno delle famiglie è fondamentale. Lo vediamo all’asilo di San Giacomo, dove si insegna il tedesco in maniera ludica. C’è un programma che coinvolge anche i genitori: si gioca assieme, parlando tutti nella seconda lingua. Lo stesso si dovrà realizzare a casa: noi faremo la nostra parte al mattino, a scuola. E pure con le attività extrascolastiche, come teatro, sport e via discorrendo». Ma tutto questo serve a poco se poi a casa i bimbi parlano solo in italiano, giocano solo con amici italiani, guardano la tv in italiano, vanno al cinema solo italiano.
 Occorre una rivoluzione culturale. «I genitori conclude Tommasini - anche grazie ai programmi sperimentali, sono molto più sensibili che non in passato. Per cui ci aspettiamo da loro che facciano la loro parte. Noi la nostra, loro la loro. È l’unica strada per poter diventare davvero bilingui».
Alto Adige 9-1-11
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categoria:cultura, provincia di bolzano
venerdì, 07 gennaio 2011



Alloggi a San Giacomo Grata: già fondata coop con cinquanta famiglie

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Alloggi per il ceto medio a San Giacomo di Laives anziché a Bolzano. La proposta avanzata dall’assessore provinciale Tommasini viene accolta con soddisfazione da Confcoop. Il direttore Grata: «C’è grande interesse, già nata una coop con 50 famiglie».
 «Lo abbiamo proposto da tempo; finora eravamo rimasti inascoltati», racconta il direttore di Confcooperative. «Ovviamente, come precisato dal vicepresidente della giunta provinciale Tommasini e dagli esponenti di maggioranza e opposizione a Laives, si dovrà pensare a un progetto organico. Anche noi non vogliamo creare dormitori o valvole di sfogo. Pensiamo si possano sfruttare ottimamente aree occupate da aziende dismesse o in dismissione, terreni privati con possibilità edificatorie già previste dal Puc di Laives con relative cubature, tipo l’area ex Amonn a San Giacomo. Se i privati acconsentissero, accogliendo il bando provinciale per gli alloggi del ceto medio, una quota parte della volumetria complessiva potrebbe essere realizzata dalle cooperative, un’altra dall’Ipes». Grata sostiene convinto: «Era ora che si cominciasse a pensare secondo schemi nuovi, allargando gli orizzonti normativi. L’idea di ampliare gli spazi di manovra dei bandi di gara destinati al ceto medio anche a Laives è un passo che apprezziamo. L’assessorato adesso si sta dimostrando intraprendente». I bandi, ha anticipato infatti Tommasini, saranno pronti per la fine di gennaio. «Per questo - dice Grata - nei prossimi giorni intensificheremo gli incontri coi tecnici provinciali, per tentar di dare una possibilità alle tantissime famiglie interessate». Secondo Confcoop, infatti, nell’orbita compresa fra Oltrisarco, Maso della Pieve, San Giacomo e Laives ci sarebbero numerose famiglie interessate a stabilirsi a San Giacomo. «È a metà strada fra i due poli di Bolzano e Laives, vicino ai luoghi di lavoro, alle famiglie di origine, ai nonni baby-sitter, agli amici. Per di più, a seguito dell’apertura della variante in galleria per Laives, lo stradone principale si è liberato dal traffico di passaggio e la zona è diventata piuttosto appetibile. Non per nulla un mese fa si è tenuta la prima riunione della nostra nuova coop, cui hanno già aderito cinquanta famiglie». A questo punto, l’area ex Amonn, sulla quale il Puc di Laives prevede la possibilità teorica di edificare 53 mila metri cubi residenziali, cascherebbe a fagiolo. «È auspicabile - conclude - che il bando provinciale venga costruito in maniera tale da tenere conto non solo dei punteggi. Riguardo all’assegnazione dovrebbe esistere un corridoio preferenziale per chi ha legami stretti con San Giacomo, per esserci nato, perché ci ha frequentato la scuola o ci lavora, perché la famiglia di origine risiede nelle vicinanze. Insomma, per chi può dimostrare un attaccamento alla zona. In tal modo si risolverebbe anche la questione del temuto quartiere dormitorio. A nostro avviso, prendendo questa precauzione, oltre a risolvere il problema degli alloggi per il ceto medio si aumenterebbe il grado di coesione sociale. Realizzeremmo soprattutto per l’affitto-riscatto, più un 5-6% per affitti a rotazione».

Terreni ex Amonn il Puc prevede 53 mila metri cubi

Come già accaduto per l’ex area Espen, oggi Garden Village con centinaia di appartamenti in palazzine moderne, a San Giacomo si aprono prospettive nuove per l’area ex Amonn. Si tratta di 53 mila metri cubi edificabili previsti dal Puc. Osteggiati però, occorre notare, dalla Svp locale, che preferirebbe diminuire il volume almeno di 15-20 mila metri cubi.
Alto Adige 7-1-11
giovedì, 06 gennaio 2011



Case ceto medio, Tommasini va avanti con l’idea Laives


DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Alloggi per il ceto medio e immobilismo bolzanino nel reperire le aree: nonostante le critiche mosse a Laives da maggioranza e opposizione, l’assessore provinciale all’edilizia sociale Chistian Tommasini non fa marcia indietro sulla sua proposta di costruire a San Giacomo e dintorni ciò che non si riesce a realizzare nel capoluogo. E annuncia: «Abbiamo bisogno di edificare al più presto. Ma tengo a precisare: non si tratterà di nuove aree, sul verde o altro. Parlo solo di riconversione per l’edilizia sociale e cooperativa di cubature private già presenti nel piano urbanistico comunale. A questo scopo, a fine gennaio verranno pubblicati i bandi di gara per il reperimento delle aree. Uno di questi sarà intercomunale: comprenderà sia Bolzano che Laives. Se qualche privato sarà interessato, si farà avanti».
 L’assessore precisa: «Bolzano nelle ultime settimane ha risposto positivamente e in maniera celere alle nostre richieste e ha permesso di avviare l’iter per la redazione dei bandi di gara per il reperimento di aree. Faccio una premessa: a Casanova, sessanta alloggi costruiti dall’Ipes verranno detinati agli affitti a rotazione massimo decennale, mentre altri novanta circa sono previsti sul lotto C di Casanova con il meccanismo dell’affitto-riscatto. Tolti questi, almeno un centinaio di altri alloggi per il ceto medio servono in tempi assai rapidi, per tentar di calmierare il mercato privato. Per questo abbiamo pensato a Laives». Tommasini tiene a precisare: «Chi a Laives ha esternato perplessità è esattamente sulla mia stessa lunghezza d’onda: non parlo di nuove aree, bensì, di aree edificabili già previste dal Puc e destinate al residenziale privato. Anche il sindaco Di Fede, con la quale abbiamo affrontato il discorso, è d’accordo». Laives, spiega Tommasini, «è a buon punto sia con il programma per il ceto medio sia per le realizzazioni dell’edilizia sociale Ipes. Questo non significa che debba farsi carico dei problemi abitativi del capoluogo. Ma Laives lo sa: come previsto dal Puc a breve potrebbe partire una notevole cubatura residenziale privata. Un po’ meno edilizia privata e un po’ più di ceto medio potrebbe aiutare a generare un mix abitativo migliore. E poi, senza fare nomi e cognomi, i laivesotti sanno che la qualità del residenziale privato non è stata sempre delle migliori». Per questo motivo il bando intercomunale: «Se qualche privato di Laives vorrà mettere a disposizione delle aree o costruire chiavi in mano per il ceto medio, sia per gli alloggi a rotazione sia per l’affitto-riscatto, sarà il benvenuto. Altrimenti, i privati costruiranno ciò che è permesso dal Puc di Laives. Non ci sarà nessun assalto al verde o alle aree agricole». Il vicepresidente della giunta provinciale, su tutti, fa un esempio, esattamente lo stesso proposto dall’assessore di Laives Dario Volani: «Si potrebbe pensare a una parte della nottevole cubatura prevista dal Puc a San Giacomo, sull’area ex Amonn: una quota degli alloggi si potrebbe destinare al ceto medio». Insomma, visto che a Bolzano non si trovano aree e che, ormai, San Giacomo è un tutt’uno con il capoluogo... «Non è detto che funzioni - conclude - ma possiamo provarci».
Alto adige 6-1-11
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categoria:comune di laives, provincia di bolzano

giovedì, 30 dicembre 2010



Castelfirmiano ospiterà passeggiate e sentieri didattici. Equivoco

Nella rivista della Giunta provinciale di Bolzano 12/2010, sotto il titolo “Da discarica a passeggiata”, ci informano e ci illustrano la trasformazione della discarica in luogo ricreativo: “A risanamento concluso l’ex discarica di Castelfirmiano ospiterà passeggiate e sentieri didattici.
 Entro il 2011 la fine dei lavori che consegneranno un’area verde ai cittadini.” L’articolo é corredato da due immagini a colori, in una si vede “la discarica di Castelfirmiano come era prima del risanamento”, nell’altra la stessa area, ma tutta rinverdita e diventata “l’ex discarica “Collina Pasquali” come sarà ad interventi ultimati”. Come per miracolo due ex discariche sono sparite. Per i cittadini credenti o ignari davvero una buona novella, ma... La montagna di rifiuti a Castelfirmiano non è un ex discarica, ma è una discarica preesistente, che a risanamento concluso avrà lo stato dell’arte di una discarica per rifiuti pericolosi non controllata. Quest’opera di risanamento è risultata illegale per la presenza di rifiuti pericolosi, per il mancato rispetto dei criteri di ubicazione e di costruzione di discariche. A dispetto di tutto ciò l’opera è stata autorizzata con successiva legge provinciale.
 L’interesse pubblico in questo incredibile malaffare starebbe nell’impossibilità di effettuare una vera e propria bonifica per due motivi: non si troverebbero siti adatti per tutto questo materiale e comunque l’opera costerebbe almeno 500 milioni euro. A questo punto trovo la malagestione dei rifiuti altoatesina più perfida e più scandalosa di quella mafiosa. I campani fanno vedere che delle buone regole non sanno che farsene, da noi invece ci si attiva per peggiorarle e creare strumenti simili ai “derivati”, che procurano costi esosi e occultano rischi maggiori.
Pietro Romaner
Alto Adige 30-12-10
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categoria:ambiente, provincia di bolzano, antiinquinamento
giovedì, 30 dicembre 2010



Widmann: 3º binario tra Ora e Bolzano

 ORA/LAIVES. Sembra aprirsi un piccolo spiraglio di speranza per quanti, comitati e semplici cittadini, a Ora, San Giacomo e in tutta la Bassa Atesina, invocano da anni, ma senza successo, il terzo binario lungo la tratta Ora-Bolzano della Ferrovia del Brennero per consentire una razionalizzazione e il rafforzamento del servizio locale per i pendolari. La sua realizzazione pareva anni fa scontata, visto che che era stato già redatto un progetto con tanto di finanziamento da 40 milioni di euro.
 Poi, invece, il progetto si arenò e ora la sua sorte pare essere legata al passaggio della gestione della linea Bolzano-Merano da Trenitalia alla Provincia, analogamente a quanto avvenuto per la Merano-Malles.
 Questo è quanto lascia intendere l’assessore provinciale alla mobilità Thomas Widmann: «Da due anni stiamo attendendo - spiega Widmann - che Trenitalia ci dia una risposta circa la sorte della linea meranese che la Provincia potrebbe assumere e trasformare in una sorta di metropolitana di superficie intensificando il cadenzamento dei treni come se si trattasse di tram o autobus urbani».
 Lei due anni fa accantonò il progetto del terzo binario in Bassa Atesina poiché riteneva nel giro di tre quattro anni sarebbe stata realizzata la circonvallazione in galleria nell’ambito del tunnel del Brennero. Era stato troppo ottimista?
 
«In effetti i tempi di realizzazione del tunnel sono rimasti ancora troppo vaghi, comunque non ravvicinati., per questo su può ripensare alla soluzione del terzo binario Bolzano-Ora».
 Cos’è cambiato nel frattempo per portare al ripescaggio di questo progetto?
 
«Beh, è abbastanza comprensibile: in primo luogo finché c’erano prospettive più concrete per la galleria, evidentemente 40 milioni di euro per realizzare un terzo binario, quando di là a poco gli attuale due binari sarebbero stati completamente liberati a disponibili esclusivamente per il trasporto locale, spendere 40 milioni sarebbe stato effettivamente uno spreco. In secondo luogo, parallelamente, si è fatta strada un’altra visione proprio grazie ad un eventuale passaggio della linea meranese alla Provincia.
 In che cosa consisterebbe questa “nuova visione”?
 
«In buona parte è già abbastanza nota, ne ho parlato già alcuni mesi fa. Si tratterebbe di realizzare il raddoppio della tratta meranese fra Terlano e Bolzano centro, istituendo nuove fermate per servire i rioni Casanova, Similaun, magari anche ponte Resia e in prossimità di Ponte Roma, cioè ai margini di tutta la cosiddetta, anche se impropriamente, “zona popolare”, trasformando questa tratta in una sorta di metropolitana di superficie.
 E in quest’ottica...
 
In quest’ottica si potrebbe inserire il terzo binario per la Bassa, ottenendo un disegno “unitario” molto razionale nel senso che avremmo un pendolarismo con cadenzamento dei treni coordinato fra Terlano, o comunque la Val d’Adigie e Ora-Bassa Atesina, dove Bolzano rappresenterebbe lo snodo centrale, con l’inserimento magari, una volta realizzato il tunnel anche dei movimenti lungo la Val d’Isarco e la Pusteria».
 E il problema dei costi è stato affrontato?
 
«Ovviamente di questi tempi è quello fondamentale; a parte il terzo binario, raddoppiare la linea da Terlano a Bolzano comporterebbe fra l’altro l’allargamento del lungo viadotto fra Ponte Adige e l’Isarco compresa la stazione Bolzano-Fiera, ma non sarebbe un’impresa comunque “da sogno nel cassetto. Come ho detto, comunque resta fondamentale la concessione della “Meranese” alla Provincia da parte di Trenitalia».
 Il terzo binario della Bassa e il raddoppio parziale della “Meranese“, potrebbero facilitare anche l’Oltradige: si potrebbe infatti optare per una soluzione di trasporto aereo a fune da Caldaro, (ma c’è anche Termeno che “spinge”) fino a Ponte Adige, già presa in considerazione, come possibile stazione d’interscambio fra i due diversi sistemi di trasporto”.
 A titolo di cronaca, merita ricordare come la realizzazione del terzo binario fosse data ormai per scontata fino ad un lustro fa, o poco più, tempi in cui fu illustrato anche il progetto dell’architetto Gennaro, secondo il quale la fermata più importante, fra quelle nuove comprese fra Laives e San Giacomo, nonché Maso della Pieve e Oltrisarco, sarebbe stata proprio la “stazione” di San Giacomo.
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categoria:metropolitana, ferrovia, provincia di bolzano
giovedì, 30 dicembre 2010



Progetti salute: un mese

BOLZANO. Entro il 31 gennaio possono essere presentate all’Ufficio igiene e salute pubblica dell’Assessorato provinciale alla sanità le richieste di contributo per le attività di promozione ed educazione alla salute per l’anno 2011. Le associazioni, gli enti pubblici e privati senza scopo di lucro che organizzano attività di informazione, di promozione o di educazione alla salute (settimane/giornate della salute, corsi, seminari, congressi ecc.) rivolte alla popolazione, possono fare richiesta di contributo alla Provincia. Sono vincolanti gli obiettivi ed i contenuti del vigente piano sanitario provinciale nonché indirizzi, progetti specifici e atti programmatori dell’assessorato provinciale alla sanità.
 Le iniziative ammesse a contributo devono riferirsi ai seguenti settori di intervento: prevenzione e lotta contro le dipendenze (droghe, alcol, fumo, farmaci, gioco d‘azzardo, doping), prevenzione e lotta contro i tumori, prevenzione e riduzione del danno in patologie croniche ed invalidanti con particolare riguardo a soggetti portatori di handicap, prevenzione e riduzione delle patologie connesse all’alimentazione e promozione di una “sana alimentazione”.

Alto Adige 29-12-10
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categoria:salute, provincia di bolzano
lunedì, 27 dicembre 2010



Contributi mirati. Sì

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. «Pronti a rinunciare ai contributi a pioggia in cambio di incentivi, forti, ad innovazione, ricerca, export». Christof Oberrauch, presidente del Wirtschatsring, l’organizzazione che raggruppa tutte le associazioni economiche di lingua tedesca, approva in pieno la linea dell’assessore provinciale Thomas Widmann che ha annunciato che gli uffici stanno lavorando ad una riforma del sistema dei contributi. «Finalmente le nostre battaglie (fino a pochi mesi fa Oberrauch è stato presidente di Assoimprenditori, ndr) stanno dando i loro frutti. Anche la politica si sta rendendo conto che è giunto il momento di fare scelte precise: il bilancio della Provincia già oggi è meno ricco che in passato e in prospettiva lo sarà sempre meno, ciò significa che i contributi andranno dati solo a chi investe in ricerca e innovazione. Non ci sono altre strade per far crescere le aziende e creare posti di lavoro».
 Ma la cancellazione dei contributi a pioggia può andare bene alle aziende medio-grandi, non certo a quelle piccole degli artigiani, che hanno bisogno del contributo provinciale per comprare un nuovo macchinario.
 
«In effetti il problema esiste».
 Per lei, come presidente del Wirtschaftsring, non sarà facile far passare questa linea.
 
«Rappresentando anche gli artigiani, non posso non tener conto del fatto che la riforma del sistema dei contributi può creare qualche problema in particolare agli artigiani. Ciononostante, in assemblea, sosterrò che questa è la strada da seguire. Non ci sono alternative. Anche se per gli artigiani bisognerà trovare un compromesso. Si potrebbe, ad esempio, rinviare l’entrata in vigore del nuovo sistema di cinque-sei anni. Alla fine, ne sono certo, si troverà una soluzione che tenga conto anche delle esigenze degli artigiani».
 I sindacati sostengono che anche la riduzione dell’Irap, prevista dalla Provincia, andrebbe concessa solo a chi fa ricerca e innovazione.
 
«Noi diciamo che la Provincia dovrebbe abolire l’Irpef per tutti, indipendentemente dal tetto di reddito. Questo perché siamo convinti che una riduzione della pressione fiscale contribuirebbe in maniera decisa a rimettere in moto l’economia. Ritengo che anche i sindacati dovrebbero fare altrettanto: ovvero sostenere il mantenimento della riduzione dell’Irap per tutte le aziende».
 Per quale motivo?
 
«Per un motivo semplicissimo: la riduzione dell’Irap è stata importantissima nel periodo più buio della crisi. Se non ci fosse stata questa agevolazione, avremmo perso centinaia di posti di lavoro, perché soprattutto le multinazionali con sedi in Alto Adige se ne sarebbero andate».
 Qual è il limite delle aziende altoatesine?
 
«Sono troppo piccole. In media non hanno più di 6 o 7 dipendenti. Ha ragione Oswald Zuegg quando dice che la nostra è un’economia troppo chiusa».
 Come lo spiega?
 
«Siamo testoni. Siamo gli eredi della cultura del maso. In Alto Adige i masi sono lontani tra loro: ogni Bauer fa per sé. Lo stesso dicasi per molte nostre aziende, in particolare per quelle più piccole, che hanno difficoltà ad avviare un processo di collaborazione».
 Fiducioso per il futuro?
 
«Credo molto nei giovani: loro sono diversi. Hanno una mentalità più aperta ed è quello che serve oggi per competere sul mercato».
 Anche a livello politico si comincia ad avvertire un cambio di mentalità?
 
«Direi di sì. I cambiamenti hanno sempre bisogno di tempo. Con gli anni ho imparato che ci vuole pazienza, ma adesso sono ottimista».
 Cosa la fa essere ottimista?
 
«Il fatto di avere rappresentanti del mondo dell’economia in posti chiave. Alla presidenza della Lub c’è Bergmeister, ingegnere ma anche docente universitario a Vienna che gode di un prestigio internazionale; il suo vice è Borgo, general manager dell’Iveco. Presidente del Tis è Tribus che ha alle spalle un’importante esperienza di manager. Tutte persone che credono profondamente nell’importanza di investire in ricerca e innovazione».
Alto Adige 27-12-10
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categoria:provincia di bolzano
domenica, 26 dicembre 2010



Arriva nuova tessera sanitaria con microchip

BOLZANO. Nelle prossime settimane i bolzanini riceveranno a casa la nuova tessera sanitaria che, a partire dal mese di marzo, sarà valida anche come Carta provinciale dei servizi. «Per avere tutte le informazioni sull’utilizzo di questo innovativo strumento di comunicazione con la pubblica amministrazione - si legge in una nota della Provincia -, i cittadini possono ora consultare un sito internet dedicato oppure contattare il Call center».
 Il sito web della Tessera sanitaria è ospitato dalla Rete Civica all’indirizzo www.provincia.bz.it/cartaservizi, e offre non solo le informazioni di base sulla carta, ma anche una serie di delucidazioni. Analoga opportunità viene offerta anche dagli operatori e dalle operatrici del Call center gratuito: il servizio telefonico è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 17, e il numero da comporre è 800 816 836. La Tessera Sanitaria - Carta Provinciale dei Servizi, oltre ad assolvere alle funzioni di tessera sanitaria, tessera di assistenza sanitaria europea e codice fiscale, rappresenta una chiave elettronica e digitale per entrare in contatto diretto con la pubblica amministrazione. Con essa infatti, grazie alla presenza di un microchip, sarà possibile accedere in maniera sicura e protetta, e direttamente dal proprio computer, ad una serie di servizi pubblici evitando code e inutili perdite di tempo.
 A partire dal mese di marzo, sulla Rete Civica verrà aperto un vero e proprio sportello online, e ogni cittadino avrà a disposizione un’aera riservata tramite la quale gestire la comunicazione con gli uffici provinciali.
 La sicurezza dell’accesso online alla propria pagina e ai servizi collegati sarà garantito da un sistema di protezione particolarmente accurato. «Con la Carta dei servizi - sottolinea l’assessore provinciale Roberto Bizzo - faremo un importante passo in avanti per semplificare il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione. Il vantaggio principale di questo innovativo strumento, infatti, sarà quello di abbattere la burocrazia, consentendo sia ai cittadini, che agli uffici provinciali, di risparmiare tempo e denaro».
Alto Adige 24-12-10
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categoria:salute, provincia di bolzano
domenica, 26 dicembre 2010



Più fondi per export e ricerca

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. Ricerca, export, raggiungibilità, snellimento dell’amministrazione. Sono i temi per i quali si sta battendo il mondo delle imprese, gli stessi che l’assessore provinciale Thomas Widmann ritiene prioritari per il futuro dell’Alto Adige. Ma Widmann ha ben presente anche i numeri del bilancio provinciale: i fondi a disposizione sono in calo e quindi bisogna risparmiare. Un po’ toccherà all’amministrazione, un po’ bisognerà rivedere il sistema dei contributi. Widmann sta già lavorando alla riforma.
 Assessore, che riforma sarà?
 
«Partiamo dal presupposto che i soldi a disposizione della Provincia saranno sempre meno. Questo significa dover fare delle scelte, individuare delle priorità. È quello che vogliamo fare anche per i contributi. Innovazione, export, cooperazione tra imprese: vogliamo premiare chi cresce attraverso queste strategie».
 Gli imprenditori chiedono di iniziare a risparmiare dall’amministrazione...
 
«Possono stare tranquilli, è quello che faremo. Lo snellimento della burocrazia comporta vantaggi per tutti: c’è bisogno di meno personale, i costi sono minori e i tempi più rapidi. E a proposito di tempi più rapidi, sto lavorando anche ad un nuovo sistema di assegnazione dei terreni. La Bls sta operando molto bene, ma ancora non siamo sui livelli di altre realtà: a Bolzano Sud, oltre via Einstein, le imprese hanno dovuto attendere oltre cinque anni per avere le aree. Questo non ce lo possiamo più permettere, dobbiamo accelerare le procedure anche perché il rischio è di perdere le nostre migliori imprese».
 Tenere qui le imprese è importante, ma altrettanto importante è farle uscire dall’Alto Adige: Oswald Zuegg si lamentava di un’economia troppo chiusa...
 
«Abbiamo mantenuto i sei milioni di finanziamento per l’Eos proprio perché sappiamo quanto è importante l’export. Abbiamo imprese eccezionali, dalla Microgate alla Leitner passando per Technoalpin, Durst, Loacker e tante altre. Ma abbiamo anche imprese molto piccole che fanno fatica a uscire fuori provincia. Per questo i contributi saranno mirati a chi esporta, ma anche a chi punta sulle collaborazioni: perché solo attraverso l’unione di piccole imprese si raggiunge quella massa critica sufficiente per andare a lavorare anche al di fuori dell’Alto Adige. La crisi l’abbiamo superata bene grazie agli aiuti provinciali e all’impegno delle nostre aziende, ma ora serve uno sforzo in più: oggi le imprese riescono a farcela da sole anche se sono piccole, ma se vogliamo guardare al futuro le cooperazioni saranno indispensabili».
 Innovazione, l’Alto Adige è fanalino di coda in Europa e in Italia...
 
«Verissimo. È uno degli aspetti sui quali dobbiamo recuperare di più e più in fretta. Innanzitutto serve una nuova legge: ci sta lavorando l’assessore Bizzo che ha annunciato che sarà pronta entro gennaio. E poi c’è bisogno di premiare chi fa innovazione. Un’impresa come la Ericsson spende quattro milioni all’anno per la ricerca, noi non arriviamo neppure all’1% del Pil».
 Più risorse per l’innovazione?
 
«I soldi sono quelli che sono, ma devono essere spesi al meglio premiando soprattutto chi produce valore aggiunto per il territorio. Penso alla produzione di alimentari, alle tecnologie ambientali, alla mobilità sostenibile: sono i settori nei quali siamo leader mondiali e nei quali abbiamo imprese che portano il nome dell’Alto Adige nel mondo».
 Intanto chi sta qui rischia di essere soffocato dalla burocrazia...
 
«La linea della Provincia su questo è chiara. Abbiamo preso degli impegni fissati nella legge finanziaria: nei prossimi cinque ani dovremo ridurre il personale amministrativo almeno del 3%. È la dimostrazione che facciamo e non parliamo soltanto».
 Altro tema dibattuto molto: il parco tecnologico...
 
«Io allargherei il discorso all’università. Quando parliamo di ricerca e innovazione, non possiamo prescindere dai nostri giovani e dai cervelli che abbiamo qui in Alto Adige. Il parco tecnologico diventerà un punto di forza della nostra provincia se sapremo coinvolgere tutti, dall’università all’Eurac alle imprese. Seguo da vicino quello che sta facendo l’apposito gruppo di lavoro, stanno facendo un ottimo lavoro. Il coinvolgimento dell’economia nell’università è altrettanto importante. La scelta di Bergmeister come presidente del cdu in questo senso è stata ottima».
 Nota dolente, le infrastrutture: cosa intendete fare per migliorare la situazione?
 
«La priorità assoluta è la banda larga, l’accesso a internet veloce è ormai un presupposto indispensabile per le nostre imprese. E indispensabile è anche essere raggiungibili. Parlo di aeroporto, ma anche di treni veloci e di collegamenti stradali interni all’Alto Adige. È il sistema nel suo insieme che deve funzionare bene».

Megastore e aeroporto

BOLZANO. Banda larga, ferrovia moderna, aeroporto funzionale. «Dobbiamo essere più veloci», riassume Widmann. Velocità negli spostamenti, ma anche nelle decisioni: «Pratiche e pagamenti, ma anche l’assegnazione dei terreni deve essere più rapida». Nella banca dati della Bls ci sono già 130 aree a disposizione e quasi 300 sono le imprese che si sono rivolti all’azienda che si occupa di localizzazione economica: «Sono state chiuse 70 pratiche di contributo per l’acquisto di terreni e altre 55 procedure di assegnazione sono ancora in corso». Tempi rapidi anche per il centro commerciale: «Il 2011 - assicura Widmann - sarà l’anno in cui decideremo dove realizzarlo. Questo non significa che abbandoneremo i negozi di vicinato, perché quello di mantenere un equilibrio tra piccole, medie e grandi strutture di vendite resta un nostro obiettivo».

Alto Adige 24-12-10
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categoria:innovazione, provincia di bolzano, aereoporto san giacomo
domenica, 26 dicembre 2010



I 4 teoremi che spiegano l’Alto Adige

Per spiegarmi cosa mai stia succedendo a nord ed a sud di Salorno, ho pensato di rifarmi a cose già scritte o dette. Ecco per cui, con le «eccezioni Durnwalder» che confermano la regola: 1) il «teorema di Peter» dice che per ogni uomo esiste un livello di competenza raggiunto il quale le sue qualità, per grandi che siano, non sono più adeguate al compito...». Un po’ come dire, più direttamente, con Sofocle: «Se la fortuna si accanisce contro qualcuno, per quanto costui sia savio, finirà per rimetterci il senno».
 2) Per il «paradosso di Tocqueville» il miglioramento del governo locale fa crescere i bisogni, e perciò, l’insoddisfazione, dei governati, i quali diventano sempre più esigenti. Cosicché il miglioramento delle condizioni di vita diventa, paradossalmente, fonte di difficoltà per lo stesso governo che lo ha prodotto.
 3) La «teoria di Mieli» dice che un Paese, il quale voglia avere un’autentica classe dirigente, debba proprio sapersene dare due, di classi dirigenti, tra loro alternative. Chi è «costretto» a stare nei posti di comando per l’impossibilità di ricambio non può che degenerare ed ammalarsi.
4) Quanto all’astensione dell’Svp «divenuta caso nazionale», beh, che dire? A parte il comodo alibi del «così fa(ceva)n tutti» (vergognosamente anche solo per interessi personali!), c’è il supporto della «teoria dell’arciere» con la quale Macchiavelli insegna che l’arciere - appunto - per colpire il centro del bersaglio, deve mirare più in alto, a causa della traiettoria a parabola della freccia. Ecco per cui: le autonomie forti chiedono il riconoscimento della loro posizione privilegiata (ndr, dovuta) attraverso una clausola di garanzia, sapendo che otterranno al più un impegno generico ma maggiore di quanto avrebbero altrimenti spuntato. Finalmente mi sono spiegato tutto!!
Alto Adige 22-12-10
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domenica, 26 dicembre 2010



Parco dello Stelvio alle province: c’è l’accordo

MAURIZIO DALLAGO
BOLZANO. Via libera, questa mattina a Palazzo Chigi, alla norma d’attuazione sul Parco nazionale dello Stelvio. Ieri 4 ore di riunione a Roma tra i ministri Fitto e Prestigiacomo, il sottosegretario Letta, l’assessore Laimer rappresentanti della Lombardia e l’assessore Laimer. Il risultato? «La norma verrà approvata nel testo sostenzialmente identico a quello uscito dalla Paritetica. Solo alcune limature, che non cambiano la sostanza», così Michl Laimer. E allora via, verso un parco diviso per tre. Forti nei giorni scorsi le perplessità del ministro all’Ambiente, con Stefania Prestigiacomo a chiedere che in capo allo Stato rimanesse almeno il 51% del parco. Ieri, posizione più attenuata. Addio al consorzio, che operava dal 1992, tra Bolzano, Trento e Lombardia, anche se nascerà un apposito comitato di coordinamento tra le 3 entità territoriali. Rimarrà una configurazione unitaria, anche se molto sarà delegato agli enti locali. Di diverso avviso, rispetto all’unitarietà, le associazioni ambientaliste di tutta Italia. Alle Province anche tutti gli aspetti amministrativi, personale compreso, riferiti ai rispettivi territori del parco. La Provincia di Bolzano, al pari di quella di Trento potrà modificare l’estensione del parco per la parte di sua competenza, seppure «in consultazione con la Lombardia e con il ministero all’Ambiente».
 Ieri la quadra è stata trovata. Lo stesso ministro Frattini aveva sottolineato domenica scorsa che la norma sul parco sarebbe passata in Consiglio dei ministri, parte di un accordo da rispettare tra governo e Stella alpina. «Abbiamo precisato come tale norma d’attuazione sia necessaria per garantire una migliore organizzazione rispetto al passato e come la Provincia di Bolzano voglia mantenere la tutela come esiste oggi nel parco nazionale», sottolinea Michl Laimer. Quest’ultimo pone poi l’accento sulle questioni economiche. «Si è convenuto che in futuro ci saranno maggiori finanziamenti dalle Province, compresi i finanziamenti di Bolzano e Trento verso i comuni limitrofi in Lombardia che si trovano nel territorio del parco», ancora l’assessore Laimer. Secondo quest’ultimo «anche in futuro varrà la legislazione nazionale in materia di parchi». La norma d’attuazione prevede inoltre che «le Province, disciplinano con legge le forme e i modi della specifica tutela, allo scopo di favorire l’omogeneità tra i territori di competenza, adottando previamente le necessarie intese». Insomma il grido d’allarme degli ambientalisti che nell’unitarietà del parco nazionale vedono una possibilità in più di preservare la fauna e la natura dell’area protetta, non è privo di fondamento, ma soltanto vedendo all’opera la Provincia di Bolzano si capirà se la scelta fatta dal governo sia favorevole per il futuro naturalistico del parco. «Tutto si muove intorno alla volontà di cacciare dentro i confini protetti, come avviene, seppur in modo selettivo, nei parchi naturali dell’Alto Adige», dice ad esempio Roberto Maistri del Wwf altoatesino. Di parere opposto l’assessore Laimer. Ieri, quest’ultimo ha voluto superare in primo luogo le perplessità e gli scetticismi emersi in queste settimane chiarendo che «la tutela del parco nazionale - che tale resta - non verrà pregiudicata». “Ma è evidente che il parco nell’attuale forma amministrativa non ha funzionato e che è necessario dotarsi di un’organizzazione più aggiornata e soprattutto efficiente”, così Laimer. Con il passaggio dell’amministrazione alle Province di Bolzano e Trento e alla Regione Lombardia si vuole garantire uno sviluppo sostenibile del parco nazionale, “il che significa garantire anche le indispensabili risorse finanziarie che lo Stato non era più disposto ad assicurare”, fa presente l’assessore. Con il passaggio delle competenze amministrative agli enti locali, conclude Michl Laimer, “dopo decenni il parco nazionale si potrà dotare per la prima volta di una gestione in grado di spingere la popolazione ad avvicinarsi maggiormente al parco nazionale fino ad identificarsi con esso, come già avviene con tutti i nostri parchi naturali”.
 E questa mattina Luis Durnwalder sarà a Roma dove alle 9.30 interverrà alla seduta del Consiglio dei ministri.

Gli ambientalisti: finisce l’unitarietà

BOLZANO. Numerose organizzazioni ambientaliste tra cui Legambiente, Lipu, Wwf, Federparchi, Cai, hanno inviato ieri una lettera aperta al presidente del consiglio, al ministro dell’Ambiente e a una serie di responsabili regionali e locali per denunciare il pericolo di uno “smembramento” del parco dello Stelvio. «Siamo estremamente preoccupati e contrariati dall’idea di un Paese che, per effetto di un decreto deciso ed approvato in modo sicuramente troppo frettoloso, decide di cancellare settantacinque anni di gestione unitaria di un patrimonio naturalistico montano di indiscussa eccellenza e notorietà anche internazionale qual è il Parco Nazionale dello Stelvio», si legge nella missiva. “Lo Stelvio è Parco nazionale perchè rappresenta - sottolinea il documento - un elemento irrinunciabile del paesaggio naturale e culturale del nostro Paese, come tale esso è riferimento per l’intera comunità nazionale, ed è anche una tessera fondamentale delle aree naturali protette che compongono il sistema sovranazionale delimitato dalla Convenzione Internazionale per la Protezione delle Alpi, che il nostro Paese, come tutti gli altri Stati dell’Arco Alpino, ha ratificato con propria legge nel 1999”. “La decisione di cancellare l’organismo che ne garantisce la gestione unitaria, il consorzio istituito nel 1992 tra Regione Lombardia, Province autonome e ministero dell’Ambiente, entro cui trovano adeguata rappresentanza le autonomie locali, le istituzioni di ricerca scientifica, i portatori di interesse ambientale, inevitabilmente segna la fine, di fatto e per decreto, di questo pezzo della storia della conservazione della natura nel nostro Paese”, evidenziano gli ambientalisti. “Una simile decisione avrà sicuramente una ricaduta internazionale sull’immagine e sulla credibilità dell’Italia: in oltre un secolo di storia dei parchi nel nostro continente, non è mai accaduto che un Paese cancellasse, di fatto, un Parco nazionale”, si afferma nella lettera. Le organizzazioni rivolgono un appello “affinchè le decisioni sul futuro del Parco nazionale dello Stelvio vengano assunte non per decreto, ma all’interno di un tavolo istituzionale e di concertazione”.
 «Siamo tutti consapevoli del fatto che la vita amministrativa del Parco è stata assai difficoltosa e complicata negli ultimi decenni, e che occorra pensare ed attuare importanti riforme nell’ente. Ma non è pensabile che queste modifiche cancellino l’unitarietà del parco, nè che vengano assunte con atti unilaterali, senza coinvolgimento di tutte le comunità istituzionali e sociali coinvolte: questo modo di agire non solo porterà allo smembramento della più grande area protetta delle Alpi, ma determinerà un quadro di forte criticità per quanto riguarda la tenuta istituzionale e i contenziosi aperti anche con la Ue specialmente sul versante lombardo del parco», concludono gli ambientalisti.

Alto Adige 22-12-10
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domenica, 26 dicembre 2010



Il carcere si trasferisce nuove aree in centro per case e università

BOLZANO. La Provincia finanzierà la costruzione del carcere a Bolzano sud e otterrà dallo Stato il sedime di via Dante. Un terreno prezioso in centro. Il sindaco Luigi Spagnolli chiede alla Provincia: «Decidiamo insieme cosa fare in quell’area». Il presidente Luis Durnwalder anticipa: «La destineremo a funzioni pubbliche, probabilmente la Lub».
L’accordo firmato venerdì a Roma dal presidente provinciale Luis Durnwalder e il commissario governativo delegato per il piano carceri Franco Ionta sblocca finalmente la situazione della casa circondariale di via Dante, le cui condizioni sono gravemente al di sotto degli standard accettabili sia per i detenuti che per gli operatori. La cerimonia natalizia di ieri con il vescovo Karl Golser lo ha ricordato a tutti gli ospiti esterni che ieri sono entrati nella struttura.
 Chiuso l’accordo, la Provincia ha fretta. I fondi per la costruzione ci sono già, verranno prelevati dal fondo di cento milioni che la Provincia dovrà garantire in base all’accordo di Milano per lavori pubblici di interesse locale o nazionale (come forma di partecipazione alla manovra di contenimento della spesa). E’ prevista anche una formula di partenariato pubblico-privato. «Vorremmo iniziare i lavori l’anno prossimo e terminarli nel 2013», spiega Durnwalder. Il carcere verrà costruito nei dintorni dietro via Einstein, in direzione dell’aeroporto.
 Tra tre, quattro anni verrà dunque liberato l’attuale carcere. La discussione sul futuro di quell’area è quindi di stretta attualità. Soprattutto in una città in sofferenza di terreni.
 Ne ha parlato ieri il sindaco Luigi Spagnolli, a margine della cerimonia nel carcere. Spagnolli pensa a una operazione che può andare dal solo carcere a un’area più estesa: «Si dovrebbe ideare una operazione allargata, magari un piano di recupero unitario. Si libereranno di sicuro il carcere e da tempo è stata venduta a privati l’area dell’Enel, a pochi passi dal carcere. Periodicamente si parla anche di un trasferimento della questura e chissà, magari lo Stato potrebbe decidere di spostare anche il comando provinciale dei carabinieri, che sta proprio tra carcere ed Enel in via Dante. In quel caso l’area sarebbe consistente, circa due ettari in centro. Per quanto di sua competenza, la Provincia vendendo i terreni potrebbe ricavare cifre importanti da utilizzare per le proprie funzioni». L’operazione potrebbe fare gola a investitori privati. Durnwalder per il momento esclude di avere in mente un business delle aree.
 L’idea, spiega il presidente provinciale, «è di realizzare una struttura pubblica al posto del carcere. Potrebbe essere una struttura legata all’università, ad esempio un convitto».
 Che la destinazione dell’ex casa circondariale di via Dante sarà per opere pubbliche è stato specificato nell’intesa firmata con Ionta. Nell’accordo è previsto inoltre che, in base alla disponibilità dei fondi assegnati dallo Stato alla Provincia, sia possibile «applicare schemi contrattuali di partenariato pubblico-privato sia per la realizzazione dell’opera sia per una gestione più efficente della struttura, la cui manutenzione sarà a carico del privato». (fr.g.)
Alto Adige 21-12-10
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domenica, 19 dicembre 2010



La Cittadella a Laives invece di abbassare le tasse

Anche oggi il presidente Durnwalder ribadisce che, come richiesto dai sindacati due giorni fa da una manifestazione sindacale unitaria, non possiamo permetterci l’abolizione dell’Irpef per la fascia di reddito fino a 35.000 euro (meno introiti per 11.000.000 di euro). Allora io, come normale cittadina e condividendo la lettera di Margheri all’Alto Adige del 16/12, non capisco l’approvazione del finanziamento per la Cittadella dello Sport a Laives (costo iniziale senza futura manutenzione 11.000.000 di euro). Anche il presidente degli imprenditori Pan ritiene che l’abolizione dell’Irpef darebbe un positivo incentivo ai consumi. Mi chiedo perchè un lusso come la Cittadella dello Sport sì e l’abolizione dell’Irpef no. I criteri di decisione dei nostri amministratori mi lasciano molto perplessa e mi inducono a pensare malignamente che gli interessi dei proprietari dei terreni dove verrà costruita tale cittadella siano molto più importanti per chi ci governa che quelli delle fasce medio basse. Sicuramente tale Cittadella sarà l’ennesima cattedrale nel deserto della nostra provincia utile solo ai soliti noti e un salasso continuo per la collettività.
Nicoletta Giacometti BOLZANO
Alto Adige 19-12-10
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domenica, 19 dicembre 2010



Tessera sanitaria, ritardi nella consegna

 BOLZANO. L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige segnala “ulteriori ritardi” nell’invio delle nuove tessere sanitarie da parte del ministero dell’economia e delle finanze. Numerose tessere, inviate nel 2005, scadono tra oggi e la fine dell’anno, ma le nuove non sono ancora state recapitate a causa, riferisce una nota, “di alcune difficoltà tecniche”. Le nuove tessere sanitarie saranno recapitate comunque a breve all’indirizzo di residenza di ogni cittadino; si tratta di un processo automatico e quindi non c’è bisogno di una richiesta specifica per ottenere la nuova tessera sanitaria.
 Per chi non ha in programma spostamenti all’estero - assicura la nota dell’Azienda sanitaria - non ci saranno problemi: per il territorio italiano rimane infatti valida la vecchia tessera sanitaria, ma il ritardo potrebbe comportare delle difficoltà per chi si recasse all’estero non provvisto della nuova tessera sanitaria che vale anche come tessera europea di assicurazione malattia (Team) e dà diritto all’assistenza sanitaria nei paesi dell’Unione Europea e parificati (Svizzera, Liechtenstein, Islanda, Norvegia). Ciò significa che chi abbia programmato un viaggio in uno di questi Paesi e sia in possesso di una tessera scaduta, deve richiedere un certificato sostitutivo della “Team” al proprio distretto sanitario di residenza in modo da evitare possibili disagi.
 Si ricorda che la tessera sanitaria, anche se scaduta, rimane comunque valida per il rilascio del cosiddetto “scontrino parlante” all’atto dell’acquisto di articoli farmaceutici e di medicinali presso le farmacie. Per ulteriori informazioni si può consultare l’apposito sito internet istituito sulla rete civica della Provincia all’indirizzo www.provinz.bz.it/tesserasanitaria.
Alto Adige19-12-10
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giovedì, 16 dicembre 2010



L’Alto Adige guarda troppo al passato

C’è una certa categoria politica che si arroga il diritto di classificare gli uomini a seconda della madre lingua e che li vede separati, per distinti gruppi linguistici. Costringe un figlio alla scelta se dichiararsi del gruppo linguistico della madre o del padre; Costringe bambini ad affrontare le difficoltà dell’inserimento nella scuola dell’infanzia in una lingua a loro sconosciuta. Costringe la scuola italiana ad adottare programmi scolastici che hanno il loro benestare. Costringe a essere esaminati da commissari che non sono costretti a conoscere il tedesco (è sufficiente uno dei vari dialetti sudtirolesi.) Costringe gli italiani a tollerare che alcuni estremisti possano esporre al confine italiano cartelli con scritto “l’Alto Adige non è Italia”. Costringe a vedere pontificato, con tanto di cerimonia religiosa, un terrorista morto in carcere, e i suoi cimeli di morte. Costringe i bambini a entrare a orari diversi nelle scuole divise da muri o da entrate separate per non doversi incontrare. Costringe i sacerdoti cristiani (con il loro benestare) a svolgere le loro funzioni religiose in orari differenti. Costringe a dichiarare la lingua di appartenenza per ottenere documenti, dai referti di analisi alle fatture della Seab Costringe i turisti alla conoscenza del tedesco per passeggiare sulle nostre montagne. Costringe i bolzanini italiani a subire la cancellazione dei loro toponimi, entrati nell’uso quotidiano.
Faccio appello alle diverse Commissioni per le Pari Opportunità della provincia di Bolzano, perché si prendano carico di tutto questo. Confido in tutte le persone che non amano le discriminazioni a unirsi, perché l’Alto Adige deve cominciare a guardare al futuro ed alla libertà dei cittadini. E’ troppo tempo che guarda indietro.
Alto Adige 16-12-10
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martedì, 14 dicembre 2010



Sistema cerca-dispersi

BOLZANO. Un ulteriore passo avanti nel miglioramento dell’attività di ricerca di dispersi è stato varato dalla giunta provinciale con la delibera di acquisto del sistema tecnico utilizzato dalla Polizia bavarese per rintracciare le persone scomparse tramite la localizzazione del telefonino. La giunta ha incaricato la Protezione civile e la ripartizione Informatica dell’attuazione del progetto di implementazione del sistema tecnico bavarese, che consentirà in primo luogo di misurare con schede Sim l’intensità del campo elettrico trasmesso dalle basi radio dei gestori di telefonia mobile operanti in Alto Adige. “Questo programma potrebbe essere di grande utilità per rintracciare eventuali dispersi soprattutto in montagna e nelle zone poco abitate”, ha detto il presidente Durnwalder. Il costo delle apparecchiature tecniche si aggira sui 64mila euro. (da.pa)
Alto Adige 14-12-10
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lunedì, 13 dicembre 2010

  esenzione   

I sindacati: esenzione dell’Irpef fino a 35 mila euro

BOLZANO. I rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl e Uil domani mattina manifesteranno davanti alla sede del consiglio provinciale, dove inizia la discussione sul bilancio 2011.
 IRPEF. La proposta della giunta provinciale prevede l’esenzione dell’Irpef per i redditi fino a 12.500 euro e fino a 22.500 per chi ha figli. Così il segretario della Uil Toni Serafini: «Vista la situazione di crisi, che sta ancora toccando in misura pesante i cittadini con redditi medio-bassi, con un aumento delle povertà e a fronte di un eccessivo peso fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni, rivendichiamo l’azzeramento per i redditi almeno fino ai 35.000 euro». Difficile, o più realisticamente impossibile, che i sindacati riescano ad ottenere un innalzamento del tetto di reddito per il quale è prevista l’esenzione Irpef. La battaglia condotta in questi mesi è comunque servita a ridurre, seppur di poco, la pressione fiscale. Anche se i sindacati, su questo fronte in perfetta linea con i rappresentanti degli imprenditori, vorrebbero di più: la Cisl in particolare si spinge a chiedere l’esenzione per tutti. La Provincia però ha già risposto picche. Non può sopportare ulteriori riduzioni di entrate. Il compromesso trovato “costa” 8 milioni di euro che comunque rientranno con l’aumento dell’Irap per istituti di credito e assicurazioni. Una misura questa pesantemente criticata anche dagli imprenditori secondo cui banche e assicurazioni si rivarranno direttamente sulla clientela.
 SERVIZI. I sindacati chiedono il mantenimento dei livelli quantitativi e qualitativi dei servizi pubblici e socio-assistenziali da parte dei Comuni senza aumenti tariffari per gli utenti. Rivendicano la conferma dei servizi di base: asili nido, scuola materna, case di riposo, assistenza agli anziani, sanità, scuola anche tramite il blocco delle tariffe sociali, di concerto con i Comuni e le Comunità comprensoriali.
 EVASIONE. I sindacati rivendicano una “vera lotta all’evasione fiscale e al lavoro nero” anche in Alto Adige attraverso il potenziamento dei controlli e delle indagini tributarie e “non riducendoli come previsto all’accordo di Milano”. Si chiede di dare concreta attuazione alla compartecipazione della Provincia e dei Comuni agli accertamenti fiscali. Ricordiamo che con questa compartecipazione il 30% dell’evasione recuperata rimarrebbe agli enti locali.
 PUBBLICO IMPIEGO. I sindacati dicono no ai tagli del personale annunciati, per i prossimi anni, dal presidente della giunta Luis Durnwalder e dall’assessore Thomas Widmann. «Ribadiamo che un numero di addetti adeguato è funzionale a un servizio di qualità, efficace ed efficiente a vantaggio dei cittadini. Rivendichiamo lo sblocco della contrattazione per il pubblico impiego locale. I risparmi utili al servizio pubblico sono realizzabili con economie di scala e razionalizzando le gestioni dei servizi e senza penalizzare i lavoratori».
Alto Adige 13-12-10
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venerdì, 10 dicembre 2010



RIVOLTA DEI PENDOLARI SÌ AI TRENI AUSTRO-TEDESCHI


BOLZANO. Protestano i politici. Protestano Camera di commercio e albergatori. Protestano i 3-400 pendolari che usano il servizio Db-Öbb Eurocity, perché da domenica i treni austro-tedeschi che transitano in Alto Adige potrebbero non fermare più a Bolzano.
 Giacomo Bertoldi è un pendolare: «Nonostante le tariffe siano alte, noi pendolari apprezziamo il servizio di trasporto che risulta indispensabile per lo svolgimento delle nostre attività lavorative. Non è possibile che la concorrenza degli operatori ferroviari danneggi sempre chi lavora». Ma ci sono anche forti preoccupazioni sul fronte del turismo. Così il presidende dell’associazione albergatori Walter Meister: «In tempi di mobilità transfrontaliera e di Europa unita provvedimenti come questi sono al di fuori da ogni realtà». La decisione di bloccare il servizio dei treni austro-tedeschi in Italia è stata presa dall’Ufficio per la regolazione dei servizi ferroviari, perché danneggia il traffico ferroviario regionale, sovvenzionato dallo Stato e garantito da Trenitalia, sottoponendolo ad una concorrenza che di fatto non è in grado di sostenere.
 Mancano due giorni al blocco delle fermate e Db (Deutsche Bahn) e Öbb (Österreichische Bundesbahn) annunciano azioni legali. Ma ci si muove anche a livello politico. L’assessore provinciale Thomas Widmann definisce come “assolutamente inaccettabile e contro ogni ragionevolezza” la decisione comunicata dal Ministero dei trasporti italiano. In una lettera di protesta inviata al Ministero, Widmann annuncia pieno appoggio agli sforzi già posti in atto da Db, Öbb e LeNord per ottenere un ritiro della decisione: «Non accetteremo che l’Alto Adige e la vicina provincia di Trento in un colpo solo vengano tagliate fuori da tutti i collegamenti internazionali». La Svp si muove anche a Roma con il deputato Siegfried Brugger e il senatore Manfred Pinzger che presenteranno delle interrogazioni. Secondo Brugger, si tratta di un “divieto assurdo” e di un “danno enorme per il turismo in Alto Adige”. “Non accetteremo mai questa decisione: già oggi l’Alto Adige è difficilmente raggiungibile”, aggiunge Pinzger. Per l’eurodeputato Herbert Dorfmann “da anni le ferrovie italiane tentano di impedire la liberalizzazione del mercato ferroviario previsto dall’Ue”. (an.ma)

per l’Alto Adige è un duro colpo

BOLZANO. «Viste le carenze nell’accessibilità, l’ulteriore limitazione dei collegamenti ferroviari nazionali e internazionali con l’Alto Adige è una notizia molto grave. La Camera di commercio interverrà a Roma e a Bruxelles». Il presidente della Camera di commercio Michl Ebner è preoccupato per quanto sta avvenendo, perché sia a livello nazionale che internazionale, l’accessibilità dell’Alto Adige è al di sotto della media e ciò vale anche per i collegamenti ferroviari nel trasporto di persone. «Obiettivo centrale del “Tavolo di lavoro sull’accessibilità” è far sì che entro il 2020 il 10% dei turisti raggiunga l’Alto Adige in treno e il 10% degli altoatesini vada in vacanza con un mezzo pubblico. Per realizzare questi traguardi occorre un chiaro potenziamento dei collegamenti ferroviari nazionali e internazionali. L’annunciata cancellazione delle fermate di treni nazionali e internazionali va in direzione contraria».

