mercoledì 18 gennaio 2012

Salute 2


mercoledì, 07 dicembre 2011



Etichette, nuove norme

BOLZANO. È stato recentemente pubblicato un nuovo regolamento UE per l’etichettatura di prodotti alimentari che si applicherà nel 2014. Obiettivo del regolamento è garantire una migliore informazione al consumatore. Le novità obbligheranno molti produttori a rivedere le loro etichette sugli alimenti. Le linee guida della nuova etichettatura non sono però ancora del tutto definite. Le disposizioni contenute nel regolamento UE n. 1169/2011 si applicano dal 13 dicembre 2014. Per la prima volta è stato definito esattamente quali caratteri sono leggibili e quali invece troppo piccoli per le etichette. Un’altra novità importante è l’indicazione obbligatoria dei valori nutritivi a decorrere dal 13 dicembre 2016. La dichiarazione di tali valori è già prescritta per i prodotti che riportano informazioni nutrizionali quali “a basso contenuto di grassi” o “ricco di vitamine”. Dal 2014 sarà inoltre obbligatorio utilizzare un nuovo layout che non elencherà le fibre, ma che dovrà invece riportare la quantità di sale utilizzata.
 L’obbligo della dichiarazione nutrizionale non si applica agli alimenti, compresi quelli confezionati in maniera artigianale, forniti direttamente in piccole quantità al consumatore finale o a strutture di vendita al dettaglio.
 Il nuovo regolamento indica anche i requisiti linguistici delle etichette di prodotti alimentari.

Alto Adige 7-12-11
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martedì, 06 dicembre 2011



Vaccinazioni benemerite Ma serve di più obbligare o è meglio convincere?

Le vaccinazioni obbligatorie, costituiscono una privazione della libertà individuale a favore dell’interesse della collettività. Anche tra i fautori delle vaccinazioni non manca però chi è contrario alla obbligatorietà delle stesse. Tra questi c’è il direttore della rivista indipendente Dialogo sui Farmaci, M. Valsecchi. In sintonia con ciò che dice Platone nelle “Leggi “, egli è del parere che il medico degli uomini liberi, diversamente dal medico degli schiavi citato da Platone, non deve costringere il paziente ma convincerlo. Su questa base dal 2008 la Regione Veneta ha sospeso la obbligatorietà delle vaccinazioni per difterite, tetano, poliomielite, epatite B.
 Il consenso dei cittadini a questa policy negli ultimi 3 anni confermerebbe che la persuasione paga più della coercizione. Tre sono nell’esperienza veneta i profili di popolazione per quanto attiene alle vaccinazioni. Il primo riguarda il 90-95% dei cittadini che mostra di aver fiducia nelle vaccinazioni suggerite dai pediatri o dai servizi sanitari ad hoc. Tale gruppo non occorre obbligarlo, è già convinto e basta tenerlo aggiornato, confermando le conseguenze assolutamente positive della vaccinazione, la significativa riduzione/scomparsa delle relative malattie infettive e la esiguità delle reazioni avverse.
 Un secondo gruppo, tra il 2-3%, è costituito in media da persone di cultura e reddito medio alti, “largamente informatizzate, titubanti e parzialmente diffidenti rispetto alle vaccinazioni, anche se prive connotazioni ideologiche marcate”. Con tali soggetti è possibile interagire e, se l’informazione è fatta bene, essi possono venire convinti a cambiare “a ragion veduta” il precedente atteggiamento. Problematico è il terzo gruppo, anch’esso intorno al 2%, spesso di estrazione sociale medio alta, contrassegnato da un atteggiamento genericamente diffidente/ostile nei confronti della sanità pubblica.
 Si tratta -dice Valsecchi- di soggetti”connessi a circuiti informativi molto orientati”. Le stesse persone sono di solito contrarie agli organismi geneticamente modificati, temono lo smog elettromagnetico, e ricorrono periodicamente alle medicine alternative (ma principalmente quando i malanni sono lievi, come risulta chiaro da una rilevazione del nostro ufficio provinciale di statistica).
 Discutere con questo gruppo è una “mission impossible”, benché per i fans della libertà individuale senza se e senza ma, pure le scelte dei “refrattari” vanno rispettate.
 Chi scrive, invece, diversamente da Valsecchi, qualche dubbio ce l’ha circa la non obbligatorietà di vaccinazioni per infezioni gravi: una mancata vaccinazione specifica, infatti, non mette a rischio solo chi la rifiuta e si infetta, ma anche gli altri, cioè tutti noi.

Alto Adige 6-12-11
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mercoledì, 30 novembre 2011



Spese per il dentista, come risparmiare con la prevenzione

BOLZANO. Portafoglio che piange: come affrontare le spese per il dentista? Prevenzione e regolari visite di controllo sono un modo per risparmiare. La stragrande maggioranza degli altoatesini preferisce affidarsi alle cure di professionisti privati. Si approfitta invece poco o nulla delle prestazioni odontoiatriche offerte dalla sanità pubblica. Sono però in aumento le famiglie che non sono in grado di sostenere gli alti costi di una cura dentistica presso privati, anche se, almeno in parte, il Servizio sanitario provinciale rimborsa detti costi. “La prevenzione fa risparmiare”, afferma il dentista dottor Stefano Bianconi, relatore dell’incontro odierno, ore 17, presso Infoconsum in via Dodiciville, organizzato dal Ctcu. Le fila di coloro che faticano ad arrivare a fine mese si ingrossano ogni giorno di più. I prezzi aumentano, mentre redditi e pensioni rimangono invariati e non garantiscono il tenore di vita raggiunto. Il Centro Tutela Consumatori ed Utenti organizza a questo scopo gli “incontri del mercoledì”, dove si potrà discutere apertamente di denaroa tutela del consumatore.
Alto Adige 30-11-11
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venerdì, 25 novembre 2011



Ora l’anziano si controlla a distanza

BOLZANO. Bolzano è sempre più anziana e deve cercare l’aiuto della tecnologia per non strozzare i budget sociali nelle spese di assistenza. Il Comune ora lancia la casa domotica: sensori Ibm installati negli appartamenti per vigilare sugli anziani e il loro stato di salute.
 Oggi un bolzanino su cinque è over 65 e tra dieci anni ogni 100 giovani o adulti si registreranno 169 senior. Considerando che già ora il Comune spende 2,3 milioni di euro per l’assistenza domiciliare, si è resa necessaria la ricerca di metodi alternativi individuati nella tecnologia del progetto “Abitare sicuri”. Attraverso una sinergia con la Ibm, il piano prevede l’installazione di sensori nelle abitazioni degli anziani che permettano di registrare e rilevare dati di varia natura. Prevenire perdite di gas, acqua o fumo, ma anche registrare tassi di umidità, fumo e monossido di carbonio, permette di ricostruire, attraverso smart phone e computer, quadri generali dettagliati su bisogni e abitudini delle singole persone semplificando anche eventuali interventi in ambito sanitario. Posto che le ore erogate per cura, igiene e aiuto domestico non possono essere sostituite dall’high tech, ecco che la voce su cui potrebbero insistere i risparmi del progetto è quella dell’attività socio-geriatrica. «Complessivamente - spiega l’assessore alla politiche sociali Mauro Randi - spendiamo per questo capitolo 368.640 euro che diventeranno 380.252 nel 2016. Virando sulla tecnologia e chiedendo un canone di 20 euro mensili dovremmo far fronte a un esborso iniziale di 241.000 euro, ma di soli 18.600 euro di gestione annuale. In sostanza nel 2012 risparmieremmo “solo” 91.540 euro, ma da lì in poi ogni anno potremmo accantonare 320.000 euro in più per altre attività di Assb». Il risparmio, insomma, è di quelli consistenti dato che addirittura il 58,4% delle problematiche degli anziani a Bolzano sono proprio di natura assistenziale, a fronte del 14,3% di problemi di salute e 11% di non autosufficienza. Collateralmente la speranza «è di consentire agli anziani di vivere più a lungo nella propria abitazione favorendone il benessere. Dobbiamo anche considerare, al di là degli scontati auspici di buona salute, che ogni ricovero nel reparto di geriatria ha una durata di 9,2 giorni per un costo unitario di circa 4.600 euro». L’indotto di “Abitare sicuri”, insomma, sembra garantito. (a.c.)
Alto Adige 25-11-11
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domenica, 20 novembre 2011



«Caritas unica, basta divisioni»

BOLZANO. Nel giorno dell’incontro ufficiale con la Caritas diocesana, il vescovo Muser ha scelto di partire dalla Casa Emmaus di Laives, il centro di accoglienza per i malati di Aids. La visita avviene in occasione del giorno di Santa Elisabetta, patrona di Caritas e di tutte le società caritatevoli. Nella stessa occasione di primo incontro ufficiale, il suo predecessore, Karl Golser sorridendo sorprese tutti dicendo “credevo di avere una sola Caritas e mi accorgo di riceverne due”, riferendosi alla doppia natura dell’organizzazione per gruppi linguistici. Muser raccoglie il testimone con l’annuncio di definitiva unificazione delle due anime. «In futuro esisterà una sola Caritas in questa diocesi, sarà una delle priorità del mio mandato, per noi esiste solo l’uomo, altre distinzioni sono superflue». L’operazione avrebbe la doppia valenza di avvicinamento simbolico dei cattolici ora divisi per etnie, e di ottimizzazione della macchina del volontariato, per rendere il suo intervento più efficace. «Non si è mai vista una Caritas con una struttura del genere - sorride Muser - non ce n’è il bisogno». Il vescovo si è fermato per qualche ora tra i malati, ha pranzato con loro e ha celebrato l’eucarestia. Intorno si è formata un’atmosfera informale, accompagnata da canti gospel e tante strette di mano con le autorità. ‹‹Sono vescovo da sole sei settimane - ha detto Muser ai due direttori Caritas Renato Bertuzzo e Heiner Schweigkofler - e sto incontrando tante persone, però oggi per me è un giorno speciale, mi sento grato e orgoglioso del lavoro della Caritas nella nostra provincia».
 Il volontariato cattolico come distintivo. «La Caritas non è solo strutture e servizi è la carta d’identità della nostra chiesa, è l’elemento di bontà verso il prossimo in cui tutti dobbiamo riconoscerci». Perché la bontà non è qualcosa di teorico, precisa il pastore, ‹‹lo vedete qui, oggi, quanto sia reale››. Ma nemmeno la Caritas può tutto, ammette il vescovo citando Sant’Agostino durante l’omelia nella cappella della casa di accoglienza dei sieropositivi, ‹‹quando ci ritroveremo davanti al giudice supremo, non ci saranno mille domande a cui rispondere ma una soltanto, “hai amato?”, io auguro a tutti noi avere per quel giorno la risposta giusta». Il volontariato come tracciato da seguire, l’amore fraterno come soluzione finale. «D’altronde, come disse san Francesco de Sales, patrono dei giornalisti, Dio si è fatto uomo, mica angelo». (ri.va.)
Alto Adige 20-11-11
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mercoledì, 16 novembre 2011



Prevenzione: nell’Asl nasce il Dipartimento unificato

BOLZANO. Nasce il Dipartimento di prevenzione all’interno dell’Azienda sanitaria. Lo ha deciso la giunta provinviale. Coordinerà tutte le misure di prevenzione e fungerà da unico punto di riferimento del settore. «In tal modo non ci saranno più sovrapposizioni e verranno impiegate al meglio le risorse. L’obiettivo è attribuire alla prevenzione sanitaria il ruolo di rilevanza che le spetta», commenta l’assessore Theiner. Fanno parte del Dipartimento di prevenzione i servizi di igiene e sanità pubblica dei comprensori sanitari, il servizio di medicina del lavoro, il servizio di medicina sportiva, il servizio di dietetica e nutrizione clinica, il servizio pneumologico, il servizio veterinario e la sezione di medicina ambientale. Il dipartimento stila un progrmma annuale e coordina e collabora a progetti promossi anche da altre istituzioni. Accanto ai tradizionali interventi preventivi quali vaccinazioni e diagnosi precoce saranno anche messi in atto provvedimenti per la prevenzione delle malattie cronico-degenerative, dell’insorgenza di tumori e per sensibilizzare sui possibili inquinanti ambientali.
Alto Adige 16-11-11
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categoria:salute
martedì, 15 novembre 2011



«Mai più licenze vicino a scuole o centri giovanili»

BOLZANO. Durnwalder è soddisfatto della decisione della Corte Costituzionale che ha respinto il ricorso del Governo contro la normativa altoatesina in tema di sale da gioco: «Le licenze potranno essere assegnate solo ad esercizi che distano più di 300 metri da scuole e centri giovanili».
 Fabiola Petilli - direttrice dell’Ufficio licenze del Comune - spiega che in città nessuna sala da gioco rischia nulla perchè la Provincia - nell’ultimo anno - non ha mai concesso licenze in un raggio inferiore ai 300 metri da luoghi che riteneva sensibili.
 La legge provinciale sull’assegnazione delle licenze alle sale da gioco era entrata in vigore nel dicembre 2010, ma su di essa pendeva la spada di Damocle del ricorso presentato dal Governo per conflitto di competenze.
 Ora, sul tema, si è pronunciata la Corte Costituzionale che ha respinto il ricorso di Roma dando di fatto il definitivo via libera alla normativa provinciale.
 «Siamo molto soddisfatti per l’esito della vicenda - spiega il presidente - in quanto ora possiamo intervenire in maniera concreta contro il proliferare delle sale da gioco anche nelle immediate vicinanze di strutture sociali e scolastiche».
 In sostanza, la legge provinciale prevede che, a tutela di gruppi di persone considerati particolarmente sensibili e in un’ottica di prevenzione alla dipendenza dal gioco, le licenze per sale da gioco possano essere concesse a condizione che le stesse si trovino a non meno di trecento metri di distanza da strutture scolastiche, centri giovanili, luoghi di ritrovo particolarmente frequentati dai ragazzi, sedi e sportelli dei servizi sociali e sanitari.
 Durnwalder chiudendo il suo discorso ha anche ricordato che «oltre ad avere effetto su tutte le nuove licenze il provvedimento vincolerà anche il rinnovo quinquennale delle licenze attualmente in vigore».
Alto Adige 15-11-11
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lunedì, 14 novembre 2011



Sale giochi e limite di 300 metri da obiettivi sensibili

BOLZANO. Sale giochi e limite di 300 metri da obiettivi sensibili come scuole, centri giovanili ecc. La Corte costituzionale salva la legge provinciale impugnata da Berlusconi.
 Con la sentenza numero 300 del 9 novembre 2011 la Corte costituzionale ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale degli articoli 1 e 2, comma 2, della legge della Provincia di Bolzano 22 novembre 2010 recante “Disposizioni in materia di gioco lecito”, sollevata dal presidente del consiglio dei ministri Berlusconi. Traduce l’ex consigliere provinciale dei Verdi Cristina Kury: «La corte costituzionale conferma la legittimità della legge provinciale che prevede un divieto di autorizzazione di sale giochi se ubicate in un raggio di 300 metri da istituti scolastici, centri giovanili o strutture operanti in ambito sanitario o socio assistenziale». Per questo i Verdi chiedono la revoca immediata di tutte le licenze rilasciate a partire dal 22 novembre 2010 che sono in netto contrasto con il divieto previsto dalla legge; che i comuni esercitino il loro controllo sul rispetto delle leggi; che la giunta provinciale individui altri luoghi sensibili in cui non può essere concessa l’autorizzazione per l’esercizio di sale da gioco, come prevede la stessa legge provinciale. La politica «di fronte al problema della proliferazione delle sale gioco si è spesso nascosta dietro la scusa di non potere fare niente. Da adesso è chiaro: chi non agisce non vuole agire!». (da.pa)

Alto Adige 14-11-11
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categoria:salute
lunedì, 14 novembre 2011


“NO ALCOL DAY”

Lunedì 14 novembre: rinunciate alle bevande alcoliche

L’etichettatura delle bevande alcoliche va migliorata quanto prima
Le Associazioni dei Consumatori Italiane hanno indetto un “NO ALCOL DAY” in data 14 novembre 2011. Scopo dell’iniziativa è focalizzare l’attenzione su due diritti fondamentali, ovvero la salute e l’informazione dei consumatori, ambedue compromessi dagli incomprensibili privilegi nell’etichettatura delle bevande alcoliche. Il Centro Tutela Consumatori Utenti (CTCU) sostiene questa iniziativa, ed invita i cittadini-consumatori a rinunciare al consumo di alcol in tale data.
In particolare l’iniziativa è volta a sollecitare una corretta informazione ed etichettatura dei rischi collegati al consumo di alcol.
Ogni giorno in Europa più di 500 persone muoiono uccisi da patologie alcol correlate, e tra queste si evidenziano le più diffuse forme di cancro. Da anni l'OMS individua nell'alcol una pericolosissima sostanza che distrugge la vita umana e nell'ottobre 2010 ha inserito le bevande alcoliche tra le sostanze certamente cancerogene come l'amianto, il fumo e il benzene. Tale livello di pericolosità per la salute del popolo europeo è dopo il fumo il secondo fattore di rischio.
E' come se ogni anno uno tsunami della portata di quello che nel 2004 ha colpito le coste indonesiane si abbattesse sulle città e sui paesi d'Europa. Ebbene di fronte a questo devastante fenomeno – purtroppo intimamente collegato a comportamenti profondamente radicati nella cultura dei popoli europei - ancora troppi sono i ritardi, i silenzi e le omissioni che vengono compiute dalle istituzioni, prime fra queste l'Europarlamento (in data 6 luglio 2011) e la Direzione Generale per la Tutela dei Consumatori – DG SANCO (in data 8 aprile 2011) che hanno rinviato al 2014 l'obbligo per le bevande alcoliche di una adeguata etichettatura che informi i consumatori nonostante sia urgente intervenire in presenza dei gravi rischi per la salute che la loro assunzione comporta. Di fronte a questi rinvii esprimiamo tutta la nostra più viva preoccupazione e invochiamo un rapido ripensamento che assicuri una reale protezione della nostra salute, in quanto bene supremo protetto dai Trattati Europei e dalle costituzioni di tutti gli stati membri. Auspichiamo che al più presto gli organismi comunitari rivedano la propria posizione e chiediamo loro che introducano con chiarezza l'obbligo di informare i consumatori della pericolosità delle bevande alcoliche inserendo nelle etichette precise indicazioni ne più ne meno simili agli stessi warning che compaiono sui prodotti contenenti tabacco.
“L’alcol è si profondamente radicato nella nostra cultura e nella nostra economia, ma è anche la sostanza che crea maggiore dipendenza. Per questo motivo sia l’etichettatura che la pubblicità devono avvisare dei rischi per la salute in caso di suo abuso” commenta così Walther Andreaus, direttore del CTCU. “Con questa iniziativa si vuole creare una cultura di prevenzione nell’uso di sostanze alcoliche”.
Già nel 2008 il CTCU si era adoperato in sede legale per l’introduzione obbligatoria di avvisi di avvertenza sulle confezioni di bevande alcoliche. I giudici avevano però respinto le istanze del CTCU.

Centro Tutela Consumatori Utenti
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domenica, 13 novembre 2011



Federfarma, campagna per la misurazione del tasso glicemico  

OLZANO. Federfarma Bolzano organizza, per la settimana da domani al 18 novembre in occasione della Giornata mondiale del diabete - il 14 novembre - una campagna gratuita di automisurazione della glicemia nelle farmacie della provincia aderenti all’iniziativa. In questi giorni i soggetti a rischio potranno effettuare gratuitamente nelle farmacie aderenti un autotest per la determinazione del glucosio nel sangue. «Il diabete è una delle patologie più diffuse ed in costante aumento nel mondo occidentale, ed è caratterizzata da un aumento dei valori della glicemia (concentrazione di glucosio nel sangue)», afferma il dottor Luca Collareta, presidente di Federfarma Bolzano. L’autotest non consente assolutamente di effettuare una diagnosi di diabete che richiede accertamenti più approfonditi, ma per valori superiori a determinate soglie il farmacista inviterà il paziente a rivolgersi al proprio medico curante. La campagna rappresenta un concreto segnale delle farmacie per sensibilizzare nei confronti di una patologia particolarmente diffusa ed in costante aumento.

Alto Adige 13-11-11
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giovedì, 03 novembre 2011



Ipertensione, scoperta la «chiave»

 ROMA. Un punto a favore della scienza nella lotta contro l’ipertensione, patologia che affligge un quarto della popolazione adulta nel mondo occidentale e che rappresenta uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. Un team di ricercatori dell’Università di Sidney in Australia ha infatti «svelato» uno dei meccanismi chiave alla base dell’insorgenza della malattia, aprendo così la strada a future, possibili nuove cure.
 La ricerca (guidata da Brian Morris, docente di scienze mediche molecolari dell’ateneo, e pubblicata sulla rivista Hypertension) è la prima del suo genere ad usare reni umani, donati da 42 pazienti malati di cancro a cui erano stati asportati per ragioni mediche. Finora nessuno aveva potuto studiare reni umani di pazienti ipertensivi, mentre l’equipe di Morris ha potuto utilizzare le ultime tecnologie genomiche per sondare questi organi e scoprire la dinamica dell’espressione dell’intero genoma nell’ipertensione umana.
 Così, i ricercatori hanno fatto luce sul ruolo di una proteina, l’enzima renina prodotto appunto dai reni, che fa scattare la patologia. Si tratta di una ricerca «importante - sottolinea l’internista e nefrologo Dario Manfellotto, direttore del Centro di fisiopatologia clinica dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma - che apre la strada a nuovi farmaci mirati a controllare la renina e, quindi, l’ipertensione». Ovvero, farmaci mirati a bloccare alla fonte l’espressione della renina. Tuttavia, avverte l’esperto, «la strada è ancora lunga e ci vorranno degli anni per raggiungere l’obbiettivo». In Italia gli ipertesi sono almeno 15 milioni, con una ricaduta in termini di mortalità di circa 240 mila decessi l’anno. Si tratta di una malattia in crescita a livello mondiale.

Alto Adige 3-11-11
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domenica, 30 ottobre 2011



«Olive ripiene di mandorle a rischio botulino»

BOLZANO. L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige vieta alla popolazione di mangiare le olive ripiene alle mandorle commercializzate dalla ditta “Bio Gaudiano” in vasetti di vetro da 314 ml. Il prodotto, spiega una nota dell’Asl, potrebbe contenere tossina del “bacillus botulinus” ed essere causa di una grave tossinfezione. «Il divieto rimane in vigore fino alla conclusione degli accertamenti». L’Asl ha fatto sua una direttiva del ministero della Salute - scattata dopo l’allerta della commissione europea attivata per due persone ricoverate in un ospedale della Finlandia - che segnala appunto la presenza di tossina botulinica nel lotto di olive bio con mandorle “Bio Gaudiano” di cui risulta produttore la società cooperativa agricola G.M.G. a r.l. dei F.lli Gaudiano, Cerignola (Fg). Prodotto che risulta venduto anche via internet attraverso un sito web. Il ministero precisa, infatti, che a seguito dei controlli ufficiali preposti dalle autorità sanitarie, è stata riscontrata la presenza di tossina botulinica in olive bio con mandorle confezionate in vasetti di vetro da 314 ml, identificate con lotto H2510X, TMC 9/2012. Le autorità sanitarie competenti, ricordano che la presenza di tossina botulinica può essere pericolosa per la salute dei consumatori, con esiti a volte fatali.
 Il trattamento della tossina botulinica è possibile solo con la somministrazione di un’antitossina nelle prime ore dalla comparsa dei sintomi e il recupero è molto lento. La maggior parte dei pazienti va incontro a guarigione dopo settimane o mesi di terapia di supporto. A seconda della dose di tossina ingerita, le manifestazioni cliniche variano da una sintomatologia sfumata a casi molto severi che possono concludersi anche con un esito fatale (circa il 5%).
Alto Adige 30-10-11
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lunedì, 10 ottobre 2011



Sempre più in sovrappeso, l’Azienda sanitaria informa sui pericoli dell’obesità

BOLZANO. Oggi «Obesity day» in tutta Italia e anche il Servizio di dietetica e nutrizione clinica del Comprensorio sanitario di Bolzano (primario Lucio Lucchin) partecipa anche quest’anno alla manifestazione allestendo uno stand informativo nell’atrio dell’ingresso principale dell’ospedale di Bolzano (orario: dalle ore 9 alle ore 16). Sarà possibile ricevere informazioni riguardo a: peso ragionevole, obesità e rischi correlati, terapie possibili.
 Indagini epidemiologiche hanno dimostrato che la prevalenza del sovrappeso e dell’obesità sono in progressivo e costante aumento in quasi tutti i Paesi del mondo. Nella maggior parte dei Paesi europei l’obesità è triplicata negli ultimi 20 anni. In Italia circa il 44% delle persone adulte ha problemi di peso in eccesso, un 10% è obeso. In Alto Adige le persone adulte in sovrappeso sono più di 90.000 e quelle obese più di 20 mila (Studio “Passi”). In costante crescita anche il sovrappeso nei bambini e negli anziani. L’obesità non è solamente un problema estetico, ma favorisce la comparsa di molte malattie come il diabete (sovrappeso ed obesità sono responsabili per l’80% dei casi di diabete mellito tipo 2), l’ipertensione, l’arteriosclerosi ed alcuni tipi di tumori. Inoltre l’aspettativa di vita di un soggetto obeso è ridotta rispetto al normopeso. L’Oms (organizzazione mondiale della salute) già nel 1997 ha dichiarato l’obesità “malattia sociale”, iscrivendola fra le 10 emergenze sanitarie del millennio. La prevenzione e la cura di questa patologia cronica debbono quindi far parte delle politiche sanitarie nazionali e provinciali.
 L’associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi) ha così organizzato anche quest’anno il 10 ottobre 2011 l’undicesima Giornata per la prevenzione e la cura dell’obesità, coinvolgendo più di 100 Servizi di nutrizione clinica.
Alyo Adige 10-10-11
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domenica, 09 ottobre 2011



Tumore al seno, è il mese della prevenzione

BOLZANO. Ottobre: mese della prevenzione del tumore al seno e «mamazone» è, come sempre, in prima linea nella lotta a questo genere di tumore. Capire - agire - passare parola. Questo è il motto della 4a Conferenza sul tumore al seno “paziente diplomata”, organizzata dall’associazione altoatesina “mamazone - Donne e ricerca contro il tumore al seno”, che si terrà sabato 15 ottobre 2011 all’Eurac nel capoluogo altoatesino.
 “Anche quest’anno nel mese di ottobre noi di mamazone Alto Adige vogliamo sensibilizzare ed informare sia donne sane che donne affette dal carcinoma alla mammella”, sottolineano Martina Ladurner, Erika Laner e Ursula Goldmann-Posch. Il tumore al seno rimane la causa di morte più frequente nelle donne. Ma nel contempo diminuisce la mortalità grazie ad una diagnosi precoce ed a terapie con farmaci di ultima generazione. mamazone lancia nuovamente la richiesta di un programma di screening mammografico già a partire dai 40 anni di età. Inoltre, mamazone richiede terapie conformi a precisi standard qualitativi e un follow-up a misura della paziente. Con la conferenza “paziente diplomata”, mamazone sostiene tutte le donne in cura a diventare pazienti informate ed attive. In 8 relazioni verranno illustrati, in un linguaggio semplice alla portata anche dei non esperti in materia, i progressi nella ricerca e le terapie moderne. Rinomati relatori provenienti dall’Italia e dall’estero presenteranno i più recenti aggiornamenti e risultati raggiunti in materia di diagnostica e terapia del carcinoma della mammella. Per informazioni/iscrizioni: info@mamazone.it - www.mamazone.it - 335 6506353.
Alto Adige 9-10-11
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sabato, 01 ottobre 2011



Ospedale, scatta il piano abbatti-code

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Scatta a ottobre il piano per abbattere le liste d’attesa in Otorinolaringoiatria, Oculistica, Ortopedia e Dermatologia. Il direttore dell’Asl - Andreas Fabi - pagherà 75 euro lordi ai medici per ogni ora di lavoro in più: «Cerchiamo di soddisfare le esigenze dei pazienti».
 La giunta ha stabilito, infatti, che entro il 2011 l’Asl dovrà riuscire a garantire il 95% delle visite specialistiche entro 60 giorni. Se non ci riuscirà l’Azienda pagherà al cittadino la visita privata.
 Fabi in questi mesi ha lavorato per far rientrare l’emergenza che preme soprattutto a Bolzano ed a Merano e adesso il San Maurizio è pronto a partire.
 «Siamo riusciti a quagliare anche grazie a Walter Pitscheider, coordinatore sanitario di Bolzano, che ha lavorato molto bene ed è riuscito a trattare con i primari ed i singoli professionisti. Posso dire che nel reparto di Otorinolaringoiatria (93 giorni di attesa) abbiamo trovato quattro medici disposti a lavorare in più, in Oculistica (156 giorni) ci hanno detto sì in due, in Dermatologia (98 giorni) quattro medici ed in Ortopedia (88 giorni), tre».
 Quanto vi costerà il piano abbatti-liste solo a Bolzano? «Su per giù 20 mila euro al mese, non sono tanti. Se il paziente ricorresse ad un medico privato, che noi ci vedremmo costretti a rimborsare, spenderemmo molto di più».
 E quanto vi costerà il piano per abbattere le liste in tutti gli ospedali dell’Alto Adige? «Ho fatto due conti, posso dire più di un milione di euro l’anno». Dottor Fabi, basteranno i professionisti che avete trovato per abbattere le code a Bolzano o dovrete chiedere aiuto alle cliniche private? «Il piano ci permettere di offrire ai pazienti diverse centinaia di visite in più ma dovremo chiedere aiuto. Ringrazio la Dermatologia che ad inizio d’anno contava più di 230 giorni d’attesa che è scesa a 98 ma mi rendo conto che i medici non possono scoppiare». Che branche avranno bisogno anche dei privati? «Otorino, oculistica, dermatologia e riabilitazione». L’ortopedia no? «Credo che ce la possa fare da sola». Avete intenzione di affidare le prestazioni ai privati facendo delle gare? «No, complicherebbe di troppo la questione». Il sindacato Anaao ricorda però che i criteri dovranno essere trasparenti e dovrà essere rispettata la normativa vigente. «Posso dire - riprende Fabi - che Villa Melitta e la Bonvicini ci daranno una mano per la Riabilitazione a Bolzano ed il Martinsbrunn ci aiuterà a Merano, per il resto ci appoggeremo sia alla Santa Maria che a Villa Sant’Anna di Merano». Gli ambulatori privati restano esclusi? «Sì, vogliamo puntare solo sulle cliniche». Pitscheider spiega che il lavoro è a buon punto ma che è stata dura. «Le agende del Centro unico di prenotazione (Cup) sono già state autorizzate da Fabi (ricordiamo infatti che si tratta di contratti libero professionali) ed organizzate. In funzione delle disponibilità dei medici e dell’organizzazione interna dei singoli reparti interessati partiranno, in modo scaglionato ad iniziare dalla prima settimana di ottobre, le prenotazioni per le visite aggiuntive in Dermatologia, Ortopedia, Oculistica. Subito dopo sarà il turno di Ginecologia ed Otorinolaringoiatria. Ricordo che si tratta di prestazioni che i medici faranno in aggiunta a quello che stanno facendo ora e quindi i tempi di attesa si ridurranno. Come dice Fabi per alcune specialità il problema non si risolverà nemmeno con questo sforzo e dovremo ricorrere all’acquisto di prestazioni esterne, per le quali ci siamo già ampiamente attivati».
Alto Adige 1-10-11
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lunedì, 19 settembre 2011



Medicina, facoltà tirolese a Bolzano  

BOLZANO. L’assessorato provinciale alla sanità è ad un bivio: in prospettiva mancano medici per la sanità altoatesina e al contempo il progetto della Medical School è sempre arenato nelle sabbie mobili romane. «E allora - si sostiene - pensiamo ad una facoltà trilingue di medicina come sede distaccata dell’Università di Innsbruck e così in prospettiva fra una dozzina di anni avremo le prime decine di medici locali pronti ad entrare in corsia».
 L’ipotesi di stringere i tempi sulla scelta e di porre subito le basi anche per il cosiddetto “piano B” alternativo alla Medical School, ovvero quello che vedrebbe il diretto coinvolgimento in Alto Adige dell’Università tirolese, trova un ventaglio di motivazioni.
 E lo stesso assessore alla sanità Richard Theiner - che pur sta facendo pressioni per ottenere le autorizzazioni da Roma e poter così aprire la “sua” Medical School alla ex Claudiana - non disdegnerebbe di dare una decisiva accelerata al progetto ricorrendo all’ateneo dei cugini tirolesi, come si è lasciato scappare in un recente incontro con i vertici dell’Ordine dei medici. “Procedure più veloci, una facoltà trilingue come quelle della Lub, disponibilità di posti adeguata per i giovani sudtirolesi, primi medici pronti ad entrare in corsia in una dozzina di anni, termine entro il quale si prevede il picco massimo della carenza di camici bianchi”, sarebbero gli elementi che starebbero convincendo il responsabile provinciale della sanità, se Roma tarderà ancora a dare risposte positive, ad imboccare con decisione quella che fino a poche settimane fa era, come detto, solo il “piano B” per creare quell’esercito di nuovi medici assolutamente necessari per garantire gli attuali standard di assistenza ospedaliera e territoriale.
 Del resto il quadro in prospettiva per i medici altoatesini è da “allarme rosso”: ne servono circa un’ottantina all’anno e nel medio periodo - ovvero entro il 2025 - anche molti di più.
 Tuttavia in Italia il governo ha scelto di bloccare l’apertura di nuove facoltà di medicina mentre gli accessi ai corsi di laurea sono stati rigorosamente contingentati per ragioni di budget delle facoltà tanto che anche lo scorso anno si sono avute ben 95 mila domande di ammissione, ma con solo 8.755 posti disponibili; e per gli studenti dell’Alto Adige la corsa si è fatta sempre più in salita.
 In Austria la situazione è diversa anche se pure lì si combatte con numero chiuso e “invasione” di studenti germanici: anche ad Innsbruck infatti le domande di accesso sono state molto maggiori rispetto alla disponibilità dei posti: 1.300 per gli 800 disponibili. Ma solo venti altoatesini sono riusciti ad entrare. Un numero marginale rispetto alle necessità del comparto che per altro richiede sempre nuove e approfondite specializzazioni.
 «Temo che il ritardo sia palese - commenta il presidente dell’Ordine dei medici Michele Comberlato - anche perchè come noto le decisioni di oggi, ma dovremmo aspettare ancora un paio d’anni perchè qualunque scelta sia davvero operativa, avranno i loro primi effetti solo fra una dozzina di anni se pensiamo che la laurea in medicina dura sei anni e la specializzazione altri cinque. E mi sembra impensabile percorrere strade più veloci che sarebbero in contrasto con gli accordi europei siglati a Bologna di reciprocità nel riconoscimento dei titoli. Poi il nodo vero è sul riordino clinico e territoriale della professione medica».
 «L’ipotesi di un coinvolgimento diretto dell’ateneo di Innsbruck - commenta per parte sua Andreas von Lutterotti, sempre dell’Ordine - è emergente nel momento in cui a Roma hanno evidentemente altri problemi prioritari da risolvere. Poi va detto chiaramente che non conta solo il numero dei medici a disposizione, quanto soprattutto la qualità del loro lavoro che dipende direttamente da una seria riorganizzazione che ancora non si vede all’orizzonte».
 E dall’Anaao, il maggiore dei sindacati medici ospedalieri, arriva anche un’altra ipotesi di lavoro: «Poichè i tempi stringono, una soluzione - dice il segretario - potrebbe essere quella di riservare, con un decreto attuativo della Provincia, un numero di posti adeguato agli studenti bilingui sudtirolesi nelle facoltà vicine di Verona, Padova e Milano e Bologna. Altrimenti fra dieci anni, non basteranno più le convenzioni attuali con le Asl vicine, ma la sanità altoatesina sarà costretta a ricorrere ai medici cinesi».
Alto Adige 19-9-11
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venerdì, 16 settembre 2011



Nasce il Fondo sanitario regionale

ORFEO DONATINI
BOLZANO. Sta per nascere in Alto Adige e in Trentino - con il determinante supporto tecnico amministrativo di PensPlan - il Fondo sanitario regionale destinato ad essere gestito dalle parti sociali, ovvero dai datori di lavoro e dalle organizzazioni sindacali. Ci illustra il progetto il segretario della Cisl Michele Buonerba.
 Buonerba, da dove nasce questo ambizioso progetto di un fondo sanitario territoriale?
 
«Il sistema di protezione sociale pubblico è stata senza dubbio la più grande conquista degli ultimi decenni. Si è retto e sviluppato grazie al fatto che chi ad esso contribuiva era numericamente superiore a chi usufruiva delle prestazioni e l’aspettativa di vita delle persone era più bassa di quella attuale. In Italia esistono oltre 500 fondi sanitari molti dei quali nazionali. Questo anche se il sistema pubblico è regionale. Dopo aver analizzato alcuni bilanci di fondi nazionali, nel 2008, iniziammo a pensare che un sistema territoriale rispondesse meglio alle esigenze degli iscritti.».
 Perché in presenza di una sanità pubblica di qualità sono nati i fondi sanitari?
 
«Per evitare il rischio di privatizzazione della sanità. Per legge questi fondi devono offrire prestazioni integrative rispetto ai livelli essenziali di assistenza (Lea) che dovrebbero essere garantiti a tutti nell’intero territorio nazionale. La realtà è diversa tanto è vero che in Italia è ampiamente diffuso un turismo sanitario, sopratutto dalle regioni del mezzogiorno verso quelle del nord. E così i cittadini ricorrono spesso alla sanità privata perché non hanno alternative. La Provincia di Bolzano è la regione nella quale l’incidenza del servizio esclusivamente pubblico è maggiore rispetto al totale. Da noi il 94% delle prestazioni sono offerte dall’Asl, la media nazionale è intorno al 70% e ci sono casi, come quello lombardo, dove siamo già al 50%. Noi vogliamo impedire che si segua il trend nazionale perché la salute è un diritto che andrà garantito anche in futuro senza fini di lucro e l’unico sistema è quello di portare sul territorio le risorse che già vengono spese da cittadini e imprese».
 Quali sarebbero i vantaggi di avere un Fondo sanitario territoriale?
 
«Innanzitutto la garanzia che i capitali versati da cittadini e imprese siano destinati alle cure e non ad arricchire i gestori finanziari come oggi avviene con diversi fondi nazionali. A fondi sanitari chiusi, infatti, non si aderisce individualmente ma collettivamente attraverso le procedure previste dai contratti di lavoro. In secondo luogo i piani sanitari offerti in ambito nazionale tengono conto dei Lea, ma le differenze esistenti tra le prestazioni realmente offerte sono profonde. In ambito territoriale questo non avverrebbe».
 Quali sono le prestazioni principali che un Fondo sanitario deve offrire?
 
«La legge prevede che i contributi versati a questo scopo non concorrono alla formazione del reddito fino ad un importo di euro 3615,20 annui se il fondo a cui si versa prevede nel suo piano sanitario che almeno il 20% delle prestazioni sia destinato a: cure odontoiatriche, cura delle patologie legate alla non autosufficienza e riabilitazione a seguito d’infortuni e malattie extraprofessionali. Le altre prestazioni vanno concordate tra le parti sociali che hanno costituto il fondo».
 A che punto siete con le trattative?
 
«Già nel 2009 lanciammo l’idea e l’assessore Richard Theiner comprese subito la portata che un progetto di questo genere avrebbe potuto avere per la nostra popolazione. Nella prima parte del 2010 ha così promosso alcune riunioni con le parti sociali per sondare il terreno e vedere se ci fosse l’interesse. Un anno fa è stato costituito un gruppo di lavoro ristretto ed è stata incaricato Pens Plan di elaborare una proposta operativa che è stata discussa lunedì scorso. L’ipotesi formulata da Pens Plan è quella di costituire una fondazione alla quale fare aderire tutte le parti sociali anche del Trentino. In questo modo sarebbe possibile ampliare l’accesso anche ai cittadini privi di un rapporto di lavoro dipendente. E penseremmo ad un fondo chiuso per i dipendenti ed una società di mutuo soccorso per tutti gli altri cittadini, ovviamente con prestazioni analoghe».
Alto Adige 16-9-11
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mercoledì, 14 settembre 2011



L’Alto Adige è il paese di Bengodi per i bevitori sedicenni Perchè la politica non si muove?

Sulla stampa appaiono di continuo notizie sui danni causati dall’abuso di alcol. E cresce l’allarme per la sua diffusione fra i minorenni. Per contrastare il fenomeno la Provincia impiega mezzi rilevanti. Eppure nessun politico locale propone mai una legge (a costo zero) che vige in tutta Europa: il divieto dell’alcol per i minori di 18 anni. L’Italia (col Portogallo) è il solo Paese europeo dove l’età legale per il consumo di alcol è rimasta a 16 anni. Dove, per capirci, una ragazzina di 16 anni può ordinare al bar whisky o vodka a volontà.
 C’è però un’eccezione. Da un anno il Trentino ha innalzato per legge l’età per consumare alcol nei locali pubblici (birra compresa) da 16 a 18 anni. E multa i minori di 18 anni anche se bevono alcol in luoghi aperti pubblico: dunque, anche in un parco o per strada. A Bolzano invece il limite resta a 16 anni e nessun politico locale ha mai prestato alla legge trentina la minima attenzione.
 La provincia di Bolzano si trova così in una situazione curiosa: è diventata un’isola di Bengodi per i bevitori sedicenni, rispetto a tre province confinanti dove invece sarebbero multati. Mi riferisco al Tirolo austriaco, allo svizzero Cantone dei Grigioni, al Trentino.
 Non mi sorprenderebbe anzi se un allegro flusso di adolescenti sbevazzatori si riversasse il sabato sera da queste tre province nella nostra. Di qui la domanda: i politici locali non sentono il bisogno di fare un viaggetto a Trento o ad Innsbruck per informarsi su come funziona il divieto dell’alcol a 18 anni? Il problema, infatti, non è di essere a favore o contro «a prescindere» (Totò), ma di «conoscere per deliberare» (Einaudi). Altrimenti si decide solo in base a dogmi ideologici: di destra («i giovani devono rigare diritto») o di sinistra («proibito proibire»). Oppure, peggio ancora, si lascia il limite a 16 anni solo in base a calcoli elettorali.
Alto Adige 14-9-11
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domenica, 11 settembre 2011



Braitenberg: addio a un genio 

È morto a Tubinga, in Germania, Valentino Braitenberg. Era nato a Bolzano, aveva 85 anni ed è stato uno scienziato di fama mondiale: ha realizzato studi fondamentali nel campo della cibernetica ed è stato tra l’altro direttore e cofondatore del Max-Planck-Institut für biologische Kybernetik. Crebbe sotto il fascismo, frequentò le Katakombenschulen, ebbe una straordinaria carriera accademica e di ricerca tra Usa, Italia e Germania.
 Con la scomparsa di Valentino Braitenberg la società altoatesina perde uno spirito libero, che affrontava le tematiche locali con l’ottica di uno scienziato, svincolato dagli opportunismi politici e di potere, senza mancare mai di dire la sua. Negli ultimi anni Valentino Braitenberg si divideva tra Tubinga e Merano.
 Dopo l’infanzia e l’adolescenza in Alto Adige (suo padre Karl fu tra i fondatori della Svp) Braitenberg si iscrisse all’università di Innsbruck, dove studiò prima fisica e poi medicina, materia nella quale si laureò poi a Roma. Si specializzò in neuropsichiatria. Iniziò a dedicarsi agli studi sulle strutture celebrali, sulla teoria dell’informazione e sulla cibernetica. È stato tra l’altro professore di cibernetica alla facoltà di fisica di Napoli. Nel 1968 ha fondato insieme ad altri scienziati il Max-Planck-Institut für biologische Kybernetik, che ha diretto fino al 1994. Alla fine degli anni Novanta partecipa alla fondazione a Rovereto del Laboratorio di Scienze cognitive (dell’università di Trento) di cui è stato presidente. Rovereto lo ha nominato anche cittadino onorario.
 È il figlio Zeno Braitenberg, giornalista di Rai Sender Bozen, a tracciare un ritratto del padre: «Era era una persona dai tanti colori, dalle molte sfumature. Difficile tracciare un suo profilo in modo compiuto. Era nato nel 1926, sotto il fascismo, per cui il suo nome fu italianizzato da Valentin a Valentino. Per lui, anche se fu costretto pure alle Katakombenschulen, portare questo nome non è mai stato un problema. Anzi poteva utilizzarlo quale motivo per innestare in una discussione sui temi della convivenza dei gruppi etnici altoatesini, un tocco d’ironica provocazione. L’Alto Adige era un tema a lui molto caro, anche se lo aveva lasciato a 19 anni. Ma anche su tale tematica partiva da una sorta di “spotlight” che induceva gli interlocutori ad assumere atteggiamenti mentali diversi. Punti di vista spiazzanti. L’Alto Adige/Südtirol era il tema sul quale voleva essere immancabilmente aggiornato ogni volta che mi telefonava, anche se negli ultimi anni ritengo gli fossero sfuggiti alcuni elementi dell’Alto Adige nel suo divenire, alcuni oggettivi cambiamenti rispetto al tema della convivenza che oggi non mi paiono così aspri come lo furono un tempo. Per uno scienziato l’idea di barriera era inconcepibile. Sarebbe stato come andare contro la sua stessa natura, e dunque anche per lui il sogno era che sempre più barriere fossero abbattute».
 Ma certo le sue riflessioni andavano ben oltre i temi altoatesini. La sua bibliografia scientifica è enorme. La sua pubblicazione più nota al grande pubblico è probabilmente «I veicoli pensanti», tradotto in tutte le lingue (e in italiano ripubblicato di recente da Mimesis) altoatesini, in cui descrive ipotetici veicoli dotati di sensori i cui movimenti a un osservatore esterno e ignaro potrebbero sembrare comportamenti causati da stati psicologici sottostanti quali la paura, l’amore e persino l’ottimismo. Insomma robot capaci di «sintetizzare» comportamenti tipicamente umani. Nel 2008 con Adelphi ha pubblicato «L’immagine del mondo nella testa».
 Braitenberg partecipò anche al dibattito sull’università di Bolzano. Ancora il figlio Zeno: «Voleva che la sede non fosse nel capoluogo ma a Merano. Non certo per campanilismo, ma perché in riva al Passirio l’università si sarebbe trovata meno vincolata dall’abbraccio del potere politico. Inoltre Merano, nella sua divisione egualitaria tra gruppo etnico italiano e tedesco, rappresentava meglio un istituto universitario che si presentava aperto alla multiculturalità». Che eredità lascia Valentino Braitenberg? «Personalmente - risponde Zeno - mi lascia tantissimi modi diversi l’uno dall’altro d’affrontare il mondo. Uno spettro oserei dire infinito. E questo penso sia un po’ quello che lascia anche a coloro che lo hanno incontrato, che hanno dibattuto con lui, che si sono confrontati con le sue idee. Un’altra cosa di lui porto con me: non si lasciava fuorviare dalle banalità. Davanti alla banalità si poneva con pragmatismo affrontandola con la testa, col ragionamento. In altre parole da scienziato».
Alto Adige 11-9-11
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domenica, 11 settembre 2011



I prodotti bio altoatesini in mostra

BOLZANO. Undici imprese altoatesine stanno partecipando alla Sana, la più grande fiera italiana sull’ecologia che si chiude oggi a Bologna.
 Nelle aree dedicate all’alimentazione e al benessere, ci sono due stand collettivi organizzati dall’Eos: le aziende espongono i prodotti di qualità dell’Alto Adige, tra cui la Mela Alto Adige Igp, pane, erbe, spezie e cosmetici. Sono presenti anche i biohotel altoatesini. Con una superficie espositiva di 85.000 m³ e 60 mila visitatori, la Sana di Bologna è un importante riferimento per il mercato dell’alimentazione biologica, di stili di vita naturali, sistemi sostenibili e soluzioni rispettose dell’ambiente.
 Nei due stand collettivi sono rappresentate la Mela Alto Adige IGP con la Vip-Bio Val Venosta di Laces, la società agricola cooperativa di la Kiem di Lagundo. È presente anche il pane di qualità dell’Alto Adige della Ultner Brot di Santa Valburga.
 Nel secondo stand collettivo la Kräuterschlössl di Coldrano, la Sarner Natur S.r.l di San Martino e la Bergila S.r.l. di Falzes mostrano ai visitatori erbe, spezie e cosmetici. Gli alberghi Theiner’s Hotel di Gargazzone, Biohotel Panorama di Malles, Tauber’s Bio Vitalhotel di Chienes e Landhotel Anna S.r.l. di Silandro presentano invece i biohotel.
Alto Adige 11-9-11
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lunedì, 05 settembre 2011



