giovedì 19 gennaio 2012

ambiente 2


domenica, 20 settembre 2009


EURAC Gli ecologi cercano sinergie coi media


Si è concluso venerdì all’Eurac di Bolzano il convegno annuale della Società Italiana di Ecologia. Filo conduttore è stata la rilevanza dei fattori spazio e tempo nello studio dei fenomeni naturali.
 Molti degli interventi hanno sottolineato la difficoltà di elaborare previsioni per il futuro, dal momento che ci si muove in condizioni di incertezza in cui non è possibile tenere sotto controllo tutti i parametri di riferimento. I dati devono quindi essere analizzati con estrema cautela per evitare di ipotizzare uno scenario che poi non si dimostra reale.
Altro tema interessante emerso nel corso del convegno è stato quello affrontato nel corso della tavola rotonda dedicata alla divulgazione scientifica a cui, oltre ad alcuni dei maggiori ecologi italiani, hanno partecipato Giovanni Carrada - autore di SuperQuark - e Pietro Greco - direttore del Master in comunicazione scientifica della SISSA di Trieste. Il dibattito tra giornalisti e scienziati ha messo in luce come l’ambiente sia una tematica che fatica a destare l’interesse dei media e dell’opinione pubblica e che riesce ad imporsi all’attenzione del pubblico solo nel caso di eventi sensazionali. Strettamente legato alla difficoltà di parlare di ecologia, è il fatto che chi si occupa di questo tema venga spesso considerato come colui che conosce la soluzione a tutti i problemi dell’ambiente: dall’inquinamento atmosferico alla proliferazione di alghe sulle spiagge dell’Adriatico. Proprio per questi motivi un maggiore scambio tra ricercatori e media potrebbe portare a risultati interessanti e a una maggiore consapevolezza sul tema anche da parte della popolazione.
 La tavola rotonda si è conclusa con la premiazione della classe che ha vinto la EcoLogica Cup, le olimpiadi online di ecologia promosse dall’università del Salento e aperte ai ragazzi delle scuole secondarie superiori.
 Nell’ambito del convegno sono stati assegnati anche alcuni premi per sostenere l’attività di giovani ricercatori italiani. Si tratta dei tre premi «Luigi e Francesca Brusarosco», ognuno del valore di 6.000 euro, rivolti a chi intenda svolgere un progetto di ricerca all’estero e dei quattro premi «Roberto Marchetti» che valorizzano con un assegno di 500 euro le due migliori relazioni e i due migliori poster presentati nel corso dell’appuntamento. La Società italiana di Ecologia ha poi premiato con 1.200 euro il migliore articolo di ecologia comparso su riviste internazionali e firmato da un giovane ricercatore italiano, mentre il comitato organizzatore ha stanziato venti borse di partecipazione per studenti e ricercatori non strutturati.

Alto Adige 20-09-09
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categoria:ambiente
sabato, 19 settembre 2009


Il Consiglio di Stato salva le marmotte



 BOLZANO. Forse la Lav (Lega antivisezione) fa ancora in tempo a salvare almeno una parte delle 1.026 marmotte destinate a cadere sotto i colpi delle doppiette altoatesine nel mese di settembre, in seguito ad un decreto firmato dal presidente Durnwalder. La Lav - che si è affidata all’avvocato De Pascalis ed a Alessio Petretti (di Roma) - ha impugnato il decreto ed adesso il Consiglio di Stato le ha dato ragione.
 Diversamente dal resto del territorio italiano, dove la caccia alle marmotte è vietata, i cacciatori altoatesini possono abbattere marmotte, secondo la legge provinciale sulla caccia, se questa specie “a causa della sua eccessiva proliferazione mette a rischio l’equilibrio ecologico, l’agricoltura, la gestione forestale, la gestione ittica, la fauna selvatica o la pubblica sicurezza”. Poiché tuttavia finora nessuno spiega la Lav - ha potuto provare che le marmotte costituiscono un simile pericolo - il decreto di abbattimento è stato giudicato dal Consiglio di Stato privo di fondamento giuridico e come tale annullato. Più volte in passato la Lav ha fatto ricorso contro provvedimenti analoghi, incassando regolarmente vittorie. Da vedere se i tempi della giustizia riusciranno, effettivamente, a salvare le marmotte.

Alto Adige 19-09-09
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categoria:ambiente
giovedì, 17 settembre 2009



Parchi Naturali in Alto Adige






Indice
3 Ciao, mi chiamo Daksy e sono un tasso.
4 Sai che cos’è un Parco Naturale?
6 Come ci comportiamo nei parchi naturali?
8 Scopriamo i compiti dei parchi naturali
10 Curiosiamo nella tana della marmotta. . .
12 La storia delle montagne
18 Animale - cibo - traccia
20 Le 4 stagioni della natura
22 Soluzioni
24 Centri visite dei parchi naturali in Alto Adige

sei curioso?


clicca
pronti, attenti, via!”


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categoria:ambiente
mercoledì, 16 settembre 2009


 Indetto il primo Premio Ambiente Euregio (CONCORSO)


Il Premio Ambiente EUREGIO è un progetto comune dell’Abteilung Umweltschutz/ Tirolo, dell’Agenzia provinciale
per l’ambiente/Alto Adige, dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente/ Trentino e della Transkom sas, con il sostegno del Consorzio dei Comuni della Provincia di Bolzano.

Possono partecipare singoli cittadini e persone giuridiche (aziende, associazioni,  comuni, istituzioni, scuole, ecc.) aventi la propria residenza o sede legale in Tirolo, Alto Adige e Trentino. Fino al 6 novembre potranno essere presentate idee o proposte (realistiche, realizzabili) riguardanti l’ambiente in senso lato oppure provvedimenti,
iniziative, manifestazioni, progetti, prodotti e servizi realizzati o previsti in Tirolo, Alto Adige o Trentino nel biennio 2008/2009. Il valore complessivo dei premi per le due categorie (persone giuridiche e privati) è pari a 7000 euro. I vincitori verranno selezionati da un’apposita giuria. La premiazione avrà luogo nel dicembre 2009 a Innsbruck. È escluso il ricorso alle vie legali.

Ulteriori informazioni al sito:
www.transkom.it. In caso di domande rivolgersi a Transkom sas (tel. 0471 28 90 87 o info@transkom.it)


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categoria:ambiente, provincia di bolzano
lunedì, 14 settembre 2009



C'è del marcio.... in Alto Adige?


"Nuove ombre sull’appalto per il nuovo ince­neritore. Stavolta a proiettarle non è un dossier ambientali­sta, ma la fonte più «ufficiale» che ci possa essere: la relazione tecnica (prodotta in commis­sione dall’assessora Barbara Re­petto) in cui il caporipartizione provinciale Valentino Pagani spiega perché si è reso necessa­rio aumentare i costi di quasi 20milioni di euro."
Così apre il suo pezzo il giornalisa del Corriere dell'Alto Adige Clementi, oggi 11 settembre.
E già, perchè quando a evidenziare le contraddizioni della vicenda appalto  inceneritore erano i "dossier ambientalisti" la faccenda non è mai stata presa troppo in considerazione. Adesso viene fuori che, in sintesi, quell'appalto DOVEVA essere aggiudicato a tutti i costi (in senso letterale), che DOVEVA essere aggiudicato non ad una ATI qualunque ma esattamente a chi si è presentato come unico concorrente (al terzo tentativo). Aggiudicazione che si è puntualmente verificata nonostante i costi fossero al ribbasso, nonostante l'offerta dal punto di vista tecnologico e della sicurezza non fosse adeguata.
Far notare che sono anni che "gli ambientalisti" denunciano questa situazione non serve a molto. Aveva cominciato Luca Marcon con la sua analisi degli intrecci tra lobbies economiche e politiche (prevedendo con un bel po' di anticipo chi si sarebbe aggiudicato l'appalto).
Avevamo continuato noi di Ambiente e Salute con l'esperto ambientale di Amburgo dr. Klaus Koch, che aveva rilevato, tra gli altri errori, come l'impianto descritto nel progetto della gara d'appalto non fosse così all'avanguardia e supersicuro, come fino a poco tempo fa, a giugno durante il convegno promozionale dell'APPA, i tecnici dell'Ecocenter e l'assessore Mussner andavano sbandierando.
Dove si è inceppato questo meccanismo così ben oliato? Sui finanziamenti.
Incredibilmente denunciare che un impianto simile mette a rischio la salute della cittadnanza -e ormai questa è una evidenza inconfutabile-, ripetere fino alla noia che l'incenerimento non è LA soluzione al problema della gestione  dei rifuti, che bisogna prima di tutto avviare misure - anche drastiche- per ridurre a monte i rifiuti, che differenziare SERIAMENTE tutte le frazioni con il porta a porta è la strada da seguire, che dopo una buona differenziazione esiste un modo per riciclare anche il residuo praticamente eliminando le discariche (vedi l'impianto di Vedelago), tutto questo non serve a niente.
Ma allora che ben vengano le verifiche sui finanziamenti. Anzi, l'intervento della Corte dei conti sarebbe solo auspicabile. Da noi "ambientalisti" ovviamente.
Paola Dispoto
Venerdì 11 Settembre 2009 07:46
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categoria:ambiente, inceneritore
domenica, 13 settembre 2009



Inceneritore Vurza, firme per il no



Petizione a cura del comitato civico Il consigliere Grasso accusa: «Ci prendono in giro, manca la chiarezza»

 LAIVES. Oggi, a cura del comitato civico di Pineta, prosegue la raccolta delle firme contro l’inceneritore sperimentale che potrebbe essere ubicato nell’area di zona Vurza di competenza provinciale. L’appuntamento odierno è dalle 10 alle 13 sul sagrato della parrocchia «San Giuseppe». Lo stesso comitato ha raccolto firme ieri in alcuni supermercati cittadini ed ha messo la petizione nelle cassette delle lettere di tutte le case.
 Il comitato - in una nota firmata da Franco Magagna e Paolo Pelone - spiega i motivi dell’iniziativa di mobilitazione: «Purtroppo il nostro comitato è rimasto a denunciare un esercizio quantomeno spregiudicato da parte nostro Comune. Decisamente impari poi la contrapposizione nei confronti della Provincia, ente supremo che tutto finanzia e tutto controlla, ma non per questo si può accettare che in zona Vurza si possano effettuare esperimenti bruciando i peggiori residui delle attività industriali, incoraggiando così gli appetiti di finanziatori e gestori di questi impianti, per i quali, questo non è certo ricerca come si vuol far credere, ma solo un imponente business. Fa poi trasalire il silenzio dell’intera classe politica. La sensazione è quella di sentirsi stritolati da una democrazia inceppata». Il Comitato Civico di Pineta nella sua nota «Ritiene che queste scelte compiute vadano ostacolate con ogni mezzo, questo perché l’inceneritore verrebbe collocato a breve distanza dalle abitazioni di chi già vive e lavora in zona Vurza. In più gli abitanti di San Giacomo e Pineta, e anche coloro che vivono a Laives, subirebbero gli sgradevoli effetti dell’incenerimento di rifiuti di vario genere tra i quali oli esausti di varia tipologia, plastiche, scarti delle lavorazioni industriali ed altro».
 NOTA DI GRASSO. Il consigliere comunale di Rifondazione Comunista interviene con una nota evidenziando che «Ci vogliono far credere che bruciando i rifiuti come per incanto spariscano. Dimenticano però quello che anche gli scolaretti delle elementari sanno e cioè che nulla si crea, nulla si distrugge. Dunque se inserisco una tonnellata di rifiuti in un inceneritore, produrrò una tonnellata di altre sostanze spesso molto più pericolose di ciò che ho introdotto. Se poi pensiamo che l’impianto della Exo New Energy convogliava i fumi per il trattamento nel camino dell’inceneritore di Bolzano e che qui a Pineta non è previsto nulla di questo genere, comprendiamo immediatamente a quali pericoli saremo esposti». Grasso fa una serie di domande: «Una sperimentazione durata negli anni avrà poi prodotto dei risultati: è possibile conoscerli? L’Appa avrà dei dati sulle emissioni: come sono state fatte le misurazioni? È possibile prendere visione dei risultati?». Il consigliere di Rifondazione così continua: «Il fatto che la Exo ponga quasi un ultimatum minacciando di andarsene se verranno frapposti ostacoli, vuol farci credere che in questa maniera si perderà una grande occasione, che siamo degli stupidi a non cogliere un’opportunità del genere, che di sicuro amministrazioni e popolazioni più furbe li accoglieranno a braccia aperte.... Non ci caschiamo. Se qualcun altro vorrà accollarsi gli oneri di una sperimentazione eterna e di sicuro remunerativa per chi la attua, lo faccia pure. Da parte nostra non chiediamo che l’impianto venga spostato altrove, ma che i rifiuti vengano ridotti alla fonte e non bruciati, ma trattati con altri sistemi che la tecnologia mette a disposizione». A conclusione della sua nota, Grasso, a nome di Rifondazione Comunista, annuncia: «Parteciperemo convinti alla raccolta di firme contro l’ennesima imposizione da parte provinciale». (e.d.)

Alto Adige 13-09-09
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categoria:ambiente, inceneritore
mercoledì, 09 settembre 2009



Il consumo ecologico


Un tour del (Centro tutela consumatori e utenti) promuove l’uso dei vuoti a rendere

BOLZANO. Vuoto a rendere “on tour”, si potrebbe definire così l’iniziativa che vedrà prossimamente lo sportello mobile del Ctcu, il Centro tutela consumatori e utenti, stazionare in 30 postazioni, su tutto il territorio della provincia, per sensibilizzare la cittadinanza sul vuoto a rendere. Prima tappa della “tournée” ecologica, piazza Mazzini a Bolzano, dove alla presenza dell’assessore provinciale all’ambiente, Michl Laimer, ieri mattina è stato dato ufficialmente il via alla campagna che è stata denominata «Vuoto a rendere, molto meglio!», che lascia intendere alcune direttive ecologiste utili come, appunto, l’uso delle bottiglie di vetro con vuoto a rendere, ma non solo, come vedremo.
 In più la campagna di sensibilizzazione, che viene promossa in collaborazione con l’Agenzia provinciale per l’ambiente, coinvolgerà i cittadini in un gioco a premi sul tema del riciclaggio: grazie ad una sorta di ruota della fortuna, i partecipanti al gioco potranno vincere delle pratiche borsette create appositamente per trasportare le bottiglie di vetro.
 Ma non solo. Insieme ai premi, verrà data anche qualche dritta davvero utile per fare una spesa ecologica: l’Agenzia provinciale per l’ambiente ha infatti redatto un fascicolo con i consigli per gli “acquisti per il clima”. Che sono semplici da attuare, basta volerlo: comprare e cucinare in base al bisogno riutilizzando gli avanzi; privilegiare prodotti in grandi confezioni; usare un cesto al posto del sacchetto; scegliere bevande in vuoto a rendere; acquistare prodotti locali; preferire frutta e verdura di stagione e prodotti biologici; riciclare la carta; riparare e non buttare; acquistare prodotti del commercio equo e viaggiare “ecologicamente”.
 Ma perché i cittadini dovrebbero abbandonare il vuoto a perdere? Risponde il direttore del Ctcu, Walter Andreaus: «Il vuoto a rendere porta vantaggi per l’ambiente e per l’economia locale. Inoltre significa meno rifiuti, sfruttare meno energia e meno materie prime».
 Ma dal punto di vista economico, comprare ad esempio una bottiglia di acqua minerale di vetro costa di più rispetto a una di plastica, e in tempi di crisi le famiglie cercano il risparmio...
 «I cittadini però devono capire che il vuoto a rendere comporta un risparmio a lungo termine, soprattutto sulle tasse dei rifiuti», ha spiegato Andreaus.
 In Alto Adige comunque il vuoto a rendere è già una buona abitudine di tanti. E poi servono iniziative come questa campagna. «Ultimamente - ha continuato il direttore del Ctcu - ho notato una presa di coscienza della gente su questo tema, meno invece da parte delle aziende che purtroppo non sostengono molto questa opportunità».
Katia De Carli

Alto Adige 09-09-09
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categoria:ambiente, sociale
lunedì, 07 settembre 2009



E l'estate si avvia alla conclusione, fra alberi tagliati, mele avvelenate e consumatori gabbati...



Cuore di legno
Senza andare a scomodare l'effetto serra, il buco dell’ozono o i processi di desertificazione della foresta amazzonica, senza neppure invocare la pur giusta quanto dovuta manutenzione e cura del verde pubblico, non fosse altro per i tributi versati dal contribuente allo Stato anche per l’adempimento di questo servizio, pur vero è che a Bolzano di alberi – alberi veri, grandi, secolari e non timidi fustelli rachitici - se ne vedono sempre meno…ultima notizia il previsto taglio degli olmi di via Cagliari...

Una coltivazione di mele insostenibile
Da alcuni decenni viene praticata in Alto Adige, soprattutto nella valle dell’Adige, la coltivazione intensiva delle mele che porta allo sfruttamento del terreno al massimo delle sue potenzialità e del suo rendimento. La maggior parte dei meleti, che viene gestita secondo il metodo della frutticoltura integrata, si concentra nel fondovalle...

Fatti coccolare...
In Italia e in Sudtirolo la spinta ai consumi, spesso inutili, raggiunge il suo culmine con l'apertura, anche ferragostana oltrechè sempre più spesso festiva e notturnoserale , dei supermercati e negozi. Debole la protesta dei sindacati e  forte il siilenzio della Chiesa, alla faccia dei diritti dei lavoratori e di ogni cittadino al riposo festivo e alla tregua consumistica. D'altronde non sarà impensabile che dopo i tabelloni pubblicitari sul Duomo ( silenzio ecclesiastico )...
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categoria:ambiente
mercoledì, 02 settembre 2009


La giornata del creato

Un Sos contro l’inquinamento provocato dai rifiuti e dallo sfruttamento della natura


villa welsperg

Si è svolta martedì  all’insegna di un “rinnovato impegno con l’attenzione per quel bene indispensabile alla vita di tutti che è l’aria”, la quarta Giornata per la salvaguardia del creato.

Il messaggio - “La crisi ecologica – scrivono nel Messaggio - è conseguenza del peccato se la rete delle relazioni con il creato appare lacerata e se gli effetti sul cambiamento climatico sono innegabili, se proprio l’aria - così necessaria per la vita - è inquinata da varie emissioni, in particolare da quelle dei cosiddetti gas serra”.

Di qui l’appello ad “un profondo rinnovamento del nostro modo di vivere e dell’economia, cercando di risparmiare energia con una maggiore sobrietà nei consumi, per esempio nell’uso di automezzi e nel riscaldamento degli edifici, ottimizzando l’uso dell’energia stessa – a partire dalla progettazione degli edifici stessi - e valorizzando le energie pulite e rinnovabili”.

A tale proposito, il Messaggio ricorda quanto Papa Benedetto disse lo scorso anno a Bressanone, quando ha richiamato ad uno stile di vita più essenziale, come espressione di “una disciplina fatta anche di rinunce, una disciplina del riconoscimento degli altri, ai quali il creato appartiene tanto quanto a noi che più facilmente possiamo disporne; una disciplina della responsabilità nei riguardi del futuro degli altri e del nostro stesso futuro”.


fonte: http://www.lavocedelnordest.it/articoli/2009/08/31
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categoria:ambiente
sabato, 29 agosto 2009




Niente ordinanza per impedire l'accesso a San Giacomo: un errore


Critici il Centro Attenzione ed il consigliere Grasso

  Gli abitanti presi ancora in giro Le potenti lobby l’hanno spuntata grazie anche alle scelte Verdi

 LAIVES. Durissime reazioni alla decisione - annunciata dal vice sindaco Georg Forti - di bloccare l’ordinanza per impedire l’accesso a San Giacomo, da sud, nella fascia oraria dalle 7.15 alle 8.30, ai mezzi non autorizzati. Critiche vengono dal Centro Attenzione Permanente della frazione e dal consigliere comunale Grasso.
 Secondo una nota diffusa dal Centro Attenzione Permanente «La decisione annunciata dal vice sindaco dimostra la scarsa sensibilità nei confronti della sicurezza e della salute della popolazione della frazione che da molto tempo solleva ilproblema del traffico. I rilevamenti fatti dalla Provincia hanno dato esiti impressionanti nonostante siano stati eseguiti a scuole chiuse (traffico molto inferiore nel periodo vacanziero). C’è da aggiungere che la richiesta prevedeva semplicemente un periodo di prova che avrebbe permesso una corretta sperimentazione ad integrazione dei dati provinciali, ma che sembra non risulti essere di particolare interesse comunale. Si era proposto anche il limite di velocità di 30 orari, alternativa cassata, pure questa, senza alcuna giustificazione. Nessuna condizione è stata accettata e ai residenti viene offerta semplicemente una intensificazione dei controlli stradali, difficilmente praticabile per mancanza di personale. Tale ipotesi non proviene dal nostro Centro ma fu sostenuta fermamente dal sindaco di Laives nell’assemblea San Giacomo. Perchè accade tutto questo: se il problema del traffico - uno dei tanti a San Giacomo - viene trattato così, quali altre soluzioni verranno adottate per tutti gli altri? Di certo non staremmo a guardare».
 Duro anche il comunicato di Rosario Grasso, consigliere comunale di Rifondazione Comunista, secondo cui «Le lobby contrarie alla riduzione del traffico nell’abitato di San Giacomo hanno avuto la meglio e il blocco parziale dei transiti per un’ora al giorno non si farà. È una decisione grave per la quale non viene nemmeno fornita una giustificazione. Le rilevazioni sui transiti fatte dalla Provincia ci dicono che troppe sono le auto che utilizzano il percorso all’interno della frazione, ma non ci si è preoccupati di stabilire quante in realtà potrebbero utilizzare la galleria, forse proprio per paura di certificare il fallimento di una politica e per non offrire dati certi a chi, da tempo, va dicendo che occorre intervenire per salvaguardare la salute e la sicurezza dei cittadini. Le promesse fatte nella pubblica assemblea tenutasi nella frazione vengono disattese e la credibilità del personale politico raggiunge il lumicino». Grasso fa rilievi anche politici: «Cosa ci stanno a fare i Verdi in giunta: la Pinterhaus è stata abbattuta, non un metro di ciclabile è stato costruito, la riqualificazione di San Giacomo è spostata alle calende greche, si accettano depositi di carburante ed inceneritori sul territorio ed ora anche una innocua e parzialissima sperimentazione è rifiutata. Un ripensamento di questa esperienza di governo si impone». (e.d.)

Alto Adige 29-08-09
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categoria:ambiente, centro attenzione permanente, comune di bolzano
giovedì, 27 agosto 2009




Traffico a San Giacomo: l’ordinanza non si farà E il limite resta a 50 all’ora


 Il vicesindaco Forti: «I vigili controllano, niente divieti» Anche le due tabelle di avviso saranno eliminate

di Bruno Canali

 LAIVES. Non si farà più l’ordinanza per impedire l’accesso a San Giacomo, da sud, nella fascia oraria dalle 7.15 alle 8.30, ai mezzi non autorizzati. Il vicesindaco conferma che l’ha «messa nel cassetto», anche se a distanza di tempo rimangono ancora installate a bordo strada le due tabelle che annunciavano il provvedimento: sembra però che queste ultime siano state solo «dimenticate».
  «Abbiamo fatto statistiche sul traffico per qualche settimana - spiega Georg Forti - e i vigili urbani controllano costantemente». Ma per quanto riguarda l’ordinanza, ormai sembra proprio deciso: «Non si farà». Le tabelle saranno tolte (una, al momento, è girata in modo che dalla strada non si legga). Da questo punto di vista, insomma, nessuna delle richieste avanzate in una assemblea pubblica a San Giacomo è stata accolta, a parte l’intensificazione dei controlli stradali a cura dei vigili urbani: l’ordinanza, come detto, non si fa più e anche il limite di velocità, che qualche residente chiedeva di abbassare fino a 30 chilometri orari, rimane invece sui tradizionali 50.
 Per quanto riguarda i dati relativi ai flussi veicolari in transito da sud verso San Giacomo, la media settimanale si aggira attorno ai 10.165, con punte che raggiungono anche gli 11mila veicoli alla settimana. Di questi, oltre 4.000 vanno da Laives verso Bolzano e almeno 6.000 nella direzione opposta. Interessante il dato relativo al traffico di veicoli pesanti, che sarebbe pari al 3,5 per cento in direzione da sud a nord e il 6 per cento in quella opposta. La punta massima del traffico normalmente viene raggiunta verso del 17 del pomeriggio, con quasi 300 veicoli in direzione di Bolzano e 500 verso Laives. Certamente però dopo l’entrata in funzione della variante questo traffico è diminuito parecchio. Però rimane ancora una percentuale di transiti inutili, in parte dovuto alla zona produttiva Vurza ed in parte a tutti coloro che da Laives salgono verso nord attraverso via Delle Part e una volta giunti all’incrocio con la statale 12, invece che svoltare verso il rondello della variante a nord di Pineta, preferiscono proseguire in direzione di Bolzano attraversando l’abitato di San Giacomo.

Alto Adige 27-08-09
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categoria:ambiente, comune di laives
domenica, 23 agosto 2009



Inceneritore in zona Vurza, chiarezza


Previsto a Pineta. Tommasini: «Ne parlerò in giunta»

 LAIVES. Continua a far discutere la decisione della giunta provinciale che ha assegnato alla società Exo New Energy Italia Srl un terreno in zona Vurza dove spostare l’impianto di incenerimento della stessa società. Si tratta, lo ricordiamo, di un impianto che è stato bocciato in sede di Valutazione Impatto Ambientale e proprio per questo la concessione rilasciata dal Comune, di fatto, dovrebbe essere annullata. In merito l’assessore provinciale Christian Tommasini è intenzionato «a portare la questione in giunta provinciale nella seduta di lunedì mattina (domani per chi legge, ndr) per fare maggior chiarezza possibile. Dalle verifiche che ho fatto in questi giorni, non ho trovato riscontri in merito a decisioni in tal senso prese dalla giunta provinciale in carica».
 Intanto nei primi giorni della settimana entrante dovrebbe riunirsi il comitato civico di Pineta che ha già annunciato la mobilitazione contro la concessione del terreno in zona Vurza per trasferirvi un inceneritore sperimentale. Lo stesso comitato, in una nota in cui critica anche la giunta provinciale, annuncia anche una raccolta di firme fra tutti gli abitanti della frazione.

Alto Adige 23-08-09
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categoria:ambiente, inceneritore, comune di laives
sabato, 22 agosto 2009


Autorizzazione di un impianto di combustione - combustore fireboost - trattamento termico di un mix di combustibili - Exo New Energy Italia Srl, Bolzano




Per vostra conoscenza di quanto potrebbe accadere nella zona Vurza
ANNO 2007
PARTE PRIMA
LEGGI E DECRETI
PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - ALTO ADIGE
DECRETO DEL DIRETTORE DUFFICIO
28 giugno 2007, n. 631/29.6


Autorizzazione di un impianto di combustione - combustore fireboost - trattamento termico di un mix di combustibili - Exo New Energy Italia Srl, Bolzano

IL DIRETTORE DELL’UFFICIO GESTIONE RIFIUTI
omissis
autorizza
la Ditta Exo New Energy Italia Srl con sede legale in
Bolzano (BZ), via Perathoner 10, fino al 31.12.2007,
con numero d'autorizzazione 2693, ad effettuare il
trattamento termico dei sottoelencati tipi di rifiuti e
quantità (punto a):
Codice di rifiuto: 030105
Tipologia di rifiuto: segatura, trucioli, residui di taglio,
legno, pannelli di truciolare e piallacci diversi da quelli
di cui alla voce03 01 04
Quantità: 0,3 t/anno

Codice di rifiuto: 130204*
Tipologia di rifiuto: scarti di olio minerale per motori,
ingranaggi e lubrificazione, clorurati

Codice di rifiuto: 130205*
Tipologia di rifiuto: scarti di olio minerale per motori,
ingranaggi e lubrificazione, non clorurati

Codice di rifiuto: 130206*
Tipologia di rifiuto: scarti di olio sintetico per motori,
ingranaggi e lubrificazione

Codice di rifiuto: 130208*
Tipologia di rifiuto: altri oli per motori, ingranaggi e
lubrificazione

TOTALE (CER 130204-130205-130206-130208): 1,3 t/a

Codice di rifiuto: 130701*
Tipologia di rifiuto: olio combustibile e carburante diesel
Quantità: 0,3 t/anno

Codice di rifiuto: 190805
Tipologia di rifiuto: fanghi prodotti dal trattamento
delle acque reflue urbane
Quantità: 0,3 t/anno

Codice di rifiuto: 200125
Tipologia di rifiuto: oli e grassi alimentari
Quantità: 1,3 t/anno

1. I combustibili previsti per i tests risultano:
- polvere/pellets di carbone = 500 kg
- nafta pesante 500 kg
- combustibile gassoso composto da metano,
idrogeno e propano (totale 500 kg)
- sansa di oliva (kg 500)
- biomassa (kg 500)
  • benzina (300 l.)
  • biogas (50% Metano) kg 300

Il nominativo del tecnico responsabile della ditta è: Der verantwortliche Techniker der Firma ist:
Dott. Ing. Vincenzo Branzi

Sede di stoccaggio: Ort der Zwischenlagerung:
Eco Center Spa-Lungo Isarco Sinistro 57-Bolzano-
Linea inceneritore

2. Su un apposito registro devono essere annotati le
quantità, la data e la durata di ogni singolo test.

3. Tutti i fumi podotti dall´impianto verranno convogliati
nella linea di trattamento fumi dell’inceneritore
RSU.

4. Per i tests possono essere utilizzati esclusivamente
combustibili indicati al punto a) e 1.

5. Prima dell’esecuzione di ogni singolo test deve
esserne data comunicazione agli Uffici competenti
(Ufficio aria e rumore - Ufficio gestione rifiuti)
almeno con due giorni di anticipo.

6. Deve essere effettuata la dichiarazione annuale
del catasto rifiuti ai sensi dell’art. 18 della LP n.
04/06 con le modalità di cui alla legge 70 del
25.1.1994.

7. Deve essere tenuto un apposito registro di carico/
scarico ai sensi dell’art. 17 della LP n. 04/06.

8. I recipienti oggetto di deposito preliminare si
devono conformare alle disposizioni di cui al
punto 4.1 della delibera del CI dd. 27.7.1984 e
dell’art. 19 del DPGP n. 3 del 29 gennaio 1980.

9. Il trasporto di rifiuti conferiti all’impianto è soggetto
alle disposizioni di cui all’ art. 19 della LP n.
04/06.

10. Se questo decreto non viene osservato, l’autorizzazione
viene ritirata immediatamente.

11. Il presente provvedimento è soggetto a revoca o
modifica, ove risulti la pericolosità o dannosità
dell’attività esercitata o nei casi di accertata violazione
di legge, delle normative tecniche o del
presente decreto; l’autorizzazione è subordinata
ad ogni ulteriore norma regolamentare (anche
provinciale), che dovesse intervenire nella materia.

12. Visti l’art. 6 del DPR 691/82, gli artt. 5, 9, 11
comma 10-f, 15 del decreto legislativo n. 95/92, il
presente decreto viene inviato per competenza
anche al Consorzio Obbligatorio olii usati.

Il presente decreto sostituisce il decreto n. 935
del 7.12.2006.

IL DIRETTORE DUFFICIO
G.ANGELUCCI

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sabato, 22 agosto 2009



Un categorico no  dalla Conferenza VIA sul progetto Exo previsto in zona Vurza



 LAIVES. Il 22 luglio scorso la Conferenza ha esaminato il progetto della Exo ed ha dato parere negativo con una serie da argomentazioni fra cui «Una documentazione incompleta e poco chiara che non consente di determinare le emissioni e le caratteristiche tecniche dell’impianto previsto». Il presidente della conferenza, Luigi Minach, ha inoltre segnalato che «sono assenti o gravemente insufficienti la descrizioni del progetto, le caratteristiche tecniche, il dimensionamento e funzionamento dell’impianto, il calcolo della verifica delle temperature ed il dimensionamento del sistema di dissipazione ed estrazione del calore, in particolare della torre di raffreddamento ed altro».


Alto Adige 22-08-09

sabato, 22 agosto 2009



«Inceneritore, le prove senza alcun riscontro» I Verdi: serve chiarezza



«Per i diritti di brevetto è stata avviata una causa legale La Provincia ne ha tenuto conto?

di Ezio Danieli


LAIVES. Prosegue l’offensiva dei consiglieri provinciali Verdi - Riccardo Dello Sbarba e Hans Heiss - contro la decisione della giunta provinciale che ha assegnato alla società Exo New Energy Italia Srl un terreno in zona Vurza dove spostare l’impianto di incenerimento della stessa società. Si tratta, lo ricordiamo, di un impianto che è stato bocciato in sede di Valutazione Impatto Ambientale. La concessione rilasciata dal Comune, di fatto, dovrebbe essere annullata.
 I due consiglieri Verdi tornano alla carica con un’ulteriore serie di domande alla giunta provinciale partendo dalla considerazione che «L’impianto di incenerimento della società Exo New Energy Italia Srl ha effettuato prove per anni presso l’inceneritore di Bolzano. Risulta dal Bollettino Ufficiale della Regione che la prima autorizzazione sia del 19 maggio 1998 e l’ultima del 28 giugno 2007, con validità fino al 31 dicembre 2007». Dopo questa data e non risultano rilasciate ulteriori autorizzazioni «e questo - sottolineano i Verdi - a buona ragione visto che dopo 10 anni una sperimentazione o dà risultati, o non può continuare all’infinito».
 Ora, come detto, la sperimentazione - secondo la giunta provinciale che ha concesso il terreno nella zona Vurza ampliata - dovrebbe riprendere e durare altri tre anni. Da qui la considerazione - come premessa alla richieste - dei due consiglieri Verdi: «È opportuno valutare se è opportuno o meno che questa sperimentazione possa ricominciare, quindi è indispensabile una chiara informazione sulle campagne effettivamente svolte con l’impianto in questione e sui risultati ottenuti».
 Fatte queste premesse, Dello Sbarba ed Heiss pongono una serie di quesiti: «1) Dalla data della prima autorizzazione alla sperimentazione, il 19 maggio 1998, fino ad oggi per quanti giorni in tutto tale impianto è stato messo in funzione?, 2) Quante campagne di prova sono state svolte dall’inizio e fino ad oggi nell’impianto della società Exo New Energy Italia Srl posto presso l’inceneritore di Bolzano?, 3) Come sono state documentate tali campagne di prova? Tale documentazione è stata trasmessa alla Provincia o a un suo ente, ufficio o società partecipata? 4) Che risultati hanno avuto le sperimentazioni fin qui effettuate?, 5) Perché le sperimentazioni non hanno più ricevuto alcuna autorizzazione dopo il 31 dicembre 2007?, 6) Perché un’attività non più autorizzata dopo il 2007 dovrebbe continuare ora in zona Vurza a Pineta di Laives? Che cosa c’è ancora da sperimentare?).
 Gli ultimi tre punti sollevati dai consiglieri Verdi sono destinati a gettare ulteriore benzina sul fuoco di una polemica già rovente. Chiedono infatti: «Risulta alla Provincia che tra diversi soggetti interessati sia sorta una causa legale sull’invenzione alla base dell’impianto e sui diritti di brevetto, che è approdata tra l’altro a una sentenza della Cassazione del 26 aprile 2006?; Tale sentenza rinviava a un nuovo esame davanti alla Corte d’appello di Trento: la Provincia ne conosce i risultati? Rientra tale contenzioso tra gli elementi valutati dalla Provincia per giudicare la qualità di innovazione e ricerca dell’impianto in questione e della società che l’ha promosso)».
 Si diceva della polemica politica sia a livello provinciale che comunale. Proprio in municipio i rappresentanti di opposizione hanno messo sotto accusa soprattutto l’assessore Zanvettor il quale ha ribadito che «la concessione della commissione edilizia era condizionata dal parere Via, che è stato negativo. Quindi la concessione verrà ritirata». Intanto il comitato civico di Pineta - annunciando una possibile raccolta di firme contro l’inceneritore - ha invitato sindaco e giunta comunale a fare chiarezza.

Alto Adige 22-08-09
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venerdì, 21 agosto 2009



"NUOVE EMISSIONI NEL COMUNE DI LAIVES"



Raccogliamo i vostri pensieri, le vostre considerazioni e le vostre proteste

sull'ipotizzata costruzione dell'inceneritore nella zona Vurza
(comune di Laives)

 scrivendo all'indirizzo E_Mail del Blog APRITISANGIA di San Giacomo
:


scorrevoce@gmail.com

apriamo un dibattito su quanto sta succedendo
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venerdì, 21 agosto 2009



«A Bolzano s’è bruciato di tutto»


 LAIVES. Il consigliere provinciale dei Verdi, Riccardo Dello Sbarba, replica a Ultich Stofner, direttore della Bls, che ha difeso l’impianto di combustione Exo. Scrive Dello Sbarba: «La Bls ha il compito di assegnare aree, non di sostituirsi alle aziende nei loro rapporti con gli uffici preposti a tutela dell’ambiente. L’impianto Exo è stato sonoramente bocciato nella procedura per la Valutazione di Impatto Ambientale (Via) per gravissime carenze nella documentazione presentata e con ciò cade la concessione edilizia rilasciata dal Comune». Nella nota Dello Sbarba ricorda anche che «Noi Verdi abbiamo svolto una più accurata ricerca da cui sorgono ulteriori dubbi. Per quanto riguarda le emissioni, l’impianto sperimentale era finora situato presso l’inceneritore di Bolzano e tutti i suoi fumi venivano convogliati nella linea di trattamento fumi dell’inceneritore stesso. Nell’impianto Exo sono stati bruciati, tra l’altro, fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane, olio e grassi alimentari oltre che scarti di oli da motore e per lubrificazione». In merito alle autorizzazioni, Dello Sbarba scrive: «Dai bollettini ufficiali della Regione, risulta che il primo decreto di autorizzazione alla sperimentazione dell’Impianto Exo sia stata rilasciata il 19 maggio del 1998, dunque oltre 10 anni fa. L’ultima è stata rilasciata il 28 giugno 2007 con validità fino alla fine dell’anno. Non risultano ulteriori autorizzazioni. Dunque, dalla fine dell’anno 2007 all’impianto Exo sito a Bolzano non è stata rilasciata più alcuna autorizzazione. Se ne deve dedurre che l’impianto è rimasto inattivo da allora. Ci risulta anche che la motivazione per cui la sperimentazione non è stata più autorizzata è molto semplice: dopo quasi un decennio di prove, o la sperimentazione ha dato risultati oppure non ne ha dati. Comunque è assurdo continuare ancora. Non si capisce dunque perché una sperimentazione, che dal 2007 non è più stata autorizzata a Bolzano, debba riprendere nel 2009 a Laives per altri tre anni».

Alto Adige 21-08-08
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venerdì, 21 agosto 2009



L’assessore comunale Zanvettor è nel mirino dell’opposizione


di Bruno Canali
 LAIVES. Immediate le reazioni politiche sulla vicenda dell’inceneritore che dovrebbe essere trasferito in zona Vurza a Pineta. I primi ad intervenire sono alcuni consiglieri di opposizione che si chiedono come possa essere passato quasi del tutto inosservato in commissione edilizia questo progetto che riguarderebbe una superficie di circa mille metri quadrati in zona Vurza anche se, ha spiegato l’assessore comunale Zanvettor (che comunque non siede in commissione edilizia comunale), l’organismo consultivo valuterebbe esclusivamente la corretta applicazione delle norme edilizie e basta.
 Non la pensa allo stesso modo il consigliere Raimondo Pusateri: «È grave il fatto che da gennaio di quest’anno la giunta comunale sia a conoscenza della questione inceneritore e non abbia ritenuto di investire del problema il consiglio comunale», afferma Pusateri. Che così prosegue: «Quanto all’assessore Zanvettor, non mi risulta abbia fatto azioni di contrasto nel frattempo e la sua uscita attuale contro l’impianto alla Vurza mi sembra quasi una boutade elettorale. Certo - continua Pusateri - anche una riflessione sulla commissione edilizia comunale a questo punto va fatta visto come sono andate le cose».
 Severo il giudizio nei confronti dell’assessore Zanvettor anche da parte di Christian Bianchi, consigliere del Pdl: «Finalmente l’assessore si è accorto che qualche cosa non va - dichiara Bianchi - perché ad esempio, con il deposito di idrocarburi che sempre la Provincia voleva spostare in zona Vurza, se non sbaglio inizialmente aveva dato parere favorevole. So che in commissione edilizia dell’inceneritore si è parlato per ben tre volte e solo alla terza è stato dato il benestare, ma ma vincolato al parere dell’ufficio Via, parere risultato poi estremamente negativo. Spero perciò che ne tengano conto», conclude il consigliere.

Alto Adige 21-08-09
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venerdì, 21 agosto 2009



AMBIENTE Se fate l’inceneritore in zona Vurza siete prepotenti




 Ho letto con preoccupazione l’articolo relativo alla possibilità che venga costruito un inceneritore in zona Vurza. Vorrei dire al signor Ulrich Stofner della BLS che se tanto gli sta a cuore l’inceneritore se lo faccia costruire sotto casa sua! Noi, abitanti e cittadini che pagano le tasse e abitiamo vicino alla zona Vurza siamo stufi e arcistufi della prepotenza della Provincia. Hanno costruito un mega-capannone dell’APA che fa schifo, ci dobbiamo sorbire i rumori molesti che si protraggono spesso anche fino alle 1 di notte e la puzza di mangiare del ristorante cervo, ci siamo dovuti sorbire la gara delle moto d’epoca che ci è passata proprio davanti (e alle 8 di sabato mattina non è piacevole).
 E adesso dovremmo pure farci costruire l’inceneritore a pochi metri da casa??? Caro signor Ulrich Stofner lei dovrebbe vergognarsi!!! Se solo si azzarderanno ad iniziare i lavori, penso che sarà automatico che i cittadini faranno causa a Comune, Provincia, BLS e Exo New Energy. E’ ora di finirla. Non è giusto che a prendersela in quel posto siano sempre e solo i cittadini. E le opposizioni invece che fanno? Pensano alle solite diatribe etniche invece di occuparsi dei problemi della gente!!! Perchè quelli del PDL non si occupano dei problemi veriinvece che lamentarsi se il tricolore venga esposto o meno? In definitiva propongo una raccolta firme per far costruire l’inceneritore sotto casa del signor Ulrich Stofner della BLS. Tanto visto che non inquina non credo che gli darà fastidio, no?
Luca Benedetti abitante di Via Vurza LAIVES

Alto Adige 21-08-09
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venerdì, 21 agosto 2009


Firme contro l’inceneritore in zona Vurza


Il comitato civico di Pineta annuncia la mobilitazione 


di Ezio Danieli
 LAIVES. Il comitato civico di Pineta dichiara la mobilitazione contro la concessione del terreno in zona Vurza per trasferirvi un inceneritore sperimentale. Annunciata anche una raccolta di firme fra gli abitanti della frazione.
 Mentre la Business Location Südtirol (Bls) - che ha voluto il progetto - precisa che «Non si tratta di un impianto di produzione di energia ma di un progetto pilota e la sua collocazione in zona produttiva è conforme alla normativa urbanistica», il comitato civico non ci sta. Ieri - in un comunicato a firma di Franco Magagna e Paolo Pelone - annuncia una riunione a breve «Per decidere quali iniziative adottare per bloccare l’iniziativa (sponsorizzata dalla Provincia) di realizzare un inceneritore sperimentale in Zona Vurza. Molto probabilmente inizieremo con una massiccia raccolta di firme coinvolgendo i cittadini di tutto il territorio comunale. Suoneremo ad ogni campanello per chiedere alle famiglie se sono d’accordo di crescere i propri figli nelle vicinanze di un inceneritore. Parlare di inceneritore di biomasse come panacea è prendere in giro la gente il business di operazioni come questa non sta affatto nel bruciare biomasse, che sono di difficile reperimento, costose per la movimentazione, per lo stoccaggio e per il trattamento che richiedono. Il vero business sta nel far passare per legno di bosco anche scarti di origine vegetale, essenzialmente carta e cartone, prodotti derivati del legno e pertanto propagandati quali fonti rinnovabili, per non parlare degli scarti agro alimentari e quelli della produzione del vino».
 Il comitato sostiene, nella nota, che si tratta di «un inceneritore truccato». E cita la Federazione Nazionale di Medicina Generale «Secondo la quale questi inceneritori sono uguali a quelli convenzionali e pertanto producono le stesse famigerate PM 2,5 nanopolveri che non sono biodegradabili, ma una volta create sono eterne. Tutti sono ormai consapevoli che questo non è un bene per la salute pubblica».
 Secondo il comitato civico di Pineta «Il nostro no è sempre stato accompagnato da proposte e soluzioni alternative. Proponiamo dunque che non si distribuiscano sostanze nocive indiscriminatamente per tutta la provincia, ma che la zona di smaltimento dei residui del nostro “benessere” sia ben circoscritta e costantemente monitorata. Pertanto questo inceneritore deve rimanere esattamente dov’è ora, accanto a quello di nuova costruzione». Non mancano, da parte del comitato civico di Pineta, le critiche. Viene definita «stupefacente» la decisione della Provincia che «Dopo aver dovuto rinunciare all’insediamento di un deposito di idrocarburi sempre in zona Vurza ora vuole nuovamente avventurarsi in una operazione con le stesse probabilità che non vada in porto», conclude la nota del comitato civico che chiede massima chiarezza anche a sindaco e giunta comunale.

Alto Adige 21-08-09
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venerdì, 21 agosto 2009



Cartelli in tedesco: rivolta dei turisti


Il Cai: al ministro Maroni nostro dossier sulla nuova segnaletica dei sentieri

di Francesca Gonzato
 BOLZANO. Cartelli sui sentieri solo in tedesco: esplode il caso. E’ la prima estate dopo l’installazione della nuova segnalatica dell’Avs: i turisti italiani indignati inondano di proteste il Cai: «Non si capisce più niente». Il Cai prepara un dossier: «Lo presenteremo al ministro Maroni. Chiediamo che se ne parli tavolo della Convivenza». Il presidente Avs: proporrò qualche modifica.
 La svolta dell’Avs ha fatto scalpore nei mesi scorsi: via la segnaletica bilingue, avanti con i cartelli solo in tedesco, con qualche eccezione. Adesso che la maggior parte dei 60 mila nuovi segnavia, co-finanziati da fondi pubblici, sono stati installati, è arrivata la reazione degli escursionisti, locali e turisti. «Riceviamo continue segnalazioni indignate di soci, soprattutto dalle zone della Venosta e di Bressanone», fa sapere il presidente del Cai Giuseppe Broggi. Chi era abituato ai vecchi cartelli trova solo in alcuni casi le indicazioni in italiano delle località, compresi i punti di riferimento «malga», «forcella», «passo». Stesso discorso vale per la cartografia digitale consultabile sul sito www. trekking.suedtirol.info. Oltre alle proteste, c’è chi passa all’azione, prende il pennarello e aggiunge il toponimo italiano, come in una serie di fotografie divulgate dai Verdi, che tornano a sollevare il caso in consiglio provinciale.
 In montagna sapersi orientare è una questione di sicurezza primaria. Broggi: «Siamo arrivati all’assurdo. Oggi ho camminato nella zona di Merano 2000: da malga Maia non c’era un solo cartello in italiano che indicasse il parcheggio e la fermata del bus di Falzeben. E partendo da lì non un solo segnavia in italiano. Non c’è da stupirsi che gli escursionisti tornino a casa infuriati».
 «Quando vanno a camminare in Germania o Austria come fanno?», prova a minimizzare il presidente dell’Avs Georg Simeoni, ma subito dopo fa sapere che sta cercando di trovare una mediazione all’interno dell’Alpenverein per correggere il tiro. Il più però è fatto e non si toccherà, ammette Simeoni: «Sono già stati installati i due terzi dei 60 mila cartelli previsti. Difficile rifarli, i costi sono enormi. Alla nostra assemblea generale di ottobre cercherò di ottenere alcune modifiche per i cartelli che ancora mancano. Penso in particolare di ripristinare la dizione bilingue dei toponimi più importanti, riportando le diciture focella, rifugio e così via, lasciando però il nome proprio originale tedesco. Non dico di più, perché voglio discuterne con il Cai». Bene che vada dunque, tornerà bilingue un terzo dei segnavia. Stile proporz.
 Simeoni ricorda che tra gli scopi dell’Avs c’è la salvaguardia «della lingua, cultura e tradizione locale». Detto questo, spiega, nelle sezioni Avs c’è una corrente forte che spinge per ripristinare la segnaletica solo in tedesco. Simeoni: «D’altronde si sono viste certe traduzioni di Tolomei che fanno gridare vendetta». Ma Broggi reagisce: «Cosa dovremmo dire allora di situazioni ridicole come il segnavia solo “Brixen” che abbiamo visto sopra Bressanone. Stiamo preparando un dossier su tutta questa storia, che vorremmo consegnare al ministro Maroni: ci sembra un esempio perfetto di tema da tavolo della convivenza. Non facciamo che chiedere il rispetto dei principi dello Statuto di autonomia».
 L’Avs sostiene: deve essere la politica a dirci come muoverci. I Verdi ricordano di avere sollecitato tempo fa «soluzioni da realizzare di concerto tra giunta provinciale, Avs, Cai e altre organizzazioni: ancora nessuna risposta è arrivata». La proposta dei consiglieri Heiss e Dello Sbarba: «Avviare un bilinguismo misurato, conforme alle leggi e alle esigenze degli alpinisti, che non anticipa la futura legge sulla toponomastica».

Alto Adige 21-08-09
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giovedì, 20 agosto 2009




Biotopo del rio Vallarsa da valorizzare


esempio di biotopo

C’è l’ipotesi di realizzare un percorso per permettere l’osservazione della fauna

LAIVES. Tra le aree naturalistiche degne di attenzione c’è sicuramente il bacino di decantazione del rio Vallarsa, a sud della città, proprio a fianco della statale 12. Se ne è accennato anche recentemente in occasione di una conferenza nella quale sono stati resi noti i risultati di una ricerca specifica che ha riguardato il territorio e le sue biodiversità. Ebbene, quell’angolo abbandonato a sud della città è un mondo di specie, sia faunistiche che floreali, favorito dalla presenza, quasi tutto l’anno, di un ampio specchio d’acqua formato dal rio Vallarsa che lì può espandersi quando è in piena.
 Durante la conferenza si è accennato alla possibilità di valorizzare meglio quel biotopo, forse il più importante dell’intero territorio comunale e, soprattutto, di come tutelarlo al meglio. Un’idea potrebbe esere quella di allestire un percorso naturalistico come ha fatto ad esempio il vicino Comune di Bronzolo con l’area del rio Aldino, dove sostanzialmente tutto è rimasto allo stato selvatico, salvo un discreto percorso tutto attorno che permette di osservare la fauna dell’acquitrino senza cerare troppo disturbo. E’ stata anche montata una torretta di legno da dove si domina parte dell’acquitrino e da dove quindi è possibile anche fare del Birdwatching, la cosiddetta «caccia fotografica», e osservazione di specie animali che altrimenti è ben difficile vedere altrove. Anche nel biotopo del rio Vallarsa a Laives sarebbe interessante una soluzione del genere, che non richiede grandi sforzi ma solo un po’ di buona volontà e tanta discrezione nei confronti delle presenze naturali.

Alto Adige 20-08-09
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venerdì, 14 agosto 2009


Serata delle stelle sul Virgolo







Quelli del comitato “Unser Virgl – Il nostro Virgolo” non demordono e ci riprovano!
Dopo il rinvio della settimana scorsa - dovuto alla pioggia incessante – siamo lieti di rinnovarvi l’invito
 per la serata delle stelle sul Virgolo che si svolgerà domani,
venerdì 14 agosto, dalle 20, 30 in poi sul piazzale antistante l’albergo Bellavista sul Virgolo.
L’occasione ci sembra altresì ghiotta per attendere Ferragosto insieme, in modo alternativo.
Giorgio, l’astrofilo, ha già preparato la mappa stellare che, accompagnata dalle sue sapienti spiegazioni,
ci permetterà di orientarci nell’immensità dell’universo stellato.
Come al solito ci sarà l’occasione di approfittare del buffet conviviale con bibite e stuzzichini.
Per chi volesse coniugare la serata con una salubre passeggiata il
luogo di incontro per salire a piedi è come di consueto alle ore 20.00 davanti al campo Coni di via S. Geltrude ad Aslago
(passeggiata di ca. 30 minuti su sentieri facilmente praticabili). I partecipanti sono pregati di portare una coperta per sedersi e una torcia per la discesa.
 
Die Bürgerinitiative „Unser Virgl – Il nostro Virgolo“ gibt nicht auf und nimmt einen zweiten Anlauf!
Nach dem – aufgrund des Regenwetters – geplatzten Termin vom letzten Freitag freut es uns, Sie für den morgigen
Freitag, den 14. August 2009 , um 20.30 Uhr vor dem Hotel Bellavista am Virgl zu unserem Sterneabend einladen zu können.
Giorgio, der Astrofile, hat bereits eine Sternekarte vorbereitet, anhand welcher er uns dank seines großen Wissens eine Orientierung im All ermöglichen wird.
Es ist dies auch eine gute Möglichkeit, die Nacht auf Ferragosto auf alternative Weise zu verbringen.
Wie auch im vorherigen Jahr werden wir euch kleine Gaumenfreuden sowie Getränke anbieten.
Wer den Sterneabend mit einem gesunden Spaziergang kombinieren möchte,
kann zusammen mit uns vom Coni-Sportplatz aus um 20.00 Uhr den Virgl hinaufspazieren (ca. 30 Minuten auf schönem Spazierweg).
Nehmen Sie bitte eine Sitzgelegenheit sowie eine Taschenlampe für den Rückweg mit!
 
 
Iniziativa civica – Bürgerinitiative
“Il nostro Virgolo- Unser Virgl”
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domenica, 09 agosto 2009



Parliamo d’ambiente, ma la parola d’ordine è ridurre le emissioni



di Aldo De Pellegrin
Quattro serate sugli inesauribili temi ed argomenti della riduzione delle emissioni che, unica necessità che ha visto concordi i tanti e qualificati partecipanti, per il resto hanno saputo accendere anche confronti assai marcati. Questo è stato «Idee a San Vigilio», il talk show guidato da Giorgio Zanchini di RadioUno e proposto dall’Associazione turistica di San Vigilio, giunto quest’anno alla sua seconda edizione e che ha dimostrato tutte le sue potenzialità d’interesse e di pubblico, nonostante la collocazione in una fascia oraria pomeridiana, obbligata sì ma non corrispondente all’importanza della manifestazione. Orari a parte, le quattro serate di dibattito hanno proposto punti di vista e soluzioni talvolta anche opposte. Per il direttore di Federparchi Luigi Bertone, infatti, l’Italia dedica grande attenzione ai parchi ed alle aree terrestri e marine protette ma «per ridurre le emissioni è necessario un impegno totale e generale. L’aria è troppo importante per tutti per non prestarle la massima attenzione.» Assai eloquente in questo senso, anche se solo ipotetica, la domanda con cui Bertone ha chiuso il suo intervento: «Quanto sareste disposti a pagare l’aria che respirate, se essa non ci fosse?». Sull’ingegno umano punta invece l’esperto di programmazione territoriale Antonio Tamburrino: «Il nostro know-how, l’ingegno dell’uomo deve applicarsi al traffico, alla mobilità ed alla programmazione territoriale con la stessa intensità con cui in passato si è dedicato alle altre tecnologie. Oggi facciamo televisori spessi pochi millimetri, possiamo giungere a tali risultati anche nel settore delle emissioni».
 Impegnarsi nella tutela ambientale può anche essere un buon affare. Ne è certo Enrico Pagliarini, caposervizio di Radio 24ore, anche se: «nella classifica dei maggiori investitori mondiali in energie e tecnologie energetiche alternative non compare ancora nessun italiano. Eppure il messaggio è positivo ed ottimista ed il settore riserva ampi sviluppi, tanto che i cosiddetti ”colletti verdi” nei prossimi anni, in Italia, potrebbero raggiungere il milione di addetti.»».
 Ancora più deciso, sull’argomento, il direttore dell’Agenzia CasaClima Norbert Lantschner: «L’era dell’energia a basso costo è finita. L’energia è la moneta del nuovo benessere e se consideriamo che ancora oggi l’85% del pianeta si affida al fossile, è urgentissimo fare qualcosa. In quest’ottica CasaClima è la risposta giusta dal punto di vista abitativo e l’investimento è una resa certa anche per il futuro».
 Di risparmio energetico, tutela ecologica e informazione ambientale ha parlato il direttore dell’Alto Adige Tiziano Marson: «Nella grande informazione italiana il problema ambientale è molto presente e il lettore stesso pone grande attenzione al tema. A noi chiede un’informazione veritiera sui ciò che lo tocca più da vicino. Nello specifico dell’Alto Adige, ci sono due aspetti da evidenziare: quello che appare e quello che è. Quello che appare è bello ed efficiente, quello che è risulta un po’ diverso e solleva alcuni interrogativi. Sull’esempio CasaClima l’Alto Adige offre molte opportunità ma l’attingere alle risorse pubbliche che qui sono diverse che altrove, non si sa quanto renda facilmente esportabile tale modello.»
 Posizioni dimaetralmente opposte invece fra l’onorevole Roberto Della Seta l’ex ministro dell’economia Alberto Clò per il quale il risparmio energetico garantisce molta più resa dell’impegno, sovente tanto dispendioso da risultare controproducente, dell’affannosa ricerca di nuove fonti energetiche: «Rifiuto la distinzione fra ambientalisti ed antiambientalisti. Ci sono modi diversi di ragionare e diversi pragmatismi. La demagogia di Bruxelles, ad esempio, produce un mare di carta che da solo, se cancellato, darebbe un contributo alla riduzione delle emissioni e la spesa per ridurre del 2% le emissioni d’Europa, se investite nel miglioramento delle tecnologie e delle qualità dei paesi meno industrializzati, otterrebbe risultati più che decuplicati in questo campo. Dobbiamo mettere al bando l’ipocrisia».
 Per Roberto Della Seta invece «la sola crisi non basta a costringerci ad un comportamento virtuoso ed anche il mito della virtuosità italiana rispetto all’ambiente va messo in discussione. Forse in passato, ma dal 2004 noi siamo sotto i livelli medi europei di efficienza energetica. Del resto nessuna grande crescita industriale è avvenuta senza un forte investimento pubblico. Se una casa in provincia di Bolzano consuma meno energia di una casa a Palermo, ciò dipende anche dai forti investimenti pubblici che sono stati effettuati in una provincia piuttosto che nell’altra».