Alto Adige 10-12-10
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giovedì, 09 dicembre 2010



Apprendimento del tedesco ecco le nuove guide didattiche

BOLZANO. L’assessore alla scuola italiana Tommasini, assieme al presidente ed alla direttrice dell’Istituto Pedagogico in lingua Italiana, Ivan Eccli e Laura Portesi, alla dirigente scolastica Mirca Passarella e alle referenti progettuali Adriana Panerari e Anna Maria Ventura, hanno presentato due volumi che ripercorrono le sperimentazioni svolte nella scuola primaria italiana dell’insegnamento veicolare del tedesco. Entrambi i volumi “Girotondo e Saltogiro” e “Con l’italiano ed il tedesco imparo lettere, suoni e cifre”, realizzati dall’Istituto Pedagogico italiano, propongono e documentano strumenti formativi per una didattica plurilingue. Inaugurano la nuova collana dell’Istituto Pedagogico “Quaderni di seconda lingua. Strumenti per l’innovazione didattica in sezioni bilingui e trilingui”, diretta da Mirca Passarella. La collana si rivolge agli insegnanti della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado che utilizzano la metodologia CLIL per l’insegnamento di discipline in lingua due o in lingua tre. Entrambi i volumi verranno diffusi nelle scuole della provincia e messi a disposizione dei docenti. Tommasini ha sottolineato l’importanza di questi strumenti che consentono di avvicinare con metodologie nuove gli alunni alla seconda lingua.
Alto Adige 9-12-10
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giovedì, 09 dicembre 2010



Le borse di studio riservate ai ricercatori

BOLZANO. La giunta provinciale ha dato il via libera ad un bando per favorire la mobilità e lo scambio dei ricercatori. Il concorso ha una dotazione finanziaria di 500 mila euro, ed è riservato sia a ricercatori altoatesini che a ricercatori stranieri. «Da parte nostra - commenta il presidente Luis Durnwalder - c’è la volontà di consentire ai ricercatori altoatesini di collaborare a progetti di livello internazionale, ma siamo anche convinti che gli enti e le strutture di ricerca presenti sul nostro territorio siano in grado di offrire una formazione interessante a studiosi stranieri. L’obiettivo è fare in modo che i ricercatori locali facciano in futuro ritorno in Alto Adige, ma ci piace anche l’idea di far stabilire sul nostro territorio persone provenienti dall’estero». Il bando di concorso, che mette in palio borse di studio per 500mila euro, sarà riservato per i due terzi ai ricercatori altoatesini che intendono specializzarsi all’estero.
Alto Adige 9-12-10
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mercoledì, 08 dicembre 2010



Una guida e un sito web riuniscono le attività di tutti i centri giovanili

BOLZANO. La scuola non può tutto e nell’educazione dei giovani è bene buttare l’occhio in modo sempre più convinto su quello che viene definito “tempo libero”. Meglio ancora se tutto questo può essere fatto comodamente con un clic dal computer di casa. Nasce così il nuovo portale www.giovani.bz.it, piattaforma promossa dal Servizio giovani della Provincia, pronta a trasformarsi nella casa dei ragazzi altoatesini e nella vetrina dei centri giovanili. Proprio questi ultimi, infatti, sono visti dall’amministrazione come possibile fil rouge educativo capace di trasmettere valori laddove le orecchie dei giovani sono più dritte: nelle passioni.
 Ecco, quindi, che sul sito sarà possibile consultare rapidamente tutti gli eventi calendarizzati dai centri giovanili provinciali come un moderno cartellone di facile lettura. Il tutto, però, non si riduce alla sagra dell’appuntamento ma si sviluppa attraverso idee e opinioni di una redazione formata da ragazzi e pronta a presentare ai coetanei le più svariate tematiche. Dalla musica all’arte passando per lo sport o le problematiche adolescenziali: tutto può entrare sulle pagine del portale. E la redazione è aperta a chi vuole cimentarsi con la scrittura semplicemente inviando una mail e chiedendo una collaborazione. Lo stesso calendario sul sito, inoltre, diventerà un archivio delle manifestazioni con foto e racconti curati dai partecipanti o dagli animatori.
 I centri giovanili, insomma, si guadagnano una giusta ribalta e la presentazione di ieri mattina a Palazzo Widmann è stata anche l’occasione per mostrare al pubblico la nuova guida “Spazio per i giovani”, con testi di Luca Sticcotti e scatti di Silvia Rotelli. All’interno la descrizione di ogni singolo centro o associazione in un ideale catalogo orientativo o bussola del divertimento.
 All’interno delle varie azioni di valorizzazione delle strutture e delle iniziative, presentate ieri, rientrano infine i “totem” che verranno installati nelle scuole superiori e riporteranno le ultime pubblicazioni del Servizio giovani e informazioni sulle manifestazioni più vicine: da Upload a Fair Play passando per Giovani in scena, il menù sembra particolarmente ricco. L’extrascuola, quindi, si compenetra fisicamente con la scuola, come da refrain dell’assessorato Tommasini, prontamente sottoscritto dalla sovrintendente scolastica Nicoletta Minnei.
 In quest’ottica, infine, sono stati presentati a stampa e operatori del settore quattro progetti in rampa di lancio. Si parte con il concetto del rispetto delle regole dove, all’interno di alcune scuole primarie della città, alcuni collaboratori del Centro giovanile Pierino Valer spiegheranno ai bambini durante la pausa i vantaggi di un gioco all’insegna del fair play. Al Pippo Stage, invece, spazio all’educazione alimentare con una mensa per i ragazzi delle superiori che mira, con la collaborazione della Fondazione Vital, alla promozione di un’alimentazione sana ed ecosostenibile. Accattivante poi l’incontro generazionale, ancora al Centro giovanile Pierino Valer, dove i giovani potranno apprendere i segreti delle bocce da chi di boccini ne ha castigati numerosi: gli anziani. Chiusura con lo “Storytelling remix” realizzato dal Centro Premstaller con la Scuola primaria “Dante Alighieri” che promuove l’uso attivo e creativo delle nuove tecnologie mediatiche attraverso laboratori.
Alto Adige 8-12-10
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mercoledì, 08 dicembre 2010



Test di tedesco, tensione in giunta

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. «Un test di tedesco per concedere le prestazioni sociali agli immigrati?» Da Bruxelles l’assessore provinciale Roberto Bizzo, che ha predisposto il disegno di legge sull’integrazione in discussione in giunta, dice di “non saperne nulla”. Il presidente della Consulta immigrati Artan Mullaymeri conferma: «Noi il disegno di legge lo abbiamo visto: prevede una serie di misure per favorire l’integrazione degli immigrati, ma nessun test linguistico per ottenere le prestazioni sociali concesse esclusivamente dalla Provincia di Bolzano. Una misura simile non è ammissibile, in quanto discriminatoria. Resta il fatto che da parte di ciascun immigrato ci deve essere il massimo sforzo per conoscere entrambe le lingue, ma questa è un’altra cosa».
 Il test di tedesco non ci sarebbe nel documento originario e proprio per questo, si dice, venga ritenuto troppo blando dal presidente della Provincia Luis Durnwalder che vorrebbe mettere dei paletti, per evitare l’arrivo in Alto Adige di molti immigrati richiamati dalla possibilità di ottenere prestazioni sociali aggiuntive (alloggi Ipes, minimo vitale, sussidio casa) a quelle statali.
 Il presidente, intervenendo nella consueta conferenza stampa del lunedì, è stato chiaro: «I test di lingua per ottenere il permesso di soggiorno definitivo, in Alto Adige daranno la possibilità di svolgere l’esame anche per l’accertamento della lingua tedesca. Non si tratta di un passaggio obbligatorio per i cittadini extracomunitari, ma potrà indubbiamente rappresentare un vantaggio in più quando in futuro si tratterà di accedere ad alcune prestazioni sociali».
 Gli alleati del Pd però si mettono di traverso. Con Bizzo si schiera il segretario del partito Antonio Frena: «Il disegno di legge di Bizzo sull’immigrazione è all’acqua di rose? Aspettiamo di vederlo. Certo è che se per “all’acqua di rose” s’intende troppo democratico, allora siamo orgogliosi. Non credo si possano fare delle discriminazioni su base linguistiche. E comunque non le condividiamo».
 Il rappresentante dell’ala sociale della Svp in consiglio provinciale Georg Pardeller vede nel test linguistico per gli immigrati “rischi ma anche opportunità”, mentre i consiglieri verdi Riccardo Dello Sbarba e Hans Heiss rilevano solo gli aspetti negativi e definiscono “discriminatori ed illegali, dunque impossibili i test di lingua per i contributi sociali”.
 I Verdi invitano Durnwalder a smetterla con “gli annunci allarmanti e populisti e a varare finalmente la legge per l’integrazione che la giunta rinvia da sei anni”.
 «Anche perché - sottolineano - non esiste norma, né in Europa né in Italia né in Alto Adige, che consenta di legare alla conoscenza delle lingue il diritto ad un contributo sociale, diritto che risponde esclusivamente al criterio del bisogno e non certo a quello del titolo di studio».
 Intanto, mentre infuria la polemica sul test di tedesco per le prestazioni sociali, la sovrintendente per la scuola in lingua italiana Nicoletta Minnei e l’intendente tedesco Peter Höllrigl assieme al direttore generale della Provincia Hermann Berger sono al lavoro per dare attuazione alla legge sull’immigrazione che, a livello nazionale, prevede per quanti richiedano il permesso di soggiorno permanente lo svolgimento di un test che accerti la conoscenza della lingua italiana. «Noi vorremmo - spiega Berger - far sì che gli immigrati che vivono in Alto Adige possano sostenere il test in italiano o in tedesco. Partendo dal presupposto giuridico che in provincia di Bolzano le due lingue sono parificate». Durnwalder ritiene che non ci sia alcuna chance. Mentre il direttore generale è possibilista: «È vero che il ministero dell’Interno ha detto no, ma quello del Lavoro ha detto sì. Attendiamo un pronunciamento definitivo del Consiglio dei ministri. Dovrebbe arrivare entro giovedì quando entra in vigore il decreto».
Alto Adige 8-12-10
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mercoledì, 08 dicembre 2010



Test di tedesco per gli immigrati

BOLZANO. Al test linguistico di italiano obbligatorio per ottenere il permesso di soggiorno permanente, in Alto Adige si aggiungerà anche l’esame di tedesco: l’intenzione della giunta provinciale è di collegare la conoscenza di entrambe le lingue all’ottenimento di prestazioni sociali provinciali.
 Il decreto emanato il 4 giugno scorso dal ministero dell’Interno di concerto col ministero dell’Istruzione prevede che i cittadini extracomunitari, per ottenere il permesso di soggiorno permanente, dovranno sostenere un test per l’accertamento della lingua italiana entro due anni dal loro arrivo sul territorio statale. I test dovranno essere organizzati dalle varie regioni, nel caso di Bolzano e di Trento, dalle province. Ieri pomeriggio i tecnici della provincia si sono incontrati con quelli del commissario del Governo Fulvio Testi, che materialmente coordina le operazioni, per iniziare a definire le modalità degli esami di lingua: spetta infatti alla Provincia mettere a disposizione le aule nelle quali svolgere i test, le persone in grado di organizzare e sovrintendere gli esami e le attrezzature informatiche necessarie. È prevista la possibilità di effettuare 40 test alla settimana per un totale di 150 candidati al mese.
 In Alto Adige, rispetto al resto d’Italia, ci sarà una novità importante. Accanto al test di italiano obbligatorio, gli extracomunitari avranno infatti la possibilità di sostenere anche un esame di tedesco. «Abbiamo cercato - spiega il presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder - di far inserire una norma che per l’Alto Adige prevedesse la possibilità che il permesso di soggiorno potesse essere rilasciato anche a chi conosce il tedesco. La nostra richiesta però non è passata perché avrebbe posto un limite eccessivo allo spostamento delle persone all’interno del territorio nazionale. Però i test di lingua che saranno svolti in Alto Adige daranno la possibilità di svolgere l’esame anche per l’accertamento della lingua tedesca. Non si tratta di un passaggio obbligatorio per i cittadini extracomunitari, ma potrà indubbiamente rappresentare un vantaggio in più quando in futuro si tratterà di accedere ad alcune prestazioni sociali». Si tratta di prestazioni sociali aggiuntive a quelle statali, come ad esempio il sussidio casa: la misura potrebbe servire per far fronte ad un problema spesso evidenziato proprio da Durnwalder, ovvero l’arrivo di molti extracomunitari in Alto Adige per via degli aiuti sociali più alti rispetto ad altre realtà italiane.
 Nel frattempo, in giunta è proseguito l’esame del disegno di legge sull’immigrazione proposto dall’assessore provinciale competente Roberto Bizzo. «Entro l’anno o al più tardi ad inizio gennaio il ddl sull’inclusione sociale dei cittadini stranieri sarà pronto», ha annunciato Durnwalder. Questi i tempi fissati ieri dalla giunta: entro lunedì prossimo arriverà la presa di posizione dei singoli assessori provinciali con gli ultimi dettagli riguardo agli ambiti di propria competenza. Il 13 dicembre è però in programma anche la definitiva approvazione della riforma dell’istruzione superiore e quindi la discussione sul ddl immigrazione verrà probabilmente rinviata alla seduta successiva. «Nel frattempo - ha chiudo Durnwalder - coinvolgeremo i comuni, considerato che il disegno di legge comprende diversi ambiti che li riguardano direttamente».
Alto Adige 7-12-10
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venerdì, 03 dicembre 2010



Tolto l’Irpef ai redditi sotto i 12.500 euro e a famiglie fino a 25 mila

BOLZANO. Mossa a sorpresa della giunta provinciale sulle esenzioni dall’addizionale regionale Irpef. Via libera a provvedimenti per i redditi sotto 12.500 euro e per le famiglie con figli e reddito fino a 25 mila euro. In tutto verranno interessate 97.647 persone. L’altro giorno veniva data per scontata dalla giunta l’esenzione solo per i redditi fino a 15 mila euro.
 L’assessore al Bilancio Roberto Bizzo (Pd) ha accettato la proposta di Martha Stocker (Svp) approvata ieri dalla terza commissione legislativa (presidente Julia Unterberger) sulla finanziaria 2011.
 La nuova versione delle esenzioni Irpef verrà presentata sotto forma di emendamento durante la discussione del Bilancio in aula la prossima settimana.
 La nuova formulazione prevede un’esenzione generale dall’addizionale regionale Irpef dello 0,9% per i redditi fino a 12.500 euro.
 Questa misura riguarderà 65.842 altoatesini (di cui 13-14 mila con figli), anticipa il direttore della ripartizione Finanze Eros Magnago.
 La seconda parte dell’accordo riguarda le famiglie con figli. In questo caso l’esenzione riguarderà i redditi fino a 25 mila euro, con la possibilità di calcolare figli diversi sulle entrate di uno o dell’altro genitore.
 «Altrimenti i nuclei con due entrate non verrebbero considerati e sarebbero penalizzati», commenta Julia Unterberger (Svp), autrice di questa proposta aggiuntiva. «La seconda parte della manovrà toccherà altre 31.805 persone», conclude Magnago. In tutto dunque 97.647 altoatesini.
 Per la Provincia, spiega Bizzo, l’accordo raggiunto ieri in commissione si tradurrà in minori entrate per 8 milioni: «Si tratta di una soluzione pensata per il ceto medio». Ancora negativo il giudizio dei sindacati. Secondo il segretario della Cisl Michele Buonerba «il bilancio della Provincia avrebbe permesso uno sforzo maggiore, arrivando a garantire esenzioni fino a 30 milioni».
 Ieri intanto il consiglio provinciale ha approvato i primi dieci articoli del disegno di legge «Omnibus» presentato dalla giunta provinciale.
 Tra gli articoli approvati, il primo pone le basi per consentire alla Provincia di sostenere finanziariamente le produzioni cinematografiche e televisive che vengono realizzate sul territorio altoatesino. Molto discusso l’articolo 3 che modifica la legge sulla struttura dirigenziale della Provincia, prevedendo, fra l’altro, che l’attuale direttore della ripartizione provinciale sanità Albert Tschager rimanga al suo posto fino al completamento del riordino del servizio sanitario provinciale, ma non oltre il 31 dicembre 2013. Con l’articolo 8 vengono proposte modifiche alla legge provinciale sulla responsabilità amministrativa degli amministratori e del personale della Provincia e degli enti provinciali, e viene predisposta la base normativa affinché l’ente pubblico di appartenenza possa concedere, in casi eccezionali, il rimborso delle spese del giudizio dinnanzi alla Corte dei conti anche qualora sia stata accertata la colpa lieve.
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giovedì, 02 dicembre 2010



Nord-Est capitale capitale della Cultura, ecco le firme

MARCO RIZZA
Questa del Comitato di gestione potrebbe essere la sede per inserire gli esponenti degli assessorati tedesco e ladino alla cultura. L’altro Comitato sarà quello scientifico, composto da esponenti del mondo della cultura e delle università (ancora da nominare) e che dovrebbe riunirsi per la prima volta a marzo: sarà quest’ultimo a predisporre il progetto vero e proprio per la candidatura. Avranno il compito di avviare le prime iniziative per creare la “rete” tra i territori, e di coinvolgere la società civile: università, mondo della cultura, imprese. Il progetto va presentato entro il 2012; nel 2013 ci sarà la decisione del Consiglio d’Europa. Al momento le candidature alternative a quella del Nord-Est sono tra l’altro quelle di Torino e provincia, L’Aquila, Siena, Matera, Palermo: ieri però i presidenti delle Regioni hanno espresso forte ottimismo sul fatto che «nessuna candidatura italiana può paragonarsi a quella di Venezia». Particolarmente secco il presidente veneto Luca Zaia, che ha ricordato la «figuraccia» in occasione del duello Roma-Venezia per le Olimpiadi: «Questo progetto non è compensativo e non è negoziabile, è una storia a sè. Una candidatura alternativa a Venezia è, sul piano della cultura, impensabile. Se Roma vuole la rissa, l’avrà, ma per noi la partita si chiude con questa candidatura: questo è il messaggio che lanciamo al resto d’Italia». In generale, comunque, tutti i presidenti hanno ribadito la necessità di «fare sistema».
 Per quanto riguarda i finanziamenti, il Protocollo dichiara esplicitamente che ogni ente aderente deve dotarsi di un proprio budget: insomma ognuno pagherà le proprie iniziative, e un fondo comune sarà creato solo per le esigenze di coordinamento e marketing. Ma Zaia ha annunciato che chiederà anche un fondo speciale a Roma.
 Significativo il fatto che al tavolo sedessero esponenti di Pdl, Lega, Pd, Patt, Svp: segno di un consenso trasversale al progetto. Nel suo intervento, il presidente della Provincia Luis Durnwalder ha sottolineato il senso della partecipazione altoatesina: arricchire il «mosaico di identità e di realtà culturali che fanno la ricchezza di questa macroregione». Ha poi aggiunto: «Abbiamo aderito a questo progetto perché siamo convinti del valore della diversità, dell’esigenza di promuovere la specificità dei territori quando tutti parlano di globalizzazione. Noi come terra di confine riteniamo questa candidatura significativa per le differenze che abbraccia, e partecipiamo con le nostre particolarità, a cominciare dai tre gruppi linguistici e da un’esperienza di soluzione pacifica della questione delle minoranze». Durnwalder per altro ha iniziato il suo intervento dicendo «vorrei rifare lo stesso errore che ho compiuto ad Auronzo (in occasione del riconoscimento Unesco alle Dolomiti, ndr) e rivolgere un saluto anche in tedesco»: cosa che ha fatto, riscuotendo un forte applauso (mentre ad Auronzo ci fu polemica). Presente a Venezia per la cerimonia anche l’assessore Christian Tommasini, che ha lanciato per primo in Provincia l’idea della candidatura col Nord-Est: «Qui sta nascendo un grande progetto di sviluppo, e noi ci siamo», ha detto. Per quanto riguarda i contenuti culturali del progetto, nessuno si è sbilanciato nei dettagli. Secondo Zaia «la Capitale può darci un valore identitario, e questa città diffusa chiamata Nord-Est può diventare per realtà visibile, valorizzando le sue eccellenze culturali».
Alto Adige 2-12-10
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giovedì, 02 dicembre 2010

    

 Priorità a aeroporto e banda larga

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. È sulle infrastrutture che nasce un’alleanza quasi inedita tra l’ala economica dell’Svp e il Pd, finora sempre più vicino alle posizioni degli Arbeitnehmer. I due assessori Thomas Widmann e Roberto Bizzo rispondono allo stesso modo alle sollecitazioni che arrivano dall’economia. Studi europei, nazionali e locali (l’ultimo presentato proprio l’altro giorno dall’Ire) dimostrano che l’Alto Adige è indietro rispetto ai territori vicini. «Bisogna investire», dice il presidente della Camera di commercio Michl Ebner. Una linea che Widmann sposa in pieno: «La raggiungibilità è fondamentale. Non si tratta di fare un intervento piuttosto che un altro, ma di fare in modo che dati, persone e merci viaggino velocemente attraverso tutto il nostro territorio». In concreto, ecco le priorità di Widmann: «La banda larga dev’essere estesa a tutta la provincia, le imprese della Venosta o dell’Alta Pusteria devono avere le stesse possibilità di quelle delle città. La ferrovia: il tunnel del Brennero è il progetto del secolo, quello che ci permetterà di velocizzare il trasporto merci e di spostare sulla ferrovia parte del traffico pesante. La “Rola” già oggi ha garantito uno spostamento del 10% del traffico merci, su questo dobbiamo continuare. Infine le persone: all’interno della nostra provincia bisogna potersi muovere più velocemente, non è possibile che il viaggio tra Monaco e Francoforte duri di meno che uno spostamento tra l’est e l’ovest dell’Alto Adige. Punteremo molto sul trasporto pubblico - negli ultimi cinque anni abbiamo raddoppiato o triplicato gli utenti su quasi tutte le tratte - ma per farlo dobbiamo modernizzare le strutture già esistenti. Lo abbiamo fatto con la funivia del Renon, intendiamo farlo anche l’aeroporto: il masterplan sarà approvato entro l’anno dopo la discussione con le parti sociali. I costi? Si tratta di investire nel futuro, l’alternativa è restare tagliati fuori».
 D’accordo su tutta la linea anche l’assessore Bizzo che punta soprattutto su due priorità: aeroporto e banda larga. «L’aeroporto però si può rendere più funzionale. Uno scalo piccolo ma efficiente è fondamentale per le imprese, ma anche per l’università, la cultura e gli stessi cittadini. Aumenteranno i voli? A me piace partire dai numeri, che sono dati oggettivi: su 18 mila voli che ogni anno si effettuano a Bolzano, solo il 10% sono voli civili. Se usiamo l’aeroporto per questo tipo di voli e in particolare per i collegamenti internazionali, diminuendo i voli militari o sportivi, sarà un vantaggio per tutti. E agli ambientalisti dico che l’aeroporto “consuma” meno ambiente di quanto non faccia una nuova strada». Altra priorità, la banda larga: «È il futuro, dobbiamo assolutamente completare la rete provinciale. Abbiamo messo a disposizione 15 milioni per terminare i lavori: tre per il 2011, sei per il 2012 e sei per il 2013». La questione Bolzano: «Più che il traffico in città, bisogna puntare sugli accessi. Per noi è centrale la realizzazione delle due circonvallazioni: il completamento della variante della statale del Brennero a sud e la costruzione della circonvallazione a nord-ovest per il traffico che arriva da Sarentino».
Alto Adige 2-12-10
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categoria:provincia di bolzano, aereoporto san giacomo
domenica, 28 novembre 2010



I genitori: alle medie 13 ore di tedesco

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. «Attualmente alle medie ci sono 5 ore di tedesco più 2 di veicolare in geografia alla settimana: noi chiediamo di arrivare almeno a 13». Michela Gaspari, mamma di due bambine che frequentano le elementari Manzoni, è la battagliera rappresentante dei genitori che fanno capo a «Mix-ling».
 Dell’associazione fanno parte famiglie italiane, tedesche e miste unite da un comune obiettivo: far sì che i figli diventino bilingui e parlando la lingua dell’altro, imparino a conoscere anche la storia e la cultura dell’altro. Michela Gaspari, mistilingue e insegnante di tedesco, avrebbe potuto iscrivere le figlie alla scuola tedesca, ma ha preferito quella italiana. Ha scelto le Manzoni, dove già da anni come alle Longon e in altre scuole della provincia, c’è una classe che fa metà ore in italiano e metà in tedesco.
 «Sono circa 14 ore in una lingua e 14 nell’altra - spiega Gaspari - e i risultati sono ottimi. I bambini, alla fine dei cinque anni di elementari, hanno un’ottima padronanza delle due lingue. Vogliamo che quest’esperienza prosegua in maniera organica anche alle medie, dove attualmente ci sono solo 7 ore di tedesco, di cui 5 normali e 2 veicolari in compresenza. Noi ne chiediamo almeno 13».
 L’idea è di aggiungere alle ore normali di tedesco, il veicolare in geografia, una parte di scienze, un laboratorio di matematica. La prima a partire sarà, nell’autunno del 2011, la scuola media Foscolo (dirigente scolastica Mirca Passarella anche delle elementari Manzoni): nei prossimi giorni il collegio docenti voterà il progetto. Quindi nell’autunno del 2012 toccherà alle medie Archimede (dirigente Marina Degasperi anche delle elementari Longon).
 Una commissione di cui fanno parte oltre alle due dirigenti scolastiche anche la sovrintendente Nicoletta Minnei, il direttore di ripartizione Ivan Eccli e l’ispettore di tedesco seconda lingua Franz Lemayr stanno cercando il modo migliore per dare continuità didattica alle esperienze positive iniziate alle elementari e superare gli ostacoli giuridici rappresentati dall’articolo 19 dello Statuto che prevede che la valutazione venga fatta nella madrelingua dello studente.
 «Ma se un bambino è mistilingue - si chiede Gaspari - qual è la sua madrelingua? Il rischio è che una terra come la nostra, che dovrebbe essere avvantaggiata per quanto riguarda le lingue, rischi di essere penalizzata da norme ormai obsolete».
Alto Adige 28-11-10
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martedì, 23 novembre 2010



Capitale della cultura, sì alla firma

Dalla giunta via libera al Protocollo col Nord-Est


MARCO RIZZA
È arrivato il via libera della giunta provinciale alla stipula dell’intesa sul Comitato organizzatore della candidatura congiunta del Nord-Est a Capitale europea della cultura nel 2019. La decisione è stata presa nel corso della seduta di ieri mattina. Il dibattito tra gli assessori è stato acceso - ad esempio Richard Theiner ha ribadito la richiesta di coinvolgere il Tirolo - ma alla fine non sono stati espressi voti contrari. «Quando sarà il momento di elaborare contenuti e programma vogliamo esserci come partner paritari e con le specificità dei nostri tre gruppi linguistici», ha chiarito il presidente Durnwalder, riassumendo così anche le richieste della Svp ma confermando la sua volontà di proseguire nel progetto.
 Già in giugno la giunta si era espressa a favore della partecipazione della Provincia di Bolzano alla candidatura congiunta dell’area regionale del Nord-Est a Capitale culturale europea nel 2019. «Queste candidature mettono in rete diversi territori di una macroarea e non si limitano più ad un’unica città», ha affermato Durnwalder al termine della seduta. La giunta ha confermato quell’orientamento e ha autorizzato il presidente a firmare il primo dicembre l’intesa sulla costituzione del relativo Comitato organizzatore, che vede Venezia capofila e comprende anche il Veneto, il Trentino e il Friuli Venezia Giulia. La giunta punta a valorizzare, ha aggiunto Durnwalder, le particolarità di italiani, tedeschi e ladini, «di una regione di confine che ha sviluppato un modello di convivenza e di tutela del territorio e che non vuole chiudersi». La Provincia ravvisa nella candidatura congiunta «la possibilità di una crescita culturale di tutte le regioni coinvolte, di mettere in rete le risorse di tutti i partecipanti e di beneficiare, in caso di successo, anche di un notevole ritorno a livello di immagine e turistico».
 Il 2019 coincide anche con l’anno del centenario della divisione del Tirolo storico: «Una buona occasione - ha concluso Durnwalder - per presentare la nostra storia e il cammino grazie al quale siamo riusciti ad andare oltre alle divisioni».
 Il dibattito come detto non è stato privo di qualche asprezza: il voto contrario di alcuni esponenti Svp, pochi giorni fa in Commissione provinciale, era il segnale di un malumore crescente nel partito. Ma l’assessore alla cultura italiana, Christian Tommasini, si dice ottimista di riuscire a convincere gli scettici: «Abbiamo ribadito - sostiene - che il punto forte della nostra candidatura è il coinvolgimento di tutti i gruppi linguistici, quindi lavoreremo in questa direzione. Nei prossimi giorni apriremo un tavolo di lavoro anche a livello locale per approfondire tutti gli aspetti fatti emergere nei giorni scorsi dai consiglieri, coinvolgendo anche questi ultimi. Intensificheremo il ragionamento proprio per fare emergere le peculiarità di tutte le culture della nostra provincia».
Alto Adige 23-11-10
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categoria:donne, provincia di bolzano
martedì, 23 novembre 2010



La Provincia frena una crescita multilingue

Sono estremamente sorpreso dalla risposta del Presidente della provincia alla proposta del FLI di una scuola multilingue per il futuro dei nostri ragazzi. Ma mi fa piacere pensare che se lo stesso Presidente è rimasto con la sua politica sociale al 1948, riferendosi al rispetto dell’Art. 19 dello Statuto, voglia rispettare lo stesso statuto per quanto riguarda la toponomastica e, quindi, ritornare sugli accordi presi col PDL, tramite l’On. Fitto, e rinnegare gli stessi adottando perciò i nomi in italiano, come previsto dallo statuto, con l’aggiunta della nomenclatura tedesca, solo nei casi previsti dagli accordi dell’epoca. Certo che oggi, nel 2010, fare affermazioni sui quotidiani di questo genere, mi fa pensare che il presidente non abbia compreso l’evoluzione sociale degli ultimi settant’anni, o che tenda a mantenere ferma la cultura locale al dopo guerra. Sono altresì esterrefatto dal pensiero che i nostri figli debbano ancora confrontarsi con questa mentalità, invece di crescere e sviluppare tutti quei vantaggi che questa Provincia, malgrado alcune persone, può dare. Dobbiamo pensare a percorsi scolastici che diano degli atout prevalenti ai nostri ragazzi, visto che abbiamo la fortuna di avere questa possibilità senza oneri eccessivi.
E che a Enrico Hell venga contestato di muoversi in questo senso dall’alto del suo ruolo, e che si appoggi a un programma e a un gruppo che per scelta da sempre si muova nella richiesta di una formazione per il plurilinguismo ed una conoscenza della seconda lingua che permettano di essere competitivi sul mercato del lavoro, è assolutamente ottuso. La difficoltà oggi di trovare un percorso scolastico multilingue nella nostra Provincia è solo negligenza della direzione territoriale e, non ha senso non pensare almeno a un sezione scolastica continua con queste caratteristiche, in ogni scuola di qualsivoglia madrelingua sia, che culturalmente va comunque rispettata e integrata. Certo, probabilmente per mire elettorali, è meglio continuare a parlare di come scrivere i cartelli, che pensare a come non far perdere il treno all’ Alto adige (e ai nostri giovani) della crescita economica, sociale e politica.
A. R. Colciago
Alto Adige 23-11-10
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giovedì, 18 novembre 2010



Si farà la facoltà di Medicina

 BOLZANO. «Sì è vero in Alto Adige mancano medici e nei prossimi anni la situazione si farà pesante». Il presidente Luis Durnwalder si è messo al lavoro per affrontare quella che rischia di diventare una vera emergenza, annuncia novità a breve: «Una commissione ad hoc sta lavorando alla creazione di una facoltà di Medicina dell’Euregio che interesserà da vicino anche l’Alto Adige. Al momento non dico di più ma credo che potrò fornire dei particolari importanti già la prossima settimana».
 La questione è venuta fuori a margine della cerimonia che si è svolta lunedì ad Innsbruck e che ha visto il presidente insignito del titolo di senatore accademico onorario. Durnwalder conferma di averne parlato nel dettaglio.
 Alcune settimane fa era stato lo stesso assessore alla sanità Theiner a parlare dell’esistenza di un progetto che riguarda la facoltà di Medicina in fase di approfondimento dopo che dal Tirolo è arrivata la proposta di mettere a punto una sinergia per combattere la penuria di personale medico. A lanciare l’idea è stato l’assessore alla ricerca del Land Tirolo Bernhard Tilg: «I posti disponibili nella facoltà di Medicina di Innsbruck sono limitati, solo 20 altoatesini quest’anno hanno potuto accedervi e creare una nuova offerta sarebbe utile anche per Bolzano». Da Bolzano Theiner aveva risposto interessato ma con molta prudenza: «È uno dei possibili campi di collaborazione tra l’Alto Adige e il Tirolo che valuteremo se attuare o meno». Ieri il presidente Durnwalder è stato però più chiaro e più ottimista: «È stata messa in piedi una commissione che sta lavorando alla creazione di una facoltà di Medicina dell’Euregio che interesserà da vicino anche l’Alto Adige. Credo che potrò fornire dei particolari importanti già la prossima settimana».
 Una questione, quella della carenza dei medici, che preoccupa - non poco - gli addetti ai lavori. L’allarme l’ha lanciato alcuni mesi fa il presidente dell’Ordine dei medici Michele Comberlato: «Non ci rendiamo nemmeno conto che cosa succederà nel giro dei prossimi anni quando ci verranno a mancare medici. Dobbiamo trovare una soluzione in tempi stretti per non trovarci in serissima difficoltà». Sulla carenza di medici interviene anche il primario di Cardiologia - Walter Pitscheider - che dal primo dicembre diventa nuovo coordinatore sanitario del Comprensorio di Bolzano e che in un’intervista comparsa sulla “Tageszeitung” ha fatto sapere come «il problema sia reale e l’ospedale rischia di trovarsi fra pochi anni in serissima difficoltà». Questione ben presente al presidente dei primari dell’Anpo, il primario di Pneumologia, Giulio Donazzan: «Lo scenario cambia ed in corsia iniziano a mancare i medici. Il problema rischia di diventare veramente serio». Il primario offre anche una stima: «In dieci anni il 30% dei medici uscirà dal sistema sanitario pubblico dell’Alto Adige. Andranno in pensione e non so quanti potranno sostituirli». C’è una causa precisa: «Il numero chiuso. In Italia è stato istituito da molti anni, in Austria di recente. Nato per evitare la saturazione del settore, adesso è diventato un incubo in mezza Europa. In Alto Adige poi la nostra sanità inizia a non essere più così differenziata da essere attraente per l’arrivo di medici da fuori». Il presidente Anpo aggiunge un ulteriore elemento: «Le specialità sono sempre state a numero chiuso, ma la loro organizzazione è cambiata e ora è ancora più difficile che gli specializzandi lavorino nei reparti. Se devo dire, credo che l’emergenza ancora più seria riguardi gli specialisti. Nel triveneto Pneumologia è presente nelle facoltà di Padova, Verona, Udine e Trieste. Ma la specializzazione in malattie dell’apparato respiratorio è presente solo a Padova con tre posti all’anno».
Alto Adige 18-11-10
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lunedì, 15 novembre 2010



Inceneritore e rifiuti la Provincia fa quello che vuole

 Vorrei controreplicare al sig. Benedetti Luca di Laives che e’ a favore di una Provincia che fa piuttosto dell’immobilismo del Comune. Intanto caro Benedetti io difendo un principio democratico semplice che sarebbe quello per il quale i politici siano a servizio dei cittadini e non viceversa e che su grandi opere e riforme di servizi la popolazione venga coinvolta e non invece come accade ora che le decisioni siano prese e attuate unilateralmente. Forse lei Benedetti e’ disinformato sul nuovo sistema dei rifiuti visto che non io da semplice cittadino, ma i sindacati, l’unione degli amministratori di condominio e molte associazioni sono contrarie. Lei vorrebbe il bidone dell’immondizia nel proprio cortile usurpando la proprieta’ privata? Inoltre il traffico veicolare e’ determinato dal fatto che dovranno essere acquistati nuovi camion per il ritiro rifiuti con conseguente spesa per i cittadini e dovranno passare molto piu’frequentemente. Se prima si avevano 2 bidoni per 3 condomini ora saranno 8! Il tutto per giustificare una presunta maggior differenziazione senza per altro diminuire le teraffe ovviamente. L’inceneritore invece nuovo decuplichera’ la propria portata smaltendo tutti i rifiuti della Provincia facendo cosi’ chiudere le varie discariche sparse per la provincia. Piu’ nuovo e non inquina? Si informi e scoprira’ che invece produce molte pm 2 ancora piu’ insidiose e dannose per la salute. Mi risulta poi sig. Benedetti che a Laives c’e’ il sistema della compattazione con tessera elettronica e che funzioni molto bene risolvendo i problemi.
Alto Adige 15-11-10
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categoria:ambiente, provincia di bolzano, antiinquinamento
lunedì, 15 novembre 2010



Biblioteca on-line  ma niente italiano

BOLZANO. La biblioteca provinciale Tessmann ha lanciato il nuovo servizio di digitalizzazione dei documenti e prestito on-line “Biblio 24”. Un’iniziativa salutata con entusiasmo e l’orgoglio dei pionieri: un’offerta simile, infatti, rappresenta una novità per l’Italia ma, purtroppo, non per l’italiano. Nel catalogo disponibile, infatti, non v’è traccia di documenti nella lingua di Dante, con buona pace degli studenti di lingua italiana. A farsi portavoce dello scontento studentesco è Sara D’Elia che racconta la sua esperienza. «Mi sono recata alla Tessmann - spiega - perché ho provato attraverso il sito a cercare qualche rivista italiana, ma non riuscita a trovare nulla. Ero sorpresa, ma dagli uffici della biblioteca mi hanno confermato che non esiste alcun tipo di disponibilità nella nostra lingua». Ovviamente la mancanza riguarda solo l’apparato elettronico perché, paradossalmente, nel catalogo cartaceo i documenti in italiano esistono eccome. «Certo, si possono trovare diversi testi - continua D’Elia - e questo rende ancora più fastidiosa quella che non esito a definire una discriminazione in un terra plurilingue come la nostra». In sede di presentazione, però, non era stato fatto alcun cenno alla mancanza «e nemmeno sul sito è possibile trovare una sola riga che specifichi e avverta della mancanza di libri, riviste o supporti in italiano. Si mettono bene in evidenza i 7.000 articoli in offerta, ma nulla che giustifichi un’assenza grande come una casa. Non solo, nemmeno in ladino è possibile scovare nulla: solo tedesco». La speranza, però, è che in futuro la situazione possa essere raddrizzata: «No - ribadisce D’Elia - perché dagli uffici della biblioteca mi hanno fatto sapere che non c’è in programma alcun tipo di digitalizzazione italiana, semplicemente perché si sono affidati a un servizio tedesco. Non mi sembra che si possa trattare di un impedimento serio e accettabile, soprattutto considerando che le Tessmann non è una raccolta privata, ma una biblioteca provinciale e quindi, presumo, finanziata con soldi pubblici». La struttura di via Diaz, infatti, riceve una quota di finanziamento annuale stanziata dalla Giunta Provinciale e nel decreto del presidente emanato il 24 gennaio 2000 si trova una precisazione in evidente contrasto con il servizio “Biblio24” che specifica per la Tessmann “compiti precisi nel raccogliere scritti e opere di autori altoatesini, della storia e della cultura del territorio con particolare riferimento agli scritti in lingua italiana”. Il piano annuale di finanziamento delle biblioteche pubbliche emanato dalla Provincia per il 2009, comunque, prevedeva un importo complessivo di 5,3 milioni di euro, con 3 milioni per il personale e investimenti per 1,4 milioni di euro. Dalla biblioteca, però, nessun commento, salvo una conferma «sulla mancanza di documenti digitali in italiani offerti dal servizio su internet». Dalla Fondazione Carispa, sponsor del servizio spiegano che: «I documenti sono tutti in tedesco perché si appoggiano su una piattaforma tedesca e non esiste un omologo Italiano». (a.c.)
Alto Adige 15-11-10
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categoria:cultura, letture, provincia di bolzano
martedì, 09 novembre 2010



Una strada per i masi al Peterköfele

LAIVES. La strada che la Provincia sta costruendo per raggiungere i masi situati sopra la zona del Peterköfele, è arrivata ai piedi della collinetta morenica sulla quale si trova la chiesetta medievale. Adesso arriverà la fase più delicata dell’intervento ovvero, la perforazione della collinetta per realizzare la galleria di alcune centinaia di metri che porterà sul versante opposto. Intanto comunque i lavori si sono fermati e proseguiranno con ogni probabilità a primavera. Recuperato anche lo scavatore che era rotolato nella scarapata sottostante, causando il ferimento del conducente. (b.c.)
Alto Adige 9-11-10
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categoria:provincia di bolzano, sentieri toponomastica

lunedì, 08 novembre 2010



Economia, la Provincia di Bolzano cambi

Dopo gli anni grassi, questi sono anni magri e tutti devono rinunciare a qualcosa. Dice tutti perchè considera l’Alto Adige una grande famiglia. Ma dice tutti anche perchè ritiene che questa temperie economica vada gestita attraverso escamotage tattici, senza inerpicarsi in ristrutturazioni strategiche. Configura una serie di sacrifici temporanei a fronte di una non lontana ma inevitabile fuoriuscita dalla crisi: tagli distribuiti a pioggia, indiscriminatamente e in fretta. Così, per togliersi il pensiero. E infatti sfila qualcosa agli ospedali periferici ma non sceglie strategicamente Bolzano («La riforma sanitaria ha partorito un topolino» dicono i medici); affonda con levità tra i dipendenti pubblici ma non redistribuisce nel settore privato. E’ come la raccolta delle elemosine in chiesa, dopo l’omelia del parroco: una lira a testa, ricchi e poveri per liberarsi la coscienza. In realtà, dando risposte uguali a problemi diversi, Durnwalder e la Provincia confondono piani e prospettive. Se quella della compagnia amatoriale che non riceve più i fondi o del provinciale con qualche benefit in meno può essere valutata come una lamentazione, non così quella dell’impresa che si vede tagliare le risorse per l’innovazione o l’industria alberghiera che deve riposizionarsi in tempi di crisi con l’aumento della tassa di soggiorno.
 In sostanza: se tagli a tutti è come se non tagliassi a nessuno. E soprattutto: se tagli anche a chi offre garanzie di sviluppo, togli al sistema Alto Adige nel suo complesso (anche a chi ora deve fare sacrifici) la possibilità di una riemersione con le proprie gambe. Per questo il mondo dell’economia è così unanimemente critico nei confronti della manovra provinciale. Perchè non distingue tra impresa e impresa e tra settori; perchè non risparmia con coraggio negli ambiti palesemente fuori dai mercati per concentrare le risorse residue in quelli che potrebbero trovarne di nuovi. Perchè non investe nell’innovazione e nella sburocratizzazione. La quale significa sacrifici oggi (blocco del turn over, riduzioni misurate degli stipendi) ma per poter avere domani una macchina amministrativa che consenta il rilancio strategico dell’«impresa Alto Adige». Dice Durnwalder: «Gli industriali da trent’anni hanno sempre ricevuto». E’ vero. Le Acciaierie sono state sostenute anche se l’acciaio non era concorrenziale; le imprese del turismo invernale sono state sfacciatamente favorite rispetto alle concorrenti fuori dai confini dentro un quadro di protezionismo novecentesco. Ma quelli erano gli anni. E le teste. Tuttavia lo stesso denaro, se non di più, è stato riversato in opulenze provinciali senza paragone, in marmi lucidati a scopo elettorale in ogni Haus der Kultur dedicata più che altro alle feste etiliche, in imprese faraoniche (le Terme di Merano); miliardi sono stati dispersi per lucidare gli ottoni delle Musikapelle o per riordinare le braghe degli Schützen di ogni ordine e grado, per costruire grandiose tangenziali in piccoli paesi (tranne che a Bolzano) e per arredare gli uffici del potere provinciale alzando gli stipendi dei loro burocrati.
 Insomma, tutti hanno goduto, non solo le industrie. Ma non tutti oggi, debbono essere tagliati allo stesso modo. Occorrerebbe distinguere e approfondire. Cambiare passo. Darsi uno schema di manovra. Ed è questo che sembra mancare: la capacità di accelerare una revisione complessiva del sistema autonomistico rispetto alle sue ricadute economiche, la forza per cambiare i propri quadri di riferimento e le compatibilità in senso strategico.
 Mutare pelle, fuoriuscire da una visione solo redistributiva.
 La domanda è: sarà in grado la nostra classe politica di reinventarsi un’identità e una nuova missione?
 Sulla risposta che saprà dare a questo quesito si gioca l’intero futuro della nostra comunità, non solo quello di qualche azienda.
Paolo Campostrini p.campostrini@altoadige.it
Alto Adige 7-11-10
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giovedì, 28 ottobre 2010



