martedì 17 gennaio 2012

Transart Manifesta 1

martedì, 04 ottobre 2011



Transart, ogni anno una scoperta

DANIELA MIMMI

L’undicesima edizione di Transart ha chiuso i battenti sabato sera alla Selectra dopo due settimane e mezzo concentrate in cui si sono succeduti a ritmo sostenuto diciassette tra concerti, spettacoli di visual art, performance, clubbing, teatro, reading, clubbing, meglio ancora se mescolati l’uno all’altro.
 E come sempre ci ha regalato esperienze decisamente particolari, a partire dalla performance dell’artista più eclettico del momento, l’inglese Matthew Herbert, che ci ha fatto assistere in diretta alla vita (e morte) del maiale, al particolare spettacolo di Laurie Anderson, più reading che concerto, fino alle contaminazioni del flamenco con la musica contemporanea (l’Ensamble Residencias alla Lanerhaus di Lana) e del jazz con lo jodel nello spettacolo conclusivo che ha visto sul palco, insieme, Gerd Herman Ortler e Annaliese Breitenberger. E poi ancora la musica per mezzi meccanici di Boris Filanovsky nella Caserma di Silandro, il particolare esperimento di Rent a Musician, ovvero come avere a casa propria un ensemble di musica contemporanea, la musica boliviana, i burattini che recitano il Woyzeck nella verione firmata dal sudafricano William Kentridge, i clubbing di Matthew Herber e Wupwup, per finire con i due lavori che hanno ricevuto il premio per la giovane creatività: “Score” di Codice Ivan e “Dal Kapital” di Leander Schwarzer. Il tutto partito, il 14 settembre, con il bellissimo concerto di Alarm Will Sound e la registrazione dei campanacci del “solito” Matthew Herbert.
 Adesso è tempo di bilanci per Peter Paul Kainrath e il suo team, ma anche di mettersi in moto per la prossima edizione. «Questa, la prima edizione del secondo decennio, è la più matura. - sottolinea Peter Paul Kainrath - La prima decade si è conclusa idealmente con Patty Smith. Quindi, quelli di quest’anno, sono i parametri che in linea di massima seguiremo anche per la prossima edizione che sarà ancora più articolata e con ancora più contaminazioni. La scelta di ridurre Transart da 5 a 2 settimane e mezzo è azzeccata secondo noi, perchè così andiamo a coprire un periodo in cui devono ancora cominciare tutte le stagioni teatrali. Quest’anno abbiamo dato molto spazio alla musica, il prossimo anno forse avremo più sperimentazioni multimediali».
 Quali sono stati gli appuntamenti più graditi al pubblico?
 «Rent a Musician ha avuto un successo incredibile. Il 29 il Phace Ensemble ha tenuto 18 concerti, in altrettanti appartamenti, con 400 spettatori. Impensabile per la musica contemporanea. Oltre a quello tenuto il giorno prima nella redazione del vostro giornale. Direi che nessuno si è lamentato delle nostre scelte. E tutti hanno apprezzato anche la performance di Laurie Anderson, tutta in inglese, anche se non ha funzionato la traduzione».
 Come si sono comportati gli artisti locali?
 «Direi molto bene. Questo è un settore che vogliamo incentivare, grazie anche alla collaborazione con Museion, il Südtiroler Künstlerbund e tutti gli altri che ci hanno aiutato quest’anno».
 C’è qualcosa da cambiare o da aggiungere, a questo punto, secondo lei?
 «Penso che continueremo su questa strada, cercando di offrire un panorama il più possibile completo e variegato sulla cultura contemporanea, una cultura agganciata al presente, all’immediato, senza ripetere nulla di ciò che abbiamo già fatto. Ogni anno Transart deve essere una nuova scoperta. E lo sarà la prossima edizione».
 Chi rappresenterà l’highlight della prossima edizione? Bjorn o Lou Reed?
 «Stiamo trattando...».
Alto Adige 4-10-11
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sabato, 24 settembre 2011


Arnaud Riviere

All’ex-Alumix i maestri del «giradischismo»

«Digging», «Scratching», «mixing»: non si tratta solo di strani suoni onomatopeici, ma di parole che raccontano una pratica musicale che affonda le sue radici nella cultura Hip Hop e che prende il nome di «turntablism». Tutto si basa sul concetto di manipolazione: il suono originario dei vinili si trasforma grazie all’intervento del giradischi e del mixer su specifiche porzioni di suono.
Oggi Transart dedica all’«arte del giradischismo» una tappa del suo viaggio, esplorando le incursioni di questa disciplina nei territori della musica di ricerca come l’elettroacustica e la musica improvvisata.
 L’«experimental turntablism» non ha a che fare solamente con il mondo della musica underground, ma si è intrecciato fin dall’inizio all’arte concettuale dei Fluxus e della musica contemporanea, di cui Nam June Paik e John Cage rappresentano i riferimenti più noti.
I «turntablist» invitati alla notte Instant cut di Transart, appartengono alla nuova schiera di giovani sperimentatori che ben rappresentano le infinite possibilità espressive di quest’arte.
 Bolzano come Parigi, Roma, Amsterdam, Berlino, quindi, per una notte da ballare fino all’ultimo disco con sul palco specialisti internazionali del calibro di Ignaz Schick, Arnaud Riviere, Dj Sniff e @kapi. Si inizia alle 20.30 nel tempio postindustriale delle notti bolzanine: l’Alumix di via Volta 11, alla Zona Industriale di Bolzano.
Alto Adige 24-9-11
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domenica, 18 settembre 2011



Il carboncino di William Kentridge esplora la forza del teatro dei burattini

Teatro di poesia e arte. E’ sulla scia di queste suggestioni che il 21 settembre alle 20.30 al Teatro Comunale di Bolzano, Transart e Museion affidano il palcoscenico all’inconfondibile tratto di matita e carboncino dell’artista visivo William Kentridge (Johannesburg 1954), regista e scenografo dello spettacolo Woyzeck on the Highveld, adattamento della famosa opera incompiuta dell’autore tedesco Georg Büchner.
 Nella sua intensa e suggestiva versione dell’opera, l’artista sudafricano esplora le potenzialità e la forza evocativa del teatro dei burattini frutto dalla ricerca della pluripremiata compagnia di Cape Town Handspring Puppet Company. “Volevo lavorare in una zona in cui performance e disegno si uniscono, per capire se era possibile trovare una profondità emotiva e un peso recitativo senza ricorrere alle eloquenti tecniche di trasformazione del volto di un attore”. Kentridge trasforma il soldato tedesco di Büchner in un semplice lavoratore che emigra nella Johannesburg del 1956. Sul palcoscenico, dove la muta essenza dei corpi e delle mani dei marionettisti è solo accennata, la “magica danza” dei burattini si intreccia al mondo poetico e arcaico delle immagini realizzate da Kentridge con la tecnica immediata del disegno a carboncino.
 Il risultato che ne s
Alto Adige 17-9-11
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venerdì, 16 settembre 2011


Carl Andre

Transart e Museion, è sinergia

DANIELA MIMMI
Transart cerca di portare la cultura contemporanea a un pubblico curioso e attento, anche se non è precisamente esperto d’arte. Il Museion fa lo stesso. E insieme sono proprio una bella coppia.
 Anche per questa edizione di Transart, che si è aperta mercoledì sera in un ex Alumix strapieno di gente intenta a suonare le campane per il progetto di Matthwe Herbert prima del bellissimo e particolare concerto degli americani Alarm Will Sound, il Museion partecipa attivamente con una serie di iniziative. «Noi, sia il Museion che Peter Paul Kainrath, siamo convinti che le sinergie, sul territorio, siano molto importanti.
 Insieme possiamo fare cose più grandi: Transart serve al Museion e il Museion serve a Transart.
 È un vero peccato che il tutto sia limitato alle due settimane di Transart. Sarebbe bello fare qualcosa insieme anche nel corso dell’anno, prolungare la nostra collaborazione anche al di fuori della manifestazione. Al Museion sono esposte opere d’arte contemporanea, mentre Transart può presentare spettacoli multimediali, performance, musica e quant’altro».
In particolare quest’anno cos’ha portato la vostra collaborazione?
 «Oggi al Museion viene inaugurata la mostra di Carl Andre, fondatore della Minimal Art. Laurie Anderson è sempre stata molto vicina alla Minimal Art e non solo ne parlerà durante la sua conversazione al Laurin, il giorno dopo il suo concerto, il 24 settembre, ma verrà anche a visitare la mostra, perchè nel suo percorso artistico ha spesso incrociato quello di Andre e le loro opere sono state presentate spesso insieme. Inoltre Museion ha partecipato all’assegnazione del premio per la giovane creatività, che quest’anno è andato a Codice Iva, Leander Schwarzer e Federico Lanaro. E poi c’è il Woyzeck di Willian Kentridge che presentiamo al Teatro Comunale il 21 insieme e nell’ambito di Transart. Senza contare che Museion ha appena ospitato le opere grafiche di Kentridge, nell’Arsenale».
 Secondo lei cosa dobbiamo aspettarci da Herbert e dal suo One Pig che stasera verrà presentato all’ex Alumix?
 «Io trovo geniale Herbert in assoluto e nello specifico trovo molto interessante il suo tentativo di portare l’arte nella vita di tutti. Certo, lui come sempre è provocatorio e userà suoni, musiche, immagini, e addirittura odori per raccontarci la vita del maiale.
 Il maiale fa parte della nostra quotidianità e lui vuole proprio portare l’arte nella nostra quotidianità. E’ un modo intelligente per avvicinare la gente all’arte e soprattutto per rendere l’arte contemporanea meno elitaria e più popolare».
Secondo lei questa tendenza, molto presente come sempre a Transart, di fondere i diversi linguaggi artistici, è destinata ad affievolirsi nel tempo, o al contrario a rafforzarsi?
 «La nostra è una società ibrida, nel senso positivo del termine, e l’arte la riflette, perchè è radicata in una società sempre più eterogenea. Secondo me i diversi linguaggi si fonderanno sempre di più, fino a creare una nuova arte che le prevede e le ingloba tutte.
 Questa sera all’ex Alumix, alle 21,30. si fonderanno suoni, immagini e odori per descrivere la vita del maiale, per dare, come ci ha detto Herbert nella recente intervista, con tante risposte a tante domande: mangiamo male e mangiamo troppa carne, non dovremmo considerare il maiale solo come cibo e, soprattutto, non abbiamo nessun rispetto per gli animali in generale, e per il maiale in particolare».

Alto Adige 16-9-11
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giovedì, 15 settembre 2011



Transart decolla con lo Zeppelin

BOLZANO. In onda oggi alle 15 dalla Sede Rai di Bolzano sulle frequenze di RadioDue, Zeppelin, il programma condotto da Paolo Mazzucato darà in apertura qualche anticipazione sulla festa del Teatro che anche quest’anno il Teatro Cristallo organizza per presentare la sua prossima stagione: la direttrice Gaia Carroli racconterà le novità del cartellone. La direttrice di Museion Letizia Ragaglia porterà poi al cospetto delle opere dell’artista americano Carl Andre del quale ha curato in collaborazione con il Museum Kurhaus Kleve, una grande retrospettiva. Alexandra Tomaselli, ricercatrice Eurac, introdurrà poi alla giornata che il festival Transart dedica alla Bolivia, con una tavola rotonda ed un concerto dell’Orquestra Experimental de Instrumentos Nativos, il cui direttore Cergio Prudencios illustrerà le caratteristiche di questo progetto. Con Fabio Da Col conosceremo poi i contenuti di “Klimamobility”.

Alto Adige 15-89-11
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mercoledì, 14 settembre 2011



Matthew Herbert, maiali e altro

DANIELA MIMMI
Èl’artista più eclettico, prolifico, imprendibile e a volte indecifrabile del momento, Matthew Herbert. E infatti nel cartellone di Transart, che apre questa sera i battenti in quella che ormai la sua sede «storica», la suggestiva ex fabbrica dell’Alumix in zona industriale, Herbert appare ben tre volte, in tre vesti diverse, in tre progetti diversi. Questa sera alle 20.30, prima del concerto degli americani e numerosi Alarm Will Sound, Herbert farà suonare al pubblico e registrerà 500 campanacci per la sua Cowbells Performance, un progetto ispirato a John Cage che vedrà definitivamente la luce nella prossima edizione di Transart. Venerdì 16, sempre all’ex Alumix, presenterà il suo strano progetto «One pig», criticato dagli animalisti, ma da lui difeso strenuamente. La sua performance segue la vita del maiale (utilizzando, suoni, immagini e anche odori) dall’inizio della sua vita fino alla sua morte. Poi lo ritroveremo la sera successiva, il 17 sempre all’ex Alumix, questa volta nelle vesti di dj, dalle ore 22 in poi. È d’obbligo quindi, farci spiegare da lui il senso di tutti questi suoi molteplici e sfaccettati progetti, cercando anche di far luce sulla sua altrettanto sfaccettata personalità. Tenendo anche conto del fatto che i suoi studi musicali sono decisamente classici e che lui ha cominciato suonando il più classico degli strumenti, il pianoforte.
Quale pensa sia stata l’influenza della musica classica sul suo lavoro di oggi?
 «Mi ha insegnato l’importanza della disciplina e dello studio. Mi ha insegnato che io, in quanto musicista, faccio parte di una lunga eredità, e quanto può essere divertente suonare con altri. Sfortunatamente mi ha anche insegnato che se tu suoni una nota sbagliata sei un pessimo musicista. E poi mi ha insegnato che storicamente, la musica classica è sempre un privilegio per le élite. E anche che niente riesce a battere il suono di un’orchestra sinfonica e di un registratore».
Lei è musicista, artista, performer, compositore, dj e altro ancora. Saprebbe definirsi?
 «Non lo so proprio. La musica è un processo, non un prodotto, così finisco per pensare a me stesso come un esploratore anziché come un artigiano di esperienze».
Lei ama molto Mahler. Pensa che l’abbia influenzato?
 «C’è una incredibile tensione nella musica di Mahler, tra il sublime e il mondano, tra lo straordinario e il divino e il mortale. È come guardare l’oceano: il cervello non riesce a concepirlo tutto nello stesso momento. Io lavoro con i suoni piuttosto che con gli strumenti, così la sua influenza è più filosofica che letteraria. Comunque penso che se Mahler fosse vivo oggi, non scriverebbe musica per orchestra».
Qual è il significato di One Pig?
 «Non sono sicuro che ce ne siano. Sono tante risposte a tante domande: dovremmo mangiare meno carne, dovremmo trattare gli animali con più rispetto, dovremmo avere più cultura alimentare, non dovremmo credere di essere più importanti dei maiali, non dovremmo lasciare che il nostro cibo sia regolato da leggi di mercato e di business, e non dovremmo pensare ai maiali solo come cibo».
E allora perché gli animalisti hanno criticato questo suo progetto?
 «Io penso che siano confusi. Io ho solo trasformato in musica un processo produttivo. Se hanno dei problemi devono prendersela con gli allevatori, non con me».
Perché tra tutti gli animali ha scelto proprio il maiale?
 «Il maiale è il migliore amico dell’uomo. Abbiamo addomesticato i maiali prima dei cani e abbiamo costruito una società che dipende da lui. In alcune culture è adorato, in altre è usate e da un punto di vista simbolico ha molti e diversi significati».
E quanto ai campanacci, sa già cosa ne verrà fuori? Cosa ascolteremo il prossimo anno?
 «La registrazione delle campane fa parte di un progetto più vasto e quello di Bolzano è il primo suono che registriamo, perciò non so cosa succederà, se il prossimo anno presenteremo la singola registrazione o tutta la performance. Vogliamo creare qualcosa che rifletta la cultura e la storia di questa area, ma non ho la più pallida idea di quello che faremo il prossimo anno a Transart, ma sarà una specie di spina dorsale».
Quanto alla sua esperienza come dj, la sua musica deve fare solo divertire o cosa?
 «Sicuramente deve fare divertire, ma dovrebbe anche instaurare e agevolare un dibattito politico. Peccato che questo succeda raramente...»

Dj con studi classici

Matthew Herbert nasce nel 1972 in Inghilterra. Incomincia la sua carriera studiando recitazione alla Exeter University presentandosi al pubblico usando come strumento una borsa piena di patatine. Passa poi - sotto lo pseudonimo di Radio Boy - a fare il dj a San Francisco. Nel 2010 viene realizzato «One one», primo capitolo della trilogia incentrata sulla vita di una persona in un singolo giorno. A ottobre esce il secondo capitolo, «One club», nato al club tedesco R.Johnson dove Herbert ruba voci, rumori e silenzi e li trasforma in strumenti musicali.


Alto Adige 14-911
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domenica, 11 settembre 2011



I percorsi dell’arte

sperimentazione

Dal 14 settembre all’1 ottobre i mille volti della sperimentazione artistica approdano in Alto Adige: per l’undicesima volta il sipario di Transart si apre su un immenso palcoscenico dedicato alla musica, all’arte, alla performance e al teatro. Da Bolzano a Silandro, dalle aree industriali dismesse alle chiese, fino a raggiungere le case dei singoli spettatori grazie alla nuova idea di Rent a musician (affitta un musicista). Vivere il presente significa prima di tutto viverne la cultura.
 Transart delinea, in questo modo, un avvincente percorso fra le più diverse forme espressive del nostro presente, solcando territori in continua trasformazione, alla ricerca di nuove formule di dialogo e scambio con il pubblico.
 L’ex fabbrica Alumix di Bolzano ospiterà l’inaugurazione del festival mercoledì 14 settembre alle 20.30, affidata all’unica data italiana dell’ensemble newyorkese degli Alarm Will Sound.
 Il New York Times li ha definiti una delle band più creative e originali della scena americana contemporanea: diretto da Alan Pierson, l’ensemble si dedicherà alla ricognizione di brani di John Adams e David Lang, unendo in un mix ricercato ed esplosivo la classica contemporanea alle trascrizioni per orchestra di celebri brani per elettronica, come quelli scritti dal leggendario Aphex Twin.
 La prima settimana del Festival si aprirà nel segno della sperimentazione: il compositore e attivista inglese Matthew Herbert approda a Transart con una tappa del suo ambizioso progetto ispirato a John Cage che intende registrate “tutti” i suoni del mondo.
 Protagonista assoluta sarà l’azione prodotta da 500 persone armate di campanacci, chiamate a realizzare un inedito momento sonoro collettivo: Matthew Herbert, la cui liaison con Transart è destinata a durare a lungo, dirigerà la breve performance e la registrerà, per presentarla poi nella prossima edizione del festival.
 Due giorni dopo, il 16 settembre, l’eclettico musicista britannico presenterà in prima mondiale One pig, il suo nuovo progetto. Dopo One One, registrato in totale solitudine e One Club, inciso campionando i suoni di un’intera serata presso il club techno Robert Johnson di Offenbach (Francoforte), One pig è il terzo disco dedicato alla rilettura/riflessione in chiave musical-elettronica di singole storie di vita di tutti i giorni.

Il modello Bolivia

Giovedì 15 settembre giornata dedicata alla Bolivia con una tavola rotonda a Bolzano all’Eurac in Viale Druso 1 con inizio alle 18 dal titolo: Bolivia Today. Intervengono Pablo Groux ambasciatore dela Bolivia all’Unesco, Cergio Prudencio compositore, Rudi Dalvai Presidente dell’organizzazione “World Fair Trade Organization“. A moderare Alexandra Tomaselli. Dopo aver dibattuto sul dialogo interculturale in Bolivia, stato da poco riconosciuto plurinazionale, spazio alla musica alle 20,30 con il concerto della Orquesta Experimental de Instrumentos Nativos diretta da Cergio Prudencio. L’ensemble è nato per tradurre nella contemporaneità gli strumenti tipici dell’altipiano andino. Musica etnica colta che scava nelle radici culturali inca rivisitate nell’avanguardia con 5 nuove opere proposte in prima mondiale.