Alto Adige 09-08-09
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giovedì, 06 agosto 2009



Rumori al Safety Park Prove coi «silenziatori»

Nuovi test per moto e kart, le due categorie che sforano


VADENA. Nuove prove fonometriche al Safety Park. Le misurazioni di metà aprile hanno dato esiti negativi per due categorie di mezzi - le «supermotard», che hanno superato di 6 decibel la soglia consentita, i kart 125, sopra la soglia di 1,2 decibel - e così ora si ripeteranno adottando scarichi particolari che dovrebbero funzionare da «silenziatori». Le prove sono in programma sabato.

 Dal sempre il Safety Park è al centro di un duro scontro tra ambientalisti e parte dei residenti del circondario (in particolare Vadena e zona Cervo), che accusano la struttura di essere fonte di inquinamento acustico e ambientale oltre che causa di perdite finanziarie per l’ente pubblico, e la Provincia, che difende l’impianto sottolineando l’importanza di una politica di prevenzione degli incidenti stradali soprattutto tra i giovani. Ma mentre sul rosso in bilancio da 521 mila euro non ci sono possibilità d’equivoco - la Provincia ribatte però che si tratta delle spese necessarie per avviare un’attività, e che in tre anni il bilancio tornerà in pareggio -, per quanto riguarda i dati sull’inquinamento sono mancati a lungo punti di riferimento sicuri. Ma ora grazie alle prime prove fonometriche la situazione inizia a chiarirsi.

 A quanto risulta dalle indagini di aprile, dunque, i mezzi che sforano la soglia di inquinamento acustico (circa 55 decibel) rispetto alle abitazioni del circondario sono di due categorie: le moto «supermotard» e i kart da 125 cc (per quelli da 60 e da 100 invece i dati sono sotto il limite). E mentre i secondi sforano di soli 1,2 decibel, per i primi lo sforamento è di ben 6 decibel. E così il Safety Park pensa alle contromisure. Sabato dalle 9.30 alle 14.45 circa si svolgeranno nuove prove fonometriche nelle quali saranno applicate le novità studiate dai tecnici. Spiega Paul Guggenberg, direttore dell’impianto: «Le supermotard sono state provate con scarichi “aperti”, quelli usati per le corse. Sabato invece le proveremo con scarichi di serie, e in più nel rettilineo del percorso inseriremo una chicane, cosa tra l’altro abbastanza tipica per le gare di supermotard. Faremo prove in queste condizioni e poi aggiungendo il cosiddetto “Db Killer”, uno strumento che serve proprio a limitare il rumore delle emissioni». Per quanto riguarda i kart, invece, «saranno usati scarichi particolari, con doppio silenziatore e con la caratteristica di non creare surriscaldamento». Sabato per altro sarà una giornata campale per il traffico sull’A22 - una delle più critiche dell’anno - e quindi saranno prese misurazioni anche in autostrada per poi estrapolarle dai dati comprensivi registrati presso le abitazioni e arrivare così al grado effettivo di rumorosità attribuibile al Safety Park. Le prove si svolgeranno fino al primo pomeriggio perché dalle 15 in poi è attesa l’Ora del Garda che soffia verso nord, dove c’è solo la discarica. (m.r.)

Alto Adige 06-08-09
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giovedì, 06 agosto 2009



«Radiografato» il territorio di Laives


La ricercatrice Zemmer ha illustrato l’articolato studio Meritano la tutela «monumenti» arborei e alcuni fossi

di Bruno Canali
 LAIVES. La prima assemblea pubblica per presentare l’inventario paesaggistico di Laives, ha fornito alla dottoressa Franziska Zemmer, ricercatrice che ha svolto concretamente la ricognizione sul territorio, lo spunto per un accorato appello a lavorare in direzione di una migliore salvaguardia di tutti i fenomeni naturali esistenti nel fondovalle, grandi o piccoli che siano. «L’iniziativa del censimento è partita più di un anno fa con l’affidamento dell’incarico all’esperta - ha spiegato l’assessore Giorgio Zanvettor - e abbiamo una banca dati nella quale tutte le presenze degne di essere tutelate sono inserite. L’intenzione nostra è che tutto questo lavoro di ricerca e catalogazione non rimanga sulla carta ma venga utilizzato per raggiungere lo scopo della tutela delle biodiversità».
 Il lavoro di Franziska Zemmer si è svolto in più fasi: dall’inventario dell’esistente nelle aree di fondovalle (non è stata considerata la costa montana) fino alle indicazioni per una migliore salvaguardia. «Questa banca dati - ha spiegato la ricercatrice - dovrebbe diventare utile strumento di supporto decisionale per gli interventi che riguardano il paesaggio comunale del fondovalle. Vi si trovano gli elementi paesaggistici, la loro funzione, il valore ecologico e il grado di minaccia che subiscono».
 Nell’elenco di 370 oggetti rilevati dalla Zemmer si incontrano anche cose curiose, come i vecchi alberi del maso Steinmannwald a Pineta, dove nidifica l’Upupa, i fossati abbandonati in zona Vurza, dove invece ha incontrato uno splendido esemplare di Martin pescatore. Poi anche vecchi muri a secco e alberi secolari. Il nemico maggiore per tutti è la coltivazione intensiva con uso di pesticidi ed erbicidi.

Alto Adige 06-08-09
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martedì, 04 agosto 2009




Ecco gli elementi da tutelare nel comune di Laives



Conclusi ricognizione e studio eseguiti da un’esperta Stasera alle 20 la presentazione nell’aula del consiglio

 LAIVES. La dottoressa Zemmer ha terminato la sua ricognizione sul territorio comunale alla ricerca di elementi da tutelare e stasera alle 20, nella sala del consiglio, verranno illustrati i risultati della ricerca. «È stata una iniziativa in collaborazione con l’ufficio provinciale ecologia e paesaggio - dice l’assessore Giorgio Zanvettor - ed i risultati sono interessanti». L’esperta ha verificato l’esistenza di presenze che non sono ancora state adeguatamente tutelate e si va da un vecchio muro a secco ad esempio, ai fossati e relativa fauna e flora. «In qualche caso la dottoressa Zemmer ha individuato anche qualche specie faunistica considerata a rischio - spiega Zanvettor - e poi “monumenti naturali”, come i due grandi alberi presso il maso Mondschein. Se ne parlerà più approfonditamente e per questo ho anche invitato all’incontro i componenti della neo-eletta consulta ambientale e le associazioni di categoria, come Bauernbund, contadini e ambientalisti». Zanvettor spiega che tutti gli elementi individuati dalla dottoressa Zemmer sul territorio comunale, entreranno a far parte di una banca dati permanente, utile come supporto nella rielaborazione del Puc ed anche per avere un quadro migliore e aggiornato, di quella che è la situazione ecologica locale. Infine, come stanno facendo altri Comuni con le rispettive aree, dovrebbe essere possibile avere un quadro complessivo di tutte queste presenze a livello provinciale. «Non si tratta di presenze poste sotto tutela - aggiunge Zanvettor - ma di qualche cosa che merita di essere preservato e difeso da ogni possibile aggressione esterna. Anche sul nostro territorio queste presenze non mancano, anche se talvolta sono così discrete che si fatica a percepirne l’esistenza». (b.c.)

Alto Adige 04-08-09
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martedì, 04 agosto 2009



Azienda bolzanina ai mondiali basebal


 BOLZANO. Ci sarà anche un po’ di Alto Adige ai prossimi campionati mondiali di baseball che si terranno a Roma a settembre. La Idecom, società bolzanina che fa capo al Gruppo Ladurner, è un’ azienda leader nella consulenza e comunicazione ambientale. Parteciperà ai prossimi mondiali di baseball ideando e applicando la logica dei “Greenevent”, ovvero manifestazioni che promuovono azioni e attività che incentivano la sostenibilità ambientale. La Idecom provvederà alla raccolta differenziata dei rifiuti negli stadi, incentiverà il trasporto pubblico e l’utilizzo e la distribuzione di prodotti “verdi”. Un riconoscimento a favore delle politiche ambientali è stato conferito dalla ministro Prestigiacomo al presidente Miccio.


Alto Adige 04-08-09
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sabato, 01 agosto 2009



INCENERITORE:  Il no del Comune al forno della Hafner



 BOLZANO. «Si possono cambiare le definizioni, non la sostanza: quello che la ditta Hafner vuole realizzare sull’area ex Magnesio è a tutti gli effetti un inceneritore». Giulio Angelucci, direttore dell’ufficio gestione rifiuti della Provincia, non usa giri di parole, per definire il progetto presentato all’ufficio Via che attende ora il parere del Comune. Parere che sembra ormai scontato: «Ne discuteremo in giunta - anticipa l’assessore Klaus Ladinser - il mio parere però sarà negativo». D’accordo il sindaco: «Non conosco il progetto, ma se effettivamente è un inceneritore, la nostra risposta è no». Scontata anche la bocciatura da parte dell’assessore Luigi Gallo (ecosociali): «Bolzano ha già dato se proprio si vogliono fare nuovi impianti, tocca agli altri. Oltretutto se sono ecologici dovrebbe esserci la fila per averli. La città non tollera ulteriori pesi ambientali».
Alto Adige 1-08-09
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venerdì, 31 luglio 2009



Cava Flor: critiche alla giunta provinciale. Pressing per il no al deposito di idrocarburi



 LAIVES. Presa di posizione della Svp locale su alcuni problemi per i quali si chiede alla giunta provinciale maggiore trasparenza. «Centro per guida sicura, aeroporto, cava Flor e inceneritore dei fanghi da depurazione - si legge in una nota della Svp circondariale - sono solo alcuni temi sul tavolo della discussione a Laives e - spiega il presidente del circondario Svp Christoph Perathoner - la gente è stufa». L’inceneritore dei fanghi si diceva, che sta riscaldando gli animi in Bassa Atesina, mentre tutti a Laives e Vadena sono contrari alla collocazione come alternativa nell’area Gmund, all’estrema appendice territoriale sud di Vadena. Critiche anche alla maniera in cui la giunta provinciale aveva gestito la riapertura, sopra Laives, della cava Flor. «Il Comune era contrario - ricorda la Svp - e nonostante questo la giunta provinciale ha concesso l’autorizzazione per riaprire la cava ad una ditta trentina, con concessione fino al 2014. Oltre ad essere antiestetica, quella cava procura anche danni alla strada di accesso e il Comune di Laives, solo lo scorso anno, ha dovuto spendere 180 mila euro per manutenzioni straordinarie. Quindi lo spostamento del deposito di idrocarburi, dai Piani di Bolzano alla zona Vurza, progetto in sospeso ma - scrive Perathoner - speriamo che la giunta provinciale tenga conto del parere contrario di tutto il consiglio comunale di Laives. Infine la ciclabile in zona Cervo, tenuta ferma per il no di un confinante, con la Provincia che non è ancora intervenuta. (b.c.)

Alto Adige 31-07-09
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venerdì, 31 luglio 2009

L'inceneritore di Agosto






Ad agosto le sorprese non mancano mai!  Cari cittadini di Bolzano, fortunati in vacanza o boccheggianti in città, vi facciamo sapere in anteprima, visto che nessuno dei politici o degli amministratori  di destra o di sinistra che siano, si fa premura di informarci, che a Bolzano fiorirà un secondo inceneritore, questa volta per rifiuti speciali, molto più vicino alla città, all’ ex Magnesio. Un camino di 50 metri , avvolto in una avveniristica costruzione ipertecnologica, benedetta dall’ assessora all’ ubanistica Pasquali, approvata in gran silenzio nell’ agosto scorso dalla commissione edilizia e già in costruzione. La ditta Hafner , specializzata in gestione di rifiuti speciali, ha ottenuto dalla provincia l' autorizzazione alla costruzione della nuova sede industriale composta da un edificio energeticamente efficiente integrato con una centrale elettrica (turbogeneratore).
Sarà un impianto industriale sperimentale che  brucerà rifiuti nella quantità di 7000 ton/ anno. Produrrà al giorno 40 tonnellate di CDR ( combustibile da rifiuto) per equivalenti 8.000.000 Kw/anno di energia elettrica e 32.000 Mw di energia termica.
Un grande affare privato che  inquinaerà ulteriormente la conca di Bolzano, benedetta città baciata dal sole e da  milioni di metri cubi di fumi di inceneritori. Tanto, uno più uno meno, avranno detto!
L' impianto brucerà rifiuti ospedalieri di provenienza sovracomunale, ma c'è da immaginare che potrà essere possibile una movimentazione di rifiuti da altre zone del nord Italia , visto che la Hafner gestisce rifiuti speciali in tutto il nord Italia.
L' impianto eviterà pure il controllo dell’ Appa, sarà sotto soglia, cioè calibrato a tal punto da non dover neppure sottostare ad una valutazione d’ impatto ambientale, e ciò la dice lunga sulla sua pericolosità.
Cittadini non respirate a fondo e che Dio ce la mandi buona!
La Giunta di Bolzano nei prossimi giorni dovrà dare il suo parere.
Se questa volta piega la testa che gli salti il collo!
Teresa Fortini
p.s. Partecipo al Tavolo di lavoro sulla gestione dei rifiuti convocato per la prima volta dalla Giunta provinciale nel febbraio  2009 e mai in quella sede è stato nominato questo nuovo  impianto. Viva la trasparenza!
Rifiuti speciali
Cosa sono? Di tutto, fatti di tutto e produrranno nel fumo di tutto.
Una bomba tossica in piena città.
Un tentativo fin'ora riuscito di metter in silenzio i cittadini di fronte al fatto compiuto.
Un tentativo di sfuggire ad ogni controllo prima e dopo: nè VIA , nè controlli dell' Appa.
In sintesi un " esperimento chimico" e non so altro, in mezzo alla città.
La decisione è della Provincia, il Comune e i tecnici conoscevano il progetto, già attivo da almeno un anno.
Non ci hanno detto nulla. Anzi.
Qualcuno, l'assessore Pasquali, ha lodato il progetto, innalzandolo a simbolo del futuro della città ( senza cittadini?), il Sindaco tace, gli ecosociali tacciono, l' opposizione tace.
Un tavolo tecnico per la gestione dei rifiuti, con tecnici dell'Appa capeggiati dal dr. Minach e dal dr. Angelucci, con medici e tecnici, a discutere del nuovo inceneritore dei rifiuti urbani, senza una parola su questo nuovo camino.
Forse perché sarà difficile dire che questo inceneritore depurerà l'aria, forse perché a lasciar far alla provincia alla fine la situazione diventa vergognosa e Bolzano aggiunge un'altra  grave fonte di rischio per la salute dei suoi cittadini.
Ora ci diranno che è tutto in ordine, addirittura che nulla di nocivo verrà prodotto, che le carte sono in regola, che loro sono per i “rifiuti zero” e per un’ industria ecologica, magari quei rifiuti li chiameranno biomassa, che fa tanto eco!
Tutte balle e piano piano, con i nostri limitati mezzi  e con l' aiuto di tutti quei cittadini che hanno a cuore la salute loro e dei loro figli dimostreremo che così non è.
Poniamo tutte le domande che fin'ora non ci hanno permesso di fare: che rifiuti speciali? rifiuti provenienti da dove? chi controlla? chi ha autorizzato?
Chiediamo fin d'ora il blocco dei lavori e la pubblicazione di tutti gli atti del progetto con dettagli tecnici e percorsi politici.
I cittadini devono sapere!
Claudio Vedovelli



«No al forno per rifiuti speciali»


Ecosociali contro. Hafner: sono timori infondati

 BOLZANO. A lanciare l’allarme è il gruppo ecosociale: al posto della torre del vento, la ditta Hafner vuole realizzare, sull’area ex Magnesio, un inceneritore per i rifiuti speciali. «Diciamo no - si legge in una nota - alla costruzione nell’area ex-Magnesio di un impianto di incenerimento, per bruciare 20 tonnellate giornaliere di rifiuti speciali pretrattate nella vecchia sede della Hafner. Nel sistema provinciale di smaltimento dei rifiuti Bolzano ha già fatto, più che ampiamente, la sua parte e non può ospitare altri impianti. Nella VI variante al piano di attuazione della zona produttiva “Magnesio”, presentata dalla Provincia e nel progetto di Hafner relativo alla nuova sede, discusso all’inizio del 2008 in Commissione urbanistica e in Commissione edilizia, si parlava solo di energia “eolica e solare”. Ora non si può e non si deve cambiare le carte in tavola, se non si vuole rimettere in discussione tutti gli accordi precedenti. Chiediamo al sindaco e alla giunta di intervenire subito presso la giunta provinciale, per esprimere la contrarietà della città e di tenere informati costantemente sulla vicenda la maggioranza e le commissioni consiliari competenti. Il progetto presentato, inoltre, pur sotto la “foglia di fico” della dizione “sperimentale” rischia di scardinare uno dei principi base del concetto del piano provinciale: la gestione autonoma da parte di ogni territorio dello smaltimento dei propri rifiuti. Inoltre può aprire la strada ad un flusso crescente di rifiuti speciali provenienti da altre zone con seri problemi derivanti sia dal carattere privato della gestione degli impianti sia dalla complessità di un controllo adeguato».
 Alle paure degli ecosociali risponde Heinrich Hafner, titolare dell’omonima azienda specializzata in energie rinnovabili: «Allarme immotivato. Sull’area ex Magnesio non sorgerà affatto un inceneritore per rifiuti speciali, bensì un impianto che punta a ricavare combustibile dal legno unito a materiali come cartone o tessuti. Si tratta di un impianto sperimentale, per il quale abbiamo chiesto l’autorizzazione alla Provincia, che andrà ad integrare quello della torre del vento. La struttura alta 50 metri, che sorgerà sull’area ex Magnesio, sfrutta il vento e lo trasforma in energia. Si tratta in entrambi i casi di iniziative sperimentali nel campo delle energie rinnovabili sul quale stiamo lavorando ormai da anni».

Alto Adige 31 -07-09
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venerdì, 24 luglio 2009


Severn Suzuki la ragazzina che zitti il mondo


http://www.youtube.com/watch?v=IC8zH5dkslY

6' Con sottotitoli

Un atto d’accusa per tutti noi: La bambina che zittì il Mondo per 6 minuti

Severn Suzuki era, nel 1992, una bambina. Piccola come i nostri figli, una bimba che non ti stupiresti di vedere mentre gioca a palla in cortile di una nostra città.
No la immagineresti nelle favelas, non la immagineresti con un fucile in mano, non la immagineresti a morire vittima dell’acqua inquinata.
No! No la Immagineresti mai in queste situazioni. Lei è una “nostra figlia”. La figlia del nostro benessere, con il suo vestito carino e sistemato. Ti scandalizzeresti anzi se la vedessi girare nuda per le strade, non pensando che molti bambini girano nudi ogni giorno nel terzo mondo, perchè non hanno vestiti.
La penseresti a discutere con la mamma perchè lei vuole andare in discoteca e non a “fare la morale” ai potenti del mondo. Eppure …
Nazioni Unite Eppure lei lo ha fatto. Gli ha fatto la morale. E non aveva il timore referenziale che prende noi “adulti” di fronte al “potente”. Non aveva il timore delle conseguenze, non era un’arrogante e non si avvertiva nelle sue parole la prosopopea tipica di chi si può permettere di “cantargliene quattro” a qualcuno.
No! La sua voce, le sue parole semplici, di bambina, erano pallottole che colpivano al cuore i potenti. Lei faceva solo una domanda: Se voi “grandi” insegnate a noi bambini a non litigare, perché fate la guerra? Se voi “grandi” insegnate a noi bambini ad essere generosi, perchè non usate i soldi delle guerre per sfamare i bambini che muoiono di fame?
Ingenuità? Banalità? forse … Ma è quell’essere ingenui come solo i bambini sanno esserlo. Quelle domande banali ed imbarazzanti che solo i bambini sanno fare. Perchè?
Perchè le parole di un bambino arrabbiato non sono mediate dalla cultura e dalle convenzioni sociali. E’ rabbia che nasce dal cuore ed esce così comè: pura come solo un bambino sa esserlo.
E Severn era arrabbiata perchè i “grandi” stavano rovinando il mondo. I “vecchi”, e per un bambino un trentenne e “vecchio” stavano consumando le risorse, inquinando l’acqua, bucando l’ozono, facendo estinguere specie animali …
Era arrabbiata Serven perché i potenti non impedivano che gli uomini rovinassero il nostro mondo: Lei in quel mondo doveva viverci.
Due domande mi sono sorte spontanee sentendo le sue parole:
Siamo sicuri che quel “cantargliene quattro” fosse limitato ai potenti? Non riguardava ognuno di noi? Non era rivolto a noi adulti e alle nostre auto sempre più grandi e al nostro fare beneficienza “al conto corrente numero …” per avere la sensazione di fare qualcosa senza impegnarsi troppo?
E poi? Era il 1992. Un bambino nato il giorno del suo discorso avrebbe oggi 17 anni. Cosa è cambiato? Non potrebbe forse questo ipotetico bambino rilanciarci oggi le accuse che Severn ci lanciò allora?
Potrei scrivere un intero libro, ma non riuscirei ad avere l’effetto delle parole di quella bambina, e quindi cedo a Lei la parola, alla bambina di ieri, di oggi e, mi auguro, non di domani.
Ecco il testo integrale ed il video del discorso di Severn Suzuki del 1992 ai Delegati delle Nazioni Unite:
“Buonasera, sono Severn Suzuki e parlo a nome di ECO (Environmental Children Organization).
Siamo un gruppo di ragazzini di 12 e 13 anni e cerchiamo di fare la nostra parte, Vanessa Suttie, Morgan Geisler, Michelle Quaigg e me.
Abbiamo raccolto da noi tutti i soldi per venire in questo posto lontano 5000 miglia, per dire alle Nazioni Unite che devono cambiare il loro modo di agire.
Venendo a parlare qui non ho un’agenda nascosta, sto lottando per il mio futuro.
Perdere il mio futuro non è come perdere un’elezione o alcuni punti sul mercato azionario.
Sono a qui a parlare a nome delle generazioni future.
Sono qui a parlare a nome dei bambini che stanno morendo di fame in tutto il pianeta e le cui grida rimangono inascoltate.
Sono qui a parlare per conto del numero infinito di animali che stanno morendo nel pianeta, perchè non hanno più alcun
posto dove andare.
Ho paura di andare fuori al sole perché ci sono de buchi nell’ozono, ho paura di respirare l’aria perchè non so quali sostanze chimiche contiene.
Ero solita andare a pescare a Vancouver, la mia città, con mio padre, ma solo alcuni anni fa abbiamo trovato un pesce pieno di tumori.
E ora sentiamo parlare di animali e piante che si estinguono, che ogni giorno svaniscono per sempre.
Nella mia vita mia ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici e giungle e foreste pluviali piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno mai vedere tutto questo.
Quando avevate la mia età, vi preoccupavate forse di queste cose? Tutto ciò sta accadendo sotto i nostri occhi e ciò

nonostante continuiamo ad agire come se avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo e tutte le soluzioni. Io sono solo una bambina e non ho tutte le soluzioni, ma mi chiedo se siete coscienti del fatto che non le avete neppure voi.
Non sapete come si fa a riparare i buchi nello strato di ozono, non sapete come riportare indietro i salmoni in un fiume inquinato, non sapete come si fa a far ritornare in vita una specie animale estinta, non potete far tornare le foreste che un tempo crescevano dove ora c’è un deserto.
Se non sapete come fare a riparare tutto questo, per favore smettete di distruggerlo.
Qui potete esser presenti in veste di delegati del vostro governo, uomini d’affari, amministratori di organizzazioni, giornalisti o politici, ma in verità siete madri e padri, fratelli e sorelle, zie e zii e tutti voi siete anche figli.
Sono solo una bambina, ma so che siamo tutti parte di una famiglia che conta 5 miliardi di persone, per la verità, una famiglia di 30 milioni di specie.
E nessun governo, nessuna frontiera, potrà cambiare questa realtà.
Sono solo una bambina ma so e dovremmo tenerci per mano e agire insieme come un solo mondo che ha un solo scopo.
La mia rabbia non mi acceca e la mia paura non mi impedisce di dire al mondo ciò che sento.
Nel mio paese produciamo così tanti rifiuti, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, e tuttavia i paesi del nord non condividono con i bisognosi.
Anche se abbiamo più del necessario, abbiamo paura di condividere, abbiamo paura di dare via un po’ della nostra ricchezza. In
Canada, viviamo una vita privilegiata, siamo ricchi d’acqua, cibo, case abbiamo orologi, biciclette, computer e televisioni.
La lista potrebbe andare avanti per due giorni.
Due giorni fa, qui in Brasile siamo rimasti scioccati, mentre trascorrevamo un po di tempo con i bambini di strada.
Questo è ciò che ci ha detto un bambino di strada: "Vorrei essere ricco, e se lo fossi vorrei dare ai bambini di strada cibo, vestiti, medicine, una casa, amore ed affetto".
Se un bimbo di strada che non ha nulla è disponibile a condividere, perchè noi che abbiamo tutto siamo ancora così avidi?
Non posso smettere di pensare che quelli sono bambini che hanno la mia stessa età e che nascere in un paese o in un altro
fa ancora una così grande differenza; che potrei essere un bambino in una favela di Rio, o un bambino che muore di fame in Somalia, una vittima di guerra in medio-oriente o un mendicante in India.
Sono solo una bambina ma so che se tutto il denaro speso in guerre fosse destinato a cercare risposte ambientali, terminare la povertà e per siglare degli accordi, che mondo meraviglioso sarebbe questa terra!
A scuola, persino all’asilo, ci insegnate come ci si comporta al mondo.
Ci insegnate a non litigare con gli altri, a risolvere i problemi, a rispettare gli altri, a rimettere a posto tutto il disordine che facciamo, a non ferire altre creature, a condividere le cose, a non essere avari.
Allora perché voi fate proprio quelle cose che ci dite di non fare?
Non dimenticate il motivo di queste conferenze, perché le state facendo?
Noi siamo i vostri figli, voi state decidendo in quale mondo noi dovremo crescere.
I genitori dovrebbero poter consolare i loro figli dicendo: "Tutto andrà a posto. Non è la fine del mondo, stiamo facendo del nostro meglio".
Ma non credo che voi possiate dirci più queste cose. Siamo davvero nella lista delle vostre priorità? Mio padre dice sempre siamo ciò che facciamo, non ciò che diciamo.
Ciò che voi state facendo mi fa piangere la notte. Voi continuate a dire che ci amate, ma io vi lancio una sfida: per favore, fate che le vostre azioni riflettano le vostre parole.”
Potete inoltrare l'importante  messaggio agli amici anche attraverso il blog Apritisangia segnalando il suo indirizzo che è:


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martedì, 21 luglio 2009



 «Tutelare l’albergo Bellavista» Al Virgolo



 BOLZANO. Un appello, anzi, molto di più: una domanda ufficiale presentata ieri alla sovrintendenza provinciale ai beni architettonici e artistici per mettere sotto tutela l’ex albergo Bellavista al Virgolo. Heimatpflege, Italia Nostra, Ambiente e salute e Il Nostro Virgolo sono convinti: per la sua unicità storica, sociale, architettonica e artistica l’edificio va tutelato dagli speculatori.
 Il Virgolo, dall’autunno scorso, è popolato solo dai fantasmi del passato. Deserti campi da tennis e piscina - per quest’estate si è voluto che non venissero utilizzati - ma senz’anima viva sono anche i dintorni dell’ex stazione della funicolare. Ciò che più mette tristezza, però, è senza dubbio lo stato di abbandono e pre-disfacimento dell’ex albergo Bellavista.
 Per tentar di rimediare, ieri mattina le associazioni Heimatpflege, Italia Nostra, Il nostro Virgolo ed Ambiente e Salute hanno consegnato al direttore di ripartizione dei Beni architettonici e artistici Leo Andergassen la domanda per tutelare l’edificio Bellavista. L’unicità di tale edificio, come spiegano le associazioni, parte di un insieme costruito nel 1898 su progetto dell’architetto Mungenast, è dovuta non solo al fatto di essere importante testimone di un epoca passata, come dimostrano le numerose cartoline della prima metà del secolo scorso, ma anche perché rappresenta un’importante memoria collettiva della città. L’ex albergo mantiene ancora la sua struttura e l’aspetto originale, come testimoniano i piani di costruzione e gli atti conservati all’Archivio Storico del Comune. L’edificio, costruito in stile tipico dell’epoca, non è caratteristico della zona di Bolzano, «si tratta perciò di una rarità e come tale deve essere salvaguardato». L’architetto che progettò la struttura è l’austriaco Ferdinand Mungenast; sue anche la chiesetta San Giuseppe in Ronco di Termeno (1901), la chiesa del convento Mariengarten di San Paolo (1902) e la chiesa del Sacro Cuore di Merano (1903). Durante il periodo asburgico l’albergo funzionava come “K.u.K. Postablage a.d. Virgl bei Bozen” (una sorta di fermoposta di quel tempo), svolgendo quindi una funzione ufficiale all’interno dell’amministrazione pubblica. Altri elementi che lo rendono interessante sono le decorazioni intorno alle finestre e alle porte. Tali decorazioni sono state eseguite nel 1965 dal professor Umberto Volante, noto artista residente a Merano. «L’albergo - si conclude nella richiesta - sorge su terreni privati e attualmente, nonostante la già esistente Tutela degli insiemi, è concreto il rischio che il patrimonio storico del Virgolo venga distrutto per costruirci un moderno impianto ricreativo-commerciale».

Alto Adige 21-07-09


 L’Hotel Bellavista sorge sulle pendici del Virgolo dal lontano 1898 quando fu ordinato all’architetto Ferdinand Mungenast dai fratelli Ingenuin e Carl Hofer al posto del  maso Rauchenhof.  Ferdinand Mungenast era  un discendente della stirpe austriaca degli architetti Mungenast e già autore della chiesa del Sacro Cuore di Merano nonchè della chiesetta St. Joseph in Rungg di Termeno.
Gli anni a cavallo del secolo scorso erano gli anni della K. und K. Monarchie, i tempi dell’imperatore Franz Josef (detto “Cecco Beppe”) e Bolzano era un rinomato nonchè esclusivo luogo di villeggiatura della borghesia europea. Anche il Virgolo, oltre al Guncina, erano luoghi in cui l’elite di allora veniva per riposarsi, ristorarsi nonchè curarsi visto che già allora il clima meditteraneo veniva apprezzato.
L’edificio era costituito da un sotteraneo (una cantine a volte tuttora esistente), piano terra, primo piano e sottotetto e doveva servire come edificio abitativo nonchè ristorante. Nel sotteraneo vi trovavano posto i carri nonchè la legnaia. Nel pianterreno vi era un appartamento con 5 stanze nonchè una cucina, un bagno, due ripostigli, una lavanderia ed un magazino. Al primo piano era situato il ristorante costituito da una stanza grande ed una più piccola, una cucina con ripostiglio per le cibarie, e la grande terrazza che dal lato nord passa fino al lato ovest dell’edificio ed infine un’altro appartamento con 3 stanze, cucina e bagno. Nel sottotetto trovava posto un’ulteriore appartamento con 6 stanze, cucina, bagno nonchè due ulteriori stanze.
Nel 1943 durante le incursioni dei bombardieri tedeschi, il Virgolo fu pesantamente bombardato. Le tre ville volute dal banchiere Sigismund Schwarz,  che originariamente erano situate tra l’hotel e la stazione a monte del Virgolo, furono distrutte. Anche la stazione nonchè la funicolare stessa furono pesantemente danneggiate, mentre l’hotel sembra uscito quasi indenne dai bombardamenti, visto che ancora oggi mostra la struttura originale del tetto nonchè i camini ed un bellissimo “Erker” in legno con elaborate intagliature in rilievo. Negli anni gli interni sono stati modificati, al posto degli appartementi sono state ricavate stanze d’albergo (tra cui la “suite” nel sottotetto, da cui si ha una bellissima vista su Bolzano). Le scale in legno sono state sostituite da meno estetiche scale in cemento, i pavimenti in pietra sono stati coperti da linoleum, ma l’edificio continua ad emanare un fascino dei tempi che furono e che lo rendono unico nel suo genere.
Nel mese di settembre abbiamo contattato il Direttore della ripartizione beni architettonici, Dr. Leo Andergassen, per chiedere di mettere sotto tutela delle belle arti l’albergo in quanto temiamo rischi di essere demolito non appena scade il contratto del tennis club Virgolo, data fissata per il 31.10.2008. Siamo andati con il Dr. Andergassen a fare un sopraluogo e gli abbiamo mostrato tutti gli elementi che caratterizzano l’edificio e che secondo noi lo rendono interessante per una tutela delle belle arti – oltre ovviamente alla memoria storica legata a quel luogo.
Testo di Verena Segato. I dati riportati provvengono da piani di costruzione e descrizioni originali. Per gentile concessione dell’archivio civico di Bolzano.
Fonte
http://images.google.com/imgres?imgurl=http://nostrovirgolo.files.wordpress.com/2008/10/foto-storiche-virgolo-013.jpg&imgrefurl=http://nostrovirgolo.wordpress.com/hotel-bellavista/&usg=__0WTL0FPHLYXFctrltMFugIaqzcQ=&h=1920&w=2560&sz=2039&hl=en&start=1&um=1&tbnid=ktVPV6a5perf0M:&tbnh=113&tbnw=150&prev=/images%3Fq%3Dalbergo%2BBellavista%2BVirgolo%26hl%3Den%26client%3Dfirefox-a%26rls%3Dorg.mozilla:it:official%26sa%3DN%26um%3D1


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mercoledì, 15 luglio 2009

«Centrali nucleari come siti militari La Provincia dica no»



BOLZANO. I Verdi chiedono alla Provincia di mobilitarsi contro il nucleare. E alle ragioni ambientali contro la decisione del governo, il gruppo Verde aggiunge «la difesa delle autonomie locali»: i siti verrebbero dichiarati di interesse militare e sarebbe il governo a decidere dove costruire le centrali e i siti di stoccaggio, scavalcando le amministrazioni locali. L’invito a dichiarare la Provincia «libera dal nucleare» è contenuta in una mozione presentata in consiglio provinciale. Il via libera alle centrali nucleari, aggiungono Riccardo Dello Sbarba e Hans Heiss, rischia di vanificare gli sforzi della Provincia sulle fonti energetiche rinnovabili.

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lunedì, 13 luglio 2009


 Maneggio «Il taglio degli alberi era dovuto»



BOLZANO. L’abbattimento degli alberi ad alto fusto presso il maneggio era un atto dovuto. Lo dice la giardineria del Comune, resplicando ad Ambiente e salute, che aveva pesantemente criticato l’intervento.
 «Esiste un regolamento nazionale Enac - si legge nella note del Comune - che ha reso obbligatorio l’intervento in questione da parte dello scrivente ufficio. Questo regolamento identifica gli alberi come ostacolo alla navigazione aerea. Specifica inoltre alcune fasce di rispetto, secondo le quali le piantagioni arboree a precise distanze dalla pista dell’aeroporto non possono superare determinate altezze. Ciò significa che effettivamente si sarebbero potute preservare alcune piante capitozzandone gran parte del fusto, ma sarebbe rimasto in piedi un “moncone” che non solo avrebbe creato dei rischi per la stabilità futura della pianta, ma non avrebbe comunque garantito l’habitat adeguato dell’ avifauna».
 «Non corrisponde inoltre a verità - prosegue la nota - il fatto che l’Enac sarebbe stata disposta ad aspettare il mese di ottobre; sono state numerose e forti le pressioni esercitate negli ultimi anni (anche da parte della Guardia di Finanza proprietaria del terreno confinante a nord) affinché l’intervento fosse svolto quanto prima».
 «Il terreno in oggetto - si legge ancora - è passato sotto la gestione del Comune da breve tempo; anteriormente esso era stato oggetto dell’occupazione, da parte del Bolzano Equestrian Centre, che si era distinto per l’incuria e la negligenza nella manutenzione degli alberi, che hanno portato alla situazione attuale su cui era necessario intervenire. Infatti gran parte dei pioppi presenti su tutta l’area presentano evidenti sintomi di instabilità e quindi pericolosità per l’incolumità pubblica, ivi compresi i fruitori del Maneggio. Precisiamo inoltre che sono previsti interventi di manutenzione ordinaria delle alberature rimaste e un progetto di ripristino delle stesse come è abitudine della Giardineria».

Alto Adige 11-07-09
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lunedì, 13 luglio 2009



A difesa dell’agricoltura alpina



BOLZANO. Una “Risoluzione in difesa dell’agricoltura di montagna” è stata sottoscritta e consegnata ieri dall’assessore all’agricoltura altoatesino Hans Berger e dai colleghi delle Regioni alpine al commissario UE all’agricoltura Fischer Boel.
 Si tratta dell’atto conclusivo della Conferenza internazionale sull’agricoltura di montagna tenutasi a Garmisch in Germania. «Chiediamo all’Europa certezze per il periodo dopo il 2013, un asse specifico di politica agricola per la montagna, con propri modelli di finanziamento che riconoscano i servizi garantiti alla comunità da chi popola e lavora la montagna» ha sottolineato Berger nel suo intervento al vertice di Garmisch.
 Il commissario Fischer Boel aveva chiesto proposte concrete alle Regioni alpine e a Garmisch «ha ribadito che la Risoluzione verrà attentamente studiata dall’Ue e tenuta nella massima considerazione in sede di pianificazione della politica agricola dopo il 2013» spiega ancora l’assessore Berger. Nel colloquio con la signora Fischer Boel il vicepresidente della Provincia ha trovato altri riscontri: «Mi ha confermato che, come promesso al presidente Durnwalder, in autunno verrà in visita in Alto Adige».
 E anche per la Conferenza finale del Commissario UE sulle linee della politica agricola dopo il 2013, a chiusura del suo mandato, si sta valutando l’ipotesi che possano essere Alto Adige e Trentino ad organizzare congiuntamente l’evento.
 Al commissario l’assessore Berger ha ricordato l’esigenza che l’UE non giudichi l’agricoltura di montagna solo secondo i criteri della competitività, «ma accanto alla produzione di qualità tenga in considerazione aspetti essenziali legati alla persona: i servizi resi alla comunità come il mantenimento del paesaggio e della biodiversità».

Alto Adige 11-07-09
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categoria:ambiente
venerdì, 10 luglio 2009



Il ritorno al nucleare è legge




di Vindice Lecis
 ROMA. Sessantaquattro articoli e un iter travagliato. Nel disegno di legge sullo sviluppo, approvato in via definitiva dal Senato, si trova di tutto: dai nuovi fondi per l’editoria all’introduzione senza retroattività della class action, dalla privatizzazione delle ferrovie ad alcune liberalizzazioni. Ma la norma più importante è quella che prevede il ritorno dell’Italia al nucleare che ha fatto parlare il ministro Scajola di «svolta storica» e le opposizioni di «scelta sciagurata».
 Il provvedimento «omnibus» (a favore Pdl, Lega e Udc, mentre Pd e Idv hanno lasciato l’aula) era stato approvato dalla Camera nel novembre 2008, modificato al Senato e ancora alla Camera prima di arrivare ieri al Senato. Il governo avrà sei mesi di tempo per l’approvazione della nuova legge e per emanare i decreti legislativi necessari per la scelta dei siti delle centrali, del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio e deposito dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare. In questi decreti saranno anche comprese le misure di compensazione da corrispondere alle popolazioni interessate e agli enti locali. Sarà costituita l’Agenzia per la sicurezza nucleare e nei decreti attuativi il governo dovrà attenersi all’indicazione di «elevati» e non solo di «adeguati» livelli di sicurezza dei siti.
 L’altra norma importante presente del ddl riguarda la modifica della normativa sulla class action in senso più restrittivo, nel senso che impedisce la possibilità di cause collettive da parte dei cittadini coinvolti nei crac finanziari del passato (Parmalat e Cirio). L’entrata in vigore è stata ulteriormente posticipata al gennaio del prossimo anno. Tra le misure del ddl, il ripristino dei fondi per finanziare l’editoria con un aumento della cosiddetta Robin tax sulle grandi aziende petrolifere. Salta il tetto che prorogava al 2015 il tetto antitrust per la distribuzione del gas e si prevedono sconti sulla benzina per le regioni che ospitano impianti di estrazione di gas e petrolio. Le ferrovie possono essere privatizzate ma solo da imprese con sede legale in Italia. Inoltre sono inasprite le multe e le pene per punire le contraffazioni del made in Italy.
 Le reazioni politiche si concentrano su nucleare e class action. A Scajola che parla di «nuova politica industriale» replica Grazia Francescato portavoce dei Verdi: «Il ritorno al nucleare è una vera e propria follia sia dal punto di vista ambientale che economico».
 Ma esistono davvero Comuni disponibili ad accogliere le centrali? chiede il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferreo mentre la presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, definisce la scelta nucleare «sbagliata anche dal punto di vista della sicurezza e sulla reale copertura economica dell’enorme spesa che si dovrebbe programmare». Per Di Pietro la decisione sel governo «è una bomba a orologeria» e la Regione Emilia-Romagna parla «di decisioni come nuvola di fumo».

Alto Adige 10-07-09
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venerdì, 10 luglio 2009



 CHIACCHIERE, POCHE DECISIONI E UN GRANDE ASSENTE: L’AFRICA




di Vittorio Emiliani  «FINIRÀ per presiedere l’ultima rappresentazione di una organizzazione obsoleta». Così il Financial Times. A Silvio Berlusconi, che si appassiona sempre molto agli show, la «rappresentazione» all’Aquila sta andando abbastanza bene, senza la più o meno annunciata pioggia di altre foto piccanti e con contestazioni sin qui ironiche dei terremotati, come «Yes, we camp» visibile a occhio nudo.
 Ma i risultati del summit saranno piuttosto formali, o comunque rinvieranno ogni decisione concreta a successivi incontri. Proprio perché, come notava il Financial Times, è il G8 a essere invecchiato, a non consentire un reale «governo» del pianeta.
 Né basta allargarlo - come è accaduto all’Aquila - ad altri sei soggetti, poiché questi ultimi ne richiamano altri ancora. Con un grande, tragico assente: la parte più misera del pianeta, l’Africa essenzialmente.
 Si pensi soltanto al dramma dell’acqua, fonte prima di ogni crescita civile, diritto negato oggi a 1,2 miliardi di persone.
 Se continuerà così, secondo l’Onu (critica verso i risultati del G8), 200-300 milioni di persone saranno forzate a emigrare, mentre esploderanno conflitti ancor più sanguinosi di quelli per il petrolio.
 Per restare al surriscaldamento del pianeta, è utile fissare traguardi al 2050, cioè così a lungo termine? Bisogna, quanto meno, parlare di medio termine, cioè di 2020 e di un taglio delle emissioni di gas serra fra il 25 e il 40 per cento.
 Per questo occorre uscire dall’impasse fra Paesi ricchi, Paesi neo-ricchi e Paesi emergenti. Coi primi i quali chiedono ai secondi, in sviluppo prepotente (Cina e India in testa), di ridurre formidabili quote di inquinamento e i secondi i quali rispondono o con un «no» secco, come la Cina, oppure replicando in sostanza: «Dateci fondi per cambiare tecnologie».
 Fra parentesi, quegli impianti tecnologici altamente inquinanti sono stati spesso acquistati dai Paesi poveri nei Paesi ricchi che così avevano la possibilità di dismetterli e incassare.
 Poi ci sono Paesi appena emergenti i quali ci stanno ancor meno a barattare la loro prima, possibile, agognata industrializzazione col taglio (per loro decisamente costoso) delle emissioni di anidride carbonica.
 Ha ragione il responsabile del Wwf per le questioni climatiche, Kim Bering Becker, ad affermare che, se i Paesi industrializzati non «faranno il primo passo», nulla si smuoverà, nemmeno nell’incontro di Copenaghen, in dicembre.
 A parte il fatto che, con Bush junior, i più opulenti hanno resistito oltre ogni dire alla prospettiva di riduzione aperta dai protocolli di Kyoto. Con Barack Obama le cose sono cambiate. Ora però alle affermazioni di principio occorre che, soprattutto da parte degli Usa, seguano gli impegni e l’esemplare rispetto dei medesimi.
 Un passo avanti si è registrato, va detto, per la partnership mondiale nel campo delle tecnologie «amiche del clima», energie rinnovabili, bioenergie, ecc. Su tale punto gli Otto+Sei si dicono d’accordo nel «raddoppiare questo tipo di investimenti entro il 2015», rinviando però un punto più preciso a Copenaghen.
 Aspettiamo dunque Copenaghen. E l’Africa, per la sua immensa povertà? Basterà l’annunciata ripresa dei negoziati sul commercio mondiale?

Alto Adige 10-07-09
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categoria:ambiente
venerdì, 10 luglio 2009



Ambiente, dal G8 solo un primo passo 


Impegni sulla riduzione delle emissioni ma la Cina resta contraria


dall’inviata Natalia Andreani  L’AQUILA. Restano pochi decenni per correggere la rotta e deviare dal punto di non ritorno. Per questo il vertice Onu sul clima che si aprirà a Copenhagen il 22 settembre è tanto importante. Da quel summit dovrà nascere un accordo definitivo, con obiettivi severi e scientificamente irrinunciabili, fra paesi industrializzati, paesi in via di sviluppo e nuovi paesi sviluppati, quelli che nel 1997 erano esclusi dal protocollo di Kyoto ma oggi inquinano a ritmi elevatissimi. Ad esempio, il piccolo Qatar ha da solo emissioni pro capite di gas serra superiori a quelle degli Usa. Senza contare poi il più che mezzo disimpegno della Cina.
 Dieta forzata. Gli impegni sottoscritti all’Aquila sono la base dell’accordo da negoziare in Danimarca. La tabella di marcia per frenare lo sfrenato surriscaldamento della Terra prevede tappe forzate ed esigui spazi di manovra partendo dall’assunto che per stabilizzare il clima è necessario mantenere la temperatura globale di due gradi inferiore a quella dell’epoca preindustriale. Perché se nulla sarà fatto, o come si dice in gergo in uno scenario Bau (business as usual, tutto come adesso) le temperature globali continuerebbero a crescere di 2,4 gradi, 5 nell’ipotesi peggiore, entro fine secolo. Con conseguenze disastrose sul livello dei mari e sulle popolazioni costrette a migrare anche e non solo per il verificarsi, sempre più frequente, di fenomeni meteo estremi: 100 milioni di profughi in Asia, dicono le stime, 14 milioni in Europa, 8 milioni in Africa e altrettanti in Sudamerica.
 Ricetta al carbonio. Per stabilizzare le temperature a lungo termine è necessario diminuire le concentrazioni di anidride carbonica immessa in atmosfera assieme agli altri gas di serra (che in gruppo assumono la definizione di Co2 equivalente). Le concentrazioni della prima sono oggi di 386 parti per milione mentre la somma con gli altri gas porta a quota 462. L’obiettivo meno due gradi, invece, sarà possibile soltanto tornando a una concentrazione di Co2 equivalente di 400 parti per milione. La strada da battere è quella della conservazione dei due principali bacini di carbonio esistenti sul pianeta, che assorbono la metà delle emissioni di Co2 di origine antropica: gli oceani e le foreste. Ma non basterà e già ora appare inevitabile abolire l’uso dei combustibili fossili e fermare le centrali a carbone.
 Numeri e tempi. È necessario che i paesi industrializzati taglino le emissioni perlomeno dell’80% (rispetto al 1990) entro il 2050 e senza compensazione. Ma nel frattempo serve un obiettivo intermedio vincolante; serve che gli industrializzati taglino del 40% entro il 2020 e stavolta non solo a parole. Magari chiudendo a Copenhagen un accordo che fissi gli obiettivi per il periodo 2013-2017 e una data per i negoziati 2018-2022.
 Nuove realtà. Si discute da tempo delle responsabilità che devono assumersi i paesi esclusi dall’Allegato 1 del protocollo di Kyoto: oggi molti di quei paesi sono cresciuti in maniera esponenziale. Ma protagonisti restano anche Cina, India e Brasile: senza investimenti sul piatto difficilmente accetteranno vincoli.

Alto Adige 10-07-09
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venerdì, 10 luglio 2009


Obama: più soldi per le tecnologie pulite


di Gabriele Rizzardi
 ROMA. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, riconosce che sono stati fatti «importanti passi in avanti» nella lotta al cambiamento climatico, ma ammette che la salute del pianeta è a «rischio» e invita i paesi più industrializzati ad agire in fretta.
 Il presidente degli Stati Uniti chiude il G8 dell’Aquila insieme a Silvio Berlusconi e, davanti ai leader dei Paesi più industrializzati, annuncia un accordo tra i grandi del mondo per «raddoppiare» gli investimenti nella tecnologia pulita e nella ricerca entro il 2015. Obama parla degli errori compiuti dall’amministrazione Bush, che non ha mai voluto riconoscere il protocollo di Kyoto, e volta definitivamente pagina. «So che gli Stati Uniti nel passato non hanno riconosciuto le proprie responsabilità. Ma voglio che sia chiaro: questi giorni sono finiti» precisa il presidente americano, per il quale i Paesi come gli Usa hanno una «responsabilità storica» e devono dare l’esempio perché il contenuto di Co2 prodotto dalle loro industrie è di gran lunga superiore a quello di altri Paesi.
 I risultati raggiunti a L’Aquila non hanno comunque soddisfatto il segretario dell’Onu. «I traguardi che hanno finora indicato sono insufficienti. Il problema del clima» ha avvertito Ban Ki-Moon «è una responsabilità, imperativa e storica, per il futuro dell’umanità e del nostro pianeta». Per Obama, che a sorpresa ha proposto di mettere in agenda un vertice da svolgersi nel maggio del prossimo anno con tutti i paesi detentori di armi nucleari per andare verso un «mondo più sicuro», il lavoro fatto all’Aquila rappresenta invece un buon punto di partenza, anche se ammette che i progressi futuri non saranno facili. «Per la prima volta abbiamo indicato degli obiettivi concreti di riduzione delle emissioni. Certo, molto resta da fare perché questa è una delle sfide più importanti e gravi di questa generazione. E non dobbiamo cedere alla tentazione di lasciarci andare al cinismo, di pensare che è inutile fare la nostra parte perché il problema è troppo grande» dice il presidente americano, per il quale una delle responsabilità della sua amministrazione è proprio quella di «spingere» per una trasformazione verso l’energia pulita.
 Questa volta alle parole seguono i fatti e Obama annuncia che gli Stati Uniti stanno facendo investimenti «storici», di miliardi di dollari, per lo sviluppo delle tecnologie pulite. «Stiamo creando migliaia di nuovi posti di lavoro nei progetti eolici, nell’energia solare e sui biocarburanti. Questo per dimostrare che non ci sono contraddizioni tra una crescita sostenibile da un punto di vista ambientale ed una crescita economica robusta e solida». La ricerca verso l’energia pulita ha già portato negli Usa ad un consistente risparmio di petrolio e Obama annuncia che i Paesi più industrializzati sono d’accordo a ridurre dell’80 per cento le emissioni di Co2 entro il 2050 e conferma il suo impegno a lavorare con gli altri paesi per dimezzare le emissioni totali.
 A chiedere di incrementare l’utilizzo di energia pulita e ridurre l’impatto delle emissioni di carbonio è anche il primo ministro australiano, Kevin Rudd, mentre Silvio Berlusconi (che proprio ieri ha incassato il via libera del Parlamento al disegno di legge che spalanca le porte al ritorno del nucleare) elogia il presidente americano e dice che sulla questione del clima oggi ci può essere una «svolta». «Obama» aggiunge il Cavaliere «si è messo alla testa del movimento e ha presentato il suo programma ottenendo una grande condivisione».

Alto Adige 19-07-09
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giovedì, 09 luglio 2009


AL MANEGGIO : «Troppi rischi con quei pioppi»




  BOLZANO. L’avvocato capo del Comune Marco Cappello difende la giardineria dalle critiche per il taglio dei 40 pioppi al maneggio. «L’Enac non riteneva garantita la sicurezza ed aveva chiesto un intervento, anche se non in modo così radicale. Capisco le perplessità degli ambientalisti, ma la scelta della giardineria va condivisa, perché in caso di incidenti la responsabilità sarebbe ricaduta sul Comune. Giusto tutelarsi da eventuali cause».

Alto Adige 09-07-09
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martedì, 07 luglio 2009



Un albero per ogni Skoda venduta


VERONA. Per il terzo anno consecutivo Skoda aderisce al progetto «Un albero per ogni auto venduta», a testimonianza della sensibilità della Marca su temi come l’ecologia e il rispetto per l’ambiente. L’obiettivo del progetto è quello di supportare la messa a dimora di piante con scopi non commerciali, in particolar modo nelle zone esposte ad agenti erosivi come l’acqua e il vento, soggette a frane o minacciate da insetti nocivi. I dipendenti dello stabilimento Skoda di Mlada Boleslav hanno partecipato in prima persona all’iniziativa, contribuendo alla ricerca dell’area in cui saranno piantati 58.908 alberi, lo stesso numero delle vetture vendute dalla Casa ceka lo scorso anno nel territorio della Repubblica dell’ex asse sovietico.

Alto Adige 07-07-09
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mercoledì, 01 luglio 2009


Consulta ambientale Ok del consiglio


LAIVES. Con un atto ufficiale del consiglio comunale è stata istituita anche la consulta ambientale. Ne fanno parte Stefano Giusti, Mauro Nicolussi, Robert Tezzele, Judith Koch, Alessandro Cosi, Bruno Zanini, Rino Coin, Stefano Lovato e Ivonne Stimpfl. Presidente di tale consulta è di diritto l’assessore Giorgio Zanvettor e alle riunioni sarà presente anche il dottor Gianluca Nettis, responsabile dell’ufficio servizi del Comune. I compiti assegnati alla consulta sono quelli che riguardano un po’ tutte le iniziative dove si interviene in qualche maniera sull’ambiente e le sue caratteristiche e l’organismo avrà carattere consultivo per giunta e consiglio comunale.

Alto Adige 01-07-09
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martedì, 30 giugno 2009



Monticolo tra i laghi della «Guida blu»


Il prezioso «vademecum» è stato realizzato da Legambiente e dal Touring Club italiano

APPIANO. Tra i tre bacini lacustri italiani con «5 Vele» figura anche Monticolo. A renderlo noto sono stati Legambiente e Touring Club, che hanno presentato la nuova edizione del «vademecum» dell’estate, con l’indicazione delle località premiate, la segnalazione delle 350 spiagge più belle e delle oltre 300 località costiere più pulite. Alla sua nona edizione la Guida Blu è diventata uno strumento importante per trascorrere l’estate all’insegna della natura e dell’ambiente, frutto del sodalizio consolidato fra Legambiente e Touring Club Italiano.
 E all’interno della guida c’è una sezione sezione interamente dedicata ai laghi, ai siti di importanza storico-culturale, naturalistica e paesaggistica. Sono state solamente tre, come detto, le località a conquistare le «Cinque vele»: Appiano, Fiè allo Sciliar e Massa Marittima per il lago dell’Accesa, in provincia di Grosseto. La Guida Blu è frutto del lavoro di indagine svolto dalla «Goletta Verde» di Legambiente, ma anche del patrimonio di conoscenze delle centinaia di gruppi locali di Legambiente. Le valutazioni non riguardano solo la qualità delle acque di balneazione ma tengono conto di molte altre variabili, a cominciare dalla qualità delle strutture ricettive, dalla presenza di un centro storico ben conservato, da un’offerta enogastronomica di pregio, dalla vicinanza a luoghi di interesse storico artistico o naturalistico, e così via. Le valutazioni di Legambiente sono state infine integrate con i dati ufficiali raccolti attraverso la banca dati dei Comuni italiani (Ancitel) e sintetizzate in un giudizio espresso con le vele (da un massimo di 5 vele a un minimo di una vela). Anche quest’anno l’elaborazione dei dati è curata dal prestigioso Istituto di ricerca ambiente Italia. E insieme alle vele, c’è la segnalazione delle spiagge più belle: spesso sono angoli conosciuti e frequentati solo dai residenti, magari raggiungibili dopo faticosi trekking o seguendo itinerari nascosti. E tra le “perle“ a livello nazionale figura anche Monticolo.