Alcolismo, a rischio il 44% degli altoatesini

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. Bevono troppo: il 44% degli intervistati è considerato bevitore a rischio. A tavola eccedono con il cibo: il 24% è sovrappeso, il 5% obeso. Va meglio per quanto riguarda il fumo: si calcola che il 74% della popolazione non fumi. Vino e cibo in eccesso con l’aggiunta di troppe sigarette una volta si chiamavano vizi, oggi sono considerati fattori di rischio per la salute. L’indagine nazionale «Passi», effettuata dall’Osservatorio epidemiologico provinciale, traccia un quadro di quelle che sono le cattive abitudini degli altoatesini, per cercare di capire dove intervenire per migliorare la qualità della vita della popolazione.
 ALCOL. Dall’indagine risulta che il 44% degli intervistati può essere classificato come bevitore a rischio in quanto riferisce almeno una delle modalità di assunzione considerata pericolosa. In questa categoria rientrano: il «forte bevitore» (22%), ovvero chi nell’ultimo mese ha consumato, anche in una singola occasione, 3 o più unità alcoliche (uomini) e 2 o più unità alcoliche (donne); chi consuma alcol prevalentemente o solo fuori pasto (32%); chi è classificabile come bevitore «binge» (16%), ovvero chi negli ultimi 30 giorni, ha consumato almeno una volta in una singola occasione 5 o più unità alcoliche (uomini) e 4 o più unità alcoliche (donne). Il consumo di alcol a rischio è più frequente nelle classi di età più giovani (18-34 anni) e tra gli uomini (51,9%) rispetto alle donne (36,3%). Sul consumo di alcol non incidono invece in maniera significativa né l’istruzione né le difficoltà economiche. Dall’indagine emerge quindi che due adulti su cinque hanno abitudini di consumo considerate a rischio per quantità o modalità di assunzione. Tra gli uomini, i bevitori a rischio sono uno su due e tra i giovani due su tre. Per quanto riguarda gli interventi per ridurre il consumo e quindi i danni provocati dall’alcol, secondo lo studio sono efficaci politiche e norme che intervengono sulla commercializzazione, in particolare sul prezzo delle bevande alcoliche.
 PESO. In Alto Adige l’indagine dell’Osservatorio epidemiologico ha rilevato che il 24% degli intervistati è sovrappeso e il 5% addirittura obeso. I problemi di peso aumentano con l’età - le persone sovrappeso e obese sono concentrate in particolare nella fascia 50-69 - e sono maggiormente presenti in chi ha un basso livello di istruzione. Solo il 12% delle persone in eccesso di peso segue una dieta, mentre è più diffusa la pratica di un’attività fisica moderata (90%). La maggior parte degli altoatesini consuma giornalmente frutta e verdura: circa 2 su 5 ne assumono almeno 3 porzioni, ma solo una piccola parte (6%) assume le 5 porzioni al giorno raccomandate per un’efficace prevenzione delle neoplasie.
 FUMO. Lo spazio di miglioramento c’è ancora, ma per quanto riguarda il fumo l’Alto Adige sembra sulla buona strada. Il 53% degli intervistati ha dichiarato di non fumare. A questa percentuale si aggiunge un 21% di persone che hanno detto addio alla sigaretta, ma c’è un 27% che non vuole o non riesce a smettere. Fumatori occasionali sono il 3%. L’abitudine al fumo è più alta negli uomini che nelle donne (31% contro 22%); tra le persone che non hanno mai fumato prevalgono le donne (64% a 41%). I fumatori sono maggiormente presenti tra le persone che hanno meno di 50 anni, con un livello di istruzione bassa e tra chi ha problemi economici. Gli habituè hanno dichiarato di fumare in media 13 sigarette al giorno, tra questi il 6% ne fuma più di 20. L’indagine conferma la difficoltà a smettere: tra tutti coloro che hanno tentato l’86% ha fallito, il 9% stava ancora tentato di smettere e solo il 5% è riuscito nell’impresa. Per quanto riguarda le abitudini l’84% ha dichiarato di non fumare in casa. Per il 94,4% degli intervistati il divieto di fumare nei luoghi pubblici viene rispettato sempre (75,4%) o quasi sempre (19%). Il consiglio è di insistere con le campagne di informazione sui rischi connessi al fumo: patologie croniche, malattie cardiovascolari, respiratorie e neoplasie. Oltre alla necessità di migliorare il rapporto paziente-medico. Quest’ultimo è in grado di indicare l’offerta di opportunità per smettere di fumare.
Alto Adige 5-9-11
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mercoledì, 31 agosto 2011



Ticket, l’esenzione va rinnovata

BOLZANO. L’assessorato alla sanità informa con una nota che da domani va rinnovata l’autocertificazione per l’esenzione dal ticket sanitario per età e reddito, figli a carico, disoccupati e pensionati. In parole povere il modulo è da rifare.
L’assessorato alla sanità invita la popolazione a controllare prima di compilare il modulo che i limiti massimi di reddito del 2010, previsti per beneficiare dell’esenzione, non siano stati superati. Con ogni probabilità è l’ultimo anno che in provincia di Bolzano deve essere utilizzata l’autocertificazione per l’esenzione. Dal primo settembre 2012, infatti, anche in provincia di Bolzano gli appartenenti a nuclei famigliari con un reddito complessivo annuale non superiore a 36.151 euro, i titolari di pensione sociale e di pensione al minimo, i quali hanno diritto all’esenzione ticket per motivi di reddito, verranno rilevati tramite il Sistema informatico della tessera sanitaria. Per molte persone non sarà quindi più necessario rilasciare un’autocertifi×cazione ai fini dell’esenzione ticket. I disoccupati, non essendo rilevabili dal sistema della tessera sanitaria, dovranno continuare a rilasciare un’autocertificazione anche dopo il primo settembre 2012, ma solo presso i distretti. Theiner si dice favorevole all’abolizione dell’autocertificazione in quanto a causa di errori nella sua compilazione ha comportato spesso conseguenze penali per gli utenti.
Alto Adige 31-8-11
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martedì, 30 agosto 2011



Smettere di fumare con gli sms Una soluzione tecnologica che potrebbe avere successo

Nel mondo i fumatori sono circa 1 miliardo e a causa del fumo 5 milioni muoiono ogni anno (10 milioni previsti nel 2025!). Un cifra drammatica non solo per i decessi, ma anche per la patologia fumo-indotta (cancro del polmone ma non solo) e, non ultimo, per i costi sociosanitari. Ben 2/3 dei fumatori dichiarano (credibilità?) di voler smettere, ma di non farcela. In verità, molti hanno fatto poco per riuscirci, trovando alibi giustificativi i più disparati (”Con il lavoro che c’ho”, “Lei non sa la vita che faccio” etc.).
 Inoltre, parte di coloro che almeno ci provano alla fine cede, sia perché la sigaretta è un richiamo più forte delle intenzioni, sia perché le terapie per smettere di fumare, per una serie di ragioni (costo incluso), risultano insoddisfacenti in circa il 70% dei casi.
 Tra queste terapie vanno ricordate: 1.Assunzione extra-sigarette di nicotina (cui si deve la dipendenza) grazie a caramelle da succhiare, chewing gum, spray nasali o cerotti; 2. Auricoloterapia, o agopuntura tout court (ma pure molti agopuntori ortodossi ne negano l’efficacia anti-fumo); 3. Sedute multiple di psicoterapia guidate da un esperto; 4. Alternative: omeopatia, laserterapia, yoga, shatsu; 5. Ipnositerapia; 6. Farmaci disassuefanti (bupropione e vareneciclina).
 In luglio, sulla rivista Lancet, un team di ricercatori anglo-australiani ha riportato i risultati di una terapia a base di messaggi SMS inviati al fumatore per indurlo a smettere di fumare. L’idea nasce dal fatto che il cellulare è ormai usato dai 2/3 della popolazione mondiale e pertanto, ove la terapia funzionasse, l’impatto potrebbe interessare un numero di fumatori molto rilevante.
 Lo studio ha riguardato 5.524 fumatori intenzionati a smettere, di cui 2915 hanno realmente ricevuto SMS educazionali finalizzati allo stop (5 messaggi al giorno per 5 settimane e poi 3 alla settimana per 26 settimane) e gli altri 2.885, che fungevano da controlli, lo stesso numero di SMS ma non relativi al fumo.
 Al sesto mese l’eventuale astinenza continuativa per tutto il periodo di studio era verificata grazie ad un questionario redatto dai partecipanti e a test biochimici ad hoc (test salivare alla cotinina e/o test al monossido di carbonio). Lo studio dimostra che gli SMS per indurre la disassuefazione sono significativamente più efficaci (astinenti totali più che doppi rispetto ai fumatori riceventi SMS non specifici), per cui per i ricercatori la SMS-terapia potrebbe essere proficuamente associata ad ogni altro provvedimento anti-fumo.
 Lo studio, meritevole di citazione, non è esente da alcune debolezze metodologiche (ammesse dagli stessi autori). Anche per questo, per chi scrive, la voglia “intelligente”di smettere rimane ancora la terapia migliore (e la meno costosa!).
Alto Adige 30-8-11
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mercoledì, 24 agosto 2011



Anziani in piedi: proteste al centro prelievi

LAIVES. È semore più urgente una sistemazione più consona al servizio offerto dal centro prelievi “Labormed” di via Noldin a Laives. Lo spazio dove si trova attualmente si sta dimostrando assolutamente inadeguato e così gli utenti continuano a lamentarsi. Il dottor Bonvicini ha già spiegato che entro fine anno dovrebbe avere luogo il trasferimento del centro prelievi in locali più funzionali e perciò si tratterebbe ormai di attendere qualche mese.
Ieri, intanto, nuova giornata “campale” al centro prelievi, resa ancor più problematica dalle temperature africane di questi giorni. «Ogni 15 giorni debbo andare al centro prelievi - spiega Giacomo Ceccon - e ieri mattina ho trovato veramente una situazione insostenibile: c’erano 3 sedie e 30 persone in piedi, una quindicina delle quali con il bastone per sostenersi. Sappiamo del resto che in maggioranza sono proprio le persone anziane ad avere bisogno costante del centro prelievi, ma in queste condizioni diventa veramente un grosso disagio per tutti. Io per anni mi recavo al distretto sanitario di via Innerhofer e tutto funzionava; poi hanno cambiato la sede ed è un disastro. Speriamo proprio che ne trovino una adeguata». Del problema si è occupato a più riprese anche il sindacato anziani della Cisl Asgb, che recentemente ha chiesto un incontro con l’amministrazione comunale per affrontare il tema. (b.c.)
Alto Adige 24-8-11
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giovedì, 18 agosto 2011



Neuroriabilitazione apre nel 2012

 BRESSANONE. Entro l’autunno del 2012 sarà attivato a Vipiteno il nuovo reparto di Neuroriabilitazione. Lo ha annunciato il direttore generale del Comprensorio sanitario di Bressanone, Siegfried Gatscher, sottolineando che il nuovo reparto avrà 15 posti letto, ampliabili a seconda della necessità. L’Ordine: «Non è una priorità».
 Il nuovo reparto sarà realizzato al quarto piano dell’ospedale di Vipiteno e diretto dal primario di Riabilitazione dell’ospedale di Bressanone, la dottoressa Gertraud Gisser. I lavori sono già iniziati e se tutto va bene il reparto potrà essere attivato tra l’estate e l’autunno 2012.
 «Attualmente stiamo liberando il quarto piano dell’ospedale per fare in modo che al massimo tra due mesi possano iniziare i lavori di ristrutturazione - spiega Gatscher -. Il nuovo reparto, almeno inizialmente, avrà 15 posti letto, ma all’occorrenza potranno anche aumentare e il primario Gisser potrà contare su quattro medici. Il professor Leopold Saltuari sarà il nostro consulente scientifico, ma lavorerà anche per gli ospedali di Bolzano e Merano. Salvo imprevisti - conclude - contiamo di attivare il reparto tra l’estate e l’autunno del 2012».
 Insomma il progetto sostenuto con forza dal presidente della giunta Luis Durnwalder ma osteggiato da tutti i medici - Ordine, primari (Anpo), ospedalieri (Anaao) - e dagli infermieri, va avanti.
 Il presidente dell’Ordine, Michele Comberlato, che aveva chiesto alla politica di fermarsi a riflettere, chiede da dove saltino fuori i soldi visto che il reparto ha già ottenuto solo per iniziare un finanziamento di 4,6 milioni di euro: «La sanità non trova denaro in bilancio per mantenere le spese correnti, mi chiedo da dove spuntino i fondi per affrontare una spesa del genere». «Il centro di Neuroriabilitazione troverà spazio all’interno dell’ospedale - dice Durnwalder - e per realizzare le strutture per le terapie e i 23 posti letto che avrà a regime è necessario adeguare l’ampliamento già previsto al quarto piano. Siamo convinti che Vipiteno sia la soluzione giusta per il centro e credo che la presenza di una struttura altamente specializzata e qualificata rappresenti un valore aggiunto per tutta la sanità altoatesina». Duro il sindacato Anaao: «Andiamo ad aprire un quinto reparto di Riabilitazione dopo quello di Bolzano, Bressanone, Brunico e Merano. Non capiamo con quale logica si stia muovendo la politica che porta avanti un progetto di cui l’Alto Adige non ha bisogno e che andrà, lentamente, a depotenziare e togliere linfa vitale a tutte le altre Riabilitazioni. Lo stesso reparto del San Maurizio (guidato dal primario Peter Zelger), finirà con l’essere declassato». Da capire, a questo punto, quale sarà il ruolo di Saltuari.
Alto Adige 18-8-11
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giovedì, 18 agosto 2011



Un centro di cura per bambini anoressici

GIANFRANCO PICCOLI
BOLZANO. Mali che hanno radici profonde. E che non colpiscono più solo adolescenti e adulti. I disturbi alimentari hanno varcato il confine dell’età infantile e negli ultimi anni sono sempre più i casi diagnosticati nei reparti di pediatria degli ospedali altoatesini. Uno, recentemente, ha riguardato un bambino di appena 9 anni, ricoverato nell’ospedale di Bressanone.
 Un fenomeno in costante crescita che richiede una risposta terapeutica più strutturata, soprattutto nella fase post-ricovero, e non a caso un progetto ad hoc era menzionato nel recente riordino clinico della sanità altoatesina. Ieri mattina Siegfried Gatscher, dirigente del Comprensorio sanitario di Bressanone, ha annunciato che è in fase di studio un progetto provinciale che troverà spazio nei prossimi mesi all’interno di Bad Bachgart, la struttura di Rodengo specializzata nella cura di patologie legate alle dipendenze: ogni anno vengono accolte circa quattrocento persone.
 «Ora siamo in fase di pianificazione - spiega Helmuth Zingerle, dirigente della struttura - ma entro ottobre con ogni probabilità potremo presentare un progetto terapeutico specifico». Già oggi - e a partire dal 2003 - Bad Bachgart si occupa della cura di persone con disturbi alimentari: «Ma il percorso che offriamo, distribuito su dieci settimane residenziali, è pensato per persone dai 15 ai 27 anni, prevalentemente con problemi di anoressia o bulimia nervosa. Il nostro approccio è basato su una terapia cognitiva, comportamentale e familiare: dov’è possibile, infatti, coinvolgiamo nel trattamento anche la famiglia o, se c’è, il partner».
 Il panorama di queste patologie, però, sta cambiando. In peggio: «Stiamo assistendo all’avanzata di un fenomeno nuovo: i disturbi alimentari nell’età infantile - spiega Zelger - Sono sempre di più i casi segnalati all’interno dei reparti di pediatria dell’Alto Adige, a partire dai 9 anni di età. Da qua è arrivata la richiesta di un percorso terapeutico specifico sul quale stiamo lavorando». Un percorso che guarda in particolare ai benefici del lavoro di gruppo e della residenzialità: «Attualmente i bambini che concludono il ricovero ospedaliero, normalmente dopo una decina di giorni, vengono poi seguiti dai singoli distretti sanitari, nei servizi specializzati nel trattamento dei disturbi alimentari. La nostra idea - prosegue Zingerle - è sfruttare uno degli edifici attualmente disponibili a Bad Bachgart, e adattarlo alle esigenze di un’attività strutturata per persone che hanno meno di quindici anni di età. Anche in questo caso, si tratterà di un lavoro di gruppo, da 6 a 10 persone, che prevede anche il coinvolgimento delle famiglie dei bambini».
 Ci vorranno alcuni mesi prima di definire i dettagli dell’iter terapeutico: «Ci sono vari problemi da tenere in considerazione - spiega ancora Helmuth Zingerle - stiamo parlando di persone che sono ancora in età scolare e che non possono essere allontanate dagli studi per un periodo così lungo. Per questo motivo - conclude il direttore di Bad Bachgart - è molto probabile che i trattamenti verranno organizzati nel periodo estivo».
Alto Adige 18-8-11
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lunedì, 15 agosto 2011



55 Comuni contro gli abusi alcolici

BOLZANO. Nel periodo di Ferragosto le feste estive trovano il loro clou anche in Alto Adige. Per giungere ad un consumo alcolico responsabile modificando così la «cultura delle feste» si è instaurata una proficua collaborazione fra associazioni, federazioni, esperti della prevenzione e la giurisdizione per la salute. Ora vi possono contribuire anche i Comuni. Sono già 55 quelli ad aver emanato regolamentazioni ad hoc. La legge provinciale dà la possibilità alle amministrazioni di adottare disposizioni per la prevenzione dell’abuso di bevande alcoliche. L’assessore provinciale Richard Theiner esprime soddisfazione per il coinvolgimento delle amministrazioni comunali. «Già 55 Comuni in tutto l’Alto Adige hanno emanato regolamentazioni e limitazioni con riferimento alla pubblicità sull’alcol ed al sostegno di azioni preventive; ulteriori 21 Comuni hanno intenzione di farlo», come riferisce il presidente del Consiglio dei Comuni. La norme per la salute pubblica di Richard Theiner si basano sulla creazione di una nuova cultura delle feste in Alto Adige, promossa dalla Campagna per la prevenzione all’alcol «Bere responsabile». Il Forum prevenzione è attivo proprio in tale ambito. Dal 2002 svariate associazioni ed organizzazioni altoatesine si riuniscono sotto il motto «per una nuova cultura delle feste in Alto Adige».
Alto Adige 14-8-11
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martedì, 02 agosto 2011



Gli Arbeitnehmer: fermate l’apertura delle sale da gioco in provincia

BOLZANO. Gli Arbeitnehmer all’interno della Svp chiedono l’intervento della Provincia e dei Comuni per quanto riguarda la presenza delle sale da gioco in Alto Adige. Lo conferma e sottolinea Christoph Gufler: «Siamo tutti d’accordo sul fatto che è da contrastare l’apertura delle cosiddette sale da gioco. Fanno guadagnare molti soldi a poche persone, causando invece disastri per tante famiglie. Soprattutto i più giovani sono a rischio. Si dovrebbe riuscire a fermare in qualche modo la legge dell’attuale governo che si sta comportando in modo irresponsabile». «Se i Comuni e la Provincia si mettessero insieme sarebbe possibile bloccare il numero crescente di sale da gioco. Non possiamo semplicemente stare a guardare come tante famiglie vadano in rovina per colpa del vizio del gioco», ancora il leader dell’ala sociale Svp. «Quando ero sindaco mi erano state presentate molte richieste per l’apertura di una sala gioco. Ma ci siamo sempre rifiutati di concedere i permessi ad una struttura simile ed infatti a Lana, ad oggi, non esistono luoghi simili. Per questo motivo sono convinto che se Provincia e Comuni mantengono una posizione dura e conseguente a riguardo, sarà possibile evitare il peggio in Alto Adige a favore delle famiglie e dei più giovani», conclude Christoph Gufler. Per questo motivo gli Arbeitnehmer della Svp chiedono alla Provincia di occuparsi del problema e di agire di conseguenza per evitare che il numero delle sale da gioco aumentino in provincia di Bolzano.
Alto Adige 2-7-11
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mercoledì, 27 luglio 2011



Al laboratorio di via Noldin lunghe attese per i prelievi»

LAIVES. Il servizio prelievi presso il laboratorio convenzionato che ha sede in via Noldin a Laives, continua a sollevare perplessità da parte degli utenti. Se ne sono lamentati ad esempio gli anziani, come hanno segnalato gli esponenti del sindacato Cisl locale e adesso arriva anche una presa di posizione del consigliere comunale di Vadena Pasquale Paolillo (Fli).
«È una situazione insostenibile - scrive - e la burocrazia, assieme al mancato coordinamento, cerano una situazione di disagio denunciato anche dalla maggior parte degli utenti».
Spiega poi Paolillo: «Spesso succede che le infermiere debbano attendere che il paziente abbia terminato di sbrigare la parte burocratica prima di iniziare con il prelievo. La media di attesa per ciascuno di questi è accettabile, ma il resto della procedura, dalla preparazione della etichetta da mettere sul referto, al pagamento, lasciano molto a desiderare».
Paolillo quindi dà anche un suggerimento: «Sarebbe quello di fare il pagamento all’atto di ritiro dei referti, oppure i responsabili del servizio provvedano a potenziare il personale presente nel laboratorio di via Noldin a Laives, tenuto conto che spesso, chi ha bisogno di questo tipo di servizio è una persona anziana e non in perfetta salute».
Sono più o meno le stesse osservazioni che anche la Cisl anziani di Laives ha più volte fatto. Uno dei disagi è anche rappresentato dalla ristrettezza degli spazi nei quali si trova il laboratorio dei prelievi. Effettivamente la sala di attesa è minuscola e talvolta costringe qualche utente ad attendere all’esterno. Intanto può andare, ma quando incomincerà a fare freddo sarà un problema. Chi di dover dovrà pensare ad una soluzione adeguata. (b.c.)
Alto Adige 27-7-11
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lunedì, 25 luglio 2011



 «Bene la casa di riposo carenze sulle visite specialistiche»

LAIVES. Luci e ombre nel settore socio-sanitario a Laives, tanto che i rappresentanti locali del sindacato pensionati Cisl/Sgb, hanno scritto a tutti gli esponenti del consiglio comunale per sottoporre alcune considerazioni e chiedere di poterne parlare al più presto.
 «Per quanto attiene all’assistenza - spiega Antonio Galassiti del sindacato - si reputa soddisfacente l’andamento, vedi la casa di riposo, che comunque si ritiene debba essere ampliata vista la continua crescita demografica, così come la casa per lungodegenti Domus Meridiana».
 Si accenna poi al distretto e al prezioso servizio dei volontari, ritenuto anche dal sindacato pensionati positivo. Le note dolenti invece riguardano ancora una volta l’assistenza sanitaria nel complesso. «Purtroppo - continua Galassiti - abbiamo dovuto constatare che sulla è stato fatto ancora per le visite specialistiche come otorino, oculistica, ginecologia e ortopedia. Numerose sono anche le lamentele per come funziona il servizio dei prelievi e analisi, migliorato nella tempistica, ma non adeguato per quanto riguarda la struttura, ritenuta insufficiente, tanto che gli utenti si ritrovano a dover attendere anche all’esterno dell’ambulatorio di via Noldin e si può immaginare il disagio in inverno. Già oggi del resto, diversi cittadini di Laives preferiscono rivolgersi altrove, non contenti del servizio prelievi. Noi riteniamo che quando venne stipulata la convenzione con i privati, si doveva tenere conto che il bacino d’utenza locale raggiunge i 18mila abitanti (con Bronzolo e Vadena) e quindi è tempo di trovare spazi adeguati per soddisfare meglio le esigenze di tutti questi utenti. Giunta e consiglio si facciano parte diligente per chiederlo nelle dovute sedi». (b.c.)
Alto Adige 23-7-11
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lunedì, 14 novembre 2011



Sale giochi e limite di 300 metri da obiettivi sensibili

BOLZANO. Sale giochi e limite di 300 metri da obiettivi sensibili come scuole, centri giovanili ecc. La Corte costituzionale salva la legge provinciale impugnata da Berlusconi.
 Con la sentenza numero 300 del 9 novembre 2011 la Corte costituzionale ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale degli articoli 1 e 2, comma 2, della legge della Provincia di Bolzano 22 novembre 2010 recante “Disposizioni in materia di gioco lecito”, sollevata dal presidente del consiglio dei ministri Berlusconi. Traduce l’ex consigliere provinciale dei Verdi Cristina Kury: «La corte costituzionale conferma la legittimità della legge provinciale che prevede un divieto di autorizzazione di sale giochi se ubicate in un raggio di 300 metri da istituti scolastici, centri giovanili o strutture operanti in ambito sanitario o socio assistenziale». Per questo i Verdi chiedono la revoca immediata di tutte le licenze rilasciate a partire dal 22 novembre 2010 che sono in netto contrasto con il divieto previsto dalla legge; che i comuni esercitino il loro controllo sul rispetto delle leggi; che la giunta provinciale individui altri luoghi sensibili in cui non può essere concessa l’autorizzazione per l’esercizio di sale da gioco, come prevede la stessa legge provinciale. La politica «di fronte al problema della proliferazione delle sale gioco si è spesso nascosta dietro la scusa di non potere fare niente. Da adesso è chiaro: chi non agisce non vuole agire!». (da.pa)

Alto Adige 14-11-11
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lunedì, 14 novembre 2011


“NO ALCOL DAY”

Lunedì 14 novembre: rinunciate alle bevande alcoliche

L’etichettatura delle bevande alcoliche va migliorata quanto prima
Le Associazioni dei Consumatori Italiane hanno indetto un “NO ALCOL DAY” in data 14 novembre 2011. Scopo dell’iniziativa è focalizzare l’attenzione su due diritti fondamentali, ovvero la salute e l’informazione dei consumatori, ambedue compromessi dagli incomprensibili privilegi nell’etichettatura delle bevande alcoliche. Il Centro Tutela Consumatori Utenti (CTCU) sostiene questa iniziativa, ed invita i cittadini-consumatori a rinunciare al consumo di alcol in tale data.
In particolare l’iniziativa è volta a sollecitare una corretta informazione ed etichettatura dei rischi collegati al consumo di alcol.
Ogni giorno in Europa più di 500 persone muoiono uccisi da patologie alcol correlate, e tra queste si evidenziano le più diffuse forme di cancro. Da anni l'OMS individua nell'alcol una pericolosissima sostanza che distrugge la vita umana e nell'ottobre 2010 ha inserito le bevande alcoliche tra le sostanze certamente cancerogene come l'amianto, il fumo e il benzene. Tale livello di pericolosità per la salute del popolo europeo è dopo il fumo il secondo fattore di rischio.
E' come se ogni anno uno tsunami della portata di quello che nel 2004 ha colpito le coste indonesiane si abbattesse sulle città e sui paesi d'Europa. Ebbene di fronte a questo devastante fenomeno – purtroppo intimamente collegato a comportamenti profondamente radicati nella cultura dei popoli europei - ancora troppi sono i ritardi, i silenzi e le omissioni che vengono compiute dalle istituzioni, prime fra queste l'Europarlamento (in data 6 luglio 2011) e la Direzione Generale per la Tutela dei Consumatori – DG SANCO (in data 8 aprile 2011) che hanno rinviato al 2014 l'obbligo per le bevande alcoliche di una adeguata etichettatura che informi i consumatori nonostante sia urgente intervenire in presenza dei gravi rischi per la salute che la loro assunzione comporta. Di fronte a questi rinvii esprimiamo tutta la nostra più viva preoccupazione e invochiamo un rapido ripensamento che assicuri una reale protezione della nostra salute, in quanto bene supremo protetto dai Trattati Europei e dalle costituzioni di tutti gli stati membri. Auspichiamo che al più presto gli organismi comunitari rivedano la propria posizione e chiediamo loro che introducano con chiarezza l'obbligo di informare i consumatori della pericolosità delle bevande alcoliche inserendo nelle etichette precise indicazioni ne più ne meno simili agli stessi warning che compaiono sui prodotti contenenti tabacco.
“L’alcol è si profondamente radicato nella nostra cultura e nella nostra economia, ma è anche la sostanza che crea maggiore dipendenza. Per questo motivo sia l’etichettatura che la pubblicità devono avvisare dei rischi per la salute in caso di suo abuso” commenta così Walther Andreaus, direttore del CTCU. “Con questa iniziativa si vuole creare una cultura di prevenzione nell’uso di sostanze alcoliche”.
Già nel 2008 il CTCU si era adoperato in sede legale per l’introduzione obbligatoria di avvisi di avvertenza sulle confezioni di bevande alcoliche. I giudici avevano però respinto le istanze del CTCU.

Centro Tutela Consumatori Utenti
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domenica, 13 novembre 2011



Federfarma, campagna per la misurazione del tasso glicemico  

OLZANO. Federfarma Bolzano organizza, per la settimana da domani al 18 novembre in occasione della Giornata mondiale del diabete - il 14 novembre - una campagna gratuita di automisurazione della glicemia nelle farmacie della provincia aderenti all’iniziativa. In questi giorni i soggetti a rischio potranno effettuare gratuitamente nelle farmacie aderenti un autotest per la determinazione del glucosio nel sangue. «Il diabete è una delle patologie più diffuse ed in costante aumento nel mondo occidentale, ed è caratterizzata da un aumento dei valori della glicemia (concentrazione di glucosio nel sangue)», afferma il dottor Luca Collareta, presidente di Federfarma Bolzano. L’autotest non consente assolutamente di effettuare una diagnosi di diabete che richiede accertamenti più approfonditi, ma per valori superiori a determinate soglie il farmacista inviterà il paziente a rivolgersi al proprio medico curante. La campagna rappresenta un concreto segnale delle farmacie per sensibilizzare nei confronti di una patologia particolarmente diffusa ed in costante aumento.

Alto Adige 13-11-11
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giovedì, 03 novembre 2011



Ipertensione, scoperta la «chiave»

 ROMA. Un punto a favore della scienza nella lotta contro l’ipertensione, patologia che affligge un quarto della popolazione adulta nel mondo occidentale e che rappresenta uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. Un team di ricercatori dell’Università di Sidney in Australia ha infatti «svelato» uno dei meccanismi chiave alla base dell’insorgenza della malattia, aprendo così la strada a future, possibili nuove cure.
 La ricerca (guidata da Brian Morris, docente di scienze mediche molecolari dell’ateneo, e pubblicata sulla rivista Hypertension) è la prima del suo genere ad usare reni umani, donati da 42 pazienti malati di cancro a cui erano stati asportati per ragioni mediche. Finora nessuno aveva potuto studiare reni umani di pazienti ipertensivi, mentre l’equipe di Morris ha potuto utilizzare le ultime tecnologie genomiche per sondare questi organi e scoprire la dinamica dell’espressione dell’intero genoma nell’ipertensione umana.
 Così, i ricercatori hanno fatto luce sul ruolo di una proteina, l’enzima renina prodotto appunto dai reni, che fa scattare la patologia. Si tratta di una ricerca «importante - sottolinea l’internista e nefrologo Dario Manfellotto, direttore del Centro di fisiopatologia clinica dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma - che apre la strada a nuovi farmaci mirati a controllare la renina e, quindi, l’ipertensione». Ovvero, farmaci mirati a bloccare alla fonte l’espressione della renina. Tuttavia, avverte l’esperto, «la strada è ancora lunga e ci vorranno degli anni per raggiungere l’obbiettivo». In Italia gli ipertesi sono almeno 15 milioni, con una ricaduta in termini di mortalità di circa 240 mila decessi l’anno. Si tratta di una malattia in crescita a livello mondiale.

Alto Adige 3-11-11
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domenica, 30 ottobre 2011



«Olive ripiene di mandorle a rischio botulino»

BOLZANO. L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige vieta alla popolazione di mangiare le olive ripiene alle mandorle commercializzate dalla ditta “Bio Gaudiano” in vasetti di vetro da 314 ml. Il prodotto, spiega una nota dell’Asl, potrebbe contenere tossina del “bacillus botulinus” ed essere causa di una grave tossinfezione. «Il divieto rimane in vigore fino alla conclusione degli accertamenti». L’Asl ha fatto sua una direttiva del ministero della Salute - scattata dopo l’allerta della commissione europea attivata per due persone ricoverate in un ospedale della Finlandia - che segnala appunto la presenza di tossina botulinica nel lotto di olive bio con mandorle “Bio Gaudiano” di cui risulta produttore la società cooperativa agricola G.M.G. a r.l. dei F.lli Gaudiano, Cerignola (Fg). Prodotto che risulta venduto anche via internet attraverso un sito web. Il ministero precisa, infatti, che a seguito dei controlli ufficiali preposti dalle autorità sanitarie, è stata riscontrata la presenza di tossina botulinica in olive bio con mandorle confezionate in vasetti di vetro da 314 ml, identificate con lotto H2510X, TMC 9/2012. Le autorità sanitarie competenti, ricordano che la presenza di tossina botulinica può essere pericolosa per la salute dei consumatori, con esiti a volte fatali.
 Il trattamento della tossina botulinica è possibile solo con la somministrazione di un’antitossina nelle prime ore dalla comparsa dei sintomi e il recupero è molto lento. La maggior parte dei pazienti va incontro a guarigione dopo settimane o mesi di terapia di supporto. A seconda della dose di tossina ingerita, le manifestazioni cliniche variano da una sintomatologia sfumata a casi molto severi che possono concludersi anche con un esito fatale (circa il 5%).
Alto Adige 30-10-11
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lunedì, 10 ottobre 2011



Sempre più in sovrappeso, l’Azienda sanitaria informa sui pericoli dell’obesità

BOLZANO. Oggi «Obesity day» in tutta Italia e anche il Servizio di dietetica e nutrizione clinica del Comprensorio sanitario di Bolzano (primario Lucio Lucchin) partecipa anche quest’anno alla manifestazione allestendo uno stand informativo nell’atrio dell’ingresso principale dell’ospedale di Bolzano (orario: dalle ore 9 alle ore 16). Sarà possibile ricevere informazioni riguardo a: peso ragionevole, obesità e rischi correlati, terapie possibili.
 Indagini epidemiologiche hanno dimostrato che la prevalenza del sovrappeso e dell’obesità sono in progressivo e costante aumento in quasi tutti i Paesi del mondo. Nella maggior parte dei Paesi europei l’obesità è triplicata negli ultimi 20 anni. In Italia circa il 44% delle persone adulte ha problemi di peso in eccesso, un 10% è obeso. In Alto Adige le persone adulte in sovrappeso sono più di 90.000 e quelle obese più di 20 mila (Studio “Passi”). In costante crescita anche il sovrappeso nei bambini e negli anziani. L’obesità non è solamente un problema estetico, ma favorisce la comparsa di molte malattie come il diabete (sovrappeso ed obesità sono responsabili per l’80% dei casi di diabete mellito tipo 2), l’ipertensione, l’arteriosclerosi ed alcuni tipi di tumori. Inoltre l’aspettativa di vita di un soggetto obeso è ridotta rispetto al normopeso. L’Oms (organizzazione mondiale della salute) già nel 1997 ha dichiarato l’obesità “malattia sociale”, iscrivendola fra le 10 emergenze sanitarie del millennio. La prevenzione e la cura di questa patologia cronica debbono quindi far parte delle politiche sanitarie nazionali e provinciali.
 L’associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica (Adi) ha così organizzato anche quest’anno il 10 ottobre 2011 l’undicesima Giornata per la prevenzione e la cura dell’obesità, coinvolgendo più di 100 Servizi di nutrizione clinica.
Alyo Adige 10-10-11
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domenica, 09 ottobre 2011



Tumore al seno, è il mese della prevenzione

BOLZANO. Ottobre: mese della prevenzione del tumore al seno e «mamazone» è, come sempre, in prima linea nella lotta a questo genere di tumore. Capire - agire - passare parola. Questo è il motto della 4a Conferenza sul tumore al seno “paziente diplomata”, organizzata dall’associazione altoatesina “mamazone - Donne e ricerca contro il tumore al seno”, che si terrà sabato 15 ottobre 2011 all’Eurac nel capoluogo altoatesino.
 “Anche quest’anno nel mese di ottobre noi di mamazone Alto Adige vogliamo sensibilizzare ed informare sia donne sane che donne affette dal carcinoma alla mammella”, sottolineano Martina Ladurner, Erika Laner e Ursula Goldmann-Posch. Il tumore al seno rimane la causa di morte più frequente nelle donne. Ma nel contempo diminuisce la mortalità grazie ad una diagnosi precoce ed a terapie con farmaci di ultima generazione. mamazone lancia nuovamente la richiesta di un programma di screening mammografico già a partire dai 40 anni di età. Inoltre, mamazone richiede terapie conformi a precisi standard qualitativi e un follow-up a misura della paziente. Con la conferenza “paziente diplomata”, mamazone sostiene tutte le donne in cura a diventare pazienti informate ed attive. In 8 relazioni verranno illustrati, in un linguaggio semplice alla portata anche dei non esperti in materia, i progressi nella ricerca e le terapie moderne. Rinomati relatori provenienti dall’Italia e dall’estero presenteranno i più recenti aggiornamenti e risultati raggiunti in materia di diagnostica e terapia del carcinoma della mammella. Per informazioni/iscrizioni: info@mamazone.it - www.mamazone.it - 335 6506353.
Alto Adige 9-10-11
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sabato, 01 ottobre 2011



Ospedale, scatta il piano abbatti-code

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Scatta a ottobre il piano per abbattere le liste d’attesa in Otorinolaringoiatria, Oculistica, Ortopedia e Dermatologia. Il direttore dell’Asl - Andreas Fabi - pagherà 75 euro lordi ai medici per ogni ora di lavoro in più: «Cerchiamo di soddisfare le esigenze dei pazienti».
 La giunta ha stabilito, infatti, che entro il 2011 l’Asl dovrà riuscire a garantire il 95% delle visite specialistiche entro 60 giorni. Se non ci riuscirà l’Azienda pagherà al cittadino la visita privata.
 Fabi in questi mesi ha lavorato per far rientrare l’emergenza che preme soprattutto a Bolzano ed a Merano e adesso il San Maurizio è pronto a partire.
 «Siamo riusciti a quagliare anche grazie a Walter Pitscheider, coordinatore sanitario di Bolzano, che ha lavorato molto bene ed è riuscito a trattare con i primari ed i singoli professionisti. Posso dire che nel reparto di Otorinolaringoiatria (93 giorni di attesa) abbiamo trovato quattro medici disposti a lavorare in più, in Oculistica (156 giorni) ci hanno detto sì in due, in Dermatologia (98 giorni) quattro medici ed in Ortopedia (88 giorni), tre».
 Quanto vi costerà il piano abbatti-liste solo a Bolzano? «Su per giù 20 mila euro al mese, non sono tanti. Se il paziente ricorresse ad un medico privato, che noi ci vedremmo costretti a rimborsare, spenderemmo molto di più».
 E quanto vi costerà il piano per abbattere le liste in tutti gli ospedali dell’Alto Adige? «Ho fatto due conti, posso dire più di un milione di euro l’anno». Dottor Fabi, basteranno i professionisti che avete trovato per abbattere le code a Bolzano o dovrete chiedere aiuto alle cliniche private? «Il piano ci permettere di offrire ai pazienti diverse centinaia di visite in più ma dovremo chiedere aiuto. Ringrazio la Dermatologia che ad inizio d’anno contava più di 230 giorni d’attesa che è scesa a 98 ma mi rendo conto che i medici non possono scoppiare». Che branche avranno bisogno anche dei privati? «Otorino, oculistica, dermatologia e riabilitazione». L’ortopedia no? «Credo che ce la possa fare da sola». Avete intenzione di affidare le prestazioni ai privati facendo delle gare? «No, complicherebbe di troppo la questione». Il sindacato Anaao ricorda però che i criteri dovranno essere trasparenti e dovrà essere rispettata la normativa vigente. «Posso dire - riprende Fabi - che Villa Melitta e la Bonvicini ci daranno una mano per la Riabilitazione a Bolzano ed il Martinsbrunn ci aiuterà a Merano, per il resto ci appoggeremo sia alla Santa Maria che a Villa Sant’Anna di Merano». Gli ambulatori privati restano esclusi? «Sì, vogliamo puntare solo sulle cliniche». Pitscheider spiega che il lavoro è a buon punto ma che è stata dura. «Le agende del Centro unico di prenotazione (Cup) sono già state autorizzate da Fabi (ricordiamo infatti che si tratta di contratti libero professionali) ed organizzate. In funzione delle disponibilità dei medici e dell’organizzazione interna dei singoli reparti interessati partiranno, in modo scaglionato ad iniziare dalla prima settimana di ottobre, le prenotazioni per le visite aggiuntive in Dermatologia, Ortopedia, Oculistica. Subito dopo sarà il turno di Ginecologia ed Otorinolaringoiatria. Ricordo che si tratta di prestazioni che i medici faranno in aggiunta a quello che stanno facendo ora e quindi i tempi di attesa si ridurranno. Come dice Fabi per alcune specialità il problema non si risolverà nemmeno con questo sforzo e dovremo ricorrere all’acquisto di prestazioni esterne, per le quali ci siamo già ampiamente attivati».
Alto Adige 1-10-11
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lunedì, 19 settembre 2011



Medicina, facoltà tirolese a Bolzano  

BOLZANO. L’assessorato provinciale alla sanità è ad un bivio: in prospettiva mancano medici per la sanità altoatesina e al contempo il progetto della Medical School è sempre arenato nelle sabbie mobili romane. «E allora - si sostiene - pensiamo ad una facoltà trilingue di medicina come sede distaccata dell’Università di Innsbruck e così in prospettiva fra una dozzina di anni avremo le prime decine di medici locali pronti ad entrare in corsia».
 L’ipotesi di stringere i tempi sulla scelta e di porre subito le basi anche per il cosiddetto “piano B” alternativo alla Medical School, ovvero quello che vedrebbe il diretto coinvolgimento in Alto Adige dell’Università tirolese, trova un ventaglio di motivazioni.
 E lo stesso assessore alla sanità Richard Theiner - che pur sta facendo pressioni per ottenere le autorizzazioni da Roma e poter così aprire la “sua” Medical School alla ex Claudiana - non disdegnerebbe di dare una decisiva accelerata al progetto ricorrendo all’ateneo dei cugini tirolesi, come si è lasciato scappare in un recente incontro con i vertici dell’Ordine dei medici. “Procedure più veloci, una facoltà trilingue come quelle della Lub, disponibilità di posti adeguata per i giovani sudtirolesi, primi medici pronti ad entrare in corsia in una dozzina di anni, termine entro il quale si prevede il picco massimo della carenza di camici bianchi”, sarebbero gli elementi che starebbero convincendo il responsabile provinciale della sanità, se Roma tarderà ancora a dare risposte positive, ad imboccare con decisione quella che fino a poche settimane fa era, come detto, solo il “piano B” per creare quell’esercito di nuovi medici assolutamente necessari per garantire gli attuali standard di assistenza ospedaliera e territoriale.
 Del resto il quadro in prospettiva per i medici altoatesini è da “allarme rosso”: ne servono circa un’ottantina all’anno e nel medio periodo - ovvero entro il 2025 - anche molti di più.
 Tuttavia in Italia il governo ha scelto di bloccare l’apertura di nuove facoltà di medicina mentre gli accessi ai corsi di laurea sono stati rigorosamente contingentati per ragioni di budget delle facoltà tanto che anche lo scorso anno si sono avute ben 95 mila domande di ammissione, ma con solo 8.755 posti disponibili; e per gli studenti dell’Alto Adige la corsa si è fatta sempre più in salita.
 In Austria la situazione è diversa anche se pure lì si combatte con numero chiuso e “invasione” di studenti germanici: anche ad Innsbruck infatti le domande di accesso sono state molto maggiori rispetto alla disponibilità dei posti: 1.300 per gli 800 disponibili. Ma solo venti altoatesini sono riusciti ad entrare. Un numero marginale rispetto alle necessità del comparto che per altro richiede sempre nuove e approfondite specializzazioni.
 «Temo che il ritardo sia palese - commenta il presidente dell’Ordine dei medici Michele Comberlato - anche perchè come noto le decisioni di oggi, ma dovremmo aspettare ancora un paio d’anni perchè qualunque scelta sia davvero operativa, avranno i loro primi effetti solo fra una dozzina di anni se pensiamo che la laurea in medicina dura sei anni e la specializzazione altri cinque. E mi sembra impensabile percorrere strade più veloci che sarebbero in contrasto con gli accordi europei siglati a Bologna di reciprocità nel riconoscimento dei titoli. Poi il nodo vero è sul riordino clinico e territoriale della professione medica».
 «L’ipotesi di un coinvolgimento diretto dell’ateneo di Innsbruck - commenta per parte sua Andreas von Lutterotti, sempre dell’Ordine - è emergente nel momento in cui a Roma hanno evidentemente altri problemi prioritari da risolvere. Poi va detto chiaramente che non conta solo il numero dei medici a disposizione, quanto soprattutto la qualità del loro lavoro che dipende direttamente da una seria riorganizzazione che ancora non si vede all’orizzonte».
 E dall’Anaao, il maggiore dei sindacati medici ospedalieri, arriva anche un’altra ipotesi di lavoro: «Poichè i tempi stringono, una soluzione - dice il segretario - potrebbe essere quella di riservare, con un decreto attuativo della Provincia, un numero di posti adeguato agli studenti bilingui sudtirolesi nelle facoltà vicine di Verona, Padova e Milano e Bologna. Altrimenti fra dieci anni, non basteranno più le convenzioni attuali con le Asl vicine, ma la sanità altoatesina sarà costretta a ricorrere ai medici cinesi».
Alto Adige 19-9-11
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venerdì, 16 settembre 2011



Nasce il Fondo sanitario regionale

ORFEO DONATINI
BOLZANO. Sta per nascere in Alto Adige e in Trentino - con il determinante supporto tecnico amministrativo di PensPlan - il Fondo sanitario regionale destinato ad essere gestito dalle parti sociali, ovvero dai datori di lavoro e dalle organizzazioni sindacali. Ci illustra il progetto il segretario della Cisl Michele Buonerba.
 Buonerba, da dove nasce questo ambizioso progetto di un fondo sanitario territoriale?
 
«Il sistema di protezione sociale pubblico è stata senza dubbio la più grande conquista degli ultimi decenni. Si è retto e sviluppato grazie al fatto che chi ad esso contribuiva era numericamente superiore a chi usufruiva delle prestazioni e l’aspettativa di vita delle persone era più bassa di quella attuale. In Italia esistono oltre 500 fondi sanitari molti dei quali nazionali. Questo anche se il sistema pubblico è regionale. Dopo aver analizzato alcuni bilanci di fondi nazionali, nel 2008, iniziammo a pensare che un sistema territoriale rispondesse meglio alle esigenze degli iscritti.».
 Perché in presenza di una sanità pubblica di qualità sono nati i fondi sanitari?
 
«Per evitare il rischio di privatizzazione della sanità. Per legge questi fondi devono offrire prestazioni integrative rispetto ai livelli essenziali di assistenza (Lea) che dovrebbero essere garantiti a tutti nell’intero territorio nazionale. La realtà è diversa tanto è vero che in Italia è ampiamente diffuso un turismo sanitario, sopratutto dalle regioni del mezzogiorno verso quelle del nord. E così i cittadini ricorrono spesso alla sanità privata perché non hanno alternative. La Provincia di Bolzano è la regione nella quale l’incidenza del servizio esclusivamente pubblico è maggiore rispetto al totale. Da noi il 94% delle prestazioni sono offerte dall’Asl, la media nazionale è intorno al 70% e ci sono casi, come quello lombardo, dove siamo già al 50%. Noi vogliamo impedire che si segua il trend nazionale perché la salute è un diritto che andrà garantito anche in futuro senza fini di lucro e l’unico sistema è quello di portare sul territorio le risorse che già vengono spese da cittadini e imprese».
 Quali sarebbero i vantaggi di avere un Fondo sanitario territoriale?
 
«Innanzitutto la garanzia che i capitali versati da cittadini e imprese siano destinati alle cure e non ad arricchire i gestori finanziari come oggi avviene con diversi fondi nazionali. A fondi sanitari chiusi, infatti, non si aderisce individualmente ma collettivamente attraverso le procedure previste dai contratti di lavoro. In secondo luogo i piani sanitari offerti in ambito nazionale tengono conto dei Lea, ma le differenze esistenti tra le prestazioni realmente offerte sono profonde. In ambito territoriale questo non avverrebbe».
 Quali sono le prestazioni principali che un Fondo sanitario deve offrire?
 
«La legge prevede che i contributi versati a questo scopo non concorrono alla formazione del reddito fino ad un importo di euro 3615,20 annui se il fondo a cui si versa prevede nel suo piano sanitario che almeno il 20% delle prestazioni sia destinato a: cure odontoiatriche, cura delle patologie legate alla non autosufficienza e riabilitazione a seguito d’infortuni e malattie extraprofessionali. Le altre prestazioni vanno concordate tra le parti sociali che hanno costituto il fondo».
 A che punto siete con le trattative?
 
«Già nel 2009 lanciammo l’idea e l’assessore Richard Theiner comprese subito la portata che un progetto di questo genere avrebbe potuto avere per la nostra popolazione. Nella prima parte del 2010 ha così promosso alcune riunioni con le parti sociali per sondare il terreno e vedere se ci fosse l’interesse. Un anno fa è stato costituito un gruppo di lavoro ristretto ed è stata incaricato Pens Plan di elaborare una proposta operativa che è stata discussa lunedì scorso. L’ipotesi formulata da Pens Plan è quella di costituire una fondazione alla quale fare aderire tutte le parti sociali anche del Trentino. In questo modo sarebbe possibile ampliare l’accesso anche ai cittadini privi di un rapporto di lavoro dipendente. E penseremmo ad un fondo chiuso per i dipendenti ed una società di mutuo soccorso per tutti gli altri cittadini, ovviamente con prestazioni analoghe».
Alto Adige 16-9-11
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mercoledì, 14 settembre 2011



L’Alto Adige è il paese di Bengodi per i bevitori sedicenni Perchè la politica non si muove?