Matthew Herbert tra clubbing e la biografia musicale di un maiale

One pig è la biografia musicale dei suoni prodotti da un maiale dalla sua nascita alla sua morte per macellazione presentata in prima italiana a Transart. È un maiale dell’epoca industriale, che vive una canonica vita da maiale moderno del Kent britannico, per finire la sua storia trasformato in creativi piatti della cucina londinese. Un viaggio emotivo e sorprendente, una registrazione strumentale che dona una nuova dimensione alla esistenza stessa del maiale che prenderà vita venerdì 16 settembre alle 21.30 all’Ex Alumix.
 Nel corso dello spettacolo live, video, fotografia e odori intensificano le emozioni della storia del suino britannico. il palco sarà animato, inoltre, da un trio jazz, devoto fino alla fine alle componenti maialesche: Tom Skinner, batterista e percussionista, suonerà un tamburo fatto con la pelle del porco e con il resto delle sue ossa; alle tastiere Sam Beste suonerà, invece, un “dracularis”, uno strumento appositamente costruito da Henry Dagg, con veri e propri campioni di sangue prelevati dal maiale del Kent. È un progetto provocatorio e avvincente, un viaggio attraverso la vita di un animale, visto non da una prospettiva di sfruttatore o voyeur, ma da quella di un ascoltatore impegnato, desideroso di dare un senso a ciò che può in un primo momento venire ascoltato semplicemente come serie di grugniti casuali. Un concept intrigante, dove le distinzioni tra suono e musica, politica e intrattenimento, auratico e visivo, giocoso e grave, sono continuamente sfocate e si intrecciano tra loro. È un progetto fedele alla filosofia di Matthew Herbert, uno tra i più versatili innovatori musical-performativi.
*** SI BALLA DI NOTTE  “Herbert è un genio, tutti gli altri sono soltando dj” affermano i suoi estimatori: suoni spezzati, campioni jazz costruiti su basi house, miscelati con loop e basslines techno, ma anche sonorità electro, electroclash, hiphop, funky unite a pezzi storici, come “Flatbeat”, compongono la miscela esplosiva dei suoi dj set, che stupiscono per versatilità ed eccletticità, ritmo e tensione, senza mai cadere nella trappola della ripetitività.
 Sabato 17 settembre a partire dalle 22.00 negli spazi dell’ex Alumix in via Volta 11, Transart dedica un’intera serata al clubbing: protagonista assoluta la versatilità del musicista inglese Matthew Herbert. Grande innovatore della musica di oggi, mago del campionamento e del mixaggio dei suoni, Herbert, che ha alle spalle studi di pianoforte classico, è uno dei più prolifici protagonisti della scena elettronica degli ultimi anni.
 Oltre ad aver registrato dischi live e in studio sotto gli pseudonimi di Rockit, Wishmountain, Radio Boy e altri, ha prodotto e remixato artisti come Björk, REM, John Cale, Roisin Murphy, Yoko Ono e Serge Gainsbourg. Per introdurre la sua performance, Herbert ha scelto Patrick Pulsinger, un artista che si è cimentato in quasi tutti gli stili legati all’elettronica. Dalla house alla techno, dall’electro minimale al down beat, il suo sound si spinge al di là dei confini tradizionali di “genere” verso le più inaspettate direzioni e lo ha imposto come una delle figure di massimo rilievo nel djing. Ad aprire il Transart clubbing l’energia del dj set di wupwup.

Un concerto nel proprio salotto

Organizzare un concerto nel proprio salotto, prima o dopo un aperitivo, o come felice conclusione di una cena tra amici, parenti e vicini... oggi non è più un lusso solo per pochi eletti! Transart permette a tutti di gustarsi della musica dal vivo a casa: a esibirsi può essere un solista, un duo, un trio - a ciascuno la scelta!
È sufficiente prenotarsi e scegliere tra il fine repertorio di musica contemporanea che percorre il Novecento, da Luciano Berio, Giacinto Scelsi, Salvatore Sciarrino, Roman Haubenstock-Ramati, Christoph Herndler, David Philipp Hefti a Hans Zender e Brian Ferneyhough. Così a Bolzano per l’intera serata del 29 settembre, dalle 18.30 alle 23, chi lo desidera potrà avere a disposizione un trio d’archi, un duo contrabbasso/violino, un duo sax/ fisarmonica, o ancora un duo di soli fiati. Prenotazioni presso gli uffici del festival Transart al numero 0471 673070 entro lunedì 12 settembre! I concerti per questo primo esperimento sono programmabili per la sola città di Bolzano. La partecipazione è gratuita.

Se cultura fa rima con fortuna

Vuoi vincere un viaggio a New York? Allora segui gli eventi di Transart11, compra i biglietti e partecipa all’estrazione di un week end lungo nella Grande Mela per seguire il festival Performa! Con la Transart Lottery Transart sperimenta un nuovo strumento per incentivare il sapere contemporaneo e mette in palio un lungo week-end a New York nel periodo 7-21 novembre 2011, per assistere a Performa11 (http://performa-arts.org)
Come si fa a partecipare?
Basta comprare un biglietto in occasione dei concerti contrassegnati dal quadrifoglio della Transart Lottery. Il vincitore avrà diritto a un soggiorno di 3 notti, volo di andata e ritorno da Malpensa e i biglietti per il festival. L’estrazione del biglietto fortunato avverrà durante l’ultimo evento del festival Transart11, l’1 ottobre presso Selectra. Regolamento del concorso sul sito www.transart.it
La Transart Lottery è sponsorizzata da Alitalia, Viaggi Mundus e dal Festival Performa.

PREVENDITA BIGLIETTI
I ticket per tutte le manifestazioni di Transart sono acquistabili presso Disco New in via Ospedale 1 a Bolzano. Questi gli orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle 9 alla 12 e dalle 15 alle 19. Sabato, invece, orario dalle 9 alle 12.

VENDITA BIGLIETTI ONLINE http://mima.artacom.it


Alto Adige 10-9-11



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giovedì, 08 settembre 2011


Alarm Will Sound

Transart parte con 500 campanacci suonati dal pubblico

DANIELA MIMMI
BOLZANO. Cinema, musica, poesia, arte, teatro, performance coraggiose e trasgressive, un tocco di spiritualità e buon vino. Ecco Transart 2011.
 L’undicesima edizione del festival è stata presentata ieri in quello che ormai è il «luogo» di Transart: l’ex Alumix. Occasione anche per annunciare una novità nella struttura organizzativa: Eduard Demetz cederà il ruolo di presidente a Maria Niederstätter. Una donna proiettata verso il futuro, proprio come il festival.
 Transart riempirà l’ex Alumix ma anche le caserme di Silandro, l’Eurac, il Teatro Comunale di Bolzano e il Museion: li riempirà di musiche mai sentite prima, di parole mai ascoltate, di immagini mai viste. E poi arriverà sulle passeggiate di Merano, entrerà alla Selectra e all’Hotel Laurin e alla Lanserhaus di Appiano, e nelle splendide Officine Fs di via Macello a Bolzano, dove finalmente, il 23 settembre, avremo occasione di ascoltare Laurie Anderson. La musicista-artista americana aveva già fatto una fugace apparizione a Bolzano nel 2003, sempre in occasione di Transart e sempre alle Officine Fs. Ma il programma prevedeva, appunto, una sua fugace apparizione, e in pratica tutti sono rimasti a bocca asciutta. Richiamata a viva voce, ecco di nuovo qui la musa dell’underground newyorkese per una serata tutta sua, nell’unica data italiana.
 Transart comincia il 14 settembre con una performance imperdibile: gli americani Alarm Will Sound e uno degli artisti più eclettici e geniali del momento, Mattew Herbert, e gli spettatori. Saranno loro, con 500 campanacci in mano, a contribuire a creare la colonna sonora della serata. Troveremo poi l’artista inglese il 16 con la sua strana performance One Pig, ovvero la biografia musicale dei suoni prodotti da un maiale, dalla sua nascita fino alla morte. Transart chiuderà i battenti il primo ottobre, dopo due settimane in cui, in tutta la provincia, succederà di tutto e di più. In una provincia in cui le tradizioni sonno immutabili e in cui la musica classica la fa da leone, c’è proprio bisogno di una boccata d’aria fresca e nuova, di valicare i confini, questa volta né fisici né geografici, tra arte e arte.


Una rassegna da 500 mila euro Il 40% dai privati

 BOLZANO. Il budget di Transart si aggira intorno ai 500 mila euro. I costi sono coperti al 60% dal pubblico e al 40% dal privato: «Per le manifestazioni di cultura contemporanea - dice Peter Paul Kainrath, direttore artistico del festival - non conosco altre realtà che abbiamo una percentuale così elevata di contributi privati. Quest’anno ci mancano ancora 30 mila euro, che speriamo di coprire con la vendita dei biglietti...». L’importanza di coinvolgere i privati è stata sottolineata ieri anche dall’assessore provinciale Tommasini, mentre il sindaco Spagnolli ha ribadito che «la cultura va promossa ancora di più in un momento dove i tagli imposti dalla crisi colpiscono proprio questo settore».

Alto Adige 8-9-11
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lunedì, 05 settembre 2011



Transart guarda al futuro e affitta la musica

Se Transart è un festival rivolto al futuro, dunque curioso per definizione, la sua missione deve essere il continuo rinnovamento, la ricerca di una formula in divenire, ricca di sorprese. E Peter Paul Kainrath, che al «suo» festival pensa 12 mesi l’anno, malgrado altri incarichi e in questi giorni nonostante le voci che lo vorrebbero successore di Manfred Schweigkolfer alla Fondazione Teatro Comunale, di sorprese quest’anno ne ha in serbo parecchie.
 «La nuova decade, quella dal 2011 in poi, coincide con la seconda decade di Transart che celebra quest’anno la sua 11ª edizione, proponendosi dal 14 settembre come un festival che guarda all’essenza e all’essenziale più che alle star. Quindi l’obiettivo principale è diventato lavorare su nuovi pubblici, avvicinando ad esempio quelli che sono sempre stati diffidenti verso la musica contemporanea».
 E come si fa?
 
Se Maometto non va alla montagna, porteremo la montagna da Maometto. Con l’iniziativa Rent a Musician, cioè affitta un musicista, porteremo dei mini-concerti di musica contemporanea dentro le case dei bolzanini, anche di quelli scettici e anche di quelli che abitano a Firmian o a Casanova, mica nelle case dei soliti noti».
 Come funziona?
 
«Basta contattare Transart al numero 0471 673070 e prenotare un mini-concerto della durata di 20 minuti, che si terrà il 29 settembre, fra le 18.30 e le 23. I musicisti arrivano a casa e si accordano con i loro committenti su dove suonare. Chi li ospita, può invitare i parenti, o i vicini. Insomma, anche chi non vuole pagare una poltrona in teatro per capire che cos’è la famigerata musica contemporanea, può scoprirlo comodamente a casa propria. E gratis, almeno per quest’anno.
  Ma c’è un filo rosso che lega gli spettacoli di Transart 2011?
 
No, e questa è un’altra scelta forte che il festival ha adottato sin dall’inizio, proprio per ribadire la sua vocazione a 360 gradi, l’esplorazione totale del panorama contemporaneo di tutte le discipline: musica e video, cinema, arte, performance.
 Altre novità?
 
Una piacevole, per chi acquista un biglietto: si può vincere un weekend a New York, invitati dal più grosso festival internazionale del settore: Performa 11.
 Una delle novità di Transart 2011 sarà quella dei burattini, novità assoluta.
 Certo: il 21 settembre al Teatro Comunale porteremo la Handspring Puppet Company, che terrà anche un laboratorio aperto a tutti.
 E fra gli eventi-eventi, a parte quello che vedrà protagonista Laurie Anderson il 23 settembre e che merita uno spazio a parte?
 
Beh, segnalerei il kolossal futurista che andrà in scena a Silandro il 25 settembre: il russo Boris Filanovsky alle Caserme Druso metterà in scena Voicity, concerto per macchinari edili, veicoli blindati, mezzi militari, un soprano, quattro fiati. Ci saranno gli alpini ma anche la Bürgerkapelle di Silandro.
 Roba da pazzi...
 
Un po’. Diciamo che per vocazione Transart cerca l’abisso, non percorsi rassicuranti.
 Dunque una poltrona di direttore della Fondazione Teatro Comunale al posto di Manfred Schweigkofler non l’attira abbastanza?
 Mi dicono che la poltrona in Teatro è bellissima; però io non so come uno faccia a sedersi su una poltrona. Il lavoro al Busoni e per il Transart Festival non mi fanno mai sedere, anzi mi fanno correre molto. Detto ciò, ci tengo a precisare che non mi sono né candidato né qualcuno mi ha chiesto di candidarmi.
Alto Adige 3-9-11
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lunedì, 22 agosto 2011



Transart propone un workshop sul teatro dei burattini

BOLZANO. Teatro di arte e poesia. Il 23 e il 24 settembre Transart in collaborazione con Museion propone un workshop per avvicinarsi al teatro dei burattini sotto la guida della pluripremiata compagnia sudafricana Handspring Puppet Company. Che segreti si nascondono dietro l’antica arte del teatro dei burattini? L’occasione per rispondere è data dall’approdo a Transart dello spettacolo Woyzeck on the Highveld (21 settembre). Il workshop sarà intitolato Hidden Life. L’esperienza si rivolge a burattinai, attori, registi teatrali e appassionati. Aperto a 12 partecipanti, sarà condotto da Jason Potgieter, burattinaio, e Nkosinathi Gaar, attore. Iscrizioni: info@transart.it, tel 0471 673070.
Alto Adige 22-8-11
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lunedì, 15 agosto 2011


Laurie Anderson

La novità di Transart: musicisti in affitto

 BOLZANO. Si chiama “Rent a Musician” (affitta un musicista) il progetto pilota dell’edizione 2011 di Transart che il 29 settembre prevede per chiunque di affittare un ensemble pronto a trasferirsi nel salotto, in cucina, in bagno o sotto la finestra di un innamorato per una sinfonia ad hoc (basta una telefonata agli uffici del festival: 0471 673070, e specificare se si desidera un trio d’archi, un duo contrabbasso/violino, un duo sax/fisarmonica, o ancora un duo di soli fiati con un repertorio di finissima musica contemporanea. La partecipazione è gratuita). Ma le proposte non si fermano qui: dall’inquietante concerto di One Pig, la vita di un maiale trasformata in uno show musicale, al pellegrinaggio musicale alla scoperta dei luoghi del sacro tra Alto Adige e Tirolo, con sette concerti in sette chiesette che fa rivivere i suoni di un’antichissima civiltà, quella incaica, i ritmi e le sonorità tipiche dell’altopiano andino, viste dagli occhi di compositori contemporanei europei e sudamericani al super - concerto che intende registrare “tutti” i suoni del mondo: protagoniste saranno 500 persone armate di campanacci, chiamate a realizzare un unico collettivo momento sonoro. Bolzano si trasforma per 2 settimane in una fucina di sperimentazioni di musica, arte, teatro e altre forme espressive della nostra contemporaneità.
 Dal 14 settembre al 1º ottobre è possibile visitare la città arricchita di performance d’avanguardia, per osservare Bolzano da un punto di vista artistico insolito: molti spettacoli sono tenuti in aree industriali dismesse, chiese, sino a raggiungere le case dei singoli spettatori grazie alla nuova idea di Rent a musician.
 A Transart spazio anche quest’anno alla musica al femminile per un’unica data italiana: al festival torna Laurie Anderson (23 settembre) una delle più originali icone della musica internazionale di tutti i tempi. Transitory Life, a Bolzano negli spazi industriali delle Officine FS, è un concerto-spettacolo.
Alto Adige 14-8-11
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venerdì, 08 luglio 2011



Laurie Anderson La creatività al potere al festival Transart

DANIELA MIMMI

BOLZANO. Sarà Laurie Anderson la star di Transart 2011. La musicista-performer-scrittrice americana si esibirà alle Officine Fs il 23 settembre.
A Bolzano la Anderson presenterà il progetto «Transitory Life». Sarà la sua unica data italiana. Ma non solo: come conferma Peter Paul Kainrath, direttore artistico della rassegna, il giorno dopo Laurie Anderson terrà un incontro pubblico all’hotel Laurin per parlare di letteratura. Dopo la splendida Patty Smith, ospitata lo scorso anno nelle stesse Officine, un’altra icona della musica underground mondiale viene quindi ad aggiungersi alla collana di perle che Transart (che quest’anno va in scena dal 14 settembre al primo ottobre) ha infilato nel corso di questi anni. Laurie Anderson è una figura di primo piano della scena artistica e culturale contemporanea. Ha collaborato con William Burroughs e con Win Wnders, con Brian Eno e Peter Gabriel, con Philip Glass e Jean Michel Jarre. E naturalmente con Lou Reed, altra icona inossidabile del panorama underground americano - e suo marito dal 2008. Reed per altro proprio in questi giorni è in tour in Italia (senza la Anderson...) e il 22 luglio suonerà al Vittoriale. La Anderson fin da giovanissima ha imbracciato il violino per fare cose strane e in anticipo sui tempi, miscelando con coraggio, ironia e intelligenza la musica con l’arte. In una delle sue prime esibizioni suonava in strada un violino che grazie a un registratore nascosto all’interno produceva dei loop di suoni che si sovrapponevano alla musica da lei suonata. Il violino è sempre stato al centro delle sue esibizioni e della sua creatività. Uno dei più celebri, il Tape-bow violin, ha una testina da registratore al posto delle corde e un nastro magnetico inciso, teso sull’archetto. Tra i suoi lavori più celebri va ricordato almeno «Song and Stories from Moby Dick», uno spettacolo imponente ispirato al celebre romanzo di Herman Melville, nel quale suona un altro strumento di sua invenzione, il talking stick. Il suo album più recente in studio è del 2010 ed è intitolato «Homeland».
Alto Adige 8-7-11
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venerdì, 11 marzo 2011



Con Transart il futurismo arriva a Berlino

BOLZANO. Il festival Transart vola a Berlino. Domenica 20 marzo il progetto degli Intonarumori futuristi, presentato l’autunno scorso nell’ambito della decima edizione del festival, sarà in scena al «MaerzMusik - Festival of Contemporary Music» dei Berliner Festspiele.
 Definito dal New York Times come uno degli eventi artistici più importanti del 2009, il progetto, nato dall’idea del musicologo Luciano Chessa, ha visto collaborare nella sua prima tappa europea tre importanti istituzioni culturali regionali come Transart, il Mart di Rovereto (dove si è svolta la prima europea) e il conservatorio di Trento Bonporti. Ora gli strumenti nati dal genio futurista di Luigi Russolo (1885 - 1947) per evocare le sonorità e l’atmosfera delle città invase dai rumori della modernità, saranno i protagonisti di un concerto presentato nell’ambito di «MaerzMusik», la rassegna musicale che da 60 anni anima la vita culturale della capitale.
 Con i loro rumori onomatopeici e suoni metallici, le le «macchine del rumore» ideate nel 1913 da Russolo, avevano il potere di penetrare l’udito e di squarciare il velo sul mondo sonoro della vita moderna. Solo una piccola parte di questi strumenti originali è arrivata a noi. Nel 2009 il musicista e musicologo Luciano Chessa, su incarico di RoseLeee Goldberg, direttrice del Festival Performa di New York, ha ricostruito l’intera serie degli intonarumori e commissionato a oltre 20 compositori dei brani per una nuova esibizione. La prima assoluta del «Concerto per Intonarumori» è andata in scena a New York. La seconda tappa si è svolta al Mart e ora Transart collabora alla realizzazione del «Concerto per Intonarumori» a Berlino: per l’occasione ha commissionato a Werner Duran e ad Amelia Cuni, una delle rarissime voci femminili di canto indiano dhrupad, la composizione di due brani che verranno eseguiti in prima assoluta. Protagonista dell’esecuzione l’ensemble trentina T.R.I.O. del conservatorio Bonporti.
Alto Adige 11-3-11
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sabato, 18 settembre 2010



Fra video e musica Transart questa sera trasloca a Cortaccia 

CORTACCIA. Il festival Transart sbarca queta sera (ore 21) nelle architetture moderne della fabbrica Rothoblaas di Cortaccia per Live Video Ensemble, uno spettacolo audiovisivo organico realizzato da Claudio Sinatti e Giuseppe Ielasi.
 Uno spettacolo in cui la sensazione che siano le immagini stesse a produrre i suoni non abbandonerà lo spettatore durante tutta la performance. Dieci studenti della Libera Università di Bolzano, a seguito di un workshop con Claudio Sinatti, uno dei videomaker più affermati della scena italiana e tra i più conosciuti all‘estero, comporranno sotto la guida del loro docente d’eccezione un unico flusso audiovisivo astratto e completamente improvvisato. Una colonna visiva eseguita a 20 mani in tempo reale in perfetta sincronia con la musica ipnotica e di matrice spirituale del chitarrista e musicista elettronico milanese Giuseppe Ielasi.
 Live Video Ensemble vuole esplorare la grammatica di un cinema organico in cui l‘esperienza immersiva e sinestetica del pubblico sia completa ed in cui l‘espressione degli esecutori sia svincolata da restrizioni tecniche e libera nella espressione emotiva. Attraverso il coinvolgimento diretto delle persone nell‘area geografica della performance - come nel caso degli studenti della Facoltà di Design e Arti della LUB - il progetto ideato da Claudio Sinatti in collaborazione con l’associazione O‘Artoteca, si propone di condividere la propria ricerca e lasciare traccia sul territorio di questa esperienza con l‘obbiettivo di alimentare lo scambio, l‘indagine e l‘interesse per questa pratica. Durante la performance l’ensemble di vj controlla le immagini attraverso una batteria di strumenti midi collegati ad un unico computer. Al software viene trasmessa la musica che i componenti dell‘ensemble possono assegnare alle diverse proprietà dell‘immagine oltre che a controllarle manualmente.
 A chiudere la serata, i dj del collettivo WupWup e un clubbing amplificatore di suoni e cultura, in collaborazione con il magazine Franz: la serata si chiuderà con il sound di Hugo Capablanca, uno dei dj di Berlino più richiesti del momento.
Alto Adige 18-9-10
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venerdì, 17 settembre 2010