Adozioni: nuovo servizio per i genitori

BOLZANO. Nel 2009 il tribunale per i minori di Bolzano ha disposto undici adozioni nazionali e diciannove adozioni internazionali a genitori residenti in Provincia di Bolzano. Nello stesso anno tre bambini nati da genitori residenti in Provincia sono stati dati in adozione subito dopo il parto, mentre le domande di adozione da parte di genitori altoatesini nel medesimo anno sono state 35 nazionali e 40 internazionali.
 L’assessorato alle politiche sociali e ai giovani del Comune di Bolzano e l’Azienda servizi sociali di Bolzano hanno presentato ieri il Servizio adozioni Alto Adige, “un nuovo servizio multizonale - ha commentato l’assessore Mauro Randi - che dimostra quanto sia complessa e incisiva l’attività dei servizi sociali gestiti da Assb sul territorio di Bolzano e della Provincia”. Un’opportunità in più per tante coppie che vogliono adottare.
 Il direttore dell’ufficio famiglia, donna e gioventù della Provincia Autonoma di Bolzano Eugenio Bizzotto ha sottonineato come questo servizio metta al centro delle sue attività soprattutto il diritto dei bambini di tutto il mondo ad avere relazioni familiari stabili, dando così a molte coppie che desiderano un figlio la possibilità di donare il proprio amore e le proprie cure.
 L’equipe è composta da quattro assistenti sociali, messi a disposizione da Azienda servizi sociali di Bolzano e dalle comunità comprensoriali Burgraviato - Val Venosta e Valle d’Isarco - Val Pusteria - Alta Val Isarco, e da quattro psicologhe e psicologi messi a disposizione dai consultori Kolbe, Lilith ed Ehe und Erziehungsberatung Südtirol che, su incarico del tribunale per i minori, accerta i requisiti di idoneità all’adozione delle coppie, fornisce ai genitori adottivi sostegno e consulenza.
Alto Adige 28-10-10
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giovedì, 21 ottobre 2010



A nuovo il sito web del meteo provinciale Funziona sull’iPhone

BOLZANO. Nuova homepage il sito del meteo provinciale, con nuovo layout e nuove funzionalità. Il nuovo sito aumenta da cinque a sei giorni l’orizzonte della previsione. Dal lunedì al sabato i meteorologi redigono due bollettini al giorno, alle 7.30 e alle 11. Il coordinatore dei meteorologi Günther Geier e i suoi collaboratori anche la domenica e nei giorni festivi aggiornano la previsione che viene pubblicata alle 10. Oltre al classico bollettino per l’Alto Adige vengono formulate previsioni per il lago di Garda e per le zone montane. Anche la sezione dedicata alle condizioni del tempo nei comprensori è stata rinnovata. Le nuove pagine sono ottimizzate per gli smartphone come Iphone o Android, in modo da rendere più semplice l’accesso ai dati meteorologici ovunque ci si trovi. Tutti questi servizi sono disponibili su www.provincia.bz.it/meteo. (da.pa)
Alto Adige 21-10-10





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giovedì, 21 ottobre 2010



Ma qui si risparmia solo in cultura

GIACOMO FORNARI
E ancora la profonda sensibilità della classe politica che, nella musica, ha visto una grande possibilità di espressione. Secondo il principio del “dimmi come suoni e ti dirò chi sei”, i gruppi linguistici hanno difeso e proposto in modo assolutamente pacifico i tratti distintivi dei propri repertori. Troppo lusso, forse. Ma alla base vi sono state delle scelte precise. In un’intervista ad “Amadeus” dello scorso novembre Renzo Caramaschi spiegava come Bolzano fosse la città con maggior investimento per cultura pro capite, spiegando anche come certi eventi, apparentemente costosi, avessero poi benefici sul bilancio e, quindi, positive ricadute sull’intera collettività. Difficile pensare quindi che in un simile contesto la musica possa essere considerata voluttuaria od accessoria. Nello “Stato”, Platone riteneva la musica base di ogni conoscenza. Egli, infatti, sosteneva che attraverso quest’arte fosse possibile imparare altro. E meglio. Con Platone è stata fondata l’idea non solo di un’educazione musicale in senso stretto, ma di un’educazione globale attraverso la musica.
 Una riforma della scuola che non tenga conto di queste acquisizioni pedagogiche, considerate ovvie all’estero, rischia di frantumarsi dietro quel realismo ingenuo che vuole la scuola come una palestra di avviamento al lavoro. E’ chiaro che un liceo musicale può essere frequentato da un futuro medico o da un futuro avvocato che, attraverso la musica, avranno acquisito metodologie preziose sotto il profilo cognitivo. Sempre nello “Stato”, Platone riteneva indispensabile l’approccio estetico. In questo senso, la chiusura dimostrata in certi ambienti nei confronti della cultura classica può avere conseguenze importanti sotto il profilo culturale. Non che non si possa e non si debba riformare la scuola (liceo classico compreso). Ma è pur vero che prima di demolire un modello, bisogna sapere che cosa si vuole ottenere e perché. Forse il greco potrebbe non sembrare utile, ma io non potrei immaginare la mia vita senza.
Anche nella discussione di riforma degli Istituti per l’educazione musicale della Provincia autonoma, temporaneamente passato con il voto contrario dei due assessori italiani, è mancato e manca un tassello importante. Quello del metodo. All’inizio si è parlato di esigenze di risparmio di bilancio, di per sé comprensibili in una fase di crisi. Ma subito dopo si è scoperto il vaso di pandora, e cioè che risparmi su vasta scala si possono ottenere soltanto tagliando le spese non autofinanziate. In questo senso, l’unica voce è quella (non indifferente) degli stipendi. Una via, questa, che per fortuna nessuno vuole minimamente percorrere. Un’altra ipotesi capace di spiegare la riforma, era stata formulata in direzione di un miglior coordinamento con la scuola. Ma tra un miglior coordinamento ed un’integrazione tecnicamente impervia corre molta distanza.
La trasversalità del ruolo del personale docente degli istituti musicali, che copre utenze dai 2 ai 100 anni e in situazioni le più disparate, la difficoltà di gestione di complesse graduatorie statali, il possibile conflitto di interessi tra personale di tipo statale o ex-statale di addestramento e reclutamento diverso, più che creare un’ottimizzazione delle risorse potrebbe portare addirittura a possibili collisioni, a numerosi ricorsi rischiando di compromettere un meccanismo che ci sembrava perfetto. Forse troppo per poter durare all’infinito.
Ovviamente non è logico che tutto resti fermo come ai tempi della fondazione (1977) di queste strutture. Ma sembra meno utile che le cose vengano stabilite per legge, prima che ci si sia occupati dei veri problemi che ogni ristrutturazione porta giocoforza con sé. Vale quindi la pena di domandarsi se i possibili disagi ed il malcontento possano valere tanto quanto un’idea di riforma che piove improvvisa senza che se ne sia mai fatta parola. La storia insegna che riformare in modo condiviso è più facile che imporre i cambiamenti a comma di legge. Comunque sia a perderci, qui, è un’idea veramente platonica di stato che aveva fatto dell’Alto Adige un modello musicale all’avanguardia che, invece, ora sembra essere pericolosamente scalfito. Platone ci insegna che lo Stato nel quale l’arte è cibo dell’anima si rivela come il punto di incontro tra culture e civiltà diverse. Purtroppo Platone appare al momento irrimediabilmente lontano.
Alto Adige 21-10-10
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lunedì, 18 ottobre 2010




Uniti per salvare il liceo tedesco

PAOLO CAMPOSTRINI
E che è giusto vada combattuta senza distinzione di lingua o di censo. Nella quale dovrebbe sentirsi coinvolto chiunque abbia a cuore il nostro destino di doppia minoranza inquieta, di isola sbattuta dalle correnti della storia, preda di chiunque passi di qui con la sola intenzione di semplificare questioni complicate (da Hitler a Mussolini, da Tolomei alla Klotz), giocando con la pigrizia degli ignoranti.
 Ma la sopravvivenza del Walther non è solo una trincea che potrebbe essere occupata trasversalmente da italiani e tedeschi di buona volontà: è il terreno su cui misurare la capacità della classe dirigente provinciale di confrontarsi con la modernità. Una giunta che mantiene con i nostri soldi ridotte elettorali ospedaliere, muovendosi con operazioni vellutate laddove dovrebbe mostrare ben altro piglio, ritrova d’incanto vigoria privatizzatrice proprio nell’unico settore, quello della cultura superiore e dell’istruzione, dove il pubblico è ancora l’unico collante tra le generazioni e le classi sociali, capace di svolgere una primaria funzione strutturante nell’interesse di tutti. Una giunta incapace di comprendere che lasciare ai privati uno dei pochi ambiti decisivi per il futuro di una comunità è una giunta che ammette una carenza strategica, che non sa distinguere tra tagli e tagli ma che affonda solo dove sa che potrebbe pagare costi elettorali minimi. E che dunque agisce per interessi tattici, senza una cornice complessiva di riferimento.
 Il «pubblico» del Classico tedesco è un pubblico buono. Uno dei pochi per cui vale la pena di battersi. E uno dei pochi per cui vale farlo insieme, italiani e tedeschi. Perchè è giusto che i ragazzi sudtirolesi (ma anche gli altoatesini che lo frequentano) non debbano pagare la retta ai Francescani per leggersi Sofocle in greco o Machiavelli in italiano. Per questo il Walther è al centro dell’interesse dell’«Alto Adige»: non perchè è tedesco ma perchè è un magnifico liceo.
Alto Adige 18-10-10
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venerdì, 15 ottobre 2010



IL SOLITO  VELENO ETNICO

GIORGIO DELLE DONNE
Anche questa settimana la politica locale ci ha propinato la consueta dose di veleno etnico. L’argomento è sempre quello della toponomastica, nello specifico le conseguenze dell’accordo Fitto-Durnwalder per la soluzione del problema creato ad arte dall’asse SVP-AVS nel settore dei cartelli indicatori finanziati con i soldi pubblici e realizzati monolingue-tedeschi, quasi ad anticipare e tastare il polso al moribondo per vedere le sue reazioni in vista dell’imminente discussone nel Consiglio provinciale della proposta di legge SVP sulla toponomastica ufficiale, che prevede la quasi totale eliminazione della toponomastica italiana.
 Il testo dell’accordo è di per sé ambiguo, ed il fatto che il comunicato ufficiale non fosse congiunto ma separato da parte dei due contraenti non indicava nulla di buono, tant’è vero che immediatamente è nata una questione sull’interpretazione del termine “Ortschaften”-”località”, vista come località antropizzata nell’interpretazione/testo tedesco e come luogo geografico nell’interpretazione/testo italiano. Ma oltre a questo, anche il riferimento alla “storicità” dei nomi è ambiguo e si presta a discussioni infinite.
Alcuni hanno messo in relazione le ambiguità con la necessità di Berlusconi in questa fase di instabilità politica di crearsi alleanze anche con il diavolo, sia esso siciliano o sudtirolese, pur di sopravvivere politicamente alle bordate dell’ex cofondatore. La mossa della settimana riguarda le scelte degli esperti per la composizione della commissione. Si parlava di esperti e qualcuno ha pensato ingenuamente a storici o linguisti, ma lo Stato ha nominato due giuristi, mentre la Provincia ha nominato tre politici. Inoltre lo Stato ha nominato un’italiana ed un sudtirolese non allineato, mentre la Provincia ha nominato tre sudtirolesi iperstrutturati etnicamente e politicamente. Con queste premesse la commissione potrà lavorare almeno per cinquant’anni, e quindi i nomi italiani, che pur esistono da poco meno di un secolo, saranno all’epoca ancora “più storici”. Ma, essendo calati gli altoatesini di oltre 30.000 unità negli ultimi quarant’ anni ed essendo oramai scomparsi da ogni luogo di potere economico, politico e culturale, con questo trend politicamente determinato nei prossimi cinquant’anni saranno ampiamente superati dagli stranieri, che già oggi hanno superato, con uno sviluppo inimmaginabile solamente dieci anni fa, la popolazione ladina. Viste le tristissime considerazioni di Theiner, che recentemente si rammaricava del fatto che i figli degli immigrati, essendo inseriti per il 70% nelle scuole italiane che ospitano il 25% della popolazione scolastica, inevitabilmente si dichiareranno italiani nei prossimi censimenti, possiamo prevedere che al termine dei cinquantennali lavori della commissione per la toponomastica i rappresentanti degli altoatesini che la commenteranno avranno tutti nomi di origine albanese o magrebina - essendo gli immigrati di origine dei paesi dell’Est predestinati a diventare dei veri sudtirolesi! -, e di religione islamica. E’ una situazione già vista nel film “La seconda guerra civile americana”, il film di Dante del 1997, una bellissima satira cinica e grottesca.
Alto Adige 15-10-10
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martedì, 21 settembre 2010



Arriva la legge sull’immigrazione

BOLZANO. Il disegno di legge sull’immigrazione dovrà essere pronto entro l’anno. Questo il termine ultimo che il presidente della Provincia Luis Durnwalder ha dato all’assessore provinciale competente in materia Roberto Bizzo per definire il testo che andrà a regolare diritti e obblighi dei cittadini extracomunitari in Alto Adige.
 Ieri la giunta provinciale ne ha discusso a lungo, approfondendo in particolare alcune nuove direttive previste da uno schema destinato ad essere presto trasformato in Dpr da parte dello Stato. «Dovremo adeguare il nostro disegno di legge in base alle nuove regole proposte dal presidente della Repubblica», afferma Durnwalder. Tra le novità previste c’è ad esempio l’obbligo di imparare l’italiano entro due anni come presupposto per ottenere il permesso di soggiorno: «In Alto Adige - dice il “Landeshauptmann” - si potrà ottenere il permesso anche dimostrando la conoscenza del tedesco».
 Regole più severe saranno previste per il ricongiungimento familiare: «Sarà permesso soltanto se l’arrivo in Italia dei parenti non comporta il sovraffollamento dell’alloggio né una riduzione del reddito al di sotto del minimo vitale».
 Per i figli dei cittadini extracomunitario sarà obbligatorio frequentare la scuola. «Prima però sarà valutato se hanno le competenze linguistiche sufficienti per seguire le lezioni o se prima dovranno frequentare un corso di lingua», annuncia Durnwalder. Chi rinuncia a misure per favorire l’integrazione (ad esempio rifiutando corsi linguistici) rischia di perdere il diritto agli aiuti sociali: «Non a quelli nazionali, che non dipendono da noi, ma alle maggiorazioni al reddito minimo che sono garantite dalla Provincia», chiude Durnwalder.
Alto Adige 21-9-10
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martedì, 21 settembre 2010



Segnaletica, oggi scade la diffida di Fitto Durnwalder: avviato dialogo tra Cai e Avs

MAURIZIO DALLAGO
BOLZANO. Scade oggi l’ultimatum del governo alla Provincia in merito alla segnaletica di montagna monolingue. Il presidente Durnwalder sottolinea di non aver mai ricevuto risposta alla lettera inviata al ministro Fitto con la quale si ribadiva la volontà di Palazzo Widmann di trovare un accordo, «mettendo intorno ad un tavolo il Cai e l’Alpenverein alla ricerca di una soluzione condivisa». Intanto il presidente del Cai Alto Adige sottolinea di «essere sempre pronto al dialogo con l’Avs». «Con Georg Simeoni (presidente Avs, ndr) ci siamo visti di recente e l’obiettivo è quello di giungere ad una soluzione che vada bene a tutti», così Giuseppe Broggi. Dal ministero per i Rapporti con le regioni fanno sapere che in questi due mesi la situazione è stata sempre monitorata e che il ministro avrà modo di spiegare i suoi nuovi intendimenti non appena sarà scaduto il termine dei 60 giorni posto dal Consiglio dei ministri. Intanto il senatore Sergio Divina (Lega Nord) rilancia l’idea dei pittogrammi accanto ai nomi di luogo, dopo un incontro con lo stesso Simeoni.
 Era il 22 luglio scorso quando Palazzo Chigi aveva diffidato la Provincia a sostituire i 36 mila cartelli esistenti nella versione monolingue tedesca. Un termine perentorio di 60 giorni, altrimenti sarebbe stato attivato il potere sostitutivo previsto dell’art. 120 della Costituzione: in pratica il governo si sarebbe sostituito alla Provincia nel ripristinare segnali bilingui. La decisione del Consiglio dei ministri era arrivata dopo alcuni mesi di confronto tra Roma e Bolzano sui segnali monolingui installati in gran parte dall’Alpenverein. «L’intenso lavoro finalizzato alla stipula di un’intesa tra governo e Provincia non ha sortito gli effetti sperati, affinché fosse ripristinata una corretta applicazione del principio del bilinguismo», così, allora, il ministro Raffaele Fitto. Nel frattempo la giunta provinciale ha emenato le linee guida per la segnaletica di montagna, inviate a Cai, Avs, Comuni e associazioni turistiche. Le medesime linee guida dovrebbero servire - chiarisce Luis Durnwalder - per la soluzione del problema della segnaletica esistente su cui Fitto attende una risposta. Il presidente della Provincia ha invitato le due associazioni «a sedersi a un tavolo e trovare dei criteri comuni per la segnaletica di montagna». Secondo Palazzo Widmann si dovrebbe fare una distinzione tra terreni pubblici e privati. Nel primo caso varrebbe il criterio dell’obbligo del bilinguismo nell’indicazione dei comuni, dei comuni catastali e delle indicazioni come sentiero, malga, rifugio o fiume. Per il nome del toponimo, «in attesa di una legge provinciale che possa fare definitivamente chiarezza, ci si potrà affidare alle denominazioni storiche e a quelle di uso comune tra la popolazione», ancora Durnwalder. La giunta ha confermato poi l’appoggio all’utilizzo di pittogrammi al posto delle diciture generiche. Sui cartelli contestati, questa l’indicazione uscita da Palazzo Widmann: «La segnaletica che non rispetta i parametri fissati dall’esecutivo dovrà essere sostituita rispettando una tempistica dettata dalle possibilità e dal buon senso».
 Nelle settimane scorse il Cai ha consegnato al Commissariato del governo un elenco di 2775 nomi bilingui ritenuti indispensabili per la segnaletica di montagna. A questo punto la palla passa a Palazzo Chigi. Il ministro Fitto dovrà chiarire se è soddisfatto o meno della risposta avuta dalla Provincia. «In queste ultime settimane il dialogo in merito alla toponomastica mi sembra più sereno», sottolinea anche l’assessore provinciale Christian Tommasini.
Alto Adige 21-9-10

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martedì, 14 settembre 2010



Ok al test di lingua per neoassunti

BOLZANO. Via libera in giunta alla verifica linguistica aggiuntiva («ma non sostitutiva», sottolinea Durnwalder) al patentino per i dipendenti provinciali neoassunti. Alla fine si è detto d’accordo anche il Pd: «Per noi era importante evitare esami ad hoc ulteriori a quello di bilinguismo», spiega Tommasini.
 Sul promemoria portato ieri in giunta dall’assessore provinciale al personale Thomas Widmann non c’è stata votazione, ma gli assessori, anche quelli del Pd, si sono detti tutti d’accordo.
 «Non intendiamo introdurre un esame che sostituisca il patentino di bilinguismo», ha cercato di spegnere subito le polemiche il presidente della Provincia Luis Durnwalder. Che però ha dovuto ammettere che in futuro per essere assunti non basterà più solo aver superato l’esame di bilinguismo: «Tutti i cittadini - ha spiegato - hanno il diritto di relazionarsi con la pubblica amministrazione nella loro lingua. Non vedo nulla di male se prima di assumere qualcuno, la Provincia si assicura che sia effettivamente bilingue».
 Durnwalder ha spiegato che non sarà effettuato un vero e proprio test linguistico («non faremo esami di grammatica, perché questo significherebbe dichiarare il fallimento del patentino»), ma che in sede di colloquio per l’assunzione la commissione esaminatrice avrà il compito di accertare la capacità del candidato ad esprimersi correttamente in italiano e in tedesco. «Nella commissione d’esame - spiega il presidente della Provincia - siedono membri di lingua italiana e di lingua tedesca. Toccherà a loro verificare se il candidato è in grado di svolgere le mansioni richieste dalla sua funzione in entrambe le lingue». Cosa succederà in caso contrario? «Non licenzieremo nessuno, ma ad esempio potremmo spostarlo da qualche altra parte. Se un portinaio non riesce a dare informazioni su dove si trova un ufficio sia in italiano sia in tedesco, non è adatto per quella mansione».
 I due assessori del Partito Democratico, che inizialmente si erano opposti alla proposta di Widmann, ieri si sono fatti convincere: «Abbiamo espresso le nostre perplessità - spiega il vicepresidente della giunta provinciale Christian Tommasini - e abbiamo ottenuto le risposte che volevamo. Non si discute il diritto della commissione di accertare la padronanza di entrambe le lingue da parte di chi vuole essere assunto in Provincia così come non è in discussione il diritto dei cittadini a relazionarsi con la pubblica amministrazione nella propria lingua. Quello che non potevamo accettare era invece un esame sostitutivo del patentino di bilinguismo oppure un test ad hoc che di fatto avrebbe reso il patentino superfluo. Se invece l’intenzione è quella di valutare, nel corso del colloquio o nei sei mesi di prova, la capacità di svolgere le proprie funzioni in entrambe le lingue per offrire un servizio migliore al cittadino siamo d’accordo anche noi».
 Non la pensa invece così il consigliere provinciale di Unitalia Donato Seppi: «La Volkspartei - attacca Seppi - evidentemente sta cercando di inficiare la nuova norma di attuazione sui titoli equipollenti del patentino di bilinguismo. Una proposta inaccettabile ancor di più per il fatto che l’Alto Adige è l’unica realtà mondiale in cui non sussista l’obbligo, nei rapporti tra il cittadino e gli uffici pubblici, di conoscere la lingua dello Stato da parte di tutti». (mi.m.)

Patentino-bis: non sia ostacolo ma stimolo

L’assessore Widmann propone un test linguistico ai neoassunti. La proposta prevede una verifica della conoscenza della seconda lingua aggiuntiva al patentino per tutti i dipendenti pubblici in Alto Adige. Può essere condivisibile. La possibilità di esprimersi nella propria lingua madre con il pubblico impiegato è un vantaggio per i cittadini. Non penso però che il problema sia legato all’efficacia del patentino, come sembra emergere da dichiarazioni sindacali. Provate a vedere la percentuale di coloro che non sono ritenuti idonei, oppure provate a seguire gli sforzi di vostro figlio per conseguirlo, e vi accorgerete che solo coloro che realmente conoscono le due lingue, riescono a superarlo. Non vorrei quindi che questa polemica si riducesse esclusivamente ad un’ulteriore stretta nel rilascio dello stesso. Il problema è un altro. E’ innegabile che la scuola sia concausa di questi insuccessi linguistici, dato che è stata carente nella formazione linguistica dei nostri studenti. Ma coloro che riescono ad ottenere il patentino (in special modo A e B) le due lingue le conoscono nel momento dell’esame. E’ possibile però che poi, quando si affacciano al mondo del lavoro una parte delle conoscenze sia venuta meno (specie nei casi in cui non si abbia avuto la possibilità o la necessità di dialogare frequentemente nella seconda lingua). Anche lo studente più bravo finisce per non ricordare più teoremi e formule, ma se ha studiato con metodo e rigore, avrà comunque un bagaglio di conoscenze. Pertanto anche chi ha superato brillantemente il patentino può incontrare delle difficoltà al momento dell’utilizzo della seconda lingua in ambito lavorativo. Ma il test in argomento deve servire di stimolo a rinfrescare delle conoscenze ben acquisite in passato e non visto come un ulteriore paletto.
 Non è corretto che rifacciano l’esame, specie considerati gli sforzi per ottenerlo (altrimenti in egual misura si dovrebbe ripetere l’esame di maturità o gli esami di laurea), ma è forse altrettanto corretto che venga verificato il reale grado di conoscenza della seconda lingua, prevedendo magari dei corsi di recupero in caso di riscontrate carenze.

Alto Adige 14-9-10
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giovedì, 09 settembre 2010



Volontariato linguistico

 BOLZANO. Il vicepresidente della Provincia, Christian Tommasini ha presentato il progetto di volontariato linguistico “Voluntariat per les llengües - Parliamoci in tedesco - Ich gebe mein Deutsch weiter”, un programma per lo sviluppo dell’uso quotidiano del tedesco. Riuscire a parlare in tedesco grazie all’aiuto di un concittadino di lingua tedesca disponibile, condividendo interessi comuni nel tempo libero: è l’obiettivo del progetto di volontariato linguistico “Voluntariat per les llengües” adattato alla realtà altoatesina, rifacendosi ad un’iniziativa di successo realizzata a Barcellona e in tutta la Catalogna. Si basa sulla libera adesione e sulla gratuità, è pensato per la lingua tedesca ed intende facilitare i cittadini nell’uso comune della seconda lingua (tedesco). L’Ufficio bilinguismo e lingue straniere della Ripartizione cultura italiana della Provincia svolge un ruolo di accompagnamento, supporto e monitoraggio del progetto. Come ha sottolineato il vicepresidente Tommasini “è importante spezzare l’ultimo pezzo di muro che ci separa dall’essere una vera società plurilingue; in questi anni sono stati fatti grandi passi nella comunità italiana da parte delle famiglie per giungere ad avere figli plurilingui”. L’apprendimento linguistico viene promosso in un contesto di relazione interpersonale, volontario e gratuito, in un ambito completamente diverso da quello dei corsi strutturati ed in situazioni comuni di uso quotidiano della lingua. Le coppie linguistiche si impegnano a dedicare alla conversazione almeno un’ora la settimana per dieci settimane del loro tempo libero. Al progetto di volontariato linguistico possono partecipare ragazzi maggiorenni ed adulti residenti in Alto Adige, o anche stranieri domiciliati in provincia di Bolzano. I partner linguistici saranno abbinati sulla base di interessi comuni e tenendo conto delle varie affinità. Per partecipare al progetto è sufficiente iscriversi inviando l’apposita scheda all’Ufficio bilinguismo e lingue straniere, fax 0471 411279, e-mail: infovol@provincia.bz.it. La scheda può essere chiesta all’ufficio, in via del Ronco 2 a Bolzano di mattina, o nel pomeriggio presso il Centro Multilingue in via Cappuccini 28 a Bolzano, o scaricarla dal sito http://www.infovol.it, dove è possibile anche complilarla e spedirla.
 La Commissione europea ha definito il progetto una fra le migliori «Best practices» per l’apprendimento linguistico.
Alto Adige 9-9-10
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venerdì, 03 settembre 2010



Si favoleggia di «corrdoio 1» e di maxi Eurotunnel ma la Bolzano-Verona è a pezzi

Il progetto della nuova stazione di Bolzano sta alimentando polemiche crescenti come è normale che accada per un progetto importante per lo sviluppo urbanistico della città. Sorprende tuttavia che si parli solo della stazione ma non dello stato dei collegamenti ferroviari con Bologna, Firenze e Roma, lungo il mitico corridoio 1 di cui favoleggiano politici ed euro burocrati, corridoio che unendo Berlino con Palermo, sarebbe il motore di sviluppo per tutte le regioni.
 Per chi arriva a Bologna provenendo da Roma con la Freccia Rossa, un treno di standard europeo che impiega poco più di 2 ore, proseguire per Fortezza, ad esempio, richiede un cambiamento di treno perché la linea del Brennero è “servita”, per così dire, solo da un treno al giorno, la Freccia d’Argento che arriva però solo a Verona.
 L’unica possibilità dunque è il treno regionale Bologna/Brennero attrezzato con carrozze di standard indefinibile, ma certamente indecente, affollate, sporche e obsolete. Naturalmente i posti non sono prenotabili via internet.
 Il viaggiatore che da Roma avrà percorso circa 380 km ad una media di 180 km/ora, deve rassegnarsi a percorrere i successivi 330 km fino a Fortezza ad una media appena superiore agli 80 km/ora con ben dieci fermate tra Bologna e Verona ed altre 11 fino a Fortezza.
Ebbene, per quanto incredibile, queste sono le condizioni in cui si viaggia nel nord Italia, non in Sicilia attenzione, ma lungo il mitico corridoio 1 di cui sopra. Come mai ci ritroviamo con servizi ferroviari così scadenti in una delle aree piu’ sviluppate del Paese?
 Che ne è stato del tanto sbandierato “quadruplicamento” da parte delle FS della linea Bologna/Verona? Che dire poi della politica delle Ferrovie di mantenere al minimo i collegamenti lungo questa tratta, magari per esercitare pressioni sulle due regioni Veneto e Trentino Alto Adige per ottenere una maggiore partecipazione al finanziamento dei treni regionali per i pendolari?
 E’ ben noto agli addetti ai lavori che, pur essendo lontana l’entrata in servizio del Tunnel Ferroviario del Brennero, i ritorni attesi dipendono anche dalla fidelizzazione dei traffici su questa direttrice. Invece il collegamento Bologna Brennero rimane inspiegabilmente trascurato dalle FS.
 Quello che colpisce di più in questa situazione è il silenzio della politica locale ed è inevitabile domandarsi come sia possibile che i descritti collegamenti da terzo mondo siano accettati dal sindaco di Verona, Tosi, cosi attivo nelle rivendicazioni leghiste per la Padania, dal governatore Zaia, dai presidenti delle provincie di Trento e Bolzano, le aree settentrionali del Paese attraversate dal corridoio 1. Perché penalizzare l’accessibilità turistica e commerciale di province come Trento e Bolzano, strozzate dai perenni ingolfamenti dell’Autostrada del Brennero?
Alto Adige 3-9-10
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venerdì, 03 settembre 2010



Esenzione ticket, ecco la nuova autocertificazione

BOLZANO. Nuova autocertificazione per l’esenzione dal ticket sanitario per motivi di reddito, da ieri al via le richieste. I moduli sono disponibili presso le farmacie, i distretti socio-sanitari, le strutture sanitarie e anche online sulla Rete Civica. Lo rende noto la Ripartizione provinciale sanità.
 Per ottenere l’esenzione dal ticket sanitario per motivi di reddito, da ieri, 1º settembre, è necessaria una nuova autocertificazione, visto che quella vigente è scaduta il 31 agosto.
 Rispetto al passato non è più possibile far valer il diritto all’esenzione tramite il modulo di indigenza (codice 99), visto che il possesso dei requisiti necessari deve essere verificato dai competenti servizi per l’assistenza economica sociale presso i singoli distretti sociali. Affinché l’autocertificazione abbia validità legale, e consenta dunque l’esenzione, è necessario consegnarla presso una farmacia, una struttura sanitaria pubblica o convenzionata, oppure presso il distretto sanitario per far apporre la data e il timbro che ne certificano la validità.
 La copia per il Comprensorio sanitario verrà trasmessa direttamente dalla farmacia o dalla struttura sanitaria, mentre al cittadino viene restituita la sua copia, che deve essere conservata con cura ed esibita per l’erogazione di farmaci o prestazioni sanitarie.
 L’autocertificazione che autorizza all’esenzione totale o parziale dalla partecipazione alla spesa sanitaria avrà validità dalla data di consegna sino al 31 agosto del prossimo anno, e dovrà essere rinnovata ogni dodici mesi. La Ripartizione provinciale sanità ricorda che una falsa autocertificazione è perseguibile penalmente: prima di consegnare l’autocertificazione si consiglia dunque di controllare attentamente il rispetto dei requisiti richiesti. (da.pa)
Alto Adige 2-9-10
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domenica, 29 agosto 2010



Ticket sanitario, nuova autocertificazione

BOLZANO.  A partire dal primo di settembre dovrà essere presentata la nuova autocertificazione per l’esenzione dal ticket sanitario per motivi di reddito. Lo rende noto l’assessorato provinciale alla sanità.
 Gli appositi moduli sono disponibili presso le farmacie, i distretti socio-sanitari, le strutture sanitarie e anche online sul sito internet della Rete Civica provinciale.
 Per ottenere l’esenzione dal ticket sanitario per motivi di reddito è necessaria una nuova autocertificazione, visto che quella vigente scadrà il 31 agosto.
 A partire da questa data il nuovo modulo sarà disponibile presso le farmacie, i distretti sanitari e le strutture sanitarie, e potrà essere anche scaricato dalla Rete Civica.
 Rispetto al passato non è più possibile far valer il diritto all’esenzione tramite il modulo di indigenza (codice 99), visto che il possesso dei requisiti necessari deve essere verificato dai competenti servizi per l’assistenza economica sociale presso i singoli distretti sociali.
 Affinché l’autocertificazione abbia validità legale, e consenta dunque l’esenzione, è necessario consegnarla presso una farmacia, una struttura sanitaria pubblica o convenzionata, oppure presso il distretto sanitario per far apporre la data e il timbro che ne certificano la validità.
 La copia per il Comprensorio sanitario verrà trasmessa direttamente dalla farmacia o dalla struttura sanitaria, mentre al cittadino viene restituita la sua copia che deve essere conservata con cura ed esibita per l’erogazione di farmaci o prestazioni sanitarie.
 L’autocertificazione che autorizza all’esenzione totale o parziale dalla partecipazione alla spesa sanitaria avrà validità dalla data di consegna sino al 31 agosto del prossimo anno, e dovrà essere rinnovata ogni dodici mesi.
 La Ripartizione provinciale alla sanità ricorda che una falsa autocertificazione è perseguibile penalmente: prima di consegnare l’autocertificazione si consiglia dunque di controllare attentamente il rispetto dei requisiti richiesti. (da.pa)
Alto Adige 26-8-10


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domenica, 29 agosto 2010



La Provincia pensi ai libri di testo

Vorrei qui affrontare un tema che, visti i tempi e la prossima riapertura delle scuole di ogni ordine e grado, mi pare di stretta attualità. Dallo scorso anno scolastico non sono più forniti in comodato gratuito (alle famiglie con reddito contenuto) i libri nel triennio delle superiori.
 E’ stato deciso di sostituire tale erogazione verso i ceti più deboli, con un’elargizione generale a tutti gli studenti del triennio (indistintamente dal reddito familiare) di un importo pari a centocinquanta euro complessivi. Ora, con una nota datata 13 agosto, inviata successivamente alle segreterie scolastiche, la ripartizione 5 della Provincia di Bolzano informava che per ottenere il rimborso spese in argomento è necessario (al contrario di quanto avvenuto lo scorso anno) giustificare con apposita documentazione il costo sostenuto dallo studente. Può essere legittimo e probabilmente necessario ai fini fiscali e da molti altri punti di vista, richiedere un certificato di spesa, ma altrettanto legittimo per le famiglie sarebbe ottenere maggiore considerazione da parte delle istituzioni provinciali.
 Com’è possibile inviare queste comunicazioni a scuole chiuse ed a libri già in parte acquistati? E quindi quando i buoi sono già usciti dalla stalla? La maggior parte dei libri di testo sono stati già acquistati dagli studenti, specie quelli usati.
 Recuperare ora le ricevute può rivelarsi un’impresa ardua, ed il cittadino potrebbe rimetterci dei soldi (per mancati rimborsi) causa la lentezza decisionale e comunicazionale della Provincia.
 Una maggiore attenzione ed una maggiore sensibilità, anche considerando la novità introdotta, era non auspicabile ma soprattutto doverosa.
Alto Adige 25-8-10
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mercoledì, 18 agosto 2010



Incentivi per assunzione disabili

BOLZANO. La Giunta provinciale ha deciso di ampliare ulteriormente - con 20 nuovi posti a disposizione - il progetto “Plus +35”, dedicato all’inserimento lavorativo di persone con disabilità. Nel 2009 si era arrivati ad un totale di 45 posti (12 assegnati all’Azienda sanitaria altoatesina, 33 nei Comuni, Comunità comprensoriali e Ipab), che hanno coinvolto complessivamente - causa ricorso al part time - 65 persone diversamente abili. “Gli enti hanno dimostrato un grande interesse per il progetto - ha spiegato il vicepresidente Hans Berger - tanto che la domanda è stata notevole e tutti i posti sono stati coperti”. La Giunta prosegue su questa strada, convinta dai risultati non solo in termini numerici dell’iniziativa: l’integrazione lavorativa migliora la qualità di vita e la soddisfazione personale degli interessati e aumenta la loro auonomia economica. Pertanto l’esecutivo provinciale ha deciso di finanziare nel 2010 ulteriori 20 posti a tempo pieno, di cui 6 nell’Azienda sanitaria e 14 negli altri enti pubblici. Il progetto prevede quindi per quest’anno un totale di 65 posti a disposizione.
<Alto Adige 18-8-10
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domenica, 15 agosto 2010



QUELL’EREDITÀ DIFFICILE

MAURO FATTOR
Brugger, Dorfmann, Theiner, forse Bergmeister. Todos caballeros ma nessun predestinato. L’addio di Durnwalder da ieri è diventato quasi ufficiale ma la corsa alla sua successione è destinata ancora a restare sottotraccia. Un po’ per scelta e un po’ per necessità. Per scelta perchè la Volkspartei non può e non vuole infilarsi in un dibattito che rischia di dilaniare un partito già sfilacciato; e per necessità perchè all’ombra di Durnwalder, in questi due decenni al timone della giunta, non sono emerse personalità tali da imporsi sulla scena come candidature naturali. Un cambio ai vertici della giunta provinciale rappresenta in Alto Adige - assai più che altrove - un momento politicamente delicato. Stabilità del quadro di riferimento e continuità nell’azione politica come esigenze primarie, hanno fatto storicamente del presidente della giunta un punto di equilibrio e di mediazione. Dentro la Svp, in primo luogo, dove la natura stessa di partito di raccolta costringe ad un incessante lavoro di tessitura tra le diverse anime del partito; e poi - fuori dal partito - nel rapporto tra i gruppi linguistici, come garante dell’intero sistema autonomistico.
Conciliare queste due esigenze non è facile al punto che dal 1972 ad oggi, cioè da quando è entrato in vigore il nuovo Statuto di autonomia, solo due uomini hanno occupato lo scranno più alto della giunta provinciale: Silvius Magnago e Luis Durnwalder. Il passaggio dal primo al secondo fu all’epoca politicamente indolore, un passaggio di testimone pianificato senza scossoni. Questa volta invece non sarà così. Tra i caballeros non c’è un vero delfino. Certo, crescere politicamente all’ombra di una personalità come quella di Durnwalder, non è facile, ma il problema di fondo non è questo. Era difficile anche crescere e affermarsi all’ombra di un padre della patria come Magnago, eppure Durnwalder ne è stato capace. Posto che l’onere della scelta anche questa volta sarà della Volkspartei, l’incertezza che ancora domina è segno di una difficoltà politica del partito. Avere degli obiettivi chiari, avere un progetto sul futuro dell’autonomia sono le condizioni necessarie per orientare le scelte sugli uomini. Se so dove voglio andare riesco in fondo anche ad individuare più facilmente chi è in grado di condurre la nave. Se invece si naviga a vista è tutta un’altra storia. E l’impressione è che si navighi a vista da un bel pezzo, dunque la scelta questa volta non sarà facile e forse non sarà neppure indolore. Da ciò la prudenza della Volkspartei e la disponibilità di Durnwalder, se proprio il partito non ne venisse a capo, a rimettersi in gioco ancora una volta. Se dovesse succedere sarebbe però una sconfitta, un segnale di debolezza estremo del disegno autonomista nel suo complesso, oltre che del suo partito. Le difficoltà nell’indivuare un successore di Durnwalder riflettono dunque una più generale difficoltà di sistema. Se è vero poi che stabilità e continuità nell’azione politica sono state le esigenze primarie della politica della Volkspartei, è altrettanto vero che esiste comunque una linea di discontinuità nella percezione e nella proposizione dell’autonomia da parte di Durnwalder rispetto agli anni duri Magnago, a dimostrazione che non esistono uomini buoni per tutte le stagioni e che c’è una cifra caratteriale ed anagrafica che si traduce naturalmente in azione politica. Così sarà verosimilmente anche stavolta. Chiunque verrà dopo Durnwalder, a maggior ragione in un quadro di più generale incertezza, avrà la possibiltà di fare la stessa cosa. Se ne avrà la capacità e la voglia, e se non cederà alla tentazione di amministrare evitando di confrontarsi con i nodi politici che la gestione Durnwalder lascia irrisolti.
Alto Adige 13-8-10
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martedì, 10 agosto 2010



La Svp: sale giochi lontano dalle scuole

MAURIZIO DALLAGO
BOLZANO. Niente sale giochi in un raggio di 300 metri da scuole e centri giovanili. È quanto prevede un disegno di legge provinciale predisposto dalla Svp dopo le ultime polemiche sul rilascio delle licenze in viale Europa. La legge mira anche ad impedire ai minorenni di entrare nei locali.
 La proposta inizierà il suo iter in commissione legislativa non appena terminate le ferie d’agosto. In pratica si modifica la normativa esistente aggiungendo un articolo che recita: «Per ragioni di tutela di determinate categorie di persone e per prevenire il vizio del gioco, l’autorizzazione per l’esercizio di sale da giochi e di attrazione non può essere concessa ove gli stessi siano ubicati in un raggio di 300 metri da istituti scolastici di qualsiasi grado, centri giovanili o altri istituti frequentati principalmente dai giovani o strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o socio-assistenziale». Il richiedente dell’autorizzazione per le sale giochi «dovrà prestare idonee garanzie affinché sia impedito l’accesso ai minorenni». Con delibera della giunta provinciale «potranno poi essere individuati altri luoghi sensibili in cui è vietata l’attività di gioco, tenuto conto dell’impatto della stessa sul contesto urbano e sulla sicurezza pubblica, nonché dei problemi connessi con la viabilità, l’inquinamento acustico ed il disturbo della quiete pubblica». Inoltre il disegno di legge prevede il divieto - sempre nel raggio di 300 metri da scuole e centri giovanili - di «qualsiasi attività pubblicitaria relativa all’apertura o all’esercizio di sale da giochi e di attrazione». Il compito di fare osservare la legge andrà oltre che alle forze dell’ordine anche alla polizia municipale.
 Il disegno di legge porta la firma di 7 consiglieri provinciali della Stella alpina: Dieter Steger, Elmar Pichler Rolle, Arnold Schuler, Veronika Stirner Brantsch, Josef Noggler, Georg Pardeller e Maria Hochgruber Kuenzer. «Il gioco d’azzardo è molto diffuso e comporta il rischio - da non sottovalutare - della dipendenza, tanto che negli ultimi anni tale gioco è divenuto sempre più un problema sociale», sottolineano i consiglieri provinciali. Questi ultimi vogliono assolutamente evitare il pericolo che «anche i minorenni entrino nella spirale della dipendenza, dove quando si inizia a giocare, si smette soltanto nel momento in cui non ci sono più soldi». «Oltre agli effetti negativi sui rapporti umani che spesso si basano su bugie e scuse, c’è soprattutto il peso delle difficoltà finanziarie: i debiti comportano continui conflitti coi creditori e spesso spingono anche i familiari ai limiti delle loro forze», così i consiglieri Svp.
 L’obiettivo della legge è quello di evitare il coinvolgimento di minori nella spirale del gioco. I previsti 300 metri di distanza minima dalle scuole vanno in questa direzione. Se il ddl fosse già in vigore non avrebbero ragione d’essere nemmeno la polemica nata nelle ultime settimane sull’apertura di una sala giochi in viale Europa, al civico 124. I residenti della zona sono contrari - a maggioranza - all’arrivo della sala giochi vicina alle scuole Max Valier, Ada Negri, Stifter e Pestalozzi. «Non è ammissibile che scolari e studenti debbano anche solo correre il rischio di essere attratti da una pratica pericolosa come quella del gioco d’azzardo», dicono i residenti. In primavera era scoppiata la stessa polemica. Sempre in viale Europa, ma al civico 60. Adesso basterà aspettare la nuova legge, che forse arriverà però troppo tardi per i casi in questione, ma ne eviterà altri simili.
Alto Adige 10-8-10

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martedì, 10 agosto 2010



COMMERCIO CONSERVATORE

PAOLO CAMPOSTRINI
Siamo una città che tiene famiglia. E molti pensano solo alla loro. In Comune ci sono quelle politiche: Gallo ha la sua e non vuole i conti Thun sulle pendici; l’Svp anche: è molto presa dalla storica laison con i contadini della cintura urbana e si mette di traverso all’espansione edilizia; a cui invece è sensibile il Pd, stretto nella lunga relazione con le famiglie degli urbanisti (da Bassetti a Pasquali). Questi intrecci coniugali sono a tal punto serrati che il sindaco ha deciso di non porli neppure in discussione. E infatti la sua giunta difficilmente decide; di solito media, concilia, surgela le tensioni e con esse anche i programmi. Privilegia la conservazione, perchè una scelta nasconde le insidie della lacerazione e le trappole del litigio; può spalancare gli armadi, far balenare le tentazioni del nuovo.
 Anche il commercio bolzanino tiene molte famiglie. Sono quelle della piccola distribuzione, dei negozi di vicinato (appunto «a conduzione famigliare»), delle medie catene specializzate. Tutti nuclei cresciuti all’ombra delle mura del protezionismo provinciale, al caldo, tra carezzevoli normative.
I quali nuclei hanno sì contribuito a creare quella rete distributiva fondamentalmente sana che ha tenuto «in rete» un territorio complesso e sfilacciato, ma che non sanno più trovare altre strade, di fronte ai mutati scenari economici e sociali, che non siano quelle della conservazione dell’esistente. E’ una famiglia tradizionale, quella del commercio altoatesino: che non fa uscire i figli di casa, che ama gli orari rigidi, che cena alle sette di sera e va a letto presto. Che guarda con torvo sospetto alle novità. Tanto da pensare soprattutto alla propria sopravvivenza. Quando l’Unione commercio non vuole che Podini apra Mediaworld a Bolzano o che sbarchi Ikea in Zona fa gli interessi dei suoi associati. Ma i suoi associati sono..... e dunque l’Unione fa, aritmeticamente, gli interessi di pochi. Ma chi pensa agli interessi dei tanti? Della grande maggioranza degli altoatesini che vorrebbe poter usufruire dei prezzi che solo la concorrenza è in grado di garantire? Che emigra, commercialmente, per accedere a beni che qui le sono negati. Gli altoatesini sanno cosa vogliono: più libertà. Negli orari, nei saldi, nell’offerta dei beni. Sanno, inoltre, che la libertà va modulata nella logica di un territorio estremamente sensibile, che teme ancora impatti troppo vigorosi in termini ecologici e viabilistici; ma che è esclusivo compito della politica gestirne le ricadute e concordarne tempi e modi con le categorie. Quello che non è più accettabile è che un associazione neghi questa libertà in nome di interessi particolari facendoli transitare come collettivi. Le obiezioni dell’Unione (valore del piccolo commercio come rete sociale, protezione del territorio e della sua immagine, ordine e disciplina negli orari) sono tutt’ora validi ma non bastano. Non bastano più. La gente vuole poter scegliere, non accetta di essere posta sotto tutela. Perchè legge i giornali e scopre che Bolzano vive quasi due punti sopra l’inflazione nazionale. Che rende pesante la spesa dei bolzanini, «tassata» da una rete distributiva obsoleta e poco flessibile, tenuta in vita da categorie che sembra abbiano l’unico scopo di opporsi alla modernizzazione e alla concorrenza. E’ una delle ragioni per cui, tra gli interlocutori della politica nel decidere le scelte commerciali, dovranno comparire d’ora in avanti anche le associazioni dei consumatori con un peso specifico almeno pari a quello dei negozianti. Flessibilità, concorrenza, infrastrutture, grandi opere, progetti: questo la gente si attende dalle proprie elites politiche ed economiche. Alla crisi si risponde innovando, con coraggio e lucidità programmatica. Bolzano si aspetta l’uno e l’altra dal mondo del commercio e dal suo Comune.
Paolo Campostrini p.campostrini@altoadige.it
Alto Adige 10-8-10

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lunedì, 09 agosto 2010



Salari Alto Adige, donne pagate il 20% in meno

BOLZANO. Le donne vengono pagate meno degli uomini, anche in Alto Adige. A dare sostegno numerico e teorico a una delle sensazioni più diffuse nel mondo del lavoro è una pubblicazione dell’esperta Silvia Vogliotti (Afi-Ipl) che ha analizzato sul nostro territorio il fenomeno chiamato “gender pay gap”. «In provincia - scrive - il differenziale retributivo tra i sessi oscilla tra il 17 e il 20%. Questo, logicamente, non significa che a parità di occupazione le donne ricevano un salario minore, ma solo che nel complesso esiste una distanza consistente». Nessuna violazione del diritto costituzionale della parità retributiva tra i sessi ma un insieme di fattori che porta il gentil sesso a portare a casa qualche euro in meno. «A questa disparità - continua Vogliotti - contribuisce una serie di circostanze sociali ed economiche. Tra queste sicuramente la maggiore difficoltà che hanno le donne nel raggiungere posti apicali del lavoro». Diverse le motivazioni anche qui. «Da una parte c’è meno disposizione verso straordinari e prestazioni aggiuntive, dall’altra una certa diffidenza di matrice pregiudiziale così come le difficoltà, per esempio, della maternità nel poter fare carriera». C’è poi una grossa fetta di lavoratrici potenziali che rimangono disoccupate. «In Alto Adige siamo al 40% di donne che, pur avendone le possibilità, preferiscono tirarsi fuori dal mercato. Molte di loro, infatti, decidono di rimanere senza impiego per precisa volontà». Incide, chiaramente, la tradizione culturale nella divisione dei compiti familiari. «Superfluo aggiungere che al lavoro la donna spesso deve aggiungere l’economia domestica il che, evidentemente, può rappresentare un freno. Spesso questo si traduce nella scelta di part-time o piani orari di impiego ridotto rispetto agli uomini». (a.c.)
Alto Adige 9-8-10
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lunedì, 09 agosto 2010



Mercato del lavoro in Alto Adige: più bilinguismo «Chi sa anche il tedesco trova posto»