Sulla stampa appaiono di continuo notizie sui danni causati dall’abuso di alcol. E cresce l’allarme per la sua diffusione fra i minorenni. Per contrastare il fenomeno la Provincia impiega mezzi rilevanti. Eppure nessun politico locale propone mai una legge (a costo zero) che vige in tutta Europa: il divieto dell’alcol per i minori di 18 anni. L’Italia (col Portogallo) è il solo Paese europeo dove l’età legale per il consumo di alcol è rimasta a 16 anni. Dove, per capirci, una ragazzina di 16 anni può ordinare al bar whisky o vodka a volontà.
 C’è però un’eccezione. Da un anno il Trentino ha innalzato per legge l’età per consumare alcol nei locali pubblici (birra compresa) da 16 a 18 anni. E multa i minori di 18 anni anche se bevono alcol in luoghi aperti pubblico: dunque, anche in un parco o per strada. A Bolzano invece il limite resta a 16 anni e nessun politico locale ha mai prestato alla legge trentina la minima attenzione.
 La provincia di Bolzano si trova così in una situazione curiosa: è diventata un’isola di Bengodi per i bevitori sedicenni, rispetto a tre province confinanti dove invece sarebbero multati. Mi riferisco al Tirolo austriaco, allo svizzero Cantone dei Grigioni, al Trentino.
 Non mi sorprenderebbe anzi se un allegro flusso di adolescenti sbevazzatori si riversasse il sabato sera da queste tre province nella nostra. Di qui la domanda: i politici locali non sentono il bisogno di fare un viaggetto a Trento o ad Innsbruck per informarsi su come funziona il divieto dell’alcol a 18 anni? Il problema, infatti, non è di essere a favore o contro «a prescindere» (Totò), ma di «conoscere per deliberare» (Einaudi). Altrimenti si decide solo in base a dogmi ideologici: di destra («i giovani devono rigare diritto») o di sinistra («proibito proibire»). Oppure, peggio ancora, si lascia il limite a 16 anni solo in base a calcoli elettorali.
Alto Adige 14-9-11
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domenica, 11 settembre 2011



Braitenberg: addio a un genio 

È morto a Tubinga, in Germania, Valentino Braitenberg. Era nato a Bolzano, aveva 85 anni ed è stato uno scienziato di fama mondiale: ha realizzato studi fondamentali nel campo della cibernetica ed è stato tra l’altro direttore e cofondatore del Max-Planck-Institut für biologische Kybernetik. Crebbe sotto il fascismo, frequentò le Katakombenschulen, ebbe una straordinaria carriera accademica e di ricerca tra Usa, Italia e Germania.
 Con la scomparsa di Valentino Braitenberg la società altoatesina perde uno spirito libero, che affrontava le tematiche locali con l’ottica di uno scienziato, svincolato dagli opportunismi politici e di potere, senza mancare mai di dire la sua. Negli ultimi anni Valentino Braitenberg si divideva tra Tubinga e Merano.
 Dopo l’infanzia e l’adolescenza in Alto Adige (suo padre Karl fu tra i fondatori della Svp) Braitenberg si iscrisse all’università di Innsbruck, dove studiò prima fisica e poi medicina, materia nella quale si laureò poi a Roma. Si specializzò in neuropsichiatria. Iniziò a dedicarsi agli studi sulle strutture celebrali, sulla teoria dell’informazione e sulla cibernetica. È stato tra l’altro professore di cibernetica alla facoltà di fisica di Napoli. Nel 1968 ha fondato insieme ad altri scienziati il Max-Planck-Institut für biologische Kybernetik, che ha diretto fino al 1994. Alla fine degli anni Novanta partecipa alla fondazione a Rovereto del Laboratorio di Scienze cognitive (dell’università di Trento) di cui è stato presidente. Rovereto lo ha nominato anche cittadino onorario.
 È il figlio Zeno Braitenberg, giornalista di Rai Sender Bozen, a tracciare un ritratto del padre: «Era era una persona dai tanti colori, dalle molte sfumature. Difficile tracciare un suo profilo in modo compiuto. Era nato nel 1926, sotto il fascismo, per cui il suo nome fu italianizzato da Valentin a Valentino. Per lui, anche se fu costretto pure alle Katakombenschulen, portare questo nome non è mai stato un problema. Anzi poteva utilizzarlo quale motivo per innestare in una discussione sui temi della convivenza dei gruppi etnici altoatesini, un tocco d’ironica provocazione. L’Alto Adige era un tema a lui molto caro, anche se lo aveva lasciato a 19 anni. Ma anche su tale tematica partiva da una sorta di “spotlight” che induceva gli interlocutori ad assumere atteggiamenti mentali diversi. Punti di vista spiazzanti. L’Alto Adige/Südtirol era il tema sul quale voleva essere immancabilmente aggiornato ogni volta che mi telefonava, anche se negli ultimi anni ritengo gli fossero sfuggiti alcuni elementi dell’Alto Adige nel suo divenire, alcuni oggettivi cambiamenti rispetto al tema della convivenza che oggi non mi paiono così aspri come lo furono un tempo. Per uno scienziato l’idea di barriera era inconcepibile. Sarebbe stato come andare contro la sua stessa natura, e dunque anche per lui il sogno era che sempre più barriere fossero abbattute».
 Ma certo le sue riflessioni andavano ben oltre i temi altoatesini. La sua bibliografia scientifica è enorme. La sua pubblicazione più nota al grande pubblico è probabilmente «I veicoli pensanti», tradotto in tutte le lingue (e in italiano ripubblicato di recente da Mimesis) altoatesini, in cui descrive ipotetici veicoli dotati di sensori i cui movimenti a un osservatore esterno e ignaro potrebbero sembrare comportamenti causati da stati psicologici sottostanti quali la paura, l’amore e persino l’ottimismo. Insomma robot capaci di «sintetizzare» comportamenti tipicamente umani. Nel 2008 con Adelphi ha pubblicato «L’immagine del mondo nella testa».
 Braitenberg partecipò anche al dibattito sull’università di Bolzano. Ancora il figlio Zeno: «Voleva che la sede non fosse nel capoluogo ma a Merano. Non certo per campanilismo, ma perché in riva al Passirio l’università si sarebbe trovata meno vincolata dall’abbraccio del potere politico. Inoltre Merano, nella sua divisione egualitaria tra gruppo etnico italiano e tedesco, rappresentava meglio un istituto universitario che si presentava aperto alla multiculturalità». Che eredità lascia Valentino Braitenberg? «Personalmente - risponde Zeno - mi lascia tantissimi modi diversi l’uno dall’altro d’affrontare il mondo. Uno spettro oserei dire infinito. E questo penso sia un po’ quello che lascia anche a coloro che lo hanno incontrato, che hanno dibattuto con lui, che si sono confrontati con le sue idee. Un’altra cosa di lui porto con me: non si lasciava fuorviare dalle banalità. Davanti alla banalità si poneva con pragmatismo affrontandola con la testa, col ragionamento. In altre parole da scienziato».
Alto Adige 11-9-11
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domenica, 11 settembre 2011



I prodotti bio altoatesini in mostra

BOLZANO. Undici imprese altoatesine stanno partecipando alla Sana, la più grande fiera italiana sull’ecologia che si chiude oggi a Bologna.
 Nelle aree dedicate all’alimentazione e al benessere, ci sono due stand collettivi organizzati dall’Eos: le aziende espongono i prodotti di qualità dell’Alto Adige, tra cui la Mela Alto Adige Igp, pane, erbe, spezie e cosmetici. Sono presenti anche i biohotel altoatesini. Con una superficie espositiva di 85.000 m³ e 60 mila visitatori, la Sana di Bologna è un importante riferimento per il mercato dell’alimentazione biologica, di stili di vita naturali, sistemi sostenibili e soluzioni rispettose dell’ambiente.
 Nei due stand collettivi sono rappresentate la Mela Alto Adige IGP con la Vip-Bio Val Venosta di Laces, la società agricola cooperativa di la Kiem di Lagundo. È presente anche il pane di qualità dell’Alto Adige della Ultner Brot di Santa Valburga.
 Nel secondo stand collettivo la Kräuterschlössl di Coldrano, la Sarner Natur S.r.l di San Martino e la Bergila S.r.l. di Falzes mostrano ai visitatori erbe, spezie e cosmetici. Gli alberghi Theiner’s Hotel di Gargazzone, Biohotel Panorama di Malles, Tauber’s Bio Vitalhotel di Chienes e Landhotel Anna S.r.l. di Silandro presentano invece i biohotel.
Alto Adige 11-9-11
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lunedì, 05 settembre 2011



Alcolismo, a rischio il 44% degli altoatesini

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. Bevono troppo: il 44% degli intervistati è considerato bevitore a rischio. A tavola eccedono con il cibo: il 24% è sovrappeso, il 5% obeso. Va meglio per quanto riguarda il fumo: si calcola che il 74% della popolazione non fumi. Vino e cibo in eccesso con l’aggiunta di troppe sigarette una volta si chiamavano vizi, oggi sono considerati fattori di rischio per la salute. L’indagine nazionale «Passi», effettuata dall’Osservatorio epidemiologico provinciale, traccia un quadro di quelle che sono le cattive abitudini degli altoatesini, per cercare di capire dove intervenire per migliorare la qualità della vita della popolazione.
 ALCOL. Dall’indagine risulta che il 44% degli intervistati può essere classificato come bevitore a rischio in quanto riferisce almeno una delle modalità di assunzione considerata pericolosa. In questa categoria rientrano: il «forte bevitore» (22%), ovvero chi nell’ultimo mese ha consumato, anche in una singola occasione, 3 o più unità alcoliche (uomini) e 2 o più unità alcoliche (donne); chi consuma alcol prevalentemente o solo fuori pasto (32%); chi è classificabile come bevitore «binge» (16%), ovvero chi negli ultimi 30 giorni, ha consumato almeno una volta in una singola occasione 5 o più unità alcoliche (uomini) e 4 o più unità alcoliche (donne). Il consumo di alcol a rischio è più frequente nelle classi di età più giovani (18-34 anni) e tra gli uomini (51,9%) rispetto alle donne (36,3%). Sul consumo di alcol non incidono invece in maniera significativa né l’istruzione né le difficoltà economiche. Dall’indagine emerge quindi che due adulti su cinque hanno abitudini di consumo considerate a rischio per quantità o modalità di assunzione. Tra gli uomini, i bevitori a rischio sono uno su due e tra i giovani due su tre. Per quanto riguarda gli interventi per ridurre il consumo e quindi i danni provocati dall’alcol, secondo lo studio sono efficaci politiche e norme che intervengono sulla commercializzazione, in particolare sul prezzo delle bevande alcoliche.
 PESO. In Alto Adige l’indagine dell’Osservatorio epidemiologico ha rilevato che il 24% degli intervistati è sovrappeso e il 5% addirittura obeso. I problemi di peso aumentano con l’età - le persone sovrappeso e obese sono concentrate in particolare nella fascia 50-69 - e sono maggiormente presenti in chi ha un basso livello di istruzione. Solo il 12% delle persone in eccesso di peso segue una dieta, mentre è più diffusa la pratica di un’attività fisica moderata (90%). La maggior parte degli altoatesini consuma giornalmente frutta e verdura: circa 2 su 5 ne assumono almeno 3 porzioni, ma solo una piccola parte (6%) assume le 5 porzioni al giorno raccomandate per un’efficace prevenzione delle neoplasie.
 FUMO. Lo spazio di miglioramento c’è ancora, ma per quanto riguarda il fumo l’Alto Adige sembra sulla buona strada. Il 53% degli intervistati ha dichiarato di non fumare. A questa percentuale si aggiunge un 21% di persone che hanno detto addio alla sigaretta, ma c’è un 27% che non vuole o non riesce a smettere. Fumatori occasionali sono il 3%. L’abitudine al fumo è più alta negli uomini che nelle donne (31% contro 22%); tra le persone che non hanno mai fumato prevalgono le donne (64% a 41%). I fumatori sono maggiormente presenti tra le persone che hanno meno di 50 anni, con un livello di istruzione bassa e tra chi ha problemi economici. Gli habituè hanno dichiarato di fumare in media 13 sigarette al giorno, tra questi il 6% ne fuma più di 20. L’indagine conferma la difficoltà a smettere: tra tutti coloro che hanno tentato l’86% ha fallito, il 9% stava ancora tentato di smettere e solo il 5% è riuscito nell’impresa. Per quanto riguarda le abitudini l’84% ha dichiarato di non fumare in casa. Per il 94,4% degli intervistati il divieto di fumare nei luoghi pubblici viene rispettato sempre (75,4%) o quasi sempre (19%). Il consiglio è di insistere con le campagne di informazione sui rischi connessi al fumo: patologie croniche, malattie cardiovascolari, respiratorie e neoplasie. Oltre alla necessità di migliorare il rapporto paziente-medico. Quest’ultimo è in grado di indicare l’offerta di opportunità per smettere di fumare.
Alto Adige 5-9-11
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mercoledì, 31 agosto 2011



Ticket, l’esenzione va rinnovata

BOLZANO. L’assessorato alla sanità informa con una nota che da domani va rinnovata l’autocertificazione per l’esenzione dal ticket sanitario per età e reddito, figli a carico, disoccupati e pensionati. In parole povere il modulo è da rifare.
L’assessorato alla sanità invita la popolazione a controllare prima di compilare il modulo che i limiti massimi di reddito del 2010, previsti per beneficiare dell’esenzione, non siano stati superati. Con ogni probabilità è l’ultimo anno che in provincia di Bolzano deve essere utilizzata l’autocertificazione per l’esenzione. Dal primo settembre 2012, infatti, anche in provincia di Bolzano gli appartenenti a nuclei famigliari con un reddito complessivo annuale non superiore a 36.151 euro, i titolari di pensione sociale e di pensione al minimo, i quali hanno diritto all’esenzione ticket per motivi di reddito, verranno rilevati tramite il Sistema informatico della tessera sanitaria. Per molte persone non sarà quindi più necessario rilasciare un’autocertifi×cazione ai fini dell’esenzione ticket. I disoccupati, non essendo rilevabili dal sistema della tessera sanitaria, dovranno continuare a rilasciare un’autocertificazione anche dopo il primo settembre 2012, ma solo presso i distretti. Theiner si dice favorevole all’abolizione dell’autocertificazione in quanto a causa di errori nella sua compilazione ha comportato spesso conseguenze penali per gli utenti.
Alto Adige 31-8-11
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martedì, 30 agosto 2011



Smettere di fumare con gli sms Una soluzione tecnologica che potrebbe avere successo

Nel mondo i fumatori sono circa 1 miliardo e a causa del fumo 5 milioni muoiono ogni anno (10 milioni previsti nel 2025!). Un cifra drammatica non solo per i decessi, ma anche per la patologia fumo-indotta (cancro del polmone ma non solo) e, non ultimo, per i costi sociosanitari. Ben 2/3 dei fumatori dichiarano (credibilità?) di voler smettere, ma di non farcela. In verità, molti hanno fatto poco per riuscirci, trovando alibi giustificativi i più disparati (”Con il lavoro che c’ho”, “Lei non sa la vita che faccio” etc.).
 Inoltre, parte di coloro che almeno ci provano alla fine cede, sia perché la sigaretta è un richiamo più forte delle intenzioni, sia perché le terapie per smettere di fumare, per una serie di ragioni (costo incluso), risultano insoddisfacenti in circa il 70% dei casi.
 Tra queste terapie vanno ricordate: 1.Assunzione extra-sigarette di nicotina (cui si deve la dipendenza) grazie a caramelle da succhiare, chewing gum, spray nasali o cerotti; 2. Auricoloterapia, o agopuntura tout court (ma pure molti agopuntori ortodossi ne negano l’efficacia anti-fumo); 3. Sedute multiple di psicoterapia guidate da un esperto; 4. Alternative: omeopatia, laserterapia, yoga, shatsu; 5. Ipnositerapia; 6. Farmaci disassuefanti (bupropione e vareneciclina).
 In luglio, sulla rivista Lancet, un team di ricercatori anglo-australiani ha riportato i risultati di una terapia a base di messaggi SMS inviati al fumatore per indurlo a smettere di fumare. L’idea nasce dal fatto che il cellulare è ormai usato dai 2/3 della popolazione mondiale e pertanto, ove la terapia funzionasse, l’impatto potrebbe interessare un numero di fumatori molto rilevante.
 Lo studio ha riguardato 5.524 fumatori intenzionati a smettere, di cui 2915 hanno realmente ricevuto SMS educazionali finalizzati allo stop (5 messaggi al giorno per 5 settimane e poi 3 alla settimana per 26 settimane) e gli altri 2.885, che fungevano da controlli, lo stesso numero di SMS ma non relativi al fumo.
 Al sesto mese l’eventuale astinenza continuativa per tutto il periodo di studio era verificata grazie ad un questionario redatto dai partecipanti e a test biochimici ad hoc (test salivare alla cotinina e/o test al monossido di carbonio). Lo studio dimostra che gli SMS per indurre la disassuefazione sono significativamente più efficaci (astinenti totali più che doppi rispetto ai fumatori riceventi SMS non specifici), per cui per i ricercatori la SMS-terapia potrebbe essere proficuamente associata ad ogni altro provvedimento anti-fumo.
 Lo studio, meritevole di citazione, non è esente da alcune debolezze metodologiche (ammesse dagli stessi autori). Anche per questo, per chi scrive, la voglia “intelligente”di smettere rimane ancora la terapia migliore (e la meno costosa!).
Alto Adige 30-8-11
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mercoledì, 24 agosto 2011



Anziani in piedi: proteste al centro prelievi

LAIVES. È semore più urgente una sistemazione più consona al servizio offerto dal centro prelievi “Labormed” di via Noldin a Laives. Lo spazio dove si trova attualmente si sta dimostrando assolutamente inadeguato e così gli utenti continuano a lamentarsi. Il dottor Bonvicini ha già spiegato che entro fine anno dovrebbe avere luogo il trasferimento del centro prelievi in locali più funzionali e perciò si tratterebbe ormai di attendere qualche mese.
Ieri, intanto, nuova giornata “campale” al centro prelievi, resa ancor più problematica dalle temperature africane di questi giorni. «Ogni 15 giorni debbo andare al centro prelievi - spiega Giacomo Ceccon - e ieri mattina ho trovato veramente una situazione insostenibile: c’erano 3 sedie e 30 persone in piedi, una quindicina delle quali con il bastone per sostenersi. Sappiamo del resto che in maggioranza sono proprio le persone anziane ad avere bisogno costante del centro prelievi, ma in queste condizioni diventa veramente un grosso disagio per tutti. Io per anni mi recavo al distretto sanitario di via Innerhofer e tutto funzionava; poi hanno cambiato la sede ed è un disastro. Speriamo proprio che ne trovino una adeguata». Del problema si è occupato a più riprese anche il sindacato anziani della Cisl Asgb, che recentemente ha chiesto un incontro con l’amministrazione comunale per affrontare il tema. (b.c.)
Alto Adige 24-8-11
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giovedì, 18 agosto 2011



Neuroriabilitazione apre nel 2012

 BRESSANONE. Entro l’autunno del 2012 sarà attivato a Vipiteno il nuovo reparto di Neuroriabilitazione. Lo ha annunciato il direttore generale del Comprensorio sanitario di Bressanone, Siegfried Gatscher, sottolineando che il nuovo reparto avrà 15 posti letto, ampliabili a seconda della necessità. L’Ordine: «Non è una priorità».
 Il nuovo reparto sarà realizzato al quarto piano dell’ospedale di Vipiteno e diretto dal primario di Riabilitazione dell’ospedale di Bressanone, la dottoressa Gertraud Gisser. I lavori sono già iniziati e se tutto va bene il reparto potrà essere attivato tra l’estate e l’autunno 2012.
 «Attualmente stiamo liberando il quarto piano dell’ospedale per fare in modo che al massimo tra due mesi possano iniziare i lavori di ristrutturazione - spiega Gatscher -. Il nuovo reparto, almeno inizialmente, avrà 15 posti letto, ma all’occorrenza potranno anche aumentare e il primario Gisser potrà contare su quattro medici. Il professor Leopold Saltuari sarà il nostro consulente scientifico, ma lavorerà anche per gli ospedali di Bolzano e Merano. Salvo imprevisti - conclude - contiamo di attivare il reparto tra l’estate e l’autunno del 2012».
 Insomma il progetto sostenuto con forza dal presidente della giunta Luis Durnwalder ma osteggiato da tutti i medici - Ordine, primari (Anpo), ospedalieri (Anaao) - e dagli infermieri, va avanti.
 Il presidente dell’Ordine, Michele Comberlato, che aveva chiesto alla politica di fermarsi a riflettere, chiede da dove saltino fuori i soldi visto che il reparto ha già ottenuto solo per iniziare un finanziamento di 4,6 milioni di euro: «La sanità non trova denaro in bilancio per mantenere le spese correnti, mi chiedo da dove spuntino i fondi per affrontare una spesa del genere». «Il centro di Neuroriabilitazione troverà spazio all’interno dell’ospedale - dice Durnwalder - e per realizzare le strutture per le terapie e i 23 posti letto che avrà a regime è necessario adeguare l’ampliamento già previsto al quarto piano. Siamo convinti che Vipiteno sia la soluzione giusta per il centro e credo che la presenza di una struttura altamente specializzata e qualificata rappresenti un valore aggiunto per tutta la sanità altoatesina». Duro il sindacato Anaao: «Andiamo ad aprire un quinto reparto di Riabilitazione dopo quello di Bolzano, Bressanone, Brunico e Merano. Non capiamo con quale logica si stia muovendo la politica che porta avanti un progetto di cui l’Alto Adige non ha bisogno e che andrà, lentamente, a depotenziare e togliere linfa vitale a tutte le altre Riabilitazioni. Lo stesso reparto del San Maurizio (guidato dal primario Peter Zelger), finirà con l’essere declassato». Da capire, a questo punto, quale sarà il ruolo di Saltuari.
Alto Adige 18-8-11
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giovedì, 18 agosto 2011



Un centro di cura per bambini anoressici

GIANFRANCO PICCOLI
BOLZANO. Mali che hanno radici profonde. E che non colpiscono più solo adolescenti e adulti. I disturbi alimentari hanno varcato il confine dell’età infantile e negli ultimi anni sono sempre più i casi diagnosticati nei reparti di pediatria degli ospedali altoatesini. Uno, recentemente, ha riguardato un bambino di appena 9 anni, ricoverato nell’ospedale di Bressanone.
 Un fenomeno in costante crescita che richiede una risposta terapeutica più strutturata, soprattutto nella fase post-ricovero, e non a caso un progetto ad hoc era menzionato nel recente riordino clinico della sanità altoatesina. Ieri mattina Siegfried Gatscher, dirigente del Comprensorio sanitario di Bressanone, ha annunciato che è in fase di studio un progetto provinciale che troverà spazio nei prossimi mesi all’interno di Bad Bachgart, la struttura di Rodengo specializzata nella cura di patologie legate alle dipendenze: ogni anno vengono accolte circa quattrocento persone.
 «Ora siamo in fase di pianificazione - spiega Helmuth Zingerle, dirigente della struttura - ma entro ottobre con ogni probabilità potremo presentare un progetto terapeutico specifico». Già oggi - e a partire dal 2003 - Bad Bachgart si occupa della cura di persone con disturbi alimentari: «Ma il percorso che offriamo, distribuito su dieci settimane residenziali, è pensato per persone dai 15 ai 27 anni, prevalentemente con problemi di anoressia o bulimia nervosa. Il nostro approccio è basato su una terapia cognitiva, comportamentale e familiare: dov’è possibile, infatti, coinvolgiamo nel trattamento anche la famiglia o, se c’è, il partner».
 Il panorama di queste patologie, però, sta cambiando. In peggio: «Stiamo assistendo all’avanzata di un fenomeno nuovo: i disturbi alimentari nell’età infantile - spiega Zelger - Sono sempre di più i casi segnalati all’interno dei reparti di pediatria dell’Alto Adige, a partire dai 9 anni di età. Da qua è arrivata la richiesta di un percorso terapeutico specifico sul quale stiamo lavorando». Un percorso che guarda in particolare ai benefici del lavoro di gruppo e della residenzialità: «Attualmente i bambini che concludono il ricovero ospedaliero, normalmente dopo una decina di giorni, vengono poi seguiti dai singoli distretti sanitari, nei servizi specializzati nel trattamento dei disturbi alimentari. La nostra idea - prosegue Zingerle - è sfruttare uno degli edifici attualmente disponibili a Bad Bachgart, e adattarlo alle esigenze di un’attività strutturata per persone che hanno meno di quindici anni di età. Anche in questo caso, si tratterà di un lavoro di gruppo, da 6 a 10 persone, che prevede anche il coinvolgimento delle famiglie dei bambini».
 Ci vorranno alcuni mesi prima di definire i dettagli dell’iter terapeutico: «Ci sono vari problemi da tenere in considerazione - spiega ancora Helmuth Zingerle - stiamo parlando di persone che sono ancora in età scolare e che non possono essere allontanate dagli studi per un periodo così lungo. Per questo motivo - conclude il direttore di Bad Bachgart - è molto probabile che i trattamenti verranno organizzati nel periodo estivo».
Alto Adige 18-8-11
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lunedì, 15 agosto 2011



55 Comuni contro gli abusi alcolici

BOLZANO. Nel periodo di Ferragosto le feste estive trovano il loro clou anche in Alto Adige. Per giungere ad un consumo alcolico responsabile modificando così la «cultura delle feste» si è instaurata una proficua collaborazione fra associazioni, federazioni, esperti della prevenzione e la giurisdizione per la salute. Ora vi possono contribuire anche i Comuni. Sono già 55 quelli ad aver emanato regolamentazioni ad hoc. La legge provinciale dà la possibilità alle amministrazioni di adottare disposizioni per la prevenzione dell’abuso di bevande alcoliche. L’assessore provinciale Richard Theiner esprime soddisfazione per il coinvolgimento delle amministrazioni comunali. «Già 55 Comuni in tutto l’Alto Adige hanno emanato regolamentazioni e limitazioni con riferimento alla pubblicità sull’alcol ed al sostegno di azioni preventive; ulteriori 21 Comuni hanno intenzione di farlo», come riferisce il presidente del Consiglio dei Comuni. La norme per la salute pubblica di Richard Theiner si basano sulla creazione di una nuova cultura delle feste in Alto Adige, promossa dalla Campagna per la prevenzione all’alcol «Bere responsabile». Il Forum prevenzione è attivo proprio in tale ambito. Dal 2002 svariate associazioni ed organizzazioni altoatesine si riuniscono sotto il motto «per una nuova cultura delle feste in Alto Adige».
Alto Adige 14-8-11
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martedì, 02 agosto 2011



Gli Arbeitnehmer: fermate l’apertura delle sale da gioco in provincia

BOLZANO. Gli Arbeitnehmer all’interno della Svp chiedono l’intervento della Provincia e dei Comuni per quanto riguarda la presenza delle sale da gioco in Alto Adige. Lo conferma e sottolinea Christoph Gufler: «Siamo tutti d’accordo sul fatto che è da contrastare l’apertura delle cosiddette sale da gioco. Fanno guadagnare molti soldi a poche persone, causando invece disastri per tante famiglie. Soprattutto i più giovani sono a rischio. Si dovrebbe riuscire a fermare in qualche modo la legge dell’attuale governo che si sta comportando in modo irresponsabile». «Se i Comuni e la Provincia si mettessero insieme sarebbe possibile bloccare il numero crescente di sale da gioco. Non possiamo semplicemente stare a guardare come tante famiglie vadano in rovina per colpa del vizio del gioco», ancora il leader dell’ala sociale Svp. «Quando ero sindaco mi erano state presentate molte richieste per l’apertura di una sala gioco. Ma ci siamo sempre rifiutati di concedere i permessi ad una struttura simile ed infatti a Lana, ad oggi, non esistono luoghi simili. Per questo motivo sono convinto che se Provincia e Comuni mantengono una posizione dura e conseguente a riguardo, sarà possibile evitare il peggio in Alto Adige a favore delle famiglie e dei più giovani», conclude Christoph Gufler. Per questo motivo gli Arbeitnehmer della Svp chiedono alla Provincia di occuparsi del problema e di agire di conseguenza per evitare che il numero delle sale da gioco aumentino in provincia di Bolzano.
Alto Adige 2-7-11
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mercoledì, 27 luglio 2011



Al laboratorio di via Noldin lunghe attese per i prelievi»

LAIVES. Il servizio prelievi presso il laboratorio convenzionato che ha sede in via Noldin a Laives, continua a sollevare perplessità da parte degli utenti. Se ne sono lamentati ad esempio gli anziani, come hanno segnalato gli esponenti del sindacato Cisl locale e adesso arriva anche una presa di posizione del consigliere comunale di Vadena Pasquale Paolillo (Fli).
«È una situazione insostenibile - scrive - e la burocrazia, assieme al mancato coordinamento, cerano una situazione di disagio denunciato anche dalla maggior parte degli utenti».
Spiega poi Paolillo: «Spesso succede che le infermiere debbano attendere che il paziente abbia terminato di sbrigare la parte burocratica prima di iniziare con il prelievo. La media di attesa per ciascuno di questi è accettabile, ma il resto della procedura, dalla preparazione della etichetta da mettere sul referto, al pagamento, lasciano molto a desiderare».
Paolillo quindi dà anche un suggerimento: «Sarebbe quello di fare il pagamento all’atto di ritiro dei referti, oppure i responsabili del servizio provvedano a potenziare il personale presente nel laboratorio di via Noldin a Laives, tenuto conto che spesso, chi ha bisogno di questo tipo di servizio è una persona anziana e non in perfetta salute».
Sono più o meno le stesse osservazioni che anche la Cisl anziani di Laives ha più volte fatto. Uno dei disagi è anche rappresentato dalla ristrettezza degli spazi nei quali si trova il laboratorio dei prelievi. Effettivamente la sala di attesa è minuscola e talvolta costringe qualche utente ad attendere all’esterno. Intanto può andare, ma quando incomincerà a fare freddo sarà un problema. Chi di dover dovrà pensare ad una soluzione adeguata. (b.c.)
Alto Adige 27-7-11
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lunedì, 25 luglio 2011



 «Bene la casa di riposo carenze sulle visite specialistiche»

LAIVES. Luci e ombre nel settore socio-sanitario a Laives, tanto che i rappresentanti locali del sindacato pensionati Cisl/Sgb, hanno scritto a tutti gli esponenti del consiglio comunale per sottoporre alcune considerazioni e chiedere di poterne parlare al più presto.
 «Per quanto attiene all’assistenza - spiega Antonio Galassiti del sindacato - si reputa soddisfacente l’andamento, vedi la casa di riposo, che comunque si ritiene debba essere ampliata vista la continua crescita demografica, così come la casa per lungodegenti Domus Meridiana».
 Si accenna poi al distretto e al prezioso servizio dei volontari, ritenuto anche dal sindacato pensionati positivo. Le note dolenti invece riguardano ancora una volta l’assistenza sanitaria nel complesso. «Purtroppo - continua Galassiti - abbiamo dovuto constatare che sulla è stato fatto ancora per le visite specialistiche come otorino, oculistica, ginecologia e ortopedia. Numerose sono anche le lamentele per come funziona il servizio dei prelievi e analisi, migliorato nella tempistica, ma non adeguato per quanto riguarda la struttura, ritenuta insufficiente, tanto che gli utenti si ritrovano a dover attendere anche all’esterno dell’ambulatorio di via Noldin e si può immaginare il disagio in inverno. Già oggi del resto, diversi cittadini di Laives preferiscono rivolgersi altrove, non contenti del servizio prelievi. Noi riteniamo che quando venne stipulata la convenzione con i privati, si doveva tenere conto che il bacino d’utenza locale raggiunge i 18mila abitanti (con Bronzolo e Vadena) e quindi è tempo di trovare spazi adeguati per soddisfare meglio le esigenze di tutti questi utenti. Giunta e consiglio si facciano parte diligente per chiederlo nelle dovute sedi». (b.c.)
Alto Adige 23-7-11
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giovedì, 21 luglio 2011



Meningite da zecca

BOLZANO. Con la stagione estiva torna l’allarme zecche. I casi non sono aumentati, ma due uomini sono stati ricoverati presso l’ospedale San Maurizio di Bolzano dopo essere stati punti dai parassiti durante una passeggiata in zone boschive “a rischio”. Entrambi si sono ammalati di Tbe (meningoencefalite virale da zecche). Fortunatamente le loro condizioni sono migliorate e non destano preoccupazioni.
 Lo conferma Josef Simeoni, direttore del Servizio igiene pubblica dell’Asl. I parassiti, però, sono conosciuti anche perché sono i principali vettori della borreliosi di Lyme in Europa. In Alto Adige, infatti, ogni anno vengono registrati in media quindici casi (al confronto i casi di meningoencefalite sono al massimo due o tre a stagione).
 La presenza dei paarssiti è aumentata negli ultimi anni. Le zecche si trovano soprattutto nelle aree pedemontane, ricche di sottobosco, dove le condizioni climatiche, geografiche e faunistiche favoriscono la proliferazione delle zecche. In genere questo parassita preferisce i luoghi umidi ed ombreggiati, annidandosi tra i fili d’erba, nelle fessure delle cortecce e alla base dei cespugli. Basti pensare che ogni femmina depone tra le 500 e le 5 mila uova a volta.
 Gli esperti consigliano dunque agli amanti delle escursioni e delle passeggiate negli ambienti boschivi di vestire indumenti chiari, perché così è più facile vederli, non bisogna abbandonare i sentieri e soprattutto è utile portare scarpe chiuse.
 Simeoni consigli anche di controllare il corpo dopo ogni passeggiata. «Le zecche - spiega l’esperto provinciale - non iniziano a succhiare il sangue immediatamente. Spesso cercano per ore il punto giusto sul corpo. Per questo motivo dopo ogni escursione è consigliabile controllare il corpo. In questo modo si può anche evitare di essere morsi».
 Per chi invece la stagione delle escursioni non si limita a due o tre passeggiate occasionali l’esperto ricorda che esiste anche il vaccino che previene la Tbe. Per la borreliosi di Lyme, infatti, non è disponibile il vaccino. Se viene trovata una zecca l’esperto consiglia di non liberarsi dal parassita con olio, colla o persino con il fuoco. L’unica cosa da fare è strappare il parassita con una pinzetta, per poi disinfettare il punto dove si è stati morsi. Se parte dell’animale è rimasta dentro alla pelle si può creare una piccola infiammazione.
Alto Adige 21-7-11
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sabato, 16 luglio 2011



Sulla questione del wi-fi il Comune si è mosso con la massima prudenza

Mercoledì l’Alto Adige riportatva un intervento critico di Pietro Frigato sul rischio wi-fi. Come assessore tengo a precisare alcune cose.
Nei limiti delle competenze normative, l’Assessorato all’Ambiente della città ha avviato una serie di azioni finalizzate alla minimizzazione delle emissioni, avvalendosi per questo della collaborazione dell’APPA e di altri settori dell’Amministrazione comunale.
Si è infatti hanno optato per il principio di massima prudenza, cioè il più basso valore elettromagnetico possibile che sia compatibile con la salute umana, ma anche con il normale funzionamento delle infrastrutture e che eviti problemi di tipo sociale, ambientale ed economici.
Il progressivo aumento della domanda di copertura di rete per i servizi collegati alla telefonia mobile ha imposto al Comune di Bolzano una serie di azioni concrete.
1) Innanzitutto, in collaborazione con l’APPA (l’Agenzia provinciale per l’ambiente), l’ormai inevitabile concessione di autorizzazioni per la collocazione di nuove stazioni avviene stabilmente mediante una trattativa con i gestori finalizzata alla minimizzazione delle emissioni. Periodiche misurazioni effettuate sul campo e la mappatura pubblicata sul sito del comune dimostrano l’effettiva riuscita di questa attività di contenimento.
2) Il Regolamento Edilizio ospita inoltre una disciplina della localizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione volta a condizionare la presenza di antenne aggiuntive in funzione di una distribuzione minima sul territorio di campi elettromagnetici atta ad evitare situazioni di picco e nel rispetto di siti sensibili quali asili, scuole, ospedali, case di cura, parchi gioco.
3) Con la stessa logica e dopo severi test effettuati in luoghi esposti e con il massimo della potenza dell’impianto, il Comune ha dato il via a progetti di copertura WiFi in particolari luoghi quali piazza Walther, piazza Stazione, i centri civici, le biblioteche avendo i rilevamenti dati esiti notevolmente al di sotto dei limiti di legge (valori inferiori a 0,8 W/m, spesso intorno a 0,1, a fronte di un limite stabilito per legge di 6 W/m).
4) Sul fronte della sensibilizzazione, pur tempestati dalla massiccia presenza mediatica degli operatori della telefonia, dal prossimo anno scolastico saranno messi in campo specifici progetti sul fronte dei consumi per aumentare la consapevolezza dei giovani sul corretto uso del cellulare.
Pur muovendoci in un quadro caratterizzato da precise libertà di azione concesse ai gestori dalla normativa nazionale e giuridicamente non comprimibili a livello locale, nel nostro territorio riteniamo di avere raggiunto una serie di garanzie per la sicurezza delle cittadine e dei cittadini che ci pongono in una situazione invidiabile a livello nazionale e con l’ambizione di partecipare al processo senza doverlo subire passivamente”.
Patrizia Trincanato Assessora all’Ambiente Città di Bolzano
Alto Adige 16-7-11
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sabato, 16 luglio 2011



«No al doppio ticket. Per ora»

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. L’unica certezza sul ticket sanitario introdotto dalla manovra nazionale è che da lunedì non sarà applicato in Alto Adige. «Su questo non ci sono dubbi», conferma l’assessore alla sanità Richard Theiner. Che però è molto meno categorico nell’escludere balzelli futuri. «Il budget 2011 è stato programmato senza necessità di aumenti e questo significa che quest’anno non ci saranno ritocchi». Tutto un altro discorso per quanto riguarda il 2012. L’Asl poteva contare su un “tesoretto” di 28 milioni. La gestione 2010 ha “bruciato” 8 milioni di avanzo, altri 15 serviranno per coprire i costi del 2011. «Ci restano ancora 4-5 milioni, speriamo che bastino anche se sappiamo che sono pochi», ammette il direttore generale Andreas Fabi.
È lo stesso Fabi che spiega - da tecnico - ciò che potrebbe accadere. «In Alto Adige abbiamo già il ticket sul pronto soccorso e anche quello sulle prestazioni specialistiche, dall’ambulatoriale al laboratorio alla radiologia». Il primo è di 15 euro (se non c’è ricovero; la cifra sale a 50 euro per i casi non giustificati mentre viene azzerata in caso di ricovero), il secondo arriva fino a un massimo di 36,15 euro ma alla maggior parte delle prestazioni specialistiche si applica un ticket di circa 18 euro. Nel 2010 la Provincia ha incassato complessivamente 16,5 milioni dai ticket (più 1,81% rispetto al 2009): 1,72 milioni per i ticket di pronto soccorso e 14,83 milioni per i ticket per prestazioni specialistiche. «Da come interpretiamo la norma nazionale noi - spiega Fabi - il ticket da 10 euro sarebbe semmai da aggiungere a quello già previsto a livello provinciale».
Non un nuovo ticket, dunque, ma semmai un aumento di quello già in vigore. Dal piano tecnico si torna a quello politico: «Lunedì - dice Theiner - valuteremo la questione in giunta. Non siamo obbligati a recepire la normativa nazionale, ma ciò non toglie che monitoriamo la situazione nostra e delle realtà limitrofe. Eventuali aumenti del ticket andrebbero a coprire i costi del servizio sanitario provinciale e resterebbero quindi sul territorio. Non ci saranno maggiorazioni nel 2011, come invece avverrà nel resto d’Italia, ma per gli anni successivi non c’è ancora nessuna decisione».
Theiner è prudente, anche perché la pressione sull’Asl è forte con la richiesta di risparmi che arriva da più parti, in particolare dal mondo economico. «È vero che la nostra spesa sanitaria pro capite è la più alta d’Italia con 2.188 euro contro una media nazionale di 1.849, ma i nostri standard di qualità sono molto più elevati. Risparmiare per noi significa contenere la spesa, visto anche l’aumento dell’aspettativa di vita e del numero di malati cronici».
Spiegazioni che non convincono Mario Tagnin, ex segretario provinciale dell’Anaao oggi consigliere comunale del Pdl: «La verità è che la normativa nazionale permetterebbe alla Provincia di abolire i suoi ticket da 18 euro introducendone uno da 10, molto più basso. Nessuno però lo vuole dire e ora parlano di eventuale aggiunta, perché è l’unico modo per coprire gli sprechi in questo settore».
Alto Adige 16-7-11
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categoria:salute, provincia di bolzano
venerdì, 15 luglio 2011



Rischio di stangata sui ticket sanitari

BOLZANO. Lunedì la Asl non applicherà i ticket previsti nella manovra approvata ieri al Senato e attesa oggi alla Camera. Il rischio stangata non è però escluso del tutto. A Palazzo Widmann fervono le verifiche. Tra le ricadute locali certe ci saranno invece i tagli alle pensioni. Del tutto aperta resta la partita sulla riduzione delle spese, che il governo punterebbe ad applicare anche alle autonomie speciali. Contatti continui tra tecnici e presidenti di Regioni e Province speciali. Luis Durnwalder ribadisce: «Per noi fa fede l’Accordo di Milano». E’ quanto sostiene da giorni. «Non abbiamo molto altro cui attaccarci, la manovra è blindata», ricorda il presidente provinciale. Ieri presa di posizione dell’assessore friulano Sandra Savino: «Insieme a Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta godiamo di una specialità nella specialità, perché siamo gli unici ad esercitare concretamente le funzioni in materia di finanza locale».
Sui ticket l’assessore Richard Theiner ha chiesto ai dirigenti dell’assessorato un monitoraggio costante del testo della manovra. «Nella giunta di lunedì porteremo un promemoria sulle misure sanitarie inserite nella manovra economica e la giunta deciderà», anticipa Alfred König, direttore dell’ufficio Distretti sanitari.
A livello nazionale è previsto un ticket di 10 euro sulla specialistica e la diagnostica per chi non è esente. Di 25 euro sarà il ticket per gli accessi al pronto soccorso con codice bianco.
La linea di Theiner, avallata dalla senatrice Helga Thaler Ausserhofer, è che l’Alto Adige non dovrà recepire i ticket. Così Thaler Ausserhofer: «Si tratta di provvedimenti che puntano al contenimento delle spese nella sanità. Visto che la Provincia finanzia direttamente la sanità, non è tenuta a recepire questa parte della manovra». L’Alto Adige poi alcuni ticket li ha già. Ricorda König: «15 euro per ogni accesso al pronto soccorso non seguito da ricovero. 50 euro per ogni accesso improprio». Nella incertezza di queste giornate in assessorato non escludono nulla, neppure che l’eventuale obbligo di ticket nazionale potrebbe aggiungersi a quello provinciale. Dellai ha già deciso: «Da noi niente ticket». Più dubbioso l’assessore alle Finanze Roberto Bizzo: «Potremo evitare i nuovi ticket se si tratta di una misura di risparmio sulla sanità. L’Accordo di Milano imporrebbe invece il rispetto anche a noi, se il ticket fosse previsto come provvedimento che attiene ai principi generali di contenimento della spesa».
Capitolo previdenza. La pensione verrà decurtata del 5% sopra i 90 mila euro lordi all’anno, del 10% sopra i 150 mila euro. Salvata la rivalutazione per le pensioni fino a 1400 euro lordi al mese. Rivalutazione ridotta nella fascia intermedia, cancellata sopra i 2.341 euro. Il direttore provinciale dell’Inps Antonio Giuseppe Morciano anticipa: «Il provvedimento toccherà pochi altoatesini. Sulle 130 mila pensioni versate dall’Inps, il 35% arriva a 460 euro, il 27% è nella fascia 500-1000 euro, il 20% in quella 1000-1500, il 10% 1500-2000 euro. Solo l’8% supera i 2000 euro». (fr.g.)
Alto Adige 15-7-11
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giovedì, 14 luglio 2011



Biotestamento: «Una legge crudele»

BOLZANO. La Camera ha detto sì alla legge sul testamento biologico. Manca ora il Senato. In Alto Adige l’approvazione crea sgomento, rabbia. «Una legge crudele», è la reazione del mondo della sanità prima ancora che della politica, «cancella la libertà individuale». Dura presa di posizione del Comitato etico provinciale: «Viene rotto il rapporto di fiducia tra paziente e medico». Il dottor Massimo Bernardo: «Testo lontano dalla sensibilità dei cittadini».
La legge colpisce una sensibilità attenta in Alto Adige. E’ di un anno fa l’opuscolo informativo sul testamento biologico presentato dall’assessore alla Sanità Richard Theiner («una questione di civiltà»). Ora arriva invece questa legge che esclude dalla dichiarazione anticipata di trattamento la richiesta di sospensione dell’alimentazione e idratazione artificiale. E la Dat non sarà vincolante per il medico curante. Dopo l’allarme lanciato a fine aprile, il Comitato etico provinciale ribadisce il proprio giudizio negativo. La coordinatrice Maria Vittoria Habicher sottolinea: «La legge mina alla radice il rapporto di fiducia tra paziente e medico». Netta anche la presa di posizione sull’alimentazione e l’idratazione artificiale. «Il diritto fondamentale all’alimentazione non si estende a interventi invasivi, come ad esempio la somministrazione di alimenti o liquidi tramite sonda o infusione», sottolinea il documento del Comitato etico firmato dal presidente, il primario Herbert Heidegger. E ancora, sul rapporto medico-paziente, i contenuti della legge «limitano non solo i diritti e l’autonomia della persona ma anche l’autonomia e la responsabilità del medico, in aperto contrasto con il Codice di deontologia medica e con i diritti fondamentali della persona umana garantiti a livello internazionale». Il Comitato etico provinciale denuncia un impianto di legge che «dà alla vita un significato meramente biologico, da difendere a tutti i costi e con ogni mezzo, anche con forme di assurda ostinazione terapeutica che finiranno con il sopprimere i diritti inviolabili dell’essere umano riconosciuti dalla Costituzione».
Il dottor Massimo Bernardo, responsabile del Servizio di cure palliative al S. Maurizio, lavora lontano dai velluti della politica, spendendosi tutti i giorni per alleggerire la sofferenza dei pazienti terminali. La sua reazione alla legge è dettata da questa esperienza: «Gli autori della legge dicono di essere vicini ai cittadini, ma ne sono lontanissimi. Viene violata la libertà della persona. Viene rivendicata l’“allenza medico-paziente”, quando questa legge è l’esatto contrario, perché entrambi dovranno seguire una via indicata da altri». Infine l’amarezza di Bernardo per una legge su un tema così importante, su cui «è legittimo un sospetto. E’ stata ferma per mesi, ora l’hanno approvata in tutta fretta. Un favore al mondo cattolico? Forse alle alte gerarchie, non alla chiesa delle persone». I radicali si sono spesi contro il testo del governo, ora, commenta Donatella Trevisan, «l’unica speranza è che i suoi principi anticostituzionali la disinnescheranno: ci sarà una pioggia di ricorsi. E’ una legge crudele verso i malati e verso gli stessi medici. Fa quasi sorridere la cattiveria del ritocco finale: l’emendamento che esclude i conviventi dall’elenco dei possibili fiduciari». Se ne parlerà anche in consiglio comunale. Guido Margheri (Sel) ripropone la proposta di delibera che sollecita la giunta a istituire un registro telematico con le dichiarazioni anticipate di volontà dei cittadini: «Mobilitiamoci contro questa legge illegittima».
Alto Adige 14-7-11
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giovedì, 07 luglio 2011



Pronto il piano per abbattere le liste d’attesa

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Ok dei reparti del San Maurizio in sofferenza per abbattere le liste d’attesa. Il direttore dell’Asl - Andreas Fabi - pagherà agli ospedalieri 75 euro lordi per ogni ora aggiuntiva ed i medici sono pronti a collaborare.
 Il programma di “smaltimento” potrebbe iniziare nel giro di poche settimane. Walter Pitscheider, coordinatore sanitario del Comprensorio di Bolzano, dopo una lunga mediazione ha trovato la soluzione che cercava. «Tutte le equipe a cui ho chiesto sostegno hanno risposto in modo positivo ovviamente nei limiti delle ragionevoli possibilità dei singoli medici: in particolare hanno dato disponibilità i reparti di Dermatologia, Otorinolaringoiatria, Oculistica, Ginecologia, Ortopedia e Radiologia. Voglio precisare come la proposta di Fabi riguardi solamente i reparti che, nonostante la riorganizzazione interna e la ottimizzazione dei percorsi, hanno risorse temporaneamente e realmente insufficienti per contenere le liste di attesa entro i termini previsti dai Rao (raggruppamenti di attesa omogenei). Posso dire che in alcuni casi riusciremo a rientrare nei tempi previsti ma in pochi altri casi la richiesta è così elevata che le risorse disponibili non sono sufficienti e dovremo cercare altre soluzioni più stabili». Pitscheider sa che i medici intascheranno 75 euro lordi per ogni ora aggiuntiva ma sono chiamati ad uno sforzo importante. «È vero. Ai medici chiediamo un ulteriore sforzo. Voglio ricordare, infatti, che le prestazioni aggiuntive vanno fatte fuori dall’orario di servizio, dopo le 40 ore di lavoro ordinario e dopo le guardie». Da capire quando il piano anti-attesa diventerà operativo. «Per procedere dobbiamo attendere la modifica formale dell’articolo del contratto di lavoro ed il benestare dei sindacati e potrebbe trattarsi anche di molto poco, anche di un paio di settimane».
 Come la mettiamo con l’acquisto di prestazioni dai privati? «Posso dire che questa strada verrà percorsa solo dopo avere esaurito tutte le possibilità interne».
 Le prestazioni aggiuntive non bastano comunque, da sole, ad abbattere le attese.
 «Dobbiamo agire sia sul versante della richiesta - riducendo o eliminando le richieste di prestazioni non necessarie - sia sul versante delle risorse disponibili per erogarle. In parole povere aumentando il numero di ore di lavoro degli specialisti, le apparecchiature, gli spazi che abbiamo a disposizione e migliorare la organizzazione complessiva. A questo proposito ci sono recentissimi documenti della nostra Azienda redatti per quasi tutte le specialità, concordati e scritti dai medici prescrittori in collaborazione con le strutture specialistiche che erogano le prestazioni richieste e parlo di documenti formali, scritti e concordati fra specialisti ospedalieri, specialisti dei distretti e medici di famiglia. L’obiettivo finale ovvio è che vengano fatte presto e bene le cose che servono, sottolineo le cose che servono».
 Pitscheider conclude ricordando che la richiesta di una prestazione specialistica deve essere fatta da un medico e che la prenotazione deve essere fatta attraverso il Cup (Centro unico di prenotazione) che garantisce e monitorizza il rispetto dei tempi.
Alto Adige 7-7-11
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domenica, 26 giugno 2011


«Guidi ubriaco? Lavori gratis»

MARIO BERTOLDI
BOLZANO. Ecco una riforma, nel comparto giustizia, che funziona. Riguarda la possibilità di convertire la pena per guida in stato di ebbrezza alcolica in lavori di pubblica utilità.
 Il nuovo istituto è legge dal 29 luglio dello scorso anno ma è applicabile, in Alto Adige, dall’inizio del 2011 in quanto il presidente del tribunale di Bolzano (Heinrich Zanon) ha dovuto sottoscrivere le convenzioni con gli enti pubblici potenzialmente interessati (ci sono molti Comuni, la Caritas, l’azienda servizi sociali di Bolzano, molte Comunità comprensoriali). Per il momento le convenzioni firmate sono 40 ma altre 30 sono in fase di valutazione. La riforma prevede la possibilità di sostituire, per una sola volta nella vita, la pena detentiva e quella pecuniaria per guida in stato di ebbrezza con un periodo di lavori non retribuiti di pubblica utilità a favore di enti locali, organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato o presso i centri specializzati di lotta alle dipendenze. Questo tipo di trattamento processuale è ammesso anche in caso di guida in condizioni psico fisiche alterate da sostanze stupefacenti ma non è utilizzabile in caso di incidente stradale, da chi ha la patente da meno di tre anni e dagli autisti professionali. Come funziona? E’ l’automobilista finito nei guai a doversi attivare presso gli enti convenzionati (l’elenco è a disposizione degli interessati presso il tribunale di Bolzano) e a proporre al giudice la conversione della pena con lavori concordati con l’ente che abbia dato la propria disponibilità. I vantaggi sono sensibili. Se l’impegno lavorativo viene portato correttamente a conclusione (i controlli sono affidati ai carabinieri), il giudice fissa una seconda udienza nel corso della quale il reato viene dichiarato estinto, viene disposta la riduzione di metà della sospensione della patente e viene revocata anche la confisca del veicolo (prevista in caso di proprietà del mezzo se si viene colti al volante con un tasso alcolemico superiore all’1,5 per mille). Se l’impegno lavorativo concordato non viene rispettato, la conversione viene annullata e rivive l’originaria condanna pecuniaria e detentiva con tutte le sanzioni accessorie. Per agevolare il possibile ricorso alla nuova legge, l’ufficio del Gip del tribunale di Bolzano e la Procura hanno concordato un breve periodo di attesa in caso di richiesta di emissione del decreto penale di condanna in maniera da permettere l’individuazione dell’ente (interessato ad usufruire di servizi) per la richiesta di conversione. «E’ sicuramente una buona riforma - commenta il giudice di Bolzano Carlo Busato che ne ha seguito in prima persona le fasi di prima applicazione - perchè attua il principio costituzionale della funzione rieducativa della pena ed il cittadino non considera la sanzione solo come una punizione ma anche come occasione per rimediare ad un reato commesso, rendendosi utile alla comunità in cui vive». Sinora in Alto Adige sono un centinaio gli automobilisti finiti nei guai che hanno ottenuto l’applicazione della nuova legge con oltre 12 mila ore di lavoro socialmente utile già prestate gratuitamente a vari enti e associazioni. Due ore di lavoro equivalgono ad un giorno di detenzione. La conversione minima prevede almeno 124 ore di impegno lavorativo.
Alto Adige 25-6-11
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categoria:salute, sociale


mercoledì, 08 giugno 2011



L’Avis richiama l’attenzione sul 14, la giornata del donatore di sangue

BOLZANO. Un po’ di sangue può ridare la vita a qualcuno, e questo continuano a ricordarlo, appena ne hanno l’occasione, i volontari e gli attivisti della sezione bolzanina (e di tutte le sezioni) dell’Avis, l’Associazione volontari italiani del sangue, i donatori insomma. La prossima settimana, il 14 giugno, come sempre su iniziativa dell’Organizzazione mondiale della sanità si celebrerà la giornata mondiale del donatore di sangue. La scelta della data non è casuale: infatti il 14 giugno è nato Karl Landsteiner, scopritore dei gruppi sanguigni e co-scopritore del fattore RHesus. L’Avis comunale di Bolzano, presieduta da Diego Massardi, in un comunicato diffuso in questi giorni ringrazia tutti gli “avisini” per il loro volontario e gratuito operato, e invita la comunità a compiere un gesto pratico di testimonianza alla donazione. Per avere informazioni su come diventare donatore di sangue basta contattare la segreteria dell’Avis al numero telefonico 0471 - 400874 o visitare il sito internet www.avisbz.it.Alto Adige 8-6-11
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lunedì, 06 giugno 2011



Sotto accusa i germogli di soia

PAOLO CARLETTI

ROMA. Germogli di soia mangiati crudi e prodotti in Germania. Ha finalmente un nome e un luogo d’origine la causa scatenante del batterio killer che ha provocato l’epidemia in Germania, dilagata poi in molti Paesi del centro-nord Europa fino agli Stati Uniti.
Ieri le vittime sono salite a 22 per due nuovi decessi in Germania, mentre secondo la stima aggiornata fornita dall’Organizzazione mondiale della sanità, i contagiati sono in totale 2.263.
E’ stato il ministro dell’Agricoltura della Bassa Sassonia, Gert Lindemann, a dare per primo la notizia sull’individuazione del “nido”, da cui si è sviluppata l’epidemia di Escherichia Coli emorragica in una variante mai vista prima d’ora, e quindi impossibile da debellare con i normali antibiotici o con altre cure. Lindemann ha comunicato anche che il vivaio della città di Uelzen ritenuto responsabile della vendita dei germogli in varie zone del Paese è stato chiuso. «Abbiamo individuato il prodotto che è stato fornito in tutte le località in cui sono verificate vaste infezioni di Ehec» ha detto. I germogli di soia erano stati causa di un’epidemia analoga in Asia negli anni scorsi. Il ministro ha aggiunto che i risultati di ulteriori test effettuati nell’azienda sono attesi per oggi, anche perché è da capire se il batterio si sia sviluppato nell’azienda, oppure durante la distribuzione del prodotto per una cattiva conservazione. Ma è molto più probabile la prima ipotesi come hanno sostenuto le autorità tedesche: «Ci sono tracce molto chiare che conducono a questa azienda quale fonte dell’infezione».
Partite di germogli di soia dell’azienda incriminata sono state consegnate ad Amburgo, e in altre quattro regioni. Due dipendenti della ditta Uelzen, che produce 18 tipi diversi di germogli, sono stati colpiti da una forte diarrea e una di loro è risultata positiva al batterio killer. E’ quindi quasi certo che la “casa” dell’E-coli nella sua variante assassina sia proprio il vivaio ora sigillato.
Una scoperta che finalmente rende possibile arrestare l’epidemia, secondo le autorità tedesche ed europee, evitando che altre persone contraggano l’infezione da Escherichia Coli Enteroemorragica (Ehec) o la sindrome Emolitico-uremica (Sue). Intanto i casi anche all’estero aumentano, tutti nel centro-nord Europa, e negli Stati Uniti. Proprio gli Stati Uniti tra l’altro sono il Paese normalmente più colpito dall’E-coli, con 100mila infezioni e 90 decessi ogni anno.
Intanto la Commissione europea ha convocato per domani una riunione straordinaria del Comitato di gestione, per discutere della situazione del settore ortofrutticolo e studiare misure ad hoc. In tutti gli stati dell’Unione europea si sono registrati grossi danni economici per la filiera del settore.
La Coldiretti ieri ha diffuso una nota in cui parla dei germogli di soia sottolineando che si tratta di un mercato di nicchia. Anche se largamente usati nelle diete vegetariane, ma non solo. E traspare un certo sollievo nell’apprendere la notizia dell’individuazione della fonte dell’epidemia, che dovrebbe ora far respirare il settore. «E comunque è possibile acquistare germogli di soia di produzione nazionale». Che ovviamente sono al riparo dal batterio “made in Germania”.
Alto Adige 6-6-11

Batterio killer: «Responsabile la soia»

ALLERTA EUROPEO - La Germania lancerà presto un avvertimento, attraverso il sistema di allerta europeo dell'alimentazione, sulla possibile pericolosità dei germogli di soia. Non si tratta ancora di un allarme vero e proprio riguardante degli specifici lotti - come accaduto per i cetrioli spagnoli, poi risultati innocui - ma solo della diffusione delle informazioni di cui dispongono al momento le autorità sanitarie tedesche, di cui l'Ue «ha preso nota», come ha spiegato il portavoce Frederic Vincent.