Moscow Contemporary Music Ensemble

Transart prosegue con un viaggio nelle avanguardie

BOLZANO. Dopo la prima italiana di Franziskus, opera del talento russo Sergej Newski, Transart ’10 prosegue la sua esplorazione del panorama musicale russo, questa sera alle 20.30 all’Ex Alumix, con un percorso dedicato all’avanguardia russa.
 Il programma si apre i compositori di punta degli anni ’20 e ’30, come Mossolov e Deshov, che all’epoca erano i principali promotori dei dettami del Futurismo, per arrivare ai giorni nostri, con opere in prima mondiale di giovani compositori e i loro arrangiamenti inediti di brani dei padri della musica russa del Novecento. Numerose sono le opere composte nei primi decenni del secolo che non vennero comprese e rimasero inedite o incomplete. I giovani compositori Alexei Sioumak, Alexander Khubeev, Boris Filanovsky, Kirill Umanski e Alexei Sysoev, affrontano questo capitolo “esplosivo” della storia musicale russa, tentando una ricostruzione dell’avanguardia dell’epoca collegandola ai nostri giorni.
 Un monumento in musica eseguito dal Moscow Contemporary Music Ensemble, un ensemble che è l’emblema della contemporaneità russa, diretto dal maestro Feder Lednov; un’irripetibile occasione per chi desidera conoscere il panorama della musica contemporanea russa.
 Ad aprire la ricognizione sonora del MECME, uno dei brani più celebri di Alexander Mossolov (1900-1973) Four newspaper Advertisements from “Izvestia”. Le fa eco una prima assoluta di Transart: il nuovo arrangiamento di Alexander Khubeev dell’epica composizione dedicata a una fonderia Zavod (Foundry), caposaldo compositivo di Mossolov, oltre che uno dei primi e più chiari esempi di musica futurista. Khubeev è autore di un secondo arrangiamento in prima mondiale, quello di Rails (1926) di V. Deshevov.
 Una riflessione sul ruolo dell’avanguardia russa degli anni 20 e ‘30 anni nella musica di oggi, è proposta dal giovane compositore Alexei Sioumak in Parovoz Structures for chamber ensemble (2005). Le riflessioni a volte portano anche alla ricostruzione: è il caso di Contra-relief for ensemble (2005) di Dmitri Kourliandski: un tentativo di ricostruire il monumento di Vladimir Tatlin.
Alto Adige 17-9-10
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venerdì, 10 settembre 2010



Transart questa sera sbarca ai Francescani

DANIELA MIMMI
BOLZANO. Percussioni di tutti i generi, danza, video, musica elettronica: per la serata del suo debutto, Transart ha già mostrato l’anima ai suoi spettatori. E i suoi spettatori apprezzano, dato che l’enorme spazio grigio e crepato dell’ex Alumix, mercoledì sera, era pieno fino al limite. Quindi, replica anche ieri sera. Ad aprire la rutilante kermesse i 12 percussionisti di conTakt e un pezzo incisivo e affascinante della durata di 11 minuti del giovane compositore altoatesino Hannes Kerschbaumer. Il pubblico è in piedi. Poi si sposta in un’altra zona dell’enorme spazio al pianterreno e viene fatto sedere su scomode panche per assistere a True, performance di suoni, luci e danze di tre artisti giapponesi: il lighting designer Takayuki Fujimoto, il performer Takao Kawaguchi e il video-artista Tsuyoshi Shirai. Superlativo il lavoro di Fujimiti nella costruzione di luci astrali e ipnotiche e quello di Shirai che ha creato suoni e rumori a volte angoscianti, ma un po’ troppo minimal la performance che alla fine risulta troppo lunga. Ma Transart non è solo questo. E’ un appuntamento con la cultura, ma anche con gli amici. E’ un salotto in cui qualcuno si conosce sempre, un’occasione per fare tardi con un bicchiere di vino a scambiare pareri e impressioni. La prima sera, inoltre, c’era anche l’enorme torta di compleanno con il simbolo della pila e dell’edera, per festeggiare Transart che è arrivato alla decima edizione, quando era partito quasi per scommessa e in pochi ci avevano scommesso sopra. Questa sera si cambia musica, posto, atmosfera. Perchè Transart, per la prima volta, entra in una chiesa, e precisamente in quella dei Francescani dove, alle 20,30, Windkraft, Lettischer Radio Chor, Kilviria Quartett e Johannes Kalitzke eseguiranno in prima italiana Franziskus del compositore russo Sergej Newski, preceduto da Horizontale Verschiebungen für Chor a cappella di Felix Resch, e seguito da un’altra prima italiana: Memoria di Johannes Kalitzke. E’ dedicata a San Francesco, l’opera da camera che Newski, giovane compositore nato a Mosca e residente in Germania dai primi anni Novanta, ha composto sul libretto scritto dal suo coetaneo Claudius Lünstedt, affermato drammaturgo del panorama tedesco. Per il suo Franziskus, che ha debuttato ieri sera al Festival Klangspuren di Schwaz, Newski ha creato un suono arditamente autonomo, incurante delle convenzioni avanguardistiche. Sabato, poi, la musica cambia di nuovo, come il luogo e l’atmosfera. Transart torna all’ex Alumix per uno degli appuntamenti più eccitanti, ovvero il clubbing. Dalle 22 in poi si alternano alla consolle ben 5 dj: i due italiani Djane Nadipebi e Fritz Orlowski, il francese Koudlam e i due tedeschi Extrawelt e Raumschmiere.
Alto Adige 10-9-10
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mercoledì, 08 settembre 2010



SPECIALE TRANSART

Ecco il nutrito programma 2010 di Transart:
08.&09.09 › MUSIC + DANCE + VIDEO
Bolzano › EX-ALUMIX › Via Volta 11 › ore 20.30
conTakt percussion group › OtMoor Prima assoluta
Takayuki Fujimoto. Tsuyoshi Shirai. Takao Kawaguchi › true a new sound, light and dance performance Prima italiana
Il nuovo brano per 12 percussionisti dell’altoatesino Johannes Kerschbaumer introduce un suggestivo lavoro multimediale di danza, curato dal coreografo giapponese Takayuki Fujimoto.

10.09 › MUSIC
Bolzano › CHIESA DEI FRANCESCANI › Via Francescani › ore 20.30
Windkraft - Kapelle für Neue Musik. Lettischer Radio Chor. Kilviria Quartett
Sergej Newski Franziskus / opera da camera / Scene I-III secondo il libretto di Claudius Lünstedt Prima italiana
Prima dell’opera da camera dedicata a San Francesco, del compositore russo Sergej Newski.
In programma anche opere di Felix Resch e Johannes Kalitzke.

11.09› TRANSART-CLUBBING
Bolzano › EX-ALUMIX › via Volta 11 › ore 22.00
Djane Nadipebi (I). Koudlam (F). Fritz Orlowski (I). Extrawelt (D). T. Raumschmiere (D)
Musicisti elettronici che vi travolgono in un vortice di ritmi... la questione che rimane aperta è...
“Siete pronti per un ultimo ballo prima della fine del mondo?”

14.09 › MUSIC
Bolzano › OFFICINE FS › via Macello 24› ore 21.00
Patti Smith & Lenny Kaye & CASA DEL VENTO› Seeds in The Wind
Patti Smith, sacerdotessa “maudite” del rock, con la sua voce, rabbiosa, febbrile, dolente, ha incarnato una delle figure femminili più dirompenti della storia del rock.

17.09 › MUSIC
Bolzano › EX-ALUMIX › via Volta 11 › ore 20.30
Moscow Contemporary Music Ensemble › RE-CONSTRUCTION
Un percorso musicale che cerca di ricostruire l’avanguardia russa in musica, partendo dai compositori
di punta degli anni’20 e’30 per arrivare ai giorni nostri.

18.09 › LIVE MULTIMEDIA + ELECTRONICS
Cortaccia › ROTHOBLAAS › via dell’Adige 2/1 › ore 21.00
Claudio Sinatti. Giuseppe Ielasi › Live Video Ensemble
Long Night with Max Power & Reroux
FRANZ CLUBBING presents Hugo Capablanca
Sotto la guida di Claudio Sinatti un ensemble di dieci vj comporrà un flusso audiovisivo astratto e improvvisato in tempo reale, in perfetta sincronia con la musica ipnotica di Giuseppe Ielasi. A chiudere la serata i dj del collettivo WUP WUP e un clubbing amplificatore di suoni e cultura, in collaborazione con il magazine FRANZ.

20.09 › MUSIC
Bolzano › CHIESA PARROCCHIALE DI GRIES › Piazza Gries 21 › ore 20.30
Windkraft - Kapelle für Neue Musik. NovoCanto ensemble vocale
Eduard Demetz Schöpfung hört man nicht Prima assoluta
Alfred Schnittke 4. Sinfonia per controtenore, tenore, coro e orchestra da camera
Suggestiva esecuzione di un vero e proprio poema sinfonico, la 4. Sinfonia di Alfred Schnittke, dai temi intensi di forte impronta meditativa e dalla profonda carica spirituale.

22.09 › MUSIC + PERFORMANCE
San Genesio › FALEGNAMERIA GEORG MÜHLMANN › Via Altenberg 3 › ore 20.30
Quadrat:sch Extended feat. Zeena Parkins. Christof Dienz › Stubenmusik für Hackbrett, Zither, Harfe, Gitarre, Kontrabass und Perkussion Prima italiana
Christof Dienz e Zeena Parkins insieme in un progetto musicale tra sonorità acustiche e fonti digitali eseguito da Quadratsch. Apre la serata una performance dell’artista Irene Hopfgartner.

23.09 › MUSIC + FILM + LITERATURE
Lana › GIARDINERIA GALANTHUS › Via Arciduca Eugenio 3 › ore 20.30
Vladimir Sorokin. Johannes Nikolussi › Sugar Kremlin
Ensemble 2e2m › AELITA Prima assoluta
AELITA (1924), film muto e primo kolossal sovietico di fantascienza, è proposto con le musiche dal vivo di Dmitri Kourliandski. Al concerto precede una lettura di Vladimir Sorokin, che presenta il libro Sugar Kremlin.
(in lingua tedesca).
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martedì, 07 settembre 2010



“True”, fra danza e tecnologia domani si inaugura Transart

BOLZANO. In che modo il pensiero umano si confronta con il mondo esterno? Che relazione esiste fra come percepiamo la realtà e i meccanismi individuali che ci portano a elaborare gli stimoli e a trasformarli in significati, memoria ed emozioni? La decima edizione del festival Transart si aprirà domani 8 settembre alle 20.30 (con replica giovedì 9 nello stesso orario) negli spazi dell’Ex Alumix di Bolzano sulla scia di questi interrogativi, coinvolgendo il corpo, ma anche la mente e i suoi segreti.
 Settanta minuti di collisione fra danza e tecnologia, questo è “True”, lo spettacolo firmato dai tre artisti della compagnia giapponese di teatrodanza Dumb Type - il lighting designer Takayuki Fujimoto, il performer Takao Kawaguchi e il video-artista Tsuyoshi Shirai, che con quest’opera hanno vinto il prestigioso Toyota Choreography Awards. Centro di interesse del collettivo, composto da artisti provenienti da ambiti disciplinari diversi quali video, performance, musica, danza, architettura e informatica, è l’utilizzo di sofisticate tecnologie digitali del suono e dell’immagine per realizzare performance multimediali di forte impatto percettivo focalizzate sulla trasformazione-trasfigurazione della realtà e del corpo stesso in epoca digitale.
 La serata inaugurale del festival accoglierà inoltre i dodici percussionisti del collettivo «conTakt», che si cimenteranno in prima assoluta nell’esecuzione dell’opera musicale OtMoor scritta e diretta dal giovane compositore altoatesino, classe 1981, Hannes Kerschbaumer.
 Biglietto singolo 15 euro, ridotto 10.
Alto Adige 7-9-10
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venerdì, 03 settembre 2010

Transart: «Shock alla cultura»



di Daniela Mimmi
Diciassette tra spettacoli e concerti, tra cui tre prime italiane, una prima europea e due prime assolute, che si snodano tra musica contemporanea ed elettronica, video, performance, danza, clubbing, cinema e letteratura, dj e vj set. Insomma ce n’è proprio per tutti i gusti, tutte le lingue, tutte le culture e tutte le età, nell’edizione di Transart numero 10, come è stato sottolineato ieri, diverse volte, durante la conferenza stampa di presentazione, negli spazi scarni e affascinanti dell’ex Alumix. E non bisogna dimenticare altre due forme di «cultura» contemporanea: cibo e vino, ovvero la cena futurista nella casa di Depero a Rovereto e la lunga notte del Synposion al Lanserhaus di Appiano. Conferenza affollata come sempre, quella di Transart. Un po’ perché il programma incuriosisce sempre, e un po’ perché coinvolge assessorati di tutti i gruppi linguistici. Come è stato detto ieri, Transart è una delle poche manifestazioni, insieme a quelle musicali, che coinvolge tutti, senza alcuna distinzione. Perché la lingua della musica e dell’arte è una lingua universale e per capirla bastano un po’ di impegno e tanta curiosità. Con una cordata non indifferente di sponsor, gli organizzatori di Transart, con in testa Peter Paul Kainrath e Eduard Demetz e accanto a loro uno stuolo di ragazze in gamba, hanno realizzato, almeno sulla carta, una delle edizioni più eccitanti di questo festival dell’avanguardia che compie 10 anni. All’inizio in pochi avrebbero scommesso sulla durata di questa rassegna così particolare che mette in campo coreografi d’avanguardia, musicisti e performer, artisti multimediali, tutti impegnati a creare qualcosa di nuovo, qualcosa che non è ancora mai stato fatto. Invece adesso Transart spegne le sue prime dieci candeline.
 La curiosità è tanta, così come la voglia di assistere a un evento diverso dagli altri, il pubblico risponde prontamente e gli spettacoli e i concerti fanno registrare quasi sempre il tutto esaurito. Come ha detto ieri Peter Paul Kainrath «soprattutto in Alto Adige, una terra così legata al passato e alle tradizioni, c’è bisogno della sferzata di novità e di energia di Transart». Affascinanti come sempre i luoghi degli eventi: dall’archeologia industriale dell’ex Alumix e delle Officine Fs alla Chiesa dei Francescani dalla ditta Rothoblaas di Cortaccia alla giardineria Galanthus di Lana.
 Transart parte tra poco più di una settimana, l’8 settembre, e poi fino al 9 ottobre basta seguire i cartelloni gialli con la pila su cui si attorciglia un ramo di edera, ovvero il nuovo logo di Trasart: energia elettrica e stimolante, ed energia verde e rilassante. È difficile scegliere, perché tutto sembra interessante, nuovo e imperdibile. E soprattutto ci sono molti nomi internazionali che difficilmente rivedremo qui. A cominciare dalle due star: Patty Smith, musa del rock, e Diamanda Galás, stella oscura nel pantheon delle voci femminili. A Transart si incontrano Tokyo, Vienna, Mosca e New York, dato che, tra i vari partner, c’è anche Performa, l’innovativa manifestazione dedicata alle arti performative, nata nel terreno delle grandi istituzioni museali newyorkesi. Ma c’è anche tanto spazio per artisti e musicisti locali: saranno loro infatti a dare il via alla lunga kermesse.

Il programma del festival si tinge di rosa

Non c’è nessun fil rouge neanche quest’anno che leghi i 18 appuntamenti di Transart numero 10. Per scelta ben precisa degli organizzatori, per sentirsi liberi di scegliere tra i milioni di offerte dell’arte contemporanea e non essere costretti ad avere paletti di nessun genere. Non c’è il fil rouge, i poster sono gialli, ma questa edizione di Transart avrebbe potuto indossare il colore rosa. Che forse, però, è troppo prevedibile, dolce, tenero e femminile per quello che ieri è stato definito «female power» e per le ragazze toste che ci stanno dietro, davanti e intorno. Sono tante, infatti le ragazze presenti a questo festival, sul palco e dietro al palco. Sul palco particolare delle Officine Fs di Bolzano, il 14 settembre, ci sarà la sacerdotessa del rock, Patty Smith, la quale dedica al pubblico di Transart «Seeds in the wind», un concerto dove agli storici successi si aggiungono perle dal suo nuovo progetto musicale. Sul palco dell’ex Alumix a chiudere le danze di Transart 10, il 9 ottobre, c’è la dark lady Diamanda Galàs. In mezzo ci sono la norvegese Maja Ratkje con una performance firmata dalla musicista altoatesina Manuela Kerer, la coreografa americana Meg Suart, la polistrumentista Zeena Parkins, la dj italiana Djane Nadopebi. E tantissime, come ogni anno, saranno le spettatrici. Evidentemente il contemporaneo piace alle ragazze. Come piace ai giovani e a chi si sente giovane: per una notte intera si può ballare e saltare all’ex Alumix al sound della dance all’elettronica senza rinunciare alle sperimentazioni video, grazie al dj set del francese Koudlam, degli italiani Djane Nadipebi e Fritz Orlowski e dei tedeschi Extrawelt e T. Raumschmiere, l’11 settembre. Per loro, e per i più curiosi, c’è la performance dell’artista multimediale Claudio Sinatti che propone Live Video Ensemble, uno spettacolo audiovisivo organico in cui la sensazione che siano le immagini a produrre i suoni non ci abbandona durante tutta la performance in perfetta sincronia con la musica ipnotica e di matrice spirituale del chitarrista e musicista elettronico milanese Giuseppe Ielasi. (d.mim.)
Alto Adige 1-9-10
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sabato, 06 febbraio 2010


La rassegna KunStart cerca giovani artisti emergenti



 BOLZANO. A Bolzano si comincia già a parlare della prossima edizione di KunStart, la rassegna espositiva in Fiera di arte moderna, appuntamento culturale ma anche sociale e modaiolo che attira sempre molto interesse. In questo senso la Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano per sostenere e diffondere il premio per l’arte giovane “The Glocal Rookie of the Year”, legato alla fiera d’arte KunStart, ha avviato due iniziative importanti. Intanto è stata realizzata una pubblicazione che riassume e documenta il premio del 2009, con la pubblicazione delle opere vincitrici, i testi del Presidente della Fondazione, Gerhard Brandstätter, del presidente della Fiera, Gernot Rössler, del direttore di KunStart, Giuseppe Salghetti e del curatore del premio, Valerio Dehò. La pubblicazione è un attestazione del lavoro svolto e dà ampia visibilità alla partecipazione degli artisti e delle Gallerie presenti a KunStart 2009.
 Parallelamente è stato predisposto un sito web www.glocalrookie.it in cui sono disponibili le informazioni sull’edizione passata e su quella di quest’anno del premio per i giovani artisti.
 Con queste due coordinate iniziative e alla vigilia della decima edizione di KunStart, che si terrà dal 5 al 7 marzo, e della seconda del premio “The Glocal Rookie of the Year” (iscirzioni ancora fino al 15 febbraio), la Fondazione Cassa di Risparmio vuole ribadire il suo sostegno all’arte contemporanea e alla giovane arte che non solo viene realizzata da artisti della provincia di Bolzano, ma che comunque entra in relazione con le manifestazioni che hanno luogo nel territorio. Anche in un momento certamente poco favorevole per l’economia, l’impegno della Fondazione a sostegno del “nuovo” e della ricerca creativa viene arricchito di due nuovi strumenti di comunicazione e valorizzazione dei contenuti, fondamentali per il completamento dell’iniziativa. Peraltro che la musica che accompagna il sito Internet www.glocalrookie.it è stata realizzata dal noto compositore e musicista meranese Mikey Frajria.