Alto Adige 30-06-09
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categoria:ambiente
domenica, 28 giugno 2009


L’ecologia? E’ promossa



Bilancio positivo per il progetto «Ambiente fa scuola»

 BOLZANO. Andato in archivio l’anno scolastico 2008-2009, per elementari e medie va in archivio, con un ottimo risultato, anche l’impegno del Comune di Bolzano per sensibilizzare le classi sulla sostenibilità ambientale con “Ambiente fa scuola”, serie di progetti di educazione ambientale che mirano a creare una cultura ecologica a partire, appunto, dalle scuole elementari e medie.
 In cinque aree tematiche si sono affrontate varie problematiche ambientali, consentendo agli scolari di applicare le loro conoscenze in modo pratico e responsabilizzandoli. Le aree tematiche e i relativi temi sono state le seguenti. Ridurre i rifiuti (il compostaggio; raccolta differenziata e riciclaggio a Bolzano; cibo regionale o fragole in inverno?; quale merenda durante la pausa; produrre la carta; mostra dei rifiuti “+/- rifiuti). Mobilità (mele e limoni; polveri più o meno sottili; bimbi in bici; azione timbri per un’aria pulita - passi per il clima; a scuola ci andiamo insieme). Energia e clima (mostra itinerante - insieme per il clima; laboratorio dell’energia; scommettiamo che...; risparmio energetico nelle scuole). Escursioni a impianti ambientali (inceneritore; impianto di compostaggio; depuratore). Uscite didattiche nella natura (visite guidate al Colle; animali in natura: tracce; uccelli in primavera; sensi e giochi nella natura; le stagioni nella natura; educazione alimentare; orientamento all’aperto; l’acqua; attività nella fattoria didattica).
 Tra i progetti di maggior successo, oltre alle uscite didattiche che hanno coinvolto 175 classi, c’è “Scommettiamo che...”, una sfida alle classi partecipanti a limitare i consumi energetici - e quindi i costi ambientali ed economici derivati - tramite misurazioni delle temperature nei locali scolastici, dell’intensità della luce emessa dagli impianti di illuminazione e del consumo degli elettrodomestici. In questo modo, i ragazzi possono valutare e segnalare eventuali sprechi.
 «Anche questo anno scolastico si è concluso con una buona partecipazione ai progetti proposti da “Ambiente fa scuola” - ha commentato l’assessore comunale a mobilità e ambiente, Klaus Ladinser - ma al di là dei numeri è l’entusiasmo e l’interesse che si crea tra i ragazzi il senso del nostro lavoro. E un grazie va anche alle associazioni Ökoinstitut ed Eco che hanno realizzato i progetti».

Alto Adige 28-06-09
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categoria:ambiente, giovani
domenica, 21 giugno 2009




 BOLZANO. Due risoluzioni sulla politica energetica e sullo sviluppo delle tecnologie dell’informazione, l’impegno comune per fronteggiare la crisi internazionale in un’area alpina popolata da 23 milioni di abitanti: è quanto hanno concordato i governatori dell’Arge Alp a Coira, in Svizzera. In occasione della conferenza annuale l’Alto Adige ha assunto la presidenza della comunità di lavoro per i prossimi 12 mesi.
 Il governatore Luis Durnwalder ha ribadito che il lavoro proseguirà in particolare sui temi sensibili del turismo, le telecomunicazioni e il traffico nelle Alpi. La prima risoluzione approvata punta a sviluppare una politica energetica sostenibile nell’arco alpino, dove risulta possibile - secondo uno studio comparato sullo sfruttamento delle energie rinnovabili, presentato oggi durante i lavori - aumentare la quota di fonti alternative come acqua, legno, solare e geotermico. La seconda risoluzione ha riguardato la volontà di potenziare le infrastrutture per le nuove tecnologie della comunicazione e la diffusione della banda larga e ridurre il divario digitale nelle aree alpine.
 Le Regioni intendono considerare nella politica energetica gli obiettivi a lungo termine della cosiddetta società a 2000 watt: una visione secondo cui entro il 2100 ogni abitante non dovrà consumare più di 2000 watt di potenza continua.

Alto Adige 20-06-09
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categoria:ambiente, innovazione
domenica, 21 giugno 2009

Minach Day


 Ieri è stato il Minach-Day. Il sempre pacato e sorridente direttore dell'Appa ha rassicurato la popolazione con la sua aria gioiosa e un pochino stupita.
Appena ho notato il fumo nero alzarsi dalla zona industriale ho pensato: " Niente paura, sono certo che Minach sta sorvegliando e alla fine ci rassicurerà..." Certo l' odore intenso di plastica bruciata che ieri sera si poteva odorare in buona parte della città, faceva pensare alla diossina, ma le parole di Minach tolgono qualsiasi dubbio : " Le analisi non sono ancora pronte, ma non c'è alcun pericolo, ......"!!!
Ancora più tranquillizzante il direttore dll' Appa sulla questione del pellet ( trucioli di legname) proveniente dalla Lettonia e utilizzato in diverse Provincie dell'Italia come biomassa. Un pellet ricco di Cesio 137, materiale radioattivo, forse residuo del disastro nucleare di Tschernobyl che se bruciato potrebbe, secondo gli esperti, produrre diversi problemi di salute. Attualmente si sta indagando dove è stato utilizzato, in Alto Adige ancora non è stato rinvenuto ma il buon Minach già ci rassicura, e ce n'è bisogno visto il proliferare di centrali a biomasse, " Nessun pericolo,  già nel nostro legname ci sono ancora prodotti radioattivi di Chernobyl..." . Quello che è successo ripropone i dubbi sulle centrali a biomasse, che null'altro sono che inceneritori, dove chiaramente quello che esce dai camini dipende da cosa viene bruciato. Quello che viene bruciato dipende molto dalle dimensioni dell'impianto oltre che dal suo utilizzo, certo è che se non si utilizza materiale ( legname ) locale e si ricorre all' importazione, si incontrano grossi rischi.
Un ultimo commento: in una fase in cui il governo italiano si appresta a inaugurare una nuova era del nucleare, va un pensiero agli ancora tanti problemi e danni che le vecchie centrali hanno causato.
SALEWA DAY
Sia apre la più grande palestra di roccia d'Europa, che costruirà la ditta Salewa. E' mercato !! Ma perchè il Comune di Bolzano ha contribuito con 400 mila euro di finanziamento a questa messinscena a scopo turistico-commerciale? Un Comune che si dice al verde, che deve continuamente ricorrere alle elemosine (pagate politicamente a caro prezzo) della Provincia o/e dei privati con ampie concessioni di territorio ( di solito verde ), perché partecipa ad un‘ iniziativa che anche culturalmente ci pare di dubbio valore?
Non ci parlino di passione per la montagna: la montagna è fatica, è sudore, è fatta di marce di avvicinamento, di silenzio, di spiritualità, di natura.
Cosa di tutto ciò ritroveremo nella zona di via Einstein? Parcheggi, asfalto, cemento, rumore, fumi, mercato, mercato e mercato.
E noi stiamo giorni a piangere eroi o presunti tali che per omologare questo mondo di super eroi artificiali lasciano la loro vita sulle rocce e sulla neve e i loro parenti a casa a piangerne la perdita.    

PARCHEGGI ABUSIVI
A Trento si arrestano 3 extracomunitari perché " richiedevano" ai visitatori dell'Ospedale qualche euro per il parcheggio. Povera gente che chiedeva le briciole di altra povera gente.
A Bolzano siamo molto più avanti, una municipalizzata del Comune ( la SEAB), con il consenso della Provincia, spilla quotidianamente cifre notevoli a parenti e pazienti dell'Ospedale Centrale.
Come spesso accade la Provincia di Bolzano anche in questo caso è al primo posto.
Al 1° posto di che?

Claudio Vedovelli
16.6.09

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categoria:ambiente, salute
giovedì, 18 giugno 2009


Il «mozzichino» serve all’educazione ed è richiestissimo


BOLZANO. Da mesi i centri civici dei quartieri distribuiscono gratuitamente il cosiddetto “mozzichino” (nella foto), piccolo posacenere tascabile ideato e creato da Seab per evitare di riempire la città di mozziconi gettati a terra incurantemente. In totale sono stati distribuiti circa 700 mozzichini, con record (229) al quartiere Centro-Piani-Rencio. Il mozzichino può essere ritirato gratuitamente nei centri civici dei quartieri, allo sportello del cittadino nell’atrio del municipio in vicolo Gumer e alla sede Seab in via Lancia.
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categoria:ambiente
martedì, 16 giugno 2009


Pedaggio sui passi dolomitici?




Sondaggio fra automobilisti. Sì al pedaggio, se non è caro


BOLZANO. Pedaggio sui passi dolomitici? La giunta provinciale non molla la presa ed è più che mai decisa ad introdurre il ticket nell’estate del prossimo anno. Finora ha incontrato una serie di pareri contrari (il comitato per la salvaguardia dei passi stessi, Sergio Reolon, attuale presidente della Provincia di Belluno, il nuovo sindaco di Livinallongo e proprio ieri anche da parte del Partito Democratico altoatesino) ma anche un importante appoggio, quello di Reinhold Messner che, inaugurando il museo sul Monte Rite, ha detto: «Chiudiamo tutti i passi dolomitici, anche in provincia di Belluno... Li lascerei aperti solo alle navette e agli appassionati di mountain bike. Sarebbe un successo d’estate e anche d’inverno ma bisognerà ovviamente creare dei grandi parcheggi a valle dove lasciare la macchina con ticket, peraltro, non troppo alti». Si tratta della stessa posizione che viene ribadita, da anni, dalle associazioni ambientaliste.
 IL SONDAGGIO. La giunta provinciale - lo ha ribadito lo stesso presidente Durnwalder - cercherà un accordo preventivo (difficile) con le Province di Trento e Belluno perchè l’idea è di applicare il pedaggio su Sella, Gardena e Campolongo. L’esecutivo altoatesino nel percorrere la strada che porterà all’applicazione del pedaggio dall’estate del 2010 fa specifico riferimento ad un sondaggio eseguito un paio di anni fa secondo il quale il traffico - in costante aumento - sui passi dolomitici (Sella, Gardena e Campolongo) può essere frenato con un pedaggio. Gli automobilisti interpellati sono sostanzialmente d’accordo. Ma serviranno, in anticipo, interventi migliorativi del trasporto pubblico. Erano stati 983 gli automobilisti coinvolti sul Gardena, sul Sella e sul Campolongo. La maggior parte erano italiani, rilevante anche la percentuale di germanici. Quasi tutti su autovetture, con una media di 2 persone per auto. Sui passi erano saliti tutti per compiere un’escursione ed ammirare il panorama. Davanti alla specifica richiesta se sarebbero stati propensi a pagare un pedaggio per salire sui passi - ovviamente uno unico e valido per Sella, Gardena e Campolongo - il loro benestare era stato, tutto sommato, elevato davanti all’eventualità che il ticket non fosse superiore ai 5 euro. Se fosse di più, i favorevoli erano risultati decisamente in percentuale minore. Secondo il sondaggio gli automobilisti germanici, in genere, sono più disposti nei confronti del pedaggio rispetto a quelli italiani. Lo studio elaborato dall’Eurac evidenzia anche che chi sale ai passi per il classico giro degli stessi spende decisamente poco nelle località - sempre nel cuore delle Dolomiti - dove ha soggiornato la notte precedente le domande che gli sono state rivolte.
 LE VALLI DIVISE. Partendo da queste basi scientifiche - che ricalcano a grandi linee quelle raccolte anni fa da uno studio che era stato voluto dal Consorzio turistico gardenese - dal successivo convegno presso l’Eurac erano emerse le perplessità ed anche le contraddizioni che esistono nelle due vallate ladine. Se la Gardena ha evidenziato i suoi gravi problemi causati dal traffico di transito (vantaggi dovrebbe averli dalla metà del mese prossimo solo Santa Cristina a seguito dell’apertura della variante), la Badia ha posto in risalto l’importanza dell’economia turistica da salvaguardare ad ogni costo visto che è essenziale per tutta la popolazione e non solo per gli operatori del settore.
 IL NO DEL PD. «I passi dolomitici sono gli snodi nevralgici su cui si regge l’economia delle valli ladine delle provincie di Bolzano, Trento e Belluno e l’imposizione di un pedaggio metterebbe a repentaglio le attività turistiche, soprattutto delle zone più deboli, e non risolverebbe il problemi di viabilità»: lo afferma Antonio Frena, segretario del Pd dell’Alto Adige. «Il Pd altoatesino - prosegue Frena - condivide quanto affermato dal comitato per la salvaguardia dei passi dolomitici, dal presidente della Provincia di Belluno Sergio Reolon e dalla Lia per Natura y Usanzes riguardo all’introduzione, nel 2010, del ticket per il transito su alcuni passi dolomitici». Per il segretario del Pd «Problemi che sussistono per un periodo estivo limitato potrebbero giovarsi di altre misure di prevenzione del traffico nelle valli di accesso ai passi e nel potenziamento del servizio pubblico per i turisti».

Alto Adige 16-06-09

«No al pedaggio sui passi dolomitici» Il Comitato di salvaguardia torna alla carica



mauro morandini

PASSO PORDOI Osvaldo Finazzer , albergatore del Pordoi, è il presidente del Comitato per la salvaguardia dei passi dolomitici, cui aderiscono 77 imprese e con 593 dipendenti e collaboratori, cavallo di tre province. E ha reagito prontamente all’annuncio dell’assessore sudtirolese Florian Mussner sull’arrivo del pedaggio di 5 euro per le auto in transito sui passi Sella e Gardena, a partire dal 2010, ricordando le 18 mila firme di turisti che hanno sottoscritto l’appello del comitato e sono contrari ai progetti di chiusura dei passi dolomiti e all’introduzione di pedaggi.

Finazzer, voi dite che il ticket sarebbe una grave limitazione alla libertà di circolazione delle persone, ma pensate anche alla ricadute sul turismo. È cosi? Naturalmente. L’elemento più importante dell’offerta dolomitica è la libertà di movimento, contrapposta alle limitazioni esistenti nelle città. Alla base del successo del Dolomiti Superski c’è questa libertà e l’emozione che questo comporta, e lo stesso vale per la montagna estiva. Imporre una discriminazione economica, e quindi sociale, su un diritto acquisito, danneggia l’immagine del Dolomiti non più aperte a tutti: chi può pagare le visita e chi non può resta casa. Ma si parla di pochi euro, non crede che sia un esborso sostenibile? E il motociclista che fa il Sellaronda? Paga ad ogni passo.

Ma non è questo il punto. Il problema è che non è il momento di mettere ticket, e chi frequenta le fiere, non solo in Europa ma anche in America, lo sa bene. A chi promuove le Dolomiti la prima cosa che viene chiesta è se ci sono ticket da pagare… Dunque il momento non è propizio, ma in futuro? No, mai. Purtroppo questa è la realtà: i passi dolomitici sono considerati terra di nessuno, non sono ritenuti elementi importanti per l’offerta turistica complessiva delle Dolomiti, bensì angoli periferici, dimenticati e ignorati perché sui confini tra province e regioni a statuto diverso, senza coordinamento turistico e promozionale. Salvo poi proporre provvedimenti di chiusura o di pedaggio. Solo noi imprenditori, che sui passi a oltre 1800 metri viviamo e lavoriamo, conosciamo l’importanza dei collegamenti tra le valli nell’economia turistica, conosciamo la tipologia del turista che frequenta i passi e i rifugi, per questo chiediamo almeno di essere coinvolti nelle decisioni.

Che tipo di turismo c’è al passo Pordoi in questo periodo? È freddo e c’è ancora molta neve. Ma si vedono già tanti motociclisti, soprattutto tedeschi; e ciclisti anche professionisti che vengono per allenarsi oltre i duemila metri; poi ci sono gli alpinisti che alloggiano nelle valli. Domani è il Corpus Domini che coincide con il primo lungo ponte estivo nel mondo tedesco, quindi ci aspettiamo un bel movimento. Sperando che il tempo ci aiuti. Il vostro è soprattutto un turismo itinerante, di transito. Come sta andando? Noi che viviamo dei pullman che vengono dal lago di Garda, da Merano, da Caldaro, da Innsbruck: in questo momento è tutto fermo.

Sui passi dolomitici il turismo stanziale è concentrato nel periodo dal 15 luglio al 30 agosto, e raggiunge l’apice a Ferragosto. La concentrazione delle presenze in agosto crea indubbiamente problemi di traffico, dovuti però agli stessi turisti che fanno vivere le valli. Chiudere i passi o limitarne l’accesso non è la soluzione: sarebbe penalizzante per la stessa offerta turistica delle valli.
R. B. L’Adige



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martedì, 16 giugno 2009


Gli «Sceriffi dei rifiuti» per evitare irregolarità



 LAIVES. Da settembre, anche Laives avrà i suoi “sceriffi” dei rifiuti. L’assessora Liliana Di Fede li recluterà tra le associazioni che già hanno aderito alle due campagne di informazione in collaborazione con la Seab presso le isole ecologiche. Ieri pomeriggio, in un incontro con i volontari, sono state gettate le basi della nuova iniziativa che sarà ancora su base volontaria. In sostanza, ci si è accorti che nonostante tutte le informazioni e le iniziative di sensibilizzazione, ancora diversa gente non vuol capire e getta i rifiuti dove capita, magari la plastica nel verde oppure la carta nel vetro insieme anche alle immondizie di cucina. «Occorre un controllo maggiore sul territorio - ha spiegato Liliana Di Fede ai volontari - e pure loro del resto hanno avuto modo di vedere tutto ciò che non funziona. Così, da settembre, questi volontari, ufficialmente riconosciuti dal Comune e perciò muniti di tesserino, gireranno a piacere le strade per verificare che il comportamento nello smaltire i rifiuti sia corretto. Periodicamente saranno anche accanto alle isole interrate per informare e, dove necessario, faranno sanzioni agli indisciplinati. (b.c.)
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domenica, 14 giugno 2009



Messner: «Chiudere i passi dolomitici»


CIBIANA. «Chiudiamo tutti i passi dolomitici. Anche in provincia di Belluno. Anzi, costituiamo un superbike dolomitico». L’invito è di Reinhold Messner, che approfitta dell’apertura stagionale del museo del Monte Rite per proporre che dal Falzarego alle Tre Croci, dal Giau al Passo Remauro, al Monte Croce, tutti siano chiusi al traffico automobilistico e resi accessibili solo da navette, quando non ci sono i mezzi di trasporto funiviario. «Passa di qui il massimo di tutela delle Dolomiti come patrimonio mondiale dell’Unesco», aggiunge il re degli ottomila Messner che affronta anche altri temi di stretta attualità: «La mia visione? I passi si dovrebbero chiudere al traffico privato nelle province di Belluno, Trento, Bolzano. Che acquisirebbero uno straordinario valore aggiunto. Io li chiuderei tutti i passi. Li lascerei aperti solo alle navette e agli appassionati di mountain bike. Sarebbe un successo d’estate e anche d’inverno».
 Tra le altre ricette proposte da Messner, grandi parcheggi a prezzi modici a fondo valle per consentire agli sciatori di raggiungere comunque le piste durante il periodo invernale.

Alto Adige 14-06-09
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giovedì, 11 giugno 2009


Idrocarburi, ricorso contro il deposito nella zona Vurza


La giunta provinciale ha rinviato (almeno per ora) la decisione: «Per noi questo segnale è positivo», dice Polonioli

 LAIVES. La giunta provinciale doveva occuparsi nuovamente del progetto di deposito per idrocarburi e distributore di carburante presso la zona Vurza a nord di Pineta. Doveva farlo in particolare dopo che il consiglio comunale di Laives, all’unanimità, ha espresso parere contrario a tale ipotesi. Invece c’è stato un rinvio che, tutto sommato non dispiace al sindaco Giovanni Polonioli.

 «Non è male che la giunta provinciale abbia preso ulteriore tempo per approfondire la questione - dice appunto il sindaco - perché correva voce che ci fosse anche la possibilità di un parere positivo verso il progetto di deposito e distributore, in particolare, della possibilità che la Provincia scorpori le due cose, bocciando in sostanza il distributore accanto alla variante ma mantenendo invece il deposito di idrocarburi che si sposterebbe in zona Vurza dai Piani di Bolzano. Per noi questa sarebbe una soluzione negativa».
 Ricordando proprio il no deliberato dal consiglio comunale all’unanimità, Polonioli ribadisce quindi quale sarebbe semmai la posizione del Comune di Laives: «Se la giunta provinciale dovesse dare il benestare al deposito e dire no al distributore di carburante, come Comune faremo ricorso perché questo è stato deciso dal consiglio comunale. Ricordo che io e la giunta eravamo inizialmente favorevoli all’idea di avere il distributore accanto alla variante, mentre il resto non lo volevamo e non lo vogliamo date le implicazioni ambientali e di sicurezza sollevate anche in consiglio comunale. Come detto, se la giunta provinciale non dovesse tenere conto del parere espresso dal consiglio comunale, noi saremo costretti a presentare il ricorso».
 Come è andata in consiglio comunale recentemente, fino a raggiungere il raro traguardo di una decisione unanime tra maggioranza ed opposizione, è presto detto: dati tecnici alla mano e - soprattutto - con una lettera dell’ex assessore Werner Frick dove si consiglia prudenza verso il progetto, Christian Bianchi, consigliere di opposizione del Pdl è riuscito a convincere tutti quanti in aula che bisognava respingere la richiesta provinciale. Il deposito è una presenza pericolosa nel posto dove è stato previsto e poi attira traffico pesante; il distributore di carburante addirittura sarebbe fuorilegge rispetto alle indicazioni del Codice della strada sulle distanze che deve avere un’area di servizio, lungo una strada con le caratteristiche della variante alla statale 12 dall’uscita di una galleria. Misurazioni alla mano, queste distanze non sarebbero rispettate e di fronte a queste obiezioni, anche il consiglio comunale al completo ha preferito dire di no.
 Nessun problema invece per quanto riguarda il trasferimento di un piccolo biotopo che si trova nell’area dove la Provincia vorrebbe spostare il deposito di idrocarburi: verrà trasferito ai piedi della costa montana al di là della variante.

Alto Adige 11-06-09
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mercoledì, 10 giugno 2009


 VIRGOLO


Piccolo mondo antico


In centro, e cioè sulle pendici più prestigiose e paesaggisticamente rilevanti, è  desideratissima la cittadella dei consumi che Thun, probabilmente già rassicurato e garantito dal potere provinciale e comunale (sic: in quest’ordine!) intende costruire sul Virgolo. Contro questo progetto è schierato un mondo molto variegato di associazioni che per comodità si possono chiamare “ambientaliste”, ma che in realtà è riduttivo chiamare così: Italia Nostra, Heimatpflege, Ambiente e Salute, Unser Virgl etc. Esse sono composte di cittadini di tutti i gruppi linguistici, sono ideologicamente neutre, o trasversali, riempiono di cittadini le sale, quando si muovono, e non fanno, con il loro impegno civile, dell’antipolitica. Ellecosta, che se ne intende, considera Italia Nostra un circolo di destra: gliene sono profondamente grato. Detto da lui, questa definizione ci collocherebbe solo leggermente più a destra di Lotta Continua. Ma ci sono cattolici, massimalisti, blandi conservatori, attivisti che molti i partiti pagherebbero per avere nelle proprie fila e così via. In altri termini: uno spacccato dell’intera società. Cosa non piace loro, di quel progetto? Intanto il metodo: nessun coinvolgimento della città, accordi a porte chiuse. E poi l’idea che una riserva ambientale e naturalistica di alto pregio paesaggistico, un giacimento culturale e archeologico di cui si è appena iniziato a valutare lo spessore, possano essere manomessi, sconvolti, e infine distrutti mediante conversione in un’attrazione turistico-consumistica che è ipocrita e sconsiderato presentare come un bene per la città, e che sarebbe più saggio intendere per quello che è: un regalo fatto a Thun. Chiediamoci anche perché bisognerebbe farglielo, questo regalo: mi sfugge. Ma ciò che soprattutto quelle associazioni “ambientaliste” non sopportano è l’ideologia sottesa a progetti come quelli. Essa si alimenta dell’utopia devastante che identifica il progresso con lo sviluppo economico, la cementificazione con la ricchezza, la riduzione o la scomparsa di spazi mentali e fisici in cui godere di un paesaggio intatto (ambientale, storico, valoriale, etc.) come il superamento di un passato patetico e impresentabile (come la nobile chincaglieria di Zaninelli). Quell’ideologia necessita di cittadini che non abbiano alcuna memoria storica (il presente è il superamento di ogni triste e miserabile passato: gaudeamus igitur!), nessuna percezione morale al di là di una pervertita ossessiva compulsione all’acquisto, e che non siano sfiorati dall’idea che un mondo migliore è possibile: se poi l’obiettivo dell’acquisto sono gli angioletti, tanto meglio: si coniuga così la trivialità del consumismo con una versione domesticata e untuosa del messaggio cristiano (angelo significa messaggero: e che avrà mai da comunicarci, di cristiano, l’angioletto?). E infine: chi è l’avversario di queste associazioni? Il potere? Certamente: per quanto esso manifesta di indisponibilità al dialogo, o almeno all’ascolto, e per l’incapacità di formulare progetti e idee sostenibili. Gli imprenditori, o Thun stesso? Certamente no, e in nessun caso pregiudizialmente: e gli diventeremmo perfino amici se sapesse ridistribuire le sue ricchezze (questa non è una cosa di sinistra, ma una cosa cristiana, degna dell’angioletto), magari per riqualificare il Virgolo come lo vogliono i cittadini. Ma l’avversario maggiore è la cultura - in senso antropologico - sottesa tanto ai politici, quanto agli imprenditori, e che si trova così ben rappresentata anche, in generale, nella nostra società. Questa cultura si chiama rinuncia, desistenza, jemenfoutisme, indifferenza, qualunquismo: credere cioè che sia inutile (e dannoso) battersi per qualcosa di giusto, per la salvezza di un mondo di valori che il consumismo ha distrutto per sempre, storicamente, ma che possiamo almeno recuperare nei nostri cuori come fondamento di una civiltà diversa e possibile, e come antidoto alla volgarità e alla mancanza di senso dei nostri tempi. Un gorgo oscuro che trascina tutto con sé: il Virgolo, le vecchie care cose di Zaninelli, il nostro paesaggio, la nostra storia, l’idea di un mondo diverso, serio e umanistico, e alla fine noi stessi.

UMBERTO TECCHIATI
*Presidente di Italia Nostra Bolzano

Alto Adige 10-06-09
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categoria:ambiente
martedì, 09 giugno 2009


 «Ticket sui passi dolomitici dall’estate del 2010»



Ma serve un accordo con Trento e Belluno. Il pedaggio sullo Stelvio


BOLZANO. La Provincia ribadisce: pedaggio sui passi dolomitici - oltre che sullo Stelvio - a partire dalla prossima estate. È stato il presidente della giunta altoatesina, Luis Durnwalder a comunicare, ieri mattina, che si sta procedendo, con alcuni distinguo, in questa direzione.
 Secondo Durnwalder per il ticket sui passi dolomitici «bisogna trovare una posizione comune assieme alle Province di Trento e di Belluno, in modo da individuare un sistema non burocratico di prelievo. I fondi ricavati sarebbero destinati a migliorare le strutture stradali - creando parcheggi e punti informativi, per esempio - e la sicurezza nelle zone interessate». Il presidente Durnwalder ha aggiunto che «dovranno essere tenute in debita considerazione le esigenze della popolazione locale» per le necessità di mobilità. Nessun problema invece per quanto riguarda il pedaggio da introdurre sulla strada che da Spondigna in alta Venosta porta al passo dello Stelvio visto che i «Comuni interessati hanno già dato il loro assenso».
 Partendo dal fatto che «L’introduzione, a titolo di esperimento, del pedaggio sulla strada di passo Rombo ha portato nelle casse comunali di Moso in Passiria circa 400 mila eutro da destinare a migliorare le strutture e la sicurezza stradali nell’area del passo», il presidente ha rilanciato l’idea del ticket anche sui passi dolomitici, sulla scorta di quanto già anticipato dall’assessore altoatesino Florian Mussner secondo cui il pedaggio, dal luglio del prossimo anno, sarebbe applicato solo «sui passi Sella e Gardena: 5 euro per ogni auto in transito con caselli di riscossione al bivio Miramonti e presso il ristorante Gerard Chalet». Immediata era stata la replica degli ambientalisti: «Meglio bloccare il traffico per alcune ore al giorno nel pieno della stagione turistica». Ora la Provincia di Bolzano rilancia e punta a coinvolgere anche le Province di Trento e Belluno visto che la prospettiva resta quella di far pagare anche il ticket per i transiti sul Campolongo (fra Alta Badia ed Arabba) e sul Sella (fra alta val di Fassa e val Gardena). L’idea di applicare il pedaggio è stata respinta, a più riprese, dalla Provincia di Belluno e da un apposito comitato a salvaguardia dei passi che aveva raccolto migliaia di firme. No della giunta provinciale trentina anche all’introduzione del pedaggio sul passo Sella. «Ma noi, in Alto Adige, siamo convinti che l’introduzione del pedaggio porterà ad una riduzione del traffico - ha detto e ribadito appunto l’assessore Mussner - sulla base dell’esperienza maturata sul passo del Rombo che porta in Austria. L’esperimento, in vigore oramai da tempo nei mesi estivi, ha dato buoni risultati con l’incasso del ticket che viene utilizzato per favorire la mobilità con il servizio pubblico nelle zone circostanti e per interventi migliorativi sulla stessa strada». Lo prevede, fra l’altro, un dispositivo alla legge finanziaria altoatesina. Ma Trento e Belluno restano sulle loro posizioni di perplessità. Un’intesa non sembra facile da raggiungere.

Alto Adige 9-06-09

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categoria:ambiente, provincia di bolzano
lunedì, 08 giugno 2009


LEIFERS / Bürgerversammlung (1)
Verkehrsproblem löst sich von selbst
Rückbau der Straße beginnt im Juli – Durchfahrtssperre für St. Jakob vom Tisch
 
Im ersten Bauabschnitt wird die Straße im Süden von St. Jakob rückgebaut. Danach folgt die
unmittelbare Ortsdurchfahrt. Foto: „D“/hhk
 Leifers – Die verkehrstechnische Zukunft St. Jakobs stand im Mittelpunkt eines Informationsabends, zu dem die Gemeindeverwaltung in die neue Aula Magna geladen hatte. Gleich vorweg: die angedachte morgendliche Sperre der Straße kommt definitiv nicht.
Von Harald Knoflach (hhk)
Im subjektiven Empfinden der Menschen können 400 Autos in knapp eineinhalb Stunden am Morgen viel (z. B. Komitee für St. Jakob) oder auch wenig (z. B. Kaufleute) sein. Es war daher das Anliegen der Stadtverwaltung einen Mittelweg zu finden. „Wir werden deshalb weiter verstärkt Verkehrskontrollen durchführen“, verspricht Verkehrsstadtrat Georg Forti. Es soll sogar ein
zusätzlicher Stadtpolizist aus dem Verwaltungsdienst abgezogen werden um mehr Kapazität für Kontrollen zu haben.
Startschuss für Rückbau
Auch die Jahre der Untätigkeit, die sich die Gemeindevertreter in Bezug auf den Rückbau der Straße vorwerfen lassen mussten, scheinen vorbei, denn am 11. Juni erfolgt die Arbeitsvergabe für das erste Baulos. Im Bereich zwischen Pascoli- und Thalerstraße soll noch im Juli mit dem Bau eines Radweges und beidseitiger Gehsteige begonnen werden.
Für die geschätzte Bauzeit von 180 Tagen wird es daher zu einer Einbahnregelung mit Blockabfertigung im Bereich der Baustelle kommen. „Dies wird höchstwahrscheinlich auch einigen Durchzugsverkehr abschrecken“, ist SVP-Ortsobmann Andreas Mumelter überzeugt.
Die Gemeindevertreter kündigten weiters an, das zweite Baulos – dieses betrifft dann die unmittelbare Ortsdurchfahrt – in den Haushalt des kommenden Jahres integrieren zu wollen; mit Hilfe des Landes versteht sich. Begonnen werden soll mit dem Bau eines Kreisverkehrs bei der Kreuzung mit der Thalerstraße um die Geschwindigkeit des Verkehrs zu drosseln.
Ob der relativen Enge der Straße wird größtenteils ein kombinierter Rad- und Gehweg gebaut. Speziell die Engstelle beim Soldatenfriedhof stellt die Techniker vor einige Probleme. „Da müssen wir in Zusammenarbeit mit der Gemeinde Bozen eine Lösung finden“, erklärt Forti und mahnt sogleich ein, die Arbeiten in einem größeren Kontext zu sehen. Das Stauund Überlastungsproblem hänge nämlich auch mit der Situation in der Bozner Industriezone zusammen. Solange nicht auch der Virgl untertunnelt und die Umfahrung Leifers fertiggestellt ist, müssten sich die Bürger noch in Geduld üben, meint Forti.

LEIFERS / Bürgerversammlung (2)
Flanieren am Fuß des Berges
Voraussichtlicher Arbeitsbeginn für Promenade im August
Leifers (hhk) – Das langfristige Ziel ist ein durchgehender Promenadenweg von der Talstation der Kohlerer Seilbahn bis nach Auer. Martin Schöpf vom Forstinspektorat Bozen I erläuterte auf der Bürgerversammlung die geplanten Schritte.
Wir werden jetzt ein Ausführungsprojekt erstellen und hoffen, im August mit den Arbeiten beginnen zu können“, erklärt er. Der Weg, der sich von Virgl und Haselburg kommend am Fuße des Berges an der Grenze zum landwirtschaftlichen Grün um St. Jakob, Steinmannwald und Leifers herumschlängeln soll, wird in mehreren Bauabschnitten verwirklicht.
Wir haben für das Projekt rund 230.000 Euro vorgesehen“, berichtet Vizebürgermeister Georg Forti. Schöpf betont, dass die zweieinhalb Meter breite Promenande so flach wie möglich geführt wird, damit sie auch mit Kinderwägen oder für Menschen mit Behinderung zu bewältigen ist.
 BOZEN / Erholung
Promenade als Zufahrt
Guntschnapromenade seit 1990 Provisorium




Ein verwittertes und zersplittertes Schild weist auf die Guntschnapromenade
hin. Foto: „D“/Armin Sparer
Bozen (hhk) – Seit 1990, seit dem Bau der neuen Jenesier Straße, wird ein Abschnitt der Guntschnapromenade als provisorische Zufahrt zum Reichrieglerhof verwendet.
Der Abschnitt ist nach wie vor als Promenadenweg gewidmet“, weiß Rudi Benedikter vom Projekt Bozen. Die „ruhmreiche Guntschnapromenade“ dürfe nicht dem Autoverkehr geopfert werden, meint der Gemeinderatspräsident. Er fordert nun den Gemeinderat auf, den Promenadenabschnitt westlich des Reichrieglerhofes – wie 1990 vorgesehen – wieder zur Promenade rückzubauen.
Dem gegenüber stehen Pläne, die Zufahrt zum Reichrieglerhof zu erneuern. Dabei gebe es zwei Möglichkeiten, erklärt Verkehrsstadtrat Klaus Ladinser. Die eigentlich „offizielle“ Zufahrt, die knapp hinter einer Tunnelausfahrt liegt oder eben die „provisorische“, die auf einer langen Geraden über die Promenade verläuft. Beide bergen somit ein gewisses Gefahrenpotential.
Ein technisches Gutachten soll nun klären, welche Variante die bessere ist. „Die Siedlung benötigt jedenfalls eine geregelte Zufahrt“, betont Ladinser. Einen Fußgängerweg soll es aber weiterhin geben, egal ob nun die erste oder die zweite Variante umgesetzt wird, verspricht der Verkehrsstadtrat.
Benedikter hingegen beharrt, dass die immer noch gültige Position der Stadtgemeinde der Rückbau sei, wie er nach Beendigung der Bauarbeiten an der neuen Jenesier Straße Anfang der 90er-Jahre vorgesehen war.



Dolomiten 05-06-2009 articolo dell'assemblea del 03-6
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categoria:ambiente, san giacomo oggi
lunedì, 08 giugno 2009


Sul Virgolo una miniera archeologica
Chiesa di San Vigilio
Chiesa di S. Vigilio - Vigiliuskirche 1900

La cementificazione è la minaccia che incombe. La posizione di Italia Nostra

LA STORIA


Ambiente e Salute, e Il Nostro Virgolo, associazioni bolzanine, movimenti di opinione e di pacifica lotta per la salvaguardia delle pendici di Bolzano in generale e segnatamente del Virgolo, si adoperano da anni perché la trascurata collina che incombe rassegnatamente sul centro di Bolzano non venga trasformata in un parco giochi e acquisti per adulti danarosi che più o meno inconsapevolmente portino acqua al mulino di una città che sa per lo più vendere (in merci) ma non acquistare (in qualità dell’esistenza).

Italia Nostra le sostiene, e siccome stima preferibile l’unione, che notoriamente fa la forza, ha organizzato insieme a loro, alcune sere fa, nella sala conferenze del vecchio Municipio di Bolzano in Via Portici 30 (Archivio Storico della città di Bolzano), una conferenza su “Storia antica e cristianità del nostro colle” (relatore Padre Georg Schraffl) e sull’archeologia del Virgolo.


Di quest’ultima parlerà il Lorenzo Dal Ri, Direttore dell’Ufficio Beni archeologici della Provincia, profondo conoscitore dell’archeologia regionale e autore di un fortunato scavo nella chiesetta di San Vigilio. Nominata per la prima volta nel 1275, la chiesetta poteva ormai vantare, nel XIII secolo, una lunga storia che arretra fino ai secoli del primo Medioevo.

Gli scavi hanno infatti dimostrato che l’aspetto attuale dell’edificio rielabora e amplia un edificio ben più antico di forma rettangolare (circa m 7x5) sprovvisto di abside, a cui erano associate sepolture i cui corredi funerari possono datarsi al VI-VII sec. d.C. Tuttavia altri reperti, tra cui frammenti di un tipico bicchiere in vetro, indicano che l’epoca in cui pare appropriato inquadrare la nascita di questo edificio sia il V-VI sec. d.C.

Si tratta pertanto di una chiesa che documenta non solo l’acquisizione della religione cristiana in età tardoantica o alle soglie del primo Medioevo, ma le origini stesse della città di Bolzano.
A testimonianza dell’importante ruolo assunto da questo luogo di culto nel corso dell’alto Medioevo, bisognerà citare la sepoltura, verso la fine dell’VIII sec. d.C., di un personaggio di spicco, inumato con una rara cintura portaspada di tipo italico-bizantino.

Secondo la ricostruzione storico-archeologica, la chiesa di San Vigilio dovette sorgere come edificio di culto di un castrum, cioè di un insediamento fortificato: forse lo stesso citato da Paolo Diacono, verso l’anno 680, nella sua Historia Langobardorum? Secondo lui vi risiedeva il conte baiuvaro che reggeva Bauzanum e altri villaggi fortificati, combattuto dal duca longobardo Alahi.

Chiesa di San Vigilio al Virgolo.
Scene della vita di una donna ossessa fine XIV.

Il Virgolo è giustamente difeso per motivi ambientali e paesaggistici. Va difeso inoltre per motivi che hanno a che fare con il ruolo che le Istituzioni cittadine e provinciali intendono riconoscere alle associazioni protezionistiche.
Qui sia chiaro che una richiesta di ruolo da parte nostra, cioè di ascolto di rispettabili istanze, non è che un segno di rispetto per le Istituzioni democraticamente elette: quanto alla reciprocità...Detto questo si pone un interrogativo tecnico.

Se il Virgolo, come sembrano indicare gli scavi, è sede di quel castrum Bauzanum che è all’origine stessa della nascita di Bolzano, come si potranno conciliare vasti sbancamenti necessari alla realizzazione di una cittadella del consumo, con la conservazione dei resti archeologici che, senza dubbio, emergeranno nel corso dei medesimi?

È forse opportuno aggredire il patrimonio archeologico del Virgolo, insieme al suo valore paesaggistico e ambientale, per l’interesse effimero di un imprenditore e dei suoi amici? Chi pagherà gli onerosi scavi? E infine: quanto resterà, sul terreno, di ciò che eventualmente sarà stato scavato?
E in una parola, che progetto si formula sulla ricerca, e sulla conservazione dei resti della prima Bolzano che potranno emergere sul Virgolo se, Dio non voglia, sarà oggetto della promessa cementificazione?

Presidente Italia Nostra Alto Adige

 UMBERTO TECCHIATI


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domenica, 07 giugno 2009


Tribunale Internazionale per l’Ambiente


È la nuova battaglia di Adolfo Perez Esquivel, il Nobel per la Pace ieri a Bolzano

MAURO FATTOR

Il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel, uno dei simboli della Resistenza in Argentina, ieri è stato ospite a Bolzano della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano e dell’Eurac.
 Dopo l’incontro dello scorso anno con Rita Levi Montalcini, si tratta del secondo appuntamento della serie «Incontrando i premi Nobel».
 Un’iniziativa, come ha specificato il vicepresidente della Fondazione Andrea Zeppa «che intende portare in Alto Adige personalità internazionali di primo piano».
 Iniziativa indubbiamente lodevole, anche se probabilmente c’è qualcosa di rivedere nella modalità di comunizione e di informazione perchè, purtroppo, ieri l’Auditorium dell’Eurac (posti solo su prentazione, ma completamente gratuiti) era tutt’altro che esaurito. Un peccato perchè l’ospite argentino era davvero di quelli da togliersi il cappello. Ha conosciuto la tortura e le galere del generale Videla, non ha mai abbandonato la lotta non violenta e oggi è impegnato in prima linea per convincere l’Onu a dare vita a una Corte Penale Internazionale per l’Ambiente. «Dobbiamo lottare perchè finisca l’impunità generalizzata - ha detto Perez Esquivel - bisogna creare strumenti giuridici e prevenzione e stabilire sanzioni adeguate. Qui non si tratta di salvare qualche banca, si tratta di salvare il pianeta dallo sfruttamento indiscriminato che crea povertà e disuguaglianza. I diritti ambientali sono la terza generazione dei diritti umani, ne completano la sfera. Io non so - ha detto ancora il Nobel - chi abbia inventato una terminologia in cui si distingue tra Primo Mondo, Secondo Mondo, Terzo e Quarto Mondo. Beh, deve essere un pazzo. Viviamo in un unico mondo, per quanto maldistribuito. Dobbiamo cambiare mentalità».
Quante possibilità ha la battaglia di Perez Esquivel di andare in porto? Difficile dare una risposta. Dipende dall’Onu, che non è proprio un modello di trasparenza. «L’Onu ha bisogno di un profondo processo di democratizzazione - ha continuato il Nobel argentino - Non è possibile che il suo funzionamento e la sua efficienza siano condizionati da un pugno di Paesi, quelli che siedono nel Consiglio di Sicurezza. Tanto per cominciare la sede dovrebbe andare via da New York e trasferirsi in un Paese che offra maggiori garanzie di neutralità rispetto agli Usa».
Gli Usa, appunto. Sono una costante nei discorsi di Perez Esquivel, quasi sempre con accenti critici senza sfumature. E così accade che a grandi intuizioni e a battaglie innovative e moderne come quella sulla Corte Penale Internazionale per l’Ambiente, il Nobel argentino affianchi stereotipi e modelli di analisi della realtà geopolitica internazionale (su Islam e conflitto israelo-palestinese, per esempio) estremamente semplificati e molto polarizzati - buoni di qua cattivi di là - che sono poi in sostanza quelli, immutati, degli anni della sua giovinezza e dell’impegno civile in Argentina.
 Quello che resta è comunque il suo messaggio di fondo, quel «fede e speranza» che - da cattolico - ha ribadito anche ieri, in chiusura dell’incontro all’Eurac, e che garantisce lunga vita alla categoria principe che domina l’universo di Perez Esquivel e che si chiama Resistenza - civile, intellettuale, morale - contro tutte le ingiustizie. «Pacifista io? - ha detto sorridendo - io non amo questa parola. Io non sono e non mi sento un pacifista, io sono un combattente per la libertà».

Alto Adige 7-06-09


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categoria:ambiente
sabato, 06 giugno 2009



LEIFERS / Bürgerversammlung (1)
Verkehrsproblem löst sich von selbst
Rückbau der Straße beginnt im Juli – Durchfahrtssperre für St. Jakob vom Tisch
 
Im ersten Bauabschnitt wird die Straße im Süden von St. Jakob rückgebaut. Danach folgt die
unmittelbare Ortsdurchfahrt. Foto: „D“/hhk
 Leifers – Die verkehrstechnische Zukunft St. Jakobs stand im Mittelpunkt eines Informationsabends, zu dem die Gemeindeverwaltung in die neue Aula Magna geladen hatte. Gleich vorweg: die angedachte morgendliche Sperre der Straße kommt definitiv nicht.
Von Harald Knoflach (hhk)
Im subjektiven Empfinden der Menschen können 400 Autos in knapp eineinhalb Stunden am Morgen viel (z. B. Komitee für St. Jakob) oder auch wenig (z. B. Kaufleute) sein. Es war daher das Anliegen der Stadtverwaltung einen Mittelweg zu finden. „Wir werden deshalb weiter verstärkt Verkehrskontrollen durchführen“, verspricht Verkehrsstadtrat Georg Forti. Es soll sogar ein
zusätzlicher Stadtpolizist aus dem Verwaltungsdienst abgezogen werden um mehr Kapazität für Kontrollen zu haben.
Startschuss für Rückbau
Auch die Jahre der Untätigkeit, die sich die Gemeindevertreter in Bezug auf den Rückbau der Straße vorwerfen lassen mussten, scheinen vorbei, denn am 11. Juni erfolgt die Arbeitsvergabe für das erste Baulos. Im Bereich zwischen Pascoli- und Thalerstraße soll noch im Juli mit dem Bau eines Radweges und beidseitiger Gehsteige begonnen werden.
Für die geschätzte Bauzeit von 180 Tagen wird es daher zu einer Einbahnregelung mit Blockabfertigung im Bereich der Baustelle kommen. „Dies wird höchstwahrscheinlich auch einigen Durchzugsverkehr abschrecken“, ist SVP-Ortsobmann Andreas Mumelter überzeugt.
Die Gemeindevertreter kündigten weiters an, das zweite Baulos – dieses betrifft dann die unmittelbare Ortsdurchfahrt – in den Haushalt des kommenden Jahres integrieren zu wollen; mit Hilfe des Landes versteht sich. Begonnen werden soll mit dem Bau eines Kreisverkehrs bei der Kreuzung mit der Thalerstraße um die Geschwindigkeit des Verkehrs zu drosseln.
Ob der relativen Enge der Straße wird größtenteils ein kombinierter Rad- und Gehweg gebaut. Speziell die Engstelle beim Soldatenfriedhof stellt die Techniker vor einige Probleme. „Da müssen wir in Zusammenarbeit mit der Gemeinde Bozen eine Lösung finden“, erklärt Forti und mahnt sogleich ein, die Arbeiten in einem größeren Kontext zu sehen. Das Stauund Überlastungsproblem hänge nämlich auch mit der Situation in der Bozner Industriezone zusammen. Solange nicht auch der Virgl untertunnelt und die Umfahrung Leifers fertiggestellt ist, müssten sich die Bürger noch in Geduld üben, meint Forti.

LEIFERS / Bürgerversammlung (2)
Flanieren am Fuß des Berges
Voraussichtlicher Arbeitsbeginn für Promenade im August
Leifers (hhk) – Das langfristige Ziel ist ein durchgehender Promenadenweg von der Talstation der Kohlerer Seilbahn bis nach Auer. Martin Schöpf vom Forstinspektorat Bozen I erläuterte auf der Bürgerversammlung die geplanten Schritte.
Wir werden jetzt ein Ausführungsprojekt erstellen und hoffen, im August mit den Arbeiten beginnen zu können“, erklärt er. Der Weg, der sich von Virgl und Haselburg kommend am Fuße des Berges an der Grenze zum landwirtschaftlichen Grün um St. Jakob, Steinmannwald und Leifers herumschlängeln soll, wird in mehreren Bauabschnitten verwirklicht.
Wir haben für das Projekt rund 230.000 Euro vorgesehen“, berichtet Vizebürgermeister Georg Forti. Schöpf betont, dass die zweieinhalb Meter breite Promenande so flach wie möglich geführt wird, damit sie auch mit Kinderwägen oder für Menschen mit Behinderung zu bewältigen ist.
 BOZEN / Erholung
Promenade als Zufahrt
Guntschnapromenade seit 1990 Provisorium




Ein verwittertes und zersplittertes Schild weist auf die Guntschnapromenade
hin. Foto: „D“/Armin Sparer
Bozen (hhk) – Seit 1990, seit dem Bau der neuen Jenesier Straße, wird ein Abschnitt der Guntschnapromenade als provisorische Zufahrt zum Reichrieglerhof verwendet.
Der Abschnitt ist nach wie vor als Promenadenweg gewidmet“, weiß Rudi Benedikter vom Projekt Bozen. Die „ruhmreiche Guntschnapromenade“ dürfe nicht dem Autoverkehr geopfert werden, meint der Gemeinderatspräsident. Er fordert nun den Gemeinderat auf, den Promenadenabschnitt westlich des Reichrieglerhofes – wie 1990 vorgesehen – wieder zur Promenade rückzubauen.
Dem gegenüber stehen Pläne, die Zufahrt zum Reichrieglerhof zu erneuern. Dabei gebe es zwei Möglichkeiten, erklärt Verkehrsstadtrat Klaus Ladinser. Die eigentlich „offizielle“ Zufahrt, die knapp hinter einer Tunnelausfahrt liegt oder eben die „provisorische“, die auf einer langen Geraden über die Promenade verläuft. Beide bergen somit ein gewisses Gefahrenpotential.
Ein technisches Gutachten soll nun klären, welche Variante die bessere ist. „Die Siedlung benötigt jedenfalls eine geregelte Zufahrt“, betont Ladinser. Einen Fußgängerweg soll es aber weiterhin geben, egal ob nun die erste oder die zweite Variante umgesetzt wird, verspricht der Verkehrsstadtrat.
Benedikter hingegen beharrt, dass die immer noch gültige Position der Stadtgemeinde der Rückbau sei, wie er nach Beendigung der Bauarbeiten an der neuen Jenesier Straße Anfang der 90er-Jahre vorgesehen war.



Dolomiten 05-06-2009 articolo dell'assemblea del 03-6
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categoria:ambiente, san giacomo oggi
giovedì, 04 giugno 2009

archeologia del Virgolo



Chiesa di S. Vigilio - Vigiliuskirche 1900
Vi ricordiamo qs sera, giovedì 4.06.09 ,  alle 20.30 la conferenza sull' archeologia del Virgolo presso il vecchio municipio di Bolzano via Portici 30.
Heute am 4. Juni um 20.30 im Konferenzsaal des Alten Rahthauses der Stadt Bozen Konferez "Archeologie des Virgl, Geschichte uns Spiritualität"
 
 
Ambiente e Salute, e Il Nostro Virgolo, associazioni bolzanine, movimenti di opinione e di pacifica lotta per la salvaguardia delle pendici di Bolzano in generale e segnatamente del Virgolo, si adoperano da anni perché la trascurata collina che incombe rassegnatamente sul centro di Bolzano non venga trasformata in un parco giochi e acquisti per adulti danarosi che più o meno inconsapevolmente portino acqua al mulino di una città che sa per lo più vendere (in merci) ma non acquistare (in qualità dell’esistenza).
 
Italia Nostra le sostiene, e siccome stima preferibile l’unione, che notoriamente fa la forza, ha organizzato insieme a loro per giovedì 4 giugno alle 20,30, nella sala conferenze del vecchio Municipio di Bolzano in Via Portici 30 (Archivio Storico della città di Bolzano), una conferenza su “Storia antica e cristianità del nostro colle” (relatore Padre Georg Schraffl) e sull’archeologia del Virgolo. Di quest’ultima parlerà il Dr. Lorenzo Dal Ri, Direttore dell’Ufficio Beni archeologici della Provincia, profondo conoscitore dell’archeologia regionale e autore di un fortunato scavo nella chiesetta di San Vigilio. Nominata per la prima volta nel 1275, la chiesetta poteva ormai vantare, nel XIII secolo, una lunga storia che arretra fino ai secoli del primo Medioevo. Gli scavi hanno infatti dimostrato che l’aspetto attuale dell’edificio rielabora e amplia un edificio ben  più antico di forma rettangolare (circa m 7x5) sprovvisto di abside, a cui erano associate sepolture i cui corredi funerari possono datarsi al VI-VII sec. d.C. Tuttavia altri reperti, tra cui frammenti di un tipico bicchiere in vetro, indicano che l’epoca in cui pare appropriato inquadrare la nascita di questo edificio sia il V-VI sec. d.C. Si tratta pertanto di una chiesa che documenta non solo l’acquisizione della religione cristiana in età tardoantica o alle soglie del primo Medioevo, ma le origini stesse della città di Bolzano. A testimonianza dell’importante ruolo assunto da  questo luogo di culto nel corso dell’alto Medioevo, bisognerà citare la sepoltura, verso la fine dell’VIII sec. d.C., di un personaggio di spicco, inumato con una rara cintura portaspada di tipo italico-bizantino. Secondo la ricostruzione storico-archeologica, la chiesa di San Vigilio dovette sorgere come edificio di culto di un castrum, cioè di un insediamento fortificato: forse lo stesso citato da Paolo Diacono, verso l’anno 680, nella sua Historia Langobardorum? Secondo lui vi risiedeva il conte baiuvaro che reggeva Bauzanum e altri villaggi fortificati, combattuto dal duca longobardo Alahi.
 
Il Virgolo è giustamente difeso per motivi ambientali e  paesaggistici. Va difeso inoltre per motivi che hanno a che fare con il ruolo che le Istituzioni cittadine e provinciali intendono riconoscere alle associazioni protezionistiche. Qui sia chiaro che una richiesta di ruolo da parte nostra, cioè di ascolto di rispettabili istanze, non è che un segno di rispetto per le Istituzioni democraticamente elette: quanto alla reciprocità….
 
Detto questo si pone un interrogativo tecnico. Se il Virgolo, come sembrano indicare gli scavi, è sede di quel castrum Bauzanum che è all’origine stessa della nascita di Bolzano, come si potranno conciliare vasti sbancamenti necessari alla realizzazione di una cittadella del consumo, con la conservazione dei resti archeologici che, senza dubbio, emergeranno nel corso dei medesimi? È forse opportuno aggredire il patrimonio archeologico del Virgolo, insieme al suo valore paesaggistico e ambientale, per l’interesse effimero di un imprenditore e dei suoi amici? Chi pagherà gli onerosi scavi? E infine: quanto resterà, sul terreno, di ciò che eventualmente sarà stato scavato? E in una parola, che progetto si formula sulla ricerca, e sulla conservazione dei resti della prima Bolzano che potranno emergere sul Virgolo se, Dio non voglia, sarà oggetto della promessa cementificazione? Attendiamo numerosi, giovedì sera, quanti sanno e possono fornire risposte a questi e ad altri interrogativi che possono essere formulati, tali e quali, anche per altri progetti edilizi, in primis quello della nuova Cantina Sociale di Gries.
 
Umberto Tecchiati – Presidente di Italia Nostra - Bolzano
umberto.tecchiati@tele2.it
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categoria:ambiente
martedì, 02 giugno 2009



Si parla di «archeo-Virgolo»






Al vecchio municipio ne parleranno l’archeologo Dal Ri e padre Georg Schraffl

BOLZANO. Una inusuale serata per far conoscere alla cittadinanza l’archeologia del Virgolo: scavi romani e paleocristianità. Organizza il comitato “Il nostro Virgolo - Unser Virgl” per giovedì sera.
 Come spiegano gli organizzatori, in apparenza nulla o quasi si muove sul piano politico, e nemmeno su quello imprenditoriale. Su cosa succederà del Virgolo, insomma, per il momento nulla di ufficiale si sa. Tutto immobile, dunque, almeno in superficie, ma il coriaceo comitato “Il nostro Virgolo - Unser Virgl” non sta fermo un attimo. Nonostante l’estate incipiente - «o forse proprio per questo, visto che durante le vacanze estive i colpi di mano si moltiplicano» - il comitato qualche giorno fa ha incontrato il presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder, per portarlo a conoscenza delle ragioni di opposizione al progetto della Thun.
 Oltre alle diverse altre manifestazioni in programma nei prossimi mesi per far conoscere il colle, l’appuntamento più prossimo è per questa settimana. Il comitato “Il nostro Virgolo-Unser Virgl” invita tutti gli interessati alla conferenza “Alle origini di Bolzano: archeologia del Virgolo - storia antica e cristianità del nostro colle”. La serata si svolgerà giovedì, 4 giugno, alle ore 20 e 30 presso la sala conferenze dell’Archivio storico della città di Bolzano, nel vecchio municipio in via Portici 30. Relatori di prestigio saranno Lorenzo dal Ri, della Sovrintendenza ai beni culturali della Provincia di Bolzano, e padre Georg Schraffl, autore del volume “Arte e Storia tra il Virgolo e Castel Flavon”. La serata è sostenuta da Italia Nostra e Ambiente e salute. (da.pa)

Alto Adige 02-06-09



--Italia Nostra, Il nostro Virgolo ed Ambiente e Salute invitano la cittadinanza alla conferenza:
--Italia Nostra, Unser Virgl, Umwelt und Gesundheit laden alle Interessierte zum Vortrag:
 
Giovedì, 4 giugno alle ore 20.30
Sala conferenze dell’archivio storico della città di Bolzano (vecchio municipio- via portici 30)
Relatori :
Dott. Lorenzo dal RiSoprintendenza ai Beni Culturali di Bolzano
Padre Georg Schraffl, autore di “Arte e Storia tra il Virgolo e Castel Flavon”.
 
