giovedì 19 gennaio 2012

ambiente 3


giovedì, 17 febbraio 2011



A Oltrisarco tornano le polveri sottili Dieci gli sforamenti

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. A volte ritornano. In via Claudia Augusta, a Oltrisarco, stavolta sono ricomparse le polveri sottili: oltre i limiti di legge. Lo conferma il direttore dell’agenzia provinciale all’ambiente, Luigi Minach: «Negli ultimi giorni la centralina di rilevamento di via Claudia Augusta ha registrato un forte superamento delle Pm10: dieci sforamenti in poco più di due settimane. E in una occasione si è raddoppiato il valore limite imposto per legge: anziché 50 µgr/m² si è arrivati a 100. Non siamo in emergenza, ma la situazione deve essere tenuta d’occhio. Il limite, secondo la legge provinciale, è di 30 sforamenti annui; se dovessimo arrivare verso i 20 o i 25, e non è escluso perché il periodo “caldo” finisce a marzo, dovremmo pensare a delle contromisure, che in questo caso non riguarderanno più solo le auto, ma anche il riscaldamento domestico a legna. Ci siamo accorti che, specie fuori città, influisce sulla concentrazione delle pm10. E quelle polveri non stanno ferme, raggiungono anche la città».
 Negli ultimi tre anni, le pm10 non erano scomparse ma, soprattutto grazie alle favorevoli condizioni meteorologiche, non si erano contati sforamenti dei limiti di legge, che per l’Alto Adige assommano a 30 all’anno, anche se l’Unione europea ne tollererebbe fino a 35.
 «Negli ultimi anni - prosegue Minach - la nostra attenzione si è concentrata maggiormente sul problema principale, non solo nostro ma di tutto il continente: gli ossidi di azoto. Attualmente, a fine 2010, abbiamo girato il nostro piano di rientro al ministero e all’Unione europea. Abbiamo fatto un buon lavoro, probabilmente le rilevazioni e le simulazioni più precise che si siano effettuate a livello nazionale. Ora la palla passa a Stato e organi comunitari. Probabilmente accetteranno il nostro piano di rientro entro il 2015 e, se del caso, ci daranno una proroga visto l’impegno profuso. Questo non significa però che l’altro problema, quello delle polveri sottili, sia svanito nel nulla. Il meteo, con nevicate e piogge invernali, negli ultimi tre anni ci ha dato una mano. Gli sforamenti nelle concentrazioni si sono verificati, ma in numero contenuto. C’è da dire che Oltrisarco, in questo senso, è più penalizzata. Se dal 2007 al 2010 in piazza Adriano si sono verificati rispettivamente 9, 16, 7 e 11 sforamenti, in via Claudia Augusta ce ne sono stati 22, 26, 12 e 15. Quest’anno a Oltrisarco siamo già a dieci, complice questa bassa pressione: quando cambia il tempo, le nuvole premono verso il basso e pur essendo la quantità di pm10 nell’atmosfera costante, le concentrazioni salgono. Ora, il periodo peggiore sta per finire. Di solito è per fine febbraio inizio marzo, ma non è da sottovalutare la primavera, coi suoi venti: l’Ora del Garda potrebbe portare a Nord le polveri della Pianura padana. In quel caso potremmo anche arrivare vicini al limite. Dovremo stare all’erta e controllare». Almeno fino a fine marzo, il rischio di blocchi della circolazione stradale sarà in agguato.
Alto Adige 17-2-11
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categoria:ambiente
mercoledì, 16 febbraio 2011



Cattivi odori della discarica Ischia-Frizzi: rifiuti fuori provincia

VADENA. Visita alla discarica Ischia-Frizzi, da parte del sindaco di Vadena e del vicesindaco di Laives a seguito delle proteste per i cattivi odori che si diffonderebbero periodicamente dal grande impianto di smaltimento rifiuti. Per la discarica è in programma anche un ampliamento di 2 ettari.
 Ad accogliere i due amministratori comunali c’era Martino Sacchini, responsabile dell’impianto per conto di Eco Center. È stata l’occasione per fare il punto della situazione e capire anche come mai, periodicamente, con maggiore o minore intensità, si manifestino cattivi odori.
 «I rifiuti in fermentazione nel sottosuolo della discarica - ha spiegato Sacchini - producono biogas, che esce poi verso l’esterno. La discarica di Vadena è dotata ovviamente di un sistema per captare questo gas e convogliarlo al bruciatore, però è evidente che non si può certo raccoglierlo in ogni centimetro quadrato dell’impianto e dove si sta lavorando all’accumulo dei rifiuti, come sulla sommità, non è possibile né isolare gli spazi e nemmeno installare troppi camini di captazione, perché bisogna lasciare il posto alle macchine operatrici che lavorano le tonnellate di rifiuti in arrivo alla discarica».
 Succede anche che arrivino rifiuti non inceneriti quando l’impianto di Bolzano si blocca ed è evidente che, soprattutto quelli organici, fermentando producono biogas. Però in programma ci sono importanti lavori di miglioramento della discarica, con un nuovo collettore di captazione del biogas sulla sommità del grande cumulo, laddove più facilmente esce allo scoperto il biogas prodotto nel sottosuolo. Inoltre si è riusciti a dirottare altrove, fuori provincia, duemila tonnellate l’anno di rifiuti particolarmente problematici dal punto di vista dei cattivi odori.
 Per quanto concerne invece l’ampliamento dell’impianto, avverrà verso sud, in direzione del centro guida sicura, e raddoppierà la capienza della discarica, che oggi è di circa un milione di metri cubi di rifiuti.
 Gli operatori sperano vivamente che l’ampliamento sia pronto entro il 2013, perché calcolano che l’impianto attuale all’Ischia-Frizzi sia in grado di accogliere rifiuti ancora per un paio d’anni e non di più.
 Si guarda anche al nuovo inceneritore di Bolzano, che contribuirà sicuramente a risolvere il problema dei cattivi odori. «Oggi succede che se si blocca l’impianto di incenerimento - spiega Martino Sacchini - l’unica possibilità di smaltimento rimane la discarica, dove i rifiuti vengono portati direttamente. Il nuovo inceneritore invece, oltre ad essere più grande, avrà la possibilità di accumulare in “ecoballe” i rifiuti quando si dovesse malauguratamente bloccare e poi smaltirli mano a mano, senza quindi doverli portare immediatamente qui da noi dove, essendo non bruciati, inevitabilmente fermentano e producono biogas».
 Va molto meglio invece con il “percolato”, vale a dire il liquame che si accumula alla base della discarica per azione ad esempio dell’acqua piovana che penetra a fondo tra i rifiuti nel sottosuolo dilavandoli. In questo caso è stato allestito alla discarica di Ischia-Frizzi un moderno impianto di pretrattamento che, alla fine del ciclo di depurazione, fa uscire acqua, la quale va poi nella rete fognaria di Vadena per arrivare infine al depuratore Fossa Grande di Bronzolo. La produzione di liquami in ogni modo non è ritenuta eccessiva e questo sistema di trattamento non produce alcun cattivo odore.
Alto Adige 16-2-11
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categoria:ambiente, conca atesina, antiinquinamento
mercoledì, 16 febbraio 2011



Efficienza energetica: Bolzano promossa da Legambiente

BOLZANO. Città italiane bocciate in efficienza e risparmio energetico. Su 100 edifici monitorati in 15 città, 89 non hanno superato l’esame. Gli 11 promossi, invece, si trovano tutti a Bolzano, l’unica città al top di quelle analizzate. Questi i risultati della nuova campagna nazionale di Legambiente«Tutti in classe A» (dal riferimento del marchio di un consumo efficiente) raccolti in un dossier e diffusi alla vigilia dell’anniversario dell’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto.
 Pareti senza isolamento, finestre sottili e montate male, ponti termici tra diversi materiali, serramenti e solai che facilitano le dispersioni di calore: gli edifici in cui abitiamo e lavoriamo - riferisce Legambiente - sono responsabili, in nove casi su dieci, di rilevanti dispersioni di calore e quindi costringono a usare riscaldamento e condizionatori, facendo così aumentare i costi in bolletta e diminuire il comfort e la vivibilità.
 Per mostrare difetti e pregi degli edifici sono state utilizzate immagini termografiche realizzate con un apposito macchinario capace di evidenziare le caratteristiche termiche ed energetiche dei materiali nelle pareti esterne dell’edificio. «Con le termofoto - ha detto Edoardo Zanchini, responsabile Energia di Legambiente - vogliamo rendere evidente quanto sia importante avere case ben progettate e costruite». Vivere in una casa “sana”, da un punto di vista energetico, significa, per Legambiente, risparmiare in bolletta tra i 200 e i 500 euro l’anno a famiglia.
Alto Adige 16-2-11
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categoria:ambiente
mercoledì, 16 febbraio 2011



Via libera al parcheggio sopra l’ex discarica

BOLZANO. Museo della Montagna: creati i presupposti urbanistici per il parcheggio. Sorgerà sull’ex discarica di Castelfirmiano e sarà destinato sia ai visitatori del museo gestito da Reinhold Messner  che alle persone che si recheranno alla prevista zona ricreativa. Vi saranno posti per pullman e fino a 190 posti auto. Per la realizzazione del parcheggio sono necessarie modifiche al Puc di Bolzano e al Piano paesaggistico Bosco di Monticolo-Monte di Mezzo. Comune di Bolzano e Prima commissione provinciale tutela paesaggio avevano già espresso parere favorevole alla modifica del Piano paesaggistico, che nella sua ultima seduta è stata approvata dalla giunta provinciale. Sulla base di questa delibera ora potrà essere modificato anche il Puc del Comune di Bolzano. La modifica al Piano paesaggistico Bosco di Monticolo - Monte di Mezzo entrerà in vigore una volta pubblicata sul Bollettino della Regione. (da.pa)
Alto Adige 16-2-11
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categoria:ambiente
sabato, 12 febbraio 2011



Incontro tra Di Fede e Tecchiati per la tutela del maso Lewald

LAIVES. Il sindaco Liliana Di Fede ha incontrato il presidente di Italia Nostra Umberto Tecchiati. Durante l’incontro si è parlato di tutela degli insiemi e anche del maso Lewald di San Giacomo. Il primo cittadino di Laives ha garantito che l’elenco degli insiemi da tutelare verrà sottoposto all’esame del consiglio comunale appena possibile. Per quanto riguarda invece maso Lewald, il sindaco avrebbe dato ampie rassicurazioni al presidente di Italia Nostra, spiegando che ancora non c’è un piano di utilizzo dell’area di San Giacomo e che attorno ad essa ci sarà la necessaria riflessione. L’incontro si è chiuso con la garanzia che Italia Nostra sosterrà le iniziative a tutela dei beni storici e artistici di Laives. Tornando a maso Lewald e al verde agricolo che lo circonda, ci sono delle novità che ancora non sono state rese note. In quell’area infatti dovrebbe essere realizzata la parte di cubatura che il Comune ha chiesto di spostare dall’ex magazzino Amonn in centro. La proprietà di questa vasta area sarebbe anche già stata venduta ad un noto architetto locale il quale starebbe predisponendo un piano di attuazione anche per il verde agricolo davanti a maso Lewald. A riguardo poi va anche tenuto presente che il Comune ha in programma lo spostamento di 5.000 metri quadrati di verde dalla zona “Mottironi”, sopra San Giacomo, dove figurava fino allo scorso anno nel puc e con ogni probabilità, questo verde pubblico vedrà la luce nello stesso spazio davanti al maso. (b.c.)
Alto Adige 12-2-11
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categoria:ambiente, comune di laives, san giacomo oggi
venerdì, 04 febbraio 2011



Cresce la discarica di Ischia Frizzi

BRUNO CANALI
VADENA. La Provincia ha iniziato l’iter per arrivare all’ampliamento della discarica Ischia Frizzi di altri 3,8 ettari. Il Comune di Vadena però ha già detto no per una serie di motivi, non ultimo quello della puzza che si percepisce in un raggio sempre più vasto, fino al margine del territorio di Laives.
 «È da anni che si parla di ampliamento della discarica Ischia Frizzi - dice il sindaco di Vadena Alessandro Beati - tanto che tra l’impianto per i rifiuti e il Safety Park, venne lasciato appositamente uno spazio. Realizzare una discarica nuova, da quanto ci dicono, avrebbe costi proibitivi e così si amplia quella esistente. In pratica sarà un raddoppio, perché avrà una capienza di oltre un milione di metri cubi. L’appalto iniziale della Provincia riguarda le opere di consolidamento del terreno in preparazione del resto che dovrà arrivare».
 E qui Beati ricorda che già il consiglio comunale ha respinto la proposta, anche se, essendo la discarica di interesse sovracomunale, sarà difficile far desistere la Provincia.
 «Abbiamo già detto di no - spiega Beati - e negli ultimi due anni il problema dei cattivi odori si è aggravato. In parte dipende dal fatto che, durante i malfunzionamenti dell’inceneritore di Bolzano, i rifiuti vengono trasferiti direttamente in discarica. Poi l’impianto Ischia Frizzi è cresciuto parecchio in altezza e questo fa sì che il gas prodotto dalla putrefazione arrivi sempre più distante: lo si percepisce oramai parecchio passando sull’autostrada così come presso i masi della zona Cervo, verso la stazione ferroviaria di Laives e non mancano le proteste. I tecnici ci hanno garantito che verrà potenziato il sistema di captazione del gas che poi va bruciato, ma il problema potrà essere risolto solo nel 2013 con l’entrata in funzione del nuovo inceneritore di Bolzano. Entro quella data, ci hanno spiegato, dovrebbe essere pronto l’ampliamento della discarica». A margine di questo, il sindaco fa alcune considerazioni amare. «Siamo un piccolo comune, cui sono però state imposte strutture grandi e impattanti (discarica e A22) che hanno penalizzato l’ambiente. Per questo ci aspetteremmo più attenzione dalla Provincia».
Alto Adige 4-2-11
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categoria:ambiente, inceneritore, conca atesina
domenica, 30 gennaio 2011



"LA SCELTA NUCLEARE, un dilemma che coinvolge tutti"
 CONFERENZA-INCONTRO

Relatore: MARCO LOVERA, FISICO

Quando:
MERCOLEDÌ 2 FEBBRAIO 2011 con inizio alle ORE 20.30

Dove: sede del Centro Culturale S. Giacomo, Casa delle Associazioni, via Maso Hilber 1, S.Giacomo - ultimo piano - ingresso dal cortile - parcheggio disponibile


INGRESSO LIBERO

Organizzazione: Centro culturale S. Giacomo, in collaborazione con UPAD
Con il sostegno di: Assessorato alla cultura della Provincia di Bolzano e del Comune di Laives


Nucleare sì, nucleare no: un dilemma che ci coinvolge tutti. Meglio allora saperne di più... Proprio questo argomento, care amiche e cari amici del Centro culturale S. Giacomo, sarà al centro della nostra prima conferenza del 2011, alla quale vi invitiamo cordialmente.

Appuntamento on-line, con info per raggiungere la nostra sede:
http://www.cultura.bz.it/index.php?root=cal&mode=event&dispDay=1296601200&evtID=21044&_lang=it


Vi attendiamo con piacere.

Un cordiale saluto!

..................................................................................


CENTRO CULTURALE S. GIACOMO A. 82
39050 S. Giacomo di Laives, Via Maso Hilber 1 (Palazzina delle Associazioni)

Per informazioni:
culturasangiacomo@gmail.com
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categoria:ambiente, antiinquinamento
venerdì, 28 gennaio 2011



Torre Hafner: lavori ripresi

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Dopo le polemiche da parte di numerosi consiglieri comunali e circoscrizionali, alla fine di un iter burocratico travagliato è giunta la concessione edilizia in variante per la torre Hafner di via Di Vittorio, coi suoi 50 metri di altezza destinata ad essere l’edificio più elevato della città. Superate le perplessità per la paventata realizzazione di un inceneritore - perché, come spiega l’assessore all’urbanistica Pasquali, l’azienda ha deciso di rinunciare - la commissione edilizia municipale ha dato il via libera e si sono così potuti riprendere i lavori. Intanto, sempre in zona produttiva si stanno terminando la Enzian Tower del Corsorzio agrario di via Siemens con le sue pareti esterne tutte a celle fotovoltaiche (consegna prevista a marzo) e la Torre Salewa oltre via Einstein (fine lavori a maggio, quando aprirà la palestra di roccia).
 Tornando alla nuova sede dell’azienda Hafner, l’edificio sarà chiamato Torre del Vento, per via dell’innovativa concezione di sfruttamento di vento, sole e biomassa come fonti energetiche. Sarà l’edificio più alto di Bolzano: un grattacielo di 15 piani la cui forma ricorda un prisma con volumi irregolari e altezze variabili. Progettata dallo studio di architettura Area 17 di Fabio Rossa, la nuova sede di Hafner, azienda produttrice di sistemi per il riciclaggio di rifiuti e biomasse con recupero energetico integrato, avrà una funzione fortemente rappresentativa. E non solo dal punto di vista estetico. L’edificio è stato pensato a impatto zero, anzi addirittura positivo: la produzione energetica in eccesso verrà ceduta alla rete pubblica. Il progetto prevede un edificio a pianta triangolare, il cui volume pulito in vetro si incastra e buca una grande vela di pannelli fotovoltaici. L’energia, oltre che dai pannelli, verrà prodotta sfruttando il moto convettivo della corrente d’aria che si verrà a creare nell’intercapedine vetrata. Il tutto grazie a una serie di turbine a elica poste all’estremità superiore della torre. Il recupero dell’acqua piovana e l’uso della geotermia per garantire la climatizzazione faranno della torre del vento una CasaClima A «Oro» d’avanguardia.
Alto Adige 28-1-11
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categoria:ambiente
sabato, 22 gennaio 2011



Acqua potabile: proteste a Cauria

MASSIMILIANO BONA
SALORNO. Con il passaggio della centrale di San Floriano all’altoatesina Sel gli abitanti di Cauria - piccola frazione a 1.328 metri di quota con una settantina di abitanti - sperano di riuscire a risolvere definitivamente il problema dell’acqua potabile, che dalla metà degli anni Cinquanta è qualitativamente inferiore a quella di Salorno. «Siamo ancora costretti a clorarla - spiega Roland Lazzeri, a capo del locale comitato civico - e negli anni Novanta la situazione era ancora più critica».
 Compito del comitato civico - che ha fatto il punto in un’affollata assemblea - è quello di sensibilizzare i politici provinciali e comunali sui danni arrecati al paesino dalla costruzione del cunicolo che collega la diga di Stramentizzo alla centrale di San Floriano. Il nuovo acquedotto a Cauria venne realizzato nel 1951 dal locale consorzio irriguo. «Il 12 febbraio 1953 - sottolinea Lazzeri - a causa delle perforazioni all’interno della galleria si ruppe un bacino sotterraneo che provocò l’allagamento di San Floriano».
 Da allora tutte le fonti idriche attorno a Cauria sono state prosciugate a causa dell’abbassamento della falda all’interno della montagna. Prima la zona, invece, era particolarmente ricca di sorgenti, con acqua di qualità tra l’altro molto buona. «All’epoca la concessione - continua Lazzeri, presidente del comitato civico - era della società Avisio, ma nell’immediato non vi fu alcun intervento migliorativo e tantomeno risolutivo. Solamente nel 1964 il concessionario costruì un nuovo acquedotto a pompaggio».
 Il problema, dunque, fu risolto solo parzialmente, individuando una sorgente d’acqua nella valle dell’Anguilla. Il concessionario pagò anche i costi di pompaggio, visto che la fonte era comunque ad un ’altezza inferiore rispetto al paese. Trattandosi, tra l’altro, di una fonte in superficie la qualità come detto non può definirsi soddisfacente. «La preoccupazione maggiore - continua Lazzeri - è rappresentata dal costante rischio di un inquinamento batterico ma anche dalle infiltrazioni».
 Nel 2005 Salorno non figurava ancora nell’elenco dei Comuni danneggiati dalla costruzione della centrale. Ma proprio nella scorsa legislatura c’è stata una certa pressione a livello politico soprattutto da parte della locale Svp e dell’ex vicesindaco Walter Pardatscher. «Ora tocca al nuovo concessionario, e quindi alla Sel, - sottolinea Lazzeri - risolvere l’annosa questione. L’ideale, per la frazione di Cauria, sarebbe individuare una nuova sorgente a monte dell’abitato. E confidiamo che ciò avvenga in tempi brevi».
Alto Adige 22-1-11
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categoria:ambiente, conca atesina, ecoenergia
giovedì, 20 gennaio 2011



Vuoi sapere la verità sul nucleare? Guarda lo spot che abbiamo realizzato per smentire le bugie del Governo, di Enel e del Forum nucleare.
L’energia nucleare è 'un problema senza soluzione' perché:

> produce scorie radioattive e non esiste ancora nessun sistema per gestirle in sicurezza;
> costa troppo: un affare per pochi e un bidone per tutti;
> non dà indipendenza né sicurezza energetica: l’Uranio è una risorsa che entro qualche decennio sarà esaurita;
> le centrali sono degli obiettivi “sensibili” per il terrorismo e non esistono sistemi di protezione in caso di incidenti aerei.

Se vuoi attivarti in prima persona per la nostra campagna contro il nucleare, aiutaci a diffondere lo spot sul web. Condividilo su Facebook e Twitter. Se hai un blog, fai l’embedded. Inoltra questa mail a contatti e amici. La tua partecipazione è fondamentale per contrastare il bombardamento mediatico pro-atomo finanziato con milioni di euro dall’industria nucleare.

Forse questo spot riusciremo a vederlo anche in tv e sarà soltanto grazie alle donazioni che riceviamo da singole persone come te. Grazie per il contributo che potrai dare.

Andrea Pinchera
Direttore comunicazione e fundraising
Greenpeace Italia
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categoria:ambiente, antiinquinamento
domenica, 16 gennaio 2011



Virgolo, recupero soft

BOLZANO. Un “masterplan” per il Virgolo. Questo l’obiettivo del consigliere comunale Rudi Bnedikter nominato nei gorni scorsi referente per il Virgolo dell’amministrazione cittadina.
 «E’ fondamentale - spiega recuperare una zona ricreativa naturale, a pochi passi da Bolzano, raggiungibile dal parcheggio Bolzano Centro con una moderna funivia, inserita nella passeggiata che si snoda lungo i pendii intorno a Bolzano. Possiamo valorizzare un percorso culturale verso alcuni gioielli storico-culturali ed archeologici (Chiesa del Santo Sepolcro, Cappella di San Vigilio, le rovine di Castel Weinegg), arricchito da un ristorante e da impianti sportivi o ricreativi di pubblico interesse».
 Il piano paesaggistico di Bolzano pone tutto il Virgolo - fatta eccezione per gli edifici e gli impianti oggi esistenti - sotto tutela, e più precisamente per le seguenti categorie: «Solo la zona - sottolinea il consigliere - che nell’attuale piano urbanistico è destinata a “opere ed impianti di interesse generale e sociale zona sportiva convenzionata” all’altezza della stazione a monte/campi da tennis può essere sfruttata da un punto di vista edilizio entro la cubatura esistente, ma esclusivamente per impianti sportivi o ricreativi di pubblico interesse. Le attrazioni principali del Virgolo sono i suoi tesori paesaggistici, naturali e culturali del Virgolo ne sono l’attrazione principale. Essi devono essere conservati allo scopo di creare una zona ricreativa per Bolzano e devono essere meglio accessibili al pubblico. Non sono necessarie altre attrazioni artificiali. Il Virgolo deve essere inserito nella passeggiata tracciata lungo i pendii che circondano Bolzano e nella rete di sentieri locali. Devono essere individuati dei punti panoramici».
 Il collegamento tra centro città e Virgolo - secondo il refrente - «deve avvenire per mezzo di una moderna funivia tra il parcheggio Bolzano Centro e la località Virglwarte. La strada esistente sarà chiusa ai visitatori. Non deve essere costruita alcuna strada nuova. I luoghi di particolare interesse archeologico e storico/culturale (Chiesa del Santo Sepolcro, Cappella di San Vigilio, Rovine di Castel Weinegg) devono essere collegati da un sentiero culturale, che deve comprendere anche le esistenti trattorie Kohlerhof, Wendlandhof ed un nuovo ristorante».
Alto Adige
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categoria:ambiente, comune di bolzano, sentieri toponomastica
sabato, 15 gennaio 2011



L’inceneritore è un problema perchè Casanova e Firmian «insistono» sul suo raggio

L’inceneritore di Bolzano, tuttora in funzione, è costituito da due linee: la prima in esercizio dal 1988, la seconda dal 1994; la capacità complessiva sarebbe di 120 mila tonnellate l’anno.. Attualmente, però, tratta circa 70 mila tonnellate l’anno(mancando il conferimento dei rifiuti solidi della val Pusteria e della val Venosta), con un funzionamento di 320 giorni(7680 ore) e potenzialità, in produzione di energia, massima complessiva di 35.000 kW(kilowatt) = 35 MW(megawatt, dato che 1 MW = 1000 kW.
 Vi è installato un turbogeneratore della potenza di 6.100 kW(circa 7.680 kVA(kilovoltampere?), alimentato a 40 bar dal vapore proveniente da due generatori di vapore, con potenza elettrica nominale generata di 6.100 kW e potenza termica ceduta massima continua di 6.500 kW.
Velocità del vento: se 12 m/sec; sopraelevazione totale del fumo dovuto alla temperatura: circa 40 m(altezza ridotta per la presenza del cono di servitù per la navigazione aerea dell’aeroporto di S.Giacomo, la quale deve essere inferiore a 45 m); perciò l’altezza virtuale del pennacchio del fumo: 80 m.
 Da ciò emerge che basta una certa velocità del vento(circa 40 km/ora = 11 m/sec), perché la sopraelevazione del fumo sia praticamente annullata. Se poi si pensa alla frequente inversione termica dell’atmosfera nella conca bolzanese sull’ascensione del fumo non si può fare affidamento.
 Si rileva che nel momento dell’inversione il ristagno dei fumi avviene proprio in corrispondenza della zona d’influenza dell’inceneritore, a ridosso delle abitazioni dei quartieri di Casanova, Firmian, “cittadella” ospedaliera. I responsabili dell’Agenzia provinciale per l’ambiente(Appa) confermano che vi è un controllo continuo, mediante rivelazioni sistematiche sulla qualità dell’aria, in modo da garantire lo stato di salute della popolazione.
 Ma si obietta: ciò non è sufficiente; è come conoscere in anticipo di alcune ore, attraverso i sistemi che la scienza e la tecnica forniscono, l’approssimarsi di un nubifragio, di un rovescio rovinoso, e non avere la possibilità di adottare misure idonee, al fine di smaltire le acque di piena o di accumularle in serbatoi adeguatamente predisposti.
 Occorre “prevenire” il verificarsi di tali condizioni, “spostando” la collocazione dell’impianto sia di Bolzano sia di Trento in”una posizione adatta”, in modo di prendere due piccioni con una fava - “zwei Fliegen mit einer Klappe schlagen”.
 Quesito inquietante: i vantaggi del sistema di gestione dei rifiuti solidi in quale rapporto sono rispetto agli svantaggi?
 Senza un’analisi approfondita dei pro e dei contro, la quale si riferisca alla situazione attuale e futura, gli Enti pubblici conosceranno forse il costo degli schemi, edilizi e tecnologici, ma non avranno alcuna possibilità di misurare i benefici che da essi possano trarre, tenendo conto dei danni alla salute, la quale non ha prezzo di mercato.
Alto Adige 15-1-11

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categoria:ambiente, inceneritore
martedì, 11 gennaio 2011



AMBIENTE E CONSUMI
Sacchetti di plastica o no pensiamo al nostro futuro

Interessante la “bioplastica”: con mezzo chilo di mais e un chilo di olio di girasole si producono circa 100 sacchetti biodegradabili. Fin qui tutto sembra ottimo. Ma cosa significa esattamente? Attenzione: per produrre circa 300.000 tonnellate di bioplastiche si deve coltivare a mais e girasole minimo 200.000 ettari di terreno con modalità del caso. Sostituire la plastica con fibre naturali riutilizzabili resta la scelta più responsabile in assoluto escludendo quanto possibile il discorso, sempre consumistico dell’usa e getta che implica lo sfruttamento di risorse naturali, l’inquinamento prodotto nella loro coltivazione utilizzando pesticidi, acqua in grande quantità, fertilizzanti per sfruttare il terreno, combustibile fossile, anidride carbonica rilasciata durante le varie fasi di lavorazione per passare dalla coltivazione al raccolto, dal mais al polimetro finito. Il tutto... per un unico utilizzo. Il buon senso di prediligere sempre materiali riutilizzabili, ci permette, non solo di attuare la miglior economia domestica, bensì di andare oltre e di compiere le scelte migliori dando valore alla nostra esistenza e a quella futura. Il senso del nostro essere consiste nel custodire, dunque nel conoscere sempre di più cosa avviene prima, durante e dopo ciò che noi vogliamo veramente favorire con il nostro acquisto e siamo su un’ottima strada, procediamo, pensando alla vita in genere ed al futuro.
Lisa Sperandio MERANO
Alto Adige 11-1-11
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categoria:ambiente, antiinquinamento
mercoledì, 05 gennaio 2011



Il Premio Ambiente Euregio conquistato dall’Eurac  

BOLZANO. E’ stata l’Accademia Europea bolzanina, insomma l’Eurac di Ponte Druso, a vincere recentemente il Premio Ambiente Euregio, grazie all’iniziativa “Il prato più bello 2010” realizzata dall’Istituto per l’ambiente alpino dell’Eurac. L’istituto bolzanino ha avuto la meglio su 65 proposte arrivate da Alto Adige, Trentino e la regione austriaca del Tirolo. Il lavoro - promosso da Eurac, Provincia e numerose associazioni altoatesine in occasione dell’anno della biodiversità - puntava a premiare l’impegno degli agricoltori altoatesini e il loro contributo allo sviluppo sostenibile del paesaggio e della sua diversità. Lanciato in aprile, era aperto a tutte le imprese che coltivano una superficie agricola in Alto Adige. Una giuria di esperti ha valutato i 173 prati iscritti al concorso, tenendo conto di 20 diversi criteri come biodiversità, raccolto, composizione, distanza dal maso e aspetti paesaggistici. I prati più belli verranno premiati il 26 gennaio 2011 all’Eurac.
 Il premio per l’ambiente dell’Euregio è stato promosso per la seconda volta come iniziativa congiunta dell’Agenzia provinciale per l’ambiente, della Ripartizione protezione dell’ambiente del Tirolo (Austria), dall’Agenzia per l’ambiente di Trento e dalla ditta Transkom.

Alto Adige 5-1-11
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categoria:ambiente
giovedì, 30 dicembre 2010



Quando l’architettura è pensata a misura dell’ambiente alpino

G. VON METZ SCHIANO
Ci sono due elementi che inficiano l’architettura contemporanea anche quando è di pregio: la non-contestualizzazione e la spettacolarizzazione. Per fortuna però la stessa architettura ha generato al proprio interno gli anticorpi per porre rimedio all’imperante degenerazione. Uno di questi anticorpi è costituito da un gruppo di studiosi e progettisti che si riconoscono nei principi sostenuti dalla rivista «Bioarchitettura» e dal Curatorio per i beni Tecnici Culturali dell’Alto Adige. Per essi la contestualizzazione ha un’importanza fondamentale perché - come ricorda Wittfrida Mitterer, anima e motore del Curatorio - bisogna porre attenzione al contesto, in quanto un bell’intervento edilizio (una bella piazza, ad esempio) non è l’insieme di belle architettura, ma consiste nella qualità delle relazioni delle architetture tra di loro, perché dove c’è relazione c’è nesso, dove c’è nesso c’è significato e dove c’è significato la persona ha piacere di mettere le radici.
 La casa è un immobile, non un mobile o un oggetto, per cui non si può progettare un edificio d’abitazione come un cucchiaio o un altro oggetto di design.
 Questi sono alcuni dei principi informativi della mostra «Architetture sostenibili». in corso per pochi giorni (è stata aperta lunedì, chiuderà domani) alla libreria Weger di Bressanone. Attraverso planimetrie, schizzi, documentazioni fotografiche, testi e modelli, vengono mostrate architetture sostenibili con particolare riferimento alla cultura della tecnica, tradizione e dell’innovazione nell’habitat alpino. Il tutto al servizio della biocompatibilità e del risparmio energetico. È obiettivo della mostra - alla cui inaugurazione ha esposto i criteri fondamentali di ogni ecosostenibilità il professor Claudio De Luca - acquisire e consolidare una nuova consapevolezza collettiva per la cultura del costruire autentico e attento alla rete sociale, rinnegando gli aspetti materialistici ed economici contemporanei osannati dalle riviste patinate del settore. Finalità comuni ai modelli presentati sono il vivere e la percezione corretta dello spazio, nell’interazione tra ambiente costruito e natura, ottenuto anche grazie ad un design di forme nitide, scelte attente dei materiali, dettagli particolari e soluzioni artigianali. I progetti esposti in questi giorni a Bressanone sono degli architetti Ugo Sasso (Abitazioni ecologiche a Bolzano 1997-1999; Nuovo Centro di formazione ambientale del Comune di Bolzano, 2001), Markus Scherer e Walter Dietl (Riqualificazione del Forte di Fortezza), Werner Schmidt (Edificio in balle di paglia, Vallelunga, 2009), Cristiana Rossetti (Riqualificazione della contrada Valle nei Monti Lessini, 2010), Studio Cukrowicz Nachbaur (Centro polifunzionale a St. Gerold, Vorarlberg, 2010), Lorenzo Felder e Vincent Mageat (Casa Montanina, Lugano, 2009) ed Edoardo Gellner (Villaggio «Corte di Cadore», Borca di Cadore, Cortina d’Ampezzo, 1961).
 La scelta della libreria brissinese Weger quale sede della mostra ha un preciso significato in quanto Weger è l’editore di «Bioarchitettura», la prima e principale rivista italiana del settore, fondata dal compianto architetto Ugo Sasso (morto nel gennaio 2009 durante un viaggio in Venezuela, travolto da un’onda anomala), che da pubblicazione di nicchia - grazie anche all’impegno di Andreas von Mörl, titolare della casa editrice - è divenuta un organo di riferimento molto seguito e ricercato in tutta Italia.
 La mostra «Architetture sostenibili» rimarrà allestita presso la libreria Weger di via Torre Bianca 5 a Bressanone sino a venerdì con orario 9-18.