Alto Adige 6-2-10
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lunedì, 05 ottobre 2009


Con Veronika Riz un’inedita Heimat


All’ex Alumix da questa sera a mercoledì va in scena “Jopas”


BOLZANO. Musica, danza, luci, video, costumi, scenografie, coreografie: tutto questo è Jopas, il nuovo balletto della Compagnia di Veronika Riz, per la prima volta ospite di Transart e in scena dal 5 al 7 ottobre, all’Ex Alumix. Jopas, oltre al titolo dell’ultima performance di danza contemporanea concepita dalla coreografa Veronika Riz, è la parola ladina che significa “zuppe”. Opera per tre danzatrici, un danzatore, un musicista e immagini, Jopas s’interroga sul reale e moderno senso dell’Heimat/Patria: è il luogo dell’appartenenza o quello dell’amore e dell’amicizia? La risposta, suggerita e mai affermata, è nel caleidoscopico mosaico di corpi in movimento, raffigurazioni e interviste video raccolte attraversando il Sud-Tirolo, autentico laboratorio di convivenza tra culture, ma anche serbatoio di tenaci sentimenti d’appartenenza. Una festa che si svolge senza ospiti, attori unici i danzatori con radici artistiche diverse: giapponesi, rumeno-tedesche, portoghesi e indonesiano-olandesi. Gli amici attesi sono in realtà gli incontri reali (che scorrono sul video sotto forma di impressioni e interviste) e immaginari dei ballerini, assemblati in due mesi di vita nell’Alto Adige, filtrati e sottolineati proprio attraverso il multiculturalismo dell’ensemble e la sua attitudine a confrontarsi pubblicamente sulle proprie origini servendosi dei movimenti del corpo. In questo modo, cliché acquisiti si mescolano a verità inaspettate, fatti a testimonianze di fuggitivi: poco alla volta emerge un inedito concetto di Patria che si alimenta di continuo grazie ai sapori nuovi regalati dall’ospite. Variopinto e variegato come una zuppa: nel calderone globale, il mestolo questa volta è la danza. I ballerini sono Anca Huma, Kanae Kikuta, Ruben Reniers, Carolina Ramos, la musica è di Ulrich Troyer, le scenografie sono firmate da Hubert Kostner, la drammaturgia è curata da Jens Dietrich, mentre i costumi sono di Johanna Barski. Le coreografie sono naturalmente della vulcanica Veronika Riz. (d.mi.)

Alto Adige 5-10-09


vedi video

http://www.youtube.com/watch?v=I4UG4uwbMzQ
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domenica, 09 agosto 2009



ZONA VURZA AMPLIATA,  MA TOLTO LO SPAZIO ESPOSITIVO


 LAIVES. Con una variazione urbanistica approvata l’altra sera in consiglio comunale, di fatto è stata definitivamente tolta dalla zona produttiva Vurza a nord di Pineta, la struttura per uno spazio espositivo. Era stata inserita in concomitanza con «Manifesta» per ospitare qualche opera d’arte. Non se ne è fatto niente invece, anche per i costi che accompagnavano tale iniziativa e così adesso anche la previsione urbanistica per quello spazio è stata eliminata. «Altri soldi spesi male», ha tuonato il consigliere d’opposizione Raimondo Pusateri. Con l’occasione sono stati invece inseriti nell’area produttiva di interesse provinciale, 25 alloggi: sono quelli di servizio che gli artigiani normalmente realizzano accanto alla propria azienda e che servono per abitarvi. (b.c.)

Alto Adige 08-08-09
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venerdì, 07 novembre 2008

Manifesta:«Pochi visitatori, ma tanti risultati»


Alto Adige, 06 NOVEMBRE 2008
FAUSTO DA DEPPO


Gli ingressi a Manifesta 7 in regione alla fine sono stati 85 mila, i visitatori circa 37 mila e i due coordinatori della biennale Fabio Cavallucci (provincia di Trento) e Andreas Hapkemeyer (provincia di Bolzano) ammettono che l’obiettivo era un altro. Era «superare le 139 mila presenze con cui si chiuse l’edizione spagnola dell’evento a San Sebastian, peraltro offerto a ingresso gratuito». Cavallucci ripesca una dichiarazione fatta alla vigilia della vernice, in luglio: «Viste certe difficoltà, dissi che mi sarei accontentato di 100 mila arrivi». Ancora non ci siamo, ma un motivo per sorridere di fronte ai bilanci resta ed è il dato degli ingressi registrati da Manifesta a Trento, Bolzano, Rovereto e Fortezza a fine settembre: appena 37 mila. Rispetto ad allora...
 «Nelle ultime settimane c’è stata un’impennata - considera Cavallucci - Molti si sono affrettati in vista della chiusura e abbiamo anche sfruttato l’affluenza di scuole e universitari. Un amico mi ha detto che a Fortezza si è trovato in mezzo a una folla mai vista per un appuntamento d’arte».
 La distanza dalle aspettative rimane abissale, ma Hapkemeyer è il primo a ribellarsi all’idea di un flop: «Agli 85 mila ingressi vanno aggiunti gli spettatori raccolti all’ex Peterlini a Rovereto e a tutti gli incontri gratuiti organizzati all’interno di Manifesta. Ne abbiamo stimati circa 23 mila. E’ vero che ancora non raggiungiamo i traguardi prefissati, ma quello che abbiamo ottenuto è positivo e quello che abbiamo fatto l’abbiamo fatto bene». La sintesi è di Cavallucci: «Non esultiamo, ma risultati se ne sono visti».
 Ecco, si parlava di «difficoltà» incontrate.
 
Cavallucci: «L’inaugurazione a fine luglio non ha favorito il lavoro su comunicazione e promozione. Del resto, qualcuno voleva partire dopo, e sarebbe stato peggio. Poi, l’articolazione su 4 sedi non ha agevolato, ma complicato le cose, perché così Manifesta ha richiesto un impegno di almeno due giorni: troppi per gli addetti ai lavori (l’ha detto ad esempio Cattelan), troppi per chi, tra l’altro in tempi di crisi, si è trovato a programmare non una visita, ma un soggiorno».
 Hapkemeyer: «Ci sono stati problemi con la segnaletica. Le sedi a Bolzano e Fortezza non erano facilmente raggiungibili e anche all’interno delle mostre le informazioni erano scarne: gli artisti non ne hanno abbondato e in questi casi i curatori dovrebbero “imporsi”. Per la comunicazione, è stato fatto tanto, ma, tornando indietro, chiederei più fondi».
 Insomma, Manifesta ha sofferto di una carenza di pubblicità...
 
Cavallucci: «La risposta da fuori regione c’è stata, ottima: delegazioni, direttori di musei, critici... E’ mancato il pubblico locale. A livello di comunicazione, il discorso è speculare: la comunicazione specialistica è stata curata in modo perfetto. Meglio di così non si poteva fare e lo abbiamo visto dai risconti sui giornali (1300 articoli) e dalle pubblicazioni on line (1000/2000 di una certa importanza). Si poteva fare di più diffondendo Manifesta nelle valli trentine, con depliant negli hotel, informazioni capillari abbinate ai circuiti turistici...»
 I critici però vi hanno anche bastonato: Sgarbi, Daverio...
 
Cavallucci: «Ma da loro era scontato. Il loro non è stato un giudizio, ma un pregiudizio».
 Hapkemeyer: «Daverio e Sgarbi non sono “vicini” all’arte contemporanea. Detto questo, la discussione va benissimo. Anzi, è una parte fondamentale della fruizione dell’arte contemporanea, che, per sua natura, non è il godimento immediato di qualcosa di bello, ma coinvolge la nostra immaginazione, ci interroga. Per questo, può incuriosire o, al contrario, risultare più ostica, più “difficile”».
 Un giudizio finale?
 
Cavallucci: «Tante cose possono essere fatte meglio o molto meglio. Noi abbiamo avuto poco tempo e poche risorse, perché un anno per organizzare un evento del genere è poco e 4 milioni scarsi di budget non sono i 16 di Documenta a Kassel o i 30 di certe mostre a Shanghai. Abbiamo fatto un miracolo. Se poi vediamo che Manifesta 7 è stata un successo mondiale, ha già un posto nelle 100 migliori mostre dell’anno (e le sole biennali nel mondo sono quasi 400), per le edizioni 2010 e 2012 sono in coda Paesi di tutta Europa... Insomma, Manifesta 7 è stata decisiva per dire come l’arte contemporanea potrà proseguire e le altre biennali non potranno prescindere dall’esperienza trentino-alto atesina».
 Hapkemeyer: «Manifesta 7 è stata importante, perché ben calibrata sulle due province ospitanti. Non ha proposto solo opere importanti, ma ha fatto dialogare artisti e curatori con il territorio, si è ricollegata alla storia locale: il Concilio a Trento, l’eredità industriale di Bolzano. Non è una mostra trasferibile».
 Però, il territorio se ne è accorto poco. Ora, resterà qualcosa di Manifesta in Trentino e in Alto Adige?
 
Cavallucci: «E’ comunque presto per dirlo. Ricordo un progetto della Galleria civica, una web tivù in un pub per 10/12 studenti. Sembrò un fallimento, lo chiudemmo prima della scadenza e oggi, invece, vedo due di quei ragazzi al lavoro in radio e in video o in tournèe con la loro produzione artistica. Quindi, aspettiamo a vedere se il territorio sfrutterà l’energia di Manifesta o se abbiamo fatto uno sforzo eccessivo rispetto alla sua capacità di assimilazione». Hapkemeyer: «Io penso ai ragazzi che hanno lavorato per Manifesta 7, che si sono formati e potranno inserirsi in gallerie, musei... Al di là di compensi simbolici, a loro Manifesta ha dato molto».
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martedì, 04 novembre 2008


Manifesta dà i numeri

                                     
    
La biennale chiude i battenti con 84mila presenze
Alto Adige, 04 NOVEMBRE 2008

Manifesta 7, la prima Biennale Europea di arte contemporanea presentata in Italia, si è conclusa domenica 2 novembre dopo 111 giorni di apertura con 84.968 visite. L’organizzazione della biennale itinerante traccia un bilancio positivo sia per l’afflusso di pubblico costante ed interessato che per i riscontri sui media nazionali e internazionali. Soddisfazione anche per l’apprezzamento generale della critica e della stampa specializzate, che l’hanno giudicata la migliore edizione sino ad oggi organizzata. Diciotto delegazioni internazionali - Norvegia, Gran Bretagna, Svezia, Polonia, Latvia, Belgio, Svizzera, Austria, Serbia, Russia, Olanda, Irlanda, Islanda, India, Stati Uniti, Messico, Spagna, Francia - hanno visitato Manifesta 7 come modello territoriale innovativo per i progetti espositivi dedicati alla contemporaneità. 1.615 giornalisti italiani ed esteri sono stati accreditati alle mostre che hanno presentato dipinti, sculture, video, installazioni e opere sonore in gran parte ideate e realizzate per questa occasione da 230 artisti, architetti, scrittori ed esperti provenienti da tutto il mondo. La stampa ha complessivamente pubblicato 1.303 articoli di cui 1.053 italiani e 250 esteri, mentre il sito web di Manifesta 7 ha registrato 106.611 passaggi durante l’apertura delle mostre. Numerose anche le emittenti radiofoniche e televisive sia nazionali, locali e internazionali che hanno recensito le mostre con un’ ampia copertura di servizi spesso articolati in più puntate. Il Dipartimento Educazione ha realizzato circa 909 attività didattiche con oltre 12.272 bambini ed adulti nel corso dell’apertura delle mostre.
 La settima edizione della Biennale Europea, suddivisa tra le 4 sedi di Rovereto, Trento, Bolzano e Fortezza distribuite lungo un asse territoriale di 150 chilometri, secondo i promotori «è dunque destinata a lasciare un segno per la marcata attenzione dedicata al recupero di alcuni edifici monumentali ed ex siti industriali, che saranno lasciati a disposizione delle comunità locali, quali nuovi punti di fruizione culturale». Le mostre sono state allestite in 16.000 metri quadrati espositivi, presentando 220 opere tra le quali 160 installazioni multimediali.
Manifesta 7 è stata realizzata da 6 curatori coadiuvati dal team di 50 persone negli uffici di Trento e di Bolzano e da 35 tecnici per l’allestimento delle sedi espositive, che sono state affidate durante l’apertura a 160 custodi. Il Dipartimento Educazione è stato animato da 20 mediatori d’arte. Qualche curiosità riguardante l’organizzazione della manifestazione: il team ha bevuto 10.000 litri di tè e inviato un milione di messaggi di posta elettronica.
 Per la prima volta Manifesta ha coinvolto non una sola città, come per le passate edizioni, ma un’intera regione. Una novità che non ha riguardato solo la logistica, ma che contribuisce a saldare maggiormente un grande evento di arte contemporanea con la popolazione locale, creando una reale diffusione nel territorio. «Quanto Manifesta 7 sia riuscita nell’intento di generare questa positiva osmosi - sostiene sempre l’organizzazione - è testimoniato dal successo dei 98 Parallel Events, distribuiti tra Trentino e Alto Adige, che hanno riscosso un grande successo di pubblico, spesso anche grazie alla loro immediata visibilità nel tessuto urbano».
 I 3 cataloghi - Index, Companion, Scenarios (complessivamente 804 pagine con testi di 124 autori in lingua italiana, tedesca e inglese) - sono stati pubblicati da Silvana Editoriale.
 Manifesta 7 è stata sostenuta dalle Province autonome di Bolzano e Trento e dall’International Foundation Manifesta.
I main sponsor sono stati Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, Unicredit, Seat Pagine Gialle, Zumtobel.
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mercoledì, 23 luglio 2008

MANIFESTA 7 AL VIA

 
Spazi Temporaneamente Dimenticati
L'architetto Luca Emanueli parla di ToReplace.bz, una ricerca sui luoghi potenzialmente adatti ad ospitare attivita' artistiche nel territorio altoatesino. L'idea di base e' riposizionare siti dimenticati, trascurati, scomparsi dalle mappe. Non solo spazi ex-industriali, ma anche strutture periodicamente sottoutilizzate, fabbricati nuovi non ancora locati, edifici in agonia...   

La Biennale Europea d'arte contemporanea si manifesta in territori sempre diversi ad ogni edizione e quest'anno "appare" in Trentino-Alto Adige, una regione che vale 2, su 3 citta' diverse, con curatori che lavorano in team: 3 a Bolzano, 2 a Trento, uno a Rovereto. Infine tutti insieme curano una mostra a Fortezza. Gli eventi, i luoghi e le connessioni di questa Manifesta 7 si moltiplicano secondo geometrie frattali e gli argomenti in gioco schizzano veloci come palline di mercurio negli anfratti della storia e fra le aspettative del futuro.

Questo speciale raccoglie video, interviste e documenti che abbiamo pubblicato nel tempo seguendo la realizzazione di Manifesta 7. Ma anche la guida alle mostre che inaugurano dal 17 luglio e i Parallel events sul territorio. E' una pagina in progress che proporra' via via nuove risorse e materiali multimediali utili a comprendere e fruire l'evento nel suo insieme.


per saperne di più
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sabato, 19 luglio 2008


Manifesta decolla con 5000 presenze

Alto Adige, 19 LUGLIO 2008
SANDRA MATTEI


Oggi si parte. Manifesta7, la biennale europea itinerante, riprende il suo viaggio per il continente, dopo le precedenti svoltesi a Rotterdam, Lussemburgo, Ljiubljana, Francoforte e San Sebastian. Ed il carattere nomade dell’iniziativa quest’anno è più che mai palese nelle mostre in quattro sedi, da Fortezza a Bolzano, da Trento a Rovereto, perché la biennale vuole indagare luoghi di frontiera, interrogarsi sui confini reali o immaginari che dividono o fanno comunicare le popolazioni.
 Anche l’inaugurazione, oggi finalmente aperta al pubblico, sarà itinerante (vedi box a lato). Oggi l’ingresso è gratuito, da domani apertura dalle 10 alle 19, tutti i giorni (venerdì aperto fino alle 21), con biglietto di 15 euro valido per tutte le sedi.
 Abbiamo chiesto a Fabio Cavallucci, coordinatore per il Trentino con Hapkemeyer per l’Alto Adige, un primo commento sulla manifestazione.
 Le anteprime per la stampa hanno superato qualsiasi previsione: si calcolavano 3000 accrediti, sono arrivate in totale 5000 persone.
 
Sì, la presenza di giornalisti e addetti ai lavori è stata massiccia. Si calcola che il 70 per cento siano arrivati dall’estero, ma sono presenti anche i principali quotidiani nazionali e le riviste d’arte. Molto numerosa è la rappresentanza dalla Germania e dall’Olanda, ma anche di vari Paesi dell’Est come Polonia, Croaza, Slovenia.
 Ottimo inizio per le preview, ma la gente comune come reagirà?
 
C’è da tener presente che l’inaugurazione in luglio non aiuta. In questi giorni stanno uscendo articoli sui giornali nazionali, ma purtroppo la gente ha già organizzato le proprie vacanze. Non possiamo aspettarci dunque le folle tra luglio e agosto, e in ogni caso bisognerà lavorare sul territorio. E’ importante che ci siano visite guidate e domeniche per le famiglie per avvicinare il più possibile il pubblico.
 Siete soddisfatti di come si è mossa la macchina organizzativa?
 
Si arriva sempre con l’acqua alla gola e gli ultimi giorni sono stati febbricitanti. Ma, quasi per magia, sembra che in fin dei conti tutto abbia funzionato a dovere.
 Allora qualche critica la facciamo noi. Si privilegiano il tedesco e l’inglese come lingue e, nel percorso alla Poste di Trento, manca qualsiasi spiegazione.
 
Ammetto che va migliorata l’informazione, anche se ogni curatore ha avuto libertà di muoversi in autonomia anche per l’informazione. Alle Manifatture Tabacchi le spiegazioni ci sono, a Trento è vero che si latita.
 Che consigli dà a chi voglia andare alle mostre?
 
Consiglio prima di tutto di acquistare la guida «Index» che dà un’idea di come sono strutturate le mostre, i temi e come orientarsi. Le mostre sono molto diverse e questo penso creerà dibattito. Il percorso di Rovereto indaga il rapporto con lo spazio ed i lavori sono più accattivanti, mentre quello di Trento è più concettuale, riferendosi al rapporto psiche e anima. A Bolzano la mostra risente molto dello spazio, i lavori domano all’ex fabbrica un valore in più, mentre quella di Fortezza è impalpabile, fatta di voci, visto che la struttura è pesante.
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venerdì, 18 luglio 2008


 Con nuovi linguaggi, a caccia di futuro
 
Alto Adige e Trentino si fanno tentare dalla globalizzazione virtuosa dell’arte
Alto Adige, 18 LUGLIO 2008  PAOLO CAMPOSTRINI


«Manifesta» ci dirà molte cose su come cambia il mondo e un paio anche su di noi. Ma dobbiamo prepararci alle sorprese. Quando si aprono le porte all’arte contemporanea si sa quando si comincia ma non dove si va a finire. L’arte contemporanea è sincera e brutale, insiste sulle ombre più che sulle luci, dice quello che non si vuol sentire. Non è educata. Quando a Bolzano Durnwalder e la sua giunta hanno brindato felici all’inaugurazione del Museion credevano di aprire un altro museo di Ötzi. Invece hanno scoperto che c’era una rana crocifissa a dirci: i tirolesi tutti casa e chiesa sono invece spesso dei beoni senza Dio. Scandalo? Sì, scandalo. Come quando qualcuno guarda di nascosto nel bagno di casa. Attenti, «Manifesta» potrebbe nascondere un’altra rana. «Manifesta» è una rassegna d’arte ma non come le altre. E’itinerante, ogni due anni sceglie una nuova location, una città d’Europa. Ed ecco la riflessione che ci riguarda: «Manifesta» cerca la modernità ma anche l’inquietudine, la frontiera e ha scelto un’intera regione. Ritiene un valore spendibile quello che per altoatesini e trentini è invece qualcosa ancora difficile da digerire: la multiculturalità, il multilinguismo come anticamera della globalizzazione virtuosa. Il problema è che spesso non vogliamo essere tutto questo. Preferiamo vedere le cose sempre uguali, ci rifugiamo nella tradizione e nel folclore. Vogliamo essere etnicamente riconoscibili. I trentini trentini, i sudtirolesi più tedeschi dei tedeschi, gli italiani più italiani di tutti. Erigiamo barriere, chiediamo rigore statutario perchè tutto resti com’è. E ancora. Abbattiamo la Regione perchè i vecchi confini linguistici rimangano immutati. La abbattiamo perchè la Regione potrebbe mantenere quel simulacro di «meticciato», di commistione nord-sud che a Bolzano (ma anche a Trento da altri versanti) fa paura. E che invece è visto dal di fuori come uno dei nostri valori più riconoscibili. Quando Hedwig Fijen, l’olandese che ha inventato «Manifesta» ha individuato noi come location ha compiuto un’operazione non solo logistica. Si è deciso per la prima volta che «Manifesta» sarebbe stata ospitata non da una città ma da un territorio. Centotrenta chilometri, da Rovereto a Fortezza con in mezzo Trento e Bolzano. A voler dire che siamo poco quando stiamo soli. Che Bolzano e Trento, separate, non hanno abbastanza massa critica per contare. E che, soprattutto, i fermenti che daranno sempre più sapore al mondo (la diversità, la commistione culturale) sono patrimonio comune dell’intero asse regionale, perchè è l’intero asse regionale che, unito, è in grado di valorizzarle, di farle lievitare, incrociare e fermentare.
 Ecco cosa ci dice «Manifesta». E ci voleva l’arte contemporanea per svelare questi nuovi codici. Altre mostre l’hanno preceduta. Quella di Massimiliano, ad esempio. Ma, come risulta chiaro, è passata lasciando poche tracce. Perchè è inutile cercare fermenti quando ci si guarda troppo indietro. Massimiliano, come le tradizioni asburgiche, possono ancora contare ma solo se riusciamo a metterle di fronte, anche brutalmente, con la modernità. Allora ribollono. E possono produrre sintesi nuove. E’ questa la scommessa di «Manifesta»: legare insieme gli artisti, i curatori, le opere, la tradizione, il pubblico da fuori e la popolazione locale. Ce la farà a farsi capire? Se non sarà arrogante, come spesso l’arte contemporanea è, allora sì. Intanto ha scelto delle sedi asimmetriche. A Rovereto l’ottocentesca Manifattura Tabacchi e il novecentesco ex Petrilini (dove opererà anche Adam Budak); a Trento il Palazzo delle Poste: è un edificio razionalista che mostra una città che ha passato anche i drammi ma pure i lieviti del Novecento europeo. Qui troveremo due figuri non molto classificabili, Anselm Francke di Anversa e Hila Peleg di Tel Aviv, oriente e occidente, mare del Nord e Mediterraneo che parlano di Europa come di un «pentolone» dove c’è molta psiche e poca politica. A Bolzano non il Museion ma l’ex Alumix, altro edificio dove si specchia la città razionalista, europea e conflittuale, non solo quella dei prati in fiore. I Raqs Media Collective ci lavoreranno: sono tre indiani che vengono da Dehli e ci parleranno di cose spiecevoli e no. Quello che succede quando i prodotti di consumo non servono più, le abbiamo usate e poi ne facciamo dei residui. Ci sarà da divertirsi. Infine a Fortezza l’ex forte asburgico. Ma non il forte di Cecco Beppe. Sarà il forte delle gallerie e dei pertugi, una sorta di Fortezza Bastiani immateriale dove ci sarà il team di «Scenarios». E non finirà qui. Ad artisti succederanno altri artisti in una staffetta di provocazioni e ricerche da oggi fino al 2 novembre. Nulla resterà fermo. Si cercherà di far muovere anche il pubblico. Sono tanti gli appuntamenti «aperti», laboratori e dibattiti. In tanti casi ognuno potrà dire quello che vorrà. Alla fine saremo quelli di oggi? Speriamo di no.