Donnerstag, 4. Juni um 20.30 Uhr
konferenzsaal des alten Rathauses der Stadt Bozens (Stadtarchiv – Lauben 30)
Referenten:
Dr. Lorenzo Dal Ri, Direktor des Amtes für Bodendenkmäler der Stadt Bozen und
Pater Georg Schraffl, Autor von “Kunst und Geschichte zwischen Virgl und Haselburg”
 
 

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giovedì, 28 maggio 2009



Il Cai: «Montagna, ripristinare la segnaletica in due lingue»


Il presidente Broggi: «Da anni chiediamo il rispetto delle norme contenute nello Statuto d’autonomia, la scelta relativa al monolinguismo per i segnali è del tutto arbitraria»

MAURIZIO DALLAGO

BOLZANO. «Sui segnali di montagna non c’è mai stata alcuna chiara direttiva». Per questo ognuno fa come gli pare. Il Cai Alto Adige interviene sui cartelli - spesso monolingue - predisposti dall’Avs. «Chiediamo il ripristino della segnaletica bilingue», afferma il presidente Giuseppe Broggi.
 Per il periodo successivo al 2010 si va, intanto, verso una gestione in comune di Cai e Alpenverein per i rifugi che sono in scadenza di concessione alla fine del prossimo anno. Oggi, però, il Cai Alto Adige - e tutte le sue sezioni - deve fare i conti con le decine di telefonate di soci e cittadini che sostanzialmente chiedono quale sia la posizione del Club alpino italiano sulla vicenda della segnaletica di montagna che molte volte riporta la dizione di una luogo soltanto in lingua tedesca. “In materia di toponomastica il Cai Alto Adige chiede a chi di competenza il mantenimento e la puntuale osservanza delle norme dell’attuale Statuto di autonomia (con un’unica eventuale integrazione riguardante l’ufficializzazione dei toponimi ladini, fino ad oggi non prevista); il ripristino della segnaletica bi-trilingue laddove, ed è una notevole parte della provincia, negli ultimi anni è stata di fatto resa arbitrariamente monolingue”, afferma il presidente Giuseppe Broggi.
 La posizione del Cai altoatesino è, in sostanza, quella già definita e resa pubblica oltre 12 anni fa con un documento reperibile nel sito www.caibolzano.it. «In pratica il Cai ha chiesto e continua a chiedere, in ogni occasione, anche presso le “autorità competenti”, il rispetto delle norme contenute nello Statuto di autonomia», ancora Broggi. Il Club alpino prova da anni a mantenere bilingue la segnaletica di montagna. Ma, evidentemente, invano, se per la quota parte relativa all’Avs, ma non solo, spesso le dizioni dei toponimi sulla cartellonistica di montagna sono soltanto in lingua tedesca.
 Secondo i dati più aggiornati, dei circa 16 mila chilometri di sentieri in Alto Adige il Cai ne gestisce il 4,6 per cento. «Apponendo segnaletica totalmente bilingue», sottolinea Broggi. Tutti gli altri sentieri sono gestiti dall’Alpenverein (42,04%), dalle organizzazioni turistiche (32,52%), dall’Ufficio parchi della Provincia (14,72%) e dal Parco dello Stelvio (6,12%). L’assessore provinciale Hans Berger ha detto di voler approfondire la questione per quanto riguarda la segnaletica realizzata con denaro pubblico, ma di non voler interferire nelle scelte nel caso i cartelli siano stati predisposti grazie a finanziamenti privati.
 Un fronte dove invece si sta prospettando una soluzione tra le due associazioni alpine - Cai e Avs - è quello dei rifugi in scadenza di concessione al 31 dicembre 2010 e di proprietà della Provincia. «Si va verso una gestione in comune», ha detto Georg Simeoni, il presidente dell’Alpenverein. E Broggi conferma. «Sono una ventina e la trattativa viene fatta dalla sede centrale del Club alpino», così il presidente di Cai Alto Adige.

Il Club alpino: i cartelli di nostra competenza sono sempre bilingui In materia manca una chiara direttiva

Alto Adige 28-05-09
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categoria:ambiente, provincia di bolzano
giovedì, 28 maggio 2009


Qualità dell’aria, segnali confortanti


Ma restano alcune ombre: se n’è parlato al convegno di Ecocenter

 BOLZANO. Valori nella media, pm10 in calo, debellate le criticità legate all’attività delle Acciaierie: a prima vista la relazione del direttore dell’Appa Luigi Minach, che ha aperto ieri il lungo convegno organizzato dall’Ecocenter al centro pastorale dal titolo «Società, ambiente e salute», è un rosario di buone notizie.
 Dallo stesso intervento, però, si rilevano anche delle zone d’ombra e dei punti che faranno discutere. Il calo della polveri sottili, per esempio, sembra più legato ai mutamenti naturali piuttosto che alle disposizioni amministrative. Pur dando per scontato che il blocco invernale di alcuni veicoli in città abbia dato dei vantaggi, nessun dato riporta in modo evidente come e dove siano i frutti inequivocabili del sacrificio di alcuni bolzanini. In lieve aumento, invece, la concentrazione di ozono, soprattutto nelle valli e meno in altura. C’è, infine, il problema di Laces: il piccolo paese in val Venosta, infatti registra un’inspiegabile picco di NO?, ossido di azoto, tossico per l’uomo, così come una più comprensibile densità di Pm2,5 dovuta alla combustione domestica di molte stufe.
 «Possiamo dire che sul nostro territorio il monossido di carbonio è un problema risolto, mentre cresce l’ozono nelle valli. Il benzene, invece, è nella norma e l’ossido di azoto rimane inalterato». C’è, però, quel problema di Laces ‹‹dove constatiamo un picco di No? davvero inspiegabile, a differenza delle Pm2,5 legate alla combustione delle stufe. Più comprensibile, invece, lo sforamento di ossido di azoto nelle vicinanze dell’autostrada, anche se la comparazione con altre grandi arterie del Tirolo e italiane lascia intravedere dei valori sostanzialmente sovrapponibili e quindi nella media. Si può valutare, comunque, il dato che mostra come il 30,9% delle No? prodotte in provincia siano da attribuire alla A22 e di queste il 75% arrivi dai mezzi pesanti». Anche sui camion, però, si apre un grosso interrogativo: la crisi ha sforbiciato i transiti, anticipando in qualche modo uno degli obiettivi del nuovo tunnel del Brennero e le emissioni dannose? «Non sono calate, effettivamente», risponde Minach. «Contiamo nei prossimi mesi di ottenere qualche riscontro positivo. Le Pm10, invece, sono in sensibile calo, ma questo è molto più legato alle utenze domestiche che non al traffico, visto che il 33% arriva proprio dalle case degli altoatesini. Da due anni, comunque, siamo al di sotto della soglia europea di 35, per noi 30, sforamenti». Gli sforamenti di Pm10, però, spesso sono un “regalo” delle regioni vicine: «Quasi sempre dipendono dallo spostamento di masse d’aria provenienti da sud che, praticamente a cadenza regolare, arrivano solo fino a Bolzano dove vengono letteralmente stoppate dal Föhn». (a.c.)

Alto Adige 28-05-09
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categoria:ambiente
venerdì, 22 maggio 2009


Dalla Provincia no al deposito di carburanti




Confermato il parere negativo del Comune. Sarà spostato il biotopo. Esulta il vicesindaco. Mozione dei Verdi in consiglio


 LAIVES. La commissione urbanistica provinciale, all’unanimità, ha bocciato il progetto di trasferimento del deposito di idrocarburi (e di un distributore di carburanti) dai Piani di Bolzano alla zona Vurza a nord di Pineta accanto all’ingresso della galleria stradale. «Siamo soddisfatti che abbiano ascoltato le nostre osservazioni e le abbiamo recepite», dichiara il vice sindaco Georg Forti, presente ieri alla riunione. Ora la palla passa alla giunta provinciale.
  Soddisfazione anche da parte dei rappresentanti di opposizione, che si sono battuti in consiglio comunale per raggiungere questo obiettivo, portando anche, come nel caso del consigliere Christian Bianchi, documenti decisivi per modificare le convinzioni. «Va bene così - afferma Bianchi - e speriamo proprio che anche la giunta provinciale mantenga questo indirizzo negativo nei confronti del progetto di trasferimento». «Forti è stato bravo ad illustrare le nostre perplessità in commissione provinciale - dichiara a sua volta il consigliere Raimondo Pusateri - e ovviamente siamo soddisfatti che le nostre tesi siano state recepite».
 Il vicesindaco sottolinea di avere spiegato che non era il caso di insistere sulla collocazione indicata, presso la zona Vurza, accanto alla variante che esce dalla galleria, «una collocazione pericolosa - ribadisce Forti - anche per gli accessi stradali. Ho semplicemente spiegato che non serviva insistere su questo e li ho convinti. Ho anche parlato con Luis Durnwalder della questione, così spero che anche la giunta provinciale, quando affronterà l’argomento, dia a sua volta parere negativo e bocci il progetto di trasferimento del deposito e del distributore di carburanti a nord di Pineta».
 Invece verrà spostato, come previsto, il biotopo da dove si trova attualmente ed è una scelta che va bene a tutti. Sarà realizzato poco distante, sul versante di Montelargo, una sistemazione certamente più consona della attuale perché, continua Forti, «quello che vediamo non può essere considerato un vero e proprio biotopo». A questo proposito va anche ricordato che il gruppo provinciale dei Verdi ha depositato in consiglio una mozione con la quale si impegna la giunta a negare il via libera al trasloco ma a realizzare comunque il biotopo nell’altra località. Nonostante il parere negativo del Comune e della commissione urbanistica provinciale, infatti, è la giunta provinciale a decidere sulla questione: e siccome i citati pareri sono solo consultivi, palazzo Widmann potrebbe anche ignorarli. Ma a questo punto è probabile invece che sarà rispettata la volontà del Comune e l’indicazione dei tecnici.

Alto Adige 22-05-09
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categoria:ambiente, comune di laives
lunedì, 18 maggio 2009





Da dove vengono le cose?



Il prezzo che paghiamo è reale? Quando compriamo qualcosa ad un prezzo stracciato, chi ne ha pagato il costo al posto nostro? Siamo felici? Le persone intorno a noi sono felici? Cos’è il progresso? In base a cosa facciamo le nostre scelte?

Come è possibile che i paesi del Sud del mondo sono così predati delle loro risorse e sono così indebitati con noi? O siamo noi ad avere un debito con loro? Compriamo beni o spazzatura? Chi sceglie le nostre ossessioni? Qual’è “la storia delle cose”?

Annie Leonard ci spiega in modo facile ed eloquente qual’è il problema (o meglio… i problemi) della corsa al consumismo iniziata negli anni 50 e prova a dare anche una soluzione...

Riproponiamo volentieri l'interessante argomento cliccando sui seguenti Links:




Buona visione e... passa parola!
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categoria:cultura, ambiente, antiinquinamento
domenica, 17 maggio 2009



Quanto perdiamo se la terra si riscalda


Solo nel turismo il Trentino Alto Adige ci rimette 587 milioni di euro, 2,5 il Veneto

In un libro il primo studio in Italia curato da Carlo Carraro docente a Ca’ Foscari L’impatto sulle Alpi nei diversi settori

TONI SIRENA

Può apparire singolare che proprio alla fine di un lungo inverno carico di neve, esca, per la prima volta in Italia, uno studio scientifico che quantifica i costi economici del cambiamento climatico. Ma è una stravaganza solo apparente. Non bisogna fare confusione tra tempo e clima: come una rondine non fa primavera, così un inverno nevoso non inverte la tendenza, ormai accertata, al riscaldamento globale. Il libro, a cura di Carlo Carraro, ordinario di Econometria ed Economia ambientale a Ca’ Foscari di Venezia («Cambiamenti climatici e strategie di adattamento in Italia. Una valutazione economica», Il Mulino, 518 pagine, 39 euro), è il frutto di un complesso lavoro di ricerca, condotto con il supporto di Apat (ora Ispra), Feem e Cmcc, e la Fondazione Eni Enrico Mattei. Molti i ricercatori che hanno partecipato al progetto. I dati che ne escono sono clamorosi. Solo nel settore turistico, il Trentino Alto Adige perderebbe 587 milioni di euro (ma solo 2,5 il Veneto).
 Il cambiamento climatico. Le molte ricerche condotte in tutto il mondo concordano su un punto: entro la fine del secolo il clima globale aumenterà di 2 gradi. Diciamo meglio: «almeno» di 2 gradi, nel caso del tutto improbabile in cui oggi stesso venissero bloccate le emissioni di gas serra. Le diverse valutazioni attengono, semmai, a scenari peggiorativi: si potrebbe arrivare anche ad un aumento di 4 gradi.
 Gli effetti economici. Il cambiamento climatico avrà ripercussioni forti sull’economia. Sono già stati condotti alcuni studi per valutarne la consistenza in alcune parti del mondo. Questo è il primo studio del genere in Italia. Si avvale perciò di metodologie già messe a punto. Vengono valutate le conseguenze del «climate change» su alcuni settori principali (per esempio turismo, agricoltura, foreste, salute, sistema idrogeologico) e su alcune aree (per esempio zone costiere e arco alpino). I costi sono valutati sia in percentuale sul Pil sia in termini assoluti, tenendo conto di diversi scenari (da 2 a 4 gradi di aumento) e diverse scadenze (2030, 2060, 2090).
Inazione, adattamento, mitigazione. Il costo è, in buona sostanza, quello dell’inazione: ovvero quanto costerebbe il «non fare niente» rispetto ai costi di mitigazione dell’impatto e di adattamento all’impatto. Con il termine «mitigazione» si intendono le iniziative (che hanno ovviamente un costo) volte a ridurre l’impatto del mutamento climatico: per esempio, costruire argini per evitare inondazioni oppure dighe per salvare le zone costiere dall’aumento del livello del mare, o ancora, in alternativa, spostare gli insediamenti turistici nell’entroterra o a quote più alte. Quanto all’adattamento, si intende sia la risposta spontanea del sistema economico al cambiamento, sia gli effetti di politiche guidate. Un adattamento spontaneo può essere, per esempio, la differenziazione stagionale del turismo in montagna come risposta all’innalzamento di quota delle nevicate. La convenienza economica delle politiche di mitigazione e di adattamento dipende dunque dai costi che si dovrebbero sostenere rispetto a quelli dell’inazione.
 Gli effetti. Il settore più esposto è il turismo. I costi vanno tuttavia valutati nel loro insieme, perché i vari settori costituiscono un sistema interdipendente: quando cambia un elemento dell’insieme, cambiano anche gli altri, talvolta con un effetto moltiplicatore. E’ inoltre difficile quantificare l’impatto su beni e settori non soggetti a valori di mercato, come il paesaggio o i beni culturali e artistici, che tuttavia sono una componente strutturale dell’attrattività turistica dei territori. Per le aree alpine, l’innalzamento del limite delle nevicate, lo scioglimento dei ghiacciai, eventi naturali estremi, l’aumento delle frane, le alluvioni, lo spostamento verso l’alto della fascia boschiva, la perdita di biodiversità ed altre conseguenze del «climate change», sono destinati ad avere riflessi diretti sul turismo.
 Il pro e il contro. Il mutamento climatico avrà conseguenze diverse nei vari settori. Per esempio, si consumerà più energia per i condizionatori ma meno per il riscaldamento. L’industria idroelettrica verrà pesantemente colpita, ma solo in un secondo tempo: lo scioglimento dei ghiacciai consentirà in un primo momento di avere comunque risorse idriche. Ci sarà però bisogno di più acqua per l’irrigazione in pianura, e questo accrescerà le tensioni, già oggi acute, tra i diversi utilizzatori. L’agricoltura in montagna potrebbe avere a disposizione più terreno. In ogni caso, tuttavia, l’agricoltura sarà minacciata da ripetuti eventi estremi. Una corretta quantificazione dell’impatto sull’economia va dunque condotta tenendo conto di questi, ed altri, fattori.
 L’arco alpino. In assenza di strategie di adattamento, si ridurrà la domanda turistica nei paesi caldi a favore di paesi più freddi. L’area mediterranea perderà attrattività a favore del Nord Europa dove il clima diventerà gradualmente più mite. Nello stesso tempo, tuttavia, le popolazioni delle aree di pianura, investite da ondate di calore, tenderanno a «riscoprire» la montagna soprattutto d’estate. Ci sarà, perciò, una riduzione dei flussi turistici internazionali, ma nello stesso tempo un aumento di quelli nazionali. Un esempio degli effetti. Mentre Trento e Bolzano vedranno ridursi in misura consistente la spesa turistica, Belluno, al contrario, è la sola provincia in Italia dove essa aumenterà: resterà invariata o calerà leggermente nel 2030 (nei tre diversi scenari di aumento della temperatura), ma aumenterà in misura consistente nel 2060 e nel 2090. Ciò dipende dal fatto che la componente internazionale è molto forte in Trentino e in Alto Adige mentre è bassa nel Bellunese. In altri termini, il turismo internazionale cala ovunque in percentuali simili, ma incide sulla spesa turistica in misura molto maggiore a Trento e Bolzano. In termini quantitativi, si calcola (media dei diversi scenari al 2030) una perdita del fatturato diretto del turismo alpino di 2,5 milioni di euro nel Veneto (non solo Belluno), ma di ben 587 milioni di euro in Trentino Alto Adige.
 La neve. Altro dato significativo è la Lan (Linea di affidabilità della neve) che si eleverà di 150 metri ogni grado centigrado di aumento della temperatura. Due gradi, stimati come inevitabili a fine secolo, valgono dunque 300 metri. Se si arrivasse a 4 gradi, l’innalzamento sarebbe di 600 metri. Oggi le stazioni sciistiche in Italia sono 167, con Lan a 1500 metri: con 1 grado di aumento si ridurrebbero a 131 (Lan a 1650), con 2 gradi a 88 (Lan a 1800), con 4 gradi a 30 (Lan a 2100). Trentino, Alto Adige e Veneto, verrebbero fortemente penalizzati.
 I costi globali. Considerando tutti i settori economici, la ricerca stima nel 2050, nel caso di un aumento di temperatura tra 0,93 e 1,2 gradi, una perdita di benessere equivalente a una riduzione del reddito nazionale di circa 20-30 miliardi all’anno (a prezzi correnti), con un calo degli investimenti tra 1,14% e 1,7%. I settori che ne risentirebbero maggiormente sono quello energetico, quello agricolo e quello dei servizi: si tratta di una stima globale degli impatti macroeconomici, che vanno però differenziati per aree, settori, regioni e soggetti: per ciascuno di essi ci saranno «vincitori e perdenti», sommersi e salvati.

Alto Adige 17-05-09
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sabato, 16 maggio 2009


«Safety Park: un fallimento annunciato»



Critiche degli ambientalisti

VADENA. Una spesa di 20 milioni di euro - «ben più dei 15 preventivati dalla giunta, ma esattamente quelli previsti dagli oppositori» - per una struttura «costruita contro la volontà della maggioranza degli altoatesini». Questo il giudizio del gruppo di iniziativa «Ischia Frizzi» nel commentare il primo anno di attività del Safety Park di Vadena. Secondo gli ambientalisti (il gruppo comprende numerose associazioni di tutta la provincia) «è doloroso constatare come si sia trattato di un’occasione sprecata per valorizzare l’ambiente intorno a Vadena. Realizzare un’oasi naturale sarebbe stato molto più bello e sarebbe costato molto meno. Quanto sarebbe stata più attraente la pista ciclabile? Quanto sarebbe migliorato il microclima?». Nel frattempo la struttura «come previsto mostra i primi conti in rosso nonostante iniziative promozionali (progetti con le scuole, ecc.) che cercano di coprirli». A questo punto, concludono gli ambientalisti, «pretendiamo almeno che vengano realizzate le misure compensative per l’ambiente».

Alto Adige 16-05-09
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sabato, 16 maggio 2009



«No al deposito ma sì al trasloco del biotopo»



Mozione dei Verdi in Provincia

LAIVES. Sbarca in consiglio provinciale il caso del deposito di idrocarburi che dovrebbe sorgere in zona Vurza. A riaprire la discussione è il gruppo dei Verdi che, a firma di Riccardo Dello Sbarba e Hans Heiss, chiede alla giunta provinciale con una mozione di rinunciare alla variante d’ufficio al Puc di Laives. Secondo i due ambientalisti «bisogna tenere conto del parere negativo di un’ampia maggioranza del consiglio comunale» e quindi è necessario rinunciare al progetto; contestualmente però «resta valida la proposta (inizialmente considerata misura compensativa) di spostare il biotopo in zona più idonea, ai piedi della montagna e lungo la pedemontana che collega Laives a Castel Flavon» e serve quindi che la Provincia «renda disponibili le risorse» per il nuovo biotopo.

Alto Adige 16-05-09
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sabato, 16 maggio 2009


Raccolta differenziata


È di questi giorni la notizia che nel comune di Vadena in poco tempo si è giunti praticamente a dimezzare la produzione di rifiuti da conferire all’incenerimento grazie ad un nuovissimo sistema di raccolta ed alla consulenza dell’Ing. Corrado Giacomelli.  *
Il nostro concittadino è stato il responsabile del primo progetto pilota di Pineta che, grazie anche all'impegno dell'allora assessore Heinrich Abraham, aveva posto il nostro comune all'avanguardia in provincia per quanto concerne la raccolta differenziata dei rifiuti.

Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e il nostro comune è tra gli ultimi della provincia in questo settore tanto da essere di poco sopra ai minimi imposti dalla legge e da aver dovuto richiedere, insieme a Bolzano, una proroga per la raccolta dell'umido.

Evidentemente nessuno ha creduto più realmente nell'utilità di proseguire nella raccolta differenziata e i vari responsabili del settore, che ancora oggi siedono in consiglio comunale, non solo non hanno proseguito nel lavoro iniziato, ma ne hanno minato le basi.

Oggi nessuno ha un'idea chiara di come rimediare agli errori commessi e, che si tratti di una brutta gatta da pelare, è dimostrato dal fatto che la delega è passata di mano in mano, dall'ex-assessore Tommasini al sindaco, con un breve intermezzo dell'assessore Zanvettor che però non è stato assolutamente in grado di dare una svolta significativa a un settore di cui doveva essere uno dei principali conoscitori.

Nel frattempo siamo superati da comuni, che pur partiti decisamente in ritardo, hanno deciso di investire nella raccolta differenziata considerandola una risorsa e, ironia della sorte, ci sopravanzano con l'ausilio di quello stesso esperto che aveva portato Laives a collocarsi tra i primi sette comuni italiani.

Rifondazione Comunista - Laives

* VADENA.
Giornata interamente dedicata ai più moderni sistemi di raccolta e smaltimento dei rifiuti (14 maggio)
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categoria:ambiente
giovedì, 14 maggio 2009



S. Giacomo: Isola ecologica, sacchetti per cani, transiti ad alta
velocità.


INTERROGAZIONE

Al Sindaco del Comune di Laives, All’Assessore competente
Alcuni abitanti di S. Giacomo ci hanno segnalato una serie di problematiche che riguardano l’abitato su cui già in passato siamo intervenuti e di cui ci facciamo nuovamente interpreti.
In generale le rimostranze riguardano i transiti inutili, le isole ecologiche e la mancanza di cestini per i rifiuti e di distributori di sacchetti per cani.
Un particolare appunto viene fatto all’isola ecologica posta al centro della frazione in cui manca il cassonetto per la raccolta del cartone e che, specialmente nelle giornate di mercato, offre uno spettacolo poco decoroso contribuendo a dare una sensazione sgradevole di degrado e di sporcizia. Anche il cassonetto posto a poca distanza sull’altro lato della strada, appare insufficiente alle esigenze del quartiere in quanto spesso pieno anche per la presenza di alcuni esercizi commerciali che producono questo tipo di rifiuto.
Tenuto conto di quanto in premessa
il sottoscritto consigliere comunale chiede:
  1. quali siano i motivi per cui l’isola ecologica posta al centro di S. Giacomo sia sprovvista del cassonetto per la raccolta del cartone;
  2. se sia possibile collocare un cassonetto per la raccolta del cartone nell’isola ecologica in questione o in subordine aggiungere almeno un secondo cassonetto all’angolo con via R. Wagner;
  3. se sia possibile collocare nella via Manzoni alcuni distributori di sacchetti per cani ed alcuni cestini per rifiuti essendo tale via spesso usati dai proprietari di cani per portare a passeggiare i loro animali;
  4. se, in relazione ai transiti superflui, sia possibile un coordinamento maggiore tra le varie forze di polizia per assicurare un controllo più assiduo nelle varie ore della giornata al fine di evitare che si transiti nel centro abitato ad elevate velocità.
Si richiede cortesemente risposta scritta.
Il Consigliere comunale
Rosario Grasso
Laives, li 12 maggio 2009
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categoria:ambiente, comunicati, comune di laives
giovedì, 14 maggio 2009


Isole ecologiche, ancora incomprensioni

     

La Seab lancia un’altra campagna informativa. Da lunedì i volontari tornano sul campo

 LAIVES. Sta per prendere il via una nuova campagna di informazione e sensibilizzazione sul nuovo sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani, una campagna che si avvarrà nuovamente del contributo di diversi volontari.
 Il via lunedì, quando un paio d’ore alla mattina e altrettante al pomeriggio volontari dei carabinieri in congedo, dei gruppi Ana di Laives e San Giacomo e del gruppo micologico saranno presso le isole ecologiche e gli impianti «Gaia», sia a Laives che a san Giacomo (a Pineta ancora non ce ne sono) per distribuire il materiale informativo della Seab. Questa iniziativa durerà un paio di settimane, nella speranza che la gente incominci a comprendere l’importanza di collaborare con gli addetti alla raccolta dei rifiuti per far sì che funzioni al meglio e in questa maniera vengano anche ottimizzate le spese. Si è visti infatti che ancora diversi cittadini non hanno compreso bene come funzionano i nuovi sistemi e cosa bisogna fare quando vengono utilizzati con la scheda magnetica personale.

Alto Adige 14-05-09
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categoria:ambiente, antiinquinamento
giovedì, 14 maggio 2009


«Sul nucleare scelta sbagliata»



BOLZANO. “L’Italia dovrebbe seguire l’esempio di Stati Uniti, Germania e Alto Adige ed investire con decisione le proprie risorse sul risparmio energetico e sullo sviluppo delle energie alternative”. Lo ha detto Oskar Peterlini annunciando nel suo no al ddl sul nucleare in Italia. Secondo il senatore Svp, “la politica energetica del governo, ossia il ritorno al nucleare, contraddice la volontà popolare del referendum 1987 e punta su una tecnologia pericolosa e costosa, che non aiuta a risolvere la dipendenza italiana dall’importazione di materie prime”.

Alto Adige 14-05-09
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categoria:ambiente, salute
giovedì, 14 maggio 2009


«Virgolo, ecco le lobby in azione»

Gaianigo (Wwf) protesta: cemento sulle pendici, si romperà il tabù



 BOLZANO. Gli ambientalisti proseguono la battaglia per il Virgolo. La bozza del masterplan ha mandato come prevedibile sulle barricate chi non vuole sentire parlare del progetto Thun.
 Il Wwf interviene con Pierluigi Gaianigo, che cita la scheda dedicata al Virgolo nel documento urbanistico: «Vergognoso. Dopo una bella premessa, che sembra copiata dal documento dall’associazione “Il nostro Virgolo”, ecco la prima porcheria: gli abitanti di Oltrisarco affermerebbero che “l’attuale passeggiata porta al nulla”, facendo chiaramente intendere che bisogna creare un solido obiettivo, un polo di attrazione. E dopo un po’, eccolo il polo di attrazione: si spalanca la porta al progetto Thun. L’assessora Pasquali a questo punto poteva anche scrivere nome e cognome del committente. Nella scheda si scrive di “centro congressi”, (di cui credo che Bolzano non senta la necessità) e si scrive di “strutture private (commercio e rappresentanza), che dovrebbero finanziare le funzioni di parco e gli accessi”. Per buona grazia non c’è più l’albergo, ma si può comunque immaginare la pesantezza del progetto proposto. Si costruirà sulle pendici, rompendo ufficialmente un tabù». Prosegue Gaianigo: «Il bosco non deve diminuire; al contrario, in futuro dovrà espandersi per assorbire la Co2 prodotta dalla nostra città. I conti non tornano, nonostante la giunta voglia fare di Bolzano la prima città italiana Co2 neutrale entro il 2020. Questo modo di procedere sul Virgolo è un esempio perfetto, anche se pessimo, di come si possa - quando una lobby potente spinge - fare quel che si vuole in barba alle belle intenzioni presenti nelle premesse del documento di piano».

Alto Adige 14-05-09
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categoria:ambiente
mercoledì, 13 maggio 2009



«Virgolo, senza i privati non si fa niente»



LA CITTÀ CHE CAMBIA

di Antonella Mattioli

BOLZANO. «Non è detto che al Virgolo si debba attuare il progetto Thun, ma bisogna essere realisti: senza i privati è impensabile il recupero di quell’area». È un sindaco molto pragmatico quello che risponde agli ambientalisti che hanno fatto di quello sperone verde, vicino a piazza Walther ma dimenticato ormai da anni dai bolzanini, un cavallo di battaglia. L’argomento, delicatissimo, è tornato di attualità adesso con la messa a punto del masterplan del piano urbanistico. Nella penultima pagina del documento c’è una scheda ad hoc riservata al Virgolo e alla sua riqualificazione. Non si parla ovviamente di Thun; ma gli ambientalisti ci vedono un chiaro via libera al re degli angioletti. E attaccano l’assessore Pasquali.



Il progetto di "ristrutturazione" della collina.


 Del resto, Thun è l’imprenditore interessato ad investire sul Virgolo e il Comune sa perfettamente che senza l’accordo con i privati non si fa nulla. Neppure l’area ricreativa, proposta dal Comitato pro Virgolo e appoggiata da una petizione con centinaia di firme di bolzanini.
 «Perché - ammette il sindaco - l’idea è sicuramente buona, ma non si può realizzare su terreni che appartengono ai privati e non all’ente pubblico». Qualcuno ipotizza che il Comune possa acquistare o espropriare, di questi tempi però le priorità sono altre.
 «Quindi - insiste Spagnolli - bisogna trovare un compromesso coi privati, per conciliare le nostre con le loro esigenze». L’obiettivo del Comune è di togliere il Virgolo dall’attuale situazione di degrado e restituirlo alla città, perché lo possa “usare” al pari delle passeggiate del Talvera, del Guncina e Sant’Osvaldo. Detta così sembra facile, in realtà non lo è: perché oltre al problema della proprietà dei terreni, c’è da risolvere quello della raggiungibilità. Stabilito che non si vuole ampliare la strada attuale, ma solo sistemarla, bisogna pensare ad una funivia, com’era fino al 1976. L’unico che possa investire in un progetto di questo tipo è il privato che però deve avere un proprio tornaconto, altrimenti non fa nulla. «Vale per tutti ovviamente - sottolinea il sindaco - che sia Thun o qualsiasi altro imprenditore. Il compito del Comune, se si deciderà di trovare un accordo, sarà quello di porre dei paletti perché l’impatto ambientale sia ridotto al minimo e le strutture il più possibile camuffate nel verde». Nella riunione di maggioranza fissata per il 18 maggio, che sarà interamente dedicata al masterplan, il recupero del Virgolo sarà uno dei temi caldi. Forti perplessità sull’operazione ci sono anche nel gruppo ecosociale.
 Ma l’assessore Chiara Pasquali crede nella possibilità di rilancio della zona sotto la “regia” del Comune ed è decisa ad andare avanti nonostante il duro attacco di Ambiente e salute. «Vedremo se l’assessore Pasquali - si legge in una nota - fortemente coinvolta personalmente in questa vicenda continuerà ad essere protagonista; aveva promesso di non intervenire nei processi decisionali, ma parla e gestisce in prima persona». Attaccata reagisce: «Accuse ingiustificate, mi difenderò. È vero che mio fratello ha firmato lo studio di fattibilità per conto di Thun e mio marito il progetto della sede di Mantova, ma cosa significa? Nulla. Del resto visto che io stessa, prima di diventare assessore lavoravo come architetto, non dovrei neppure occuparmi di urbanistica. Perché ovunque si possono vedere interessi personali».

Alto Adige 13-05-09

Qualche informazione in più clicca il link:

http://www.questotrentino.it/2008/08/zendron.htm



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martedì, 12 maggio 2009


Dolomiti-Unesco, il progetto passa l’esame



Sì della commissione Iucn, il 27 giugno a Siviglia la comunicazione ufficiale

Il lungo iter era iniziato nel dicembre del 2004 con alterne vicende Cinque le province interessate, coordinate da Belluno


 BELLUNO. Dolomiti patrimonio dell’umanità: c’è il parere favorevole dell’Iucn, l’organismo valutatore dell’Unesco. La notizia è stata data ieri pomeriggio dal presidente della Provincia di Belluno, Sergio Reolon nel corso dell’ultimo consiglio provinciale di fine mandato. Malgrado il percorso per la proclamazione a patrimonio dell’umanità non sia concluso (il finale è previsto il 27 giugno a Siviglia) si può tranquillamente dire che ormai il più è stato fatto e che d’ora in avanti la strada è tutta in discesa.
 Nel gennaio 2008 erano stati consegnati a Parigi, sede dell’Unesco, i materiali di candidatura composti da un dossier scientifico, una bozza di piano di gestione, le cartografie, un video e altri documenti allegati. Nel settembre del 2008, poi, due valutatori dell’Iucn avevano percorso le Dolomiti, accompagnati da un gruppo di lavoro composto dai tecnici delle Province e da un rappresentante del ministero.
 Il parere dell’Iucn suona ancora più positivo e determinante visto che due anni fa era stato proprio questo organismo a richiedere al comitato composto dalle province di Belluno, Trento, Bolzano, Udine e Pordenone e dalle tre Regioni Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia integrazioni, correzioni e informazioni supplementari, in quanto aveva ritenuto che due dei quattro elementi caratteristici delle Dolomiti non avessero la peculiarità dell’«unicità mondiale». L’Iucn aveva ritenuto, insomma, importanti gli aspetti geomorfologici e paeseggistici (e non quelli della biodiversità) sui quali poi il comitato ha concentrato i suoi sforzi. Sforzi che adesso sono andati a buon fine.
 La parola spetta ora all’Unesco che entro la fine di maggio dovrà prendere la decisione che si baserà, però, sul parere positivo dell’organo valutatore.
 Il percorso della candidatura delle Dolomiti a patrimonio dell’umanità era iniziato nel dicembre 2004 con la convocazione delle cinque province e delle tre regioni al ministero dell’Ambiente. E ora a distanza di quasi cinque anni la conclusione positiva sembra a portata di mano.
 Inserire le Dolomiti nel patrimonio dell’umanità avrà una ricaduta notevole in particolare per l’attrattività turistica internazionale del territorio dolomitico. In gioco c’è un disegno di sviluppo sostenibile e la centralità del rapporto tra ambiente, economia e società. (p.d.a)

Come è cambiata la proposta negli anni A una Fondazione la gestione del sito



BELLUNO. Ci sono voluti cinque anni di lavoro di cinque province con i loro assessorati e uffici tecnici: oggi si può dire che la candidatura delle Dolomiti al prestigioso riconoscimento di «patrimonio dell’umanità» è davvero in dirittura d’arrivo. Non è mai accaduto infatti che l’Unesco si sia pronunciata in modo difforme dal giudizio dell’Iucn (International Union for Conservation of Nature), l’organismo internazionale di cui l’Unesco si avvale per la valutazione scientifica delle candidature di beni naturali. Manca dunque solo la comunicazione ufficiale dell’Unesco, prevista a Siviglia il prossimo 27 giugno. Il parere dell’Iucn supera dunque ogni residua titubanza per il parere definitivo e l’inserimento delle Dolomiti nell’elenco dell’Unesco.
 La proposta di candidare i Monti Pallidi nasce in realtà nel 1995 dalle associazioni ambientaliste, che avrebbero voluto includere l’intero territorio dolomitico, anche in nome delle caratteristiche culturali e socio economiche dell’area. Una via che però si dimostrò impraticabile. La candidatura riprese quota nel dicembre 2004, anche grazie all’allora ministero dei Beni culturali e ambientali, e con il coordinamento della Provincia di Belluno. Nel 2007 un primo parere dell’Iucn, non totalmente favorevole, portò alla riduzione dei siti individuati, alla ridefinizione dei criteri (riconosciuti solo quelli geologico-paesaggistici), e alla richiesta di individuare un referente unico per la gestione del sito Unesco. Ora tutte queste difficoltà appaiono risolte, grazie al non facile lavoro di squadra di cinque province, che per la prima volta hanno sperimentato un modello di gestione del territorio che supera le differenze culturali e linguistiche e i confini di un’area divisa in Province autonome e ordinarie.
 E’ ancora presto per definire il futuro ente di gestione del sito Unesco, che sarà comunque una Fondazione, costituita dalle cinque Province ma comunque aperta alle associazioni e ad altri enti. Associazioni, comuni, enti parco hanno già messo le mani avanti, rivendicando il loro coinvolgimento. Ma dalle Province viene l’invito a non mettere il carro davanti ai buoi: sarà materia di confronto dopo la comunicazione ufficiale dell’Unesco. Così come è presto per decidere dove verrà collocata la sede della Fondazione. Si pensa in ogni caso a «sportelli» in ciascuna delle cinque province interessate. La Regione Veneto, coinvolta fin dall’inizio dal ministero, non ha finora partecipato al progetto, frenata dalle pressioni, sotterranee ma non troppo, degli impiantisti e delle società sciistiche, ma dopo la valutazione positiva dell’Iucn potrebbe modificare la sua posizione.
 Un fatto è certo: l’inserimento delle Dolomiti nell’elenco dell’Unesco non comporta ulteriori vincoli a quelli già esistenti, e del resto l’Unesco o la Fondazione che verrà costituita non rappresentano certo un livello amministrativo in più, tanto meno sovraordinato. L’Unesco ha richiesto, per la sua valutazione, che il territorio fosse già soggetto a interventi di tutela (Parchi, zone Sic e altro), che dimostrassero l’interesse reale alla salvaguardia. L’unica possibilità è che, in caso di manifesta violazione dei principi che ispirano l’Unesco, venga revocato il prestigioso «marchio». Che ha una grande valenza anche turistica.

Nove i «cuori» dell’area



Ma attenti al cartellino rosso dell’Unesco

BELLUNO. Tre carte giocano a favore della candidatura delle Dolomiti: il fatto di essere un bene seriale, di essere un bene naturale, di potersi proporre anche come collegamento tra le Alpi orientali e quelle occidentali. Nell’elenco Unesco (878 siti in 145 paesi) i beni seriali sono una rarità: le Dolomiti sono state proposte non come un territorio «chiuso», delimitato da un perimetro, ma come una serie di gruppi montuosi (i «cuori», 142 mila ettari) circondati da aree-tampone (90 mila ettari). In Italia ci sono 42 siti dichiarati «patrimonio dell’umanità», ma ben 41 sono siti «culturali», e uno solo, le isole Eolie, è un sito «naturale». Ogni anno un Paese può proporre due candidature (una naturale e una culturale). Le aree dolomitiche individuate dopo un lungo lavoro di studio e selezione, sono nove:
 1) Pelmo, Croda da Lago; 2) Marmolada; 3) Pale di San Martino, Pale di San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine; 4) Dolomiti Friulane e d’Oltrepiave; 5) Dolomiti Settentrionali; 6) Puez-Odle; 7) Sciliar, Catinaccio con il Latemar; 8) Rio delle Foglie; 9) Dolomiti di Brenta.
 Le candidature nascono dal basso, dai singoli paesi. Che devono però dimostrare che si tratta davvero di aree e beni che non hanno uguali nel resto del mondo, e che per questo devono essere tutelati e protetti come «patrimonio dell’umanità» che si riceve dal passato e si trasmette al futuro. Una procedura complessa, che può durare anche anni. L’Unesco tuttavia non impone nuovi vincoli, si tratta di un trattato internazionale, nel quale vengono recepite le leggi e le normative del Paese proponente. Nello stesso tempo, essere inseriti nel «patrimonio dell’umanità» comporta responsabilità e impegni per la corretta gestione del bene, in coerenza con i principi dell’Unesco. Ogni cinque anni è prevista una relazione all’Unesco che spieghi cosa è stato fatto per preservare il sito e per valorizzarne le caratteristiche. Nel caso di manifesta «infrazione», l’Unesco può espellere il sito dal «patrimonio dell’umanità» con pesante danno di immagine e di attrattività turistica. E’ quello che potrebbe capitare alle Eolie, finite sotto «attenzione» per una scorretta gestione che contraddice i principi dell’Unesco.
 Per le Dolomiti, non sono dunque «vietate» nuove infrastrutture, impianti o strade. Ma l’Unesco ne valuterà attentamente l’impatto, distinguendo, anche, se toccano le aree «cuore» o quelle «tampone».

Alto Adige 12-05-09


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categoria:ambiente
martedì, 12 maggio 2009



Virgolo, zona da “riqualificare”


Masterplan con il trucco?
 
Ci siamo: l’assessora all’urbanistica Chiara Pasquali ha iniziato a discutere con i partiti di maggioranza il masterplan, l’ossatura del piano urbanistico comunale ( Puc). In questa bozza si parla anche del Virgolo, zona da “riqualificare”, iniziando appunto con un cambio di destinazione d’uso: il Virgolo, individuato come area di trasformazione urbana, dovrebbe andare a colmare la domanda di crescita urbana futura, residenziale e produttiva. Si noti bene, non si parla di aspetti ricreativi, ma produttivi! Produttivo come lo potrebbe essere un Thuniversum.
Auspichiamo che non voglia l’ amministrazione di questa città procedere senza trasparenza, su un'altra strada rispetto a quella della partecipazione. Che le scelte non siano condivise solo con costruttori, progettisti, proprietari e portatori di interessi economici, ma si rispetti e si ascolti i cittadini e soprattutto non si consumi il territorio, già scarso, della città per fini speculativi. Che si evitino in modo chiaro i conflitti d' interesse.
 “…la cosa che più mi preme è che venga portato avanti il progetto di Bassetti” diceva l’assessora all’urbanistica non molto tempo fa.
Ebbene, le ricordiamo che il defunto assessore Bassetti mise nella tutela degli insiemi anche l' ex Hotel Bellavista al Virgolo, presupponendo quindi di preservare quella zona da un aggressione urbanistica.
Ora invece si vuole cementificare una zona naturale e vicina alla città, unica nel suo genere. Mentre l’ex discarica di Castel Firmiano dovrebbe diventare un nuovo parco pubblico!
Non faccia il Comune di Bolzano il “ lavoro sporco”, anticipando volontà espresse dalla Provincia a favore del progetto di Thun e perdendo così definitivamente sovranità e indipendenza da “ mamma provincia”.
Ci auguriamo che il Virgolo sfugga, come è stato fino ad ora, all’urbanizzazione.
Ci auguriamo che la giunta di centro sinistra , con i Verdi al governo, non si pieghi a logiche di puri interessi commerciali e cementifichi la collina storica della città che racchiude in se spiritualità, archeologia e storia di Bolzano.
Pretendiamo, come cittadini e come rappresentanti di altri cittadini, che il masterplan, che di fatto rappresenterà le fondamenta del  nuovo Puc, venga condiviso con tutta la cittadinanza, che si creino occasioni in cui le spesso contorte affermazioni tecniche, vengano spiegate alla popolazione, e soprattutto si possano chiaramente comprendere quali saranno le conseguenze di queste scelte su una zona attualmente sotto tutela paesaggistica.

Iniziativa civica “Unser Virgl- Il nostro virgolo”
Associazione Ambiente e Salute
Italia Nostra
Umweltgruppe Bozen
WWF Bolzano

per contatti     Verena Segato   unservirgl.ilnostrovo@gmail.com
                      Teresa Fortini  info@ambientesalute.org
 
    Webside : http://nostrovirgolo.wordpress.com/



Decisioni già prese, conflitti di interesse e giri di parole per far volare gli angioletti sopra le teste dei cittadini di Bolzano.

Il dado è tratto? Immaginiamo che nelle varie dimore del conte Thun si sia festeggiato in questi giorni e persino gli angioletti e animali vari, sempre "de coccio" e sempre più esotici, nelle diverse vetrine della città (in primis la vetrina dell'Azienda di Soggiorno in Piazza Walter) paiono socchiudere le loro boccuccie a uovo in un sorriso sornione.
La decisione è presa: al Virgolo il progetto Thun, questo è scritto nel masterplan, questo è confermato, nonstante i giri di parole e gli ipertecnologismi (fatti apposta per non far capire), dalle parole dell'assessora Pasquali.
Una decisione presa da tempo, da molto tempo visto che lo stesso conte Thun, pochi giorni fa, ha pubblicamente affermato di essere stufo di aspettare e che il suo progetto era sul tavolo del sindaco da parecchi mesi, mentre rimane tutt'ora sconosciuto ai cittadini.
Ma non è Thun il problema. O meglio Thun persegue i propri interessi, una linea imprenditoriale il cui scopo è vendere quegli inutili oggetti di coccio, che indubbiamente tanto piaccioni a molti cittadini: prodotti in Cina devono essere venduti nel ricco Occidente (pensiamo che un cinese medio dovrebbe lasciarci alcuni stipendi per una sola boccuccia!) .
Per continuare ad affascinare, anzi ad avvolgere in un' aria di falsa spiritualità (e la Chiesa che dice?) il proprio mercato, il Conte ha la necessità di creare una collina degli angioletti, qualcosa che avvicini ancor più le sue produzioni al Paradiso in un groviglio di sacro e profano, naturale e artificiale, segno della schizofrenia globale dei nostri tempi.
Il Conte ha bisogno della collina, e la Provincia già da subito è parsa ben disposta nei suoi confronti, anzi molto ben disposta, il problema è che la collina  è sul territorio  comunale di Bolzano, città spesso insultata, disprezzata e quasi sempre scavalcata.
Ma questa volta il Comune di Bolzano non si farà scavalcare da interessi provinciali, perché con questo Masterplan, assumerà in proprio la decisione. Mentre il sindaco Spagnolli aveva più volte affermato che farà decidere ai cittadini. Vedremo!
Così come vedremo se l'assessora Pasquali, fortemente coinvolta personalmente in questa vicenda continuerà ad essere protagonista; aveva promesso di non intervenire nei processi decisionali, ma per ora parla e gestisce in prima persona.
Invitiamo tutti i cittadini e le associazioni culturali, sociali ed ambientaliste ad impedire questo scempio e a pretendere dal Comune una trasparenza degli atti e una partecipazione dei cittadini che finora non c'è stata.
Di fronte a questa situazione bisogna scegliere da che parte stare, liberarsi di vecchi legami e antiche corrispondenze, non si può vendere il proprio silenzio in cambio di un' altalena!

E la politica? I partiti? Resa completa per ora: speriamo in qualche reale sussulto democratico. Come ha dimostrato la vicenda Ellecosta , qualcuno ogni tanto abbaia, ma alla fine nessuno è disposto a rimetterci la poltrona, nè per la patria, nè per la natura, nè per la salute. Il consiglio comunale di Bolzano pochi mesi fa aveva  approvato una mozione sul Virgolo  che almeno ne salvaguardava le caratteristiche ambientali e di zona ricreativa. Sono ancora valide quelle affermazioni ?
  Claudio Vedovelli
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categoria:ambiente, comunicati, piano di sviluppo
domenica, 10 maggio 2009



Gli idrocarburi nel biotopo



Possibile il deposito carburanti senza distributore. No del Comune

 LAIVES. La giunta comunale ha spedito in Provincia il parere negativo del consiglio nei confronti dello spostamento, a nord di Pineta, di un deposito di idrocarburi ora ai Piani di Bolzano e anche alla realizzazione di un distributore di carburante accanto alla variante, nei pressi della galleria. «Queste nostre osservazioni passeranno in commissione urbanistica provinciale - spiega il sindaco Polonioli - che dovrà a sua volta dare un parere in base al quale poi la giunta provinciale deciderà cosa fare». Ricordiamo che il consiglio comunale aveva dato parere negativo sia per quanto riguarda il deposito di idrocarburi che per il distributore di carburanti. Nel caso del distributore, i motivi di diniego sarebbero dettati dal mancato rispetto delle normative stradali sulla sicurezza e questo sarà un problema anche per la giunta provinciale se deciderà di insistere. Si potrebbe però arrivare allo scorporo delle due strutture: ovvero no al distributore ma via libera al deposito, posto che graviterebbe sulla zona produttiva Vurza di carattere provinciale. In questo caso, come reagirebbe il Comune?
 «Rinnoveremmo il nostro giudizio contrario - afferma il sindaco - sempre per motivi legati alla sicurezza, come è già stato sottolineato in consiglio comunale. Credo che la Provincia farebbe meglio a cercare un sito più sicuro per il deposito che verrà spostato dai Piani di Bolzano».
 Effettivamente appare singolare che si possa insistere nel voler realizzare un deposito di idrocarburi in un’area altamente problematica dal punto di vista idrogeologico (attualmente presenta anche un vincolo in quanto biotopo) sia pure con tutti gli accorgimenti per evitare inquinamenti. Non è possibile che non esistano altri siti attorno a Bolzano dove questo impianto sarebbe più al sicuro che non su un acquitrino in zona Vurza?. (b.c.)
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domenica, 10 maggio 2009



Virgolo, il Comune apre le porte al centro Thun



Nel masterplan possibili parco ricreativo, shop e uffici: ed è subito polemica


BOLZANO. Addio campo Coni di S.Geltrude, arriveranno case. E via libera alle gru sul Virgolo. Inizia a circolare solo ora in Comune la bozza di masterplan, che sfocerà nel nuovo Puc, ma alcune delle aree di espansione o di «trasformazione urbanistica», come nel caso del Virgolo, provocano subito polemiche. Si muovono associazioni e comitati ambientalisti, che accusano il Comune di mettere l’acceleratore sul progetto di Thun, «anticipando le volontà espresse dalla Provincia».
 Concluso il primo giro di pareri dei gruppi di maggioranza, al masterplan verrà dedicato il 18 maggio un vertice in Comune. Come anticipato da tempo, la bozza salva il cuneo verde, contiene poche aree di espansione, lontane da dove si è più costruito, e una serie di aree di trasformazione urbanistica.
 Aree di espansione sono previste a Ponte Adige, Cactus, via Druso, via Resia, Maso della Pieve, Rencio, Campo Coni. Le zone di trasformazione comprendono l’areale ferroviario, la zona artigianale di viale Druso, via Galilei, caserme Gorio, Huber e Vittorio Veneto, Mercati generali, via Macello, via Druso, Ponte Adige (Mebocenter) e Virgolo.
 La filosofia del masterplan è riqualificare l’esistente e costruire solo in ridotte zone verdi per ricavare in dieci anni non più gli anticipati 3000 alloggi ma una cifra superiore. Dopo i ritardi è d’obbligo infatti ritoccare la cifra del fabbisogno abitativo, annuncia l’assessore Chiara Pasquali: «Dobbiamo prevedere una copertura fino al 2020, quindi l’ipotesi di 3000 alloggi andrà rivista». Non dà ancora cifre, ogni volta è una battaglia politica, ma Chiara Pasquali assicura che non si dovrebbe andare oltre i 5000 alloggi.
 «Non tutte le aree saranno rese disponibili da subito. Le più urgenti entreranno nella variante stalcio, poi dovremo prevedere un piano per sbloccare terreno edificabile mano a mano che sarà necessario».
 Ma è sul Virgolo che le sensibilità ambientaliste sono già sul chi vive, con un duro comunicato del comitato «Il nostro Virgolo», Ambiente e salute, Italia Nostra, Umweltgruppe e Wwf.
 Il Virgolo è inserito tra le zone di trasformazione urbanistica e il masterplan gli dedica una scheda a parte. La risposta ai timori degli ambientalisti è sì, la stesura apre le porte al progetto Thun sul Virgolo, un nuovo Thuniversum più ampia zona ricreativa, hotel, ristorante, giochi. Il tutto collegato alla città con una funivia.
 Le associazioni ambientaliste chiedono al Comune massima trasparenza su queste scelte urbanistiche: «Non possono essere condivise solo con costruttori, progettisti, proprietari e portatori di interessi economici. Si ascoltino i cittadini e si evitino i conflitti di interesse». L’appello è: il Virgolo venga sottratto all’urbanizzazione.
 Chiara Pasquali rassicura su un fronte: «Il Virgolo e l’area bonificata sotto Castel Firmiano sono precisamente aree di riqualificazione ambientale. Per il Virgolo è specificato che va evitata la sua privatizzazione, deve restare uno spazio pubblico, escludendo insediamenti residenziali, con caratterizzazione di parco urbano». Un progetto quale viene sponsorizzato dalla Thun non trova nel masterplan alcun veto. Conferma l’assessore: «Potranno esserci alcune strutture private commerciali, si può ipotizzare anche uno shop della Thun, con uffici, ristorante, hotel e un collegamento funiviario. Ma non potrà sorgere una Disneyland privata».
 Campo Coni di S. Geltrude: l’ipotesi è di trasferire la struttura. «Al suo posto si potrà ricavare una porzione residenziale e un parco pubblico». Via Galilei: «La destinazione resterà prevalentemente produttiva, con porzioni commerciali, ma non il centro commerciale, e una quota minima residenziale verso la città». Previsti anche piani attuativi energetici, con aumento di cubatura legata alla riqualificazione energetica».

Alto Adige 10-05-09
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domenica, 03 maggio 2009



Raccolta differenziata integrata: Vadena è esempio nazionale



VADENA. Il Comune ha dato il buon esempio per quanto riguarda la raccolta differenziata con traguardi importanti raggiunti in un tempo decisamente breve.
 Il 14 maggio, in occasione del convegno-expo «Vadena 09», saranno presentati gli innovativi sistemi di raccolta differenziata integrata che sono stati installati sul territorio comunale nelle aree di servizio Laimburg Est ed Ovest sull’Autostrada del Brennero A22. Il sistema di raccolta differenziata nelle due aree di servizio è in assoluto il primo mai realizzato sulla rete autostradale italiana. Il 14 maggio sarà un giorno importantissimo per l’ambiente. Nella giornata, infatti, si svolgerà un convegno-expo che presenterà, sia attraverso un convegno esclusivo che con la visita in loco, due innovative installazioni per la raccolta differenziata nel comune della Bassa Atesina e presso le aree di servizio di Laimburg Est ed Ovest, situate sull’autostrada A22 del Brennero. Alla presenza delle autorità amministrative sia provinciali che comunali e dei rappresentanti dell’Autobrennero vi saranno anche i protagonisti del progetto che avranno modo di presentare Eco-Shop, primo esempio in Italia di negozio ecologico automatizzato per il conferimento dei rifiuti riciclabili con identificazione e pesatura, e dei due depositi temporanei di rifiuti denominati ISEA - Laimburg Est e ISEA - Laimburg Ovest, i primi in Italia per la raccolta differenziata nelle stazioni di servizio autostradali.
 La giornata avrà inizio alle 9.30 presso la sala polifunzionale del Comune di Vadena, dove l’assessore all’ambiente della Provincia di Bolzano Michl Laimer, il direttore tecnico dell’Autostrada del Brennero Carlo Costa, il sindaco di Vadena Alessandro Beati, il Project Manager di Ept Engineering & Consulting Corrado Giacomelli, insieme a Giulio Angelucci, responsabile Ufficio Gestione Rifiuti - Appa Provincia di Bolzano e Alberto Pierobon, esperto giuridico nella gestione dei rifiuti, daranno vita ad un convegno per illustrare tutte le caratteristiche del sistema «Porta a porta integrato», denominato RSU*Pak® di Vadena. Successivamente, gli invitati verranno accompagnati in una visita guidata (Expo) delle attrezzature e delle tecnologie innovative integrate, adottate per il progetto di raccolta rifiuti e per le Isea. La giornata si concluderà presso la suggestiva Grotta Presidenziale Felsenkeller di Laimburg dove i partecipanti potranno effettuare una visita guidata alla cantina e gustare le prelibatezze dell’Alto Adige in un esclusivo buffet.

Alto Adige 03-05-09
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martedì, 28 aprile 2009


Il clima cambia ed ecco gli effetti  prodotti su ghiacciai e «permafrost»



BOLZANO. Stasera, con inizio alle ore 20 al Museo di scienze naturali, in via Bottai 1, si terrà la conferenza sul tema “Effetti del cambiamento climatico sul permafrost”, con relatore il professor Mauro Guglielmin, docente universitario. La conferenza è a ingresso libero.
 Mauro Guglielmin si occupa di glaciologia e geomorfologia periglaciale, in particolare del permafrost e dei suoi rapporti con l’evoluzione del clima; ha condotto ricerche nell’arco alpino e in Antartide. Il riscaldamento globale non ha solo un effetto negativo sul ghiaccio visibile, ma anche sulla zona di permafrost. Nelle Alpi, ad esempio, si ha un incremento delle frane e pesanti cambiamenti sulle estese aree di permafrost dell’emisfero nord, dove si manifestano fenomeni quali la liberazione di gas metano.