   Il personaggio
L’«invenzione» di Ugo Sasso

 L’architetto Ugo Sasso - del quale sono presenti due progetti nella mostra di Bressanone - è ritenuto il fondatore della «bioarchitettura». Laureatosi nel 1971 con Carlo Scarpa, nel 1991 diede vita a Bolzano all’Istituto nazionale di bioarchitettura, portando così in Italia il dibattito - all’epoca già avviato nel Nord Europa - sul rapporto tra costruzioni e tutela dell’ambiente. l’uomo e l’ambiente. Ha collaborato con alcuni tra i maggiori esperti di progettazione ecologica (Kroll, Krusche, Kier), ha diretto la «Rivista di bioarchitettura» ora edita dalla Weger, ha tenuto corsi e master. Nel 1994 realizzò a Bolzano il primo condominio ecologico italiano finanziato con soldi pubblici.
Alto Adige 30-12-10
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giovedì, 30 dicembre 2010



Castelfirmiano ospiterà passeggiate e sentieri didattici. Equivoco

Nella rivista della Giunta provinciale di Bolzano 12/2010, sotto il titolo “Da discarica a passeggiata”, ci informano e ci illustrano la trasformazione della discarica in luogo ricreativo: “A risanamento concluso l’ex discarica di Castelfirmiano ospiterà passeggiate e sentieri didattici.
 Entro il 2011 la fine dei lavori che consegneranno un’area verde ai cittadini.” L’articolo é corredato da due immagini a colori, in una si vede “la discarica di Castelfirmiano come era prima del risanamento”, nell’altra la stessa area, ma tutta rinverdita e diventata “l’ex discarica “Collina Pasquali” come sarà ad interventi ultimati”. Come per miracolo due ex discariche sono sparite. Per i cittadini credenti o ignari davvero una buona novella, ma... La montagna di rifiuti a Castelfirmiano non è un ex discarica, ma è una discarica preesistente, che a risanamento concluso avrà lo stato dell’arte di una discarica per rifiuti pericolosi non controllata. Quest’opera di risanamento è risultata illegale per la presenza di rifiuti pericolosi, per il mancato rispetto dei criteri di ubicazione e di costruzione di discariche. A dispetto di tutto ciò l’opera è stata autorizzata con successiva legge provinciale.
 L’interesse pubblico in questo incredibile malaffare starebbe nell’impossibilità di effettuare una vera e propria bonifica per due motivi: non si troverebbero siti adatti per tutto questo materiale e comunque l’opera costerebbe almeno 500 milioni euro. A questo punto trovo la malagestione dei rifiuti altoatesina più perfida e più scandalosa di quella mafiosa. I campani fanno vedere che delle buone regole non sanno che farsene, da noi invece ci si attiva per peggiorarle e creare strumenti simili ai “derivati”, che procurano costi esosi e occultano rischi maggiori.
Pietro Romaner
Alto Adige 30-12-10
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domenica, 26 dicembre 2010



Per lo Stelvio una soluzione aberrante

Nell’edizione di mercoledì scorso dell’Alto Adige nelle «lettere al direttore», avevo ricordato come vent’anni fa erano falliti i tentativi dell’allora assessore provinciale Alfons Benedikter di impossessarsi della parte altoatesina del Parco Nazionale dello Stelvio povincializzandola nel nome dell’autonomia. Il vero obiettivo era quello di accontentare agricoltori, cacciatori, impresari turistici tra i quali i sindacati germanici che avevano già pronto il progetto per creare un carosella sciistico con una rete di impianti di risalita e maxi alberghi con centro Solda. A quel tempo ad opporsi con forza erano state le associazioni ambientaliste locali sia italiane che tedesche, negli anni’70 e’80 molto attive, supportate dalla stampa locale compreso il Dolomiten. Oggi la stessa sinistra locale con l’onorevole del Pd, la bolzanina Luisa Gnecchi, sembra quasi contente di questa aberrante soluzione, tanto che sempre l’onorevole Luisa Gnecchi è arrivata a dire che «si fida di più di Durwalder che del governo Berlusconi». Dalla padella alle brace. Durwalder ha senza dubbio dei grandi meriti, ma non quello di essere citato come paladino nella difesa dell’ambiente. Basti ricordare, per fare qualche esempio, come sono ridotte la Val Gardena e la Val Badia ormai cementificate, e la stessa Alpe di Siusi insidiata dai palazzinari. Un assalto che viene tollerato con la scusa che è necessario offrire opportunità di lavoro ai locali, mentre in realtà buona parte degli addetti al turismo (camerieri, cuochi ecc.) sono ormai extracomunitari. Nulla di male, importante è pero non raccontare frottole ed evitare di usare l’incenso. Che Berlusconi non abbia la minima sensibilità per la difesa del paesaggio e del verde, visti i suoi trascorsi di costruttore edile, è normale. Molto meno comprensibile è la posizione della Lega che, anche in sede locale, plaude allo smembramento del Parco in nome di una cieca autonomia. Mi auguro che alle prossime consultazioni elettorali, i cittadini si ricordino dei «distruttori» del Parco e ne tirino le ovvie conseguenze.
Alto Adige 24-12-10
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categoria:ambiente
domenica, 26 dicembre 2010



Un paradiso naturale di 130 mila ettari

 BOLZANO. Il Parco Nazionale dello Stelvio si estende su una superficie di 130.700 ettari, nel cuore delle Alpi centrali e comprende l’intero massiccio montuoso dell’Ortles-Cevedale con le sue vallate laterali. Il territorio protetto confina a nord con il Parco nazionale Svizzero dell’Engadina, a sud con il Parco regionale dell’Adamello in Lombardia che, a sua volta, è collegato direttamente col vicino Parco naturale Adamello-Brenta in Trentino. Verso est, a pochi chilometri di distanza, si estende il Parco naturale di Tessa e verso ovest il Parco di Livigno e della Valdidentro, che la regione Lombardia intende istituire in breve tempo. L’idea di salvaguardare questo grandioso paesaggio alpino risale agli inizi del secolo e venne trasformata in legge il 24 aprile 1935. Inizialmente vennero messi sotto protezione 96.000 ettari. Nel 1977 il parco fu ampliato fino a raggiungere le dimensioni odierne. Nel parco nazionale troviamo tutte le possibili formazioni alpine, dai ghiacciai di alta quota (Ortles 3905 metri) agli alpeggi e alle terrazze fino al fondovalle (Laces 650 metri).
 Entro i confini di questo parco si possono ammirare ghiacciai, alpeggi, ampie distese boschive, aree coltivate, masi di montagna abitati tutto l’anno, villaggi e paesi. È facile immaginare che per decenni interessi diversi si sono scontrati: da un lato ci si proponeva di proteggere e mantenere un’area naturale (flora e fauna), dall’altro si presentavano progetti che andavano di pari passo col progresso e con nuove risorse: l’ampliamento della rete stradale e lo sfruttamento turistico delle montagne.
 Entusiasti i commenti da parte dei politici altoatesini, a partire dal deputato dell’Svp Siegfried Brugger: «Siamo davvero contenti, quello di oggi è un risultato importantissimo», commenta ringraziando i ministri del Pdl ma anche quelli della Lega: «Oltre ai ministri Frattini e Fitto, anche Calderoli si è impegnato molto per la norma sul parco».
 E dalla Lega arriva il commento della consigliera provinciale Elena Artioli: «Il “parco locale” è la vera opportunità per i dipendenti del parco dello Stelvio che fin dalla mia elezione in consiglio provinciale ponevano in agenda le situazioni di difficoltà in cui versa il parco, sia da un punto di vista degli stipendi sia nella sua organizzazione strutturale», afferma. «Il passaggio alla Provincia - aggiunge - lo chiedono anche molti uffici che oggi rientrano ancora nella gestione statale. Saranno questi i prossimi obiettivi, dopo la provincializzazione del Parco dello Stelvio». Secondo Artioli, «con il passaggio del parco dello Stelvio alla Provincia si è messo al sicuro il patrimonio naturale di alcuni comuni della val Venosta e anche il posto di lavoro di molti operatori che rischiavano di finire sotto la ghigliottina dei tagli statali».
Alto Adige 23-12-10
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domenica, 26 dicembre 2010



Parco dello Stelvio alle province: c’è l’accordo

MAURIZIO DALLAGO
BOLZANO. Via libera, questa mattina a Palazzo Chigi, alla norma d’attuazione sul Parco nazionale dello Stelvio. Ieri 4 ore di riunione a Roma tra i ministri Fitto e Prestigiacomo, il sottosegretario Letta, l’assessore Laimer rappresentanti della Lombardia e l’assessore Laimer. Il risultato? «La norma verrà approvata nel testo sostenzialmente identico a quello uscito dalla Paritetica. Solo alcune limature, che non cambiano la sostanza», così Michl Laimer. E allora via, verso un parco diviso per tre. Forti nei giorni scorsi le perplessità del ministro all’Ambiente, con Stefania Prestigiacomo a chiedere che in capo allo Stato rimanesse almeno il 51% del parco. Ieri, posizione più attenuata. Addio al consorzio, che operava dal 1992, tra Bolzano, Trento e Lombardia, anche se nascerà un apposito comitato di coordinamento tra le 3 entità territoriali. Rimarrà una configurazione unitaria, anche se molto sarà delegato agli enti locali. Di diverso avviso, rispetto all’unitarietà, le associazioni ambientaliste di tutta Italia. Alle Province anche tutti gli aspetti amministrativi, personale compreso, riferiti ai rispettivi territori del parco. La Provincia di Bolzano, al pari di quella di Trento potrà modificare l’estensione del parco per la parte di sua competenza, seppure «in consultazione con la Lombardia e con il ministero all’Ambiente».
 Ieri la quadra è stata trovata. Lo stesso ministro Frattini aveva sottolineato domenica scorsa che la norma sul parco sarebbe passata in Consiglio dei ministri, parte di un accordo da rispettare tra governo e Stella alpina. «Abbiamo precisato come tale norma d’attuazione sia necessaria per garantire una migliore organizzazione rispetto al passato e come la Provincia di Bolzano voglia mantenere la tutela come esiste oggi nel parco nazionale», sottolinea Michl Laimer. Quest’ultimo pone poi l’accento sulle questioni economiche. «Si è convenuto che in futuro ci saranno maggiori finanziamenti dalle Province, compresi i finanziamenti di Bolzano e Trento verso i comuni limitrofi in Lombardia che si trovano nel territorio del parco», ancora l’assessore Laimer. Secondo quest’ultimo «anche in futuro varrà la legislazione nazionale in materia di parchi». La norma d’attuazione prevede inoltre che «le Province, disciplinano con legge le forme e i modi della specifica tutela, allo scopo di favorire l’omogeneità tra i territori di competenza, adottando previamente le necessarie intese». Insomma il grido d’allarme degli ambientalisti che nell’unitarietà del parco nazionale vedono una possibilità in più di preservare la fauna e la natura dell’area protetta, non è privo di fondamento, ma soltanto vedendo all’opera la Provincia di Bolzano si capirà se la scelta fatta dal governo sia favorevole per il futuro naturalistico del parco. «Tutto si muove intorno alla volontà di cacciare dentro i confini protetti, come avviene, seppur in modo selettivo, nei parchi naturali dell’Alto Adige», dice ad esempio Roberto Maistri del Wwf altoatesino. Di parere opposto l’assessore Laimer. Ieri, quest’ultimo ha voluto superare in primo luogo le perplessità e gli scetticismi emersi in queste settimane chiarendo che «la tutela del parco nazionale - che tale resta - non verrà pregiudicata». “Ma è evidente che il parco nell’attuale forma amministrativa non ha funzionato e che è necessario dotarsi di un’organizzazione più aggiornata e soprattutto efficiente”, così Laimer. Con il passaggio dell’amministrazione alle Province di Bolzano e Trento e alla Regione Lombardia si vuole garantire uno sviluppo sostenibile del parco nazionale, “il che significa garantire anche le indispensabili risorse finanziarie che lo Stato non era più disposto ad assicurare”, fa presente l’assessore. Con il passaggio delle competenze amministrative agli enti locali, conclude Michl Laimer, “dopo decenni il parco nazionale si potrà dotare per la prima volta di una gestione in grado di spingere la popolazione ad avvicinarsi maggiormente al parco nazionale fino ad identificarsi con esso, come già avviene con tutti i nostri parchi naturali”.
 E questa mattina Luis Durnwalder sarà a Roma dove alle 9.30 interverrà alla seduta del Consiglio dei ministri.

Gli ambientalisti: finisce l’unitarietà

BOLZANO. Numerose organizzazioni ambientaliste tra cui Legambiente, Lipu, Wwf, Federparchi, Cai, hanno inviato ieri una lettera aperta al presidente del consiglio, al ministro dell’Ambiente e a una serie di responsabili regionali e locali per denunciare il pericolo di uno “smembramento” del parco dello Stelvio. «Siamo estremamente preoccupati e contrariati dall’idea di un Paese che, per effetto di un decreto deciso ed approvato in modo sicuramente troppo frettoloso, decide di cancellare settantacinque anni di gestione unitaria di un patrimonio naturalistico montano di indiscussa eccellenza e notorietà anche internazionale qual è il Parco Nazionale dello Stelvio», si legge nella missiva. “Lo Stelvio è Parco nazionale perchè rappresenta - sottolinea il documento - un elemento irrinunciabile del paesaggio naturale e culturale del nostro Paese, come tale esso è riferimento per l’intera comunità nazionale, ed è anche una tessera fondamentale delle aree naturali protette che compongono il sistema sovranazionale delimitato dalla Convenzione Internazionale per la Protezione delle Alpi, che il nostro Paese, come tutti gli altri Stati dell’Arco Alpino, ha ratificato con propria legge nel 1999”. “La decisione di cancellare l’organismo che ne garantisce la gestione unitaria, il consorzio istituito nel 1992 tra Regione Lombardia, Province autonome e ministero dell’Ambiente, entro cui trovano adeguata rappresentanza le autonomie locali, le istituzioni di ricerca scientifica, i portatori di interesse ambientale, inevitabilmente segna la fine, di fatto e per decreto, di questo pezzo della storia della conservazione della natura nel nostro Paese”, evidenziano gli ambientalisti. “Una simile decisione avrà sicuramente una ricaduta internazionale sull’immagine e sulla credibilità dell’Italia: in oltre un secolo di storia dei parchi nel nostro continente, non è mai accaduto che un Paese cancellasse, di fatto, un Parco nazionale”, si afferma nella lettera. Le organizzazioni rivolgono un appello “affinchè le decisioni sul futuro del Parco nazionale dello Stelvio vengano assunte non per decreto, ma all’interno di un tavolo istituzionale e di concertazione”.
 «Siamo tutti consapevoli del fatto che la vita amministrativa del Parco è stata assai difficoltosa e complicata negli ultimi decenni, e che occorra pensare ed attuare importanti riforme nell’ente. Ma non è pensabile che queste modifiche cancellino l’unitarietà del parco, nè che vengano assunte con atti unilaterali, senza coinvolgimento di tutte le comunità istituzionali e sociali coinvolte: questo modo di agire non solo porterà allo smembramento della più grande area protetta delle Alpi, ma determinerà un quadro di forte criticità per quanto riguarda la tenuta istituzionale e i contenziosi aperti anche con la Ue specialmente sul versante lombardo del parco», concludono gli ambientalisti.

Alto Adige 22-12-10
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categoria:ambiente, provincia di bolzano
domenica, 12 dicembre 2010


A Cancun approvato l'accordo integrale sul clima, ma senza la Bolivia

E' stato adottato nella sua integralità dai circa duecento Paesi riuniti sotto l'egida delle Nazioni Unite a Cancun un testo che prevede una serie di meccanismi per lottare contro il cambiamento climatico, tra cui un Fondo verde per aiutare i Paesi in via di sviluppo. I circa duecento paesi riuniti a Cancun, in Messico, sotto l'egida delle Nazioni Unite hanno adottato la prima parte di un accordo sul clima che permette di lasciare aperta la questione sensibile del futuro del protocollo di Kyoto. Un via libera che ha ignorato l'obiezione della Bolivia. La Bolivia è stato il solo Paese a essersi pronunciato contro questo testo. «La norma per l'adozione è il consenso», ha sottolineato il negoziatore boliviano Pablo Solon, che ha ricordato un «precedente funesto». La norma del consenso non significa l'unanimità, né che una delegazione possa pretendere di imporre un diritto di veto su una volontà che con tanto lavoro è stata raggiunta», ha risposto Espinosa.
L'accordo di Cancun «apre una nuova era per la cooperazione internazionale sul cambiamento climatico», ha dichiarato il ministro degli Esteri messicano, Patricia Espinosa, la cui voce è stata sovrastata dagli scroscianti applausi dei delegati presenti in seduta plenaria. L'accordo è stato adottato malgrado l'opposizione della Bolivia, solo Paese a essersi pronunciato contro questo testo.
Questa conclusione positiva nella località turistica messicana al termine di un appuntamento dagli obiettivi d'altra parte modesti, permette di ridare slancio al processo negoziale dell'Onu fortemente scosso dalla grossa delusione nata un anno fa del vertice di Copenaghen.
Il sole 24 ore11 dicembre 2010

100 MILIARDI DI DOLLARI AI PAESI IN VIA DI SVILUPPO

ROMA. Protocollo di Kyoto e obiettivi a lungo termine. Due i testi approvati dalla Conferenza Onu sui cambiamenti climatici in cui compaiono cifre, ma non prevedono impegni. Questi i punti principali del «pacchetto di Cancun». 32 pagine, divise in sette capitoli, in cui 194 governi spiegano come intendono salvare il pianeta.
 Emissioni di gas. Il documento esorta i paesi del protocollo di Kyoto (tutti i paesi industrializzati tranne gli Usa) a rivedere le loro riduzioni, aumentandole. Viene dunque ribadita la necessità di ridurre le emissioni di gas a effetto serra dal 25 al 40% al 2020, come raccomandato dal Gruppo intergovernativo di esperti sul riscaldamento globale (Ipcc), per fare in modo che la temperatura globale non aumenti oltre i 2 gradi. Nel testo si afferma anche la necessità di frenare l’auemnto della temperatura a 1,5 gradi. Anche questo un passo importante. Secondo il protocollo le parti devono completare il loro lavoro e adottare i nuovi obiettivi il più presto possibile. In tempo per scongiurare un vuoto tra il primo periodo di Kyoto, che termina a fine 2012, e il secondo.
 Paesi in via di sviluppo. Confermato il fondo immediato di 30 miliardi di dollari per il periodo 2010-2012 per aiutare i paesi in via di sviluppo. Si rilancia sulla necessità, poi, di una mobilitazione di 100 miliardi di dollari l’anno fino al 2020.
 Green Climate Found. Verrà creato un fondo, che dovrà essere quantificato, per far decollare l’economia verde nel mondo che verrà gestito per tre anni dalla Banca Mondiale e da un comitato di 40 membri: 15 tra i paesi industrializzati e 25 dei paesi in via di sviluppo. Il Green Climate Found aiuterà le nazioni più povere a sostenere l’impatto dei cambiamenti climatici per proteggere le foreste tropicali e consentire un’intesa per la condivisione delle tecnologie a basse emissioni di carbonio.
Alto Adige 12-12-10
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venerdì, 10 dicembre 2010



Una questione di vitale importanza

Da quando come associazione ambientalista ci siamo costituiti abbiamo sempre avuto al nostro fianco gli amici dell'associazione Nimby trentino, un esempio di metodo, perseveranza e determinazione, anche loro impegnati nell'evidenziare l'assurdità del progetto di impianto d'incenerimento nella zona di Ischia Podetti, a Trento. La loro costante attenzione a quanto attorno al progetto d'incenerimento viene detto e fatto ha fornito alla popolazione trentina un grandissimo servizio, perchè l'ha resa consapeole di quanto sulla sua pelle veniva programmato dalle lobbies economiche e politiche locali. Se oggi in trentino c'è
un movimento popolare molto consistente contro l'incenerimento lo si deve in  gran  parte al loro costante lavoro.
Il 1° dicembre, in occasione della giornata mondiale contro l'incenerimento, Nimby trentino ha organizzato un convegno per rendere pubblico uno studio che evidenzia le pesantissime ricadute economiche della vicenda inceneritore di Trento sulla popolazione, e in quell'occasione la presidente dell'associazione, l'infaticabile Simonetta Gabrielli, ha annunciato il suo digiuno a oltranza.
Il digiuno è una pratica di protesta che Nimby attua da diversi anni, coinvolgendo in una sorta di staffetta ogni giorno una persona diversa che volontariamente digiuna per questa causa. Dal 5 di dicembre Simonetta sta affiancando gli amici che già digiunano a turno, con un digiuno a oltranza .
"Ritengo che questa terra meriti altri comportamenti, scelte e risposte tanto più se guardiamo alla portata e al significato storico-politico dell’autonomia, sia da parte della politica che dell’economia.

Ora facciamo nuovamente nostre, e mie in questa particolare circostanza, alcune richieste per una reale e innovativa svolta al problema rifiuti, .."
Queste le sue parole nella lettera diffusa il 1° dicembre.
Il coraggio di Simonetta nel sostenere  personalmente questo impegno così gravoso è grande almeno quanto la sua consapevolezza dell'importanza delle sue richieste, non solo per se stessa, ma per tutta la popolazione che vive la sua terra. La nostra terra.
Noi tutti siamo vicini a Simonetta e cercheremo di dimostrarle la nostra stima e gratitudine tenendo alta l'attenzione sul suo impegno.
Gli amici di Ambiente e Salute
Di seguito una poesia di Simonetta che esprime meglio di tante nostre parole i suoi pensieri.
Chi può dire "questa terra è mia"?
Chi può dire "possiedo l'aria"
o "il fiume mi appartiene"?
E chi può dire, ancora, "questo frutto è mio"?
A chi appartiene il seme che ha generato il frutto?
E poi, chi può dire "questo figlio mi appartiene"?
Ché forse quel figlio non è della terra su cui vive?
E cosa sarà di questa terra e di questi figli domani,
quando l'aria sarà avvelenata più di oggi,
quando il fiume sarà consumato dalla cupidigia,
quando la terra sarà satura di veleno e avara di vita?
Questo è il tempo del cambiamento,
fermiamo ora la cecità del potere che abusa.
Per amore della terra e dei figli che l'abiteranno:
ora, quando sennò?
Simonetta Gabrielli
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categoria:ambiente, antiinquinamento
venerdì, 10 dicembre 2010




Abbiamo girato l’Europa, partecipato a conferenze, incontrato politici ma soprattutto abbiamo chiesto la vostra partecipazione. Alla fine eccoci al traguardo: insieme ad Avaaz, abbiamo raccolto oltre un milione di firme per chiedere all’Unione europea alimenti sicuri e senza OGM e le abbiamo appena consegnate al commissario alla Salute dell’Ue, John Dalli. Ad accogliere i politici, davanti alla sede della Commissione, un'enorme rappresentazione in 3D di un campo agricolo biologico, realizzata dall'artista di fama mondiale Kurt Wenner.

Non è solo una petizione. Per la prima volta stiamo facendo valere i nostri diritti di cittadini europei. Grazie all’ “iniziativa dei cittadini”, prevista dal Trattato di Lisbona del dicembre 2009, gli europei possono chiedere all’Ue di modificare leggi comunitarie. Noi chiediamo di vietare gli OGM fino a quando verrà istituito un nuovo organo tecnico scientifico, più indipendente e competente dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa).

La petizione è stata lanciata lo scorso marzo in seguito all'approvazione, da parte della Commissione, della patata OGM resistente agli antibiotici, autorizzata nonostante rilevanti dubbi a livello scientifico. Molti Paesi stanno citando la Commissione alla Corte europea di giustizia per questa autorizzazione.

E Galan? Il nostro ministro delle Politiche agricole deve piantarla con l'ostruzionismo verso le Regioni che stanno agendo a tutela della nostra agricoltura e dichiarare ufficialmente l’Italia libera dagli OGM.

Grazie al sostegno di persone come te, continueremo a portare avanti la nostra campagna contro gli OGM! 

Grazie!
Federica Ferrario
Responsabile campagna OGM
Greenpeace Italia
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sabato, 04 dicembre 2010



Lotta allo smog: dal 2011 via le vecchie auto

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Si partirà a gennaio 2011 con l’ottimizzazione del traffico pesante generato dai cantieri. Si finirà a dicembre 2014 col rinnovo del parco veicoli Sasa. Sono i 10 provvedimenti calendarizzati dal Comune per tentare di abbattere le emissioni da ossidi di azoto, che oggi sforano i limiti imposti dall’Ue.
 Il Comune è con l’acqua alla gola: entro il 31 dicembre dovrà essere inoltrato al ministero dell’Ambiente, e da questo alla Commissione europea, il piano di rientro per le emissioni inquinanti da ossidi di azoto. Oggi come oggi, anche grazie alle abbondanti precipitazioni piovose e nevose durante la stagione fredda, si è riusciti a contenere pm 10 e biossido di carbonio. Ma per quanto riguarda gli ossidi di azoto, Bolzano sfora i limiti imposti dalle vigenti normative europee, le quali impongono la presentazione di un piano di rientro, per l’appunto, entro il 31 dicembre 2010. Gli eventuali provvedimenti dovranno essere introdotti e mostrare i loro effetti positivi al più tardi entro il 2015.
 La scorsa settimana, durante la commissione comunale congiunta alla Mobilità e all’Ambiente, l’Agenzia provinciale all’Ambiente e la Cisma, azienda specializzata bolzanina incaricata dal Comune di studiare fonti di emissione e possibili contromisure, hanno presentato i risultati delle rilevazioni e un’ipotesi per un piano di rientro, che nel giro di una decina di giorni dovrà passare al vaglio delle commissioni consiliari Patrimonio, Urbanistica, Ambiente e Mobilità. Poi, con eventuali aggiunte e modifiche, il piano dovrà essere discusso e approvato dal consiglio comunale. Tolta l’A22 - ora definitivamente certificata come grave fonte di inquinamento da ossidi di azoto, ma riguardo alla quale il Comune nulla può, tranne scrivere una accorata missiva a Provincia, Stato ed Autobrennero - le misure ipotizzate sostanzialmente riguardano due settori: traffico e urbanistica in senso lato. Qui di seguito, la calendarizzazione degli interventi riguardo alla viabilità. Si comincia a gennaio 2011 con un programma di ottimizzazione del traffico pesante generato dai cantieri edili. Si prosegue a novembre 2011 con il divieto di transito per veicoli Euro 0, Euro 1 e motocicli a 2 tempi, dalle 7 alle 10 e dalle 16 alle 19. Non solo d’inverno, come oggi, ma per tutto il corso dell’anno. Da gennaio 2012 verrà introdotta una ottimizzazione della distribuzione merci all’interno del territorio comunale. A novembre 2012 seguirà il blocco degli Euro 2 diesel, ma solo commerciali. Il novembre dell’anno successivo, lo stop definitivo per tutti gli Euro 2 diesel. Entro dicembre 2014, il Comune si impegna poi a realizzare ulteriori 4 chilometri di piste ciclabili, predisporre aree di ricarica per bici elettriche, realizzare ulteriori 3,8 chilometri di corsie preferenziali per i bus, innalzare la frequenza delle corse e rinnovare il parco veicoli di Sasa, facendo viaggiare solo mezzi Euro 5 e a metano.
Alto Adige4-12-10
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categoria:ambiente, antiinquinamento
domenica, 21 novembre 2010



Discariche, Collina Pasquali e Castel Firmiano: non si risolve il problema col parco solare 

Condivido la maggior parte delle considerazioni fatte sulle lettere del sig. Pietro Romaner a proposito della discarica di Castel Firmiano e vorrei riflettere anche l’ex”Collina Pasquali”. Infatti, le due problematiche sono intimamente connesse. Per capire bene la questione bisogna ritornare indietro nel tempo agli anni’90, quando si è deciso di trasportare la maggior parte dei rifiuti industriali della “Collina Pasquali” sulla discarica di Castel Firmiano. Quella fu la prima scelta dissennata. Infatti, la separazione tra rifiuti tossici e nocivi e gli altri rifiuti industriali non poteva comunque essere fatta con sufficiente precisione. Il sottoscritto, su incarico della Provincia, aveva eseguito uno studio idrogeologico applicato al risanamento della “Collina Pasquali”. Si trattava di un deposito di rifiuti industriali, anche tossici e nocivi, del volume di 300.000m² ca., provenienti per la maggior parte dalla zona industriale di Bolzano e dall’azienda del gas. Lo studio giungeva alla conclusione, che “la soluzione che risolveva in maniera completa il problema del risanamento della vecchia discarica era quella che prevedeva la rimozione dei depositi contaminati su un’area ampliata e completamente impermeabilizzata, sia alla base che in superficie”, ottenuta suddividendo l’area in due settori, settore di discarica 2B (rifiuti pericolosi, non tossici e nocivi) e settore di discarica 2C (rifiuti pericolosi, tossici e nocivi). Analogo risultato si sarebbe comunque potuto ottenere anche con un impermeabilizzazione alla base e perimetrale con jet-grouting, integrato da una impermeabilizzazione superficiale con membrane impermeabili. La decisione di trasferire la maggior parte dei rifiuti, anche pericolosi, della “Collina Pasquali” sulla discarica di Castel Firmiano, è stata caldeggiata dall’Ing. Martin Weiss, ingegnere elettronico, che era stato incaricato dalla Provincia della bonifica della discarica di Castel Firmiano. Nel caso della “Collina Pasquali”, parte dei rifiuti, tossici e nocivi sono stati smaltiti in discariche della Germania con costi elevatissimi. A parte il disagio e il pericolo che ha comportato l’attraversamento dei camion anche in zone abitate di Bolzano, si è commesso un duplice errore, cioè quello di non avere impermeabilizzato il sottosuolo della “Collina Pasquali”, e tanto meno quello della discarica di Castel Firmiano, sulla quale si sono riversati sicuramente anche materiali tossici e nocivi, per cui i sottosuoli, presumibilmente il primo, e sicuramente il secondo sono ancora contaminati.
 La discarica di Castel Firmiano, lungi dall’essere completamente risanata, costituisce ancora una “bomba ecologica”, nonostante che la spesa complessiva tra “Collina Pasquali” e discarica di Castel Firmiano superi presumibilmente gli 80milioni di euro. L’ipotesi di utilizzare la discarica di Castel Firmiano per la realizzazione di impianti di energia solare e fotovoltaica, va contro la tutela paesaggistica della zona, che dovrebbe essere invece restituita all’originario bosco.
Carlo Marini
Alto Adige 20-11-10
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venerdì, 19 novembre 2010


Franco Piavoli

Oggi al Cristallo il «Pianeta azzurro» Un film per riflettere sull’ambiente

BOLZANO. Oggi alle 20.30 al Teatro Cristallo torna il ciclo «Storie dal mondo» dell’Associazione Cristallo; ad inaugurare il percorso sarà il film «Il pianeta azzurro» di Franco Piavoli, proiettato nella sala don Lino Giuliani, al secondo piano del Centro culturale Cristallo in via Dalmazia; l’ingresso è gratuito.
 La serata punta a sensibilizzare verso le tematiche ambientali e il corretto sfruttamento delle risorse della terra, evitando sfruttamenti selvaggi, inutili sprechi e l’aumento dell’inquinamento. «Il pianeta azzurro», prodotto nel 1982, fu presentato alla Cinquantesima Mostra del Cinema di Venezia e ottenne 7 premi, tra i quali il Premio Agis e il Nastro d’Argento al miglior regista esordiente. Il dizionario dei film Mereghetti ne parla come di un film «assolutamente unico, magico, primordiale, che chiede allo spettatore una disponibilità non superficiale nell’accostarsi alla visione».
Alto Adige 19-11-10
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lunedì, 15 novembre 2010



Inceneritore e rifiuti la Provincia fa quello che vuole

 Vorrei controreplicare al sig. Benedetti Luca di Laives che e’ a favore di una Provincia che fa piuttosto dell’immobilismo del Comune. Intanto caro Benedetti io difendo un principio democratico semplice che sarebbe quello per il quale i politici siano a servizio dei cittadini e non viceversa e che su grandi opere e riforme di servizi la popolazione venga coinvolta e non invece come accade ora che le decisioni siano prese e attuate unilateralmente. Forse lei Benedetti e’ disinformato sul nuovo sistema dei rifiuti visto che non io da semplice cittadino, ma i sindacati, l’unione degli amministratori di condominio e molte associazioni sono contrarie. Lei vorrebbe il bidone dell’immondizia nel proprio cortile usurpando la proprieta’ privata? Inoltre il traffico veicolare e’ determinato dal fatto che dovranno essere acquistati nuovi camion per il ritiro rifiuti con conseguente spesa per i cittadini e dovranno passare molto piu’frequentemente. Se prima si avevano 2 bidoni per 3 condomini ora saranno 8! Il tutto per giustificare una presunta maggior differenziazione senza per altro diminuire le teraffe ovviamente. L’inceneritore invece nuovo decuplichera’ la propria portata smaltendo tutti i rifiuti della Provincia facendo cosi’ chiudere le varie discariche sparse per la provincia. Piu’ nuovo e non inquina? Si informi e scoprira’ che invece produce molte pm 2 ancora piu’ insidiose e dannose per la salute. Mi risulta poi sig. Benedetti che a Laives c’e’ il sistema della compattazione con tessera elettronica e che funzioni molto bene risolvendo i problemi.
Alto Adige 15-11-10
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lunedì, 15 novembre 2010



Castel Firmiano, una discarica di interessi

Nella vicenda della discarica di Castelfimiano sostengo che le affermazioni dell’assessore Mussner riguardo alle opere in corso sulla discarica, apparse sull’Alto Adige, non corrispondono alla reale situazione di fatto.
 Innanzitutto non si tratta di una ex discarica, ma di una discarica in fase di chiusura, che al termine di detti lavori permane una discarica a tutti gli effetti da gestire in post-esercizio. Nel caso della discarica di Castel Firmiano, la fase di post-esercizio sarà costosa e durerà molti decenni, la cui fine allo stato attuale non è nemmeno prevedibile. Inoltre i lavori di risanamento non risanano nulla, anzi hanno comportato l’apporto dei rifiuti della discarica Collina Bolzano Sud (Collina Pasquali), i quali sono stati sistemati sui rifiuti della preesistente discarica. I rifiuti della preesistente discarica, tra cui anche rifiuti pericolosi, sono rimasti sul posto tali e quali, ad eccezione della bomba aerea eliminata. La base d’appoggio dei rifiuti non è stata impermeabilizzata e quindi l’impermeabilizzazione in superficie comporta solo la conservazione nel tempo della pericolosità dei rifiuti stoccati e la contaminazione del suolo. L’intera opera é tecnicamente obsoleta, viola le prescrizioni tecniche e urbanistiche e configura i reati di avvelenamento delle acque, di omessa bonifica e di omessa gestione di discarica. Purtroppo il fatto che l’intervento di risanamento del sito “Bolzano 1” costi sui 40 milioni di - non è per niente una garanzia di corretta gestione del deposito definitivo dei rifiuti operato dalla pubblica amministrazione. Secondo i conti fatti dall’Ufficio provinciale gestione rifiuti lo smaltimento dei rifiuti della discarica “Collina Bolzano Sud” nella discarica Ischia Frizzi comportava un costo di circa 80 milioni. Con l’intombamento a Castelfirmiano invece la Provincia si è procurato un vantaggio economico netto di oltre 50 milioni di. Cosi la vicenda è diventata un’affare per la Provincia a danno di tutti i bolzanini, che ora per giunta dovrebbero acconsentire a mascherare la montagna dei rifiuti con un parco energetico.
Pietro Romaner
Alto Aige 14-11-10
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giovedì, 11 novembre 2010



Bolzano regge i pesi della provincia

In questo periodo si sta parlando da una parte di immobilismo comunale sulle varie tematiche che il comune dovrebbe espletare e dall’altra di continue iniziative provinciali sul territorio di competenza comunale. Mi riferisco in particolare all’aereoporto e all’inceneritore. Io penso che Bolzano come capoluogo sia quello che paga piu’ di tutti in termini di inquinamento e di spesa con conseguenti ripercussioni sulla salute dei cittadini e delle casse comunali. Bisogna finirla di essere sudditi di una Provincia che decide e fa quello che vuole nonstante i pareri contrari di gran parte della popolazione. L’aereoporto e’ un buco nero senza senso che serve solo al momento a trasportare molti politici a Roma e ampliarlo vorrebbe dire portare unicamente aumento dell’inquinamento atmosferico e acustico a tutto il resto della
popolazione che non lo utilizza. Per quanto riguarda l’inceneritore vale lo stesso discorso. Non si comprende perche’ i rifiuti di tutta la provincia debbano venire a Bolzano con aumento esponenziale delle polveri sottili pm 10 e pm2, con aumento del traffico e inquinamento per tutti i camion che transiteranno per il trasporto rifiuti. A questo possiamo ancora aggiungere il sistema medievale del bidone condominiale che vorranno attuare con tutte le conseguenze di cui sopra e credo anche di tipo giuridico.
Bolzano diventerebbe la citta’ con autostrada, aereoporto, inceneritore e traffico veicolare elevato. Vogliamo questo? Penso che la citta’ debba ribellarsi e non meriti tutto cio’ per il presente e soprattutto per il futuro.
Bisognerebbe prendere esempio dall’unita’ e determinazione delle popolazioni della Campania prima che sia troppo tardi.
Alto Adige 11-11-10
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giovedì, 11 novembre 2010



L’ex discarica sarà rinverdita con 30 mila nuove piante

 BOLZANO. L’ultimo dei sette interventi per il risanamento dell’ex discarica a sud di Castel Firmiano è in fase di realizzazione. I lavori di risanamento dovrebbero essere ultimati nel 2011. L’intero areale sarà rinverdito con la posa di 30.000 piante a cura della Ripartizione foreste della Provincia e quindi consegnato al Comune di Bolzano in qualità di ente proprietario. Come comunica l’assessore provinciale Florian Mussner, avvalendosi delle nuove tecniche e nel rispetto delle prescrizioni di legge, si sta provvedendo all’impermeabilizzazione della più estesa discarica dismessa dell’Alto Adige. Con il risanamento, come sottolinea l’assessore Mussner, sarà possibile rivitalizzare la zona e consegnarla alle generazioni future con risvolti positivi.
Alto Adige 11-11-10
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mercoledì, 10 novembre 2010





Porte aperte al depuratore Fossa Grande 

BRONZOLO. Giornata delle porte aperte al depuratore Fossa Grande di Bronzolo, venerdì 12 novembre. Eco Center, società che gestisce l’impianto di depurazione delle acque, aprirà l’impianto a tutta la comunità: alla mattina le visite saranno dedicate soprattutto alle scolaresche del circondario, che potranno così rendersi conto di cosa sia un impianto di depurazione e come funzioni. Nel pomeriggio, a partire dalle 14.30, porte aperte anche alla gente. Sarà l’occasione anche per presentare ufficialmente il nuovo impianto che Eco Center sta progettando (e che verrà costruito prossimamente) per trattare i fanghi provenienti dalla ditta Vog di Laives. Negli ultimi anni ci sono stati problemi a causa di sovraccarichi di lavoro per l’impianto a causa della quantità di fanghi conferita dalla ditta Vog che lavora le mele e la soluzione - si è capito - arriverà solo con il nuovo impianto di pre-trattamento di questi fanghi. Dalle 15 alle 17 poi, visite guidate all’impianto Fossa Grande, che normalmente non è accessibile al pubblico. I tecnici di Eco Center saranno a disposizione per tutte le spiegazioni relative al ciclo di depurazione dei fanghi all’interno del grande impianto. (b.c.)
Alto Adige 10-11-10
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lunedì, 08 novembre 2010



CASTEL FIRMIANO Il problena dei rifiuti va subito affrontato con serietà

 Davanti a Castel Firmiano si svolge la triste faccenda dei rifiuti dell’Alto Adige e non tende a finire. Il Monte imperiale (Kaiserberg) viene definitivamente trasformato in monte dei rifiuti, un gigantesco monumento allo spreco, alla distruzione e al disprezzo. dimostrato che l’intervento di risanamento del sito “Bolzano 1” produce soltanto terreno contaminato, perché lascia sul posto la composizione dei rifiuti pericolosi tali e quali senza impermeabilizzazione della base. L’intervento non corrisponde alle norme per la costruzione di discariche e perciò è illegale, non restituisce al suolo e al sottosuolo i requisiti di qualità di un’area legalmente classificabile zona destinata a verde pubblico o ad attività ricreative e sportive. Il luogo resta degradato a sito di un incontrollato deposito definitivo di rifiuti pericolosi, collocato oltretutto in una zona altamente sensibile con gravi conseguenze per l’uomo e l’ambiente. Viene distrutto un luogo potenzialmente ideale per un razionale sviluppo urbano del capoluogo. Sono appunto i cosiffatti atti vandalici nell’ambito economico che inevitabilmente hanno una ripercussione disastrosa sui principali capitoli del bilancio sociale e compromettono la qualità di vita.
L’obbiettivo deve essere quello di fare diventare Bolzano la città alpina dei tre fiumi. Se gli operatori privati e istituzionali vogliono davvero essere lo schieramento riformista, devono cogliere la sfida e affrontare senza indugio l’opera di recupero e sviluppo del Kaiserberg.
Alto Adige 8-11-10
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sabato, 06 novembre 2010



Nucleare: prevenire curare

Ciao amici
il prossimo weekend sarà l’anniversario del referendum popolare contro il nucleare. Le ragioni che portarono gli italiani a dire no all'atomo 23 anni fa sono ancora valide oggi e l'unica strada sostenibile è quella del risparmio energetico, dell'efficienza e dello sviluppo delle fonti rinnovabili e pulite. È questo il messaggio lanciato dal Comitato "Fermiamo il nucleare, non serve all'Italia" di cui anche noi facciamo parte.

Vedi il Link: http://www.greenpeace.org/italy/news/nucleare-comitato
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giovedì, 04 novembre 2010
WWF, LAV e “Ambiente e Salute”, faranno una manifestazione alla fiera della mela contro i danni ambientali della monocoltura.