LA MEMORIA dell’edificio dentro le superfici che giocano con la luce
  BOLZANO, LA «EX-ALUMIX»
 
SEVERINO PERELDA


Dentro l’Alumix. Ecco, dunque, «The rest of now», cio che resta, ciò si può sognare ora; ciò che può dare vita a nuovi sogni. L’ingresso dell’Alumix è predisposto con l’opera sonora dell’artista bolzanino Stefano Bernardi, mentre nell’interno (era l’edificio dei trasformatori elettrici) le opere sono disposte in modo che ciascuno possa scegliere liberamente un proprio percorso di visita. Ci sono fotografie, installazioni, proiezioni, disegni, dipinti, cose. Non passa inosservata la cascata rilucente di nastri (quelli usati per i videotape), che suggestivamente pende dal soffitto, illuminata perpendicolarmente dalla luce diurna del finestrone sul tetto e animata dalle correnti interne. Riproduce il concetto di skyline (così frequente nei centri commerciali). Altro interessante lavoro, dedicato alla memoria, quello di una ragazza ceca che espone una ricca serie disegni fatti fare alla sua nonna con l’ intento di rallentare la sua decadenza mentale.
 Troviamo poi la riproduzione di un edificio-spia in uso durante la guerra fredda, con impianto sonoro. Poi, altre opere, in cui viene messo in rilievo il lavoro, talvolta maniacale, della pulizia di superfici che vengono private da stratificazioni riconducibili a memorie. Molto significativo il lavoro fatto dallo spagnolo Jorge Otero-Pailos, che ha ripulito un’ intera facciata dell’ edificio assorbendo i residui di polvere con il lattice e realizzando una seconda parete con la “pelle” di frammenti trasparenti. In essi sono trattenuti tutti i segreti chimici dell’ ambiente. Una documentazione storica che, numerata e riposta in un archivio, potrà essere oggetto di studio e di testimonianza del lavoro fatto nella fabbrica bolzanina. Tra le foto, quelle di Walter Niedermayer, che si è soffermato in un obitorio, mentre un altro artista con un procedimento criologico ha “mummificato un abete. Altro interessante lavoro, riguardante i concetti di spazio e tempo, lo studio e la mappa delle muffe sui muri. In un box chiuso da tende, un’ artista del Kashmir ricama i tessuti su cui sono impresse le foto scattate da un giornalista americano. Ma la mostra è anche gioco e il gioco è cosa viva. Così 2 architetti hanno costruito una torre di legno. Sulla cima le prospettive cambiano e cambia la visione della mostra. Molto bella, anche la finestra lunga e orizzontale, che consente di vedere l’ esterno dell’ Alumix e indovinare lo spazio che occupava, accompagnati da un commento sonoro. Interessante anche lo schedario, una serie di cassetti che contengono storia scritta e immaginata e oggetti comuni: un’ opera carica di empatia. A terra, invece, giacciono uniformi e strumenti di una banda che si è dissolta nel nulla. (”Dove va la musica, dopo che è stata suonata?”:diceva Benigni). E avanti così, con un ammasso di televisori e apparecchi rotti (alcuni trasmettono). Un gruppo di badanti russe di Roma compaiono in un film, mentre una piccola sala cinematografica è stata allestita all’ interno di una serie di tende rosse. Si proiettano film amatoriali degli anni’70.
 Altre proiezioni: l’ urbanistica selvaggia a Delhi. Poi, una serie di dipinti (da vedere) di un autore italiano underground, scomparso senza essere conosciuto, scoperto dai curatori indiani e per la prima volta esposto. In una sala a parte, la «Tabula rasa» ideata da Denis Isaia, che ospiterà conferenze, incontri, performance su temi inaspettati. Per finire, il pullman dei «pirati», una compagnia di artisti venuti dall’ olanda, diventerà sede di eventi artistici e che domani serà anima il party di inaugurazione semiufficiale della mostra.


Massiccio ricorso alla tecnologia al forte di Fortezza
SCENARI sonori Le mura asburgiche tornano a parlare

La struttura più antica (170 anni) tra le due designate in provincia di Bolzano è il forte di Fortezza. Un imponente complesso in blocchi di granito in stile neoclassico, incastonato nel paesaggio alpino della val d’ Isarco. Un forte, che più forte non potrebbe essere. Tra le alte mura, l’ interno è un succedersi di ampi piazzali sterrati e strade che collegano casermette, bunker, torri: una cittadella militare dove, volendo (e non è difficile) si riesce ancora ad immaginare la presenza di gente in uniforme. E invece domani sarà la folla di Manifesta7 ad animare cortili e androni del forte. «Scenarios» è il nome del progetto destinato a Fortezza. Una scenario, appunto, in cui la storia si racconta da sola e gli spazi antichi si caricano di un presente fatto di voci narranti che provengono dalle più strane fonti: dalle casse sonore, dalle convenzionali cuffie e persino dal sottosuolo. Il rumore dei passi e il bisbigliare dei visitatori diventa interazione con le opere, così come l’ imponderabile assenza-presenza durante la visione dei film. Proiezioni, mute, frutto di raffinati montaggi, catturano lo spettatore con visioni scandite da sequenze in cui immaginazione e realtà sconfinano nel surreale. Tutto è stato concepito per il luogo, dalla scultura sonora alle risonanze evocative, in una variabilità di temi e concetti, storie, racconti, che vengono dispensati attraverso sistemi tecnologicamente avanzati. Le bizzarre sedie di Martino Gamper arredano con discrezione gli interni, mentre i pannelli luminosi integrano gli ambienti con luci supplementari. Il forte impatto della natura, del luogo, del manufatto, caserme, grotte, torri androni, si sono trasformati in spazio privilegiato e si prestano benissimo al grande progetto. I contenuti visivi, passando attraverso emissioni audiovideo e proiezioni luminose, trasformano la fortezza in una specie oggetto del desiderio. Si avverte, sullo sfondo, lo scorrere del tempo, tra contrasti e momenti di assoluto relax: una esperienza teatrale sopra un palcoscenico sempre aperto in cui lo spettacolo non finisce mai ed è aperto a tutti i livelli di percezione. Dieci scrittori, tra locali e internazionali, hanno preparato i testi che vengono diffusi da attori-speaker invisibili. Libri nell’ aria e nella luce: ascoltare una visione e immaginare un altro luogo in questo luogo. E qui, l’ arte contemporanea raggiunge anche i non addetti ai lavori.

 Perchè Fortezza? Il gigantesco insediamento, costruito tra il 1832 e il’38 per volere di Francesco I d’ Austria come chiusura tra l’ area mediterranea ed il nord Europa, un luogo strategico individuato già come bastione nella guerra con i franco-bavaresi, venne strutturato per scopi bellici che ben presto si dimostrò non più in grado di ottemperare. Dal forte non venne mai sparato un colpo; cosicchè il mostro feroce si trasformò in un gigante innocuo. Caratteristica quasi fiabesca, collocazione suggestiva nell’ ambiente alpino del Sudtirolo e potenzialità culturali multilinguistiche del territorio: queste ragioni concorsero quindi ad indirizzare la scelta della Fondazione Manifesta, che ha voluto”lavorare” su questo luogo unico per trasformarlo in uno scenario ideale. E “Scenarios” è infatti il nome del progetto destinato a Fortezza. Infatti il concetto artistico ed il progetto espositivo, i fondamenti che caratterizzano tutti gli interventi nella fortezza, a suo tempo affidati alla cura di Adam Budak, Anselm Franke, Hila Peleg e il Raqs Media Collective, si possono sintetizzare in una operazione che individua il luogo come spazio di testimonianze linguistiche. A questo proposito si sono adoperati Ant Hampton (drammaturgia) e gli artisti altoatesini Hannes Hölzl (audio) e Martino Gamper (design). (s.p)


L’ANIMA del Palazzo delle Poste a Trento
 
Atmosfere claustrofobiche pensando alla Controriforma. E molto di più
  PAOLO PIFFER


Doveva essere «The world Upside Down», il mondo capovolto, per poi trasformarsi, in corso d’opera, in “The soul or, much trouble in the transportation of souls” ovvero “L’anima o, dei molti guai nel trasporto delle anime”. Il filo conduttore della mostra, meglio, della performance collettiva, sono più di 40 artisti, del palazzo delle Poste a Trento sarà anche cambiato ma poco importa. Il titolo è un grande contenitore da declinare secondo sensibilità e capriccio. Che poi, dell’anima si discute da sempre, sulla sua esistenza o meno, del nome da appiccicargli, sia la psiche che il dentro di sé. In pratica, un guazzabuglio in cui l’arte contemporanea può giocare con i suoi mille linguaggi, e pure con la loro assenza. Ed è puntualmente ciò che succede alle Poste, palazzo colmo di installazioni, video (sempre troppi), collage, matite su carta, fotografie. Rincuorati, comunque, dall’accoglienza di Luigi Ontani - presente anche in carne e ossa - che all’apice dello scalone d’ingresso inaugura il percorso con una serie di ceramiche e opere fotografiche lenticolari installate accanto alle finestre originali, dell’epoca, del futurista Prampolini. Perché le Poste sono già in sé e per sé un’opera d’arte, del razionalista Mazzoni, questa sì solida e piantata per terra, per troppo tempo abbandonata, in dialogo con la liquidità del contemporaneo. Tanto più sfuggente, il contemporaneo, almeno qui, se l’aggancio con il territorio pensato dai curatori, Anselm Franke e Hila Peleg, è quello con il Concilio di Trento, «simbolo di un processo senza illuminazione». Cioè, in termini più espliciti, apice della controriforma cattolica, battaglia religiosa, e politica, tesa a sopprimere, con il ferro incandescente e la spada, la libertà di culto, ma anche quella tout court. «Non si cerca l’anima d’Europa», ha detto Franke nel corso della presentazione. «Piuttosto - ha proseguito - un punto centrale d’Europa dentro Trento». Meglio tuffarsi nei corridoi color ghiaccio del piano e mezzo di eventi e sbirciare nelle sale e salette, bianche, verdi. Caldo tropicale e atmosfera claustrofobica, accentuata dagli spazi bui rischiarati dai video. Se gli artisti in mostra siano riusciti a cogliere, o meno, gli input curatoriali fa parte del gioco dell’arte contemporanea. Domanda da non porsi, non porta a nulla. Piuttosto, mille punti di vista, spazio all’immaginazione, e all’interpretazione. I curatori invitano a dialogare con gli artisti, molti presenti accanto alle loro opere, sempre che si riconoscano. Perlopiù sono stranieri, pochi gli italiani. Tra questi, oltre ad Ontani, Pietro Roccasalva con un grande neon e i fratelli De Serio che hanno portato un bacio lungo un video, “A star love”. Colpiscono i disegni di Anne-Mie Van Kerckhoven, “God en Geweld”, in cui una modella e uno scheletro imitano un magnetopata, cioè un medico alternativo, e il suo paziente, sembrano intenti a pratiche sessuali varie. C’è spazio pure per “il museo di Franco Basaglia” del fotografo Stefano Graziani che illustra l’impatto della legge 180 del 1978 che chiuse i manicomi. Tanta documentazione, i libri dello psichiatra, video interviste.
 Non poteva mancare la stanza per un possibile e futuribile “museo dell’anima”. Schizzi e progetti di cinque musei in miniatura perché se, come ha affermato il curatore Anselm Franke, «non siamo così moderni come pensiamo», non è detto che sia impossibile riuscire, un giorno, forse, a rappresentare concretamente ciò di cui si discute da secoli senza averne mai toccato i contorni. E che adesso, alle Poste, è diventata un lungo percorso espositivo tra spazi eterei che in diversi casi si dimenticano in fretta ed altri racchiusi nella più completa oscurità.

Stazione, servita su un piatto la location che non t’aspetti
  IL QUARTO POLO

Se l’ex Manifattura Tabacchi e l’ex-Peterlini sono i luoghi dove gli artisti rimangono più saldamente legati alle tematiche proposte dai curatori, a Rovereto c’è un terzo polo, la Stazione, non meno importante degli altri due, dove l’indagine artistica si fa anche inevitabilmente indagine politica.
 Qui, le tematiche fondamentali di «Principle Hope», il progetto guida di Adam Budak, trovano un’applicazione più concreta e diretta.
Grazie ai sette artisti di «manifeStation», l’intervento ideato dall’Office for Cognitive Urbanism che si propone di scavare dentro un insieme di contraddizioni e interazioni formato dalle identità locali, regionali e transnazionali.
Quale miglior simbolo della stazione di Rovereto per portare avanti questo tipo di ricerca? Collocata in un punto centrale della città, snodo di collegamento tra arrivo e partenza, questo luogo individua una condizione precaria che accomuna tutti. Tanto i semplici viaggiatori quanto gli emigrati di lingua, cultura e religione diverse. Ecco quindi Azra Aksamija, che realizza una sorta di moschea portatile con pantofole integrate; Kamen Stoyanov, che realizza un video sulle migrazioni e sull’impossibilità di partecipazione alla vita culturale di una città della gente emarginata; e le foto di Andreas Duscha sugli spazi interreligiosi di preghiera, come quelli individuati dentro agli aeroporti o agli ospedali: luoghi di differenza, ma anche di incontro tra culture, spazi aperti da rimepire.
(t.p.)


Manifattura Tabacchi e ex-Peterlini tornano a animarsi


DENTRO ROVERETO
  TOMMASO PASQUINI


La prima, grande e involontaria, performance artistica si tiene fuori e non dentro l’ex Manifattura Tabacchi. Dove il vecchio edificio viene preso d’assalto da giornalisti e addetti ai lavori (un migliaio circa) giunti a Rovereto da tutta Europa per l’anteprima della biennale d’arte che si aprirà ufficialmente domani. Da anni questo gigante addormentato non aveva più a che fare con tale brulicare umano. Che visto da fuori sembra introdursi, con operosità e organizzazione, all’interno delle cavità abbandonate della vecchia struttura, per infondere al tutto, gradualmente, una nuova linfa vitale. Quella che non nasce soltanto dall’arte e dalle opere esposte al suo interno, ma dalla presenza stessa della gente, senza cui quelle opere restano qualcosa di incompleto. Ne sa qualcosa Adam Budak, il curatore che Manifesta ha scelto per gli spazi espositivi di Rovereto, che ha incentrato tutto il suo progetto, «Principle Hope», Principio Speranza, proprio sui concetti di spazio pubblico e spazio privato, sulla speranza di ricostruire, anche a livello architettonico, un nuovo concetto di spazio attraverso una riflessione sul regionalismo critico, ovvero su «una vita locale cosciente di sé». Gli spazi dell’ex Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco, punto di partenza del percorso artistico roveretano di Manifesta, sono stati re-intepretati proprio partendo da questi presupposti: ecco quindi una prima contrapposizione tra il cortile interno alla struttura, una sorta di agorà pubblica, aperta, dove si tengono concerti e performances dal vivo come quella di Ragnar Kjatansson e Adam Pendleton; e i corridoi interni, quelli un tempo dedicati all’amministrazione, dove ci si imbatte in opere più introspettive, allestite in maniera tale da coinvolgere una, o comunque poche, persone alla volta (è il caso del collettivo di artisti Alterazioni Video che mettono a disposizione del visitatore i loro cataloghi multimediali e in “Copy-Right No Copy-Right si interrogano sull’idea della proprietà intellettuale; degli oggetti di Nina Canell, un mix di tecnologico e rudimentale che diventa poesia; dell’ “arredo sovversivo” di “Corpus Delicti”, l’installazione di Didier Fiuza Faustino il cui ordine richiama la freddezza di alcune sale d’attesa).
Un percorso e una contrapposizione, quella tra privato e pubblico, tra locale e globale, che continua nell’altra sede simbolo di Manifesta a Rovereto: l’ex Peterlini. Tra le tante opere esposte in un ambiente tirato a nuovo per l’allestimento della mostra, quella di Joannes Vogl contempla nella maniera forse più originale il bisogno di un contatto tra passato e presente, tra locale e globale: merito degli spioncini che ha installato nelle pareti di cartongesso della mostra, che ci mettono in comunicazione con le stanze non restaurate del vecchio edificio. Trasformato in un vera galleria d’arte contemporanea, dove il furgoncino Wolkswagen ridipinto da Janek Simon, che accoglie il visitatore appena entrato, gioca con i simboli, affidando alla casualità dei colori il compito di oltrepassare la rigidità dei luoghi comuni.

Link utili:
http://www.manifesta7.it/

http://www.questotrentino.it/2007/11/Cover_arte.htm




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lunedì, 14 luglio 2008

MANIFESTA  Accordo speciale con Trenitalia


Alto Adige, 12 LUGLIO 2008

Manifesta ha stretto una alleanza importante con il treno. Approvato infatti uno speciale biglietto che “dura” 4 giorni e permette oltre al viaggio anche l’entrata nelle quattro sedi espositive: costerà 21 euro.
Nello specifico la delibera, approvata dalle giunte provinciali di Bolzano e Trento, stabilisce che per favorire l’utilizzo del mezzo pubblico rispetto a quello privato (sono infatti previste 150 mila presenze nel corso del periodo di esposizione) andrà affiancato agli ordinari titoli di viaggio regionali e a tariffa sovraregionale (per viaggi colleganti le due province), un titolo di viaggio prestampato a tariffa “regionale” che include anche l’accesso alle sedi espositive di Manifesta 7 (a Fortezza il forte asburgico; a Bolzano l’ex Alumix; a Trento il palazzo delle Poste; a Rovereto ex Peterlini e Manifattura Tabacchi. Chi lo acquisterà potrà utilizzare il biglietto lungo la rete ferroviaria regionale di Trenitalia per cui: la linea del Brennero fino a Borghetto, la linea della Valsugana fino a Primolano, la Bolzano-Malles, la Fortezza-S.Candido.
 Il biglietto consentirà anche l’utilizzo dei servizi urbani utili per raggiungere (dalla stazione Fs) le sedi delle manifestazioni. A Fortezza la provincia di Bolzano istituirà appositi shuttle per raggiungere l’ex forte asburgico di Fortezza A Bolzano si potranno utilizzare le linee 4 e 10 per raggiungere l’ex Alumix di Bolzano. Il biglietto consentirà anche di accedere ai 4 eventi previsti nelle location. Il biglietto varrà per 4 giornate (4 obliterazioni, ogni obliterazione vale 1 giorno) nel periodo della manifestazione, fino al 2 novembre 2008. I biglietti saranno in vendita presso le 4 sedi espositive di Manifesta 7.
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lunedì, 14 luglio 2008


WORKBOOK
IL PROGRAMMA
Ato Adige, 12 LUGLIO 2008


Il Workbook è un libretto che nasce dalla necessità di offrire ai bambini che vengono a visitare Manifesta 7 con i loro genitori un accompagnamento attraverso l’esibizione. Esso contiene informazioni su tutte le sedi espositive e brevi testi riguardanti alcuni tra gli artisti che partecipano a Manifesta 7. Ma il Workbook offre numerose proposte di lavoro pratico e creativo. La particolarità del testo consiste nel fatto che le proposte sono strettamente correlate alle opere d’arte e che i temi dell’arte contemporanea vengono rese comprensibili per i bambini.