Alto Adige 28-04-09
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sabato, 25 aprile 2009


Virgolo



Funicolare del Virgolo nel 1908

Uno strano fantasma si aggira per Bolzano. Non il teschio ma il progetto Thun. Ora sappiamo che il progetto è nel cassetto del sindaco, come d'altra parte il primo cittadino aveva già fatto intendere alla consegna delle firme dell' Iniziativa civica "Unser Virgl -Il nostro virgolo". Quando sarà data occasione alla cittadinanza di vederlo? Cosa si vuol fare?
I misteri della collina sono diversi. La raccolta di idee delle Associazioni e dei cittadini è stata presentata al sindaco, alla stampa in una conferenza e ai cittadini in un convegno. Che ne pensa l'amministrazione? Che ne pensano i consiglieri? Non è ora che del Virgolo si cominci a parlare in Consiglio comunale o aspettiamo l'intervento della Provincia?
L' iniziativa civica " Il nostro virgolo - Unser Virgl" vuole ora coinvolgere i Consigli di circoscrizione e ha chiesto ai Presidenti delle circoscrizioni di Oltrisarco-Aslago e Centro -Piani di poter presentare insieme la raccolta delle idee per il Virgolo.
Consegna al Sindaco di Bolzano  delle firme e Raccolta di idee +  foto
Raccolta di Idee per il Virgolo + foto
richiesta alle Circoscrizioni
 
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sabato, 25 aprile 2009


«No al deposito di idrocarburi imposto»



Aspramente contestata la decisione presa dalla giunta comunale: l’ubicazione prevista a ridosso di Pineta

 LAIVES. La maggioranza prima e la giunta comunale poi hanno dato il via libera alla variazione urbanistica voluta dalla Provincia per inserire al posto di un biotopo a nord di Pineta un deposito di idrocarburi e distributore di carburante. La decisione è stata presa dopo una serie di garanzie (secondo il vice sindaco) in merito ai rischi di inquinamento del suolo da parte degli idrocarburi ed anche in merito al volume di traffico da e per il deposito. Altra assicurazione secondo Forti: un distributore di carburanti accanto alla variante, con gas e autolavaggio.
 Dopo le dure reazioni dei rappresentanti di opposizione, da registrare la netta opposizione del comitato civico di Pineta che ieri ha diffuso un comunicato dove sottolinea che «Per l’ennesima volta, nostro malgrado, dobbiamo prendere atto di quanta distanza intercorre tra l’amministrazione comunale ed i suoi cittadini: la giunta infatti ha accettato servilmente le scelte di comodo fatte dalla Provincia ben sapendo che non rispecchiano in nessun modo il pensiero dei residenti. una gravità enorme. La giunta civica sa molto bene che Laives non ha alcuna necessità di un deposito di idrocarburi e nemmeno di un distributore di carburante, che tra l’altro sarebbe in una posizione scomoda e oltremodo pericolosa vista la vicinanza della galleria. Ma, beffa nella beffa, è stato accettato di ubicare il deposito di sostanze tossiche dove la stessa amministrazione aveva deciso di creare un’area naturalistica. A noi non rimane altro che appellarci al sindaco Polonioli: siamo certi che non approva questa scelta e che, molto probabilmente, la deve subire da una compagine che secondo noi meriterebbe essere mandata a casa».
 In merito alla problematica interviene anche il consigliere provinciale del Pdl Mauro Minniti: «Il Comune di Laives deve rivedere l’autorizzazione concessa per la realizzazione di un deposito di carburante». Minniti in merito ha presentato una interrogazione alla giunta provinciale per chiedere se sono state rispettate tutte le misure di sicurezza. «Il deposito attualmente si trova a Bolzano - aggiunge Minniti - e verrebbe spostato a Laives. La zona prescelta ospita un biotopo che dovrebbe essere riposizionato in altra zona sotto la montagna e questo comporterà anche un esborso per le casse comunali. Quello che mi lascia perplesso è il mancato rispetto delle norme di sicurezza, invocate sulla richiesta di spostare la fermata dell’autobus. In quell’occasione si disse che una fermata sulla variante in coincidenza dell’imbocco della galleria presentava delle controindicazioni per la sicurezza. Come mai queste misure di sicurezza non valgono per questa circostanza dal momento che il deposito dovrà ospitare circa un milione di litri di carburante? Una vera e propria bomba ecologica di cui forse la giunta comunale non ha valutato le conseguenze in caso di incidente. L’ubicazione di un deposito di carburanti a pochi metri da una strada a grande percorrenza è, infatti, pericolosa soprattutto se in vicinanza di abitazioni e di una galleria. La giunta comunale non può e non deve ignorare le proteste dei cittadini».
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giovedì, 23 aprile 2009




Biotopo sulla variante prossimità Pineta di Laives



Per capire di più: alcuni articoli che sollevano il problema

Deposito di idrocarburi vicino a Pineta  (Alto Adige 12-03-09)

  LAIVES. Per i consiglieri comunali di Progetto Alto Adige si tratta di una «bomba ecologica»; per il vice sindaco Georg Forti invece «È solo una normale sistemazione, oltretutto richiesta espressamente dalla Provincia». L’impianto in questione è quello di una nota ditta bolzanina che commercia in idrocarburi, cui si affiancherebbe anche un distributore di carburante, il tutto nell’area produttiva Vurza di pertinenza provinciale, accanto all’imbocco sud della galleria della variante quindi poco distante dalle abitazioni di Pineta. Progetto Alto Adige chiede chiarimenti.  «Qualche giorno fa la commissione urbanistica comunale ha approvato il trasferimento in zona Vurza, di un deposito di carburante con cisterne interrate da 500 metri cubi, oltre ad un distributore di benzina adiacente, con cisterne da 300 metri cubi per i carburanti - scrivono in una nota i rappresentanti di Progetto Alto Adige - e in totale saranno almeno un milione di litri di sostanze altamente inquinanti che verranno piazzate nell’area in parte agricola e in parte destinata a biotopo nella Vurza, a soli 80 centimetri di profondità».  «L’allarmismo è ingiustificato - dice il vice sindaco - perché impianti di questo tipo debbono sottostare a severissime normative in fatto di sicurezza. Anche per questo in commissione urbanistica abbiamo detto sì alla richiesta provinciale, aggiungendo che vogliamo che il distributore sia dotato di impianto per rifornire le auto a gas. Quanto al biotopo, semplicemente sposteremo l’area prevista più vicina alla montagna. Complessivamente lì ci saranno circa 500 mila litri di carburanti, una quantità che non è esorbitante».  Progetto Alto Adige ribadisce il no ed attacca anche i rappresentanti comunali dei Verdi, che avrebbero dato un parere favorevole al progetto, mentre contro si sono dichiarati Progetto e Pdl, perché anche la Provincia vuole spostare da Bolzano gli impianti per motivi di sicurezza.


«Assurdo il deposito vicino al tunnel» (Alto Adige 15-03-09, 29)

  LAIVES. La commissione urbanistica comunale ha dato il proprio benestare - senza eccessive discussioni - all’ubicazione di un deposito di idrocarburi, cui si affiancherebbe anche un distributore di carburante, nell’area produttiva Vurza di pertinenza provinciale, accanto all’imbocco sud della galleria della variante quindi poco distante dalle abitazioni di Pineta. Il deposito viene spostato da Bolzano perchè ritenuto pericoloso. In merito interviene il comitato civico di Pineta che, ovviamente, protesta.  Nel comunicato diffuso ieri, il comitato civico sottolinea che il deposito dovrebbe essere trasferito «dall’area dei Piani di Bolzano ad una accanto all’imbocco sud della galleria a Pineta. La commissione urbanistica comunale ha approvato detto trasferimento: il deposito avrà notevole capienza, oltre un milione di litri. La notizia è di quelle che lascia senza parole. Appena ci si riprende viene da chiedersi: ma tra Comune e Provincia quale rapporto intercorre? Viene da pensare che se la cantano e se la suonano, e a noi cittadini non rimane che il ruolo di spettatori passivi». Secondo il comitato di Pineta «È evidente che la Provincia si muove su di un duplice binario, togliere un ingombro pericoloso e liberare un sito ad altro utilizzo e che l’offerta di apertura di un distributore per gas nel comune di Laives è una maldestra operazione per far accettare meglio un operazione di solo opportunismo. Se da una parte si possono intuire gli interessi della Provincia altrettanto non si può dire della commissione urbanistica del comune di Laives né tanto meno della posizione dell’assessore all’ambiente Zanvettor, eletto nella lista dei verdi. Forse Zanvettor ed i componenti la commissione urbanistica non erano presenti all’assemblea pubblica di mercoledì 4 marzo al teatro Delle Muse dove al cospetto di oltre duecento persone i tecnici della Provincia spiegavano come fosse irrealizzabile, in un arteria di veloce scorrimento e per di più all’uscita di una galleria, un qualsiasi tipo di rallentamento per questioni di sicurezza. Proprio per la stessa ragione non è possibile realizzare una fermata della Sasa sulla variante». Secondo il comitato civico «bisogna considerare anche l’impatto ambientale che può creare un deposito di carburante in zona agricola, basti pensare che proprio li dovrà realizzarsi l’area del biotopo». (e.d.)


Niente deposito di idrocarburi: commenti positivi (Alto Adige 22-03-09)

  LAIVES. Il Comitato civico di Pineta e il consigliere comunale di Rifondazione comunista, Rosario Grasso, manifestano soddisfazione per il fatto che la giunta abbia deciso di ripensare la disponibilità ad accogliere sul territorio comunale, in un biotopo vicino alla galleria della variante, un deposito di idrocarburo da un milione di litri e un distributore di carburanti. Il vicesindaco Forti aveva fatto proprie le perplessità manifestate dall’opposizione nel corso del consiglio (in particolare da Bianchi del Pdl) e adesso gli esponenti del comitato civico esprimono soddisfazione per questo. «Esprimiamo un plauso ai consiglieri comunali - dicono dal Comitato - e in particolare al vocesindaco Forti che ha accolto con molta attenzione le perplessità in modo da evitare gravi errori. Auspichiamo anche per il futuro questo clima di collaborazione tra amministratori comunali di maggioranza e di opposizione».  Rosario Grasso a sua volta ribadisce tutti i dubbi già sollevati dai consiglieri comunali in aula durante il recente consiglio comunale. «Ciò che ha maggiormente convinto - spiega Grasso - è stato il timore di uno spropositato aumento dei transiti sul nostro territorio di autocisterne da e per il deposito di carburanti. Non si comprende come la Provincia possa volerlo collocare a nord di Pineta, in un’area dove ci sono già altri insediamenti pericolosi».


Il deposito carburanti si farà (23-04-09)
Alla fine il deposito carburanti che aveva sollevato dubbi e perplessitá tra le forze politiche e i cittadini di Pineta si fará con il parere favorevole del comune di Laives. È la logica conclusione che si ha ogni qualvolta c’è di mezzo la provincia. Anomalo era stato il ripensamento da parte della maggioranza che su pressione delle opposizioni aveva ritirato la delibera, segno che le loro argomentazioni erano fondate ed erano riuscite ad aprire delle crepe nelle convinzioni della stessa maggioranza.Oggi peró quei dubbi, si sostiene, vengono cancellati dalle rassicurazioni della provincia. Si afferma infatti che vi siano delle novitá e che si siano strappate delle variazioni significative.In realtá nulla è cambiato: il deposito viene spostato da Bolzano “per un primario problema di sicurezza e di rischio ecologico ....." cosí come certificato dalla delibera provinciale, l’ubicazione rimane la stessa e l’eventuale spostamento dell’entrata del distributore non fa che confermare la pericolositá di quella sistemazione. Per quanto concerne tutto il resto – possibile inquinamento della falda, traffico che si andrá a generare, situazioni di pericolo che si potranno presentare per la posizione del distributore in prossimitá di un tunnel, vicinanza di altri insediamenti pericolosi - nulla è cambiato.Accettare supinamente quindi l’imposizione provinciale ci pare sbagliato e ci si accolla una grave responsabilità nei confronti dei propri amministrati.Se si vuole evitare l’ennesima umiliazione occorre che le forze politiche contrarie a questo insediamento e i cittadini di Pineta, continuino la loro battaglia anche al di fuori del consiglio comunale trovando le forme piú idonee per contrastare questo insano progetto.
Rifondazione Comunista - Laives

da: http://www.agraria.org/parchi/altoadige/biotopi.htm
si recita: I Biotopi - Alto Adige

Atlante dei Parchi e delle aree protette in Italia

I biotopi in Alto Adige

In Alto Adige vengono sottoposti a tutela sotto forma di "biotopi" una serie di ambienti vitali naturali o naturalistici, spesso anche prodotto della creazione o trasformazione ad opera dell'uomo. Una tutela efficace di specie animali e vegetali rare o minacciate avviene infatti solo grazie alla conservazione dei loro habitat naturali. Sono sempre più rare le zone umide, i torrenti naturalistici ancora integri, gli stagni, le torbiere, i prati aridi e i boschi ripariali. Essi costituiscono l'habitat vitale di singolari tipologie di flora e fauna.
I biotopi attualmente sottoposti a tutela nella Provincia di Bolzano sono 175, e occupano una superficie complessiva di 2.503 ettari, pari allo 0,35% circa del territorio provinciale.

Attività vietate nei biotopi

All'interno di ogni biotopo é sostanzialmente vietata ogni forma di ridestinazione colturale o modifica ambientale, sia rispetto al quadro paesaggistico sia agli aspetti naturalistici, con particolare riguardo per la flora e la fauna, nonché il tessuto idrologico e microclimatico.
Per ciascun biotopo sono previste ulteriori norme di tutela, che ne regolano l'eventuale utilizzo estensivo di tipo agricolo e forestale oltre a contenere vari divieti, come l'accesso durante il periodo della nidificazione, la caccia, la raccolta di piante e funghi, il campeggio, la circolazione con veicoli motorizzati.

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giovedì, 23 aprile 2009




Clima, accordo solo se condiviso



G8 Ambiente: il ministro Prestigiacomo traccia le linee guida Contro l’effetto serra occorre lo sforzo di tutti i Paesi

SIRACUSA. Accordo solo se condiviso, senza negazionismo né catastrofismo, ma con una equilibrata soluzione basata su verità scientifiche, e sussidi alla ricerca per la tecnologia pulita. Sono le linee guida della sua presidenza del G8 Ambiente tracciate a Siracusa dal ministro Stefania Prestigiacomo che dal salone del restaurato Castello Maniace invita a «pensare al mondo che lasceremo tutti alle nuove generazioni».
 Una citazione, quest’ultima, che lega all’Heart Day, del quale ieri si celebrava il quarantesimo anniversario, auspicando che «in futuro ogni giorno sia sempre la giornata della Terra». «Un accordo globale sul clima - spiega Stefania Prestigiacomo che apre i lavori del G8 Ambiente rivolgendo un pensiero commosso alla popolazione d’Abruzzo - è possibile soltanto se è condiviso da tutti». Secondo il ministro «l’ingrediente assolutamente necessario per il raggiungimento di un accordo a dicembre» a Copenaghen sul dopo Kyoto è «la consapevolezza che tutti devono contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra e la disponibilità a farlo».
 Ma non basta osserva Stefania Prestigiacomo, ci vogliono «una leadership dei Paesi industrializzati in termini di sforzo di riduzione e il supporto finanziario per lo sviluppo, la diffusione delle tecnologie a basso contenuto di carbonio». Il ministro dice di sapere che «la discussione sui cambiamenti climatici e sulle tecnologie non può ignorare il contesto dell’attuale crisi economica e finanziaria» e per questo auspica «investimenti in ricerca e sviluppo, incentivi fiscali e sussidi, finanziamenti» per le tecnologie pulite. Poi parla anche della nuova linea degli Stati Uniti: «Siamo tutti incoraggiati dalla nuova posizione degli Usa assunta da Obama - dice - è un segnale importante sui temi dell’ambiente e della tecnologia. Anche la sua amministrazione ha scelto di puntare sulle tecnologie a basso contenuto di carbonio». Il futuro il ministro lo vede con il mantenimento delle biodiversità che giudica insostituibili e nella lotta per il diritto alla salute dei bambini e del clima.

Alto Adige 23-04-09
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mercoledì, 22 aprile 2009




22 Aprile 2009: 39ma Giornata Mondiale della Terra




Il prossimo 22 Aprile segnerà l’inizio della “Green Generation Campaign” che sarà anche il focus del 40° Anniversario dell’Earth Day nel 2010.
L’Earth Day 2009 dovrà essere una giornata di azione e partecipazione civica per difendere e promuovere i principi della “Green Generation”:
  1. un futuro “carbon-free” dove le energie rinnovabili hanno la meglio su quelle di origine fossile;
  2. un’impegno individuale e comune a consumare in maniera responsabile e sostenibile;
  3. la creazione di una green economy che aiuti le persone a riscattarsi dalla povertà grazie alla creazione di milioni di nuovi posti di lavoro “verdi” e che trasformi il sistema educativo globale in un sistema anch’esso più sostenibile.
Collegandovi al sito dedicato alla Giornata Mondiale della Terra potrete approfondire l’argomento e conoscere tutte le iniziative organizzate in occasione dell’evento in tutto il mondo, scegliendo anche la lingua preferita.

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mercoledì, 22 aprile 2009




Acqua e petrolio: lo scenario futuro


LA
CONFERENZA

 Questa sera il professor Gian Marco Lovera terrà una conferenza dal titolo: «Acqua Preziosa. Senza petrolio si può vivere, senza acqua non è possibile: uno scenario dei prossimi 50 anni». Si tratta di un tema di grande attualità che aprirà senz’altro un interessante dibattito. Appuntamento alle 20.30 presso la casa delle Associazioni di S.Giacomo. Organizza il Centro culturale S. Giacomo Agruzzo 82 in collaborazione con l’Upad.




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mercoledì, 22 aprile 2009



Auto condivise, a Pineta si parte col progetto


Car pooling per risparmiare e ridurre il traffico. L’iniziativa è nata dal basso

di Bruno Canali

 LAIVES. Al Comitato civico di Pineta non mancano certo le idee per cercare soluzioni ai problemi che riguardano la comunità. Dopo innumerevoli battaglie per la viabilità, adesso è stato lanciato anche il «car pooling», una pratica auspicata un po’ ovunque, scarsamente praticata però qui da noi rispetto ad altri paesi del nord Europa, ma efficace per cercare di ridurre le auto in transito e contemporaneamente agevolare chi ogni giorno deve spostarsi.
  «Car pooling» sta a significare l’uso dell’automobile da parte di più persone contemporaneamente. La pratica nasce dalla constatazione che la quasi totalità delle automobili di pendolari ha un solo passeggero - l’autista - anche se magari tanti poi raggiungono lo stesso luogo di lavoro o di svago. Perché non mettersi assieme invece, così da riempire l’auto e riducendo quelle in circolazione? Detto fatto: i rappresentanti del Comitato civico di Pineta hanno lanciato la proposta e attualmente sono in 54. «Ognuno - dice Franco Magagna - mette sul parabrezza della propria auto l’adesivo che contraddistingue chi è disposto a dare un passaggio. Non si tratta di qualche cosa di isituzionalizzato ma piuttosto di istintivo, nel senso che qui a Pineta ci conosciamo un po’ tutti e già ci diamo un passaggio in auto quando serve. Con l’adesivo semmai si tratta di essere meglio identificabili da parte delle altre persone». Per altro i numeri di targa e i nominativi di chi partecipa all’iniziativa sono stati già segnalati ai carabinieri e alla municipale. Nel logo compare il numero progressivo di chi partecipa all’iniziativa e il numero di targa dell’auto.
 Il via ufficiale del nuovo servizio sarà il primo maggio. I punti di raccolta sono stati individuati (in questa prima fase) alle attuali fermate della Sasa. Si tratta in sostanza di offrire un po’ di disponibilità, caricando qualche concittadino che si trova a fare lo stesso percorso e che magari sta attendendo l’autobus alla fermata. Questa iniziativa funziona anche perché la comunità di Pineta è caratterizzata da una rete di amicizie, parentele e conoscenze che facilitano l’approccio. «Il car pooling - ricorda ancora Franco Magagna - non solo è consentito dalla legge, ma è anche indicato come attività da promuovere in tema di mobilità; noi abbiamo iniziato e adesso si tratta di incentivarlo aggiustandolo dove occorre. L’idea ha preso lo spunto dai problemi che si sono manifestati con il trasporto pubblico e con i collegamenti in direzione di Laives dopo l’apertura della variante e quindi, visto che molte automobili vanno e vengono da Pineta con una sola persona a bordo, perché non mettere a disposizione anche gli altri posti liberi per dare un passaggio a chi fa la stessa strada?». Per informazioni contattare i rappresentanti del Comitato.


Alto Adige 22-04-09
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mercoledì, 22 aprile 2009

«Api in estinzione? E’ il segno di quanto abbiamo inquinato l’aria»



Oggi Sylvie Coyaud parla del pianeta malato

Umani e api hanno sempre avuto un rapporto molto stretto. Il simbolismo dell’ape è diffuso in tutto il mondo, associato alle anime ed alla regalità divina e alcuni hanno visto nell’arnia un’utopia realizzata: lavoratori indefessi, guerrieri pronti a morire, ordine, disciplina e sobrietà. Oggi le api sono in crisi, vittime di una moria incessante, ed una profezia, erroneamente attribuita a Einstein, ci avverte che “quando spariranno le api, all’umanità resteranno quattro anni di vita”. Ci dobbiamo preoccupare? Lo abbiamo chiesto alla giornalista Sylvie Coyaud, che oggi, alle 11, nella Sala Conferenze della Fondazione Caritro, presenta “La scomparsa delle api. Indagine sullo stato di salute del pianeta Terra” (Mondatori, 2008), assieme a Mauro Gobbi, entomologo del Museo di Scienze.
 La citazione non è di Einstein, però continuiamo a tirarla fuori. Forse inconsciamente sentiamo che il nostro destino è legato a quello delle api?
 
Pare sia di Rudolf Steiner. L’ape è uno dei rari insetti di grande importanza a livello simbolico ed oggi torna in auge quando si stabilisce un parallelo tra come lo sciame lascia l’arnia in perfetto stato per i nuovi occupanti e il nostro dovere di consegnare alle generazioni future un pianeta in buone condizioni.
 Le estinzioni di massa delle api non sono nuove. Se ne parla dagli anni ’60.
 
E’ vero, ma il declino è diventato drammatico a partire dal 2004. In media ogni inverno muore un 10-12 per cento di api. In questi anni la moria ne ha falciato fino al 37 per cento. I dati del 2008 sconfessano le previsioni ottimistiche.
 Le cause?
 
Sono molteplici: pesticidi, virus, acari e muffe.
 Ma questi forse hanno successo perché il metabolismo delle api è indebolito?
 
E’ così. Molti apicoltori non hanno capito che continuare a prendere api regine della stessa stirpe, insistere con le monocolture e non lasciare che gli sciami si rinselvatichiscano è la strada sbagliata.
 Abbiamo addomesticato le api e ormai non se la cavano più da sole?
 
Una volta si bruciavano le arnie a fine stagione, e con esse gli acari. Le api si arrangiavano senza troppi problemi. Ora abbiamo paura che gli sciami facciano male ai bambini, abbiamo cementificato l’ambiente ed inquinato l’acqua e le stiamo sfruttando oltre ogni limite. (s.f.)



Alto Adige 22-04-09
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sabato, 18 aprile 2009


Area per camper in zona Vurza



È arrivato il via libera anche dalla Provincia. «Qui non danno fastidio a nessuno»

 LAIVES. Dopo avere deciso di eliminare tutto il settore segheria, da «Holzland Vaia» in zona produttiva Vurza a nord di Pineta era rimasto un ampio piazzale recintato. Occorreva utilizzarlo in qualche modo e l’idea è stata quella di allestire un parcheggio attrezzato per i camper, mezzi ingombranti che tanti proprietari, quando non li usano, non sanno dove ricoverare. Così dal primo maggio quel grande spazio potrà ospitare 90 camper e sarà anche perfettamente attrezzato per fornire i servizi di scarico e di acqua potabile ed eventualmente l’elettricità, essenziali per questi mezzi. «Garantiremo un servizio 24 ore su 24 - spiega il responsabile della ditta - e anche la Provincia, quando abbiamo esposto il progetto, ci ha dato via libera. Qui, in zona produttiva, non daranno fastidio a nessuno, né di giorno né di notte. Inizieremo dal primo maggio ad accogliere camper, roulotte e rimorchi». (b.c.)
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mercoledì, 15 aprile 2009



La città di Bolzano è stata nominata «Città alpina dell’anno ...




HELMUT MORODER *

La città di Bolzano è stata nominata «Città alpina dell’anno 2009» ed ha ottenuto questo riconoscimento soprattutto grazie all’impegno dichiarato di raggiungere la neutralità rispetto alla CO2. Una sfida molto ambiziosa, che la città però ha voluto cogliere con grande responsabilità.
È un’utopia? Le valutazioni e i ragionamenti che saranno di seguito esposti dimostreranno che è tutt’altro che un’utopia. Come stiamo procedendo? Stabilito l’obiettivo, abbiamo incaricato l’EURAC, l’Accademia Europea di Bolzano della stesura del piano. Il primo passo è la costruzione di un catasto delle emissioni quale punto di partenza per poter definire le strategie più efficaci per raggiungere la neutralità alla CO2 e che possa poi essere aggiornate annualmente per il monitoraggio. A tutt’oggi il lavoro non è concluso. Però in base ai dati di cui disponiamo si può individuare un percorso qualitativo.

1. Consumi energetici per riscaldamento dei nostri edifici
A Bolzano ci sono circa 43.000 appartamenti [...]. Il Piano si sviluppo strategico del Comune prevede che entro l’anno 2015 tutto il patrimonio edilizio delle città di Bolzano dovrà essere risanato energeticamente per portarlo allo standard di Casaclima B per gli edifici privati e Casaclima A per gli edifici pubblici. Ritengo che questa trasformazione sia realistica in 10 anni [...]. Per quanto riguarda i consumi energetici per il riscaldamento delle attività terziarie e industriali, è realistico ipotizzare da qui al 2020 una riduzione dei consumi del 50%. Ne risulta un consumo energetico totale per riscaldamento pari a 235 GWh/anno, 775 GWh in meno rispetto ad oggi. Ossia 77 milioni di m² di gas in meno, corrispondenti a circa 77 milioni di euro. Ciò significa che la città di Bolzano, attraverso i suoi cittadini e le attività economiche e amministrative, spende oggi circa 77 milioni di euro ogni anno che potrebbe risparmiare se mettesse a posto gli edifici. Ciò vuol dire che nei prossimi 10 anni possiamo investire ogni anno 70 milioni di Euro per risanare energeticamente il nostro patrimonio edilizio, dando lavoro ad almeno 1000 persone (artigiani, progettisti, produttori,...) per 10 anni. Alla fine, poi, ci troveremo con un patrimonio edilizio rinnovato di alto valore. Chi pagherà questi interventi? Il bello è che non servono altri soldi, oltre a quelli che si stanno già spendendo oggi. Come detto, si possono spendere 70 milioni ogni anno, senza gravare sui bilanci famigliari o aziendali. Nel caso in cui i privati non avessero il necessario spirito imprenditoriale o i condomini non si mettessero d’accordo, dovranno intervenire altri attori, che prefinanzieranno e realizzeranno gli interventi. I proprietari continueranno a pagare le bollette energetiche come prima fino a quando l’investimento non sarà stato ammortizzato. Il Comune stesso non sarebbe il soggetto adatto. Invece la società predestinata ad entrare in questo buissnes è l’Azienda Energetica, società di proprietà delle città di Bolzano e Merano. Essa deve dotarsi di know how e di capacità finanziare tale da poter intervenire laddove l’iniziativa privata non sia disponibile. Questi provvedimenti inoltre sono senz’altro giustificati se non vanno a gravare sui bilanci familiari. [...]

2. Consumi di energia elettrica
Nello scenario 2020 è realistico ipotizzare che i consumi domestici siano ridotti del 33%, quelli del settore terziario del 50% (ciò è giustificato dal fatto che oggi una quota parte consistente dell’energia viene utilizzati per la climatizzazione), quelli del settore industriale del 39% e dell’agricoltura del 27%.
Questa riduzione dei consumi, comporta una riduzione di 94.000 t di CO2 per un sparmio di 45 milioni di ogni anno.

3. Consumi nella mobilità
Considerando poi che il futuro dell’auto sarà elettrico - ed è assai probabile che nei prossimi 5 anni questa tecnologia decollerà e che entro i prossimi 10 anni una quota consistente del parco macchine circolante sarà a propulsione elettrica, si possono realizzare risultati molto importanti. Lo scenario 2020 tiene quindi conto delle seguenti ipotesi: Il numero di auto immatricolate a Bolzano scenderà da 60.000 a 50.000 unità e che la media dei km annui percorsi da ogni auto scenda da 8.000 km a 6.000 km. Metà del parco auto sarà elettrico. Il consumo medio delle auto a combustione scenderà da 10 l/100 km a 5 l/100 km. Sarà realizzata una parte della rete tramviaria per cui gli attuali 120 autobus oggi circolanti saranno ridotti a 50 e sostituiti appunto dai tram elettrici. [...]
Con una saggia politica della mobilità realizzeremo un risparmio in minor consumo pari a 75 milioni ogni anno.

4. Fonti rinnovabili.

Fotovoltaico.
Bolzano è un città fortunata, dove splende quasi sempre il sole. Forse dobbiamo chiederci fino a quando vogliamo permetterci di riscaldare i nostri tetti. L’energia solare che irraggia i nostri tetti non viene utilizzata ed contribuisce, in estate, ad aumentare la temperatura, già alta, in città. È un delitto non sfruttare questa regalo del cielo. È almeno di 200 ettari la superficie di tetti sfruttabile per la produzione energetica. L’investimento richiesto, grazie ai contributi statali, si ammortizzerà nell’arco di 12 anni [...]. Paragonata al mix dell’energia elettrica nazionale, questa produzione consente di evitare l’emissione di 117.000 t di CO2.

Produzione idroelettrica.
Bolzano ha la fortuna di essere attraversata da tre fiumi: Adige, Talvera ed Isarco. Sfruttando l’energia idraulica sul territorio del Comune di Bolzano con 3 impianti ad acqua fluente, si possono produrre - nel rispetto dell’ecologia dei corsi d’acqua - 115 GWh/anno, corrispondente al 40% dell’intero fabbisogno elettrico di Bolzano nel 2020.

Energia eolica.
Oggi l’eolico a Bolzano non appare interessante [...].

Il ruolo dell’inceneritore.
Sul territorio del Comune di Bolzano è in costruzione un nuovo inceneritore dei rifiuti, che andrà a sostituire quello esistente. La capacità di incenerimento sarà di 130 mila t/anno (quello attuale è da 80.000 t). Indipendentemente dalla posizione contraria o favorevole a questo impianto, questi sono i dati: il nuovo inceneritore, se opportunamente realizzato, potrà produrre circa 40 MW termici e 4 MW elettrici. Ipotizzando che le ore medie di esercizio siano pari a 7500 all’anno, esso produrrà 300 GWh termici e 30 GWh elettrici. Quindi il calore prodotto dall’inceneritore sarebbe in teoria sufficiente per riscaldare tutti gli edifici della città una volta che questi saranno stati risanati energeticamente. In realtà le cose sono un po’ meno semplici perché la maggior parte del calore è richiesta nei 5 mesi freddi. In estate l’energia termica potrà essere utilizzata per il raffreddamento, mentre nelle stagioni intermedie potrà essere aumentata la produzione elettrica.
Al fine di garantire nei mesi freddi la massima potenza di calore, all’inceneritore si potrà anche conferire biomassa - ad esempio le radici dei meli di difficile smaltimento - di modo da farlo funzionare come impianto a biomassa per teleriscaldamento. Questa funzionalità dell’inceneritore potrà anche essere sfruttata in futuro, qualora in Provincia diventassimo particolarmente virtuosi e riuscissimo a ridurre ulteriormente la produzione di rifiuti. Tutto ciò presuppone che si realizzi nell’intera città un’efficace rete di teleriscaldamento collegata all’inceneritore. Il bilancio delle emissioni in città migliorerebbe sensibilmente rispetto ad oggi. Mentre la CO2 evitata risulta pari a 83.000 t. Dal punto di vista del bilancio CO2 è corretto tenere conto dell’energia recuperata dall’inceneritore perché l’alternativa all’incenerimento è la discarica. È noto che anche in discarica avvengono processi di decomposizione dei rifiuti che liberano lentamente in atmosfera la stessa quantità di CO2 oltre a metano, con la sola differenza che non ne consente il recupero energetico.

La CO2 indiretta.
La CO2 indiretta è stimata il 200.000 t ossia 2 t/persona anno. L’ipotesi è che al 2020 si riuscirà a ridurre almeno il 25% di queste emissioni. In che modo? Soprattutto consumando prodotti locali, costruendo con materiali locali. In sintesi preferire le brevi distanze dei nostri prodotti di consumo.

CONCLUSIONI.
Riassumendo: Bolzano ha ottime condizioni per raggiungere entro l’anno 2020 la neutralità alla CO2.
Il percorso proposto prevede:

1. Riduzione dei consumi energetici del 68% con riduzione di emissione di CO2 pari al 54%:
2. La produzione di energia da fonti rinnovabili pari a 550 GWh, corrispondente a 258.000 t di CO2 evitata.
3. Lo sfruttamento ottimale dell’energia prodotta dall’inceneritore per 330 GWH, corrispondente 83.000 t di CO2 evitata.

I risparmi realizzati ai prezzi attuali si aggirano intorno ai 140 milioni di ogni anno. Poiché il costo dell’energia aumenterà sensibilmente nei prossimi anni, il risparmio realizzato sarà molto più consistente.
Il risanamento energetico di una città crea molti posti di lavori come nessun’altra attività economica è in grado di creare nella situazione attuale.
* Presidente Commissione Ambiente e Mobilità del Comune di Bolzano

Alto Adige 15-04-09

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giovedì, 09 aprile 2009


Nascerà in via Einstein la stazione di servizio «hi-tech»: apre in estate



In vendita benzina e gas metano

BOLZANO. In via Einstein, alla Zona industriale, su un’area di 10 mila metri quadri, sta per sorgere una stazione di servizio carburanti che, soprattutto per il suo contenuto tecnologico, è considerata la più avanzata e più accogliente del mondo. La sta realizzando l’Alpengas, azienda bolzanina, il cui amministratore delegato, Haimo Staffler, da anni si sta battendo per diffondere sempre più in Alto Adige, il gas metano come carburante alternativo per autotrazione. E naturalmente il gas metano non mancherà (con erogazione anche self-service, una novità assoluta in Italia) in questa avveniristica area che, se tutto procede senza intoppi, dovrebbe essere inaugurata alla fine del mese di giugno. Staffler è un po’ rammaricato perché da mesi ha privato a bolzanini e turisti che viaggiano a metano, il rifornimento di questo gas naturale, visto che in precedenza, l’area oggetto dei lavori, ospitava uno dei pochi distributori di gas naturale presenti in Alto Adige. «Dovremmo già aver pronto l’impianto - ci dice un po’ rattristato Staffler - ma abbiamo incontrato vari intoppi, primo fra tutti le abbondanti nevicate. Ora però - afferma ancora - i lavori procedono in modo spedito e, per l’inizio dell’estate tutto sarà pronto».
 La nuova stazione di servizio a sud di Bolzano, che avrà le insegne dell’Agip, offrirà una gamma molto vasta di carburanti. Nell’area carburanti gassosi, ci sarà anche l’idrometano, vale a dire metano miscelato con il 30% di idrogeno capace di ridurre ancor più le emissioni inquinanti; seguito dal biogas, prodotto dai rifiuti degli allevamenti. Quello che sarà venduto da giugno a Bolzano proviene da un allevatore di Fié allo Sciliar e in futuro costerà meno del metano. Nell’area carburanti liquidi si faranno rifornimento di gasolio, gasolio Plus (invernale), benzina senza piombo, benzina a 98 ottani, biodiesel, E 85 o bioetanolo, utilizzato per lo più nei Paesi scandinavi ma in Alto Adige già mille vetture circolano con questo carburante. Ci sarà anche una pompa per urea, un additivo da impiegare sugli autoveicoli pesanti dotati di motori omologati Euro 5, quindi molto puliti. Le postazioni di erogazione saranno a multiprodotto con 6 pompe per autovetture utilizzabili 24 ore su 24. Poco più a lato troverà posto una stazione con due erogatori ad alta portata per autocarri in grado di rifornire 140 litri di carburante al minuto, anziché i normali 40 litri ogni 60 secondi. Poi, un’altra novità assoluta, ci saranno 4 postazioni per la carica delle batterie per veicoli elettrici; due saranno a carica rapida. Ovviamente non mancheranno un bar e un ristorante, più area di attesa e di relax ed inoltre, sulla destra della grande area di servizio, una esposizione permanente con tema energia, mobilità e ambiente.
 Haimo Staffler precisa che Alpengas ha a libro paga 26 dipendenti ma con l’apertura della stazione carburanti aumenteranno decisamente e sottolinea che il grande impianto utilizza alta tecnologia altoatesina ed italiana.
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mercoledì, 08 aprile 2009


Un «freno» ai transiti inutili



San Giacomo
: dal 14 aprile (fra le 7.15 e le 8.30) divieto di transito verso nord

Il vice sindaco: l’iniziativa sperimentale per tre mesi

LAIVES. Prime iniziative per contrastare i transiti inutili nell’abitato di San Giacomo a seguito delle richieste formulate durante un incontro pubblico dalla comunità locale agli amministratori comunali. «Dal 14 aprile, nella fascia oraria mattutina che va dalle 7.15 alle 8.30, ci sarà divieto di transito dalla zona Vurza in direzione nord - anticipa il vice sindaco Georg Forti - e stiamo valutando da che punto iniziare lungo la statale 12. Questa iniziativa (che non riguarda moto e trattori) intanto avrà carattere sperimentale, per tre mesi, in maniera da capire come funziona e semmai cosa aggiustare perché, in particolare, occorre che chi ha il permesso di transitare lungo via Delle Part (una ottantina di confinanti) una volta giunto in zona Vurza, svolti verso la rotatoria e imbocchi la variante in galleria se deve raggiungere Bolzano. Ovviamente chi invece deve entrare in San Giacomo oppure vi abita, avrà il permesso di passare».
 È una delle misure richieste dagli abitanti di San Giacomo. Lo stesso sindaco Polonioli, nella pubblica assemblea, aveva spiegato che, dopo un buon esito iniziale, con l’apertura della variante, si era registrato però di nuovo un aumento dei transiti inutili di mezzi dentro San Giacomo e buona parte di questi non avrebbero alcun motivo di farlo. Nonostante ripetute sollecitazioni la situazione non è granchè migliorata e perciò si passa a misure più restrittive, impedendo il transito almeno durante l’ora di punta della mattina. Sarà poi da vedere come reagiranno i commercianti di San Giacomo, che vedono queste misure con poco entusiasmo. È questo il motivo per cui si sta valutando se far iniziare il divieto in fondo alla retta del Vurza, presso l’incrocio verso via Delle Part oppure più a nord. Altra richiesta degli abitanti di San Giacomo è di abbassare ulteriormente il limite di velocità lungo la statale 12 alle porte dell’abitato.

Alto Adige 08-04-09
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martedì, 07 aprile 2009




Dopo il ritiro dei tecnici dell'Appa e del Comune , il ritorno del Tavolo sull'inceneritore
 
Si terrà martedì 7 marzo il secondo tavolo tecnico sulla gestione dei rifiuti.
L' Associazione Ambiente e Salute vuole ribadire la sua posizione nei confronti della gestione rifiuti: crediamo che in Alto Adige si possa e si debba fare a meno dell'incenerimento.
Bisogna innanzitutto ridurre i rifiuti alla fonte, riducendo da una parte i consumi inutili e dall'altra riducendo gli imballaggi.
Dei rifiuti prodotti bisogna differenziare il più possibile ( almeno > 80%) , al fine del riciclaggio, cioè del recupero delle materie prime.
Esistono attualmente processi ( vedi Vedelago) dove è ormai possibile recuperare il 100% della materia.
Comunque quello che eventualmente rimarrebbe non riciclabile sarebbero prodotti ( come il tetrapack) che l'industria non deve più produrre; bisogna indirizzare la produzione verso il riciclaggio, così come già fanno nel mondo molte aziende.
L'Associazione ritiene perciò sbagliata la decisione della Provincia di costruire un inceneritore da 130.000/ton/anno.
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giovedì, 02 aprile 2009



Il clima che cambia da oggi all’Eurac il grande convegno

SANGUE FREDDO SOTTO L’EFFETTO SERRA

Che cosa facciamo oggi per mitigare il cambiamento climatico? Impacchettiamo i ghiacciai, ci diamo alla compravendita di certifi di emissione di CO2, incrementiamo l’uso dell’idroelettrico. Ma sappiamo veramente quali conseguenze possono avere le nostre azioni sull’ambiente, la società e l’economia? A questa domanda vuole rispondere la conferenza internazionale «Sangue freddo sotto l’effetto serra! - Il cambiamento climatico richiede azioni consapevoli», che si terrà a Bolzano oggi e domani all’Eurac. Il capoluogo è lo scenario adatto per discutere sui provvedimenti necessari per affrontare i cambiamenti climatici: Bolzano è infatti la Città alpina dell’anno 2009 e, in questo arco di tempo, è intenzionata a lanciare un patto per il clima per raggiungere il traguardo di un bilancio di emissioni neutro. E la CIPRA, Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi, vuole sfruttare questa opportunità per presentare i primi risultati del suo progetto sul clima. I temi chiave della conferenza sono le città a bilancio di emissioni neutrale, le regioni energeticamente indipendenti e la pianifi cazione territoriale quale strumento importante per la protezione del clima e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Il secondo giorno, cioè domani, sei seminari offrono ai partecipanti la possibilità di discutere approfonditamente su questi e altri temi analoghi. La manifestazione sarà ufficialmente aperta stamattina alle ore 10.30, dall’assessore Klaus Ladinser insieme con Dominik Siegrist, presidente della Cipra, e Marco Onida, segretario generale della Convenzione delle Alpi. Durante la giornata poi, fino alle 18, si susseguiranno interventi di esperti internazionali che approfondiranno tre blocchi di tematiche: «Città Clima neutrale», «Regioni Energeticamente Indipendenti» e «Cambiamenti climatici e Pianificazione territoriale». Saranno esposti anche esempi concreti di interventi sul territorio. La sera, alle 20.30, sempre presso l’Eurac, si terrà la tavola rotonda intitolata «Sangue freddo sotto l’effetto serra» con Luca Mercalli - Presidente della Società Meteorologica Italiana e volto notissimo al grande pubblico per la sua presenza a «Che tempo che fa», la trasmissione di Fabio Fazio - cui interverranno esperti, politici, ma anche tutti i cittadini interessati. La discussione verterà sulle possibili azioni da intraprendere a Bolzano per ridurre le emissioni di CO2. Oltre al noto metereologo, tra i partecipanti al dibattito figureranno Klaus Ladinser, Assessore alla Mobilità, Ambiente e Attività economiche del Comune di Bolzano, Helmuth Moroder, Presidente Commissione Mobilità e Ambiente del Comune di Bolzano, Vittorio Repetto, Vice Presidente di Assimprenditori Alto Adige, Norbert Lantschner, Direttore dell’Agenzia Casa Clima e Marco Palmitano, Direttore Generale di Eco Center. All’ultimo momento poi, invitato ufficialmente da Helmut Moroder che ha colto al volo la sua presenza in città proprio in questi giorni, prenderà parte alla tavola rotonda anche il fisico bolzanino Gianguido Piani, uno dei massimi esperti italiani del Protocollo di Kyoto e di sistemi di energia, da quindici anni impegnato come consulente sul fronte dell’efficienza energetica in Russia. Si preannuncia quindi un dibattito assai interessante.

Alto Adige 02-04-09
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categoria:ambiente
giovedì, 02 aprile 2009


Prossimo al via il progetto di sistemazione urbana nell’abitato di San Giacomo


La pista pedociclabile al centro degli interventi previsti
 LAIVES. Sta per decollare il progetto relativo al primo lotto di riqualificazione urbana di San Giacomo, un’operazione impegnativa e costosa, che dovrebbe cambiare volto alla frazione una volta conclusa e, nelle intenzioni della giunta comunale, contribuire anche a ridurre drasticamente i transiti inutili di mezzi e la loro velocità. I lotti complessivi sono due, con il primo che partendo dalla periferia sud di San Giacomo si fermerà all’incrocio tra statale 12 e via Thaler (dove è prevista una rotatoria) e il secondo, più impegnativo, che proseguirà fino al confine con il territorio comunale di Bolzano.
 Nerbo della riqualificazione sarà la pista pedociclabile, che nelle intenzioni di chi l’ha progettata, una volta pronta dovrebbe collegarsi con quella che a sua volta il Comune di Bolzano ha realizzato fino alla zona sportiva di Maso della Pieve, così da avere un unico tracciato sicuro per le biciclette da Laives fino a Bolzano.
 Proprio il secondo lotto appare però il più problematico rispetto a questa pista, soprattutto nella parte - alcune centinaia di metri - tra il confine di Laives e la zona sportiva di Maso della Pieve. Lì gli spazi di manovra sono praticamente inesistenti e quindi, come è stato spiegato anche recentemente in assemblea, non rimarrà altro, per Bolzano, che allargare il marciapiede quel tanto che basti per ospitare anche le bici. (b.c.)

Alto adige 02-04-09
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categoria:ambiente, san giacomo oggi, ciclabile pedonabile
giovedì, 02 aprile 2009



Bolzano: scatta in tutte le strade cittadine il limite dei 40 km all’ora

             =               


 Parcheggio, zone colorate «soft» da metà aprile

 BOLZANO. Più volte annunciata e sempre rinviata, stavolta si fa sul serio: a metà aprile scatta la minirivoluzione degli orari delle zone colorate. La giunta comunale, nell’ultima riunione, ha approvato il promemoria dell’assessore Klaus Ladinser che dà il via libera all’operazione nelle zone colorate grigia (area viale Europa) e arancio (area via Resia). Contemporaneamente entrerà in vigore il limite dei 40 all’ora in tutte le strade cittadine. Uniche eccezioni: arginale e zona produttiva di Bolzano sud.
 È una sorta di ritorno al passato; si tratta di un’applicazione più morbida delle attuali zone colorate con una reintroduzione delle vecchie “finestre” abolite nel 2004. In concreto, significa che il divieto di sosta per i non residenti nella zona diventa meno restrittivo e varrà solo dalle 7.30 alle 10.30 e dalle 14.30 alle 17.30; mentre attualmente il divieto (che resta tale nelle altre zone colorate della città) va dalle 8 alle 19. Il sabato dalle 7.30 alle 10.30 nelle due zone della sperimentazione e dalle 8 alle 13 nelle altre.
 «La prova - spiega l’assessore Klaus Ladinser - durerà sei mesi: vediamo come funziona e poi decidiamo cosa fare». Francesco Gennaccaro, capogruppo dell’Udc, che da mesi sta battagliando per ottenere la modifica della regolamentazione della sosta, non ha dubbi: «La sperimentazione andrà alla grande e si potrà estendere, al termine del periodo di prova, a tutta la città. L’attuale sistema è troppo penalizzante per i bolzanini che se si spostano da una parte all’altra della città sono costretti a parcheggiare a pagamento, perché non possono sostare negli spazi bianchi».
 La novità viene invece bocciata dal gruppo ecosociale e in particolare dai Verdi: «Una stupidaggine - commenta Wally Rungger -: avrà come unico risultato quello di creare confusione e proteste da parte dei cittadini che avranno grosse difficoltà ad orientarsi in una selva di orari». Qualche perplessità era stata sollevata nei mesi scorsi anche dai vigili urbani. «Il sistema delle zone colorate - assicura il comandante Sergio Ronchetti - ha dimostrato di funzionare bene: è riuscito a ridurre il traffico pendolare e gli spostamenti interni. Non mi sento però di commentare una scelta che è politica».
 Il timore, che ha fatto rinviare più volte la sperimentazione, è che la minirivoluzione delle zone colorate con l’introduzione delle “finestre” solo per i bollini grigi e arancio, rispettivamente area viale Europa e via Resia, crei grande confusione.
 Cinque anni fa si era deciso di istituire il divieto di sosta no stop per i non residenti, proprio per rendere tutto più semplice e chiaro.
 Con l’entrata in vigore del nuovo sistema in città ci saranno tre tipi di regolamentazioni: una per il centro storico, dove il divieto di sosta per i non residenti dura di più; un’altra a “finestre” per le zone Europa e Don Bosco; la terza per tutti gli altri quartieri della città.
 Dalla sosta al nuovo limite di velocità: da metà aprile in tutte le vie cittadine, fatta eccezione per l’arginale e la zona produttiva di Bolzano sud, si andrà a passo di lumaca. Scatta infatti il limite, fissato dal piano del traffico approvato un anno fa dal consiglio comunale, a 40 all’ora.

Alto Adige 02-04-09
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mercoledì, 01 aprile 2009


Rifiuti verdi, pochi bidoni



Sprovvisti alcuni rioni. «Pieni gli altri cassonetti» 

 LAIVES. Primavera, tempo di preparare orti e giardini: lavori che comportano inevitabilmente anche un aumento consistente della produzione di rifiuti «verdi». Questi ultimi andrebbero gettati negli appositi cassonetti e non insieme agli altri rifiuti ma sul territorio comunale vi sono ampie zone che sono prive di questi bidoni e perciò anche il verde da potatura finisce dentro i cassonetti normali. Sarebbe opportuno invece che, almeno durante questi mesi tradizionalmente dedicati alle pulizie di orti e giardini, venissero disposti quanti più cassonetti per il verde possibili: laddove sono rimasti, infatti, si vede che vengono utilizzati. In sostanza, spiegano al Comune, sono rimasti i cassonetti per il verde che c’erano, mentre la Seab starebbe valutando se sia opportuno o meno aggiungerne altri nei punti strategici di raccolta.
 «Ci sono interi quartieri, come il Garden Village a San Giacomo - dice il consigliere Roberto Ceol - completamente senza un cassonetto per il verde: è logico che chi in questo periodo pulisce il proprio giardino, non può fare altro che gettare sterpaglie ed erba nei bidoni normali». Uno dei problemi evidenziati dai cittadini è che, purtroppo, nel verde qualcuno getta anche i rifiuti normali oppure l’organico. (b.c.)

Alto Adige 01-04-09
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martedì, 31 marzo 2009

"Sangue freddo sotto l’effetto serra”

Giovedì 2 Aprile 2009 alle 20.30  presso Accademia Europera (EURAC), Viale Druso, 1, Bolzano,

al termine della 1° giornata della conferenza internazionale, organizzata da CIPRA Internazionale e Comune di Bolzano, dal titolo : Sangue freddo sotto l’effetto serra! Il cambiamento climatico richiede azioni consapevoli, si terrà una tavola rotonda: “Sangue freddo sotto l’effetto serra”.
La discussione tra rappresentanti e cittadini di Bolzano, con la partecipazione di esperte/i della conferenza. Introduzione e moderazione: Luca Mercalli, Presidente Società Meteorologica Italiana.
 
Luca Mercalli lo abbiamo più volte ascoltato ed apprezzato non solo per le sue conoscenze nel campo della meteorologia, ma anche per il suo impegno nei confronti della salvaguardia dell’ambiente e contro tutte quelle opere che portano ad un aumento della co2.
In particolare lo abbiamo visto in prima fila contro la linea ad alta velocità Lione –Torino e recentemente, nel corso della trasmissione su Rai 3 di Fazio, contestare le parole dello “scienziato”, ex-ministro della salute Veronesi, sull’innocuità dell’incenerimento e in particolare delle polveri sottili.
Con un moderatore del genere la discussione potrebbe essere interessante, magari con il nostro/vostro contributo. Dopo le celebrazioni ufficiali su Bolzano CO2 neutrale, un’ occasione per parlare di quanto Bolzano stia andando veramente  verso un bilancio CO2 neutrale.
 
Website : http://www.ambientesalute.org
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categoria:ambiente
domenica, 29 marzo 2009


Virgolo: i sogni dei bolzanini nel progetto ambientalista



 BOLZANO. Le duemila firme sono state esposte alle pareti dell’auditorium «Battisti» del centro professionale Santa Gertrude. Sono di altrettanti bolzanini - potrebbero essere anche molte di più - che chiedono al Comune di non cementificare il Virgolo, ma di recuperarlo in modo soft, facendolo diventare area per lo svago e il tempo libero. Desiderio raccolto da «Il nostro Virgolo», di cui fanno parte Dachverband, Ecoassociazione educazione ambiente, Heimatpflegeverband, Ecoistituto, Casa passiva, Circolo tennis Virgolo, Vke, Wwf, associazione cattolica famiglie sudtirolesi. Ieri il gruppo di ambientalisti, guidato da Verena Segato, paladina del Virgolo, ha organizzato un convegno in cui esperti di vari settori hanno spiegato l’importanza di preservare il Virgolo dal cemento. «Per la fauna e la flora innanzitutto che - ha detto il biologo Osvaldo Negra - in questi anni di abbandono ne hanno beneficiato: al Virgolo hanno trovato il loro habitat ideale specie come le salamandre, i ghiri, gli scoiattoli, le volpi».
 «Per la salvaguardia del territorio che - ha ricordato Maurizio Pallante già consulente del ministero per l’ambiente - diventa sempre più prezioso a fronte dei continui assalti di ruspe e cemento». Pallante ha esortato gli amministratori bolzanini a fare uno sforzo di fantasia, a trovare un modo per valorizzare lo sperone che domina Bolzano senza sprecare territorio ed energia. Le associazioni ambientaliste lo hanno già fatto e ieri Verena Segato e l’ingegner Karl Angerer hanno illustrato il progetto, frutto di decine di interviste ad altrettanti bolzanini.
 L’obiettivo è quello di una riqualificazione soft dell’area che porti alla creazione di un centro ludico ambientale raggiungibile magari in funivia, com’era appunto fino a 30 anni fa. In pochi minuti, da piazza Walther, ci si troverebbe immersi nel verde che, a differenza di oggi che è in stato di abbandonato, potrebbe offrire un’area giochi per bambini, un’arena per concertini, orti comunitari, uno spazio per grigliate e poi ancora sentieri didattici dove volendo si possa camminare anche scalzi. Nel progetto degli ambientalisti avrebbe un futuro anche l’ex albergo Bellavista, dove si vorrebbe realizzare un centro pilota per la sperimentazione di energie alternative.
 Le soluzioni, prospettate dagli ambientalisti, sono sicuramente affascinanti, ma devono fare i conti con la realtà, in quanto gran parte dei terreni di cui si discute non sono del Comune bensì dei privati. Per anni i proprietari avevano sperato di poter costruire, ma alla fine hanno dovuto arrendersi: case al Virgolo non se ne costruiranno mai. Però qualcosa che metta insieme gli interessi del privato con i desideri dei cittadini si potrebbe fare. Il progetto Thun che prevede di realizzare al Virgolo il regno degli angioletti, ovvero la nuova sede della società, potrebbe - a detta degli amministratori sia comunali che provinciali - coniugare le due esigenze. Questa però è un’ipotesi di cui gli ambientalisti non vogliono neppur sentir parlare: troppo cemento.
 Vittorio Repetto, uno degli imprenditori proprietari delle aree, lo sa: qualsiasi progetto si faccia sul Virgolo, che non sia conservativo al massimo, troverà l’opposizione delle associazioni ambientaliste. «Ciononostante - dice - sono contento che, dopo anni di silenzio, si torni, grazie anche al progetto Thun, a parlare della collina di Bolzano completamente dimenticata dai bolzanini. Bisogna trovare un compromesso tra le varie esigenze e in questo il Comune giocherà un ruolo importante».
 Al convegno di ieri gli amministratori comunali non hanno partecipato e dal pubblico si sono levate critiche. L’assessore Chiara Pasquali ha comunque più volte ripetuto che si sta lavorando, per dare un futuro al Virgolo nell’ambito del nuovo piano urbanistico. La speranza è che si riesca a fare qualcosa di speciale com’è stato negli anni Sessanta con i prati del Talvera. L’ingegner Michele Lettieri, relatore al congresso, era riuscito a trasformare un sogno in realtà; Verena, la pasionaria, spera di fare altrettanto. (an.ma)

Alto Adige 29.03-09

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sabato, 28 marzo 2009

Ora della Terra




Nella lotta contro i cambiamenti climatici, il surriscaldamento globale e lo spreco di energia elettrica che ci fa pagare salate bollette ecco l’Earth Hour. In tutti i fusi orari del Pianeta, spente le luci dei monumenti più rappresentativi. Questa avrebbe dovuto essere l’iniziativa dell’Ora della Terra, ma grazie al web e ai social network, le centinaia di miglialia di persone che si sono aggregate (la campagna era partita due anni fa a Sydney e si è con il tempo autopromossa in rete), hanno dichiarato il loro impegno ad aderire all’evento previsto per il 28 marzo: un’ora di luci spente per grandi città con i loro monumenti, piccoli comuni, aziende ed anche singoli cittadini. Nel 2007 l’Ora della Terra raccoglieva adesioni solo a Sidney dove 2,2 milioni di persone spegnevano la luce in casa, per strada, nei supermercati. Solo l’anno dopo, nel 2008, hanno aderito 370 città di 35 paesi. Organizzato dal WWF, l’evento mira a coinvolgere un miliardo di persone e 1000 città. In Italia 7 grandi e piccoli comuni, tra cui Venezia, Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli, Palermo, spegneranno i monumenti più rappresentativi. Sono quindi già centinaia le città nel mondo che parteciperanno e il numero cresce di ora in ora. Può aderire all’iniziativa anche il singolo cittadino: l’Ora della Terra sarà in Italia dalle 20,30 alle 21,30: 60 minuti in cui tutto il mondo sarà al buio.
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sabato, 28 marzo 2009


Contro l’elettrosmog più informazioni utili alla prevenzione



BRUNICO. L’elettrosmog, inteso non solo come l’inquinamento delle stazioni di telefonia mobile ma come il complesso di influenze dell’irradiamento elettrico e dei campi magnetici a cui è sottoposto il nostro organismo, sia all’aperto che fra le mura domestiche e che è generato dall’uso dei mille accessori elettrici e di comunicazione della nostra vita quotidiana, sarà al centro di una serie di conferenze organizzate dal Comune in collaborazione con la scuola professionale e con l’Agenzia provinciale per l’ambiente che si terranno in città dal 2 al 4 aprile prossimo.
 Fra i fattori di disturbo della salute e della qualità della vita che il nostro organismo non percepisce con segnali pronti ma i cui effetti si manifestano solo nel tempo sotto forma di malattie, vi è sicuramente l’elettrosmog, l’inquinamento da onde elettriche e campi magnetici cui volenti o nolenti tutti noi siamo sottoposti nella vita quotidiana e che minaccia di aumentare con il passare del tempo, legato indissolubilmente ai nuovi strumenti ed alle nuove comodità che la tecnologia ci offre ogni giorno di più. In questo senso le ”Giornate dell’elettrosmog”, che sono state presentate ieri in comune a Brunico e che si svolgeranno dal 2 al 4 aprile prossimo nella sede della scuola professionale di via Tobl, vogliono dare una risposta conoscitiva, se non risolutiva, al problema, analizzandone in compagnia di esperti, i diversi aspetti ed i possibili rimedi. In questo discorso sono stati coinvolti sia gli alunni della scuola professionale che affrontando una didattica tecnica scolastica sono in prospettiva fra i più interessati dal tema, come pure i cittadini, gli amministratori comunali ed i tecnici delle costruzioni che si confronteranno con i temi della moderna bioedilizia e della biorachitettura in conferenze e discussioni dedicate specificatamente all’argomento. La serie di incontri, che avranno per relatori alcuni fra i maggiori esperti del settore, partirà giovedì mattina, dalle 8 alle 12, con una conferenza e discussione scolastica sul tema della bioedilizia e della medicina ambientale mentre alle 20 la serata sarà dedicata ai cittadini parlando di elettrosmog fra le pareti domestiche. venerdì 3 aprile le giornate proseguiranno dalle 14.30 alle 17.30 con il tema della telefonia mobile con particolare riferimento alla situazione giuridica e saranno riservate agli amministratori e tecnici comunali mentre alla sera la conferenza sarà ripetuta per tutti i cittadini. La conclusione, sabato mattina, con il seminario tecnico sulla bioarchitettura e l’elettrosmog aperta a tutti ma pensata in particolare per gli artigiani ed i progettisti delle case e degli ambienti del futuro. (adp)

        

Alto Adige 28-03-09
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sabato, 28 marzo 2009


Virgolo, gli ambientalisti presentano il loro progetto




Convegno questa mattina del comitato protezionista, idee di recupero diverse da quelle di Thun

BOLZANO. Un progetto per il futuro che viene dal passato, questo il tema portante della conferenza che si terrà oggi con inizio alle ore 9.00 presso la sala conferenze del Centro professionale Einaudi di via S. Gertrude 3 a Bolzano, dal titolo: “Il Virgolo: una visione, un’idea, una meta”. «Il convegno - spiegano gli organizzatori - sarà un momento di informazione, di confronto e di iniziativa al quale sono invitati cittadini, amministratori, esperti di settore, i media e tutti gli interessati. Purtroppo la potenza tecnologica raggiunta e la necessità di continuare a crescere economicamente non possono che proporre progetti sempre più devastanti». Il Virgolo è un habitat poco contaminato da preservare, in una società dove sempre più al verde, al bosco, alla diversità si sostituiscono cemento e monocolture (vigneti come ad Appiano e a San Maurizio) con grandi conseguenze sugli equilibri del territorio. Tra gli altri parteciperanno il professor Maurizio Pallane, Osvaldo Negra del Wwf Italia, Peter Ortner, presidente della Federazione protezionisti sudtirolesi, interverrà al convegno difendendo il Virgolo come zona ricreativa con un utilizzo “sobrio”. La promotrice dell’iniziativa «il Nostro Virgolo» Verena Segato con l’ingegner Karl Angerer illustreranno i punti salienti della raccolta di idee per un futuro diverso per il Virgolo da quello previsto dal progetto Thun. Tra gli ospiti anche il consulente energetico Oscar Dibiasi, e Michele Lettieri. Nel pomeriggio a partire dalle 14.30 l’esperto naturalista Roberto Maistri del Wwf sarà la guida alla passeggiata “Alla scoperta della collina del Virgolo”.
Alto Adige 28-03-09
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sabato, 28 marzo 2009


Bertolaso dà il via libera all’inceneritore


di Mirco Marchiodi

 BOLZANO. Il nuovo inceneritore è necessario. Ad affermarlo questa volta non è la Provincia e nemmeno il Comune, ma direttamente il Governo. È stato Guido Bertolaso, capo della protezione civile e sottosegretario alla presidenza del Consiglio, a “benedire” il termovalorizzatore in occasione dell’inaugurazione della fiera “Civil Protect”. Bertolaso, che proprio l’altro giorno ha inaugurato assieme al premier Berlusconi l’impianto di smaltimento rifiuti di Acerra, in Campania, ha fatto i complimenti all’Alto Adige per la raccolta differnziata. «Ma per risolvere il problema rifiuti non basta».
 Guido Bertolaso ieri mattina è stato l’ospite d’onore alla «Civil Protect», la fiera dedicata alla protezione civile che si protrarrà a Bolzano fino a domenica. Quasi scontato l’elogio al sistema di protezione civile («avete 20 mila volontari, è un numero strabiliante, siete un modello per tutta l’Italia»), molto meno quello alla gestione dei rifiuti. Il sottosegretario ne ha parlato a margine dell’inaugurazione con i giornalisti affermando che «la raccolta differenziata da sola non basta a risolvere il problema dei rifiuti», ma anche durante il suo discorso ufficiale ha voluto accennare al problema. Abituato a correre da un’emergenza all’altra («e per me essere qui a Bolzano è una sorta di pausa», ha detto) affrontandole direttamente, Bertolaso non si è tirato indietro nemmeno su un tema spinoso come quello del termovalorizzatore: «Non ha senso nascondersi, bisogna parlare anche di queste cose», ha anzi preso di petto la questione. Del resto, proprio il giorno prima di venire a Bolzano, Bertolaso si trovava ad Acerra, in Campania, ad inaugurare il termovalorizzatore che andrà a smaltirà 600 mila di tonnellate di rifiuti: «In Campania - ha raccontato ieri a Bolzano - abbiamo fatto una cosa che molti credevano impossibile, smentendo chi era arrivato addirittura a scommettere sul fatto che non ci saremmo riusciti». A Bolzano, la situazione è completamente diversa, e il primo a sottolinearlo è stato proprio Bertolaso: «Anche per quanto riguarda la gestione dei rifiuti - ha infatti dichiarato - ci sono degli esempi positivi a cui guardare». E il riferimento è stato proprio a Bolzano: «Qui da voi c’è un termovalorizzatore che brucia i rifiuti, ma anche un sistema di raccolta differenziata: è questo il giusto mix».
 A margine dell’inaugurazione in fiera, Bertolaso ha parlato anche dei tanti incidenti sulla neve («ma è normale che qui da voi siano numerosi, così come è normale che ci siano più incidenti stradali lungo l’autostrada più trafficata: non significa che manca attenzione») e ha poi discusso con Durnwalder gli interventi necessari dopo le eccezionali nevicate e il programma dei lavori sotto il Sasso di Santa Croce nel Comune di Badia, dove da anni c’è un pendio che registra movimenti franosi.