MAURIZIO DALLAGO
BOLZANO. Conoscenza delle lingue come valore aggiunto per aziende e dipendenti in Alto Adige. Il 40% dei lavoratori di commercio, turismo e manifattura è convinto di aver ottenuto il posto anche grazie alle proprie competenze linguistiche. I tedeschi sono più attratti dall’italiano, che viceversa.
 In Alto Adige la perfetta conoscenza delle due principali lingue ufficiali rappresenta un fattore molto importante nella ricerca di un lavoro. Lo studio “Competenze linguistiche sul mercato del lavoro altoatesino”, realizzato dall’Istaituto per la promozione dei lavoratori (Afi-Ipl) in collaborazione con apollis e alpha&beta su incarico della Ripartizione Lavoro della Provincia, fornisce i primi dati empirici sull’argomento. «Le dichiarazioni rilasciate da 84 aziende e 490 dipendenti operanti in tre settori economici (turismo, attività manifatturiere e commercio) confermano l’importanza delle competenze linguistiche che non sono indispensabili solo al livello del management, ma sono richieste anche per tutti coloro che lavorano a contatto con i clienti, nelle reception, nelle segreterie e nei negozi», afferma il direttore dell’Ipl, Karl Gudauner. Tra i lavoratori è ormai ampiamente diffusa la consapevolezza dell’importanza delle competenze linguistiche. «Chi spera di ottenere un lavoro senza adeguate conoscenze linguistiche rischia di vedersi opporre un rifiuto. La buona conoscenza delle due principali lingue in uso in provincia rappresenta - non solo nel pubblico impiego - un importante requisito ai fini dell’inserimento nel mondo del lavoro. Negli ambiti in cui il bilinguismo non è richiesto per legge, è il mercato ad esigere dai lavoratori una buona conoscenza dell’italiano e del tedesco», ancora Gudauner. Per quanto concerne le aziende è incontestabile che le competenze linguistiche dei dipendenti siano direttamente correlate alla competitività delle aziende stesse. Le lingue e il relativo grado di conoscenza dipendono poi dal mercato di destinazione. Le aziende che operano a livello locale richiedono innanzitutto la conoscenza del tedesco e dell’italiano; le imprese che invece operano nell’Unione europea e a livello internazionale richiedono assolutamente la padronanza dell’inglese e possibilmente anche del francese e magari delle lingue dell’Europa orientale. «A causa delle scarse conoscenze linguistiche nelle aziende il cui mercato di riferimento è fuori dall’Alto Adige è stata respinta una percentuale di candidature che varia tra il 20 e il 30%. Ciò accade meno frequentemente nelle aziende che operano quasi esclusivamente a livello locale», sottolinea il direttore dell’Afi-Ipl. Secondo i rappresentanti delle aziende, le conoscenze linguistiche degli odierni dipendenti sono migliorabili. Ciò vale per oltre il 50% dei dirigenti e per i dipendenti a contatto diretto con i clienti. «In aziende nelle quali i dipendenti sono per la maggior parte di madrelingua italiana, la necessità di migliorare il grado di padronanza della seconda lingua provinciale riguarda addirittura l’80-90% del personale occupato in queste posizioni.
 E cresce la consapevolezza tra i dipendenti dell’importanza delle conoscenze linguistiche. «Ad esempio, circa un 40% degli intervistati è convinto di aver ottenuto il posto anche grazie alle proprie competenze linguistiche. Riferendosi all’attuale occupazione, oltre un terzo dei dipendenti interpellati ha dichiarato di avvertire la necessità di migliorare la conoscenza della lingua italiana e tedesca. Il 70% dei dipendenti segnala invece una scarsa padronanza della lingua inglese», dice Karl Gudauner. Un luogo importante per migliorare le proprie conoscenze linguistiche sono le aziende stesse. Là dove il plurilinguismo è concretamente vissuto ogni giorno, le competenze linguistiche dei dipendenti aumentano anche a prescindere dalla frequenza di corsi di formazione. «In merito a tale forma di apprendimento informale, lo studio ha rilevato interessanti differenze tra i gruppi linguistici. Mentre il 45 per cento degli intervistati con prima lingua italiano ha dichiarato di aver migliorato sul posto di lavoro la propria conoscenza del tedesco, ben il 72% degli intervistati di madrelingua tedesca ha affermato di aver migliorato sul luogo di lavoro la propria padronanza dell’italiano. Anche i dipendenti di madrelingua diversa da una delle tre lingue ufficiali della provincia hanno dichiarato di aver appreso l’italiano sul posto di lavoro con maggior frequenza di quanto abbiano dichiarato di aver appreso il tedesco», evidenzia Gudauner. L’apprendimento della lingua italiana sul posto di lavoro sembra dunque più agevole per i lavoratori di madrelingua tedesca o straniera.
 La conclusione? «L’acquisizione di maggiori competenze linguistiche rappresenta un valore aggiunto per aziende e lavoratori, ecco perché gli altoatesini dovrebbero sentirsi fortemente motivati all’apprendimento delle lingue», conclude Karl Gudauner.
Alto Adige 9-8-10
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mercoledì, 04 agosto 2010



La proposta di legge provinciale sulla toponomastica

MAURIZIO DALLAGO
 BOLZANO. La proposta di legge provinciale sulla toponomastica targata Svp verrà presentata questa mattina, ma trova subito l’altolà dei partiti italiani. Non tanto sul metodo di confronto che la Stella alpina vorrebbe instaurare con tutte le forze politiche, quanto sui contenuti. «Se si vuole fare una nuova norma, deve partire semplicemente con questo spirito: non togliere i nomi italiani giù ufficiali, ma aggiungere quelli tedeschi, quanti se ne voglia», dice Maurizio Vezzali del Pdl. «Nessuno vuole fare le barricate a priori, però su un tema così delicato - che riguarda l’identità di un gruppo linguistico - il partito di raccolta deve capire che non si può decidere a maggioranza», sottolinea il capogruppo del Popolo della libertà, Alessandro Urzì. Riferendosi sia alla composizione della Consulta cartografica che dovrebbe decidere sui nomi, sia al metodo di rilevamento che si vorrà scegliere. «Il problema è che sulla bilinguità non devono decidere solo quelli che ci vivono, ma anche quelli che ci vanno in un determinato luogo della nostra provincia», evidenzia l’onorevole Luisa Gnecchi del Pd.
 Il suo partito vorrebbe tenere distinta la questione dei segnali monolingui con l’attuale braccio di ferro tra Palazzo Widmann e Palazzo Chigi e il disegno di legge presentato dalla Svp.
 LA PROPOSTA. Il disegno di legge della Stella alpina ricalca quello presentato in consiglio provinciale nell’autunno 2007. Vengono istituiti il Repertorio toponomastico provinciale e la Consulta cartografica. Quest’ultima - con lo scopo di assicurare un adeguato supporto scientifico all’organizzazione del repertorio dei toponimi - sarà composta da 5 persone, di cui quattro rappresentanti delle Ripartizioni provinciali urbanistica, statistica, archivio provinciale, libro fondiario e catasto e da un membro designato dal Consorzio dei comuni. Verrà rispettata la proporzionale e la presenza del gruppo ladino, con 3 componenti tedeschi, un italiano ed un ladino. Le decisioni verranno prese a maggioranza assoluta dei presenti alle sedute della Consulta. Il ddl prevede anche una norma riguardante l’odonomastica, ovvero i nomi di vie e piazze.
 LA RILEVAZIONE. I nomi verranno rilevati secondo criteri definiti dalla Consulta. Il lavoro che porterebbe al Repertorio toponomastico durerà anni e prevede che la Consulta decida sulle linee guida per la regolarizzazione dei nomi geografici provinciali e quindi sul complesso dei criteri per la rilevazione in loco finalizzati all’acquisizione dei nomi dalla popolazione autoctona delle zone interessate.
 LA STELLA ALPINA. Il partito di raccolta vuole ricondurre il dibattito sulla toponomastica in consiglio provinciale. «È questa la sede istituzionale appropriata, dato che la Provincia ha competenza primaria in materia», sottolinea il capogruppo Elmar Pichler Rolle. «L’argomento è complesso, in passato è mancato il dialogo e credo che anche con questa proposta nessuno sarà completamente soddisfatto, perché in fondo è un compromesso», ancora Pichler Rolle.
 I PARTITI ITALIANI. «Comunque sia il metodo di rilevazione, il concetto che deve passare è quello che non possono decidere sui toponimi gli abitanti di un singolo paese o frazione, ma anche quelli che in quei posti ci vanno, quindi l’accertamento deve essere sui nomi in uso», spiega l’onorevole Luisa Gnecchi, già vicepresidente della Provincia. «Perché la percezione è diversa, magari tra fasce d’età differenti o tra altoatesini che vivono in paese, oppure in città: 20 anni fa nel rione Don Bosco di Bolzano i residenti avrebbero detto di vivere a Shanghai», ricorda la Gnecchi.
 «L’obiettivo di questa legge dev’essere quello di aggiungere dei toponimi all’ufficialità, non di toglierne. Per cui la Svp dovrebbe approvare una normativa molto semplice: ai nomi italiani già ufficiali, aggiungerne quanti ne vuole», così Maurizio Vezzali, consigliere provinciale del Pdl. Per quest’ultimo «la Stella alpina non deve agire come se dovesse fare una rappresaglia ad oltre 60 anni dalla fine del fascismo». «Il tema non può essere deciso su base di numeri etnici, altrimenti la convivenza va a rotoli», chiude il capogruppo Pdl, Urzì.
Alto Adige 4-8-10
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domenica, 01 agosto 2010



Il consulente di Obama: «In Alto Adige sono troppi sette ospedali»

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. «È un eccellente documento sui principi e sui valori cui ispirarsi per la sanità del futuro. Ora bisogna che ognuno si prenda la responsabilità delle decisioni». È il giudizio di Gino Gumirato sul piano di riordino della sanità approvato dalla Provincia.
 Padovano d’origine, 44 anni, Gumirato, è un esperto di fama internazionale di management di sistemi sanitari. È stato direttore amministrativo in ospedali come Viterbo, Piacenza, Chioggia; dal 2005 al 2008 ha avviato la riorganizzazione dell’Asl 8 di Cagliari. Quindi l’avventura americana cominciata con l’incontro alla London School of economics con Peter Orszag, responsabile del dipartimento dell’amministrazione economica dello staff del presidente Obama. Orszag aveva partecipato alla cerimonia di consegna di un premio a Gumirato, suo compagno di corso nella prestigiosa scuola londinese. È così che l’esperto italiano di management di sistemi sanitari, è stato chiamato come consulente a far parte del gruppo di dieci esperti internazionali che ha affiancato i tecnici americani nell’elaborazione della riforma del sistema sanitario degli Usa. Pur non avendo mai lavorato a Bolzano segue con interesse quanto si sta muovendo, seppur a fatica, nella sanità altoatesina. Michele Comberlato, presidente dell’Ordine dei medici, lo ha invitato due volte ad altrettanti convegni, per sentire le sue esperienze, in particolare quella di Cagliari. Accanto ai successi ottenuti anche le difficoltà incontrate, per avviare il cambiamento di modalità organizzative ormai consolidate ma anche di mentalità dei medici e dei cittadini
 Dottor Gumirato, come valuta il documento che riorganizza il sistema sanitario altoatesino?
«Non mi sembra si possa parlare di un documento sul riordino della sanità altoatesina: non vi sono indicazioni precise sugli ospedali e sui distretti come non sono indicati i livelli di attività per regime ed intensità di cura che si vogliono raggiungere; altresì non vi sono indicazioni sui livelli attesi della ricerca scientifica, sugli investimenti in infrastrutture, tecnologie e sul livello di finanziamento. È un eccellente documento sui principi e sui valori cui ispirarsi per la sanità del futuro».
 Concorda con quanti sostengono che sette ospedali sono un lusso che il sistena non si può più permettere?
 
«L’Italia deve raggiungere lo standard di 3,5 posti letto per acuti ogni mille abitanti in tutte le Regioni (ed anche in Alto Adige); i maggiori paesi occidentali stanno pianificando di avere, tra 10-15 anni, 2,5 posti letto per mille abitanti, quindi 7 ospedali, nel senso classico del termine, mi sembrano effettivamente troppi».
 Chi abita in periferia, in base alla sua esperienza, riuscirà ad adeguarsi?
 
«Certamente, i cittadini sono abituati a pensare che la sanità sia identificata dall’ospedale (dall’ospedale più vicino a casa) perché nel passato per qualsiasi problema si rivolgevano all’ospedale. Ma in realtà la sanità è molto di più: è prevenzione, screening, ricerca scientifica ed è emergenza, riabilitazione, assistenza domiciliare, ospedalizzazione domiciliare, assistenza protesica e farmaceutica, ecc. L’ospedale del futuro curerà in pochi giorni una malattia e durante una vita intera le persone andranno in ospedale una, due, tre volte al massimo, perché le malattie croniche ed invalidanti saranno curate in regimi alternativi e con una maggiore qualità della vita residua (anche e soprattutto a casa propria). I cittadini capiranno certamente che per livelli di eccellenza scientifica, tecnologica ed assistenziale, si possono fare, qualche volta nella vita, anche alcuni chilometri».
 Gli altoatesini sono ospedale-centrici: le linee guida della riforma puntano a potenziare il ruolo del medico di famiglia e dei distretti, per consentire agli ospedale di impegnare uomini e mezzi sui casi acuti. Significa che siamo sulla strada giusta.
 
«Certo: le linee guida identificano la strada giusta per il futuro. Ora bisogna che ognuno si prenda la responsabilità delle decisioni».
 I reparti organizzati in maniera classica, nel progetto di riordino, sono destinati a scomparire per lasciare il posto ai dipartimenti che comprenderanno più reparti di diversi ospedali con a capo un superprimario. Il suo giudizio?
 
«L’esperienza italiana dei dipartimenti insegna che non è sufficiente un’organizzazione dipartimentale per il miglioramento dell’efficacia e della qualità delle cure. La dipartimentalizzazione è una condizione necessaria che va ampiamente supportata nella sua crescita e nella integrazione delle risorse: ad esempio da una figura di supporto al Responsabile del Dipartimento ancora poco sviluppata in italia, quella dell’ “operation manager”».
 Che beneficio avranno i cittadini?
 
«I benefici potenziali per un cittadino sono rappresentati dal fatto che avrebbe a disposizione non solo un singolo medico ma un’èquipe multi specialistica e multi organo; se i professionisti lavorano in piena integrazione danno risultati eccezionali per la salute dei pazienti».
 Aumenta l’attesa di vita e quindi aumentano le richieste dei cittadini, in questo quadro è realistico pensare di riuscire a contenere, se non addirittura ridurre, la spesa?
 
«Certamente l’aumento della vita media in tutto il mondo preoccupa per le possibili conseguenze sui costi dei servizi; ma sappiamo che nel periodo 2000-2005, uno dei periodi di maggiore crescita della vecchiaia della popolazione italiana degli ultimi 50 anni, i costi sanitari sono cresciuti pochissimo: segno che una governance intelligente può dare risultati eccezionali».
 A Cagliari è riuscito a riorganizzare, come avrebbe voluto, la sanità? A grandi linee cosa ha fatto?
 
«A Cagliari abbiamo applicato le indicazioni finora espresse: ridotto i ricoveri per acuti da 286 a 189 per mille abitanti, duplicato l’assistenza domiciliare, quadruplicato le attività territoriali della salute mentale, effettuato investimenti per 250 milioni di euro in 40 mesi, programmato investimenti per altri 250 milioni, ridotto la perdita di bilancio annuale da 129 a 15 milioni di euro al netto degli investimenti. I dati del Ministero della Sanità confermano che abbiamo ottenuto importanti risultati di salute».
 E per quanto riguarda l’ultima l’esperienza americana con la chiamata a far parte dello staff di Obama per la riforma sanitaria?
 
Sono stato consulente del Governo americano per la definizione della Riforma sanitaria in questi 18 mesi. La riforma prevede sacrifici ma anche investimenti enormi per i prossimi 10 anni ed il mio mandato scade il 31 agosto. Mi riposerò un po’, perché nel futuro ci sarà molto da fare per tutti».
Alto Adige 1-8-10
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martedì, 27 luglio 2010


Il fac simile della carta di identità trilingue


Carta d'identità anche in ladino



L'approvazione della Giunta dà via libera alla norma di attuazione e al decreto legge del 4 aprile 2006 che riconoscono ai Comuni ladini la possibilità di stampare la carta di identità trilingue, con la dizione in ladino accanto a quella in italiano e in tedesco. "Un grande passo avanti per la popolazione ladina e un significativo riconoscimento della minoranza, con un documento valido a livello nazionale e internazionale", sottolinea l'assessore Mussner.
Sulla base di una ricerca scientifica condotta dall'Istituto culturale ladino Micurà de Rü si è individuata una forma linguistica comune che potesse identificarsi sia con la val Badia che con la Gardena. "Ora la proposta segue un iter definito, passando dalla Provincia al Commissario del Governo e al Ministro competente per la firma dello specifico decreto", spiega Mussner.
Analogo iter é in corso per la carta d'identità trilingue della val di Fassa in Trentino: la proposta inviata dalla Provincia di Trento nel dicembre 2008 è stat trasformata in decreto minsiteriale un anno dopo e ora si attende la stampa del documento da parte del Poligrafico dello Stato.



Oltre agli 8 Comuni ladini, della nuova carta d'identitá trinlingue beneficeranno - con modifica della norma di attuazione - anche le frazioni di Oltretorrente, Roncadizza e Bulla nel comune di Castelrotto.


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domenica, 25 luglio 2010



Toponimi: la politica debole della Svp

SERGIO BARALDI
La capacità tutta politica di sapere calcolare quello che si può o non si può, senza dimenticare ciò che è giusto secondo la legge e ciò che non lo è, sembra essersi appannata al vertice della Svp. L’inadeguatezza della risposta rispetto al problema, un caso simbolico, denso di significati storici, ma poco influente sulla vita quotidiana della gente, ha reso manifesto che esiste un problema politico a Bolzano. Lo scarto tra azione e reazione è stato percepito non solo dai cittadini di lingua italiana, forse anche dai ceti di lingua tedesca più moderni, come una precarietà che si è insinuata nella guida politica, che non riesce a garantire, come un tempo, la stabilità dei rapporti (e dei vantaggi) con il governo nazionale. Vale a dire che non controlla la situazione. Forse è arrivato il momento per il nostro presidente di riflettere sul perché la Svp non riesce a esprimere un’egemonia, cioè una direzione culturale prima che politica che orienti la società. Dietro quel “me ne frego”, alle spalle di una baldanza politica poco giustificata, appare questa crisi strategica, che preoccupa perché anche il “capitano” non sembra sapere bene dove andare. L’aggressività dello stile diventa la chiave per decifrare la frustrazione politica che affiora al vertice del partito di raccolta: la posta in gioco è chi ha il potere di decidere. Il potere locale è messo in discussione, può sfuggire di mano.
 In questi giorni, è stata messa in scena una forma di difesa dall’incertezza, il bisogno di farsi coraggio di fronte al rivale-governo, che racconta la fragilità della politica sudtirolese. E’ comparsa persino la buffa retorica militare di una politica della paura (Durnwalder ha evocato una “guerra” che non si combatte, il “Dolomiten” ha pubblicato foto di soldati e cartelli) innescata dalla scoperta che i meccanismi collaudati nelle trattative con il governo nazionale oggi non funzionano. Né si sa come sostituirli senza apparire “sconfitti”. Del resto, la minaccia del presidente di ricorrere alla Corte Costituzionale sembra una pistola puntata contro la Svp: i giuristi sembrano concordi nel ritenere che lo Statuto sia molto chiaro sul bilinguismo, e, per quanto possa sembrare paradossale, il governo Berlusconi, in questo caso, interpreta correttamente la legge. Non c’è nulla di peggio di una minaccia che non minaccia nessuno. La reazione fuori misura rispetto alla realtà dei fatti, l’aver dato la sensazione di aver perso il controllo della situazione, una lotta per il potere di decidere nella quale la Svp sembra arretrare nonostante i proclami, tutto ha trasmesso la percezione di un ridimensionamento del governo locale, di una sua subordinazione. Rinchiudersi nell’identità, nelle astuzie passate, atteggiarsi a vittime mostrando i muscoli nelle osterie (”Vi seghiamo i cartelli”), forse rassicura il possibile perdente della contesa, la Svp, ma non la società che guarda oltre. E’ stato commesso l’errore di lasciare che la questione si trasformasse in problema, quando c’era il tempo per costruire una soluzione equilibrata, che adesso Durnwalder deve trovare: gli italiani non vogliono cancellare i nomi tedeschi, chiedono di non cancellare quelli italiani, secondo i principi dello Statuto. E’ stata sottovalutata la mossa di Fitto. Non è stato previsto il contropiede del governo, pensando che l’azzardo fosse possibile come in passato. Si è finto di dimenticare che la Svp ha votato lo Statuto e le sue regole. Quando si mette in discussione la sovranità della legge, quale ordine regna in Alto Adige? Quello secondo cui non conta il “che cosa” è pre-scritto, ma il “chi” lo pre-scrive? Ma è proprio questo arbitrio sulle regole che rischia di delegittimare la stessa istituzione provinciale. Da tempo il nostro giornale segnala l’incertezza strategica della Svp e i fatti offrono conferme. Gli industriali dicono che il polo tecnologico così come vorrebbe realizzarlo la Provincia non va bene? Il presidente minaccia di non farlo. Non lo faccia presidente, ma il polo tecnologico non è un favore alle imprese è un investimento per il futuro di tutti. I medici protestano per l’inutile duplicazione del primariato di ematologia a Merano? Theiner fa rispondere che decide la politica, i medici diano pareri e basta. A Merano i cittadini votano un sindaco con una maggioranza e si trovano un’altra maggioranza? Se ne facciano una ragione, la Svp deve comandare indisturbata.
 La difficoltà della Svp a governare la complessità delle questioni affiora in tutta evidenza. Gli atti di forza non bastano a esorcizzarla. Sembra quasi che più la società altoatesina si pluralizza, più avanza il processo di differenziazione sociale (con le sue critiche), meno la Svp riesce ad adattarsi alle soluzioni nuove che sono richieste. Ma il disorientamento della Svp, non è un problema solo tedesco, perché il partito di raccolta è il partito cardine del sistema. Se la Svp è bloccata, il sistema funziona male. La conseguenza, che riguarda italiani e tedeschi, è la difficoltà di realizzare la modernizzazione, di progettare il futuro, di pensare l’Alto Adige come parte della nazione italiana e parte dell’Europa. Si apre un vuoto politico. E la politica italiana può contribuire a colmarlo. Ha fatto bene il vice presidente Tommasini a proporre una linea strategica diversa dal “me ne frego”, imperniata sulla trattativa nel rispetto della legge. Per uscirne si dovrà passare da questo snodo. Il problema non è mortificare la Svp, come a volte sembra volere - sbagliando - il governo, ma convincerla a cambiare passo e sguardo sulle cose. A non percepirsi come una minoranza, a non agire come tale pervasa dall’insicurezza, ma ad assumersi le responsabilità che le competono per l’intera società. La crisi offre un’occasione per aprire una nuova stagione dell’autonomia. E il nostro presidente può favorire questa fase. In fondo, è stato un grande prussiano, il generale von Clausewitz, a insegnarci che la “guerra”, anche quella che non c’è, è la continuazione della politica con altri mezzi.
Alto Adige 25-7-10
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sabato, 24 luglio 2010



Toponomastica: ora la palla passa alla politica
PAOLO CAMPOSTRINI
Èdifficile per Durnwalder dire: ho sbagliato. Ma questa volta dovrebbe farlo. Invece ha detto “me ne frego” mostrando politicamente la corda. Perché se Fitto ha sbagliato una volta (nei tempi) lui lo ha fatto tre volte, nei modi, nei toni e nella sostanza. Durnwalder sa che l’unico dosso non scavalcabile dello Statuto è quello del bilinguismo ma ha ugualmente voluto spingersi oltre quasi a voler valutare il grado di reattività istituzionale del suo interlocutore romano. E’ stato un azzardo. Anche se di questi azzardi è piena la storia dei rapporti tra Svp e governo centrale. Tempo fa, un democristiano di vecchia scuola, ha dato una sua interpretazione bertoldesca della tecnica diplomatica Svp che fa evidentemente leva sull’antico spirito commerciale sudtirolese: «Loro fanno come Gian Burrasca: rubano la marmellata e se ne mangiano un poco. Poi fanno conto sulla mamma. Lei si arrabbia ma non pretende quasi mai che restitusca “tutta” la marmellata, le basta che Gianburrasca riponga nella dispensa il vasetto con quella che è rimasta». E’ l’equazione del 50% teorizzata da Benedikter.
Se lo status quo (o la legalità) è 0, io chiedo 100; Roma, alla fine si accontenterà di farci scendere della metà. Durnwalder e con lui tutta la Svp non hanno compreso che sul terreno della toponomastica bilingue il governo e il Pdl non avrebbero ceduto. Per la semplice ragione che non hanno nulla da perdere. La sconsideratezza dell’offensiva dell’Avs, l’atteggiamento farisaico della Svp nei confronti di un’operazione che avrebbe potuto controllare sin dall’inizio, il consenso che il governo avverte tra l’opinione pubblica italiana, sia nazionale che locale, l’adesione trasversale tra i partiti anche d’opposizione (come il Pd) nei confronti di un’azione di pura difesa della legalità statutaria violata, hanno posto Fitto in una posizione politicamente inattaccabile. Il ministro avrebbe potuto non forzare i tempi. E i tempi, in Alto Adige non sono dettagli. Ma evidentemente anche i tempi sono cambiati. Quando, da Magnago a Durnwalder, la Svp si trovava a trattare di competenze con i governi centrali questi agivano, fino all’avvento di Berlusconi, secondo lo schema classico dei mediatori di scuola democristiana: piuttosto che rompere le trattative si sarebbero fatti spezzare una mano. C’era, tra i due, una chiara convergenza di interessi: ai governi di centrosinistra premeva mostrarsi fedeli alla tradizione morotea ed assicurarsi nel contempo i voti Svp in Parlamento visto le maggioranze spesso risicate di cui disponevano; alla Svp premeva mostrare al proprio elettorato la convenienza di un’alleanza spesso malmostosa e soprattutto ribadire che la via scelta col Pacchetto avrebbe potuto spremere Roma più che le campagne dinamitarde. Ora questa convergenza di interessi mostra la corda. Era sopravvissuta all’avvento del centrodestra perché gli orizzonti tattici della Lega (l’asse Brugger-Calderoli) avevano posto sotto traccia le spinte identitarie della vecchia An ma ora gli spazi si sono ristretti. La sconfitta alle comunali della coalizione Pdl-Lega è stata una umiliazione senza precedenti non compensabile con le inquietudini federaliste che avrebbero potuto mettere in difficoltà il Pdl nei confronti delle sue marche di confine con le autonomie in debito di ossigeno. Durnwalder a tutti questi elementi non ha pensato. Contava sul suo pragmatismo passepartout ma non ha saputo trattare. A sentire i bene informati di questioni pidielline due passaggi sono stati negativamente decisivi.
 Quello in cui il Landeshauptmann ha dichiarato di “non volere più comunque” un ripristino totale del bilinguismo, anticipando così in sostanza i contenuti del suo disegno di legge sulla toponomastica ben lontano dall’essere discusso e il passaggio in cui proponeva di voler attendere il “deperimento” dell’80% dei cartelli illegalmente monolingui prima di sostituirli. Una proposta che gli uomini di Fitto hanno definito “levantina” nel suo essere priva di qualsiasi orizzonte temporale e di un minimo di assunzione di responsabilità. Che Durnwalder, a sua volta, insiste nel non caricarsi sulle spalle a proposito dell’azione dell’Avs. Come se una campagna così estesa, nel tempo e nello spazio, così territorialmente invasiva avesse potuto dispiegarsi senza un assenso sostanziale del partito di raccolta attraverso i suoi organismi di controllo nei Bezirk e in sede centrale. Farebbe torto alla riconosciuta capacità della Svp di monitorare il suo terreno pensare il contrario. Detto delle molte e concomitanti responsabilità (del governo di centrodestra che ha scelto la via più brutale e della Svp che ha condotto un azzardo senza rete), la prima procedura di poteri sostitutivi mai varata da un governo della Repubblica contro la Provincia richiede ora una risposta comunque politica. Perché resta inimmaginabile una risposta esclusivamente etnica o, alla peggio, militare. Ed è la politica che deve trovarla in questi mesi. Con la responsabilità che la Svp non ha mostrato in questi ultimi passaggi della trattativa. E’ Durnwalder che dovrà elaborare una proposta capace di tenere insieme un partito che è stato lasciato correre a briglia sciolta su un terreno scosceso ma anche in grado di dare un’immagine di recupero sostanziale del bilinguismo violato. La Svp deve tornare ad essere credibile non tanto nei confronti dei suoi interlocutori romani ma agli occhi degli italiani di qui. Agli occhi del Cai, degli alleati di giunta, degli intellettuali, di tutti quegli altoatesini che hanno sofferto una deriva fortemente identitaria e evidentemente inattesa in queste forme e in questa durezza. Il governo dovrebbe privilegiare come possibili referenti in una inevitabile trattativa le sue forze sul campo più responsabili: dai consulenti del Club Alpino al Commissariato del Governo. Forse proprio il prefetto Testi, con la sua riconosciuta capacità di mediazione e la conoscenza del territorio e dei suoi equilibri, potrebbe essere individuato in questi mesi come il luogo di snodo delle trattative. Perché è sulle trattative che ci si dovrà impegnare da qui in avanti. Credere, al contrario, che tutto possa essere risolto dai ricorsi alla Consulta, potrebbe trasformare una convivenza ancora possibile in una coabitazione sospettosa e malata. Meglio parlarsi. A Roma e soprattutto qui. E farlo subito.
Alto Adige 24-7-10
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venerdì, 23 luglio 2010



Sulla toponomastica una difficile via d’uscita

ANDREA DI MICHELE
 Ma è anche vero che già in precedenza era stata la politica a ridare vita a un argomento che sembrava definitivamente sopito e che in questi giorni è stata ancora una volta la politica a non riuscire a concludere un accordo che sembrava a portata di mano per ripristinare la segnaletica bilingue. Non sembra dunque possibile, come qualcuno ha cercato di fare nelle settimane e nei giorni scorsi, scaricare tutte le responsabilità sull’Alpenverein, che, tra il resto, non può che avere agito utilizzando fondi pubblici.
 Ma forse, in questa occasione Durnwalder ha voluto giocare una partita politica con Roma attribuendogli un valore che andava ben al di là della questione specifica. Ha voluto vedere fino a che punto poteva spingersi facendosi forte del fatto compiuto, ovvero i 36.000 cartelli ormai installati. Ha voluto verificare se, data la situazione, non fosse possibile spostare un po’ più in là il confine oltre il quale la Provincia non può intraprendere azioni concrete senza concordarle con Roma, addirittura forzando il dettato dello stesso Statuto di autonomia, che sul bilinguismo dei toponimi parla chiaro. Ma probabilmente ha giocato questa partita sul tema e nel momento sbagliati.
 Il tema è quello sbagliato in quanto troppo denso di valori simbolici perché da parte italiana, a Roma e a Bolzano, ci si potesse chiudere un occhio sopra. Un’eventuale cancellazione di parte dei toponimi italiani è vista, a torto o a ragione che sia, come il segno concreto della volontà di cancellare la legittimità della stessa presenza italiana in provincia di Bolzano, dunque come un attacco al quale si deve rispondere. Non si tratta dunque solo di un tema caro alla destra e sul quale il governo romano e il Pdl locale, dopo l’iniziativa del Consiglio dei ministri, possono contare di aumentare i propri consensi. Tutte le forze politiche italiane chiedono il ripristino della segnaletica bilingue, anche il Pd che in provincia governa insieme all’Svp e che più degli altri partiti si troverà in difficoltà a gestire la situazione che andrà determinandosi nei prossimi mesi. Si tratta di una questione estremamente sensibile, che è capace di farsi rivelatrice anche delle fragilità, oggettive e soggettive, della comunità italiana dell’Alto Adige. Insomma, Fitto e il governo non potevano lasciar correre e questo era da mettere in conto, anche se il ricorso da parte del governo al potere sostitutivo appare una reazione politicamente e giuridicamente avventata.
 Anche il momento è quello sbagliato, poiché mai come in questi mesi il governo sta mettendo in scena la sua schizofrenia, tra pronunciamenti federalisti e pratiche accentratrici. La bandiera del federalismo continua a sventolare sul governo e sulla Lega, ma poi, concretamente, le più significative iniziative di Roma castrano qualsiasi velleità di autogoverno locale. Basti pensare al durissimo scontro in atto con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome per i pesantissimi tagli previsti ai loro bilanci dalla manovra economica, che ridurranno enormemente i margini d’azione degli enti locali. O alle difficoltà dei Comuni in seguito alla cancellazione dell’Ici. Se da una parte si promette federalismo, dunque, dall’altra si attuano tagli di trasferimenti che finiscono per svuotare il valore di simili promesse. Senza parlare dell’aumento esponenziale dei casi d’intervento della protezione civile nelle situazione più disparate, con il commissariamento di amministrazioni sostituite da commissari delegati. Non è dunque il momento migliore per le autonomie locali e ciò ha forse avuto un riflesso negativo anche nell’esito della trattativa tra Fitto e Durnwalder. Ma più delle rigidità di Roma sono state le forzature di Bolzano a determinare una situazione difficile, da cui ora, dopo la reazione spropositata da parte del governo, sarà difficile uscire in maniera indolore.
Alto Adige 23-7-10
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venerdì, 23 luglio 2010



Il governo esautora la Provincia

MAURIZIO DALLAGO
BOLZANO. Il Consiglio dei ministri diffida la Provincia a sostituire i 36 mila cartelli esistenti nella versione monolingue tedesca. Il termine perentorio è quello di 60 giorni, come afferma il ministro Fitto. Altrimenti verrà attivato il potere sostitutivo previsto dell’art. 120 della Costituzione.
 Una decisione mai presa prima d’ora da Palazzo Chigi nella storia dell’autonomia altoatesina. In pratica se la giunta provinciale non provvederà alla sostituzione dei cartelli, ci penserà il governo a cambiarli. Luis Durnwalder si dice pronto ad impugnare i provvedimenti governativi, ribadendo che continuerà a ricercare una soluzione che «non pregiudichi la pacifica convivenza». Il presidente altoatesino ricorda di non essere stato lui ad apporre i cartelli monolingui: «Non spettava a me prescrivere come gestirli». In soccorso al Landeshauptmann arriva la Svp, accusando il governo di provocare una progressione del conflitto etnico.
 L’accelerata governativa arriva dopo che è saltata la possibile intesa su cui si lavorava da alcune settimane. E così ieri mattina in Consiglio dei ministri è giunto - ma non era all’ordine del giorno - il tema della «cartellonistica dei sentieri di montagna in provincia di Bolzano». Il ministro per i Rapporti con le Regioni ha illustrato ai colleghi l’intera questione, trovando l’appoggio di tutti i presenti. Risultato? È passata all’unanimità la proposta di Fitto di dare inizio alla procedura di attivazione del potere sostitutivo previsto dall’art.120 della Costituzione. Se entro 60 giorni la Provincia autonoma non provvederà alla sostituzione dei circa 36 mila cartelli esistenti in versione monolingue tedesca, Palazzo Chigi si sostituirà a Palazzo Widmann, incaricando probabilmente il Commissariato del governo di procedere con il ripristino dei segnali bilingui. La Carta costituzionale prevede questa ipotesi, quando, tra il resto ci siano casi di «pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica».
 Il governo sottolinea come «nei giorni scorsi l’intenso lavoro finalizzato alla stipula di un’intesa tra governo e Provincia non aveva sortito gli effetti sperati, affinché fosse ripristinata una corretta applicazione del principio del bilinguismo o trilinguismo, ove previsto». Raffaele Fitto aveva interrotto il dialogo con Bolzano dopo una telefonata con Durnwalder avvenuta martedì scorso, in cui il presidente altoatesino si era detto contrario al bilinguismo totale nella cartellonistica di montagna. «Sono rammaricato di non essere riuscito a raggiungere un’intesa ragionevole con il presidente Durnwalder, il governo ha però inteso riaffermare il principio del rispetto del bilinguismo», spiega Fitto.
 È muro contro muro tra Roma e Bolzano. Il dialogo è interrotto, anche se il governo con la decisione di ieri si aspetta che in Alto Adige vengano sostituiti i cartelli monolingui e la diatriba finisca così. Durnwalder che di primo acchito rispolvera un «me ne frego» di dannunziana memoria, nel pomeriggio diffonde un comunicato in cui si dice che «il ministro Fitto ha sbagliato indirizzo: i cartelli apposti dalla Provincia sono tutti bilingui, quelli contestati sono stati installati da terzi (quasi sempre dell’Alpenverein, ndr) ai quali non spettava a me prescrivere come gestirli». La Provincia è pronta a ricorrere alla Corte costituzionale, ma prima vuole conoscere nei dettagli le decisioni del governo. «Potevano invitarmi a Palazzo Chigi e avrei spiegato la nostra posizione», ancora Durnwalder. La Stella alpina, con l’Obmann Richard Theiner, parla di «Diktat» e di «escalation» voluta da Palazzo Chigi a danno dalla pace etnica. Con la mossa governativa appare chiaro che questa volta Roma non vuole transigere sul principio del bilinguismo. La partita a scacchi sembra essere solo all’inizio.

Durnwalder furioso: «Della diffida me ne frego Andremo alla Consulta»

FRANCESCA GONZATO

E’ arrabbiato Luis Durnwalder per la diffida contro di lui varata ieri dal Consiglio dei ministri su richiesta del ministro Fitto. Già ieri mattina, sentiti i consiglieri più fidati, ha messo a punto la linea di condotta. Ma dopo lo sfogo «me ne frego», nel pomeriggio una nota ammorbidisce i toni.
 «Continuerò a cercare una soluzione che non pregiudichi la buona convivenza tra i gruppi. Una soluzione almeno provvisoria fino alla nuova legge, che sia dettata dal buonsenso», così Durnwalder. L’oscillazione dà conto della situazione inedita con cui Provincia ed Svp si misurano in queste ore.
 Presidente, il governo le chiede di ripristinare i cartelli bilingui o affiderà poteri sostitutivi al Commissariato del governo. Come si comporterà?
 
«Presenteremo ricorso alla Corte costituzionale. Il loro provvedimento non sta in piedi e il ministro Fitto sbaglia indirizzo. Non sono stato io a mettere i cartelli. La segnaletica della Provincia, sulle strade e nei parchi, è sempre bilingue, quindi non possono chiamare in causa me. Quelli monolingui sono stati installati da terzi e non spettava a me prescrivere come gestirli (ma in realtà la Provincia aveva richiamato l’Avs al rispetto del bilinguismo, ndr)».
 Il governo si appella a un articolo della Costituzione molto preciso.
 
«Ma quello vale per violazioni di legge gravi, mentre io, ribadisco, non ho violato nulla. Caso mai l’errore è stato dell’Avs. Secondo, avrebbero dovuto convocarmi alla seduta del consiglio dei ministri, visto che deliberavano un provvedimento di tale gravità. E’ una regola precisa. Insomma, siamo pronti a ricorrere alla Consulta».
 Al di là degli aspetti giudiziari, c’è un problema che invece di essere risolto si sta ingigantendo. Non pensa di avere resistito troppo all’accordo?
 
«Ma sono sempre stato disponibile e lo resto. Volevo esattamente evitare che questa storia sfociasse in un problema italiani-tedeschi. La toponomastica può essere risolta con buon senso, ne resto convinto. Il gruppo tedesco sa che nomi di Comuni, frazioni e altro ancora devono essere anche in italiano. Gli italiani non sono così interessati ad avere bilingui anche i nomi di prati e malghe. Siamo ridotti in questa situazione perché non riusciamo a fare la legge sulla toponomastica: ci ho provato, ma la destra italiana l’ha bloccata con l’ostruzionismo».
 Cosa accadrà se non troverete un accordo?
 
«Temo una escalation etnica. Come dicevo prima, le cose andavano bene, adesso invece c’è il rischio che esploda un problema politico. Con questa provocazione di Roma possono nascere problemi da entrambe le parti».
 Il problema l’hanno creato Avs e associazioni turistiche con 36 mila cartelli solo in tedesco.
 
«Li ho sgridati e adesso il governo se la prende con me. Non è da ridere?».
 Avesse ceduto su qualcosa, il caso sarebbe chiuso.
 
«Non potevo firmare un accordo che mi chiedeva di tradurre tutti i toponimi con una commissione Durnwalder-prefetto sui casi dubbi: non possiamo anticipare la legge».

Rispoli: «Serve solo il buon senso»

BOLZANO. «In questa vicenda non esistono né vincitori, né vinti: per risolverla basta il buon senso». Lo afferma il procuratore capo della Repubblica, Guido Rispoli, da mesi impegnato nell’inchiesta sulla segnaletica monolingue in montagna.
 «Trovo assurdo - ha detto Rispoli - che in una Provincia ottimamente amministrata come la nostra si arrivi a momenti di tensione per una vicenda come quella dei cartelli installati dall’Alpenverein».
 «La soluzione è semplice - ha proseguito il procuratore - tutti i sostantivi come rifugio, malga o via vanno indicati in italiano. Per quanto riguarda i nomi propri si utilizzino quelli già previsti dalla legge. Tra l’altro si continua a parlare di 36.000 cartelli, ma in realtà i nomi su cui si sta discutendo sono 2.000». Un po’ di più, in realtà: 2.700. E rappresentano la differenza tra la lista presentata dall’assessore provinciale Hans Berger (lista che nella sostanza corrisponde al database dell’Alpenverein) e quella elaborata invece dal Cai dell’Alto Adige. «Bisogna usare il buon senso - ha aggiunto ancora Rispoli - perché in questa storia non ci sono né vincitori, né vinti, e nessuno si deve piegare a qualcun altro».
 Sul fronte dell’inchiesta, Rispoli ha ribadito che sono in corso controlli a 360 gradi sulle spese effettuate dall’Alpenverein. Nei giorni scorsi si è aperto un altro capitolo relativo all’indagine. L’attenzione degli inquirenti si è spostata negli ultimi giorni sui finanziamenti anche internazionali che il sodalizio avrebbe tentato di ottenere. L’Alpenverein avrebbe goduto di diversi appoggi per tentare di ottenere un adeguato finanziamento europeo al progetto di digitalizzazione della rete dei sentieri di montagna dell’Alto Adige. Fu attivato anche il Fondo europeo di sviluppo regionale che mise a disposizione una somma considerevole per finanziare l’opera, inconsapevole ovviamente dei risvolti fortemente politici dell’iniziativa.
 Ora la pratica è al vaglio del dottor Pallaver, il consulente nominato dal procuratore capo Guido Rispoli proprie per verificare i canali di finanziamento utilizzati dall’Alpenverein per realizzare 35 mila cartelli non rispettosi dell’obbligo del bilinguismo previsto dallo statuto di autonomia. All’epoca del finanziamento richiesto al Fondo europeo di sviluppo regionale la fretta di procedere avrebbe anche giocato un brutto scherzo: dopo che i soldi erano stati stanziati dal fondo internazionale, proprio in sede europea venne contestato il tentativo di far ottenere la somma prevista direttamente all’Alpenverein senza l’indizione di una gara. Il finanziamento venne così revocato e a metterci una...«pezza» sarebbe stata, come sempre, mamma Provincia. Ora la vicenda è al vaglio del dottor Pallaver in stretta collaborazione con il procuratore capo Rispoli.

Simeoni (Alpenverein): sorpreso dalle scelte di Roma

BOLZANO. “Sono molto sorpreso della piega che ha preso la vicenda dei cartelli di montagna. In Italia ci sono di certo problemi ben più grossi di quello della segnaletica dei sentieri in Alto Adige”. Risponde così il presidente dell’Alpenverein (Avs), Georg Simeoni, alla presa di posizione del governo. Sono dell’Avs gran parte dei cartelli incriminati, ovvero quelli solo in tedesco. Da Simeoni ieri è arrivato un secco no comment sulla polemica che sta diventando sempre più aspra. “Non conosco - afferma il presidente dell’Alpenverein - i contenuti dell’accordo che il ministro Fitto e il presidente Durnwalder stavano trattando. L’intera vicenda ha preso una sua dinamica, sulla quale non voglio intervenire in nessun modo”.
 Per il comandante degli Schützen «da Roma non ci si poteva aspettare altro». Paul Bacher si appella ai politici locali «affinché si smetta con il ricercare soluzioni a metà in tema di toponomastica» e si scelga la cosiddetta «soluzione storica», ovvero la cancellazione della quasi totalità dei toponimi italiani.
 Al contrario il Comitato per la difesa della toponomastica italiana sottolinea come «lo Statuto parli chiaro e la competenza della Provincia riguardi esclusivamente i toponimi in lingua tedesca».

Fitto: due mesi per cambiarli

MAURIZIO DALLAGO
«In Alto Adige, come da Statuto, i toponimi devono essere bilingui», sottolinea il titolare del dicastero per i Rapporti con le Regioni, dando alla Provincia un ultimatum di 60 giorni per provvedere alla rimozione dei cartelli monolingui. «Se questo non avverrà, applicheremo il potere sostitutivo che ci è dato dalla Costituzione», spiega Fitto. Quest’ultimo è convinto che ieri, in Consiglio dei ministri, non fosse necessaria la presenza del presidente Durnwalder: «Quando avvieremo la procedura, verrà invitato alla riunione».
 Signor ministro, per quale motivo è saltato l’accordo Stato-Provincia che si stava prospettando nelle ultime settimane?
 
«Ho preso atto dal presidente Durnwalder, dopo una serie di incontri e di trattative, che non c’erano le condizioni per l’intesa».
 Gli accordi si fanno in due. Il governo cosa aveva proposto?
 
«Era prevista la rimozione entro il 30 settembre 2012 del 90% dei circa 36 mila cartelli in lingua tedesca e la contestuale sostituzione con altrettanti segnali bilingui o trilingui. Il restante 10% sarebbe stato sotituito in base alla vetustà o ubicazione entro il 30 settembre 2013».
 Quindi tutto bilingue, oppure trilingue nelle valli ladine?
 
«L’intesa salvaguardava anche i nomi storici in lingua tedesca per i quali non era possibile la traduzione. Mediante gli uffici del Commissariato del governo e della Provincia di Bolzano si sarebbe proceduto ad una verifica periodica dell’andamento dell’iniziativa e risolto i casi in cui sorgevano dubbi circa la traducibilità in italiano di alcuni toponimi».
 Niente intesa e subito un provvedimento in Consiglio dei ministri, quello di oggi (ieri,ndr), che diffida la Provincia di Bolzano a ripristinare i segnali bilingui in montagna, pena l’attivazione del potere sostitutivo previsto dalla Costituzione. Non si poteva aspettare, prima di fare questo passo?
 
«Non transigo su tempi e impegni che erano stati presi. La questione nasce da molto lontano ed ho avuto modo personalmente di prendere posizione più volte. Nelle ultime settimane mi erano sembrate ragionevoli alcune prese di posizione in sede locale. Ma adesso è il tempo di agire. Lo Statuto d’autonomia parla di bilinguità della toponomastica, senza distinzioni. La decisione presa in Consiglio dei ministri sarà comunicata immediatamente alla Provincia di Bolzano che entro 60 giorni dovrà provvedere alla rimozione dei circa 36 mila cartelli esistenti in versione monolingue tedesca».
 E se ciò non dovesse accadere?
 
«Passato il termine dei 60 giorni, il primo Consiglio dei ministri utile darà il via alla procedura di attivazione del potere sostitutivo prevista dall’art.120 della Costituzione».
 Ma chi sostituirebbe la Provincia in quest’opera di ripristino della toponomastica bilingue?
 
«Potrebbe essere il Commissariato del governo, ma non è stato ancora deciso nulla al riguardo».
 Bastano due mesi per iniziare a togliere i segnali monolingui o non ritiene che la scelta di Palazzo Chigi porti benzina sul fuoco delle polemiche etniche in Alto Adige?
 
«I tempi consentono di evitare scontri e contrapposizioni, quella del Consiglio dei ministri è stata una decisione ragionevole e presa all’unanimità».
 Ma a questo punto cosa si augura?
 
«Che la Provincia di Bolzano si attivi entro i 60 giorni previsti, in modo che il contenzioso finisca qui. Certo non sono per nulla contento di alcune dichiarazioni fatte da Durnwalder, come quella che si dovranno mandare i soldati per sostituire i cartelli. Il presidente altoatesino deve parlare a tutta la popolazione e giudico quindi inaccettabile l’atteggiamento intollerante che dimostra in alcune occasioni».
 Lei conosce la realtà altoatesina?
 