DOMENICHE PER LE FAMIGLIE
(Attività gratuita, non è richiesta prenotazione)
Manifesta 7 dedica quattro domeniche alle famiglie. Bambini e adulti potranno partecipare e condividere insieme le molte attività a loro dedicate durante queste giornate. Dalle 14 alle 17 i mediatori daranno il benvenuto a bambini e adulti per un incontro con l’arte contemporanea e con la propria creatività. Queste le date:
Domenica 27 Luglio: Forte Asburgico, Fortezza
Domenica 10 Agosto: Ex Alumix, Bolzano
Domenica 14 Settembre: Manifattura Tabacchi, Rovereto
Domenica 12 Ottobre: Palazzo delle Poste, Trento

TEACH-IN (O, SE NON CHIEDI NON SCOPRI)
(attività gratuita, non è richiesta prenotazione)
Manifesta 7 non offre solo arte ma anche la possibilità di fare domande ed essere curiosi riguardo ad essa. Ogni fine settimana il Dipartimento Educazione offre, in una delle sedi di Manifesta 7, incontri gratuiti di Teach-in. I visitatori sono invitati a porre domande, esporre le proprie opinioni, discutere riguardo l’arte contemporanea. Queste le date:
Giovedi 17 Luglio: Manifattura Tabacchi, Rovereto
Venerdì 18 Luglio: Forte Asburgico, Fortezza
Domenica 27 Luglio: Forte Asburgico, Fortezza
Sabato 2 Agosto: Manifattura Tabacchi, Rovereto
Domenica 10 Agosto: Ex Alumix, Bolzano
Domenica 17 Agosto: Palazzo delle Poste, Trento
Sabato 23 Agosto: Forte Asburgico, Fortezza
Domenica 31 Agosto: Ex Peterlini, Rovereto
Sabato 6 Settembre: Ex Alumix, Bolzano
Domenica 14 Settembre: Manifattura Tabacchi, Rovereto
Domenica 21 Settembre: Forte Asburgico, Fortezza
Sabato 27 Settembre: Palazzo delle Poste, Trento
Domenica 5 Ottobre: Ex Alumix, Bolzano
Domenica 12 Ottobre: Palazzo delle Poste, Trento
Domenica 19 Ottobre: Forte Asburgico, Fortezza
Sabato 25 Ottobre: Ex Peterlini, Rovereto
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sabato, 05 luglio 2008

Manifesta 7 all'ex Alumix Trenta eventi in 111 giorni sul tema «vuoto e materiali»


Tabula Rasa

Corriere dell'Alto Adige 2008-07-05

di NADIA MARCONI
The Rest of now è il titolo del progetto curatoriale del RAQS Media Collective per la sede bolzanina di Manifesta7, ossia l'ex Alumix e nasce da una riflessione sull'estrazione del valore da qualsiasi genere di materiale e soprattutto su ciò che viene scartato dal processo produttivo, il residuo, quella parte insomma della lavorazione della quale nel processo consumistico si perdono le tracce.
E rendere la mostra più viva e in relazione con il territorio, è l'obbiettivo che si è posto Denis Isaia, libero curatore bolzanino. Per questo è nato il progetto
Tabula Rasa: 30 eventi per 111 giorni su un lungo tavolo
che prenderà il via venerdì 18 luglio, per proseguire fino al 2 novembre. Il progetto quindi costituirà un elemento di continua evoluzione e mutamento nell'ambito dell'esposizione, oltre ad offrire un luogo di riflessione e dibattito per un approccio critico nei confronti dei concetti esplorati dalla mostra.
Isaia spiega: «È nata l'esigenza di avere un luogo di comprensione della mostra e di approfondimento, per allungare la riflessione oltre la data dell'inaugurazione. Per mantenere il punto abbiamo deciso di focalizzarci su di un luogo ben preciso che è questa sala. Altro luogo di intensità comunicativa e contenutistica è il tavolo stesso, che diverrà una specie di muro sul quale verranno lasciate le tracce degli eventi. L'idea primaria è quella di allargare i confini dei progetti che sono all'interno della mostra».
Il tavolo in questione, che dà anche il titolo alla serie di eventi, è stato progettato da Nikolas Hirsch e Michel Mueller e realizzato da artigiani locali. La forma è allungata e minimale, la struttura può cambiare forma, mentre le sedie vanno a nascondersi nella geometria del tavolo e i colori — bianco, grigio e beige — realizzano una policromia neutra che si piega agli eventi che dovrà oggettivamente ospitare, tra i quali sono previsti, oltre a conferenze e dibattiti, allestimenti espositivi e performance. Il filo conduttore è legato alle tematiche della mostra e al contesto che la ospita, per questo al primo appuntamento in programma — il 18 luglio alle 17 — che si intitola
Alumix, Ex/Alumix/next Alumix: quale il futuro dell'edificio?,
gli architetti che hanno curato la ristrutturazione dell'edificio, saranno invitati ad esporre delle riflessioni sul lavoro svolto e delle ipotesi sul futuro della struttura architettonica.
Il secondo appuntamento— sabato 19 luglio — vedrà come relatore lo storico della cultura Jeffrey T. Schnapp, che proporrà un'analisi sull'alluminio e sulla sua passata concezione. L'alluminio infatti veniva considerato un vero e proprio «miracolo metallurgico», che ha reso possibile tra le altre cose la realizzazione in larga scala di oggetti d'uso quotidiano come la famosa moka Bialetti, che ha portato il caffè nella casa di ogni italiano. Domenica 20 luglio è la volta di The Pirates as Archivist, con Jan Gerber e Sebastian Luetgert, che organizzeranno un workshop, relativo a una forma d'arte divenuta esclusiva, il cinema. Riflessione quindi sul concetto stesso di pirateria, che modifica la percezione di quello che è considerato come un atto contro la cultura cinematografica stessa, ma che in realtà costituisce una diffusione dei suoi contenuti e valori. Ai momenti di riflessione su tematiche impegnate, si alterneranno eventi più leggeri, come quello previsto per domenica 20 e lunedì 21 luglio, che vedrà la «tabula rasa» invasa dalle piante, grazie a un'esposizione a cura di Martina Schullian. Altro appuntamento estremamente interessante è quello del 10 settembre che vedrà una performance matematica di Andrea Caranti, volta all'illustrazione del cosiddetto «Teorema di Bolzano», ossia il modo di rendere stabile un tavolo traballante senza infilarvi sotto nulla, e le sue curiose applicazioni. Singoli artisti saranno poi chiamati a dialogare con il pubblico, come nel caso di Milena Kosec, che il 4 settembre parlerà con visitatori scelti a caso su un soggetto libero, anche se la discussione tenderà a concentrarsi sulle attività della vita della persona. Espen Sommer Eide invece, artista, musicista e filosofo, l'11 settembre costruirà degli strumenti per fare musica sopra e attorno al lungo e versatile tavolo.
Mostre, presentazioni di libri e oggetti culturali e cultuali vanno a completare l'ampia offerta di avvenimenti previsti nel corso di questi 111 giorni, per fare in modo che l'ex Alumix divenga davvero un luogo di riflessione che non si esaurisca nella visita all'esposizione, ma che lasci una lunga scia di tracce all'interno della città e soprattutto in tutti coloro che lo frequenteranno.


Tabula Rasa, un tavolo per discutere
BOLZANO, ASPETTANDO MANIFESTA 07
Alto Adige 05 LUGLIO 2008

Come fa restare viva la «The Rest of Now», la mostra che occuperà gli spazi della ex-Alumix di Bolzano, durante Manifesta 7 e oltre? Come si relazionerà con il territorio e come dialogherà con i cittadini di Bolzano e della regione? La risposta si chiama «Tabula Rasa», uno progetto speciale di Manifesta 7, che parte appunto dalla mostra «The Rest of Now». Tabula Rasa è una serie di eventi che si snoda su 111 giorni nella cornice dell’edificio industriale ex-Alumix.
Un lungo tavolo bianco - tabula rasa - progettato per l’occasione da Nikolaus Hirsch e Michel Müller, e costruito da artigiani locali - serve come contenitore di eventi. Mostre e performance sul tavolo si alterneranno infatti a installazioni sonore, teatro, proiezioni di film, laboratori, discussioni, conferenze, presentazioni editoriali, giardinaggio, e l’occasionale banchetto, in un continuo flusso di eventi effimeri, che spariscono l’uno dopo l’altro, senza lasciarsi dietro altro che una traccia impressa nella memoria dei participanti.
 Tabula Rasa rappresenta un elemento di continua evoluzione e mutamento nell’ambito della mostra, oltre ad offrire un luogo di riflessione, di dibattito per un approccio critico sui concetti esplorati da «The Rest of Now». Il progetto ospiterà simposi, laboratori, mostre e presentazioni di libri che vedranno l’intervento di critici, teorici, scrittori e giovani curatori. Tali eventi saranno aperti al pubblico: occasioni per riflettere insieme su «The Rest of Now», oltre che discutere della scena artistica contemporanea italiana e internazionale.
 Tabula Rasa darà una voce non solo a famosi professionisti dell’arte, ma anche a produttori di cultura in senso lato, riflettendo la complessità del discorso artistico contemporaneo che include teatro, musica sperimentale, fumetti, poesia, radio e dibattiti socio-politici. Tabula Rasa diviene pertanto uno spazio dove diverse modalità di incontro e confronto possono essere sperimentate per dibattere, condividere, osservare, e creare collettivamente.
 Tabula Rasa serve infatti come un forte mediatore tra «The Rest of Now» e il territorio: grazie al suo democratico accesso gratuito, e all’esteso orario di apertura, essa mira ad offrire uno spazio d’incontro per nuove interazioni e conversazioni, non solo con e per i residenti di Bolzano ma anche per i visitatori provenienti dalla regione e oltre.
 Una larga percentuale degli eventi si pone in dialogo con Alumix e la città, coinvolgendo sia i visitatori della mostra che coloro che vi lav orano, oppure accendendo un dibattito sul futuro dell’edificio, analizzandone la storia e le funzioni. Altri eventi riflettono sulla storia della produzione di alluminio che cambiò profondamente l’identità culturale di Bolzano, e su un archivio di memorie visive di edifici industriali.
 Questo dialogo con la dimensione locale è infatti un elemento chiave per Manifesta 7: una quantità di persone di Bolzano, o provenienti dalla regione, sono stati invitate a organizzare eventi, o a parteciparvi attivamente. Radio Tandem, una popolare stazione radio locale, è il media partner di Tabula Rasa. Questo rappresenta un ulteriore collegamento con il pubblico della zona.
Il progetto di «Tabula Rasa» è del curatore bolzanino Denis Isaia, in «conversazione» con il gruppo Raqs Media Collective. «Per noi è stato molto importante - spiega Isaia- trovare il modo di allungare, per così dire, i confini della mostra. L’intero programma di Tabula Rasa è stato concepito per cercare un confronto attivo con quello che lo stabilimento rappresenta per la storia e la memoria di Bolzano. Dal momento in cui inizierà ad ospitare la mostra sarà ormai definitivamente l’ex-Alumix ma non sarà ancora ciò che è programmato a essere nella sua destinazione definitiva, che è quella di un polo tecnologico. Dunque una situazione in movimento, ideale per indagare passato, presente e futuro».
La scommessa è lanciata, si tratterà ora di vedere come reagirà la città, cosa non sempre facile da prevedere.
L’organizzazione di Manifesta comunque è ottimista. Staremo a vedere.
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mercoledì, 02 luglio 2008



Manifesta7

i magnifici 188
Protagonisti centinaia di artisti. Primo assaggio: Capolinea Underground

Manifesta7 comincia con venti giorni d'anticipo: FormatoArte inaugura questa sera alle 18, allo Spazio Archeologico del Sas di Trento, Capolinea Underground, il primo dei parallel events. Intanto dall'organizzazione della biennale europea di arte contemporanea, in programma dal 19 luglio al 2 novembre in tutto il Trentino Alto Adige, emerge un primo ritratto della straordinaria kermesse: 188 artisti da tutto il mondo, 30 gli italiani, saranno protagonisti della settima edizione dell'evento che, per la prima volta, avrà come scenario un'intera regione anzichè una sola città.
Capolinea Underground, mostra curata da Riccarda Turrina, è il primo degli eventi collaterali a prendere il via. Un percorso di nove installazioni artistiche multidisciplinari legate a doppio filo al suggestivo ambiente della Tridentum sotterranea del Sass, dove sono visitabili da oggi fino al 31 agosto, e al tema del viaggio, che percorre tutti i quattro mesi di Manifesta7. Un tunnel bianco, lungo 15 metri, che corre lungo l'antica strada romana lastricata e che farà dialogare le opere d'arte con il Sass: «Gli artisti, tutti trentini, hanno visitato e vissuto gli spazi da destinare alle loro opere, pensandole in stretta relazione all'ambiente, utilizzando luci, altezze, pareti, superfici e tutto ciò che sembrava suggerire spunti di riflessione — spiega Manuela Baldracchi, responsabile dell'allestimento di Capolinea Underground —. Ne sono nate nuove opere, tutte create ad hoc». Il percorso si sviluppa dall'atrio d'ingresso del Sass, con le opere di Maurizio Giongo e Mauro Cappelletti, per proseguire con Rolando Tessadri, con le sue minuziose Trame della città.
Francesco Cocco, architetto e artista, porta al Sass la sua poetica della casualità, nata da una performance eseguita nel 2005 all'università di architettura di Tianjin, in Cina, e che prosegue nel dialogo con le pietre del lastricato sconnesso del decumano del Sass. Subito a fianco, tre enormi quadri di Romano Perusini, quasi una mimesi delle luci e delle ombre sotterranee dello spazio archeologico. Poi le opere di Diego Mazzonelli, Gianni Pellegrini, che riprende il gioco dei lacerti musivi e della loro interpretazione in opere dipinte dalla forte componente astratta e allusiva, per chiudere con Rolando Trenti, che rievoca l'antico corso del fiume Adige deviato dalla città nell'Ottocento, e con L'armonia del vero, di Giorgio Salomon. Dopo l'inaugurazione di questa sera, tre eventi in programma al Sass tra luglio e agosto: l'11 luglio una performance musicale di Tony Rusconi e Renato Geremia per l'anteprima del cd Attenti a quei due; il 22 un incontro sul tema del viaggio e dell'inedito con Duccio Canestrini e Fiorenzo Degasperi. A tre giorni dalla chiusura della mostra, il 28 agosto, Capolinea Underground presenterà anche il suo catalogo. La mostra è visitabile dal 1 luglio al 31 agosto, dalle 9,30 alle 13 e dalle 14 alle 18 (chiuso il lunedì).
Manifesta7, e i suoi numerosissimi eventi paralleli, sono anche un esperimento che vede un intero territorio, compreso tra l'Alto Adige e Rovereto, fare da palcoscenico artistico e culturale attraverso l'utilizzo di luoghi a lungo dimenticati: il palazzo delle poste di Trento, che ospiteranno
The Soul, con i curatori Franke e Peleg che ripercorreranno la storia di Trento anche attraverso il suo Concilio; l'ex Alumix a Bolzano, con The rest of now; l'ex Peterlini a Rovereto ( The Principle hope); il Forte di Fortezza in Valle Isarco, con l'allestimento sonoro Scenarios curato da Adam Budak, Anselm Franke, Hila Peleg, e il Raqs Media Collective.
Questi i luoghi della rassegna ufficiale di Manifesta 7, presentata ieri dal coordinatore per il Trentino Fabio Cavallucci, dall'assessore provinciale alla Cultura, Margherita Cogo, e dalla collega di Palazzo Thun, Lucia Maestri. Le performance in calendario sono quasi duecento (188, per la precisione) con trenta artisti italiani: «Una percentuale straordinariamente elevata rispetto alla media delle manifestazioni internazionali», ha sottolineato Cavallucci. Ma il brulicare dei parallel events ne farà vivere molti altri: Castel Pergine con Santorossi Egologo, lo Spazio Off di Trento con Città al Muro, i giardini della stazione di Trento e il Parco di Gocciadoro con i Teatri Soffiati,
il castello di Caldes, il Bic di Rovereto, Castel Beseno, le Officine Monzani e Palazzo Libera di Villa Lagarina.
Daniele Filosi

Corriere dell'Alto Adige  2008-07-01
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giovedì, 15 maggio 2008
 è MANIFESTA
Svelati gli artisti: da Ontani a Prof. Bad Trip