Alto Adige 28-03-09
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giovedì, 26 marzo 2009


Variante, aeroporto, nuovi servizi Comitati in pressing sulla politica




IL FENOMENO IN ASCESA
BRUNO CANALI

LAIVES. Parecchia gente ieri sera ha partecipato all’incontro nel quale si è parlato della riqualificazione urbana di San Giacomo e, più estesamente, di un po’ di tutti i principali problemi che riguardano la frazione. A promuovere l’assemblea sono stati i rappresentanti dei Comitato per l’attenzione permanente di San Giacomo insieme ad un gruppo di giovani genitori che hanno deciso di fare qualche cosa di concreto per migliorare la realtà dove abitano. Probabilmente mai come in questi ultimi anni si è assistito a un fiorire di comitati sul territorio comunale, tanto che rimane da capire se questo fenomeno è determinato da una insoddisfazione per il livello di attenzione verso le problematiche da parte dell’apparato politico comunale, oppure se in realtà si tratti di una «palestra» per prepararsi a scendere poi nell’agone politico in vista delle prossime elezioni. Lo abbiamo chiesto ai diretti interessati e al sindaco.
 «Il comitato civico di Pineta - rispondono Franco Magagna e Paolo Pelone, due dei principali rappresentanti appunto del gruppo di Pineta - è nato nel 2004 a seguito di un improvviso interesse verso la frazione: decollava la zona Toggenburg con relative proposte di viabilità, c’era il progetto per la variante interrata e via discorrendo. Strada facendo si sono aggiunte poi altre questioni e da questo punto di vista riteniamo il nostro comitato abbastanza anomalo perché nato con lo stimolo di un problema preciso, che però ha illuminato poi tutte le altre cose che non andavano qui a Pineta».
 Si tratta sostanzialmente della stessa genesi che ha conosciuto il Comitato di attenzione permanente che opera invece a San Giacomo. «In effetti - spiega a sua volta Lorenzo Merlini da San Giacomo - noi abbiamo esordito con il problema dell’aeroporto e relativo potenziamento, poi abbiamo visto che c’erano anche molti altri problemi da affrontare, diversi che riguardano tutta la Bassa Atesina, vedi discariche, inceneritore, viabilità. Su tutto questo, purtroppo, l’amministrazione comunale di Laives è stata poco presente, nonostante i buoni propositi di trasparenza enunciati. È per questo che a mio avviso nascono i comitati: perché dalle parole spesso gli enti pubblici non passano ai fatti e invece di chiedere preventivamente la partecipazione della gente, salvo rari casi, si trovano i comitati che chiedono interventi».
 Merlini del Comitato di attenzione permanente ha un lungo elenco di questioni che dovrebbero essere affrontate, alcune con la collaborazione tra Bolzano e Laives, che è sempre scarsa (vedi la pista ciclabile fino a Maso della Pieve) e quindi l’unica maniera per farsi sentire rimane quella di unirsi e «fare la voce grossa». Per quanto riguarda l’ipotesi di impegnarsi direttamente in politica, magari correndo già alle prossime comunali, Merlini garantisce che non rientra tra i suoi interessi, mentre Magagna e Pelone non lo escludono a priori «anche se in questa fase è solo una ipotesi remota».
 E il sindaco Polonioli cosa dice? «Sicuramente i comitati che conosciamo sono molto spontanei e genuini - dichiara - e coltivano interessi diretti verso esigenze particolari delle comunità che magari l’amministrazione trascura. Poi però succede che c’è sempre qualcuno che li strumentalizza per fini politici; li cavalca fino che ha raggiunto i propri obiettivi e poi si sgancia. Su questo debbono porre attenzione».
 I comitati di cittadini, aggiunge però Paolo Pelone, non sono tutti uguali: «C’è quello che nasce per protestare contro qualcosa ed è anche di breve durata, quel tanto che serve per raggiungere eventualmente l’obiettivo come è successo qualche anno fa in via Galizia, e poi c’è chi, come nel nostro caso, più che privilegiare la protesta cerca di suggerire soluzioni e miglioramenti. Debbo dire che abbiamo anche raggiunto diversi importanti obiettivi. Quanto alla possibilità che poi qualcuno entri in politica grazie all’attività nel Comitato, abbiamo già avuto attacchi in questo senso e che all’inizio abbiamo anche appoggiato un candidato alle elezioni comunali (Raimondo Pusateri) che oggi siede in consiglio sui banchi di opposizione... In futuro comunque, se anche dovesse presentarsi l’occasione, certamente non lo faremmo più sotto l’egida di un partito».

Alto Adige 26-03-09

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categoria:ambiente, aereoporto san giacomo, san giacomo oggi
mercoledì, 25 marzo 2009


Ecocenter: problema discarica e fanghi


BOLZANO. Discarica di Vadena in via di esaurimento. Fanghi spediti in Germania, in attesa che venga deciso il sito in Alto Adige per l’impianto di smaltimento. Raccolta riciclata dei rifiuti che deve fare i conti con una presenza invadente degli imballaggi.
 La seduta di ieri del consiglio comunale è stata dedicata alla presentazione dell’attività di Ecocenter. La relazione è stata tenuta dal presidente del consiglio di amministrazione Konrad Ausserer, dal direttore generale Marco Palmitano, dal direttore tecnico Bruno Eisenstecken e da Werner Tirler di Ecoresearch. Si è parlato dell’inceneritore: i vertici di Ecocenter hanno ribadito le informazioni tranquillizzanti sul potenziale inquinante dell’impianto in costruzione. Il consigliere dei Verdi Helmuth Moroder ha ricordato che sarà necessario un monitoraggio costante delle emissioni. Sul fronte della raccolta in discarica, è stato ricordato che Vadena sarà esaurita tra un anno e mezzo. Ecocenter è una società fondata nel 1994: il 45% è posseduto dal Comune, il 10% dalla Provincia, il resto da 57 Comuni, ma è previsto l’ingresso di tutti i Comuni altoatesini. Ecocenter controlla 35 impianti in Alto Adige e dispone di 125 collaboratori. L’attuale consiglio di amministrazione vede un presidente nominato dal Comune e altri sei componenti. A scadenza di mandato il Cda passerà da 7 a 5 membri.
 La società gestisce il 60 per cento dei rifiuti provinciali, con 135 mila tonnellate di materiale non riciclabile. Nel settore della depurazione delle acque, la quota di Ecocenter è anche in questo caso del 60 per cento sul totale in Alto Adige.

Alto Adige 25-03-09
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categoria:ambiente, inceneritore
martedì, 24 marzo 2009


Il «birdwatching» al Museo



BOLZANO. Il birdwatching è una pratica naturalistica che consiste nell’osservare e riconoscere gli uccelli nel loro ambiente. A partire dal 26 marzo il Museo di scienze naturali di via Bottai offre a tutti gli interessati una serie di quattro lezioni teoriche su questo tema, organizzate a cura dell’associazione Ebn Italia attraverso il gruppo regionale Dolomiti Bw.
 Alla fine dei quattro incontri, che hanno luogo a cadenza settimanale per quattro giovedì successivi, è prevista una gita alle Valli di Comacchio, in programma nei giorni 2 e 3 maggio.
 Argomento della serata di giovedì 26 marzo, alle ore 20, presso la sede del museo, in via Bottai 1 è un’esplorazione introduttiva del birdwatching. La propone Maurizio Sighele, birdwatcher e direttore generale di Ebn Italia.
 Per informazioni ed iscrizioni chiamare il numero 333 3579900 o scrivere a dolomitibw email.it, Museo di scienze naturali dell’Alto Adige in via Bottai 1. Telefono 0471 412964, fax 0471 412979; email info museonatura.it.

Alto Adige 24-03-09
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categoria:ambiente
venerdì, 20 marzo 2009

Ecco la serata di osservazione astronomica dal Colle utile anche per riflettere sull’inquinamento luminoso



BOLZANO. Il ricostituito circolo Legambiente di Bolzano ha organizzato per questa sera, in collaborazione con Eurac, una serata di osservazione astronomica al Colle, per la quale è richiesta la prenotazione (evidentemente in queste ore) al numero telefonico 348 - 4998582. Il ritrovo, con mezzi propri, è alle ore 19 all’Eurac o alle 19.15 alla stazione a valle della funivia del Colle, e la serata parte come idea dal fatto che il 2009 è l’anno internazionale dell’astronomia, e quindi è un invito ad alzare gli occhi, guardare e riflettere sull’altra metà del paesaggio, che solitamente si tende a trascurare. Una guida esperta accompagnerà in una prima osservazione a occhio nudo per imparare a conoscere le costellazioni più comuni ma anche per imparare a tornare osservatori di un meraviglioso (e gratuito...) spettacolo della natura. Poi si procederà all’osservazione con l’ausilio di telescopio e binocolo, per vedere anche ciò che i limiti umani non consentono. L’inquinamento luminoso e atmosferico sarà poi un altro importante spunto di riflessione; non a caso per l’osservazione astronomica è stato scelto il Colle, visto che l’inquinamento luminoso e atmosferico della città ostacola una corretta e limpida visione della volta celeste.

Alto Adige 20-03-09
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categoria:ambiente, comunicati
mercoledì, 18 marzo 2009


«Riqualificazione urbana: promesse non mantenute»



Mercoledì 25 marzo  un pubblico dibattito. Critiche alla Provincia e al Comune

 LAIVES. «Quale futuro per la frazione: zona di transito o zona residenziale?»: è il tema del dibattito pubblico - gli organizzatori annunciano la presenza anche del sindaco Polonioli - sulla riqualificazione urbana e la pista ciclabile di San Giacomo: si terrà mercoledì 25 marzo alle 20.30 presso il Centro culturale della frazione. I promotori del Comitato Civico per la riqualificazione di San Giacomo - Lorenzo Merlini, Piero Osti e Alessandro Cosi - hanno diffuso in merito una nota in cui evidenziano: «Nella frazione, tagliata in due dalla vecchia statale 12, permane un traffico di auto e di mezzi pesanti superfluo... Si è potuto osservare che la riduzione del traffico ha favorito un incremento della velocità dei veicoli in transito, riscontrabile in particolar modo nei motorini che nei loro passaggi provocano maggiore pericolosità ai ciclisti sprovvisti di una ciclabile o pedociclabile ed anche ai pedoni. L’amministrazione provinciale e il comune di Laives hanno un grosso debito morale nei confronti dei cittadini di San Giacomo che per anni hanno dovuto sopportare un flusso ininterrotto di auto e Tir. Le continue promesse di interventi compensativi a miglioramento della qualità di vita e l’assicurazione che sarebbero stati realizzati contestualmente all’apertura della variante in tunnel sono servite ad attenuare momentaneamente le contestazioni dei cittadini». Ma le promesse - a più di quattro anni dall’apertura del tunnel - non sono state mantenute. La nota così prosegue: «La nuova amministrazione comunale di Laives in campagna preelettorale aveva sostenuto che il progetto di riqualificazione urbana di San Giacomo sarebbe diventato un punto essenziale e lo ha definito prioritario istituendo anche un apposito assessorato. Ma la riqualificazione del centro abitato e la ciclabile arriveranno nei prossimi anni, ci sentiamo dire ora... Leggendo la relazione al bilancio di previsione 2009 è evidente che le priorità della propaganda preelettorale sono cambiate. Ci sono voluti anni per arrivare alla predisposizione dell’appalto del primo lotto che riguarda la periferia sud di San Giacomo ma i pericoli stanno nel centro dove vive la popolazione e dove vi è maggior aggregazione culturale e sociale. Oggi scopriamo che per il centro abitato non esiste nemmeno un progetto di massima». (e.d.)
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categoria:ambiente, ciclabile pedonabile
mercoledì, 18 marzo 2009

 Rifiuti, questa sera parla Mario Tozzi

 BOLZANO. Seconda delle tre serate che vedono il divulgatore e conduttore tv Mario Tozzi a Bolzano nella stagione del Circolo La Comune: questa sera alle 21 nell’Auditorium del 1Liceo Torricelli, Tozzi terrà la seconda conferenza-spettacolo dedicata all’ecologia. Tema di questa sera: i rifiuti.
 Ricercatore del Cnr, Mario Tozzi, noto geologo e personaggio televisivo, autore e presentatore nel 2003 “Geo & Geo”, poi di “Gaia - Il pianeta che vive” e di “Terzo Pianeta” in onda su Rai 3, affronta in ognuna delle tre serate temi diversi. Quest sera, “Trash” ovvero “storie di recuperi, filosofia del naufrago, elogio del vuoto a rendere”. E’ possibile finalmente liberarsi delle discariche, non solo quelle abusive? Si possono considerare i rifiuti come risorsa piuttosto che come scarto? E, infine, si può recuperare energia dai rifiuti senza produrre gli inquinamenti atmosferici dei vecchi inceneritori di cui molti hanno giustamente timore? E’ sempre di grande attualità in Italia la questione dei rifiuti: con una produzione di quasi trenta milioni di tonnellate per anno, nel nostro Paese quella dei rifiuti resta a tutti gli effetti un’emergenza.
Alto Adige 18-03-09
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categoria:ambiente, antiinquinamento
mercoledì, 18 marzo 2009

Anche le emissioni di CO2 dei veivoli entreranno nel conteggio delle quote inquinanti per il rispetto degli obiettivi di Kyoto





I Voli sono responsabili del 3% di gas serra nella Ue

Ce n'è voluto di tempo, ma l'Europa ha deciso di includere anche le emissioni di CO2 prodotte dal trasporto aereo nel conteggio delle quote previste dal Protocollo di Kyoto, con l'obiettivo di ridurre l'inquinamento atmosferico da gas serra. L'aviazione fino a oggi aveva goduto di un'immunità particolare: gli scarichi degli aerei non venivano considerati nei conteggi globali delle emissioni di gas serra. In sostanza, il livello di inquinamento di ogni singolo Paese comunitario prendeva in considerazione, per esempio, i fumi industriali e gli scarichi delle auto, ma non quelli prodotti dai velivoli. Il continuo e forte aumento del traffico aereo, però, non poteva più essere ignorato nella lotta al cambiamento climatico. Quali le conseguenze future introdotte dalle nuove regole? Prevedibilmente, così come già da anni succede per esempio alle automobili, anche i velivoli dovranno rispettare precisi limiti di inquinamento. La nuova direttiva (n. 101/2008/CE) non si può però certo definire di applicazione rapida: i singoli Stati comunitari hanno infatti tempo fino al febbraio 2012 per farla diventare realmente operativa.


Altroconsumo 224
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categoria:ambiente, antiinquinamento
martedì, 17 marzo 2009


Con Tozzi la conferenza è spettacolo



Stasera la prima puntata dedicata alla luce e all’energia del futuro              AL LICEO TORRICELLI
 BOLZANO. Cambio di sala per il tris di serate che vedono il divulgatore e conduttore tv Mario Tozzi a Bolzano da questa sera: problemi logistico-burocratici hanno indotto il Circolo La Comune che organizza l’evento a traslocare nell’Auditorium del Liceo Torricelli, dove questa sera alle 21 Tozzi terrà la prima delle tre conferenze-spettacolo dedicate all’ecologia in un mondo futuribile. “Il pensiero della luce” s’intitola lo spettacolo di stasera, e si tratta di una conferenza-spettacolo su luce, energia ed evoluzione del cervello attorno all’energia che verrà.
 Ricercatore del Cnr, Mario Tozzi, noto geologo e personaggio televisivo, autore e presentatore nel 2003 “Geo & Geo”, poi di “Gaia - Il pianeta che vive” e di “Terzo Pianeta” in onda su Rai 3, affronta in ognuna delle tre serate temi diversi, illustrando agli spettatori come i pessimi comportamenti dell’uomo stiano causando un graduale impoverimento delle risorse naturali del nostro pianeta e come, modificando le semplici azioni quotidiane di ognuno, si possa salvare un patrimonio di tutti. Tema della prima serata sarà la luce e l’energia.
 Cosa differenzia l’evoluzione del collo di una giraffa da quella di una tastiera del computer? Perché l’evoluzione del pensiero non segue le stesse regole di quella biologica? Dalle origini dell’oscurità cosmica alla scoperta della luce elettrica, il geologo Mario Tozzi ci porta in un viaggio nell’evoluzione del cervello umano, che inizia mezzo milione di anni fa con i fuochi che i nostri antenati avevano imparato a controllare conquistando nello stesso tempo la difesa e la possibilità di sviluppare arte e cultura. Tempi nei quali tutto era regolato dall’energia a disposizione, quella del sole. Oggi i sistemi economici funzionano con i combustibili fossili “motori” della vita economica, politica e ambientale del mondo in cui viviamo. Dalle origini dell’oscurità cosmica alla scoperta della luce elettrica.
 E domani? Quando comincerà l’era dell’idrogeno? Perché le energie rinnovabili non sono ancora alternative? Per concludere, il risparmio energetico: se impariamo a essere più efficienti e a risparmiare, anche le altre fonti energetiche saranno più competitive.
 Inizio dello spettacolo alle ore 21.

AltoAdige 17-03-09
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categoria:ambiente
domenica, 15 marzo 2009






Il Virgolo rappresenta un patrimonio importante per i cittadini di Bolzano, San Giacomo, Pineta e Laives (una passeggiata dovrebbe collegare le diverse località) . E i cittadini stessi debbono essere chiamati a decidere cosa ne vogliono fare. Il Virgolo   è stato per un lungo periodo, fino all'era dell'automobile, un luogo amato e frequentato dai Bolzanini, nella ricerca di tranquillità, svago e anche spiritualità. Grazie a questo fatto la natura e i suoi abitanti ne hanno approfittato per crearsi una nicchia naturalistica dove oggi vivono diverse specie, alcune molto rare e riconosciute come protette.
Ora, in piena crisi di sviluppo, con i problemi di inquinamento e di costi dovuti all'uso dell'auto, un luogo vicino alla città, facilmente accessibile, senza motori e ancora poco cementificato, rappresenta una grossa risorsa per la popolazione.
Basandoci sui desideri maggiormente espressi abbiamo elaborato, insieme ad alcuni professionisti, un progetto o meglio una proposta di piano per il Virgolo Idee per il Virgolo (9.88 MB). Questa proposta l'abbiamo portata a diverse associazioni e organizzazioni e molte di queste si sono dette d'accordo con le nostre idee e le hanno sottoscritte.
Abbiamo contattato anche gli attuali proprietari dei terreni, che si sono detti interessati.
Dopo aver consegnato al  Sindaco di Bolzano le 2000 firme e la raccolta di idee, ci recheremo anche dal  Presidente della Giunta provinciale Durnwalder.


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categoria:ambiente, sentieri toponomastica
venerdì, 13 marzo 2009

Rifiuti, energia, siccità: tre serate al Comunale con Mario Tozzi



DANIELA MIMMI

Italo Calvino, giá una quarantina di anni fa, aveva immaginato che «forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da crateri di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell’una e dell’altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano». Decenni dopo, quello dello smaltimento dei rifiuti é diventato uno dei problemi incombenti dell’intero globo. Di rifiuti, ma anche di energia e di siccitá, parlerá Mario Tozzi in tre serate, il 17, 18 e 19 marzo al Teatro Comunale di Bolzano.
 Geologo, divulgatore scientifico e giornalista, ha condotto dal 1997 «Gaia-Il pianeta che vive», e dal 2007 «Terzo pianeta», trasmissioni delle quali è anche autore e consulente scientifico. Gli spettatori del Circolo della Comune hanno quindi la possibilitá di sentir parlare di ambiente, e non solo.
 Ha tanti argomenti su cui parlare o la gente è tanto interessata all’ecologia?
 «Non saprei, immagino entrambe le cose. Gli argomenti sono vasti e penso che la gente abbia desiderio di sapere».
 Possiamo definire spettacoli questi incontri con il pubblico?
 «Diciamo delle conferenze teatrali o delle conferenze sceneggiate. Se fossero le classiche conferenze universitarie sarebbero noiosissime. Qui invece c’è tutto un apparato scenico: c’è il monologo, ma c’è anche la musica, ci sono foto e filmati, gli oggetti di scena come i bidoni della spazzatura o i cotton fiock quando parlo dei rifiuti, o una spugna quando parlo dell’acqua. E’ tutto più divertente e rilassato».
 Perché un geologo decide di salire su un palco?
 
«Io sono stato in cattedra all’Università ed è come essere su un palco. Mi è sempre piaciuto e lo trovo divertente».
 Cosa lega i tre spettacoli?
 «Le più grandi emergenze dal punto di vista ambientalistico: l’energia, l’acqua, i rifiuti. Sono tutti problemi enormi di difficile soluzione».
 Quali sono state finora le reazioni del pubblico? Esce dal suo spettacolo depresso o ottimista?
 «Ne esce più informato, ma non depresso, perchè io cerco di essere ironico pur parlando di cose molto gravi. Direi che è incuriosito e divertito. Anche perchè non parlo solo di cose brutte. Do molte informazioni. Ad esempio: noi sappiamo quanti rifiuti accumuliamo per persona ogni giorno? E da cosa sono composti? Cosa succede all’estero?».
 Qual è il problema da affrontare subito?
 «Sicuramente quello energetico. La prima soluzione sarebbe quella di risparmiare. Il maggior costo energetico, circa un terzo, va nel riscaldamento. Coimbentando pareti, porte e finestre, si risparmierebbe il 60% di energia, che sono circa 1.800 euro per famiglia risparmiati all’anno. E poi, ad esempio, usare meno la macchina o non usarla affatto. Io non ce l’ho e sopravvivo benissimo. Gli italiani a parole sono sempre e tutti d’accordo, ma nessuno poi rinuncia alla macchina, pochi usano le lampadine a basso consumo e via dicendo».
 In Italia siamo messi meglio o peggio di altri paesi?
 «Inizialmente eravamo messi meglio, adesso molto peggio. Stiamo facendo sfregio del nostro paese. Le nostre coste sono devastate da costruzioni abusive. Il valore paesaggio è un valore prezzato e non valutato, invece è un valore collettivo che non deve sottostare agli interessi dei singoli. Con questa nuova proposta del governo di aumentare la cubatura delle abitazioni, si rischia di fare dell’Italia un’enorme colata di cemento. Il nostro paese è troppo densamente abitato, non esiste più il cuore verde e selvaggio dell’Italia. Una volta eravamo il giardino dell’Europa, nel Rinascimento abbiamo insegnato al mondo di come il paesaggio e la natura debbano essere in armonia con l’uomo, e adesso stiamo devastando tutto. Nel sud la situazione è ancora più grave del nord. In Trentino e Alto Adige c’è sicuramente più attenzione, ci sono più frane ma meno vittime, c’è la Casa Clima».
 Lei cura trasmissioni televisive centrate sull’ambiente: c’è un nuovo interesse nei confronti dell’ambiente?
 «No, non mi sembra. Quelle ambientali sono sempre trasmissioni di nicchia. Come dicevo prima, gli italiani parlano molto e fanno poco».
 Qual è stata la ricerca che l’ha scioccata di più?
 «Non è stata una ricerca, ma una constatazione: l’ambiente paga sempre tutti i nostri errori passati e presenti e nell’immediato futuro li pagherà ancora di più».
 Cosa ne pensa del rinnovato interesse per l’energia nucleare?
 «In linea di massima potrei anche non essere contrario, ma l’idea ormai è vecchia rispetto al progresso tecnologico degli ultimi anni. Sarebbe come se io andassi a comprare una radio a valvole. Dal punto di vista economico è una scelta sbagliata, bocciata dal mercato. L’energia nucleare copre solo il 6,5% del fabbisogno energetico mondiale, anche perchè è costosa. E’ costoso costruire centrali nucleari ed è costoso demolirle. Nei costi dobbiamo anche mettere le conseguenze che non sono comprese nel prezzo iniziale. E le scorie dove le mettiamo? L’Italia è un paese sismico, montuoso, con un sistema idrologico complicato e complesso. Bisogna usare altre fonti di energia, come il vento e il sole che sono gratis, o l’idrogeno anche perchè è facilmente rinnovabile».
 Secondo lei la crisi economica fa bene o male all’ambiente?
 «Le emissioni inquinanti sono calate del 5%, solo perchè si produce di meno e inoltre bisogna considerare che 1.200 megawatt sono stati ricavati da energia solare ed eolica. Questo è l’unico dato positivo per modo di dire. No, la crisi creerà danni enormi all’ambiente e sarà la natura a pagare tutti i nostri errori».


Alto Adige 13-03-09
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categoria:ambiente
martedì, 10 marzo 2009


Via delle Part: il traffico sarà in aumento



 LAIVES. Con l’inizio della trivellazione della galleria tra Pineta e Laives sud, si riproporrà il problema del traffico lungo via Delle Part. I tecnici che seguono la costruzione della variante hanno preannunciato che nel giro di alcune settimane inizieranno i brillamenti delle mine per la galleria e di conseguenza, almeno 2 o 3 volte al giorno, il traffico lungo la statale 12, tra Pineta e Laives, verrà bloccato ogni volta per 10-15 minuti. Scatterà a quel punto (come è sempre stato) la ricerca di percorsi alternativi da parte degli automobilisti locali e l’unico del genere è via Delle Part, dove però vige anche un divieto di transito per non autorizzati durante alcune ore della giornata: dalle 7 alle 8.30, quindi dalle 11.30 alle 13 e poi dalle 17.30 alle 19. Questa scelta è stata dettata dalla necessità di limitare i transiti lungo via Delle Part, che non ha le caratteristiche per sopportare un via vai eccessivo, tranne che in casi eccezionali come quando si fanno le deviazioni per carnevale. Per questo la polizia municipale sarà chiamata ad intensificare i controlli durante le ore di divieto, altrimenti sarà il caos e fioccheranno le proteste. La necessità di limitare i transiti in via Delle Part è anche dettata dalla considerazione che poi, chi la utilizza per passare, imbocca la vecchia statale 12 piuttosto che la variante e quindi passa dentro l’abitato di San Giacomo creando altri disagi. (b.c.)


Alto Adige 10-03-09
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sabato, 07 marzo 2009


Così Bolzano lancia la sfida all’anidride carbonica

Come “città Co2 neutrale” commissionato uno studio all’Eurac



Diventare una città “Co2 neutrale”. È con questo ambizioso progetto che Bolzano inaugura il suo mandato di città alpina 2009. L’idea è quella di mettere in atto dei provvedimenti concreti per limitare al massimo le emissioni di anidride carbonica e compensare - attraverso il ricorso a fonti energetiche rinnovabili - quella quota di Co2 che non è possibile eliminare.
 In Europa già altre città, tra cui Davos, Zurigo e Stoccolma, si stanno impegnando per ottenere una forte riduzione delle emissioni di Co2. A Bolzano il Comune ha affidato all’Istituto per le Energie Rinnovabili dell’Eurac il compito di realizzare uno studio per capire dove si concentrino le maggiori emissioni di energia e come sia possibile ridurle. Il progetto è stato presentato all’Eurac alla presenza dell’assessore Ladinser, del direttore dell’Ufficio tutela dell’ambiente e del territorio Renato Spazzini, del presidente della Commissione all’Ambiente Helmut Moroder, e di rappresentanti della Provincia e di altre istituzioni della città.
 Nella prima fase l’Istituto per le Energie Rinnovabili si occuperà di reperire dati sul consumo energetico in collaborazione con ditte ed enti bolzanini, tra cui Azienda Energetica, Agenzia CasaClima, Agenzia provinciale per l’Ambiente, EcoCenter, Ecoistituto, Seab, Sel, A22, gli uffici provinciali Aria e rumore, Risparmio energetico e Mobilità.  Una volta acquisiti i dati, sarà possibile risalire alle fonti responsabili delle emissioni di anidride carbonica e mettere in atto delle azioni ad hoc per contrastarle. In Europa, ad esempio, si calcola che gli edifici siano responsabili di una fetta rilevante dell’anidride carbonica prodotta; questa informazione è importante perché lascia pensare che attraverso un migliore isolamento termico sarebbe possibile ridurre considerevolmente i livelli di consumo d’energia. Lo studio dell’Eurac punta a mettere nelle mani di politici ed amministratori tutte le informazioni tecniche necessarie per poter prendere dei provvedimenti concreti. “Oltre ad indicare da dove provengano le emissioni di Co2, proporremo anche delle soluzioni per ridurle. Prendendo come esempio gli edifici, possiamo calcolare di quanto si abbatterebbero le emissioni utilizzando un sistema di teleriscaldamento, anziché le caldaie a metano o a gasolio.”, spiega Wolfram Sparber, direttore dell’Istituto per le Energie Rinnovabili dell’EURAC. Sulla base di queste informazioni il Comune potrà valutare, tenendo conto dei tempi e dei costi necessari, in che settori agire. I tempi sono brevi: lo studio verrà consegnato al Comune entro l’estate 2009.

Alto Adige 07-03-0
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sabato, 07 marzo 2009


Convenzione delle Alpi via libera dal governo



 BOLZANO. Il governo ha approvato un ddl sulla ratifica della Convenzione delle Alpi. Soddisfatto Durnwalder. “Finalmente un passo importante a favore di politiche di sostenibilità per le regioni alpine e per tutelare l’Alto Adige contro il traffico di transito”, così il presidente della Provincia. Nonostante ne ospiti il segretariato proprio a Bolzano, l’Italia, come noto, non aveva ancora ratificato la Convenzione delle Alpi, “uno strumento europeo che contiene una serie di impegni per varare una strategia di salvaguardia a lungo termine dell’ecosistema alpino, del suo sviluppo e della tutela degli interessi economici della popolazione residente. Per questo il ddl approvato ieri dal governo italiano è un passaggio essenziale”, spiega Durnwalder. Il presidente ricorda che ad ogni occasione, ultimo in ordine di tempo l’incontro a Roma con il sottosegretario Letta, ha premuto affinché il governo italiano sbloccasse la situazione: “Ora mi auguro che il via libera del Consiglio del ministri possa accelerare l’iter di ratifica del Parlamento per l’esecuzione dei protocolli attuativi”.

Alto Adige 7-3-09
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categoria:ambiente
giovedì, 05 marzo 2009


Decrescita Felice

Il Movimento per la Decrescita Felice si propone di mettere in rete le persone e i gruppi che hanno deciso di vivere meglio consumando meno. Lo scopo? Liberarsi della tirannia del Pil e sorridere alla vita. Terranauta ha deciso di dedicargli una rubrica. Perché comunque la si pensi, il modello di sviluppo vigente non ha futuro. La decrescita è quindi ineluttabile. L'alternativa è tra un processo subito in modo drammatico e uno consapevole, graduale e, perché no, felice.

Molte persone sono stanche di questa società e vogliono cambiarla. Adesso. Restano quindi frustrate quando si rendono conto che la realtà non sembra reagire ai loro stimoli. Ma la verità e che i semi hanno bisogno di tempo per germogliare. Per ottenere risultati bisogna quindi piantarli con cura, umiltà e pazienza. di Andrea Bertaglio - 27/2/09

Eccoci giunti alla quarta e ultima parte dell'intervista a Maurizio Pallante. In questa "puntata" abbiamo approfondito il rapporto tra decrescita e vita in città, la crescita dei figli, il ruolo della donna, il lavoro, la mercificazione dell'istruzione. di Daniel Tarozzi - 27/2/09

Siamo arrivati alla terza parte dell'intervista che abbiamo realizzato con Maurizio Pallante. Questa volta analizzeremo con lui il concetto di sviluppo sostenibile, soffermandoci sull'auto-produzione come risposta alla logica della crescita. Ma non solo. Vedremo come Pallante coltivi il suo orto e ci faremo raccontare l'origine della parola pomodoro... di Daniel Tarozzi - 17/2/09

Spesso buttiamo via molti dei nostri elettrodomestici senza chiederci se è ancora possibile aggiustarli e prolungargli la vita. In questo modo ingrossiamo i rifiuti presenti in discarica e snelliamo i nostri portafogli. Vi proponiamo quindi un articolo di Diomede Corso che, in veste di "lavatricista", ci invita a rivalutare il concetto di riparazione. di Diomede Corso - 16/2/09

Negli ultimi mesi Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Sole 24 ore, hanno dato timidi segni di risveglio, cominciando a pubblicare qualche articolo che critica il paradigma della crescita infinita. E' l'inizio della fine di un'epoca? L'umanità (intesa come uno stato dell'essere) può ancora salvarsi? di Valerio Pignatta - 12/2/09

Si parla tanto di crisi dei consumi, di crescita negativa, di recessione. Ma non si vogliono affrontare realmente le cause di tutto ciò. La realtà è che il modello di "sviluppo" vigente è arrivato al capolinea. Solo ridefinendo gli stili di vita e riscoprendo l'individuo a discapito del consumatore potremo uscire rafforzati da questo momento storico. di Francesco Bevilacqua - 3/2/09

Continua il viaggio per le strade alternative dell'Italia. Questa volta Paolo Merlini ci invita a salire sugli autobus dell'Abruzzo, tra innumerevoli bellezze e parchi nazionali. di Paolo Merlini - 27/1/09

“Chi ha detto che partire è un po’ morire? Qui la partenza è un’evasione, la strada una via di fuga. E noi siamo degli imboscati, dei banditi allegri. L’ansia evapora, la fretta pure.” Paolo Rumiz - E’ Oriente di Paolo Merlini - 13/1/09

La crescita della medicalizzazione e dell'organizzazione sanitaria ha comportato un aumento spropositato di morti e danneggiati dal sistema medico stesso… Ma è in fondo inevitabile, se pensiamo che le medicine e le cure sono parti integranti del mercato del mito della crescita economica. di Valerio Pignatta - 8/1/09

Natale è appena passato, ma il senso di gioia o di oppressione, di spiritualità o di decadenza, aleggia ancora nelle case di milioni di italiani. Vi proponiamo quindi una fiaba che inzia così: "C'era una volta il Natale"... E adesso? di Valerio Pignatta - 26/12/08

Vi proponiamo il numero zero di "Viaggi al tempo della Decrescita" di Paolo Merlini. Uno sguardo nuovo e diverso sugli itinerari e i possibili modi per raggiungere luoghi sconosciuti dell'Italia. di Paolo Merlini - 24/12/08

Portafogli vuoti e bidoni pieni. Gli italiani lamentano il fatto di non avere abbastanza soldi ma poi buttano nella spazzatura 560 euro l’anno, il 10% della spesa. Ma come, non siamo in crisi? di Alessandra Profilio - 5/12/08

Grazie al sito ideato e gestito da Domenico Barranca è possibile donare, scambiare e prestare oggetti, liberandoci di ciò che a noi non serve più, ma che potrebbe essere utile ad altri. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare quali sono state le motivazioni che lo hanno spinto a realizzare un “luogo virtuale” in cui potersi incontrare per contribuire a salvare il pianeta. di Salvina Elisa Cutuli - 4/12/08

Nella prima parte della conversazione che abbiamo avuto con Maurizio Pallante vi abbiamo introdotto nel mondo della decrescita felice. Oggi ripercorreremo insieme a lui la nascita e lo sviluppo del movimento e ci soffermeremo sul ruolo della tecnologia e della politica nella concezione della decrescita felice. di Daniel Tarozzi - 26/11/08

State per leggere il primo di una serie di articoli basati sulla conversazione che abbiamo avuto con Maurizio Pallante lo scorso settembre in Piemonte. In questo primo “capitolo”, Pallante ci introdurrà al concetto di Decrescita Felice accennando alle sue origini, spiegandoci la differenza tra beni e merci e dimostrandoci che la decrescita è intrinsecamente felice. Buona lettura! di Daniel Tarozzi - 12/11/08

Questa settimana vi proponiamo un’intervista a Marco Boschini, coordinatore dell’Associazione nazionale dei Comuni Virtuosi e rappresentante del Movimento per la Decrescita Felice. Lo abbiamo intervistato per capire meglio che cosa siano i comuni virtuosi e in che modo si muovono nel panorama socio-politico-economico italiano. di Daniel Tarozzi - 3/11/08

Il mondo è "in crisi". Le borse crollano, le banche chiudono, i capitali sfumano. E i politici si affannano a cercare soluzioni in grado di far ripartire la "crescita". E non si rendono conto che questo modello è ormai esaurito e che si va verso una decrescita che potrà essere catastrofica o "felice" a seconda di come noi la affronteremo. di Marco Cedolin - 10/10/08

Quello che state per leggere non è il pensiero di qualche no global, di un teorico della decrescita felice, di un seguace dei verdi. Sono le parole che pronunciò Robert Kennedy tre mesi prima di essere ucciso. di Redazione - 17/4/08

Limitato, scorretto, dannoso: il Pil è un parametro completamente inadatto a misurare il benessere di una società. Un gruppo di studiosi e attivisti propone una nuova strada per il ripensamento del pianeta e delle comunità: la decrescita. di Stefano Zoja - 29/2/08

Oggi si celebra la seconda giornata mondiale della lentezza promossa dall’associazione “l’arte del vivere con lentezza”; un appuntamento da non perdere per tutti coloro che ogni tanto hanno voglia di “frenare”… di Valeria Oppenheimer - 19/2/08
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giovedì, 05 marzo 2009



Pm10 in aumento: le porta il vento da sud



Minach: «In pianura padana servono misure più restrittive»
 Alto Adige, 05 MARZO 2009

 BOLZANO. Aumentano le polveri sottili, ma stavolta la colpa non è degli automobilisti altoatesini: le Pm10 arrivano da sud, in particolare dalla pianura padana, e fanno schizzare all’insù i livelli delle concetrazioni in Bassa Atesina, Bolzano, Merano. «Ciò impone agli amministratori padani - dice Luigi Minach, direttore dell’Agenzia provinciale per l’ambiente - di adottare misure più restrittive sul traffico. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta: ora tocca a loro». Nonostante gli aumenti delle concentrazioni non si rischiano blocchi.
 È già accaduto in passato e il fenomeno che comporta un aumento delle concentrazioni di Pm10 nell’aria si sta ripetendo in questi giorni come testimoniano le registrazioni della rete di rilevamento provinciale. Non solo. Il fenomeno, rilevato dal satellite, si può osservare anche ad occhio nudo, visto che nell’aria c’è una “strana” nebbiolina. I primi superamenti della soglia giornaliera nella valle dell’Adige, si sono verificati il 23 e 28 febbraio quasi in concomitanza con quanto registrato lo scorso anno. Il fenomeno di trasporto di polveri sottili da sud, sia nel febbraio 2008 che nel febbraio di quest’anno, è stato registrato dalle stazioni di monitoraggio situate nella zona meridionale della provincia, nel tratto compreso fra Cortina all’Adige e Merano. Finora nella conca di Bolzano e Merano si sono verificati dai 4 ai 6 superamenti (a Laces sono già 12 dovuti alla combustione domestica). Per quanto riguarda in particolare il capoluogo, le polveri hanno raggiunto i 73 microgrammi per metro cubo in via Claudia Augusta (il massimo consentito è 50, ndr), 61 in piazza Adriano, 65 in zona Galizia a Laives. Totale nella conca di Bolzano: 63.
 Un fenomeno analogo si era avuto nel 2005 e 2006; aveva fatto eccezione il 2007.
 Situazione diversa, invece, nella parte nord dell’Alto Adige, a Vipiteno, Brunico e Bressanone dove gli aumenti sono stati lievi anche grazie al vento di Föhn proveniente da nord che ha contenuto il fenomeno. «Noi quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto - ripete Minach - tocca alle altre Regioni adesso fare la loro parte per ridurre le Pm10. Attualmente, tanto per citare qualcuno, Bologna ha 100 superamenti all’anno dei valori massimi di Pm10; addirittura 115 Mestre. Noi ci siamo posti come limite i 30, 5 in meno di quanto previsto dalla normativa europea: entro il 2011 anche gli altri dovranno adeguarsi». Ma se i superamenti dovessero proseguire per più giorni si rischia il blocco del traffico?
 «Assolutamente no - assicura Minach - perché il piano d’azione quest’anno non si applica: gli sforamenti nell’inverno 2007 a Bolzano erano stati 15, nel 2008 17 contro i 30 ammessi».
 Come spiega la riduzione delle concentrazioni: tutto merito delle misure antismog?
 «Non solo: bisogna riconoscere che le condizioni meteo hanno avuto un ruolo importante».
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mercoledì, 04 marzo 2009

La riqualificazione e la ciclabile di San Giacomo


Un pò di storia  nella nostra frazione




Redazione e stampa e stampa eseguita in proprio da Alessandro Cosi – ultimo aggiornamento 30/01/2009

2004

Ingegner Stefano Ciurnelli: "Entro fine anno perciò occorrerà che vengano introdotte misure tali da scoraggiare ogni transito “inutile” dentro San Giacomo ovvero, lungo il tracciato attuale della statale 12"
(Fonte : Alto Adige 20/04/2004

ex vicesindaco Reinhard Christanell:  I progetti sono sostanzialmente pronti
(Fonte : Alto Adige 20/04/2004)

La costruzione della variante in galleria serve proprio per liberare dalla morsa del traffico San Giacomo, una frazione che sta pagando un tributo altissimo, in termini di pericoli, disagi e inquinamenti, al traffico veicolare sulla statale del Brennero. Il risultato però è legato alle soluzioni che la giunta comunale di Laives adotterà per scoraggiare i transiti «inutili» ovvero, i passaggi, su quella che dal prossimo anno diventerà la «vecchia» statale dentro l’abitato. Restano a disposizione solo cinque mesi. Intanto la giunta civica, la scorsa settimana, ha deliberato di affidare all’ingegner Giovanni Perini il lavoro
preliminare per arrivare quanto prima alla «riqualificazione urbana» del centro di San Giacomo, una raccomandazione che già aveva fatto al Comune il team che aveva elaborato il piano generale del traffico. Occorre insomma stabilire e introdurre, al più presto, tutte le misure e gli accorgimenti adatti a scoraggiare seriamente ogni mezzo in transito, sia da nord verso sud che viceversa, ad attraversare l’abitato di San Giacomo. Questo traguardo lo si può raggiungere con vari accorgimenti tecnici (restringimenti di  carreggiata, limiti rigidi, semafori che rallentano ogni mezzo tranne quelli del trasporto pubblico e così via) e a quel punto si apriranno scenari molto interessanti, sia per l’abitato di San Giacomo, che riacquisterà la
vivibilità perduta e sia per il trasporto pubblico, che potrà diventare più snello e veloce e dunque, più concorrenziale.
(Fonte : Alto Adige 08/08/2004)

...Occorre quindi che le istituzioni arrivino in tempo con una viabilità adeguata, collegamenti all’altezza delle aspettative, compresi quelli pedociclabili poichè nessun abitato a sud di Bolzano ha più interesse ad avere una vera pista ciclabile che lo colleghi al capoluogo, come è per San Giacomo, da dove in bici si potrebbe raggiungere Bolzano in una manciata di minuti, a patto che lo si possa fare in assoluta sicurezza rispetto al traffico.
(Fonte : Alto Adige 15/08/2004)

ex vicesindaco Reinhard Christanell: I progetti comunque ci sono e sono stati approvati
(Fonte : Alto Adige 10/11/2004)


2005


ex vicesindaco Reinhard Christanell:
E noi per San Giacomo abbiamo pronto un progetto esecutivo che ricalca appunto le raccomandazioni contenute nel piano generale per la viabilità comunale. .. Si tratterà di rivedere tutto l’asse stradale
nell’abitato, prima di tutto per scoraggiare ogni ingresso ingiustificato di mezzi che invece dovranno assolutamente transitare nella galleria della variante e quindi, per recuperare la vivibilità perduta e la sicurezza per pedoni e ciclisti.
(Fonte : Alto Adige 04/01/2005)

ex vicesindaco Reinhard Christanell:
Il progetto è pronto e così anche gran parte dei finanziamenti!
(Fonte : Alto Adige 22/03/2005)

Christian Tommasini e Silvano Basetti:
“Cambierà completamente lo scenario fin qui registrato a San Giacomo”...Così è stato illustrato pubblicamente per la prima volta, il progetto di riqualificazione urbana per San Giacomo..
(Fonte : Alto Adige 14/04/2005)

La giunta civica ha approvato il progetto esecutivo per la riqualificazione urbana dell’area centrale di San Giacomo.
(Fonte : Alto Adige 21/04/2005)

Quali le priorità da affrontare?

Neo Sindaco Giovanni Polonioli:
....e sempre a San Giacomo, la necessità di procedere con il grande intervento della riqualificazione
urbana, necessario dato che sta per entrare in funzione il primo tratto di variante alla statale 12 in galleria e
occorrerà impedire che il traffico inutile entri più nell’abitato
(Fonte : Alto Adige 31/05/2005)

..a San Giacomo è toccato sopportare una situazione che con il passare degli anni è diventata sempre più grave e allarmante. Questa è la vera scommessa per l’amministrazione comunale e anche per la Provincia: impedire con ogni mezzo l’ingresso a San Giacomo, attraverso la vecchia statale 12, a tutti i mezzi che non debbano tassativamente arrivarci. Per raggiungere questo obiettivo esiste già un progetto di riqualificazione urbana dell’abitato e anche una prima parte di finanziamenti: l’imperativo è agire senza perdere neppure un minuto, altrimenti si rischia di avere fallito con la costruzione della variante alla statale 12.
(Fonte : Alto Adige 25/06/2005)

Nell’agenda della giunta, a che punto si trova il progetto di riqualificazione per San Giacomo?

Sindaco  Giovanni Polonioli:
Ha priorità assoluta, perché deve essere contestuale all’apertura della variante.
La competenza specifica è stata affidata all’Assessore comunale Giorgio Zanvettor, che è già al lavoro per stabilire i primi interventi.
(Fonte : Alto Adige 06/07/2005)

Come siete messi con i finanziamenti?

Sindaco Giovanni Polonioli:
Complessivamente abbiamo a disposizione oggi 1 milione e 150 mila euro con i quali si può certamente dare seguito all’operazione. Calcoliamo che comunque 900 mila euro circa serviranno per i soli espropri di terreni lungo i lati della statale 12 e quindi proseguiremo perlotti operativi, se necessario ricorrendo
anche a mutui.
(Fonte : Alto Adige 06/07/2005)

Assessore Giorgio Zanvettor:
...saranno introdotti tutti gli accorgimenti (vedi dossi arrtificiali, impianti semaforici e quant’altro) necessari per scoraggiare al massimo ogni passaggio inutile di mezzi a motore dentro l’abitato stesso.
(Fonte : Alto Adige 06/07/2005)

Chi abita lungo la statale 12 a San Giacomo infatti, nel rallegrarsi per la svolta arrivata in seguito all’apertura della variante in galleria, si lamenta perchè adesso i mezzi in transito viaggiano a velocità maggiore. La tentazione in effetti è provocata proprio dall’avere una statale libera e lungo la retta alla periferia sud si vedono sfrecciare motociclette a velocità ben superiori al limite dei 50 orari. La conferma di questa situazione arriva dagli stessi vigili urbani, che quotidianamente pattugliano l’abitato di San Giacomo
(Fonte : Alto Adige 11/08/2005)

Sindaco Giovanni Polonioli:
Quando il prossimo anno inizieranno gli interventi a San Giacomo legati al progetto di riqualificazione urbana, sarà l’occasione anche per costruire la pista ciclabile fino sul confine con il territorio di Bolzano e collegarla con quella che il capoluogo conta di realizzare da lì in avanti. Una volta pronte entrambe, ci sarà una continuità che i ciclisti potranno apprezzare, anche perché la ciclabile sarà fatta in maniera da porre i ciclisti al riparo dai pericoli
(Fonte : Alto Adige 30/10/2005)

Il piano di riqualificazione urbana è già predisposto da tempo e attende solo di essere avviato durante il nuovo anno grazie ai finanziamenti inseriti nel bilancio di previsione 2006
(Fonte : Alto Adige 30/12/2005)



2006



Il progetto di riqualificazione urbana per San Giacomo è in dirittura di arrivo.

Assessore Giorgio Zanvettor:
Stiamo apportando gli ultimi aggiustamenti al progetto e quindi lo illustreremo anche alla popolazione interessata
(Fonte : Alto Adige 18/02/2006)

Sindaco Giovanni Polonioli:
Nonostante la comoda variante in galleria fra Pineta e Maso della Pieve, ci sono ancora troppi veicoli che continuano a passare dentro San Giacomo, pur non avendo alcun motivo di farlo perché si limitano a passare da un capo all’altro senza fermarsi.
(Fonte : Alto Adige 01/04/2006)

Nel cassetto degli assessorati alla riqualificazione urbana e all’urbanistica, c’è un grande progetto per San Giacomo. L’Assessore Zanvettor attende solo di poterlo presentare alla popolazione interessata e quindi si inizierà con i primi lavori.
(Fonte : Alto Adige 01/04/2006


Assessore Giorgio Zanvettor:
Il progetto è pronto e siamo attualmente alla fase degli espropri dei terreni che servono per intervenire. Il tratto che verrà interessato dai lavori è quello della statale 12 fra via Pascoli e l'incrocio con via Anton Thaler.
(Fonte : Alto Adige 19/10/2006)

Il Comune sta per dare il via ai primi interventi di riqualificazione urbana dell’abitato di San Giacomo.
(Fonte : Alto Adige 21/12/2006)


2007


venerdì 9 marzo 2007 Il progetto per la riqualificazione urbana è stato presentato ai cittadini

 Assessore Giorgio Zanvettor:
..Questa svolta ci impone una riqualificazione per San Giacomo, per migliorare decisamente la qualità della vita di chi vi abita e la sicurezza per bici e pedoni. ...«Il progetto è stato verificato da diversi enti e la Provincia lo ha considerato di interesse sovracomunale cosa che permetterà anche di ottenere contributi. L'automobilista che passerà lungo la nuova strada riqualificata, dovrà percepire immediatamente di nontrovarsi più su una statale, bensì su una strada urbana dove bisognerà ridurre la velocità e stare attenti ai passaggi pedonali, che tra l'altro verranno rialzati rispetto alla carreggiata, insieme alle fermate degli autobus»….Si incomincia quindi alla periferia sud di San Giacomo e, se non subentreranno imprevisti, la tempistica prevede che entro quest'anno inizino i lavori, che dovrebbero durare più o meno 6 mesi.
(Fonte : Alto Adige 11/03/2007)


San Giacomo, via all’opera di lifting. Ci sono i soldi per gli espropri dei terreni lungo la statale
(Fonte : Alto Adige 16/09/2007)



2008


...Però i vigili urbani registrano ancora, quotidianamente, transiti «inutili», ossia tutti quelli di mezzi che in realtà non hanno alcun motivo di passare per San Giacomo e si limitano ad attraversarlo da un estremo all’altro. Curiose anche le giustificazioni che i vigili raccolgono
(Fonte : Alto Adige 24/04/2008)


Sindaco Giovanni Polonioli:
Tutto è pronto per dare il via al primo lotto
(Fonte : Alto Adige 10/06/2008


Sindaco Giovanni Polonioli:
Collegata a questo progetto c’è poi la annosa questione dei passaggi “inutili” di mezzi privati attraverso San Giacomo. «L’ho potuto verificare io stesso - continua Polonioli - che da una decina di giorni mi trovo in centro a San Giacomo tra le 18 e le 19. Il traffico di passaggio è notevole e mi dicono che sia pure aumentato nonostante la variante in galleria.
(Fonte : Alto Adige 12/09/2008)

«Nel tratto Bronzolo - San Giacomo, praticamente non c’è corsa che non superi i tempi assegnati. Il traffico quindi rimane intenso sulla statale e i lavori in corso per la variante a Pineta creano ulteriori complicazioni. In teoria - conclude la Sasa - con l’apertura del tunnel della variante, sulla vecchia statale 12 avrebbe dovuto rimanere solo il traffico locale ed è su questo tratto che si debbono ottenere sostanziali
miglioramenti (semafori preferenziati, controlli su eventuali abusi ecc)».
(Fonte : Alto Adige 06/12/2008)


2009


ASSESSORATO ALLA RIQUALIFICAZIONE URBANA
Relazione al bilancio di previsione 2009
RIQUALIFICAZIONE DI S.GIACOMO

Conclusa la procedura per I'acquisizione delle aree necessarie alla realizzazione del 1° lotto da via Pascoli a via Thaler, è stato incaricato l'assessorato ai lavori pubblici di svolgere tutte le procedure necessarie per bandire la gara di svolgimento dei lavori.

Relativamente al 2° lotto tra via Thaler ed il confine con iI capoluogo, si elaborerà il progetto di massima per porre le premesse affinché possa essere concretizzato negli anni successivi.