L'AZIENDA - L'azienda, secondo quanto si legge sulla stampa tedesca online, è una cooperativa di produzione biologica che, oltre ai germogli di soia, produce e distribuisce germogli e semi di altri ortaggi: sono sospettati 18 diversi tipi di germogli, tra cui quelli di fagiolo mungo, broccoli, piselli, ceci, ravanelli e lenticchie. Lindemann ha detto che queste specie sono cresciute in botti con vapore, ambiente ideale per la moltiplicazione dei batteri, ed è possibile o che l'acqua sia stata contaminata con l'E. Coli, oppure che i semi, acquistati in Germania e in altri Paesi, avessero già il batterio. Gli agricoltori, ha aggiunto, non hanno usato nessun concime che possa aver provocato la crisi. Due donne dipendenti dell'azienda sono state colpite da una forte diarrea e una di loro è risultata positiva al batterio killer. La cooperativa forniva prodotti sia a ristoranti sia ai mercati, per la vendita diretta ai consumatori. Secondo il ministro, i prodotti sospetti sarebbero stati distribuiti ad almeno 5 Laender: Amburgo, Schleswig-Hoelstein, Mackleburgo-Pomerania, Assia e Bassa Sassonia.

AMATI DAI VEGETARIANI - I germogli di soia sono un alimento molto diffuso nella cucina etnica e tra i vegetariani per l'importante apporto di proteine. In Italia sono in genere consumati in estate, da soli o come condimento, e sono venduti in buste, vassoi o in scatola. Recentemente, come sottolinea la Coldiretti, si è diffusa anche la coltivazione casalinga. I prezzi variano dai 4 ai 6 euro al chilo per il prodotto venduto in vassoi, e nei supermercati è possibile acquistare germogli di soia di produzione italiana, quindi al sicuro dalla contaminazione avvenuta nell'azienda tedesca.

22 LE VITTIME - Intanto il bilancio dell'epidemia da Ehec è salito ad almeno 22 morti accertati: lo ha reso noto il Centro Europeo di Stoccolma per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, precisando che tutti i decessi si sono finora verificati in Germania tranne uno, avvenuto in Svezia. I casi conclamati di contagio sull'intero continente ammontano a 1.605, cui ne vanno aggiunti altri 658 colpiti dall'Hus, una sindrome correlata all'infezione che colpisce i reni e provoca forte anemia. Ancora una volta, ha sottolineato l'istituto svedese, la maggior parte degli episodi, 1.536 e 627 rispettivamente, si sono concentrati in territorio tedesco. Nel giro di appena 24 ore la variazione in aumento è stata di 328 e 107 unità. Tra i nuovi casi di contagio da Ehec, quattro sono stati localizzati in Gran Bretagna e altrettanti in Danimarca, a conferma che il fenomeno appare comunque interessare essenzialmente il Nord-Europa.

EMERGENZA NEGLI OSPEDALI - Il governo tedesco è «allarmato» per l'emergenza sanitaria che ha colpito il Paese, mettendo sotto pressione in particolare gli ospedali delle regioni del nord, a causa del contagio da E. Coli. E le strutture sanitarie della Germania settentrionale, prese d'assalto, lavorano in condizioni «limite». Il ministro della Salute Saniel Bahr, che domenica ha visitato l'ospedale universitario di Amburgo-Eppendordf, ha ammesso - secondo la versione online del settimanale Spiegel - «l'emergenza sanitaria» che si vive al nord. Gli operatori sanitari, continua il magazine, lavorano a pieno ritmo, «sette giorni su sette», senza interruzione. Un vertice fra il ministro Bahr, il ministro dei Consumatori Ilse Aigner e i ministri competenti dei diversi Laender colpiti, dovrebbe tenersi mercoledì, probabilmente a Berlino.

Redazione online Corriere della Sera
05 giugno 2011
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giovedì, 02 giugno 2011



Batterio killer, Alto Adige sicuro

BOLZANO. Mentre in Germania dilaga il contagio causato dal batterio killer E. coli - ed i morti sono arrivati in tutta Europa a 17 - l’assessorato provinciale alla sanità spiega che in Alto Adige al momento non esiste alcun motivo di preoccupazione: «L’ondata di contagi viene monitorata di continuo con grande attenzione. Se l’attuale situazione dovesse variare per un qualsiasi motivo, verranno presi immediati provvedimenti».
Per proteggersi dal contagio del batterio, che è presente in tutti i Paesi del mondo, l’assessorato ricorda alla popolazione di adottare una serie di regole di igiene generale. Eccole. Occorre lavare le mani prima di mangiare dopo essere andati in bagno o dopo aver toccato animali o i loro escrementi. E ancora lavare accuratamente le mani prima di preparare pietanze e dopo aver manipolato generi alimentari. Pulire e risciacquare accuratamente il piano di cottura, il piano del tavolo e le superfici di lavoro, per esempio il tagliere. Lavare bene e sbucciare frutta e verdura. Arrostire o cuocere bene la carne prima di consumarla. Consumare solo latte e latticini pastorizzati. Durante la preparazione dei pasti occorre pulire accuratamente le mani, le stoviglie e gli utensili casalinghi in genere e non mettere a contatto generi alimentari appena preparati con alimenti non ancora trattati.
Conservare i generi alimentari sempre al fresco e lasciarli solo per breve tempo a temperatura ambiente.
L’assessorato ricorda che le regole igieniche generali valgano in particolar modo per il personale impiegato nelle grandi cucine (mense, case di riposo, scuole, asili, ecc.) ma si tratta di indicazioni molto utili anche a chi fa mangiare nella cucina di casa. Particolare attenzione va inoltre prestata in caso di contatto con persone affette da diarrea, soprattutto se si tratta di bambini. In questi casi sono da raccomandare rigorose misure di igiene personale. Il contagio tra persone è possibile, ma può essere evitato grazie al semplice lavaggio delle mani. Mentre l’Europa resta col fiato sospeso la Spagna protesta duramente con la Germania per i danni economici subiti a causa dell’iniziale attribuzione della diffusione del contagio ai cetrioli arrivati proprio dal Paese iberico. Le autorità spagnole chiedono la sospensione del divieto di importazione di verdura prodotta nel loro Paese. I danni dovuti alle mancate esportazioni dei vari tipi di verdura ammontano a 200 milioni di euro a settimana.
Alto Adige 2-6-11
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mercoledì, 01 giugno 2011



L’Oms lancia l’allarme cellulari «L’uso può causare il cancro»

FIAMMETTA CUPELLARO
ROMA. L’uso dei telefoni cellulari e di altri apparati di comunicazione wireless «potrebbero causare il cancro negli esseri umani». Questa volta è il crisma dell’ufficialità dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità ad attribuire maggior peso al legame tra uso dei cellulari e il rischio di sviluppare il cancro. Il verdetto, che ha già scatenato una valanga di polemiche a livello globale, è stato emesso ieri dall’Agenzia internazionale per la ricerca contro i tumori (Iarc), organismo di consulenza specializzato dall’Oms. Il rischio accertato, riguarda in generale i campi elettromagnetici di radiofrequenza che includono appunto i telefonini. Solo un anno fa, uno studio denominato Interphone condotto su 134 paesi, coordinato e finanziato sempre da un’agenzia dell’Oms, non era arrivato ad una conclusione definitiva sulla pericolosità dei cellulari per il cervello. Christopher Wild, direttore dell’Iarc nel maggio 2010 aveva affermato: «I risultati non permettono di dire se c’è qualche rischio associato all’uso dei telefonini, ma è anche prematuro affermare che il rischio non c’è». Così un anno dopo, un team di 34 esperti riuniti a Lione ha definito i campi elettromagnetici come «possibility carcinogenic» inserendoli al livello 2b, su un a scala di pericolo 5. Lo studio, che sarà illustrato in una monografia di prossima pubblicazione, si basa sia su test animali, che su dati epidemiologici sull’uomo. Spiega Jonathan Samet presidente del team: «In entrambi i casi le evidenze sono state giudicate limitate per quanto riguarda il glioma e il tumore del nervo uditivo, mentre per gli altri tipi di tumore non ci sono dati sufficienti. La nostra classificazione implica una potenziale pericolosità. Questo significa che bisogna monitorare i legami tra l’uso dei cellulari e il rischio cancro. Nel frattempo, è importante prendere misure per ridurre l’esposizione, come l’uso degli auticolari o quando è possibile, preferire i messaggi alle telefonate». I risultati dell’Iarc saranno ora sottoposti alle valutazioni dell’Oms.
Immediata la reazione della Gsma, l’associazione che rappresenta gli operatori di telefonia mobile nel mondo. «Lo studio dello Iarc suggerisce che un rischio è possibile, ma non probabile - hanno spiegato in una nota - gli standard di sicurezza, alla luce delle attuali conoscenze, restano validi». Una sessione straordinaria dei ministri dell’agricoltura dell’Ue sarà organizzata il prossimo 17 giugno sulla crisi nel settore ortofrutticolo conseguente la scoperta del focolaio.
Alto Adige 1-6-11
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venerdì, 27 maggio 2011



Domani è la giornata della spirometria: test gratis all’ospedale e allo stand Alir

 BOLZANO. Domani, dalle ore 9 alle 12 nel reparto di Prove funzionali Pneumologia al 1º piano dell’ospedale di Bolzano, chi è interessato ha la possibilità di eseguire gratuitamente una spirometria per valutare la propria funzione respiratoria. Ciò nell’ambito della giornata della spirometria, promossa dall’Associazione italiana pneumologi ospedalieri in collaborazione con l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. Ma non solo: sempre domani l’Alir (Associazione per la lotta contro l’insufficienza respiratoria) allestirà uno stand, dalle ore 9 alle 13 in corso Libertà, nei pressi della Libreria Cappelli. Qui i volontari Alir, medici specialisti e infermieri distribuiranno materiale informativo, forniranno consigli sulle strategie per smettere di fumare ed eseguiranno anche una serie di test specifici, quali il test di Fagerstroem (dipendenza dalla nicotina), il test del Co (presente nell’aria espirata dai fumatori), la spirometria e, se necessario, il test sui disturbi respiratori.
Alto Adige 27-5-11
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venerdì, 27 maggio 2011



Visite: priorità a malattie cardiache e tumori

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. L’operazione che dovrebbe ridurre le liste d’attesa per le visite specialistiche scatta il 1ºluglio. Una delibera della giunta provinciale fissa, nel dettaglio, le modalità con cui si dovrà procedere per ridurre i tempi di attesa che oggi, in certe specialità, sono troppo lunghi. La conseguenza di questa situazione è semplice: chi ha i soldi paga e ottiene la visita nel giro di pochi giorni. Gli altri aspettano settimane o mesi. La legge prevede per le visite specialistiche (differibili) attese massime di 60 giorni. Ma all’ospedale San Maurizio sono in sofferenza soprattutto Dermatologia, Otorinolaringoiatria, Oculistica, Riabilitazione e Ortopedia. Risultato: per i casi non urgenti ci vogliono 209 giorni per una visita dermatologica, 160 per una visita reumatologica, 153 per una visita urologica, 147 per una oculistica, 105 per una fisiatrica e 93 per una dall’otorino. Oggettivamente troppi. «Puntiamo - assicura Florian Zerzer, capo ripartizione della sanità - a riequilibrare la situazione entro l’inizio del 2012. L’importante a questo punto è partire». Il piano della Provincia fissa come priorità l’area cardiovascolare e quell’oncologica. Patologie che sono la principale causa di morte nel nostro Paese.
LA CLASSIFICAZIONE. Le prestazioni, ritenute urgenti dal medico di medicina generale o dallo specialista, devono essere erogate nell’arco delle 24 ore. L’attesa non deve superare gli 8 giorni nel caso di prestazioni che il medico indichi con la dicitura «prioritaria». Entro 60 giorni dovranno essere garantite visite ad accertamenti ritenuti «differibili». Programmate, e quindi come tali non soggette a limiti temporali, sono invece le prestazioni prescritte e prenotate esclusivamente dallo specialista.
INTERVENTI. In base al nuovo sistema di erogazione di visite e interventi, l’Azienda sanitaria a partire dal 1º gennaio 2012 dovrà garantire entro un determinato periodo e prioritariamente alla popolazione locale, tre diversi interventi che sono particolarmente richiesti anche a causa del progressivo invecchiamento della popolazione. Si calcola che per il 50% dei pazienti il tempo massimo di prenotazione dovrà essere di 90 giorni per la cataratta, 120 per la protesi dell’anca, 60 per la coronarografia. Tempo massimo per il 90% dei pazienti: 180 giorni per la cataratta, 180 per la protesi dell’anca e 120 per la coronarografia.
LA RIORGANIZZAZIONE. Sulla carta sono stati codificati la gravità delle diverse patologie e i tempi massimi d’attesa per una visita specialistica. Il problema ora è passare dalla teoria alla pratica. Come abbattere concretamente le liste? L’intenzione dell’Asl è di agire su più fronti. «Innanzitutto - spiega Zerzer - questo sistema che distingue con chiarezza le urgenze dalle priorità e dalle visite differibili ci dovrebbe consentire di eliminare o almeno ridurre una serie di visite specialistiche che si potrebbero benissimo evitare. Spesso il medico fa le prescrive su pressione del paziente che minaccia, in caso contrario, di rivolgersi ad un altro». Per questo si prevede anche una campagna informativa di medici e popolazione. «In questo modo dovremmo recuperare risorse da impegnare dove davvero c’è bisogno». Ma questo non basterà ad abbattere i tempi d’attesa delle visite specialistiche, per questo si prevede per l’Asl la possibilità di pagare ai propri specialisti un pacchetto di prestazioni da erogare come libera professione. L’Azienda ha proposto di pagare ai medici 53 euro lordi (il direttore generale dell’Asl è salito fino a 60) per effettuare 4 visite ogni ora aggiuntiva. Per il sindacato Anaao la cifra giusta potrebbe essere di 100 euro, come in Val D’Aosta. «Se anche questo non bastasse - assicura il capo ripartizione - l’Azienda potrà comperare pacchetti di prestazioni dai privati, per esempio dalla Santa Maria». Clinica che dovrà però prima, per legge, essere convenzionata.
Il nuovo sistema prevede anche un costante monitoraggio delle liste d’attesa per verificare che i tempi vengano effettivamente rispettati.
Alto Adige 27-5-11
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mercoledì, 25 maggio 2011



Robot per la chemioterapia e ricerca sul dna: così Oncologia combatte i tumori

BOLZANO. Tecnologie avanzatissime, robot per somministrare i farmaci, ricerca continua, massima attenzione al rapporto col paziente, terapie all’avanguardia, scambio di informazioni con gli ospedali di mezzo mondo: al Reparto Oncologia del San Maurizio la lotta ai tumori è una battaglia quotidiana. Combattuta con impegno, idee, tanta passione, e capace pure di risparmiare sulla spesa. E’ la sanità che funziona, quella che - spesso- rimane solo sullo sfondo del dibattito sulla riforma degli ospedali in Alto Adige.
Coniugare tecnologie avanzate, sperimentazioni e ricerche con il calore di un sincero rapporto umano è stato spesso ritenuto per le aziende ospedaliere un risultato irraggiungibile. Nel reparto di oncologia dell’ospedale San Maurizio è una realtà quotidiana. Alla guida di questo angolo d’eccellenza c’è il primario Claudio Graiff, già noto per l’entusiasta adesione del suo reparto all’iniziativa internazionale dei Donatori di Musica, che da Bolzano è rimbalzata in America e si sta trasformando in una realtà organizzata per il supporto ai malati di cancro.
Il reparto è una fucina d’innovazioni, di applicazioni tecnologiche d’avanguardia e di miglioramenti continui negli standard di lavoro, con gli occhi ben piantati anche ai costi, da limare ottimizzando, e senza cedere mai di un millimetro in qualità del servizio. Alla farmacista Alicia Tavella, ad esempio, responsabile dell’Unità Farmaci Antiblastici, il reparto specializzato nella preparazione delle terapie oncologiche, è bastato riorganizzare il flusso delle somministrazioni di un farmaco ad alto costo, con impatto sulla spesa farmaceutica complessiva del 17%, per portare a casa un risparmio, solo dagli scarti di produzione, di oltre 50 mila euro l’anno. La tecnologia più avanzata, inoltre, è di casa ormai da tempo in farmacia grazie al “Cytocare”, un robot di ultima generazione che prepara da solo il 70% delle chemioterapie, guidato dal sistema automatizzato che, tra gli altri vantaggi, ha eliminato completamente l’uso della modulistica cartacea nel reparto. «Il passo successivo ancora in fase di valutazione - racconta Graiff - è un sistema di somministrazione dei farmaci ad automazione spinta, con alti contenuti tecnologici, che provvederà a somministrare le chemio ai pazienti attraverso un sistema computerizzato». L’obbiettivo dichiarato è quello di ridurre il più possibile il rischio di errore umano nelle terapie, e «cosa non trascurabile, eliminare il contatto fisico degli operatori sanitari con composti pericolosi per la loro salute».
Il reparto di oncologia è all’avanguardia nella ricerca anche per essersi munito, raro caso in Italia, di un laboratorio di biologia molecolare, guidato dalla dottoressa Giovanna Cipollini. «Stiamo creando un archivio storico - spiega il primario - che ci permetterà di verificare le corrispondenze tra malattia e Dna dei pazienti, questo ci darà la possibilità in futuro di creare dei farmaci personalizzati che agiscano in modo diretto e specifico per ogni paziente». Una volta a casa poi, a partire dal 2012, i pazienti avranno la possibilità di richiedere, se necessario, le cure a domicilio grazie al progetto della dottoressa Elisabetta Cretella. «Lavoreremo in collaborazione con i volontari della Lega Tumori - ancora Graiff - per farci carico della fase delicata del dopo-trattamento per quelli che non possono raggiungerci». Questa iniziativa, spiega il primario, è ancora subordinata all’approvazione dell’azienda sanitaria, e soprattutto sta aspettando i necessari finanziamenti. Quando il San Maurizio dovesse rivelarsi insufficiente inoltre, nell’ufficio sperimentazioni del dottor Giovanni Di Meglio vengono regolarmente censite tutte le sperimentazioni attive e i risultati ottenuti negli altri reparti oncologici italiani, in modo da poter orientare i pazienti che ne abbiano bisogno, verso i centri più adeguati alla loro malattia. «Questo servizio esiste solo a Bolzano - spiega il primario - è già attivo e ci permette di smistare correttamente i pazienti su tutte le piattaforme sperimentali, che teniamo costantemente aggiornate».
Tanta tecnologia, ma anche tempo ed energie dedicate al rapporto con i pazienti. «Troppo spesso - racconta Graiff - capita che la tecnologia medica allontani la dimensione umana e finisca per mettere a disagio il paziente anche nel luogo di cura». Coinvolgimento nelle decisioni, quindi, e informazioni trasmesse di persona sono un elemento costante della terapia. «È finito il rapporto medico-paziente paternalistico come poteva esistere quarant’anni fa, oggi i pazienti sono molto più informati ed è giusto coinvolgerli, e farli sentire parte della squadra che sta combattendo il loro male». Senza favoritismi, ci tiene a specificare il primario. «Siamo fieri di aver eluso qualsiasi doppio binario, o corsia preferenziale, ci siamo chiesti se non guardare in faccia a nessuno o guardarli tutti, e abbiamo scelto la seconda strada», conclude il primario.
Alto Adige 25-5-11
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mercoledì, 18 maggio 2011



Le liste d’attesa aumentano ancora

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. «Le liste d’attesa negli ospedali sono un disastro e sono addirittura peggiorate. I pazienti fanno benissimo a protestare». Il direttore del Centro tutela consumatori, Walter Andreaus, invita la Provincia a darsi da fare: «Negli ultimi 2 anni i tempi si sono allungati in media di 8 giorni».
Così Andreaus: «Abbiamo confrontato le liste degli ospedali partendo dal settembre 2009 con quelle di aprile 2011 ed il risultato è sconfortante. Dei 229 tempi confrontati, 64 sono diminuiti, 18 sono rimasti invariati e 147 sono cresciuti. In media, i tempi di prenotazione si sono allungati di 8 giorni (leggere l’infografica in alto).
Per questo invitiamo con forza sia la Provincia che l’Azienda a rispettare la legge che preve per le visite specialistiche (differibili) attese massime di 60 giorni».
Andreaus rifila una stoccata alle visite private fatte dai medici dell’ospedale (intramoenia) perchè «aumenta il rischio di generare un sistema sanitario a due classi che favorisce, ovviamente chi si paga la visita». Questione che non trova d’accordo l’Ordine dei medici. Una cosa è certa, le liste d’attesa in cinque reparti del San Maurizio vanno tagliate. Dermatologia, Otorinolaringoiatria, Oculistica, Riabilitazione e Ortopedia continuano a soffrire troppo, ci vogliono - infatti - 209 giorni per una visita dermatologica, 160 per una visita reumatologica, 153 per una visita urologica, 147 per una oculistica, 105 per una fisiatrica e 93 per una dall’otorino. L’Azienda ha offerto un’ipotesi di soluzione ai primari in difficoltà: pagare i medici 53 euro lordi (il direttore generale dell’Asl è salito fino a 60) per effettuare 4 visite ogni ora aggiuntiva. Il sindacato Anaao spiega che la cifra corretta potrebbe essere di 100 euro, come per esempio accada in Val D’Aosta.
Walter Pitscheider, coordinatore sanitario del San Maurizio, ha parlato con i primari, offerto l’ipotesi di soluzione ed aspetta risposta. «Ancora qualche giorno poi potrò capire com’è andata. Vorrei comunque ricordare che la tariffa è stabilita dal contratto provinciale e non so se potrà essere modificata. Al momento vedo medici possibilisti in Ginecologia e Otorinolaringoiatria, attendo di capire cosa hanno deciso in Dernatologia e Riabilitazione mentre mi sembra di aver capito che la risposta dell’Oculistica sia negativa».
Nel caso in cui i 53 (o i 60) euro non bastassero l’Asl dovrà scegliere altrimenti. Il capo Dipartimento, Florian Zerzer, spiega che la strada è segnata. «È già pronta una delibera che stabilisce i modi ed i tempi che ci permetteranno di abbattere le liste d’attesa. Posso dire che il punto cardine ruota attorno alla possibilità per l’Azienda di comperare pacchetti di prestazioni dai privati, per esempio dalla Santa Maria».
Clinica che dovrà però prima, per legge, essere convenzionata. A proposito ricordiamo come il direttore sanitario dell’Asl, Oswald Mayr, abbia citato come altro esempio lo studio ortopedico dr. Frontull mentre Stefano Crespi, direttore di Villa Sant’Anna di Merano, ricorda all’assessorato che esiste anche la sua casa di cura.
 Che fare per tutte quelle prestazioni non offerte dai privati? «Si farà come ha detto Theiner - ricorda Andreas Fabi, direttore generale Asl - rimborseremo al cittadino la visita privata, che farà dove vuole, per circa 50 euro».A
lto Adige 18-5-11
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giovedì, 12 maggio 2011



Censimento dei tetti in amianto in città restano ancora 120 casi

BOLZANO. A Bolzano ci sono ancora 120 tetti con amianto. E’ questa la stima che l’Appa ha presentato ieri alla commissione Ambiente del Comune. Sfruttando il lavoro di una laureanda, l’agenzia provinciale ha effettato un censimento sulla città. Per contenere i costi, il sistema adottato è empirico, basato soprattutto sull’osservazione con binocolo. Partirà ora una seconda fase di verifica, attraverso questionari ai proprietari degli immobili. «Si costruirà una scala di rischio», riferiscono i consiglieri Paolo Bertolucci (Pdl) e Enrico Lillo (Pdl Berlusconi presidente), «per le situazioni più gravi è prevista una lettera ai proprietari per sollecitare lo smantellamento dell’amianto in 90 giorni». Nel caso di mancato rispetto sono previste sanzioni amministrative e penali. Il clima ieri era ottimista. Lillo: «I tecnici ci hanno spiegato che in città molti proprietari si sono già attivati autonomamente per eliminare i tetti di amianto».
Alto Adige 12-5-11
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giovedì, 12 maggio 2011



Lampade abbronzanti vietate agli under 18

ROMA. Lampade solari vietate ai minori di 18 anni e alle donne in gravidanza. Ma anche a chi ha avuto un tumore della pelle e alle persone che non si abbronzano e sono più a rischio scottature. Lo ha deciso un decreto interministeriale dei dicasteri della Salute e dello Sviluppo economico, che fissa più in generale nuovi paletti per gli apparecchi per uso estetico. Non solo lampade abbronzanti, dunque, ma anche macchine per massaggi meccanici o elettrici, rulli elettrici o manuali, scaldacera per ceretta, attrezzature per manicure e pedicure, solo per citare i più noti.
Il ministro della Salute Ferruccio Fazio, informa infatti una nota del dicastero, ha firmato ieri il Decreto interministeriale che aggiorna le caratteristiche tecnico-dinamiche, le modalità di esercizio e di applicazione e le cautele d’uso degli apparecchi elettromeccanici per uso estetico indicati dalla legge 1/1990 che disciplina le attività di estetista.
«Con il provvedimento firmato - sottolinea il ministro in una nota - abbiamo compiuto un passo in avanti per la tutela del cittadino che vede così garantito in modo ancora più stringente il livello di sicurezza degli apparecchi elettromeccanici per uso estetico come le lampade abbronzanti, i depilatori elettrici, le saune e i bagni turchi. La regolamentazione dell’utilizzo delle lampade abbronzanti è importante per la dimostrata nocività, soprattutto nelle persone più giovani, delle radiazioni ultraviolette che espongono ad un aumento del rischio di melanoma cutaneo significativo».
«Finalmente anche in Italia abbiamo una norma che regolamenta l’accesso a questi centri», commenta Caterina Catricalà, direttore del dipartimento di Dermatologia oncologica dell’Istituto San Gallicano di Roma. Catricalà accoglie favorevolmente il provvedimento perché «mette uno stop all’abbronzatura, perché nell’infanzia e nell’adolescenza i raggi Uva possono creare il presupposto per i tumori alla pelle e l’invecchiamento precoce della pelle».
Alto Adige 12-5-11
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domenica, 08 maggio 2011



Il nucleare dietro l’angolo

Carne da da reattore: è la vita di una dei tanti operai a contratto nelle centrali nucleari francesi. O almeno così la racconta l’esordio letterario della Filhol che in Francia è stata una rivelazione e il cui libro è stato premiato come migliore opera prima. Figlia di una generazione (l’autrice è nata nel 1965) che ha subito lo choc di Chernobyl (25 anni fa), Fihlol narra con grande abilità, con una scrittura secca e clinica, la quotidianità di uno di questi operai, Yann. Un uomo alle prese con un Moloch che ha bisogno ogni giorno di un pezzetto dell’esistenza di chi assicura il suo finanziamento e la sua produttività. Perché questo è il prezzo da pagare per assicurarsi uno sviluppo sempre maggiore dove l’equilibrio nel rapporto uomo-natura ha un’asticella ogni volta più alta. Una logica di mercato che governa una professione solo in apparenza diversa dalle altre. Yann e i suoi compagni sono una confraternita di lavoratori nomadi, precari, cresciuti all’ombra della catastrofe in Ucraina e uniti dalla consapevolezza del pericolo, dalla minaccia dell’irradiazione e della sovraesposizione. “Visto dall’esterno - racconta Yann - nulla di inquietante. I pennacchi di vapore s’innalzano al di sopra delle torri refrigeranti e i centocinquanta ettari su cui si stendono gli impianti appaiono come un luogo tranquillo. Sotto controllo. Ma sotto?”. E’ la domanda che tutti si fanno, dietro una calma ingannevole: il motore imballato del sistema, e gli uomini che dovrebbero pilotare la macchina, mantenuti sotto pressione artificialmente - incalza Yann - si incrinano a loro volta. Fin dove? Qual è il punto di rottura?. La centrale è appunto fredda, impenetrabile, indistruttibile nella sua coerenza scientifica: un corpo dal cemento grigio nel quale Yann e i suoi colleghi si aggirano alle prese con una ossessiva e ripetuta meccanicità di comportamenti. Da un romanzo che è già un caso all’attualità. Già: come conoscere davvero il nucleare con il referendum del 12 e 13 giugno alle porte e il disastro di Fukushima in corso? Su questo tema ecco due volumetti che affrontano il tema dell’energia atomica con la forma del libro intervista. A parlare, grandi nomi della scena italiana, pronti a spiegare i pro e i contro. Cinque autorevoli personaggi del mondo scientifico e politico (Fulco Pratesi del Wwf, i professori di fisica matematica Gianni Mattioli e Massimo Scalia, il verde Angelo Bonelli e il docente di chimica Vincenzo Balzani) dicono no. Dall’altra il sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia, l’ad di Enel Fulvio Conti, Umberto Minopoli di Ansaldo Nucleare, l’oncologo Umberto Tirelli e Chicco Testa dicono sì.

Elisabeth Filhol La centrale
Fazi editore, pagg. 125, 12 euro

Flaminia Festuccia
Perché sì e perché no al nucleare
Armando editore, due volumi
pagg. 95 e pagg. 80,   8 euro ciascuno
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categoria:ambiente, letture, salute
venerdì, 29 aprile 2011



Emergenza nucleare In Alto Adige radioattività normale

BOLZANO. Per il momento l’incidente nucleare di Fukushima non ha avuto conseguenze dirette in Alto Adige ove non sono stati registrati dati evidenti di radioattività. Lo ha comunicato il direttore dell’Appa (l’agenzia per la protezione dell’ambiente) Luigi Minach. In provincia di Bolzano la radioattività è misurata costantemente. Il quadro emerso dopo l’incidente alla centrale nucleare giapponese è assolutamente tranquilizzante. Il direttore dell’Appa ha puntualizzato ieri che la parte di nube readioattiva che ha raggiunto l’Europa dopo l’incidente nucleare di Fukushima ha lasciato in Alto Adige solo tracce minime di Iodio 131 nell’aria. Tali concentrazioni rilevabili con il particolato atmosferico (Pm10) si sono attestate su valori attorno a 0,2 milliBequerel al metro cubo, mentre dopo l’incidente nucleare di Chernobyl la concentrazione rilevata era diecimila volte superiore. Anche il direttore del laboratorio di chimica e fisica, Luca Verdi, ha rilevato che le concentrazioni di Iodio 131 sono sotto la soglia della percettibilità. Intanto su indicazione dell’Unione europea sono previsti severi controlli per tutti gli alimenti provenienti dal Giappone. Controlli particolari sono ora previsti per il pesce proveniente dall’area del Pacifico.
Alto Adige 29-4-11
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giovedì, 28 aprile 2011



Rischio tumore, Bolzano ai vertici delle classifiche Colpa dell’inquinamento

BOLZANO. Colpa dell’inquinamento. In Italia esistono 44 siti a rischio tumore tra i quali compare Bolzano. A mapparli è il progetto “Sentieri” (Studio epidemiologico dei territori e degli insediamenti esposti a rischio inquinamento) a cui ha lavorato l’Istituto superiore di sanità della sede di Roma dell’Oms e La Sapienza. Dati confermati in parte dall’Osservatorio epidemiologico provinciale che attribuisce a Bolzano per il 2009 il secondo tasso di prevalenza da neoplasie più alto dell’Alto Adige dopo Merano (vedi infografica in alto).
L’elenco completo dei 44 siti ne vede 15 al sud, 21 al nord e otto al centro con 5 milioni e mezzo di residenti a rischio. Cifre che fanno riflettere. Guido Mazzoleni - primario di Anatomia patologica al San Maurizio e responsabile del registro tumori dell’Alto Adige - invita ad evitare facili allarmismi.
«Quando parliamo di alta incidenza di tumori collegabili all’inquinamento e parliamo di Bolzano la connessione immediata che si fa è quella che tira in ballo A22 ed inceneritore. Ma vorrei dire che non abbiamo in mano dati che possano confermare eventuali rischi anche perché il registro tumori è fermo al 2005 con aggiornamenti al 2007, anzi ne approfitto per chiedere alla Provincia se ci dà una mano per migliorarne l’efficacia. Non mi meraviglio però che Bolzano possa avere più neoplasie rispetto al resto dell’Alto Adige perché questa è - ovunque - la differenza tra città e campagna». I tumori costituiscono comunque in tutto l’Alto Adige la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari.
«Tra i maschi - precisa Mazzoleni - è più frequente il tumore alla prostata (25% dei casi), seguito da colon-retto (12%), polmone (9%), vescica (9%) e stomaco (5%). Nelle femmine, il tumore della mammella (27% dei casi) è al primo posto tra tutte le neoplasie, seguito dal tumore del colon-retto (12), dello stomaco (5,6%), dai melanomi (5%) e dal tumore del polmone che purtroppo è in costante ascesa». A proposito di tumore al polmone Giulio Donazzan, primario di Pneumologia all’ospedale ed il primario di Oncologia Claudio Graiff, ricordano come la neoplasia sia in continuo aumento e come le più colpite siano le donne: «Negli ultimi 10 anni l’incidenza di tumore al polmone tra la popolazione femminile è aumentata del 13%».
A proposito di cancro al seno - il più pericoloso per le altoatesine - Federico Martin - primario di Chirurgia al San Maurizio - precisa come ogni anno in Alto Adige si ammalino 350 donne, una al giorno. «Fare prevenzione corretta può salvare la vita». «Il dato è in leggera crescita - spiega Martin - ma non deve spaventare. Troviamo più tumori solo perché li individuiamo con i normali programmi di screening quando hanno ancora dimensioni ridottissime». Insomma meglio non affidarsi alla sorte anche perché il 60% dei tumori si evitano se presi in tempo e sottoporsi ad analisi mirate. Lei cosa consiglia? «Una mammografia all’anno alle donne tra i 50 ed i 70 anni ed una, prima dei 40, solo a chi rientra nelle categorie a rischio per familiarità, perché la mamma o la sorella hanno avuto a loro volta un tumore al seno».
Tra i tumori femminili vanno monitorati anche quelli della cervice uterina, dell’ovaio e dell’endometrio.
Sergio Messini - primario di Ginecologia al San Maurizio - ricorda come ogni anno in Alto Adige 100 nuove donne si ammalino e come la prevenzione sia importante. «Non mi stancherò mai di ripetere che per salvarsi la vita bisogna fare prevenzione corretta, andare subito dal medico quando qualcosa non va e sottoporsi ogni anno al pap test. Continuo a consigliare alle giovanissime il vaccino contro il papilloma virus, ma vedo parecchia resistenza nelle famiglie che lo vivono come un tabù, una sorta di malinteso via libera all’attività sessuale. Mi spiace ma le mamme non capiscono che il vaccino elimina del 90% la possibilità futura di sviluppare un tumore al collo dell’utero».
Da combattere anche il cancro al colon.
Mazzoleni ricorda come sarebbe importante avviare uno screening contro il cancro all’intestino che conta, in Alto Adige, 350 nuovi casi l’anno. «Possiamo sensibilizzare la popolazione a rischio, sopra i cinquant’anni, a sottoporsi ad analisi delle feci o ad una colonscopia ma certo lo screening con la lettera che ti arriva a casa e ti invita alle analisi resta la soluzione migliore. So per certo che l’assessorato si sta dando da fare in questo senso ma devo anche dire che siamo arrivati buoni ultimi».
Alto Adige 28-4-11
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mercoledì, 20 aprile 2011



Il governo mette una pietra sul nucleare

PIETRO CRISCUOLI
ROMA. Nucleare? No, grazie. Lo ha deciso ieri il governo con una precipitosa marcia indietro sull’onda del disastro di Fukushima e di sondaggi “sinistri” in vista del referendum del 12 giugno. «Una vittoria», esulta il segretario del Pd Bersani. «Una truffa», ringhia Di Pietro, che vede la volontà di abbattere la partecipazione alla giornata referendaria (in cui c’è anche il voto per abrogare il legittimo impedimento e la privatizzazione dell’acqua).
Di fatto il referendum sul nucleare salta perché il governo ha introdotto lo stop nel decreto omnibus che, una volta convertito in legge, annulla il quesito. Sarà comunque la Cassazione a dire l’ultima parola. C’è la possibilità che l’emendamento (oggi al voto al Senato) risponda solo ad alcune norme da abrogare. Allora si terrebbe lo stesso.
Ma perché questa decisione improvvisa? Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, si legge nell’emendamento del governo, «non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare». Una sospensione che somiglia ad un addio, tanto più pesante dopo i proclami di Berlusconi contro «l’estremismo ecologista».
I dubbi avevano già aperto larghe crepe nel governo. Tremonti aveva parlato di «debito nucleare» (pensando alle scorie da smaltire). Poi si era deciso per una moratoria. Alla fine sul tavolo del premier sono arrivati i sondaggi: il 54 per cento degli italiani sarebbe andato a votare soprattutto per dire no all’atomo. E allora, per evitare di trovarsi davanti ad un “no” anche sul legittimo impedimento (per essere valido, un referendum deve avere la partecipazione del 50 per cento più uno) Berlusconi ha deciso di soprassedere.
In ogni caso, precisa palazzo Chigi, l’esecutivo affida ad un successivo consiglio dei ministri «la definizione di una nuova Strategia energetica nazionale», che terrà conto «delle indicazioni stabilite dalla Ue» e dovrà essere esaminata dalla conferenza Stato-Regioni e dalle commissioni parlamentari».
«Il governo con ogni evidenza scappa dalle sue stesse decisioni», dice Bersani. «Credo che questa sia in ogni caso una vittoria nostra, di chi già prima dell’incidente in Giappone aveva messo in luce l’assurdità del piano così come il governo lo aveva concepito». Ora «dobbiamo uscire dall’ambiguità e dire quale politica energetica vogliamo fare».
No, è «l’ennesima truffa del governo agli italiani», assicura il leader di IdV Di Pietro. «Se il governo - spiega - avesse deciso di rinunciare al nucleare non potremmo che essere felici. Invece con questo emendamento si dice soltanto che si posticipa l’individuazione delle località in cui realizzare le centrali. Non giochiamo a fare i furbi. È evidente che l’esecutivo ha capito che la partita referendaria è persa e la vuole far finire prima del tempo».
«Siamo alle comiche finali», è il commento del presidente del Sel, Nichi Vendola. «La paura del quorum, la paura dunque della democrazia, spinge il governo Berlusconi a cancellare le norme della sua “rivoluzione nuclearista” nella speranza di preservare la sua porcata del legittimo impedimento e il suo affare della privatizzazione dell’acqua. Ancora una volta gli affari di una cricca occupano per intero la cosa pubblica».
Nella maggioranza c’è imbarazzo. «Credo che un momento di chiarimento sul nucleare sia necessario», dice il leghista Calderoli.