Nella mattina di giovedì 4 novembre i rappresentanti delle associazioni WWF, LAV e Ambiente e Salute, saranno all’ingresso di Interpoma, la fiera internazionale della mela che si tiene presso la fiera di Bolzano, per informare sui danni ambientali causati dall’agricoltura chimica del melo. Le mele prodotte in Trentino Alto Adige, presentate come un prodotto sano e ottenuto nel rispetto dell’ambiente, vengono in realtà coltivate in modo estremamente intensivo e con elevato impiego di fitofarmaci, causando danni ambientali fortissimi.
Sarà l’occasione per chiedere ai politici e alle associazioni di agricoltori, di passare dall’agricoltura chimica a quella biologica, e dall’attuale sistema della monocoltura del melo ad una diversificazione delle produzioni agricole.
L’obiettivo è di chiedere un’agricoltura ecosostenibile, che sia garante della conservazione della biodiversità e del paesaggio e che non comporti fenomeni di inquinamento dell’ambiente. In pratica, un tipo di agricoltura che produca alimenti veramente di qualità, sani e sicuri, salvaguardando la biodiversità e gli ecosistemi agrari anche per le future generazioni.
Per approfondimenti potete leggere:
icon Rapporto WWF: Una coltivazione di mele insostenibile  (2.41 MB)
icon Domande e Risposte (144.5 kB)

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lunedì, 01 novembre 2010



  Maso tecnologico a Laives

BRUNO CANALI
 LAIVES. Abbandonato da anni, maso Buchner, sopra Laives, lascerà il posto ad un moderno centro di ricerca vitivinicolo. Questo il destino dell’antico maso che si trova a mille metri, sulla costa di Monte Francesco.
 Ci si arriva, non senza fatica, salendo lungo la strada che porta alla chiesetta di Peterkoefele e poi prosegue verso Monte San Pietro tra meravigliosi castagni secolari.
 La commissione edilizia di Laives ha infatti approvato recentemente il progetto dello studio di architettura romano «Modostudio», vincitore del concorso per idee indetto lo scorso anno dalla fondazione Elisabeth e Helmuth Uhl che ha sede a Monaco di Baviera. Adesso si attende solamente il via libera degli uffici tecnici della Provincia per poi avviare il cantiere che porterà alla costruzione del moderno e tecnologico centro di ricerca.
 «Il progetto ci è piaciuto subito - spiega il vice sindaco Georg Forti - così come ci piace l’idea di avere qui da noi un centro di ricerca e sperimentazione del genere, discreto nella presenza, ma estremamente qualificante. Abbiamo fatto un sopralluogo - prosegue il vice sindaco - e sicuramente il progetto può funzionare».
 Tutto è nato dall’intenzione della fondazione germanica, di individuare un maso in Alto Adige adatto a coltivare la vite in quota e che fosse possibilmente in una posizione panoramica e climaticamente appetibile per questo tipo di progetto agricolo. La scelta è quindi ricaduta su maso Buchner, abbandonato da molto tempo, posto sopra la valle dell’Adige con una vista che spazia dalla Mendola al Burgraviato.
 Una volta acquisita la proprietà, la fondazione bavarese ha indetto un concorso per idee al quale hanno perso parte team di architetti provenienti da Austria, Svizzera, Germania e Italia. La scelta è caduta proprio su “Modostudio” di Roma (si tratta degli architetti Fabio Cibinel, Roberto Laurenti e Giorgio Martocchia) che ha proposto un intervento estremamente interessante e insieme rispettoso dell’esistente e dell’ambiente circostante.
 Saranno 1.150 metri quadrati su diversi livelli, che comprenderanno l’abitazione dei coniugi Uhl, serra e laboratorio e al piano terra cantina, che sfrutterà la pendenza naturale per il processo di vinificazione a gravità, che garantisce la migliore qualità del vino. La spesa prevista per questo progetto ammonta a due milioni e mezzo di euro. Insomma, una cifra importante per un’opera che dovrebbe risultare innovativa da vari punti di vista
 Come detto, massima attenzione sarà dedicata alla preservazione dell’identità del luogo, recuperando i materiali recuperabili dai vecchi edifici e adottando energie pulite e rinnovabili. Verranno piantati due ettari di vigneto e si farà prevalentemente sperimentazione enologica.
 La storia di Maso Buchner, affonda le radici nel medioevo. Prime notizie risalgono al 1500 e probabilmente faceva parte delle proprietà dei conti Lichtenstein, gli stessi che avevano il castello al Peterkoefele (poi distrutto da Mainardo II).
 Attualmente raggiungere il maso è abbastanza laborioso, ma si sta costruendo una strada nuova che sale verso i masi della zona e che permetterà di arrivare agevolmente anche al Buchnerhof. «Sarà pronta entro un paio d’anni», ferma il vice sindaco Georg Forti.
Alto Adige 1-11-10

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lunedì, 25 ottobre 2010




siamo sicuri che ti interesserà sapere come investe i soldi dei suoi clienti il gruppo bancario BNP Paribas (che in Italia controlla BNL). Facile... BNP è il principale finanziatore mondiale di progetti nel settore nucleare!

Durante il weekend i nostri volontari hanno manifestato in 29 città italiane per chiedere a BNP/BNL di fermare i suoi "investimenti radioattivi". Ad esempio, BNP sta decidendo di finanziare, assieme ad altre banche francesi, la costruzione del controverso reattore Angra3, a soli 150 chilometri da Rio de Janeiro, per un valore complessivo di 1,1 miliardi di euro. Angra3 è un reattore che usa tecnologie così vecchie che non potrebbe essere costruito in Europa: il 70% dei componenti giace impacchettato da quando i lavori furono sospesi dopo il disastro di Cernobyl, nel 1986!

In altre parole, BNP/BNL dimostra di essere una banca europea con doppio standard: motiva il suo investimento nel nucleare europeo (il modello EPR, quello che vorrebbero fare in Italia...) proprio con la presunta sicurezza del progetto e poi investe in una catapecchia nucleare vecchia di quasi 25 anni. I clienti del Gruppo BNP, e in Italia di BNL, lo sanno che i loro soldi servono a finanziare il nucleare? E che succederebbe se, a un certo punto, in tanti cominciassero a chiedere a BNL di fermare gli investimenti radioattivi? Visto che il 45% dei depositi di BNP/BNL deriva dai versamenti dei clienti, i dirigenti della banca potrebbero restare indifferenti? Non credo...

Domenico Belli
Responsabile campagna Energia e Clima
Greenpeace Italia


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venerdì, 15 ottobre 2010



A22: in arrivo barriere anti inquinamento

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. L’Alto Adige, e in particolare i Comuni di Bolzano e Bressanone, rischiano una procedura di infrazione da parte dell’Unione europea: sforano i limiti di legge per le emissioni da ossidi di azoto, dovute soprattutto al traffico motorizzato, in particolare lungo i tratti autostradali che attraversano le città. Per rimediare Comune, Appa, Tis e Provincia stanno studiando le possibili soluzioni. Tre le vie per rientrare nei limiti: introduzione di veicoli Euro 6; realizzazione di barriere antirumore molto alte, per tentare di convogliare le emissioni fuori dai centri abitati; limitazioni alla velocità nei tratti autostradali infracittadini.
 È quanto emerso ieri alla presentazione del catasto provinciale delle emissioni, voluto dall’assessore provinciale all’Ambiente Michl Laimer. «Perché per prendere delle decisioni, e dovremo necessariamente farlo entro l’anno, occorre disporre di dati certi e approfonditi, coi quali sia possibile simulare le varie situazioni di inquinamento», ha spiegato l’assessore. Il catasto, elaborato dall’Appa, ha evidenziato alcuni dati, per un verso preoccupanti, per un altro meno. Preoccupano meno che non in passato le cosiddette polveri sottili. Le emissioni sono comunque significative, ma anche grazie alle favorevoli condizioni meteo invernali, come ha spiegato il direttore dell’Appa Luigi Minach, negli ultimi anni i limiti di legge non si sono superati. I rilievi dell’Appa, coadiuvato da uno studio coordinato dal Tis sulle centrali a biomassa, hanno evidenziato però che in Alto Adige esiste un problema legato all’elevato numero di riscaldamenti a legna: il 50% delle pm10 è causato da stufe e caminetti. Non così a Bolzano, dove l’80% delle emissioni è causato dal traffico automobilistico. Come dal traffico automobilistico è causata la maggior parte delle emissioni di ossidi di azoto. Ogni anno in Alto Adige vengono emesse nell’atmosfera 7.940 tonnellate di tali sostanze inquinanti. Per il 73,13% sono causate dall’autostrada del Brennero e dalla Mebo (A22 45%, Mebo 4%). Il traffico extraurbano contribuisce per il 38%, quello urbano per il 13%. Come spiega Georg Pichler, dell’ufficio provinciale Aria e rumore, «entro l’anno la Provincia e il Comune dovranno proporre allo Stato e quindi all’Ue le contromisure per rientrare nei limiti. Per ora non si è deciso nulla, ma le strade praticabili da un punto di vista tecnico sono tre».
 Intanto, ma qui dovrebbe entrare in gioco l’Ue stessa, «si dovrebbe imporre, almeno per i mezzi pesanti, gli standard Euro 6: sull’A22 circolano per lo più Tir, la cui vita media è forse tre anni. Se tutti fossero Euro 6, la situazione migliorerebbe molto». Inoltre, visto che le emissioni incidono soprattutto lungo l’A22, «in città si potrebbero installare barriere antirumore piuttosto alte. Così, le emissioni verrebbero trasportate fuori città. Non le si eliminerebbe, ma almeno si allontanerebbero dalle abitazioni». Infine, «utile sarebbe limitare la velocità nei tratti autostradali infracittadini, tipo a 80-100 km/h». L’A22 acconsentirà?
Alto Adige 15-10-10
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lunedì, 20 settembre 2010



Centrale idroelettrica a pompaggio, arriva il progetto

GIANFRANCO PICCOLI
LAIVES. Non si è ancora esaurito il dibattito sulla cittadella dello sport, ma Laives fra sette giorni affronterà un altro tema vitale per il futuro del territorio: lunedì prossimo, infatti, è previsto l’incontro con la popolazione (in Aula magna, alle ore 20) per la presentazione del progetto della centrale idroelettrica a pompaggio a nord di Pineta.
 I dettagli di questa imponente opera sono già stati illustrati dall’imprenditore Christian Masten e dalla South Tyrol Energy al consiglio comunale, raccogliendo un certo interesse trasversale. D’altra parte, di fronte ad una rendita di 2 milioni all’anno per ottant’anni - questo quanto promesso dalla società al Comune per installare la centrale - è difficile non prestare ascolto, soprattutto in tempi di vacche magre per tutte le amministrazioni locali.
 L’illustrazione del progetto alla popolazione resta però un passaggio fondamentale visto che, al di là degli aspetti economici, sono già stati sollevati molti dubbi, soprattutto di carattere ambientale. E’ fresca l’esperienza di Renon, dove la forte opposizione della popolazione locale ha fatto tramontare un progetto del tutto analogo. Questo significa che senza il consenso della maggioranza dell’opinione pubblica, non si andrà avanti neppure a Laives, dove i grillini hanno già avviato una raccolta firme per contrastare la realizzazione dell’opera. Tra le contestazioni, anche il traffico di mezzi pesanti che verrà generato per alcuni anni dalla realizzazione dei bacini artificiali.
 Il progetto prevede la costruzione di due serbatoi sotterranei capaci di contenere 600 mila metri cubi di acqua. Servirebbero 4-5 mesi solo per il riempimento: si tratta di un sistema chiuso, che utilizza sempre la stessa acqua, con dispersioni minime rispetto alla massa globale. Un serbatoio verrebbe realizzato a valle, il secondo mille metri più in alto, in località Costa-Seit: lo sviluppo della condotta sarebbe di circa 2,5 chilometri. Si tratta di un progetto particolare, visto che normalmente queste opere vengono realizzate in presenza di bacini naturali.
 Uno dei punti più discussi del progetto riguarda il fatto che il pompaggio dell’acqua comporta un consumo di energia (688 Gwh) superiore a quella prodotta (515 Gwh). Il business sta nel fatto che il pompaggio avviene in ore notturne, quando il costo dell’energia è inferiore, mentre la produzione viene fatta in orari «pregiati», quanto c’è alta richiesta e l’energia ha un prezzo elevato. La differenza genera i guadagni.
 Qui c’è uno dei punti più contestati: «Sono molto scettico - ammette Giorgio Zanvettor, consigliere comunale dei Verdi ed ex assessore - perché per far funzionare la centrale a pompaggio serve molta energia “sporca”, prodotta con idrocarburi o centrali nucleari». Da parte dei Verdi, tuttavia, non c’è una chiusura ideologica: «Ne stiamo parlando e ne parleremo ancora, il progetto può essere rivisto». Che significa? «Che se l’energia utilizzata per il pompaggio arriva da fonti rinnovabili e certificate, acquistandola dai grandi fornitori di eolico e solare, da parte nostra non ci sarà una chiusura totale. Però...». Però? «Restano in piedi altri problemi di carattere idrogeologico, che già si sono manifestati con la costruzione della galleria - spiega ancora Zanvettor - in quell’area ci sono numerose sorgenti: prima di scavare serve uno studio molto approfondito».
 Nel complesso, i Verdi non sono entusiasti: «Le centrali a pompaggio svolgono una funzione importante, perché producono molta energia in tempi rapidissimi, rispondendo ai picchi del mercato, ma i dubbi sono molti, anche legati al mercato energetico. Oggi c’è grande differenza di costi dell’energia tra notte e giorno, differenza sulla quale si basa il business, ma non è detto che sarà così per sempre. Questo significa - conclude Zanvettor - che i 2 milioni di euro all’anno destinati al Comune non sono una garanzia».
 Insomma, il progetto non avrà vita facile. Sul Renon è già naufragato, ma anche in Trentino, la mega-opera proposta sull’Altissimo del Monte Baldo, sfruttando le acque del lago di Garda, è finita nel cassetto dopo una mobilitazione generale.
Alto Adige 20-9-10
 
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mercoledì, 08 settembre 2010



Mendola senz’auto

CALDARO. Sabato 18 settembre si terrà per la quarta volta la «Giornata senz’auto sulla Mendola», in occasione della settimana della mobilità nell’ambito dell’Alleanza per il clima. La strada di Pianizza di Sopra fino al Passo della Mendola sarà chiusa dalle 9 alle 16.30. In tal modo i i ciclisti potranno utilizzare e godersi la strada del Passo per un giorno intero indisturbati e sicuri. Anche quest’anno, i gruppi ambientalisti di Appiano e Caldaro, con il sostegno dei due comuni dell’Oltradige, entrambi membri dell’Alleanza per il clima, e la Federazione protezionisti hanno deciso di dare un chiaro segnale per la tutela attiva del clima e di chiudere la strada sulla Mendola tutto il giorno. Per gli organizzatori l’azione è soprattutto una buona occassione per ricordare alla cittadinanza che in molti casi si può fare a meno della macchina. Inoltre, la limitazione generale del traffico e la rinuncia a viaggi inutili in macchina è un atteggiamento responsabile e che giova al clima. Lungo il percorso i due gruppi ambientalisti provvederanno a ristorare le centinaia di biker che aderiranno all’inizaitiva. Inoltre i ciclisti potranno prendere parte a quiz con ricchi premi. Naturalmente l’auspicio è quello di poter contare su una bella giornata di sole.
Alto Adige 8-9-10
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mercoledì, 18 agosto 2010



Centrale elettrica a Pineta: l’opposizione è scettica

LAIVES. Come per la cittadella dello sport, anche il progetto per la centrale idroelettrica a pompaggio che la South Tyrol Energy vorrebbe realizzare nei pressi della galleria della variante a nord di Pineta, verrà illustrato ai consiglieri comunale il 24 agosto. Intanto già nascono varie perplessità nei confronti di questo mega progetto (investimento privato da 300 milioni di euro) e i primi a manifestarle sono i Verdi. La centrale funziona pompando acqua dal fondovalle fino ad una altezza di mille metri, dove verrebbe realizzato un serbatoio da 600 mila metri cubi d’acqua, acqua che cadendo poi verso le turbine a valle, dentro condotte all’interno della montagna di La Costa-Seit, produrrebbe elettricità. Secondo prime indiscrezioni, al Comune di Laives potrebbero arrivare 2 milioni di euro l’anno per 20 anni, periodo di durata dell’impianto. «Due milioni sono tanti - dice Marco Delli Zotti (Laives pro Leifers) - ma va chiarito l’impatto che avrà l’impianto sulla zona, tenuto conto della montagna di detriti che deriveranno dalla trivellazione delle gallerie. Ricordo che nella stessa zona è previsto anche lo scavo del tunnel pilota per il passante ferroviario. Quanto ai due milioni l’anno, si chiede però alla South Tyrol Energy una adeguata fideiussione, pari a 10 anni di presenza». «Prima di tutto vogliamo dati certi - dichiara il consigliere Cristian Straudi (Pdl) - e poi discutiamo della centrale. Mi lascia perplesso l’enormità della cifra che destinerebbero al Comune di Laives e mi chiedo che cosa dovremo accettare in cambio». (b.c.)
Alto Adige 18-8-10
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domenica, 15 agosto 2010



Verdi contrari alla centrale di Masten

LAIVES. In questo periodo non c’è solo la cittadella dello sport tra i mega progetti che riguardano il territorio comunale. Christian Masten, imprenditore della South Tyrol Energy, avrebbe intenzione di realizzare a nord di Pineta, accanto all’ingresso del tunnel della variante, una «centrale a pompaggio» per produrre energia elettrica. In sintesi, si tratterebbe di pompare acqua dal fondovalle fino a mille metri di altitudine e quindi farla ricadere per produrre energia elettrica. Questo dovrebbe avvenire appunto a nord di Pineta. Masten ne avrebbe già parlato con la Svp comunale e con la giunta, mentre i consiglieri comunali saranno convocati il 24 agosto per conoscere il progetto. Intanto però iniziano le prese di posizione poco favorevoli a questa mastodontica opera e una delle prime è dei Verdi.
 «Si tratterebbe di un progetto gigantesco - dicono - con conseguenze ambientali, energetiche e finanziarie enormi. Sarà bene discuterne a fondo quanto prima». Stando alle valutazioni dei Verdi, la centrale prospettata da Masten in realtà produrrebbe meno energia di quanta ne consuma e inoltre, l’energia utilizzata per pompare l’acqua a mille metri di altezza, proverrebbe da fonti non rinnovabili. C’è poi l’aspetto dei lavori di costruzione che, secondo i Verdi, provocherebbero lo sbancamento di 2 milioni di metri cubi di roccia, con cisterne da 600 mila metri cubi di capacità. «La promessa per il Comune di Laives sarebbe un introito annuo di 2 milioni di euro - dicono i Verdi - e anche la soluzione per la “sete” dei masi di la Costa-Seit. L’impatto ambientale dovrebbe essere minore che a Renon, dove invece hanno già detto di no a questa proposta».
 Secondo le valutazioni degli ambientalisti locali, il guadagno per l’imprenditore che costruirà questa centrale a pompaggio da 300 milioni di euro circa, sarebbe nella differenza tra il costo dell’energia utilizzata per pompare l’acqua a mille metri di altezza (che di notte costa meno) e l’energia prodotta (che vale di più). Il calcolo dei Verdi parla di 515 giga watt l’anno prodotti, a fronte dei 688 consumati. Fatte tutte queste considerazioni, dai Verdi locali arriva una bocciatura del progetto, ritenuto «gravemente impattante sul territorio e dalle ripercussioni imprevedibili per i delicati equilibri idrogeologici dell’area circostante». (b.c.)
Alto Adige 14-8-10
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giovedì, 12 agosto 2010



Premio ambiente Euregio: progetti da presentare entro novembre

BOLZANO. C’è tempo fino al 5 novembre per presentare i progetti candidati al “Premio Ambiente 2010” che per la seconda volta coinvolgerà tutti i territori dell’Euregio ovvero Tirolo del Nord, Alto Adige e Trentino. Possono partecipare anche i singoli cittadini.
 L’assessore provinciale Michl Laimer saluta con entusiasmo la nuova edizione di un premio che coinvolge tutta l’euroregione. «Una scelta- dichiara - saggia e che ci rende orgogliosi perchè la tutela del territorio e dell’ambiente è una sfida che non conosce alcun tipo di confine». Tutti possono partecipare al concorso: dai singoli cittadini alle persone giuridiche. Per mettersi in lizza, quindi, l’unica discriminante è avere un’idea e dell proposte legate all’ambiente e alla sua salvaguardia. Si va dai provvedimenti alle iniziative particolari passando per manifestazioni, progetti, prodotti o servizi sviluppati nell’Euregio nel biennio 2009/2010. Le candidature andranno presentate entro il 5 novembre e la dotazione del premio è pari a 7mila euro. Due le categorie ovvero cittadini e persone giuridiche. «L’obiettivo - riprende Laimer - è di sensibilizzare e responsabilizare la popolazione verso la cura del territorio». L’iniziativa è organizzata dall’Agenzia provinciale per l’ambiente di Bolzano e Trento, in collaborazione con la ripartizione tutela dell’ambiente del Land Tirolo e da Transkom. In Alto Adige, comunque, ci sarà anche il sostegno del Consorzio dei Comuni. (a.c.)
Alto Adige 12-8-10
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giovedì, 12 agosto 2010



Virgolo abbandonato avanza il degrado tra ruderi e immondizia

ALAN CONTI






BOLZANO. Tra Thun e progetti ambientalisti, per ora, l’unica cosa certa sul Virgolo è lo stato di degrado e abbandono. Nei giorni di discussione circa la “collina delle fiabe” basta concedersi una scampagnata veloce per trovare la conferma alle lamentele dei tanti bolzanini che chiedono solamente la restituzione di uno spazio pubblico. Partendo da Piè di Virgolo si comincia ad inerpicarsi lungo una stradina larga quanto una cabriolet costellata da buche sconnessioni dell’asfalto. Dinnanzi alla piccola chiesa di San Vigilio, tra le sterpaglie, compare qualche siringa usata. Le mura dell’edificio, capaci di resistere all’assalto di Mainardo II nel 1292, non si sottraggono all’attacco dei moderni spray e alle loro scritte. Riprendendo la salita si giunge alla zona del fu “Tennis Club”, oggi recintata. Dove una volta palleggiava la pallina, però, oggi crescono le erbacce, taluna anche rigogliosa. Un ramo, probabilmente colpito da un fulmine, ha letteralmente spezzato il lampione dell’illuminazione. Scendendo le scalette che portano alla piscina, sbarrate a loro volta da un tronco piegato, si passa per quello che era una piccola casetta da ristoro. Nel mezzo sedie rotte, tavoli spezzati e un evidente stato di abbandono prima della desolante piscina. La vasca, vuota, è ormai un recipiente di immondizie e dentro si scorgono cocci di vetro di bottiglie di vino, vasi e cartacce. Nell’incuria generale si staglia, beffardo, il vecchio cartello che indicava la temperatura dell’acqua e che recita “H20, 23º”. Alle spalle dell’impianto campeggia il rudere dell’albergo “Belvedere”, costruito nel 1898 con delle bellezze architettoniche che avevano portato, purtroppo inascoltato, il comitato “Il nostro Virgolo” a chiederne una maggiore tutela con vincolo storico e artistico. Leo Andergassen, l’allora soprintendente provinciale ai beni culturali, aveva garantito che la tutela degli insiemi avrebbe permesso ugualmente al “Bellavista” di mantenere inalterato il suo aspetto: allo stato attuale suona come una promessa stridente con la realtà.
Alto Adige 12-8-10
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mercoledì, 11 agosto 2010



Rifiuti anche inquinanti in un terreno abbandonato nella zona Vurza

LAIVES. C’è una striscia di terreno, tra la zona produttiva Vurza e la variante, che giace abbandonata da anni ed è anche diventata una discarica a cielo aperto, dove si notano materiali potenzialmente inquinanti. Quel terreno, ancora di proprietà privata, avrebbe dovuto essere acquistato dal Comune anni fa: le pratiche vennero avviate infatti dagli uffici tecnici, ma poi tutto quanto si è perso per strada. Il risultato è quello che si vede: un’area abbandonata, preda delle erbacce e trasformata in discarica a cielo aperto. Per contro, la strada che serve come collegamento interno alla stessa zona produttiva Vurza, in quel punto è rimasta stretta come era un tempo. L’idea di acquisire la striscia di terreno era dettata appunto dalla volontà di ampliare anche la strada interna, oltre che poter realizzare qualche parcheggio, un’idea che, come detto, strada facendo si è dissolta. In attesa di rimettere in moto la procedura dell’esproprio, occorrerà quantomeno procedere con una pulizia dei rifiuti che si trovano abbandonati tra le erbacce della “terra di nessuno”. (b.c.)
Alto Adige 11-8-10
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mercoledì, 11 agosto 2010



Troppo calore, la terra si ribella

ROMA. «Quello a cui stiamo assistendo in queste settimane in Russia e in Asia Centrale è il segnale di quanto gli esperti ripetono da almeno 20 anni: è in atto un cambiamento climatico dovuto all’aumento delle temperature. Episodi così violenti ne sono la conseguenza». Non lasciano spazio a dubbi le parole del professor Luca Mercalli, presidente della Società Italiana di Meteorologia e volto noto della trasmissione di RaiTre «Che tempo che fa» condotta da Fabio Fazio. Da anni ripete questi concetti durante i congressi scientifici, ma anche negli incontri con gli studenti. L’obiettivo è far comprendere che si può incidere sul clima e cambiare la mentalità. Per evitare la catastrofe.
 Professore, è possibile spiegare i motivi di questi fenomeni estremi che stanno flagellando l’Asia e l’Europa Centrale?
 
«Non c’è una causa netta, ma un insieme di fattori che hanno interessato territori vastissimi e che ora i meteorologi dovranno studiare a fondo. In Asia Centrale, ad esempio, non sono le piogge monsoniche a stupire, ma dove si sono abbattute: la valle del fiume Indo. Una zona predesertica e proprio lì, in una settimana, è caduta la stessa intensità di pioggia che normalmente si registra in un anno. Una condizione che ha trovato impreparati sia il territorio che la popolazione».
 Monsoni nel deserto e siccità in Russia. I cambiamenti climatici ci costringeranno a convivere con le emergenze?
 
«Quest’estate russa sarà oggetto di studi da parte della comunità scientifica. Quello che sta accadendo è davvero anomalo. Siccità, ed i conseguenti incendi, sono tra i sintomi dell’incremento dell’effetto serra che negli ultimi 20 anni sta provocando squilibri al clima. In Russia, vale la pena ricordarlo, sono state registrate le temperature più alte in 150 anni».
 Professor Mercalli, il bacino del Mediterraneo, si può considerare un’area a rischio?
 
«Senza dubbio. E’ una delle aree che i climatologi tengono sotto controllo visto che si tratta della zona di contatto tra il clima europeo e quello africano. Non solo. Inevitabilmente nel futuro assisteremo ad un aumento delle temperature. Dobbiamo aspettarci siccità e ondate di caldo».
 Dobbiamo cominciare a preoccuparci?
 
«Direi di sì, visto che questo mese di luglio appena trascorso è stato il sesto più caldo degli ultimi 200 anni. E’ un assaggio di quello che ci aspetta». (f.c.)
Alto Adige 11-8-10
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lunedì, 09 agosto 2010



Sul Virgolo e progetto Thun manca la partecipazione Tutti nel rifugio «Democrazia» 

Da montanari quali siamo e cavalcando l’attualità del tema montagna (in relazione ai cartelli segnaletici monolingue) vorrei usare la metafora del sassolino nello scarpone - tipico inconveniente per ogni escursionista. Il Virgolo è un po’ come il sassolino nello scarpone: lo senti, è li da un po’, ti da fastidio, sai che non dovrebbe essere così, sarebbe semplice risolvere il problema ma decidere di fermarsi per eliminarlo e continuare la passeggiata senza più quel continuo attrito prenderebbe tempo ed energia - nonché una certa coerenza e collaborazione tra il cervello che ordina e la mano che andrà a toglierlo - e perciò si decide di fare finta di niente e si continua a camminare, magari claudicando ed imprecando, ma comunque proseguendo sulla propria strada. Per anni il Virgolo è stato come il sassolino, ora si è giunti ad un punto cruciale, l’imprenditore ha deciso di giocarsi l’ultima carta mettendo alle strette il Comune e generando un putiferio mediatico. L’imprenditore viene mostrato come benefattore, il cittadino, i comitati (chiamati”quelli del no”) sono i disturbatori, quelli che osano intromettersi nei giochi di potere ed interessi tra pubblico e privato. E così chi dice “no” viene incolpato di frenare la crescita economica, di non badare all’interesse/prestigio della città, di essere colpevole sempre e comunque.
In questa caccia alle streghe sono stati coinvolti anche gli abitanti del Virgolo che avrebbero dichiarato di voler essere finalmente coinvolti nelle decisioni sul futuro del Virgolo. A ragione! Infatti, come i proprietari dei due masi storici ben ricorderanno, chi li ha per primi informati dei progetti di Thun al Virgolo siamo stati proprio noi del comitato “Unser Virgl - Il nostro Virgolo” così come abbiamo sempre tentato di coinvolgerli nelle varie feste, escursioni, serate. Abbiamo loro mostrato e spiegato il nostro lavoro per una riqualificazione del Virgolo, accettando i loro punti di vista e rispettando le loro opinioni, ascoltando i loro problemi e raccogliendo le loro proposte. Da parte delle istituzioni nonché dalla parte imprenditoriale non hanno mai ricevuto nessuna delucidazione. Le informazioni che vengono date sono unilaterali, il lettore che poco sa della questione non capisce che il pubblico - cioè noi cittadini - dovrebbe partecipare con una spesa prevista di 102 milioni di euro, che la funivia e la strada sarebbero a carico del Comune, che l’arrivo in città di ulteriori 1,2 milioni di turisti provocherebbe un importante aumento di traffico ed inquinamento ne viene mai specificato quanti posti di lavoro si verrebbero a creare. Sentire un imprenditore che - alla domanda sul perché non abbia mai informato la popolazione sul suo progetto - risponde che certe decisioni vanno prese “in alto” è peggio di un sassolino è piuttosto come il temporale in vetta: è una cosa al di fuori del nostro controllo e come tale fa paura - a meno che in mezzo alla tempesta non si trovi un rifugio sotto il quale ci si senta sicuri e tutelati: il «Democrazia».
Verena Segato Il nostro Virgolo Movimento 5 stelle Bolzano
Alto Adige 6-8-10
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giovedì, 05 agosto 2010



L’ambiente è nostro, non deleghiamolo

Non è una novità per me, osservare nel cielo che le scie lasciate da certi aerei, hanno un aspetto alquanto strano, a volte inquietante; permangono in esso per lungo tempo, dilatandosi e formando vere e proprie coltri di nubi che oscurano il sole. Incuriosita dal fenomeno sono andata a ricercarne informazioni. Molte sono le ipotesi sull’argomento; secondo alcune verrebbero prodotte da aerei militari che scaricherebbero nell’atmosfera, invece dei normali vapori dovuti alla combustione dei carburanti, una serie di altre sostanze, metalli pesanti come alluminio, cobalto, sali di bario ecc., provocando cambiamenti climatici, volutamente creati per usi militari. Le varie interrogazioni parlamentari che sono state fatte in merito, non hanno mai portato ad una risposta chiara, ufficialmente tutto è normale. A mio avviso però, il fatto che non si sia approfondito l’argomento, denota la volontà di nasconderlo, quindi, ogni ipotesi, se non messa a confronto, può essere presa in considerazione. Parlandone con la gente ci si rende conto che molti si stanno facendo le stesse domande ma prevale un senso d’impotenza. “Ma noi cosa ci possiamo fare?”. Il nostro atteggiamento passivo non può che aggravare il problema, creiamo noi stessi un circolo vizioso e diamo a chi già manovra determinati poteri, la piena libertà di agire sulla nostra vita, sulla natura e sul futuro nostro e dei nostri figli. Il mio vuole essere un appello a stare attenti a quello che succede nell’ambiente, nel cielo, perché tutto quello che vediamo costituisce il futuro della nostra terra. E’ un diritto ma soprattutto un dovere, per noi stessi ma anche per le generazioni future, vigilare con attenzione sulle problematiche ambientali, piccole o grandi che siano. Dobbiamo parlare di queste cose, cercare di capire e soprattutto farci sentire per non lasciare che le cose vadano troppo oltre. Può darsi che sia troppo ottimista, ma forse il cambiamento di molti, il manifestare la nostra volontà di riprenderci il mondo, di non lasciarlo alla mercé dei poteri militari, economici o politici che siano, può ancora fare qualcosa. Invito ogni singola persona ad osservare, ad informarsi in merito, a non chiudere gli occhi di fronte a questi fatti. Ci sono comitati, associazioni, mezzi d’informazione ancora libera, che vogliono e possono contribuire, assieme a noi, alla salvaguardia del pianeta. Dobbiamo fare qualcosa, chiudere gli occhi non ci può aiutare.
Alto Adige 4-8-10
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lunedì, 02 agosto 2010



L’architettura del paesaggio e il Virgolo: anziché edificare pensiamo a sfruttarlo meglio

Mi piacerebbe esprimere la mia opinione in merito alla questione del Virgolo di cui si sta molto discutendo in questi giorni, soprattutto vorrei farlo in due modi: in primo luogo da comune cittadina che si interessa della vicenda, secondo poi da laureanda in Storia dell’arte alla facoltà di Lettere e Filosofia di Trento. Credo che per decidere della sorte di un luogo, sia esso paesaggio incontaminato o area urbana, risulti necessario prima di tutto studiarne e comprenderne la conformazione, la storia e il significato che esso può avere per la popolazione, tutti elementi a mio avviso non sottovalutabili vista l’esistenza di una disciplina che si occupa di questo, “l’Architettura del paesaggio”. In questo caso specifico parliamo di una collina che caratterizza la città, ne è parte integrante e lo diventerebbe ancora di più se solo se ne conoscesse meglio la storia. Infatti si ritiene che fin dall’antichità vi fossero proprio sul colle insediamenti dell’età del Bronzo, mentre nell’alto medioevo venne costruito il “Castrum Bauzanum”. Sul Virgolo si trovano inoltre i resti di Castel Weinegg/ Burg Weineck, costruito nel XII secolo e distrutto nel 1295; di questo rimane la cappella, ovvero la Chiesa di San Vigilio al Virgolo, consacrata intorno al 1180 ma costruita sui resti di una cappella del VI - VII secolo. Tutte queste caratteristiche fanno del Virgolo una zona molto preziosa per ricostruire una parte della storia della nostra città, dunque un’area storica e archeologica di grande rilevanza. Vorrei poi aggiungere come questa collina ricordi molto il Doss-Trento, dove non si è mai tentato di edificare nulla, se non il Museo storico degli Alpini. Allora perché non utilizzare al meglio un territorio così importante quale il nostro? Perché non cercare di renderlo accessibile ai cittadini con un programma consapevole?
Stefania Lorandi
Alto Adige 2-8-10
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sabato, 31 luglio 2010


Vista di Monte Pozza e Virgolo da San Genesio

Virgolo, presentato il masterplan dei Verdi

BOLZANO. Rimane da sciogliere il nodo determinante, ossia cosa intendano realizzare sui loro possedimenti i proprietari dei terreni dopo l’apparente abbandono del conte Thun. E le idee proposte ricalcano quelle avanzate almeno tre anni or sono dal comitato di cittadini Il nostro Virgolo. Fatto sta che ieri mattina i Verdi Foppa, Trincanato e Benedikter hanno presentato il loro masterplan per il Virgolo, un modello per la tutela e lo sviluppo ecosostenibile della collina sulla base delle vigenti norme su insiemi e paesaggio. Contestualmente, hanno annunciato il conferimento allo stesso Benedikter di un incarico speciale da parte del consiglio comunale. Verrà ufficializzato durante la sessione settembrina, ma tutto pare sia stato deciso: Benedikter sarà una sorta di ufficiale di collegamento per il Virgolo e si occuperà di tutte le questioni inerenti la collina. Questi i punti determinanti del suo programma: le attrazioni principali del Virgolo sono i suoi tesori paesaggistici, naturali e culturali che devono essere conservati allo scopo di creare una zona ricreativa e devono essere meglio accessibili al pubblico. Non sono necessarie altre attrazioni artificiali. Il Virgolo deve essere inserito nella passeggiata tracciata lungo i pendii che circondano Bolzano e nella rete di sentieri locali. Devono essere individuati dei punti panoramici. Il collegamento tra centro città e Virgolo deve avvenire per mezzo di una moderna funivia tra il parcheggio Bolzano Centro e la località Virglwarte. La strada esistente sarà chiusa ai visitatori. Non deve essere costruita alcuna strada nuova. (da.pa)
Alto Adige 31-7-10
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mercoledì, 28 luglio 2010



Thun: ecco il progetto da 255 milioni

FRANCESCA GONZATO
BOLZANO. Peter Thun svela la «Collina delle fiabe», il progetto sul Virgolo Conferma che l’azienda ha deciso altri investimenti, ma aggiunge: «Tra 3-5 anni se ne potrebbe riparlare, quando predisporremo un nuovo masterplan». Svela le cifre: 255,8 milioni, di cui il 40% atteso dall’ente pubblico.
 Tra le sorprese, si scopre che oltre a Thuniversum, hotel e centro congressi, si proponeva di realizzare sul Virgolo anche il Museo di Ötzi. Il ritiro dal progetto è un fatto, chiarisce Thun, restano al minimo storico i rapporti con il Comune («sono profondamente deluso») e anche con i meccanismi della politica in generale, «la democrazia non riesce a portare avanti certe visioni». Ma la Provincia dal 2006 ha incoraggiato il presidente della Thun «e in questi giorni il presidente Durnwalder mi ha chiesto se era possibile immaginare una collocazione diversa per la Collina delle fiabe, magari a Fortezza. Ambientazioni come Fortezza o Castel Firmiano sarebbero però una scelta secondaria rispetto al Virgolo, molto più interessante grazie alla sua collocazione lungo l’asse nord-sud». Sapendo di contare su alleati forti in Provincia, Thun non esclude che il progetto possa essere ripresentato: «Il progetto ora è chiuso, ma non per sempre. Per 3-5 anni le risorse sono state destinate altrove. Comunque la Thun era solo una parte del progetto, non era una opportunità solo per l’azienda». Sono stati spesi 380 mila euro nella fase preparatoria e di realizzazione dello studio di fattibilità. Thun rivendica ancora la scelta di non avere reso pubblico nulla fino ad ora: «Certi progetti strategici vanno discussi dai vertici. Un imprenditore non discute le sue scelte con migliaia di dipendenti e neppure il sindaco. Ma da quasi due anni le giunte di Comune e Provincia conoscevano tutti gli elementi e il sindaco nel giugno 2009 ha ricevuto lo studio di fattibilità con progetto e costi. Non può dire che non sapeva. E se c’erano perplessità, il progetto poteva essere modificato, alcuni elementi potevano non essere realizzati: bastava farsi avanti».
 Thun (affiancato dagli amministratori delegati Paolo Denti e Matthias Mair) spiega che dopo la lettera dell’8 luglio con cui informava Spagnolli del ritiro del progetto «non ho ricevuto alcuna risposta». Indurisce i toni: «Leggo invece che il sindaco ha incaricato un certo signor Benedikter per il Virgolo, un personaggio che si è sempre dichiarato contrario al progetto». Rudi Benedikter, consigliere comunale (Verdi-Projekt Bozen) è in attesa di ricevere l’incarico come consigliere delegato al Virgolo.
 Questa la Collina delle fiabe da 255,8 milioni, disegnata dall’architetto Matteo Thun, con ipotesi di partecipazione al 40% dell’ente pubblico, e 64 milioni per l’area Thun.
 Stazione a valle della funivia nella zona tra il distributore di benzina di piazza Verdi e il sottopasso (parcheggio nuovo da 4500 posti). Arrivo sul Virgolo e ipotesi di secondo troncone della funivia fino al Colle. Una funivia da 3500 persone all’ora (1,250 milioni di visitatori all’anno) con stazione di arrivo scavata nella montagna. Sul Virgolo in tre ettari e mezzo era previsto il Thuniversum su tre livelli («un esperienza multisensoriale» con amministrazione, centro ricerca e sviluppo, bar, ristorante e bistro), un hotel a tre stelle con cento camere (8000 metri quadrati), il centro congressi con terrazza: tutte strutture a più livelli, scavate nella roccia, «a impatto visivo quasi zero». Il segno distintivo doveva essere la grande torre: 6105 metri quadrati, con panoptikum, ristorante e terrazza: «I landmark sono decisivi come attrazione turistica, la torre è pensata per questo. Avevamo varie ipotesi, tra cui una torre doppia con re Laurino e la regina». Prevista anche la zona archeologica, con il museo di Ötzi protagonista, e un grande spazio dedicato al racconto delle fiabe locali.
 Sarebbero stati recuperati i due masi privati, «per offire degustazione di prodotti tipici». Poi un Alpenzoo, percorsi fitness, downhill, palestra di roccia («perfetta per un campionato mondiale»), slittino estivo, passeggiate collegate ai sentieri della zona Virgolo e Castel Flavon.
 Prevista inoltre una nuova strada, a partire da uno dei primi tornanti della strada attuale, ma riservata ai mezzi di servizio. La stradina delle chiesette nel progetto viene destinata a passeggiate. Infine, la cifra così alta del progetto comprendeva anche «l’interramento delle sette linee dell’alta tensione che corrono lungo il Virgolo». Per chiudere, il confronto con Innsbruck: «Hanno raccolto le sfide, sono molto più avanti di noi».