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categoria:ambiente, san giacomo oggi
mercoledì, 04 marzo 2009


Il senso perduto della neve

Tra natura e cultura: la montagna come territorio di confronto
TONI SIRENA
 Alto Adige, 04 MARZO 2009


Neve allegra e neve tragica. In italiano il vocabolario è carente. Non trovi i termini adatti neanche a cercare nel dialetto. Forse le parole si sono perse perché non sono più utili. Forse fa testo, ormai, solo la lingua televisiva. Che è una lingua di città. Eppure Mario Rigoni Stern, lo scrittore dell’altipiano, distingueva: in cimbro la neve si dice in mille modi. Sneea, certo. Ma anche brüskalan, la prima neve d’inverno, quella vera. Haapar, quella di primavera che si scioglie nei versanti a sud. Haarnust, cotta al sole e indurita nelle notti ancora sotto zero. Swalbalasneea, la neve della rondine. Kuksneea, la neve del cuculo che risveglia il bosco. E la bàchtalasneea, la neve della quaglia che può venire anche in maggio, rapida in una nube nera. Rigoni immaginava anche una kuasneea, la neve delle vacche al pascolo d’estate. Anche d’estate può arrivare la neve.
 Sono tanti i nomi della neve. Però, chissà perché, di tutti questi un nome solo denota la neve dell’inverno, gli altri di neve fuori stagione. Lessico di montanari (di contadini di montagna). Sarà proprio per questo che è così ricco: perché d’inverno la neve è (era) «solo» neve, ma in primavera e in estate darle un nome aveva più importanza perché aveva conseguenze significative sulle attività agricole e pastorizie. Oggi, invece? Neve e basta. Sparita l’agricoltura in montagna, spariti anche i nomi. Snea, neve. Anche gli Inuit hanno oltre sessanta termini diversi per indicare non solo la neve, ma perfino il bianco. C’è neve e neve, c’è bianco e bianco.

 ****
 Rigoni Stern la chiamava Snea. Mauro Corona s’è inventato l’inferno di ghiaccio. Con tutti i suoi gironi, uno dopo l’altro. La pagheranno così dopo morti, i malvagi in vita. Prigionieri di cubi di ghiaccio, condannati a frantumarsi come stalagtiti, obbligati alla frusta del gelo. Anche Neve si scioglie, ma al sole dell’amore. Una condanna ineluttabile. Di lei, e dell’amore, resterà solo acqua che non puoi stringere in pugno. Anche Corona si strugge per Neve. Ma i personaggi più simpatici, nel romanzo dello scrittore di Erto, sono le pantegane, che non guardano in faccia a nessuno e che alla fine divorando vivi i malvagi, fanno giustizia in vece della giustizia terrena. Chissà che ne pensa Corona della neve, abituato com’è a calpestarla. Parlando di omertà, ha detto: «Siamo figli di quello che ci accade, oltre che dei nostri genitori. E in ogni paese di montagna, lo si vede bene. Non è dato dalla normale paura di essere scoperti, ma dalla chiusura della montagna, dalla chiusura della neve. Due o tre metri di neve finiscono per attutire anche i sentimenti (...). E’ il Dna che viene a posarsi in posti come questo».

***
 Tacito della neve pensava tutto il male possibile: «Infames frigoribus Alpes». Montagna di pessima fama, montagna da evitare. Da attraversare in fretta, se proprio non se ne può fare a meno, per strade costruite da imperatori interessati ai commerci e ai transiti. Alpi come ostacolo, come barriera. Da una parte l’hic sunt leones, dall’altra la neve delle Alpi. Annibale le attraversò, mirabile dictu, a cavallo di elefanti e affondando nella neve, e sittanta storia trasfigurò in leggenda. Neve sconosciuta e nemica.

****
 I montanari, una volta, non andavano in montagna. Andavano solo fino alla quota dei pascoli, non a quella delle rocce. L’anonima guida di John Ball, che salì «per primo» il Pelmo per il Passo del Gatto, recalcitrò stupefatta quando l’inglese volle spingersi in vetta. Non perché, come suppone Rigoni Stern, lassù ci fossero dei o dèmoni: semplicemente perché la cima è lo spazio dell’inutile. Almeno lo era, oggi non più.

****  Oggi è tutt’altra cosa. Si va in montagna d’inverno per lo stesso motivo per cui ci si va d’estate. Si va dove c’è, ancora, natura. Una volta non era così: la natura era «qui e ora», ovunque. Oggi la natura è «altrove» dalle città e dai fondovalle. Ora si va in montagna perché è l’unico modo di ritrovare la natura che è in noi. E’ la ricerca, si può dire, dell’«interferenza zero»: zero interferenza con i ritmi della città, le luci, i suoni, gli odori, i vari inquinamenti urbani. L’unico rapporto «vero», in montagna, è con i propri limiti.

****  La montagna è la recuperata dimensione del limite. E’ qui che si gioca e si esaurisce il rapporto tra uomo e montagna, declinabile in tante varianti quanti sono gli uomini e le donne che vanno in montagna. Il limite della fatica. Il limite delle proprie capacità (possibilità). Il limite con la propria umiltà (coscienza di se stessi ma anche humus, terra). Ovvero l’umiltà del limite: vado finché posso. Ma il paradosso è: se non vado, come faccio a sapere fin dove posso, a sperimentare il mio limite? E’ camminare sulla cresta sottile tra volere e potere: sottile ma nello stesso tempo territorio enorme di sperimentazione. Così, la montagna diventa la dimensione del tutto e del singolo: il singolo si perde di fronte al tutto, diventa tutto anch’egli. Non parliamo qui dello sprovveduto che va senza sapere. In realtà quello, di solito, se ne resta a casa, oppure poveretto muore con i soli problemi del soccorso. No, qui parliamo invece di chi sa, di chi va sul sicuro sperimentando limite e rischio. Che lo conosca, lo prova il fatto che con Arva: mette dunque in conto la slavina. Sa che, per forza di gravità, nevi e rocce cadono. Spera che non avvenga proprio mentre ci passa sotto. E’ come chi va con macchina: sa che gli incidenti avvengono, spesso a prescindere dal suo comportamento.

****  Solo per una cultura di pianura sono un problema gli incidenti di montagna. Gli alpinisti superstiti quest’estate sul Nanga Parbat non chiesero l’aiuto, scesero con le proprie gambe. Del resto, la cultura di pianura mette nel conto delle funeste probabilità un incidente automobilistico. Lì è «normale», in montagna no. Diremo: quale pianura? Piuttosto, città. La morte sull’asfalto è «normale»: infatti nessuno si sognerebbe di dire «automobili assassine», si dice invece «montagne assassine». Una volta il contadino di pianura padana non andava a scalare montagne, non ci andavano nemmeno i montanari: ci andavano i cittadini. Oggi anche gli ex contadini sono diventati cittadini.

****  Neve allegra o neve tragica? Basta non scambiarla con la terra, equivoco che talvolta accade anche a chi va per roccia. La neve non è solo sneea o haarnust, è anche fresca, bagnata, farinosa, ghiacciata, compatta, soffice o dura. E’ profonda o superficiale, è una «spolverata» o una «impaccata». Puoi galleggiare o sprofondare. Nelle slavine, se ti travolgono, galleggi. Di questi giorni la neve è a strati, basta guardare i tetti nei paesi di montagna, e uno strato può scivolare sull’altro. Se pensi di andarci sopra galleggiando sulle ciaspole, forse sbagli: sai però che puoi sperimentare il tuo limite. Ma la neve non è mai killer, perché non ha sentimenti.
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categoria:ambiente
martedì, 24 febbraio 2009



«Variante ok per S. Giacomo»

Gli effetti della circonvallazione di Pineta. Autovelox sulla Ss12 «ma niente radar fisso»
 Alto Adige, 24 FEBBRAIO 2009

 LAIVES. Con l’apertura al traffico della variante alla statale 12 di fronte a Pineta dovrebbero essere calati ulteriormente i transiti di mezzi nell’abitato di San Giacomo. Ne è convinto il comandante della polizia municipale Sergio Codato «perché - dice - adesso chi da Laives va verso Bolzano deve per forza di cose imboccare la variante alla periferia sud di Pineta e così prosegue dritto verso la galleria fino ad uscire in zona industriale a Bolzano. Per seguire la vecchia statale 12 verso San Giacomo occorre uscire e far un percorso più lungo e lento». In effetti, se già prima era inutile passare per San Giacomo non avendone un preciso motivo, adesso, con la variante allungata fino a sud di Pineta diventa ancora più laborioso e ingiustificato. Chi da Laives va verso Bolzano insomma, ha a disposizione una variante dove può viaggiare ad 80 chilometri orari invece che a 50 come sulla vecchia statale e non incontra impianti semaforici, passaggi pedonali o incroci. A proposito, sempre il comandante Codato spiega che i suoi uomini effettuano regolarmente controlli con l’autovelox lungo la vecchia statale 12, in particolare a sud di San Giacomo, dove c’è un lungo rettilineo dove molti automobilisti, spesso, tendono a schiacciare un po’ troppo il piede sull’acceleratore scordando che il limite lì è a 50 chilometri orari. «Invece non è possibile installare un impianto radar tipo quello di Egna - spiega Codato - perché la legge non lo consente dentro i centri abitati. Ad ogni modo, va anche detto che statisticamente parlando siamo di fronte a un tratto di strada dove da tempo non accadono incidenti». (b.c.)
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categoria:ambiente, trasporto gommato



domenica, 15 febbraio 2009


Meno tir lungo le Alpi merci dirottate su treno

Le Province di Bolzano e Trento firmano accordo
 Alto Adige, 15 FEBBRAIO 2009

 BOLZANO. Diminuire il numero di Tir che attraversa le Alpi e trasferire le merci sui treni: è l’obiettivo dell’intesa firmata l’altro ieri a Chambery dalle Regioni di entrambi i versanti dell’arco alpino: Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, le francesi Rhone Alpes e Paca, più le Province di Trento e Bolzano, e la Slovenia.
 La firma è avvenuta a suggello della Conferenza delle Regioni alpine, che ha prodotto una dichiarazione comune per le politiche di trasporto e di trasferimento modale. Il documento è stato sottoscritto al termine di una tavola rotonda sul trasferimento modale durante la quale è stata sottolineata la necessità di mettere in campo azioni per la riduzione del traffico su strada attraverso un sistema di incentivi e disincentivi. “Oggi il volume del traffico merci su strada tra Francia e Italia - spiega l’assessore Daniele Borioli, che ha apposto la firma per il Piemonte - è ancora l’85% del totale. E’ assolutamente necessario cominciare a invertire la tendenza da subito”.
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categoria:ambiente, ferrovia, trasporto gommato
domenica, 08 febbraio 2009


I danni dei pomocoltivatori
 
L’OPINIONE
 Alto Adige, 08 FEBBRAIO 2009

Oltre 1200 specie animali e insetti utili in estinzione, scomparsi alberi, campi coltivati, siepi, zone umide; assalto di parassiti e roditori; piogge di pesticidi e diserbanti, concimi chimici, ormoni: sono solo alcune pennellate dell’impressionante quadro delineato proprio su queste “colonne” dal WWF di Bolzano (29 gennaio, pag. 12, titolo “Mele, un milione di domande” di Luigi Mariotti)*. In compenso l’Alto Adige conquista un altro record: sfonda il limite del milione di tonnellate di mele, coltivate peraltro, si dice, senza alcuna rotazione: monocoltura intensiva al parossismo. Fino a qualche decennio fa l’Alto Adige era la mitica terra “del buon contadino”, custode della natura e della montagna. La montagna bene o male si salva, ma a mezza costa già si scavano voragini per infilare ville nei vigneti, mentre in valle, soprattutto fra i meleti il “buon contadino” si è dissolto, come il “buon selvaggio” del mito illuminista (“l’uomo nasce buono e giusto, ma è la società che lo corrompe”). Wwf catastrofista? Chi può giudicare, visto che, mentre per inceneritori, depuratori, opere pubbliche varie si richiedono pacchi di dati e studi e alle fabbriche si impongono filtri da milioni di euro, fra i “pomari” vige la legge del “Bauernbund”, che non è certo prodigo di dati? Morìe di api con punte del 50% e malattie quali il “colpo di fuoco”, sono comunque fatti noti e allarmanti.
 Di fronte a un tale scenario è lecito quindi chiedersi: questa categoria di “pomocoltivatori” da un milione di tonnellate, con quali credenziali possono ergersi a tutori dell’ambiente? Perché fu proprio da un gruppo di costoro che, nell’aprile del 2007, dopo sei mesi di cosiddetta “mediazione” (costata 250 mila euro) sul tema “aeroporto sì, aeroporto no”, arrivò il “nein” decisivo al “masterplan” e all’allungamento della pista paventando fantasiosi atterraggi di Boeing e Airbus. Il presidente Durnwalder congelò il progetto, non già per i timori espressi da comuni abitanti di San Giacomo, Laives e Vadena, bensì per la velata minaccia di sottrarre a una Svp, già in fibrillazione elettorale, 3 mila voti della Bassa Atesina, ventilata da esponenti del Bauernbund di Ora, dove gli aerei volano già a 1.000 metri. A nulla valsero le garanzie dell’Appa che attribuiva ai 4-5 voli di linea giornalieri lo 0,4% dell’inquinamento fra Bolzano e Salorno: in prima linea c’è l’autostrada (a ridosso della quale crescono filari di meli), poi il traffico locale, compresi trattori, motopompe euro 0, fuoristrada e pesticidi, quindi il riscaldamento.
 Le conseguenze di quel “no” imposto all’allungamento, anzi “ripristino”, della pista alla lunghezza originaria di 1400 metri (ridotti per sicurezza, anni fa, dall’Enac a 1.240 metri) occupando “ben” 7,6 ettari di “pomari”, pari una striscia di metri 400x 190, lo stanno pagando proprio i contribuenti a suon di euro buttati al vento. La pista inadeguata infatti strozza il bilancio dell’Abd, inducendo la Provincia (che giustamente considera il trasporto aereo un servizio pubblico, a meno che il miliardo di volatori mondiali non siano tutti dei “tycoon” con aereo privato?) a coprire il deficit con 1 milione 800 mila euro l’anno (compresi però gli ammortamenti), dopo aver trasformato praticamente l’Abd e la Sta in società pubbliche. Il “castigo” imposto all’impianto infatti è all’origine di sprechi “a cascata”: pista corta significa aerei di portata ridotta, quindi più voli per fronteggiare la richiesta (i quattro attuali per Roma viaggiano al 78%), tariffe proibitive; inoltre, disinteresse da parte di potenziali compagnie concorrenti, perché nessuna vola con vettori sotto i 70 posti. In tema di trasporti ci sarebbero poi il caso Air Alps, il referendum e anche i treni per Roma in “retromarcia”, ma sono altre storie. Intanto consoliamoci coi milioni prodotti dai “pomari” e relativo indotto.
Giancarlo Ansaloni

* Mele un milione di domande
La notizia è apparsa sulla rivista altoatesina frutta e vite, specializzata nella coltivazione di mele e uva. “Nel 2008 la magica cifra del milione di tonnellate di mele è stata superata nella nostra provincia. La quantità media raccolta in un ettaro è risultata pari a 57,5 tonnellate”. Se la notizia fa felici agricoltori e commercianti di frutta, lo stesso non si può certo dire di chi vorrebbe un’agricoltura più sostenibile. Gli effetti della massiccia produzione di mele, concentrata nella valle dell’Adige da Salorno alla media Val Venosta, sono infatti disastrosi per l’ambiente. Per fare spazio ai meleti intensivi sono stati eliminati campi coltivati in modo estensivo, prati, boschi di fondovalle, siepi e singoli alberi. Animali e piante che vivevano in questi ambienti sono oggi in gran parte estinti o a un passo dall’estinzione. Secondo i dati della Lista rossa delle specie animali minacciate in Alto Adige, sarebbero quasi 1200 le specie in pericolo a causa dell’agricoltura intensiva (monocolture, concimazione, prosciugamento e pesticidi). Oltre che della scomparsa di habitat trasformati in produttivi meleti, molte specie risentono del massiccio uso di fitofarmaci. Sebbene il fine della coltivazione integrata sia una produzione nel rispetto della salute dei consumatori e dell’ambiente, la realtà è ben diversa. L’elevata concentrazione di piante di melo nello stesso spazio, favorisce condizioni idonee per l’affermazione dei parassiti delle piante da frutto. Il risultato è che le colture devono essere protette contro l’azione di insetti dannosi, roditori, funghi parassiti, acari ed erbe infestanti attraverso un elevato impiego di pesticidi e diserbanti, ai quali si aggiungono i concimi chimici necessari ad aumentare la produzione, e i fitoregolatori, sostanze ormonali in grado di stimolare i processi di colorazione e di maturazione delle mele. Gli effetti di questo cocktail di sostanze chimiche non si conoscono ancora, visto che i fitofarmaci prima di essere impiegati in agricoltura vengono testati in laboratorio singolarmente, si sa però che alcuni di essi sono fortemente dannosi alla salute umana e all’ambiente. Il fungicida Ditianone per esempio, è classificato tra le sostanze tossiche per gli organismi acquatici e pericoloso per l’ambiente. Il fungicida Captano secondo le informazioni contenute sulla scheda di sicurezza è tossico, pericoloso per l’ambiente e può presentare un rischio di cancerogenesi. Per il fungicida Mancozeb sugli animali da laboratorio si sono osservati difetti alla nascita, squilibri tiroidei e tumori.
 Nella fabbrica di mele più grande d’Europa sembra non esserci posto nemmeno per gli insetti utili. Nel 2007, durante la fioritura del melo, sono state segnalate da parte degli apicoltori altoatesini morìe di intere popolazioni di api, da imputare, secondo uno studio effettuato nel 2008, all’uso (o abuso?) dell’insetticida Clorpirifos.
 Ma gli effetti della super produzione di mele si sentono anche a livello globale. Nonostante l’Alto Adige, con 18.000 ettari di terreno coltivato a mele sia il primo produttore europeo, spesso nei banchi dei supermercati altoatesini si trovano le mele dell’Argentina, del Brasile e del Cile come anche della Nuova Zelanda e della Cina. Le mele dell’Alto Adige vengono invece vendute oltre che in Italia, anche in Germania, Scandinavia, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo e Russia. Così la maggior parte della frutta viene trasportata per distanze lunghissime prima di finire nella pancia dei consumatori. Il tutto con aumento del traffico, delle emissioni di CO2 e di inquinamento, oltre che consumare energie non rinnovabili (petrolio). Viene a questo punto da chiedersi dove stia la qualità in questo modello di produzione. Possono essere definite di qualità mele perfette nell’aspetto e di sapore gradevole? O per valutare la qualità andrebbero presi in considerazione anche la sicurezza alimentare di chi le mangia e gli effetti della coltivazione sull’ambiente. Di sicuro c’è che l’enorme produzione di mele riduce la varietà di forme di vita presenti nella nostra provincia, avvelena animali, corsi d’acqua, i terreni, aumenta l’inquinamento e di conseguenza peggiora la qualità del nostro ambiente e la qualità della nostra vita.
Luigi Mariotti Sezione Wwf Bolzano
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categoria:ambiente, aereoporto san giacomo
sabato, 07 febbraio 2009

13 febbraio 2009 - 5° Giornata mondiale del risparmio energetico:

Per il quinto anno consecutivo Caterpillar lancia per il 13 febbraio 2009 l' iniziativa M'illumino di meno, la grande giornata di mobilitazione internazionale in nome del risparmio energetico. L' Associazione Ambiente e Salute aderisce anche quest' anno chiedendo ai bar e ai ristoranti della nostra Provincia di promuovere iniziative di risparmio energetico. L'invito è stato subito seguito dalla trattoria "Da Picchio" che in collaborazione con Ambiente e salute organizza una  "Cena a lume di candela e musica acustica" . Un piccolo segno tangibile di un impegno che dovrebbe concretizzarsi tutto l' anno per contrastare lo  spreco energetico che caratterizza la nostra provincia tra le più energivore d'Italia .

BOLZANO: LO SPRECO E' CONSENTITO
L' Associazione Asterisco insieme ad Ambiente e Salute e al WWF ha intrapreso un'azione contro il festival annuale dello spreco che immancabilmente interessa la nostra città: porte spalancate dei negozi con temperature vicine allo zero; bar con tavolini all'aperto riscaldati da resistenze infiammate o brutte torce ad altezza d'uomo, luci sfavillanti sempre accese; per non parlare di mercati e mercatini che richiamano gente, con relativo smog al seguito, da tutta Italia. La crisi economica colpisce anche la nostra città con cassa integrazione, licenziamenti, famiglie che faticano a quadrare il bilancio, negozi storici che chiudono e via dicendo.
Un'amministrazione attenta e di centro sinistra , con assessori che dovrebbero avere una sensibilità in più per le questioni ambientali e sociali, dovrebbe dimostrare almeno una certa preoccupazione nei confronti degli sprechi gratuiti che in tempi di crisi possono diventare odiosi soprattutto per coloro che ne subiscono le conseguenze.
Abbiamo scritto una mail al Sindaco e ai politici provinciali più rappresentativi di tutti gli schieramenti. Abbiamo ricevuto due risposte, uno delle quali, gliene diamo atto, dal nostro Sindaco.
Ecco cosa dice per quanto riguardo la nostra richiesta di un'ordinanza per vietare le porte aperte:  Leggi tutto...
 
Website : http://www.ambientesalute.org
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categoria:ambiente
venerdì, 06 febbraio 2009


Buongiorno a tutti,
nei prossimi giorni verranno definite le date dei referendum provinciali. Noi ci auguriamo che coincidano con le elezioni europee e lo chiediamo a gran voce ai consiglieri provinciali che dovranno esprimersi a riguardo.
Firmate l'appello on-line "Referendum subito!" e diffondete ai vostri contatti il link per firmare.
 
Guten Tag euch allen!
In den nächsten Tagen wird das Datum der Volksbefragungen festgelegt. Wir hoffen zutiefst, dass dieses Datum mit dem der Europawahlen übereinstimmen wird und werden diesen Standpunkt auch mit unseren Landtagsabgeordneten – welche zu diesem Thema ihre Position äußern müssen - vertreten.
Unterzeichnet die Online-Petition „Volksabstimmung jetzt!“ und verbreitet bitte den Link.
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categoria:ambiente
martedì, 03 febbraio 2009

 
Dolomiti e Unesco, ora si fa sul serio
Dopo Trento e Belluno, anche Bolzano ieri ha dato via libera alla Fondazione
LA TUTELA COME PATRIMONIO MONDIALE
Alto AdigeÌ, 03 FEBBRAIO 2009

 Approvato ieri anche dalla giunta provinciale di Bolzano lo statuto, articolato in 16 punti, della Fondazione «Dolomiti - Dolomiten - Dolomites - Dolomitis Unesco». Un passo definitivo nell’ambito della procedura avviata per il riconoscimento delle Dolomiti quale bene naturale del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Il progetto riunisce operativamente la Province di Trento, Bolzano, Udine, Belluno e Pordenone. Trento aveva già provveduto alla ratifica nel settembre scorso, e adesso è arrivato finalmente anche il via libera di Bolzano. Stabilisce, tra l’altro, di presentare il territorio dolomitico come un unicum connotato da condizioni geografiche, geomorfologiche e paesaggistiche diverse ed integrate tra loro in linea con i criteri predefiniti dall’Unesco per i siti naturali; di definire l’intesa fra le Province circa le modalità di gestione del «Bene Dolomiti” sulla base delle competenze e dell’autonomia gestionale di ciascuna. L’Unesco ha ritenuto, infatti, necessario garantire, in sintonia con le competenze e la programmazione delle singole istituzioni, ambiti di possibile armonizzazione delle politiche di gestione delle Dolomiti a livello regionale e provinciale. E le cinque Province hanno stipulato un accordo di programma. Il dossier di candidatura, già depositato all’Unesco, è ora alla fase finale della valutazione. La presidenza della neonata fondazione sarà a rotazione fra le diverse realtà territoriali: Alto Adige, Trentino e Veneto. Rimane ancora dta stabilire - come ha ricordato ieri il presidente della giunta provinciale di Bolzano, Luis Durnwalder - dove sarà la sede dell’organismo. A fare il punto della situazione, è l’assessore all’Urbanistica della Provincia di Belluno, Irma Visalli, che fin dall’inizio si è data molto da fare per il progetto.

di Toni Sirena
La candidatura delle Dolomiti a patrimonio dell’umanità sta arrivando alla conclusione: l’Unesco a giugno prenderà la decisione a Siviglia. Alle spalle ci sono quattro anni di lavoro, durante i quali si sono svolte elezioni nazionali e provinciali, sono cambiati anche alcuni assessori provinciali, si sono modificate le strutture tecniche. A fine febbraio inizierà, partendo da Cortina, una serie di manifestazioni pubbliche sulle tematiche che riguardano la candidatura e le Dolomiti.
 Ci saranno i cinque presidenti delle Province proponenti (Belluno, Trento, Bolzano, Pordenone e Udine) e alcuni esperti che tratteranno le varie tematiche, coordinati dal giornalista Rai Maurizio Mannoni.
 «Sarà il primo di cinque incontri», spiega l’assessora bellunese all’Urbanistica Irma Visalli. «Quello di Cortina anticipa gli altri, e sarà prevalentemente una presentazione, visto che si è in attesa del riconoscimento ufficiale».
 Qual è lo scopo di questo giro di incontri?
 «Dimostrare che la candidatura non è un lavoro che si chiude, ma un processo che continua. Gli incontri serviranno per valutare insieme il lavoro fatto, ma anche per riflettere sul modello di governo condiviso del territorio dolomitico. Insomma, oltre alla presentazione della candidatura, sarà una riflessione sulla”montagna abitata”, sulle sue prospettive di sviluppo».
 Non dunque sulla gestione del sito Unesco.
 «La gestione del sito Unesco sarà affidata alla fondazione prevista a questo scopo, ma è chiaro che il metodo, politico e tecnico, che ha consentito questo lavoro si fonda sull’importanza e il significato che le cinque Province attribuiscono al territorio e all’azione sinergica per la montagna e la sua popolazione. E’ chiaro che non si aggiunge niente in termini di normazione rispetto a ciò che esiste già, nessuna sovrapposizione di norme o vincoli. Piuttosto, la costruzione di un luogo delle relazioni tra territori e soggetti, per confrontarsi e riconnottere ciò che è poco connesso. Lo dice anche il presidente del Cai, Annibale Salsa: le vere possibilità delle Alpi sono le relazioni».
 Come e dove?
 «L’Unesco aveva richiesto garanzie di unitarietà nella gestione del sito. L’abbiamo risolto decidendo di costituire una Fondazione: i soci fondatori sono le cinque Province, ma sarà aperta anche ai parchi (ce ne sono nove), agli enti locali, ad altre associazioni, a fondazioni. Penso al Cai, ma anche alla Fondazione Giovanni Angelini, alla Fondazione Montagna e Europa, ad altri».
 Dove sarà la sede?
 «Non è ancora deciso. Sarà certo una sede unica che agirà prevalentemente attraverso organismi e strutture delle Province alle quali ognuno potrà agevolmente rivolgersi per avere informazioni e indicazioni. La Fondazione risolve sia il problema dell’unitarietà sia quello della progettualità: è lì il luogo in cui si potrà ragionare insieme sul futuro delle Dolomiti con tutti i soggetti interessati».
 Cosa prevede la gestione di un sito Unesco?
 «Per l’Unesco sono centrali la conoscenza, la formazione, la divulgazione del valore del bene. E’ stato elaborato un Piano di gestione del sito che, lo ricordo, è un sito naturale, non culturale. La Fondazione promuove dibattiti, monitoraggi, produce report sistematici all’Unesco su come procede il progetto, azioni formative sulle tematiche del governo e dello sviluppo del territorio attinenti al valore del bene Dolomiti Unesco».
 La Fondazione diventerà allora sia una sede di gestione del sito che il luogo del confronto fra gli enti interessati?
 «Quando parlo del”ragionare insieme”, intendo anche il discutere dei problemi comuni della gestione della montagna. L’incontro di Cortina, e gli altri successivi, serviranno anche a mettere in evidenza il fatto che il progetto è come già iniziato. Se le Dolomiti verranno inserite nell’elenco delle realtà naturali più belle del mondo, questi anni di lavoro comune hanno già prodotto un importante risultato: per la prima volta cinque Province hanno messo al centro il territorio, non hanno discusso di confini e di competenze ma di un obiettivo comune: il futuro delle Dolomiti».
 Una regione dolomitica? Un territorio dolomitico?
 «Non certo in senso amministrativo. E’ un fatto che le cinque province hanno sia problemi comuni che forti differenze. Un solo esempio: Bolzano e Trento sono città intramontane, i centri delle decisioni sono dentro il territorio montano, mentre Belluno è una provincia di montagna dove però i centri di decisione sono in pianura. Ma con il processo di candidatura la Provincia di Belluno ha praticato un’autonomia di progetto finalizzato a valorizzare la centralità del territorio, sperimentando che la diversità può essere favorevolmente indirizzata ad un pensiero unitario, non omologante. Principi comuni declinati nello specifico locale».
 Dice Salsa: montagna come cerniera e non più come confine.
 «Sì, questo è lo spirito del progetto. L’Unesco ha di fronte non un monumento ma un bene seriale: un sistema non una montagna; un sistema di connessione con le Alpi intere, non di frontiera».
 Difficile pensare a un futuro comune, con tante differenze fra le diverse province.
 «Tratteremo i problemi e i temi comuni. In primo luogo quello di conservare un territorio bellissimo e fragile garantendone lo sviluppo e la vita, ma anche quello dello spopolamento, dei servizi, delle tutele. Possono essere differenti gli strumenti con cui affrontarli e le risorse per farlo, ma il principio e l’obiettivo di tutti rimane quello della “montagna abitata”: se non vengono vissute, ma soltanto frequentate dal turismo di massa, le montagne muoiono, se non vengono curate dall’uomo la loro stessa naturalità muore. Il progetto Unesco è dunque un laboratorio: e il metodo che abbiamo praticato è per noi motivo di soddisfazione anche con l’orgoglio di aver offerto il coordinamento ad una squadra così eccezionale. C’è poi la speranza che l’inserimento delle Dolomiti nel patrimonio dell’umanità evidenzi la capacità delle sue genti di viverle e curarle a beneficio del mondo».
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categoria:ambiente, provincia di bolzano
sabato, 31 gennaio 2009

L'associazione AeS, insieme al Dachverband  für Natur - und Umweltschutz e il WWF di Bolzano, ha depositato in Procura un esposto sul tema dell' inceneritore di Bolzano.
Base dell'esposto è uno studio eseguito da Klaus Koch ( Umweltnetzwerk ) e Peter Gebhardt  (Ingenieurbüro für Umweltschutztechnik) di Amburgo sulla VIA e in particolare sul calcolo delle emissioni.
Gli esperti della " Umweltnetzwerk " giungono in sintesi al seguente risultato: "Gli studi esaminati utilizzando dei modelli superati e inadatti, non possono in nessun modo tenere conto delle particolari peculiarità geografiche e climatiche della zona di Bolzano. I modelli di elaborazione presi in considerazione non sono in grado di rappresentare le località con i loro valori di inquinamento realmente attesi. Si ritiene perciò prioritaria la necessità di eseguire una nuova stima delle immissioni in atmosfera e poter appurare obbiettivamente il reale carico inquinante che verrà emesso dal progettato inceneritore di Bolzano."
I risultati dell'ufficio di consulenza ambientale di Amburgo " Umweltnetzwerk " mettono quindi in discussione l'autorizzazione alla costruzione del nuovo inceneritore di Bolzano.
Website : http://www.ambientesalute.org
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categoria:ambiente, inceneritore
giovedì, 29 gennaio 2009



I sindaci delle città alpine firmano una dichiarazione per fare pressione sulla Ue

Alto Adige, 29 GENNAIO 2009



Il «Patto dei sindaci», l’accordo virtuoso sottoscritto dalle «Città alpine dell’anno», è un documento molto articolato con obiettivi ambiziosi in campo energetico ed ambientale, risultato di un’assunzione diretta di responsabilità a partire da due dati oggettivi. Il primo: che il Panel Inter-governativo sui Cambiamenti climatici, il famoso IPCC insignito del Premio Nobel, «ha confermato che il cambiamento climatico è una realtà la cui causa principale è l’utilizzo di energia da parte del genere umano». Il secondo: «che l’Unione Europea ha adottato il 9 marzo 2007 il documento ”Energia per un mondo che cambia” impegnandosi unilateralmente a ridurre le proprie emissioni di biossido di carbonio del 20% entro il 2020, aumentando nel contempo del 20% il livello di efficienza energetica e del 20% la quota di utilizzo delle fonti di energia rinnovabile sul totale del mix energetico». Va anche precisato che si tratta di obiettivi che l’Ue ha dovuto successivamente parzialmente rivedere, al ribasso. Comunque sia, il Patto delle Città alpine impegnava e impegna i sindaci a:

 - ad andare oltre gli obiettivi fissati per l’UE al 2020, riducendo le emissioni di CO2 nelle rispettive città di oltre il 20% attraverso l’attuazione di un Piano di Azione per l’Energia Sostenibile. Questo impegno e il relativo Piano di Azione saranno ratificati attraverso le proprie procedure amministrative (per l’Italia: Delibera Consiglio Municipale);
 - a preparare un inventario base delle emissioni (baseline) come punto di partenza per il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile;
 - a presentare il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile entro un anno dalla nostra formale ratifica al Patto dei Sindaci;
 - ad adattare le strutture della città, inclusa l’allocazione di adeguate risorse umane, al fine di perseguire le azioni necessarie;
 - a mobilitare la società civile nelle nostre aree geografiche al fine di sviluppare, insieme a loro, il Piano di Azione che indichi le politiche e misure da attuare per raggiungere gli obiettivi del Piano stesso. Il Piano di Azione sarà redatto per ogni città e presentato al Segretariato del Patto dei Sindaci entro un anno dalla ratifica del Patto stesso;
 - a presentare, su base biennale, un Rapporto sull’attuazione ai fini di una valutazione, includendo le attività di monitoraggio e verifica;
 - a condividere la nostra esperienza e conoscenza con le altre unità territoriali;
 - a partecipare attivamente alla Conferenza annuale UE dei Sindaci per un’Energia Sostenibile in Europa;
 - a diffondere il messaggio del Patto nelle sedi appropriate e, in particolare, ad incoraggiare gli altri Sindaci ad aderire al Patto;
 - ad accettare la nostra esclusione dal Patto dei Sindaci, notificata per iscritto dal Segretariato del Patto dei Sindaci e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare quale Focal Point Nazionale della campagna Energia Sostenibile per l’Europa e del Patto dei Sindaci in Italia, in caso di:
(i) mancata presentazione del Piano di Azione sull’Energia Sostenibile nei tempi previsti;
(ii) mancato raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni come indicato nel Piano di Azione a causa della mancata e/o insufficiente attuazione del Piano di Azione stesso;
(iii) mancata presentazione, per due periodi consecutivi, del Rapporto biennale.


Si tratta quindi di impegni molto concreti che vanno oltre gli impegni presi in sede Ue per contrastare il cambiamento climatico e che superano di gran lunga quelli di Kyoto.
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categoria:ambiente
giovedì, 29 gennaio 2009



Per Bolzano un «Patto per il clima» messo a punto con l’Eurac


La sfida, emissioni a bilancio zero
Alto Adige, 29 GENNAIO 2009
 MAURO FATTOR


Domani Bolzano riceverà il testimone dalla cittadina svizzera di Briga-Glis e diventerà «Città alpina dell’anno 2009». Detta così può sembrare poca cosa, perchè ormai si sprecano classifiche di tutti i tipi, dalla vivibilità alla simpatia del sindaco. Una volta si va su, l’altra si scende e in definitiva nessuno si preoccupa mai troppo. La realtà è che non si riesce ad essere particolarmente fieri neppure quando si è promossi, anche perchè nessuno si straccia le vesti in caso di sonore bocciature. Perchè queste cose non si mai bene come prenderle. Sarà anche così con «Bolzano città alpina 2009»? Pare proprio di no. Innanzitutto non si tratta di classifiche, e se si fa sul serio questa è davvero un’altra storia. Prima di spiegare bene cosa accadrà tra oggi e domani, andiamo subito al cuore della faccenda. Essere città alpina - votata da Convenzione delle Alpi, Pro Vita Alpina e Cipra - significa soprattutto prendere degli impegni, niente medaglie quindi. Per la precisione ogni «città alpina dell’anno» si impegna durante l’anno in carica, a realizzare almeno due progetti di sviluppo sostenibile. Bene. Bolzano, che è la quarta città italiana, dopo Belluno, Trento e Sondrio, ad aggiudicarsi il riconoscimento di «Città alpina dell’anno», ha deciso di darsi un obiettivo alto che più alto non si può: diventare la prima città alpina a bilancio di emissioni neutro. Ad annunciare l’impegno dell’amministrazione comunale nel progetto sarà l’assessore all’Ambiente e alla Mobilità del Comune, Klaus Ladinser. Bilancio di emissioni neutro, significa che la città potrà produrre solo tanta anidride carbonica quanta sarà in grado di assorbirne il territorio circostante attraverso i processi naturali di fissazione. È infatti in corso di elaborazione già da qualche tempo, in collaborazione con l’Accademia Europea, un vero «Patto per il clima» comprendente un pacchetto di provvedimenti concreti, che dovranno essere attuati già a partire da quest’anno e poi via via negli anni successivi. Un obiettivo molto alto, molto ambizioso e anche molto difficile. Se preso sul serio, ovviamente, e non come una semplice - l’ennesima - manifestazione di intenti.
Gli sforzi di Bolzano in questa direzione coinciderebbero con gli obiettivi della Convenzione delle Alpi che, proprio in questi mesi, sta elaborando un Piano d’azione per il clima comprendente provvedimenti concreti che dovrebbero, e in questo caso il condizionale è veramente d’obbligo, essere recipiti a livello statale.
Il «Patto per il clima di Bolzano» verrà presentato ufficialmente nell’ambito di una conferenza internazionale sui sostenibili per il clima, dal titolo «Sangue freddo sotto l’effetto serra!”, che si svolgerà il 2 e 3 aprile 2009 presso la sede Eurac di Ponte Druso a Bolzano. Il tutto sotto l’egida della Cipra, la Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi.
E adesso veniamo alle manifestazioni ufficiali che si terranno tra oggi e domani. L’investitura ufficiale di Bolzano «Città Alpina dell’anno», avverrà domani nel corso di una cerimonia che si terrà a Castel Mareccio alle 10.30 e a cui seguirà un convegno (il programma completo viene pubblicato a parte) di approfondimento in cui il climatologo svizzero Christian Körner presenterà i primi passi del «Patto per il clima» di Bolzano. Va ricordato che dal 1997 il titolo di «Città alpina dell’anno» viene assegnato annualmente dall’Associazione Città alpina dell’anno, su proposta di una giuria internazionale, a una città dello spazio alpino europeo che si impegna attivamente per uno sviluppo sostenibile del proprio territorio. Finora si sono aggiudicate il titolo dodici città da Germania, Francia, Italia, Austria, Svizzera e Slovenia e precisamente, a partire dal 1997: Villach, Belluno, Maribor, Bad Reichenhall, Gap, Herisau, Trento, Sonthofen, Chamery, Sondrio, Briga-Glis e, appunto, Bolzano.
La cerimonia di investitura di bolzano verrà però preceduta oggi dall’assemblea dell’Associazione che raggruppa le città alpine dell’anno, che si terrà oggi pomeriggio nel Vecchio Municipio. Queste città avevano siglato a suo tempo un patto tra i sindaci altrettanto impegnativo, e di cui riportiamo i passi salienti nell’articolo qui a fianco. Per ora però non si è riusciti a raggiungere però un vero accordo sulla stesura di un Piano d’azione condiviso, come invece previsto esplicitamente dal patto. Questo significa che molto probabilmente oggi pomeriggio verrà sottoscritto dalle città un ordine del giorno che consenta di fare pressione sull’Unione europea in modo da arrivare ad alcune precondizioni che possano spianare la strada al Patto vero e proprio. Insomma, la materia si cui lavorare non manca certo.
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categoria:ambiente
giovedì, 22 gennaio 2009


San Giacomo: bisogna predisporre la gara di appalto



Statale, via alla riqualificazione
Anche la passeggiata pedemontana verso il prolungamento
Alto Adige, 22 GENNAIO 2009

 LAIVES. È terminato il lungo iter per arrivare all’appalto dei primi lavori di riqualificazione urbana della statale 12 alla periferia sud di San Giacomo. Ci sono voluti anni comunque, nonostante una prima parte di finanziamento fosse già nei bilanci comunali passati. «Adesso tocca all’ufficio lavori pubblici predisporre la gara di appalto - spiega l’assessore Giorgio Zanvettor - e contestualmente faremo elaborare anche il progetto che riguarda il secondo lotto che arriverà fino a Bolzano».
 L’intervento è anche già stato presentato alla comunità di San Giacomo e si tratterà di rivedere l’asse della statale 12 tra via Pascoli, a sud dell’abitato, fino all’incrocio con via Anton Thaler, da sostituire con una rotatoria. In sostanza l’asse stradale verrà ristretto anche per fare posto alla ciclabile lungo il lato est, così da scoraggiare ulteriormente i passaggi inutili dentro San Giacomo. Molto impegnativo anche il lotto successivo, con la ciclabile che dovrà congiungersi a quella di Bolzano a Maso della Pieve. Questa indicazione è contenuta nella relazione che l’assessore Giorgio Zanvettor ha allegato al preventivo.
 A proposito di collegamenti, Zanvettor parla anche della passeggiata pedemontana verso Castel Flavon, sopra Oltrisarco e anche in questo caso, per congiungersi con quella già allestita dal Comune di Bolzano. «In parte qualche cosa è già iniziato grazie alla collaborazione con l’ufficio forestale della Provincia - scrive Zanvettor - vedi il percorso di Pineta, lungo il rio Dolce, fino alla zona sportiva Toggenburg. Durante l’anno si proseguirà in direzione di San Giacomo e da lì verso Castel Flavon, così che in futuro si avrà un percorso pedonale senza soluzione di continuità dalla zona Vallarsa di Laives fino a Bolzano. A proposito, in zona Vallarsa completeremo il verde “Baden Powell” con la posa di un ponte di legno sul rio Vallarsa».
 Oltre a verde e riqualificazione urbana (con eliminazione delle barriere architettoniche) è competenza dell’assessore comunale Zanvettor anche l’edilizia agevolata e la tutela ambientale. Per quanto riguarda l’edilizia agevolata, avviate le assegnazioni in zona Toggenburg 1 a Pineta e in zona Hofer a Liaves, si punta l’attenzione sulla Toggenburg 2, che potrebbe diventare utile per l’edilizia dedicata al ceto medio, alla luce delle nuove normative introdotte dalla giunta provinciale. In campo ambientale invece, avanti con tutte le iniziative già promosse nei mesi passati e che si intende, finalmente, realizzare. (b.c.)
mercoledì, 21 gennaio 2009

Nelle Alpi il futuro ha un cuore antico
TONI SIRENA


Le Alpi come terra di relazione e non di frontiera. Annibale Salsa, a Belluno per presentare il suo libro («Il tramonto delle identità tradizionali», Priuli&Verlucca), ha delineato il loro futuro partendo dallo spaesamento e dal disagio esistenziale per approdare a una prospettiva di fiducia e di ottimismo.
 Quale futuro, dunque, per le Alpi?
 «Le Alpi sono state un tempo terra di relazione, adesso la prospettiva europea, con l’indebolimento degli Stati nazionali, restituisce centralità alle Alpi come cerniera. Un tempo era così. E’ l’unica prospettiva possibile per ritornare ad essere comunità di relazione: non più stati nazionali ma nemmeno stati di passo».
 Lei dice che un tempo era così. Quando?
 «Tra il 1000 e il 1400 le Alpi erano società aperte, per quattro secoli furono protagoniste, al centro dell’Europa. Gli stati di passo erano luogo di eccellenze, nel medioevo la popolazione alpina era illuminata, emancipata rispetto alla pianura dominata dalla servitù della gleba. La scolarizzazione era molto più alta che in pianura. Merito delle società democratiche alpine. Tutto l’opposto dello stereotipo del montanaro rozzo, che è un falso storico».
 Poi che successe?
 «Nel ’500 cambia il clima, di nuovo avanzano i ghiacciai, i passi si chiudono, gli stati di passo entrano in crisi. Le creste diventano frontiere. Attenzione, non confini, frontiere. Pensiamo al mito della “valle perduta”, in mezzo alle montagne. Alla base di questa leggenda c’è un dato reale: il territorio non più agibile. E’ solo allora che le creste incominciano a dividere anziché unire. Poi arrivano gli stati nazionali, che hanno bisogno di certezze assolute, di confini certi. Nasce qui la dottrina dello spartiacque, poi l’idea dei sacri confini. E’ questo che porterà piano piano alla crisi delle Alpi».
 C’è però una razionalità: il displuvio.
 «L’idrografia si sostituisce all’etnografia: contano i bacini idrografici, non più le comunità, gli insediamenti. L’etnografia è un elemento incerto, spaventa, mentre gli stati nazionali hanno bisogno di certezze. E’ l’applicazione del pensiero cartesiano alla dottrina politica».
 E le Alpi diventano marginali, periferiche.
 «Periferia rispetto a cosa? Dipende dal centro, ma chi decide qual è il centro? E’ una questione politica, non geografica. Dipende dal punto dal quale si guarda. Essere marginali non è una condanna ineluttabile. Se le Alpi si chiudono e le popolazioni non possono più passare, non resta loro che scendere a valle, come le acque: le popolazioni alpine andranno a Milano, a Venezia, nelle pianure. Le Alpi non sono più autonome. Però la federazione svizzera non applica il principio dello spartiacque, non a caso i ticinesi nel 1500 rompono, restano in Svizzera. Solo in Italia questo processo è arrivato fino in fondo: dall’altra parte delle Alpi le città, i centri decisori, sono intralpini».
 E la montagna diventa periferia.
 «E terra di attraversamento veloce, com’era ai tempi dei romani. La logica delle autostrade è non a caso la stessa. E’ con la modernità che nasce lo spaesamento, la perdita di identità. Identità è sempre ibridazione. Ma se i modelli arrivano dalla pianura, se la montagna si spopola, se il centro è la città, si produce un rapporto di subalternità che porterà inevitabilmente al crac. Il modello culturale, anche per i giovani, è quello indotto, anche in modo subliminale, per esempio attraverso la pervasività della Tv, o il turismo di massa. I montanari “servono” i cittadini, e finiscono per interiorizzare questo modello, diventano più cittadini dei cittadini».
 Perdita di identità, dunque.
 «Si parla tanto di identità: lo si fa quando l’identità manca. Lo spaesamento è una vera e propria sindrome psichiatrica: è l’impossibilità di riconoscersi in un paesaggio familiare. Non a caso ci sono tanti suicidi».
 E’ possibile recuperare l’identità?
 «In senso nuovo, però. Non un ritorno al passato, o a un passato solo supposto, così si fa solo folclorizzazione. Non può essere nemmeno la logica della riserva indiana, che porta solo a enfatizzare l’identità e a chiudersi».
 E allora cosa?
 «Attivare identità è aprirsi alle osmosi, a nuovi confronti, come un tempo. E’ la riscoperta delle potenzialità, l’orgoglio di appartenenza a un territorio. E’ farne un laboratorio di idee dinamico, aperto, di costruzione di nuove identità. E’ la sfida del glocale».
 Glocale?
 «L’unione di globale e di locale, tutto il contrario di una montagna chiusa in se stessa, il tentativo di riattivare un’identità che non esiste più. Così l’identità diventa solo un appiglio, quasi in senso alpinistico, per contrastare la sindrome di Icaro. Il glocale vuol dire rifiuto della riserva. Le Alpi hanno nuove carte da giocare, grazie alle nuove tecnologie diventano una finestra aperta sul mondo. Ma i montanari devono utilizzare gli strumenti della modernità, non l’ideologia della modernità».
 Ma la modernità è finita, siamo nella postmodernità.
 «La postmodernità è l’uscita dalla crisi. La modernità respingeva il “tradizionale”, il postmoderno non ha gli schemi rigidi della modernità, fatta di cultura egemone della città, fordismo, dittatura della quantità dunque dell’omologazione. Occorre puntare sulla qualità».
 Lei è ottimista?
 «Io sono contro la cultura della resa. Le Alpi o le salviamo oggi o non le salviamo più. Oggi ci sono nuove condizioni. Ci sono anche forme nuove di fidelizzazione alla montagna, per esempio il neoruralismo: medici, avvocati, bancari, professionisti che lasciano le città per vivere e lavorare in montagna. Nella prospettiva europea ci sono le premesse per il rilancio».
 Difficile con il neoruralismo sostituire il resto.
 «Lo schema modernista è aut-aut, o questo o quello. Il modello transalpino è invece et-et, questo e anche quello: sia piccola e media industria, sia neoruralismo, sia turismo che agricoltura. Il turismo di massa ora è in costante calo, ma c’è spazio per un nuovo tipo di turismo che risponde a una nuova domanda. Nella Svizzera romanza c’è un posto dove schiacci un bottone ed esce l’odore del letame e del fieno».
 Parlando di identità si parla spesso anche di etnia. Lei cosa ne pensa?
 «Pensare di risolvere i conflitti in base a logiche etniche è sbagliato. Nel lessico antropologico il termine etnia è superato da un pezzo, non lo usa più nessuno. Si parla di variabilità culturali. Anche la legge 482 parla di lingue, non di etnie. Altro termine da espellere è “tipico”».
 Quale ruolo per il Cai?
 «Non si può dissociare la politica dalla cultura: la politica nasce dalla cultura, non viceversa, e la politica fa rima con etica. Mette al centro il bene comune, non l’affarismo, occorre riportare la gestione del bene comune al suo fondamento etico. Dall’associazionismo alpino, dalla sua azione di formazione educativa alla montagna, viene un forte stimolo per far interagire associazioni culturali, decisori politici, amministratori. Per far crescere la montagna».
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categoria:ambiente
martedì, 02 dicembre 2008


Emissioni Co2 C’e accordo Ue



Alto Adige, 02 DICEMBRE 2008

 BRUXELLES. I Paesi dell’Unione europea hanno trovato un accordo sulle nuove regole per la riduzione delle emissioni di Co2 per le nuove auto a partire dal 2012. Sono previste multe per i produttori di auto che non seguiranno le misure previste. E’ quanto riferisce un negoziatore all’Afp. L’accordo, raggiunto dopo un forte scontro tra ambientalisti e industria, prevede che i produttori di auto europei riducano le emissioni inquinanti dei nuovi veicoli del 18% entro i prossimi sei anni.
 Il provvedimento dovrà comunque essere approvato dal Parlamento europeo e da tutti i 27 Paesi dell’Ue prima di diventare legge, ma non si prevedono grosse modifiche a quanto stabilito oggi. La misura, che prevede la riduzione delle emissioni di CO2 pari a 130 grammi per chilometro per le nuove auto, partirà nel 2012 e sarà definitivamente operativa nel 2015.


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categoria:ambiente
mercoledì, 19 novembre 2008




Impianto di fanghi: pensiamoci bene


 Penso che sia ora di finirla con questo rimpallarsi le colpe, i pensieri negativi o positivi, sull’utilità o inutilità di impianti penalizzanti. Una cosa è sicura che noi abitanti di Bronzolo dobbiamo prendere in mano la situazione, e farci delle domande. Vi posso suggerire un modo per farlo: dividiamo un foglio a metà per il verso lungo (linea verticale): da una parte scriviamo pro e dall’altra contro. Iniziamo-iniziate a scrivere le cose che pensiamo-pensate siano positive di un impianto di questo tipo. Poi facciamo la stessa cosa con quelle che pensiamo o pensate siano negative. Poi diamoci-datevi le risposte. Il mio parere è che la bilancia penda dalla parte del negativo perché signori miei la «merda» e il «fumo» sicuramente non sono cose positive ma negative. Ma merda e fumo sono solo due di queste cose, ma se si pensa bene ce ne sono ben altre... E per ultima, «cosa che vi voglio far notare», ma non da ultima, la costruzione di un impianto di questo tipo è un modo per pochi di mettersi da parte qualche euro. E non per tutta la comunità, «come si dice». Non pensate si stia insistendo un po’ troppo per avere questa struttura sul nostro territorio (si fa 2+2)? Noi abbiamo già dato. I nostri figli non ci devono dire: ma cosa avete permesso che facessero! Pensateci! I nostri amministratori si fanno in quattro per dirci cosa è meglio per noi, ma non dobbiamo fare le pecore. Abbiamo o no un cervello per pensare? Ricordate che i nostri amministratori sono nostri “dipendenti” e in democrazia devono fare il volere popolare.
Antonio Candioli BRONZOLO

Alto Adige 19-11-2008
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categoria:ambiente, conca atesina
mercoledì, 19 novembre 2008


Parliamo di incenerimento, mentre a Bolzano stanno per iniziare i lavori del nuovo impianto da 130.000 ton/anno e si annunciano tentativi “bizzari” di raccolta differenziata “porta a porta”.
Traiamo spunto da un articolo comparso  il 11.11.2008 QUEL PREGIUDIZIO CHE BRUCIA L'INCENERITORE da  www.lavoce.info di Antonio Massarutto
Non c'è dubbio che gli inceneritori inquinano. Come tante altre cose. Il punto è capire quanto, se più o meno delle altre alternative disponibili e con quali conseguenze. Inoltre, non è né solo una centrale elettrica né solo un impianto per smaltire i rifiuti, ma è le due cose insieme. E la valutazione va fatta tenendone conto. Tanto più che lo stesso riciclaggio spinto all'estremo comporta emissioni comparabili. In altri termini, sia il bilancio ambientale che quello energetico sono molto più equilibrati di quanto si pensi. leggi tutto
 
L’articolo, pur con qualche spunto interessante e qualche tema da approfondire, ci ha lasciati veramente stupiti per la superficialità delle analisi e la parzialità  generale.
Fra tante imprecisioni, l’articolo riporta anche le conclusioni dei famosi studi condotti dai tecnici bolzanini sull’emissione di polveri sottili  e sulla loro scarsa incidenza sull’aria. Affermazioni mai supportate da dati, di cui siamo ancora in attesa di pubblicazione e e mai validate a livello scientifico.
In questi giorni si parla molto di scuola, di formazione  e di ricerca. Che il vero problema dell’università, ma in generale della scienza, come conoscenza, sia l’indipendenza del sapere, la capacità dello scienziato di slegarsi dalle pressioni del mercato e della politica? Pubblichiamo il commento del dottor Pierluigi Gaianigo , medico, appassionato studioso di problematiche ambientali.
C. Vedovelli
 
Egr. Prof.Massarutto,
trovo il Suo articolo sbrigativo e superficiale.
Come medico mi permetto di sottolineare:
1) Parlando di inquinanti, si deve valutare non solo la quantità degli stessi, ma anche e soprattutto la qualità: dal camino dell'inceneritore esce quel che ci metti dentro, ad es. anche metalli pesanti come piombo, mercurio e cadmio, che non compaiono di certo in altre situazioni di inquinamento (ad es. dal camino di casa). Si formano poi una miriade di inquinanti secondari, che nessun chimico è in grado di identificare e di cui non sono note le caratteristiche patogenetiche e genotossiche. Escono dal camino sostanze talmente piccole (nanoparticelle) - per via delle alte temperature - da essere NON misurabili (e per favore non faccia riferimento all'unico lavoro della mia città, Bolzano, privo di rilevanza scientifica), che entrano con facilità, attraverso i polmoni, nel circolo sanguigno e che vengono trovate -se le si cerca - anche all'interno delle cellule del nostro corpo, addirittura nel nucleo.
Insomma l'inquinamento da inceneritore è diverso dagli altri e io penso (e non solo io) che faccia male. Ciò non toglie che la mia preoccupazione ed impegno di denuncia riguardi anche le altre forme di inquinamento, da quello del riscaldamento domestico, a quello industriale, dallo stradale a quello aeroportuale e anche a quello indoor. Ma cosa c'entra? Perchè fa paragoni che non stanno in piedi, vista la diversità - sia pure parziale - degli inquinanti? E poi come fa a confrontare l'inquinamento da inceneritore con quello da riciclaggio? Quale parametro usa? La diossina? Il mercurio o il cadmio?
gli ossidi di azoto? la CO2 ? Come fa ad essere così sicuro che il "bilancio ambientale e quello energetico sono più equilibrati di quanto si pensi" ?
2) Che gli scenari a "rifiuti zero" siano così "di moda" in Italia proprio non mi pare! e se da una parte condivido la Sua opinione che questi scenari sono per ora, purtroppo, non praticabili in determinati contesti, dall'altra trovo misero il Suo tentativo di svilire alcune esperienze pioneristiche e coraggiose che avvengono nel Nord-Est. Siamo appena all'inizio e si può fare meglio !
3)Semplicistico e di parte il Suo commento alla fine della prima parte, la dove parla dei rifiuti del Nord inviati al Sud e dell'ombra della camorra. Questo dramma di corruzione e di delinquenza non è un buon motivo per sparare contro le "anime belle del no all'incenerimento", che fondano le loro convinzioni su motivazioni serie e non da dileggiare.
4) Ancora, Lei dimentica la riduzione dei rifiuti a monte e questo ci trascina alla critica della società consumistica. Mai sentito parlare di decrescita?
5) E, per finire, abbia pazienza, ma Lei non ha titoli e competenza per scrivere che "non ci sono stragi". Noi medici assistiamo in questi anni ad una vera esplosione di alcune malattie neurologiche (Parkinson ed Alzheimer) non così presenti 20 anni fa con aumenti percentuali impressionanti. Nell'ambito pediatrico ci sono segnalazioni, in tutto il mondo "sviluppato" sempre più preoccupanti di un peggioramento della salute neurologica dei bambini; nel sangue del cordone ombelicale di neonati sono state misurate decine di sostanze xenobiotiche ! Sono solo degli esempi e, per carità, non solo l'inceneritore ! E' tutta la nostra civiltà industriale responsabile di questo, ma la paura e il dubbio sull'incenerimento, che io considero efficacissimo mezzo di dispersione di inquinanti altamente tossici e nocivi, rimane.
Pierluigi Gaianigo , medico



un buon esempio:
 COME PASSARE DAL 23% ALL’80% DI RACCOLTA DIFFERENZIATA A PONTE NELLE ALPI IN SEI MESI E IN CINQUE MOSSE
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categoria:ambiente
mercoledì, 19 novembre 2008


 
Così affermano i rappresentanti degli agricoltori ( Bauernbund) di Laives, opponendosi all’impianto di trattamento dei fanghi che dovrebbe sorgere a Bronzolo.
Glli agricoltori di Laives esprimono la loro preoccupazione per le diverse strutture inquinanti che gravano sulla bassa atesina: inceneritore, aeroporto,centro di guida sicura, autostrada A 22 sono tutte strutture che si concentrano a Bolzano sud e che oltre a togliere terreno all' agricoltura, rischiano anche di ridurre il valore delle coltivazioni presenti.
Paradossali le affermazioni del sindaco di Bronzolo che dice: "un impianto di trattamento termico dei fanghi è qualcos’altro rispetto ad un inceneritore e non ha nulla a che fare con l’inquinamento ambientale “
Il solito gioco dello scaricabarile: se si parla di incenerimento è peggio il traffico; se si parla di depuratore è peggio l’inceneritore e così via fino ad arrivare alle famose grigliate del lido di viale Trieste o alle stufe di Laces.
Incenerimento e agricoltura: è possibile la convivenza? Pare proprio di no: riportiamo di seguito quello che sta accadendo in Toscana, in una delle zone più belle e importanti per la viticultura. Proprio nel cuore delle colline del Chianti si vorrebbe costruire un impianto per l'incenerimento dei rifiuti compromettendo il lavoro dei viticoltori, che sono  sul piede di guerra. Due tour operators statunitensi hanno fatto sapere che, qualora l' inceneritore venisse costruito, saranno pronti a cancellare tutti i viaggi dall'America verso gli agritur toscani.
Un grido d'allarme per gli effetti negativi che potrebbe causare l'inceneritore sul turismo, oltre che sull'ambiente e sulla salute, è arrivato da Federico Giunti Antinori Massetti, titolare della nota fattoria Selvapiana, in Toscana.  rufina_-_ricorso_al_tar.
 