«Salta il referendum: è una mossa tattica»

BOLZANO. Il governo con una mossa tattica ha inserito in Senato un emendamento in una legge omnibus sulla cultura, cancellando il programma per l’energia nucleare. Lo dichiara il senatore Oskar Peterlini che definisce l’emendamento una scelta tattica, sotto la pressione dell’opinione pubblica, scioccata dalla tragedia del Giappone. Se la legge passerà in tempo anche alla Camera, per Peterlini avrà l’effetto di far decadere il quesito referendario.
Alto Adige 20-4-11
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sabato, 16 aprile 2011



Farmaci più cari: tagliati i rimborsi

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. I medicinali di fascia A ed i “generici” da ieri costano di più perchè lo Stato ha ridotto del 40% i rimborsi. La Provincia che ha recepito il decreto nazionale spiega: «Ci fa risparmiare 3 milioni di euro l’anno».
Albert König, direttore dell’Ufficio distretti dell’assessorato alla sanità, precisa che l’Alto Adige non avrebbe mai potuto muoversi diversamente ed invita la popolazione ad aspettare: «È in corso un litigio tra Stato e case farmaceutiche che presumibilmente durerà qualche giorno. Consiglio a tutti coloro che possono aspettare di rinviare l’acquisto di medicinali anche perché non paghiamo per le beghe altrui».
Ricordiamo che Roma ha ritoccato il prezzo di 4.189 specialità, operazione che si stima porterà ad un risparmio per le casse dello Stato di 800 milioni di euro l’anno, solo per l’anno in corso di 625 milioni. Il presidente dell’Associazione titolari di farmacia dell’Alto Adige - Luca Collareta - spiega che le proteste dei consumatori continuano ad essere pesantissime: «Hanno ragione da vendere e noi fatichiamo a contenere la loro rabbia. C’è chi entra con la ricetta del medico in mano ed esce sbattendo la porta pensando che il singolo farmacista applichi il sovrapprezzo - che in media arriva a 3 euro - di testa sua. C’è chi prova ad andare altrove e poi capisce che il rincaro è stato imposto a tutti».
Quali farmaci sono aumentati? «Tantissimi. Quelli per tenere a bada l’ipertensione, il colesterolo, moltissimi antibiotici...».
È aumentata anche l’Aspirina? «No, quella no».
Ma che è successo? «È successo che l’Aifa - l’Agenzia statale che fissa il prezzo dei rimborsi dei singoli medicinali - ha deciso di abbassare del 40% i rimborsi per costringere di fatto le case farmaceutiche ad abbassare i prezzi». Prezzi che lo Stato pretende con forza di allineare a quelli europei che sono più bassi del 40%. «Le case produttrici però non hanno ceduto ed il risultato è che il rimborso al paziente-consumatore è stato ridotto del 40%. Avevamo chiesto all’assessorato di ritardare di una quindicina di giorni il recepimento della norma nazionale in attesa che il braccio di ferro terminasse ma non ci hanno ascoltato ed il risultato è che i nuovi prezzi, entrati in vigore a mezzanotte del 14 aprile, hanno creato scompiglio e disorientato la popolazione». Ma König non ci sta. «Roma si sta muovendo benissimo. Non vedo perché in Italia si debba pagare un medicinale il 40% in più di quel che costa in Germania, in Francia o in Spagna ecc. La manovra pensata dai tecnici permetterà alle casse nazionali un risparmio di 625 milioni e alla nostra provincia di tagliare 3 milioni. Soldi che, tra il resto, abbiamo già messo a bilancio. Ai farmacisti che ci invitano a non recepire il decreto rispondo che non è pensabile muoversi in altro modo. La norma è stata recepita immediatamente da tutte le regioni e pure dalla vicina provincia di Trento e non era immaginabile che noi ci muovessimo in maniera differente». Il direttore dell’Ufficio territorio ne approfitta per bacchettare i farmacisti: «Non tutte le colpe devono ricadere ogni volta sulla Provincia e sull’assessorato, anche loro devono prendersi il tempo e la briga di avvisare i loro clienti. Capisco che è difficile, che ci vuole pazienza ma non spetta a noi».
Alto Adige 16-4-11
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giovedì, 14 aprile 2011



I pazienti al primo posto nella sanità altoatesina

RICHARD THEINER
Forse certi commenti in pubblico traggono vantaggio di questa percezione popolare dando botte anche a chi non se le merita. Come il politico non dovrebbe fare comodo come fantoccio al tiro, così neanche il medico è un dio in veste bianca, né infallibile, né l’unico statista che conta nel sistema sanitario. Medici, oltre ad essere professionisti, sono anche dei cittadini, soggetti ad interessi personali o di gruppo legittimi. Forse a differenza di altri gruppi, i medici o le loro rappresentanze hanno un peso straordinario per promuovere efficientemente la loro causa. Andando in contrasto con loro non solo su questioni professionali.
Ma talvolta anche su interessi corporativi, beh, questo non significa assolutamente che Theiner abbia un’ossessione verso i medici. Piuttosto la sua è una passione per la causa dei pazienti e dei cittadini nel loro complesso. Perché a differenza del medico, il politico ha un mandato elettorale continuo che lo spinge ad intermediare fra gli interessi tecnici - per esempio quello dei medici - da una parte, e la volontà e le esigenze della popolazione e dei pazienti dall’altra. Questo lavoro è alquanto duro e professionale e degno di stima anche nelle controversie più aspre. Lasciamo questo tour d’horizont per entrare sull’ordine del giorno.
Spieghiamolo alla gente: cos’è l’intramoenia? Significa che un medico impiegato pubblico può esercitare in certe fasce orarie la libera professione nell’ambito e con i mezzi dell’ospedale pubblico. Chi mai avrà avuto un’idea così contraddittoria? O un medico è funzionario pubblico o è libero professionista - ciascuno con rispettivi gli oneri e gratificazioni. Solo un sistema sanitario pubblico debole e carente può inventarsi il medico centauro mezzo pubblico e mezzo privato. Sappiamo tutti che per molte realtà sanitarie questa era l’uscita d’emergenza per non perdere tutti i loro medici al settore privato. Noi invece siamo per i patti chiari. Per questo Durnwalder anni fa si era garantito l’impegno completo e senza svincoli dei medici dando a loro, come ufficiali pubblici, un compenso in più, rendendoli così i medici pubblici meglio pagati d’Italia. Per forza maggiore della sentenza della corte costituzionale eravamo costretti a concedere il diritto a questo tipo di esercizio medico. Sappiamo che l’intramoenia non è né un rimedio per decongestionare le file d’attesa nel servizio pubblico né e la loro causa. Con la nuova direttiva che le liste di prenotazione non devono eccedere un tetto massimo di 60 giorni per le visite programmabili vogliamo porre rimedio a due fenomeni naturali ed immediati che seguono immancabilmente l’intramoenia: il primo è la strumentalizzazione consapevole o non delle liste d’attesa come dire “potete aspettare altri 200 giorni o avere la visita qui e stasera stessa, pagando”, ed il secondo è che l’intramoenia dalla parte di che sta aspettando senza permettersi la visita “privata” in ospedale pubblico si sente scavalcato in fila. D’accordo, sono dei fenomeni di ordine psicologico, quello della fila scavalcata più sentito a nord che a sud, ma sono ambedue questioni molto importanti perché molto sensibili alla fiducia che si ha nel sistema. Su questo, il sistema sanitario è uguale alla borsa. Salgono o scendono i titoli quotati non tanto secondo il valore reale, ma secondo la fiducia e le attese degli investitori - da noi lo sono i pazienti. Oggi in Provincia abbiamo un servizio sanitario pubblico che copre il 95% di tutte le prestazioni sanitarie definite dai livelli essenziali di assistenza e non solo per i nostri 500.000 abitanti, ma per milioni di turisti estivi ed invernali. Questo dato dimostra in se la qualità del servizio pubblico.
Inutile a questo proposito perseguitare l’idea fissa che sette ospedali siano troppi ossia che sette edifici sarebbero la madre di tutti gli sprechi. Tutto al contrario! Ospedale non è uguale a Ospedale: c’è quello regionale o di referenza, quello con servizi base e quello con reparti altamente specializzati. Non bisogna vedere gli edifici, ma quello che c’è dentro. Contano le strutture, la loro efficienza interna e la loro efficienza in rete. Devono essere parti attive ed integrali in un sistema dinamico a più livelli. Questo è l’obiettivo. Su questo lavoriamo sodo. Una rete informatica efficiente è il presupposto tecnico indispensabile per mettere in porto il progetto di questa riforma clinica molto reale e qui nessuno si può nascondere dietro scuse tipo privacy. Il completamento del sistema informatico ha priorità assoluta. Guardando ai nostri ospedali sotto un profilo analitico e non populistico, scopriamo che il loro decentramento geografico non solo corrisponde perfettamente alla topografia alpina ed al forte e salutare spirito d’autonomia locale della nostra gente, ma vediamo che queste nostre realtà sanitarie sono elementi preziosi per concepire ingegnosamente l’azione fra territorio e ospedale. Perché l’obiettivo non può essere solo questo di accontentare parametri tecnici astratti o unitari come il tasso di ospedalizzazione, ma di accontentare i bisogni dei pazienti - residenti e turisti - senza per questo dover scavare un pozzo senza fondo in termini finanziari. Altro che giocattolo - lavoro duro, dedizione e progressi a fatica. Ma tutto l’impegno ne la vale la pena. Sicuramente il confronto di idee a viso aperto aiuta - un po’ meno la mera mattanza retorica.
Alto Adige 14-4-11
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mercoledì, 13 aprile 2011



Fukushima come Chernobyl

ROMA. Il mondo trema, e le borse arretrano, per la crisi nucleare a Fukushima, ufficialmente equiparata al disastro di Chernobyl. Ieri la società Tepco, che gestisce la centrale atomica giapponese, ha infatti innalzato da 5 a 7 il livello attribuito all’incidente che ha colpito l’impianto.
Ma «potrebbe essere rivisto dalle autorità giapponesi nel momento in cui potrebbero essere disponibili nuovi dati», afferma in una nota l’Associazione Internazionale per l’Energia Atomia (Aiea), tutta tesa a minimizzare. Già, perchè il livello 7 è il più grave nella scala Ines degli incidenti nucleari e indica «un ingente rilascio di materiale radioattivo con effetti estesi sulla salute e l’ambiente che richiedono contromisure pianificate ed estese».
Le nuove valutazioni tengono conto della situazione che si è creata in seguito agli incidenti nei reattori 1, 2 e 3, considerandoli complessivamente come un singolo evento e valutandoli di conseguenza sulla scala Ines. In precedenza la valutazione del livello 5 era stata fatta considerando separatamente gli incidenti nei reattori 1, 2 e 3. Per il reattore 4 è invece ancora valida la classificazione al livello 3 della scala Ines.
Tecnicismi, si direbbe, così come appare accademico l’intervento dell’Organizzazione mondiale della sanità: «Da ieri la nostra stima del rischio per la salute pubblica al di fuori della zona di 30 chilometri non è cambiata e il pericolo di salute pubblica resta piccolo», ha detto a Ginevra il portavoce dell’Oms Gregory Hartl. Ma la zona di evacuazione era stata estesa dal governo nipponico da 20 a 30 chilometri dalla centrale solo il giorno precedente.
Da più parti si sottolinea la sostanziale differenza, almeno allo stato delle cose, fra quanto accaduto a Fukushima e quanto, invece, accadde a Chernobyl. Le radiazioni sinora fuoriuscite dalla centrale giapponese sono “solo” il 10% di quelle emesse nel 1986 dall’allora impianto sovietico, anche se, sul lungo termine, non è escluso, ma anzi probabile, che anche dal punto di vista quantitativo il disastro giapponese superi quello di 35 anni fa. La differenza sostanziale, ad oggi, è che le conseguenze più gravi dell’incidente a Fukushima ricadono su un numero straordinariamente maggiore di persone: l’estensione della zona di evacuazione costringe il governo giapponese a spostare un milione e mezzo di cittadini.
Guardando al futuro, poi, gli scenari che si possono presentare sono ancora tutti da valutare. Gli esperti, infatti, attendono una nuova scossa di terremoto devastante, superiore a quella di 6.6 gradi Richter registrata lunedì, con conseguenze inimmaginabili sui reattori di Fukushima, non ancora sotto controllo e allagati con 60mila tonnellate d’acqua, altamente radioattiva, per poterli raffreddare.
Intanto arriva una prima stima dei danni che la Tepco potrebbe dover risarcire: 23 miliardi di dollari, irreperibili per una società che in borsa ha visto calare il valore dei propri titoli del 75%.
La prima conseguenza diretta del disastro di Fukushima, sotto il profilo commerciale, è stato il respingimento di 25 auto di produzione giapponese in Russia: rilevati livelli di radiazioni molto al di sopra del consentito. Le conseguenze economiche del sisma/tsunami dell’11 marzo, tuttavia, hanno una portata ben più ampia. (s.a.)
Alto Adige 13-4-11
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martedì, 12 aprile 2011



Giro di vite sulle visite private sospese tra 1 mese nei reparti con liste d’attesa lunghe

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Durnwalder non vuole corsie preferenziali per chi paga. «La giunta ha deciso che entro il 2011 l’Asl dovrà riuscire a garantire il 95% delle visite entro 60 giorni. Se non ce la farà ridurremo o revocheremo la libera professione in ospedale (intramoenia)».
L’assessore alla sanità, Richard Theiner rincara la dose. «I reparti hanno un mese di tempo per garantire la prestazione nel limite massimo di 60 giorni, condizione perché i medici possano esercitare l’attività libero professionale. Se la lista di attesa supererà questo tetto, l’attività verrà sospesa fino al ripristino dei parametri a meno che il primario non presenti un piano di rientro a tre mesi. E se la sospensione dell’intramoenia non basterà l’Asl pagherà al cittadino la visita privata». Il capo Dipartimento Florian Zerzer entra nel dettaglio e spiega - facendo un esempio - che se il paziente non riuscirà ad ottenere una visita in Dermatologia nell’arco di 60 giorni potrà andare da uno specialista privato fuori dall’ospedale e l’Asl rimborserà una cifra variabile che potrà essere compresa tra i 50 ed i 70 euro.
La Provincia che non ha mai amato le visite a pagamento fatte in ospedale - introdotte in Alto Adige dopo una furibonda battaglia sindacale - adesso le accusa, tra lo scetticismo assoluto dei medici, di contribuire a creare liste d’attesa infinite.
«L’intramoenia - riprende Durnwalder - è stata scelta in tutta la provincia da 153 medici su 1.100 (mentre solo in 13 hanno scelto la libera professione extramoenia). Gran parte di loro sono concentrati a Bolzano (97), Merano (24) e Brunico (20), mentre sono 8 a Bressanone, 3 a Silandro, uno a San Candido e nessun medico a Vipiteno. La questione che mi ha colpito è che nelle ultime settimane è successo, più volte, che i cittadini si siano lamentati per un doppio sistema di trattamento negli ospedali: da un lato una lunga lista di attesa, dall’altro, grazie alla visita privata fatta a pagamento, la possibilità di essere curati già il giorno successivo. Ed io non tollero una situazione come questa». Il presidente ricorda come per visite urgenti e brevi non si registrino particolari sforamenti mentre il problema esiste per le visite differibili e programmate (visite preventive, di controllo, dichiarazioni medico-specialistiche) per le quali il cittadino deve attendere più del previsto. «È per questo che abbiamo deciso di garantire entro quest’anno il 95% delle visite entro 60 giorni. Se gli ospedali non ce la faranno la giunta avvierà un confronto per intervenire restrittivamente sull’attività libero professionale, perché il cittadino non deve percepirla come una corsia preferenziale, ma solo come un’offerta per la libera scelta del medico».
E Theiner sintetizza una serie di misure varate ieri dalla giunta per alleggerire le attese: «I centri di prenotazione fissano solo le prime visite mentre quelle di controllo vengono concordate direttamente con lo specialista. I tempi ambulatoriali delle prime visite devono essere adeguati alla necessità e non superare i tempi di attesa. Le prescrizioni dei medici di base e degli specialisti vanno definite secondo regole precise. In caso di necessità acquisteremo pacchetti di prestazioni da strutture private (clinica S. Maria) o medici interni. Se nonostante tutto il paziente non riuscirà ad ottenere la prestazione nei tempi di attesa stabiliti, l’Asl pagherà la visita privata al cittadino».

I medici: «Chiediamo i danni»

BOLZANO. La revoca (entro un anno) e la sospensione (entro un mese) della libera professione intramoenia non vanno giù ai medici.
Il direttivo provinciale degli ospedalieri Anaao spiega che la promessa dell’assessore Theiner di garantire entro quest’anno il 95% delle prestazioni nei tempi massimi di attesa stabiliti é «assolutamente velleitaria». «Non accetteremo mai e poi mai che per colpe non nostre vi sia una riduzione dei nostri diritti alla libera professione».
L’Anaao che si prepara - attraverso l’avvocato Paolo Rosa - a chiedere i danni si chiede poi a chi l’Asl intenderà affidare le visite private fatte fuori dagli ospedali in quelle branche con liste d’attesa che superano i 60 giorni visto che proprio fuori dagli ospedali resta il “deserto” e che senza interventi radicali e molto costosi la Riforma del territorio, dei distretti, il centro unico di prenotazione provinciale (che il Trentino ha già perfettamente funzionante) continua a restare lettera morta.
«La libera professione fatta in ospedale - tre ore in tutto - non si tocca. L’Alto Adige la permette in orari impossibili (solo il venerdì pomeriggio), contro le 20 di Trento e le 40 del resto d’Italia. Noi chiediamo al direttore generale dell’Asl unica, Andreas Fabi, di aumentare il monte ore fino a 20 ore settimanali, di allargare la tipologia delle prestazioni (comprese quelle chirurgiche) e di darci la possibilità di svolgere l’attività libero professionale allargata presso studi e ambulatori privati in caso di carenza di spazi dedicati». Per l’Anaao «la confusione è notevole». E c’è dell’altro. «Sì, Bolzano non paga le ore straordinarie». E poi? «Poi continua a mancare la Riforma del territorio che né assessorato, né Asl hanno predisposto come promesso. In tutta questa confusione tagliano i posti letto per acuti e non aumentano quelli per post acuti sul territorio mentre per il centro Irccs di Neurorialilitazione che aprirà all’ospedale di Vipiteno i tempi sono stati rapidissimi».
Per i medici la verità è una sola. «Le visite specialistiche di base non vanno fatte in ospedale ma nei distretti (e cioè sul territorio). Anche noi li abbiamo ma ci siamo riempiti di stupende scatole vuote senza personale per mandarle avanti, apparecchiature e strumentazioni adatte». Altro punto dolente più volte sollevato dal presidente dell’Ordine dei medici, Michele Comberlato, è quello dell’appropriatezza delle prestazioni. Se si vogliono affrontare i problemi delle liste di attesa bisogna agire soprattutto sull’appropriatezza delle richieste e molto meno sulle risorse necessarie per soddisfare tutte le richieste, comprese quelle senza senso che di solito sono la maggioranza (visite di controllo, esami strumentali, check up, etc...). Per Comberlato il problema delle liste non è l’intramoenia «che la politica continua a demonizzare» ma un intero sistema interamente da riorganizzare, da rivedere e da ricalibrare. (v.f.)

Distretti e territorio: ecco cosa non funziona

BOLZANO. I malanni della sanità altoatesina sono uguali a se stessi da troppo tempo. Il punto cardine sul quale si è arenata la Riforma clinica dell’intero sistema è la tanto agognata Riforma del territorio l’unica che potrebbe permettere una vera riorganizzazione degli ospedali.
Riforma promessa a Natale 2010 e rimasta lettera morta. Per i medici limitare l’attività in intramoenia, riducendo quindi il tempo che un medico dedica all’erogazione di prestazioni, piuttosto che favorire la riduzione delle liste di attesa rischia di aumentarle in modo consistente.
ASL UNICA INCOMPIUTA.
Ma il vero problema per quanto riguarda l’Alto Adige è che anche se è stata creata sulla carta un’Azienda unica in realtà non vi è una gestione unitaria delle prestazioni come invece accade nel vicino Trentino che ha praticamente risolto il problema delle liste d’attesa con un’offerta di prestazioni ai pazienti legata ad un mix di ospedali, distretti e case di cura convenzionate e ovviamente ad un centro unico di prenotazione provinciale adeguatamente informatizzato.
Soluzione che spetta ai vertici dell’assessorato e dell’azienda ma che ancora non si intravede. A seguire un chiaro esempio di come si sta muovendo la sanità trentina che ha abbattuto i tempi delle liste d’attesa: visita cardiologica 3 maggio 2011 Centro salute Bellaria - Arco; Visita chirurgia vascolare 12 aprile 2011 Casa di cura Solatrix Rovereto; visita endocrinologica 21 giugno 2011 Poliambulatorio Gocciadoro - S. Chiara - Trento; visita neurologica 26 aprile 2011 ospedale di Arco; visita oculistica 3 maggio 2011 ospedale di Tione; visita ortopedica 14 aprile 2011 ospedale San Camillo - Trento - distretto Rotaliana Paganella; visita ginecologica 14 aprile 2011 distretto Trento e valle dei laghi, ospedale di Tione.
RIFORMA DEL TERRITORIO.
Ordine dei medici, sindacati dei primari, dei medici ospedalieri e degli infermieri spiegano da anni che senza la Riforma del territorio (ovvero di tutte le attività sanitarie che si eseguono al di fuori degli ospedali) la Riforma clinica rischia di naufragare. L’ultimo appello è arrivato dai medici di famiglia: «Se la Provincia vuole veramente svuotare gli ospedali intasati e sgravare il pronto soccorso deve investire sui medici di base. Per farlo però deve tirare fuori soldi perché ci servono studi associati con segretarie, infermieri, assistenti ed attrezzature all’altezza. Diversamente non andiamo da nessuna parte. La politica deve smettere di spendere soldi altrove, finanziando albergatori, e aiutare i medici».
I DISTRETTI A METÀ.
Strettamente collegati al territorio esistono anche in Alto Adige ma non funzionano a regime differentemente da quel che accade nel vicino Trentino. A tutt’oggi - spiegano gli stessi medici - restano stupende scatole vuote senza personale per mandarle avanti, apparecchiature e strumentazioni adatte.
L’OSPEDALIZZAZIONE.
L’Alto Adige vanta come primato davvero poco invidiabile il tasso d’ospedalizzazione più alto d’Italia che dovrebbe ridursi potenziando il territorio. Secondo gli ultimi dati disponibili nel 2009 i ricoveri in regime ordinario sono calati del 5,25% - e passati da 76.491 a 72.473 - mentre sono aumentati dello 0,46% i numeri del day hospital e della day surgery (da 25.397 a 25.514) a fronte di un calo del 2,65% delle giornate di degenza complessive.
CENTRO PRENOTAZIONE.
A differenza di Trento dove esiste un centro unico per le prenotazioni perfettamente funzionante che serve anche a scaricare gli ospedali maggiori da prestazioni di primo livello ed a monitorare con esattezza i tempi di attesa a Bolzano esistono enormi resistenze da parte dei Comprensori periferici a cedere il controllo delle proprie agende di prenotazione e spesso sono i medici stessi che gestiscono le proprie agende, in tal modo è quasi impossibile un controllo trasparente di quanto accade.
Sono stati fatti in passato diversi tentativi in merito.
Attualmente l’Asl è alle prese con un progetto pilota di prenotazioni unitarie che riguarda almeno tre specialità: Otorino, Dermatologia e Fisiatria. (v.f.)
Alto Adige 12-4-11
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lunedì, 11 aprile 2011



Basta liste d’attesa

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. Questa mattina l’assessore alla sanità Richard Theiner, su richiesta del presidente Luis Durnwalder, presenterà alla giunta una dettagliata relazione sui tempi d’attesa per avere una visita specialistica al San Maurizio. Si parla di 209 giorni per dermatologia, 160 a reumatologia, 153 per urologia, 147 per oculistica. E ancora: 105 giorni per una visita dal fisiatra e 93 dall’otorinolaringoiatra. Tempi che ovviamente si riducono drasticamente pagando o in caso di urgenze.
Come intendete intervenire per ridurre le liste d’attesa?
«Innanzitutto voglio verificare la fondatezza delle proteste che continuo a ricevere sui tempi d’attesa».
E poi?
«Sentiremo le proposte dell’assessore Theiner. Certo è che se i tempi d’attesa, in certe specialità, sono quelli che dicono è chiaro che la gente ha ragione a lamentarsi e noi dobbiamo intervenire».
Ha qualche idea?
«Dobbiamo far rispettare le direttive della giunta provinciale che prevedono il blocco delle visite private (intramoenia) nei reparti con liste d’attesa superiori ai 60 giorni».
Quindi in certi reparti, fin da ora, si può prevedere un blocco delle visite private.
«Se non un blocco una riduzione delle ore da riservare all’intramoenia, mi pare inevitabile».
I medici già oggi si lamentano perché hanno solo 3 ore alla settimana per le visite private contro le 20 di Trento e le 40 del resto d’Italia.
«È vero che qui ci sono meno ore per l’attività privata all’interno delle strutture ospedaliere, ma è anche vero che i medici guadagnano di più. In ogni caso, la giunta deve evitare una medicina a due velocità: lentissima quella pubblica, rapidissima per chi ha la possibilità di pagare».
I medici annunciano battaglia, non hanno alcuna voglia di mollare.
«Non mi spavento, devo pensare a quello che è l’interesse di tutti i cittadini».
Lo studio Pasdera ha rilevato che, a parità di servizi, in Alto Adige la sanità costa un 15,5% in più che nel resto d’Italia.
«È semplicemente una conferma di quanto già sapevamo: la sanità altoatesina costa intorno ai 2.200 euro per abitante contro i 1.800-1.900 di altre realtà. La differenza la fa la qualità: da noi i pazienti non devono portarsi da casa lenzuola, piatti e posate. Ci sono comunque anche aree dove si spende di più che da noi: in Austria e in Germania, in centri dove si fa molta ricerca, si arriva anche a 2.800-3.600 euro pro capite».
Dalla sanità ai rifugi: Cai e Avs si dicono pronti a gestire unitariamente dal 2012 i 25 rifugi passati dalla Stato alla Provincia. Ma secondo il presidente del Cai Broggi lei avrebbe bloccato la pratica.
«In effetti è così».
Punta ad una società mista di cui faccia parte anche la Provincia.
«Mi sembra il minimo che si possa chiedere. Visto che proprietaria è la Provincia e quindi la collettività. Mi pare che qui ci si dimentichi di questo particolare tutt’altro che secondario. Vorrebbero avere mano libera sulla gestione e che noi ovviamente ci mettessimo i soldi. Non è possibile perché anche i soldi sono di tutti e quindi dobbiamo vigilare».
E per quanto riguarda il rifugio «Bolzano al Monte Pez» di proprietà della sezione Cai di Bolzano che non fa parte della lista dei 25?
«Mi pare che il Cai non abbia ancora deciso cosa fare. Io comunque sarei disposto a rilevarlo per evitare le continue vertenze».
Pagando ovviamente.
«Ovvio».
Da quel che si capisce il Cai vorrebbe vedere riconosciuto il lavoro di manutenzione e conduzione fatto in questi anni.
«In questo caso sanno bene cosa significa essere proprietari di qualcosa. Solo se la proprietaria è la Provincia si pensa di poter fare quello che si vuole».
Cosa si aspetta dall’incontro di giovedì sulla segnaletica di montagna con il ministro Fitto?
«È un incontro interlocutorio: continua la discussione sulla segnaletica di montagna».
Alto Adige 11-4-11
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sabato, 09 aprile 2011



La Cassazione: è reato operare se non c’è speranza di vita

FIAMMETTA CUPELLARO
ROMA. Stop agli interventi chirurgici per pazienti senza speranza, anche se hanno dato il loro consenso. Farà discutere la sentenza 13746 emessa dalla IV sezione penale della Corte di Cassazione, specializzata in colpa medica. I giudici hanno confermato la condanna per omicidio colposo di tre medici dell’ospedale romano San Giovanni che hanno operato una donna a cui avevano diagnosticato un tumore al pancreas con metastasi diffuse. Per gli oncologi una diagnosi senza scampo, con un’aspettativa di vita di appena sei mesi.
 Gina L., 44 anni e madre di due bambine, aveva detto sì all’intervento chirurgico che avrebbe potuto regalargli qualche anno di vita in più. E’ morta poche ore dopo essere uscita dalla sala operatoria, la notte dell’11 dicembre 2001, a causa di un’emorragia.
 Per la Suprema Corte, i tre medici dell’ospedale San Giovanni, Cristiano Huscher, Andrea M. e Carmine N. «hanno violato il codice deontologico». Ad Huscher, già finito al centro di polemiche per altri interventi disperati, la Corte d’Appello nel maggio 2009 aveva inflitto la pena ad un anno di reclusione, a Carmine N. di dieci mesi e ad Andrea M. di otto. Confermata la colpevolezza (il reato è però ormai prescritto) i tre camici bianchi dovranno risarcire i danni morali inflitti ai familiari della donna, privata prima del tempo, della pur breve vita che gli rimaneva.
 Secondo la Cassazione: «Date le condizioni della paziente (alla quale restavano pochi mesi di vita e come tale da ritenersi inoperabile) non era possibile attendersi dall’intervento un beneficio e/o un miglioramento della qualità della vita». Anche se, proseguono i magistrati «l’intervento era stato eseguito con il consenso informato della donna, disposta a tutto pur di ottenere un pur breve prolungamento della vita. I chirurghi hanno agito in dispregio al codice deontologico che fa divieto di trattamenti informati a forme di inutile accanimento terapeutico». Immediata la reazione della Federazione degli ordini dei medici. Il presidente Amedeo Bianco, pur definendo «giusto» il richiamo della Cassazione al codice deontologico, sottolinea però che «le valutazioni spettano all’ordine professionale». Ricorda Bianco: «Siamo davanti ad equilibri molto delicati e ogni cura è un evento unico. Bisogna chiedersi, piuttosto, quale obiettivo si era dato il medico quando ha prospettato alla paziente un intervento del genere. Se era utile e proporzionato».
Alto Adige 9-4-11
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venerdì, 01 aprile 2011



La Provincia: cure palliative a Bolzano

SUSANNA PETRONE
BOLZANO. Quasi venticinquemila firme per chiedere la costruzione di un hospice: tante ne ha raccolte l’associazione «Il Papavero» che ora le consegnerà al presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder e all’assessore alla sanità Richard Theiner. Oltre ai pazienti, anche i medici sottolineano l’importanza di ampliare la struttura per i malati terminali.
Il pressing sulla Provincia inizia a dare i primi risultati. Florian Zerzer, capo dipartimento della sanità, fa il punto sui progetti previsti: «Per quanto riguarda l’hospice, posso rassicurare i bolzanini. Il vecchio progetto di realizzare un’unica struttura di questo tipo a Merano, a Martinsbrunn, è stato abbandonato da tempo. È evidente che il capoluogo altoatesino abbia bisogno di un hospice e ci sono già stati degli incontri con l’assessore comunale alle politiche sociali Mauro Randi».
Non solo l’hospice, la richiesta è anche quella di ampliare il reparto delle cure palliative. Anche su questo punto, Zerzer si mostra più che disponibile e spiega che l’intenzione della Provincia è proprio quella di andare in questa direzione: «A Bolzano possiamo contare sull’esperienza di un professionista come il dottor Bernardo e vogliamo ampliare il suo reparto. In generale, siamo convinti che ogni struttura ospedaliera abbia bisogno almeno di qualche letto da destinare alle cure palliative. E a questo servizio intendiamo aggiungere anche l’assistenza domiciliare, che riteniamo altrettanto importante». Niente concorrenza, dunque, tra i vari reparti dislocati negli ospedali provinciali, né tantomeno tra questi e gli hospice che saranno realizzati.
Rassicurazione che vengono accolte con soddisfazione dagli addetti ai lavori. Il presidente dell’Ordine dei medici dell’Alto Adige, Michele Comberlato, non ha dubbi sull’utilità delle cure palliative, della terapia del dolore, ma soprattutto della necessità di creare una rete di assistenza domiciliare per chi è condannato ad una malattia inguaribile e ad oggi è costretto, di fatto, a morire in una stanza di ospedale: «Purtroppo - spiega Comberlato - il problema non è solo la mancanza di una struttura seria da usare come hospice, ma anche della cultura delle cure palliative, che in Alto Adige non ha mai preso piede».
Eppure i primi hospice - strutture che ospitano malati terminali, così come almeno un familiare del paziente - in Italia sono stati aperti negli anni Ottanta. Cosa che fecerò quasi tutti gli altri Paesi europei. «L’iniziativa dell’associazione Papavero, che ha raccolto 25 mila firma a favore dell’hospice a Bolzano - prosegue il presidente dell’ordine - è un segnale forte e chiaro: le persone vogliono un luogo dove i propri cari possano essere seguiti con dignità fino all’ultimo, in un ambiente meno ospedaliero e più personale, o persino nel proprio letto a casa, circondato dai propri cari».
Al momento presso l’ospedale San Maurizio di Bolzano il dottor Massimo Bernardo, responsabile del Servizio cure palliative, ha uno spazio limitato per ospitare i pazienti. Molti dei malati terminali, infatti, sanno di dovere affrontare la morte di lì a poco tra le quattro mura dell’ospedale, lontani dal calore delle proprie famiglie e dalle proprie abitazioni.
Assistenza psicologica, cure palliative, terapia del dolore e una rete di esperti che segue questi pazienti a casa: questo è quello che chiedono i medici e 25 mila persone per Bolzano. Questo è quello che chiede anche la terza C del liceo Carducci, che con impegno e sensibilità ha girato un cortometraggio per sensibilizzare l’opinione pubblica. Quando il consiglio di classe ha proposto agli studenti il progetto, infatti, tutti hanno dimostrato interesse sia alla realizzazione cinematografica sia al tema delle cure palliative. Per le ragazze è stato importante trattare questo tema che - solitamente - viene affrontato poco, ma ancora meno nell’ambiente scolastico. Per questo motivo la classe ha accettato di mettersi alla prova, visitando alcune strutture e confrontandosi con il tema delicato.
Alto dige 1-4-11
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giovedì, 31 marzo 2011



25 MILA FIRME PER LE CURE PALLIATIVE

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. L’associazione “Il Papavero” in quattro mesi ha raccolto quasi 25 mila firme per chiedere la costruzione di un hospice. Bolzano - infatti - non ha un struttura per seguire i malati terminali che sono tra i 1.600 ed i 2.000 l’anno e manca anche di una rete di assistenza domiciliare sul territorio.
L’obbiettivo è uno solo: permettere ai malati terminali di vivere gli ultimi mesi di vita senza soffrire.
Ingrid Dapunt, presidente dell’associazione, ha raccolto l’appello di Massimo Bernardo, fondatore e responsabile del servizio cure palliative dell’ospedale che invita a non perdere tempo. Ma cos’è un hospice? «Qualcosa - precisa Dapunt - che sta tra l’ospedale e casa propria. Nessuno ha voglia di morire in ospedale. Anche per questo va creata una rete di assistenza domiciliare sul territorio a tutt’oggi insufficiente».
Quasi 25 mila firme sono un successo assoluto. «Adesso le porteremo a Theiner e Durnwalder. Pensavamo - spiega - che nella migliore delle ipotesi saremmo arrivati a 10 mila e invece siamo andati oltre. Solo a Bolzano in 16 mila hanno detto sì ad un hospice che riteniamo debba essere costruito in città». Perchè la precisazione? «Perchè la Riforma clinica ha deciso di aprire all’ospedale di San Candido un reparto per la terapia del dolore e noi mettiamo le mani avanti e diciamo alla Provincia che una cosa non deve escludere l’altra e che Bolzano ha bisogno di un hospice anche perchè è in città che c’è la maggior richiesta e non vorremmo mai costringere i pazienti a lunghi viaggi». A San Candido è prevista infatti un’unità di terapia del dolore mentre Bolzano conta su un hospice e una rete domiciliare per l’assistenza a casa dei malati. «Non vogliamo che queste due strutture siano in competizione perchè hanno pazienti diversi e non vogliamo che una escluda l’altra». Il dolore - spiegano al Papavero - è un aspetto terribile che si accompagna a molte patologie. Un conto è quello legato ad esempio alle lombalgie (il classico mal di schiena) in cui un bravo terapista può essere di grande aiuto al paziente, diverso è il dolore che si accompagna alle malattie inguaribili come per esempio il cancro, classificato come dolore globale, sofferenza che non si prende il corpo e l’anima. Le cure palliative tolto il dolore - ed eventualmente gli altri sintomi che queste malattie procurano (vivere per esempio con la sensazione di soffocare è spaventoso) - si occupano anche del disagio psicologico (la paura della morte, l’ansia, la depressione ecc.), dei problemi sociali e spirituali che inevitabilmente contribuiscono a peggiorare la qualità della vita dei malati. Bernardo ripete di aver bisogno di una struttura adatta: «Lavoro a questo obbiettivo con tutta la mia equipe e spero nella miglior soluzione possibile ma senza polemica». Oggi la legge 38 parla chiaro e garantisce l’accesso alle cure palliative ed alla terapia del dolore che sono diventate diritto di ogni cittadino. «Diritto che dobbiamo essere in grado di offrire». Anche se nei fatti il capoluogo manca di un hospice e in tutto l’Alto Adige esiste solo il Martinsbrunn di Merano.
Laura Battisti responsabile dell’Oncoematologia pediatrica nelle scorse settimane aveva chiesto, a sua volta, un potenziamento delle palliative. «In Alto Adige ogni anno si ammalano di tumore dai 14 ai 16 bambini. La maggioranza sopravvive e diventa un adulto normale qualcuno di loro purtroppo non ce la fa. Per questi piccoli vogliamo che cresca il servizio di palliative pediatrico che consideriamo insufficiente».

I medici: «Bolzano ha più malati non deve essere penalizzata»

BOLZANO. Claudio Volanti - segretario dei medici ospedalieri iscritti all’Anaao-Assomed - sostiene le richieste dell’associazione “Il Papavero” che chiede di realizzare l’hospice per malati terminali a Bolzano e di non confondere, questa richiesta, con la realizzazione di un’unità per la terapia del dolore a San Candido. «Sono due cose diverse e vorrei ricordare ai vertici dell’Asl come la commissione per il riordino clinico abbia già detto sì alla realizzazione a Bolzano di un hospice visto che proprio nel capoluogo è maggiore la richiesta di cure palliative». Volanti ricorda anche come il costo delle cure palliative dell’ospedale di Bolzano sia inferiore a quanto si spende altrove. Per esempio al Martinsbrunn di Merano. «Lo spirito della Riforma ci spinge ad agire in base a logiche di senso clinico e di risparmio per questo dico che l’hospice deve essere realizzato nel capoluogo dove c’è un ottimo reparto di oncologia e dove esiste già un ottimo servizio di palliative». Volanti non vuole che si ripeta l’errore che si sta facendo con la riabilitazione di Bolzano che rischia di essere severamente penalizzata dall’apertura di un centro di ricerca Irccs all’ospedale di Vipiteno.
Un doppione inutile in tempi di risparmi continui. «Credo che mai come in questo periodo occorra razionalizzare le risorse spendendo bene i soldi senza sperperare denaro in imprese poco chiare. E credo che i vertici dell’Asl dovrebbero chiarirsi le idee una volta per tutte ed evitare doppioni. Noi spieghiamo che mancano medici, i sindacati degli infermieri che mancano infermieri e lo studio Pasdera ci dice che al San Maurizio ci sono troppi medici e troppi infermieri. Non ho più parole, vorrei solo capire in che condizioni i singoli reparti trattano il budget per il 2011».
Alto Adige 31-3-11
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mercoledì, 30 marzo 2011



Fukushima, incubo plutonio Il governo: massima allerta

FIAMMETTA CUPELLARO
ROMA. Ora l’incubo del Giappone è il plutonio. Dopo il ritrovamento dell’acqua fortemente radioattiva, il capo di gabinetto Yuko Edano ha definito «possibile» la fuoriuscita di plutonio dalla centrale nucleare di Fukushima al punto che ha annunciato «più controlli nelle aree intorno all’impianto».
Al momento, ha aggiunto, si tratta di bassi livelli indicando comunque nuovi pericoli per i tecnici al lavoro per stabilizzare la centrale e altri dubbi per la salute pubblica. E le parole che il governo ha rivolto alla popolazione non sono più rassicuranti. Il premier Naoto Kan in un intervento davanti al parlamento, trasmesso dalla tv pubblica Nhk, ha ribadito che la situazione nell’impianto nucleare danneggiato dal terremoto dell’11 marzo resta «imprevedibile» visti i sistemi di raffreddamento dei reattori fuori uso e le fughe di radioattività che si sono moltiplicate. «Continueremo a trattare la situazione con massima allerta» ha detto Kan confermando gli equilibri precari per la messa in sicurezza della centrale.
Le tracce di plutonio ritrovate dai tecnici della Tepco, la società che gestisce l’impianto di Fukushima, all’esterno della centrale confermerebbero il danneggiamento del nocciolo del reattore. I problemi maggiori sono al reattore 2 dove la radioattività è di 1.000 millisievert/ora, pari a quattro volte cui può essere esposto un lavoratore in condizioni d’emergenza. Un altro segnale dei danni al nocciolo sarebbe il ritrovamento degli alti livelli di contaminazione nei campioni d’acqua prelevati all’esterno dell’impianto e al largo delle coste. Il raffreddamento del combustibile avrà, comunque, la precedenza sui problemi della fuoriscita del liquido, ha spiegato Edano che, per la prima volta, ha parlato di energie rinnovabili come punto fondamentale del dopo-terremoto. «Data l’entità del danno, l’energia rinnovabile sarà un pilastro della nostra politica energetica». E per rimuovere il materiale radioattivo nell’acqua sono in arrivo due tecnici francesi del colosso dell’energia nucleare, Areva. I due super-esperti arriveranno quasi contestualmente al presidente Sarkozy che porterà la solidarietà del G20 riunito a Nanchino, in Cina.
Intanto c’è un mistero sulla sparizione di Masaka Shimizu, manager della Tepco. L’uomo, che il 13 marzo, apparve in tv per spiegare il disastro dei reattori di Fukushima e chiedendo scusa, è sparito. C’è chi dice che è scappato, chi parla di un ricovero. Molti sospettano si sia suicidato.
Alto Adige 30-3-11
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martedì, 29 marzo 2011



INQUINAMENTO Per vedere la radioattività il sito offre molte soluzioni

Letta la lettera del 26 marzo sui dati della radioattività pubblicati su internet spiego come vanno letti i due grafici della dose gamma aggiornati ogni ora accessibili sul sito http://www.provinz.bz.it/umweltagentur/2908/radioaktivitaet/radio-i.asp ‹http://www.provinz.bz.it/umweltagentur/2908/radioaktivitaet/radio-i.asp›. Il grafico in alto riporta i valori orari della giornata, il grafico in basso indica l’andamento degli ultimi 30 giorni, mostrando il valore massimo di ogni giorno.
 Aggiungo che in questi giorni, in considerazione degli avvenimenti del Giappone, nel settore”Attualità” del sito web dell’Agenzia provinciale per l’ambiente, forniamo aggiornamenti anche su altre analisi della radioattività che vengono effettuate dal laboratorio.
Luca Verdi Direttore Laboratorio di chimica fisica Agenzia provinciale per l’Ambiente

Alto Adige 29-3-11
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martedì, 29 marzo 2011



L’antenna per telecomunicazioni installata sul tetto della casa delle associazioni, in via Pietralba, fa discutere.

BRUNO CANALI

LAIVES. L’antenna per telecomunicazioni installata sul tetto della casa delle associazioni, in via Pietralba, fa discutere. La Lega Nord teme l’inquinamento elettromagnetico. L’assessore Gagliardini rassicura.
 Ad interrogare la giunta sono i consiglieri del Carroccio Giuliano Vettorato e Marco Franceschini, con un lungo documento nel quale vengono riassunte le normative in materia di sicurezza rispetto ai campi elettromagnetici a fronte dei rischi per la salute, tenuto conto che quell’antenna di Telecom e Vodafone si trova in pieno centro abitato, a breve distanza da scuole e asilo tedesco. Vettorato e Franceschini chiedono di «elaborare adeguati programmi di sviluppo della rete, nel rispetto dei livelli di esposizione della popolazione, adottando tutti gli accorgimenti volti a limitarne l’impatto. Concentrare inoltre tutti gli sforzi per individuare specifici siti per questo genere di impianti per fare in modo che siano più distanti possibile da zone sensibili e abitate. Inoltre, prevedere controlli e campagne di informazione sui rischi».
 «Lo scorso mese di settembre abbiamo fatto fare delle misurazioni - replica Dino Gagliardini, assessore all’ambiente - e i risultati sono ampiamente nella norma. L’assessore Endrizzi è in contatto con l’associazione consumatori per predisporre iniziative di sensibilizzazione».
 E proprio Sara Endrizzi fornisce dati concreti. «Le misurazioni - dice - le ha fatte l’agenzia provinciale per l’ambiente e i dati erano ampiamente al di sotto dei valori indicati come soglia di legge. Questo limite è fissato a 6 volt per metro e, tanto per dare qualche esempio, presso la scuola materna tedesca, il rilevamento ha dato 0,3 volt per metro; sul balcone al quarto piano della casa di riposo, a poche decine di metri, siamo a 0,99 volt per metro, che calano a 0,81 se si va all’interno della struttura. In canonica, che dista un centinaio di metri, all’esterno siamo sui 0,30 volt per metro. Sulla terrazza della scuola tedesca hanno misurato 0,72 volt per metro, nell’aula meno di 0,30 volt per metro. Infine, nel passaggio scolastico, 0,39 volt per metro. Come si vede, ampiamente al di sotto dei 6 volt per metro posti come limite dalla legge».
Alto Adige 29-3-11
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martedì, 29 marzo 2011



L’Appa: per la radioattività da noi valori normali  

BOLZANO. Giovedì scorso sono state effettuate dall’Agenzia provinciale per l’ambiente delle rilevazioni sulla radioattività dell’aria in concomitanza con il passaggio sulla nostra provincia della nube proveniente dal Giappone. Il direttore dell’Appa, Luigi Minach, sottolinea che si tratta di quantità minime appena rilevabili.
 In sostanza sono stati campionati 740 metri cubi di aria che sono stati fatti passare attraverso un apposito filtro sul quale si ferma il particolare atmosferico che contiene tracce di radioattività. Dopo avere campionato questa enorme quantità di aria la misurazione ha richiesto 24 ore. Nel campione è stato rilevato un valore di 0,09 mBq-mc (milli-Becquerel per metro cubo). Minach ritiene che questo valore possa essere aumentato da 5 a 10 volte a causa dell’estrema volatilità dello iodio arrivando quindi ad un ordine di grandezza di 1 mBq-mc.
 Per fare un raffronto, dopo l’incidente di Chernobyl nel nord Italia si misuravano valori tra gli 1 ed i 10 Bq di iodio 131 per mc. oggi siamo quindi in un ordine di grandezza da mille a diecimila volte inferiore in Alto Adige e in Italia settentrionale. Si tratta in sostanza di tracce, di cosi minime appena rilevabili, che non hanno alcuna conseguenza sotto il profilo sanitario. L’Appa tranquillizza la popolazione.
Alto Adige 29-3-11
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lunedì, 28 marzo 2011



Al via la campagna «Bere responsabile»

BOLZANO. «Bere responsabile!» E’ questo lo slogan della campagna di quest’anno promossa dall’assessorato alla sanità e politiche sociali per sensibilizzare la popolazione ed in particolare i giovani nei confronti dei rischi connessi all’uso di alcol. L’assessore provinciale Richard Theiner ha presentato la campagna 2011 presso la sede del dipartimento, in via Gamper a Bolzano.
 Nel corso della presentazione, l’assessore ha sottolineato che in Alto Adige è necessario «arginare l’abuso di alcol, al quale è legato circa il 10 per cento dei costi nel settore sanitario provinciale». Per raggiungere lo scopo di sensibilizzare in maniera adeguata la popolazione è necessario in primo luogo informare compiutamente sugli effetti degli abusi di sostanza alcoliche.
 Proprio in questa ottica è stato lanciato lo slogan «Bere responsabile» che in certe occasioni significa anche «Alcol, no grazie!». «Questa sobrietà puntuale pretesa dagli esperti della prevenzione e da noi sostenuta - ha detto ancora l’assessore Richard Theiner - è rivolta inequivocabilmente e senza compromessi alla guida di veicoli».
 Qui - ha detto l’assessore - deve valere un imperativo categorico: se si beve anche un solo bicchiere di alcol non si guida. Questo è il tema principale della campagna 2011 promossa dall’assessorato alla sanità e politiche sociali con 124 cartelloni stradali dislocati in 62 località dell’Alto Adige. Questo atteggiamento, che non ammette compromessi, vale naturalmente non solo alla guida ma anche nel mondo del lavoro e ovunque vi sia pericolo per persone terze. Su incarico del dipartimento provinciale alla famiglia, è attivo il Forum prevenzione.
 Si tratta del team guidato dal dottor Peter Koler, che da anni si occupa di questo fenomeno. Il Forum prevenzione ha anche annunciato che la campagna sarà sviluppata pure sui principali social network frequentati dai giovani.