«Certo, ci vengo almeno una volta all’anno. L’Alto Adige è parte d’Italia, dove vige uno Statuto di autonomia che parla di bilinguità dei toponimi. Una terra splendida, ma da italiano e da turista credo di agire nel giusto».
Alto Adige 23-7-10
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lunedì, 12 luglio 2010



La Ras alla Ue: trasmissioni per minoranze anche sul digitale 

BOLZANO. La Ras, azienda speciale radiotelevisiva provinciale si sta muovendo in Europa per garantire la ricezione in digitale terrestre anche in Alto Adige dei grandi eventi sportivi trasmessi dalle emittenti televisive nazionali di lingua tedesca come Ard o Zdf.
 In un incontro tenutosi a Strasburgo e promosso dall’europarlamentare Herbert Dorfmann il presidente di Ras Rudi Gamper e il direttore Georg Plattner hanno chiesto di sbloccare la querelle legata alla mancata diffusione di alcuni programmi delle tv di Stato in altri Paesi con minoranze linguistiche. Una riflessione nata in seguito alle polemiche relative alle partite del mondiale di calcio in Sudafrica in cui Ard e Zdf avevano comunicato alla Ras di non disporre dei diritti per la trasmissione sul digitale terrestre al di fuori dei confini nazionali, indipendentemente dalla presenza di minoranze. Tre le proposte portate dalla Ras alla Comunità Europea: integrazione dell’attuale direttiva per permetterne la trasmissione, vincolare i detentori dei diritti alla diffusione nella madrelingua anche alle minoranze con una consistenza sotto il 5% che vivono in un altro Paese oppure commercializzare i diritti in base ai gruppi linguistici. (a.c.)
Alto Adige 12-7-10
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domenica, 11 luglio 2010



Dal luglio del 2011 un nuovo sistema di rilevazione unitario che garantisce maggiore equità sociale

BOLZANO. Più equità e minor burocrazia. Sono i principali obiettivi del Durp - la dichiarazione unificata di reddito e patrimonio - approvato a metà giugno dalle parti sociali dopo mesi di discussione che domani l’assessore Richard Theiner porta in giunta provinciale.
 Uno degli obiettivi del nuovo regolamento che entrerà in vigore a luglio 2011 è quello di abbattere la burocrazia: basterà fornire i dati una volta soltanto (possibile anche attraverso i Caaf ed i sindacati), toccherà poi ai vari uffici coordinarsi evitando ai cittadini inutili doppioni. In linea di massima il redditometro varrà per tutte le prestazioni sociali, anche se per l’accesso alle medesime possono valere regole diverse. L’amministrazione sarà autorizzata a controllare le dichiarazioni fatte, anche presso gli istituti di credito o altri intermediari finanziari.
 Le famiglie. Il redditometro andrà a valutare sia il reddito sia il patrimonio dell’intero nucleo familiare (viene considerato quello di fatto e, attraverso degli appositi coefficienti, si calcola un reddito equivalente). Per i lavoratori dipendenti vale il reddito complessivo Irpef decurtato della deduzione per l’abitazione principali e degli oneri deducibili. I redditi da lavoro dipendenti saranno considerati al 90%. Si potranno detrarre spese mediche, interessi sul mutuo-casa, il canone di locazione dell’abitazione principale e gli assegni versati per i figli.
 Gli imprenditori. Per la determinazione del reddito vale quello d’impresa. E però previsto un limite minimo: l’importo dichiarato non potrà essere inferiore alla retribuzione media di un lavoratore dipendente qualificato del settore di riferimento, fissata dal contratto vigente di categoria. Per quanto riguarda il calcolo della situazione patrimoniale, così come era stato chiesto dalle categorie economiche, non saranno considerati i fabbricati e i terreni indispensabili per l’esercizio dell’attività agricola o commerciale.
 La casa
e le azioni.

 Valgono per tutti alcune regole base. Non è considerata come patrimonio la prima casa a patto che sia abitata dal proprietario. Per ogni nucleo familiare è considerata esente una sola casa. Per quanto riguarda il patrimonio mobiliare (partecipazioni azionarie, obbligazioni o certificati di deposito), fino ad un totale di 100 mila euro non sarà necessario dichiarare nulla. Se si supera questa soglia, il patrimonio mobiliare dovrà essere dichiarato per intero.
Alto Adige 11-7-10
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martedì, 06 luglio 2010



Canale tv della Provincia

BOLZANO. La Provincia vuole un canale televisivo digitale di informazioni sull’Alto Adige. Ci sarà tutto, dalle mostre da visitare nei musei, alle manifestazioni. La notizia è stata comunicata ieri dal presidente provinciale Luis Durnwalder dopo la seduta di giunta. Spiega Durnwalder: «Abbiamo già chiesto di poter occupare alcune frequenze». Il canale sarà destinato sia agli altoatesini che ai turisti, «che accendendo la televisione nella camera dell’albergo potranno conoscere tutto ciò che viene loro offerto». Il progetto è stato presentato dall’assessore Berger. E’ già arrivata una proposta, «ma piuttosto cara», informa Durnwalder (presentata dal gruppo dell’editore Angeli). Verrà quindi indetta una gara pubblica.
Alto Adige 6-7 10
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sabato, 03 luglio 2010


Ospedale San Maurizio. Demolito il tunnel costato 5 milioni di euro

BOLZANO. Il tunnel del San Maurizio che per tredici anni ha collegato il corpo centrale dell’ospedale al padiglione W e costato più di cinque milioni di euro è stato abbattuto per permettere l’edificazione della nuova clinica medica mentre al suo posto è entrato in funzione un nuovo corridoio. Sono stati tredici anni di onorato servizio durante i quali il tunnel ha visto camminare avanti e indietro a piedi (o in barella) medici, infermieri, malati e visitatori e permesso tutta una serie di servizi automatizzati, dal trasporto vivande alla biancheria, dai rifiuti ai medicinali.
 E con la sua demolizione si conclude anche una delle vicende simbolo dello spreco di denaro pubblico che negli ultimi anni ha sollevato più di una polemica in ambito politico con l’opposizione durissima di Andreas Pöder dell’Union für Südtirol e di Pius Leitner dei Freiheitlichen che a più riprese hanno accusato la giunta di scialacquare soldi, giunta che da parte sua si è sempre difesa spiegando che non c’era proprio altra scelta. «È una scelta dolorosa - ha sempre detto l’assessore provinciale ai lavori pubblici Florian Mussner - ma necessaria perché l’ospedale va rimodernato per rimanere al passo con i tempi visto che sopra quel tunnel sorgerà il nuovo cuore dell’ospedale». Va anche detto che Mussner si è trovato il progetto sul tavolo già confezionato. «L’ex assessore alla sanità Otto Saurer ed il senatore Kofler che in precedenza ricopriva la mia carica in Provincia si sono sempre detti dispiaciuti per questa scelta. Hanno cercato anche soluzioni alternative ma alla fine il sacrificio del tunnel è stato inevitabile. Adesso però bisogna guardare avanti». Ne è più che convinto anche il direttore generale del Comprensorio di Bolzano Umberto Tait: «A nessuno piace sprecare soldi ma non esistevano altre soluzioni. Guardo al futuro ed aspetto che la costruzione della nuova clinica sia terminata anche perchè il San Maurizio l’aspetta da troppo tempo». Nuova clinica da 212 milioni di cui già si vede l’ossatura che sarà pronta nel 2014. «La Provincia tra clinica, ristrutturazione del vecchio ospedale e nuova Radioterapia spenderà più di 400 milioni. Non mi sembra, come dice qualcuno, che non trovi i soldi per il capoluogo». I lavori dell’edificio che sta sorgendo accanto all’ospedale, a tre anni dalla posa della prima pietra, procedono spediti. Tra un anno e mezzo inizierà anche la ristrutturazione del corpo centrale che vede ancora troppi pazienti ricoverati in grandi stanzoni con un unico bagno in corridoio. «L’ammodernamento non può più aspettare perché l’ospedale è vetusto. Il progetto risale al 1933, i lavori sono partiti negli anni Sessanta e sono terminati - conclude Tait - a fine degli anni Settanta».
Alto Adige 3-7-10
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lunedì, 28 giugno 2010



 Avs e Cai cerchino l’intesa

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. Settemila i nomi del Cai, tremila quelli dell’Alpenverein. Il vicepresidente della Provincia Tommasini chiede alle due associazioni di aprire il confronto, il “Landeshauptmann” Durnwalder è d’accordo: «Se arrivassero a un compromesso, sarebbe più facile trovare una soluzione politica».
 Domani il Cai consegnerà la propria proposta sulla toponomastica al commissario del Governo Fulvio Testi. I toponimi bilingui secondo il Club Alpino Italiano sono almeno settemila. Nell’ipotesi dell’Avs, che sostanzialmente è quella proposta dall’assessore provinciale al turismo Hans Berger, ne sono compresi meno della metà. Dal vicepresidente della giunta provinciale Christian Tommasini è arrivato l’invito alle due associazioni: «Cai e Avs si siedano attorno a un tavolo e aprano il confronto, poi toccherà a noi».
 Possibile che debbano essere Cai e Avs a trovare la soluzione e non i partiti? «È chiaro - replica il presidente della Provincia Luis Durnwalder - che tocca alla politica individuare la soluzione. Non potrebbe essere altrimenti, visto che la questione toponomastica va risolta attraverso una legge provinciale e che l’elenco provinciale dei toponimi non lo possono fare né il Cai né l’Alpenverein. Però è anche giusto riconoscere l’esperienza di queste due associazioni, sentire la loro opinione e valutare le loro proposte. Soprattutto, se Cai e Avs riuscissero a trovare un compromesso, per noi sarebbe più facile arrivare a una soluzione politica. Un compromesso tra Alpenverein e Club Alpino significherebbe un compromesso accettato sia dalla popolazione di lingua tedesca sia da quella di lingua italiana. Sarebbe un vantaggio per tutti se riuscissero a mettersi d’accordo».
 Il compromesso tra Avs e Cai toglierebbe le castagne dal fuoco anche ai partner della maggioranza. Il Pd ha infatti già rifiutato categoricamente la proposta di legge che l’Svp si accinge a ripresentare e che prevede il bilinguismo per tutti i toponimi già inseriti in qualche legge (e quindi tutti i Comuni), mentre per gli altri toccherebbe all’Astat effettuare un sondaggio tra la popolazione residente per verificare quale è il toponimo effettivamente in uso. «Ma il sondaggio Astat - ha subito chiuso ogni ipotesi di trattativa Tommasini - non può essere accettato». Ma una legge approvata in consiglio con i soli voti dell’Svp verrebbe certamente impugnata dal governo. Durnwalder lo sa: «Ci vuole buon senso. Non presenteremo una proposta che Roma boccia in partenza, ma nemmeno legalizzeremo un’ingiustizia storica come quella dei toponimi di Tolomei».
 Nel frattempo, Durnwalder ha spedito la risposta alla lettera del ministro Raffaele Fitto che aveva fissato entro il 30 giugno il termine ultimo per risolvere la questione. La replica è stata ferma. Il “Landeshauptmann” ha messo in chiaro che la competenza non spetta al ministero ma alla Provincia, ha detto che la legge in materia è in fase di elaborazione, ha chiesto più attenzione al rispetto del bilinguismo anche negli enti statali e poi ha risposto anche in merito alla presunta pericolosità dei cartelli monolingui lungo i sentieri di montagna: «I cartelli sono monolingui in tutta Europa e non c’è nessuno che ne fa una questione di sicurezza. Certo, capisco che possano esserci dei malintesi se sulla cartina c’è scritto un toponimo e sul segnavia se ne trova un altro. Ma allora bisognerebbe anche dire che sono sbagliate o incomplete le cartine che riportano soltanto il toponimo italiano».
Alto Adige 28-6-10
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categoria:provincia di bolzano, sentieri toponomastica
lunedì, 28 giugno 2010



IL CINISMO DELLA SVP

PAOLO VALENTE
C’è coerenza o schizofrenia nei comportamenti del partito di raccolta? Il caso Merano e la querelle sulla toponomastica fanno emergere qualche apparente contraddizione. In particolare ci si chiede se le scelte della Svp siano dettate da ragioni ideali o solo da un cinismo travestito da “pragmatismo”. Quest’ultimo, il pragmatismo, è invocato con sempre maggiore frequenza sia al centro che in periferia. Durnwalder, tanto per dire, è apprezzato da un vasto pubblico proprio perché si presenta come l’uomo dei fatti: un pragmatico, appunto. Ed il sindaco Januth a Merano, a giustificazione della virata a destra compiuta dalla sua maggioranza, ha sostenuto che la Svp fa così perché è un “partito pragmatico”. Gli esponenti di destra che ricopriranno incarichi nella futura giunta meranese sono stati perciò definiti “di centro”, ma solo per ragioni “pragmatiche”. E difatti sono così “pragmatici” che hanno firmato l’accordo programmatico che era stato predisposto da Svp, Verdi e Pd, circostanza che la Tagesschau Rai - evidentemente attenta anche alle sfumature ideali - ha definito “assurda”.
Ora ci si può chiedere dove finisca questa vocazione al “pragmatismo” nell’affrontare il tema della toponomastica o quello delle sperimentazioni scolastiche. In entrambi i casi sarebbe molto più “pratico” demandare al gruppo linguistico interessato la decisione sui nomi da usare e sui metodi di apprendimento da adottare. Non sarebbe più “pragmatico”, ma davvero molto, dare una semplice indicazione: nomi bilingui. Anziché stare lì a questionare per anni, e poi creare commissioni per distinguere micro da macro, pubblico da privato, percentuali, usi e abusi? Ecco, qui all’improvviso la Svp non è più un partito pragmatico, ma fa riferimento agli ideali. Quali? Beh, la tradizione, la verità storica, il rispetto delle minoranze. Tutto un po’ a senso unico, d’accordo, ma pur sempre ragioni ideali. O forse sarebbe meglio dire “ideologiche”. Sì perché è proprio l’ideologia che ci riporta al “pragmatismo”. Secondo il dizionario trattasi dell’”atteggiamento che tende a privilegiare i risultati concreti, le applicazioni pratiche, più che i principi o i valori ideali” e per estensione del “comportamento spregiudicato che punta solo al raggiungimento dei propri fini”, ovvero di cinismo puro e semplice. Nel caso della toponomastica il “fine” non è affatto la soluzione della questione. Essa, anzi, va tenuta aperta il più possibile. Attorno ad essa, basata su valori strumentali, cioè ideologici, si può creare consenso. E’ un consenso che si fonda sui bassi istinti del nazionalismo, ma che importa? Se siamo “cinici” (”pragmatici”) il fine giustifica i mezzi. E’ il consenso che importa, perché esso permette di compattare l’elettorato e ottenere i numeri necessari a mantenere e gestire la propria fetta di potere. In relazione a questo non c’è dubbio: l’affaire toponomastica viene gestito da decenni con un cinismo travestito da ideale. Non è forse proprio un “comportamento spregiudicato che punta solo al raggiungimento dei propri fini”? Se il fine ultimo è il potere tout court si capiscono anche le scelte compiute a Merano. Il cerchio si chiude. La contraddizione era davvero solo apparente.
Alto Adige 28-6-10
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domenica, 27 giugno 2010



SE L’EUROPA DÀ UNA SCOSSA ALLO STATUTO

ANDREA DI MICHELE
L’ennesimo richiamo europeo al nostro assetto statutario ci costringe a una riflessione. L’invito a eliminare il “monopolio” del patentino per l’accertamento della conoscenza delle due lingue non è una novità e ad esso, seppure con grande ritardo, si è già risposto con atti concreti. Una novità è invece la richiesta di eliminare dal testo dello Statuto un passaggio che prevede la precedenza dei residenti in provincia di Bolzano nell’accesso all’impiego pubblico. Si tratta di una norma che nei fatti non viene applicata e che è figlia del timore di parte sudtirolese di subire, anche dopo la caduta del fascismo, nuove ondate d’immigrazione italiana attraverso l’invio di funzionari e impiegati pubblici. Oggi quella norma è inaccettabile nel contesto europeo, poiché discriminante milioni di cittadini comunitari. E’ pur vero che è inapplicata, ma intanto c’è e, come ha spiegato sulle pagine di questo giornale Francesco Palermo, il richiamo europeo rappresenta l’ennesima dimostrazione della necessità di “ringiovanire” lo Statuto d’autonomia. Non si tratta di stravolgerne il testo e il contenuto, ma di aggiornarlo alla luce degli enormi cambiamenti del quadro normativo e politico occorsi negli ultimi decenni a livello nazionale (riforma costituzionale) ed europeo (integrazione politica). Nel testo dello Statuto di autonomia l’Europa è completamente assente.
Non è neppure citata, ma nel corso degli ultimi quarant’anni il suo peso è enormemente cresciuto ed è normale che oggi faccia sentire la propria voce e in qualche modo chieda che del suo ruolo si tenga conto anche nell’ambito di una formula di successo, come quella dell’autonomia altoatesina.
 L’Europa ci invita a guardare al di fuori dei confini provinciali, a meglio considerare il contesto nel quale anche noi siamo inseriti, a superare schemi e paure che un tempo potevano avere una base di giustificazione ma che oggi appaiono inattuali. Insomma, ci spinge a guardare avanti. L’Europa, il mondo ci invitano a guardare verso l’esterno anche su altri fronti, come quello dell’apprendimento linguistico. E’ significativo quanto affermato pochi giorni fa dal presidente del Consiglio provinciale, Dieter Steger, che si è detto dispiaciuto per la fine della sperimentazione trilingue presso il liceo classico italiano di Bolzano. Ha detto di più, ha affermato che quello poteva essere un esperimento utile da cui partire per una riflessione ad ampio raggio sulle riforme necessarie per rendere finalmente più efficace l’insegnamento delle due lingue provinciali e dell’inglese nelle scuole della provincia, abbandonando vecchie resistenze e vecchie paure, magari immaginando “un’alternativa al classico istituto frequentato nella madrelingua”. Come si spiegano tali aperture? Da dove muovono? Anche qui Steger è stato piuttosto chiaro: in un mondo sempre più globalizzato, sempre più aperto e dinamico, dove la competizione è sempre più dura e difficile, la conoscenza delle lingue è un elemento imprescindibile se si vuole continuare a essere competitivi. E’ il “mondo alle porte” che ce lo impone e l’ala economica della Svp, sensibile alle richieste del mondo delle imprese, sembra averlo capito. E’ un passo avanti mosso partendo da motivazioni molto diverse da quelle di chi da sempre chiede una maggiore integrazione delle lingue e delle culture locali per dar vita a una convivenza reale. Qui le esigenze sono ben più aride, legate alle richieste dell’economia, alle esigenze del mercato, a vantaggi concreti. Ma forse vale la pena accontentarsi, nella speranza che una volta avviati, simili progetti camminino con le proprie gambe, fino a raggiungere traguardi più lontani di quelli loro assegnati.
Fa un certo effetto constatare come, in presenza di tali stimoli esterni, che richiederebbero risposte rapide e consapevoli, il mondo politico scelga di concentrare le proprie energie guardando indietro. E’ quello che sta avvenendo con la questione toponomastica.
 L’illegittimo intervento dell’Alpenverein, che non può che essersi valso di contributi pubblici e di un più o meno esplicito sostegno politico, ci ha fatto sprofondare nel secolo scorso. Ora la politica sembra non sapere che pesci pigliare. Lo dimostra il fatto di aver messo in campo il CAI, alla ricerca di un’impossibile mediazione con la stessa Alpenverein. Non si capisce perché, e sulla base di quale legittimità e competenza, due associazioni private di amanti della montagna dovrebbero trovare una soluzione a un non-problema improvvidamente messo al centro dell’agenda politica. L’unico effetto ottenuto finora, per la verità non brillantissimo, è stato quello di rimettere in gioco un lontanissimo governo, che da Roma mai avrebbe sperato che gli si desse la possibilità di gridare che anche l’Alto Adige è Italia, non potendolo dire troppo forte per la Padania della Lega.
 Ora il timore è che l’unica, parziale soluzione possibile sarà quella imposta in sede giudiziaria, che per sua natura non potrà che stabilire dei vinti e dei vincitori. Se le cose andranno davvero così si tratterà di un fallimento della politica, che come un apprendista stregone ha ridato vita a una questione addormentata ma potenzialmente esplosiva come la toponomastica, senza avere gli strumenti per governarla.
Alto Adige 27-6-10
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sabato, 26 giugno 2010



Nuove regole per il patentino con due alternative all’esame di bilinguismo

BOLZANO. Da martedì prossimo - con l’entrata in vigore del decreto legislativo - l’esame di bilinguismo avrà due alternative. La prima riguarda l’equipollenza dei diplomi linguistici internazionali. La seconda è legata al percorso scolastico con la combinazione tra maturità e laurea conseguite in due lingue diverse. Tra gli enti specificamente riconosciuti ci sono il Goethe Institut per la lingua tedesca e la Dante Alighieri per quella italiana.
 Sono due le alternative introdotte con la norma di attuazione dello Statuto di autonomia - approvata il 14 maggio scorso e convertita in decreto legislativo dal Consiglio dei ministri - che da martedì 29 valgono quale attestato di bilinguismo, come comunicano il Commissariato del Governo e la Provincia. La prima è relativa alla certificazione rilasciata da enti specificamente riconosciuti dopo il superamento di un apposito test linguistico. Per la parte tedesca rientrano in questa tipologia ad esempio le certificazioni del Goethe Institut e del Deutscher Volkshochschulenverband, il diploma linguistico austriaco (ÖSD) o il “TestDaF” dell’omologo istituto di Hagen. Per attestare la conoscenza delle lingua italiana sono ad esempio considerate equipollenti le certificazioni dell’Università per stranieri di Perugia (Celi) e Siena (Cils), della Società Dante Alighieri a Roma (Plida) e dell’Università “Roma Tre”. Tutte queste certificazioni si rifanno al quadro comune europeo di riferimento per le lingue, con i relativi livelli A2, B1, B2, C1 che corrispondono agli esami di bilinguismo per le carriere D, C, B e A. Per avere il corrispondente patentino bisogna essere in possesso di entrambe le certificazioni, ovvero quella in italiano e l’altra in tedesco. Se l’interessato può esibire tali diplomi in una sola delle due lingue, dovrà superare un esame nell’altra lingua per poter conseguire l’attestato di bilinguismo. Per esempio se una persona è in possesso del diploma del Goethe Institut per il tedesco, potrà svolgere la parte italiana dell’esame presso gli uffici per il normale patentino. Invece che una prova con lo scritto della durata di un’ora e mezza, avrà a disposizione solo 45 minuti. Non verranno, invece, riconosciuti certificati che attestano la partecipazione ad un corso di lingua ovvero certificazioni linguistiche di altro tipo, rispetto a quelle rilasciate dagli enti citati.
 La seconda alternativa all’esame tradizionale per il cosiddetto patentino “A” è data dalla combinazione tra il diploma di maturità conseguito in una lingua e la laurea conseguita nell’altra. A chi ad esempio è in possesso del diploma di scuola superiore in lingua italiana e ha completato gli studi universitari in lingua tedesca viene riconosciuto l’attestato di bilinguismo della carriera A. La condizione necessaria è che lo studio universitario sia stato svolto prevalentemente in una delle due lingue. Questo significa tra l’altro che il titolo conseguito dopo lo studio trilingue alla Libera università di Bolzano o alla Scuola superiore di sanità “Claudiana” non viene riconosciuto equipollente all’attestato di bilinguismo. Lo studio nelle due lingue di diritto italiano a Innsbruck viene invece considerato percorso universitario in lingua tedesca.
Alto Adige 26-6-10
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venerdì, 25 giugno 2010



Il patentino bocciato dall’Unione Europea «E’ discriminatorio»

BOLZANO. Una cosa appare chiara. A Bruxelles piacciono sempre meno i legacci dell’autonomia altoatesina. Soprattutto quelli relativi alla libera circolazione ed alle pari opportunità nel settore del lavoro. Ieri la Commissione Ue è intervenuta ancora contro l’unicità del patentino come certificazione del bilinguismo per l’accesso all’impiego pubblico in Alto Adige. Allo stesso tempo bocciando la priorità che - secondo Bruxelles - verrebbe data ai residenti, sempre nei concorsi pubblici. Nel primo caso si è già però provveduto all’equiparazione del patentino con la norma che entrerà in vigore il 29 giugno e nel secondo l’accusa non corrisponderebbe alla realtà. I parlamentari altoatesini propendono per l’ipotesi che Roma non abbia avvertito la commissione Ue sul fatto che l’attestazione della conoscenza della seconda lingua non passerà più solo per l’esame del bilinguismo, ma che da martedì prossimo varrà l’equipollenza dei certificati europei rilasciati da privati e specifici percorsi scolastici alternati nelle due lingue - italiano e tedesco - tra scuole superiori e università. Sulla questione della residenza che darebbe la precedenza nell’impiego pubblico, discrimando i cittadini Ue che vengono da fuori provincia, Zeller ritiene che ciò non avvenga da tempo: «Sono decenni che non si utilizza più la norma prevista nello Statuto all’art. 10, dove si parla di diritto alla precedenza nel collocamento al lavoro». L’europarlamentare Svp, Herbert Dorfmann sta cercando di capire le volontà di Bruxelles. «Forse - dice - sono legate alla questione dell’appartenenza etnica».
 La Commissione europea ha inviato una “richiesta formale” all’Italia perchè si ponga fine alla discriminazione nei confronti dei candidati che concorrono a posti nella pubblica amministrazione in Alto Adige. Bruxelles punta il dito, in particolare, contro l’attestato di bilinguismo richiesto per accedere al pubblico impiego. Secondo la legislazione italiana applicabile nella provincia di Bolzano, si legge in un comunicato diffuso ieri, «l’unico documento accettato per comprovare la conoscenza della lingua per accedere ai posti della pubblica amministrazione è un certificato specifico rilasciato nella provincia. Inoltre, i candidati che risiedono nella provincia da almeno due anni hanno la priorità». La libera circolazione dei lavoratori, spiega la Commissione europea, è “un diritto fondamentale dell’Ue, stante la non discriminazione delle persone in base alla loro nazionalità”.
 Dopo il parere motivato inviato ieri, l’Italia ha due mesi di tempo per dare una risposta alla Commissione che, se non la dovesse ritenere soddisfacente, potrebbe rivolgersi alla Corte di giustizia Ue. Il caso all’esame di Bruxelles è stato aperto dalla vicenda di Roman Angonese, un altoatesino di lingua tedesca residente in Alto Adige. L’uomo era ricorso ai giudici dopo essersi visto rifiutare l’accesso ad un concorso per la locale Cassa di risparmio, non avendo l’attestato rilasciato dalla Provincia di Bolzano. Ad Angonese aveva dato ragione la Corte di giustizia, il 6 giugno 2000, ritenendo discriminatoria la norma. Secondo quanto già stabilito dalla Corte di giustizia, ricorda adesso la Commissione, “la richiesta di un certificato specifico emesso solo nella provincia di Bolzano quale unico mezzo per comprovare la conoscenza della lingua costituisce una discriminazione in base alla nazionalità, poiché mette i cittadini degli altri Stati membri in una condizione di svantaggio nei confronti dei residenti nella provincia. Ad avviso dell’esecutivo Ue, “anche la priorità concessa nei concorsi pubblici sulla base delle residenza costituisce, per gli stessi motivi, una discriminazione indiretta in base alla nazionalità”.
 Fin qui il richiamo dell’Unione europea. Sulla questione del patentino, il 29 giugno prossimo entrerà in vigore il decreto legislativo che fa propria la norma d’attuazione sull’equipollenza dell’attestato di bilinguismo. «Forse c’è un problema di comunicazione tra Roma e Bruxelles», afferma il deputato della Stella alpina, Siegfried Brugger. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’onorevole del Pd, Luisa Gnecchi. «La norma è stata fatta dopo le decisioni prese dall’Ue in passato», dice la deputata democratica. Per Karl Zeller il problema dell’equiparazione del patentino è ormai superato. «Mentre sulla questione della priorità dei residenti nei concorsi pubblici locali, ciò non avviene da decenni, anche se è vero che ne parla l’art. 10 dello Statuto d’autonomia», sottolinea l’onorevole della Stella alpina. L’articolo in oggetto afferma che «i cittadini residenti nella provincia di Bolzano hanno diritto alla precedenza nel collocamento al lavoro». Ma, in realtà, l’unico vero ostacolo per chi viene da fuori provincia nei concorsi pubblici è la conoscenza delle due lingue.

Da martedì varranno anche i certificati europei

BOLZANO. Il decreto legislativo che recepisce la norma d’attuazione allo Statuto d’autonomia del 23 aprile scorso, (Commissione dei Sei presieduta da Andreas Stacul) entrerà in vigore martedì prossimo, dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale avvenuta il 14 giugno scorso. In pratica viene sancita l’equipollenza degli attestati di conoscenza della lingua italiana e tedesca. Non più soltanto il patentino di bilinguismo, croce e delizia per migliaia di candidati, ma anche le certificazioni di quadro europeo come quelle rilasciate dal Goethe Institut. Inoltre si ha diritto al patentino A (C1 nella normativa europea) quando dopo aver fatto la maturità in una lingua si ottenga la laurea nell’altra.
 Quindi, innanzitutto - e qui viene recepita la sentenza della Corte europea sull’ormai famoso caso Angonese, che nonostante fosse in possesso di attestazioni linguistiche internazionali fu escluso da un concorso perché privo del patentino “provinciale” - vengono elencati una serie di attestati considerati equipollenti al certificato di bilinguismo. Si tratta principalmente di attestati riconosciuti a livello internazionale, come quelli del Goethe Institut. La seconda novità interessa invece i laureati. Chi ha superato l’esame di maturità frequentando una scuola di lingua italiana e l’esame di laurea frequentando un’università di lingua tedesca (o viceversa) otterrà automaticamente il certificato di bilinguismo “A”, quello di livello più alto. Sono molti i giovani altoatesini potenzialmente interessati da questa novità: basti pensare ai tanti studenti di lingua tedesca che frequentano università italiane come Trento o Verona oppure ai ragazzi italiani che si sono laureati a Innsbruck. Lo scorso anno, secondo uno studio dell’Astat, la percentuale di successo per la carriera A è stata pari al 49,5% e per la carriera B ammontava al 22,3%. La carriera C registrava un valore pari al 35,2% e per la carriera D la percentuale dei promossi raggiunge il 77,4%. Considerando gli ultimi dieci anni, per le carriere A, C e D solo nel 2003 si sono registrati valori più bassi rispetto a quelli rilevati nel 2009, mentre per la carriera B è il più basso dell’intero periodo. Complessivamente gli uomini raggiungono una percentuale di successo maggiore rispetto alle donne, 46,6% contro il 39,4%. Per la carriera A, così come per la C, il successo delle donne è maggiore rispetto a quello degli uomini, mentre per la carriera B e D i risultati s’invertono anche se la differenza, in questi ultimi due casi, è molto più esigua rispetto ai precedenti.

Patentino bocciato, sbagliato enfatizzare

FRANCESCO PALERMO
Sono passati dieci anni dalla sentenza con cui la Corte di Giustizia ha ritenuto incompatibile col diritto comunitario il ricorso al solo patentino come attestazione della conoscenza delle due lingue. Perché siccome il patentino è rilasciato solo in Provincia di Bolzano, i cittadini di altri Paesi che non risiedano in Alto Adige si trovano di fatto svantaggiati rispetto ai locali non avendo la medesima possibilità di ottenere questo documento. E questo rappresenta, in termini comunitari, una discriminazione basata sulla nazionalità - in termini comunitari perché la discriminazione può essere invocata da chi vive in Tirolo ma non da chi vive in Sicilia, in quanto l’Ue si occupa solo degli effetti discriminatori transnazionali ma non di quelli puramente interni ad uno Stato.
 Per dieci anni non vi è stato alcun adeguamento alla sentenza, fino all’approvazione della norma di attuazione lo scorso aprile. Una norma di attuazione al ribasso, che riconosce altre certificazioni linguistiche così venendo incontro ai rilievi della Corte, ma si premura di salvaguardare il primato del patentino. L’ormai prossima entrata in vigore della norma dovrebbe comunque attenuare i rilievi.
 La richiesta di Bruxelles sembra estendersi ora anche al correlato criterio della preferenza per i residenti nell’accesso al pubblico impiego, contenuto nello statuto di autonomia ma sostanzialmente disapplicato da tempo proprio per non incorrere in palesi violazioni del diritto comunitario. L’articolo 10 dello statuto prevede infatti che “i cittadini residenti nella provincia di Bolzano hanno diritto alla precedenza nel collocamento al lavoro nel territorio della provincia”, una norma figlia del suo tempo e palesemente in contrasto col sistema comunitario, ma che, almeno direttamente, non opera più. Esiste tuttavia, secondo la giurisprudenza della Corte di Giustizia, un obbligo di rimozione della normativa interna contraria al diritto comunitario, anche se disapplicata. Solo se la Commissione dovesse ritenere che la discriminazione persiste potrà aprire una procedura di infrazione che porterebbe il caso davanti alla Corte di Giustizia.
 In un territorio eccessivamente sensibile come l’Alto Adige, in cui ogni cosa (e purtroppo ogni norma) viene letta in chiave etnica (“è per noi o contro di noi?”) e con un’ampia dose di provincialismo, c’è il rischio che si formino due schieramenti, entrambi arroccati su posizioni sbagliate. Ci sarà chi riterrà la richiesta della Commissione un affronto alla sovranità provinciale e un attacco alla tutela delle minoranze da parte dell’Unione europea, lontana, burocratica ed insensibile alle specificità locali. E chi vorrà vedervi l’intervento riparatore di Bruxelles contro l’ingiustizia di un sistema basato sulla segregazione etnica, supplendo all’ignavia di Roma che tollera questo affronto alla nazione in quanto serva della Svp. Sarebbero reazioni non solo miopi e provinciali, ma anche pericolose. Perché getterebbero ulteriore benzina sul fuoco di un conflitto etnico che sembra non volersi mai spegnere. E che trova scuse sempre più ridicole per manifestarsi, dalla toponomastica alla formazione delle giunte comunali.
Il problema, semmai, è quello di cogliere le reali conseguenze dell’intervento comunitario. Perché due sono i messaggi importanti in chiave sistemica.
 Il primo è che l’autonomia non è di proprietà esclusiva di un solo soggetto (sia esso il partito, la Provincia, secondo alcuni lo Stato, secondo altri un solo gruppo linguistico), ma è necessariamente un progetto condiviso, al quale concorrono tanti attori con legittimazioni diverse, compresi i giudici e i funzionari comunitari, e che evolve in maniera naturale anche attraverso lettere della Commissione europea. Un’ovvietà, che tuttavia sembra non essere ancora penetrata nelle coscienze, come dimostra la vicenda della toponomastica.
 Il secondo è che lo statuto ha bisogno di una profonda revisione. Non per alterare i delicati equilibri che regola, ma per rafforzarli ammodernandoli. Ricordiamo che lo statuto non menziona mai l’appartenenza dell’Alto Adige al sistema comunitario, né la collaborazione transfrontaliera, non attribuisce alla Provincia competenze che ora le spettano in base alla riforma della costituzione del 2001 e contiene disposizioni in materia finanziaria ampiamente superate (a tutto vantaggio della Provincia). Quanto potrà durare uno statuto non al passo coi tempi?
 Bruxelles non è l’angelo sterminatore della specialità, né rappresenta la liberazione dall’oppressione dell’etnocrazia. L’autonomia sarà finalmente matura quando saprà utilizzare gli spunti esterni come occasione di riflessione di crescita, per migliorarsi ulteriormente. Fino ad allora, basterà una lettera da Bruxelles per incendiare gli animi.
Alto Adige 25-6-10

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giovedì, 24 giugno 2010



L’Avs si era impegnato: cartelli in italiano

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Monolinguismo sui sentieri di montagna: per il rinnovo dei cartelli in quota, l’Alpenverein Südtirol si era impegnato a utilizzare i toponimi italiani, così come i nomi propri in italiano dei rifugi, secondo le indicazioni fornite dalla Provincia. E si era consapevoli si trattasse di un obbligo di legge. Anche perché, in una missiva del 2007, l’assessore Widmann aveva sottolineato il carattere ufficiale, e quindi di pubblico servizio, delle linee guida elaborate dall’Avs per la realizzazione dei cartelli, da usarsi come base per i finanziamenti al riguardo da parte della stessa Provincia. E sempre in tema di sovvenzioni, le singole sezioni locali dell’Avs hanno usufruito di finanziamenti da parte dei Comuni. Proprio per la cartellonistica.
 Non sono opinioni, ma dati di fatto che si evincono dalla relazione finale sul “Südtirol-Wegeprojekt” elaborata dall’Avs e sottoscritta fra gli altri dall’allora referente del progetto, nonché odierno presidente dell’associazione, Georg Simeoni. E per sgombrare il campo dalle inesattezze (volute o meno) e dalle ondivaghe e fuorvianti opinioni emerse in queste settimane, è forse il caso di citare testualmente, a scanso di equivoci. Anche perché la relazione sul progetto sentieri, fino ad ora, non è che sia stata molto considerata.
 Per cominciare: la segnaletica in quota fa parte a pieno titolo del progetto cofinanziato da Ue, Stato e Provincia. «In conclusione - scriveva l’Avs a pagina 18 della relazione, nel 2007, al termine della digitalizzazione della rete sentieristica - è ora compito dei responsabili tecnici elaborare la cartellonistica in maniera conforme alle linee guida sulla segnaletica dei sentieri. Grazie ai collegamenti con la banca dati testè definita, sono determinate le mete da rappresentare sui cartelli e queste devono solamente essere attribuite al singolo cartello, così come il tempo di marcia, l’orientamento del cartello e altre informazioni complementari». Particolarmente interessante pagina 19, sulla Toponomastik: «Dato che il tema della toponomastica in Alto Adige, a causa della regolamentazione politica ancora mancante, è causa di opinioni discordanti e fonte di attriti interetnici, l’Avs si è impegnato fin dall’inizio dei lavori all’impiego dei toponimi in base al loro uso da parte degli uffici dell’amministrazione provinciale. Sono stati pertanto considerati i toponimi italiani, così come i nomi propri in italiano dei rifugi, secondo le indicazioni della competente ripartizione provinciale».
 Alle pagine 20, 24 e 25 vengono poi elencate le direttive per la realizzazione della segnaletica lungo i sentieri. Sono dunque ricomprese ufficialmente nel progetto - ribadiamo: cofinanziato dagli enti pubblici, come si evince dalla copertina della relazione - peccato che ci si dimentichi rapidamente di quanto scritto poche righe sopra: nessun riferimento all’adozione di qualsivoglia dizione italofona. Anche le immagini allegate sono illuminanti: tutto il software di supporto alla realizzazione della segnaletica è esclusivamente in lingua tedesca, nomi compresi.
 Passiamo infine al tema dei finanziamenti. Vale la pena leggere il capitolo 8 della relazione, a pagina 36. «L’adattamento della segnaletica dei sentieri alla situazione di progetto rilevata avrebbe dovuto aver luogo nella prima zona di rilevamento già da tre anni (ovverosia nel 2004) ma a causa della mancanza di finanziamenti non si era potuto procedere. Grazie all’accordo raggiunto con le amministrazioni comunali di volta in volta competenti, relativamente al finanziamento, questa parte del progetto ha preso avvio lo scorso anno (nel 2006)». Ciò che la relazione non dice, è se i finanziamenti siano stati negoziati dall’Avs centrale (cosa difficile) oppure siano stati racimolati dalle singole sezioni Avs. Se così fosse, c’è da dubitare che se ne trovi traccia nei bilanci dell’Avs centrale. Insomma, detta altrimenti: per accertare per filo e per segno come siano andate le cose e chi ne sia responsabile, occorrerà scandagliare anche i bilanci dei singoli comuni - deputati a concedere sovvenzioni pure alle associazioni turistiche, molte delle quali altrettanto complici dell’attuale monolinguismo in quota - come pure i bilanci delle singole sezioni Avs.
Alto Adige 24-6-10
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giovedì, 17 giugno 2010



Theiner: troppi ubriachi in ambulanza

BOLZANO. «Chi esagera con l’alcol nei finesettimana e se ne frega dei soccorritori che si trovano le ambulanze piene di vomito, forse può anche cominciare a pagare».
 L’assessore alla sanità Richard Theiner ribatte così a Peter Koler del Forum Prevenzione che avanza tutta una serie di dubbi («i giovani rischieranno pur di non pagare l’ambulanza») sulla delibera approvata da Palazzo Widmann che impone di sborsare 200 euro a chi sale in ambulanza con un tasso alcolico superiore all’1,5 per mille. «Non vogliamo punire proprio nessuno ma solo sensibilizzare la popolazione perché la misura è colma».
 Theiner spiega che la proposta, in giunta, l’ha portata lui. «Sì, l’ho fatto io perché i volontari del 118 non ne possono più di lavorare il finesettimana come dei matti per soccorrere i soliti noti che si ubriacano nelle solite feste, nei soliti finesettimana ad alto tasso alcolico. Ubriachi che poi rigettano in autolettiga e che il giorno dopo sgambettano in assoluta tranquillità. Credo che se hanno i soldi per comperarsi da bere ed offrire spettacoli del genere allora possono anche pagare chi si vede comunque costretto a soccorrerli». Ma c’è un ma.
 «Il tasso che abbiamo fissato e cioè l’1,5 per mille è talmente alto che dovrebbe funzionare da deterrente. Dovrebbe scoraggiare i più accaniti. Staremo a vedere».
 Intanto l’assessore continua la sua battaglia contro l’eccesso e l’abuso di alcol.
 “Bere responsabile” è lo slogan della campagna di sensibilizzazione partita da poche settimane in tutto l’Alto Adige. «Non puntiamo sulla repressione o sui divieti ma a sensibilizzare la popolazione. Chiediamo alla gente di fare attenzione all’alcol ingurgitato senza limiti perché la loro salute finisce in fumo e con essa enormi spese che la sanità si vede accollare. La ricetta per ottenere questo è semplice e come si può immaginare non è cambiata da generazioni: chiediamo solo di mantenere il giusto mezzo per ogni cosa. Chiediamo moderazione perché proclamare l’astinenza totale sarebbe assurdo oltre che irrealistico. Ma “quello che è troppo è troppo e tu non devi farti trascinare” ed è questo lo slogan che abbiamo scelto per sensibilizzare l’opinione pubblica». La campagna presentata da Alessandro Gatti, responsabile della società “Doc office for communication and design”, si basa sulla partecipazione di due testimonial: il cuoco Luis Agostini e l’attrice Monica Trettel. Peter Koler, responsabile del Forum Prevenzione, sostiene la campagna e spiega come l’indagine sui giovani 2009 abbia evidenziato un cambiamento nei modelli di consumo dell’alcol.
 «Dalla ricerca emerge come dal 2004 al 2009 sia diminuito il consumo di alcol tra i giovani ma anche come si sia abbassata la soglia della prima bevuta che può scendere a 13 anni».
Alto Adige 17-6-10
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domenica, 06 giugno 2010

Green economy al Parco tecnologico

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Il Parco tecnologico all’ex Alumix sta per diventare realtà. Dopo tre viaggi studio - a Berlino, in Savoia e a Trieste - il gruppo di lavoro interdipartimento della Provincia ha appena terminato di stilare il documento strategico che ne delineerà la nascita. Il passaggio in giunta è previsto per lunedì prossimo. A illustrarlo sarà l’assessore all’innovazione Roberto Bizzo, che ne anticipa i contenuti.
 Green economy. Il Parco scientifico e tecnologico - per ora quattro ettari di superficie, quattro edifici, cinquanta milioni di investimento - sarà focalizzato sulle cosiddette tecnologie verdi o, per dirla altrimenti, sulla ricerca e lo sviluppo in tema di green economy: energie rinnovabili, mobilità sostenibile, tecnologie alpine, innovazione produttiva nel settore agro-alimentare. Nel giro di tre anni il Parco comincerà ad ospitare i laboratori di ricerca pubblici: Tis, Lub, Eurac, Fraunhofer Institut, Iit, CasaClima. Nella seconda fase, lo scopo sarà attirare i privati, creando un centro di eccellenza a livello internazionale. Il polo scientifico tecnologico provinciale, come precisa Bizzo, «contribuirà allo sviluppo tecnologico, favorirà il trasferimento di conoscenza dalla ricerca al mondo delle imprese, rafforzerà la competitività economica e l’internazionalizzazione dell’Alto Adige».
 L’esempio altrui. Al piano strategico per lo sviluppo del Parco tecnologico hanno lavorato gli assessori provinciali Widmann (industria), Kasslatter Mur (università), Laimer (energia), Mussner (Lavori pubblici) e Bizzo (innovazione). «Il gruppo di lavoro - spiega Bizzo - prima di tutto ha effettuato tre viaggi di studio in altrettante realtà. Abbiamo visitato come primo il parco tecnologico di Berlino, perché attualmente è il più avanzato in Europa, anche se fuori scala rispetto a quello che andremo a realizzare a Bolzano; poi abbiamo fatto visita al parco tecnologico di Chambéry, perché per la sua struttura la Savoia francese è molto simile al nostro territorio e proprio là operano diverse aziende altoatesine: Iveco Fire Fishing, Leitner e Skidata; infine, siamo stati a visitare anche il parco di Trieste, il più antico a livello nazionale, dove hanno insediato i loro centri ricerca diverse aziende altoatesine come Dr. Schär, Health Robotics e Tecnovia».
 I punti qualificanti. Studiate le realtà altrui, si sono decise le linee di indirizzo. Primo punto qualificante sarà la presenza nel Parco di tutte le istituzioni rilevanti nel campo della ricerca e del trasferimento tecnologico. Oltre a quelle previste inizialmente, saranno presenti anche la Lub (con laboratori, aule e uffici per professori e ricercatori) e il Fraunhofer Institut di Lipsia. Il parco sarà focalizzato sulle tecnologie verdi e su risorse e sistemi energetici sostenibili. «Una definizione sufficientemente ampia da includere trasversalmente - spiega Bizzo - un’ampia gamma di settori economici, mentre dovrà essere successivamente ristretta per concentrare attività di ricerca su pochi filoni, in cui la provincia di Bolzano può svolgere un ruolo di primo piano».
 Nel Parco verranno concentrati istituti universitari, alta formazione, istituti non universitari e centri di trasferimento tecnologico, per fornire servizi avanzati e capitale umano alle imprese che ci si prefigge di localizzare. «Verrà creato un sistema di rete con altri attori e poli di eccellenza distribuiti sul territorio - prosegue l’assessore - che devono poter trarre beneficio dal Parco, pur senza risiedervi». Il sistema di collaborazione sarà, o meglio dovrà essere, aperto tra i diversi enti residenti, cercando di sfruttare sinergie e ottimizzazione delle risorse. «Risparmi particolarmente significativi si potranno avere per quanto riguarda l’amministrazione, che sarà unica, le aule per i seminari e i convegni».
 La fase 2.  Il Parco avrà uno sviluppo modulare: «Come in altre esperienze europee, dopo la prima fase di insediamento di istituti prevalentemente pubblici, seguirà un primo insediamento di imprese private». Come area di successivo ampliamento si prevede il terreno ex Speedline confinante con l’ex Alumix. «E in una prospettiva più lunga si potrebbe valutare la possibilità di espansione nell’area adiacente, ex Alcoa, per un totale finale di circa dieci ettari».
 L’ente gestore. La gestione del Parco e di tutti i servizi dovrebbe essere affidata al Tis e non dovrebbe comportare risorse amministrative aggiuntive: «Tis e Bls lavoreranno in sinergia, secondo le loro proprie competenze».
 I costi e i risparmi. La stima dei costi è di circa 50 milioni di euro per la prima fase. Non sono pochi, «ma a tale proposito - spiega Bizzo - occorre fare alcune considerazioni». Intanto verranno meno una serie di costi attualmente sostenuti, come quelli relativi all’odierna sede del Tis, dell’Istituto energie rinnovabili dell’Eurac ecc. Inoltre, «lo sviluppo dell’area scientifico-tecnologica della Lub e dell’Eurac - aule, laboratori e uffici - avrebbe dovuto altrimenti avere luogo in altri posti della città, generando costi certamente non inferiori a quelli che abbiamo ipotizzato». E lo stesso varrebbe per altri istituti.
 Oltre alla normale ricaduta economica tipica degli investimenti infrastrutturali pubblici, prosegue Bizzo, «è appurato che gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo hanno un ritorno sul valore aggiunto e sul Pil ancora maggiore, perché hanno un impatto su ricerca e sviluppo privati delle imprese, sulla capacità di adottare innovazioni esterne e, infine, su un incremento della produttività dell’economia locale». Circa la copertura finanziaria, viene programmata per il periodo 2011-2013.
 Conclusioni: il futuro. «La scelta di investire nell’hardware del parco tecnologico - conclude Bizzo - significa un impegno pluriennale di sostegno al software, ovvero ai programmi di ricerca e di trasferimento tecnologico che si svolgeranno dentro e attorno al Parco. Si tratterà anche di programmi aggiuntivi a quelli esistenti, per cui sarà necessario prevedere piani di finanziamento, in parte dal bilancio provinciale, in parte dai fondi di ricerca esterni, in parte dalle entrate legate al parco tecnologico e ai suoi servizi».
Alto Adige 6-6-10
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categoria:innovazione, provincia di bolzano
venerdì, 28 maggio 2010


Tre Mesi per il dentista

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Cure dentali offerte dal servizio sanitario pubblico: i tempi di prenotazione sono molto più lunghi rispetto a quelli degli studi privati. E le attese troppo lunghe scoraggiano i pazienti.
 È quanto emerge da un rapido sondaggio telefonico presso i vari centri di prenotazione dell’Asl dell’Alto Adige, condotto dal Ctcu fra il 21 e 26 maggio. I tempi di prenotazione per le cure odontoiatriche variano però molto fra struttura e struttura.
 Nel comprensorio di Bolzano le cure sono in parte quasi immediate (Appiano subito; val Sarentino, Egna e Gardena 7 giorni), in parte bisogna aspettare un mese (Rencio, Cardano e quartiere Europa), mentre in via Amba Alagi, a Don Bosco e Laives si aspettano da 90 a 105 giorni. Non migliora molto la situazione se ci si sposta a Bressanone e Vipiteno: anche lì il tempo medio d’attesa è pari a 105 giorni. A Chiusa è possibile accomodarsi sulla poltrona del dentista dopo 20 giorni. In val Pusteria i tempi sono più brevi: dai 14 ai 20 giorni a San Candido e Campo Tures. Nel Meranese è stato avviato un progetto pilota, dove la compartecipazione alle spese è maggiore, ma anche lì i tempi d’attesa sono tollerabili solo in parte: 45 giorni a Malles, 20 giorni a Silandro, 90 giorni a Lana e 120 giorni a Merano. In Passiria il tempo d’attesa è pari a 90 giorni. A Naturno, che come la val Passiria non partecipa al progetto pilota, il sistema di prenotazioni sembra oberato oltre ogni limite: il tempo d’attesa è di ben 540 giorni, ovvero un anno e mezzo. Il direttore del Ctcu, Walter Andreaus, si chiede quanto sia sensato prenotare visite a tale distanza di tempo.
 Meglio vanno invece i tempi degli studi odontoiatrici privati: sempre da un rapido sondaggio telefonico effettuato presso dodici studi scelti a caso, emerge che in media si attende una decina di giorni.
 «Dover attendere qualche mese - commenta Andreaus - per curare una carie è decisamente troppo. Tali attese lanciano un segnale negativo ai pazienti, scoraggiandoli. Va migliorato il quadro d’insieme, affinché l’accesso alle cure dentarie in tempi congrui sia di nuovo garantito agli utenti del sistema sanitario pubblico. Proprio in tempi di crisi finanziaria ed economica è in continua crescita il numero delle famiglie per le quali adeguate cure dentarie offerte dal pubblico sono una reale e concreta necessità. In questo modo si potrebbe anche intervenire per contrastare il rischio povertà in continuo aumento in Alto Adige, che è attualmente al 17%, maggiore del livello austriaco con il 12% e quello germanico con il 15%, ma minore di quello italiano con il 19%».
Alto Adige 28-5-10
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categoria:salute, provincia di bolzano
mercoledì, 26 maggio 2010


L’addio a Silvius Magnago

È morto a 96 anni, dopo quattro giorni dal ricovero, il leader storico della Svp e artefice dell’autonomia

La biografia di Silvius Magnago scorre per intero la vicenda del Novecento

ANDREA DI MICHELE
Attraverso la biografia di Silvius Magnago scorre per intero la vicenda del Novecento, o meglio di quello che lo storico britannico Eric Hobsbawm ha definito il “secolo breve”, che dallo scoppio della Grande Guerra, passando per il secondo conflitto mondiale e la guerra fredda si è concluso nel biennio 1989-91, con la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione Sovietica. A ben vedere, la periodizzazione di Hobsbawm si attaglia bene anche alla storia del piccolo Alto Adige e con essa alla biografia umana e politica di Magnago.
Silvius Magnago nasce insieme al “secolo breve”, per l’esattezza il 5 febbraio 1914, pochi mesi prima dello scoppio della guerra mondiale. Nella sua data di nascita vi è il richiamo a un momento centrale per la grande storia mondiale ma anche per le vicende della nostra regione e cioè a quel conflitto il cui esito sancisce il crollo dell’Austria-Ungheria e il passaggio del Sudtirolo e del Trentino all’Italia. Nasce a Merano da padre trentino, un giudice imperial-regio, e da madre originaria di Bregenz. Nei luoghi di origine della famiglia vi sono un po’ dei caratteri dell’Austria e del Tirolo di allora: nasce in Sudtirolo, ma con radici nel Vorarlberg e nel Trentino italiano.
Anche per lui arriva presto il fascismo, gli studi e la laurea in legge a Bologna, poi l’opzione per il Reich, l’arruolamento nella Wehrmacht, il fronte russo, la mutilazione, il ritorno a casa e l’avvio di una lunga carriera politica da protagonista.
 Dopo i primi passi nel consiglio comunale di Bolzano e nelle vesti di vicesindaco del capoluogo, guida la Volkspartei dal 1957 al 1991 e la giunta provinciale dal 1960 al 1989. Sono gli anni del lungo confronto sulle sorti dell’Alto Adige, che i Quattro Grandi vincitori della guerra avevano voluto restasse assegnato all’Italia, ma in una cornice ben diversa da quella disegnata dalla sopraffazione fascista.
Ed è proprio nel contribuire a disegnare questa cornice, e cioè i caratteri dell’autonomia provinciale, che il ruolo di Magnago è stato centrale. In questo percorso, due sono i momenti ben impressi nella memoria collettiva dei sudtirolesi, con Magnago quale indiscusso protagonista. Il primo è quello del 17 novembre 1957, quando più di 30.000 sudtirolesi provenienti da tutta la provincia si ritrovano a Castel Firmiano per gridare la propria insoddisfazione verso il primo Statuto di autonomia che, mettendo al centro la Regione e assegnandone le chiavi a Trento, era visto più come un mezzo per la prosecuzione della vecchia politica di snazionalizzazione che come strumento di garanzia della popolazione di lingua tedesca. È in quell’occasione che Magnago, al suono del “Los von Trient”, si impone definitivamente come la nuova guida del partito, segnando il tramonto della vecchia leadership dell’Svp considerata troppo debole e rinunciataria. E’ una dimostrazione di forza che costringe Roma alle trattative, ma è anche una valvola di sfogo di tensioni accumulatesi pericolosamente negli anni precedenti.
Il secondo momento è la notte del 22 novembre 1969, quando il carisma di Magnago risulta decisivo nel far approvare dal congresso dell’Svp, seppure a stretta maggioranza, il Pacchetto di misure a tutela della minoranza, che avrebbe costituito il secondo Statuto di autonomia. Con il passare degli anni, questi due momenti, il 1957 e il 1969, hanno assunto un carattere mitico nel racconto della recente storia del Sudtirolo. Ma è forse in ciò che sta in mezzo a quelle due date che va ricercato il merito maggiore di Magnago, ovvero quello di aver condotto un lungo, difficile, ostinato confronto con Roma, capace, grazie a entrambi gli interlocutori, di approdare a un esito positivo, nonostante le iniziali incomprensioni, le tensioni e le bombe.
Nel 1992 Magnago lascia la guida del partito e lo stesso anno, con il rilascio della quietanza liberatoria, si chiude davanti all’Onu la lunga vertenza sudtirolese. E’ il “secolo breve” che finisce, anche in Alto Adige, con una perfetta coincidenza tra la storia mondiale, la piccola storia locale e la vicenda politica di Magnago.
Oggi le problematiche che si presentano al mondo politico sono molto diverse da quelle con cui Magnago si è dovuto confrontare. Lui ha lavorato all’interno di un’ottica novecentesca, per costruire un modello di convivenza di gruppi linguistici (anzi, etnici) ben distinti e separati, dai confini facilmente tracciabili. Un modello che ci ha consentito di giungere pacificamente alla realtà odierna, profondamente diversa, con una società dai confini più labili, da cui provengono richieste nuove, come quella di una maggiore integrazione, e nuove sfide, come l’immigrazione.
 Le prove che Magnago ha saputo affrontare sono state tutt’altro che facili, ma quelle che attendono l’attuale e la futura classe politica non saranno da meno.