Recupero del Virgolo: Thun doveva coinvolgere un po’ tutti

 Del recupero del Virgolo si sente ormai parlare da svariato tempo. Su proposta autonoma dell’imprenditore Thun è arrivato sul tavolo del Comune e sui giornali il progetto di realizzarvi qualcosa di grande, di grande richiamo e, ovviamente, con un tornaconto per l’imprenditore. E’ normale e non c’è niente di strano. Ma, a prescindere dalla bontà del progetto, del quale pochi sanno qualcosa ma moltissimi non sanno praticamente nulla, penso che l’iniziativa difetti in comunicazione, ovvero mi pare che il proponente abbia agito in troppo grande autonomia senza coinvolgere i potenziali attori del progetto, che sono tanti, tantissimi, partendo dalla Provincia passando per Comune e residenti e finendo all’ultimo albero del Virgolo. Così oggi ci troviamo con un problema in più (in mezzo ai tanti che già attanagliano la città, quali le abitazioni, i prezzi degli affitti, il rischio di perdita di posti di lavoro, gli asili, le case per anziani auto e non autosufficienti, il tram etc.) Dati i tempi che stiamo vivendo, è certo che una proposta di crescita di interesse locale non può che essere vista positivamente, ma bisogna gettarne basi solide e condivise, ed io mi chiedo anche: di chi è quello spazio: del Comune, dei privati? Sono stati invitati preliminarmente alla stesura del progetto? Senza affrontare questi aspetti non marginali della questione, non sarà comunque facile procedere in qualsivoglia anche buon progetto.
Vitantonio Gambetti vice capogruppo PdL BOLZANO
Alto Adige 28-7-10
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martedì, 27 luglio 2010



A San Vigilio da oggi si discute di ambiente

Il futuro è oggi!: da questa affermazione parte stasera a San Vigilio di Marebbe il terzo appuntamento estivo con ”Idee a San Vigilio”, il talk show ambientale che in tre serate si propone di offrire altrettanti vivaci spunti al dialogo ed alla conversazione, con personaggi di spicco del mondo della scienza, della tecnica e dell’ecologia, sugli argomenti di maggiore interesse ed attualità che riguardano l’ambiente e lo sviluppo energetico del futuro. In tre appuntamenti, condotti da Gianfranco Fabi, direttore di Radio 24 - il Sole 24 Ore e Roberto Bertinetti, si parlerà di energia nucleare ed energie rinnovabili, di green economy, di risparmio energetico e di comportamenti virtuosi per un futuro di coscienza ambientale che è già ormai un importante patrimonio di molti e che sembra destinato ad indirizzare i comportamenti dell’umanità alla fine dell’era del petrolio. La serata di oggi, che tempo permettendo si svolgerà nel padiglione musicale di San Vigilio, sarà dedicata alle due maggiori alternative energetiche attuali, il nucleare e le fonti rinnovabili con Sergio Garribba, ordinario di impiantistica nucleare al Politecnico di Milano che discuterà con Gianni Silvestrini, consulente del Ministero dello sviluppo economico. Idee a San Vigilio è ad ingresso libero. (adp)
Alto Adige 27-7-10
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martedì, 27 luglio 2010



VIRGOLO E CARTELLI MANCA LA CULTURA

UMBERTO TECCHIATI
Quali affinità legano tra di loro, più o meno nascostamente, due vicende così diverse come la questione del Virgolo e quella dei cartelli di montagna? Apparentemente nessuna, ma a ben vedere abbiamo a che fare in entrambi i casi con un tentativo, non consentito né avallato dalle leggi e dai regolamenti, di snaturare nell’interesse di pochi il significato e la sostanza fisica di beni culturali, e in quanto tali appartenenti a tutti.
 Nel caso del Virgolo, infatti, un noto imprenditore, sostenuto personalmente dalle massime cariche cittadine e provinciali, ha tentato di farsi autorizzare un progetto edilizio di eccezionale impatto in un contesto ambientale che il documento comunale di Tutela Insiemi definisce come particolarmente delicato e sensibile. Necessario rammentare che questo progetto è conosciuto solo alle grandi linee e non è mai stato seriamente discusso con la città né con le numerose associazioni ambientaliste che rappresentano l’amplissimo fronte del no al medesimo, nonostante le numerose accorate richieste in tal senso. Perché ciò sia successo resta un mistero.
Il Sindaco Spagnolli ha commesso un errore, forse prima umano che politico, a non ricercare il consenso attraverso un leale scambio di opinioni. Se infatti il progetto Thun è così meraviglioso come ce lo racconta, così rispettoso del verde, così risolutivo per la riqualificazione del Virgolo, e così in linea con i dettami del documento di Tutela Insiemi, perché mai le associazioni ambientaliste non avrebbero dovuto conoscerlo, approfondirne i contenuti, e una volta apprezzato sostenerlo?
 La tattica di temporeggiamento attuata dal sindaco ha prodotto intanto che Thun si è ritirato, ma vorrei ricordare a tutti che presto o tardi qualcuno si rifarà vivo con un nuovo progetto, è nella natura delle cose. Italia Nostra ha scritto infatti il suo primo no a qualsiasi edificazione sul Virgolo dieci anni fa (!), quando la collina delle favole non esisteva ancora nemmeno nei precordi di Thun.
 I sostenitori della sua iniziativa non sono poi tanti, ma importa poco, perché sono quelli che contano, e che decidono per tutti anche quando è evidente che non possono vantare un grande consenso. Le ricadute del progetto sulla città sono incognite, ma molto sbandierate. Suggerirei di non fidarsi troppo. La medesima tattica di chi si affretta lentamente, cui si aggiunge la proterva tendenza ad alzare costantemente l’asticella del revanchismo, si è vista nel caso dei toponimi nei cartelli di montagna.
 Per non sapere né leggere né scrivere l’Alpenverein avrebbe potuto e dovuto, come peraltro suggeriva anche il senatore Andreotti, che non è conosciuto per essere un pericoloso nazionalista, conservare lo status quo. Peccato però che tra coloro che hanno l’autorità per cambiare le carte in tavola e tengono i cordoni della borsa, c’è chi sa leggere e scrivere benissimo, immagina di poter cambiare lo statuto di autonomia, adoperandosi attivamente in tal senso, senza attendere le lungaggini che caratterizzano sì il dibattito politico ma lo rendono comunque anche aperto e leale, e smonta nei fatti l’idea di bilinguismo nella toponomastica lì dove teoricamente doveva vedersi meno, e cioè in montagna.
 Qualcosa non ha funzionato. Per accontentare la destra estremista di lingua tedesca Durnwalder esce con un “me ne frego” che è così triste sentire pronunciare da un governante, se solo pensiamo a chi portò in auge l’espressione. Contemporaneamente, però, quella destra razzista e xenofoba, ma prima di tutto culturalmente marginale e socialmente “coatta”, che l’establishment politico tedesco blandisce nei fatti, è rintuzzata dal medesimo con iniziative di tipo culturale che dovrebbero minimizzarne la portata e il consenso nella società. Un’idea in sé buona, ma tardiva (e un po’ schizofrenica), e che poteva essere tempestivamente sostituita da interventi di tipo sociale. Essa instilla tuttavia nella gente l’idea che la colpa sia degli intellettuali, e non della politica, se nel 2010 ancora esiste il nazionalismo e la contrapposizione etnica.
 Vorrei fare osservare che la mancanza di educazione e di sensibilità culturale, storica e politica, che non è possibile non ricondurre anche alla diffusa latitanza di una buona istruzione tra coloro che ci governano, è certo alla base della rozza pretesa di impedire alla minoranza di lingua italiana di decidere da sé quali e quanti toponimi tenere e quali no, e come chiamare un monte o un torrente, posto che gli utenti di quei toponimi sono, per motivi ovvi ma non immediatamente comprensibili a tutti, i cittadini di lingua italiana. E’ importante non dimenticare che è più o meno ciò che fece il fascismo, imponendo con la violenza una toponomastica italiana che non era quasi esistita, in quanto tale, prima del 1918.
 Delle violenze del fascismo sarebbe bene ricordarsi sempre, e non solo quando conviene, per evitare che nuovi fascismi ne continuino più o meno occultamente la pratica e la filosofia.
 Le vicende del Virgolo e rispettivamente dei toponimi italiani nella segnaletica di montagna sono emblematiche, e gravi, ma non più del diffuso sentimento di deriva e di perdita di peso civile che viviamo tutti i giorni immersi come siamo in un pantano dove le regole le fa un’oligarchia affaristica, usa allo sconsiderato consumo del territorio e al disprezzo delle regole.
Umberto Tecchiati presidente Italia Nostra Bolzano

Il principio di rielezione: così per quattro anni i politici non hanno deciso sul Virgolo
di R. Viola

Sono decenni che il Virgolo rappresenta una grande risorsa sprecata per Bolzano. E sono decenni che i nostri politici comunali non se ne accorgono. Non basta. Quattro anni fa una impresa cittadina nota nel mondo, la Thun, ha presentato un progetto per valorizzare l’area. E per quattro anni la giunta comunale non ha risposto: elettroencefalogramma piatto. Dico subito che qui non si tratta di cecità, come potrebbe pensare qualcuno. Assurdo sul piano razionale, questo modo di agire è invece del tutto normale sul piano politico. Certo, nella maggioranza del consiglio comunale vi sono anche alcuni consiglieri che sono contrari al progetto Thun in via pregiudiziale: per loro costruire è sinonimo di inquinare e imprenditore privato è sinonimo di speculatore. Ma gli altri consiglieri e il sindaco, in fondo, sarebbero favorevoli. Se hanno paura di decidere è perché seguono quel postulato principe della politica che si chiama «principio di rielezione». Secondo questo principio non basta che una proposta sia valida in sé, ma deve garantire anche la rielezione dei politici che la sostengono.
 Decisivo, allora, non è che la Thun proponga per il Virgolo un investimento da 200 milioni di euro con 500 nuovi posti di lavoro. E neppure che ci sia il problema reale di garantire la tutela dell’ambiente e l’utilizzo pubblico della zona. La questione decisiva è quella delle conseguenze del progetto Thun sulle future elezioni comunali. Se c’è anche solo il sospetto (fondato o immaginario) che il progetto possa far diminuire i voti alla maggioranza, allora, come il matrimonio di Renzo, «non s’ha da fare, né domani, né mai».
 Nemmeno se il progetto fosse degno di un Leonardo da Vinci, di un Michelangelo o di un Palladio. Nemmeno se fosse molto utile alla città. Quel che davvero conta è che sia compatibile col ferreo «principio di rielezione».
 Se no, no.
Alto Adige 27-7-10
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lunedì, 26 luglio 2010



Entrata in vigore nuova legge provinciale sulla tutela della natura

Entrata in vigore nuova legge natura
 E’ entrata la nuova legge provinciale sulla tutela della natura. “Si tratta di un provvedimento adeguato ai tempi - spiega l’assessore Michl Laimer - che raccoglie e attualizza le tre leggi risalenti agli anni ’70 che sino ad oggi hanno regolato la materia”. Il cuore dalla legge riguarda la tutela delle specie animali e la tutela degli habitat. “Una novità importante riguarda le specie esotiche, come ad esempio alcuni tipi di tartarughe che non potranno vivere in libertà per evitare problemi alla fauna locale”.
Alto Adige 25-7-10



In vigore la nuova legge provinciale sulla tutela della natura

Entrata in vigore  sabato 24 luglio, la nuova legge provinciale sulla tutela della natura. "Si tratta di un provvedimento adeguato ai tempi - spiega l’assessore Michl Laimer - che raccoglie e attualizza, tenendo conto dello sviluppo e delle nuove conoscenze, le tre leggi risalenti agli anni ’70 che sino ad oggi hanno regolato la materia".Il cuore dalla legge, ovvero i temi più importanti che introduce, riguardano la tutela delle specie animali e la tutela degli habitat. "Soprattutto quest'ultimo punto - aggiunge Laimer - è diventato sempre più importante nel corso degli anni: un habitat sano e capace di garantire la biodiversità arricchisce non solo la natura e il paesaggio, ma anche la qualità di vita degli abitanti nonchè l'attrattività del territorio". Il provvedimento legislativo raccoglie e attualizza le tre leggi sino ad ora in vigore sulla tutela di fauna, flora alpina, minerali e fossili, ampliando e completando la lista delle specie protette, e adeguandola alle direttive provenienti dall'Unione Europea."Una novità importante - aggiunge l'assessore Michl Laimer - riguarda le specie esotiche, come ad esempio alcuni tipi di tartarughe che non potranno vivere in libertà per evitare problemi alla fauna locale". Per quanto riguarda gli habitat, la nuova legge provinciale introduce delle tutele speciali per quelle zone di particolare valore, dal punto di vista ecologico, che garantiscono il proliferare di piante e specie animali selvatiche, come bacini d'acqua, zone umide e sezioni aride.Confermata, invece, la possibilità di procedere, tra l'inizio di settembre e la metà di marzo, con lo sfalcio di vegetazione e bosco riparario, siepi, arbusti, canneti e prati da strame. La Ripartizione provinciale natura e paesaggio ha annunciato che illustrerà la nuova legge agli interessati e alle istituzioni competenti nel corso di diversi incontri informativi, mentre resta aperta la partita con il governo nazionale. Sui passaggi relativi alla caccia e alla raccolta di funghi, infatti, pende un ricorso alla Corte Costituzionale che dovrà dirimere una questione relativa alle competenze.
(mb) Comunicato stampa Provincia di Bolzano



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sabato, 24 luglio 2010



«Sul Virgolo un parco e la funivia»

ALAN CONTI
BOLZANO. Il Virgolo è un colle di idee per i bolzanini, purchè ci siano funivia e un parco per la cittadinanza. Sono diverse le richieste che, passeggiando per Oltrisarco, si possono raccogliere per il monte che tanto fa discutere la politica. Spaccatura tra favorevoli e contrari al progetto Thun, ma prevale la voglia di riappropriarsi di una porzione di città.
 I presupposti fondamentali per i cittadini per restituire il Virgolo al suo ruolo di luogo d’aggregazione, dunque, sono la funivia e il parco: la prima per renderlo raggiungibile agevolmente, il secondo per farne una meta appetibile. Per il resto spazio alla fantasia.
 «Una volta molti bolzanini - spiega Gianluca Pietropori - si recavano sul colle per giocare a tennis. Sarebbe bello ricreare un polo sportivo». Beniamino Calvetti, invece, è il primo a commentare il progetto Thun: «Logico che agisca come un’azienda difendendo il proprio interesse, ma se a questo segue un beneficio per la città, anche in termini di posti di lavoro, perchè chiudere le porte?». Nettamente contrario, invece, Alex Bellutta: «Temo che Thun possa deturpare il paesaggio. Ricordiamo tutti le polemiche legate alla piscina nella sua villa. Sul Virgolo si potrebbe, molto semplicemente, creare un centro benessere a tariffa comunale. Perchè, poi, non prevedere un luogo sicuro e attrezzato per poter fare grigliate all’aperto senza pericolo nè disturbare nessuno?». Diego Mariotti guarda alle infrastrutture: «Thun o meno c’è assoluto bisogno di rendere il posto raggiungibile. Bene, quindi, un’eventuale funivia e una strada nuova». Manuel Di Carlo torna a pensare allo sport, ma anche alla sostenibilità: «Creiamo dei campi da calcio, tennis e beach volley aperti praticamente tutto il giorno e pagabili con un gettone. Si potrebbe pensare, per ipotesi, a 3 euro l’ora: cifra abbordabile anche per i giovani e comunque un’entrata per le casse del Comune». Fa breccia tra i ragazzi la proposta del luogo per grigliare: «Sarebbe - interviene Serena Gabellini - una splendida idea e si offrirebbe alla città un’opportunità in più, indipendentemente dall’età. Potrebbe, inoltre, essere il luogo ideale per creare un centro per concerti che è venuto a mancare dopo la chiusura del “KuBo”. Logico, però, che questo presuppone una funivia con un collegamento anche notturno». Felice Zanghirato e Matteo De Bonis osservano la questione dal punto di vista sociale: «La Thun offre molti posti di lavoro. Non è un aspetto da buttare via in un momento di crisi». Niente angioletti, invece, per Claudia Nicoletto: «Troppo impattante il loro progetto e incentrato sui propri interessi. Pensiamo a bambini, anziani ed animali». Liliana Alfi ricorda il “suo” Virgolo «quando da giovani ci si trovava per danzare. Restituiamo questo luogo ai ragazzi di oggi con le infrastrutture necessarie». Sulla questione, intanto, interviene anche Silvano Tiozzo (Udc): «Rinunciando al progetto Thun perdiamo una grossa opportunità. Coinvolgere i privati è la strada da seguire e si potrebbe guardare alle società partecipate come A22, Ae o Sel». Chiude il cerchio, tornando al principio, Luciano Bergo: «Le pietre miliari su cui basare la ricostruzione sono il ripristino della funivia e un parco per tutti. Tutto il resto sono variabili. Certo che il Comune dovrebbe venire ad ascoltare i cittadini, possibile che lo faccia solo la stampa?».
Alto Adige 24-7-10

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venerdì, 23 luglio 2010



Trincanato: il Virgolo va recuperato

BOLZANO. Ora il Virgolo diventa una questione da risolvere il prima possibile per la giunta comunale. A sancirlo è l’assessore all’ambiente Patrizia Trincanato (Verdi) che chiede al sindaco «che di Virgolo e del suo futuro se ne parli nella clausura di giunta in programma la prossima settimana al Colle. Nè durante questa legislatura nè durante la scorsa, infatti, non abbiamo mai saputo nulla, visto alcun progetto e nemmeno siamo stati informati della lettera del Conte Peter Thun o di eventuali appuntamenti saltati. È ora di fare un poco di chiarezza per restituire ai bolzanini quella porzione di verde, tenendo presente che è in mano ai privati». Rudi Benedikter (Verdi-Projekt Bozen) attende di essere nominato consigliere delegato sul Virgolo. «Credo che Thun abbia fatto bene ad investire sui posti di lavoro. Finchè ci saremo noi, comunque, ci opporremo a un progetto che sia così invasivo dal punto di vista ambientale. Il Virgolo deve essere una zona ricreativa e didattica naturale». È amareggiato anche Stefano Pagani, leader del Psi ed ex assessore ai lavori pubblici. «Una gestione allucinante da parte del sindaco, in cui è mancata completamente la trasparenza. Vengo a sapere solo dalla stampa di un presunto studio di fattibilità, mai accennato in giunta nella scorsa legislatura, che forse è rimasto nel cassetto di qualche scrivania. Manca completamente anche il confronto con i cittadini». Il comitato “Unser Virgl-Il nostro Virgolo”, intanto, prende la palla al balzo per rilanciare il proprio progetto «frutto del lavoro di architetti paesaggisti ed esperti, il tutto arricchito dai consigli dei cittadini. Ci vuole un intervento soft per il recupero del patrimonio già esistente». Il consigliere Guido Margheri (Sel), invece, è scettico sulla fuga del Conte Thun: «Sembra strategica per mettere il Comune con le spalle al muro. Se l’azienda degli angioletti, comunque, parla di investimenti da 200 milioni di euro, 520 posti di lavoro e un milione di visitatori è evidente che non si tratta di un progetto poco invasivo». Saluta con gioia la ritirata di Thun l’architetto Oswald Zöggeler: «Il suo progetto era quanto di più kitsch potessi conoscere. Bolzano non ne ha bisogno».
 Chi si rammarica per l’abbandono e lancia strali verso piazza Municipio è, invece, il Pdl. «L’assoluto immobilismo del sindaco - scrive il consigliere Fernando Pontecorvo - ha danneggiato i cittadini e penalizzato un’azienda che voleva investire sul territorio. Ho chiesto immediata discussione nella prossima seduta del consiglio». Un’interrogazione, infine, è quella presentata dal vicecapogruppo Enrico Lillo: «Siamo di fronte a un’occasione persa in cui non si è stati capaci di trovare un equilibrio tra interesse pubblico e privato. C’è stata una sottostima dei vantaggi infrastrutturali, sociali ed economici di un simile progetto. Chiaro che vogliamo delle spiegazioni sui perchè di questo danno». (a.c.)
Alto Adige 23-7-10
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mercoledì, 21 luglio 2010



Virgolo, 40 milioni per strada e funivia

FRANCESCA GONZATO
BOLZANO. Discussione aperta in Comune sul Virgolo. Il sindaco Luigi Spagnolli ieri ha ribadito: «E’ un progetto bellissimo, ma comporta costi enormi e quindi non è detto che si realizzi». La giunta dedicherà parte della clausura di martedì al progetto per il Virgolo proposto dalla Thun e dai proprietari dei terreni (tra questi Vittorio Repetto e Della Vedova). L’ipotesi è trasferire sul Virgolo il Thuniversum (shop e centro ricerche), realizzando inoltre un hotel, un centro congressi e verde pubblico con percorsi. In città è nato un comitato ambientalista contro questo progetto, mentre Spagnolli ne fa una questione di finanziamento, «perché dal punto di vista della sostenibilità ambientale lo trovo un bel progetto, sia pure con un cantiere impattante». Spagnolli sa che una parte della sua maggioranza è contraria o gelida, compresa una Svp cittadina non entusiasta. E dunque annuncia che verrà garantito il coinvolgimento della cittadinanza, «magari con una formula come Oha a Oltrisarco. Se politica e cittadini danno l’ok, andremo avanti». Prima che venga depositato il progetto dei privati sarà necessario cercare un accordo con Comune e Provincia: «Ci incontreremo con Thun e i proprietari dell’area». E si torna ai costi. Spagnolli: «Sarà necessaria una strada, si parla di una funivia o simili, più le infrastrutture. Stime di 30-40 milioni. Per il Comune è impensabile». Thun ha scritto una lettera «dai toni decisi», ricorda il sindaco (l’azienda però smentisce ultimatum). La Provincia incalza. Spagnolli: «Se Durnwalder insiste, sia la Provincia a cacciare i soldi. Il presidente ha una visione della città non compatibile con quanto accade veramente». Il punto è chi dovrebbe sobbarcarsi le spese. In Provincia sembravano propendere per un finanziamento pubblico alla funivia. Spagnolli: «Non è detto». Così l’assessore Chiara Pasquali: «La proposta dei proprietari può essere la base di discussione con Comune e Provincia, da allargare alla comunità. Una procedura trasparente, per andare oltre alla contrapposizione dei comitati del no. Il Comune ha interesse che il Virgolo diventi una attrazione cittadina e turistica, ma non ha le risorse». Difficile che basti questo per tranquillizzare le acque in maggioranza. Wally Rungger (Verdi), neo presidente della Circoscrizione Oltrisarco, metterà il tema all’ordine del giorno della seduta della settimana prossima: «Il coinvolgimento dei cittadini è il minimo, visto che è previsto nella scheda del masterplan dedicata al Virgolo. Spero che Spagnolli non se ne sia dimenticato».
 Carlo Bassetti (Pd, architetto) entra nel dettaglio del rapporto pubblico-privato attraverso il meccanismo della «perequazione». Basetti ne ha scritto ieri su facebook, innescando una discussione con esponenti della maggioranza (Guido Margheri e l’assessore Luigi Gallo, che scrive «il Virgolo non è una priorità per la città»). Così Bassetti: «La missione deve essere trovare l’equilibrio giusto e sostenibile per ottenere la riqualificazione, il parco, la strada, la funivia. L’unica moneta che la mano pubblica oggi ha, non avendo “cartamoneta”, è concedere il diritto a costruire. Quanto? Il minimo indispensabile, il giusto e compatibile perché i conti tornino. E quindi chi riceverà i metri cubi (la moneta di cui sopra) dovrà costruire e cedere alla città il resto. Così come la città ha scelto e così come lo vuole. In questo credo che le prime ipotesi ventilate in ambienti “Thun” siano esagerate, sovradimensionate e poco attente alle istanze della città. La risposta deve però essere “così no, discutiamone” e non un semplice diniego aprioristico e sognatore».
  Alto Adige 21-7-10
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martedì, 20 luglio 2010



Spagnolli appoggia il progetto Thun

FRANCESCA GONZATO
 BOLZANO. Arriverà oggi in giunta il nuovo ultimatum della Thun: via libera al progetto del Virgolo o trasferimento. La maggioranza resta divisa tra possibilisti e contrari, come nella scorsa legislatura. Gli assessori ne discuteranno oggi e il sindaco Luigi Spagnolli spiazza i contrari con toni entusiasti: «E’ un progetto bellissimo, con aspetti di tutela ambientale all’avanguardia». Il Virgolo sarà di nuovo uno dei temi importanti della legislatura. Spagnolli anticipa alcune delle linee per i cinque anni. E non esclude un allargamento di giunta.
 Lei dice «bellissimo», ma sul progetto Thun nella sua maggioranza c’è chi, a partire dai Verdi, pensa il contrario.
 
«Sarebbe un cantiere impattante. E i costi rilevanti: va stabilito chi paga e quanto».
 Peter Thun le ha scritto una lettera ultimativa.
 
«Sono saltati per una serie di disguidi un paio di appuntamenti che avevamo. Forse Thun si è irritato, ma non c’era nulla di personale. Ci vedremo».
 Lei non presenterà al voto del consiglio comunale le linee del programma entro i canonici 100 giorni. Perché?
 
«Con gli alleati siamo a buon punto nella stesura, ma vogliamo avere le idee più chiare sul bilancio. Inutile anticipare progetti, se diventeranno irrealizzabili a causa della sforbiciata al budget».
 Nei giorni scorsi ha anticipato che state pensando a come modificare il sistema dei sussidi concessi dalla Assb.
 
«Il sociale sarà uno degli impegni più importanti per la legislatura. La società esprime nuovi bisogni. Una delle mie preoccupazioni è il proliferare delle sale gioco, con i comportamenti devianti che induce».
 Persone si rovinano alle macchinette e hanno bisogno dei sussidi.
 
«Dopo decine di casi abbiamo capito che non possiamo più distribuire denaro e basta. Queste persone vanno aiutate a spendere, affiancandole e potenziando la rete degli assistenti sociali».
 A costo di spendere di più?
 
«Sì».
 Altre priorità di legislatura?
 
«Abbiamo già iniziato a discutere della riorganizzazione delle ripartizioni. Vorremo anche ridurre la burocrazia».
 Quali le urgenze sulle strutture?
 
«Il problema più serio ce l’abbiamo con gli impianti sportivi, ormai vecchi. Guardo con sollievo allo stadio da calcio a Laives in cui potrà giocare l’Alto Adige, perché il Druso non è adeguato dal punto di vista delle misure di sicurezza per la nuova categoria. In ogni caso dovremo mettere mano al Druso, al palazzetto di viale Trieste, al campo di atletica di via S. Geltrude e a Maso della Pieve».
 Le nuove strade?
 
«Dovremo tornare a parlarne con la Provincia, che per fortuna le finanzierà. L’areale ferroviario dovrà autopagarsi le infrastrutture, anche se dovremo stare molto attenti».
 La Provincia sta lavorando all’accordo con il ministro Fitto sui cartelli di montagna. La sua linea?
 
«Sono arrabbiato per l’operazione dell’Avs. Non hanno il diritto di toccare il mio patrimonio culturale personale, e quello dei concittadini di lingua italiana. Vetta d’Italia è un nome che fa parte della mia vita, ma il presidente Simeoni dice che non lo scriverebbe mai. Certe persone non hanno capito che gli italiani ormai fanno parte di questa terra, che non c’è più soltanto la parte “cattiva” del fascismo. Vorrebbero cancellare la nostra presenza».
 Da sindaco della città con la maggiore presenza del gruppo italiano come affronta queste tendenze?
 
«C’è bisogno di tanto dialogo, perché a volte le mentalità differenti emergono proprio tutte».
 La sua alleanza è cresciuta di due partiti, radicali e Idv. Come funziona?
 
«Sono tanti, ma per fortuna persone per bene e finora si riesce a lavorare. Il lato negativo è che certe questioni andrebbero risolte prima, nel rispettivo partito. Invece perdiamo tempo tutti. Per questo resto sempre dell’idea che si dovrebbe ridurre il numero dei partiti».
 Chi è rimasto fuori dalla giunta, come socialisti e Udc, punta a un allargamento. E’ probabile?
 
«Non parto con l’idea di allargare per forza. E’vero che ci sono almeno un paio di assessorati molto carichi, come quello di Luigi Gallo, tra personale e lavori pubblici. Sono due competenze che richiedono molto impegno».
 In consiglio comunale verrà discussa la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione contro il vicepresidente Matteo degli Agostini dell’Idv per gli insulti via web a Berlusconi. Lei ha chiesto le scuse.
 
«Spero in un incidente di percorso. Dovrà imparare ad essere più attento».

Verdi sulle barricate

BOLZANO. Il sindaco Luigi Spagnolli elogia il progetto Thun sul Virgolo. I Verdi sono invece durissimi, come pure Luigi Gallo (Prc) e Guido Margheri (Sel), pronti al referendum. Rudi Benedikter (Verdi, foto), consigliere referente in pectore per il Virgolo, attacca: «I piani per Thun City, con la loro finalità commerciale, sono in contraddizione con la clausola nel masterplan, che prevede per lo sviluppo del Virgolo il rispetto del piano paesaggistico, del piano di tutela degli insiemi e del piano di sviluppo strategico. Da tutti questi documenti il Virgolo emerge come zona ricreativa, nel rispetto dell’ambiente naturale». La consigliera e co-portvoce dei Verdi Brigitte Foppa sollecita la delega a Benedikter sul Virgolo e ricorda: «Abbiamo chiesto che nel programma di coalizione venga inserito un passaggio sulla salvaguardia del Virgolo».

Alto Adige 20-7-10
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lunedì, 19 luglio 2010



Un tavolo per il Virgolo

 BOLZANO. Continuano le prese di posizione dopo la lettera al Comune in cui il conte Peter Thun minaccia di salutare Bolzano nel caso non gli venga concesso di portare avanti il proprio progetto per il Virgolo. La maggioranza si rivela piuttosto spaccata. Aperture arrivano dall’assessore comunale all’urbanistica Pd Mariachiara Pasquali: «La struttura del progetto Thun è positiva, ora è necessario aprire un tavolo di confronto con i privati e, logicamente, l’amministrazione provinciale». «Il progetto Thun - commenta invece il consigliere del quartiere Oltrisarco Giovanni Barborini - mi sembra abbia unicamente finalità commerciali. Bisogna evitare di andare incontro a una colata di cemento. È la politica che deve trovare un punto d’equilibrio. Per il quartiere, comunque, sarebbe bene manetenere le due chiese e riqualificare i sentieri di pellegrinaggio». Dura anche la replica del comitato “Il nostro Virgolo”: «Fin dall’inizio Thun ha voluto seguire la strada delle amicizie e della politica - afferma Verena Segato - lasciando sistematicamente fuori la cittadinanza. Il tutto per un progetto che ha il solo scopo dell’arricchimento personale, cercando di ottenere vantaggi attraverso l’odioso ricatto dei posti di lavoro. Tutti sanno che la Thun produce da anni in Cina con danni consistenti per l’economia locale». Il comitato, comunque, riesce a trovare anche un punto di condivisione con il Conte: «Anche noi siamo preoccupati dall’immobilismo del Comune che da tre anni dimostra di non avere uno straccio di idea su una zona importante per tutta la città. Per quanto ci riguarda abbiamo avanzato la nostra proposta e chiediamo a Thun di farsi avanti con la propria e di accettare il confronto tra visioni abbandonando quell’atteggiamento nobiliare che mal si concilia a questioni di puro mercato». (a.c.)
Alto Adige 19-7-10
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domenica, 18 luglio 2010



«Non accetteremo ricatti per il futuro Virgolo»

BOLZANO. Non sono piaciute a Guido Margheri, consigliere comunale di Sel, le dichiarazioni della famiglia Thun sul futuro del Virgolo. Vista l’apparente immobilità della situazione l’azienda degli angioletti ha buttato sul tavolo l’ultimatum: «O possiamo dar vita al nostro progetto sul colle cittadino oppure ce ne andiamo via». Una presa di posizione che Margheri legge come «un ricatto nei confronti della città che non possiamo subire. Bisogna ricordarsi che la tutela delle pendici è contenuta in tutti i documenti programmatici del Comune e allo stato attuale il lacunoso progetto di Thun la mette radicalmente in discussione». Per superare lo stallo Sel chiama l’intervento del sindaco Luigi Spagnolli: «Deve attivare al più presto l’incarico speciale previsto al fine di elaborare una proposta dell’amministrazione». Mal digerite anche possibili intromissioni della Provincia: «Una loro eventuale variante d’ufficio sarebbe facilmente impugnabile perché completamente priva dei fondamenti di legge. Si configurerebbe, infatti, come una mera imposizione burocratica viziata per di più da evidenti condizionamenti di natura lobbistica». In ultima analisi Margheri chiede il coinvolgimento popolare. «La scheda sul Virgolo del Masterplan contempla esplicitamente l’attivazione di tutti i documenti di partecipazione democratica previsti dallo statuto comunale. Tra questi, vorremmo ricordarlo a chi ha la competenza diretta, ci sarebbe pure il referendum». (a.c.)
Alto Adige 18-7-10
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giovedì, 15 luglio 2010



Le previsioni di Mercalli «Tutela della montagna, Alto Adige precursore»

Luca Mercalli, 44 anni, torinese, è meteorologo e climatologo, noto al grande pubblico per la partecipazione alla trasmissione televisiva “Che tempo che fa”. Appassionato di meteorologia fin da ragazzo, ha studiato scienze agrarie all’Università di Torino, approfondendo poi la preparazione in climatologia in Francia. La storia del clima delle Alpi è il suo argomento di ricerca preferito. Presidente della Società meteorologica italiana, fondatore e direttore della rivista Nimbus, docente universitario e in corsi di specializzazione in scuole di ogni ordine e grado, vanta collaborazioni con i più grandi quotidiani italiani (oltre 1000 articoli di divulgazione) e riviste specializzate.

di M. Di Giangiacomo
Un po’ come quei nostri connazionali che all’estero cercano il ristorante italiano per mangiare la pizza e gli spaghetti, quando ci siamo ritrovati per le mani Viaggi nel tempo che fa, piccola geografia meteorologico-letteraria di Luca Mercalli (Einuadi, 220 pagine, 15 euro) siamo subito andati a leggere cosa racconta del clima di Alto Adige, Trentino e Dolomiti. E ovviamente, oltre ad un reportage su temperature medie, ore di sole annue, piovosità e coltivazioni delle zone più remote del mondo, di diversi paesi europei e di quasi tutte le regioni italiane, vi abbiamo trovato le considerazioni che hanno fatto del climatologo torinese uno dei personaggi più amati di un certo tipo di tv (l’unica sopportabile).
 A trasparire dalle pagine di Mercalli è in particolare la grande considerazione per la sensibilità ambientale sviluppata dalle amministrazioni pubbliche, ma più in generale dalle popolazioni alle nostre latitudini. Una virtù che il meteorologo e climatologo piemontese riconduce non già a motivi “climatici”, come facevano Leopardi e Montesquieu, ma all’influsso positivo della cultura germanica sul senso civico delle genti delle Alpi Orientali. Un discorso che abbiamo approfondito in una lunga chiacchierata con l’autore. Non senza qualche sorpresa.
 Dai capitoli dedicati a Trentino, Alto Adige e Dolomiti traspare il suo amore per l’ambiente e per il clima delle nostre zone, ma anche un’ammirazione per la sensibilità ambientale dimostrata dagli amministratori.
 «Certamente, ma più che alla sensibilità degli amministratori, mi riferisco ad un atteggiamento diffuso nelle persone. In questo campo c’è un pezzo d’Italia che è all’avanguardia, ma il paese è frammentato, a Verona è già tutto finito».
 È merito del clima, come dicevano Leopardi e Montesquieu?
 «No, io direi che si tratta di una questione culturale, anche perché in Italia ci sono aree analoghe - come la Lombardia e addirittura la Val d’Aosta, che gode a sua volta di un’autonomia speciale - dove certe cose, per esempio nel campo del risparmio energetico, non si fanno. La cultura germanica, in Alto Adige e nel Trentino, ha influito molto sulla sensibilità ambientale».
 Lo sa che gli amministratori di Alto Adige, Trentino e Bellunese non riescono però a mettersi d’accordo nemmeno su un provvedimento come la chiusura dei passi dolomitici nel periodo estivo, che un numero sempre più grande di persone ritiene ormai irrinunciabile?
 «Intendiamoci, non esistono Eldorado dove tutto funziona, problemi ce ne sono tanti, spazi per migliorare anche. Io mi riferivo ad una chiara differenza rispetto al resto d’Italia. Personalmente poi non ritengo che chiudere i passi sia sempre la soluzione migliore, piuttosto penserei al pedaggio. Io garantirei agli amanti della montagna, che magari non hanno il tempo o non hanno la possibilità di scalarli in altra maniera, la possibilità di trascorrere un’ora in automobile su Passo Pordoi o Passo Sella. Ovviamente, mi riferisco a strade statali e provinciali, non a quelle più piccole o ai sentieri, dove mi è capitato di trovare anche motociclisti. Per quelli prevederei sanzioni, sui grandi passi dolomitici introdurrei il pedaggio, che è come un riconoscimento dell’ambiente di pregio e garantisce un ritorno economico per la manutenzione».
 Quanto vale il riconoscimento delle Dolomiti quale patrimonio dell’umanità da parte dell’Unesco?
 «Sono cose che lasciano il tempo che trovano. Il mio è un libro di geografia climatica che vuole aiutare il lettore a riscoprire la propria terra. Sono gli abitanti che devono capire quanto vale il loro territorio, senza l’Unesco. Quella dichiarazione è un’operazione di marketing».
 Lei è torinese. Che differenza c’è tra il clima del Nordest e quello del Nordovest?
 «Da noi sono maggiori gli influssi atlantici, sul Nordest quelli mitteleuropei. Differente è la distribuzione delle piogge: in Trentino Alto Adige si concentrano in estate, nel Nordovest in primavera ed in autunno. Questo divide le Alpi in due grandi zone: le vostre Alpi verdi e le nostre Alpi gialle, perché più secche d’estate».
 E tra la sensibilità ambientale del Nordest e quella del Nordovest?
 «Sulle Alpi Orientali le popolazioni sono più attente al loro territorio, alla loro Heimat. Ad Ovest la storia non ha permesso che questa sensibilità si sviluppasse, complice lo spopolamento delle valli, in qualche caso drammatico, che ha comportato anche uno svuotamento dei cervelli. È una realtà che stiamo pagando adesso. Austria, Alto Adige e Trentino stanno dando un esempio di quella che potrebbe essere la montagna del futuro: penso all’Eurac, ad una terra dove vivere ed elaborare pensiero sullo sviluppo sostenibile».
 Tutto merito delle ricche risorse dell’autonomia speciale?
 «Non credo che quelle incidano più di tanto, perché ci sono regioni a statuto speciale - Friuli e Valle d’Aosta - che non hanno sviluppato questa sensibilità. Le risorse aiutano, ovviamente, ma non sono determinanti».
 Lo sa che Adamello Ski, Provincia Autonoma di Trento e Meteotrentino hanno steso una coperta sul Presena per salvarne i ghiacci?
 «Sì e credo che sia una grandissima cavolata, un’operazione commerciale per far parlare di sé. Così non si fa altro che rallentare la morte del ghiacciaio e soprattutto lo si fa solo in piccole aree, dove c’è un’interesse commerciale, anche perché altrimenti i costi sarebbero insostenibili. In più, non vorrei che il rimedio fosse peggio del danno, perché i teloni sono di petrolio, bisogna portarli in quota con l’elicottero e una volta usati andranno smaltiti. È una bella boutade, la gente andrà a curiosare e finirà per farci lo sci estivo. Anni fa fu un giusto esperimento, ma non avrà nessuna utilità, se non sull’area delle piste».
 E lei dove va in vacanza?
 «A casa mia, sulle Alpi della Val di Susa, facendo delle belle camminate - conclude Mercalli -. Viaggio molto per lavoro e quindi non avverto la necessità di spostarmi. Le Alpi sono il mio territorio di elezioni: come scrivo nel mio libro, hanno il miglior clima del mondo».
Alto Adige 16-7-10
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categoria:ambiente
martedì, 13 luglio 2010