Vino senza alcol, idea «blasfema» Ma gli esperti già ci provano

LAIMBURG. Il vino come la birra? Alcol sì o alcol no? L’argomento che fa rabbrividire i cultori del buon vino nei giorni scorsi è stato al centro di un convegno al Centro Sperimentale di Laimburg. Per quanto a molti il tema appaia blasfemo negli ultimi anni se ne parla molto, anche alla luce delle norme restrittive contenute nel codice della strada. Colpa in primo luogo di una regolamentazione europea del 2009 che ha permesso la dealcolizzazione parziale del vino fino ad un ammontare del 2%. Così alcuni Stati europei soprattutto del Nord (Germania e Francia) ma con inattese aperture anche da paesi mediterranei come la Spagna hanno introdotto questo nuovo elemento di discussione limitandolo per ora, per quel che si sa, ancora a un piano teorico, ma in futuro chissà? Se la pratica dovesse essere introdotta, infatti, si potrebbe produrre un vino con un tasso alcolometrico dell’8,5%, arrivando a punte teoriche di 3 gradi.
 La prima riguarda gli interventi in cantina illustrati dal professor Ferrarini dell’università di Verona: osmosi, distillazione sottovuoto “spinning cone column” sono solo alcune delle tecniche già sperimentate. Vantaggi in realtà pochi, visto che l’alcol, che si può eliminare senza alterare sostanzialmente lo spettro organolettico del vino è pochino, circa 2 gradi. A rischio sono i profumi e il carattere, la struttura del vino che ne risentono parecchio. La degustazione dei vini sperimentali con un tasso alcolico da 10 agli 11 gradi sono state particolarmente deludenti. (a.c.)
Alto Adige 28-3-11
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giovedì, 24 marzo 2011



Nube radioattiva sull’Italia

 ROMA. Alla rapida marcia indietro sull’energia atomica compiuta in Germania dalla cancelliera tedesca Angela Merkel (la conversione è culminata nell’annuncio: «Più presto la Germania uscirà dal nucleare, meglio sarà»), si accompagna in Italia la moratoria di almeno un anno - per le procedure relative alla realizzazione di impianti nucleari - approvata ieri dal Consiglio dei ministri. «Tenuto conto che, nelle attuali circostanze, occorre approfondire le valutazioni sul ritorno al nucleare e che la Comunità europea intende sottoporre a scrupolose verifiche le centrali nucleari in funzione», i ministri Romani e Prestigiacomo - si legge nel comunicato di Palazzo Chigi - hanno proposto «un’opportuna moratoria di almeno un anno così da pervenire a decisioni ponderate e serene e non condizionate dall’emotività del momento». Intanto, stando alle segnalazioni della Fofi (la Federazione dei farmacisti italiani), nelle farmacie italiane è corsa ai medicinali per contrastare gli effetti delle radiazioni. Perché sull’Italia potrà, sì, arrivare una nube proveniente dal Giappone, ma - ha detto il ministro della Salute Ferruccio Fazio - questa avrà una dose di radioattività trascurabile: «Si tratta solo di correnti d’aria che contengono una minima quantità di radioattività, assolutamente non tossiche e assolutamente non pericolose». In Giappone, invece, le autorità di Tokyo hanno avvertito che le radiazioni emanate dalla centrale di Fukushima hanno reso pericolosa l’acqua corrente della metropoli per i bambini al di sotto di un anno di età. Nella centrale, la battaglia per raffreddare i sei reattori surriscaldati ha subìto una battuta d’arresto quando una colonna di fumo nero è uscita da uno dei reattori costringendo i lavoratori ad allontanarsi per l’improvviso innalzamento del livello della radioattività. E lo iodio radioattivo sprigionato dalla centrale sarebbe arrivato anche in Finlandia. (mi.sc.)
Alto Adige 24-3-11
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mercoledì, 23 marzo 2011



La Giornata dell’acqua, i bolzanini scoprono che la loro è eccellente

MARTINA CAPOVIN
BOLZANO. L’acqua del sindaco è buona e fa bene. E in Alto Adige molto di più che in ogni altra zona d’Italia. Qui l’H2O è ottima. E non potranno dire lo stesso la signora Moratti o il signor Alemanno. Potranno vantare più superficie, più negozi e ben due squadre di calcio in serie A, ma in quanto ad acqua non c’è storia: Bolzano 1 altre città 0. Non è ovviamente una novità che tra montagne e aria pulita, l’acqua altoatesina non può che essere eccezionale. E ieri, per dare conferma di queste tesi, il Laboratorio analisi acqua di Bolzano, in occasione della giornata mondiale dell’acqua, ha aperto le sue porte a tutti visitatori. L’acqua locale risulta sana e ricca di minerali e come spiega la dottoressa Antonella Veneri, è anche meglio di quella che viene acquistata nei supermercati “Non vale la pena comprare l’acqua imbottigliata” spiega. “Nel nostro laboratorio analizziamo ogni tipo di acqua della regione, comprese quella in bottiglia. Oggi abbiamo mostrato ai nostri visitatori come queste analisi vengono portate a termine nei nostri laboratori e quanto sia ottima l’acqua che esce dai nostri rubinetti.”
Quindi non serve acquistarla al supermercato. E per un’ulteriore conferma ogni visitatore ha avuto un’opportunità unica: poter portare una bottiglia da almeno mezzo litro per far si che l’acqua di casa propria potesse essere analizzata. Giuseppe Saluzzi ha approfittato dell’opportunità, portando con sé e consegnando l’acqua prelevata direttamente dal suo rubinetto in via Mendola. “E’ un’occasione importante per comprendere esattamente cosa beviamo” spiega “ siamo stati convinti che le bottiglie che acquistiamo siano il meglio che si possa trovare. Ma non è così: come possiamo sapere da dove arriva quell’acqua e com’è esattamente composta? Una possibilità come quella che offre il laboratorio forse può portare a cambiare idea e convincere i cittadini che ciò che esce dal nostro rubinetto è ottimo.”
La dottoressa Luciana Luisi ha inoltre spiegato come una sola volta nell’acqua altoatesina siano state trovate sostanze non ottimali: si parla del famoso caso dell’arsenico ritrovato a Prato allo Stelvio. E Sabrina Horak ha portato dalla Val Venosta la sua acqua e aggiunge: “So bene che ora pare non esserci più rischio per quanto riguarda la presenza di arsenico nella nostra acqua, ma controllare non fa di certo male. E’ un’occasione unica che ho voluto sfruttare.”
Alto Adige 23-3-11
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domenica, 13 marzo 2011



Nucleare, scontro sulla sicurezza

VINDICE LECIS
ROMA. L’incidente nucleare nella centrale di Fukushima è stato valutato a livello 4 su una scala di 7. A Chernobyl nel 1986 fu valutato a livello 7, il massimo, mentre il disastro di Three Mile Island (Usa) del 1979 di livello 5. Per il fisico Gianni Mattioli, uno dei padri dell’ambientalismo scientifico, è la conferma che i siti nucleari sono un pericolo.
 «Come comunità scientifica - spiega Mattioli, saggista e docente di Fisica all’Università La Sapienza di Roma - siamo propensi a paragonare questo incidente con il disastro di Three Mile Island. In Giappone sembrerebbe che il terremoto abbia messo fuori uso il sistema di raffreddamento. In pratica sarebbe esploso il sito in cui pensavano di scaricare il vapore con rilascio all’esterno». Per Mattioli non è giusto minimizzare la situazione: «Non è un caso che l’area di evacuazione attorno alla centrale sia passata da due a 20 chilometri e ci sono già i primi contaminati».
 A Chernobyl si è determinata ben altra situazione, conferma Marco Ricotti, docente di impianti nucleari al Politecnico di Milano e membro dell’Agenzia per la sicurezza nucleare italiana. «Lo scenario è quello di un danneggiamento parziale del nocciolo che avviene però in un reattore spento, mentre quello di Chernobyl era a piena potenza - spiega Ricotti - Una fusione totale in questo caso è impossibile perché hanno funzionato i primi sistemi di sicurezza, quelli cioè che arrestano la reazione nella centrale». L’incertezza è dunque sull’eventuale danneggiamento del nocciolo, protetto da una struttura di cemento armato.
 La questione centrale resta la sicurezza, strettamente legata alle tecnologie e alla sismicità dei luoghi. Ricotti ammette che la centrale colpita è di seconda generazione «mentre quelle che si costruiscono ora sono di terza». Tuttavia per Roberto Petronzio, presidente dell’Istituto nazionale di fisica nucleare, un incidente come quello di Fukushima non sarebbe potuto succedere in Italia una volta a regime il sistema di impianti previsti dalle recenti decisioni del governo Berlusconi. L’esplosione, secondo Petronzio, è stata causata in questo caso da due fattori: «Da un lato la potenza del terremoto, tra i più forti della storia, che in Italia non si è mai registrata ne è probabile che si registri. E poi l’età della centrale, la più vecchia del Giappone di categoria 2». Il problema, spiega il fisico, è nato «dalla pressione generata all’interno del reattore dal calore provocato dalla rottura dell’impianto di raffreddamento». Con i nuovi impianti non succederebbe.
 Ma Gianni Mattioli rilancia il problema della sicurezza e dell’enorme uso di risorse necessario per le centrali. «L’Italia è un’area fortemente sismica. L’Euratom ha individuato solo tre zone che possono ospitare impianti: la Sardegna, il Salento e una piccola area tra Piemonte e Lombardia. Non si capisce l’insistenza tutta italiana sul nucleare se si pensa che dal 1985 non si costruiscono più impianti negli Usa mentre in Europa ne sono previste solo due, di cui una in Francia bloccata da tanti rinvi». Mattioli ricorda anche uno studio governativo tedesco del 2008 che illustrava come attorno alle centrali nucleari si sia registrato il raddoppio delle leucemie infantili. «L’Europa ci ha indicato di puntare sulle rinnovabili. In Italia facciamo invece il contrario in un clima di falsità e preparandoci a spendere cifre enormi».
Alto Adige 13-3-11
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martedì, 01 marzo 2011



In rete contro le malattie rare

 BOLZANO.  Oggi, 1º marzo, ricorre la Giornata europea delle malattie rare, e l’assessore provinciale alla sanità ed alle politiche sociali, Richard Theiner, coglie l’occasione per sottolineare che l’Alto Adige ha aderito ad una rete interregionale di specialisti per intervenire nel caso di malattie rare e prevede un sostegno finanziario per l’acquisto delle necessarie medicine. In Alto Adige vi sono circa 1.300 pazienti affetti da malattie rare. Complessivamente le malattie considerate rare sono circa 6.000 e vengono inserite in questa categoria malattie con prevalenza inferiore a 5 casi su 10.000 abitanti.
 Le caratteristiche che contraddistinguono una malattia rara sono le difficoltà diagnostiche, la scarsità di opzioni terapeutiche, la scarsità di percorsi assistenziali strutturati, l’andamento spesso cronico ed invalidante, l’impatto emotivo dovuto alla solitudine davanti alla malattia la frequente ereditarietà della malattia. L’età media del paziente altoatesino affetto da malattia rara è relativamente giovane e si aggira attorno ai 40 anni.
 Il paziente affetto da una malattia rara si confronta con maggiori difficoltà rispetto agli altri già nella fase iniziale per avere una diagnosi appropriata, tempestiva ed un trattamento idoneo.
Alto Adige 1-3-11
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venerdì, 25 febbraio 2011



Sicurezza all’asilo di Laives, raccolta di firme

BRUNO CANALI
LAIVES. La bambina colpita da malore l’altro giorno mentre era alla scuola materna di via Kennedy sta meglio. Infuria invece la polemica per il fatto che l’ambulanza ha trovato la strada di accesso sbarrata da un cantiere edile e lunedì, lì davanti ci sarà una raccolta firme del Pdl.
 Fortuna ha voluto che si sia trattato solo di un malore, ma l’episodio ha messo in evidenza una situazione molto grave di rischio, con una scuola materna che ospita circa 160 bambini ed è tutt’ora priva di un accesso carraio tale da garantire, in qualunque momento, l’accesso dei messi di soccorso. Finora si è sempre utilizzata la stradina che entra da via Noldin, ma è una strada privata e infatti, uno dei confinanti, dovendo ristrutturare la propria abitazione, ha invaso in parte la carreggiata con il cantiere. Alle prime, allarmate polemiche, il Comune ha anche emesso una ordinanza di sgombero, che però, come si è visto, non viene sempre rispettata. L’altra mattina infatti, l’ambulanza si è trovata la strada sbarrata e sono stati persi minuti preziosi.
 Questa situazione sta andando avanti da qualche mese oramai, senza che si sia trovata una soluzione o un ingresso carrabile alternativo. Se ne è occupato anche il consigliere comunale Christian Straudi, presentando alcuni interventi in aula ancora a novembre. Lo stesso consigliere adesso preannuncia una raccolta di firme davanti alla scuola per lunedì mattina, “per chiedere con forza che si ripristino le condizioni di sicurezza della scuola materna”. A loro volta, i confinanti della stradina sottolineano che è un passaggio privato, anche se finora si è sempre chiuso un occhio lasciando passare chiunque.
 Il 12 novembre scorso c’è stata anche un’ispezione da parte del perito Giuseppe Marazzi della ripartizione provinciale protezione antincendi e civile. E’ stato redatto un lungo verbale delle carenze da sistemare alla materna di via Kennedy, indicando anche il tempo limite entro il quale intervenire. Entro 120 giorni ad esempio, «Deve essere realizzato un accesso diretto alla struttura, carrabile e adeguato per il passaggio di mezzi di soccorso, in particolare dei mezzi dei vigili del fuoco. Per tale passaggio - si legge nel verbale - all’atto dell’ispezione è stato individuato un punto della recinzione prossima a via Kennedy, vicino all’isola ecologica, un intervento da fare coordinandosi con il comandante dei vigili del fuoco locali».
 Entro 90 giorni invece vanno modificate le porte tagliafuoco verso l’esterno, che non debbono mai essere bloccate. Entro 60 giorni invece, vanno revisionati i dispositivi di segnalazione apertura porte, compresa la scala protetta. Vanno ripristinate le serrande tagliafuoco del vano portavivande, vanno raccordate le porte di emergenza ai pavimenti e segnalati i percorsi di fuga. Entro 30 giorni infine, oscuramento dell’aula dormitorio e manutenzione delle porte antifuoco interne alla struttura, verificando tutti i meccanismi di funzionamento.
 Un mese dopo questa ispezione, all’ufficio urbanistica del Comune di Laives c’è stata una nuova riunione fra tecnici comunali, vigili del fuoco, vigili urbani e direttrice della scuola. Quest’ultima ha nuovamente fatto presnete i problemi e i rischi per la sicurezza della scuola, ma il comandante dei vigili del fuoco (si legge nel verbale) ha tranquillizzato spiegando che la stradina di accesso da via Noldin va bene e gli idranti in zona sono funzionali all’accesso. La decisione fu quella di diffidare il privato a non utilizzare il varco scolastico come parcheggio.

Il sindaco: «Mandato ai legali di verificare il diritto di passo»

LAIVES.Si profila una battaglia legale tra Comune e alcuni proprietari della stradina di accesso alla scuola materna di via Kennedy per stabilire reciproci diritti. «Da decenni - dice il sindaco Liliana Di Fede - la gente e i mezzi sono sempre passati da quella stradina per raggiungere la scuola materna, entrando da via Noldin.. Quando è stata ostruita dal cantiere, noi abbiamo immediatamente emesso un’ordinanza di sgombero, affinchè si ripristinasse il passaggio. Prima avevamo provato anche a parlare con gli interessati e il vigili urbani lo avevano fatto con il direttore dei lavori ma evidentemente è servito a poco. Così adesso daremo l’incarico ad un legale perché sia verificato una volta per tutte se il Comune ha diritto di garantire un passaggio lungo quella stradina oppure no. Come detto, abbiamo fatto l’ordinanza di sgombero ma a questo punto è da valutare se farne una anche per impedire le soste temporanee. Noi - lo ripeto - riteniamo che quell’accesso vada sempre garantito, anche perché non c’è mai stato un accesso diverso. Da lì, per decenni, tutti sono passati senza problemi e staremo a vedere».
 Il sindaco poi spiega che la realizzazione di un accesso alternativo, dalla via Kennedy, fa parte di un altro discorso, che va certamente valutato. Intanto però, al di là degli esiti che deriveranno dalla battaglia legale, impartivo appare dover garantire sempre e comunque, l’assoluta sicurezza per chi frequenta la scuola materna. Questo vuol dire che in ogni attimo della giornata, quando l’edificio è pieno di bambini e insegnanti, deve essere perfettamente agibile un passaggio tale da consentire l’ingresso alla scuola alle ambulanze e ai mezzi pesanti (autoscala e autobotte) dei vigili del fuoco.
Alto Adige 25-2-11
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mercoledì, 16 febbraio 2011



Programma Agrios: mele pulite con l’eliminazione dei pesticidi

MAGRÈ. Anche quest’anno i frutticoltori dell’Alto Adige sono chiamati a partecipare al cosiddetto Programma Agrios per la produzione frutticola integrata delle mele, proposto e voluto dalla Provincia. Lo scopo è quello di ottenere sempre più una frutta più sana e più pulita, senza alcun residuo di prodotti antiparassitari. Sono anni che gli esperti frutticoli cercano di convincere la base, cioé gli agricoltori, a produrre, soprattutto mele, non solo di alta qualità ma anche sempre più pulite; non utilizzando cioé antiparassitari pesticidi, come si faceva, purtroppo anni orsono.
 Il Programma Agrios quindi punta ad una frutticoltura integrata, nel senso che si possono certo utilizzare contro i parassiti del melo prodotti chimici, ma solamente ed esclusivamente quelli riportati da una particolare tabella. Sono antiparassitari, non nocivi all’uomo e mirati a colpire solamente i funghi e gli insetti dannosi, lasciando indenni altri insetti che aiutano l’agricoltore perché nemici dei parassiti del melo: uno fra tutti la cocinella. Ed è per questo che tale insetto è preso spesso come simbolo di prodotti naturali puliti.
 Proprio in questi giorni, a tutti i soci delle varie Cooperative frutticole della Bassa Atesina, è stato recapitato un modulo che contiene la descrizione succinta del Programma Agrios al quale l’agricoltore deve sottostare. Deve cioé impegnarsi a produrre nella propria azienda la frutta secondo le disposizioni di legge e le direttive Agrios 2011. Autorizza inoltre il controllo qualità all’interno della propria azienda, previo preavviso, e al prelievo di eventuali campioni di frutta per le analisi. Ovviamente se si dovessere infrangere le regole, il rappresentante dell’azienda agricola incorrerebbe in sanzioni previste dalle direttive. Qualora in uno degli appezzamenti fosse necessario l’esecuzione di una pratica colturale non ammessa dalle direttive, il frutticoltore deve assolutamente avvertire la propria cooperativa e disdire presso il Controllo qualità Alto Adige, gli appezzamenti interessati.
 Fra le pratiche colturali ammesse e che hanno avuto un buon risultato, c’è anche la «confusione sessuale» per combattere il parassita della carpocapsa del melo e la tignola della vite. Anziché impiegare parassiti chimici dannosi per l’uomo, da qualche anno si utilizzano degli emanatori di ferormoni che, al momento della riproduzione, confondono il maschio che non riesce a trovare la partner. L’accoppiamento non avviene e così la frutta è salva. (b.t.)
Alto Adige 16-2-11
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venerdì, 11 febbraio 2011



Un incontro sul diabete

 Oggi alle 10.30, presso l’ambulatorio del dottor Bertamini a Laives, l’assessore provinciale alla sanità Richard Theiner, assieme al dottor Fattor dell’ospedale di Bolzano, illustrerà lo stato attuale dei pazienti diabetici in Alto Adige.
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mercoledì, 02 febbraio 2011



Tessera sanitaria arriva per posta

BOLZANO. È ricominciata la distribuzione postale della tessera sanitaria - carta provinciale e nazionale dei servizi.
 Risolti i problemi tecnici, i cittadini hanno ripreso a ricevere le nuove carte con microchip che non solo sostituiranno le vecchie tessere sanitarie in scadenza, ma che, a partire da marzo, daranno accesso ad una serie di servizi online erogati dalla pubblica amministrazione.
 Sino ad oggi sono stati 55 mila gli esemplari della tessera inviati agli altoatesini. Altre 50 mila tessere saranno inviate nei prossimi giorni, mentre le restanti 300 mila dovrebbero essere prodotte, e successivamente spedite per posta, entro la fine del mese di febbraio. Grazie all’accordo con l’Agenzia delle Entrate la TS-CPS è valida come codice fiscale e per usufruire delle prestazioni sanitarie in Italia e all’estero, ma la vera novità è un’altra: la tessera sanitaria rappresenta infatti una chiave elettronica e digitale per entrare in contatto con la pubblica amministrazione (lavoro, scuola e sociale).
Alto Adige 2-2-11
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lunedì, 31 gennaio 2011



Uova con diossina «Controllate bene la marcatura»

BOLZANO. Uova alla diossina: attenzione alla marcatura. L’esortazione arriva del Centro consumatori. Il primo numero indica il metodo di allevamento: 0 per i prodotti biologici, 1 per l’allevamento all’aperto, 2 per l’allevamento a terra, 3 per l’allevamento in gabbia. La combinazione di lettere che segue a questo numero rivela la provenienza, dove IT sta per Italia e DE per la Germania. Segue un numero a 3 cifre che identifica il comune dell’azienda, seguono poi la provincia di produzione ed il numero che identifica l’azienda.
Alto Adige 31-1-11
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venerdì, 28 gennaio 2011



varato il piano anti-alcol

ORA. Il divieto di somministrare cocktail superalcolici alle feste, l’introduzione di nuovi limiti (più rigidi) per la concessione delle autorizzazioni per eventi il cui unico obiettivo sia “fare cassa“ e la costituzione di un gruppo di lavoro permanente che si occupi dei problemi legati alla prevenzione delle dipendenze soprattutto dei giovani: questi sono solamente tre dei punti principali della «bozza antialcol» che il Comune di Ora intende discutere con le varie associazioni e quindi portare all’esame del consiglio comunale.
 A darne notizia è stato ieri il sindaco Roland Pichler, che ha spiegato come - anche alla luce delle numerose denunce per ubriachezza e dei casi di minori in coma etilico riscontrati negli ultimi anni soprattutto dopo le feste in zona Rio Nero - sia necessario tenere alta la guardia e varare un regolamento vincolante anche per le stesse associazioni.
 «La bozza che esamineremo a breve - spiega il primo cittadino di Ora - è quella elaborata a suo tempo dal Consorzio dei Comuni, che poi ha invitato i singoli paesi a modificare regole e limiti in base alle proprie necessità».
 Interessante la valutazione che in futuro dovrà essere fatta a seconda del tipo di festa in programma. «Bisogna distinguere - si legge nella bozza antialcol - tra manifestazioni e feste a seconda del loro tipo e del loro scopo, al momento in cui viene richiesta l’autorizzazione. Questo significa in concreto non autorizzare feste che non abbiano un interesse collettivo o che abbiano esclusivamente finalità di lucro».
 Nella bozza si fa cenno anche alla necessità di collaborare fattivamente con le associazioni locali. «Il Comune, per il bene dei propri giovani, deve cercare la migliore forma di collaborazione con le associazioni locali, affinché anche all’interno di queste ultime si cerchi il giusto approccio con l’alcol durante le feste».
 Dovrebbe essere introdotto il divieto assoluto di somministrare i cosiddetti “alcopops“, cocktail a base di superalcolici che vanno per la maggiore soprattutto fra i giovanissimi. Il Comune intende coinvolgere, e se necessario rendere maggiormente consapevoli, i genitori dei ragazzi. «Gli adulti devono contribuire a dare il buon esempio». E ciò spiega anche la necessità di costituire un gruppo di lavoro permanente nell’ambito della prevenzione delle dipendenze, alcol ma anche sostanze stupefacenti. «Il tema - conclude il sindaco Roland Pichler - è delicato e per questo intendiamo confrontarci con tutti. Per ora si tratta di una bozza, ma è evidente che dovremo stilare a breve un regolamento vincolante».
Alto Adige 28-1-11
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giovedì, 27 gennaio 2011



Amianto, segnalazioni all’Appa

BOLZANO. Nella caccia all’amianto deteriorato l’Agenzia Provinciale per l’Ambiente adesso chiede aiuto ai cittadini. Dopo la mappatura con il cannocchiale e l’avviata collaborazione con il Consorzio dei Comuni per passare ad analisi più approfondite dei tetti, ora chiunque potrà inviare una segnalazione sospetta all’Appa e ricevere risposta sulla presunta pericolosità del materiale.
 In caso di dubbi sarà sufficiente, infatti, spedire una fotografia digitale all’indirizzo paolo.battisti@provincia.bz.it.
 L’operazione, in realtà, rientra in un più ampio processo di mappatura globale. «Abbiamo passato ai Comuni - specifica Luigi Minach - i primi dati sulle coperture ritenute potenzialmente pericolose, ma rilevate con una semplice visione dall’alto. Ora, infatti, è necessario passare ad analisi più approfondite che possono avvenire solo tramite sopralluoghi specifici in cui ci aiuteranno gli uffici igiene comunali. Nel concreto, infatti, alcuni tetti potrebbero non essere di amianto come lascia intendere la fotografia dall’alto».
 In tutto questo, però, come possono essere d’aiuto le segnalazioni dei cittadini? «L’amianto - conclude Minach - non un materiale che troviamo solo sulle coperture, ma può essere presente pure sui balconi, nei pannelli termoisolanti, addirittura in alcuni pavimenti. Ecco, in questi casi una foto può essere molto utile. Poi, logico, il discorso è lo stesso per chi ha sospetti su qualche tetto nelle vicinanze». Insomma, in caso di dubbi di coperture in amianto deteriorato che possono sprigionare le pericolisissime fibre, meglio informare subito i tecnici. Sulla questione, intanto, è intervenuto il presidente della Circoscrizione Europa-Novacella Carlo Visigalli. Via Rovigo, infatti, è tra le zone più soggette al rischio date le tante coperture in eternit ancora presenti. «Nella zona i dati sono stati già passati agli uffici comunali che ora si interesseranno di effettuare delle verifiche sul posto». Alcune misure, però, sono già state adottate: «Stiamo sensibilizzando gli amministratori condominiali in modo che propongano ai condomini la sostituzione dei tetti. A lavoro di mappatura concluso, comunque, il Comune imporrà la completa bonifica nei siti vicini a zone sensibili come le scuole o i parchi».
Alto Adige 27-1-11
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mercoledì, 26 gennaio 2011



Centro prelievi Laives: ieri era deserto

LAIVES. Lunedì mattina il caos al centro prelievi Labormed di via Noldin; ieri invece il deserto o quasi. Per questo fenomeno una spiegazione ce l’ha Matteo Bonvicini, figlio del dottor Paolo: «La gente è ancora abituata ai turni dell’ambulatorio per i prelievi che l’Asl aveva al distretto di via Innerhofer. Lì infatti era aperto solo tre giorni alla settimana: lunedì, mercoledì e venerdì. Infatti, qui al Labormed, la ressa si registra quasi sempre in questi giorni e non negli altri. Per questo la prima raccomandazione che facciamo e quella di tenere presente che Labormed è aperto tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, tra le 7.15 alle 9.30, e che i referti invece si possono ritirare tra le 10 e le 11.45. Altro problema che si verifica e che rallenta tutte le procedure, è che tanti arrivano muniti solamente della tessera sanitaria. Invece servono anche il libretto sanitario e i documenti per l’autocertificazione».
 Matteo Bonvicini spiega poi che già da ieri è stata potenziata la presenza allo sportello accettazioni, mentre si sta predisponendo una nuova numeratrice nella seconda sala di aspetto. «Per quanto riguarda la sistemazione logistica, abbiamo già parlato con il dottor Waldner - aggiunge - e siamo d’accordo che valuteremo a fondo la situazione per poi apportare eventuali aggiustamenti. Quello che vogliamo garantire all’utenza locale è che siamo assolutamente disponibili per fare in maniera che il servizio sia il migliore possibile. In questo senso stiamo lavorando per arrivare a dare la possibilità di scaricare on line, ovviamente con tutte le garanzie per la privacy, i risultati delle proprie analisi, così come si prevede quella di recapitarle direttamente via e-mail al proprio medico curante». (b.c.)
Alto Adige 26-1-11
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martedì, 25 gennaio 2011



Centro prelievi Laives: utenti insoddisfatti

BRUNO CANALI
LAIVES. Utenti inviperiti per i disagi che si verificano presso il centro prelievi Labormed, in via Noldin 23. Da metà gennaio la situazione è diventata insostenibile con la chiusura dell’ambulatorio Asl, presso il distretto sociosanitario di via Innerhofer, al quale gli utenti potevano fare riferimento in precedenza. Il problema principale che si verifica alla Labormed di via Noldin è legato alla carenza di spazio.
 Esaurita la manciata di posti a sedere, chi arriva dopo deve attendere il proprio turno in piedi. Lamentele anche per il fatto che non sono previste le precedenze per donne in gravidanza, bambini e anziani, come invece succedeva all’ambulatorio Asl.
 «Non è un servizio degno di una città come Laives - dice la gente in attesa - e c’è da rimpiangere quello dell’Asl al distretto, anche se lì i prelievi venivano fatti solo tre giorni alla settimana. Però, oltre allo spazio più comodo, i referti poi venivano distribuiti sempre dalle 8.30 alle 12.30, mentre da Labormed lo fanno un’ora e mezza al giorno. Stando così le cose conviene andare ad Ora o a Bolzano, almeno ci sono minori disagi».
 Messo al corrente della situazione, il dottor Paolo Bonvicini, responsabile del centro prelievi Labormed, si è immediatamente attivato. «Già da domani (oggi per chi legge, ndr) sarà aggiunta una segretaria - dice - perché è certamente nostro interesse risolvere eventuali disservizi. Abbiamo anche previsto un altro numeratore per le prenotazioni in sala di attesa. Da parte nostra vi è la migliore buona volontà per risolvere la situazione».
 Per quanto concerne la precedenza di coloro che debbono fare l’insulina, delle donne incinte, dei bambini sotto i 10 anni e di che deve fare l’esame per la coagulazione, il dottor Bonvicini spiega che ci avevano pensato ma poi si è ritenuto che, dando la precedenza, si sarebbe creata una situazione più critica per tutti gli altri pazienti in attesa. «Al Labormed abbiamo due segretarie e due infermiere - aggiunge il dottor Bonvicini - e cercheremo comunque di fare sempre meglio. Se il laboratorio non funziona, sicuramente dovranno essere adottate misure per migliorare».
 Da parte di Labormed c’è quindi la massima disponibilità ad affrontare e risolvere i problemi che si sono manifestati nelle ultime settimane a causa dell’aumento di utenti dovuto alla chiusura dell’ambulatorio per i prelievi che l’Asl aveva presso il distretto di via Innerhofer. Va tenuto presente anche che il laboratorio è aperto dal lunedì al venerdì tra le 7.15 e le 9.30 e che i referti si possono ritirare negli stessi giorni, dalle 10 alle 11.45 o chiedere che vengano inviati direttamente al proprio medico di famiglia.
Alto Adige 25-1-11
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giovedì, 20 gennaio 2011



Sabbatini: alcol alla guida, multe ai trentenni

MASSIMILIANO BONA
BOLZANO. «Il maggior numero di infrazioni per guida in stato di ebbrezza non viene commesso dai neopatentati, come si potrebbe pensare, ma dagli adulti tra i 30 e 40 anni». Nazzareno Sabbatini, comandante provinciale della Polstrada, a fine mese andrà in pensione: il suo successore sarà Giancarlo Conte.
 Perché bevono di più i trentenni?
 
«La campagne anti-alcol sono arrivate negli ultimi dieci anni e chi era abituato a bere non ha perso, purtroppo, le cattive abitudini. I ventenni, al contrario, hanno paura di perdere punti e patente».
 I dati 2010 confermano l’aumento delle multe per eccesso di velocità. C’è un’ infrazione che ricorda in modo particolare?
 
«Sì, quella commessa da un italiano alla guida di una Ferrari sull’A22, in corsia Sud. Tra Bressanone e Bolzano viaggiava tra i 200 e i 250 Km/orari. Grazie alla presenza di pattuglie a tutti i caselli l’abbiamo preso 60 chilometri più a valle».
 Qual è l’incidente che non dimenticherà mai?
 
«Era il giugno 2003: una coppia di turisti tedeschi morì carbonizzata sulla MeBo. Inizialmente pensavamo fosse deceduta anche la nipotina, di cui avevamo trovato una foto su un documento bruciacchiato. La loro auto ha invaso la corsia opposta e si è scontrata con un camion: poi è scoppiato un incendio».
 Un caso irrisolto?
 
«Quello del cadavere senza testa trovato lungo l’autostrada del Brennero nel 2008. Lo scoprirono i dipendenti dell’A22: il corpo era incerottato in un cartone. L’unica certezza, ad oggi, è che quell’omicidio non è stato commesso in Italia: il cadavere fu trasportato probabilmente dal killer e gettato via».
 Una sua pattuglia è mai stata coinvolta in un incidente?
 
«Sì, nel luglio 2007 ad Appiano un’auto della Polstrada stava inseguendo una moto senza targa che viaggiava con 5 persone a bordo. Per schivarla, al termine di un inseguimento, uno dei miei agenti invase la corsia opposta e centrò un’altra vettura: una delle passeggere, purtroppo, ha riportato lesioni permanenti. Andai subito a scusarmi con la mamma».
Alto Adige 20-1-11
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martedì, 18 gennaio 2011



Test antidroga: arrivano le multe

ALAN CONTI
BOLZANO. Il consumo di stupefacenti può costare il posto ed al datore di lavoro multe fino a 4.000 euro. Anche in Alto Adige entrerà in vigore, infatti, il 21 gennaio l’obbligo dell’accertamento di assenza di tossicodipendenza.
 L’obbligo interessa le categorie di lavoratori che, per la natura delle loro mansioni, potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza di terzi. I controlli, quindi, interesseranno una buona fetta di altoatesini a partire, logicamente, da chiunque sia impiegato nel settore del trasporto pubblico. Saranno convocati dal medico anche gli autisti di mezzi che necessitano di patente C, D, CE O DE o di mezzi per il movimento a terra, persone in possesso di certificati di abilitazione per lavorare con gas tossici, fuochi d’artificio o esplosivi e controllori di volo. Il meccanismo della nuova normativa è stato illustrato dal direttore sanitario dell’Asl unica Oswald Mayr, accompagnato da Edi Casagrande del servizio di Medicina del lavoro e Peter Koler del Forum Prevenzione.
 «Chi ha dei dipendenti che esercitano mansioni a rischio - spiega Edi Casagrande - deve occuparsi personalmente di segnalarli al medico di riferimento e inviarli alla visita di primo accertamento. La mancata segnalazione, infatti, può costare un’ammenda fino a 4.000 euro. Il controllo, comunque, è a carico dei datori di lavoro con prezzo stabilito dal nomenclatore tariffario provinciale, così come l’eventuale secondo accertamento che, in caso di prima positività, dovrà tenersi al Ser.D al fine di accertare un’eventuale dipendenza del lavoratore con un costo base di 120 euro».
 Chiunque non si presenti all’accertamento senza un’accettabile giustificazione può incorrere in una sanzione fino a 600 euro con obbligo di tre controlli periodici delle urine anziché uno singolo.
 Bene ricordarsi, comunque, che i dipendenti vanno controllati anche prima dell’assunzione, periodicamente con cadenza biennale, in caso di ragionevole dubbio, dopo un incidente, prima del rientro dopo precedente positività o sospensione.
 Il tutto, infine, deve essere organizzato e comunicato ai lavoratori con al massimo un giorno di preavviso e anche questi passaggi sono demandati agli obblighi dei datori di lavoro.
 Timori, comunque, si alzano timidi dagli ambienti sindacali che si sono presi qualche giorno di riflessione su una norma delicata. In caso di prima positività, infatti, i lavoratori saranno immediatamente sospesi dalla mansione a rischio e dirottati su altri compiti non pericolosi. Nel frattempo, infatti, si passa al secondo accertamento presso il Ser.D che, attraverso anamnesi, visite specialistiche e analisi più approfondite, dovrà stabilire un’eventuale dipendenza. In caso di consumo occasionale il lavoratore sarà reintegrato solo quando potrà dimostrare, mediante controlli frequenti, di aver smesso di consumare stupefacenti, mentre la dipendenza obbliga all’adesione di un programma terapeutico con esito positivo per mantenere il posto.
 «Le tracce più rapide a svanire - precisa Casagrande - sono quelle legate alla cocaina, mentre le più persistenti sono causate dal consumo di hashish. L’analisi del capello, prevista nel secondo accertamento, risale fino a un periodo di sei mesi antecedente il controllo».

BOLZANO. Risolto, in parte, il dubbio sullo stralcio del capitolo dedicato al test antidroga sui lavoratori anche per l’alcol i cui controlli sono già presenti all’interno della normativa nazionale. «Arriverà con un provvedimento a parte - assicurano il direttore sanitario Oswald Mayr e Peter Koler del Forum Prevenzione - con tempi diversi». Questo anche se nel testo del decreto provinciale (il numero 1305 del 26 luglio 2010) non si riscontra nessun accenno preciso alla questione.
 Pubblicate, comunque, le soglie di positività del test antidroga del primo livello pari a 300ng/ml per gli oppiacei, 300ng/ml per la cocaina, 500 ng/ml per le amfetamine, 500 ng/ml per l’ecstasy Mdma, 50 ng/ml per i cannabinoidi, 300 ng/ml per il metadone e 5 ng/ml per la buprenofina. Sforarle significa perdere temporaneamente il proprio lavoro, ma anche ribellarsi ha un suo costo, stavolta in termini economici: le controanalisi, infatti, sono completamente a carico del lavoratore.
 Realizzato in collaborazione con il Forum Prevenzione, infine, un flyer informativo che utilizzando il linguaggio dei fumetti, cercherà di spiegare la novità ai lavoratori tramite una distribuzione massiccia e capillare sul territorio.
Alto Adige 18-1-11
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lunedì, 17 gennaio 2011



Obbligo di etichette per gli alimenti

ROMA. Nei giorni scorsi l’emergenza diossina in Germania ha messo a rischio in Italia le vendite di carni suine, uova e latte a lunga conservazione. Per le uova però i consumatori non hanno cambiato abitudini. Il segreto stava nell’etichetta d’origine che per le uova segnala il pese di provenienza, bastava scartare quelle tedesche e si era al sicuro. Per le carni suine e il latte UHT bisogna invece fidarsi perché per questi prodotti alimentari non c’è ancora l’obbligo di segnalarne l’origine in etichetta. Questione di poco però.
 Martedì prossimo la Camera darà finalmente il via libera alla legge sull’etichetta che estende a tutti quei prodotti alimentari che ancora non ce l’hanno l’obbligo di segnalare in etichetta l’origine. La legge avrà ripercussioni importanti non solo sul mercato interno, ma anche a livello europeo dove il governo italiano sta facendo dell’etichetta d’origine la sua bandiera politica nell’ambito del regolamento Ue sulle informazioni alimentari ai consumatori. Con questa legge l’Italia si porrà all’avanguardia nella tutela dei consumatori e presto le carni suine, ma anche quelle di agnello come il latte a lunga conservazione dovranno far sapere a chi li compra da dove vengono.
 Il provvedimento, che nasce dopo più di due anni di traversie, ha goduto negli ultimi passaggi di un percorso privilegiato e accelerato, grazie all’accordo con le opposizioni che hanno ritirato tutti i loro emendamenti. Sono così stati stralciati al Senato quegli articoli che prevedevano un impegno di spesa.
 Il testo che avrà martedì il via libera definitivo dalla commissione agricoltura della Camera è composto di 7 articoli e ha il suo fulcro nell’art. 4 che, disciplinando appunto «l’etichettatura dei prodotti alimentari», stabilisce l’obbligo di «riportare nell’etichettatura (...) l’indicazione del luogo di origine o di provenienza e (...) dell’eventuale utilizzazione di ingredienti in cui vi sia presenza di ogm in qualunque fase della catena alimentare» per i prodotti alimentari «trasformati, parzialmente trasformati o non trasformati». Spetterà poi a dei decreti attuativi interministeriali «definire (...) i prodotti soggetti all’obbligo».
 Finalmente otterranno l’etichetta di origine le carni che finora non l’hanno avuta (suini, e quindi i salumi, carni di pecora, agnello e coniglio) e il latte a lunga conservazione, ma anche la frutta e la verdura trasformata, vedi in particolare le aranciate e le spremute di arancia, un comparto dove il prodotto d’origine italiano subisce una concorrenza feroce da parte dei succhi congelati provenienti da paesi extra Ue.
 E’ significativo che all’interno del provvedimento il ci sia rafforzamento del sistema sanzionatorio e di salvaguardia delle produzioni a denominazione protetta (art.2), delle produzioni italiane (art. 3) nonché quelle per la produzione e il commercio dei mangimi (art.6) che arriva a prevedere sanzioni amministrative fino a 66.000 euro «salvo che il fatto costituisca reato».
Alto Adige 17-1-11
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domenica, 16 gennaio 2011



Test antidroga per 10mila lavoratori

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Ancora pochi giorni e poi scatteranno in tutto l’Alto Adige i test antidroga sul posto di lavoro in tutte le aziende con dipendenti che svolgono mansioni considerate a rischio.
 La prima stima degli esperti parla di diecimila persone che potrebbero essere interessate dalle verifiche a tappeto e che, mai come in questo periodo, farebbero bene a stare alla larga da hashish, marijuana, cocaina ecc. (i controlli verranno effettuati su oppiacei metaboliti, cocaina metaboliti, cannabinoidi, amfetamina/metamfetamina e metadone). Nel mirino della normativa chi conduce veicoli stradali con patente C, D, E, chi guida taxi, personale addetto alla circolazione di treni o navi, autisti di mezzi pubblici, controllori di volo, mulettisti, gruisti, escavatoristi e ancora tutti coloro che lavorano a contatto con gas tossici o fuochi d’artificio. Dal 21 gennaio partono così anche in provincia i controlli sull’uso di droga visto che anche l’Alto Adige ha recepito - buono ultimo - l’accordo Stato-Regioni del 30 ottobre 2007 (Trento l’ha fatto un anno fa) - tralasciando però tutta la parte della normativa sui controlli antialcol.
 Gli accertamenti - precisa una nota dell’Asl - riguardano lavoratori e lavoratrici che svolgono mansioni a rischio e che quindi potrebbero mettere a repentaglio la sicurezza, l’incolumità e la salute proprie e di terzi: «L’eventuale positività agli accertamenti sanitari, comporterà pesanti conseguenze sia per i lavoratori (che si troveranno a perdere il posto di lavoro o ad avere a che fare con una sua momentanea sospensione) che per i datori di lavoro», chiamati a pagare multe.
 Ma come funzioneranno i controlli? La ditta dovrà comunicare al medico del lavoro competente quanti dipendenti ha in azienda che svolgono mansioni a rischio e poi sarà il medico a decidere i controlli, che avverranno a sorpresa e si baseranno in una prima fase sull’esame delle urine e, solamente successivamente, sull’esame dei capelli. Considerata la delicatezza delle verifiche occorre seguire una procedura scrupolosa per evitare errori medici o metodologici e, nel contempo, garantire la dignità e la riservatezza del lavoratore che rischia di essere penalizzato pesantemente anche per l’uso occasionale di hashish (la più resistente alle analisi anche dopo settimane). Il dipendente dovrà essere informato con un preavviso non superiore ad un giorno. In caso di accertamento di tossicodipendenza il medico informerà il datore di lavoro che provvederà a sospendere il dipendente dalla mansione a rischio e lo invierà ad ulteriori accertamenti presso le strutture sanitarie. In caso di esito positivo anche a questo controllo il lavoratore verrà quindi inviato al Sert per ulteriori accertamenti.
Alto Adige 16-1-11
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mercoledì, 12 gennaio 2011



I Consumatori: «Attenzione alla diossina»

BOLZANO. «Per garantire chiarezza ai consumatori attenti alla tutela degli animali va introdotto l’obbligo di dichiarare il tipo di produzione da cui provengono le uova usate nei prodotto preconfezionati». Lo dice il direttore del Centro tutela consumatori utenti (Ctcu), Walther Andreaus, in merito alla contaminazione da diossina in Germania. «E’ qui - prosegue Andreaus - che i politici di tutta Europa sono chiamati urgentemente ad intervenire, al fine di garantire una migliore informazione per tutti i consumatori». Il consiglio del Ctcu ai consumatori è quello di controllare con molta attenzione la marcatura delle uova: il metodo di produzione e la provenienza di un uovo possono infatti essere desunti dal timbro posizionato sull’uovo stesso.

Diossina, contaminati anche i maiali

BERLINO. La paura degli alimenti al veleno dilaga nella Germania dove ora il governo è investito dalle polemiche per la gestione dello scandalo dei mangimi. Alte percentuali di diossina sono state scoperte nei maiali di un allevamento della Bassa Sassonia dove centinaia di capi saranno abbattuti: per ora sono 19 gli allevamenti contaminati, mentre 558 restano chiusi per controlli.
 Nella stragrande maggioranza dei casi (346), si tratta di allevamenti di suini, ancora bloccati - dopo il grande allarme dei giorni scorsi che aveva determinato la chiusura di 4700 impianti - per essere sottoposti ad analisi. Dei 19 allevamenti in cui la contaminazione è stata già accertata, invece, 18 sono di galline ovaiole, mentre solo uno, quello di Verden scoperto ieri, è di maiali. Nell’azienda, che era stata chiusa all’inizio di gennaio, all’esplodere del caso, il tasso di diossina trovato nei suini è pari a 2 picogrammi per grammo di grasso, il doppio del livello consentito dai limiti europei. «Questa carne non è commerciabile: tutti gli animali dovranno essere abbattuti e le carcasse bruciate» ha detto un portavoce del ministero del Consumo. Secondo il veterinario capo Peter Rojen non si può escludere che la carne degli animali a rischio sia arrivata nei supermercati: «Stiamo cercando di rintracciarla e di ritirarla dalla vendita» ha dichiarato il medico. In un altro allevamento dello stesso Land sarebbero stati riscontrati valori vicini al limite. Poiché l’azienda si trova nella regione leader nella produzione di salumi, con 8.600 allevamenti, la notizia potrebbe determinare un crollo del mercato. In tutta la Germania è ormai psicosi da diossina: i consumatori danno l’assalto ai supermercati biologici che, in molti casi, hanno quasi esaurito le scorte di uova e carne di maiale: «Al momento la domanda di prodotti biologici non può essere soddisfatta» ha commentato Felix Prinz zu Loewenstein, direttore dell’Associazione dell’industria biologica, mentre la richiesta di uova “bio” è cresciuta del 30%. Già centomila le uova distrutte in Bassa Sassonia: altrettante potrebbero avere la stessa sorte nei prossimi giorni.
 Con la notizia che il «contagio» partito dai mangimi si è diffuso anche ai maiali intanto crescono le polemiche nei confronti del ministro dell’Agricoltura Inse Aigner, accusata dall’opposizione di aver gestito male l’emergenza: «Al momento in Germania nessuno sa come vengono prodotti i generi alimentari» ha detto il presidente del partito Socialdemocratico Sigmar Gabriel. Ma il ministro, pur confermando che l’allarme non è cessato, ha respinto le accuse, ricordando che Berlino sta valutando un «riesame delle sanzioni previste per le aziende che non rispettano le regole nonché l’introduzione di obblighi più stringenti per i produttori di mangimi».
 L’Unione europea intanto è pronta a intervenire «entro la fine del mese» con una norma comunitaria per regolamentare la produzione di mangimi ed evitare la possibilità che nuovi casi di inquinamento da diossina possano ripetersi: quattro i casi di cibo contaminato in meno dieci anni. Dopo l’incontro convocato ieri a Bruxelles, definito «deludente» da Frederic Vincent, portavoce del commissario alla Salute John Dalli, con i rappresentanti della federazione europea dei produttori (Fefac), l’ipotesi è quella di separare la produzione dei mangimi da quella delle altre attività industriali (la commistione tra le due produzioni è all’origine dello scandalo tedesco). Vincent ha inoltre chiarito che non è previsto alcun indennizzo per gli allevatori colpiti: «Non è la Ue che deve pagare i danni». (m.r.t.)

«È la punta dell’iceberg Animali “bombardati” per produrre reddito»

ROMA. Le uova e i maiali alla diossina sono solo «la punta dell’iceberg, la conseguenza del modo in cui gli animali vengono «trattati» negli allevamenti. È il parere dell’Enpa, l’ente nazionale protezione animali: «Nelle stalle come nei capannoni destinati all’allevamento dei polli, si assiste al sovvertimento dei naturali cicli biologici» spiega il direttore scientifico dell’associazione Ilaria Ferri. «Gli animali da reddito, pur essendo erbivori, vengono «riprogrammati» per diventare carnivori e nutrirsi con mangimi di origine animale; vengono bombardati con antibiotici e stimolanti per accelerare la loro crescita e massimizzarne così la «vita produttiva»; vengono costretti in cattività, in spazi tanto angusti da favorire il proliferare e la trasmissione di malattie». Le tecniche di allevamento pongono dunque, sottolinea, seri problemi di natura etica e di tutela della salute pubblica.


Alto Adige 12-1-11

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martedì, 11 gennaio 2011



Completamente operativa la convenzione tra Asl e Labormed Srl per i prelievi

LAIVES. Sistemati gli ultimi dettagli, dall’inizio di questo mese diventa completamente operativa la convenzione tra Asl e Labormed Srl per i prelievi presso il nuovo laboratorio che si trova in via Noldin 23 (alle spalle della farmacia Pietralba).
 Finora c’era anche la possibilità di rivolgersi all’ambulatorio che ha sede presso il distretto di via Innerhofer e questa possibilità rimarrà ancora fino a venerdì 14 gennaio, in maniera da rendere più soft il cambio di destinazione degli utenti. A partire da lunedì 17 gennaio però, a Laives rimarrà esclusivamente Labormed ed è lì che bisognerà fare riferimento per tutti i prelievi.
 Rispetto al servizio che esisteva finora, l’arrivo in città di Labormed ha sicuramente portato ad un miglioramento sostanziale del servizio, sia perché lo stesso è stato potenziato, sia perché adotta tutti i più moderni sistemi anche per la consegna dei referti, che se non riguardano esami particolari, possono essere recapitati ancora entro il giorno successivo a quello del prelievo. L’orario per il pubblico è ogni giorno dalle 7.15 alle 9.30. Presso Labormed si possono effettuare molti esami, non solo quelli strettamente legati alle prescrizioni del proprio medico di base. (b.c.)

Alto Adige11-1-11
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sabato, 08 gennaio 2011



Uova alla diossina e latte a rischio Paura in Germania

BERLINO. Si allarga in Germania lo scandalo delle uova alla diossina, mentre aumenta la paura tra i consumatori dopo l’allarme su una possibile contaminazione anche del latte. Le autorità sanitarie tedesche hanno chiuso temporaneamente 4.709 allevamenti, tracce di diossina sono state rilevate in altre due regioni e la società al centro dello scandalo - la Harles und Jentzch - sapeva della contaminazione dal marzo 2010. Non sorprende, quindi, che il governo abbia parlato di «comportamento criminale» da parte della Harles und Jentzch, che produce grassi animali destinati ai mangimi. Il 19 marzo scorso l’azienda ha fatto analizzare i prodotti: dai test è emerso che i livelli di diossina erano due volte superiori alla norma, ma le autorità della regione sono state avvertite con nove mesi di ritardo, il 27 dicembre 2010. Negli ultimi giorni, le vendite di uova, polli e carne di maiale sono crollate e presto toccherà al latte. E’ possibile infatti che anche il latte contaminato sia finito nei supermercati. In Italia, intanto, dal ministero della Salute dicono che non sono pervenute segnalazioni di alimenti a rischio diossina dalla Germania.
Alto Adige 8-1-11
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giovedì, 06 gennaio 2011



L’autostrada A22, il grande problema
Servono misure per ridurre l’inquinamento


I valori registrati dall’Agenzia provinciale per l’ambiente superano quelli massimi tollerati dalle direttive comunitarie.
Ciò significa non solo che se l’amministrazione comunale non provvede a stendere un piano di rientro nei limiti sarà sanzionata dalla Comunità europea, ma anche che chi, come noi, vive incastrato tra autostrada e montagna, vede sempre minacciata la propria salute.
Rimediare non è facile. Siamo così abituati a muoverci in automobile che è un’utopia immaginare un futuro con meno macchine, ma è pure difficile introdurre un uso più sensato dei mezzi inquinanti. Vorremmo che fossero sempre “gli altri” a fare il primo passo.
Sappiamo che, per quanto riguarda il quartiere, la fonte maggiore di ossido d’azoto oltre al traffico dei pendolari è quel grosso serpentone chiamato autostrada che ci passa sopra le teste. Ma non dobbiamo rassegnarci: possiamo per esempio chiedere che, in attesa del suo trasferimento in galleria, da subito sulla A22 si prendano provvedimenti già sperimentati altrove per limitare l’emissione di inquinanti, come l’abbassamento dei limiti di velocità o il divieto di transito di particolari tipi di veicoli nelle ore notturne.
Possiamo chiedere che si acceleri il più possibile la realizzazione del completamento in galleria della variante per Laives o che si introducano sistemi stabili di dissuasione all’infrazione del divieto di accesso da sud in via Claudia Augusta
e chiedere che venga monitorata, con una centralina mobile, con continuità la qualità dell’aria in prossimità dell’imbocco della galleria del Virgolo, il luogo più inquinato in assoluto.
La battaglia non è facile, ma non per questo dobbiamo rinunciarvi in partenza.
Vicepresidente di quartiere
Giuliano Gobbetti
Fonte: Taxi n.1 del 1-2011
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martedì, 04 gennaio 2011



Nintendo: la 3DS fa male ai bimbi Vietata a chi ha meno di tre anni

 TOKYO. Il gigante giapponese dei videogiochi Nintendo ha messo in guardia sulla sua ultima console portatile, la 3DS, chiedendo ai bambini che hanno meno di sei anni di non giocarci per evitare danni agli occhi. In previsione dell’uscita della console, il 26 febbraio in Giappone e a marzo nel resto del mondo, la Nintendo ha pubblicato un comunicato nel quale si spiega che «i bambini dai sei anni in giù potranno giocare solo con la console 2D poichè esporre gli occhi a immagini in 3D per un lungo periodo può avere effetti negativi sulla vista». La nuova console è fornita di due schermi, di cui uno che permette di vedere immagini tridimensionali anche senza occhiali a condizione di posizionarsi proprio di fronte. Sul suo sito la Nintendo ha aggiunto che secondo esperti tutte le immagini in 3D, non solo quelle della sua nuova console, possono avere effetti negativi sulla vista dei bambini piccoli.
Alto Adige 31-12-10
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giovedì, 30 dicembre 2010



Progetti salute: un mese

BOLZANO. Entro il 31 gennaio possono essere presentate all’Ufficio igiene e salute pubblica dell’Assessorato provinciale alla sanità le richieste di contributo per le attività di promozione ed educazione alla salute per l’anno 2011. Le associazioni, gli enti pubblici e privati senza scopo di lucro che organizzano attività di informazione, di promozione o di educazione alla salute (settimane/giornate della salute, corsi, seminari, congressi ecc.) rivolte alla popolazione, possono fare richiesta di contributo alla Provincia. Sono vincolanti gli obiettivi ed i contenuti del vigente piano sanitario provinciale nonché indirizzi, progetti specifici e atti programmatori dell’assessorato provinciale alla sanità.
 Le iniziative ammesse a contributo devono riferirsi ai seguenti settori di intervento: prevenzione e lotta contro le dipendenze (droghe, alcol, fumo, farmaci, gioco d‘azzardo, doping), prevenzione e lotta contro i tumori, prevenzione e riduzione del danno in patologie croniche ed invalidanti con particolare riguardo a soggetti portatori di handicap, prevenzione e riduzione delle patologie connesse all’alimentazione e promozione di una “sana alimentazione”.