Funerali venerdì in Duomo con Golser
Oggi e domani camera ardente nel cortile di Palazzo Widmann dalle 10 alle 19


Alto Adige 26-5-10
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venerdì, 21 maggio 2010


UN RITORNO AL FUTURO

FRANCESCO PALERMO
Ritorno al futuro. Così possono sintetizzarsi i risultati delle elezioni comunali di domenica in Alto Adige. Ritorno, perché nel complesso il quadro politico registra un consolidamento delle posizioni, a partire dalla SVP che temeva un crollo e invece ha tenuto. Ma anche futuro, perché alcuni segnali lasciano intendere che queste elezioni rappresenteranno una tappa importante nel processo di trasformazione del sistema politico altoatesino. Un primo dato fondamentale è la crescita dell’astensione.
Una crescita che è direttamente proporzionale all’aumento del numero di candidati alla carica di sindaco e consigliere. Questo dovrebbe far riflettere al di là delle scontate dichiarazioni di rammarico. I cittadini si dividono in due categorie: quelli che provano a entrare nella stanza dei bottoni, candidandosi in massa per un posto al sole, e quelli disgustati da questa tendenza. Sono due atteggiamenti sbagliati perché semplicistici, ma esistono e sono in crescita. E il fatto che l’unico punto su cui tutti i rappresentanti politici concordano sia l’invito ad andare a votare aumenta la puzza di bruciato intorno alla selezione della classe politica.
 I segnali provenienti dai dati dell’astensione e dalla lista Grillo sono estremamente indicativi in tal senso. Primarie o non primarie, sondaggi veri o presunti, qui il punto è identificare nuove modalità di selezione della classe politica. Altrimenti il distacco tra gli elettori e la “casta”, reale o percepita che sia, continuerà a crescere, e di conseguenza la capacità della politica di incidere sulla società e in ultimo di fare il proprio lavoro diminuirà sempre di più.
 In secondo luogo, la crisi della SVP sembra essersi fermata, anche se non invertita. Il partito è stato sfidato dall’opposizione tedesca e in molti comuni ha sfidato se stesso, con liste SVP concorrenti. Tranne qualche caso, come Appiano, Dobbiaco (dove salta lo schema etnico e la divisione SVP fa eleggere un sindaco italiano) e in parte Bressanone (dove i Freiheitlichen arrivano al ballottaggio), la SVP incassa un risultato soddisfacente, specie in termini di poltrone (è un partito che sa come vincere anche quando è in crisi, come le grandi squadre). Quasi che gli elettori, dopo averla punita per il suo atteggiamento di partito-apparato, siano tornati a sostenerla, magari col mal di pancia, per mancanza di alternative credibili: la destra tedesca cresce ma non sfonda, nemmeno quando scendono in campo i leader, come la Klotz a Bressanone, Pöder a Lana o la stessa Mair a Bolzano.
 Ma soprattutto queste elezioni dicono che l’alleanza tra SVP e partiti italiani conviene a entrambi. I partiti italiani, spesso accusati di essere “succubi” della SVP, a partire dal PD, vengono ora premiati e non più bastonati. E la SVP, quando si allea con partiti italiani come a Bolzano, non viene punita: il calo rispetto al 2005 è pari alla somma dei (pochi) voti conquistati in città da Freiheitlichen e S´dTiroler Freiheit. Che la SVP piaccia sempre di più agli italiani non è un mistero, ma che la cosa non dispiaccia ai suoi elettori è una novità. E nei centri maggiori (Bolzano, Merano, in parte Laives) lo spartiacque politico è sempre meno etnico. Si tratta di segnali importanti per l’evoluzione della SVP, che il segretario Theiner dovrà saper leggere al meglio. A Bolzano Spagnolli vince, come doveva, al primo turno. Oberrauch ha fatto il massimo, tenendo insieme una coalizione inesistente e capitalizzando quanto poteva. Il risultato di Oberrauch può essere il punto da cui il PDL potrà ripartire (se lo vorrà), e Oberrauch potrebbe essere un possibile leader super partes. Il problema è che non dipenderà da lui, ma da un partito che non esiste più. L’annunciata sconfitta servirà solo come conta tra le fazioni, anche se Merano e Bressanone già mostrano quanto pesa elettoralmente il PDL spaccato. Resta da capire a chi giova essere a capo di un brandello di partito. Il fatto è, come dice il vecchio adagio, che per molti è meglio essere testa di sardina che coda di balena.
 I piccoli restano piccoli, compresa la Lega che cresce molto rispetto al 2005, ma l’Alto Adige è ben lontano dal “padanizzarsi”. Per i Verdi il gran risultato della Kury a Merano è occasione di riflessione. Vero che senza le spaccature a destra e a sinistra al ballottaggio sarebbero andati altri, ma è anche vero che con candidati forti e credibili i risultati arrivano. I Verdi sono in crisi di leadership dalla morte di Langer, incerti tra la volontà di trovare un leader e la convinzione che non ce ne sia bisogno. Entrambe le ipotesi hanno vantaggi e svantaggi, ma occorre che il partito si chiarisca definitivamente le idee se vuole rilanciarsi secondo le proprie potenzialità.
Dunque, si ritorna al futuro. Ci sono sufficienti segnali su cui riflettere, e fortunatamente non ci sono elezioni in vista per i prossimi anni. Un’occasione storica per lavorare bene, nell’amministrazione e nella tessitura della tela politica. Non la si sciupi.
Alto Adige 21-5-10

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sabato, 15 maggio 2010

Incentivi a chi integra e assume persone diversamente abili

BOLZANO. La giunta provinciale ha rinnovato anche nel 2010 il concorso per il conferimento del Premio integrazione lavorativa. Al concorso, indetto per la quarta volta, possono partecipare tutte le aziende private che occupano lavoratori diversamente abili e che possono segnalare esperienze e azioni innovative intraprese per favorire l’integrazione lavorativa nel proprio ciclo produttivo. Le candidature devono essere presentate entro il 30 giugno. Sono oltre 2000 le persone diversamente abili che in Alto Adige sono inserite a vario titolo nel mondo del lavoro e fra queste è aumentato il numero di coloro che pur avendo una disabilità grave sono integrati bene e stabilmente. “Un segnale positivo e confortante, in un momento di particolare instabilità del mercato del lavoro”, sottolinea l’assessore Bizzo che ricorda come questo fatto dipenda dall’esperienza acquisita in Alto Adige nell’attuazione di misure specifiche e mirate da parte dei servizi territoriali. “Anche la crescente sensibilità dei datori di lavoro verso le condizioni di lavoro e la responsabilità sociale incidono positivamente”.

Handicap, c’è ancora tanto da fare

Alla fine del mandato di Referente per l’handicap penso di tracciare un breve bilancio.
 Alcuni risultati sono degni di nota: il Comune, su proposta della Referente per l’handicap, ha approvato l’istituzione della Consulta delle persone con disabilità, un organismo comunale al quale potranno partecipare non solo coloro che fanno parte di un’associazione, ma anche genitori, utenti, rappresentanti degli operatori sociali, semplici cittadini che vogliano dare un contributo alla risoluzione dei molti problemi che riguardano il mondo dell’handicap. E’ stata poi approvata l’adesione del Comune di Bolzano alla Convenzione Onu per i diritti dei disabili, molto di più di una semplice legge ma l’obbligo tassativo per i paesi che vi aderiscono di rispettare, applicare leggi e norme che garantiscono i diritti delle persone con disabilità. Altri risultati sono stati ottenuti nel settore delle barriere architettoniche, dei trasporti, dei parcheggi riservati, grazie anche all’attività di Sportello nella sede centrale del Comune e nei diversi quartieri e alla collaborazione di tutte quelle persone disabili e non che hanno voluto segnalare alla Referente problematiche, carenze, proposte. Restano però gravi problemi da risolvere: a partire dalla necessità che la Provincia applichi finalmente leggi che garantiscono il pieno diritto anche per il disabile grave di interventi di riabilitazione e/o mantenimento delle abilità acquisite e naturalmente delle capacità residue. Le lungaggini amministrative, aggravate da insensibilità e scarsa conoscenza delle leggi, costituiscono un ulteriore ostacolo per le persone con disabilità.
 Dai parcheggi riservati, scarsi o occupati da chi non ne ha diritto, alle piscine non accessibili, alle strutture fatiscenti che talvolta sono destinate ad ospitare i disabili, dalla difficoltà ad accedere a negozi, uffici, la città di Bolzano dimostra che ancora molto rimane da fare per favorire una vita il più possibile indipendente ed autonoma alla persona con disabilità e rendere la città accogliente ed accessibile a tutti.

Alto Adige 15-5-10
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categoria:salute, provincia di bolzano
giovedì, 13 maggio 2010


LE PARI OPPORTUNITA’ ETNICHE

PAOLO CAMPOSTRINI
La quasi totalità delle presidenze nelle società controllate dalla Provincia sono occupate dal gruppo tedesco così come le direzioni della sua sterminata rete museale, turistica, economica, infrastrutturale. E’ sconcertante che si continui a non cogliere la strettissima connessione che esiste tra questo stato di fatto e la disaffezione nei confronti dell’autonomia materiale che pervade gli italiani, il loro straniamento (il fantasmatico «disagio») rispetto ai meccanismi della sua gestione quotidiana: senza pari opportunità di accesso alla «catena di comando» nell’amministrazione dell’autonomia è facile coltivare atteggiamenti di frustrazione che possono sconfinare in reazioni nazionalistiche e identitarie capaci di mettere in difficoltà il dialogo tra i gruppi e la stessa convivenza. Dice Durnwalder: «Se volete una distribuzione proporzionale delle poltrone allora fatemi decidere anche su Questura, Inps e Prefettura». Ma il presidente, in questo modo, fa torto due volte agli italiani.
Li esclude dalle cariche di vertice non sottoposte a proporz e, soprattutto, li fa pagare per colpe non loro, attribuendo agli italiani di qui benefici e competenze che invece riguardano Roma. In sostanza non li considera altoatesini a tutti gli effetti ma ancora massa di manovra statale, gravati del peso storico della tradizione centralistica. Come se toccasse agli italiani di Bolzano decidere sul prefetto o il questore. Durnwalder a queste questioni dovrebbe pensare: e non limitarsi a fare un «bagno di italianità» nei quartieri soltanto in occasione delle campagna elettorali.
 Il problema delle cariche apicali è dunque centrale e solleva una serie di quesiti.
 Il primo. Non assegnare poltrone di vertice è il modo migliore per far sentire un gruppo sempre più minoranza. Come il meccanismo della proporzionale «alla base» ha riequilibrato anche psicologicamente il rapporto dei tedeschi nei confronti dell’autonomia, così la proporz apicale riallinierebbe semplicemente gli italiani al gruppo maggioritario. Facendoli sentire altrettanto padroni a casa loro.
 Il secondo. Le nomine ai vertici nelle società controllate dalla provincia sono palesemente politiche. Ma la disciplina giuridica di tipo privatistico cui sono sottoposte le sgrava da ogni controllo pubblico. Il che consente loro di non sottoporre le assunzioni a proporzionale. Raddoppiandone l’anomalia e facendone, in una realtà così sensibile come quella altoatesina, dei mostri giuridici. Basta recarsi negli uffici di AA Marketing per toccare con mano la scandalosa sproporzione etnica degli impiegati.
 Il terzo. Dall’Eurac ai musei provinciali, dagli enti di ricerca a quelli turistici, i settori dove piove questa anomalia sono spesso strettamente legati alla costruzione della cultura di una comunità. E dunque luoghi dove gli italiani non possono contribuire a delineare quella identità comune, bifocale e composita che invece dovrebbe essere il tratto essenziale di una provincia bilingue.
 Il quarto. Gli italiani soffrono, da almeno vent’anni, di una chiara inadeguatezza della loro classe dirigente. Vero. Ma vero anche che il gruppo tedesco, da quando l’autonomia si è dispiegata e gli italiani hanno lasciato a poco a poco tutti i luoghi di gestione del potere pubblico, ha potuto trovare negli enti provinciali, nelle aziende di soggiorno, nelle direzioni di aeroporto, fiera, musei, associazioni economiche delle straordinarie palestre in cui formare i propri manager. Nella direzione Svp non si contano i consiglieri regionali, provinciali, comunali e di circoscrizione provienienti dagli enti territoriali. Gli italiani invece pescano, a sinistra, nel sindacato o nella scuola e a destra tra gli autodidatti o nelle professioni. Una asimmetria che non può durare a lungo pena lo scostamento sempre meno sostenibile in termini di adeguatezza tecnica e preparazione tra i due gruppi.
 In conclusione. Avere dei punti di riferimento fisici laddove si decide è essenziale per il rapporto che si crea con il luogo in cui si vive. Come è essenziale anche (e questo erga omnes) tentare di promuovere, nei ruoli di vertice, il metodo del merito più che quello etnico. A meno di non concludere che i meritevoli parlano sempre la stessa lingua.
Alto Adige 13-5-10
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categoria:cultura, provincia di bolzano
domenica, 09 maggio 2010



Mensile della Provincia Autonoma

Provincia Autonoma - Aprile 2010 [PDF 4187 KB]

1 Klimaland Alto Adige
3 Rilevazioni ASTAT
4 Lo sport nella scuola
6 Novità per la casa
8 Firmian: da quartiere a comunità
10 Al lavoro in bici (con premio)
11 Festival studentesco per tutti
13 Delibere della Giunta
15 Campus lingue 2010
20 La nuova Ripartizione Musei
24 Rinascimento, due mostre
d’eccezione
26 Meglio i vuoti a rendere
27 Notte delle streghe e pari opportunità
28 Frutta nelle scuole
30 Ladina
18 Europa
Conoscere Bruxelles in modo diverso
31 Consiglio provinciale
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categoria:provincia di bolzano
sabato, 08 maggio 2010

LA CULTURA DELLO SVILUPPO

Il professor Giorgio Tavano Blessi docente presso la Scienza della Comunicazione plurilingue della Lub inizia a collaborare con il nostro giornale.

di Giorgio Tavano Blessi
Ormai è chiaro che la crisi economica che ha colpito il pianeta dalla metà del 2008 sia ancora lontana dal diminuire d’intensità e gli effetti si faranno sentire ancora a lungo. Gli attori economici, sociali e politici sia locali che nazionali si interrogano su quali possano essere le vie per uscire da questa fase di stagnazione, e soprattutto a quali ricette fare riferimento per stimolare una ripresa solida e duratura. Due notizie delle ultime settimane meritano di essere riprese, in quanto permettono per l’attinenza al tema di verificare un possibile modello di sviluppo per l’Alto Adige, e il ruolo di risorse come la cultura ed del territorio in tale processo.
 La prima è la pubblicazione del sondaggio da parte di Südstern - il network degli altoatesini all’estero - rispetto a 300 cervelli altoatesini in fuga. La seconda è quella relativa al nuovo parco tecnologico presso l’ex Alumix a Bolzano.
Un’area di archeologia industriale e utilizzata nel 2008 durante Manifesta - Biennale d’arte contemporanea - quale spazio espositivo. La ricerca condotta da Südstern, coordinata dal Prof. Kurt Matzler, ha destato un acceso dibattito. Da più parti la perdita di queste risorse umane è stata vista come un potenziale vincolo per la competitività e lo sviluppo futuro, a cui porre rimedio. Il fenomeno dei cervelli in fuga, in realtà, come sottolineato da molti interventi, non caratterizza solamente l’Alto Adige. In molti dei paesi più industrializzati si assiste ad una sorta di “diaspora del capitale umano”, un nomadismo intellettuale nella direzione di quei luoghi che offrono le migliori occasioni di formazione, ma anche di sviluppo personale, nella sfera privata come in quella pubblica e lavorativa.
 In questo dibattito, scarso rilevo è stato dato invece ad un altro elemento, altrettanto importante per la competitività di un territorio, vale a dire la capacità di attrazione di nuovo capitale umano. In altre parole, quanti cervelli giungono in Alto Adige? Interessante sarebbe verificare il saldo tra entrate ed uscite a livello di capitale umano, e comprenderne le ragioni di un eventuale deficit. Questa osservazione porta alla seconda notizia, la discussione in atto tra parti politiche, economiche e mondo della scienza per la realizzazione del parco tecnologico presso l’ex Alumix. Il parco è visto come la possibile leva in grado di alimentare la crescita futura, mantenere (ed attrarre) sia le imprese orientate all’innovazione sia il capitale umano, ovvero quella categoria di lavoratori definiti “la classe creativa”, che ovunque nel mondo stimolano lo sviluppo delle società più industrializzate. Il modello proposto quale ricetta per rilanciare lo sviluppo dell’Alto Adige - nuovi investimenti in infrastrutture al fine di attivare lo sviluppo o nascita di imprese innovative e l’impiego dei cervelli altrimenti in fuga - in realtà non tiene conto di due elementi di fondamentale importanza, che in tutto il mondo divengono il discriminante per l’innesco di un sistema locale veramente innovativo, fonte di attrazione per imprese e per il capitale umano: la cultura ed il territorio.
 E’ proprio la ricerca su giovani altoatesini all’estero che permette di verificare il ruolo di queste due risorse in ambito locale. La cultura, intesa non come offerta di spettacoli o eventi - per la quale la popolazione locale esprime i più alti indici di gradimento a livello nazionale - ma quale tessuto cognitivo e relazionale della popolazione (in altre parole i saperi e le conoscenze) viene vista come insoddisfacente degli intervistati. In questa direzione, gli intervistati elencano una serie di elementi collegati ai saperi e conoscenze - come la percezione di una mentalità chiusa, limitata al localismo piuttosto che all’apertura verso l’esterno e scarsamente inclusiva - quali vincoli allo sviluppo. Anche il territorio stesso, inteso non nei suoi confini territoriali e caratteristiche naturali, bensì nelle sue componenti intangibili e collegati alla “cultura del territorio” come l’heimat, l’identità e la storia, vengono percepiti quali vincoli per la crescita del sistema locale, soprattutto in chiave di innovazione, non solo per il settore economico, ma anche e soprattutto sociale.
 Qualcuno potrebbe obbiettare che questa sia la visione di pochi, parziale, ma non considerare queste percezioni sarebbe sottostimare il problema, o nascondere cosa questi elementi segnalano. Nell’attuale contesto storico, la cultura, le caratteristiche identitarie e culturali del territorio sono tra i principali elementi in grado di promuovere un efficace modello di sviluppo locale. Le ricerche ne illustrano chiaramente la funzione. Devono essere flessibili, mutevoli, in grado di assorbire le contaminazioni più differenti, e di fornire, attraverso un processo di adattamento continuo, nuovi stimoli allo sviluppo. Laddove le società sono tendenzialmente chiuse ed auto-referenziali, l’orientamento degli attori della società all’innovazione (alla novità) sarà limitato. Di conseguenza gli investimenti in innovazione tenderanno a incidere marginalmente, perché non saranno trasformati dalle persone in reali opportunità. Inoltre, se è vero che il capitale umano si sposta (o rimane) laddove non solo esistono infrastrutture e incentivi in grado di accoglierli, ma anche la presenza di un orientamento della società aperto alla novità, al cambiamento, all’inclusione, ecco emergere il perché della risposta dei giovani altoatesini “in fuga”. E’ quindi possibile delineare la ricetta adottata da tante aree nel mondo per divenire protagoniste nell’arena della competizione globale. I “territori intelligenti” sono luoghi dove sono presenti i germi dell’innovazione e cambiamento in tutti gli attori della società, in cui la cultura ed il territorio divengono la piattaforma per l’accumulazione di informazioni, la contaminazione e lo sviluppo di capacità/abilità nelle persone, alimentando al contempo il circolo virtuoso delle opportunità nella vita dai cittadini. In questa nuova prospettiva, tutti sono al contempo portatori d’interessi e anelli della catena di valore locale, nessuno escluso. Il risultato è un territorio dinamico e potenzialmente orientato all’innovazione economica e sociale, attrattivo sia per coloro che ci abitano, sia per le imprese per investire, sia per i talenti per vivere e realizzarsi.
 Non si tratta di bruciare sull’altare del nuovo tutto quanto è passato, lo fecero già cent’anni fa alcune correnti di pensiero anche culturale (vedi ad esempio i futuristi) senza giungere ad un termine di concretezza. Anzi, è proprio da quanto è presente che bisogna partire, promuovendo idonee politiche di investimento culturale allo scopo di stimolare una crescita sostanziale del sistema locale dal suo interno, soprattutto in relazione allo sviluppo cognitivo e relazionale delle persone. Introdurre nuovi stimoli dall’esterno è sicuramente utile e necessario, il recente esempio del protocollo di collaborazione tra Provincia e Istituto Fraunhofer va nella giusta direzione. Affinché ci sia vero sviluppo, però, è necessario che tutta la società sia coinvolta in questo sistema, e non si assopisca nella percezione - ed illusione - di un benessere raggiunto e tendenzialmente “per sempre”.
Alto Adige 8-5-10
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categoria:provincia di bolzano, piano di sviluppo
lunedì, 03 maggio 2010


L’AUTONOMIA CHE NEGA I DIRITTI

LUCA FAZZI
Si avvicinano le elezioni comunali in provincia di Bolzano. Un amico di nazionalità italiana mi ha pochi giorni fa ricordato che le elezioni sono il momento massimo della democrazia. Essendosi da circa un anno trasferito in provincia di Bolzano e avendo preso qui la residenza ha purtroppo scoperto di non avere diritto di voto. Il motivo era al funzionario che ha risposto alla domanda di chiarimenti sconosciuto. Allora si è rivolto presso il Comune di residenza.
Voleva verificare se avrebbe potuto esercitare il diritto di voto in quella sede. La risposta è stata ancora una volta negativa. Non avendo più la residenza nel comune di origine, l’esercizio di voto non era richiesto. Nel 2010, in piena Europa la provincia di Bolzano brilla non solo nella classifica dei redditi procapite, ma anche in quella meno lusinghiera dei diritti civili negati. Alle ultime elezioni comunali 2005 alcuni cittadini si sono candidati senza presentare la dichiarazione di appartenenza linguistica. Il risultato è stato l’esclusione dalla competizione elettorale. Nel 2010 non sono state previsti cambiamenti alla normativa vigente. Anche il sistema scolastico rimane rigidamente separato. Un sistema di scuole miste da affiancare ai modelli delle scuole separate per garantire una possibilità di educazione adeguata per tutti viene considerato un attentato alla pace sociale. Bolzano rimane una città ostaggio delle decisioni provinciali con un Sindaco e una Giunta eterodiretti sulla base di interessi in larga parte alieni al territorio. Il timore dell’italianizzazione continua a rimanere uno spauracchio agitato a uso e consumo della tutela dei poteri forti. Sulle vie di montagna in aperto contrasto con la normativa statutaria imperano la toponomastica e le segnalazioni nella sola lingua tedesca. L’apertura di un inchiesta da risvolti iprevedibili non sembra fermare la sicumera di chi è convinto di essere sempre dalla parte della ragione.
 Perché tutto questo? Quaranta anni fa c’erano delle buone ragioni per richiedere una seconda Autonomia. I Magnago, i Benedikter, persino i terroristi di prima generazione - quelli prima dell’escalation della violenza - erano legittimi combattenti della libertà. Con l’approvazione del secondo Statuto di Autonomia e l’ancoraggio internazionale della tutela della minoranza tedescofona si è siglato un accordo che prevedeva la costruzione di una nuova base di convivenza. Questo accordo non ripiana i torti dell’annessione né le angherie del periodo fascista. Semplicemente si propone di guardare avanti e di costruire una società capace di dimenticare il passato. La seconda generazione dei politici SVP si è impegnata a ampliare le tutele del gruppo tedesco contribuendo a costruire una società di diffuso benessere. Nel corso del tempo, però il sistema delle tutele è diventato uno strumento di costruzione del consenso a uso e consumo di gruppi ristretti di potenti. Il presidente della provincia Durnwalder guida la Giunta provinciale da un tempo record di venticinque anni. Il suo stipendio è più alto di quello di Barak Obama. La giustificazione è che ha grandi responsabilità e che si sveglia presto al mattino e va a dormire tardi alla sera. Che le responsabilità sia più grandi di quelle del presidente americano fa sorridere. Che non siano banali invece è vero. Sarebbe sua responsabilità e responsabilità dell’attuale leadership del partito di raccolta traghettare la società locale verso un modello più aperto e rispettoso dei diritti dei singoli, un modello di società dove le persone non sono etichette sulla base della lingua con cui parlano ma delle proprie idee.
Nell’assenza completa di rappresentanti politici di lingua italiana, di Durnwalder e della leadership della SVP è la responsabilità di dimostrare che l’Europa è una terra dove i confini non esistono più. Scoprire che nel 2010 continua a sussistere restrizioni dei diritti di elettorato passivo, che esistono persone che non possono votare, che i percorsi scolastici sono pensati per creare distanza invece che comunicazione fa capire che la seconda generazione dei politici Svp rischia di essere arrivata al termine del proprio compito. Vedere che all’ordine del giorno dell’agenda di molti politici c’è il ripristino della toponomastica monolingue dà il senso dell’inarrestabile declino. Eppure nel mondo tedesco le istanze democratiche sono molto più vive che in quello italiano. Sarebbe opportuno che quanti all’interno di quel mondo hanno a cuore il futuro di questa terra facciano i primi passi per liberarsi delle vecchie eredità.
Invictus (tradotto con “Invincibile” nella versione italiana e “Unbezwungen” - indomito - in quella tedesca) è un bellissimo film da poco uscito nelle sale cinematografiche che sarebbe da proporre in tutte le scuole di ogni ordine e grado della provincia. Racconta della storia di Nelson Mandela della appena eletto presidente del Sudafrica. Lo sport più conosciuto nel paese era al tempo il rugby. La nazionale di rugby gli Springbooks era formata da soli bianchi (escluso un nero) e rappresentava l’orgoglio della popolazione boera. Il partito di Mandela un giorno decise di abolire il nome e la bandiera degli Springbooks che rappresentavano l’odiato passato separatista. Ma Mandela si oppose a questa decisione e con un discorso solitario all’assise del proprio partito ottenne con una risicata maggioranza di voti di mantenere il nome e il vessillo della squadra. La segretaria personale che in macchina gli chiedeva se le ragioni del suo gesto, incomprensibile alla maggior parte dei neri, fossero state politiche, Mandela rispose con queste parole: no è una questione umana. Per costruire una società nuova non si può vendicarsi del passato, Bisogna guardare al futuro. Nel 1995 la squadra degli Springbooks, assunta a simbolo dell’unità nazionale, vinse i mondiali di rugby, con il Presidente Mandela in tribuna con addosso la maglietta del capitano della squadra mentre neri e bianchi festeggiavano insieme sugli spalti dello stadio. In apertura di gara gli Springbooks avevano cantato l’inno del Sudafrica pre-apartheid. Anche se alcuni politici locali dedicano il loro tempo al lavoro e per questo motivo si considerano equamente remunerati, il consiglio è di andare a vedere questo film. Parla della Provincia di Bolzano. Così come non è. Così come potrebbe essere.
Alto Adige 1-5-10



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categoria:sociale, provincia di bolzano
domenica, 25 aprile 2010

La Provincia riconosce le coppie di fatto sull’esenzione per i ticket sanitari

L’autocertificazione per l’ottenimento dell’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria, in provincia di Bolzano, prevede alla casella 99 che una persona appartenente ad un nucleo familiare che raggiunga il valore della situazione economica di 1,5 (in base ai parametri) benefici di tale agevolazione. Per la determinazione di tale reddito occorre osservare la disposizione prevista dall’articolo 9: l’esenzione dal ticket sanitario è inquadrato tra le prestazioni di assistenza economica sociale e considera il nucleo familiare quello di “fatto”.
 Il medesimo oltre a considerare la normale famiglia composta di genitori e figli comprende anche i partner conviventi. È strano che la legislazione italiana da anni è impegnata a riconoscere le coppie di fatto attraverso proposte di legge mai riuscite ad entrare nelle porte parlamentari per essere legiferate mentre la Provincia di Bolzano con la sua autonomia è riuscita a determinare una propria regolamentazione. A seguito di tali premesse è frequente trovare coppie conviventi in cui solo uno dei conviventi ricopre la figura di genitore mentre l’altra si trova a convivere senza avere un legame effettivo di sangue. A questa famiglia “di fatto” è preclusa la possibilità da parte del convivente di detrarre fiscalmente i figli a carico oppure di detrarre le spese sanitarie per l’altro convivente o dei figli del convivente oppure di non poter ereditare il patrimonio del convivente in caso di morte o di non essere riconosciuto il diritto a percepire la pensione del defunto convivente, etc etc. In sostanza sempre per legge la coppia è riconosciuta solo attraverso il matrimonio. È qui che scatta l’assurdo perché queste famiglie magari costituite da pochi mesi all’anagrafe comunale si trovano di colpo a dover affrontare l’obbligo di pagare il ticket sanitario che fino ad un momento prima magari ne beneficiava.
 La conseguenza è che il convivente qualora il suo partner non sia in grado di affrontare le spese che fino a prima non erano dovute si trasforma in sostituto della Provincia e pagatore dei ticket sanitari del proprio convivente per la sola ragione di condividere un tetto e di possedere un reddito che oltrepassa i parametri previsti per l’esenzione. La stessa cosa vale anche per le coppie di fatto gay che con questa regolamentazione la Provincia riconosce a pieno titolo. È strano anche che esista l’articolo 10 della stessa legge che inquadra il nucleo familiare ristretto per la valutazione economica ai fini del pagamento delle tariffe dei servizi composto anche qui dai partner conviventi ma solamente qualora siano tutti e due genitori dei figli. La conclusione è che nel “diritto” in provincia di Bolzano la coppia di fatto non esiste ma nei “doveri” sì. Insomma per la legge italiana e per la chiesa le “coppie di fatto” non esistono ma per la Provincia di Bolzano tutto questo è già realtà.
Alto Adige 25-4-10
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categoria:salute, sociale, provincia di bolzano
domenica, 25 aprile 2010

Pensioni di reversibilità parte anche in Alto Adige una class action

 BOLZANO. Parte anche in Trentino Alto Adige la class action del Codacons per consentire ai pensionati ante 1994 che avevano ricevuto anche la pensione di reversibilità del coniuge deceduto, di ricevere l’indennità integrativa speciale per intero e non dimezzata. La Corte dei Conti, infatti, dopo la pronuncia della Corte Costituzionale, ha sancito il diritto dei pensionati ad avere per intero tale indennità. Attraverso questa class action l’associazione chiede al Governo di emanare direttive che obblighino l’Inpdap ad erogare circa 2 miliardi di euro di arretrati.
 Tutti i pensionati pubblici del Trentino Alto Adige iscritti all’Inpdap possono aderire gratuitamente alla class action. Gli interessati - spiega l’associazione - devono mandare una raccomandata all’Inpdap utilizzando il modulo pubblicato sul sito www.codacons.it, al fine di interrompere la prescrizione. Il Codacons ha inoltre istituito un numero verde gratuito (800 121 444 attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 18.00).
Alto Adige 25-4-10
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categoria:sociale, provincia di bolzano
domenica, 25 aprile 2010

Democrazia diretta, presentato un disegno di legge di riforma

BOLZANO. E’ stato presentato ieri da Iniziativa per più democrazia, un disegno di legge di riforma che punta a migliorare la legge attualmente in vigore sulla democrazia diretta. «La proposta è stata formulata sulla base dell’esperienza fatta in occasione del referendum di ottobre - spiega Raffaella Zito, neo-vicepresidente di Iniziativa - abbiamo preso sul serio i timori espressi dalle minoranze linguistiche provinciali di essere fagocitati dalla maggioranza, ed ora proponiamo un rimedio».
 Tra i quattro punti che Iniziativa per più democrazia ritiene indispensabile introdurre, c’è la clausola di tutela dei gruppi linguistici in caso di quesiti giudicati «etnicamente sensibili». La Commissione dei giudici, che attualmente decide sull’ammissibilità dei quesiti referendari, avrà il compito di valutare se un quesito è delicato per un particolare gruppo linguistico. In quel caso il referendum dovrà ottenere una doppia maggioranza: quella complessiva a livello provinciale e quella dei Comuni la cui popolazione appartenga per la maggioranza a quel gruppo linguistico.
 «Se un quesito fosse giudicato sensibile per il gruppo italiano - spiega ancora Zito - passerebbe solo se ottenesse la maggioranza sul territorio provinciale ma anche nei Comuni di Bolzano, Laives, Vadena, Bronzolo, Salorno. Se mancherà una delle due maggioranze il referendum non passerà».
 Gli altri tre punti di riforma previsti dal disegno di legge sono: l’abbassamento del quorum di partecipazione al 15%: l’attuale quorum al 40% porta ad adottare strategie non democratiche come l’astensionismo, che invalidano il risultato del referendum; l’assicurazione di un’informazione istituzionale obiettiva e neutrale, poiché nel primo referendum provinciale si è riscontrata una mancanza di informazione; l’introduzione del referendum confermativo su determinate decisioni della Giunta provinciale.
Alto Adige 25-4-10
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domenica, 25 aprile 2010

A LEZIONE DEL PATENTINO

FRANCESCO PALERMO
L’approvazione della norma di attuazione che equipara al “patentino” altre certificazioni di conoscenza linguistica è una buona notizia. Com’è buona ogni notizia del rispetto del diritto. Giusto quindi riconoscere il merito a tutti gli attori impegnati nella vicenda.
Il risultato è frutto dell’impegno di tutti: dalla Provincia al Governo, dall’attuale alla precedente commissione dei sei, dalla SVP agli alleati di giunta fino ai partiti di governo a Roma. A dimostrazione del fatto che quando si traccia un percorso condiviso, specie se volto a rispettare il diritto anziché a violarlo, i risultati arrivano. La vicenda però deve far riflettere. Dalla sentenza della Corte di Lussemburgo sul caso Angonese (6 giugno 2000) all’approvazione della norma di attuazione (23 aprile 2010) sono passati quasi 10 anni. 3600 giorni. Una vita. Costellata di passi falsi, incertezze, marce indietro, tentativi di boicottaggio.
Se la buona notizia è dunque che l’adeguamento dell’autonomia al contesto sociale e giuridico che cambia è possibile attraverso i meccanismi previsti dalle strutture dell’autonomia stessa (le norme di attuazione), quella cattiva è che almeno in questo caso il processo è stato intollerabilmente lungo. Dunque l’autonomia è in grado di riformarsi ed evolvere, ma è troppo lenta nel farlo. E il tempo non è una variabile indipendente, né un fattore neutrale: una buona norma che arriva troppo tardi spesso non è una buona norma. La questione dunque è capire se l’autonomia è in grado di svilupparsi in tempi ragionevoli. Gli ostacoli che hanno impedito una più rapida approvazione della sospirata norma di attuazione sono di natura politica più che giuridica. Il giorno dopo la sentenza dei giudici comunitari, il Dolomiten titolò significativamente “Die EU kippt S¨ule der Autonomie”: lasciando intendere che la semplice necessità di riconoscere altri attestati di conoscenza linguistica oltre al patentino rappresentasse un attacco a uno dei pilastri dell’autonomia. Proprio qui sta il punto: una decisione che non discriminava nessuno ma anzi impediva una discriminazione nei confronti dei non residenti in Provincia, veniva interpretata come se si fosse trattato di abolire il requisito del bilinguismo. La SVP ha impiegato anni prima di “elaborare il lutto” di quella sentenza. Un trauma che non riguardava certo il fatto in sé ma il dogma relativo alla presunta titolarità esclusiva dell’interpretazione dell’autonomia in capo alla SVP. Riconoscere l’ovvio, ossia che l’interpretazione dell’autonomia spetta non solo ad un soggetto ma a molti, compresi, ad esempio, i giudici europei, è stato e forse è ancora qualcosa che nella liturgia autonomistica non rientra. E’ questo che si fa fatica ad accettare. Ma è questa la realtà. L’autonomia non è di proprietà di nessuno, ma è necessariamente un progetto condiviso, al quale concorrono tanti soggetti con legittimazioni diverse. L’ultimo tentativo di ostacolare l’adozione della riforma da parte della SVP risale a poco più di un anno fa, quando si propose di collegare la lingua delle prove di esame per i concorsi pubblici al gruppo di appartenenza, di fatto vanificando il patentino e gli altri attestati di bilinguismo. Fu poi la volta del governo nazionale che bloccò la norma di attuazione già elaborata dalla commissione dei sei per semplice ripicca politica. Ora finalmente questa intricata vicenda è arrivata alla conclusione. Evitando anche una nuova procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per mancato adeguamento al diritto europeo.
Che lezione se ne trae? In primo luogo, che i meccanismi di adeguamento che l’autonomia prevede funzionano, e bene. Il corpo dell’autonomia, i suoi organi vitali, sono ancora in ottima forma, nonostante il passare degli anni. Ed è una piacevole constatazione. In secondo luogo, però, la vicenda dimostra come la mentalità della classe politica nei confronti del cambiamento sia ancora basata su un atteggiamento di eccessiva prudenza e talvolta di chiusura. Ma un’autonomia che non si evolve nei tempi giusti e che resiste eccessivamente ai normali sviluppi sociali e giuridici, rischia di essere un’autonomia debole.
La nuova norma di attuazione può essere vista come la dolorosa infrazione di un tabù, o come una normale evoluzione del contesto. Se prevarrà la prima interpretazione, anche i prossimi cambiamenti, pure inevitabili, saranno lunghi e sofferti, e rischieranno di arrivare troppo tardi. Se si entra invece nell’ottica della normalità dei cambiamenti, che possono talvolta anche non piacere all’uno o all’altro ma fanno parte delle regole del gioco e delle vicende umane, allora l’autonomia sarà più forte e sicura. Gli strumenti funzionano ancora, ma un cambio di mentalità non è cosa da poco. Speriamo che questa vicenda rappresenti un tassello sulla via di un approccio “normale” all’autonomia. Nell’interesse prioritario dell’autonomia stessa.
Alto Adige 25-4-10
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sabato, 24 aprile 2010

L’esame di bilinguismo è soltanto all’inizio

PAOLO CAMPOSTRINI / P.CAMPOSTRINI@ALTOADIGE.IT /
E’ stato invece applicato solo per aumentare le barriere di protezione, consolidare i privilegi normativi e rendere ordinaria l’eccezione. Dai concorsi territoriali ai freni migratori, dalle norme di attuazione che aumentavano gli anni di residenza per poter esercitare il diritto di voto alle concessioni elettriche tutti gli sforzi dell’«apparato» sono stati concentrati nel consolidare le linee difensive.
 Ma adesso i tempi sono cambiati. Ora ci troviamo costretti a giocare di rimessa. Perchè Bruxelles non è Roma. A Bruxelles non c’è Andreotti, capace di leggere qualsiasi norma alla luce dei tempi e dei bisogni; c’è, invece, un esercito di zelanti funzionari che cerca di abbattere i privilegi ovunque si annidino, perchè i diritti di uno siano quelli di tutti.
 In quest’ottica la riforma del patentino è il primo buco nella diga. E’ l’inizio. Ed è un peccato che stia passando quasi inosservato. Perchè è la prima volta che un’offensiva concentrica della Corte di giustizia europea (che ha sentenziato) e della Commissione (che ha avviato una procedura d’infrazione), ha costretto la Provincia a cedere. Durnwalder sorrideva, a Roma dopo il consiglio dei ministri perchè, in fondo, la norma è stata elaborata dalla commissione dei Sei, dunque dentro il percorso statutario.
 In realtà è stato costretto, non c’era via d’uscita. In realtà, il patentino che cambia è il primo varco aperto nell’«hortus conclusus» dell’architettura autonomistica. Per la prima volta qualcun’altro potrà mettere il naso negli affari nostri. Non sarà più solo la Provincia, i suoi funzionari, a certificare se un cittadino conosce l’altra lingua ma potrà farlo un’istituto internazionale, un’ateneo, italiano o no. Insomma, una rivoluzione.
 Il patentino che cambia ci fa capire che anche il resto potrebbe cambiare. Che non sarà facile resistere ad oltranza di fronte ad un’Italia federale e, soprattutto, ad un’Europa senza più confini. I diritti sono diritti, punto. E quelli dell’uomo, inteso del singolo uomo, varranno più di quelli dei gruppi. Linguistici e no. Potrebbe non accadere domani. Ma accadrà che, alla fine, anche la selva di ricorsi sul diritti dei mistilingui, di coloro che non si sono dichiarati al censimento etnico e a cui è negato il diritto al voto, dei senza patria linguistica potranno trovare un pertugio come è accaduto per il patentino. Ma ben oltre le barriere normative è la percezione dell’autonomia che è destinata a cambiare. Sarà sempre più complesso e impopolare imporre un cordone sanitario intorno ai concorsi territoriali, alle selezioni interne, ai contributi a pioggia che falsano il libero mercato, alla cultura e alle conoscenze linguistiche rese subalterne rispetto all’appartenenza etnica, ai diritti di gruppo che spesso prevaricano quelli individuali. Insomma, se nessun uomo è un’isola, figuriamoci se potrà restarlo un’intera provincia.
Alto Adige 24-4-10
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sabato, 24 aprile 2010

   

Patentino, ora basta la certificazione

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. Tutto iniziò con Roman Angonese. La sua battaglia legale, nata nel 1997 dall’esclusione da un concorso della Cassa di risparmio dove era richiesto l’attestato di bilinguismo, ha portato allo smantellamento del monopolio del patentino. A 13 anni di distanza, nella riunione di ieri, il consiglio dei ministri ha approvato, dopo l’audizione del presidente Luis Durnwalder, la norma di attuazione che fissa nuove regole per l’accertamento della conoscenza delle due lingue. Si tratta di una vera e propria rivoluzione che scatterà fra un mese. Finora l’accertamento veniva fatto solo da commissioni provinciali che rilasciano il patentino, indispensabile per partecipare ad un concorso pubblico, ma valido solo in Alto Adige.
 Le novità. La norma, varata ieri, prevede l’equipollenza delle certificazioni internazionali di conoscenza della lingua italiana e tedesca e della laurea ottenuta in una lingua diversa da quella della maturità che garantirà automaticamente il patentino “A”. Soddisfatto Durnwalder: «Abbiamo finalmente chiuso un confronto sul tema dell’equipollenza dei titoli che si trascinava da lungo tempo». Così il vicepresidente Tommasini: «È una grossa opportunità in particolare per i giovani di lingua italiana che hanno sempre mostrato segnali di sofferenza nei confronti del monopolio del patentino».
 La norma di attuazione introduce dunque due nuovi modi per ottenere il certificato di bilinguismo che vanno ad aggiungersi al metodo di accertamento attuale. Prima novità: la parificazione all’esame di bilinguismo tradizionale delle certificazioni internazionali di conoscenza della lingua italiana e tedesca. Si tratta, in sostanza, dei diplomi rilasciati per quanto riguarda la lingua tedesca dal “Goethe Institut” e per la lingua italiana dalla “Dante Alighieri”. Verrà creato un registro delle istituzioni riconosciute e le certificazioni saranno valide a livello europeo. Nel caso in cui il candidato sia in possesso solamente di uno di questi diplomi, l’esame per l’acquisizione del patentino riguarderà l’altra lingua. La seconda novità riguarda i laureati. Chi ha conseguito la maturità in una scuola di lingua italiana e la laurea in un’università di lingua tedesca (o viceversa) otterrà automaticamente il certificato di bilinguismo “A”.
 I nodi. Due le questioni ancora aperte: l’ottenimento automatico del patentino A per chi si è laureato all’università di Bolzano, dove gli esami si tengono in italiano e tedesco. Stesso discorso per i ladini che frequentano scuole bilingui. Durnwalder non si sbilancia: «Ne discuteremo in giunta: sono questioni molto delicate».
 L’esperto. Più che positivo il giudizio di Aldo Mazza, fondatore di Alfa Beta e profondo conoscitore di tutto ciò che riguarda il bilinguismo: «Non sarà più semplice, ma l’esame per la certificazione internazionale sarà più conforme a quello che è il reale uso delle lingue. Inoltre, le scuole medie superiori potranno porsi come obiettivo il conseguimento della certificazione B2. Terzo elemento positivo: il certificato europeo è spendibile nell’Ue, il patentino no».