Il benvenuto al più grande parco di Berlino

Il benvenuto al più grande parco che le sia mai stato regalato, quello che sorge nella zona dell’antico terminal voluto da Hitler e che da poco appartiene ai cittadini. Le celebrazioni in occasione dell’apertura si sono tenute in una data altamente simbolica per la città: 61 anni fa, il 12 maggio 1949, finiva il ponte aereo per Berlino ovest. Durante 462 giorni, la parte occidentale della città, isolata dopo il blocco degli accessi voluto dall’Unione Sovietica, aveva ricevuto rifornimenti di ogni tipo dagli aerei statunitensi che si servirono delle piste di Tempelhof. Centinaia e centinaia di aeroplani, chiamati affettuosamente «Rosinenbomber» (bombardieri d’uva passa) per via dei piccoli pacchetti di caramelle con attaccato un minuscolo paracadute individuale che venivano lasciati cadere per i bambini, trasportarono una enorme varietà di provviste, da interi container pieni di viveri a carbone e medicinali. La riconversione Tempelhof ha smesso di essere un aeroporto nell’autunno del 2008, la sua posizione troppo centrale e la sua pista d’atterraggio troppo corta lo rendevano ormai inadeguato alle esigenze della capitale. Da allora si è assistito a un toto scommesse riguardo alla riconversione di questo spazio, a cui ambiscono costruttori e investitori immobiliari, e per cui il Governo locale aveva indetto un concorso di idee. La vicenda dello sviluppo dell’area aveva addirittura assunto toni surreali quando il giovane Jakob Tigges, architetto berlinese, era riuscito a ingraziarsi la stampa di tutto il mondo con il suo progetto di una montagna di mille metri per le escursioni, con base a Tempelhof e che rompesse con la monotonia della pianura del Brandeburgo. Il progetto ovviamente fu respinto, ma la polemica causata forse qualche risultato lo ha portato se alla fine il Senato ha deciso di regalare i 380 ettari di spazio vuoto, un’area superiore a quella di Central Park a New York, ai berlinesi.
BERLINO lauralucchini@gmail.com
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categoria:ambiente


sabato, 03 luglio 2010



Oltre novemila sui passi

 LA VILLA. Domattina alle 6.30, proprio difronte alla Gran Risa, la pista da sci mondiale, partirà l’edizione numero 24 della Maratona dles Dolomites. È la seconda nel cuore delle Dolomiti che dallo scorso anno hanno la «griffe» dell’Unesco che ha considerato i Monti Pallidi patrimonio naturale dell’umanità. L’arrivo è sempre a Corvara. Al via oltre 9000 atleti sorteggiati, provenienti da tutto il mondo. Sono i più fortunati visto che a casa ne sono rimasti quasi il triplo. I leggendari passi Campolongo, Sella, Pordoi, Gardena, Giau, Falzarego e Valparola - rigorosamente chiusi al traffico - consentiranno di cimentarsi nei tre percorsi di gara: il lungo di 138 chilometri e 4190 metri di dislivello, il medio di 106 chilometri e 3090 metri di dislivello ed il Sella Ronda di 55 chilometri e 1780 metri di dislivello. Ripresa televisiva, per il settimo anno consecutivo, anche per l’edizione 2010 a partire dalle ore 6.10 fino alle ore 12. Non solo gara nel corso della trasmissione, condotta da Alessandro Fabretti, ma anche ospiti in studio per momenti di cultura e tradizioni locali. Il supporto radiofonico sarà anche quest’anno affidato a Nbc Rete Regione.
Alto Adige 3-7-10
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categoria:ambiente, sport, valli dolomitiche
venerdì, 02 luglio 2010



Tutta Bolzano ha bisogno di più aree verdi

Questa è una critica alla lettera del sindaco sulla questione dei parcheggi interrati da realizzare in via Fiume. Spagnolli critica chi si oppone all’abbattimento di altri alberi e chi si batte per il verde pubblico e la qualità di vita di Bolzano e sostiene invece di perseguire virtuose politiche a questo fine. Ciò rivela quale sia la cultura dell’ambiente e del territorio del nostro sindaco e di quanto distante sia dai comuni standard europei al riguardo. Da dati di studi urbanistici nel Nord Europa (Olanda, Germania, Svezia e Norvegia) si vede come nella pianificazione urbana e del territorio si cerchi di mantenere un rapporto di 50 e 50% tra superficie verde alberata e superficie di cemento e asfalto della città. Basta andare a Berlino, Monaco o Oslo ad esempio per vedere quanto verde ci sia per non parlare dei piccoli centri. Il verde viene visto come risorsa vitale per i suoi effetti benefici su inquinamento, ossigenazione, abbassamento di temperature del microclima urbano e funzioni sociali che permette. In Italia le città più virtuose arrivano al max al 20 % di verde (alcune città emiliane). Bolzano a quanto arriva? Difficile a dirsi perché a parte i quartieri S. Osvaldo e Gries che hanno un po’ di alberatura nel resto della città di verde se ne trova tragicamente poco. Per questo mi sembra che Spagnolli viva in un mondo alla rovescia dove i peggiori si credono i migliori! 2/3 della città (Don Bosco, Novacella, Resia, Oltreisarco) sono frutto di cementificazione selvaggia. Anche i nuovissimi quartieri tipo Firmian non seguono criteri molto migliori da questo punto di vista. Basti vedere la protesta dei cittadini del quartiere Firmian che lamentano come il loro bellissimo (in teoria) parco sia in realtà inagibile di estate per mancanza di alberi e di ombra. Mentre le passeggiate del Talvera sono di fatto inagibili in estate per circa la metà della loro superficie perché prati esposti impietosamente al sole privi di zone d’ombra! Forse il sindaco potrebbe considerare che per portarci agli standard europei invece di tagliare altri 20 alberi ne dovrebbe piantare almeno 2000! Grazie.
Alto Adige 2-7-10
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categoria:ambiente
sabato, 26 giugno 2010



Oggi si festeggia la giornata della biodiversità

BOLZANO. Il Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige e l’Ufficio provinciale Parchi naturali organizzano per oggi l’undicesima Giornata della biodiversità. L’obiettivo è di campionare in 24 ore quante più specie animali e vegetali possibili su un territorio delimitato. I primi risultati verranno presentati in serata. L’area scelta per il campionamento 2011 è la parte più interna della Valle di Plan, in Val Passiria. Nell’arco di 24 ore numerosi scienziati italiani e austriaci registreranno la varietà botanica e faunistica presente nella zona prescelta. Nata diversi anni fa negli Stati Uniti, la Giornata della biodiversità è stata poi ripresa e promossa dalla rivista scientifica tedesca “Geo”. In Alto Adige la Giornata della biodiversità fornisce un contributo fondamentale alla documentazione del mondo animale e vegetale dell’arco alpino. Le informazioni raccolte vengono immesse nella banca dati del Museo di Scienze Naturali e formano la base per progetti scientifici o di tutela dell’ambiente. Nello scandagliare la parte più interna della Valle di Plan, quest’anno i ricercatori coinvolti si concentreranno su habitat come pascoli subalpini, boschi di montagna, torbiere, torrenti, praterie, ghiaioni e rupi calcaree. Ma la Giornata della biodiversità non è solo per gli specialisti: offre infatti a tutti gli interessati due diverse escursioni guidate sul territorio studiato. Entrambe hanno luogo oggi. La prima è una gita ornitologica con Arnold Rinner nei dintorni di Plan (luogo di ritrovo: ore 6 al parcheggio all’entrata del paese, durata circa 3 ore). La seconda un’escursione naturalistica con Gernot Reich sui prati di Imest (ritrovo alle ore 10 al parcheggio all’entrata del paese, ritorno a Plan alle ore 15).
 I primi risultati scientifici e le scoperte effettuate durante la Giornata della biodiversità verranno presentati dai ricercatori lo stesso sabato 26 giugno alle ore 18.30 nella sala civica di Moso in Passiria. Per chiudere, alle 19.30 verrà proiettato un filmato di 45 minuti sui parchi naturali in Alto Adige.
 Informazioni: Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, via Bottai 1, telefono 0471 412964, fax 0471 412979, web www.museonatura.it.
Alto Adige 26-6-10

Il Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige e l’Ufficio provinciale Parchi naturali organizzano per sabato 26 giugno l’undicesima Giornata della biodiversità. L’obiettivo è di campionare in 24 ore quante più specie animali e vegetali possibili su un territorio delimitato. I primi risultati verranno presentati in serata.
L’area scelta per il campionamento 2011 è la parte più interna della Valle di Plan, in Val Passiria. Nell’arco di 24 ore numerosi scienziati italiani e austriaci registreranno la varietà botanica e faunistica presente nella zona prescelta. Nata diversi anni fa negli Stati Uniti, la Giornata della biodiversità è stata poi ripresa e promossa dalla rivista scientifica tedesca “Geo”. Attualmente l’iniziativa costituisce la maggiore azione di ricerca sul campo in Europa.
In Alto Adige la Giornata della biodiversità fornisce un contributo fondamentale alla documentazione del mondo animale e vegetale dell’arco alpino. Le informazioni raccolte vengono immesse nella banca dati del Museo di Scienze Naturali a Bolzano e formano la base per progetti scientifici o di tutela dell’ambiente. Nello scandagliare la parte più interna della Valle di Plan, quest’anno i ricercatori coinvolti si concentreranno su habitat come pascoli subalpini, boschi di montagna, torbiere, torrenti, praterie, ghiaioni e rupi calcarei.
Ma la Giornata della biodiversità non è solo per gli specialisti: offre infatti a tutti gli interessati due diverse escursioni guidate sul territorio studiato. Entrambe hanno luogo sabato 26 giugno. La prima è una gita ornitologica con Arnold Rinner nei dintorni di Plan (luogo di ritrovo: ore 6 al parcheggio all’entrata del paese, durata circa 3 ore). La seconda un’escursione naturalistica con Gernot Reich sui prati di Imest (ritrovo alle ore 10 al parcheggio all’entrata del paese, ritorno a Plan alle ore 15). La partecipazione è gratuita e non è necessaria l’iscrizione.
I primi risultati scientifici e le scoperte effettuate durante la Giornata della biodiversità verranno presentati dai ricercatori lo stesso sabato 26 giugno alle ore 18:30 nella sala civica di Moso in Passiria.
Per chiudere, alle 19:30 verrà proiettato un filmato di 45 minuti sui parchi naturali in Alto Adige.
Ufficio Stampa Provincia di Bolzano
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categoria:ambiente
sabato, 12 giugno 2010



Monticolo e Fiè: laghi da 10 e lode
Guida Blu: Legambiente e Tci incoronano il Trentino-Alto Adige

ROMA. La regina del mare, tra le regioni italiane, resta la Sardegna. Ma sul fronte del turismo lacustre, è il Trentino-
Alto Adige ad aggiudicarsi l’Oscar assegnato da una coppia d’eccezione. Legambiente e il Touring Club. Ieri la presentazione della «Guida blu 2010». Per gli amanti dell’acqua dolce anche quest’anno c’è una parte dedicata ai laghi, con i siti giudicati più seducenti per il turismo lacustre.
Come detto, in questo caso è il Trentino-Alto Adige la regione regina per numero di località tra le prime classificate.
Sono cinque quelle che conquistano le 5 vele: Appiano con il Lago di Monticolo e Fiè allo Sciliar con il suo onomino
laghetto, e poi il lago di Molveno in Trentino, Bellagio sul lago di Como e Massa Marittima (Grosseto) in Toscana
col Lago dell’Accesa.
Alto Adige 12-6-10
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categoria:ambiente
giovedì, 10 giugno 2010


ELETTROSMOG SUL LAVORO

 Oggi e domani, con inizio alle ore 8.45 nell’auditorium dell’Eurac a Ponte Druso, si tiene il convegno sul tema dell’esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici e alle radiazioni ottiche, convegno promosso dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente e dall’Inail. Interverranno esperti di fama internazionale su argomenti tecnici, sanitari, normativi e ambientali.
Alto Adige 10-6-10



Al tema dell’esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici e alle radiazioni ottiche è dedicato il convegno promosso da Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente e INAIL il 10 e 11 giugno a Bolzano.
L’esposizione ai campi elettromagnetici interessa sia il tempo libero che l'ambiente di lavoro. Il Laboratorio di chimica fisica dell’Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente e l’INAIL Direzione di Bolzano organizzano un convegno indirizzato ai professionisti e ai tecnici che si occupano di tutela della salute e di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il convegno dal titolo "Esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici e alle radiazioni ottiche alla luce del D. Lgs. 81/2008" ha lo scopo di fornire un’impostazione di base completa, spaziando dalla normativa alle tecniche di misura, dagli aspetti sanitari alla valutazione del rischio. Approfondendo queste conoscenze si possono promuovere prevenzione, risanamento e pianificazione del settore delle esposizioni professionali e ottimizzare tempi e costi.
Il convegno è in programma giovedì 10 e venerdì 11 giugno con inizio alle ore 8.45 nell'Auditorium EURAC di viale Druso 1 a Bolzano. Interverranno esperti di fama internazionale su argomenti tecnici, sanitari, normativi e ambientali. Chi è interessato può compilare e inviare la scheda di iscrizione disponibile su www.provincia.bz.it/agenzia-ambiente/download/Anmeldeformular_Scheda_Iscrizione.doc
Il programma del convegno è disponibile al link www.provincia.bz.it/agenzia-ambiente/temi/convegno-bolzano-2010.asp




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categoria:ambiente, antiinquinamento
martedì, 08 giugno 2010


Ipotesi nucleare, dibattito domani

BOLZANO. “No Nuke!...E allora?” è il titolo - tema di un dibattito pubblico, sul tema dell’energia nucleare, organizzato dal Comitato Ambiente e Salute per domani alle ore 18 nella sala del Centro giovani Vintola 18 (via Vintola 18), con il professor Gianni Tamino (docente di biologia generale e di fondamenti di diritto ambientale all’Università di Padova, nel 1985 tra i promotori del referendum antinucleare) e con Sepp Kusstatscher (ex europarlamentare, esponente di spicco dell’area ecologista altoatesina). Dopo gli interventi è previsto uno spazio per la discussione e la partecipazione del pubblico, con domande da sottoporre ai due relatori che presenteranno i loro interventi nella loro lingua madre, con una sintesi proiettata nell’altra lingua. Sarà l’occasione per riprendere la discussione sull’energia nucleare, alla luce della pianificazione di nuove centrali sul territorio italiano, e sullo scenario energetico in Italia.
Alto Adige 8-6-10
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categoria:ambiente
venerdì, 04 giugno 2010
No Nuke! ...E allora?

Negli ultimi anni la discussione sull'energia nucleare è tornata drammaticamente alla ribalta. Si pianificano nuove centrali nucleari sul territorio italiano, ignorando del tutto il rifiuto per il nucleare espresso dalla popolazione italiana con il referendum del 1987.
Si prendono accordi con la Francia, quando ancora non siamo riusciti a risolvere, per fare un esempio, il problema dello stoccaggio delle scorie nucleari delle centrali chiuse da oltre 20 anni. E anche se a livello provinciale abbiamo avuto rassicurazioni sulla netta contrarietà dei governatori provinciali al progetto del nucleare, gli interrogativi da porsi rimangono tanti: qual'è lo scenario energetico dell'Italia? L'energia nucleare risolverebbe il problema energetico italiano? E le energie alternative?
Per provare a rispondere a queste ed altre domande, mercoledì 9 giugno alle ore 18 ci troviamo presso il teatro del Centro Giovani Vintola 18 con il professor Gianni Tamino - docente di Biologia generale e  di Fondamenti di Diritto ambientale al Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova; fa inoltre parte del corpo docente del Corso di specializzazione in Bioetica a Padova, nel 1985 è stato tra i promotori del referendum antinucleare, ex europarlamentare - e con Sepp Kusstatscher - ex europarlamentare, esponente di spicco dell'area ecologista altoatesina. Dopo gli interventi è previsto uno spazio per la discussione e la partecipazione del pubblico con domande e dubbi da sottoporre ai due relatori.
Gli interventi saranno nella lingua madre dei due relatori, con una sintesi proiettata nell'altra lingua.
Tutti i cittadini interessati sono invitati a partecipare.

Ambiente e salute
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categoria:ambiente, salute
venerdì, 04 giugno 2010
Borse portabottiglie in omaggio per la Giornata dell’ambiente

BOLZANO. Domani è la giornata mondiale dell’ambiente. In questa occasione Unione commercio e Agenzia per l’ambiente distribuiranno nei negozi con il Marchio ecologico delle borse portabottiglie con l’obiettivo di ridurre i rifiuti.
 Unione commercio e Agenzia per l’ambiente uniti per una iniziativa comune. In tutti i 54 negozi del Marchio ecologico - da Malles Venosta a Sesto Pusteria - i clienti ricevereanno infatti delle speciali borse portabottiglie. All’interno dell’assortimento dei negozi con il marchio ecologico, infatti, le bottiglie a rendere rappresentano una componente importante. Un recipiente riutilizzabile può essere riempito fino a 50 volte, con un grande risparmio di materie prime ed energia. «Con questa iniziativa - spiega il direttore dell’Unione Werner Frick - i nostri dettaglianti intendono sollecitare la clientela all’uso di bottiglie a rendere». «Grazie alle speciali borse portabottiglie - aggiunge l’assessore proviciale all’ambiente Michl Laimer - sarà molto più facile trasportare i vuoti, ed è proprio questa la considerazione che ci ha spinto a varare il progetto». La giornata mondiale dell’ambiente è stata istitutita nel 1972 da parte delle Nazioni unite in occasione dell’inaugurazione della conferenza mondiale sull’ambiente di Stoccolma. Dovrebbe stimolare la discussione attiva in merito ai temi dell’ambiente e affrontare questi ultimi dal punto di vista della collettività. (da.pa)
Alto Adige 4-6-10
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categoria:ambiente
giovedì, 03 giugno 2010


PICCOLI E GRANDI GESTI PER SALVARE IL MONDO


La notizia è di pochi giorni fa: l’Indonesia rinuncerà per due anni alle operazioni di deforestazione; sarà infatti “indennizzata” con 1 miliardo di dollari dalla lontanissima Norvegia. Se, nelle vicende ambientali strategiche (qual è questa), tutti i Paesi sviluppati si comportassero come la civile Norvegia, ci sarebbe un po’ meno bisogno di defatiganti intese “globali” coi Paesi più poveri detentori di grandi patrimoni forestali. I quali, al presente, grazie spesso ad impianti siderurgici o chimici obsoleti vendutigli da noi, risultano pure fra i maggiori produttori di “veleni” volendo crescere economicamente in tempi rapidi. Essi perciò andrebbero più generosamente finanziati dai Paesi ricchi nell’acquisto di impianti “puliti”.
Pensiamo ora alle ripercussioni, volutamente sottovalutate, dei continui disastri petroliferi (quante ricadute, anche sui prezzi), al rarefarsi delle risorse idriche e quindi alla desertificazione che avanza (anche da noi), con impoverimenti spaventosi, fino al dato più clamoroso delle emissioni di gas serra che investono: 1) la vivibilità stessa della terra: 2) un modello di sviluppo basato su spinte privatistiche di mercato, cioè sull’illusione di uno sviluppo senza limiti.
 La Giornata Mondiale dell’Ambiente arriva a ricordarci essenzialmente questo: che i beni primari irriproducibili (acqua, aria, terra, ecc.) non sono per niente infiniti e che è indispensabile raggiungere accordi globali se non vogliamo trovarci sempre più numerosi in un pianeta sempre più povero, per altro verso, di aria respirabile, di acqua potabile, di terre coltivabili, di specie animali e vegetali, di mari e oceani frequentabili, di boschi e foreste integre e così via, e che pertanto è indispensabile un “governo” mondiale di tali questioni.
 La Giornata dell’Ambiente ci ricorda anche dell’altro: che, al di là delle intese internazionali o bilaterali, ogni Nazione deve fare la propria parte meglio che può al suo interno, che ogni regione e città deve comportarsi virtuosamente, che ogni famiglia e ogni singolo deve seguire un modello “risparmioso”. Perché in un mondo sempre più integrato e interconnesso, “tout se tient”, tutto si tiene. Inesorabilmente, anche fra Norvegia e Indonesia, e quanto succede nel cuore dell’Africa riguarda, checché se ne pensi, chi abita in Lombardia. A parte che la zona più industrializzata d’Italia, la Val Padana, è pure l’area europea dove l’aria risulta più inquinata.
 Un’altra notizia: il coraggioso sindaco di un piccolo Comune della Bassa milanese, Cassinetta di Lugagnano, ha operato una scelta “europea”: Domenico Finiguerra e la sua amministrazione non consumeranno neppure un mq di suolo libero per cemento o asfalto, o comunque lo compenseranno. E’ stato per anni il modello del sindaco laburista di Londra Ken Livingstone. O, in sostanza, quello adottato dalla legge Merkel in Germania. Se l’esempio “virtuoso” di Cassinetta di Lugagnano venisse diffusamente imitato, l’Italia non sarebbe, in Europa, il più disastroso consumatore di terreni agricoli, a bosco, a prato, ecc., non avrebbe cementificato e/o asfaltato (dati Istat elaborati dall’urbanista Paolo Berdini) fra 1995 e 2006 una superficie agraria, o comunque libera, grande quanto l’intera Umbria, 750.000 ettari.
 In Italia, a parte una legge regionale toscana, non c’è nessuna norma di tipo inglese o tedesco. Ricordiamocene.
 Gli esempi potrebbero essere tanti. Prendiamo l’acqua potabile. Ne consumiamo quantità enormi. Non tanto per berla (siamo i primi nell’acquisto di acque minerali), quanto per irrigare i campi: 60-65 %. Problema enorme sul quale riflettere a fondo. Ma anche nei consumi domestici giornalieri dovremmo scendere dai 200-250 litri a testa ai 150 litri della Germania: docce più brevi, sciacquoni “tarati”, lavatrici e lavapiatti che “economizzano”, ecc.
 Lo stesso per l’energia elettrica, per il trasporto, per tutto ciò che consuma e/o degrada i beni primari che ci fanno vivere. Meglio o peggio? Sta a noi.
Alto Adige 3-6-10

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categoria:ambiente
mercoledì, 02 giugno 2010


I cacciatori ripuliscono la fascia pedemontana


LAIVES. Sono passati solo alcuni anni dall’ultima volta che i cacciatori della sezione locale hanno effettuato una pulizia lungo le strade che salgono verso La Costa Seit e verso la Vallarsa. Lo scorso fine settimana hanno ripetuto l’esperienza, passando al setaccio buona parte della costa pedemontana e nuovamente hanno raccolto alcuni quintali di rifiuti, abbandonati qua e là, in particolare lungo le rampe boschive accanto alle strade.
 L’iniziativa, del tutto spontanea, vuole contribuire a salvaguardare il nostro territorio ed è preziosa perché altrimenti nessun altro farebbe una pulizia del genere, dovendo salire e scendere per boschi molto scoscesi. Preoccupante il campionario di materiali raccolti e si va dai copertoni di auto a resti di arredamento, elettrodomestici rotti e immondizie varie. Questa volta sono state anche raccolte alcune lastre di amianto, utilizzate probabilmente per coprire qualche baracca. È solo il caso di ricordare che tutti questi materiali dovrebbero invece essere portati al centro di riciclaggio, dove vengono accettati gratuitamente e smaltiti come si deve invece di gettarli dove capita. (b.c.)
Alto Adige 2-6-10

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categoria:ambiente, antiinquinamento
sabato, 29 maggio 2010


Verdi contro il safety park: «Va chiuso perché ci costa 800 mila euro l’anno»

PAOLO PIFFER
VADENA. «Aprire a pagamento il Safety Park di Vadena a kart, trial, motocross ed enduro è solo un modo per ripianare un deficit che va dai 500 agli 800 mila euro l’anno. Il Centro di guida sicura va lasciato ai giovani o lo si chiuda». Parola di Riccardo Dello Sbarba, consigliere provinciale dei Verdi.
 Dello Sbarba e il collega Hans Heiss hanno rivolto un’interrogazione urgente alla giunta provinciale dopo che è stato reso noto che dal 2 giugno il circuito di Vadena verrà aperto anche agli allenamenti di motociclisti e kartisti che praticano queste discipline per hobby.
 «Ma cos’è mai diventato il Safety Park? - si chiedono retoricamente i Verdi - Un parco dei divertimenti motorizzato? E tutto per fare cassa e chiudere il deficit strutturale che lo accompagna fin dall’apertura».
 Apertura, avvenuta a maggio del 2008, che voi Verdi non avete mai digerito.
 E’ una struttura pubblica al cento per cento. Un pozzo senza fondo di denaro pubblico. E lo si sapeva fin dall’inizio. E’ una specie di giocattolo dell’assessore Widmann», afferma Dello Sbarba.
 Però, insegnare ai ragazzi, da subito, quali sono le regole del codice, come comportarsi sulla strada sia che s’inforchi una bici o si monti in groppa al motorino non sembra poi un’idea così peregrina.
 Certo. Ma prima l’educazione stradale veniva fatta nelle scuole. Mica che non si facesse. E si ritorni a farla lì. Basti pensare - prosegue Dello Sbarba - ai begli esempi che al riguardo ci sono in Trentino.
 Voi Verdi, nell’interrogazione, parlate di deficit.
 Il Safety Park è stato un investimento dissennato. Adesso si vedono i risultati. Per recuperare il buco la Provincia è costretta a inventarsi di tutto e di più. Tanto che ora, per fare cassa, ha aperto al divertimento. Pensi che in consiglio provinciale, quando polemizzavamo contro l’apertura di questa struttura, c’è sempre stato detto che serviva a salvare delle vite tramite la prevenzione e che sarebbe stato utilizzato esclusivamente per l’educazione stradale. Invece, adesso, si va contro la sua missione più volte ribadita dalla Provincia.
 Quindi?
 Quindi la scuola non fa più educazione stradale perché i ragazzi devono andare al Safety Park che così facendo riceve soldi pubblici. E’ un finanziamento occulto. Adesso, visto che questa struttura c’è, almeno si limiti l’attività a quella che è la sua mission istituzionale, cioè fare prevenzione ed educazione stradale e non la diffusione della cultura del mezzo privato. E se così non fosse la si chiuda.
 E dal punto di vista ambientale?
 Ci sono problemi. Sia per quanto riguarda i rumori che per le emissioni. Qui si tratta di fare chiarezza. E poi, per concludere “leggeri”, non è che l’apertura al motocross abbia a che fare con la notoria passione dell’assessore Widmann per questo genere di sport?


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categoria:ambiente, guida sicura, conca atesina
sabato, 22 maggio 2010



Ciao amici,
è passato quasi un mese dall'esplosione della Deepwater Horizon e a nulla sono valsi i tentativi per arginare la marea nera: il pozzo non è ancora stato chiuso e il petrolio inizia ad arrivare sulle coste. Il nostro team sul posto – prima di essere allontanato dalla Guardia costiera - ha fotografato una spiaggia ricoperta da uno strato di catrame denso e viscoso nell'area di South Pass, in Louisiana, vicino alla foce del fiume Missisipi.
Prima avvelenano il mare con i disperdenti chimici per far sparire il petrolio e adesso allontanano chi cerca di monitorare e documentare l'espandersi del disastro. Recenti stime confermano le nostre ipotesi che la reale fuoruscita di petrolio sia di ben dieci volte più grande di quanto dichiarato da BP: ecco perché si cerca di nascondere agli occhi dell'opinione pubblica l'entità di questo disastro.
In documenti ufficiali, compilati prima di ricevere l'autorizzazione per queste esplorazioni petrolifere, la compagnia affermava che era improbabile si verificasse una catastrofe, e che, in caso di disastro, le 50 miglia di distanza dalla costa avrebbero reso altrettanto improbabile un interessamento della costa. BP ha veramente fatto male i sui conti!
Il rischio delle perforazioni petrolifere offshore è troppo alto per l'ambiente e per le popolazioni. Eppure è di pochi giorni fa la notizia che i piani della Shell per iniziare perforazioni petrolifere in Alaska stanno andando avanti, mentre anche nel nostro Mediterraneo le richieste di autorizzazioni aumentano, soprattutto in Adriatico e nel Canale di Sicilia.
È ora che i governi abbandonino il cammino delle energie fossili e investano con decisione in energie rinnovabili.

GUARDA LE FOTO DEL DISASTRO

Grazie!
Giorgia Monti
Responsabile Campagna Mare
Greenpeace Italia


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categoria:ambiente
sabato, 22 maggio 2010





Sull'eccellenza dell'inceneritore di Bolzano e altre favole

La presentazione della nostra diffida al sindaco di Bolzano e al presidente della Provincia  ha avuto una eco anche (e verrebbe da dire soprattutto) fuori provincia. Questo essenzialmente perchè, dopo la favola dell'inceneritore di Brescia - il migliore del mondo!- che ha regalato a piene mani diossina a tutto il circondario, adesso il protagonista della favola è diventanto proprio l'inceneritore di Bolzano.
E quindi tutti quei soggetti che hanno un qualche interesse a promuovere l'incenerimento come la panacea di tutti i mali, organizzano pellegrinaggi all'impianto di Bolzano per far imbonire dai nostri supertecnici quei riottosi che proprio non si vogliono rassegnare a beccarsi la loro dose di diossina e inquinanti vari, come invece pare succeda qui a Bolzano, nel silenzio generale.
Per fortuna quei riottosi non sono così sprovveduti come a certi dirigenti piacerebbe che fossero e così, armati di microfono e videocamera sono tornati a Bolzano per capire se è tutto oro quello che luccica.

Stiamo parlando degli amici del CGCR (Comitato Gestione Corretta  Rifiuti) di Parma dove l'ENIA vuole costruire un inceneritore sull'esempio di quello di Bolzano, da 130.000 tn.
Quello che vi mostriamo è un video-riassunto di quanto raccontato sin'ora. Ma è solo l'inizio...
Sul sito www.gestionecorrettarifiuti.it trovate molto ma molto di più.
Paola Dispoto


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categoria:ambiente
mercoledì, 19 maggio 2010


Ginevra consacra la carta-mela altoatesina di Alberto Volcan

PIETRO MARANGONI
BOLZANO. Arriva da Ginevra, dal 38 esimo Salone internazionale delle invenzioni, un attestato che conferma Alberto Volcan “inventore” di fama mondiale. Il noto ricercatore di Bronzolo, “padre” della carta-mela, si è visto infatti conferire - da una giuria internazionale di ben 70 membri - la medaglia d’oro del Premio speciale assegnato all’invenzione più geniale e importante dell’anno.
 L’ambito riconoscimento è arrivato esattamente a dieci anni dalla realizzazione del primo foglio di carta nato nel luglio 2000 trattando i residui cellulosi della mela. Un brevetto - quello di Volcan - che oggi ha trovato applicazioni di successo anche impiegando altri vegetali: patata, carota e quant’altro. Nella motivazione della giuria ginevrina si legge che «Alberto Volcan è stato il primo e unico al mondo ad aver reso praticabile gli scarti vegetali trasformandoli in materia prima/seconda producendo eco-pelle di mela, carta, colla vegetale, pavimenti in pelle, humus, pannelli solari per riscaldamento e pannelli isolanti per l’edilizia risolvendo un problema ecologico da esportare in tutto il mondo».
 «Non ho molto da aggiungere - osserva con la solita modestia Volcan - ma certamente il problema dell’eliminazione delle scorie vegetali è una questione di importanza non secondaria. Basti pensare che in Alto Adige la sola produzione delle mele causa 70 mila tonnellate di scarti all’anno». Con la trasformazione, tramite un processo di essicazione, dei residui fibrici delle mele e degli altri vegetali si ottiene una serie di materiali (dalla carta, all’eco pelle, alla colla, e che ha ora ampi impieghi anche nel mondo della moda e dell’automobile) frutto del riciclaggio di un rifiuto che presenta non poche problematiche nel suo ciclo di smaltimento. Non ultimo un gravissimo problema di carattere sanitario legato alla produzione delle cancerogene aflatossine.
 Ma come si è “accesa” nella mente del ricercatore Alberto Volcan la “lampadina” per trasformare i residui della mela in qualcosa di utile alla collettività? «Per caso mi trovavo al cimitero di Bronzolo - ricorda - C’era un odore sgradevole dovuto ad un vicino deposito di residui di mela in decomposisione. Lì ho pensato: ma cosa si può fare per eliminare puzza e scarti vegetali?».
 Per Alberto Volcan i futuro adesso sta spianando enormi orizzonti. «Il problema dello smaltimento dei residui delle produzioni vegetali è un grosso problema in tuttop il mondo. Dalla Cina all’Africa. Il mio brevetto sta trovando accoglienza ovunque. Prossimamemte apriremo uno stabilimento in Perù dove verranno trattate gli scarti di papaja e mango. Si tratta di frutta con spessori di scarto enormi rispetto a quello della mela. Si aprono così ulteriori prospettive».
Alto Adige 19-5-10
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categoria:ambiente, antiinquinamento
sabato, 15 maggio 2010



Gli ambientalisti: l’inceneritore è dannoso

BOLZANO. Nel pomeriggio di ieri cinque tra le associazioni ambientaliste più rappresentative dell’Alto Adige (Ambiente e Salute, Dachverband, Legambiente, Wwf e Heimatpflegeverband) hanno presentato una diffida consegnata a Provincia e Comune, «perché - così affermano in una nota - riteniamo dannosa, costosa e non risolutiva la gestione dei rifiuti decisa dalla politica».
 Sotto accusa finisce in particolare il progettato nuovo termovalorizzatore a Bolzano Sud. «Nel gennaio del 2008 - ricordano gli ambientalisti - abbiamo firmato un appello che è rimasto inascoltato. Nel settembre del 2009 abbiamo depositato un esposto in Procura che è stato archiviato perché non essendo ancora stato costruito il nuovo inceneritore, secondo il magistrato “l’eventuale reato non era ancora stato commesso”. Così ora abbiamo deciso di promuovere questa diffida, indirizzate ai due massimi rappresentanti istituzionali, il presidente della Provincia Luis Durnwalder e il sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli. Il primo in quanto responsabile per tutte le procedure di autorizzazione dell’impianto di incenerimento, il secondo in quanto responsabile per la salute dei cittadini di Bolzano».
 La diffida presentata si basa su quattro motivazioni di critica: il processo di formazione delle decisioni, la gestione delle risorse pubbliche, i rischi per la salute pubblica e la propagazione e il deposito delle emissioni inquinanti. «Con questa diffida - chiudono il loro comunicato stampa gli ambientalisti - vogliamo richiamare alle proprie responsabilità chi ha preso la decisione di realizzare l’inceneritore. Siamo sempre più convinti che la strada intrapresa dall’amministrazione pubblica, oltre che essere la più dispendiosa, in futuro non potrà che provocare danni alla salute delle persone».
Alto Adige 15-5-10


Diffida sull'inceneritore di Bolzano

E' stata presentata nel pomeriggio la diffida di 5 fra le più rappresentative associazioni ambientaliste e protezioniste dell'Alto Adige al presidente della Provincia Durnwalder e al Sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli. La diffida è stata consegnata in giornata ai destinatari da un ufficiale giudiziario del Tribunale di Bolzano.
Questa diffida è un ulteriore atto nella direzione della denuncia rispetto ad una gestione dei rifiuti che riteniamo dannosa, costosa e non risolutiva.Nel gennaio del 2008 abbiamo firmato insieme a molte associazioni un appello alle amministrazioni pubbliche per un riesame del Piano Provinciale di Gestione dei rifiuti, con una particolare attenzione al progetto di incenerimento del rifiuto residuo urbano. Al nostro appello non è mai arrivata alcuna risposta, ne ufficiale ne ufficiosa.
Nel settembre del 2009 abbiamo depositato in Procura un esposto firmato, oltre che da noi, dal WWF Bolzano e dal Dachverband  für Natur - und Umweltschutz. Il magistrato che ha valutato il nostro incartamento , ha ritenuto di archiviarlo poiché,  non essendo ancora stato costruito il nuovo inceneritore, "l’eventuale reato non è ancora stato commesso"!
In seguito all’archiviazione del nostro esposto, dietro consiglio di alcuni avvocati, oltre che dell'autorevole voce del giudice Casson, ci siamo messi al lavoro per formulare una diffida indirizzata alle persone dei due massimi rappresentanti istituzionali per quanto riguarda la faccenda dell'inceneritore: il presidente della Provincia Luis Durnwalder e il sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli, il primo in quanto responsabile per tutte le procedure di autorizzazione dell'impianto di incenerimento, mentre quest'ultimo in quanto responsabile per la salute dei cittadini del comune di Bolzano.
La diffida che abbiamo presentato, si basa su quattro tematiche che riassumo le motivazioni di critica che abbiamo sviluppato in questi anni contro l’inceneritore di Bolzano.
I temi trattati, che potete leggere per esteso nella diffida allegata,  sono in sintesi:
PROCESSO DI FORMAZIONE DELLE DECISIONI
GESTIONE DELLE RISORSE PUBBLICHE
RISCHI PER LA SALUTE PUBBLICA
PROPAGAZIONE E DEPOSITO DELLE EMISSIONI INQUINANTI
Per noi questa diffida ha il compito di richiamare alle proprie responsabilità, sia pubblicamente che personalmente, chi ha preso le decisioni per la costruzione dell’inceneritore, agendo in nome del bene comune, quando noi abbiamo consapevolezza che queste decisioni non porteranno ad una soluzione del problema rifiuti, anzi, provocheranno ulteriori costi e danni per la salute delle persone.
Siamo sempre più convinti, e le ultime conoscenze scientifiche lo confermano, che la strada intrapresa, oltre che essere la più dispendiosa, non potrà che provocare in futuro danni alla salute delle persone.
Qui trovate il testo integrale della diffida consegnata e il comunicato stampa bilingue.
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categoria:ambiente
giovedì, 13 maggio 2010