La lista

Corriere dell'Alto Adige  2008-05-15

Manifesta si presenta. E stavolta lo fa sul serio. Dopo conferenze stampa pressoché prive di notizie, l'apparato di comunicazione della settima biennale internazionale di arte contemporanea approdata in Trentino Alto Adige ha finalmente prodotto una lista: quella dei nomi degli artisti. E lo fa in straordinaria sincronia con il Mart. Ieri a Milano Gabriella Belli e il suo staff illustravano il ricco carnet di mostre nel colosso roveretano. Contemporaneamente da Manifesta arrivavano i corposi comunicati sui programmi della biennale. Gli stessi che oggi, sempre a Milano, saranno presentati alla stampa nazionale. Grande affollamento trentino oggi nel capoluogo lombardo: alla Triennale c'è il Castello del Buonconsiglio per presentare la mostra estiva su Rembrand t e Riccio. Anyway, direbbero gli inglesi.
Torniamo a Manifesta. Nella sede di Fortezza il gruppo di curatori formato da Adam Bud ak, Anselm Franke, Hila Peleg e da tre elementi del Raqs Media Collective dà vita a Projected Scenarios, «mostra "immateriale" che si propone di spostare il luogo d'esposizione nell'immaginazione del pubblico che visiterà la fortezza ascoltando ». Ne sono autori Shahid Amin, Hélène Binet, Brave New Alps, Adriana Cavarero, Mladen Dolar, Harun Farocki, Martino Gamper, Karø Goldt, Larry Gottheim, Renée Green, Ant Hampton, Hannes Hoelzl, Timo Kahlen, Karl Kels, Thomas Meinecke, Glen Neath, Margareth Obexer, Philippe Rahm, Arundhati Roy, Saskia Sassen, Michael Snow, Saadi Yousef.
A Bolzano, negli spazi dell'Alumix, Raqs Media Collective ha elaborato The rest of now. «Cosa può essere recuperato e ricordato? Come può il residuo diventare motore di significato?». A queste domande, nello spazio che in passato fu una fabbrica di alluminio, cercano di dare risposta gli artisti David Adjaye, Stefano Bernardi, Kristina Braein, Yane Calovski, Candida TV contemporary culture index, Neil Cummings and Marysia Lewandowska, Harold de Bree, Latifa Echakhch, Marcos Chaves, etoy.CORPORATION, Anna Faroqhi, Ivana Franke, Matthew Fuller, Francesco Gennari, Ranu Ghosh, Rupali Gupte and Prasad Shetty, Anawana Haloba in collaborazione con Francesca Grilli, Graham Harwood, Nikolaus Hirsch & Michel Müller, Hiwa K, Emre Hüner, Helen Jilavu, Sanjay Kak, Zilvinas Kempinas, Reinhard Kropf and Siv Helene Stangeland, Anders Krueger, Lawrence Liang, Charles Lim Yi Yong, m-city, Teresa Margolles, Walter Niedermayr, Jorge Otero- Pailos, Martin Pichlmair, Piratbyrån, Jaime Pitarch, Prof. Bad Trip, Katerina Šedá, Dayanita Singh, TEUFELSgroup, Meg Stuart, Melati Suryodarmo, Jörgen Svensson, Hansa Thapliyal, Alexander Vaindorf, Judi Werthein, Graham Harwood, Matsuko Yokokoji, Richard Wright, Darius Ziura. Progetti speciali: Hot Desking, Tabula Rasa: 111 days on a long table.
Trento si affida a Anselm Franke e Hila Peleg e ai loro problemi nel trasporto di anime. In The soul (or, much trouble in the transportation of souls) «l'anima non é capita o trattata come un fatto ma come un oggetto culturale, un'allegoria per le relazioni sociali forgiate dalle idee e dalle tecniche del potere». Gli artisi chiamati a dare il loro contributo sono tanti anche qui. Eccoli: Nader Ahriman, Maria Thereza Alves / Jimmie Durham / Michael Taussig, Tamy Ben-Tor, Attila Bruni, Beth Campbell, Fabio Campolongo, Marcus Coates, Peter Coffin, Keren Cytter, Jos De Gruyter / Harald Thys, Massimiliano & Gianluca De Serio, Brigid Doherty, Omer Fast, Peter Friedl, Stefano Graziani, Tom Holert / Claudia Honecker, Karl Holmqvist, Hannah, Hurtzig, Joachim Koester, Andree Korpys / Markus Löffler, Kuehn / Malvezzi, Daria Martin, Angela Melitopoulos, Xisco Mensua, Valérie Mréjen, Rabih Mroué, Andreas Müller, Sina Najafi, Rosalind Nashashibi, Luigi Ontani, Ria Pacquée, Bernd Ribbeck, Pietro Roccasalva, Roee Rosen, Christoph Ruckhäberle, Natascha Sadr Haghighian, Florian Schneider, Eyal Sivan, Josef Strau, Javier Tellez, Althea Thauberger, Ann-Mie Van Kerckhoven, Barbara Visser, Klaus Weber, Eyal Weizman. Testi in pubblicazione di Franco Berardi, Brigid Doherty, Tom Holert, Maurizio Lazzarato, Eva Meyer, Avi Pitchon, Renata Salecl, Michael Taussig, Ann-Mie Van Kerckhoven, Eyal Weizman. Adam Budak si occupa di Rovereto. Dall'anima alla speranza con Principle hope.
«Il progetto si focalizza sulla mappatura e sull'analisi dell'ecologia — sia culturale che politica — dello spazio e del suo carattere pubblico. In quanto tale, mira all'elaborazione di strategie (espositive) provvisorie e allo sviluppo di strumenti di (discussione) critica che conducano verso un altro (manifesto cortese per lo) spazio pubblico». Sono chiamati a realizzarlo: Alterazioni Video, Michelangelo Antonioni, Knut Åsdam, Bernadette Corporation, Margrét H. Blöndal, Micha Budny, BURGHARD, Nina Canell, Libia Castro & Ólafur Ólafsson, Claire Fontaine, Oskar Dawicki, Evelina Deicmane, Rä di Martino, Miklós Erhardt and Little Warsaw, Igor Eskinja, Tim Etchells, Fabrics interseason, Famed, Didier Fiuza Faustino, João Maria Gusmão + Pedro Paiva, Heide Hinrichs, Heidrun Holzfeind, Runa Islam, Ricardo Jacinto, Ragnar Kjartansson, Barbora Klímová, Daniel Knorr, Adam Leech, Deborah Ligorio, Miks Mitrevics, Christian Philipp Müller, Ewa Partum, Gianni Pettena, Riccardo Previdi, Philippe Rahm, Pamela Rosenkranz, Janek Simon, Luca Trevisani, Tatiana Trouvé, Uqbar Foundation, Guido van der Werve, Nico Vascellari, Danh Vo, Johannes Vogl, Stephen Willats, ZimmerFrei. Ospiti: Auditory Epode a cura di Tobi Maier con Florian Hecker, Anna Ostoya, the next ENTERprise, Chris Watson, Zafos Xagoraris; manifeSTATION a cura di Office for Cognitive Urbanism (Andreas Spiegl, Christian Teckert) con Azra Aksamija, Andreas Duscha, Sonia Leimer, Christian Mayer, Kamen Stoyanov, Adrien Tirtiaux, Anna Witt; Matter of fact
a cura di Krist Gruijthuijsen con Jeremiah Day, Renzo Martens, Adam Pendleton, Falke Pisano/ Will Holder, Ricardo Valentim;
Social Art Praxis a cura di Cornelia Lauf (Iuav, Venezia) con Airswap, Aspramente, Publink.
Manifesta7 si svolge dal 19 luglio al 2 novembre e sarà accompagnata da una serie di innumerevoli eventi paralleli.
G. Vis.

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martedì, 06 maggio 2008


Aspettando Manifesta, ultimo atto

ARTE

Corriere dell'Alto Adige 2008-05-06

Ultimo appuntamento con «Aspettando Manifesta» giovedì al Centro Trevi di Bolzano. Sarà una sintesi di quanto analizzato nel corso dei precedenti incontri rivolgendo uno sguardo ravvicinato a Manifesta 7 in programma in Trentino Alto Adige dal 19 luglio al 2 novembre. Si farà quindi il punto sull'integrazione e il completamento dell'allestimento del foyer del Centro Trevi, ridisegnato in occasione delle iniziative di «Aspettando Manifesta» per tracciare un percorso storico-culturale delle più importanti manifestazioni di arte contemporanea.
Appuntamento giovedì alle 18.30

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giovedì, 01 maggio 2008

Manifesta 7, cento giorni di eventi paralleli

La biennale Cinquanta tra enti e associazioni coinvolti nelle iniziative collaterali della rassegna

Corriere dell'Alto Adige 2008-05-01

Si respirava aria di creatività ieri mattina al palazzo provinciale di via Andreas Hofer a Bolzano, in occasione della conferenza stampa di presentazione della piattaforma di iniziative parallele a Manifesta 7
per la sezione Alto Adige. Tante le associazioni che hanno voluto prendere parte a un progetto che farà da contorno a uno dei maggiori eventi di arte contemporanea a livello internazionale. Nata con l'intento di coordinare le numerose manifestazioni culturali, Parallel Events si pone l'obiettivo di dare il maggior risalto possibile ai vari avvenimenti, pubblicizzandoli prima e durante i 100 giorni di Manifesta 7. Ecco il perché di un logo disegnato ad hoc e di gadget a tema, di una promozione fatta tramite pieghevoli e della pubblicazione di un numero di giornale speciale e unico, disponibile in tutte le sedi di Manifesta. Ma la novità più interessante è la creazione di un proprio webspace sulla pagina Internet di Manifesta 7, attivo dalla prossima settimana, dove l'utente potrà scoprire i vari appuntamenti e raggiungerli facilmente, orientandosi grazie a una mappa virtuale.
«Sono molto contenta della passione e della fantasia espressa da tutti gli artisti del luogo — ha detto Hedwig Fijen, direttrice dell'International Foundation Manifesta ad Amsterdam e presidente del Comitato Manifesta 7 — queste sono le armi giuste per portare l'arte contemporanea in Trentino Alto Adige e per far conoscere le potenzialità creative locali anche fuori dai confini ». La piattaforma si è anche occupata di esaminare i vari progetti, puntando sulla qualità dei prodotti presentati e sulla capacità di questi ultimi di suscitare un ampio interesse.
Al vaglio ancora alcune richieste di adesione, si prevede che alla fine saranno circa una cinquantina le associazioni e istituzioni locali inserite in Parallel Events solo in Alto Adige e altrettante per la provincia di Trento. Molte importanti collaborazioni, come «Museion at the Eurac Tower», partita il 9 aprile e che vede impegnati artisti quali Jacopo Candotti e Hans Winkler e il festival Bolzano Danza, ospitato dal 9 al 31 luglio a Castel Firmiano. Fra le varie mostre partirà il 20 giugno alla Galleria Goethe2 Respira
di Daniela Chinellato: una sorta di scavo archeologico con cocci che potranno essere acquistati dal pubblico. Tre le esposizioni proposte dal Museion, prima delle quali Peripherer Blick und kollektiver Körper,
che si aprirà il 24 maggio prossimo in occasione dell'inaugurazione della nuova sede. Al via il 16 maggio, invece, il primo dei 4 progetti di Lungomare Gallery nati con l'obiettivo di lasciar reinterpretare a designer internazionali, come Alexander Egger da Vienna, il berlinese Manuel Raeder o Luna Maurer & Roel Wouters da Amsterdam, le tradizioni dell'Alto Adige.
Grande fermento anche nella città del Passirio con Merano Arte che ospiterà vari eventi. Si parte il 19 luglio con la mostra Insideout di Maik & Dirk Löbbert, incentrata sulla capacità degli artisti di percepire il particolare nella quotidianità. Si terrà il 20 luglio anche Filmfestival Brixen Art, iniziativa culturale e multilingue, con Elisabetta Sgarbi, Karl Saurer, Alex Tosi e altri e che terminerà con la premiazione delle pellicole per la miglior regia, miglior film e miglior sceneggiatura. tusiasmare il grande pubblico.

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martedì, 01 aprile 2008

Comune di Laives



COMUNICATI del 26.03.2008


NOTIZIE




Sì al progetto di una struttura espositiva in zona Vurza



La giunta comunale ha approvato il progetto preliminare per la costruzione di una struttura espositiva nella zona produttiva Vurza. Il progetto, firmato dall'architetto Luca Emanuelli di Reggio Emilia, prevede una spesa complessiva di 450 mila euro.

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sabato, 22 marzo 2008




«Manifesta», un progetto troppo caro
Il sindaco: rinunciamo perchè non possiamo spendere 400 mila euro
Il Comune (per il momento) accantona la realizzazione di uno spazio espositivo della zona produttiva Vurza
Alto Adige, 21 MARZO 2008
 

 LAIVES. L’amministrazione comunale aveva un bel progetto per partecipare a «Manifesta» ma il problema dei finanziamenti ha convinto tutti a metterlo da parte. «L’idea era di costruire uno spazio espositivo in zona produttiva Vurza - spiega il sindaco - e questo alla luce delle indicazioni provinciali che per Manifesta vorrebbero l’arte esposta anche in spazi informali. Così abbiamo dato incarico all’architetto Emanueli affinché desse seguito concreto a questa proposta, dopo che da un sopralluogo si è visto che proprio la zona Vurza poteva offrire ottime possibilità. L’architetto ci ha fatto un progetto preliminare, per il quale c’è anche il benestare provinciale alla eventuale variazione urbanistica. Il problema però è sorto quando si è trattato di parlare di soldi, perché si tratterebbe di spendere fra i 350 e i 400 mila euro. Lo spazio espositivo rimarrebbe anche dopo Manifesta. Ma, ma in questo momento, il Comune non può permettersi di stanziare questi soldi con tutti i problemi che abbiamo da risolvere: sarebbe un lusso eccessivo».
 Il sindaco confida ancora di riuscire ad ottenere dalla Provincia un cospicuo contributo per l’iniziativa, ma non si nasconde che sarà difficile. Il Comune quindi dovrebbe intervenire autonomamente, ma esposto come è dal punto di vista finanziario su più fronti, avrebbe enormi difficoltà a racimolare altri 400 mila euro per regalarsi uno spazio espositivo permanente all’interno della zona Vurza. Stando così le cose, sarà inevitabile rinunciare ad ospitare opere d’arte in uno spazio “informale” tra le fabbriche, accontentandosi di ciò che c’è già in fatto di strutture di questo genere, che effettivamente non è molto. Anche per questo si punta a realizzare, in futuro, uno spazio espositivo vero e proprio con i lavori di costruzione del secondo lotto del municipio in centro perché fin qui le mostre d’arte a Laives sono sempre state allestite in salette anguste e poco adatte, oppure nell’atrio del teatro aula magna.
 Il Comune, attraverso il premio biennale di pittura «Città di Laives», punta a costruirsi un patrimonio di opere, in previsione proprio della futura pinacoteca. Per ora tutti i quadri acquisiti in questo modo sono dispersi qua e là per gli uffici comunali, in attesa di essere raccolti in un unico spazio pubblico. (b.c.)
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sabato, 01 marzo 2008




Aspettando Manifesta, pubblico curioso
Gorni: «L’arte? Si fa con intelligenza, background e capacità creativa»
 Alto Adige, 01 MARZO 2008  

Un pubblico nuovo, composto da appassionati e curiosi, quello che ha affollato il foyer del Centro Trevi giovedì pomeriggio per il workshop di «Aspettando Manifesta» dedicato al tema «Dove si fa arte e con che cosa?». Una sessantina di interessati, iscritti e non all’appuntamento pomeridiano, hanno ascoltato gli interventi dei sei relatori invitati da Paola Tognon, curatrice del ciclo di conferenze promosso dall’Ufficio Cultura della Provincia di Bolzano e, una volta superata la timidezza iniziale, non hanno esitato a sollevare dubbi, interrogativi e ad esprimere le proprie opinioni personali in merito ai numerosi punti di vista espressi dai relatori. «Dove si fa arte»? questa la prima domanda cui Anna Daneri, Sabine Gamper, Mario Gorni Maria Perosino, Marcello Smarrelli, Marina Sorbello sono stati chiamati a rispondere in maniera sintetica e diretta facendo riferimento alle proprie esperienze personali. Berlino, è stata la risposta di Marina Sorbello, curatrice e critica d’arte siciliana che dal 1999 vive nella capitale tedesca. Berlino come simbolo e idea di arte contemporanea espansa, in cui l’arte contemporanea si fa e si infiltra nei teatri, nel club, nelle scuole e negli ospizi, anche come forma si scoperta ed esplorazione urbana. «Nello studio, ma anche nella testa degli artisti». Con che cosa? «Con intelligenza, background e capacità creative» dice Mario Gorni, che da vent’anni si occupa di Careof, associazione culturale no profit che si dedica allo studio e alla promozione della ricerca artistica emergente. «L’arte si fa nella testa degli artisti» ha confermato Anna Daneri, curatrice del Corso di Arti Visive della Fondazione Antonio Ratti di Como, rifacendosi ad un assunto dell’artista concettuale Joseph Kosuth. I come e i dove della pratica artistica non sono però dettagli marginali, annota Sabine Gamper, direttrice di arge/kunst Galleria Museo di Bolzano: se infatti l’arte la fanno gli artisti è fondamentale la cornice concettuale, ma anche fisica entro cui le opere vengono collocate. Conoscere il territorio per saper valorizzare e contestualizzare le opere degli artisti: molti sono infatti i progetti di arte pubblica di cui la galleria si è fatta promotrice negli ultimi anni, come consens del 2006, o To Actuality nel 2002. A volte il contenitore dell’arte può condizionarne il contenuto. È l’ipotesi esposta da Maria Perosino, che da anni si occupa di progettazione e di management di iniziative culturali. Molte e come al solito differenti le risposte a un interrogativo apparentemente semplice e banale come quello dei come e i dove dell’arte, supportate da documentazioni video ed immagini, ben oltre l’orario previsto per la chiusura dell’incontro. La discussione è proseguita alle 20.45 nel foyer dell’Auditorium, nel corso del secondo appuntamento con le «Serate a tema». Più di cento persone hanno assistito al dibattito che ha visto protagoniste alcune delle figure più significative del mondo artistico anche istituzionale: la direttrice del Museion Corinne Diserens; Giuliana Setari, collezionista di arte contemporanea; Alessandro Casciaro della Goethe2, galleria bolzanina dedicata ai giovani artistie Antonella Cattani, titolare della galleria antonella cattani contemporary art, sono stati i portavoci di un dibattito sul ruolo delle gallerie come spazi indispensabili di promozione e connessione fra gli artisti, i collezionistie di quello, a volte difficile, con le istituzioni. L’eterna dialettica arte - architettura è stata illustrata da Pippo Ciorra, che ha aperto il dibattito mostrando numerosi esempi di progetti museali, dal Centre Pompidou alla Guggenheim di Bilbao, in cui il linguaggio architettonico si è appropriato delle forme e della spettacolarità dell’arte, abdicando alla funzione e alla funzionalità di contenitore al suo «servizio». «Il museo emerge come una delle istituzioni culturali più forti della nostra epoca - sostiene Martin Angioni, amministratore delegato di Mondadori Electa- l’arte in quanto espressione del “genio” dell’artista si fa ovunque, ma in una società in cui il cambiamento è l’unica costante, il ruolo del museo diviene quello di “fissarne e consolidarne” i valori».
Oltre che per il pubblico, le «Serate a tema» si sono rivelate una proficua occasione di incontro anche per i relatori: Giuliana Setari, fondatrice della Dena Foundation for Contemporary Art di Parigi e New York, da sempre impegnata a sostenere i giovani artisti italiani, ha annunciato che in collaborazione con Museion, verrà organizzato un programma di residenza all’estero per un giovane artista altoatesino.
Prossimo appuntamento con «Aspettando Manifesta-Serate a tema», il 13 Marzo sul tema: «Una nuova economia? L’economia dell’arte: il suo rapporto con il PIL nazionale e con lo stipendio mensile». (s.vi.)
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giovedì, 28 febbraio 2008




«Manifesta troppo cara»
Vurza/1. Spazio artistico con problemi, dice il sindaco
  Alto Adige, 28 FEBBRAIO 2008

 LAIVES. La previsione di spesa che arriva a 400 mila euro non è uno scherzo per le casse comunali sempre al limite. «È per questo che abbiamo frenato il progetto di realizzare uno spazio espositivo in zona Vurza - dice il sindaco Giovanni Polonioli - nell’ambito di Manifesta, la biennale d’arte europea contemporanea». L’idea iniziale era appunto quella di allestire uno spazio in zona produttiva Vurza per ospitare una parte della manifestazione. Era anche stato contattato un architetto affinché predisponesse un progetto ma adesso, come dice il sindaco, bisognerà pensarci meglio, proprio perché la previsione di spesa a carico del Comune appare proibitiva. Se non arriveranno contributi specifici quindi, è probabile che l’idea, per quanto bella ed interessante, alla fine verrà abbandonata, accontentandosi di qualche manifestazione alternativa. (b.c.)
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mercoledì, 27 febbraio 2008




«Manifesta, svanito il progetto per la zona Vurza»
Il Comitato di San Giacomo: il Comune aveva promesso uno spazio espositivo in occasione della grande esposizione
  Alto Adige, 27 FEBBRAIO 2008

 LAIVES. Che fine ha fatto il progetto di aprire uno spazio espositivo in zona Vurza nell’ambito di «Manifesta», la biennale europea d’arte contemporanea che quest’anno sarà ospitata in Trentino Alto Adige? Se lo chiede il Comitato di attenzione permanente di San Giacomo, secondo il quale il progetto sarebbe molto importante «ma di recente se ne sono perse le tracce». Manifesta prenderà il via il 19 luglio e si dispiegherà attraverso 150 chilometri di siti storici e industriali della regione (è la prima volta che non viene scelta una singola città ma un intero territorio). A settembre, sostiene Lorenzo Merlini del Comitato, «avevamo letto che il Comune di Laives aveva deciso di creare uno spazio espositivo all’interno della zona produttiva Vurza in sintonia con “Manifesta 2008”. Addirittura si era detta che la giunta aveva affidato all’architetto Emanueli la progettazione del padiglione espositivo». Ora però il Comitato si sta domandando «che fine abbia fatto tale progetto che, tra l’altro, avrebbe dovuto essere inserito nel Puc. Vorremmo capire se la disponibilità offerta con tanta decisione, allora, risulta essere ancora un’opportunità fattibile perché come promesso doveva soddisfare, a manifestazione conclusa, numerose iniziative espositive organizzate da enti e associazioni locali. Perché farci scappare questa importante se pur piccola occasione?».
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mercoledì, 27 febbraio 2008




Luoghi e modi dell'arte, aspettando Manifesta

L'incontro Al Centro Trevi di Bolzano secondo appuntamento dedicato all'imminente esposizione internazionale