Alto Adige 29-12-10
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domenica, 26 dicembre 2010



Arriva nuova tessera sanitaria con microchip

BOLZANO. Nelle prossime settimane i bolzanini riceveranno a casa la nuova tessera sanitaria che, a partire dal mese di marzo, sarà valida anche come Carta provinciale dei servizi. «Per avere tutte le informazioni sull’utilizzo di questo innovativo strumento di comunicazione con la pubblica amministrazione - si legge in una nota della Provincia -, i cittadini possono ora consultare un sito internet dedicato oppure contattare il Call center».
 Il sito web della Tessera sanitaria è ospitato dalla Rete Civica all’indirizzo www.provincia.bz.it/cartaservizi, e offre non solo le informazioni di base sulla carta, ma anche una serie di delucidazioni. Analoga opportunità viene offerta anche dagli operatori e dalle operatrici del Call center gratuito: il servizio telefonico è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 17, e il numero da comporre è 800 816 836. La Tessera Sanitaria - Carta Provinciale dei Servizi, oltre ad assolvere alle funzioni di tessera sanitaria, tessera di assistenza sanitaria europea e codice fiscale, rappresenta una chiave elettronica e digitale per entrare in contatto diretto con la pubblica amministrazione. Con essa infatti, grazie alla presenza di un microchip, sarà possibile accedere in maniera sicura e protetta, e direttamente dal proprio computer, ad una serie di servizi pubblici evitando code e inutili perdite di tempo.
 A partire dal mese di marzo, sulla Rete Civica verrà aperto un vero e proprio sportello online, e ogni cittadino avrà a disposizione un’aera riservata tramite la quale gestire la comunicazione con gli uffici provinciali.
 La sicurezza dell’accesso online alla propria pagina e ai servizi collegati sarà garantito da un sistema di protezione particolarmente accurato. «Con la Carta dei servizi - sottolinea l’assessore provinciale Roberto Bizzo - faremo un importante passo in avanti per semplificare il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione. Il vantaggio principale di questo innovativo strumento, infatti, sarà quello di abbattere la burocrazia, consentendo sia ai cittadini, che agli uffici provinciali, di risparmiare tempo e denaro».
Alto Adige 24-12-10
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domenica, 19 dicembre 2010



Tessera sanitaria, ritardi nella consegna

 BOLZANO. L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige segnala “ulteriori ritardi” nell’invio delle nuove tessere sanitarie da parte del ministero dell’economia e delle finanze. Numerose tessere, inviate nel 2005, scadono tra oggi e la fine dell’anno, ma le nuove non sono ancora state recapitate a causa, riferisce una nota, “di alcune difficoltà tecniche”. Le nuove tessere sanitarie saranno recapitate comunque a breve all’indirizzo di residenza di ogni cittadino; si tratta di un processo automatico e quindi non c’è bisogno di una richiesta specifica per ottenere la nuova tessera sanitaria.
 Per chi non ha in programma spostamenti all’estero - assicura la nota dell’Azienda sanitaria - non ci saranno problemi: per il territorio italiano rimane infatti valida la vecchia tessera sanitaria, ma il ritardo potrebbe comportare delle difficoltà per chi si recasse all’estero non provvisto della nuova tessera sanitaria che vale anche come tessera europea di assicurazione malattia (Team) e dà diritto all’assistenza sanitaria nei paesi dell’Unione Europea e parificati (Svizzera, Liechtenstein, Islanda, Norvegia). Ciò significa che chi abbia programmato un viaggio in uno di questi Paesi e sia in possesso di una tessera scaduta, deve richiedere un certificato sostitutivo della “Team” al proprio distretto sanitario di residenza in modo da evitare possibili disagi.
 Si ricorda che la tessera sanitaria, anche se scaduta, rimane comunque valida per il rilascio del cosiddetto “scontrino parlante” all’atto dell’acquisto di articoli farmaceutici e di medicinali presso le farmacie. Per ulteriori informazioni si può consultare l’apposito sito internet istituito sulla rete civica della Provincia all’indirizzo www.provinz.bz.it/tesserasanitaria.
Alto Adige19-12-10
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domenica, 12 dicembre 2010



Tumori femminili, cento casi all’anno

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. I tumori della cervice uterina, dell’ovaio e dell’endometrio si combattono e sempre più spesso si sconfiggono. Fondamentale è che le donne si vogliano bene e si sottopongano a tutti i controlli del caso perché è indispensabile arrivare in tempo.
 Sergio Messini - primario di Ginecologia al San Maurizio - dice che ogni anno in Alto Adige 100 donne si ammalano di tumore: «Non mi stancherò mai di ripetere che per salvarsi la vita bisogna fare prevenzione corretta, andare subito dal medico quando qualcosa non va e sottoporsi ogni anno al pap test. Continuo a consigliare alle giovanissime il vaccino contro il papilloma virus, ma vedo parecchia resistenza nelle famiglie che lo vivono come un tabù, una sorta di malinteso via libera all’attività sessuale. Mi spiace ma le mamme non capiscono che il vaccino elimina del 90% la possibilità futura di sviluppare un tumore al collo dell’utero».
 Insomma parola d’ordine prevenzione.
 Le regole sono semplici, le pazienti guarite le conoscono molto bene. Anni di cure e di chemioterapia pesante non svaniscono, uniscono. Segnano dentro ma fanno rinascere. Spesso diverse, sicuramente più forti anche dopo dure depressioni. E ieri una nutritissima formazione di signore che “ce l’hanno fatta” ha festeggiato il Natale nei corridoi della direzione medica San Maurizio. Tutte in fila, hanno stretto la mano e baciato il “loro” primario. C’è chi gli ha portato i pasticcini, chi un’orchidea. Tutte lo hanno salutato con un “grazie dottore”.
 Così Messini alle sue ex pazienti: «Solo voi sapete quanto sia stata dura ma non avete mollato e oggi siete qui. Credo che la vostra testimonianza, il fatto stesso che dopo tanto dolore siate a brindare, sia importantissimo messaggio di serenità per tutte quelle donne che ogni giorno combattono per vincere la vostra stessa battaglia. Il mio motto resta “non anni di vita ma vita agli anni”».
 Così le signore: «Le donne devono imparare a volersi più bene, ad essere più uomini, a pensare più a se stesse, a trovare i loro spazi ed a ricordare che non capita sempre alle altre». Il primario ha colto l’occasione per presentare - insieme a Mauro Almici della direzione sanitaria - il Centro di ginecologica oncologica pelvica del San Maurizio. «Abbiamo attivato un gruppo di lavoro interdisciplinare che raccoglie specialisti di varie aree: Ginecologia oncologica, Radiologia, Istopatologia, Chirurgia generale addominale, Chirurgia vascolare e toracica, Gastroenterologia, Psicologia ecc. E oggi possiamo contare su un team di specialisti che lavora in sinergia per valutare i casi e collaborare alla gestione clinica del singolo paziente. In più l’ospedale che collabora con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e con l’Istituto europeo di oncologia di Milano fondato da Umberto Veronesi è in grado di fornire alle pazienti una terapia ai massimi livelli».
 In tempi di Riforma clinica, giusto capire come potrà cambiare l’assistenza e la cura alla popolazione e se si continuerà ad operare in tutti gli ospedali dell’Alto Adige. «A mio avviso non è possibile centralizzare tutta l’attività a Bolzano ma credo che i casi più importanti vadano trattati qui. Il tumore all’endometrio, per esempio, può essere operato ovunque ma una neoplasia complessa alle ovaie, in fase avanzata, dovrà per forza di cose essere trattata da chi ha maggiore esperienza nel campo. Dal chirurgo che ne vede di più». Tornando alla prevenzione Messini ricorda come a settembre l’Asl abbia presentato una nuova tecnica per l’individuazione del tumore al collo dell’utero chiamata “citologia su strato sottile”. Si tratta, spiega Messini, di un’analisi più costosa ma più precisa che permette alle donne di eseguire un esame ogni tre anni. L’Asl punta infatti a ridurre dell’80% l’incidenza di neoplasie effettuando appunto uno screening triennale “su strato sottile”. Si tratta di un particolare metodo per il prelievo e la preparazione del test che riduce sangue, muco e quindi la possibilità di referti sbagliati. «Un passo avanti importante anche se continuo a consigliare il vecchio pap test da ripetere una volta l’anno, accompagnato da regolare visita medica».
Alto Adige 12-12-10
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categoria:donne, salute
venerdì, 03 dicembre 2010



scatolette di tonno

a novembre abbiamo condotto dei test DNA sul tonno contenuto in 165 scatolette provenienti da 12 Paesi, europei e non, tra cui l'Italia. Risultati? Una su tre non contiene quello che dovrebbe. Spesso due specie diverse di tonno sono mescolate insieme nella stessa scatoletta, oppure in diverse scatolette di uno stesso prodotto se ne possono trovare di differenti. Alcune, inoltre, contengono specie diverse da quanto indicato in etichetta, e tra le specie inscatolate finiscono anche quelle sovrasfruttate come il tonno obeso.

Questo avviene a causa dell’utilizzo di metodi di pesca poco sostenibili, come le reti a circuizione con FAD (oggetti galleggianti che attirano esemplari giovani di tonno ma anche specie minacciate). È ora che l'industria del tonno in scatola e le grandi catene di distribuzione garantiscano piena trasparenza ai propri consumatori, ripuliscano i loro prodotti e si impegnino a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile.

> Leggi l’inchiesta "A scatola chiusa"
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categoria:salute
sabato, 27 novembre 2010



Più attenzione ai pazienti

BOLZANO. «I malati cronici devono essere individuati e assistiti in modo migliore già dal momento in cui si annuncia la malattia». Questa la prima reazione della Federazione per il sociale e la sanità sulla relazione sanitaria provinciale 2009.
 Come sottolinea il presidente federale Stefan Hofer - tutti noi abbiamo parenti, amici o persone vicine che sono colpite da malattie croniche». Oltre 130.000 altoatesini sono affetti da questo tipo di malattie. Per questo quarto della popolazione, vengono spesi quasi tre quarti del budget sanitario. «Molte delle persone colpite da malattie croniche - prosegue - non vengono neanche considerate in queste statistiche. Questo è un grosso problema». E le informazioni su singole patologie croniche «non sempre sono di facile reperimento, visto che non esistono flussi informativi ad hoc. Qui la sanità altoatesina deve migliorare concretamente». Un altro problema è che «l’assistenza deve partire già quando si annuncia la malattia». Sarebbe ottimale «un accompagnamento attivo e continuato già nella prima fase di una malattia cronica. Ora come ora questo succede solo sporadicamente». Secondo Hofer, anche il ruolo dei medici di base sarebbe da ripensare. «Ai medici di famiglia deve rimanere abbastanza tempo per l’accompagnamento individuale dei pazienti e, se necessario, anche per le visite domiciliari». Nel programma di lavoro dell’Asl per la riforma clinica approvato dalla giunta provinciale «non è stato ancora definito chiaramente tutto ciò che riguarda i medici di base».
 Alla Federazione e ai malati cronici interessa sapere quello che cambierà nel servizio dei medici di base. «È molto importante che un malato cronico venga assistito sin dall’inizio della malattia. Questo migliora la qualità di vita dei pazienti e permette un risparmio sui costi».
 Come altro punto importante la Federazione chiede anche un’assistenza di tipo interdisciplinare mirata alla diagnosi precoce e concordata, ovvero una definizione dei processi di cura e di riabilitazione (trattamenti, terapie, prescrizioni, eccetera). «Dovrebbero essere ampliate le possibilità di ricorrere, con sostegno pubblico, anche a nuove o alternative terapie e formule terapeutiche nel caso di malattie croniche o di specifiche disabilità».
 La lista delle malattie croniche è lunga: portatori di trapianto, Hiv e Aids, insufficienza renale, diabete, Parkinson, Alzheimer, sclerosi multipla, demenze, artrite reumatoide, tumori e così via. «Molte delle organizzazioni che rappresentano persone colpite da malattie - conclude - si sono associate alla Federazione. Queste organizzazioni hanno anche un’altra particolare peculiarità: diventano esse stesse esperte per i rispettivi ambiti di attività; la loro competenza nasce dal loro diretto coinvolgimento e dal confronto continuo con particolari situazioni di vita. Per tale motivo queste organizzazioni chiedono maggiori opportunità di poter partecipare alle fasi decisionali per la strutturazione della sanità». (da.pa)
Alto Adige 26-11-10
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venerdì, 26 novembre 2010



Arriva la Tac salvavita

MILANO. «Una svolta epocale per la lotta al tumore del polmone». All’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) ne sono convinti tutti, dopo che i dati finali dello studio Cosmos sui grandi fumatori, eseguito a Milano, sono risultati essere in linea con quelli resi noti un mese fa dal National Cancer Institute (Nci) negli Usa, secondo cui la diagnosi precoce con Tac spirale nei soggetti a rischio permette di ridurre del 20% il tasso di mortalità di questo tumore. Lo ha comunicato ieri il direttore scientifico dell’Ieo, Umberto Veronesi insieme ai suoi più stretti collaboratori, precisando che i risultati dell’Ieo sono, anzi, molto più incoraggianti di quelli del NCI, prefigurando una riduzione della mortalità fino al 50%.
 L’oncologo milanese ha anche spiegato il perchè di questa diversità: lo studio americano dal 2002 ha riguardato 53 mila grandi fumatori sottoposti a tre Tac spirale annuali. E’ stato uno studio randomizzato, con gruppo di controllo, conclusosi anzitempo per motivi etici, quando ci si è resi conto che non era giusto privare dell’esame metà della popolazione sottoposta a studio. Al contrario, lo studio Cosmos, fatto senza un gruppo di controllo (cioè esaminando alla Tac spirale tutti i soggetti arruolati) ha coinvolto in totale 6200 forti fumatori, senza limitarsi a sole tre Tac, ma continuando a seguirli annualmente.
 All’Ieo sono state eseguite così 40 mila Tac, diagnosticando 297 carcinomi polmonari, nel 75% dei casi allo stadio iniziale. «Grazie allo studio Cosmos - ha concluso Umberto Veronesi - il cancro del polmone, da 30 anni big killer inchiodato a una sopravvivenza del 15% potrà avere una diagnosi precoce con la Tac spirale, come il tumore della mammella con la mammografia, quello al collo dell’utero col pap test. E sappiamo bene che se individuato a uno stadio di pochi millimetri, è guaribile».
Alto Adige 26-11-10
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categoria:salute
giovedì, 25 novembre 2010



Università: si punta al modello americano di Medical School

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. «La nuova facoltà di Medicina non sarebbe in nessun caso una facoltà tradizionale. Il nostro modello è la Medical School. All’estero sono una realtà, per l’Italia invece sarebbe una cosa nuova». Il presidente della Provincia Luis Durnwalder sta lavorando al progetto di una Medical school dell’Euregio. Sa benissimo che non sarà facile centrare l’obiettivo, ma è anche convinto che “bisogna provarci”. Ed è quello che si sta facendo: «Stiamo già trattando con Roma: se fosse possibile, vorremmo partire già nell’autunno 2011-2012». I tempi sono troppo ravvicinati per essere realistici, ciononostante c’è la volontà di andare avanti spediti.
 IL BLOCCO. «Innanzitutto - spiega Florian Zerzer, capo dipartimento della sanità - bisogna trovare il modo per aggirare l’ostacolo rappresentato dallo stop, deciso dal governo per i prossimi tre anni, all’apertura di nuove facoltà di Medicina. Anche per questo si sta pensando ad una soluzione di tipo transfrontaliero che coinvolga Alto Adige, Tirolo, Trentino. Tutti sono interessati al nostro progetto».
 MANCANO MEDICI. La necessità di creare una Medical School è dettata dalle previsioni secondo cui, nei prossimi anni, l’Alto Adige avrà grosse difficoltà nel reperimento di medici. «Noi - spiega Durnwalder - abbiamo calcolato che avremmo bisogno di un’ottantina di posti all’anno per i nostri studenti che s’iscrivono a Medicina. In tutto, tra Italia, Austria, Germania, ne abbiamo 50-60». Il problema è sorto con l’introduzione negli atenei del numero chiuso. Non solo. C’è anche il problema che gli altoatesini che studiano Medicina all’estero spesso non rientrano in Alto Adige, perché preferiscono lavorare nelle cliniche universitarie.
 Scartata la formula classica della facoltà di Medicina, la Provincia pensa ad un modello nuovo per l’Italia ma non per l’estero dove vanta una lunga tradizione e ottimi risultati.
 MEDICAL SCHOOL. Le caratteristiche di questo modello sono: organizzazione snella, collaborazione tra strutture regionali esistenti, costi di funzionamento contenuti. Durnwalder e i suoi tecnici hanno calcolato una spesa di circa 7-8 milioni di euro. Si partirebbe con una cinquantina di posti per arrivare ad un massimo di 80-100. Il progetto verrebbe realizzato in collaborazione con la facoltà di medicina di Innsbruck e una italiana. «I contatti - ammette Zerzer - ci sono già, ma al momento preferiamo non fare nomi». Inoltre ci sarebbe una sinergia forte con gli ospedali sul territorio. I modelli cui si ispira la Provincia sono ambiziosi: si parla della Harvard Medical School di Boston, della Mayo Medical School di Chicago e della Pmu di Salisburgo. «Stiamo guardando con grande interesse al modello di Salisburgo: lì la Medical School dura cinque anni invece di sei, perché sono riusciti a ridurre i periodi di vacanza e conseguentemente i costi. In base alle statistiche il 90% degli studenti delle Medical school si laurea in corso».
Alto Adige 25-11-10
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giovedì, 18 novembre 2010



AIUTARE CHI MUORE

GIORGIO DOBRILLA
Cercando sul vocabolario si trova che «Ospizio» significa: 1. Istituto per il ricovero di persone anziane e di bisognosi; 2. Luogo destinato un tempo ad accogliere pellegrini e viaggiatori, che conserva in qualche caso lo stesso nome ancor oggi. Oggi, invece, «Hospice», se anche la derivazione è la stessa («hospes»), ha assunto un significato diverso, quello di una struttura predisposta e gestita specificamente per assistere persone con malattie non più curabili, che però possono essere aiutate ad avere una migliore qualità di vita per i giorni che ancora rimangono. Il miglioramento della qualità di vita passa anche attraverso cure palliative finalizzate in primis, ma non solo, a controllare il dolore. La nobiltà di questo obiettivo non ha bisogno di commenti, specie in considerazione del fatto che la vita media aumenta progressivamente e che la necessità di Hospice è sicuramente destinata rapidamente ad aumentare. Con gli Hospice siamo partiti in tutta Italia con un certo ritardo, ma dai 5 registrabili nel 1999 essi sono diventati solo dieci anni dopo 160 di più, per diventare - secondo le previsioni più attendibili - 229 entro la fine di quest’anno.
Una buona notizia, se così sarà, perché i pazienti che dovrebbero beneficiare di Hospice sono circa 250 mila all’anno, ciò che richiede evidentemente un consistente aumento di posti letto. Tuttavia i 0,60 posti letto per 10 mila abitanti previsti per il 2009 sono stati in realtà 0,31 per 10 mila, cioè la metà del necessario, ciò che mi rende pessimista circa l’attivazione concreta di 2.500 posti letto ritenuti congrui per il prossimo anno. E Bolzano? Risulterebbe che la nostra provincia quanto a Hospice è un po’ il fanalino di coda essendo preceduta solo dalla Campania, drammaticamente più ricca di spazzatura che di strutture dedicate agli ammalati terminali. E bene ha fatto il responsabile delle cure palliative dell’Ospedale di Bolzano, il Dr. Bernardo, a denunciare preoccupato la situazione non brillante del suo reparto, dove circa 2000 sono gli ammalati terminali da assistere, a fronte di un numero di letti e di una rete di assistenza sul territorio insufficienti. Va considerato che l’Hospice non è un reparto come un altro, l’ambiente deve essere particolarmente confortevole, il personale infermieristico deve essere coinvolto e preparato ad hoc, i medici devono essere consapevoli del loro ruolo peculiare, ricchi di professionalità, umanità e caritas. Ma perché il paziente avverta questa atmosfera e questa attenzione particolari, è prima di tutto l’ambiente che lo accoglie che deve essere consono, consentendogli un minimo di intimità, la possibilità di avere intorno a sé le persone care, la sensazione di respirare un aria che gli ricorda quella di casa sua, sempre che non possa essere assistito fino all’ultimo a domicilio, obiettivo che quando possibile è la soluzione più umana (e di nuovo affiora l’importanza di una assistenza domiciliare spesso più ambita dal paziente e probabilmente più vantaggiosa pure sotto il profilo costi sociosanitari). Da qualsiasi punto di vista lo si guardi il potenziamento degli Hospice sembra dunque un progetto di notevole urgenza per cui molto opportuna ci sembra la raccolta di firme de «Il Papavero-Der Mohn» (un pool di associazioni di volontariato) volte a sollecitare dall’Assessorato competente soluzionI rapide a questa specifica necessità. Hospice, posti letto e personale sia in ospedale che sul territorio naturalmente costano, e i politici che si occupano di sanità non hanno fondi illimitati, anzi. Ma allora come non auspicare che la riforma sanitaria sia più «sanitaria e meno politica possibile», punti veramente a risparmiare riorganizzando in modo logico le strutture che ci sono, tagliando eventuali rami secchi e non attivando servizi di inconsistente validità, come di recente è avvenuto. E se ciò non fosse sufficiente, come sarebbe per altro auspicabile, ben vengano aiuti privati offerti, come sembra di capire, in modo del tutto disinteressato. Per concludere, vorrei citare il virgolettato riportato mercoledì da Alto Adige, dove la presidentessa de «il Papavero-Der Mohn», Ingrid Dapunt, dice che l’Hospice «deve essere qualcosa che sta tra l’ospedale e casa propria». Mi è così piaciuta questa immagine piena di significato che, se questo articolo può valere una firma, allora firmo pubblicamente anch’io il suo sollecito.
Alto Adige 18-11-10
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mercoledì, 17 novembre 2010



Tumore al seno, mammografia tridimensionale

BOLZANO. Un passo in più nella lotta contro i tumori al seno per aiutare le 350 donne che ogni anno si ammalano in Alto Adige. Il servizio di Radiologia dell’ospedale si è dotato di un macchinario innovativo che consente di eseguire, in aggiunta alla consueta mammografia, anche l’esame tridimensionale. «Si tratta della tomosintesi che permette di studiare la mammella a strati - spiegano il primario Giampietro Bonatti e Carmen Stevanin, responsabile della Radiosenologia -. Tutto questo si traduce in un grande vantaggio per i seni difficili da leggere - ad esempio nei seni densi - che possono così essere analizzati in dettaglio, svelando lesioni che nell’immagine d’insieme sarebbero altrimenti mascherate». I medici ricordano come a tutt’oggi i centri che in Italia possono fornire questa metodica di ultima generazione sono solo tre e precisamente l’ospedale “Le Molinette” di Torino, l’Istituto tumori di Genova ed il Centro di diagnostica senologica della clinica Paideia di Roma.
 Così il direttore del Comprensorio Umberto Tait: «Sono orgoglioso che il San Maurizio possa vantare un macchinario del genere». Nel 2009 il San Maurizio ha eseguito 13.500 mammografie su donne che non avevano alcun sintomo. E nei primi sei mesi del 2010 le visite senologiche sono state in tutto 2.376: 1.458 di routine e 938 per problemi specifici. Ma quante mammografie è consigliabile fare ed a che età? «Dai 40 ai 50 anni - dice Stevanin - una all’anno. Dai 50 in su basta un controllo biennale a meno che non ci siano fattori di rischio». A margine il primario Bonatti lancia un appello ai medici: «Fate i radiologi, tra 10-15 anni sarà emergenza vera».
Alto Adige 17-11-10
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sabato, 13 novembre 2010



Da oggi l’etilometro nei locali

MONICA VIVIANI
ROMA. L’etilometro approda da oggi anche in bar, ristoranti, osterie, circoli, agriturismi, chioschi, camion, baracchini, enoteche e alberghi. E’ scattato dalla mezzanotte di ieri l’obbligo per tutti i locali che vendono alcolici e chiudono dopo la mezzanotte, di mettere a disposizione dei clienti il kit «fai da te» per la misurazione del tasso alcolico oltre che di affiggere le nuove tabelle previste dal codice della strada. Chi non lo farà rischia una multa da 300 a 1.200 euro.
Ma gli esercenti sono pronti? La Fipe-Confcommercio ha fatto sapere di aver già messo a disposizione tabelle e kit (chiamati «precursori») per tutti gli associati. Le polemiche però non sono mancate sia per i costi che i gestori hanno dovuto sostenere per dotarsi delle apposite apparecchiature sia perchè non tutti hanno fatto in tempo a procurarsele.
 Per quanto riguarda poi le nuove tabelle sono di più chiara lettura rispetto alle precedenti e, studiate di concerto con il ministero della Salute, sono corredate anche da una traduzione in lingua inglese in modo da essere comprensibili anche ai clienti stranieri. Sono di due tipi: un primo tipo riporta le stime dei valori alcolemici; un altro tipo riguarda i diversi sintomi correlati ai vari livelli di assunzione di bevande alcoliche su uomini e donne, se sono a stomaco pieno o vuoto.
 Il limite di legge da non superare per potersi mettere al volante della propria auto senza incorrere in pesanti multe in caso di controlli delle forze dell’ordine è quello di 0,5 grammi di tasso alcolemico che corrisponde a 3 o 4 bicchieri di vino per una donna di 60 chili a stomaco pieno o a poco meno di mezzo litro per un uomo di 80 chili sempre a stomaco pieno. Per alcune categorie di conducenti, come gli under-21 o chi ha la patente da meno di tre anni, permane comunque il tasso zero di alcol nel sangue per poter guidare. Le sanzioni prevedono la confisca dell’auto per il consumatore che supera il livello 1,5 di alcolemia.
 «Tabelle e precursori - sostengono dalla Fipe - consentono al cliente di affrontare più serenamente la guida ed evitare, in caso di fermo da parte delle forze dell’ordine, di incorrere nelle sanzioni previste per la guida in stato di ebbrezza. Gli esercenti saranno in grado di assistere i clienti che dovessero richiedere delucidazioni ed effettuare i test per calcolare il tasso di alcol nel sangue».
 L’introduzione dell’etilometro nei locali che chiudono dopo le 24 fa parte del pacchetto di norme varate la scorsa estate per prevenire e ridurre gli incidenti autostradali causati dall’eccesso di alcol. A fine luglio erano già entrati in vigore, ad esempio, alcuni divieti come quello di somministrare e vendere bevande alcoliche e superalcoliche dalle 3 alle 6 in tutti i pubblici esercizi (alberghi, ristoranti, bar, pub, locali da ballo e di intrattenimento, agriturismi), circoli privati, fiere, sagre.
Alto Adige 13-11-10
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categoria:salute


venerdì, 12 novembre 2010



Alcoltest gratis in tutti i pub notturni

BOLZANO. Come previsto dal nuovo Codice della strada, particolarmente attento al grave problema della guida in stato di ebbrezza, entrerà in vigore domani, per i locali che somministrano alcolici e la cui attività si protrae oltre la mezzanotte, la prescrizione di mettere a disposizione dei clienti sia i precursori per la rilevazione del tasso alcolemico che le tabelle indicative degli stessi tassi, da affiggere all’interno del locale. All’osservanza di tale obbligo non sono tenuti gli esercizi che non effettuano intrattenimenti danzanti o musicali e che cessano la loro attività entro le ore 24. «Per i pubblici esercizi - spiega Mirko Gandolfi (Unione commercio) - si tratta di una ulteriore chiamata a contribuire alla salute e alla sicurezza dei cittadini. Un obiettivo che, da sempre, fa parte delle nostre priorità e per il raggiungimento del quale siamo pronti a dare il nostro contributo di prevenzione e controllo». Tabelle e precursori consentiranno al cliente di affrontare più serenamente la guida ed evitare, in caso di fermo delle forze dell’ordine, di incorrere nelle sanzioni previste per la guida in stato di ebbrezza. (da.pa)
Alto Adige 12-11-10
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categoria:salute
giovedì, 04 novembre 2010



Sono pronta a fare servizio di pediatria a Oltrisarco

BOLZANO. «I genitori di Oltrisarco chiedono di avere un servizio pediatrico nel quartiere? Io sono disponibile». Lucia Pappalardo, difronte all’ennesima protesta delle famiglie del quartiere, dà la sua disponibilità a risolvere un problema che riguarda centinaia di famiglie.
 «Io - spiega la specialista - ho aperto circa un anno fa lo studio all’interno di un poliambulatorio che si trova al Garden Village di San Giacomo. Del mio servizio, in base alla legge, possono usufruire i bambini del distretto, ovvero residenti tra Laives, San Giacomo e Maso della Pieve». Nel distretto non rientra Oltrisarco. Per superare lo scoglio, previsto dalla legge, bisognerebbe fare una deroga. «Ma visto che nel quartiere di Oltrisarco manca il servizio, almeno temporaneamente si potrebbe consentire alle famiglie che lo desiderano di portare i bambini nel mio studio. In fondo, il tragitto tra Oltrisarco e San Giacomo è breve: io sono raggiungibile facilmente sia in auto che in bus».
 Pappalardo però, prevedendo già che l’Asl non conceda deroghe, suggerisce anche un’altra soluzione: «Potrebbero mettermi a disposizione uno studio dove potrei andare settimanalmente a prestare qualche ora di servizio».
 La soluzione potrebbe andare bene alla pediatra che, avendo aperto da poco lo studio di San Giacomo, ha pochi pazienti, come ovviamente alle famiglie costrette altrimenti a fare il giro della città per trovare uno specialista. Per i genitori si apre uno spiraglio di veder risolto un problema che si trascina ormai da anni.
 L’ultima parola a questo punto passa all’Asl. Tocca a Paolo Conci, primario dei distretti, decidere se le soluzioni prospettate da Lucia Pappalardo sono giuridicamente percorribili.
Alto Adige 4-11-10
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martedì, 02 novembre 2010



L’alcol è la droga più dannosa di tutte


 LONDRA. L’alcol è la droga più dannosa di tutte: più nociva di eroina e crack quando ne vengono presi in considerazione i danni per la salute di chi lo usa e per il resto della società. Lo sostiene uno studio britannico pubblicato sulla rivista Lancet. Una ricerca condotta da David Nutt, l’ex consigliere del governo per la lotta alla droga, suggerisce che il danno complessivo prodotto dagli alcolici richiede strategie coraggiose e aggressive sul fronte della sanità pubblica. Lo studio riapre il dibattito sulla classificazione degli stupefacenti e sulla necessità di una campagna contro l’alcolismo. Per Nutt e i suoi colleghi dell’Independent Scientific Committee on Drugs, gli alcolici dovrebbero rientrare nella categoria A con l’eroina e il crack. Nella classificazione di Lancet, su una scala di nocività da 1 a 100, l’alcol è a quota 72, l’eroina a 55 e il crack a 54. Gli alcolici sono tre volte più dannosi di cocaina (27) e del tabacco (26), si legge sulla rivista scientifica britannica, mentre i danni dell’ecstasy (9) sono appena un ottavo al pari degli steroidi e prima dell’Lsd (7) e dei funghi allucinogeni (5). Secondo stime dell’Oms i rischi legati all’alcol causano 2,5 milioni di morti all’anno per malattie cardiache o epatiche, incidenti stradali, suicidio e cancro, pari al 3,8 per cento di tutte le morti.
Alto Adige 2-11-10
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categoria:salute
lunedì, 01 novembre 2010



«Pediatra, la soluzione c’è»

Ambulatorio pediatrico ad Oltrisarco? Una soluzione possibile. Da almeno 5 anni la richiesta dei cittadini e stata più volte portata ai politici comunali e provinciali.
 La soluzione ci sarebbe e diciamo ci sarebbe già stata se gli uffici responsabili avessero inserito nella convenzione rivolta ai Pediatri l’indicazione sul luogo di apertura dell’ambulatorio. Nello scorso mandato in quartiere avevo ricevuto alcune richieste di pediatri disposti ad aprire ad Oltrisarco.
 Mi risulta che negli ultimi tempi un nuovo pediatra è stato convenzionato e che a aperto l’ambulatorio a Bolzano. La quantità di pediatri è regolamentata da parametri definiti sulla distribuzione nel territorio cittadino c’è libera scelta dei medici che hanno ricevuto la convenzione.
 Basterebbe modificare le nuove convenzioni oppure aumentare di una unità Pediatra legando la convenzione ad Oltrisarco. Propongo in alternativa di autorizzare uno dei pediatri attuali per alcune ore di esercitare in più sedi e la Provincia metta a disposizione dei locali ad affitto controllato per dare una risposta d’emergenza ai 12,000 abitanti. Giovanni Barborini BOLZANO
Alto Adige 1-11-10
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martedì, 26 ottobre 2010



Visite, l’Asl frena sullo sportello

BRUNO CANALI
LAIVES. I pensionati Cisl durante l’assemblea di domenica hanno auspicato l’apertura di uno sportello-prenotazioni presso il distretto sociosanitario. «Non è così semplice», spiega Flavio Girardi, direttore medico dell’Asl.
 La richiesta dei pensionati è giustificata dalla volontà di agevolare al massimo i pazienti residenti nel bacino di Laives, Bronzolo e Vadena, che fanno riferimento al distretto di Laives.
 «Finora abbiamo impostato questo servizio prenotazione attraverso il telefono - spiega Girardi - mantenendo qualche sportello ancora a Bolzano. Il fatto è che gli operatori che svolgono questo servizio debbono avere una formazione approfondita perché in realtà si tratta di qualche cosa di complesso e non è semplicemente “aprire una mascherina sul computer”, basti dire che gli operatori di sportello per le prenotazioni, fanno solo questo».
 Il dottor Girardi spiega quindi cosa significa, dal punto di vista professionale, essere operatori allo sportello prenotazioni. «Non è come prenotare una camera d’albergo ovviamente - dice - perché questi operatori debbono saper spiegare ai pazienti come debbono prepararsi ad esempio e se magari, prima è necessario effettuare determinati esami e quali. Occorre saper spiegare se ad esempio il paziente deve arrivare a digiuno o no, oppure se prima debba passare in ospedale e ancora, tanto per fare un esempio, se prima della visita specialistica per il glaucoma, debba passare per quella dell’oculista e via di questo passo. E’ evidente insomma che un operatore allo sportello prenotazioni deve avere una specifica e approfondita preparazione per poter affrontare tutte le situazioni che si possono manifestare. Ricordo infine che noi già prevediamo l’invio di e-mail o di fax, anche per i medici, alla luce della massima flessibilità possibile. Non escludiamo comunque - prosegue Girardi - che si possa arrivare in futuro ad avere anche lo sportello prenotazioni,ma prima, evidentemente, andranno risolti tanti problemi».
 Il discorso sportello prenotazioni anche a Laives è quindi in prospettiva futura (se effettivamente dovesse arrivare) e intanto non rimane che affidarsi a quello telefonico.
Alto Adige 26-10-10
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domenica, 24 ottobre 2010



Cisl: sanità, prenotazioni scomode (Laives)

BRUNO CANALI
LAIVES. I pensionati della Cisl di Laives, che oggi alle 14.30 si riuniranno in assemblea, hanno presentato una lista di richieste in ambito sanitario. Tra esse spiccano una convenzione per le prestazioni specialistiche e l’attivazione di uno sportello per le prenotazioni al Distretto di via Innerhofer.
 Oltre a partecipare alla castagnata ci sarà la possibilità di trattare alcune problematiche che toccano da vicino i tanti pensionati e anziani del circondario, ad iniziare da quelle legate ad assistenza e sanità. Ad anticiparle è stato ieri il referente locale Antonio Galassiti. «Parleremo del servizio prelievi, che recentemente è stato spostato dal distretto sociosanitario di via Innerhofer, dove comunque resterà ancora per qualche tempo, in via Noldin, alla Labormed. Dico subito che siamo soddisfatti di questa svolta, che per primi abbiamo chiesto a più riprese all’Asl. Dopo che il servizio era stato assunto dall’Asl presso il distretto cittadino, di fatto era peggiorato sensibilmente. Il laboratorio Sabin che lo garantiva prima era aperto 5 giorni alla settimana. Quello aperto al distretto sanitario di via Innerhofer solo per tre e le proteste dei nostri iscritti erano continue e inevitabili. Per questo disagio noi del sindacato anziani ci siamo attivati a più riprese e alla fine è arrivata la convenzione tra Asl e privato per garantire questo importante servizio in modo più esteso ed efficiente. A quanto pare funziona già bene».
 Altra questione che i rappresentanti sindacali dei pensionati stanno discutendo da tempo è quella delle prestazioni mediche specialistiche. «Ai poliambulatori di via Nazario Sauro - spiega Galassiti - operano diversi di questi specialisti. Lo fanno come privati e invece noi chiediamo che si perfezioni tra loro e l’Asl una convenzione specifica che ci consenta di accedere direttamente. C’è poi la questione delle prenotazioni per visite o altro. Attualmente, per farle, o ci si reca direttamente a Bolzano, con tutti i disagi che questo comporta, soprattutto per un anziano, oppure le si fa telefonicamente e anche in questo caso non è che vada molto meglio, perché la procedura è farraginosa. Quello che auspichiamo come rappresentanti sindacali degli anziani, è che si attivi qui al distretto di via Innerhofer uno sportello dedicato specificatamente alle prenotazioni, risolvendo così il disagio che oggi esiste».
 Ma i rappresentanti degli anziani locali hanno anche altre richieste da avanzare per migliorare la qualità di vita dei propri iscritti. «Siamo intenzionati a chiedere al Comune di Laives un incontro per parlare di possibili agevolazioni fiscali per le persone anziane che vivono con la pensione. Pensiamo ad esempio alle varie tariffe, che potrebbero essere ridotte per dare una mano a chi già fa fatica a tirare avanti con i pochi soldi della pensione. Attenderemo che la giunta predisponga il bilancio di previsione e quindi partiremo all’attacco con la proposta di prevedere specifiche agevolazioni».
 Queste le problematiche che riguardano da vicino la sfera sociosanitaria dei pensionati e degli anziani. Oggi pomeriggio però, grazie anche alla presenza di esponenti della segreteria regionale e territoriale del Fnp all’assemblea, verranno affrontati anche temi di natura economica e fiscale. «Illustreremo la questione relativa ai diritti per percepire la tredicesima». Al di là dell’assemblea odierna, il sindacato è presente a Laives in via Pietralba. All’ufficio si può fare riferimento per qualunque informazione e per segnalare istanze da approfondire. Gli iscritti sono diverse centinaia e proprio a loro e ai simpatizzanti, è dedicata la festa di oggi. Dopo il dibattito infatti ci sarà la castagnata, con musica, al Don Bosco.
Alto Adige 24-10-10
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categoria:salute, comune di laives
martedì, 19 ottobre 2010


Tra Tantum rosa e Tantum verde Quando un medicinale non si sa da che parte prenderlo

Una inchiesta di anni fa negli USA rivelava che all’uscita da uno studio medico molti pazienti ignorano un sacco di cose: nome del medicinale, il perché della assunzione, gli effetti collaterali e il 27% (sic!) persino la via di somministrazione del farmaco. Se questa confusione si registra dopo una visita medica, ci si può chiedere in che misura ciò possa accadere in caso di autoprescrizione. La risposta ce la dà la rivista “Dialogo sui Farmaci” (4/2010), segnalando un “qui pro quo” per fortuna più dimostrativo che pericoloso. Tra dicembre 2009 e gennaio 2010 al Centro Antiveleni di Milano e Pavia sono infatti pervenute 46 segnalazioni di assunzione impropria per via orale della soluzione Tantum Rosa, un antinfiammatorio a base di benzidamina commercializzato per lavaggi vulvovaginali. I pochi casi di intossicazione registrati prima della pubblicità sui media (0,5 al mese), dopo la campagna promozionale sono diventati 13 casi al mese, quasi trenta volte di più. “Dialogo”, che ne dà circostanziata notizia (per altro già rimbalzata a luglio su quotidiani nazionali), sottolinea come questo maggior ricorso al Centro Antiveleni sia coinciso con il passaggio del Tantum Rosa a prodotto da banco che pertanto, senza violazione di legge, può essere oggetto di pubblicità sui media. E’ proprio questa pubblicità che ha confuso le idee di non poche consumatrici, le quali hanno scambiato il Tantum Rosa per uso vaginale (bustine) con il Tantum Verde commercializzato dalla stessa azienda come colluttorio (oltre che in pastiglie e spray) per l’igiene della bocca. Il Tantum vaginale assunto per bocca ha causato fastidi per fortuna non gravi quali nausea, vomito, diarrea e più raramente vertigini e allucinazioni, effetti collaterali per lo più fugaci e regredibili cessando l’assunzione orale. Tuttavia, quanto è successo dimostra una volta di più come l’informazione del paziente non deve essere approssimata e frettolosa e ciò è tanto più necessario quanto più l’informazione non proviene dal proprio medico di famiglia ma è attuata indirettamente attraverso i mezzi di comunicazione. Su questa questione già ci siamo soffermati altre volte, e continueremo a farlo nell’interesse dei cittadini, perché l’errore legato alla disinformazione e alla pubblicità poco regolamentata o poco precisa (come nel caso del Tantum) o persino tendenziosa (come in altri casi recenti e sanzionati) può portare a conseguenze gravi e a volte drammatiche. Per quanto riguarda il Tantum Rosa, la stessa azienda produttrice, preso atto della confusione, ha ritenuto di arginare il fenomeno precisando nel nuovo spot pubblicitario che le bustine sono un prodotto “soltanto per uso esterno”, e le intossicazioni risultano già rientrate nella norma.
Alto Adige 19-10-10
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lunedì, 18 ottobre 2010






Da oggi vaccinazione contro l’influenza







BOLZANO. Da oggi fino al 26 novembre torna in tutto l’Alto Adige la vaccinazione contro l’influenza stagionale. Il vaccino è consigliato alle persone che appartengono alle categorie a rischio. L’influenza costituisce un serio problema di salute per la sua contagiosità. In Italia rappresenta la terza causa di morte per patologia infettiva. La vaccinazione è altamente raccomandata ed offerta gratuitamente alle categorie a rischio tra cui ricordiamo: le persone di età pari o superiore a 65 anni, i bambini che hanno più di 6 mesi ed i malati cronici con malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio (inclusa asma, displasia broncopolmonare, fibrosi cistica e broncopatia cronico ostruttiva) o che soffrono di problemi all’apparato cardiocircolatorio (comprese le cardiopatie congenite e acquisite), di diabete mellito e altre malattie metaboliche (inclusi gli obesi), malattie renali (insufficienza renale), malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie, tumori ed Hiv. Possibile vaccinarsi presso il Servizio igiene di via Amba Alagi 33 dal lunedì al venerdì dalle ore 14 alle 16.30 e presso i medici di famiglia. I pazienti che non camminano potranno essere vaccinati dal loro medico di famiglia a domicilio. Ci si deve presentare negli ambulatori muniti di tessera sanitaria o di documento di riconoscimento.



Alto Adige 18-10-10



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venerdì, 15 ottobre 2010



Ritorna la vaccinazione gratuita contro l’influenza stagionale

BOLZANO. Da lunedì 18 ottobre a venerdì 26 novembre torna in tutto l’Alto Adige la vaccinazione contro l’influenza stagionale. L’Asl precisa che il vaccino è consigliato alle persone che appartengono alle categorie a rischio: «L’influenza costituisce un serio problema di salute per la sua contagiosità e le possibili gravi complicanze. In Italia rappresenta la terza causa di morte per patologia infettiva». La vaccinazione è altamente raccomandata ed offerta gratuitamente alle categorie a rischio tra cui ricordiamo: le persone di età pari o superiore a 65 anni, i bambini che hanno più di 6 mesi ed i malati cronici con malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio (inclusa asma, displasia broncopolmonare, fibrosi cistica e broncopatia cronico ostruttiva) o che soffrono di problemi all’apparato cardiocircolatorio (comprese le cardiopatie congenite e acquisite), di diabete mellito e altre malattie metaboliche (inclusi gli obesi), malattie renali (insufficienza renale), malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie, tumori ed Hiv. Possibile vaccinarsi presso il Servizio igiene di via Amba Alagi 33 dal lunedì al venerdì dalle ore 14 alle 16.30 e presso i singoli ambulatori dei medici di famiglia. I pazienti che non camminano potranno essere vaccinati dal loro medico di famiglia a domicilio. Ci si deve presentare negli ambulatori muniti di tessera sanitaria o di documento di riconoscimento.
Alto Adige 15-10-10
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martedì, 12 ottobre 2010



Labormed in via Noldin: i referti online in giornata

LAIVES. È iniziata regolarmente ieri mattina, l’attività di “Labormed”, il nuovo laboratorio per i prelievi, in via Noldin 23 e sono anche arrivati i primi utenti. Per ora, si tratta di pazienti privati o che pagano il ticket e così sarà per i prossimi giorni fino a quando non sarà completato l’iter burocratico relativo alle autorizzazioni.
 Nel frattempo però, chi è esente dal ticket continuerà a recarsi per i prelievi presso l’ambulatorio dell’Asl, al distretto di via Innerhofer. Una volta che tutto sarà sistemato da Labormed, l’Asl chiuderà l’ambulatorio.
 Per gli utenti locali e del circondario di Bronzolo e Vadena, si tratta comunque di un passo in avanti, perché al distretto i giorni dedicati ai prelievi sono tre, mentre il Labormed sarà aperto dal lunedì al venerdì, dalle 7.15 alle 9.30. Inoltre, i referti saranno consegnati molto rapidamente. Per il Labormed, si potranno anche avere in giornata, on line. Concedendo l’autorizzazione, si potrà farli arrivare direttamente al proprio medico curante attraverso internet e la posta elettronica. Si tratta di vantaggi pratici molto interessanti, così come la possibilità di ottenere i prelievi a domicilio, ove prescritto dal medico di famiglia, senza alcun costo aggiuntivo per il paziente. I referti cartacei potranno essere ritirati già il giorno successivo al prelievo, dalle 10 alle 11.45. Il pacchetto di servizi è molto ampio e comprende indagini di laboratorio più comuni (a partire dalle analisi del sangue) fino a quelle sulle intolleranze alimentari, test dei radicali liberi, fibromax e rapporto omega 3 e omega 6. Sono anche previsti esami legati alla prevenzione e al benessere, sempre più richiesti da un’ampia clientela, così come quelli sulla funzionalità epatica e renale, sulla tiroide e check-up completi.
 Il riferimento telefonico del nuovo laboratorio è 0471/471450. La raccomandazione infine è quella di parcheggiare semmai nell’adiacente spazio interrato della “Corsara”, per evitare problemi alla viabilità. (b.c.)
Alto Adige 12-10-10
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martedì, 12 ottobre 2010



Dopodomani spirometria gratuita Iniziativa nell’anno del polmone

BOLZANO. L’Organizzazione mondiale della sanità ha proclamato il 2010 «Anno del polmone» e ha scelto la data del 14 ottobre prossimo come «giornata della spirometria». Quest’anno non solo gli adulti ma anche i bambini possono eseguire gratuitamente una spirometria all’ospedale di Bolzano. La pneumologia con il primario dottor Giulio Donazzan offre per gli adulti, il prossimo 14 ottobre, dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 16 presso le prove funzionali di pneumologia al primo piano dell’ospedale la possibilità di eseguire una spirometria senza prenotazione. Per tutti i bambini di età superiore ai 6 anni e sino ai 14 il reparto di pediatria diretto dalla dottoressa Lydia Pescollderung, esegue la spirometria presso il laboratorioo di funzionalità respiratoria dalle 8 alle 15.30. E’ gradita la prenotazione al numero 0471/908823.
 L’asma brionchiale - si legge in un comunicato stamopa dell’Azienda sanitaria, è un problema importante in età pediatrica e influenza l’attività quotidiana del bambino.
Alto Adige 12-10-10
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lunedì, 11 ottobre 2010



Laives: apre oggi il laboratorio per i prelievi

 LAIVES. Inizia questa mattina alle 7.17 nel laboratorio Labormed di via Noldin 23 (a fianco della farmacia Pietralba) il nuovo servizio del centro prelievi Labormed. Sarà aperto dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 9.30 e garantirà un servizio rapido per i pazienti, con una serie di facilitazioni per quanto riguarda la consegna dei referti. Intanto comunque continuerà anche il servizio prelievi presso l’ambulatorio dell’Asl al distretto sociosanitario di via Innerhofer: «Sarà così per qualche tempo - spiega l’assessore alle politiche sociali, Sara Endrizzi - fino a quando saranno pronte tutte le autorizzazioni. Intanto chi ha una impegnativa continui ad avvalersi dell’ambulatorio al distretto, mentre tutti gli altri possono recarsi al Labormed».
 In merito al nuovo servizio c’è anche una presa di posizione del dottor Ansaloni, che fino a 3 anni or sono gestiva a sua volta un laboratorio in via Noldin, il “Sabin”. «Poi abbiamo dovuto chiudere - spiega Ansaloni - a causa del nuovo sistema imposto dalla Provincia. In sostanza revocarono le convenzioni con i laboratori privati, proponendoci come alternativa di fungere da punti di prelievo per i campioni da inviare poi in ospedale, il tutto con un compenso di 8 euro a paziente e tutte le spese a carico nostro. Non voglio fare i conti in tasca agli altri, ma per quello che ci riguarda, abbiamo fatto ricorso al Tribunale civile e al Consiglio di Stato perché siamo, in Italia, l’unico caso di professionisti espulsi, pur avendo un contratto di convenzione con il Sistema sanitario nazionale». (b.c.)
Alto Adige 11-10-10
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mercoledì, 06 ottobre 2010



Il Centro consumatori: attenzione alla febbre da Enalotto

BOLZANO. Sale la febbre da super enalotto. Il Centro tutela consumatori utenti di Bolzano lancia l’allarme e chiede maggiore tutela per i giocatori con iniziative che possano prevenire la dipendebnza psicologica dal gioco. L’attuale jackpot è il più alto che si sia registrato. Di conseguenza sono realmente numerosi gli scommettitori che tentano una vincita di storiche proporzioni anche nella nostra provincia. In un comunicato il Ctcu di Bolzano definisce il super enalotto un gioco «particolarmente ingannevole» e chiede che la politica adotti misure concrete per combattere la dipendenza dal gioco. «E’ giunta l’ora - si legge nel comunicato - di imporre più trasparenza al mercato del gioco d’azzardo indicando nelle promozioni pubblicitarie anche le reali probabilità di vincita e di perdita. Agli scommettitori va inokltre consigliato di evitare sistemi.

alto Adige 6-10-10
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martedì, 05 ottobre 2010