 
Davon ist der Bauernbund von Leifers überzeugt und spricht sich gegen eine eventuelle Klärschlammverbrennungsanlage aus, welche in der Nähe von Bronzoll geplant ist.
Immerhin konzentrieren sich in diesem südlichen Teil des Landes bereits mehrere Strukturen, welche aus ökologischer Sicht bedenklich sind und somit den Marktwert der vorhandenen Böden und Produkte negativ beeinflussen könnten: die Bozner Müllverbrennungsanlage, der Flugplatz, der Safety Park, die Autobahn.
Da klingen die Worte des Bürgermeisters von Branzoll - wenn er folgendes von sich gibt: „Eine Klärschlammverbrennungsanlage ist etwas anderes als  eine Müllverbrennungsanlage und hat mit Umweltbelastung nicht zu tun“ - beinahe paradox.
Aha! Es ist wohl immer das gleiche Argument: Müllverbrennung? Die Feinstaub-Belastung durch den Verkehr sei viel schlimmer!
Klärschlammverbrennungsanlage? Eine Müllverbrennungsanlage sei viel schlimmer! Zu guter Letzt schiebt man die Schuld für die dicke Luft auf die Grillabende im Bozner Lido oder auf die Holzöfen in Latsch.
Ist es möglich, dass die Landwirtschaft und die Müllverbrennung so einfach und problemlos nebeneinander auskommen können? Das folgende Beispiel zeigt uns, dass dies nicht möglich ist: so will man in Toscana, genauer gesagt inmitten  der wunderschönen Hügel des Chiantis, welcher für seine bezaubernde Landschaft genauso wie für die guten Weine bekannt ist, eine Müllverbrennungsanlage bauen. Das stinkt den Weinbauern der Region nicht wenig und sie haben bereits Proteste eingeleitet. Daneben haben zwei wichtige amerikanische Reiseveranstalter mitgeteilt, dass sie, falls die Müllverbrennungsanlage inmitten der Chianti-Landschaft tatsächlich gebaut werden würde, bereit sind, alle Buchungen abzusagen.
Federico Giunti Antinori Massetti, Besitzer der bekannten „Fattoria Selvapiena” in der Toskana, hat die negativen Auswirkungen einer eventuellen Müllverbrennungsanlage auf dem Turismus, der Umwelt und der Gesundheit zusammengefasst. rufina_-_ricorso_al_tar.
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categoria:ambiente
martedì, 07 ottobre 2008

Ambiente&Cinema.



Abbiamo il piacere di  invitarTi  alla prima proiezione della rassegna  Ambiente&Cinema.
Saranno presenti in sala gli autori del film che introdurranno la proiezione e saranno a disposizione del pubblico per rispondere alle domande.
 
Wir laden unsere LeserInnen herzlich zur ersten Projektion  der  Filmreihe Umwelt&Kino.
Die Autoren werden anwesend sein.
 
Cordiali saluti –  Mit freundlichen Gruße
 
Ambiente e Salute- Umwelt und Gesundheit
 
Martedì 7.10.08  ore 20.00  Liceo Torricelli  via Rovigo 40 Bolzano
 
“Senza se e senza ma” dell'iniziativa civica “STOP-BBT” realizzato da Silvia Bacca , C. Hofer e M. Volgger.
Le immagini illustrano i danni alle falde acquifere conseguenti alla realizzazione di un tunnel per la linea TAV (treno ad alta velocità) nella zona del Mugello tra Bologna e Firenze e le parole delle persone intervistate lasciano il segno.
26 minuti alla fine dei quali si rimane a bocca aperta e ammutoliti.
E se tutto questo accadesse anche in Alto Adige ?
In italiano e tedesco.
 
7.10.08 Dienstag,  20.00  Uhr –Lyzeum Torricelli Rovigo Str.  40 Bozen
 
Film „Ohne wenn und aber“ der Bürgerinitiative „STOP-BBT“ in Wiesen. Nach Beendigung des, von Silvia Bacca , Christoph Hofer und Manfred Volgger gestalteten Films (Dauer 26 Min.) herrschte für einen Augenblick betretenes Schweigen und anschließend gab es donnernden Applaus.
Vor allem die Bilder der Folgen des Tunnelbaus für die Hochgeschwindigkeitsstrecke zwischen Bologna und Florenz in Mugello und die Kommentare der dort interviewten Personen sorgten für Betroffenheit.
Und wenn alles das auch im Südtirol passiert?
Deutsch-Italienisch
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categoria:ambiente
sabato, 04 ottobre 2008


Via le auto dalla strada: 2000 posti sottoterra
 
Ecco il nuovo piano dei parcheggi comunale. E in Zona mega-park per 1.700 auto
MIRCO MARCHIODI
Alto Adige, 04 OTTOBRE 2008


 BOLZANO. Una ventina di garage interrati in città per circa duemila nuovi posti auto, una struttura multipiano da oltre 1.700 posteggi in zona industriale e il parcheggio pubblico da un centinaio di posti a Castel Firmiano. Sono questi i numeri della variante al piano parcheggi presentata in commissione consiliare mobilità dall’assessore comunale ai trasporti Klaus Ladinser. La realizzazione delle strutture sarà affidata alle cooperative, l’obiettivo è quello di togliere le macchine dalla superficie.
 In commissione la variante al piano parcheggi è stata discussa a lungo. «A novembre - afferma il presidente della commissione Helmuth Moroder - sarà trattata dal consiglio comunale». Una volta approvata, per le cooperative ci sarà la possibilità di realizzare una ventina di nuovi parcheggi, quasi tutti interrati. Complessivamente si tratta di circa duemila posti auto: spariranno tutti dalla superficie, questo almeno è l’obiettivo. «È per questo - dice Moroder - che anche noi Verdi siamo d’accordo: ci sarà più spazio per le corsie preferenziali per i bus e le piste ciclabili». Paolo Bertolucci, consigliere comunale di An, non la pensa allo stesso modo: «A parte il fatto che la viabilità è sempre secondaria rispetto alla realizzazione della struttura, la soluzione di spostare i parcheggi tutti sottoterra non è certo l’ideale: un posto auto in superficie può essere utilizzato da più macchine, perché c’è il turn-over che in un garage privato non esiste. E poi così si aiuta solo chi ha i soldi per acquistare un box». L’assessore Klaus Ladinser è però convinto che la variante al piano parcheggi possa dare risposta alle esigenze dei bolzanini: «I parcheggi previsti sono stati inseriti nella variante su richiesta delle cooperative. Con questo piano noi creiamo i presupposti per realizzare i parcheggi, poi toccherà alle coop decidere se andare avanti».
 Viale Trieste. Nella variante sono state inserite tre ipotesi: un parcheggio da cento posti sotto al “Drusetto”, un parcheggio da 250 posti davanti allo stadio Druso (lì dove oggi c’è il parcheggio in superficie) e infine un garage interrato dietro alle scuole, al posto dell’ex magazzino comunale. In commissione è passato il “progetto B”, quello da 250 posti.
 Gries. Il parcheggio da 300 posti in piazza Gries è stato già inserito nella variante al Puc. In quella al piano parcheggi si aggiungono altre due strutture: in piazza Mazzini (97 posti) e in via Roen (173 posti auto vicino alle scuole Archimede).
 Via Visitazione. Via libera a due strutture da 80 posti, la prima nella parte della strada con ingresso da viale Europa, la seconda sotto alla vecchia osteria Santa Maria dove in superficie saranno realizzati una dozzina di alloggi per anziani.
 Via Roma. La variante ipotizza due strutture per 180 posti complessivi: una vicina a via Novacella, l’altra più verso ponte Roma. Poco lontano, in via Rovigo (all’incrocio con via Dalmazia) si potrà realizzare un park da 60 posti. In via Fiume permessa la costruzione di un parcheggio da 94 posti.
 Centro. È il quartiere con meno novità: la prima in via Weggenstein (nel cortile dell’Antonianum sorgerà una struttura da oltre cento posti), la seconda per una struttura da 74 posti auto in via Rencio.
 Zone sportive. In via Maso della Pieve è prevista un’area parcheggi con un centinaio di posteggi e un altro parcheggio (probabilmente in superficie) sarà realizzato accanto al centro di atletica leggera: in compenso saranno tolti i parcheggi su via Santa Geltrude per realizzare la ciclabile tra via Claudia Augusta e le scuole.
 Multipiano in Zona. Uno dei progetti più interessanti è la realizzazione di un multipiano (non interrato) in zona industriale. Sorgerà in via Frischin, una laterale di via Einstein, e potrà ospitare oltre 1.700 auto: «In zona industriale - spiega Ladinser - c’è sempre più richiesta di parcheggi e con l’espansione oltre via Einstein saranno necessari altri posti pubblici. In più servono posti anche per la Fiera: così daremo una risposta a tutti».
 Castel Firmiano. Permessa la trasformazione di un’area all’aperto in parcheggio: ci sarà spazio per cento auto, soprattutto per i visitatori del Messner Mountain Museum, ma il parcheggio (gratuito) sarà a disposizione di tutti i bolzanini.
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categoria:ambiente, comune di bolzano
martedì, 22 luglio 2008


Una politica per salvare i parchi italiani

Alto Adige, 22 LUGLIO 2008

Dalla politica dell’emergenza a un vero sistema nazionale di Parchi. Dalla frammentazione al coordinamento e alla condivisione delle esperienze innovative. Dall’incertezza delle risorse e del personale a un quadro sicuro.
 Dall’eccesso di burocrazia e di controlli a un «governo» dei Parchi che valorizzi l’autonomia degli enti, la semplificazione, la partecipazione delle «genti dei parchi». Sono gli obiettivi della Carta di Feltre, decalogo di azioni e proposte concrete che intende chiedere «il rafforzamento della rete parchi e la nascita del sistema nazionale delle aree protette».
 La Carta di Feltre è uscita dal recente convegno internazionale sulla gestione dei parchi che si è svolto a Feltre e che ha visto la partecipazione di rappresentanti dei parchi di tutta Italia, compresi naturalmente quelli di Alto Adige e Trentino.
 Un centinaio i primi firmatari, ma la sottoscrizione è aperta. È una proposta rivolta alla «politica» (ma non solo), per rafforzare e rilanciare un’idea di natura e di tutela non solo come conservazione ma anche e soprattutto come sviluppo sociale, culturale ed economico sostenibile. Un patrimonio da valorizzare, dunque, da sostenere come vera ricchezza, punto di partenza per una «sfida» che è insieme locale e globale, che coniuga identità territoriali e valori nazionali.
 È qui, in questo stretto intreccio di cultura e natura, sviluppo e conservazione, locale e nazionale, istituzionale e associativo, che risiede in fondo l’importanza di questa proposta. Che vuole sviluppare una politica e che chiede alla politica una scelta coerente e coraggiosa.
 Il numero delle aree protette (statali, regionali, provinciali) in questi anni è cresciuto, si è moltiplicato anche grazie a una accresciuta consapevolezza «collettiva» dell’importanza della protezione delle risorse naturali non solo come valore in se stesso, ma come componente essenziale di uno sviluppo sostenibile. Ora il passo ulteriore è possibile: passare dalle esperienze isolate alla rete (che già in parte esiste) de soprattutto al sistema. Fare sistema vuol dire in realtà anche permeare le politiche territoriali (e nazionali) di questi valori. La Carta di Feltre ne è consapevole, laddove segnala la necessità di «una concreta integrazione delle politiche territoriali (natura, paesaggio, sostenibilità economiche e sociali)». I protagonisti di questa sfida non possono essere dunque soltanto i livelli istituzionali e aministrativi, ma le popolazioni, le associazioni (culturali e ambientaliste), le Università, i centri di ricerca, la scuola, solo per citarne alcuni.
 Ecco perché il mondo dei parchi lancia questa sottoscrizione: «A chi condivide questa profonda consapevolezza, questo senso di appartenenza e desiderio di partecipazione, noi, «gente dei parchi», proponiamo di recuperare e rilanciare la motivazione della conservazione della natura, di condividerne la dimensione etica e di accettare e sottoscrivere i principi di questa Carta di Feltre, impegnandosi attivamente a diffonderli e renderli operativi». È possibile aderire compilando il modulo nel sito del Parco nazionale Dolomiti bellunesi (www.dolomitipark.it).
 L’idea di fare rete, non solo in senso di collaborazione attiva tra aree protette ma di collegare tra loro, dove possibile, fisicamente le aree protette esistenti attraverso corridoi, risponderebbe alle istanze che arrivano dal mondo scientifico. L’individuazione dei corridoi sensibili per la sopravvivenza della fauna e dei sistemi ecologici complessi e la loro integrazione nella rete delle aree protette, è un obiettivo ambizioso (di questi tempi soprattutto) ma è necessario cominciare a parlarne seriamente. La frammentazione degli habitat è infatti, al momento attuale, il punto debole più rilevante della strategia complessiva dei parchi e delle riserve.
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categoria:ambiente
domenica, 29 giugno 2008


«Area verde in stato di abbandono»
Alto Adige, 29 GIUGNO 2008
BRUNO CANALI


 LAIVES. A quanto pare c’è un destino comune che riguarda gli spazi ricreativi nelle nuove zone di espansione, un destino si direbbe di sostanziale abbandono, perché così è nel cuore della zona «Visintin» a Laives come in un angolo del «Garden Village» a San Giacomo. Si tratta di situazioni denunciate più volte (anche dal consigliere Roberto Ceol) ma finora rimaste quasi immutate.
  «Dopo la polemica recente - dice Ceol - qualche cosa effettivamente si è mosso alla Visintin e per lo meno hanno tagliato l’erba. Speriamo che i lavori proseguano e arrivi anche l’arredo previsto per quello spazio destinato a diventare pubblico. Alla Visintin, come al Garden Village di San Giacomo, il problema di fondo è che, nonostante si tratti di zone oramai pressoché completate e abitate, ancora non sono stati fatti i passaggi di consegne tra privati e Comune per quanto riguarda gli spazi destinati a diventare pubblici. Così, se i primi non se ne curano più di tanto sapendo che comunque toccherà al Comune, quest’ultimo a sua volta non interviene, perché ancora non ha la proprietà sulle aree. Risultato: uno stato di complessivo abbandono, uno spettacolo indecoroso e proteste a raffica da parte dei residenti».
 In effetti lo scenario è quello descritto da Ceol che ad esempio, per il verde in zona Visintin, era arrivato a chiedere al sindaco l’esonero del progettista. Aree abitative di queste dimensioni (dove ormai vivono centinaia di famiglie) hanno bisogno di adeguati spazi verdi attrezzati. Sono in massima parte giovani coppie con bambini piccoli e sono questi ultimi i principali fruitori dei parchi pubblici. Serve dunque una visione globale che risolva una volta per tutte questi problemi «a macchia di leopardo» nelle nuove zone di espansione.
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categoria:ambiente
martedì, 17 giugno 2008


«Troppo smog, limite dei 90 orari sull’A22»
I comuni della conca hanno incaricato la Provincia di trattare con i vertici dell’Autobrennero
Alto Adige, 14 GIUGNO 2008

  BOLZANO. I tassi annuali di biossido di azoto rilevati lungo l’A22 (a Bressanone sud ed Egna), ma anche in centro a Bolzano (via Claudia Augusta e piazza Adriano) e a Salorno, superano i valori limite imposti dalla Comunità europea e pertanto i sindaci della conca hanno dato mandato al direttore dell’Appa Luigi Minach di fissare un incontro con i vertici dell’Autobrennero. Tra le misure al vaglio c’è la riduzione della velocità, fino a 90 Km/h, tra Bolzano Nord e Bolzano Sud, in caso di superamento della soglia di 150 microgrammi/ora. «A questo scopo - spiega Minach - potrebbero essere installati pannelli luminosi».
«Non possiamo più permetterci - sottolinea Minach - di sottovalutare il problema. Diciamo che se un tempo, per migliorare la qualità dell’aria, facevamo riferimento unicamente alle polveri sottili, d’ora in avanti dovremo attivarci per combattere anche gli ossidi di azoto, il 35 per cento dei quali sono prodotti proprio dall’autostrada del Brennero. Non si può temporeggiare oltre, perchè se non dovessimo scendere entro il 2010 sotto il valore limite di 40 microgrammi per metro cubo incorreremo in pesanti sanzioni».
 Il direttore dell’Agenzia provinciale per l’ambiente ritiene che l’unico sistema per ridurre i valori di biossido di azoto sia quello di diminuire la velocità sull’A22. «Tanto più alta è la velocità delle auto, tanto maggiori sono il consumo di carburante e le emissioni. Le alternative, per ridurle sono solamente due: diminuire il numero dei mezzi in circolazione, il che mi sembra realisticamente difficile, oppure ridurre la velocità delle auto».
 Si tratta di una misura che gli automobilisti difficilmente accetteranno di buon grado. «Ma è una strada - sottolinea Minach - sulla quale dovremo necessariamente lavorare, a meno che il presidente dell’Autobrennero Silvano Grisenti non riesca ad individuare altre misure ugualmenti efficaci».
 Dunque, benché la situazione dell’aria per quanto attiene le Pm10 sia sensibilmente migliorata anche grazie agli sforzi prodotti dalle amministrazioni comunali e dai cittadini, come ha sottolineato il direttore provinciale dell’Agenzia provinciale per l’ambiente Minach, è necessario ora intervenire anche sul fronte degli ossidi di azoto (fra cui soprattutto il biossido di azoto NO2). Secondo le stime (aggiornate a fine 2007) la produzione di ossidi di azoto in provincia di Bolzano è da ricondurre all’80 per cento al trasporto su strada, all’8 per cento ad altre sorgenti mobili e a macchinari, per il 6 per cento alla combustione non industriale (riscaldamento domestico), per il 4 per cento alla combustione industriale e al 2 per cento alla produzione di energia e trasformazione di combustibili. In base ai valori rilevati nel 2004 emerge che più di un terzo del totale delle emissioni di ossidi di azoto immessi nell’atmosfera in provincia di Bolzano proviene dall’autostrada del Brennero. Particolarmente colpite sono le zone della conca di Bolzano e della Bassa Atesina, dove le concentrazioni di NO2 sono superiori ai limiti previsti dalla normativa. Permangono comunque anche nel resto del territorio provinciale, come ha ricordato Minach, dei valori di fondo troppo elevati e la situazione impone di agire. Minach ha anche sottolineato che una eventuale limitazione della velocità non ridurrebbe solo le emissioni di ossidi di azoto, ma anche il consumo di carburante (con un risparmio non trascurabile) e il rumore.
«È necessario - sottolinea l’assessore provinciale all’ambiente Michl Laimer - coinvolgere l’A22». In primo luogo dovrà essere discussa la proposta di introdurre una regolamentazione dinamica della velocità dei mezzi in transito su alcuni tratti autostradali in prossimità dei maggiori centri abitati (tratto Bolzano nord-Bolzano sud), riducendo la velocità in presenza di concentrazioni elevate di NO2 in concomitanza di situazioni di forte inversione termica d’inverno e di alti valori d’ozono d’estate. A tal fine in prossimità degli accessi dell’A22 potrebbero essere posizionati tabelloni indicanti il limite di velocità da rispettare. (max)


I VERDI
«La giunta provinciale avrebbe dovuto agire già nel luglio 2005»

  BOLZANO. Secondo il gruppo Verde è tempo di agire, in un lasso di tempo ragionevolmente breve. «La riduzione del limite di velocità sulla A22 è necessaria e urgente, al pari dell’attuazione effettiva di altre misure da tempo annunciate per la tutela della qualità dell’aria». I tre consiglieri Riccardo Dello Sbarba, Cristina Kury e Hans Heiss sono dell’avviso che la giunta provinciale, almeno fino ad ora, non abbia fatto quanto era nelle sue possibilità per ridurre le emissioni di biossido di azoto.
 «Con il nostro intervento - spiega il gruppo ambientalista - intendiamo richiamare l’esecutivo altoatesino all’attuazione di quelle misure già da tempo annunciate per contrastare l’inquinamento atmosferico. I tassi annuali di ossidi di azoto rilevati lungo l’Autostrada del Brennero superano di gran lunga i valori limite segnalati a livello europeo. Il Piano provinciale della qualità dell’aria, che comprende anche norme riguardanti l’autostrada, quali il divieto di transito notturno per i veicoli commerciali, limiti di velocità, limitazioni alla circolazione di certe classi di veicoli, è entrato in vigore nel luglio del 2005. Peccato che da allora non sia successo praticamente nulla. E peccato che i valori di inquinamento dell’aria abbiano continuato inesorabilmente a superare i limiti. L’attuale richiesta dei sindaci e dell’Agenzia provinciale per l’ambiente di ridurre il limite di velocità anche per i mezzi individuali è da ritenersi urgente e da sostenere pienamente. La stessa misura adottata in Austria si è rivelata efficace anche nella riduzione dell’inquinamento acustico». Anche in Austria, peraltro, i valori - secondo il direttore dell’Appa Luigi Minach - sono tuttora in crescita. Al tavolo tecnico erano rappresentati i comuni di Bolzano, Laives (con il sindaco Giovanni Polonioli), Appiano (con il vicesindaco Rudolf Gutgsell), Merano, Marlengo e Bronzolo. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Comunità comprensoriale del Burgraviato.

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categoria:ambiente, antiinquinamento
mercoledì, 28 maggio 2008


Fest-a!!!!


Festa del nostro Virgolo
 Maggio 28, 2008 by nostrovirgolo

L’ iniziativa civica”Il nostro virgolo” organizza sabato 7 giugno 2007 dalle 11 alle 20 una festa sul Virgolo.
 Dopo la passeggiata in Aprile a cui hanno partecipato numerosi cittadini capitanati da esperti biologi, ornitologi, storici, botanici, questa è un’ulteriore occasione per la popolazione per scoprire le bellezze di questo magnifico posto a due passi dalla città.

“Unser Virgl” - Fest

Die Bürgerinitiative „Unser Virgl / Il nostro Virgolo“ organisiert am Samstag, den 7. Juni 2008, von 11.00 bis 20.00 Uhr ein Fest auf dem Virgl.
Nach der Virgl-Wanderung im April, an der zahlreiche Boznerinnen und Bozner unter Anleitung von Biologen, Ornithologen, Botanikern und Historikern teilgenommen haben, ist dies eine weitere Möglichkeit, den Virgl und seine Natur kennen- und lieben zu lernen.


per ulteriori informazioni cliccate  l'indirizzo   http://nostrovirgolo.wordpress.com/
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categoria:ambiente
mercoledì, 28 maggio 2008


Parchi eolici e 12 centrali a biomassa. Gostner: sempre più grandi

Energie rinnovabili L'azienda bolzanina lancia definitivamente l'accordo con il colosso tedesco

Fri-El, joint venture con Rwe Italia

Corriere dell'Alto Adige  2008-05-28

BOLZANO — «È un grande stimolo poter realizzare grandi progetti eolici assieme a Rwe Innogy Italia, con la quale condividiamo l'ambizione di giocare un ruolo di primo piano anche nel mercato italiano delle biomasse».
Il vicepresidente di Fri-El Green Power Spa, Josef Gostner sa di stare vivendo un momento storico ai vertici dell'azienda bolzanina in completa espansione. Ieri è stata data ufficialità alla nuova joint venture tra l'impresa altoatesina e la neo costituita società Rwe Innogy Italia. Il colosso tedesco si è mosso per lo sviluppo in Italia di progetti comuni nel settore eolico e delle biomasse. Grazie a tale accordo le due società deterranno il 50% ciascuno del capitale di Fri-El Spa, ente nel quale confluiranno progetti oggi in fase di sviluppo.
«In tale settore vogliamo realizzare assieme più di dodici impianti a biomassa su tutto il territorio italiano», conferma Gostner, riferendosi anche a parchi eolici per una potenza complessiva di 960 MW.
Si tratta di un progetto articolato e dallo sviluppo graduale ma già definito. Nella fase iniziale l'obiettivo della joint venture sarà quello di curare l'attività di sviluppo necessaria alla completa cantierabilità dei progetti eolici, con una capacità complessiva da installare di 960 MW e di più di dodici impianti, attualmente in via di progettazione, nel settore delle biomasse. In seguito, i singoli progetti saranno oggetto di conferimento in società autonome delle quali Rwe Innogy Italia deterrà il 51% del capitale sociale.
«La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia cresce a ritmi esponenziali. Vogliamo giocare un ruolo di primo piano in questa fase di crescita — spiega Fritz Vahrenholt, presidente di Rwe Innogy — con la nostra costituzione e la joint venture con Fri-El Green Power abbiamo mosso i primi passi verso questo traguardo. In Fri-El Green Power abbiamo trovato un partner che è fra i primi sviluppatori e gestori di parchi eolici in Italia già oggi».
Non solo: «I progetti eolici conferiti da Fri-El nella joint venture sono dislocati nell'Italia meridionale, in siti caratterizzati da ottime condizioni di vento — conferma Kevin McCullough, ammini-stratore di Rwe Innogy — la realizzazione di tali progetti è attesa per il periodo 2009-2013».
Con una quota di mercato del 9% Fri-El Green Power occupa il quarto posto sul mercato eolico italiano in termini di capacità installata. Ora, la società sta ampliando il proprio portafoglio di attività per includervi anche altre fonti energetiche rinnovabili.
Nella fase iniziale la joint venture con Rwe Innogy Italia si impegnerà principalmente sul fronte dei progetti futuri previsti in Italia nel settore eolico e delle biomasse.
In Italia, attualmente, il 16,6% della produzione di energia elettrica è riconducibile a fonti energetiche rinnovabili. Entro il 2010 si prevede che tale quota salirà al 25%. Il Governo punta innanzitutto al settore eolico in cui dagli attuali 2,6 GW si prevede una crescita fino agli 8 GW entro il 2020.
In Italia lo strumento di incentivazione alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è costituito dai cosiddetti «certificati verdi». I fornitori di energia elettrica devono impegnarsi a produrre una determinata percentuale di energia elettrica attingendo a fonti rinnovabili. In alternativa, per adempiere a tale obbligo, è possibile acquistare un numero corrispondente di certificati verdi.
P. P.


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categoria:ambiente, innovazione, ecoenergia
mercoledì, 21 maggio 2008

Ambiente e salute

Nel corso dell’inaugurazione del Centro di guida sicura di Vadena il Presidente Durnwalder ha affermato “ basta con queste fastidiose polemiche….!” (C.AA 15.05.2008) .  Mentre leggiamo che a proposito dell’inceneritore afferma : “ E’ tempo di smetterla con le contestazioni….” .( Corriere dell’AA del 18.05.2008)
La perdita di voti alle elezioni nazionali deve avergli confuso le idee. Invece di capire perché molti cittadini si sono allontanati e non accettano più la sua politica, il Presidente ha deciso di abolire o perlomeno di emarginare il dissenso. Un po’ come fa lo struzzo che crede di nascondere le proprie paure mettendo la testa nella terra, così  pensa che emarginando o stigmatizzando il dissenso, questo sparisca.
Certo, visto il potere massmediatico del suo partito, può essere che qualche effetto Durnwalder riesca ad ottenerlo, ma sarà solo ritardare l’espressione di un malumore che nasce da situazioni di fatto, da disagi evidenti, da una politica che non convince più la popolazione altoatesina.
Comprendiamo che, già alle prese con il disastro economico dell’aeroporto, sia fastidioso sentirsi dire che il Safety Park rischi la stessa fine e che la gente è stufa di pagare con i propri soldi le incapacità imprenditoriali e le manie di grandezza della Provincia.
Così come capiamo la rabbia del Presidente per una vicenda, quella degli appalti per l’inceneritore, che si tira avanti da più di un anno, senza ancora un risultato. Una incapacità organizzativa da imputare completamente alle strutture della Provincia e non certo ai contestatori.
Errori e allungamenti dei tempi che avrebbero però potuto essere proficui per il Presidente, se invece di insultare  i cittadini che chiedono spiegazioni e si impegnano per la loro terra, avesse voluto conoscere i nuovi progressi scientifici e i nuovi sviluppi della raccolta rifiuti. I nuovi dati sui pericoli per la salute dell’ incenerimento e  differenziata e riciclaggio che diventano sempre più importanti, tanto da far pensare “ Cosa finirà nell’inceneritore di Bolzano?”, avrebbero potuto farlo riflettere sulle decisioni prese.
Invece si preferisce sostituire la mancanza di prospettiva organizzativa, il coraggio di cambiare e l’incapacità di fare, con l’arroganza e l’aggressività.
Bene, i cittadini che non hanno la memoria corta, sapranno scegliere.
“ Inceneritore necessario, rischio Napoli…” ( C. AA. 18.05.2008) “ Questa frase ci fa capire quanto il Presidente sia privo di argomenti seri e usi soltanto del bieco populismo, tentando di ingannare un popolo, che Lui ritiene ignorante: “ E’ sicuro il Presidente che il vero problema e la vera soluzione dei problemi di Napoli siano gli inceneritori ? “ 
Quanto siano gravi e profondi nella società stessa i problemi di Napoli, e quindi quanto sia banale ridurli al problema inceneritori, ce lo raccontano i fatti di tutti giorni e per l’occasione inviteremo il presidente ad andarsi a vedere il film “ Gomorra” tratto dall’omonimo libro di Saviano.
Quanto sia poi pretestuoso e insignificante agitare il pericolo Napoli nella situazione altoatesina lo confermano i dati sulla raccolta dell’umido a Bolzano, i dati sul riciclaggio a Merano e una complessiva buona riuscita della raccolta differenziata, anche se ancora frammentata e poco convinta. Il Presidente, invece che apprezzare questi dati ed essere orgoglioso di una popolazione e di tanti lavoratori che partecipano con entusiasmo alla gestione dei rifiuti e paiono, secondo noi, pronti anche ad ulteriori sforzi, riduce tutto alla combustione: tanto lavoro in cenere ( pure tossica)!
La questione dei rifiuti non è solo un problema tecnologico, ma in primo luogo un problema di cultura dei cittadini, cultura da far crescere, da stimolare con l’informazione e con la partecipazione;  poi una questione di organizzazione e di risorse.
Bolzano possiede cultura dei cittadini, risorse economiche e capacità organizzative, ma allora perché non si vuole percorrere strade virtuose, che già altre città italiane e mondiali percorrono e che portano all’inutilità della costruzione di inceneritori, impianti costosi economicamente,inefficaci dal punto di vista energetico ma soprattutto costosissimi dal punto di vista ambientale e della salute dei cittadini?
 Claudio Vedovelli
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categoria:ambiente
martedì, 20 maggio 2008



Rifiuti, il megainceneritore: un «affare» che avvelena

 Il megainceneritore non serve tanto per bruciare le immondizie di Bolzano (vedi gli ottimi risultati della raccolta differenziata) ma serve innanzi tutto per bruciare a Bolzano tutte le immondizie di tutte le valli, con grande felicità dei loro abitanti albergatori e amici di Luis. Questo suo dono comportaerà altri 200 camion al giorno per portare le immondizie a bolzano servendosi dell’A22, l’autostrada che già ora avvelena Bolzano e noi bolzanini. E speriamo che essendo molto grande non venga in mente a Luis di bruciare a Bolzano anche le immondizie di Napoli dal momento che si pensa a Bolzano di fare sempre più soldi fregandosene altamente della salute dei cittadini. Tutto è possibile: megainceneritore, aeroporto più grande, mercatino, mummia imbalsamata, montagna incantata, tra poco gli angioletti al Virgolo. Speriamo che non ci tocchi mettere la maschera antigas per camminare a Bolzano.
Salvatore Riccadonna BOLZANO
Alto Adige 20-05-08
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categoria:ambiente, inceneritore
venerdì, 16 maggio 2008


Alunni di una quinta elementare hanno monitorato auto e tir

E i bambini controllano il traffico sulla Ss12
Alto Adige, 16 MAGGIO 2008

 LAIVES. Mattinata di rilevamenti del traffico stradale, quella che ha visto protagonisti ieri i bambini di quinta della scuola elementare tedesca di San Giacomo. Muniti di un blocco per appunti, hanno contato il numero dei mezzi in transito dentro il centro dell’abitato, poco distante dalla loro scuola, annotando anche il tipo di veicoli. Questa iniziativa, hanno spiegato le maestre, serve per poi fare delle statistiche e dei diagrammi, in maniera da evidenziare quale sia la situazione del traffico in una giornata lavorativa dentro San Giacomo dopo che è entrata in funzione la variante in galleria.
 Dal rilevamento effettuato dai bambini comunque è emerso subito un dato tranquillizzante: sarebbero infatti pochi i mezzi pesanti che passano in centro e quei pochi hanno una stazza modesta, con ogni probabilità inferiore al limite previsto per San Giacomo, che è di 3,5 tonnellate, salvo specifici permessi per carico e scarico. (b.c.)
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categoria:ambiente, giovani, san giacomo oggi
venerdì, 16 maggio 2008


Inceneritore, due esposti del Pdl

Il nuovo impianto Istanza in Procura e all'Enac. Dubbi anche sulla discarica che sovrasta la zona

Corriere dell'Alto Adige 2008-05-16

Lillo: altezza oltre l'area di rispetto dell'aeroporto. Mussner: falso




L'assessore si difende: «Da parte nostra rispettati tutti gli adempimenti.
E anche la zona per i rifiuti non è stata modificata»
BOLZANO — Bufera sull'inceneritore. Enrico Lillo, presidente del quartiere Don Bosco di Forza Italia, mette sotto accusa l'impianto con due esposti presentati contemporaneamente alle Procure della repubblica di Bolzano, Verona, Venezia e Roma ed alle direzioni competenti dell'Enac, l'ente nazionale per l'aviazione civile. Nel mirino dell'esponente azzurro il camino del nuovo inceneritore, e la discarica di Castelfirmiano, che non sarebbero in linea con le norme di sicurezza previste per l'aeroporto di Bolzano. Dura la reazione dell'assessore ai lavori pubblici Florian Mussner il quale difende con forza le procedure dell'appalto: «Abbiamo rispetto tutte le norme in vigore ».
Nell'esposto inviato all'Enac ed all'autorità giudiziaria, il presidente della circoscrizione Don Bosco rileva che secondo le norme previste per l'aeroporto di Bolzano, di categoria C, « nel raggio di 2500 metri partendo dall'orizzontale interna non devono esservi ostacoli che superino di 45 metri di altezza e sia la struttura dell'impianto che l'altezza del camino eccedono». Secondo Lillo, infatti, la struttura è di 47,50 metri mentre il camino raggiunge i 60 metri. Inoltre, sempre a giudizio del coordinatore comunale di Forza Italia, anche la discarica di Castel Firmiano, a causa del riporto del materiale della collina Pasquali, si sarebbe modificata causando un ostacolo per le procedure di atterraggio. «Ricordo — aggiunge Lillo — che in occasione della costruzione della caserma dei pompieri furono modificate le altezze perché non conformi con le norme di sicurezza ».
Gelido l'assessore Florian Mussner che, nei prossimi giorni, si metterà in contatto con la direzione bolzanina dell'Enac per vedere se vi siano contro indicazioni.
«Da parte nostra escludo nella maniera più assoluta che non siano rispettati gli adempimenti previsti dalle norme di sicurezza in vigore — tuona Mussner — . Anche per quanto riguarda la collina Pasquali. È vero che l'altezza si è modificata ma solamente in alcuni punti e non crea assolutamente un ostacolo. L'appalto è stato portato avanti bene ed i nostri tecnici sono stati particolarmente attenti». Mussner è stizzito perché in questo modo non si fa altro ritardare i lavori. «Dobbiamo stare attenti. Napoli docet — aggiunge — e se vogliamo evitare questo rischio dovremmo collaborare tutti insieme e non creare difficoltà ».
Enrico Barone



Doppio esposto contro l’inceneritore
Lillo (Forza Italia): è troppo vicino all’aeroporto, bisogna spostarlo
Alto Adige 16-05-08

 BOLZANO. Forza Italia non vuole l’inceneritore. Il coordinatore comunale degli azzurri Enrico Lillo ieri ha presentato due esposti - il primo alla Procura e il secondo all’Enac - nel quale contesta la decisione di realizzare il nuovo termovalorizzatore a Bolzano Sud.
 «La costruzione dell’impianto - denuncia Lillo - contrasta con le norme di sicurezza del volo previste dall’Enac perché il camino dell’inceneritore è alto 60 metri e la struttura 47,5, quando le norme dicono che nel raggio di 2,5 chilometri dell’aeroporto non possono esserci ostacoli più alti di 45 metri. Il tutto è aggravato dal fatto che nessuna richiesta, nemmeno di solo parere, è stata inoltrata all’ente preposto ad assicurare il rispetto delle norme di sicurezza di volo, cioè l’Enac. Segnaliamo inoltre che anche la discarica di Castel Firmiano si trova nel raggio di 2.500 metri dell’aeroporto ed è quindi necessario che anche questo ostacolo venga segnalato all’Enac per poter eventualmente aggiornare le carte di aeronavigazione: in ogni caso è importante assicurare la massima sicurezza ai passeggeri che volano su Bolzano».
 In attesa di una risposta da parte della Procura e dell’Enac, Lillo spiega che «riteniamo che una struttura aeroportuale adeguata per un territorio a forte vocazione turistica sia indispensabile e quindi bisogna valutare se adeguarlo in modo da permettere il traffico di aerei più grandi, oppure se mantenere l’inceneritore nell’attuale posizione e quindi spostare l’aeroporto».
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categoria:ambiente, inceneritore, aereoporto san giacomo
mercoledì, 07 maggio 2008

Ma il nuovo inceneritore è davvero necessario?

Alto Adige o7-05-08

 La sentenza del TAR che ha annullato la gara d’appalto per la costruzione del nuovo inceneritore avrebbe potuto essere l’occasione per un importante momento di riflessione per i nostri politici e amministratori. Invece nel silenzio generale ci si è semplicemente affrettati a bandire una nuova gara d’appalto. Rifondazione comunista si era unita al lungo elenco di associazioni, ambientaliste e non, che proponeva una pausa di riflessione per ripensare tutta la questione della produzione e dello smaltimento dei rifiuti. Bolzano, pur senza una eccezionale campagna informativa ed educativa, ha raggiunto un buon livello di raccolta dell’umido e la raccolta differenziata a partire da questo livello raggiunto sarà ulteriormente migliorata. Merano ha diffuso dei dati in cui rivela che, pur senza aver introdotto la raccolta dell’umido, ha raggiunto un livello di raccolta differenziata pari al 53% e quindi può migliorare ulteriormente. Con un maggior coinvolgimento e una maggiore informazione della popolazione possono aumentare le percentuali della differenziata e persino cominciare a diminuire le quantità di rifiuti prodotti. La riduzione della quantità di rifiuti dovrebbe essere la via principale da battere: se si vuole impedire che l’acqua trabocchi da una vasca è opportuno anzitutto chiudere il rubinetto. Ma se questo obiettivo viene sempre più perseguito la domanda che sorge spontanea e che si pongono gli amici di Ambiente & Salute è “Se le raccolte differenziate continuano ad aumentare e quindi se si riduce la quantità dei rifiuti da incenerire, nel nuovo inceneritore da 130.000 tonnellate cosa ci dovremmo bruciare?” E anche a noi viene spontaneo chiedere se chi ha proposto e continua caparbiamente a proporre il nuovo inceneritore di Bolzano ha in mente i reali interessi della popolazione che vive questa terra o quelli delle imprese industriali-finanziarie che ne progetteranno e organizzeranno i lavori. Per questo Rifondazione comunista chiede nuovamente che si ripensi seriamente a tutta la questione. I soldi pubblici appartengono a tutti noi cittadini e non devono essere usati per finanziare delle opere di cui è dubbia l’utilità e di cui non è sicura la non pericolosità per la salute.
Fabio Visentin Rifondaz. comunista Alto Adige
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categoria:ambiente, inceneritore
mercoledì, 07 maggio 2008


Inceneritore, manutenzione da record
di Massimiliano Bona
Alto Adige, 06 MAGGIO 2008

  BOLZANO. Per ogni mese di ritardo nella realizzazione del nuovo termovalorizzatore - per il quale è stata indetta la terza gara d’appalto (offerte entro il 4 giugno) - la Provincia paga 500 mila euro. «Le spese di manutenzione - spiega il direttore dell’ufficio rifiuti Giulio Angelucci - ammontano a 6 milioni l’anno, di cui 5 per quella ordinaria e 1, mediamente, per quella straordinaria. E questi costi aggiuntivi vanno a ricadere, inevitabilmente, sulle tariffe che pagano i contribuenti». Il progetto esecutivo del nuovo inceneritore è stato consegnato nell’aprile 2006, ma la prima gara è stata annullata nel maggio 2007. La seconda gara (81 milioni) è stata vinta a dicembre dall’Ati Atzwanger, ma il 22 febbraio il Tar l’ha annullata. La terza gara sarà quella buona?
 A premere per indire il terzo appalto è stato l’assessore provinciale ai lavori pubblici Florian Mussner, desideroso di ultimare nel minor tempo possibile il nuovo impianto, in grado di garantire standard ambientali più elevati dell’attuale: «Dopo l’annullamento della gara da parte del Tar - commenta Mussner - era doveroso attivarsi per indire il terzo appalto. Per la messa in funzione del termovalorizzatore bisognerà attendere la fine del 2010».
 I costi. Il desiderio di stringere i tempi si spiega anche con gli elevati costi dell’attuale struttura. La conferma è venuta ieri dal direttore dell’ufficio rifiuti Giulio Angelucci. «Stiamo spendendo parecchio denaro per allungare la vita dell’attuale inceneritore, che è in grado di garantire prestazioni inferiori al nuovo impianto. Anche a livello di emissioni». E i costi di manutezione, assicura Angelucci, incidono sulle tariffe pagate dai contribuenti. «Per la manutenzione ordinaria spendiamo 5 milioni, mentre per quella straordinaria dobbiamo mettere in conto un altro milione, ma col passare del tempo questo importo potrebbe anche aumentare».
 I tempi. La Provincia, nel bando d’appalto pubblicato lo scorso 7 aprile, ha previsto l’inizio dei lavori - posto che non vi siano ulteriori contenziosi - per l’autunno 2008.
 «Il termine per la consegna delle offerte - spiega Angelucci - è il 4 giugno, ma per l’aggiudicazione bisogna mettere in conto almeno un altro mese. E dall’aggiudicazione all’approntamento del cantiere passeranno altri 60 giorni. Ciò significa, in concreto, che dall’autunno di quest’anno potremmo slittare all’inizio del 2009».
 Il progetto. Nel nuovo impianto di termovalorizzazione verranno trattate 16,3 tonnellate/ora di rifiuti. Ciò significa che verranno prodotti 14,4 MW di energia elettrica e 5,9 MW di energia termica, che sarà immessa nel cunicolo di teleriscaldamento. A beneficiarne saranno pertanto 590 appartamenti, mentre il rifornimento di energia elettrica riguarderà ben 4.800 abitazioni. La Provincia ha spinto anche per assicurare una certa impostazione architettonica e l’intero complesso sarà diviso in tre corpi. Il camino sarà alto 60 metri e sarà ubicato nella parte sud. A nord è prevista la stazione di scarico dei rifiuti e ad est sorgerà una facciata di vetro che rivestirà l’edificio servizi. Per l’edificazione del termovalorizzatore saranno utilizzati 7.600 metri quadrati con una cubatura fuori terra di 176 mila metri cubi.
 Il modello. La Toscana ha approvato ieri le linee guida sui termovalorizzatori, che sono state stilate facendo riferimento alle migliori tecnologie presenti in Italia, ovvero Bolzano e Brescia.
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categoria:ambiente, inceneritore
martedì, 06 maggio 2008

Continuiamo così, facciamoci del male...
Quasi a farlo apposta, a pochi giorni dalla pubblicazione dell’ennesimo appello alla ragionevolezza,camini.jpg per un ripensamento complessivo delle politiche di gestione dei rifiuti in provincia- e in particolare rispetto alla costruzione del nuovo inceneritore di Bolzano -  sul quotidiano Alto Adige troviamo due notizie:
  1. un brevissimo trafiletto che ci annuncia la pubblicazione del nuovo bando di gara per la costruzione dell’inceneritore e
  2. il traguardo raggiunto dal comune di Merano che ha superato con la raccolta differenziata la quantità di rifiuti mandati all’inceneritore, raggiungendo il 53% di RD. E questo senza aver ancora introdotto la raccolta differenziata dell’umido!
Detto questo, sono d’obbligo alcune riflessioni.
Intanto stupisce il silenzio, mediatico e istituzionale, sotto cui è passata la nuova gara d’appalto , pubblicata già il 7 aprile scorso, soprattutto se si considera il clamore che ha suscitato la precedente gara d’appalto con l’annullamento del TAR. Di sicuro sollevare di nuovo la  questione inceneritore, come sempre quando si parla di grandi opere contestate dalla cittadinanza, è scomodo e controproducente per chi gestisce la “cosa pubblica” come se fosse l’orto di casa propria –ancor più in periodo preelettorale-. Con buona pace della trasparenza, della partecipazione e delle lacrime di coccodrillo “postume”!
Per quanto riguarda il nuovo traguardo di Merano, non può che fare piacere verificare come in una realtà a noi molto vicina un modello di gestione dei rifiuti con la raccolta porta a porta del rifiuto indifferenziato -e una tariffa calcolata in base al numero di svuotamenti del bidone- stia raggiungendo questi ottimi risultati. Quando si partirà anche a Merano con la raccolta dell’organico è possibile immaginare che la raccolta differenziata supererà il 60%. Per di più gli amministratori dell’ASM dichiarano che questa nuova raccolta non farà aumentare la tariffa pagata dai cittadini. Al contrario, la tariffa diminuirà grazie proprio all’aumento delle raccolte differenziate.
Ma Bolzano non vuole essere da meno. Così il nostro assessore all’ambiente, Klaus Ladinser, incoraggiato dalla risposta positiva dei bolzanini alla raccolta dell’organico, nel già citato articolo si sbilancia affermando che nel 2009 partiranno le prime sperimentazioni per la raccolta porta a porta anche a Bolzano. Non si chiede di meglio!
mafalda_pensando.jpg A questo punto sorge spontanea una domanda: se le raccolte differenziate nei centri più grandi della provincia continuano ad aumentare e quindi si riduce la quantità di rifiuti da incenerire, NEL NUOVO INCENERITORE DA 130.000 TONNELLATE COSA CI DOVREMMO BRUCIARE?
A voler pensare male, si potrebbe concludere che la costruzione dell’inceneritore non abbia nulla a che fare con le reali necessità di gestione dei rifiuti della nostra provincia. Una tale perseveranza si riscontra piuttosto quando ci sono in gioco forti interessi di lobbie politico-economiche.
Risulta difficile capire per quale motivo non sia possibile ripensare la gestione dei rifiuti basandosi sullo scenario attuale, invece che vincolare il nostro futuro a un megainceneritore per i prossimi 20/30 anni, con tutto ciò che questo dispensatore di veleni comporta.
Continuiamo così. Facciamoci del male…
Paola Dispoto 
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categoria:ambiente, inceneritore
venerdì, 25 aprile 2008


 La presentazione del terzo rapporto della Cipra internazionale «Noi Alpi! Uomini e donne ...
Casanova e Moroder sui temi dell’energia e tutela del paesaggio In sala assenti i politici: «Segnale della mancanza di collaborazione con chi punta sui prodotti naturali e la mobilità sostenibile»
Alto Adige, 25 APRILE 2008
  MARINA ROSSET


Istituzioni assenti.
 La mancanza di rappresentanti della Provincia non è passata inosservata all’occhio delle massime cariche della Cipra, a presentare il rapporto sono stati il vice presidente dell’associazione internazionale Helmuth Moroder, il presidente della sezione Italia Oscar del Barba e il vice presidente Luigi Casanova. E questa mancanza è stata resa ancor più significativa in quanto nel corposo tomo si ripete a più riprese che la parola chiave per sostenere le comunità alpine è “cooperazione”. E, per essere fruttuosa, essa si deve poggiare su una rete tra cittadini, istituzioni ed enti pubblici. Alla Cipra è dunque mancato l’interlocutore privilegiato, ovvero quello istituzionale, ma anche l’interlocutore più interessato e diretto, ovvero il singolo cittadino.
 Trasporti.
 Tra gli otto punti toccati dal rapporto, dalla tutela del paesaggio all’energia, a tenere banco è stata la questione dei trasporti. Nel testo si legge tra le righe che a nord delle Alpi le buone prassi sono più numerose. «Leggendo il rapporto, il Trentino non ci fa una figura brillante», ha ammesso il coordinatore Walter Nicoletti. Così in sala il dibattito ha valutato la ricaduta trentina e alto atesina degli esempi dell’area tedesca.
 Tra gli esempi italiani da imitare, la Cipra ha inserito la riqualificazione della ferrovia della Val Venosta. Con un investimento di 120 milioni di euro, come tiene a sottolineare Moroder che è anche uno dei padri dell’iniziativa, il progetto ha portato nel 2007 due milioni di passeggeri facendo aumentare il numero delle presenze nella valle del 3,3 per cento e convincendo ad usare il treno persone che avrebbero utilizzato mezzi privati (il 37 per cento del totale dei passeggeri).
 «Ed è l’unico treno italiano che può essere usato da persone disabili in totale autonomia», precisa Moroder. Non è mancata la puntualizzazione di Nicoletti: «Mentre in Trentino si parla solo di tunnel per trasporto su ruota valutando eventualmente se è meglio farlo un po’ più lungo o un po’ più corto». E qualcuno ha ricordato che la sola galleria di Mattarello è costata 140 milioni.
 Sulla questione Casanova precisa: «A Trento si è intervenuti con un potenziamento della Valsungana e un miglioramento della tratta Trento - Malè, ma ci sono altre idee che meriterebbero di essere vagliate, come la linea tra Rovereto e Arco o quella tra Val di Fiemme e Val di Fassa».
 Mobilità sostenibile.
 Sentendo elogiare l’esempio di un’azienda del Lichtenstein che assegna dei premi ai dipendenti che vanno al lavoro in bicicletta, non è mancato chi ha pensato all’iniziativa del Comune di Trento che premierà i dipendenti che useranno questo mezzo. «Mi sembra una cosa paradossale», tuona un ambientalista che si definisce rivoluzionario. «Il premio è la salute, perché fare due pedalate fa bene al nostro corpo e non ci dovrebbe essere bisogno di nessun altro incentivo».
 La cooperazione.
 Tra gli altri punti, anche quello sull’agricoltura di montagna ha avuto un suo risvolto locale. «La rete di piccole cooperative trentine sta degenerando i suoi valori senza andare incontro alle esigenze delle piccole aziende. E’ tempo che si ritrovi questa strada», dice uno dei presenti.
 Concorda Casanova che cita l’esempio di un’azienda agricola di Brentonico che non ha trovato sensibilità nelle istituzioni locali volendo avviare una mensa bio come quella friulana premiata dalla Cipra con una menzione nel rapporto.
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categoria:ambiente, ferrovia, trasporto gommato
sabato, 01 marzo 2008


 Lo smog soffoca Oltrisarco e Laives

Pm10 sopra il limite da dieci giorni: valori doppi a quelli consentiti dalla legge
Alto Adige, 01 MARZO 2008

 BOLZANO. Le polveri non calano e torna il rischio blocco per domenica. Ma a spazzare le Pm10 dovrebbe arrivare, provvidenziale, il Föhn, atteso da mezzogiorno in poi. Il vento dunque dovrebbe scongiurare ulteriori limitazioni al traffico, ma intanto a Oltrisarco e Laives monta la protesta: in via Claudia Augusta da dieci giorni la centralina registra valori sopra il limite, sono stati toccati addirittura i 100 microgrammi per metro cubo, il doppio del massimo consentito. Idem a Laives. Il protocollo però è chiaro: il blocco auto scatta solo se a superare il limite è la media tra le centraline di Laives e piazza Adriano.
 Prima il dato generale: ieri Provincia e Comune hanno comunicato che domenica potrebbe scattare il blocco alla circolazione per i veicoli più inquinanti. Da quattro giorni infatti le Pm10 sono oltre il limite massimo dei 50 microgrammi per metro cubo. Il 26 febbraio il valore è stato pari a 77, 71 il valore di martedì e 81 quello di giovedì e anche ieri nel tardo pomeriggio le Pm10 erano ancora sopra il limite. Se la situazione non dovesse migliorare, allora domenica scatterà il blocco dalle 7 alle 19 per tutti i veicoli Euro 0 e Euro 1, i diesel non dotati di filtro fap omologato e tutti i motoveicoli e ciclomotori a due tempi, anche se catalizzati. Ma la buona notizia è che tutto fa presagire che la situazione migliorerà, come afferma il direttore del laboratorio di chimica fisica dell’Appa Luca Verdi: «Il servizio meteo prevede che da mezzogiorno in poi arriverà il Föhn che dovrebbe spazzare anche il fondovalle. In questo caso ci sono buone possibilità che le Pm10 tornino sotto il limite». La decisione finale sarà presa soltanto oggi, ma le probabilità di un divieto domenicale sembrano piuttosto scarse.
 Il problema delle Pm10 però resta e in questo periodo colpisce in maniera maggiore Laives e Oltrisarco. Da dieci giorni le centraline montate in via Claudia Augusta e in zona Galizia registrano valori superiori al limite. «Siamo preoccupati», dice il presidente della circoscrizione Oltrisarco Giovanni Barborini. Ma il sindaco di Laives Giovanni Polonioli allarga le braccia: «Il blocco al traffico non possiamo deciderlo noi: scatta solo se è superiore al limite la media dei valori registrati al Galizia e in piazza Adriano a Bolzano».
 Infatti è proprio così. Se in passato era sufficiente il superamento del limite anche di una sola centralina, ormai ha valore ufficiale soltanto la media della conca Bolzano-Laives, che si ottiene appunto con i dati delle centraline di piazza Adriano e di Laives. È solo questo il valore che conta, quello di via Claudia Augusta serve più che altro come monitoraggio, e non comporta il blocco del traffico nemmeno il superamento dei limiti in una sola delle due centraline che “fanno media”. Gli abitanti di Oltrisacro però sono preoccupati: «La situazione - attacca Pietro Frigato - è drammatica e chi dice che la situazione migliora non dice il vero. La realtà è sotto gli occhi di tutti, le Pm10 sono alle stelle». Sulla stessa linea l’intervento di Alessandro Cosi, che abita a San Giacomo e che ha scritto al direttore dell’Appa Luigi Minach e al sindaco di Laives Polonioli chiedendo di prendere dei provvedimenti: «I cittadini di Laives e Oltrisarco - afferma - stanno respirando il 100% degli sforamenti e non la media».
 Ma di provvedimenti ad hoc per ora non se ne parla. «Credo che sia più giusto fare la media delle due centraline, perché in questo modo si ha un dato migliore», dichiara Polonioli. Nemmeno Barborini se la sente di proporre soluzioni alternative («sono i tecnici che devono trovarle, ma è indubbio che qualcosa bisogna fare per tutelare la salute di tutti, anche se formalmente rispettiamo i limiti», afferma il presidente del quartiere), mentre Verdi spiega che la situazione di Oltrisarco è anomala, e che questo non dipende solo dalla vicinanza della zona industriale: «È la morfologia del quartiere che è particolare. Il Virgolo fa ristagnare l’aria e quindi le componenti inquinanti si accumulano. A ciò va aggiunto che da diversi giorni il tempo è molto stabile: con queste condizioni meteo, la distribuzione delle Pm10 è abbastanza omogenea tra Bolzano e la Bassa Atesina con una tendenza a peggiorare verso sud». (mi.m.)
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categoria:ambiente

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