Mazza: il nuovo esame sarà più completo

BOLZANO. «È stato un contenzioso lunghissimo, ma ne è valsa la pena: il patentino non è più l’unico modo per attestare la conoscenza delle due lingue». Sono passati 13 anni da quando Roman Angonese iniziò, con l’appoggio della Cisl e il patrocinio dell’avvocato Gianni Lanzinger, la battaglia legale, dopo l’esclusione dal concorso della Cassa di risparmio.
 «Chiedevano - ricorda Angonese, oggi insegnante di inglese alle Iti tedesche - il patentino: io non l’avevo e, ormai, non c’era più il tempo per fare l’esame. Chiesi di poter sostenere una prova scritta e orale per dimostrare che conoscevo entrambe le lingue. Mi risposero di no. Dieci giorni dopo ho ottenuto il patentino A, ma erano scaduti i termini del concorso». Nel 2000 la Corte di giustizia europea ha sancito che il bilinguismo può essere provato anche in modo diverso. Ovvero, come previsto dalla norma di attuazione approvata ieri, anche attraverso certificazioni internazionali.
 Le nuove prove saranno più facili degli esami tradizionali di bilinguismo?
 
«Non sarà sicuramente più semplice - dice Aldo Mazza, fondatore di Alfa Beta e profondo conoscitore di tutte le questioni legate al bilinguismo - ma l’esame per ottenere la certificazione internazionale sarà più conforme a quello che è il reale uso delle lingue. Inoltre, al contrario di quanto avviene oggi con il patentino, le scuole medie superiori potranno porsi come obiettivo il conseguimento della certificazione B2».
 Come sarà l’esame per le certificazioni europee?
 
«Nell’esame per il patentino c’è un testo in tedesco con domande in tedesco alle quali si deve rispondere in italiano e viceversa. Le prove per la certificazione europea sono più articolate e oggettive: l’orale simile, il resto diverso. Bisogna dimostrare di saper ascoltare, leggere e capire; produrre un piccolo testo e parlare. E un esame più conforme all’uso della lingua».
 Ad Alfa Beta si fanno già le certificazioni?
 
«Sì, le facciamo per la lingua italiana e per l’inglese, queste ultime sono al momento le più richieste. Al Centro Trevi si fanno in tedesco. Per le certificazioni di lingua italiana abbiamo in media una decina di iscritti, ma è chiaro che con la nuova norma di attuazione ci sarà un aumento delle richieste. Verrà creato anche un elenco delle istituzioni abilitate».
 Gli esami li fate voi?
 
«L’orale e lo scritto si fanno da noi, ma lo scritto viene poi inviato all’università di Perugia per la correzione».
 Il vantaggio è che la certificazione ottenuta ha valore internazionale.
 
«È un vantaggio enorme. Perché la certificazione si può ottenere in ogni parte del mondo ed ha valore internazionale, mentre il patentino si fa solo qui e ha valore solo in Alto Adige». (an.ma)
Alto Adige 24-4-10
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venerdì, 23 aprile 2010

Patentino: parte la riforma

BOLZANO. Oggi il consiglio dei ministri è pronto ad approvare il decreto legislativo sull’equipollenza degli attestati della lingia italiana e tedesca dando così il via libera definitivo alla norma di attuazione licenziata dalla commissione dei Sei. D’ora in avanti varranno anche le certificazioni internazionali e la laurea ottenuta in una lingua diversa da quella della maturità porterà automaticamente al patentino “A”.
 Tra i tanti appuntamenti saltati per colpa della nube di cenere che ha paralizzato i voli in tutta Europa, c’era anche quello che avrebbe dovuto vedere il presidente della Provincia Luis Durnwalder a Roma per partecipare alla riunione del consiglio dei ministri a Palazzo Chigi. Il “Landeshauptmann”, bloccato a Bruxelles, non aveva potuto recarsi nella capitale e il via libera alla norma di attuazione era saltato per l’ennesima volta.
 Oggi invece non ci dovrebbero essere altri colpi di scena. Come vuole la prassi istituzionale, Durnwalder questa mattina parteciperà ai lavori del Consiglio (chiaramente solo per il punto dell’ordine del giorno che riguarda l’Alto Adige) per illustrare la posizione della Provincia in merito alla questione. Una posizione ribadita più volte, che dovrebbe solo rafforzare la proposta fatta dalla commissione dei Sei. Che, sostanzialmente, introduce due nuovi modi per ottenere il certificato di bilinguismo. Innanzitutto - e qui viene recepita la sentenza della corte europea sull’ormai famoso caso Angonese, che nonostante fosse in possesso di attestazioni linguistiche internazionali fu escluso da un concorso perché privo del patentino “provinciale” - vengono elencati una serie di attestati considerati equipollenti al certificato di bilinguismo. Si tratta principalmente di attestati riconosciuti a livello internazionale, come quelli del Goethe Institut per quanto riguarda la lingua tedesca o quelli della società Dante Alighieri per quanto riguarda l’italiano.
 La seconda novità interessa invece i laureati. Chi ha superato l’esame di maturità frequentando una scuola di lingua italiana e l’esame di laurea frequentando un’università di lingua tedesca (o viceversa) otterrà automaticamente il certificato di bilinguismo “A”, quello di livello più alto. Sono molti i giovani altoatesini potenzialmente interessati da questa novità: basti pensare ai tanti studenti di lingua tedesca che frequentano università italiane come Trento o Verona oppure ai ragazzi italiani che si sono laureati a Innsbruck.
 L’unica incognita rimasta era legata all’università di Bolzano con il suo insegnamento trilingue: università di lingua italiana o di lingua tedesca? Sarà il governo a decidere e probabilmente si opterà per la prima soluzione. In ogni caso sembra esserci poco spazio per l’automatismo “laurea alla Lub-certificato di bilinguismo A” che gli stessi vertici dell’università bolzanina avevano auspicato sottolineando appunto il fatto che il percorso di studi presso la Lub prevede il superamento di esami sia in lingua italiana sia in lingua tedesca.
Alto Adige 23-4-10

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martedì, 20 aprile 2010

Pillola abortiva con 3 giorni di ricovero

Durnwalder: «Sarà somministrata negli ospedali di Bolzano e di Merano»

BOLZANO. Niente day hospital. La pillola abortiva in Alto Adige potrà essere dispensata soltanto con un ricovero di tre giorni in ospedale. Lo ha deciso la giunta provinciale. Il presidente Durnwalder è sintetico: «Sono contro l’aborto ma c’è una legge e va rispettata. Pertanto, da subito, presso il San Maurizio ed il Tappeiner di Merano potrà essere somministrata la pillola abortiva, chiamata anche Ru486». Il San Maurizio fa sapere che sarà ordinata oggi e sarà disponibile nei prossimi giorni.
 «La discussione è stata molto lunga - riprende il presidente - perché le sensibilità sono differenti. Abbiamo deciso dopo aver sentito i primari degli ospedali di Bolzano e Merano, gli unici dove si eseguono aborti. Per salvaguardare al massimo la salute della donna abbiamo scelto di attenerci alle disposizioni nazionali che si rifanno al parere del Consiglio superiore della Sanità. Ci sarebbe stata anche la possibilità di stilare una direttiva differente ma avremmo dovuto superare ostacoli impegnativi». La donna che intenda abortire usando la pillola Ru486 potrà farlo solo entro la settima settimana, negli ospedali di Bolzano e Merano dove dovrà prima parlare con i ginecologi. Dopo il colloquio dovranno trascorrere sette giorni (per eventuali ripensamenti) quindi le potrà essere somministrata la pillola in regime di ricovero. Per essere dimessa dovrà esserci il via libera del medico.
 Il primario di Ginecologia del San Maurizio, Sergio Messini, dice che sulla questione c’è troppa confusione: «C’è chi pensa di entrare in farmacia e tornare a casa con la Ru486». Dottore, perché avete consigliato il ricovero ordinario in ospedale e non il day hospital?
 «Nessun’azione punitiva nei confronti della donna, come qualcuno potrebbe pensare, anche perché il ricovero ordinario ci crea più problemi di organizzazione interna. Ma ci siamo mossi così proprio perché la paziente non corresse nessun rischio visto che la pillola provoca forti emorragie. Avevo proposto alla giunta di optare per una forma sperimentale di trattamento ambulatoriale seguito attraverso telesorveglianza con la paziente che torna a casa e viene monitorata telefonicamente, pratica che già seguiamo per gestire i ricoveri meno problematici di alcune patologie ostetriche, ma la legge non ce lo permetteva». Messini prevede che saranno poche le donne che potranno usare la pillola perché in Italia c’è il vincolo della settima settimana di gravidanza. «È una questione di tempi - spiega - prima si somministra e più possibilità si hanno di raggiungere il risultato voluto». C’è il rischio però che la donna non ce la faccia a rispettare le prescrizioni temporali, visto che una volta accertato lo stato di gravidanza, la legge prevede si debba attendere un’altra settimana prima di intervenire: a quel punto i tempi diventano quasi impossibili. Così stretti da dover ricorrere all’aborto tradizionale. «Più rapido, visto che servono tre ore in tutto».
Alto Adige 20-4-10
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martedì, 13 aprile 2010




Vivisezione, Provincia promossa



L’Amministrazione Provinciale ha risposto ai gruppi consiliari che avevano posto delle domande in merito alla sperimentazione sui maiali vivi svolta ad Innsbruck. La Provincia di Bolzano dichiara di non aver saputo nulla della progettata sperimentazione. Fa notare che in Austria e in Italia la sperimentazione sugli animali vivi è consentita, che l’Università di Innsbruck poteva mettere a disposizione le attrezzature adeguate. Aggiunge che l’Eurac associazione privata, viene finanziata per un terzo dalla Provincia Autonoma di Bolzano, da istituzioni regionali, nazionali e internazionali. I finanziamenti dell’Eurac per il progetto maiali, ammontavano a 20.000 euro. L’Amministrazione provinciale non fa alcun cenno al divieto di vivisezione che vige in Alto Adige da anni e che tanta gloria ha riversato sulla Provincia. Persino i giapponesi si erano interessati alla legge provinciale sulla protezione degli animali che vieta la vivisezione su tutti gli animali persino sui decapodi, i molluschi. La Lav di Bolzano non vuole infierire su coloro che hanno commesso questo grosso errore. Esige però che non succeda più. Da anni si sa che ogni specie umana ha delle caratteristiche specifiche. Persino nella specie umana le reazioni ai medicinali e alle sperimentazioni sono diverse. E’ assolutamente necessario che la scienza abbandoni la strada della vivisezione sugli animali e percorra quella della vera scienza. Ci sono modi e strade diverse. Non è necessario torturare gli essere viventi più deboli di noi. L’Alto Adige è all’avanguardia nel buon trattamento degli animali. Prosegua su questa strada e avrà la stima di tutti coloro che hanno compreso che gli animali hanno diritto al rispetto delle loro peculiarità.



Alto Adige 13.4.10
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martedì, 13 aprile 2010


«Serve una struttura provinciale a prezzi accessibili per protesi e impianti»



VALERIA FRANGIPANE

BOLZANO. «Dentisti sanguisughe. Sono cari ed ostacolano ogni iniziativa che punta alla trasparenza delle tariffe». Walther Andreaus, direttore del Centro Consumatori, lancia un appello all’assessore Richard Theiner per chiedere - in tempi di Riforma sanitaria - l’apertura di una clinica odontoiatrica provinciale a prezzi accessibili che sia almeno in grado di andare incontro agli anziani che hanno bisogno di protesi. «Forse i nostri politici con i loro stipendi d’oro non se ne rendono conto ma per la stragrande maggioranza degli altoatesini andare dal dentista significa affrontare costi proibitivi. E la popolazione continua ad invecchiare, ha bisogno della cara vecchia dentiera e ci chiede risposte rapide. E la questione non si risolve facendo funzionare qualche ora in più gli ambulatori dei distretti pubblici dove si eseguono visite di controllo, si curano carie, si ricostruiscono denti ecc. ma non si fanno protesi e nemmeno impianti».

 Intanto dopo il parere positivo espresso dal Garante per la concorrenza che ha sanzionato l’Ordine con una multa di 5.000 euro (pari al 7% del suo fatturato annuale) i Consumatori rilanciano l’iniziativa “Prezzi trasparenti online” che mette in rete le tariffe delle prestazioni odontoiatriche di tutto l’Alto Adige. «Purtroppo però sono solo sei gli ambulatori privati che hanno aderito alla nostra iniziativa e ci dispiace. Ne abbiamo contattati circa 250 ma non osano esporsi per paura che l’Ordine li cancelli dall’albo. Dobbiamo infatti constatare come le intimidazioni e le pressioni esercitate proprio sugli iscritti abbiano fatto centro». «Lo scopo della nostra iniziativa - spiega Luca Marcon del Ctcu - è quello di fornire ai consumatori un primo orientamento sui prezzi. Naturalmente il costo delle prestazioni è solo uno degli aspetti importanti da considerare nel rapporto fra dentista e paziente. Altri possono essere la qualità della prestazione, la fiducia nel professionista, etc. Ma penso che avere un quadro chiaro su quello che offre il mercato sia strumento irrinunciabile non solo in tempi di crisi. L’esperienza dimostra, da sempre, anche come i professionisti seri possano solo guadagnare da un confronto imparziale».

 Ma gli aspiranti pazienti cosa vi chiedono?

 «Gli indirizzi per andare all’estero. Sono decine di migliaia quelli che bussano alla nostra porta per sapere dove andare. La meta finale è la Croazia, l’Ungheria, la Repubblica Ceca e c’è pure chi va in Tailandia ed unisce la vacanza alle cure odontoiatriche». Ma Salvatore Rampulla, presidente della Commissione odontoiatrica dell’Ordine dei medici, sconsiglia questi viaggi per evitare ai pazienti di fare i conti con bocche disastrate e problemi infiniti...

 Voi cosa dite? «Che le bocche disastrate dai cattivi dentisti si vedono anche in Alto Adige. Ovunque esiste il bravo professionista e quello mediocre». Sempre Rampulla proprio di recente ha chiesto all’assessore Theiner, a difesa della salute dei cittadini, di sospendere i rimborsi provinciali per quei lavori protesici che siano privi del certificato di conformità europea, un modo - spiega - per garantire più rigorosamente la serietà e la qualità dei lavori eseguiti. Voi cosa pensate? «Chiediamo a Theiner di non toccare quei rimborsi che permettono agli altoatesini di affrontare cure dentarie alle quali, in caso contrario, dovrebbero rinunciare».

 Tra gli ambulatori privati che aderiscono alla vostra operazione “Prezzi trasparenti online” c’è anche il Mirò Medical Center, prima e finora unica clinica odontoiatrica low cost dell’Alto Adige che sta chiamando a raccolta i pazienti con pubblicità e slogan ad effetto: «Non andate all’estero per spendere meno, venite da noi!».

 Siete d’accordo? «Per noi fanno bene. E non capisco perché i dentisti se la prendano tanto con il Mirò». Quindi i Consumatori chiudono con una serie di consigli ai pazienti. «Prima di sottoporvi a qualsiasi cura dentistica richiedete un preventivo scritto (su www.centroconsumatori.it è disponibile un apposito modulo), avendo cura di chiedere se la redazione del preventivo costi o sia gratuita. Vi preghiamo anche di trasmetterci copia del preventivo. Diffidate di chi vi dice di non preoccuparvi o che non è possibile fare un preventivo. Chiedete il preventivo con l’indicazione del prezzo di ogni singola voce e non il solo totale. Assicuratevi che contenga nel dettaglio tutti gli interventi ai quali vi dovrete sottoporre. Chiedete di essere subito avvertiti nel caso in cui in corso di trattamento si presentasse la necessità di eseguire lavori supplementari e fatevi redigere un nuovo preventivo. Prima di sottoscrivere il consenso informato fatevi spiegare a quale tipo di intervento andate incontro e quali saranno le conseguenze ed i rischi eventuali. Fatevi anche rilasciare la dichiarazione di conformità dei materiali utilizzati».



Alto Adige 13-4-10
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lunedì, 05 aprile 2010

PUNTO INFORMATIVO-DIDATTICO SUL CONSUMO
dalla parte dei giovani consumatori
Il nuovo programma formativo è online!

La legislazione europea, nazionale e provinciale tutela il consumatore.
Il Codice del consumo (decreto legislativo n° 206/2005) fissa i diritti fondamentali del consumatore, quali:
* la tutela della salute
*la sicurezza e la qualità di prodotti e servizi
* l'informazione adeguata e una pubblicità corretta.
Prodotti sicuri, contratti trasparenti e senza clausole vessatorie, pubblicità senza inganni e chiarezza nell'indicazione dei prezzi: questi sono diritti da salvaguardare.



La Provincia Autonoma di Bolzano ha provveduto già nel 1992 a sancire il ruolo centrale del consumatore con la Legge Provinciale 15/92, istituendo il Centro Tutela Consumatori Utenti.
Oggi, grazie alla collaborazione con enti e istituti pedagogici, prende il via il programma INFO CONSUM con lo scopo di offrire un servizio didattico-formativo rivolto primariamente ai giovani consumatori.
Presso la sede INFO CONSUM di Via Brennero a Bolzano si possono consultare materiali didattici e ottenere informazioni utili sui temi del consumo. INFO CONSUM offre inoltre un servizio di consulenza agli insegnanti per organizzare incontri formativi nelle scuole.
Il nostro servizio comprende:
* materiali didattici
* letteratura specialistica
* consulenza gratuita
interventi formativi nelle scuole.
Gli argomenti trattati sono tutti quelli legati al consumo e all'economia, e in particolare:
* il consumatore e le iniziative a sua tutela
* la telefonia mobile (in collegamento con le ripercussioni su salute e portafoglio)la pubblicita' dei prodotti di marca e l'abbigliamento giovanile
* La sicurezza informatica nell'utilizzo di Internet.
È possibile inoltre concordare con i docenti approfondimenti specialistici su altre tematiche (risparmio, assicurazioni, alimentazione, servizi pubblici, risparmio energetico, bioedilizia, ...) con il coinvolgimento dei consulenti del Centro Tutela Consumatori.
Siamo a Bolzano, in Via Brennero 3
Telefono 0471 941465
Telefax 0471 980239
infoconsum@centroconsumatori.it





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martedì, 30 marzo 2010


Pendolari, la Provincia riduce i rimborsi

GIANFRANCO PICCOLI
BOLZANO. La scure della Provincia colpisce anche i pendolari, con un provvedimento retroattivo che interesserà i rimborsi chilometrici già dal 2009. Duri i sindacati - Cgil, Cisl, Uil e Asgb - che sono intervenuti unitariamente per dire «no» al metodo adottato dalla giunta provinciale e per contestare il merito: «Basta con i contributi a pioggia e i tagli indiscriminati: è ora di introdurre il redditometro per indirizzare le risorse a chi davvero ne ha bisogno».
 Il governo provinciale ha mantenuto invariato il contributo (2,2 milioni) per i lavoratori dipendenti, poco meno di 10 mila, che non possono usare i mezzi pubblici per raggiungere il luogo di lavoro e che usufruiscono di un rimborso di 0,038 euro al chilometro: in media, 400 euro l’anno a testa. Per far fronte all’aumento delle richieste, in costante crescita da anni, la Provincia ha tuttavia cambiato i criteri, alzando l’asticella oltre la quale si può godere dell’aiuto pubblico. Per accedere al contributo, d’ora in avanti si dovrà calcolare un rimborso minimo di 150 euro (prima erano 100) e non bisogna abitare a meno di 7 chilometri (erano 5) da un luogo di passaggio di un mezzo pubblico. Ancora più pesante, affermano i sindacati, il fatto che solo il 60% delle domande sarà evaso entro l’anno, mentre il 40% dovrà attendere il 2011.
 «Innanzitutto contestiamo il metodo - ha detto Renzo Rampazzo, della segreteria della Cisl - la Provincia non si è mai confrontata con noi. Ancora più grave il fatto che l’assessore Widmann abbia dichiarato di aver adottato il provvedimento dopo aver consultato le parti sociali. Non è vero: siamo in chiaro deficit di democrazia». Erich Sparer, della segreteria Cisl, contesta anche i criteri per ottenere i rimborsi, criteri che escludono, perché inferiori ai 120 giorni, chi ha contratti a tempo determinato o gli insegnanti di lingua che lavorano solo per alcuni giorni nelle scuole di periferia.
 «E’ l’ennesima dimostrazione dell’insensibilità della Provincia, che si muove senza confrontarsi - ha detto invece Lorenzo Sola, segretario della Cgil - lo abbiamo già visto con il contratto intercomparto, che ha deciso di chiudere unilateralmente». Sola chiede un cambio nella gestione delle risorse: «Non si può elargire a tutti senza paletti, com’è avvenuto per gli abbonamenti al trasporto pubblico per gli over 65. E’ necessario - ha detto Sola - introdurre il redditometro, come in Trentino. Da noi, invece, gli unici che ottengono sempre qualcosa bussando alla porta della Provincia sono gli imprenditori».
 Quella di Bolzano è l’unica provincia italiana a non aver ancora adottato un sistema di calcolo della situazione economica dei contribuenti. La trattativa si è arenata sui beni strumentali (alberghi piuttosto che terreni agricoli o capannoni): i sindacati vogliono che siano inseriti nel redditometro, il mondo imprenditoriale respinge con forza l’idea.
 Sola ha commentato la polemica Provincia-Comune sui tagli al welfare: «Tagli non ce ne sono stati, ma neppure aumenti a fronte di maggiori servizi e di una crescita dei costi: se non si riscrivono le regole del welfare - conclude - ci saranno tagli indiscriminati».
Alto Adige 30-3-10
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venerdì, 26 marzo 2010


Rincarano i parcheggi degli ospedali nella provincia di Bolzano

DAVIDE PASQUALI

BOLZANO. Dalla prossima settimana 6.500 dipendenti degli ospedali altoatesini dovranno pagare l’abbonamento per parcheggiare la loro auto: trenta euro al mese. Per gli altri utenti ospedalieri, ossia pazienti e parenti in visita, è previsto un consistente aumento delle tariffe orarie: da cinquanta centesimi l’ora si passerà a un euro e venti. Dunque, anziché far marcia indietro a Bolzano - dove l’abbonamento dipendenti esiste già (15 euro al mese) e la tariffa per i privati è stata elevata a 1,20 euro dopo la soppressione dei posti blu in superficie, da 50 centesimi l’ora - adesso la giunta provinciale ha deciso di esportare questo criticato modello di pagamento all’intero Alto Adige. Sul piede di guerra il sindacato Asgb, che ha avviato una raccolta firme per chiedere la soppressione dell’abbonamento sanitari e l’eliminazione dei parcheggi a pagamento per la cittadinanza.
 Come precisa il segretario provinciale del settore sanitario Asgb, Reinhard Innerhofer, «il 30 dicembre scorso, di soppiatto, la giunta ha deliberato un nuovo regolamento dei parcheggi provinciali. Abbiamo impiegato settimane per entrare in possesso del documento. Contiene pessime novità per i posteggi presso sei ospedali provinciali; Bolzano è escluso perché già penalizzato, ma in futuro la situazione è destinata a peggiorare anche nel capoluogo». Per il primo del mese prossimo, illustra il sindacalista, «la giunta ci ha preparato un bel pesce d’aprile: per le migliaia di sanitari varranno le stesse tariffe come per il restante personale provinciale, tradotto 30,97 euro al mese. Ci siamo informati: in tutta la provincia non esiste una sola grande azienda privata che costringa i propri dipendenti a pagare il parcheggio sul posto di lavoro». Toni Tschenett, segretario provinciale di Asgb, spiega oltre: «I sanitari non sono confrontabili con gli altri dipendenti provinciali, con orari fissi dal lunedì al venerdì. Per loro è fattibile rinunciare all’auto privata, servendosi dei mezzi pubblici. Ma per chi lavora su turni, la notte, nei festivi e il fine settimana, l’auto privata è l’unico modo per raggiungere il lavoro. Si tenga poi conto che gran parte del personale è femminile: madri che lavorano, ma devono andare a prendere e portare i figli all’asilo e a scuola. In un ospedale però gli orari non sono ferrei. Se c’è un’emergenza, si sfora. Dunque può capitare di perdere l’ultimo autobus utile».
 Il sindacato, vista anche la totale immobilità dell’Asl al riguardo, ha già avviato a Brunico e San Candido una raccolta firme, che verrà ampliata a tutti gli altri ospedali provinciali: Merano, Silandro, Bressanone e Vipiteno. Ma verrà coinvolta anche Bolzano. Spiega perché Innerhofer: «Per ora qui non si è potuto, visto che il parcheggio interrato è gestito da un privato, la Hospital parking. Ma fra due anni, quando scadrà il contratto e il parcheggio passerà alla Provincia, l’aumento dell’abbonamento dipendenti da 15 a 30 euro è garantito». Criticando aspramente la giunta, viste anche le oltre 15mila firme già raccolte a Bolzano contro questo tipo di gestione parcheggi, l’Asgb ora ne chiede la immediata soppressione.
Alto Adige 26-3-10
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mercoledì, 24 marzo 2010



Fonti rinnovabili, Alto Adige al top

BOLZANO. Alto Adige senza rivali sulle energie rinnovabili. I Comuni altoatesini dominano le diverse categorie del rapporto di Legambiente «Comuni rinnovabili 2010». Si tratta della ricerca di Legambiente (con il contributo di Gse e Sorgenia) su «sole, vento, acqua, terra, biomasse. La mappatura delle fonti rinnovabili nel territorio italiano». Gran successo per 10 Comuni altoatesini entrati nella classifica dei 15 «Comuni 100% rinnovabili». A Sluderno è andato il premio 2010 per il mix di diverse fonti rinnovabili. Immediato il commento dell’assessore provinciale all’ambiente ed energia Michl Laimer: «Questo rapporto è la conferma che stiamo percorrendo la strada giusta e uno stimolo a proseguire». Oltre a Sluderno, tra i Comuni 100% rinnovabili figurano Dobbiaco, Prato allo Stelvio, Vipiteno, Brunico, Lasa, Glorenza, Racines, Monguelfo e Stelvio. Bene anche Bolzano. Il capoluogo risulta infatti essere la città con la maggiore superficie di collettori solari. E comunque a scorrere le classifiche delle varie categorie, la presenza dei Comuni altoatesini è assolutamente dominante. Nel dossier Legambiente sottolinea: «La Provincia di Bolzano è quella che in questi anni ha messo in campo le più efficaci e ambiziose politiche e ha disegnato la più chiara prospettiva di innovazione con l’obiettivo di uscire progressivamente dalle fonti fossili». Non è dunque un caso che al centro delle discussioni sul futuro parco tecnologico di Bolzano ci sia la prospettiva di fare di Bolzano uno dei centri di riferimento italiano nella ricerca sulle energie alternative.
 In «Comuni rinnovabili 2010» Legambiente ricorda che in Alto Adige «considerando tutti i consumi energetici, le rinnovabili soddisfano già il 56%, ma si vuole portare questa quota al 75% nel 2015 e continuare in una direzione di autosufficienza energetica, che possa prescindere dalle fonti fossili. Sono moltissime le esperienze interessanti e i risultati significativi raggiunti in poco tempo».
 Legambiente cita in particolare «l’esperienza del teleriscaldamento con impianti da biomassa di provenienza locale, che coinvolge 32 Comuni su 116. Complessivamente questi impianti riescono a soddisfare il 27% del fabbisogno termico delle famiglie residenti nella provincia. Ma le biomasse sono anche in grado di produrre energia elettrica tale da soddisfare il fabbisogno di oltre 100 mila famiglie».
 Proseguendo nell’analisi dedicata all’Alto Adige, il dossier ricorda che sono 86 i Comuni «che possiedono sul proprio territorio impianti mini idroelettrici, cioè quelli con potenza fino a 3MW, per una potenza complessiva di oltre 90 MW. Una particolarità è la diffusione di 725 piccolissimi impianti ad uso privato con potenze inferiori ai 220 kW, pari al fabbisogno di circa 64 mila famiglie: 94 a Sarentino, 57 a Valle Aurina, 25 a Campo Tures. Sono invece 96 gli impianti di potenza compresa tra 220 kW e i 3000 kW. Ma impressionante è la diffusione raggiunta in poco tempo per quanto riguarda le installazioni fotovoltaiche, eoliche, da biogas e geotermia». Insomma, una promozione piena, con toni quasi da campagna pubblicitaria, se Legambiente non fosse una associazione di rinomata serietà.
 Entrando nel dettaglio, il risultato più netto sono i 10 Comuni altoatesini nella classifica dei «Comuni 100% rinnovabili»: con Sluderno dichiarato vincitore del premio 2010.
 Questa classifica, spiega Legambiente, raccoglie i Comuni «che rappresentano oggi in Italia il miglior esempio di innovazione energetica e ambientale. In queste realtà sono gli impianti a biomasse allacciati a reti di teleriscaldamento a soddisfare ampiamente i fabbisogni termici e un mix di impianti rinnovabili a permettere di soddisfare e superare anche ampiamente i fabbisogni elettrici dei cittadini residenti».
 La classifica, è sottolineato, «premia proprio la capacità di muovere il più efficace mix delle diverse fonti».
 Sluderno ha superato tutti gli altri avversari perché si tratta di un Comune con poco più di 1800 abitanti, «che fonda la sua ricetta di successo su diversi impianti diffusi nel territorio». Questa la descrizione: «Dai 960 metri quadrati di pannelli solari termici e 512 kW di pannelli fotovolatici diffusi sui tetti di case e aziende, ai 4 microimpianti idroelettrici che hanno una potenza complessiva di 232 kW. Particolarmente interessante è la collaborazione con i territorio vicini. L’impianto eolico da 1,2 MW installato a Malles è un investimento in condivisione tra i Comuni di Sluderno, Malles, Glorenza e Curon Venosta e gestito da un consorzio dei Comuni più alcune aziende elettriche locali. A scaldare le case sono invece gli impianti da biomasse locali e da biogas, proveniente per lo più da liquame bovino, che hanno una potenza complessiva di 6200 kW termici, entrambi di tipo cogenerativo, allacciati ad una rete di teleriscaldamento da 23 chilometri». (fr.g.)
Alto Adige 24-3-10
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venerdì, 12 marzo 2010




Risparmio energetico via agli incentivi obiettivo per avere più Casaclima



BOLZANO. I nuovi criteri per l’incentivazione energetica sono stati presentati ieri dall’assessore Michl Laimer. L’obiettivo, spiega, è trasformare l’Alto Adige in un vero e proprio «KlimaLand», all’insegna della sostenibilità, con emissioni pro capite di 2 tonnellate annue di CO2 e fabbisogno energetico coperto al 100 per cento da energie rinnovabili. I nuovi criteri per l’incentivazione energetica, quale misura del «Pacchetto per la tutela del clima», sono stati approvati dalla giunta provinciale il primo marzo e con tale data sono entrati in vigore. Per quanto attiene al fabbisogno energetico (escluso il traffico) la parte di quota riferito all’impiego dell’energia rinnovabile nel 2009 ha toccato il 56 per cento. Per il 2020 l’obiettivo da raggiungere è superiore al 75 per cento per poi giungere alla copertura del 100 per cento. L’Alto Adige dispone della maggiore estensione di collettori solari a livello nazionale ed europeo con una superficie di 400 metri quadri per mille abitanti, a fronte dei 27 metri quadri per mille abitanti in Italia e 57 metri quadri per mille abitanti in Europa. L’obiettivo del nuovo meccanismo di incentivazione, ricorda Laimer, è «non più incentivi per singoli interventi, ma mirati al raggiungimento dello standard CasaClima C nell’esistente attraverso il risanamento energetico e CasaClima A nel nuovo».

Alto Adige 12-3-10
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sabato, 06 marzo 2010




Pari opportunità in Alto Adige, legge approvata





BOLZANO. Arriva in Alto Adige la certificazione di conciliabilità famiglia-lavoro. Il consiglio provinciale ha infatti approvato la legge sulla promozione delle donne dopo innumerevoli discussioni, anche fuori dall’aula. Al voto 19 i sì, 9 i no e 4 le schede bianche. Il certificato - così prevede la legge che arriva in extremis proprio alla vigilia dell’8 marzo - sarà conferito ai datori di lavoro privati che rispettano alcuni parametri come il mantenimento del posto di lavoro per almeno un anno e mezzo in caso di assenza per obblighi familiari, la concessione del part time per motivi familiari, la flessibilità degli orari, misure di cura e assistenza per bambini, prestazioni aggiuntive per lavoratori con famiglia, promozione della paternità attiva. Tra le altre misure, l’equilibrio tra generi negli organi dell’amministrazione pubblica, come le commissioni edilizie che dovranno avere rappresentanti di entrambi i sessi, pena la nullità degli atti.

Alto Adige 6-3-10
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categoria:donne, provincia di bolzano
martedì, 16 febbraio 2010


Bolzano, un capoluogo del XXI secolo



GIORGIO DELLE DONNE

Si era limitata a favorire l’immigrazione di pochi funzionari, insegnanti e militari la prima e concentrandosi sul vano tentativo di snazionalizzare la popolazione sudtirolese la seconda. Ma nel 1927 Mussolini è già consapevole che la politica attuata in Alto Adige non avrebbe raggiunto facilmente l’obiettivo stabilito, e decide quindi di affrontare la questione cercando di alterare gli equilibri numerici tra le popolazioni, favorendo la massiccia immigrazione italiana, in un primo momento con la creazione della Provincia di Bolzano e le ovvie conseguenze riguardanti la presenza di uffici e strutture pubbliche ed in seguito con la creazione della zona industriale di Bolzano a partire dalla seconda metà degli anni Trenta.
La “sostituzione” della popolazione sudtirolese optante per il Reich nel 1939 avrebbe dovuto completare il progetto su scala provinciale, ma gli imprevisti esiti plebiscitari dell’opzione prima e l’inizio della seconda guerra mondiale poi impedirono la realizzazione del progetto mussoliniano, proclamato nel 1927, di trasformare la città in un capoluogo di provincia a maggioranza italiana con 100.000 abitanti, obiettivo raggiunto solamente nel 1967, visto che anche durante la prima autonomia il flusso migratorio italiano proseguì.
La città che nel 1931 aveva 40.000 abitanti ne contava 72.000 nel 1951 e 108.000 nel 1971.
 Ma il cambiamento non è solamente quantitativo. Il borgo prevalentemente agricolo e commerciale abitato da una popolazione quasi esclusivamente tedesca - pur con una presenza rilevante di italiani di origine trentina a partire dalla fine dell’Ottocento - diventa una città industriale e di servizi abitata da una popolazione prevalentemente italiana. Gli italiani, quasi esclusivamente di origine trentina, che erano circa il 10% della popolazione nel 1880 in base ai censimenti austriaci - non meno interessati a sottostimarne la presenza che altri censimenti fatti in epoche successive rispetto ad altre etnie -, diventano il 77% della popolazione nel 1971, dalle origini prevalentemente venete quelli immigrati negli anni Trenta e prevalentemente meridionali quelli immigrati dopo la guerra, occupati soprattutto nel pubblico impiego, nelle grandi fabbriche e nell’edilizia. Il trend era talmente evidente che gli studi preparatori al Piano regolatore del 1958 ipotizzavano 125.000 abitanti nel 1982 e 150.000 nel 2000.
 Ma poi tutto si fermò.
Dagli anni Settanta, conseguentemente al secondo Statuto, le competenze sono passate alla Provincia ed i primi vent’anni del nuovo Statuto sono stati caratterizzati da una interpretazione rigidamente etnica dell’autonomia, quasi revanchista rispetto agli oggettivi torti subiti nei periodi precedenti. Il teorico di questa interpretazione esclusivamente etnica dell’autonomia era Alfons Benedikter, potentissimo vicepresidente della Giunta provinciale ed assessore all’urbanistica, già volontario nella Wehrmacht. Fino alla sua estromissione dalla giunta nel 1989, che lo ha portato ad abbandonare il partito iscrivendosi al partito di Eva Klotz, Benedikter ha sistematicamente bloccato lo sviluppo urbanistico della città, che in pochi anni ha perso oltre 10.000 abitanti. Si trattava di persone che avevano finito il periodo lavorativo iniziato nelle grandi fabbriche negli anni Trenta, che avevano sempre vissuto in Alto Adige con la logica dei “Gastarbeiter” che sognano sempre di tornare al paese per godersi la pensione e che non hanno mai cercato di integrarsi nella realtà locale; gente di umili origini che ha dovuto affrontare il problema del bilinguismo non nei confronti della lingua tedesca, ma nei confronti della lingua italiana, così diversa dai dialetti d’origine eppur necessaria per comunicare con gli altri italiani provenienti da altre regioni. Ma anche di giovani generazioni che si sono imbattute, all’inizio del proprio percorso lavorativo, nella”proporzionale” e nel “patentino”, ai quali nessuno li aveva adeguatamente preparati, applicati in maniera rigidissima. L’emigrazione dalla città di Bolzano ha portato alcune migliaia di persone nei comuni limitrofi, soprattutto Laives, ma altre migliaia di persone nelle regioni di origine.
 Per capire i cambiamenti quantitativi e qualitativi della città di Bolzano nel XX secolo è quindi importante conoscerne la storia, pensando che questa non finisce nel 1945 e che le scelte politiche non sono solamente quelle dichiarate con voce stentorea e mascella volitiva, applicate “all’italiana”, ma anche quelle attuate quotidianamente nella concezione e nella prassi monoetnica dell’autonomia, applicate”alla tedesca”. Finché il potere è rimasto nelle mani degli italiani, durante il fascismo e durante il primo Statuto, il flusso migratorio è stato costante. Da quando la competenza è provinciale, dagli anni Settanta, ed è stata gestita per oltre vent’anni in chiave esclusivamente etnica e spesso revanchista, il flusso è stato costante, ma contrario, e non ha modificato gli equilibri numerici ed etnici della sola città di Bolzano. Stando ai dati dei censimenti nel 1971 in Alto Adige vivevano 138.000 italiani, 260.000 tedeschi e 15.000 ladini. Trent’anni dopo, nel 2001, vi erano 113.000 italiani (-25.000), 296.000 tedeschi (+36.000) e 19.000 ladini (+ 4.000). Nel 2007 risultavano presenti in Alto Adige 32.000 stranieri, la cui presenza era numericamente irrilevante fino agli anni Ottanta.
Ora quindi, all’inizio del XXI secolo, si pone il problema dell’integrazione di questi nuovi immigrati dopo che per decenni, anche a causa delle vicende storiche che hanno tristemente caratterizzato la realtà locale, non è riuscita l’integrazione tra la popolazione italiana e quella tedesca, popolazioni che continuano a riconoscersi esclusivamente nelle istituzioni in cui sono maggioranza ed a frequentare sistemi formativi, di socializzazione e comunicativi, dalla scuola alla cultura, dallo sport ai media, ancora monolingue in una terra che avrebbe avuto ben altre potenzialità.

Alto Adige 16-2-10
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categoria:letture, provincia di bolzano
domenica, 07 febbraio 2010


Catasto digitale dei comuni entro il 2010




Entro il 2010 i dati catastali e del libro fondiario di tutti i comuni altoatesini, ad eccezione di Caldaro e Bolzano, saranno accessibili in via digitale. Lo comunica l’assessore provinciale, Hans Berger. “In tutti i comuni già digitalizzati, e quindi nella maggior parte, dal 17 febbraio sarà possibile ottenere estratti del libro fondiario o del catasto - ha spiegato Berger - Il cittadino quindi non dovrà più recarsi appositamente negli uffici del catasto o del libro fondiario, perchè i comuni avranno accesso diretto ai dati in questione”. Per sostenere le municipalità in questo impegno è stato concordato un percorso di formazione del personale comunale e, inoltre, ai comuni verrà garantito il 50% dell’importo richiesto al cittadino per ottenere un estratto.


Alto Adige 7-2-10
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categoria:innovazione, provincia di bolzano
mercoledì, 03 febbraio 2010


Pannelli solari sui palazzi della Provincia




 BOLZANO. Una distesa di pannelli fotovoltaici coprirà i tetti dei palazzi provinciali. E’ terminata l’analisi affidata dall’assessore provinciale Michl Laimer all’Ufficio risparmio energetico. I tecnici provinciali hanno individuato i tetti adatti, per inclinazione ed esposizione, all’installazione dei pannelli per la produzione di energia dal sole. Il progetto è stato esaminato dalla giunta provinciale, che ha dato il via libera.
 Gli impianti fotovoltaici sui palazzi provinciali copriranno una estensione di 20 ettari, pari a 200 mila metri quadrati. La stima della produzione di energia è di 20 mgw e 20 milioni di kwh.
 Questa spinta sull’energia pulita porterà benefici alle casse provinciali. Un esempio arriva proprio dalla sede dell’assessorato all’ambiente in via Renon. L’ex palazzo delle poste, spiegano dagli uffici, prima della ristrutturazione comportava una spesa di 90 mila euro all’anno di energia. I costi sono precipitati dopo i lavori, di adeguamento agli standard CasaClima. Tra isolamento, pannelli fotovoltaici e gli altri interventi, il palazzo ha raggiunto l’autosufficienza energetica e le spese annuali sono ridotte a soli 5000 euro. Sarà questo lo standard anche nelle zone produttive: le indicazioni provinciali prevedono sui tetti impianti fotovoltaici, verde pensile (per il drenaggio dell’acqua piovana) o posti auto, non più altre coperture.

Alto Adige 3-2-10
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categoria:provincia di bolzano, ecoenergia
venerdì, 29 gennaio 2010



Comunicati della Provincia di Bolzano





È stato inaugurato il nuovo liceo pedagogico-artistico Pascoli nel quartiere Firmian. Il nuovo Pascoli è una scuola bella, accogliente e funzionale. Costituisce un salto di qualità per i nostri studenti che nella nuova scuola avranno modo di trovare tutte le condizioni per studiare e vivere la scuola al meglio. Oltre alle 31 aule normali anche aule  specialistiche per gli indirizzi artistico e scientifico-naturalistico tra cui uno spazio per discipline plastiche, un locale per laboratorio e pittura, due sale da disegno, aule informatiche ed aule di grafica. Una biblioteca, una palestra di 20 metri per 27 ed un‘aula magna con 350 posti. A disposizione anche posti macchina interrati e fuori terra. Le strutture di questa scuola sono una grande opportunità anche per il quartiere. Stiamo già pensando ad iniziative culturali da realizzare nel nuovo teatro. Il nuovo Pascoli sarà fondamentale per dare vitalità a questa zona del capoluogo.





Vicepresidente della Provincia
Assessore alla cultura e scuola in lingua italiana, edilizia abitativa

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giovedì, 21 gennaio 2010


Berger cerca l’accordo sui cartelli di montagna «Rispettiamo la legge»



 BOLZANO. Segnaletica di montagna: la Provincia è pronta a trovare un accordo con il Commissariato del governo. E a Palazzo Widmann danno per scontato che una parte di cartelli, oggi in tedesco, andrà rifatta e riportata alla versione bilingue. L’assessore Hans Berger incontrerà presto i vertici dell’Avs e «quando le idee saranno chiare ci confronteremo con il prefetto Testi».
 Assessore Berger, una soluzione andrà trovata.
 
«Dovremo concordare con il Commissariato del governo come andare avanti. Credo che con un po’ di logica riusciremo a trovare un comune punto di vista perché oggi con i toponimi siamo a livello di interpretazione. Ma chi interpreta? E si arriverà a una interpretazione condivisa?
 Cosa intende?
 
«La nostra posizione ormai è chiara. Ciò che è traducibile va tradotto, perché eroghiamo contributi e dobbiamo rispettare lo statuto, che parifica le due lingue, e la legge sui Comuni, che pure prevede il bilinguismo. Di più non c’è, perché ancora non abbiamo la legge sulla toponomastica».
 Ma qualcosa di ufficiale c’è, le cartine dell’Istituto geografico militare di Firenze, che il procuratore Rispoli ha acquisito e sono la base dei controlli sui sentieri.
 
«Non credo che quelle cartine abbiano valore di legge, ma non voglio inserirmi nel lavoro della procura. Di certo non esiste che ci siano in giro cartelli con la sola scritta “Bozen” e lo stesso vale per tutto ciò che è traducibile, come “lago di Caldaro”, per fare un altro esempio di toponimi consueti nell’uso giornaliero. Ma ci sono tanti altri nomi non traducibili. Insomma, dove ci sono leggi vano rispettate, ma sappiamo che non coprono tutto».
 Arriveranno i nuovi cartelli?
 
«Sicuramente, ma non potremo imporre nulla all’Avs nei casi in cui non ci siano stati nostri finanziamenti».
 Sull’argomento interviene Guido Margheri (Sd) autore dell’esposto in procura. Margheri ribalta le tesi di Berger: «Le carte dell’Istituto geografico militare hanno valore giuridico: altrimenti perché la procura le starebbe usando?». Respinta anche l’«assoluzione» dell’Avs quando opera in regime di volontariato. Margheri: «L’Avs deve rispettare il bilinguismo anche senza finanziamenti, perché ha una convenzione con la Provincia per la cura dei sentieri ed è concessionario di pubblico servizio». (fr.g.)


Alto Adige 21-1-10
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mercoledì, 20 gennaio 2010


Borse di studio per arginare la fuga di cervelli


La giunta provinciale per arginare la fuga di cervelli e promuovere la mobilità e lo scambio di ricercatori scientifici ha approvato un bando concorso che istituisce borse di ricerca rivolte a ricercatori altoatesini che svolgendo la loro attività all’estero vogliano rientrare a Bolzano e anche a tutti quei ricercatori stranieri che vogliano venire in Alto Adige per la loro attività. Il bando punta a sostenere ricercatori che esplichino la loro attività di ricerca scientifica sul territorio provinciale, che siano all’inizio della loro carriera o che intendano svolgere ricerche a tempo determinato presso riconosciuti organismi di ricerca scientifica fuori dall’Alto Adige. Lo scopo è anche quello di attirare in provincia ricercatori esperti, che intendano svolgere ricerche a tempo determinato presso organismi di ricerca scientifica in loco. La giunta ha messo a disposizione 500.000 euro. Per ulteriori informazioni gli interessati possono consultare il sito www.provincia.bz.it.

Alto Adige 20-1-10
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lunedì, 18 gennaio 2010



Alto Adige in tre anni persi 700 posti di lavoro




BOLZANO. Duecento aziende cancellate dal 2006. L’allarme arriva dal presidente della Cna Claudio Corrarati: «Ci serve lavoro, ma non ha senso puntare sulle grandi opere, perché questi appalti li vincono le grandi imprese da fuori». Tra le altre richieste degli artigiani, la riduzione della burocrazia, il finanziamento delle cooperative di garanzia e una maggiore fiducia nei confronti delle piccole imprese da parte delle banche. Corrarati si è detto preoccupato del calo delle imprese. «Si è accentuato con la crisi, ma in realtà parte da più lontano. Nel 2006 l’artigianato altoatesino contava 13.501 imprese, oggi sono esattamente duecento in meno. È in calo anche il numero dei dipendenti che sono passati dai 16.719 del 2006 a meno di 16 mila. Il 2009 è stato tempestato dalla crisi, mentre quelli prima sono stati dominati più dalla finanza che dal lavoro».