Prelievi del sangue: chiude il distretto e arrivano i privati

BRUNO CANALI
LAIVES. Lunedì 11 ottobre aprirà in via Noldin 23, accanto alla farmacia Pietralba, il nuovo centro prelievi della Labormed, che opera in parallelo alle case di cura S. Maria, Martinsbrunn, Bonvicini e Villa Melitta. Per la comunità di Laives e del circondario dovrebbe essere un notevole salto di qualità, anche perché, dai 3 soli giorni di servizio settimanale garantiti dall’ambulatorio prelievi dell’Asl al Distretto sociosanitario di Laives, si passerà a 5 giorni. Inoltre, tra prelievi e consegna dei referti (a meno che non si tratti di analisi specialistiche) non passerà neppure un giorno.
 «L’11 ottobre il centro prelievi di via Noldin inizierà l’attività - ha spiegato ieri alla presentazione il dottor Paolo Bonvicini - e sarà aperto 5 giorni alla settimana, dalle 7.15 alle 9.30, nella stessa sede dove opera il servizio di fisioterapia di Villa Melitta. Tutti i pazienti che arriveranno entro le 9.30 avranno così la certezza di ottenere la prestazione richiesta. Inizieremo con quelli muniti di ticket e quindi, dopo qualche giorno, anche tutti gli altri».
 Ma le novità non si limiteranno a questo, perché al momento dell’accettazione, i pazienti potranno chiedere di far eseguire le proprie analisi al laboratorio dell’ospedale di Bolzano o direttamente da Labormed, che con l’Asl è convenzionato. Chi sceglierà Labormed godrà di vantaggi in termini di rapidità e anche di accesso ad una piattaforma online nella quale verificare i risultati dei propri esami ancora in giornata. E lo potrà fare anche il medico curante, previa autorizzazione del paziente, ricevendo i dati direttamente sul proprio computer.
 Una volta a regime l’attività di Labormed in via Noldin 23, l’Asl chiuderà l’ambulatorio prelievi al distretto di via Innerhofer «e questo - ha sottolineato a sua volta il dottor Umberto Tait, direttore del Comprensorio di Bolzano - consentirà di recuperare risorse e aumentare l’assistenza a domicilio a Laives, con poca spesa per il Comprensorio». A proposito di domicilio, Labormed garantisce l’esecuzione di prelievi direttamente a casa, ove prescritto dal medico di famiglia, senza alcun costo aggiuntivo per l’utente. I referti cartacei potranno anche essere ritirati il giorno successivo al prelievo, tra le 10 e le 11.45.
 Soddisfatto per questa collaborazione con i privati si è dichiarato proprio il dottor Tait: «Sono iniziative nelle quali certamente noi dell’Asl crediamo - ha spiegato - ed inoltre, per Laives, si amplia il servizio da 3 a 5 giorni. È la dimostrazione che tra sanità pubblica e privata non c’è contrapposizione».
 Contento infine anche l’assessore Sara Endrizzi, responsabile della sanità comunale, che ha salutato favorevolmente questa nuova iniziativa, «convinta - ha detto - che porterà notevoli vantaggi alla nostra comunità».
 Da lunedì 11 ottobre quindi si inizia, dapprima con i pazienti muniti di ticket e poi, a breve distanza di giorni, anche per tutti gli altri utenti che richiederanno analisi comuni o indagine legate a prevenzione e benessere.
Alto Adige 5-10-10
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martedì, 28 settembre 2010



Nuovo ambulatorio per i prelievi in via Noldin

 LAIVES. Da lunedì 11 ottobre, la città avrà a disposizione un nuovo ambulatorio per i prelievi. Aprirà in via Noldin 23 (accanto alla farmacia Pietralba) e sarà una preziosa opportunità in più messa a disposizione da Labormed, in collaborazione con il Comprensorio sanitario di Bolzano. È il passo atteso da tanti cittadini, scontenti del servizio offerto dall’Asl presso il Distretto sanitario di via Innerhofer, uno scontento - va detto - non per la qualità del servizio prelievi, bensì per il fatto che viene garantito solo tre giorni alla settimana, mentre un tempo, il laboratorio privato del dottor Ansaloni faceva altrettanto in via Noldin ma per tutti i giorni, escluse le feste.
 Al nuovo laboratorio di Labormed, i prelievi verranno effettuati quindi 5 giorni alla settimana, dal lunedì al venerdì, tra le 7.15 e le 9.30 e ci sarà la possibilità di ritirare i referti cartacei dalle 10 alle 11.45. L’accesso sarà diretto, senza necessità di prenotazione, semplicemente con impegnativa del medico curante, oppure con ricetta dello specialista o presentandosi privatamente. Interessante anche la possibilità di avere i referti online ancora in giornata, previo avviso con sms o email. (b.c.)
Alto Adige 28-9-10

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sabato, 25 settembre 2010



Consumatori: come “tagliare” il dentista

BOLZANO. Il Centro consumatori spiega che con un po’ di tenacia e informazioni adeguate il dentista può costare ragionevolmente anche in Alto Adige. «L’estrazione complessa di un dente che sul libero mercato può costare anche 260 euro - spiega il Ctcu - presso i dentisti convenzionati scende a circa 130. Un impianto completo di corona che sul libero mercato viene più di 2.000 euro (e anche più di 3.000), negli studi convenzionati si ridimensiona fra i 1.400 ed i 1.800 euro. Anche nel vicino Tirolo del Nord e altre regioni limitrofe i prezzi sono analoghi. All’estero - principalmente Croazia e Ungheria - i costi ammontano invece fra i 900 ed i 1.300 euro». Consulenze e informazioni veloci si possono richiedere anche al numero: 345 8826990.
Alto Adige 25-9-10

Altre notizie: http://www.verbraucherzentrale.it/48v183d21078.html
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venerdì, 24 settembre 2010



La Cgil: no al ticket nei consultori

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Introduzione dei ticket nei consultori familiiari. Per la Cgil si tratta di «una scelta sbagliata e che contrasta con le priorità da sempre dichiarate di puntare sulla prevenzione». I sindacati chiedono che l’Asl faccia un passo indietro e convochi un tavolo con i responsabili delle strutture.
 In tempi di riforma clinica L’Asl ha abbattuto l’ultima barriera della sanità gratuita. Infatti, dal primo ottobre si pagherà il ticket anche per le prestazioni offerte dai consultori familiari. La delibera della giunta provinciale numero 1.068 del 21 giugno 2010 stabilisce anche che i consultori dovranno incassare il denaro per conto dell’Asl che, in caso di mancato pagamento, potrà esigere il credito dai cittadini. Finora le tariffe non erano ancora note, un fatto piuttosto inusuale, come conferma la Cgil, anche perché la novità partirà fra pochissimi giorni. Ai consultori fino a ieri ancora non erano pervenute comunicazione ufficiale e tariffario da applicare. Proprio ieri però l’Asl ha incontrato i vertici degli stessi consultori, rendendo noto che le tariffe praticate nelle strutture territoriali saranno le stesse di quelle ospedaliere. L’unica differenza riguarderà le cosiddette prestazioni di carattere preventivo-consultoriale, che rimarranno gratuite. Ma per tutte le altre, tutte quante, occorrerà pagare. E il ticket sarà lo stesso di quello da sborsare in ospedale.
 Come spiega il segretario provinciale Cgil Lorenzo Sola, «esattamente come avvenuto con l’esclusione dai “Lea” di una parte delle prestazioni di fisioterapia e riabilitazione, anche la decisione di far pagare un ticket per le prestazioni offerte dai consultori familiari è una scelta che giudichiamo sbagliata e che contrasta con le priorità da sempre dichiarate di puntare sulla prevenzione».
 Secondo Sola si tratta di una scelta che «grava e penalizza soggetti, quali sono per la maggior parte coloro che si rivolgono a questa tipologia di struttura, deboli».
 «Non possiamo non considerare la funzione informativa/educativa dei consultori, presenti nei quartieri, per le giovani donne e le donne immigrate - aggiunge Doriana Pavanello, della segreteria confederale - considerato anche l’alto tasso di interruzioni di gravidanza che si registrano in questa fascia di popolazione. Certamente l’onerosità del servizio diventerà un limite all’accesso alla prevenzione soprattutto per le donne che si trovano in sofferenza economica».
 «Come sindacato - prosegue Sola - vogliamo ricordare che investire nella prevenzione, nel medio lungo termine, significa risparmiare molto di più di quanto si possa recuperare attraverso i ticket». La Cgil chiede dunque formalmente all’assessore Theiner, all’Azienda sanitaria locale e alla giunta provinciale di compiere un passo indietro e di rinviare all’apertura di un confronto con le organizzazioni sindacali confederali e con i consultori per trovare una soluzione alternativa.
 «Non si può sempre decidere tutto dall’alto - dice ancora Sola - senza non solo tener conto di chi per la sanità pubblica lavora, ma addirittura comunicando tutto a soli pochi giorni dall’entrata in vigore». Il segretario Cgil conclude: «Capiamo che si debbano colpire i furbetti che si servono dei consultori per non pagare il ticket all’ospedale, ma si deve trovare il modo di non colpire l’intero sistema dei consultori».
 Infine, molto critiche sul ticket si dicono anche le donne della Lega Nord: «Colpisce le nostre famiglie. Aumenterà il rischio sanitario all’interno della comunità».
Alto Adige 24-9-10
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venerdì, 17 settembre 2010



Smog: in arrivo nuovi limiti al traffico

BOLZANO. Sforamento dei limiti di legge per l’inquinamento da ossidi di azoto e conseguente rischio d’avvio di una procedura d’infrazione da parte dell’Ue se entro il 2010 non sarà presentato un piano di rientro: il Comune ora convoca la commissione congiunta Ambiente e Mobilità, cui parteciperà anche l’Appa. Si prospettano limitazioni alla circolazione e limite di velocità a 90 km/h in A22 fra Bolzano Nord e Sud.
 Quanto agli ossidi di azoto Bolzano mostra sforamenti da diversi anni, ma dal 2008 l’Ue ha stabilito nuovi limiti, più restrittivi: non è stato posto solo un tetto ai giorni di sforamento, ma si tiene in considerazione pure la media annuale, che non può superare i quaranta microgrammi per metro cubo. Nel capoluogo altoatesino, però, come d’altronde a Bressanone, questo valore nel 2009 è stato superato, soprattutto ad Oltrisarco, dove si sono raggiunti i 46 microgrammi metro cubo. Oltre i limiti si è anche in piazza Adriano.
 Se in passato era più semplice fare spallucce, ora non è più così: entro fine dicembre il Comune dovrà far pervenire al ministero dell’Ambiente, che poi lo girerà a Bruxelles, un piano di rientro nei limiti di legge. Altrimenti, verrà avviata una pesante procedura di infrazione da parte della Commissione europea. Per correre ai ripari, su espressa richiesta dell’Appa, la giunta comunale ha affidato ad una ditta specializzata uno studio ad hoc. Basandosi sui dati Appa, si cercherà di capire quali siano le fonti inquinanti, in che misura, e quali siano le possibili contromisure da adottare. Ma il tempo stringe e, in attesa che lo studio sia pronto, ieri si è parlato dello scottante argomento in commissione consiliare mobilità: nel corso della seduta, su pressione dei consiglieri, l’assessore alla Mobilità Judith Kofler Peintner ha annunciato che a breve verrà convocata una commissione congiunta fra Mobilità e Ambiente, per discutere delle possibili contromisure. «Alla commissione congiunta inviteremo anche gli esperti dell’Appa, per poter predisporre un piano d’azione. Ovviamente è prematura qualsiasi decisione, ma è noto che la maggior fonte inquinante in termini di biossido di azoto a Bolzano sia l’A22. Già in passato si erano ipotizzate delle misure per ridurre le emissioni, ora si dovrà per forza passare dalle parole ai fatti». L’Unione europea, infatti, pretende il rientro nei limiti di legge nel più breve tempo possibile e comunque al più tardi entro il 2015. «Le fonti di inquinamento sono molte, compresi il riscaldamento domestico, su cui però si è lavorato bene, e pure il traffico cittadino, ma dovrà essere coinvolta anche l’Autobrennero. Parlo non da tecnica, ma la misura più incisiva sarebbe sicuramente la riduzione del limite di velocità di cui si era già parlato più volte in passato». Di recente l’aveva proposta con convinzione anche lo stesso direttore dell’Appa, Luigi Minach: «Sarebbe opportuno ridurre il limite di velocità a 90 chilometri orari da Bolzano Sud a Bolzano Nord. In tal modo le emissioni si ridurrebbero e si rientrerebbe nei limiti».
 Non sono ovviamente da escludere, come spiegano assessore e consiglieri, anche limitazioni al traffico veicolare infracittadino e alle emissioni della zona produttiva.
 Infine, occorre registrare che sullo stesso fronte sta lavorando anche l’assessorato provinciale all’Ambiente. Assieme a Tirolo e Baviera si stanno studiando tariffe autostradali maggiorate per i mezzi più inquinanti (specie diesel) e limiti di velocità ridotti da introdurre nelle giornate di sforamento. (da.pa)
Alto Adige 17-9-10
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giovedì, 16 settembre 2010



Occhio al bicchiere

 La tolleranza zero. L’introduzione della tolleranza zero ha un significato importante per la nostra cultura stradale: non esisteva e adesso c’è. C’è per il tasso alcolemico degli autisti professionali e per i neopatentati. Ma c’è anche per le revisioni dei mezzi: per chi circola con un’auto non revisionata (e quindi potenzialmente pericolosa) c’è ora una multa non più di 310 ma di 1.842 euro, cui si aggiungono 90 giorni di fermo amministrativo. Se poi uno ha il vizio e commette questa violazione una seconda volta il mezzo è confiscato.
 Pugno di ferro su manovre pericolose. L’inversione di marcia o la circolazione contromano su carreggiate, rampe o svincoli autostradali (ma anche strade urbane) è uno dei pochi casi in cui la patente è subito revocata. Prima era solo sospesa.
 Via la patente a vita. Molto significativo che per la prima volta sia previsto il ritiro della patente per sempre: ma bisogna avere subito due condanne definitive per omicidio colposo per un incidente stradale provocato sotto l’effetto di alcol o droghe.
 Senza patente niente minicar. Si sa che la persona senza patente ricorreva a minicar e ciclomotori per i quali la patente non era necessaria: ebbene la circolazione di questi pericolosi personaggi è finita per sempre perché senza patente quei mezzi non si possono più guidare.
 Punti sempre più a rischio. Non è detto che un codice moderno sia solo più severo. Ma forse si può dire che rendere più facile la perdita dei punti va verso una maggiore modernità: chi sgarra deve pagare di più e nella maniera più ovvia, rischiando di perdere il diritto a stare al volante. Non solo: prima frequentando un corso i punti si recuperavano automaticamente, ora no. Bisogna superare una prova di esame.
 La difesa del pedone. Si è già detto che l’Italia non è riuscita a ridurre abbastanza il numero di pedoni uccisi. Un segnale importante è l’aver portato da 5 a 8 il numero dei punti che si perdono se non si dà la precedenza ai pedoni sulle strisce.
 Meno burocrazia. Sì, nel nuovo codice c’è un po’ meno burocrazia. Un esempio? Chi ha perso il libretto di circolazione sa che problema è. Ebbene, ora si potrà avere un duplicato anche nel caso di un semplice smarrimento.
 La targa personale. Molti italiani la sognavano da tempo avendola vista negli Usa e in Inghilterra, tanto per fare due esempi. L’avremo anche noi grazie al nuovo articolo 100. Ma, attenzione, non sarà una targa personalizzata: si dovrà accettare il codice alfanumerico del computer della motorizzazione. Quindi niente giochi di parole.



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      severità nei controlli

LUDOVICO FRAIA
Se è arrivata la tolleranza zero per i neopatentati e per i professionisti del volante, non vuol dire che per gli altri sia prevista minore severità.
KRPChe significa depenalizzazione
della guida
in stato d’ebbrezza?

KKK Non si deve intendere che sia un premio ma una razionalizzazione delle sanzioni. Prima di tutto va chiarito che riguarda la guida con un tasso di alcol nel sangue superiore a 0,5 grammi per litro ma inferiore a 0,8. Resta la multa di 500 euro (fissa, prima il giudice poteva portarla a 2.000), la sospensione della patente da tre a sei mesi e i 10 punti decurtati.
KRPE se si beve di più?
KKK Non cambia nulla rispetto a prima tra lo 0,8 e l’1,5 grammi per litro: ammenda da 800 a 3mila 200 euro, arresto fino a sei mesi, patente sospesa da sei mesi a un anno, 10 punti decurtati.
KRPE oltre quella soglia?
KKK Bisogna chiarire che siamo su livelli di ebbrezza scandalosi (una bottiglia e mezza di vino per un uomo di 80 chili a stomaco pieno o sei lattine di birra per una donna di 60 chili a stomaco pieno): è stato raddoppiato il periodo di arresto da tre mesi e un anno a da sei mesi a un anno, l’ammenda resta da 1.500 a 6mila euro e la patente è sospesa da uno a due anni come prima.
KRPPer gli autisti professionali
arriva la tolleranza zero,
ma c’è anche altro?

KKK Sì, e cose non da poco: per l’esercizio dell’attività professionale di guida bisognerà possedere un certificato che escluda l’abuso di alcolici e l’uso di droghe. Entro novembre sapremo il dettaglio dell’applicazione. Non solo: autisti di autobus, tassisti e autotrasportatori potranno essere licenziati in tronco se scoperti ubriachi o drogati al volante.
KRPChe cosa cambia per la droga?
 KKKLa durata mimima dell’arresto raddoppia, restano invariate la perdita dei punti di patente e la pena pecuniaria da 1.500 a 6mila euro. Chi provoca un incidente sotto l’effetto di droghe si vede confiscato il veicolo. Inoltre il test antidroga è semplificato: potrà essere effettuato su campioni di saliva. Il dettaglio sarà deciso entro un mese da un decreto del ministero dei Trasporti: saranno stabilite le modalità e le caratteristiche degli strumenti. Questo particolare fa riflettere su quanto fosse arretrato il vecchio codice su questo tema.
KRPChe succede se uno rifiuta
di sottoporsi al test?

KKK Non conviene. Praticamente lo si tratta come se fosse quel personaggio che si è bevuto una bottiglia a mezza di vino, quindi è oltre un granmo e mezzo di alcol nel sangue: ammenda da 1.500 e 6mila euro, arresto da sei mesi e un anno, decurtazione di 10 punti patente.
KRPPerché?
KKK Perché la legge deve rendere conveniente l’opzione di sottoporsi al test e assolutamente non conveniente fare il contrario. Altrimenti nessuno si sottoporrebbe al test.


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Punti, sanzioni più severe ma sarà possibile guidare con la patente sospesa

GIANNI PARRINI
Con l’ultima riforma sono state inasprite alcune sanzioni a punti ma in qualche caso i “tagli” saranno meno severi che in passato.
KRPQuali sono le infrazioni
che fanno perdere il maggior
numero di punti?
 
KKKSi perdono dieci punti sulla patente superando il limite di velocità di 60 chilometri orari, sorpassando in curva, facendo retromarcia in autostrada, guidando in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droga.
KRPCosa cambia rispetto
al vecchio codice?
 
KKKViene leggermente attenuata la decurtazione di punti per chi supera i limiti di velocità di oltre 10 chilometri (3 punti anziché 5) e di oltre 40 (6 punti anziché 10). Sono invece inasprite le penalizzazioni per i conducenti di camion che non rispettano i tempi di guida (da 2 a 5 punti) o sono sprovvisti della copia dell’orario di servizio (da 2 a 10 punti), per chi non dà la precedenza al pedone che attraversa sulle strisce (da 5 a 8 punti) o fuori da esse (da 2 a 4 punti).
KRPCome recuperare i punti
persi sulla patente?
 
KKKGià da qualche anno autoscuole o soggetti autorizzati dalla motorizzazione organizzano corsi d’aggiornamento per il recupero dei punti. D’ora in avanti, però, sarà necessario superare anche una prova d’esame che si terrà a fine corso. Il superamento di tale prova consente di riacquistare 6 punti agli automobilisti normali e 9 a chi ha la patente professionale (ad esempio camionisti, conducenti di autobus, tassisti).
KRPIl corso di recupero
è obbligatorio?
 
KKKLo diventa per il guidatore che, avendo già perso 5 punti, nell’arco dei dodici mesi successivi commette altre due infrazioni da 5 punti ciascuna. In questo modo, la minaccia del corso obbligatorio diventa anche un deterrente per chi è alla prima infrazione.
KRPSe per un certo periodo
non commetto infrazioni, posso
recuperare qualche punto?
 
KKKIl nuovo codice inserisce un premio speciale per chi ha conseguito la patente da soli tre anni (vedi sezione neopatentati). Per tutti gli altri guidatori, restano valide le norme già oggi in vigore: se non commetto infrazioni per due anni, guadagno 2 punti.
KRPLa patente può essere
ritirata a vita?
 
KKKIl nuovo codice prevede il ritiro a vita della patente (di qualsiasi categoria) alle persone condannate già due volte per omicidio colposo, in seguito a incidente stradale mortale causato da guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe.
KRPSe ho la patente sospesa
ma l’auto mi serve per lavoro,
posso ottenere un permesso?
 
KKKÈ possibile ottenere dal prefetto un permesso straordinario che permette di guidare al massimo per tre ore al giorno e solo nel tragitto da casa al lavoro. La domanda va presentata entro cinque giorni dalla sospensione della patente e deve essere accompagnata da un’adeguata documentazione che comprovi l’estrema difficoltà o l’impossibilità di raggiungere il posto di lavoro con mezzi pubblici o a piedi. Il periodo di sospensione della patente viene aumentato delle ore nelle quali è stata consentita la guida. Se gli orari, i giorni e i percorsi indicati dal permesso non vengono rispettati, si paga una multa che va da 1.842 a 7.369 euro.
KRPHo una patente estera,
posso guidare in Italia?
 
KKKSecondo il nuovo codice, i conducenti titolari di patenti di guida estere rilasciate da Stati non appartenenti all’Unione europea che non procedono alla conversione entro un anno dal giorno dell’acquisizione della residenza in Italia, sono di fatto come privi di patente valida. Le multe sono salate: da 2.257 a 9.032 oltre al fermo amministrativo di tre mesi del mezzo.
KRPCosa cambia per chi
deve rinnovare la patente?
 
KKKAddio al vecchio tagliandino autoadesivo: d’ora in poi dovrà essere rilasciato un duplicato della patente, con l’indicazione del nuovo termine di validità. Al momento del ricevimento della nuova patente, si dovrà distruggere quella scaduta. La modifica entrerà concretamente in vigore con apposito decreto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.





Farla franca sarà sempre più arduo

Il futuro del controllo della velocità? I Tutor più di aerei e elicotteri dotati di una telecamera laser, costosi quanto i Tutor ma di minore impatto. Ne è convinta la polizia stradale, che ci fa da guida nel futuro dei controlli.
KRPIntanto quali sono oggi
gli strumenti di controllo
della velocità?
 
KKKSono quattro: 1) l’autovelox 104/Cs, molto diffuso, è una scatola montata su cavalletto viene quasi sempre usato con una macchina fotografica; 2) Telelaser Microdigicam: un apparecchio di dimensioni ridotte che calcola la velocità di un mezzo non più lontano di 800 metri e produce un’immagine; 3) Pro Vida 2000: è una telecamera che filma il comportamento (quindi non solo la velocità) e può essere usato dall’operatore in movimento; 4) il Tutor è un apparecchio che su una strada stabilisce la velocità media di un veicolo: è un sistema costoso ma inesorabile e capillare.
KRPCosa ci riserva il futuro?
 KKKAerei ed elicotteri vengono già usati sia per il controllo della velocità sia per tenere d’occhio comportamenti anomali. Sono efficaci ma non come i Tutor perché i Tutor permettono un controllo diffuso e su un numero di veicoli illimitato. Loro limite, oltre ai costi, è che richiedono il controllo di un numero enorme di dati, comunque all’occorrenza possibile, ma sono imbattibili.
KRPSistemi come l’inglese
Radar detector per segnalare
che si è sotto rilevazione
sono legali in Italia?

 KKKLa polizia stradale ha sequestrato diversi di questi apparecchi nel sospetto che potessero mettere uso le apparecchiature di controllo (il che sarebbe ovviamente illegale, sentenza della Cassazione 12150 del 24 maggio 2007) ma si sono rivelati tutti inefficaci e sono comunque inutili.
KRPPerché inutili?
 KKKPerché, come spiega chiaramente una direttiva del ministro degli Interni dell’agosto 2009, le postazioni di controllo devono essere «a) preventivamente segnalate; b) ben visibili». Un buon navigatore satelitare le segnala già ed è legale. L’intento della polizia stradale non è tendere agguati ma limitare la velocità.
(L.F.)
Alto Adige 16-9-10
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categoria:salute, sociale
giovedì, 16 settembre 2010



Pap test, basta un esame ogni 3 anni

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Il pap test che individua il tumore al collo dell’utero passa il testimone alla nuova tecnica chiamata “citologia su strato sottile”. Si tratta - spiega il direttore sanitario dell’Asl unica Oswald Mayr - di un’analisi più costosa ma più precisa che permette alla donna di eseguire un esame ogni tre anni.
 Guido Mazzoleni, primario facente funzioni di Anatomia patologica e Giovanni Negri - responsabile per lo screening - spiegano che serviva una svolta: «In Alto Adige ogni anno venti donne si ammalano di tumore all’utero e puntiamo ad azzerare il numero. Per farlo ci serve un sistema di screening più articolato perchè a tutt’oggi ci sono donne che si sottopongono a troppi esami che risultano inutili o inadeguati e donne che, al contrario, li evitano». E dalle indagini risulta, in particolare, un eccesso di test tra le più giovani. Anche per questo lo screening - per il quale l’Asl spende 300 mila euro l’anno - si adegua alle linee europee e si riorganizza.
 «Puntiamo a ridurre dell’80% l’incidenza di neoplasie effettuando un pap test “su strato sottile” ogni tre anni». Ma di che si tratta?
 «È un particolare metodo per il prelievo e la preparazione del test che riduce sangue, muco e quindi la possibilità di referti sbagliati». Non è ancora stato scientificamente del tutto chiarito se l’esame “su strato sottile” sia superiore a quella tradizionale ma studi condotti dallo stesso servizio aziendale dell’Asl dimostrano come il più nuovo eviti ogni tipo di errore. «Ogni signora - spiega Mazzoleni - riceverà ogni tre anni una lettera con dentro un “buono” per uno striscio gratuito. Le prime lettere, alle prime seimila donne, partiranno a giorni».
 Il primario di Ginecologia dell’ospedale, Sergio Messini, dice che la tecnologia “su strato sottile” è più costosa e più precisa ma che il caro vecchio pap test, da ripetere una volta l’anno, resta sempre e comunque un’ottima soluzione. E c’è dell’altro: «Continuo a consigliare alle giovanissime il vaccino contro il papilloma virus, ma vedo resistenza nelle famiglie. Mi spiace molto».
 Mayr spiega che tutte le donne di età compresa tra i 23 e i 65 anni, che siano residenti in Alto Adige, hanno diritto ad un pap test gratuito. Se si rendono necessari ulteriori accertamenti, anche questi sono erogati gratuitamente. Se una donna desiderasse comunque e di propria iniziativa effettuare un ulteriore pap test prima dello scadere dei tre anni, dovrà pagarselo.
Alto Adige 16-9-10
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categoria:donne, salute
martedì, 14 settembre 2010



Protesi con lo sconto da undici dentisti

BOLZANO. Il Centro Consumatori (0471 975597) informa che adesso anche in Alto Adige si può andare dal dentista a prezzi convenienti: undici dentisti dell’Andi (Associazione nazionale dentisti italiani) offrono infatti protesi parziali o intere a prezzi sociali. «Il tema delle protesi dentarie è un vero punto dolente per le fasce della popolazione a basso reddito - spiegano i Consumatori - anche perchè il servizio sanitario pubblico e quello provinciale non le offrono e quelle dei dentisti locali sono spesso molto care». Adesso però qualcosa si muove. «Nell’ambito di un accordo fra l’Andi ed il ministero della Salute undici professionisti altoatesini offrono prezzi “sociali” per alcuni trattamenti». Una rapida occhiata alle tariffe: visita odontoiatrica, ablazione del tartaro e insegnamento per l’igiene orale 80 euro; sigillatura dei solchi di molari e premolari 25 euro; estrazione di elemento dentario compromesso 60 euro; protesi parziale in resina con ganci a filo (per arcata) 550 euro; protesi totale in resina (per arcata) 800 euro. Il Ctcu ricorda che possono usufruire di queste tariffe agevolate le famiglie e le persone con i seguenti requisiti: un reddito familiare Isee (indicatore di situazione economica equivalente) non superiore a 8.000 euro l’anno o esenzione dal ticket per uno dei seguenti motivi (motivi di età e con un Isee inferiore a 10.000 euro, malattie croniche, invalidità del 100% e/o grave handicap ecc.) Il Ctcu ricorda che gli standard qualitativi debbano equivalere a quelli delle prestazioni remunerate a tariffa intera e che le persone che beneficiano della tariffa sociale non devono essere penalizzate in alcun modo, in particolare per quanto riguarda i tempi di attesa: insomma sono pazienti a pieno diritto. I dentisti che offrono servizi a tariffe agevolate in Alto Adige sono: Erich Arzt (galleria Europa 26 Bolzano, 0471 97752); Stefano Bianconi (via Lageder 1 Bolzano, 0471 289492); Emilio Falcerti (via Kennedy 83/a Laives, 0471 954250); Maria Grazia Folchini (piazza Vittoria 48 Bolzano 0471 262125); Paolo Milanese (via della Mostra 22 Bolzano 0471 977729); Maurizio Morrione (via Orazio 25 Bolzano, 0471 286553); Herbert Müller (via Gruebs 5 Silandro, 0473 730525); Hermann Tamanini (via Amalfi 37/21 Bolzano, 0471 935422); Gilbert Von Johnston (piazza Verdi 28 Bolzano, 0471 974702); Alberto Serafini (via Bari 22/A Bolzano, 0471 500459); Fabio Stefanoni (via Roma 62/B Bolzano, 0471 916377).
Alto Adige 14-9-10
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categoria:salute
venerdì, 03 settembre 2010



Esenzione ticket, ecco la nuova autocertificazione

BOLZANO. Nuova autocertificazione per l’esenzione dal ticket sanitario per motivi di reddito, da ieri al via le richieste. I moduli sono disponibili presso le farmacie, i distretti socio-sanitari, le strutture sanitarie e anche online sulla Rete Civica. Lo rende noto la Ripartizione provinciale sanità.
 Per ottenere l’esenzione dal ticket sanitario per motivi di reddito, da ieri, 1º settembre, è necessaria una nuova autocertificazione, visto che quella vigente è scaduta il 31 agosto.
 Rispetto al passato non è più possibile far valer il diritto all’esenzione tramite il modulo di indigenza (codice 99), visto che il possesso dei requisiti necessari deve essere verificato dai competenti servizi per l’assistenza economica sociale presso i singoli distretti sociali. Affinché l’autocertificazione abbia validità legale, e consenta dunque l’esenzione, è necessario consegnarla presso una farmacia, una struttura sanitaria pubblica o convenzionata, oppure presso il distretto sanitario per far apporre la data e il timbro che ne certificano la validità.
 La copia per il Comprensorio sanitario verrà trasmessa direttamente dalla farmacia o dalla struttura sanitaria, mentre al cittadino viene restituita la sua copia, che deve essere conservata con cura ed esibita per l’erogazione di farmaci o prestazioni sanitarie.
 L’autocertificazione che autorizza all’esenzione totale o parziale dalla partecipazione alla spesa sanitaria avrà validità dalla data di consegna sino al 31 agosto del prossimo anno, e dovrà essere rinnovata ogni dodici mesi. La Ripartizione provinciale sanità ricorda che una falsa autocertificazione è perseguibile penalmente: prima di consegnare l’autocertificazione si consiglia dunque di controllare attentamente il rispetto dei requisiti richiesti. (da.pa)
Alto Adige 2-9-10
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categoria:salute, sociale, provincia di bolzano
venerdì, 03 settembre 2010



Controlli sull’antenna Telecom sul tetto della casa delle associazioni in via Pietralba Laives

LAIVES. Dopo le proteste dello scorso anno, il Comune e l’associazione consumatori effettueranno delle misurazioni per monitorare l’intentistà delle emissioni elettromagnetiche dell’antenna per la telefonia mobile posizionata sul tetto della casa delle associazioni di via Pietralba.
 Lo scorso anno, in occasione dell’installazione della prima antenna per la telefonia mobile nel centro di Laives (tutte le altre si trovano sulle pendici della montagna), molti residenti avevano espresso forti preoccupazioni sulle possibili conseguenze per la salute provocate dall’elettrosmog prodotto dall’impianto.
 Contro l’installazione dell’antenna delle Telecom era stata condotta una raccolta di firme. Le preoccupazione della cittadinanza non erano state fugate nemmeno dopo una serata in occasione della quale due fisici ed un avvocato avevano illustrato la bassa pericolosità delle emissioni. Nel corso dell’anno la situazione è stata costantemente monitorata. Ma l’amministrazione comunale, come del resto era stato promesso nel corso delle serate informative con la popolazione, intende verificare in prima persona la situazione. Per questo motivo, in collaborazione con l’associazione dei consumatori (che fungerà per così dire da “garante”), si procederà a una verifica dell’inquinamento elettromagnetico in città, facendo particolare attenzione a quello prodotto dall’antenna installata sul tetto della casa delle associazioni in via Pietralba. I risultati di queste analisi saranno resi pubblici e comunicati alla popolazione, in modo da garantire la massima trasparenza.
 La scelta di ospitare l’antenna della Telecom su un edificio comunale era stata assunta proprio per garantire una maggiore tutela ai cittadini: nelle condizioni del contratto erano infatti stati previsti dei limiti della portata dell’impianto, così come la possibilità di effettuare controlli sull’inquinamento elettromagnetico prodotto dall’antenna. Le analisi sull’inquinamento elettromagnetico serviranno anche a valutare l’impatto dell’eventuale allestimento di un servizio di wi-fi pubblico che il Comune di Laives sta pensando di mettere a disposizione della cittadinanza nelle immediate vicinanze del municipio.
Alto Adige 1-9-10
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categoria:salute, comune di laives
domenica, 29 agosto 2010



Ticket sanitario, nuova autocertificazione

BOLZANO.  A partire dal primo di settembre dovrà essere presentata la nuova autocertificazione per l’esenzione dal ticket sanitario per motivi di reddito. Lo rende noto l’assessorato provinciale alla sanità.
 Gli appositi moduli sono disponibili presso le farmacie, i distretti socio-sanitari, le strutture sanitarie e anche online sul sito internet della Rete Civica provinciale.
 Per ottenere l’esenzione dal ticket sanitario per motivi di reddito è necessaria una nuova autocertificazione, visto che quella vigente scadrà il 31 agosto.
 A partire da questa data il nuovo modulo sarà disponibile presso le farmacie, i distretti sanitari e le strutture sanitarie, e potrà essere anche scaricato dalla Rete Civica.
 Rispetto al passato non è più possibile far valer il diritto all’esenzione tramite il modulo di indigenza (codice 99), visto che il possesso dei requisiti necessari deve essere verificato dai competenti servizi per l’assistenza economica sociale presso i singoli distretti sociali.
 Affinché l’autocertificazione abbia validità legale, e consenta dunque l’esenzione, è necessario consegnarla presso una farmacia, una struttura sanitaria pubblica o convenzionata, oppure presso il distretto sanitario per far apporre la data e il timbro che ne certificano la validità.
 La copia per il Comprensorio sanitario verrà trasmessa direttamente dalla farmacia o dalla struttura sanitaria, mentre al cittadino viene restituita la sua copia che deve essere conservata con cura ed esibita per l’erogazione di farmaci o prestazioni sanitarie.
 L’autocertificazione che autorizza all’esenzione totale o parziale dalla partecipazione alla spesa sanitaria avrà validità dalla data di consegna sino al 31 agosto del prossimo anno, e dovrà essere rinnovata ogni dodici mesi.
 La Ripartizione provinciale alla sanità ricorda che una falsa autocertificazione è perseguibile penalmente: prima di consegnare l’autocertificazione si consiglia dunque di controllare attentamente il rispetto dei requisiti richiesti. (da.pa)
Alto Adige 26-8-10


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domenica, 01 agosto 2010



Il consulente di Obama: «In Alto Adige sono troppi sette ospedali»

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. «È un eccellente documento sui principi e sui valori cui ispirarsi per la sanità del futuro. Ora bisogna che ognuno si prenda la responsabilità delle decisioni». È il giudizio di Gino Gumirato sul piano di riordino della sanità approvato dalla Provincia.
 Padovano d’origine, 44 anni, Gumirato, è un esperto di fama internazionale di management di sistemi sanitari. È stato direttore amministrativo in ospedali come Viterbo, Piacenza, Chioggia; dal 2005 al 2008 ha avviato la riorganizzazione dell’Asl 8 di Cagliari. Quindi l’avventura americana cominciata con l’incontro alla London School of economics con Peter Orszag, responsabile del dipartimento dell’amministrazione economica dello staff del presidente Obama. Orszag aveva partecipato alla cerimonia di consegna di un premio a Gumirato, suo compagno di corso nella prestigiosa scuola londinese. È così che l’esperto italiano di management di sistemi sanitari, è stato chiamato come consulente a far parte del gruppo di dieci esperti internazionali che ha affiancato i tecnici americani nell’elaborazione della riforma del sistema sanitario degli Usa. Pur non avendo mai lavorato a Bolzano segue con interesse quanto si sta muovendo, seppur a fatica, nella sanità altoatesina. Michele Comberlato, presidente dell’Ordine dei medici, lo ha invitato due volte ad altrettanti convegni, per sentire le sue esperienze, in particolare quella di Cagliari. Accanto ai successi ottenuti anche le difficoltà incontrate, per avviare il cambiamento di modalità organizzative ormai consolidate ma anche di mentalità dei medici e dei cittadini
 Dottor Gumirato, come valuta il documento che riorganizza il sistema sanitario altoatesino?
«Non mi sembra si possa parlare di un documento sul riordino della sanità altoatesina: non vi sono indicazioni precise sugli ospedali e sui distretti come non sono indicati i livelli di attività per regime ed intensità di cura che si vogliono raggiungere; altresì non vi sono indicazioni sui livelli attesi della ricerca scientifica, sugli investimenti in infrastrutture, tecnologie e sul livello di finanziamento. È un eccellente documento sui principi e sui valori cui ispirarsi per la sanità del futuro».
 Concorda con quanti sostengono che sette ospedali sono un lusso che il sistena non si può più permettere?
 
«L’Italia deve raggiungere lo standard di 3,5 posti letto per acuti ogni mille abitanti in tutte le Regioni (ed anche in Alto Adige); i maggiori paesi occidentali stanno pianificando di avere, tra 10-15 anni, 2,5 posti letto per mille abitanti, quindi 7 ospedali, nel senso classico del termine, mi sembrano effettivamente troppi».
 Chi abita in periferia, in base alla sua esperienza, riuscirà ad adeguarsi?
 
«Certamente, i cittadini sono abituati a pensare che la sanità sia identificata dall’ospedale (dall’ospedale più vicino a casa) perché nel passato per qualsiasi problema si rivolgevano all’ospedale. Ma in realtà la sanità è molto di più: è prevenzione, screening, ricerca scientifica ed è emergenza, riabilitazione, assistenza domiciliare, ospedalizzazione domiciliare, assistenza protesica e farmaceutica, ecc. L’ospedale del futuro curerà in pochi giorni una malattia e durante una vita intera le persone andranno in ospedale una, due, tre volte al massimo, perché le malattie croniche ed invalidanti saranno curate in regimi alternativi e con una maggiore qualità della vita residua (anche e soprattutto a casa propria). I cittadini capiranno certamente che per livelli di eccellenza scientifica, tecnologica ed assistenziale, si possono fare, qualche volta nella vita, anche alcuni chilometri».
 Gli altoatesini sono ospedale-centrici: le linee guida della riforma puntano a potenziare il ruolo del medico di famiglia e dei distretti, per consentire agli ospedale di impegnare uomini e mezzi sui casi acuti. Significa che siamo sulla strada giusta.
 
«Certo: le linee guida identificano la strada giusta per il futuro. Ora bisogna che ognuno si prenda la responsabilità delle decisioni».
 I reparti organizzati in maniera classica, nel progetto di riordino, sono destinati a scomparire per lasciare il posto ai dipartimenti che comprenderanno più reparti di diversi ospedali con a capo un superprimario. Il suo giudizio?
 
«L’esperienza italiana dei dipartimenti insegna che non è sufficiente un’organizzazione dipartimentale per il miglioramento dell’efficacia e della qualità delle cure. La dipartimentalizzazione è una condizione necessaria che va ampiamente supportata nella sua crescita e nella integrazione delle risorse: ad esempio da una figura di supporto al Responsabile del Dipartimento ancora poco sviluppata in italia, quella dell’ “operation manager”».
 Che beneficio avranno i cittadini?
 
«I benefici potenziali per un cittadino sono rappresentati dal fatto che avrebbe a disposizione non solo un singolo medico ma un’èquipe multi specialistica e multi organo; se i professionisti lavorano in piena integrazione danno risultati eccezionali per la salute dei pazienti».
 Aumenta l’attesa di vita e quindi aumentano le richieste dei cittadini, in questo quadro è realistico pensare di riuscire a contenere, se non addirittura ridurre, la spesa?
 
«Certamente l’aumento della vita media in tutto il mondo preoccupa per le possibili conseguenze sui costi dei servizi; ma sappiamo che nel periodo 2000-2005, uno dei periodi di maggiore crescita della vecchiaia della popolazione italiana degli ultimi 50 anni, i costi sanitari sono cresciuti pochissimo: segno che una governance intelligente può dare risultati eccezionali».
 A Cagliari è riuscito a riorganizzare, come avrebbe voluto, la sanità? A grandi linee cosa ha fatto?
 
«A Cagliari abbiamo applicato le indicazioni finora espresse: ridotto i ricoveri per acuti da 286 a 189 per mille abitanti, duplicato l’assistenza domiciliare, quadruplicato le attività territoriali della salute mentale, effettuato investimenti per 250 milioni di euro in 40 mesi, programmato investimenti per altri 250 milioni, ridotto la perdita di bilancio annuale da 129 a 15 milioni di euro al netto degli investimenti. I dati del Ministero della Sanità confermano che abbiamo ottenuto importanti risultati di salute».
 E per quanto riguarda l’ultima l’esperienza americana con la chiamata a far parte dello staff di Obama per la riforma sanitaria?
 
Sono stato consulente del Governo americano per la definizione della Riforma sanitaria in questi 18 mesi. La riforma prevede sacrifici ma anche investimenti enormi per i prossimi 10 anni ed il mio mandato scade il 31 agosto. Mi riposerò un po’, perché nel futuro ci sarà molto da fare per tutti».
Alto Adige 1-8-10
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categoria:salute, provincia di bolzano
sabato, 31 luglio 2010




Seno rifatto addio per le under 18


Stop al seno rifatto per le under 18. Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha approvato il disegno di legge che, "per consentire una più ampia informazione sugli effetti indesiderati nonche' sulle tipologie e sui materiali usati", istituisce i registri nazionali e regionali degli impianti protesici nel seno.
L'obiettivo, informa il comunicato di Palazzo Chigi, è "fornire un ulteriore strumento a tutela della salute delle persone che fanno ricorso a questo tipo di intervento chirurgico, che recenti statistiche indicano solo in minima parte legato a patologie mediche". Il disegno di legge, sul quale e' stato sentito il Garante per la privacy, vieta inoltre il ricorso all'intervento da parte di minori. Il disegno di legge ha ricevuto il parere della Conferenza Stato-Regioni.
Venerdí 30.07.2010 16:11 www.affaritaliani.it
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categoria:comunicati, salute
venerdì, 30 luglio 2010



Un nuovo opuscolo informativo sulle residenze per anziani

BOLZANO. Con una conferenza stampa ieri al centro di degenza Villa Europa, in via Milano, è stato presentato il nuovo opuscolo delle residenze per anziani dell’Alto Adige. La brochure, pubblicata dall’Associazione delle residenze per anziani dell’Alto Adige, presenta le strutture provinciali e i servizi da loro offerti per fornire alla cittadinanza e agli operatori del settore informazioni pratiche, in forma semplice e compatta. «I cittadini - ha detto Norbert Bertignoll, presidente dell’Associazione - possono poi mettersi in contatto con le singole strutture per avere informazioni più approfondite, per esempio in merito alle procedure di ammissione presso le residenze». «Quest’opuscolo rappresenta un ulteriore passo avanti verso lo sviluppo della qualità - ha commentato Martha Stocker, assessore regionale con competenza per le aziende pubbliche di servizi alla persona - e qualità significa anche poter fare un confronto fra strutture diverse e l’opuscolo dà un contributo in questo senso».
 L’Associazione delle residenze per anziani rappresenta 63 enti gestori che amministrano un totale di 77 strutture sul territorio, per un totale di 3.847 posti letto e occupano circa 3.800 collaboratrici e collaboratori. La struttura più piccola dispone di 21 posti letto, la più grande ne ha 170.
 L’opuscolo sarà disponibile prossimamente nelle comunità comprensoriali, all’Azienda servizi sociali Bolzano, nei distretti sanitari, presso l’Azienda sanitaria di Bolzano, negli ospedali, nei comuni e naturalmente nelle residenze per anziani; sarà inoltre anche sul sito internet dell’Associazione, all’indirizzo www.vds-suedtirol.it.
Alto Adige 30-7-10
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categoria:salute, sociale
martedì, 27 luglio 2010



Riforma sanitaria: c’è il via libera

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. Via libera, ieri, alla riforma sanitaria: la giunta provinciale ha approvato il documento elaborato dalla commissione di 26 esperti. L’Asl entro tre mesi dovrà mettere a punto il piano attuativo. Il direttore sanitario Oswald Mayr: «Siamo pronti».
 LE CIFRE. In Alto Adige ci sono 130 mila malati cronici, altri 140 mila pazienti bisognosi di cure, 12 mila lungodegenti che diventeranno 20 mila nel giro di pochi anni. Si assiste inoltre ad un’esplosione di casi di demenza senile. Cifre e patologie destinate ad aumentare in maniera esponenziale con il progressivo invecchiamento della popolazione. Di qui - l’ha detto sia il presidente della Provincia Luis Durnwalder che l’assessore Richard Theiner - la necessità di riorganizzare la sanità altoatesina: «Se non lo facessimo, nel giro di pochi anni, ci troveremmo in grosse difficoltà finanziarie e non saremmo più in grado di continuare a garantire ai cittadini un servizio pubblico di qualità».
 RIORGANIZZAZIONE. Le linee guida della riforma partono dal presupposto che nel prossimo futuro non tutti gli ospedali potranno fare tutto: una politica sanitaria di questo tipo non è più economicamente sostenibile e non è in grado di rispondere all’aumento della domanda. «Questo - dice Durnwalder - creerà dei malumori ma non abbiamo alternative». Le linee guida della riforma prevedono di ridisegnare gli ospedali altoatesini. «Anche in futuro - assicura Theiner - le cure di base saranno garantite in tutti i sette ospedali, ma l’obiettivo della riforma è quello di creare una rete sanitaria più qualificata, efficiente ed economicamente sostenibile attraverso la messa in rete di ospedali pubblici e convenzionati, la creazione di dipartimenti e centri di riferimento, il trasferimento di prestazioni dagli ospedali ai servizi territoriali grazie ad una migliore assistenza primaria (medici di base, ndr)». Cambia il ruolo degli ospedali: «Seguiranno - spiega Albert Tschager, capo ripartizione della sanità - solo i casi acuti. Oggi la durata media di un ricovero è di circa 6 giorni: non vogliamo ridurre i tempi, ma il numero. In Alto Adige abbiamo troppi ricoveri: non è più sostenibile».
 I MALATI CRONICI. Verranno seguiti direttamente dal medico di base, dagli specialisti dei distretti e dai day hospital dedicati. Per questo la riforma prevede un aumento del numero dei medici di medicina generale e del personale infermieristico. L’obiettivo di fondo è quello di migliorare il servizio sanitario sul territorio, per consentire agli ospedali di concentrare professionalità, mezzi e risorse sui casi acuti. «La nuova organizzazione - assicura Theiner - rafforzerà la competitività degli ospedali che potranno così sfruttare una migliore e più efficace opera di ricerca e cura». Aggiunge Tschager: «Solo l’elevata qualità del nostro servizio sanitario, quando l’Ue aprirà le frontiere sanitarie, potrà evitare la fuga dei nostri pazienti all’estero».
 I TEMPI. L’Asl ha tre mesi di tempo per mettere a punto il piano attuativo che fissa la suddivisione di servizi normali e specialistici a livello territoriale. Il documento sarà poi approvato dalla giunta provinciale che dovrà effettuare le modifiche a livello legislativo. La giunta ha deciso ulteriori approfondimenti sull’assistenza indiretta, in particolare sul tipo di servizio da rimborsare e in che misura. Inoltre l’esecutivo provinciale dovrà fissare i presupposti minimi per attivare o meno un servizio sanitario sul territorio.
Alto Adige 27-7-10
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categoria:salute
domenica, 11 luglio 2010



Il Centro consumatori avverte: «Attenti alle rate del dentista»

BOLZANO. Pagare le vacanze o i mobili a rate ormai è quasi normale. E il dentista? Il Centro tutela consumatori e utenti di via Dodiciville 2 mette in guardia i pazienti: «Non di rado insieme al preventivo, lo studio consegna anche il modulo per la richiesta di un finanziamento ma attenzione alle insidie di questi contratti come quella che costringe a rimborsare il finanziamento anche quando è in corso la contestazione sulle qualità del prodotto».
 In ogni caso - dicono gli esperti - è bene considerare quanto segue:
 - stipulando un contratto di finanziamento, il professionista viene di solito pagato dalla società finanziaria subito dopo la stipula del contratto. Al consumatore converrebbe pagare a lavoro finito;
 - i crediti al consumo erogati da società finanziarie sono spesso (molto) più cari di quelli concessi dalle banche e a volte sfiorano le soglie d’usura. Prima di firmare qualsiasi contratto sarebbe dunque consigliabile confrontare almeno più offerte. In presenza di un contratto di finanziamento, considerando le innumerevoli clausole, è buona regola consultarsi con un esperto prima di firmare. Al Ctcu sono stati segnalati casi in cui per un singolo contratto sono state richieste anche 30 firme.
Alto Adige 11-7-10
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categoria:salute
domenica, 04 luglio 2010



Viaggiare in sicurezza all’estero i consigli dell’Asl costano 15 euro

 BOLZANO. Le vacanze si avvicinano e, soprattutto per chi è alle prese con la programmazione di un viaggio in paesi lontani, la preparazione richiede una meticolosa organizzazione. Forse non tutti sanno che presso i Servizi Igiene dell’Asl può essere prenotata una consulenza specifica al costo di 15 euro.
 «Bisogna considerare che un’ accurata preparazione deve essere programmata dalle 4 alle 6 settimane prima dell’inizio del viaggio», spiega Josef Simeoni, primario del Servizio Igiene e sanità pubblica del Comprensorio di Bolzano. I medici preparano un piano di vaccini e precauzioni ad hoc. Info: 0471 909 264.
Alto Adige 4-7-10
postato da: apritisangia alle ore 20:36 | Permalink | commenti
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