Economia verde confronto a più voci sulle prospettive

BOLZANO. L’economia può declinare al meglio i valori ecologisti? Se ne parla oggi, con inizio alle ore 18 all’Eurac, a Ponte Druso, nella tavola rotonda sul tema “Economia verde - Prospettive a confronto”. I termini legati alla “rivoluzione verde”, infatti, spopolano sui giornali, su Internet e nelle trasmissioni televisive. Talvolta descrivono progetti concreti di tutela ambientale, a volte si tratta solo di marketing ambientale diretto ai consumatori eco-sensibili. Per fare un po’ di chiarezza e capire come questa tematica nasconda una questione ambientale concreta, riconosciuta anche a livello locale, Eurac Education ha organizzato la tavola rotonda con: Miriam Kennet e Volker Heinemann (esperti internazionali nella ricerca sulla green economy e fondatori del Green economics institute di Oxford); Enrico Tezza (esperto di green jobs dell’agenzia delle Nazioni unite per il lavoro); Michl Laimer, (assessore provinciale all’urbanistica, ambiente ed energia); Andrea Zeppa (direttore dipartimento innovazione, informatica, lavoro, cooperative, finanze e bilancio della Provincia); Wolfram Sparber (direttore dell’Istituto per le energie rinnovabili dell’Eurac): L’entrata è libera ma è gradita una conferma della partecipazione all’indirizzo mail: greenjobs@eurac.edu.
Alto Adige 13-5-10
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categoria:ambiente
giovedì, 13 maggio 2010


Il rione: salviamo il Virgolo

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. «In questa arida e sterile campagna elettorale, i temi concreti e scomodi della città sono svaniti». Lo dichiara Verena Segato, la portavoce del comitato “Il nostro Virgolo”. Per questo preciso motivo, con il sostegno del Dachverband, di Italia Nostra e del Vke, il comitato, attivo ormai da oltre due anni, ha deciso di stampare a proprie spese 5mila eleganti e curate brochure, per spiegare agli elettori cosa sia il Virgolo, e per chiedere a tutti i candidati di esprimersi prima delle elezioni. Le pubblicazioni verranno distribuite a Oltrisarco-Aslago, nelle biblioteche, nei punti di ritrovo, nei parchi gioco. E potranno essere richieste via web, all’indirizzo nostrovirgolo.wordpress.com.
 Segato spiega: «I candidati, tutti, abbiano finalmente il coraggio di dire cosa intendono fare del Virgolo una volta eletti. Dicano chiaramente se desiderano riconsegnarlo alla città come area ricreativa, o se preferiscono svenderlo agli interessi dei privati».
 Sul Virgolo, spiega Teresa Fortini del Comitato, «non esistevano pubblicazioni multidisciplinari. Perciò abbiamo pensato di riassumerne le caratteristiche più salienti: archeologia, protostoria, storia, architettura, arte, natura. Ci sarebbe voluto un libro con centinaia di pagine, intanto cominciamo così».
 Padre Georg Schraffl, per 26 anni parroco a Oltrisarco, nella brochure scrive: «Ai nostri tempi, per molte persone la spiritualità e religiosità non sono più appannaggio di una religione in particolare, ma anche per costoro la balza rocciosa del Virgolo, con la sua bellezza arcaica, la sua storia e la natura intatta, è un luogo in cui si possono trovare delle risposte a molte domande esistenziali». L’archeologo Umberto Tecchiati, invece, scrive: «L’identità del Virgolo può essere salvaguardata soltanto con un recupero sostenibile. Il mio appello ai politici è questo: interagite in modo collaborativo e rispettoso con i cittadini che si impegnano a favore del Virgolo». Gertrud Oberrauch, del Vke, spiega invece: «Mi occupo da 35 anni di strutture per il tempo libero e parchi gioco. Il mio sogno, per il Virgolo, è un maso per bambini, in cui giovani e anziani possano stare a stretto contatto con gli animali e che possa essere utilizzato anche a scopi terapeutici». Alma Zanfrà, per decenni insegnante a Oltrisarco, attualmente sta lavorando a un progetto che, «ricollegandosi alla “cittadella scomparsa del Virgolo”, prevede una comunità di ricerca per bambini in cui, con l’aiuto di esperti, possano apprendere anche i fondamenti della convivenza civile». Per l’ambientalista Diego Poggio, «il Virgolo è un’area sensibile e ricca di specie viventi, che non deve essere distrutta intenzionalmente. Come giovane padre vorrei che la varietà delle specie fosse tutelata per le generazioni future». Nella brochure, parlano anche i bambini. Nina Pegoraro, 9 anni, scrive: «Il Virgolo è una montagna dove si possono vivere tante avventure. C’è un bellissimo vecchio albergo con la piscina, il vecchio circolo tennis. Spero che il Virgolo possa tornare a essere il luogo incantato di un tempo».
 A qualcuno potranno anche sembrare sogni, spiega il Comitato. Ma a volte i sogni visionari si possono avverare. Lo chiarisce, in apertura di brochure, il professor Michele Lettieri. «Fino a quarant’anni fa, il letto del Talvera lungo gli argini era soltanto una distesa di massi e detriti». Poi arrivò un idealista, ossia Lettieri, il cui sogno di realizzare un’area verde «trovò inizialmente oppositori irremovibili». Eppure, oggi, non potremmo nemmeno immaginare la città senza i prati del Talvera. «Le necessità - spiega Lettieri - non sono cambiate. Bolzano ha bisogno di zone ricreative nelle sue immediate vicinanze, raggiungibili senza auto per proteggere l’ambiente ed evitare un aumento del traffico, ma anche prive di barriere, in altre parole accessibili agli anziani e alla famiglie».
Alto Adige 13-5-10
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categoria:ambiente, antiinquinamento
mercoledì, 12 maggio 2010

Sull'asporto dei rifiuti


In questi cinque anni una delle poche cose portate a termine dalla maggioranza uscente è stata la cessione alla Seab dell’asporto rifiuti. Il risultato, visto dal punto di vista del cittadino, è stato un peggioramento complessivo del servizio che ha visto per di più un aumento delle tariffe di oltre il 20%. I sistemi di raccolta, criticati dalla stessa Seab, risultano poco funzionali ed invece di prendere atto di questa semplice verità si tende a nasconderla ed a scaricare le colpe unicamente sui cittadini. Certo vi sono comportamenti deplorevoli, ma se la percentuale supera una certa soglia vuol dire che c’è qualcosa che non va nel sistema stesso. Inoltre i messaggi inviati alla popolazione sono stati contradditori e il continuo cambio dei depositari della delega non ha certo favorito una uniformità di indirizzo.
Ultimamente poi sono stati ritirati i cassonetti per il cartone e quelli per il verde sempre con la giustificazione che “la gente ci buttava di tutto”.
Ci chiediamo, ma se allora anche per plastica,  vetro e metallo si presenta lo stesso problema, cosa fa l’amministrazione? Rinuncia alla raccolta differenziata?
Certo sappiamo che a questo difficilmente si arriverà, anche perché l’inceneritore di Bolzano ha bisogno di buon combustibile a cui sicuramente non si rinuncerà.
In ogni caso, invece di levare i cassonetti, occorre educare ed accompagnare il cittadino in questo lungo processo, bisogna modificare sulla base dell’esperienza il sistema di raccolta introducendo i necessari correttivi e, se necessario, si devono anche reprimere le condotte scorrette.
Se ad esempio nelle isole uno dei problemi è dovuto al conferimento in sacchetti troppo grandi, perché non distribuirne di colorati, immediatamente riconoscibili, in modo da ridurre drasticamente la possibilità di conferimenti con contenitori fuori norma?  Se invece è il sistema ad essere in sé difettoso, - come ha in pratica riconosciuto lo stesso produttore concedendo una proroga nella garanzia- invece di continuare a spendere i soldi dei cittadini in manutenzioni, si programmi una loro graduale sostituzione con apparati che garantiscano, nella loro semplicità d’uso, una maggiore affidabilità.

Walter Goldin
Candidato della lista
“Rifondalaives-L’Alternativa”

Seab: servizi ridotti per assemblee sindacali il 12 e 13 maggio
Comune di Laives Comunicato del 11-5-2010

A causa di un’assemblea sindacale indetta per domani, mercoledì 12 maggio, dalle 10.30 alle 12, potrebbero verificarsi dei disservizi presso il Centro di riciclaggio in zona Galizia a Laives, nello svolgimento della raccolta dei rifiuti pericolosi, del servizio spazzamento strade e del servizio canalizzazione.
Giovedì, 13 maggio dalle 10 alle 11.30 e dalle ore 18 alle 19non sarà possibile garantire il normale svolgimento del servizio asporto rifiuti a Laives a causa di due assemblee sindacali.



I servizi minimi essenziali saranno garantiti.



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categoria:ambiente, comune di laives
mercoledì, 12 maggio 2010



LA BELLA ADDORMENTATA NEL BOSCO
JUWEL IM DORNRÖSCHENSCHLAF


12 maggio
ore 11.30
presso il Cafè Plural a Bolzano

PRESENTAZIONE DELLA BROCHURE SUL VIRGOLO


Con la brochure bilingue „ La bella addormentata nel bosco” l’iniziativa “Il nostro Virgolo” e l’associazione protezionisti Alto Adige vogliono sensibilizzare la popolazione di Bolzano sulla bellezza e l’importanza del Virgolo.
Su questa balza rocciosa vi sono le radici di Bolzano, qui hanno vissuto reti, romani e germani („Castellum Bauzanum“). Come “montagna sacra di Bolzano“ ha da sempre avuto un ruolo importante nella vita spirituale dei cittadini di Bolzano ed attualmente il Virgolo viene apprezzato come paradiso naturale dove vivono numerose specie animali minacciate.
Nella brochure ricca di immagini non si parla solo di storia, spiritualità ed ecologia ma anche di temi quali l’importanza di zone ricreative di vicinanza, di marketing cittadino e di riduzione del traffico in città. Vi sono inoltre le testimonianze di sette persone, conosciute e non, che parlano del loro rapporto con il Virgolo.
In poche parole e molte immagini la piccola brochure risveglia il desiderio per questa collina, che ultimamente è stata spesso nominata in relazione a progetti edilizi.
Informazioni sul Virgolo si possono ricevere dal comitato “Il nostro Virgolo” (nostrovirgolo.wordpress.com)

La pubblicazione è inoltre reperibile a titolo gratuito presso:
Associazione protezionisti
Heimatpflegeverband
Südtiroler HochschülerInnenschaft
Maso Kohlerhof
Maso Wendlandhof
Cafè Plural Bolzano
Biblioteche pubbliche di Bolzano
[la lista verrà aggiornata entro la conferenza stampa di mercoledì]




Mit der zweisprachigen Broschüre „Juwel im Dornröschenschlaf“ möchten die Initiative „Unser Virgl“ und der Dachverband für Natur- und Umweltschutz die Boznerinnen und Bozner für die Schönheit und den Wert des Virgls sensibilisieren. Dieser wildromantische Felsvorsprung oberhalb der Stadt wurde bereits von Rätern, Römern und Germanen besiedelt („Castellum Bauzanum“); als „Bozens heiliger Berg“ spielte der Virgl im spirituellen Leben der Bevölkerung eine wichtige Rolle; und heute wird der Virgl immer mehr als Naturparadies geschätzt, da dort zahlreiche vom Aussterben bedrohte Tierarten leben.

In der reich bebilderten Broschüre geht es nicht nur um Geschichte, Spiritualität und Ökologie, auch Themen wie Naherholung, Stadtmarketing oder Verkehrsvermeidung werden angesprochen. Zudem kommen sieben Persönlichkeiten zu Wort, die über ihr Verhältnis zum Virgl berichten.

Mit wenigen Worten und vielen Bildern weckt die kleine Broschüre Lust auf jenen Berg, der zuletzt in Zusammenhang mit Bauprojekten in die Schlagzeilen geraten ist. – Informationen über den Virgl gibt die Initiative „Unser Virgl“ (nostrovirgolo.wordpress.com)

Die Broschüre ist an folgenden Stellen kostenlos erhältlich:

Dachverband für Natur- und Umweltschutz
Heimatpflegeverband
Südtiroler HochschülerInnenschaft
Kohlerhof am Virgl
Wendlandhof am Virgl
Cafè Plural Bozen
Öffentliche Bibliotheken Bozens
[wird bis zur PK am Mittwoch noch erweitert]

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categoria:ambiente
mercoledì, 28 aprile 2010

Inaugurazione dell'area verde di Pineta

LAIVES. Per la festa d’inaugurazione della nuova area verde ricreativa davanti a Pineta, oggi alle 12 saranno presenti anche il presidente Luis Durnwalder, il vice Christian Tommasini e l’assessore Florian Mussner. L’amministrazione comunale ha preparato un programma accattivante, che vedrà già alle 11 i bambini della scuola materna “Il sorriso” e dell’elementare “Collodi” di Pineta come protagonisti. Saranno loro infatti a mettere a dimora nuove piante ad alto fusto con le rispettive targhette: così piante e bambini cresceranno assieme, ricordano la bella occasione.
 Alle 12 invece la cerimonia vera e propria, con i vertici della giunta provinciale e comunale. Ci sarà musica offerta dagli allievi dell’Istituto musicale Vivaldi e quindi gli interventi di Durnwalder, Mussner e Tommasini. Verrà anche presentato a tutta la popolazione il progetto per la riqualificazione di Pineta, dopo l’avvenuto spostamento della SS12 da via Brennero. Alla fine, taglio del nastro e benedizione del nuovo, grande parco, che d’ora in avanti sarà a disposizione di tutti, non solo degli abitanti di Pineta. Proprio per loro è un appuntamento storico: dopo decenni di caos davanti all’abitato, Pineta torna a respirare e ad avere gli spazi vitali dei quali ha diritto. (b.c.)
Alto Adige 28-4-10
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categoria:ambiente, comune di laives
venerdì, 23 aprile 2010

Comincia la battaglia per l’acqua

ROMA. La grande battaglia dell’acqua sta per iniziare. Da sabato il Forum italiano dei movimenti per l’acqua inizia la raccolta di firme per abrogare le norme del decreto Ronchi che prevedono la liberalizzazione dei servizi idrici. Qualche giorno dopo, il primo di maggio, inizierà una seconda raccolta di firme contro il decreto, a opera del partito di Antonio Di Pietro. Infine è di ieri l’annuncio da parte del leader del Pd Pier Luigi Bersani di una petizione contro la «privatizzazione» dell’acqua che punta a raccogliere un milione di firme. «Simpatizziamo con i referendari - ha detto - ma sappiamo bene che da 15 anni a questa parte i referendum falliscono». Meglio quindi tentare la via parlamentare con l’obiettivo di cambiare la legge. Tante iniziative che vanno nello stesso senso, dunque, ma che sono anche lo specchio delle divisioni tra i partiti, i movimenti e le associazioni del centrosinistra.
 In sostanza le nuove norme del decreto Ronchi prevedono, salvo casi eccezionali, che gli enti locali affidino la gestione dei servizi idrici tramite gara e comunque senza che le aziende pubbliche eventualmente coinvolte abbiano un ruolo prominente. «Questa è la privatizzazione dell’acqua», la «mercificazione» di un bene fondamentale, «il via libera all’aumento delle tariffe», hanno tuonato le associazioni riunite nel Forum dei movimenti. «Questa è una bugia, uno slogan bugiardo», ha risposto il ministro delle Politiche europee Andrea Ronchi, «le nuove norme portano trasparenza, invocano investimenti per una situazione non più sostenibile. Dove si è attuata la liberalizzazione, come in Francia, i prezzi sono diminuiti a favore dei cittadini».
 I numeri dell’acqua ci dicono che il consumo medio italiano si attesta intorno a circa 250 litri al giorno pro-capite. La regione che consuma più acqua potabile è la Lombardia con 1.452 milioni di metri cubi, seguita dal Lazio (1.140), Campania (872), Veneto (730), Sicilia (626), Piemonte (594), Emilia-Romagna (517), la Toscana (460), Sardegna (298), Abruzzo (291), Friuli Venezia-Giulia (224), Trentino Alto-Adige (214), fanalino di coda la Valle d’Aosta (40).(a.co.)

Bene pubblico in appalto

ROMA. Nel novembre dello scorso anno le Camere hanno approvato il cosiddettto decreto Ronchi che, tra l’altro, contiene le nuove norme sulla gestione dell’acqua. Il decreto, che ribadisce come la proprietà dell’acqua resti pubblica, prevede che la gestione dei servizi pubblici sia conferita dagli enti locali in via ordinaria attraverso gare pubbliche mentre gli affidamenti diretti (quindi senza gara) siano permessi solo in casi straordinari. Nel primo caso le società possono essere o private o miste pubblico-privato. Nel secondo, previa autorizzazione, l’ente locale può affidare la gestione a una società (senza gara) su cui esercita però un controllo molto stretto.
 I tre referendum promossi dal Forum italiano dei movimenti si propongono di abrogare le norme del decreto Ronchi e altre precedenti che, secondo i promotori, porteranno alla privatizzazione e alla mercificazione dell’acqua. In caso di vittoria si tornerebbe all’affidamento del servizio a enti di diritto pubblico (azienda speciale, azienda speciale consortile, consorzi tra comuni) che qualificherebbero il servizio come privo di rilevanza economica.(a.g.)
Alto Adige 23-4-10
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categoria:ambiente, sociale
giovedì, 22 aprile 2010

La Giornata Mondiale della Terra
Il 22 aprile 1970, rispondendo ad un appello lanciato dal senatore democratico Gaylord Nelson, 20 milioni di cittadini americani si mobilitarono per una spettacolare dimostrazione a favore della salvaguardia dell’ambiente. Da quel giorno il 22 aprile è diventato la Giornata mondiale della Terra (Earth Day), un evento internazionale, oggi celebrato in 174 paesi del mondo, che ha per scopo la sensibilizzazione del pubblico sui temi della conservazione dell’ambiente in cui viviamo.
Oggi l'economia globale cresce a ritmi vertiginosi e con essa crescono consumi, inquinamento e conseguenti cambiamenti climatici e ambientali. Per questo la parola d’ordine di ogni politica di sviluppo lungimirante dovrebbe essere “sostenibilità” e le politiche volte alla riduzione dei consumi e delle emissioni dovrebbero essere una priorità per tutti: anche per i singoli che devono pretendere un veloce cambiamento di rotta da governi e organismi internazionali.
Per usare le parole del pioniere dell’ecologia moderna Barry Commoner, la Giornata mondiale della terra è in qualche modo il giorno in cui l'uomo fa la pace col pianeta su cui vive. È la giornata simbolo della sensibilità ambientale collettiva, in cui ognuno di noi ha il compito di sensibilizzare i propri familiari, amici e colleghi, come i vicini di casa e i concittadini e via via fino alle persone più lontane da noi e fino a chi gestisce la politica e l’economia. In questo senso i singoli possono fare molto con il loro comportamento quotidiano, con un utilizzo più consapevole delle risorse e con una quotidiana e continua opera di sensibilizzazione degli altri.
E l’Earth Day è un’occasione unica per sentirci tutti coinvolti e responsabili: perché non è affatto detto che non possiamo essere noi a cambiare il mondo.


Links

http://earthsite.org/
Sito ufficiale della Giornata della Terra

http://www.howgreenareyou.it/
National Geographic ha scelto di supportare la Giornata con una programmazione speciale.

Desertificazione
http://www.fao.org/desertification/default.asp?lang=en
http://www.cnlsd.it/
http://www.unccd.int/
http://www.didyouknow.cd/deserts.htm
http://www.acs.enea.it/attivita/desert/index.php?lang=en


Cementificazione
http://www.eddyburg.it/article/articleview/9974/0/99/


da:18/04/2008 - Sloweek
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categoria:ambiente
martedì, 20 aprile 2010

Proteste a Laives per i cassonetti del verde

BRUNO CANALI
LAIVES. Dopo avere constatato che in varie zone del territorio comunale i soliti maleducati continuavano a gettare ogni sorta di rifiuto anche nei cassonetti riservati alla raccolta del verde, Comune e Seab hanno deciso per la soluzione drastica: hanno tolto i cassonetti del verde dalle strade.
 Questo però sta creando notevoli disagi alla comunità, che chiede il ripristino del servizio. Di 74 bidoncini che c’erano, ne sono stati ritirati 28. Ne rimangono quindi 46, ma intere zone, vedi via Marconi, via Dante e via Sottomonte, ne sono sprovviste. Chi ci abita ed ha un giardino o un orto non sa più come fare: l’unica soluzione è caricare i rifiuti verdi in macchina e portarli al centro di riciclaggio in zona Galizia.
 Va meglio per i condomini che hanno potuto fare richiesta alla Seab per ottenere un bidoncino con lucchetto: finora ne sono stati distribuiti 21 e dalla Seab fanno sapere che altre 17 richieste sono in fase di verifica. Maggiori difficoltà per i privati che hanno uno spazio verde a casa.
 «La prima volta che mi è capitato - dice Laura Panfilo - non sapevo che avevano tolto i cassonetti per i rifiuti verdi. Ho pulito il giardino e mi sono recata in via Marconi, ma il cassonetto era sparito. Ora devo andare in zona Galizia, al riciclaggio, che tra l’altro al sabato pomeriggio è chiuso. Sono io sola ad avere il giardino nella casa dove abito e quindi non posso richiedere un bidone condominiale alla Seab. Penso anche alla signora anziana che abita qui vicino e non è più autosufficiente. Eppure non mi pare che le tariffe dei rifiuti siano calate, anzi!».
 Stesso problema anche per Ida Ninz, che abita in via Huber: «Per fortuna che c’è mio fratello con la macchina - spiega - perché altrimenti sarebbe un bel problema portare i rifiuti verdi al centro di riciclaggio così lontano. Attorno a casa abbiamo un discreto spazio verde e ogni volta che si taglia l’erba o si fa pulizia, il volume dei rifiuti è notevole. Certo che prima era molto più comodo, con il cassonetto in via Marconi. Purtroppo lo hanno tolto per colpa di qualche maleducato».
 Bruno Comunello portava i suoi rifiuti verdi al cassonetto di via Marconi, oppure a quello di via Innerhofer, dato che abita in via Kennedy. «Adesso è un problema, dato che lo hanno eliminato, e non mi rimane che raggiungere ogni volta il centro di riciclaggio. Quello dei rifiuti e relativi sistemi di raccolta è comunque un problema generale. Anche l’isola ecoplogica vicina a casa mia spesso è bloccata. Inoltre emana anche cattivi odori, nonostante sia vicina alla scuola materna di via Kennedy».
 Mauro Busetti è invece un amministratore di condomini e qui la musica cambia. «Quando hanno tolto i cassonetti del verde per le strade, abbiamo chiesto per i condomini un cassonetto condominiale. La Seab ce li ha forniti e direi che la cosa funziona bene. Il servizio di svuotamento è gratuito ed inoltre il bidoncino del verde è sulla proprietà condominiale, chiuso con il lucchetto. In questo modo vi possono scaricare i rifiuti verdi esclusivamente gli abitanti del condominio stesso e così, se c’è qualche cosa che non va, si fa presto ad individuare di chi è la colpa. Direi che per quanto riguarda almeno i condomini, sia questa la strada giusta».
 Del problema si è discusso a più riprese anche in consiglio comunale, con polemiche tra maggioranza ed opposizione. Andrà trovata una soluzione anche per i privati che hanno orti e giardini da tenere in ordine.
Alto Adige 20-4-10
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categoria:ambiente, comune di laives, antiinquinamento
lunedì, 19 aprile 2010

UNA LEZIONE DAL VULCANO

FERDINANDO CAMON
C’è in Italia un istituto che si chiama Centro Fenomeni Estremi, che ha monitorato la diffusione delle ceneri del vulcano dell’Islanda, e ha concluso che stanno piovendo sull’Europa e su tutta tutta l’Italia, Sicilia compresa. Dovrebbe rallentare stamattina. I Grandi della Terra, che dovevano volare ieri ai funerali del presidente della Polonia, sono rimasti a casa. Compreso Obama.
Pochi giorni fa Obama aveva annunciato la data entro la quale metteremo piede su Marte, per dire: “L’universo è nostro”, ma intanto non possiamo muoverci sulla Terra, dobbiamo ammettere:”La Terra non è nostra”. Il blocco degli aeroporti strozza le compagnie aeree, i loro bilanci precipitano in profondo rosso. Air Berlin reagisce, ha fatto volare un aereo senza passeggeri nei cieli proibiti, per cercare poi se ha rigature sui vetri o sui motori. La tentazione è: “Volare a rischio”. Io non lo farei. Mi son trovato in un volo in cui l’aereo aveva grossi problemi, era piombato nel buio, non produceva energia elettrica, il pilota aveva ridotto la velocità, era un Tupolev della linea Mosca-Leningrado, davanti a me una coppia di russi appena sposati si carezzavano sulle guance con “Addio caro”, “Addio cara”.: no, in un volo a rischio non voglio più trovarmi. Se la Natura urla a gran voce, con i boati di un vulcano, che lei è più più forte di noi, chino la testa e ne prendo atto. Secondo il Vico, è proprio per i vulcani, i terremoti, i tuoni e i fulmini che negli uomini primitivi s’è installata l’idea di Dio. per quelle arcaiche paure, e per l’immortale terrore della morte, che quell’idea resiste. Finché avrà paura di morire, l’uomo cercherà un Dio che l’accompagni oltre la morte. Galileo può aver ragione, ma la sua verità non spegne la fede nella verità divina. La pedofilia è orrenda, ma ieri le folle accorrevano a salutare il Papa a Malta: chi prevedeva il contrario, non conosce l’uomo.
L’Italia è fatta in maniera tale che ha bisogno degli aerei: senza aerei, Sardegna e Sicilia diventano lontanissime. Senza aerei, le orgogliose città del Nord, molte delle quali hanno un piccolo aeroporto per i voli d’affari con tutta Europa, sono morte. Dicono che l’immensa nuvola che sorvola l’Europa scarica polveri metalliche che raffreddano l’aria, e che perciò il clima diventerà più gelido. Prima dell’inverno dicevano che questo sarebbe stato un inverno caldo, si sarebbero sciolti i ghiacciai, si sarebbero alzati i mari. Invece è stato un inverno rigido, ha nevicato sempre, oltre i duemila la neve c’è ancora. La verità è che su clima, terremoti, vulcani, non abbiamo alcun potere di controllo e di previsione. Ieri piccole-medie scosse intorno a Perugia ce l’hanno ricordato. Scossettine anche a Los Angeles, ma nessun giornale le citerà mai: Los Angeles è una città che annovera duemila terremoti all’anno, ma finché sono minimi sussulti è meglio non parlarne per non far saltare i nervi degli abitanti, già tesi in previsione del Big One, il gigantesco scrollone che staccherà dal continente una fetta di California. Vista dall’alto, la fetta di California veleggiante sul Pacifico darà un’idea della Deriva dei Continenti, quando i continenti appena creati scivolavano sui mari in attesa di sistemarsi. Qualcuno ha scritto che un vulcano in eruzione dà l’idea di un mondo appena creato, in cui la Natura (si potrebbe anche chiamarla Dio) è onnipotente e l’uomo impotente. La verità è che gli uomini sprecano tutte le energie facendosi la guerra gli uni contro gli altri. un vecchio sogno poetico l’umanità che si mette d’accordo per una guerra contro gli aspetti maligni della Natura. Non vediamo quando una simile guerra comincerà, perché non vediamo quando la guerra di uomini contro uomini smetterà. (fercamon alice.it)
Alto Adige 19-4-10
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categoria:ambiente, antiinquinamento
lunedì, 05 aprile 2010

Viaggiare con rispetto

Arriva la primavera e già si pensa alle prime gite.
Il cantautore austriaco Reinhard Fendrich è un turista esemplare. Insieme ad altri nove vip austriaci come Barbara Stöckl o Stefanie Graf appoggia un'iniziativa promossa in tutta l'Austria riguardante il turismo rispettoso. Con poche parole Fendrich esprime le sue idee sulle vacanze:
"Penso che ogni cultura e tradizione meriti rispetto. Quindi durante le vacanze sono rispettoso nei confronti del modo di vivere di chi mi ospita."
"Viaggiare con rispetto" è lo slogan dell'azione che trova questo forte sostegno di Reinhard Fendrich. L'azione è stata sviluppata da "respect", l'istituto per turismo integrativo e sviluppo di Vienna. È obiettivo di "respect" considerare turismo e sviluppo in modo globale, come complessamente intercollegati e in rapporto alla vita e alla qualità di vita di tutti gli uomini in "un" mondo.
Il direttore di "respect" è il Dr. Christian Baumgartner. Egli descrive il lavoro del suo istituto nel seguente modo: "Siamo attivi sia a livello nazionale che a livello internazionale, facciamo ricerche in collaborazione con alcune università sul tema dello sviluppo regionale, offriamo istruzione per guide turistiche o manager regionali così come consulenze per governi e singole istituzioni in paesi in via di sviluppo, ma mettiamo anche a disposizione informazioni per viaggiatori, agenzie di viaggi e linee aeree."
Un esempio concreto per il lavoro di formazione è la "scuola del viaggiare morbido, un corso per turismo integrativo e sviluppo regionale", che viene proposto da alcuni anni e che si rivolge a manager del turismo e a manager regionali, tra l'altro quest'anno con il tema "mobilità morbida".

Ulteriori informazioni sull'istituto, ma anche informazioni utili per viaggiatori che si interessano a "viaggiare con rispetto" si trovano in internet www.respect.at


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categoria:ambiente
domenica, 04 aprile 2010


I Verdi: l’acqua resti un bene pubblico

LAIVES. Intervento del gruppo verde per ribadire il no alla privatizzazione dell’acqua. Paolo Zenatti, capogruppo dei Verdi, ha espresso «preoccupazione per la decisione del governo di privatizzare il servizio idrico. Noi confermiamo invece il principio di proprietà pubblica del servizio idrico integrato. Tutte le acque, superficiali o sotterranee debbono rimanere pubbliche, costituendo una risorsa accessibile a tutti». La richiesta dei Verdi (approvata a maggioranza dal consiglio) è che si faccia il possibile per contrastare la privatizzazione inserendo il principio nello Statuto comunale.
Alto Adige 4-4-10
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domenica, 04 aprile 2010

Tutti i dubbi sul nucleare

VITTORIO EMILIANI
Una doccia gelata per Berlusconi, nuclearista convinto. Avrebbe fatto meglio a seguire i consigli di chi lo esortava a intensificare le ricerche sulle centrali di quarta generazione, alimentate dal torio. Infatti: 1) il torio è assai più abbondante dell’uranio (che in un quarantennio si esaurirà); 2) produce scorie dalla vita infinitamente più breve, 30-40 anni; 3) per produrre un GW (1 miliardo di watt) basta 1 tonnellata di torio contro 200 di uranio. Dunque, le tecnologie francesi acquistate dal governo sono già vecchie, molto costose e fra le meno sicure.
 Alle ultime regionali poi la confusione nel centrodestra è risultata massima. Il ministro per l’Ambiente, Prestigiacomo, ha assicurato: «I siti saranno scelti senz’altro con il coinvolgimento del territorio». Ma la legge Scajola prevede (e il ministro l’ha sempre ribadito) che il governo possa scegliere anche contro il volere delle Regioni. Nel Lazio - dove sorge Montalto di Castro più volte indicata come sito nucleare - Renata Polverini ha assicurato che si sarebbe opposta, avendo già, a Latina, una vecchia centrale le cui scorie non si sa dove cacciare. Ancor più deciso il «no» del governatore veneto, Luca Zaia, secco alt preventivo ad una possibile centrale nucleare nel Polesine. Il premio Nobel Carlo Rubbia predica da tempo di intensificare la ricerca su centrali alimentate dal torio e sul fotovoltaico (quanto all’eolico, ritiene che in Italia non sia economico a causa del vento la cui intensità e costanza è metà di quella europea).
 Del primo ho già detto. Del secondo: è la fonte rinnovabile più interessante e temporalmente infinita. Però - come i parchi eolici - esigerebbe una seria pianificazione degli insediamenti. L’esatto contrario di quanto fa questo governo. Lo comprova l’incidente di ieri alla centrale Enel di Civitavecchia, un trentenne morto e alcuni feriti, stavolta per una fuga di ammoniaca. Il solito tragico film del personale delle imprese private di manutenzione mandato a rischiare la vita per pochi euro e senza attrezzature idonee.
Alto Adige 4-4-10
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domenica, 04 aprile 2010

Laives diventa «denuclearizzata»

LAIVES. «Territorio denuclearizzato»: questa l’indicazione che riguarderà Laives da oggi. Significa che la città si schiera contro le armi nucleari ed è quindi una definizione sostanzialmente simbolica. La decisione è stata adottata dal consiglio comunale, che ha approvato un ordine del giorno proposto da Alberto Alberti e Patrizia Simone del Pd. I due consiglieri hanno spiegato i rischi legati al nucleare per la produzione di energia e per il fatto che proprio con le scorie nucleari si produce il plutonio per le armi atomiche.
Alto Adige 4-4-10

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categoria:ambiente, comune di laives, antiinquinamento
venerdì, 02 aprile 2010


Ora, approvato dal consiglio il piano del verde comunale

ORA. Approvato dal consiglio comunale, su proposta del vicesindaco Claudio Mutinelli, il piano del verde. «Tra i comuni di dimensioni medio/piccole - sottolinea il vicesindaco - siamo tra i primi in provincia ad esserci dotati di uno strumento di questo tipo». L’idea di occuparsi della redazione di un piano del verde comunale non solo per il paese ma anche per le zone industriali e le aree ricreative e di riposo è stata affrontata assieme all’ufficio provinciale ecologia del paesaggio. Ad elaborare il piano è stato, poi, un team di tecnici paesaggistici formato dall’ingegner Günter Dichgans, dal dottor Marco Molon e dall’ingegner Christian Sölva. «La progettazione - spiega Mutinelli - comprende l’elaborazione di un concetto di sviluppo con particolare riferimento al centro storico, ai nomi e alle piante per l’intero territorio comunale e potrà fungere da base per il nuovo Puc. Per la previsione di nuovi insediamenti, in futuro, dovranno essere necessariamente coinvolti anche i tecnici paesaggisti. I parchi, le aree di riposo e i parcheggi dovranno essere realizzati in base alle esigenze già rilevate». Una volta terminata la circonvallazione il paese dovrà essere riqualificato, in modo tale da aumentare la qualità della vita dei cittadini. «Il piano del verde comunale vuole anche garantire che per il rinverdimento delle aiuole e delle aree pubbliche vengano utilizzate piante nostrane che non abbiano bisogno di molta acqua e non portino con se grandi costi di manutenzione. Ci aspettiamo, pertanto, anche risparmi non tracurabili».
Alto Adige 2-4-10
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venerdì, 02 aprile 2010

Un parco sulla discarica di Firmiano

Dal colle bonificato e rimboschito si partirà a piedi o in bicicletta per raggiungere il lago di Monticolo
DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Dieci ettari di estensione: 6,5 rimboschiti con 30mila piante autoctone e 3,5 di prati pianeggianti, solcati da sentieri e stradine pedociclabili. Alla base un parcheggio dalla capienza di 180 posti. Da qui si potrà partire a piedi o in bici per raggiungere il lago di Monticolo, godendo di una spettacolare vista aerea sulla città e su almeno 50 chilometri di val d’Adige. Stiamo parlando di un nuovo parco alle porte della città, in cima alla collina di castel Firmiano, utilizzata per trent’anni come discarica di rifiuti. Lo sta realizzando, su commissione della ripartizione provinciale ai Lavori pubblici, un corsorzio di imprese capeggiate dalla Alpenbau. Sarà terminato per il giugno del 2011.
 Si tratta del sesto e ultimo lotto di lavori per la bonifica delle vecchie discariche bolzanine in zona, iniziati nel lontano 1999. Alla fine, si saranno spesi 40 milioni di euro, una buona quota dei quali utilizzata per eliminare la ex collina Pasquali a Bolzano sud, con i suoi rifiuti pericolosi smaltiti in Germania.
 Sono in molti i bolzanini ad aver alzato il naso nelle ultime settimane e ad essersi domandati cosa diavolo stia succedendo lassù, ma per trovare una spiegazione, l’unica era andare a visitare la zona, perché fino ad ora i lavori non sono stati molto pubblicizzati.
 Il cantiere è vastissimo. La sua ampiezza si riesce a percepire con precisione soltanto in due modi: o sorvolandolo in aereo, oppure percorrendone con un fuoristrada le stradine perimetrali e sommitali. La collina si estende per dieci ettari, circa otto dei quali di discarica vera e propria.
 «Era necessario bonificare l’area», spiega Giulio Angelucci dell’ufficio provinciale Gestione rifiuti. «Qui si sono scaricate immondizie dall’inizio degli anni Sessanta all’inizio degli anni Novanta. La discarica ancora oggi è attiva, nel senso che per via delle infiltrazioni di acqua piovana, al suo interno si innescano delle reazioni chimiche, i cui risultati sono: temperature di 80-90 gradi, percolati liquidi che precipitano verso il basso e biogas. Per neutralizzare questi effetti è necessario impedire all’acqua di penetrare nel terreno. Per questo, negli ultimi anni si sono effettuati diversi lavori: con quest’ultimo lotto la collina dei rifiuti è stata rimodellata per renderne i fianchi meno ripidi e dunque meno instabili». Insomma, si è ridotta la pendenza per diminuire il rischio di crolli. Altrimenti sarebbe stato impossibile stendere le impermeabilizzazioni. Si sono creati due grossi bacini impermeabili sul fondo - «secondo i più restrittivi standard a livello europeo» - all’interno dei quali si sono spalmati i rifiuti, riducendone l’altezza. «Già oggi, con un sistema di tubazioni sotterranee e diaframmi ai bordi della discarica, riusciamo a captare il 90-95% dei percolati. In futuro, con la collina totalmente impermeabilizzata grazie a speciali guaine e coperture minerali, mancherà l’acqua e le reazioni chimiche andranno così ad esaurirsi. La temperatura calerà, percolati e gas con gli anni svaniranno. Ma sarà comunque necessaria una post conduzione da parte del Comune di Bolzano, che dovrà tenere sotto controllo l’abbattimento delle emissioni gassose, una sorta di catalizzazione e purificazione, come pure la raccolta e lo smaltimento dei percolati».
 Come racconta il geometra Jürgen Wieser dell’ufficio provinciale Infrastrutture e opere ambientali, «sulla sommità della collina, in queste settimane si stanno creando tre grandi terrazze piane, collegate da strade e sentieri pedo-ciclabili. Le superfici piane hanno un’estensione complessiva di 3,5 ettari». Vi si potranno sistemare panchine e quant’altro per renderle fruibili da parte della cittadinanza e dei turisti, che da marzo a ottobre affollano il Messner mountain museum, ospitato nel vicino castel Firmiano. Sulla sommità della collina sono stati portati anche luce, fognature e quanto necessario per realizzarvi bagni pubblici e un posto di ristoro.
 Al termine del rimodellamento e della impermeabilizzazione della collina, l’intera area verrà rinverdita. Illustra come il geometra Kurt Kompatscher, direttore dei lavori a Firmiano. «Dopo aver sistemato otto differenti strati di impermeabilizzanti e materiali atti ad abbattere il biogas, il tutto intervallato da sonde per monitorare il terreno, sopra verrà sistemato circa un metro e mezzo di terra. Poi, come ultima lavorazione, la ripartizione provinciale Foreste si occuperà del rimboschimento. In totale verranno piantati 30mila alberi, delle stesse varietà presenti nei boschi circostanti, quelle che incontriamo andando a passeggio verso Monticolo».
 Sull’area sommitale di Firmiano, però, le precipitazioni sono scarse. Poca pioggia, molto caldo, in estate tanto vento. E lo strato di terra non sarà così profondo. Ergo, almeno per i primi anni sarà necessario irrigare. Allo scopo si sono realizzati due bacini artificiali, da riempire con l’acqua piovana e, soprattutto, con una idrovora che pescherà alla base della collina, nelle acque del fiume Adige. Tutto ciò verrà realizzato dalla Provincia, che predisporrà anche lo spazio per 180 auto. Al resto, cioè alla destinazione finale, agli arredi e a sistemare il parcheggio, dovrebbe pensare il Comune. Ma i tecnici provinciali, in coro, dicono: «Sono anni che sollecitiamo Bolzano. Devono dirci cosa vogliono fare di quest’area. Ma non si sono mai degnati di farci pervenire nemmeno una proposta informale». Ancora una volta, municipio latitante?
Alto Adige 2-4-10
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categoria:ambiente

venerdì, 12 marzo 2010

Risparmio energetico via agli incentivi obiettivo per avere più Casaclima



BOLZANO. I nuovi criteri per l’incentivazione energetica sono stati presentati ieri dall’assessore Michl Laimer. L’obiettivo, spiega, è trasformare l’Alto Adige in un vero e proprio «KlimaLand», all’insegna della sostenibilità, con emissioni pro capite di 2 tonnellate annue di CO2 e fabbisogno energetico coperto al 100 per cento da energie rinnovabili. I nuovi criteri per l’incentivazione energetica, quale misura del «Pacchetto per la tutela del clima», sono stati approvati dalla giunta provinciale il primo marzo e con tale data sono entrati in vigore. Per quanto attiene al fabbisogno energetico (escluso il traffico) la parte di quota riferito all’impiego dell’energia rinnovabile nel 2009 ha toccato il 56 per cento. Per il 2020 l’obiettivo da raggiungere è superiore al 75 per cento per poi giungere alla copertura del 100 per cento. L’Alto Adige dispone della maggiore estensione di collettori solari a livello nazionale ed europeo con una superficie di 400 metri quadri per mille abitanti, a fronte dei 27 metri quadri per mille abitanti in Italia e 57 metri quadri per mille abitanti in Europa. L’obiettivo del nuovo meccanismo di incentivazione, ricorda Laimer, è «non più incentivi per singoli interventi, ma mirati al raggiungimento dello standard CasaClima C nell’esistente attraverso il risanamento energetico e CasaClima A nel nuovo».