Corriere dell'Alto Adige  2008-02-27

Secondo e doppio appuntamento domani con Aspettando Manifesta — serate e pagine a tema, l'iniziativa a cura di Paola Tognon e promossa dall'Ufficio cultura italiana, che ha come obiettivo quello di essere una sorta di introduzione al mondo dell'arte contemporanea. Se il tema del primo affollatissimo appuntamento del 24 gennaio era Cos'è l'arte contemporanea e a cosa serve?, questo nuovo incontro verte sui luoghi e i mezzi dell'arte. Dove si fa arte e con che cosa sono infatti le domande alle quali sono stati chiamati a rispondere i relatori del workshop pomeridiano e del dibattito serale. La giornata comincia alle 16.30 (Centro Trevi) con il workshop a partecipazione gratuita su prenotaz ione (info e iscrizioni 0471.300980), nel corso del quale Anna Daneri curatrice del corso superiore di arti visive della Fondazione Ratti, Mario Gorni fondatore e direttore dello spazio no profit Care Of di Milano e Sabine Gamper direttrice dell'Arge Kunst di Bolzano porteranno un contributo diretto della propria esperienza. Si potranno anche capire i meccanismi dello «sdoganamento » dell'arte, grazie all'esperienza di Marina Sorbello e Marcello Smarrelli, che si sono confrontati con luoghi e istituzioni straniere e quello di Maria Perosino che tra i primi ha organizzato eventi muntidisciplinari. Riguardo il suo intervento, Mario Gorni, che dal 1987 dirige il Care Of di Milano, ha spiegato: «Porterò la mia esperienza ormai ventennale, per raccontare un modo di lavorare con gli artisti che si svolge al di fuori delle regole del circuito commerciale ed è volto alla formazione e promozione di giovani artisti. Quegli stessi che spesso non trovano posto nelle gallerie e nei musei, perché ancora sconosciuti e verso i quali il grande pubblico mostra una certa diffidenza». Riassumendo al massimo le parole di Gorni, questa diffidenza è dovuta a una mancanza di comprensione da parte della società, che invece di vedere la sua immagine riflessa nelle loro opere come in uno specchio, ci va a sbattere contro, alla ricerca spesso disperata di chissà quale significato intrinseco. «Gli artisti sono i cronisti della contemporaneità — prosegue Gorni — e in Italia non sono molti i musei che si dedicano all'arte contemporanea, e per coloro che non hanno ancora "sfondato" luoghi alternativi come parchi pubblici o edifici inutilizzati possono essere l'unico modo per rivolgersi a quel pubblico per il quale hanno creato le proprie opere e che spesso resta fuori sia dalle gallerie che dai musei». Il dibattito serale, che prenderà il via alle 20.45 nel Foyer Auditorium di via Dante 15, vedrà invece gli interventi di Martin Angioni, amministratore delegato di Mondatori Electa, Alessandro Casciaro della galleria Goethe2, Antonella Cattani, titolare della galleria Accart, Pippo Ciorra, architetto e critico, Corinne Diserens direttrice di Museion e Giuliana Setari collezionista e presidente di Cittadellarte della Fondazione Pistoletto.
Nadia Marconi
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lunedì, 25 febbraio 2008




MANIFESTA 7, BIENNALE EUROPEA DI ARTE CONTEMPORANEA
(zona Vurza)

La biennale avrà luogo in Trentino Alto Adige dal 19 luglio al 2 novembre 2008 e si dispiegherà attraverso 150 chilometri di siti storici e industriali della Regione Trentino – Alto Adige.
Manifesta è un'esposizione europea di arte contemporanea, tra le più importanti a livello internazionale. È itinerante e si svolge ogni due anni in una città diversa.
Manifesta intende promuovere nuove idee e forme dell'arte. A tal fine effettua una ricerca del territorio intellettuale e geografico di tutta Europa per un confronto tra le caratteristiche specificamente culturali e artistiche e il vasto contesto europeo in una società in evoluzione.
Per il 2008 la Fondazione Manifesta ha scelto la regione Trentino - Alto Adige e per la prima volta non si svolge in una città, ma in una regione.
L’Ufficio Cultura Italiana della Provincia Autonoma di Bolzano, nell’ambito degli interventi volti a sensibilizzare e avvicinare i cittadini nei confronti dell’arte nelle sue varie sfacettature, organizza “Aspettando Manifesta - Serate e Pagine a tema”, una serie di conferenze che si svolgeranno a cadenza mensile presso il Centro Trevi di Bolzano, dedicate alla comprensione e promozione dell’arte di oggi e rivolte a un pubblico allargato.
Il Comune di Laives sollecitato dalla Provincia di Bolzano ha deciso di creare uno spazio espositivo all’interno della zona produttiva Vurza in sintonia con “Manifesta 2008” Così potevamo leggere il 30 settembre 2007 e ancora “L’esperimento è sicuramente interessante e l’amministrazione comunale, nell’approvarlo, dimostra di crederci: ha dato il primo benestare, affidando all’architetto Emanueli la progettazione del padiglione espositivo”.
Il Centro Attenzione Permanente San Giacomo che segue con molta attenzione l'interessante impatto che l'aspetto artistico può dare alle comunità locali, si sta domandando che fine ha fatto tale progetto che, tra l'altro, avrebbe dovuto essere inserito nel Piano urbanistico comunale.
Vorrebbe sapere se la disponibilità offerta con tanta decisione,allora, risulta essere ancora una opportunità esclusiva, importante e fattibile perchè come promesso doveva soddisfare, a manifestazione conclusa, numerose iniziative espositive organizzate da enti e associazioni locali.
Sappiamo bene che Manifesta è l'unica biennale itinerante nel mondo, perchè allora farci scappare questa importante vantaggiosa, se pur piccola occasione?


Centro Attenzione Permanente San Giacomo

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venerdì, 18 gennaio 2008




Aspettando Manifesta: capire l'arte contemporanea



Corriere dell'Alto Adige 2008-01-18

La rassegna Dal 24 gennaio incontri con i più noti esperti locali e nazionali. Appuntamenti a cadenza mensile


L'Ufficio cultura italiana della Provincia, nell'ambito degli interventi per sensibilizzare e avvicinare i cittadini all'arte contemporanea nelle sue varie sfaccettature, organizza «Aspettando Manifesta - Serate e Pagine a tema» una serie di conferenze che si svolgeranno a cadenza mensile presso il Centro Trevi di Bolzano.
Le «Serate a tema», curate da Paola Tognon, si articolano in un ciclo di sei incontri ad ingresso libero, dedicati al sistema arte, che prenderanno il via da fine gennaio sino a inizio giugno 2008, quasi a introdurre l'apertura di Manifesta7, biennale europea di arte contemporanea che coinvolgerà il Trentino Alto Adige dal 19 luglio al 2 novembre.
Che cos'è l'arte contemporanea, a che cosa serve? Dove si sviluppa e perché, quale è il suo valore economico, culturale e sociale? Quali le principali manifestazioni internazionali, quali i suoi operatori, chi sono gli artisti e infine… siamo noi gli utenti?
Queste alcune delle tematiche più vive ed interessanti della cultura visuale contemporanea che studiosi, critici, operatori ed autori di rilievo nazionale e internazionale sono chiamati ad affrontare con immediatezza espositiva nell'ambito degli incontri: dibattiti a confronto diretto, grazie alla compresenza di numerosi testimoni che offrono al pubblico argomenti ed esperienze diverse per garantire una visione allargata ed esente da linguaggi precostituiti.
La prima conferenza che si terrà il 24 gennaio, pone un interrogativo apparentemente provocatorio, ma non certo banale: «Che cos'è l'arte contemporanea? A cosa serve, a chi si rivolge e come s'inserisce nella vita delle comunità?».
A dibattere sul tema, una rosa di studiosi ed esperti provenienti da aree e discipline culturali differenti: il sociologo Alberto Abruzzese, il fotografo e videoartista Francesco Jodice, Giorgio Verzotti, curatore di progetti artistici per numerose istituzioni museali; Marco Scotini docente, critico e curatore indipendente; il teologo Paolo Renner e Letizia Ragaglia curatrice di progetti negli spazi pubblici e presso Museion.
Duplice l'appuntamento del secondo incontro del 28 febbraio sul tema «Dove si fa arte e con che cosa? » che si articola in un workshop pomeridiano aperto a tutti, (consigliata la prenotazione 0471 300980) anche a studenti della Scuole Medie Superiori e Universitari, e in un dibattito serale. Curatori, direttori di istituzioni italiane e straniere porteranno le loro testimonianze da centri culturali e spazi alternativi, università e accademie; da Anna Daneri (Fondazione Ratti) a Mario Gorni (direttore e fondatore di Careof, Milano), da Giuliana Setari fondatrice e presidente della Dena Foundation di Parigi e New York, a Corinne Diserens direttrice di Museion, cui si affiancheranno tre galleristi bolzanini: Sabine Gamper (ar/ge kunst Galleria Museo), Antonella Cattani (galleria Accart), Alessandro Casciaro (galleria Goethe2). Al dibattito e al workshop parteciperanno inoltre docenti universitari, architetti, e critici che operano in Italia e all'estero come Pippo Ciorra, Marina Sorbello, Maria Perosino, Marcello Smarelli; dal mondo dell'editoria d'arte Martin Angioni, amministratore delegato Mondadori Electa.
«Una nuova economia? L'economia dell'arte: il suo rapporto con il Pil nazionale e con lo stipendio mensile» è il titolo dell'appuntamento serale del 13 marzo, cui parteciperanno Pier Luigi Sacco esperto in economia delle arti visive; Josef Dalle Nogare imprenditore e collezionista; Mariano Pichler architetto e collezionista; Walter Guadagnini critico e curatore indipendente, Anna Quinz ideatrice ed Art Director di «cool_schrank» e Andrea Zeppa vicepresidente della Fondazione Carispa. Info: 0471300980, www.provincia.bz.it/centrotrevi
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mercoledì, 26 settembre 2007
Manifesta presenta gli uomini e le sedi della kermesse
LA BIENNALE DI ARTE CONTEMPORANEA
Alto Adige  26 SETTEMBRE 2007

Presentati ieri i curatori di Manifesta 7, la biennale europea di arte contemporanea che avrà luogo in Trentino - Alto Adige dal 19 luglio al 2 novembre 2008.
A fare gli onori di casa - assieme agli assessori altoatesini Cigolla e Kasslatter Mur e all’assessore trentino Margherita Cogo - c’era Hedwig Fijen, direttore International Foundation Manifesta (Amsterdam). Poche di fatto le novit. L’occasione era stasta costruita infatti per presentare gli specialisti cui è stata affidato il cuore, se così si può dire di Manifesta. Si tratta di Adam Budak (Cracovia/Graz), Anselm Franke (Berlino/Anversa), Hila Peleg (Tel Aviv/Berlino) e dai membri del Raqs Media Collective (Nuova Delhi). I curatori, nominati dal consiglio dell’International Foundation Manifesta, sono stati selezionati da una rosa di oltre 20 candidati. Nel corso della conferenza stampa, Margherita Cogo ha finalmente sciolto i dubbi che ancora aleggiavano sulla scelta delle location trentine annunciato i tre luoghi che ospiteranno stabilmente gli artisti in Trentino: sono il Palazzo delle Poste di via Calepina a Trento e l’immobile ex-Peterlini di Rovereto. Manifesta, la Biennale Europea di Arte Contemporanea, cambia sede ogni due anni. Dopo la cancellazione di Manifesta 6 a Nicosia (Cipro) nel 2006, la prossima edizione, Manifesta 7, si dispiegherà attraverso 150 chilometri di siti storici e industriali della Regione Trentino - Alto Adige. Questa regione è stata individuata da Manifesta per il suo notevole patrimonio industriale e per le infrastrutture culturali, che saranno alla base dello sviluppo della strategia artistica di Manifesta 7. Manifesta 7 aprirà al pubblico il 19 luglio 2008 e chiuderà il 2 novembre 2008. Le sedi si trovano in una delle zone di passaggio tra Nord e Sud più importanti d’Europa: il forte di Fortezza, costruito a metà Ottocento; tre edifici industriali dei primi del Novecento, ovvero l’Ex-Alumix (Bolzano), l’Ex-Peterlini e la Manifattura Tabacchi (a Rovereto), e il Palazzo delle Poste a Trento, un edificio razionalista degli anni Trenta. Nel delineare un progetto d’insieme per Manifesta 7, ciascuno dei tre gruppi di curatori si concentrerà su una sede: il Raqs Media Collective lavorerà a Bolzano, Anselm Franke/Hila Peleg a Trento e Adam Budak a Rovereto. Sulla quarta sede espositiva, il forte di Fortezza, convergerà invece l’intero team dei curatori.


I CURATORI


Adam Budak vive tra Graz e Cracovia e attualmente è curatore per l’arte contemporanea presso la Kunsthaus Graz am Landesmuseum Joanneum a Graz, Austria. Ha studiato teatro alla Jagiellonian University di Cracovia e storia e filosofia dell’arte e dell’architettura presso la Central European University a Praga. È guest professor presso l’Higher Institute for Fine Arts - Flanders a Gent e al Theatre Institute della Kunstuniversität di Graz. Adam Budak ha curato «Architectures: Metastructures of Humanity, Morphic Strategies of Exposure», mostra del Padiglione polacco alla 9. Mostra Internazionale di Architettura (2004). Ha lavorato con noti artisti internazionali, quali John Baldessari, Cerith Wyn Evans e Monika Sosnowska, e ha curato diverse mostre all’estero. Tra i progetti recenti: «Protections. This Is Not an Exhibition» (con Christine Peters) e «Volksgarten. Politics of Belonging» (in collaborazione con Katia Schurld e Peter Pakesch).
Anselm Franke è direttore artistico dell’Extra City Center for Contemporary Art di Anversa. Fino al 2006 è stato Director of Exhibitions presso il KW Institute for Contemporary Art di Berlino, dove continua a lavorare come co-curatore del Forum Expanded del Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Ha realizzato progetti in ambito non solo teatrale ma anche architettonico e accademico. Attualmente sta lavorando a una mostra intitolata «Mimétisme». In occasione di Manifesta 7 Anselm Franke collaborerà con Hila Peleg, curatore a Berlino. Nata a Tel Aviv, Peleg si è diplomata in storia dell’arte al Goldsmiths College/University of London, dove attualmente studia per ottenere il PhD in Curatorial Knowledge/Visual Cultures. Peleg ha organizzato e co-curato vari progetti internazionali sul tema delle pratiche artistiche e culturali nel Medio Oriente. Di recente ha scritto un libro sull’artista Keren Cytter, pubblicato da Revolver, e ha diretto il film «A Crime Against Art», lanciato dall’ UNP di Berlino. Sempre a Berlino Peleg e Franke hanno collaborato in occasione delle mostre «Imaginary Number» al KW (2005) e «Clinic - A Pathology of Gesture» al HAU (2006).
 Il Raqs Media Collective (Jeebesh Bagchi, Monica Narula & Shuddhabrata Sengupta) è un collettivo di artisti, professionisti dei media, curatori, ricercatori, editori e catalizzatori di processi culturali. Il loro lavoro, presentato nei più importanti spazi ed eventi internazionali, li colloca nell’ambito di intersecazione tra arte contemporanea, indagine storica, speculazione filosofica, ricerca e teoria, traducendosi di volta in volta in installazioni, prodotti mediatici sia online che offline, performance e incontri.
 Vivono a Delhi e lavorano per il «Sarai», un programma del Centre for the Study of Developing Societies che hanno co-fondato nel 2000.


Corriere dell'Alto Adige 2007-09-26

LA PRESIDENTE

Fijen: «Cerchiamo di creare sinergie sul territorio»


BOLZANO — «Manifesta sarà un evento globale, che coinvolgerà l'intero territorio, creando una sinergia unica all'interno della stessa regione: ogni località ricoprirà, dunque, un ruolo di assoluto interesse». Hedwig Fijen, direttore dell'Ifm di Amsterdam e presidente del comitato Manifesta 7 in Italia, intervenuta all'appuntamento con la stampa per la presentazione dello staff di curatori all'interno della manifestazione, tiene a sottolineare il carattere innovativo della biennale d'arte contemporanea, uscita dal contesto prettamente cittadino e pronta a coinvolgere una realtà vasta e variegata come può essere il Trentino Alto Adige. «Manifesta è un evento di portata internazionale e, come tale, ha bisogno di una sede ospitante con strutture solide, da una parte, e capace di comprendere l'importanza del progetto, dall'altra: il comitato centrale ha scelto questa terra come punto ideale per l'evento, in quanto c'è la convinzione che, sviluppando su molte località la proposta culturale, si riesca ad indagare differenti particolarità, tipiche di ogni singolo centro urbano; ogni paese ed ogni città sono luoghi segnati da una storia unica e personale, all'interno della quale riscoprire radici tipiche della nostra Europa». Non solo un confronto tra culture diverse presenti nella stessa provincia, ma anche uno sguardo a ciò che avviene oltre i confini, per riuscire a crescere e a sviluppare la propria arte ed il proprio pensiero su un contesto internazionale. «Ci troviamo in una regione molto particolare, dove convivono e si confrontano differenti gruppi linguistici: questa peculiarità deve essere vista come un incentivo a migliorarsi, a confrontarsi e a creare unioni importanti. Lavorando nelle realtà multiculturali si può apprendere molto, riuscendo a sviluppare nuovi concetti e nuove potenzialità di tipo artistico; tali ricchezze saranno importanti per realizzare una proposta, che, da una parte, ripercorra, in veste nuova, la tradizione del posto e, dall'altra, riesca ad avere una collocazione extra regionale, riuscendo a trovare riscontri e collegamenti concreti con tutto ciò che concerne il movimento artistico sul territorio europeo».
P. G.
ORGANIZZATRICE Hedwig Fijen

 
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giovedì, 19 luglio 2007


Alto Adige 19 LUGLIO 2007
 
ALUMIX, l’arte fiorisce nell’abbandono
 Spesa da 3,5 milioni di euro per rendere fruibile la struttura. «Faremo il minimo»
 
MANIFESTA DEFINISCE LE STRATEGIE
  DENIS ISAIA


La Provincia fa il vestito a Manifesta. Fra un anno esatto, il 19 luglio 2008, la Biennale europea di arte contemporanea aprirà i battenti in quattro sedi fra l’Alto Adige e il Trentino. Se la Biennale di Venezia o Documenta a Kassel si tengono sempre negli stessi luoghi, Manifesta è itinerante e temporanea: arriva in un luogo, ne studia le caratteristiche, le intreccia con i sogni dell’Europa e poi si sposta alla ricerca di nuovi territori e nuovi spunti.
 Pur nelle giuste proporzioni sono molte le città che hanno inserito i grandi eventi in un percorso di rinnovamento generale. Torino e Barcellona per citare i casi di successo più noti, ma anche, in negativo, Bologna e Genova, capitali europee della cultura e incapaci entrambe di sfruttare i favori dell’evento. Con l’investimento nel Museion (sarà pronto il prossimo marzo), la Provincia di Bolzano si affaccia con forza sulla scena internazionale dell’arte contemporanea. Per farlo ha bisogno che Manifesta sia un evento di successo, dunque è ora di confezionare il vestito e cercare di trasmettere al meglio il marchio di professionalità, discrezione e ospitalità con cui quest’area è solita presentarsi ai suoi visitatori. Manifesta si svilupperà lungo l’asse del Brennero su quattro punti: Bolzano e Trento al centro a fare da sponda per Fortezza verso nord e Rovereto verso sud. Se i vicini trentini ancora tentennano sulle possibili sedi della manifestazione, a Bolzano le cose sono andate meglio, e la Provincia ha preso la palla al balzo per investire fondi in ristrutturazioni da tempo al centro del dibattito. A Fortezza gli sforzi sono tutti rivolti verso il grande forte che dovrà ospitare nel 2009 anche la mostra interregionale Landesaustellung. A Bolzano a fare gli onori di casa sarà l’ex-Alumix. La vecchia fabbrica di via Volta è ormai da anni al centro del dibattito. Sono ancora freschi nella memoria i rimpalli sul Museion all’Alumix sì o Museion all’Alumix no, sul polo tecnologico e il parco scientifico. La questione è condivisa con tutte le città europee che hanno vissuto nel’900 il tempo dell’industria pesante ed oggi si ritrovano a fare i conti con la conversione di grandi spazi per anni lasciti in stato di abbandono. Da Torino con il Lingotto alla Power Station di Londra la soluzione di architetti, politici e urbanisti è sempre la stessa: destinazione culturale aggregata ad altri usi fra cui quelli del terziario evoluto o del più spicciolo commercio al grande pubblico. In questo modo le città più intriganti del momento crescono e diventano multicentriche: la periferia diventa centro in competizione con il centro vero, quello antico fatto di piazze e viuzze, invaso nei migliori dei casi da turisti di ogni parte del mondo, ma privo di aria condizionata, grande distribuzione e soprattutto con sempre meno produzione intellettuale. Anche a Bolzano, seppur con un po’ di ritardo, la gara è aperta con la Provincia in mezzo ad arbitrare. Al centro va il Museion, alla zona industriale l’Alumix. Della “zona” diverrà il principale polo attrattivo, con il parco scientifico tecnologico per cui è stato indetto il concorso e che costerà fra risorse private e finanziamenti pubblici circa 120.000.000 milioni di euro. Ci vorrà ancora del tempo, intanto per maggio 2008 saranno pronti gli aggiustamenti che il format Manifesta ha chiesto per la puntata italiana. Nessuna ristrutturazione pesante, l’edificio del 1936 è già un piccolo capolavoro di architettura razionalista. Basta la messa in sicurezza degli spazi pubblici, un caffè, un piano parcheggi e servizi al pubblico. Se i visitatori entrando penseranno di essere momentaneamente ospitati in un posto abbandonato allora l’effetto sarà quello voluto. Manifesta morde, fugge, consuma poco (3 milioni e mezzo la spesa prevista per l’Alumix che sarà in gran parte recuperata nel progetto di rifacimento generale) ed è veloce. Non c’è tempo per stucchi e merletti e poi ci piace così com’è. Ma un anno passa in fretta, tutti fuori che c’è da lavorare.
postato da: apritisangia alle ore 06:44 | Permalink | commenti
categoria:comune di bolzano, transart manifesta
 

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