Alto Adige 18-1-10
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lunedì, 18 gennaio 2010

Cartelli, illegittimo il 75 per cento



TOPONOMASTICA Primi risultati dell’inchiesta della magistratura sulla presunta cancellazione dei nomi italiani ufficiali

MARIO BERTOLDI



 BOLZANO. Il 75 per cento dei cartelli installati dall’Alpenverein lungo i sentieri di montagna in Alto Adige non rispettano le disposizioni statutarie in materia di toponomastica e bilinguismo. E’ il primo risultato ufficiale del paziente lavoro di verifica affidato dalla Procura della Repubblica ai Carabinieri e alla Forestale che proprio lo scorso fine settimana hanno consegnato un dettagliato rapporto al procuratore Guido Rispoli. Si tratta, è bene precisarlo, di un risultato che fa riferimento ai toponimi o microtoponimi italiani dotati di presupposto giuridico e, di conseguenza, del requisito di «ufficialità». Questo non significa che il restante 25 per cento della cartellonistica controllata sia bilingue. Significa in realtà che non risulta realizzata in violazione delle norme sul bilinguismo o perchè la denominazione di una località nelle due lingue è stata correttamente rispettata o perchè non è stato riscontrato un presupposto giuridico di «ufficialità» per l’eventuale microtoponimo italiano eliminato. In effetti l’indagine avviata dalla magistratura è stata basata su una valutazione della cartellonistica dei sentieri di montagna su presupposti esclusivamente giuridici. Proprio per questo ad inizio inchiesta la Procura diede disposizione agli agenti della Digos di acquisire a Firenze tutta la documentazione in possesso dell’istituto geografico militare, con l’obbiettivo dichiarato del magistrato di verificare, in primo luogo, l’esistenza di una toponomastica e di una microtoponomastica ufficiale italiane in Alto Adige.
 Un iter giudiziario lungo e complesso basato sul fondamento giuridico dell’ufficialità della toponomastica italiana di montagna. Solo successivamente, cartine alla mano, sono stati effettuati gli accertamenti su tutti i sentieri mobilitando carabinieri e agenti della forestale. Ora, come detto, è stato fornito il primo dato certo importante di questa inchiesta. Il 75 per cento dei cartelli ha subìto una cancellazione arbitraria del toponimo ufficiale in lingua italiana. A questo punto come procederà la Procura?
 E’ probabile che il procuratore inizi a verificare la posizione e le responsabilità dell’amministrazione provinciale e dell’Alpenverein. Si inquadra in questa ottica, in effetti, anche la decisione del procuratore (ancora ad inizio inchiesta) di acquisire agli atti dell’indagine tutta la documentazione relativa al «Progetto sentieri Alto Adige». Si tratta di un progetto, sviluppato nell’ambito del programma Obiettivo 2 e finanziato dalla Provincia autonoma, dallo Stato e dall’Unione europea. Ovviamente la magistratura intenderà verificare come siano stati spesi i quattrini a disposizione, soprattutto in relazione alla realizzazione dei nuovi cartelli solo in lingua tedesca.

Alto Adige 18-1-10
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giovedì, 14 gennaio 2010


Serie di manuali di aiuto nell’educazione dei figli




BOLZANO. “Lettera ai genitori”: è il nome di un’iniziativa con cui la ripartizione provinciale cultura tedesca si propone di sostenere i genitori nel loro complesso compito educativo. Presentata ieri dagli assessori Sabina Kasslatter Mur (scuola e cultra tedesca) e Richard Theiner (sanità e politiche sociali), “Lettera ai genitori” è in concreto una serie di opuscoli ricchi di illustrazioni, che affrontano gli argomenti più vari, dalla psicologia alla salute, dalla puericultura al rapporto di coppia. Oltre alle tematiche riguardanti l’educazione dei figli e le relazioni in famiglia, si affrontano poi questioni di ordine giuridico e organizzativo dando, per esempio, interessanti informazioni sui sussidi finanziari. «Sono manuali d’orientamento che accompagnano i genitori nel loro impegnativo ruolo di educatori raccontando esperienze e conoscenze di altre madri, altri padri ed esperti del settore - così l’assessore Kasslatter Mur - e vogliono far comprendere, inoltre, l’importanza dei primi anni nell’intero percorso di vita di un bambino».
 Quest’iniziativa ha già una lunga tradizione in America e in Europa, come a Monaco di Baviera dove esiste da oltre 40 anni. «Credo nell’utilità di questa iniziativa - ha detto l’assessore Theiner - con la nascita di un figlio inizia una nuova fase della vita e questo progetto dà prezioso sostegno ai genitori».
 Per ora sono state elaborate tre “lettere”: la prima su gravidanza e parto, la seconda sui primi mesi di vita del bambino e la terza sul primo anno di vita. «I testi sono tratti, per lo più, da situazioni ed esempi concreti - ha detto la pedagogista Gudrun Schmid, responsabile del progetto - e mirano anche a stimolare riflessioni sulle pratiche educative».
 La prima “Lettera ai genitori” sarà a disposizione del pubblico da fine gennaio nelle strutture che offrono visite preventive in tutti gli ospedali, i distretti sanitari e gli ambulatori ginecologici. Per ulteriori informazioni si può consultare il sito Internet www.provincia.bz.it/lettereaigenitori.
m.p.

Alto Adige 14-1-10
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mercoledì, 13 gennaio 2010


Durnwalder: a scuola più scambi tra i gruppi Obiettivo bilinguismo




BOLZANO. Una scuola italiana autonoma nelle scelte spicciole ma fortemente indirizzata dalla Provincia verso il bilinguismo, anzi, verso il trilinguismo. E una maggiore collaborazione fra istituti italiani e tedeschi. Sono le due direttive annunciate dal presidente della Provincia Luis Durnwalder alla nuova sovrintendente scolastica.
 Nominata nell’ottobre scorso alla successione di Bruna Rauzi, Nicoletta Minnei ieri ha incontrato il presidente Durnwalder assieme all’assessore alla scuola italiana Christian Tommasini. Al centro dell’incontro c’è stato lo sviluppo della politica scolastica a cominciare dall’insegnamento delle lingue: «Dobbiamo trovare nelle scuole mezzi e strade nella metodologia e nel sistema di lavoro che abbiano come sbocco naturale, al termine del percorso scolastico, la formazione di uno studente il più possibile bilingue o addirittura trilingue», ha sottolineato Durnwalder. Il presidente ha anche ricordato che la giunta provinciale imposta le direttive per la politica scolastica dei tre gruppi, «e all’interno di queste direttive le scuole possono e devono muoversi in modo autonomo, cercando la forma di organizzazione più efficiente per poter raggiungere gli obiettivi che si pongono e assolvere i compiti a cui sono chiamate».
 Nel colloquio con la nuova sovrintendente Durnwalder ha inoltre ribadito l’auspicio di vedere intensificato il rapporto di buona collaborazione delle scuole oltre i confini linguistici.
 Altro aspetto dell’incontro con Minnei e Tommasini è stata l’applicazione della riforma scolastica statale nelle scuole superiori: «Il nostro sistema scolastico, basato sulla diversità linguistica e una differente organizzazione della formazione professionale, non è paragonabile a quello statale - ha detto il presidente Durnwalder - pertanto si tratta ora di individuare una strada adeguata, modellata sulle esigenze e le particolarità dell’Alto Adige, per concretizzare i principi della riforma che lo Stato imposterà prossimamente».
 Sull’argomento c’è da registrare una presa di posizione da parte del segretario Pd Antonio Frena: «Sulla scuola il Pd dell’Alto Adige fa scuola anche in Trentino, dove i sindacati chiedono di bloccare di un anno l’applicazione della riforma Gelmini, così come avvenuto a Bolzano su proposta del nostro partito». Frena aggiugne: «La fretta nell’applicare la riforma della scuola superiore da parte della Gelmini è dovuta ai tagli imposti dal ministro Tremonti. Tagli che riducono insegnanti e numero di ore, ai danni della formazione dei ragazzi. La proposta del Pd, portata avanti dall’assessore Tommasini e approvata dalla giunta, si è fatta interprete dei problemi della gente e della funzione formativa a cui è chiamata la scuola. Una scelta che ha risposto alle richieste di insegnanti e studenti, che ha accolto il favore dei sindacati altoatesini e che ora raccoglie consensi anche in Trentino. Il Pd si impegnerà in Altro Adige a mettere in campo una riforma organica che, al contrario di quella della Gelmini, sia orientata alla qualità e non al risparmio». (da.pa)


Alto Adige 13-1-10
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martedì, 12 gennaio 2010


Contributi per la casa la Provincia allarga le fasce di reddito




 BOLZANO. Puntuali, come ogni anno, sono arrivati i ritocchi al reddito per ottenere le agevolazioni per la costruzione, l’acquisto e la ristrutturazione della prima casa e per avere un alloggio in affitto dall’Istituto per l’edilizia agevolata (Ipes). I nuovi limiti decisi dalla giunta provinciale - su pressione dell’assessore Christian Tommasini - per accedere alle agevolazioni sono di 20.100 euro per la prima fascia di reddito, di 27.100 per la seconda, di 32.500 per la terza, di 38.900 per la quarta e di 50.200 per la quinta fascia. Due le novità importanti: l’applicazione di una nuova quota di detrazione per il coniuge (di 11.100 euro) e per il primo figlio a carico di nuclei monoparentali (di 7.600 euro).
 Nel periodo compreso fra settembre 2008 e 2009 l’Astat (Istituto provinciale di statistica) ha rilevato un aumento del costo della vita pari allo 0,3%. E la giunta - che in base alla legge provinciale sull’edilizia abitativa ha stilato la lista con i nuovi limiti - ricorda che gli importi ritoccati scattano per i redditi percepiti nel corso del 2009 e quindi per le domande che saranno presentate dal primo maggio 2010 al 30 aprile dell’anno prossimo.
 Ritoccate anche le fasce di reddito che servono per assegnare i punti alle singole “condizioni economiche” oltre alla cosiddetta “quota esente”.
 Per quel che riguarda, invece, i punti assegnati alle singole fasce di reddito ricordiamo che per avere il punteggio massimo di 10 punti si deve avere un reddito che arriva fino a 20.100 euro, mentre porta a casa solo 1 punto (punteggio minimo) chi ha un reddito compreso fra 44.500 e 50.200 euro.
 Il nuovo limite per l’assegnazione di abitazioni in affitto dall’Istituto per l’edilizia sociale è poi di 15.000 euro (salito solo di poche centinaia di euro rispetto al 2009).
 Per quel che riguarda invece le condizioni economiche necessarie per ottenere un alloggio Ipes in affitto vediamo che bastano fino a 6.200 euro per spuntare il punteggio massimo (10 punti) mentre chi ha un reddito che oscilla tra i 14.000 ed i 15.000 euro ottiene il punteggio minimo di 1 punto.
 Sempre la giunta ricorda poi che viene applicata una nuova quota di detrazione dal reddito per il coniuge (pari a 11.100 euro) mentre restano invariate le quote di detrazione per i figli a carico, ovvero di 4.000 euro per il primo figlio, di 4.500 per il secondo e di 5.400 per il terzo ed ogni ulteriore figlio a carico.
 Nuova è, invece, la quota di detrazione per il primo figlio a carico di nuclei monoparentali che arriva a 7.600 euro. La quota esente per il patrimonio immobiliare dei genitori, suoceri o figli è aumentata a 747 euro e viene applicata per le domande che saranno presentate dal primo maggio di quest’anno al 30 aprile dell’anno prossimo. La giunta ricorda infine che gli alloggi disponibili per essere affittati vengono assegnati in base alla graduatoria corrente (seguendo il punteggio) oppure “fuori graduatoria” (nel caso di sfratto giudiziario e inabitabilità per motivi di sicurezza pubblica).


Alto Adige 12-1-10
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sabato, 09 gennaio 2010


Mobilità, decide tutto la Provincia



BOLZANO. Una città liberata dal traffico dei pendolari, con le auto da fuori convogliate lungo un sistema di circonvallazioni in galleria e il traffico interno poggiato sulla rete ciclabile ma soprattutto sul trasporto pubblico, con tanto di tram cittadino e collegamento per l’Oltradige. È il «Pum» (piano urbano della mobilità) riassunto in poche righe. In commissione traffico la discussione inizierà martedì prossimo, con un grande interrogativo legato ad una specificazione fatta nell’ultima delle 36 pagine del documento, quella che contiene il cronoprogramma degli interventi più importante. «È evidente - vi si legge - che il programma per l’attuazione degli interventi dipende dalle risorse finanziarie disponibili. Le grandi infrastrutture - tramvia e varianti stradali - potranno solo essere realizzate con un sostanziale supporto da parte della Provincia».
 La situazione attuale. In città ogni giorno circolano circa 150 mila veicoli (il 14% sono mezzi pesanti). Di questi, ben 90 mila entrano ed escono. La situazione è comunque sotto controllo grazie al fatto che i bolzanini usano poco l’auto: ogni abitante si sposta in media 3,5 volte al giorno. Solo il 27,2% lo fa in macchina, mentre il 29,5% va a piedi, il 29% in bici, il 7,6% coi trasporti pubblici e il 6,7% in moto.
 Stop alle auto da fuori. Il vero problema diventa quindi il traffico che viene da fuori. Come fare per ridurlo? Il Pum propone una serie di interventi da realizzare fino al 2020. Per evitare l’ingresso delle auto in città, è previsto il completamento della circonvallazione - che oggi conta sulla sola arginale - con le due varianti: quella est (galleria sotto a Monte Tondo per il traffico che arriva dalla val Sarentina) e quella sud (variante Ss12, per il traffico che arriva da Laives e San Giacomo). Previsti anche parcheggi di interscambio (quattro in tutto: oltre a quello al casello di Bolzano Sud, presso le due funivie di San Genesio e del Colle e a Popnte Adige), tre nuovi parcheggi pubblici per complessivi 850 posti ed una serie di nuovi parcheggi residenziali (sono 13, per 1.200 posti complessivi).
 La rotaia. Limitare le auto comporta la necessità di offrire delle valide alternative. Sarà completata la rete delle piste ciclabili, ma la sfida si gioca tutta sulla rotaia. Il Pum prevede il tram per l’Oltradige (capolinea presso la funivia del Renon, bacino d’utenza di 30 mila persone) e il tram cittadino (da Casanova alla stazione ferroviaria, bacino di 50 mila utenti), ma anche il potenziamento del servizio urbano sulle linee ferroviarie con fermate a Casanova, San Giacomo, al cimitero e a Oltrisarco. Altre infrastrutture sono la nuova funivia per San Genesio, l’ascensore inclinato ad Aslago e il collegamento verso l’ospedale, sempre in tram. Teoricamente tutto è realizzabile entro dieci anni, a patto che qualcuno paghi. Insomma, tutto dipende da quanto la Provincia aprirà i cordoni della borsa. (mi.m.)


Alto Adige 9-1-10
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martedì, 29 dicembre 2009


Widmann: autogol di Trenitalia




BOLZANO. «Un clamoroso autogol di Trenitalia che non colpisce solo la Provincia di Bolzano, ma anche migliaia di famiglie, studenti, lavoratori, turisti ed anziani». Alle proteste degli altoatesini per la soppressione del collegamento con Roma, si sono aggiunte in questi giorni quelle dei turisti esasperati che minacciano di scegliere altre mete, di qua la nuova dura presa di posizione dell’assessore provinciale ai trasporti Thomas Widmann. Intanto il presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder annuncia: «Ci saranno nuove trattative con Trenitalia».
 «L’obiettivo - prosegue il presidente della giunta provinciale - è quello di ripristinare al più presto il collegamento per Roma che è stato soppresso senza che la Provincia debba pagare. Si tratta di un servizio pubblico che deve essere garantito. Spetta a Trenitalia assicurare una linea tra il nord e il sud dell’Italia». Secondo l’assessore Widmann, “già solo il malessere e il disappunto espresso dai viaggiatori durante il periodo natalizio dovrebbero spingere i vertici di Trenitalia ad aprire una seria riflessione, e a riattivare al più presto i convogli soppressi lungo l’asse nord-sud”. Spostando il discorso sul piano dell’economia locale, Widmann sottolinea come una rete di collegamenti ferroviari extraregionali di buon livello rappresenti una delle infrastrutture irrinunciabili per un sistema economico moderno e competitivo, alla pari di una rete stradale capillare e sicura e di un aeroporto di medie dimensioni.
 «Quello che dovevamo fare a livello locale è stato fatto - prosegue l’assessore alla mobilità - e la Provincia, per quanto di sua competenza, continuerà a muoversi nella stessa direzione anche in futuro. Ma non possono certo essere addebitate a noi le carenze dei collegamenti ferroviari nazionali e internazionali, tanto più che ci è stato negato ogni diritto di parola in questo settore». Il riferimento di Widmann è alle numerose richieste di intervento avanzate nei mesi scorsi dall’assessorato provinciale alla mobilità. «Abbiamo cercato di far capire a Roma l’importanza delle tratte a lunga percorrenza non solo per l’Alto Adige - sottolinea Widmann - ma anche per le regioni circostanti, chiedendo a più riprese almeno il mantenimento dei collegamenti esistenti. Ma le nostre proposte non sono state considerate». Per quanto riguarda il futuro, Widmann ribadisce che la Provincia, assieme alle regioni confinanti, farà di tutto per garantire dei collegamenti su rotaia accettabili con il resto d’Italia e d’Europa. “Con o senza Trenitalia - conclude - visto che abbiamo già aperto un confronto con Öbb, Db e Ferrovie Nord per trovare a breve termine una soluzione che possa soddisfare i passeggeri altoatesini e quelli che pensano di raggiungere in treno la nostra provincia”.

Elogi al treno austro-tedesco 

BOLZANO. Mentre a Bolzano continuano le proteste nei confronti di Trenitalia, nel resto del Belpaese suscita interesse il nuovo servizio offerto da ferrovie tedesche, austriache e Ferrovie Nord Milano. Ieri ne ha parlato anche il sito internet di Repubblica in un articolo titolato «Il treno austro-tedesco che sfida il monopolio Trenitalia». Tra i problemi segnalati c’è quello della scarsa informazione su biglietti e orari, perché nelle stazioni il personale di Trenitalia si rifiuta di darle, mentre tra i pregi si sottolinea l’efficienza austro-tedesca, anche durante i giorni del disastro provocato dalla neve. Mentre i treni delle Ferrovie italiane, compresi quelli dell’alta velocità, arrancavano, un solo Eurocity in partenza da Milano è stato cancellato con i passeggeri che però sono stati tutti portati a Verona in pullman e da lì imbarcati per Monaco.

Alto Adige 29-12-09
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domenica, 27 dicembre 2009


«Parcheggio ospedale, la Provincia sbaglia»



BOLZANO. Pioggia di critiche sulla giunta provinciale dopo la decisione di mantenere invariato il costo orario del parcheggio dell’ospedale (1,20 euro), il cui acquisto da Hospital Parking è stato deciso nei giorni scorsi per 4,3 milioni di euro.
 «La giunta - ha detto Toni Serafini, segretario della Uil - prima ha sbagliato nella scelta dell’appalto per un parcheggio di servizio all’ospedale, in quanto proprio per la sua funzione, non può certo dare utili. Ora dove aver, giustamente, acquistato il parcheggio, la Giunta ha deciso lasciare la tariffa orario a euro 1,20, salvo alcune esenzioni decise dalla Asl. La Provincia non può risparmiare sulla pelle degli utenti più deboli, pertanto ribadiamo la richiesta di ridurre la tariffa oraria a 0.50 Euro».
 «La vicenda del parcheggio dell’Ospedale si è conclusa nel modo peggiore - tuona il consigliere comunale Guido Margheri - i costi degli errori della provincia relativi all’appalto (project financing) che non ha tenuto conto della funzione di servizio del parcheggio e dell’impossibilità per una struttura del genere di produrre utili, ricadono dunque sui cittadini senza peraltro che i responsabili di questo grave errore siano stati rimossi. Ai costi per l’acquisto del parcheggio, si somma la decisione della Giunta Provinciale di lasciare la tariffa oraria a 1 euro e 20. I cittadini che devono recarsi all’ospedale per ragioni serie e non certo di piacere, pagano, dunque, due volte gli errori della Giunta Provinciale».


Alto Adige 27-12-09
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giovedì, 24 dicembre 2009


«L’Euregio sarà un esempio per tutta l’Ue»




BOLZANO. L’Euroregione ha la sua sede a Bolzano. E’ stato inaugurato ieri l’ufficio dell’Euregio voluto dalle giunte provinciali di Bolzano e Trento e del Land Tirolo. Hanno partecipato i tre presidenti Luis Durnwalder, Lorenzo Dellai e Günther Platter. L’impegno politico risale alla seduta congiunta delle tre giunte a Innsbruck il 15 ottobre 2009. Si chiude così l’anno hoferiano, ricorda Durnwalder, «in cui non abbiamo pensato solo nostalgicamente agli eroi del passato, ma abbiamo voluto valorizzare la nostra storia comune, guardando all’Europa. Quella dell’Eurac dovrà essere una sede operativa per sviluppare i progetti di collaborazione transfrontaliera. Durnwalder: «Ci iscriveremo al registro degli enti di diritto pubblico». Dellai, ringraziato da Durnwalder («Lorenzo non guarda solo verso sud»), annuncia: «Dopo tante parole sull’Euregio possiamo costituire una regione europea con dignità politica e istituzionale». Platter anticipa: «Vogliamo diventare un punto di riferimento nell’Unione europea, che darà sempre più peso alle regioni». Per ritrovare una cultura comune, aggiunge Dellai, «l’ufficio dovrà coinvolgere anche i cittadini e il mondo dell’economia, non dovrà avere solo le Province come referenti». Scelti tre funzionari con formazione giuridico-economica: la coordinatrice Birgit Oberkofler Berger (indicata dalla Provincia di Bolzano), Matthias Fink (Tirolo), Elena Alberti (Trento)

Alto Adige 24-12-09

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martedì, 22 dicembre 2009


Certificati linguistici, nuove regole




BOLZANO. Il rilascio presso il tribunale dei certificati di appartanenza al gruppo linguistico non dovrà più essere richiesto direttamente dall’interessato ma anche da un incaricato munito di delega rilasciata dall’autore della dichiarazione. Lo ha comunicato, con un comunicato ufficiale, lo stesso tribunale di Bolzano. Il delegato della persona interessata dovrà presentare la domanda compilata e sottoscritta dall’interessato dell’autore della dichiarazione, la delega da lui rilasciata al delegato debitamente sottoscritta ed una copia di un valido documento di riconoscimento del richiedente autore della dichiarazione. Il delegato dovrà anche presentare copia di un proprio documento di identità valido ed eventualmente esibire l’originale del documento ai fini dell’identificazione. La consegna del certificato al delegato avverrà in busta chiusa.


Alto Adige 22-12-09
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domenica, 20 dicembre 2009


TRASPORTO PUBBLICO : Arriva la carta magnetica




BOLZANO. Un’unica carta magnetica sostituirà la carta valore e l’abbonamento nel servizio di trasporto pubblico locale: il nuovo sistema Contactless renderà ancora più facile e flessibile viaggiare in autobus o in treno in tutto l’Alto Adige. L’autorizzazione ad indire la gara per la fornitura di nuovi e moderni sistemi di convalida dei documenti di viaggi nel trasporto pubblico locale verrà esaminata dalla giunta provinciale nella seduta di domani: la spesa prevista è di circa 2,6 milioni euro, quasi la metà (1,2 milioni) finanziati dall’Ue. “Il sistema di carta magnetica, il cosiddetto contactless, verrà esteso nei prossimi anni a tutto il territorio provinciale e aprirà un nuovo capitolo del settore mobilità in Alto Adige”, sottolinea l’assessore Thomas Widmann. Stop alle diverse carte valore, con la coda davanti alle biglietterie o al distributore automatico: un’unica carta magnetica integra le diverse opzioni della tariffa, che ad ogni corsa viene automaticamente scalata dal valore iniziale della carta.

Alto Adige 20-12-09
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martedì, 15 dicembre 2009


Cubatura e incentivi a chi costruisce edifici CasaClima



BOLZANO. Obiettivo emissioni zero (o quasi) e autarchia energetica da fonti rinnovabili. Così l’Alto Adige si prepara alla sfida ambientale dopo il vertice di Copenhagen. Si punterà sull’efficienza energetica nell’edilizia accelerando l’introduzione degli standard CasaClima e sulla promozione di fonti alternative come il fotovoltaico. Lo ha deciso ieri la giunta provinciale, che nella clausura del 7 gennaio prossimo definirà le misure in dettaglio. Ne sono previste una trentina: la novità più importante è l’obbligo della certificazione CasaClima B per tutti i nuovi edifici a partire da giugno.
 Dopo il vertice di Copenhagen della scorsa settimana, ieri la giunta provinciale ha dedicato gran parte della sua seduta alle misure per ridurre le emissioni di Co2. I due grandi obiettivi li ha elencati ieri il presidente Luis Durnwalder: «Vogliamo ridurre le emissioni di anidride carbonica dalle attuali 5,3 tonnellate annue per cittadino a 4 tonnellate entro il 2020 e a meno di due entro il 2050. Inoltre intendiamo arrivare a produrre il 75% della nostra energia da fonti rinnovabili entro il 2013 e il 100% entro il 2020». Oggi il 56% dell’energia non è di fonte fossile.
 Per raggiungere questi due traguardi, la giunta su proposta dell’assessore all’ambiente Michl Laimer ha pensato ad un pacchetto di una trentina di misure che sarà definito più in dettaglio nella seduta di clausura del 7 e 8 gennaio prossimo.
 I punti chiave riguardano in particolare l’edilizia: da giugno i nuovi edifici dovranno rispettare come minimo gli standard CasaClima B (pari a un consumo annuo di 5 litri di gasolio al metro quadrato, mentre oggi basta il C, che prevede il consumo di 7 litri) e i premi di cubatura saranno assegnati solo a chi costruisce edifici CasaClima B+ oppure A (consumo annuo di 3 litri di gasolio per metro quadrato). Quest’ultimo standard diventerà obbligatorio a partire dal 2015. Per gli edifici già esistenti, ci saranno bonus di cubatura per chi migliora l’efficienza energetica. Se il risanamento porterà a uno standard energetico pari almeno al CasaClima C, il bonus di cubatura sarà di 200 metri, mentre chi risana un appartamento all’interno di un condominio potrà recuperare la veranda.
 Saranno inoltre coperti con pannelli fotovoltaici i tetti degli edifici pubblici: «Ci sono a disposizione 20 ettari, ora valuteremo come muoverci», ha detto Durnwalder. Lo stesso vale per gli edifici in zona produttiva e per le cooperative frutticole.
 Dai ricavi derivanti dalle centrali elettriche arriveranno i fondi per finanziare progetti di miglioramento ambientale come il tram verso l’Oltradige. Sempre in tema di mobilità, presso ospedali, fiere e scuole saranno installati delle colonnine per la ricarica di motorini elettrici. Si punterà anche sulla ricerca (in particolare si svilupperà il “corridoio verde” lungo il Brennero).
 Novità anche per la tassa automobilistica: in futuro chi più inquina, più paga. Premiati invece i veicoli ecologici. (mi.m.)

Alto Adige 15-12-09
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martedì, 08 dicembre 2009


Da Ae e Seab bollette anche per servizi non fruiti




BOLZANO. Prezzi e tariffe sono da sempre croce (e certamente mai “delizia”) dei cittadini utenti. In senso più lato dei consumatori. E riuscire a districarsi nella giungla delle tariffe e delle bollette che quotidianamente arrivano a casa (accompagnate da “spiegazioni” fitte di parole e di articoli che dovrebbero renderle “trasparenti”) è sempre più difficile. Se non impresa impossibile. Una cosa è certa: alla fine il cittadino deve pagare. E, se non sta attento, anche più del dovuto. Un esempio. Fornitura di gas da parte dei Ae Azienda energetica spa. Poco importa se siete stati all’estero, o in vacanza dalla zia d’America o semplicemente ricoverato in ospedale e non avete consumato una sola fiammella di gas. Non si tratta di grandi cifre, beninteso, ma di cifre che, una assommata all’altra, fanno un bel gruzzolo. Può arrivare, ad esempio, una bolletta di circa 20 euro per una “fornitura” (anche se mai utilizzata), gravata da oltre 14 euro di imposte varie (Iva, ecc). Indicato è anche il consumo del periodo di riferimento. Se vi aspettate uno zero vi sbagliate. Vi viene calcolato un consumo stimato sulla media di periodi precedenti. Ma il più bello è che il consumo “attuale” (quello inesistente) - come compare da un grafico sul retro - risulta addirittura superiore a quello medio degli “ultimi 12 mesi”.
 Analogo ragionamento accade per le fatture relative alla Tariffa rifiuti emesse dalla Seab. Anche in questo caso - malgrado per mesi non producete una sola cartaccia da buttare (perchè assenti da casa) - dovete pagare ugualmente. Solo che in questo caso la “quota variabile” è di importo ben superiore e vi trovate sic et simpliciter delle bollette bimestrali da oltre 70 euro come la pioggia che cade dal cielo. Senza avere l’ombrello. (p.m.)

Alto Adige 8-12-09
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lunedì, 07 dicembre 2009


Addio treno diretto per Roma, è ufficiale Società estera: giallo

giallo del treno


Consorzio lombardo tedesco e austriaco annuncia l’ingresso


FRANCESCA GONZATO


 BOLZANO. Ormai è certo: dal 13 dicembre sparirà l’ultimo treno Eurostar diretto Bolzano-Roma e Roma-Bolzano. L’assessore Thomas Widmann ormai esclude sorprese: «Non possiamo accettare la richiesta di Trenitalia che Bolzano e Trento finanzino un’andata giornaliera per Roma con 1,2 milioni». Ma c’è un giallo: il consorzio delle Ferrovie Nord Milano con le ferrovie tedesche (Db) e austriache (Öbb) ha annunciato il collegamento Monaco-Bologna.

 Widmann presenterà mercoledì l’orario ferroviario invernale, ma non ci sono più margini per l’Eurostar superstite di collegamento con Roma andata e ritorno. Widmann conferma il no della Provincia alla proposta di Trenitalia, «che chiede 1,2 milioni a noi e Trento per assicurare una andata giornaliera diretta a Roma: primo, non possiamo permetterci di creare questo precedente. Secondo, la proposta di Trenitalia non è appetibile, visto che il viaggio durerebbe oltre 5 ore, tempi non più accettabili. Già oggi cambiando a Verona si arriva a Roma entro le quattro ore e mezza».
 L’orario invernale non è ancora stato presentato ufficialmente, ma il sito di Trenitalia già ora garantisce le prenotazioni on-line dal 13 dicembre in poi e non ci sono dubbi: se oggi c’è l’Eurostar per Roma da Bolzano alle 16.06 (5,53 ore di percorrenza), da metà mese in poi l’orario sul sito non offre alcun collegamento diretto. Si dovrà raggiungere Verona o Bologna con un regionale e lì salire sui nuovi treni dell’alta velocità Frecciarossa e Frecciargento, che abbatteranno i tempi. Un solo esempio: partendo da Bolzano alle 16.31 si salirà sul Frecciargento a Verona e Roma verrà raggiunta con un viaggio totale di 5,24 ore: alza la media il percorso Bolzano-Verona, perché poi da Verona a Roma serviranno soltanto 3 ore.

 Quando Widmann sostiene che le offerte di Trenitalia non sono così appetibili fa entrare in campo «la possibilità di lavorare sulle proposte estere». Qui sì che potrebbero esserci novità nelle prossime ore. Così l’assessore: «Si è creata una collaborazione tra Ferrovie Nord Milano (Fnm), Db e Öbb che avrebbero acquistato la possibilità di viaggiare sulla tratta Monaco-Verona-Bologna dal 13 dicembre con quattro copie giornaliere: agganciandosi all’alta velocità garantirebbero Bolzano-Roma in quattro ore». La Db, le ferrovie tedesche, hanno dato l’annuncio in ottobre. «L’asse Milano-Bologna-Verona-Bolzano-Innsbruck-Monaco dal 13 dicembre sarà servita dai treni operanti in collaborazione tra Db, Öbb e Fnm», Ma Widmann fa sapere: «Non so se riusciranno a partire, forse Trenitalia sta in qualche modo cercando di ostacolare l’operazione. Attendo novità da un momento all’altro». Altra possibilità, in aprile Trenitalia potrebbe organizzare due Intercity al giorno per Roma. Widmann: «Abbiamo il timore che questo potrebbe avere ripercussioni sul nostro cadenzamento».

Alto Adige 7-12-09
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sabato, 05 dicembre 2009


Berger a sostegno degli apicoltori



 Il 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, è dedicato al miele e agli apicoltori. L’assessore provinciale all’agricoltura Hans Berger approfitta dell’occasione per ricordare l’importanza delle api nel ciclo naturale e dell’attività dell’apicoltore. «Proprio per la loro funzione, sosteniamo i 3100 apicoltori altoatesini nelle iniziative di formazione e aggiornamento», sottolinea Berger. Sono circa 35.700 gli apiari in Alto Adige, con una media di una dozzina per apicoltore.

La Ripartizione provinciale formazione professionale agricola ha realizzato il progetto della valigia del miele: le singole scuole possono richiedere in prestito una valigia al cui interno si trova il materiale didattico.

Alo Adige 5-12-09
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venerdì, 04 dicembre 2009


Dall’Europa 70 milioni per l’ambiente




BOLZANO. Prosegue il programma quinquennale del Fondo europeo di sviluppo regionale in Provincia di Bolzano. In Alto Adige, infatti, risulta già impegnato il 34% dei fondi messi a disposizione (oltre 70 milioni di euro), per un totale di 25.600.000 euro. Tra i progetti migliori quelli legati alla prevenzione dei rischi naturali e quello relativo alla diffusione della banda larga. Il programma “Competitività regionale ed occupazione” del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) 2007-2013 punta ad elevare il livello della spesa in ricerca e sviluppo e il tasso di innovazione del sistema produttivo locale, favorire lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, promuovere lo sviluppo di sistemi di trasporto pulito nelle aree urbane e accrescere la sicurezza del territorio, con particolare riferimento al rischio idrogeologico. Tre le priorità strategiche da perseguire: competitività del sistema economico, sostenibilità ambientale e prevenzione dei rischi naturali.
 Il programma comunitario prevede una dotazione di 74 milioni di euro, e, dopo meno di due anni dalla sua entrata in funzione, in Alto Adige risulta già impegnato il 34% dei fondi, pari a 25,6 milioni di euro. Nei primi mesi del 2010 verrà pubblicato il terzo bando, che sarà però limitato ai programmi presentati dagli enti pubblici locali.
 Il il direttore della Ripartizione opere idrauliche Rudolf Pollinger ha illustrato, nello specifico, i progetti portati avanti dalla Provincia grazie al contributo del Fesr. «L’Alto Adige - ha spiegato - è una regione alpina con pochi spazi fisici di sviluppo e una forte espansione urbanistica che necessitano di molti interventi di prevenzione». In totale sono stati pressochè completati 12 singoli progetti, per un investimento complessivo di 7,7 milioni».

Alto Adige 4-12-09
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categoria:ambiente, provincia di bolzano
martedì, 01 dicembre 2009


A rischio l’unico treno per Roma


l'unico

BOLZANO. La Provincia non pagherà per il mantenimento del collegamento ferroviario con Roma. «Sarebbe un precedente pericoloso, a quel punto Trenitalia potrebbe chiedere contributi per tutte le tratte», dice Durnwalder. A meno di clamorosi ripensamenti, dunque, dal 13 dicembre sparirà l’ultima coppia di treni tra Bolzano e la capitale. Ma i dissapori tra Provincia e Trenitalia non finiscono qui: a causa degli aumenti imposti dalle Ferrovie italiane, la Deutsche Bahn minaccia di non garantire più il trasporto auto su rotaia dalle città tedesche: oggi il servizio viene utilizzato da 50 mila persone all’anno.
 I rapporti tra la Provincia e Trenitalia sono sempre più tesi. Prima le proteste dell’assessore alla mobilità Thomas Widmann per la sovrapposizione tra i nuovi Eurocity e i treni locali («ancora non abbiamo avuto risposte in merito», fanno sapere dall’assessorato, dove si attendono indicazioni da Roma per definire gli orari), poi la polemica sul Bolzano-Roma. Fino a due anni fa erano due le coppie di treni che garantivano il collegamento. Lo scorso dicembre Trenitalia ne ha soppresso uno, mantenendo solo il collegamento del pomeriggio. Col 13 dicembre, giorno in cui entrerà in vigore l’orario invernale, sparirà anche quello. «A meno che - era stata la richiesta di Trenitalia - le due Province non contribuiscano». Almeno 1,5 milioni di euro, per garantire almeno un treno verso Roma. Se Trento fin da subito è parsa possibilista, la Provincia di Bolzano risponde con un secco no. «Le Ferrovie - dice Durnwalder - forniscono un servizio pubblico e questo significa anche accettare di mantenere in vita collegamenti che non sono in attivo. In ogni caso la Provincia non pagherà nulla per il collegamento. Sarebbe un precedente pericoloso, perché a quel punto Trenitalia potrebbe chiederci un contributo per tutte le tratte». E se Trento invece decidesse di pagare? «Non so, magari il treno partirà da Trento», risponde il presidente.
 Le doglianze nei confronti di Trenitalia intanto si arricchiscono di un nuovo capitolo. «La giunta - spiega Durnwalder - mi ha incaricato di avviare una trattativa con le Ferrovie per trovare una soluzione in merito al trasporto combinato di vetture e persone tra Amburgo e Verona. Trenitalia ha deciso aumenti tra il 17% e il 31% e la Deutsche Bahn, le ferrovie tedesche, ci hanno comunicato che a queste condizioni non intendono più garantire il servizio. Sarebbe una grave perdita per l’Alto Adige e non solo: ogni anno, infatti, attraverso questo servizio arrivano in Italia 22 mila auto per un totale di circa 50 mila turisti». (mi.m.)

Alto Adige 1-12-09
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martedì, 01 dicembre 2009


La Provincia si prende il fisco

acchiappa fisco

Più autonomia sui tributi locali. Poste, Rai, ammortizzatori sociali: Bolzano paga i servizi aggiuntivi

MIRCO MARCHIODI


BOLZANO. Una perdita di cento milioni, più altri cento milioni per finanziare le nuove competenze. L’accordo sul federalismo fiscale firmato ieri a Milano con il governo «è un buon compromesso», commenta Durnwalder, che si porta a casa anche l’autonomia in materia di fisco locale.
 Tutti soddisfatti ieri all’uscita dalla prefettura di Milano, dove i ministri Giulio Tremonti (economia) e Roberto Calderoli (semplificazione normativa) hanno firmato l’accordo sul federalismo fiscale assieme ai due presidenti delle Province di Bolzano Luis Durnwalder e di Trento Lorenzo Dellai (presente anche il presidente della commissione dei Dodici Mario Malossini). Calderoli parla di «accordo storico», Durnwalder si limita a definirlo «un buon compromesso», per Palazzo Chigi è «un’intesa soddisfacente». Alla fine in termini monetari ci guadagna lo Stato, ma Trento e Bolzano si portano a casa maggiori competenze.
 L’accordo finanziario. Per Durnwalder uno degli aspetti più positivi è la sicurezza relativa alle entrate. In futuro non ci saranno più le estenuanti trattative annuali con il governo, ma i trasferimenti saranno fissati in base a regole precise. Eccole: la Provincia perde la somma sostitutiva dell’Iva sulle importazioni (337 milioni), la quota variabile (301 milioni) e i contributi relativi alle leggi di settore (poco più di 60 milioni) per minori entrate complessive di 702 milioni. In compenso lo Stato metterà a disposizione i fondi per le competenze delegate (250 per la scuola, 50 milioni per altre funzioni come la motorizzazione e gli archivi) e soprattutto garantirà alle due Province i nove decimi di tutte le imposte, comprese l’Ires e l’imposta sui giochi per un maggior incasso di 300 milioni. Fatti due conti, la differenza negativa è di circa 100 milioni all’anno, che però saranno compensati dalla rata annuale che Roma pagherà ogni anno per ripagare il debito di 2,2 miliardi per gli arretrati accumulati tra il 2000 e il 2005. «In questo modo - afferma Durnwalder - il nostro bilancio resterà più o meno lo stesso anche per i prossimi anni e continuerà ad aggirarsi sui 5 miliardi».
 Le competenze. Ai cento milioni di minori entrate, vanno aggiunti altri cento milioni che la Provincia metterà a disposizione per gestire le nuove competenze: il servizio di distribuzione delle Poste, un aumento dei programmi della Rai tedesca e ladina, una gestione autonoma degli ammortizzatori sociali, le attività di università e conservatorio. Sarà creato anche un fondo speciale per i Comuni confinanti delle Province di Sondrio e Belluno.
 Il fisco. Un ulteriore elemento qualificante dell’accordo tra Stato e Province è la possibilità per la Provincia di istituire nuovi tributi locali nelle materie di propria competenza. Per quanto riguarda invece i tributi locali istituiti con legge dello Stato, la Provincia potrà consentire agli enti locali di modificare le aliquote e di introdurre agevolazioni, esenzioni e deduzioni. «In pratica - spiega Durnwalder - ogni volta che da parte dello Stato è prevista una forbice tra un’aliquota minima e una massima, la Provincia potrà decidere di scendere sotto quella minima, ma non di superare quella massima».
 I prossimi passi. L’accordo firmato ieri dovrà essere inserito nella legge finanziaria dello Stato. Successivamente le commissioni dei Sei e dei Dodici dovranno preparare le relative norme di attuazione dello Statuto.

Alto Adige 1-12-09
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categoria:provincia di bolzano
venerdì, 27 novembre 2009


«CasaClima, certificazione troppo cara»



BOLZANO. Chiedere 660 euro per la certificazione CasaClima è eccessivo. Lo afferma il Centro tutela consumtori utenti, che punta il dito contro l’Agenzia che rilascia le certificazioni: «Risulta incomprensibile come un’agenzia di emanazioni pubblica - si legge in una nota - e completamente in mano alla Provincia, che di per sè dovrebbe lavorare senza finalità di lucro, possa richiedere al consumatore una somma così elevata. Uno studio tecnico richiede per l’intera procedura - un’attività ben più ampia e consistente - circa 700 euro».
 «Un altro aspetto che i consumatori hanno lamentato - si legge ancora - riguarda gli oneri burocratici connessi alla certificazione di un edificio preesistente. Oggi è necessario digitalizzare tutte le mappe, con un ingente onere economico a carico delle famiglie».

Alto Adige 27-11-09
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giovedì, 26 novembre 2009


Asilo a rischio stop «La Provincia pronta a venire in aiuto»


 LAIVES. La Provincia è pronta a intervenire per fare sopravvivere l’asilo nido interaziendale alla Röchling - mentre è molto più complesso un aiuto da parte del Comune - ma bisognerebbe capire bene quali motivi hanno provocato il crollo di iscritti e il conseguente rischio di chiusura. Il giorno dopo la notizia del possibile stop del servizio, sono molte le reazioni da parte di tecnici e politici. In effetti oggi i bimbi iscritti sono sei, e altri sei potrebbero arrivare da Ora, ma si tratta di una cifra troppo bassa per tenere in piedi il servizio: e se le cose non cambiano, col 31 dicembre si scriverà la parola fine per quello che è stato il primo esempio di microstruttura interaziendale in provincia (insieme alla Fiera di Bolzano e a un’iniziativa simile a Bressanone). Barbara Repetto, assessora provinciale al lavoro, dice che la Provincia «farà il possibile» per fare proseguire il servizio: «Quell’asilo ha già ottenuto contributi da parte nostra, lo abbiamo seguito fin dall’inizio e teniamo moltissimo a che continui nel servizio che offre, per permettere di conciliare lavoro e vita familiare - afferma -. In Alto Adige abbiamo una percentuale di posti-bambino nella fascia 0-3 anni molto inferiore a quanto indicato dagli obiettivi di Lisbona, è chiaro che la nostra volontà è proseguire e semmai ampliare questi servizi, tanto che nella legge omnibus che giungerà in consiglio c’è un articolo che prevede un incremento dei nostri contributi. Il problema semmai è capire cosa sia successo e perché ci sia stato questo calo di iscritti».
 Secondo Maurizio Albrigo, segretario della Femca-Cisl, le ragioni sono molteplici: «Credo che ci sia innanzi tutto un problema di liquidità da parte delle aziende: questo servizio prevede una compartecipazione alla spesa anche da parte dei datori di lavoro e fin dall’inizio le imprese non avevano visto di buon occhio questo ulteriore esborso. Inoltre penso che la cassa integrazione che ha colpito molte aziende abbia lasciato a casa anche tante mamme giovani, lasciandole senza i mezzi per pagarsi la microstruttura».
 Il sindacato ha chiesto l’intervento sia della Provincia che dei Comuni, ma per questi ultimi le difficoltà non mancano. Lo dice senza giri di parole Giovanni Polonioli, il sindaco di Laives: «Quando questa iniziativa è partita - sostiene - eravamo molto contenti e lo saremmo ovviamente se continuasse. Ma per un Comune come il nostro fare una convenzione per un asilo nido costa tra i 70 e i 100 mila euro l’anno, una cifra assolutamente fuori dal nostro budget: tanto che dobbiamo rimandare anche l’apertura della microstruttura che abbiamo programmato a Pineta. Inoltre il nostro obiettivo è fare nascere nidi sulla direttiva Laives-Bolzano, dove si muovono la maggioranza delle famiglie. Ne abbiamo aperto uno a S. Giacomo e appunto ne apriremo uno a Pineta». Sul calo di iscrizioni in zona industriale, la spiegazione di Polonioli è che «in parte dipende dal Comune di Vadena, che prima mandava lì i bambini ma ora ha aperto un nido in paese». (m.r.)

Alto Adige 26-11-09

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martedì, 24 novembre 2009


L’AUTONOMIA  

Ci voleva il Dalai Lama per dirci quello che sappiamo



PAOLO CAMPOSTRINI

l’ombrello dell’autonomia, in un Paese tollerante e, in fondo, leale. A essere sinceri non ci voleva il Dalai Lama per dirci quello che sappiamo: che viviamo nel migliore dei mondi possibili. Ma ci voleva il Dalai Lama per dirlo a chi finge di non saperlo. A chi si guarda l’ombelico e non alza gli occhi per vedere in che razza di modo si vive al di fuori di qui. In quali abissi di violenza cieca conducano le forzature indipendentistiche di minoranze autoreferenziali prive di un quadro di riferimento democraticamente condiviso; e quanto sia difficile per gli Stati nazionali concedere spazi di autogoverno e privilegi al loro interno quando non siano guidati dalla consapevolezza dell’inevitabilità di una intesa diplomatica e, perchè no, anche da slanci catto-europeisti come l’Italia della vecchia Dc. «Il Tibet come il Südtirol» inalberavano i nostri Liberal-Freiheit il giorno della visita. Sua Santità è il Buddha vivente e dunque sa abbozzare come pochi ma non le ha mandate a dire. Fosse il Papa, alla Klotz che mette insieme Italia e Cina come luoghi di nefandezze liberticide, avrebbe inviato la bolla di scomunica.
 Ma c’è un altro aspetto della visita che va sottolineato. Il Lama ha sempre elogiato l’autonomia altoatesina come insuperato paradigma di soluzione dei conflitti internazionali. Ma non è mai entrato nel merito delle sue possibili prospettive. Questa volta l’ha fatto. Ha detto chiaro, lui che giunge dal Tibet oppresso, che l’autodeterminazione non è l’orizzonte cui guardare; che si tratta di un forzatura, peggio, di una trappola. Un luogo della politica di cui si conosce la porta d’ingresso ma non quella d’uscita. Che la prospettiva sta nella progressiva liquefazione dei confini in una Europa democratica e sicura e non in una nuova geografia confinaria in stile balcanico. Voleva rassicurare Pechino? Forse. Di sicuro ha dato un segnale a noi.
 La nuova visita del Dalai Lama ha così ribadito alcuni punti che ci riguardano da vicino. Lui, come tutti i presidenti e i ministri e gli intellettuali che giungono qui da fuori, ci dicono sempre due cose. La prima: avete raggiunto risultati straordinari, come nessuno al mondo. La seconda: non sapete la fortuna che vi è toccata; fuori da voi il mondo è una corrida.
 Venendo al dunque, oggi, col Pacchetto che ha 40 anni, stiamo correndo un grosso rischio: la banalizzazione dell’autonomia. La riteniamo naturale, come il sole o la pioggia. La percepiamo inevitabile come la pace. O dovuta, come il benessere. E invece no. Il mondo ci continua a ricordare che l’autonomia è una conquista e un privilegio che tocca a pochi. Forse solo a noi. Insistiamo nel dimenticare che ci sono volute due guerre mondiali, due dittature, la devastazione dei nazionalismi, più di trent’anni di trattive complesse e sudate, sempre al limite della rottura, per arrivare allo Statuto. Che è un patto di reciproca accettazione e una griglia di norme insuperate. Ed è perfettamente compatibile a fronte di un’Europa che vedrà i suoi confini sempre più trasparenti. E’ arrivato così un richiamo ai nuovi nazionalisti, annidati tra Schützen e destra sudtirolese, ma anche una scossa all’Svp che si muove sempre più incerta tra la mozione dei sindaci a Kohl e il pressing che Durnwalder sta conducendo nel Parlamento viennese per inserire la tutela dell’Alto Adige direttamente nel testo della nuova costituzione austriaca. Un passo pericoloso. Visto che con la quietanza liberatoria l’Austria ha chiuso ogni contenzioso. Come se l’Italia di Berlusconi inserisse in una norma di rango costituzionale la tutela delle minoranze italofone d’Istria e Dalmazia: Slovenia e Croazia chiuderebbero le frontiere. L’Alto Adige non è Austria, ma potrebbe essere, a voler andare oltre i confini, semplicemente Europa. Da inserire in una nuova magna charta contentinentale, non in quella viennese.
 Alto Adige 24-11-09
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categoria:provincia di bolzano

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