Alto Adige 12-3-10
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categoria:ambiente, provincia di bolzano, antiinquinamento
mercoledì, 10 marzo 2010

BLITZ ALLA CENTRALE DI MONTALTO DI CASTRO




siamo in azione a Montalto di Castro! Alle luci dell´alba i nostri attivisti hanno occupato il tetto della fabbrica della vecchia centrale nucleare, bloccata dal referendum del 1987. Ora un 'urlo nucleare' di 150 metri quadrati ricopre il tetto, accompagnato dalla scritta "Emergenza nucleare".
Segui l'azione in diretta

Non è finita qui. Tra pochissime ore, alle 13, appena al largo della centrale, sulla nostra nave Rainbow Warrior si esibiranno in un live gli "Artisti contro il nucleare": Adriano Bono & Torpedo Sound Machine, 99 Posse, Leo Pari, Piotta e Punkreas canteranno per la prima volta dal vivo il singolo "No al nucleare".

Partecipa anche tu all’evento online. Segui lo streaming in diretta sul nostro sito: www.nuclearlifestyle.it

Il nucleare è una scelta sciagurata per l’Italia e una pericolosa perdita di tempo. Tornare al nucleare significa perdere oltre dieci anni per ritrovarsi poi con centrali obsolete e pericolose. E sprecare l’opportunità di investire nelle vere soluzioni per l’indipendenza energetica e per il clima: rinnovabili ed efficienza.

Tocca adesso ai candidati alla guida delle regioni prendere subito una posizione chiara contro il nucleare, altrimenti dopo le elezioni verranno imbavagliati e costretti ad accettare le decisioni del governo.

Intanto su Nuclear Lifestyle continua a girare il contatore delle firme contro il nucleare. Siamo più di 64mila! Grande successo anche per la nostra Nuclear Hotline: al numero verde gratuito 800.864.884 centinaia di cittadini hanno già chiamato per lasciare ai candidati i propri messaggi contro il nucleare. Saluti e a presto!

PS: Come saprai, Greenpeace è indipendente e realizza le sue campagne solo grazie all’aiuto di singole persone come te. Diventa un sostenitore di Greenpeace! Sostieni questa e altre campagne in difesa del pianeta.

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categoria:ambiente, antiinquinamento
venerdì, 05 marzo 2010


Zanvettor-bilancio e programmi




Nell’intervista all’assessore Zanvettor, pubblicata su questo giornale, ciò che balza immediatamente all’occhio è la mancanza di un serio bilancio di questi cinque anni di governo della nostra città: la conseguenza è la riproposizione acritica di quella esperienza, a nostro modo di vedere negativa dal punto di vista  dei contenuti e delle speranze che la presenza di una sensibilità verde aveva suscitato tra i cittadini.
Non riuscire a vedere il fallimento di una politica è probabilmente una sindrome che colpisce chiunque arrivi a governare e da cui sembra impossibile salvarsi a meno di avere convinzioni profonde e radicate: gli esempi sono pochi, ma fortunatamente esistono anche a Laives.
Ma veniamo a ciò che l’assessore ritiene sia stato realizzato: partecipazione popolare, risparmio energetico, parchi, riqualificazione di San Giacomo e della zona scolastica di Laives, abbattimento delle barriere architettoniche.
Qualcosa ci deve essere sfuggito: la delega della partecipazione è stata ben presto scaricata in altre mani e non ci pare che la piazza di Laives, la cittadella dello sport, l’aeroporto, il Safety Park, solo per fare alcuni esempi eclatanti, abbiano visto il coinvolgimento dei cittadini. Per il risparmio energetico non si è ancora riusciti a decidere con quali modalità installare i pannelli fotovoltaici sul tetto del municipio per limitare i costi di esercizio della struttura, la nuova illuminazione a Pineta è stata realizzata con  lampioni tradizionali, ma si sono installati due (sic!) lampioni a led in via Pietralba; San Giacomo è ben lungi dal vedere concretizzati gli interventi promessi; aver eliminato le barriere architettoniche su meno di due strade cittadine non ci pare un grande traguardo e  il parco di via Marconi, completato con ritardi considerevoli, è ancora senza il relativo parcheggio; zona scolastica e area cani poi non sembrano un connubio edificante.
Per il futuro si pensa invece a pedemontana, secondo lotto di San Giacomo e aree per cani. Nulla si dice delle ciclabili che non entrano quindi nei programmi del prossimo quinquennio. Un po’ poco, ci pare, soprattutto per chi nel frattempo avrebbe urgente bisogno di recuperare un briciolo di credibilità.

Rosario Grasso

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categoria:ambiente, comune di laives
giovedì, 04 marzo 2010



Rifiuti verdi, inizia la pulizia di orti e giardini ma la Seab ha fatto rimuovere i contenitori




 LAIVES. E’ tempo di iniziare con la pulizia di orti e giardini per prepararli alla nuova stagione, ma mancano i cassonetti per la raccolta dei rifiuti verdi. “Riceviamo lamentele da parte dei cittadini - dicono in municipio - ma non possiamo fare altro che girarle alla Seab”.
 E proprio i responsabili Seab avevano spiegato al consiglio comunale perché i cassonetti per i rifiuti verdi sono stati quasi del tutto eliminati sul territorio comunale di Laives: “Nonostante continue raccomandazioni - questa la giustificazione - continuavamo a trovare nei cassonetti del verde anche altri rifiuti e gli stessi sacchetti di plastica utilizzati per raccoglierli. Visto che le esortazioni a rispettare le indicazioni non venivano recepite, non è rimasto altro da fare che eliminare i cassonetti. I condomini che ne vogliono uno possono comunque richiederlo alla Seab e in seguito vedremo anche si andare incontro alle esigenze dei singoli privati”. In realtà ci sarebbe comunque la possibilità di portare il verde al centro di riciclaggio in zona Galizia, che però è chiuso nei fine settimana, quando molti sistemano il giardino.

Alto Adige 4-3-10
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mercoledì, 03 marzo 2010

Gli ispettori rovistano nell’immondizia a Laives. Quattro multe per rifiuti abbandonati





BRUNO CANALI

LAIVES. Preso atto dei continui episodi di maleducazione e inciviltà presso le isole ecologiche e i punti di raccolta dei rifiuti l’assessore Liliana Di Fede aveva preannunciato una intensificazione dei controlli e i primi risultati non sono tardati ad arrivare: sono stati individuati (e sanzionati) 4 cittadini che avevano abbandonato i rifiuti accanto ai raccoglitori in via Marconi e via Nazario Sauro. Alcuni di questi cittadini avevano lasciato il sacchetto accanto alla colonnina dell’isola interrata e un altro invece aveva provocato il blocco del sistema di raccolta cercando di introdurre un contenitore voluminoso, col risultato che l’apparecchiatura si è bloccata. In tutti i casi comunque, l’addetta comunale ai controlli è riuscita a risalire ai proprietari di quei rifiuti analizzando il contenuto dei sacchetti, nei quali ha trovato documentazione inequivocabile per dare un nome e un cognome all’autore dell’episodio. La sanzione ammonta a 34,43 euro e - conferma proprio l’addetta - nei quattro i casi in questione si tratta di cittadini in possesso della tessera per accedere al servizio di raccolta presso le isole. Questo rende ancora più grave il fatto che queste persone abbiano preferito comunque gettare il sacchetto con i propri rifiuti accanto all’apparecchiatura di raccolta invece che servirsene regolarmente con la scheda che dovrebbero possedere. Probabilmente lo hanno fatto per la fretta, ma non si tratta di un comportamento giustificabile.
 Tre di queste quattro persone individuate sono extracomunitari residenti in città, ma comunque regolarmente registrati presso l’ufficio anagrafico comunale dato che a suo tempo hanno ottenuto la scheda magnetica personalizzata per scaricare i rifiuti nei sistemi di raccolta. I controlli quindi vanno avanti e si arriverà anche a far pagare i danni a coloro che con comportamenti impropri, danneggeranno i sistemi di raccolta dei rifiuti.

Alto Adige 3-3-10
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categoria:ambiente, comune di laives
domenica, 28 febbraio 2010


Alloggi per 53 mila metri cubi all’ex Amonn di San Giacomo


"mostro"

BRUNO CANALI


 LAIVES. La prospettiva di avere in pieno centro a San Giacomo un “mostro” urbanistico da 53 mila metri cubi preoccupa molto i residenti, così come non lascia tranquilla nemmeno l’amministrazione comunale.
 L’area in questione è quella dell’ex magazzino “Amonn”, stretta tra statale e ferrovia, a ridosso del “Garden Village”. Quest’ultimo ha già portato alcune centinaia di appartamenti nel cuore di San Giacomo, con le conseguenze che si possono intuire: aumento del traffico e necessità di adeguamento delle infrastrutture. L’ex magazzino Amonn si trova immediatamente a sud del Garden Village ed insieme faranno un nuovo quartiere.
 Preoccupazione dicevamo, espressa anche in occasione di un recente incontro tra comitato civico di San Giacomo e alcuni amministratori comunali. Tra questi il vice sindaco Georg Forti, titolare dell’urbanistica.
 «In effetti, 53 mila metri cubi in centro a San Giacomo sarebbero un’enormità; per questo abbiamo già proposto al proprietario (che è Amonn appunto) di spostare altrove almeno 17mila metri cubi, ottenendone disponibilità. Però in cambio, oltre allo spostamento, ci hanno chiesto anche maggiore cubatura come indennizzo per l’acquisto di terreno e attualmente la proposta è in Provincia, dove i tecnici dovranno fare delle valutazioni e darci delle stime. Poi dipenderà da Amonn trovare l’accordo oppure no e quindi predisporre un piano di attuazione relativo all’area di sua proprietà in centro all’abitato».
 Georg Forti conferma anche che per adesso non esisterebbe un’indicazione in merito a terreni alternativi sui quali spostare quei 17 mila metri cubi che verrebbero tolti dal centro e, come detto, prima di tutto occorrerà attendere le stime dei tecnici provinciali. Un fatto comunque è evidente: prima o poi la trasformazione dell’ex magazzino Amonn avverrà e per quanti metri cubi si riuscirà a togliere dal centro dirottandoli altrove, l’impatto sarà sconvolgerà definitivamente la realtà ancora “paesana” dell’abitato alle porte di Bolzano, con altre centinaia di nuovi appartamenti che arriveranno accanto al Garden Village, già oggi presenza molto “impattante” per San Giacomo.

Alto-Adige 28-2-10



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venerdì, 26 febbraio 2010


Rifiuti abusivi: controlli più serrati dei vigili urbani


ripensamento degli abusivi


LAIVES. Dalla prossima settimana inizieranno controlli più serrati control l’abusivismo nel campo dei rifiuti domestici. «I vigili urbani verificheranno le situazioni - dice Liliana Di Fede -, anche se non ci nascondiamo che non si tratta di cosa semplice da fare. Nei casi acclarati di abuso, procederemo con le sanzioni». La questione è tornatra di attualità dopo che Verena Trockner, direttrice amministrativa di Seab, ha spiegato che nel 2008 erano stati rilevati 101 casi di abusivismo dei rifiuti, mentre nel 2009 erano stati 66. Si tratta di persone che non figurando ufficialmente negli elenchi dei contribuenti, evitano anche di pagare la tariffa per lo smaltimento dei rifiuti: una evasione totale che qualora verificata è anche sanzionata e i soldi delle multe vanno al Comune. Per accertare queste situazioni si incrociano i dati dell’anagrafe comunale con quelli dell’Azienda elettrica, ma rimangono esclusi i clienti dell’Enel, ente che non fornisce i dati relativi agli allacciamenti. «Non è facile neppure con i vigili urbani individuare queste situazioni - spiega la Di Fede - e stiamo lavorando per promuovere un maggior senso civico e un controllo sociale. Per questo abbiamo coinvolto i volontari; le segnalazioni di abusi ed evasioni possono essere fatti al Comune anche dai cittadini privati».


Alto Adige 26-2-10
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mercoledì, 17 febbraio 2010


Biodigestore: Laimer ordina uno studio sulle emissioni nocive




SALORNO. Sul biodigestore che la Provincia di Trento intende realizzare a Cadino, ad un chilometro da Salorno, vuole vederci chiaro anche l’assessore altoatesino Michl Laimer, che ha incaricato - attraverso l’Appa - una ditta specializzata germanica di effettuare un’analisi sulle emissioni. «Vogliamo precise garanzie - spiega Stefan Franceschini del comitato “no al biodigestore“ - sull’impatto ambientale anche da Trento».
 Il comitato altoatesino, di cui fanno parte rappresentanti di Salorno, Cortina e Magrè, questa settimana sarà ricevuto due volte a Trento. «Venerdì - spiega il vicepresidente Stefan Franceschini - chiederemo il sostegno del presidente del Consiglio regionale Marco Depaoli, mentre domani siamo stati convocati, per un’audizione, dalla terza commissione del Consiglio provinciale di Trento presieduta da Roberto Bombarda. Nel frattempo l’agenzia provinciale altoatesina per l’ambiente ha deciso di analizzare il problema, come avevamo chiesto da tempo, e commissionare uno studio ad una ditta specializzata germanica». L’Appa ha già avuto un incontro a carattere informativo con i colleghi trentini, in particolare con un dirigente del dipartimento urbanistica e ambiente. «Ci è stato garantito - prosegue Franceschini - che l’Appa altoatesina parteciperà all’analisi di uno studio analogo della Provincia di Trento e alla valutazione dell’impatto ambientale».
 Nel frattempo la Svp della Bassa Atesina si è confrontata sulla spinosa questione anche con l’assessore provinciale Michl Laimer. «Ha riconosciuto - continua Franceschini - che potrebbe esserci un problema di cattivi odori qualora l’impianto fosse utilizzato in modo improprio. Di qui la necessità di fare ulteriori verifiche e di confrontarsi con la Provincia di Trento. Allo stato attuale, è bene precisarlo, non è ancora disponibile alcun dato sull’impatto ambientale del biodigestore».
 Tra i più contrari all’ubicazione del biodigestore a Cadino c’è anche il sindaco di Salorno Giorgio Giacomozzi. «Questo impianto rischia di compromettere la vivibilità e il valore ambientale ed economico di un territorio. Rispetto a questa malaugurata ipotesi ci siamo opposti da subito e continueremo a farlo con tutti i nostri mezzi fino a quando la Provincia di Trento non cambierà i suoi programmi, trovando un sito meno impattante». (m.bon.)


Alto Adige 17-2-10
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mercoledì, 17 febbraio 2010



Raccolta dell’umido per le famiglie slitta la partenza




BRUNO CANALI


 LAIVES. Per la raccolta dell’umido tra le famiglie occorrerà attendere e una data ancora non c’è. Prima dovrà essere ampliato il centro di destinazione dei rifiuti, che attualmente è l’impianto di Lana, nel Burgraviato.
 Ieri invece è stata presentata quella relativa alle grandi utenze (ristoranti, alberghi, pizzerie e bar) che scatterà il 23 febbraio, ogni martedì e venerdì. In queste settimane si sta completando, a cura della Seab, la distribuzione dei 170 bidoni che riguarda un’ottantina di utenti.
 L’ingegner Andrea Girinelli, responsabile per Seab della raccolta differenziata a Laives, presente assieme al dottor Franco Gallina, all’assessora Liliana Di Fede, alla delegata comunale in Seab Carla Franceschini e al dottor Gianluca Nettis, ha spiegato come funzionerà la raccolta e uno degli elementi importanti è che nei contenitori non dovrà finire altro rifiuto che non sia l’umido ovvero, i resti di cucina, escluse ossa, gusci di uova, di noci e di molluschi.
 «È un passo avanti importante quello che stiamo compiendo - ha detto Liliana Di Fede - perché ci aspettiamo anche un ulteriore aumento della differenziata. I dati a disposizione di Seab ci dicono che fin qui è andata bene, con la raccolta differenziata che è passata dal 42,9 per cento al 48,1 per cento delle 7.283 tonnellate di rifiuti complessivi. Ovviamente, con la separazione dell’umido ci aspettiamo un ulteriore miglioramento».
 Il via riguarda le grandi utenze, sia perché sono in numero molto minore delle famiglie, sia perché producono effettivamente grandi quantità di rifiuto umido. «Ci aspettiamo da questa raccolta 150 - 200 tonnellate l’anno - ha detto l’ingegner Girinelli - tutti rifiuti che non andranno più all’inceneritore».
 Non altrettanto buone invece sono le notizie per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti “verdi”, quelli derivanti dallo sfalcio dell’erba e dei giardini. «Una ventina di bidoni per il verde siamo stati costretti a toglierli dalle strade - ha spiegato Girinelli - perché abbiamo registrato un loro uso improprio. Nel verde non deve assolutamente esserci alcun altro tipo di rifiuto e invece ci trovavamo di tutto. Così non è rimasto altro da fare che togliere i bidoni. Chi li vuole può comunque rivolgersi alla Seab, in particolare condomini o gruppi di persone, e vedremo cosa si può fare».
 A sua volta, l’assessore Di Fede ha garantito che proseguirà anche in futuro la campagna d’informazione e di sensibilizzazione della cittadinanza attraverso i volontari che distribuiscono placcati presso le isole ecologiche. Questi volontari si sono dimostrati preziosi anche come garanti che gli impianti vengano utilizzati in maniera corretta, onde evitare blocchi e danneggiamenti.
 «Però abbiamo anche stabilito che d’ora in avanti faremo più controlli e anche sanzioni laddove persista il malcostume - ha aggiunto l’assessore Di Fede - perché dopo tutte le iniziative, credo che chiunque dovrebbe avere capito come comportarsi».

Alto Adige 17-2-10
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martedì, 16 febbraio 2010


Al via l’umido per le grandi utenze




 LAIVES. La Seab sta completando la distribuzione dei raccoglitori per l’umido alle grandi utenze e questa mattina il nuovo servizio (che inizierà il 23 febbraio) verrà presentato in municipio. Grandi utenze significa alberghi, ristoranti, pizzerie e mense, una novantina in tutto sparse sul territorio. Si è deciso di iniziare con queste proprio perché, potenzialmente, sono utenze che producono grandi quantità di rifiuti umidi, come quelli prodotti dalle cucine. Dovrebbero essere diversi quintali alla settimana e questo comporterà automaticamente un aumento della percentuale dei rifiuti riciclati, che non vanno all’inceneritore di Bolzano. Questa percentuale ha raggiunto il 48,1 per cento - fanno sapere dalla Seab - un dato certamente positivo, ma che si può ulteriormente migliorare, proprio grazie alla raccolta differenziata dell’umido. Più in là nel tempo arriverà la raccolta dell’umido anche per le famiglie (sono diverse migliaia sul territorio comunale) e in questo caso l’operazione sarà molto più complessa. (b.c.)

Alto Adige 16-2-10
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giovedì, 11 febbraio 2010


«Nucleare, che errore»



L’ASSESSORE LAIMER

 «Non posso immaginare che la popolazione residente in un potenziale sito possa accettare senza reagire la costruzione di una centrale nucleare, al contrario: non si troveranno i siti perchè i cittadini interessati si muoveranno per difendersi»: lo dice l’assessore all’ambiente Michl Laimer. «Chi crede che il futuro dell’approvvigionamento energetico stia nell’energia nucleare - afferma - non ha imparato le lezioni degli ultimi anni».

Alto Adige 11-2-10

Firma l'appello contro il nucleare

Poche ore fa il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legislativo che disciplina la localizzazione e la realizzazione di nuove centrali nucleari. Ma non ci diranno - prima delle elezioni - in quali Regioni intendono costruire gli impianti!! È un diritto di noi cittadini saperlo!

La nostra campagna contro questa scelta rischiosa e troppo costosa va avanti. Partecipa anche tu e firma l’appello sul sito www.nuclearlifestyle.it per chiedere ai candidati alle elezioni regionali del 28 e 29 marzo di dire No al Nucleare. Contro un governo che continua a imporre le sue scelte, l’opposizione delle Regioni è l’unica possibilità che abbiamo per fermare il ritorno del nucleare nel nostro Paese.

 

In pochi giorni quasi 12.000 persone hanno firmato il nostro appello!
Se anche tu hai già partecipato, ti chiediamo di aiutarci a diffondere questa importante campagna tra i tuoi amici.
Saluti e a presto!

Andrea Lepore
Responsabile Campagna Nucleare

PS: Come saprai, Greenpeace è indipendente e realizza le sue campagne solo grazie all’aiuto di singole persone come te. Diventa un sostenitore di Greenpeace! Sostieni questa e altre campagne in difesa del pianeta cliccando qui.


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venerdì, 05 febbraio 2010


L’airone cenerino ora sverna in città fra Talvera e Isarco



DAVIDE PASQUALI

 BOLZANO. I pescatori di certo non saranno contenti, ma per il resto dei bolzanini l’innalzamento delle temperature medie a livello planetario ha portato in città un magnifico regalo: una coppia di aironi cenerini sta svernando fra Talvera e Isarco. In Alto Adige l’Ardea cinerea è di casa da qualche anno, ma nel 2010 c’è una novità: trascorre qui pure l’inverno. Da circa dieci anni, spiega l’ornitologo meranese Oskar Niederfriniger, «l’airone cenerino è presente in Alto Adige con alcune (poche) colonie: in Pusteria, nella zona di Bressanone e nei pressi di Merano. Dopo i primi insediamenti, in alcuni casi la permanenza si è estesa all’intero arco dell’anno, anche in inverno. Isarco, Adige, Passirio e rio Valsura solitamente non sono così ghiacciati da non permettere agli aironi di andare alla ricerca di cibo. La loro dieta prevede soprattutto pesci, ma anche topi, insetti e lucertole».
 Quest’anno - c’è chi dice già l’inverno scorso, ma mancano le prove fotografiche - gli aironi sono atterrati addirittura in riva al Talvera. Si tratta di una coppia, ma è raro vederli assieme. Il più socievole dei due predilige il tratto inferiore del torrente, e solitamente sosta sulle isolette in mezzo all’acqua, fra i ponti Talvera e Druso. Facile vederlo, perché il cenerino è un airone di notevoli dimensioni: raggiunge anche i 90-95 centimetri di altezza, con un’apertura alare ben oltre il metro e mezzo. Pesa da uno a due chili. Il piumaggio è di colore grigio sulla parte superiore e bianco in quella inferiore. Becco e zampe sono gialli. Non esistono segni particolari per distinguere le femmine dai maschi, ma di norma il maschio è un pochino più grande. Come tutti gli aironi, anche il cenerino vola tenendo il collo ripiegato ad esse. E con il collo ripiegato ad esse se ne scappa via ogni santa volta che ci si avvicina a riva per guardarlo meglio. L’unica, per fotografarlo, è un teleobiettivo almeno da 300 millimetri. E occorre cercarlo a lungo, da ponte Sant’Antonio in giù, verso l’Isarco. Oppure ci si piazza alla passerella ciclabile sotto ponte Talvera, alle 14. Poi si attende, a lungo, finché lui si degna d’arrivare.


Alto Adige 5-2-10
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martedì, 02 febbraio 2010


Tolleranza zero con chi sgarra alle isole ecologiche




Tolleranza zero con chi blocca le isole ecologiche. Seab e Comune di Laives hanno infatti deciso di seguire la linea dura con chi sgarra. Chi blocca il sistema di raccolta, perché ha inserito rifiuti troppo ingombranti o tipologie vietate, dovrà pagare le spese dell'intervento per rimetterla in funzione.

Laives - Le prime lettere sono già partite. Per ora solo con un avviso e con la documentazione fotografica che è stato proprio quel sacchetto a bloccare il sistema. Ma il prossimo passo sarà quello di allegare anche la fattura per l'intervento di ripristino, all'insegna del motto "chi rompe paga".
Seab e Comune di Laives sono infatti corsi ai ripari dopo i numerosi guasti ai sistemi Isola e Multipress, ma un buon numero di blocchi dei macchinari è dovuto all'introduzione di rifiuti ingombranti, sacchi troppo grandi o troppo pesanti, cartoni o altri oggetti che si incastrano nella bocca di carico, bloccando la macchina. Per ripristinare il sistema è necessario l'intervento di un tecnico specializzato. Seab e Comune hanno deciso che il costo di questi interventi sarà addebitato al responsabile del blocco. Identificarlo non è difficile, visto che le isole ecologiche utilizzano il sistema della tessera personalizzata: basta guardare l'ultimo utente che l'ha utilizzata e verificare il peso del sacchetto inserito.
Per evitare di incappare in spiacevoli sorprese è sufficiente seguire alcune semplici regole. Nei sistemi vanno inseriti solo rifiuti residui chiusi in normali sacchetti di plastica che entrino agevolmente nella bocca di carico: non vanno assolutamente spinti con forza e pressati. Non vanno inseriti cartoni, materiali riciclabili (carta,, vetro, bottiglie e flaconi di plastica, lattine), ingombranti o apparecchi elettrici o elettronici: queste tipologie di rifiuti vanno conferite nelle relative campane o al centro di riciclaggio.

fonte : Qui Bassa Atesina n2 -28-1-2010
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sabato, 30 gennaio 2010


Umido, via il 23 febbraio



 LAIVES. Nell’imminenza dell’avvio del servizio di raccolta dell’umido preso le grandi utenze (esordio previsto il 23 febbraio) la Seab ha iniziato con la distribuzione dei cassonetti necessari. Queste utenze non domestiche sono un centinaio sul territorio comunale e si tratta di bar, ristoranti, alberghi, negozi di alimentari, mense e simili. In base alla quantità di rifiuti organici prodotta da ogni utenza, è stato stimato anche il numero di contenitori necessari e a partire dalla prossima settimana, questi cassonetti color marrone, con serratura, verranno consegnati agli utenti insieme ad un volantino con le relative spiegazioni. Dal 23 febbraio, raccolta ogni martedì e venerdì mattina. Non è stata stabilita una data di inizio del servizio per le utenze domestiche. Del resto, l’operaaione in questo caso sarà molto più complessa che non per le grandi utenze, proprio perchè le famiglie censite a Laives a 2009 erano quasi 7.000.


Alto Adige 30-1-10
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giovedì, 28 gennaio 2010


Nucleare? No, grazie



La Conferenza delle Regioni non lo vuole Favorevoli solo Lombardia, Veneto e Friuli


ROMA. La Conferenza delle Regioni dice no al piano di costruzione di nuove centrali nucleari. La bocciatura del progetto annunciato dal governo è stata decisa ieri a maggioranza, col voto contrario di Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Intanto anche il presidente dell’Associazione nazionale dei comuni, Sergio Chiamparino, scende in campo chiedendo a Berlusconi un «incontro urgente» sul nucleare. Incontro per avanzare istanze che, se inascoltate, potrebbero portare «ad azioni clamorose capaci di minare la credibilità delle istituzioni nei territori già oggetto di servitù ed in quelli che potrebbero esserne oggetto in futuro».
 La guerra all’esecutivo sul fronte del nucleare si era già aperta con il ricorso alla Consulta di undici Regioni decise a rendere vincolante il proprio parere e farsi valere nel confronto. Ieri è arrivato anche il no della Conferenza delle Regioni di cui si è fatto portavoce il presidente della Basilicata, Vito De Filippo.
 «Siamo contro il nucleare, una una scelta non positiva, che non ha esiti immediati e che impatta negativamente sulle scelte energetiche. Siamo anche contrari alle procedure utilizzate, che non tengono conto delle prerogative delle Regioni e dell’esistenza di leggi regionali che impediscono la costruzione di nuovi impianti nucleari. Siamo anche convinti che la legge sia incostituzionale. E per questo aspettiamo che il 22 giugno si pronunci la Consulta», ha spiegato De Filippo.
 Anche l’Anci, l’Associazione dei comuni, ha da ridire e ieri Chiamparino ha minacciato azioni clamorose se il governo non salderà i debiti già accumulati con i comuni sede delle vecchie centrali.
 A sera la replica del sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia: «Il no delle Regioni non è vincolante e il governo intende andare avanti». (n.a)
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giovedì, 21 gennaio 2010


Via libera del consiglio comunale al nuovo impianto per i fanghi



Termeno. Ora serve l’ok del Consorzio smaltimento acque


TERMENO. L’impianto per il trattamento dei fanghi si farà a Termeno. Il consiglio comunale ha approvato infatti all’unanimità, con tre modifiche non sostanziali, la delibera di novembre dell’Eco Center mettendo fine ad una querelle che si trascinava dal 2003. Ora, prima di indire l’appalto, serve solo il via libera del Consorzio di smaltimento acque Oltradige Bassa Atesina, che si riunirà entro fine mese e del quale fanno parte i Comuni di Caldaro, Termeno, Egna, Ora, Montagna, Trodena e Aldino. «Nel verbale approvato dall’Eco Center - spiega il sindaco Werner Dissertori - si parla di un impianto per il trattamento dei fanghi, ma come da accordi presi con la Provincia vogliamo che si faccia riferimento in modo esplicito ad un essiccatore». La produzione di energia per l’essiccamento dei fanghi presso il depuratore esistente avverrà attraverso l’utilizzo di biomasse. Il consiglio comunale ha chiesto che si faccia riferimento in modo esplicito all’uso di cippato di legno, che dovrà essere fornito dai Comuni limitrofi, in modo tale da creare un indotto. Prima dell’appalto per i lavori di costruzione andrà stipulato un precontratto per lo smaltimento del fango essiccato presso un cementificio, con ogni probabilità in Germania, a condizioni prestabilite per 10 anni dalla data d’inizio dell’essiccamento. La terza modifica chiesta dal consiglio comunale di Termeno è quella di prevedere una collaborazione tra i tecnici della Provincia e gli esperti tedeschi Theilen e Uhrig, ai quali il centro della Bassa Atesina si è appoggiato nei mesi scorsi per trovare una soluzione in grado di evitare di bruciare i fanghi in loco.
 La Provincia inizialmente era scettica sulla soluzione proposta da Termeno per l’impossibilità di “chiudere il cerchio“ in zona e per la necessità di trovare uno smaltitore esterno disposto a firmare un contratto a prezzi bloccati. Poi, è passata la linea proposta dal capogruppo Svp Franzjosef Roner: essiccamento in loco e smaltimento altrove per 60 euro a tonnellata (ne saranno prodotte 5/7.000 l’anno), trasporto incluso. In linea teorica - secondo le prime stime - per trasportare i fanghi dovrebbero essere necessari circa 200 camion l’anno. Per individuare uno smaltitore esterno sarà indetto un bando d’appalto europeo e tra le varie aziende in lizza la più accreditata è un grosso cementificio di Heidelberg con un giro d’affari di 100 milioni di euro l’anno. L’impatto ambientale di questo tipo di impianto sarà pressochè nullo.
 Molti invece i vantaggi come sottolinea il capogruppo della Svp Roner. «L’utilizzo di fanghi nei cementifici è ancora in fase di sviluppo e prima o poi è probabile che la nostra proposta susciti l’interesse anche dei cementifici di Trento e Verona, con ulteriori vantaggi anche nei trasporti. Per Termeno il compromesso adottato con l’Eco Center è una garanzia in termini di emissioni». (m.bon.)

Alto Adige 21-1-10
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giovedì, 14 gennaio 2010



Natura in mostra nei centri visite dei Parchi


Vedrette di Ries-Aurina


 BOLZANO. Spazio alle escursioni naturalistiche anche senza andare nella natura. Non è un controsenso, è possibile perchè durante la stagione invernale sono aperti al publico 4 di 7 centri visite dei parchi naturali altoatesini. Qui accanto alle esposizioni permanenti è possibile ammirare mostre itineranti dedicate a temi particolari, oltre ad attrazioni per conoscere gli habitat naturali altoatesini. Infatti tutti centri visite partono da un’unica concezione: solleticare l’interesse del visitatore verso i vari aspetti naturalistici in modo accattivante con esposizioni e offrendo la possibilità di interazione, soprattutto per i giovani, con oggetti da manipolare, microscopi e altro.
 Al centro visite Vedrette di Ries-Aurina, a Campo Tures, è possibile ammirare la mostra “Nel regno dell’aquila reale” e ogni martedì dalle ore 16 alle 18 per i bambini c’è il laboratorio creativo di Daksy. Al centro visite Dolomiti di Sesto a Dobbiaco sono esposte due mostre: fino al 13 febbraio “Evolution”, realizzata dall’Istituto pedagogico italiano in occasione dell’anno darwiniano, per tutta la stagione invernale poi “Il ritorno del cinghiale”, realizzata dall’Ufficio provinciale caccia e pesca. La mostra itinerante “Parco naturale Puez-Odle. Espressioni di un paesaggio” è ospite al centro visite Fanes - Sennes - Braies a San Vigilio di Marebbe con in mostra 18 modelli e sculture realizzati nel concorso indetto dall’Ufficio parchi e dall’associazione Unika di Ortisei per celebrare il trentennale del Parco; inoltre grazie ad un simulatore di volo è possibile visitare virtualmente i parchi naturali altoatesini secondo la prospettiva dei volatili. Infine, al Centro visite Puez-Odle a S.Maddalena di Funes inaugurato da poco, l’esposizione permanente è incentrata sulla geologia e consente grazie a riprese aeree di conoscere nei dettagli l’area montuosa della zona nella sua unicità.
 I 4 centri sono aperti a ingresso libero fino al 31 marzo da martedì a sabato dalle ore 9.30 alle 12.30 e dalle 16 alle 19. Info: www.provincia.bz.it/parchi.naturali


Alto Adige 14-1-10
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mercoledì, 06 gennaio 2010


Fossa Grande inquinata: la colpa è delle acque nere



 Cattiva qualità dell’acqua nei fossi e fiumi del Sudtirolo. La qualità dell’acqua in Sudtirolo è stata qualificata come cattiva e la colpa viene data agli agricoltori a causa del liquame e dei pesticidi. Ma è stato trascurato un fattore importante e cioè che molte abitazioni in Sudtirolo non dispongono dell’allacciamento alla canalizzazione delle acque nere: secondo l’assessore dott. Michael Laimer è sufficiente un pozzo nero biologico per ottenere acqua quasi potabile. Siccome però una parte di detersivi chimici filtra nei fossi, si può intuire che ciò non corrisponda a verità.
 Nel paese di Laives si trova una strada in cui tutti gli abitanti della suddetta via non sono collegati alla canalizzazione delle acque nere. GLi abitanti di tale via hanno inoltrato un anno fa, una domanda al Comune di Laives per ottenere l’allacciamento alla canalizzazione, ma tuttora non hanno ancora ottenuto risposta. Inoltre nella stessa via immersa nel verde agricolo è stata rilasciata una concessione edilizia per un edificio di 14 appartamenti senza l’obbligo di allacciamento alla canalizzazione delel acque nere. Mi sia concessa una domanda e cioè se gli abitanti non hanno il diritto a ottenere una risposta da parte del Comune. Inoltre sarebbe più importante investire nella tutela dell’ambiente piuttosto che in progetti costosi.


Alto Adige 6-1-10
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martedì, 05 gennaio 2010



Come è cambiato il paesaggio locale lo scopriremo in una mostra tecnica




 BOLZANO. Giovedì 14 gennaio alle ore 17.30 nel Palazzo provinciale 11, in via Renon 4, l’assessore provinciale all’urbanistica, ambiente ed energia, Michl Laimer, inaugurerà la mostra “Il paesaggio culturale in Alto Adige - La trasformazione dal 1950” e presenterà l’omonima pubblicazione. Si tratta di un lavoro interessante per la sensibilizzazione della gente. Infatti su incarico della Ripartizione provinciale natura e paesaggio, l’Istituto di geografia dell’Università di Innsbruck ha svolto una ricerca per individuare i mutamenti a cui è stato sottoposto il paesaggio naturale altoatesino negli ultimi decenni. Il progetto “Il paesaggio culturale in Alto Adige - La trasformazione dal 1950” propone un confronto diretto tra la situazione attuale e quella di sessant’anni fa in dieci comuni che presentano paesaggi tipici dell’Alto Adige. La comparazione tra immagini del passato e del presente, le rappresentazioni cartografiche e i diagrammi elaborati intendono sensibilizzare i visitatori sull’entità e la dinamica delle mutazioni del paesaggio rurale. Il lavoro vuole inoltre incentivare l’uso di strumenti per il controllo dello sviluppo del paesaggio al fine di garantirne la conservazione e l’attrattività.


Alto Adige 5-1-10
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domenica, 03 gennaio 2010


Inquinamento record a Salorno



Fossa grande di Caldaro





EZIO DANIELI



 SALORNO. È sensibilmente peggiorata la qualità dell’acqua nella Fossa Grande di Caldaro, soprattutto nel tratto in cui attraversa il territorio comunale di Salorno. Lo confermano i dati pubblicati dall’Appa a seguito dei monitoraggi compiuti dal 2005 in poi. Il punto di campionamento al confine provinciale, analizzato ogni anno, nel 2005 presentava ancora una seconda classe di qualità. Nel 2006, però, la situazione è peggiorata drasticamente e la fossa è diventata di terza/quarta classe. «Negli anni 2007 e 2008 la qualità è ulteriormente peggiorata, scendendo alla quarta classe (acque molto inquinate o alterate), e in alcune analisi alla quinta», sostiene appunto l’Appa. Gli altri due punti di campionamento nel tratto intermedio e superiore sono stati analizzati nel 2006 e - alla luce dei cattivi risultati riscontrati nel punto inferiore - anche nel 2007. «In entrambi i rilevamenti è stata registrata in media solo una terza classe, in alcuni casi addirittura una quarta classe». Anche le analisi della flora fanno emergere un quadro piuttosto critico: «La cattiva qualità delle acque è dovuta più a un eccessivo apporto di nutrienti che non a un inquinamento organico. Nei primi anni Novanta, nella Fossa Grande di Caldaro si scaricavano ancora acque reflue non depurate, tanto che il corpo idrico, fortemente inquinato, presentava una quinta classe di qualità, ossia la classe peggiore della qualità biologica. Nel 1996 è entrato in funzione il depuratore di Termeno, e da allora la situazione è gradualmente migliorata». La qualità dell’acqua della Fossa di Caldaro è peggiorata («in misura drammatica») dal 2006:
«Il numero delle specie rinvenute rende ancora più evidente questo processo di peggioramento: se nel 2003 e nel 2004 si erano contate ancora 22 unità diverse, nel 2006 si erano ridotte a 12, e nel 2008 addirittura a 7. Molte anche le morìe di pesci».
 Lo studio dell’Appa analizza anche le cause. «Incidono le scarse precipitazioni degli ultimi anni e soprattutto le numerose derivazioni per scopi irrigui che hanno ridotto la portata idrica nei mesi estivi, eliminando così quasi del tutto l’effetto di diluizione dell’acqua inquinata. Lo sfalcio radicale della vegetazione acquatica e ripariale ha distrutto l’habitat di molte specie, riducendo la capacità autodepurativa del corso d’acqua. Infine, l’agricoltura intensiva determina un apporto diffuso e continuo di nutrienti e antiparassitari. Le morie di pesci, inoltre, suffragano il sospetto che in alcune occasioni ci sia stato anche uno smaltimento illecito di sostanze tossiche».

Alto Adige 3-1-10
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mercoledì, 30 dicembre 2009



No al biodigestore a Cadino: 1600 le firme per contrastare l’impianto




SALORNO. Il comitato civico «No al biodigestore a Cadino» questa mattina consegnerà le oltre 1600 firme finora raccolte - soprattutto a Salorno ma anche a Magrè e Cortina ed in altre località della Bassa Atesina - al presidente del consiglio provinciale di Trento Giovanni Kessler. L’incontro è previsto alle 11.30. Ribadito il parere contrario all’impianto, con una serie di motivazioni, a cominciare dai timori per le emissioni.
 Silvano Gottardi, presidente del comitato civico «No al biodigestore a Cadino», ed il suo vice Stefan Franceschini intervengono per spiegare l’opposizione alla decisione della Provincia di Trento di costruire l’impianto a Cadino nel Comune di Faedo: «Si troverà ad una distanza di circa un chilometro dal confine provinciale, dunque dal territorio del Comune di Salorno, ed è destinato a trattare i rifiuti organici e le sterpaglie delle valli di Fiemme, di Non, di Cembra e di Sole nonché della Piana Rotaliana». L’opposizione all’ubicazione viene ritenuta inadatta «Tra l’altro per la probabile emissione di odori e i venti del sud frequenti nella zona». Presidente e vice presidente ricordano che il comitato civico, costituito nel giugno scorso a Salorno, «si è quindi ampliato coinvolgendo anche residenti di Cortina di Magrè, per dimostrare preoccupazione e la contrarietà all’ubicazione dell’impianto», promuovendo la raccolta raccolta di firme che sono già oltre 1600. Le prime (oltre un migliaio) sono state consegnate al presidente del consiglio provinciale di Bolzano Dieter Steger «al quale è stato chiesto il sostegno del comitato». In quell’occasione il presidente Gottardi aveva evidenziato che «L’agricoltura è uno dei settori trainanti della nostra economia e vogliamo fare il possibile per difendere i nostri terreni. Sulle emissioni, purtroppo, non ci sono dati certi e soglie limite. Ci preoccupa in egual misura il fatto che la Provincia di Trento intenda affidare la gestione del biodigestore ad una società privata». Il vice presidente Franceschini aveva ricordato che «Non esiste una legge di riferimento in materia e siamo in attesa di una valutazione d’impatto ambientale». Il presidente del Consiglio provinciale altoatesino aveva assicurato il suo impegno: «Intendo prendere contatti con la Provincia di Trento. Per realizzare un impianto di questo genere proprio al confine tra le due province bisogna trovare preventivamente un accordo con i vicini. È una questione di buon senso. In futuro potrebbe capitare la stessa situazione a parti inverse».
 Ma la situazione non s’è sbloccata. Il biodigestore resta previsto a Cadino. Come resta la mobilitazione del comitato civico che oggi chiederà sostegno alla propria iniziativa e, possibilmente, anche garanzie sulle emissioni. Le rassicurazioni date dai tecnici non vengono infatti ritenute tranqulizzanti.

Alto Adige 30-12-09


Consiglio della  Provincia Autonoma di Trento
30-12-2009
Depositata una petizione in Consiglio provinciale
No al biodigestore di Cadino
nella foto l'incontro della delegazione con Kessler
Una delegazione del comitato "No al biodigestore a Cadino" ha consegnato stamani al presidente del Consiglio provinciale Giovanni Kessler una petizione sottoscritta da 1525 residenti della zona di Salorno, con la quale si chiede di fermare l'iter, avviato in provincia di Trento, per la realizzazione dell' impianto di smaltimento in prossimità del confine con la provincia di Bolzano e a qualche centinaio di metri dal comune altoatesino di Salorno.

La realizzazione del biodigestore è prevista in località Nassi nel comune di Faedo e quindi in provincia di Trento, ma gli abitanti della zona di Salorno, Cortina e Magrè, ritengono l'ubicazione inadatta, sia per la vicinanza alla zona residenziale e alle attività agricole di pregio, sia per il particolare andamento delle correnti ventose che attraversano la valle dell'Adige, nonché per l'elevato rischio idrogeologico della zona.
Analoga petizione -ha ricordato il presidente del Comitato Silvano Gottardi- è già stata presentata in provincia di Bolzano ed altrettanto si intende fare in Consiglio regionale

Unanime la preoccupazione dei componenti del comitato -erano presenti accanto al sindaco di Salorno, l'ing Stefan Franceschi, Edith Zemer, Michele Girardi, Mariano Telch e Alfredo Volcan- per le conseguenze che l'attività dell'impianto e le relative emissioni possono arrecare alla salute delle persone e alle attività agricole e artigianali della zona, tanto che il Comune di Salorno ha già depositato un ricorso presso il TAR di Trento.

Kessler -nel ricevere la petizione e dopo aver ascoltato le osservazioni dei rappresentanti del comitato- ha annunciato che investirà della richiesta la terza Commissione permanente che già si occupa del problema riguardante la localizzazione dei biodigestori.


il tavolo con la delegazione e il Presidente

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giovedì, 24 dicembre 2009


Fosso inquinato: dossier del Comune inviato in Provincia




LAIVES. Sono alla stretta finale le indagini relative all’inquinamento di un fossato che esce dalla zona industriale di Laives e confluisce nella Fossa Grande a Bronzolo. Le aveva commissionate l’assessore all’ambiente Giorgio Zanvettor e gli esiti - come conferma egli stesso - sono stati trasmessi alle competenti autorità, vale a dire all’Ufficio tutela acque della Provincia e al Nucleo operativo ecologico di Trento dei carabinieri. «Attendiamo adesso che questi enti si esprimano in merito alle responsabilità per l’inquinamento - dice Zanvettor - ma intanto riteniamo non sia ancora il caso di rendere pubblici i risultati della nostra indagine. Come detto, attendiamo le indicazioni definitive dell’Ufficio tutela acque della Provincia e del Noe dei carabinieri di Trento e i provvedimenti che saranno intrapresi di conseguenza».
 Per ora nessuno fa nomi di eventuali ditte alle quali fare risalire la responsabilità dell’inquinamento registrato nel fossato: un inquinamento che, va detto, si trascina da anni e che ha ridotto il fossato a una cloaca maleodorante. Recentemente le amministrazioni comunali di Laives, Bronzolo e Vadena - sulla spinta anche delle proteste della gente - avevano anche chiesto all’Ecocenter di fare delle verifiche tecniche per cercare di risalire alla fonte inquinante in zona industriale sud. (b.c.)


Alto Adige 24-12-09
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lunedì, 21 dicembre 2009




CLIMA, COPENHAGEN VERGOGNA ITALIA / Regno Unito, Germania, Francia chiedono riduzione emissioni gas serra, mentre Italia dice no


Copenhagen, clima: vertice di Copenhagen e cambiamenti climatici - Durante il vertice di Copenhagen, l’Italia si mette di traverso e blocca la decisione europea di migliorare l’impegno unilaterale di riduzione delle emissioni di gas serra al 2020 portandolo dal 20% al 30%, in linea con le indicazioni della scienza.
“Regno Unito, Germania e Francia hanno chiesto il miglioramento dell’obiettivo, ma si sono scontrate contro il muro dell’Italia- spiega da Copenhagen Alessandro Giannì, Direttore delle Campagne di Greenpeace. - È un comportamento gravissimo e vergognoso che rischia di far deragliare la possibilità di raggiungere un accordo di successo a Copenhagen”
L’Italia non è meno esposta degli altri Paesi al disastro climatico, anzi. Tutti gli indicatori confermano che il nostro Paese è già colpito da siccità, incendi, riduzione della diversità biologica e impatti costieri. Abbiamo un Governo folle, non all’altezza delle sfide che ci attendono.
Per aggirare il blocco, la Commissione europea avrebbe proposto di raggiungere il 30% sulla base di impegni volontari da parte dei diversi Stati membri. “Questo è molto rischioso perché mette in discussione l’approccio scientifico adottato nei negoziati. Le riduzioni di gas serra non devono essere adottate su base volontaria, ma rispettando le conoscenze scientifiche” aggiunge Joris Den Blanken, Direttore politiche per il clima di Greenpeace.

Asa notizie.it 19-12-09
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lunedì, 21 dicembre 2009


Solda punta ad investire sulla sua qualità dell’aria per un rilancio turistico



SOLDA. Un antico detto cinese recita: “dove l’acqua sgorga pulita, vivono persone sane”; e non a caso l’uomo si è sempre insediato lá dove l’élisir di lunga vita sgorga puro dalle sorgenti. Nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, ad appena un’ora e mezzo di auto da Bolzano, si trova l’incantevole paese di Solda. In questo “gioiello delle Alpi”, l’altro ieri sera al Mount Museum Messner, è stato presentato il progetto del Fondo Sociale Europeo “Solda, regione ad aria respirabile”, che mira a difendere e rilanciare quella realtà.  Abitata dai 1880 metri ai 1920 metri, Solda non solo è una delle valli piú alti delle Alpi Orientali ma è anche fuori dagli itinerari di mass. Conserva però la memoria di una tradizione di ospitalitá gradita a principi, ambasciatori, capi di Stato, imprenditori giá ad inizio Novecento: dai Savoia ai Colonna, da Olivetti a Churchill.
 La serata si è svolta alla presenza di numerose autorità, l’immancabile don Jopsef Hurton e tanti compaesani. Per quanto riguarda il progetto “Solda regione ad aria respirabile”, sono già numerosi i gruppi di lavoro guidati e coordinati dalla dinamica Johanna Gapp Gutwenger e da Helmuth Pinggera per portare a termine entro un breve lasso di tempo l’iniziativa.
 «Il progetto - ha dichiarato la stessa Johanna Gutwenger - è approvato ed apprezzato dall’intera collettività di Solda. Viviamo di turismo e non possiamo affidare agli altri le sorti della nostra economia. Abbiamo tante idee e vogliamo metterle in atto: ora è arrivato il momento che alle idee si aggiungano le nostre gambe per farle camminare il piú veloce possibile».
 Il “booklet” è stato realizzato dal dottor Klaus Oberbeil, redattore del giornale “Medizin” e dal dottor Walter Huber, direttore dell’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente e la tutela del lavoro. Tra i referenti, l’esperta di climatologia medica del’universitá di Monaco Angela Schuh, Helene Roscatt dell’associazione Kneipp Alto Adige, Johannes Zeibig per l’allenamento in quota, Hubert Messner (neonatologia Bolzano) allergia e bambini, Dieter Thomä (universitá St, Gallen) filosofia. Esperti allenatori svilupperanno unitá di training su diversi itinerari in quota, da 1900 a 3300 metri, adatti individualmente al soggetto e all’attivitá sportiva richiesta.
(b.p.)

Alto Adige 21-12-09
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domenica, 20 dicembre 2009


IL NO DI SALORNO : Biodigestore: 1600 firme




SALORNO. Oltre al parere negativo di vari Comuni della Bassa e del Comprensorio, sono oltre 1600 le firme finora raccolte dal comitato contro la realizzazione del biodigestore in località Cadino. L’apposito comitato civico presieduto da Silvano Gottardi le consegnerà mercoledì 30 dicembre a Giovanni Kessler, presidente del consiglio regionale di Trento, per sollecitare il suo interessamento in modo tale che l’impianto non venga realizzato.

Alto Adige 20-12-09
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sabato, 19 dicembre 2009


NEVE ARTIFICIALE : Le giuste dimensioni degli invasi a «rischio»



 Al termine dell’interessante articolo “Neve artificiale, mancano bacini”, pubblicato nell’edizione del 10.12.2009, è riportato che “per gli invasi superiori a 100mila metri cubi occorre l’autorizzazione del Magistrato alle acque di Venezia”. Il limite (oltre cui è competente la direzione generale per le dighe, del Ministero infrastrutture) è invece di 1.000.000 metri cubi (o 15m di altezza della diga). Sotto questi valori dimensionali spetta all’amministrazione provinciale, specificatamente all’Ufficio dighe della ripartizione opere idrauliche, approvare ed autorizzare i progetti per quanto riguarda l’aspetto primario della sicurezza delle popolazioni e territori sottostanti al sito di ubicazione. E’ corretto comunque che all’aumentare delle dimensioni degli invasi, crescendo generalmente anche la potenziale pericolosità degli stessi, i criteri di progettazione, costruzione e gestione dei bacini, previsti dai regolamenti tecnici, si adeguino alle specifiche situazioni, risultando via via più severi.

Arturo Magno direttore uff. provinciale Opere idrauliche
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venerdì, 18 dicembre 2009

Per il vescovo diocesano Karl Golser "Il vero tema è mantenere il creato. "




Occorrono buone pratiche
DAVIDE PASQUALI


Convivenza e ambiente. Per il 2010 Golser si augura  che «il processo di convivenza vada avanti, ma che si guardi anche oltre, pensando globalmente e agendo localmente. Si pensi ai cambiamenti climatici di cui si discute in questi giorni al vertice in corso a Copenhagen. Qui c’è in gioco il destino dell’umanità e ognuno ha la sua propria responsabilità in tema di mobilità o di energia. Questo vale anche per le chiese, al di là del loro ruolo educativo. Occorrono buone pratiche: per questo l’anno prossimo copriremo il tetto della Curia col fotovoltaico, ma solo sugli edifici non tutelati dalla sovrintendenza».

Alto Adige 18-12-09
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venerdì, 18 dicembre 2009


«La nostra acqua non si tocca Deve restare un bene pubblico»




BOLZANO. Dopo la protesta dei lavoratori, anche il consiglio provinciale dice no alla privatizzazione dell’acqua. Approvate ieri a larga maggioranza (contrari i consiglieri del Pdl) due mozioni che impegnano la giunta ad opporsi al decreto Ronchi.
 «L’acqua è di tutti». Ieri il consiglio provinciale ha approvato due mozioni (la prima dei Freiheitlichen, la seconda dei verdi) che impegnano la giunta provinciale ad opporsi al decreto Ronchi. «L’autonomia dovrebbe permetterci di difenderci da questa norma», ha affermato il capogruppo Svp Elmar Pichler Rolle. Sulla stessa linea l’assessore competente Michl Laimer: «L’acqua rimane un bene pubblico, così come ribadisce un’apposita legge provinciale».
 Esultano i Verdi, che nel fine settimana promuoveranno una raccolta firme per rafforzare la loro richiesta di non privatizzare il servizio. «La nostra mozione - afferma il capogruppo Riccardo Dello Sbarba - tra l’altro impegna la giunta a valutare la possibilità di impugnare il decreto davanti alla Corte Costituzionale per violazione delle competenze dell’autonomia altoatesina. Dopo l’approvazione di una nostra mozione in consiglio regionale contro il ritorno al nucleare, il successo di oggi rappresenta un secondo passo importante per schierare le istituzioni locali su una corretta politica ambientale».
 Sulla questione interviene anche il vicepresidente della giunta provinciale Christian Tommasini: «Condivido le preoccupazioni dei sindacati in merito alla privatizzazione. Fortunatamente la nostra autonomia ci permette di evitarla».
 Maurizio Albrigo, segretario provinciale della Femca/Cisl, ringrazia, ma avverte: «L’acqua non è l’unico servizio a rischio privatizzazione. È importante che la Provincia si attivi anche per quanto riguarda gli altri settori interessati».

Peggiorata la qualità dell’acqua


GIANCARLO ANSALONI


BOLZANO. Ghiacciai che si ritirano, piogge scarse e incostanti, risorse in calo, ma sempre più sfruttate col risultato che la qualità dell’acqua nei in fiumi e torrenti dell’Alto Adige nell’arco di quattro anni è, sia pur lievemente peggiorata, quasi esclusivamente comunque nei grandi alvei, come ad esempio in alcuni tratti dell’Adige.
 Parole d’ordine dunque non solo risparmiare, ma anche curare tutte le sorgenti e soprattutto i corsi d’acqua grandi e piccoli con un costante monitoraggio sia chimico, sia biologico, sia idrogeologico.
 Cosa significhi tutto ciò in termini più accessibili lo hanno spiegato ieri mattina in una conferenza stampa dirigenti e tecnici del laboratorio biologico dell’Appa (agenzia provinciale all’ambiente) che fa capo all’assessorato provinciale ambiente ed energia.
 Dopo una breve introduzione col saluto portato dal capo dipartimento Flavio Ruggeri a nome dell’assessore provinciale Michl Laimer, è toccato al direttore generale dell’Appa dottor Luigi Minach, affiancato da Ernesto Scarperi dell’Ufficio tutela acque, presentare i risultati dei controlli 2005-2008 raccolti in quarantatré torrenti, classificati in cinque classi di qualità: il torrente più pulito è il Valsura, che sfocia nell’Adige a Lana, il peggiore la Fossa di Salorno, prettamente agricola.
 Minach ha citato fra le cause del degrado le accresciute derivazioni per irrigazione, per energia elettrica, innevamento artificiale e le scarse precipitazioni degli ultimi anni che hanno portato a una concentrazione di elementi nutrienti e dell’inquinamento organico, cioè scarichi delle zone abitate (per fortuna ridotti grazie a nuovi depuratori) e fertilizzanti organici e chimici di provenienza agricola.
 Sta di fatto che mentre fino al 2004, il 35% dei punti analizzati presentava la qualità ottimale, ora tale percentuale è scesa al 29%; quelli di seconda qualità sono saliti invece al 43% contro circa il 33% di quattro anni fa.
 Due analiste, Birgit Loesch e Renate Alber, hanno poi illustrato ampiamente come avviene materialmente il monitoraggio: si parte dalla fauna ittica, per scendere ai organismi minori come i Macrozoobenthos che resistono solo in acque molte pure sul fondo, quindi vermi, molluschi, sanguisughe, larve d’insetti, gli stessi insetti, coleotteri, zanzare e così via, tutte specie che segnalano qualità positive o negative.
 Poi si guarda anche alla “forma” dei corsi d’acqua, meglio se in alvei naturali, non bene se troppo imbrigliati, tant’è vero che i Bacini Montani tendono ora a rispettare di più la natura.
 Poi ci sono la chimica con fertilizzanti e le variazioni di portata repentine delle centrali che riducono quasi a secco i letti a valle squilibrando la vitalità dell’acqua.
 I risultati già da qualche tempo vengono utilizzati per una politica di salvaguardia già avviata; per esempio le centrali non possono ridurre la portata a valle al di sotto dei tre o quattromila litri al secondo per km quadrato, la fossa di Salorno viene depurata più a valle, prima di entrare nell’Adige, i Comuni devono provvedere alla depurazione, in agricoltura si controllano i fertilizzanti fissando limiti di quantità e qualità.



Alto Adige 18-12-09
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giovedì, 17 dicembre 2009


Il progetto «Eco Style» dell’associazione Vispa Teresa punta sulle passioni dei ragazzi




 BOLZANO. Difendere l’ambiente in cinque mosse. E’ questo il programma di “Eco Style”, il nuovo progetto in rampa di lancio all’associazione giovanile Vispa Teresa con varo dopodomani e sabato, con il forte coinvolgimento del quartiere Casanova, icona dell’ecologismo cittadino visti i tanti condomini Casaclima, e ovviamente del mondo giovanile che vuole un mondo pulito.
 «Tutto - dice la curatrice del progetto, Anna Buttignol - si articola in 5 mosse che sono attività artistiche. La prima è “Green Slam”, composizione musicale hip-hop con contenuto ecologico. Poi “Echo deejay”, ricerca e produzione di brani esistenti che tocchino la tematica dell’ecologia. Altra mossa, la realizzazione di una web radio (sul sito Internet della Vispa Teresa che verrà presentato assieme ad Eco Style, ndr) che coinvolgerà ragazzi dei rioni Ortles-Casanova e Don Bosco, dedicando ampi spazi al tema ecologico».
 Poi, fumetti. La 4ª mossa è “Frisky World”: realizzare un fumetto con protagonista un personaggio dallo stile di vita totalmente eco-sostenibile. E anche la realizzazione dovrà seguire precisi standard ecologici come l’uso di colori naturali. Ultima mossa, video: un documentario fatto da giovani, magari intervistando giovani, sul livello di ecologismo della nostra città. In cantiere anche la realizzazione di uno spot a tema per radio, tv e cinema.
 Per essere realizzato, però, “Eco Style” deve trovare giovani protagonisti e allora ecco i due giorni di presentazione. Dopodomani alle 18 nella sala di via Ortles workshop sull’ecologia che coinvolgerà giovani ma anche politici e cittadini; sabato di mattina spazio alla musica balcanica e ai suoni di ogni tipo di materiale; contestualmente inaugurazione di alcune installazioni e di un cubo verde per raccogliere idee ecologiche; alle 18.30 il lancio dei laboratori, la sera finale con un concerto hip-hop. (al.co.)


Alto Adige 17-12-09
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sabato, 12 dicembre 2009


San Giacomo, il comitato accusa la giunta: «Sorda alle richieste della frazione»



Gli automezzi deviati sulla statale


 LAIVES. Dopo avere visto, lunedì, un cartello stradale posto a Maso della Pieve che indicava al traffico dei vacanzieri la direzione verso Trento passando dentro San Giacomo, il locale comitato ha perso carta e penna ed ha scritto una lettera aperta al sindaco Polonioli con cui si accusa «la giunta comunale di essere sorda ed inadempiente rispetto ai richiami e alle promesse fatte durante le pubbliche assemblee, mentre di fronte agli interessi economici dei mercatini, ci si sente autorizzati a sacrificare la vivibilità di una frazione, per far defluire orde di visitatori rigorosamente automuniti». Durante il recente ponte di S. Ambrogio, San Giacomo è rimasta tagliata in due dal traffico dei turisti, convogliato anche dal cartello posto a Maso della Pieve e si faticava ad attraversare la strada perché i semafori erano sul giallo lampeggiante. Il comitato di San Giacomo conclude la sua lettera aperta sottolineando che l’abitato e la sua strada, non debbono essere una comoda alternativa alla variante in galleria. Intanto anche oggi e domani si preannuncia un aumento enorme di traffico turistico, sempre a causa - soprattutto - dei Mercatini. (b.c.)

Alto Adige 12-12-09


Lettera aperta al Sindaco di Laives 10.12.2009

Questa amministrazione sorda ad ogni richiamo, inadempiente rispetto alle promesse fatte in sede preelettorale e alle assicurazioni date nelle varie assemblee civiche e ai media, continua a trattare gli abitanti di San Giacomo come cittadini di serie B.
Di fronte agli interessi economici dei mercatini l’amministrazione si sente autorizzata a sacrificare la vivibilità di una frazione per far defluire orde di visitatori rigorosamente automunite.
Per i 4 giorni del ponte di Sant’Ambrogio la frazione è rimasta tagliata in 2 da un traffico di turisti convogliato anche con un cartello appositamente collocato. Per 4 giorni i cittadini, le madri con bambini e gli anziani non hanno avuto la possibilità di attraversare la ex statale in sicurezza a causa dello spegnimento di TUTTI i semafori. La questione che si ripete regolarmente nelle varie occasioni di esodo turistico estivo o invernale, è stata segnalata ripetutamente ma pare proprio che ci siano dei motivi di interesse superiore a giustificare la decisione. Perché certamente non si può giustificare tale decisione dicendo che San Giacomo serve quale valvola di sfogo in caso di intasamento della galleria, infatti in questo caso non si risolve alcun problema ma lo si sposta solo di qualche chilometro, fino alla rotonda in zona Vurza visto che il collo di bottiglia è Laives.
Da anni ci stiamo battendo per contrastare il traffico ingiustificato, quantificato in base ad una recente analisi del comitato civico del 60%, da anni riceviamo le stesse promesse. Nei fatti si continua a constatare che non solo non si fa nulla ma addirittura in casi come quelli citati il traffico lo si agevola!
Chiediamo a questa amministrazione di considerare finalmente la frazione di San Giacomo zona residenziale e si eviti di spegnere i semafori proprio nel momento di maggior traffico e pertanto di maggior pericolo per gli abitanti.
San Giacomo non può e non deve essere una comoda alternativa alla variante in galleria!
A nome del Comitato Civico San Giacomo
Alessandro Cosi

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venerdì, 11 dicembre 2009


Frenesia turistica. Dolomiti come Rimini?



 Mi si stringe il cuore. Un amico, che sa quanto io ami la bellezza dell’Alto Adige, mi ha spedito una scansione di un vostro articolo di domenica 6 dicembre firmato da Umberto Tecchiati e anche un indirizzo blog da andare a vedere: terrealte.blogspot.com.
 Sono una riminese, quando qui finisce la baraonda, scappo a riprendere fiato sui vostri altopiani e sulle vostre montagne. Di anno in anno però il fiato faccio sempre più fatica a riprenderlo. L’Alpe di Siusi ormai dà più tristezza che gioia, ruspe al posto delle vacche, alberghi al posto delle baite, chiese fuori contesto...
 Infine gli ultimi scempi fatti attorno a Carezza, il fiato me lo hanno spezzato in gola definitivamente.
 Noi riminesi abbiamo massacrato un territorio che di bello aveva già poco di partenza e adesso ci arrampichiamo sugli specchi per cercare di renderlo turisticamente appetibile, sperando di veder diminuire l’emorragia di visitatori. Ci stiamo rendendo conto che non basta più essere i maestri dell’accoglienza che da sempre siamo, ma che occorre anche circondare con un contorno ambientale gradevole la gentilezza che diamo a chi viene in Romagna.
 All’Alto Adige qualche decennio fa forse mancava un po’ d’esperienza nel “trattare l’ospite” oggi mi pare non sia più così. Colto però da frenesia turistica ha iniziato ad emulare anche il modo romagnolo di sperperare il territorio. È un bene che una volta perso non si recupera più. State distruggendo quello per cui in molti veniamo da voi.
 Vedere di anno in anno peggiorare la montagna è raggelante, fa dubitare della lungimiranza di amministratori che da sempre “qui in Italia” li si considerava esempi di sensibilità ecologica da copiare.
 Il prossimo autunno non tornerò. Non è piacevole assistere agli effetti del cancro su un corpo amato.
 Non consiglierò più a chi viene da me d’estate di venire da voi l’inverno.
 Quando si dà un consiglio non si vuol fare brutta figura.

Alto Adige 11-12-09
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giovedì, 10 dicembre 2009


Neve artificiale, «mancano bacini»




DAVIDE PASQUALI


CAREZZA. Gli impiantisti escono allo scoperto e chiedono alla Provincia un potenziamento del sistema di approvvigionamento idrico per l’innevamento delle piste.
 Il bacino artificiale da cento milioni di litri realizzato nel 2009 a Carezza (a suon di mine e dopo aver abbattuto centinaia di abeti secolari) è soltanto l’inizio. Anzi, di più: una buona pratica da esportare nel resto del mondo e da diffondere nelle altre stazioni sciistiche dell’Alto Adige. Perché in provincia i laghi per la neve artificiale sono pochi, troppo pochi. Oggi, in totale, hanno una capienza di soli 900mila metri cubi, ma ne servono molti di più: come minimo le piste necessitano di bacini capienti almeno 2,7 milioni di metri cubi, ossia di 27 bacini come quello scavato a Carezza. Anche se il sogno degli impiantisti sarebbe quello di arrivare a una capienza di cinque milioni di metri cubi. Che - tradotto - fa cinque miliardi di litri.
 Lo si è scoperto con estrema sorpresa ieri, a latere di una conferenza stampa convocata a Carezza dal “Tis innovation park” per presentare “Pro neve”, il gruppo di lavoro costituito da 22 esperti altoatesini, allo scopo di studiare sistemi di innevamento artificiale che sfruttino in maniera efficiente le risorse idriche. Un sistema che consenta all’Alto Adige di divenire il più importante centro di competenza a livello mondiale sulla neve programmata.
 Un obiettivo ambizioso, sostenuto dalla Provincia e dal Fondo europeo di sviluppo regionale. Sì, perché lo “Studio sulla gestione sostenibile dell’acqua nei comprensori sciistici altoatesini” costerà 155mila euro, per il 70% finanziati da mano pubblica. La conferenza stampa è stata convocata a Carezza: due chilometri in motoslitta nei boschi, per raggiungere il nuovo bacino artificiale realizzato dalla “Latemar Carezza srl” di Georg Eisath, padrone degli impianti della stazione sciistica e leader mondiale nella produzione di cannoni da neve. Alla conferenza stampa hanno preso parte anche il presidente dell’Associazione impianti a fune dell’Alto Adige, il patron di Obereggen Siegfried Pichler, e il progettista del bacino di Carezza, l’ingegner Hans Röck. Assieme al suo “Planteam”, su commissione degli impiantisti, Röck ha trascorso gli ultimi due anni a confezionare uno studio sui bacini per l’innevamento artificiale, i cui risultati sono stati trasmessi all’ufficio provinciale Gestione risorse idriche.
 Lo studio fa il punto sullo status quo e fa presente le richieste. Pichler e Röck spiegano: i giorni di freddo intenso sono sempre meno e dai torrenti si può prelevare poca acqua, massimo 1,7 litri al secondo. Troppo pochi, perché al massimo così si fanno funzionare tre o quattro cannoni per volta e non si riesce a innevare. Disponendo di un bacino, invece, si possono far funzionare decine di cannoni in contemporanea. E in pochi giorni si riescono a produrre gli spessori necessari: 40 centimetri di fondo, più altri 40 durante la stagione.
 Si è stimato che - minimo minimo - occorrono 700 metri cubi per ettaro di pista, ossia 700mila litri. Attualmente, l’Alto Adige dispone di pochi bacini che, in totale, contengono poco più di 900mila metri cubi, mentre ne servirebbero 2,7 milioni. Proprio quanti richiesti adesso alla Provincia, anche se il sogno degli operatori della neve sarebbe di ottenerne il doppio: 5 milioni. I bacini, spiegano convinti gli impiantisti, non sarebbero monofunzionali, ma servirebbero anche per la protezione anticendi e (nei pochi posti dove possibile) per l’irrigazione agricola, tanto che è appena stata stipulata una convenzione ad hoc con il Bauernbund.
 Ma dove potrebbero essere realizzati i bacini? Ce n’è bisogno ovunque: Gardena, Badia, Pusteria; sicuramente sul Renon e a Merano 2000. Quanti saranno? Non è dato sapere. Unica certezza: non supereranno i 100mila metri cubi. «Per gli invasi superiori occorre l’autorizzazione del Magistrato alle acque di Venezia. E laggiù, la burocrazia è lenta, farraginosa».


Alto Adige 10-12-09
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domenica, 06 dicembre 2009


Ambiente, bocciata la Provinciadi Bolzano


impianto termico


 BOLZANO. Bocciata in parte la legge omnibus della Provincia emanata il 10 giugno 2008. La sentenza è della Corte costituzionale dopo il ricorso avviato da Palazzo Chigi. Nello specifico la Consulta ha dichiarato illegittime alcune norme in materia ambientale. Si tratta dell’art.15 (commi 3 e 6) che trattano rispettivamente di impianti che producono emissioni in atmosfera e di impianti termici ad uso civile. Inoltre sono stati bocciati anche i commi 1, 4, 6 e 7 dell’articolo 16 riferito alle medesima legge provinciale, inerenti ai «criteri secondo i quali le terre e rocce da scavo sono considerati come sottoprodotti» e all’«obbligo di tenuta del formulario di trasporto dei rifiuti che non eccedano la quantità di 30 chili o 30 litri al giorno effettuati dal produttore di rifiuti stessi non a titolo professionale». Ed ancora sull’obbligo di iscrizione in materia di Albo nazionale dei gestori ambientali e sul collaudo e autorizzazione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti.

Alto Adige 6-12-09
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sabato, 05 dicembre 2009


Campane benedicono vertice clima




 Suoneranno tutte le campane della diocesi di Bolzano-Bressanone domenica 13 dicembre per invocare la protezione di Dio sulla Conferenza di Copenhagen sul clima.

L’iniziativa è del vescovo Karl Golser, molto sensibile ai temi ambientali. L’imprimatur per le sue conoscenze sulla salvaguardia del creato Golser l’ebbe l’anno scorso, in occasione di una visita in Alto Adige di Papa Ratzinger, quando - conversando sul tema ed essendo stata posta una domanda sull’ambiente - Benedetto XVI disse al vescovo: “Lei può rispondere molto meglio di me a questa domanda”.

Alto Adige 5-12-09
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venerdì, 04 dicembre 2009


NO AL CEMENTO



Mantenimento della natura anche al Virgolo
 La zona del Virgolo è bella; ci sono tanti alberi sui quali gli uccelli possono volare, dove trovono mangime e nidificare. Gli animali sono amici. Inoltre le persone hanno bisogno di una zona di riposo per fare passeggiate e rilassarsi. L’aria è relativamente pulita sia per noi che per gli animali. Le aziende hanno bisogno del giusto aiuto e sostegno, in quanto incontrano tante difficoltà, sia per l’elevata pressione fiscale cui sono sottoposte, sia per l’asfissiante burocrazia che sono costrette a subire. Quindi le tasse e i contributi dovrebbero essere ridotti ed in modo equo per le aziende e le persone in generale. E non cementificare e non sostenere la pazzia e la megalomania.

Dott.ssa Christa Pardeller BOLZANO

Alto Adige 4-12-09
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venerdì, 04 dicembre 2009


Dall’Europa 70 milioni per l’ambiente




BOLZANO. Prosegue il programma quinquennale del Fondo europeo di sviluppo regionale in Provincia di Bolzano. In Alto Adige, infatti, risulta già impegnato il 34% dei fondi messi a disposizione (oltre 70 milioni di euro), per un totale di 25.600.000 euro. Tra i progetti migliori quelli legati alla prevenzione dei rischi naturali e quello relativo alla diffusione della banda larga. Il programma “Competitività regionale ed occupazione” del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) 2007-2013 punta ad elevare il livello della spesa in ricerca e sviluppo e il tasso di innovazione del sistema produttivo locale, favorire lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili, promuovere lo sviluppo di sistemi di trasporto pulito nelle aree urbane e accrescere la sicurezza del territorio, con particolare riferimento al rischio idrogeologico. Tre le priorità strategiche da perseguire: competitività del sistema economico, sostenibilità ambientale e prevenzione dei rischi naturali.
 Il programma comunitario prevede una dotazione di 74 milioni di euro, e, dopo meno di due anni dalla sua entrata in funzione, in Alto Adige risulta già impegnato il 34% dei fondi, pari a 25,6 milioni di euro. Nei primi mesi del 2010 verrà pubblicato il terzo bando, che sarà però limitato ai programmi presentati dagli enti pubblici locali.
 Il il direttore della Ripartizione opere idrauliche Rudolf Pollinger ha illustrato, nello specifico, i progetti portati avanti dalla Provincia grazie al contributo del Fesr. «L’Alto Adige - ha spiegato - è una regione alpina con pochi spazi fisici di sviluppo e una forte espansione urbanistica che necessitano di molti interventi di prevenzione». In totale sono stati pressochè completati 12 singoli progetti, per un investimento complessivo di 7,7 milioni».

Alto Adige 4-12-09
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martedì, 01 dicembre 2009


«Il fossato che finisce nella Fossa Grande è una cloaca. Altri controlli per capire chi causa l’inquinamento»

puzza


BRUNO CANALI


 LAIVES. I cattivi odori provenienti dal depuratore, qualche settimana fa, avevano anche richiamato l’attenzione su un fossato (che nulla ha a che vedere con l’impianto di depurazione Fossa Grande) gravemente inquinato, che finisce nella Fossa Grande, poche centinaia di metri a monte del depuratore stesso. Il fossato esce dalla zona industriale di Laives e quindi appariva verosimile che la fonte dell’inquinamento fosse da cercare proprio lì. Fatte le verifiche tecniche sugli scarichi, l’attenzione si è concentrata sulla ditta Vog che lavora le mele in zona.
 «Il fossato ha spesso un carico eccessivo di sostanze organiche - spiega il geometra Scarperi, dell’ufficio tutela acque della Provincia - un carico a volte anche molto elevato. Questo è emerso dalle analisi effettuate da un laboratorio privato e adesso ne faremo anche noi con il nostro laboratorio. Scriveremo anche a Vog e Comune di Laives per spiegare la situazione e sistemare il problema».
 Il geometra Scarperi spiega che non è del tutto certo che l’inquinamento dipenda dalla Vog. «Presso la ditta non sanno se potrebbero esserci delle perdite, sta di fatto che proprio sotto il suo areale passano le vecchie condotte della fognatura e quindi tutto è possibile. La Vog stessa si è attivata per effettuare le verifiche e ovviamente, se c’è qualche perdita non è intenzionale perché i tubi sono vetusti. Rimane anche qualche dubbio sulla possibilità che in zona industriale - dove la rete fognaria è stata rinnovata da poco - possano sussistere vecchi allacciamenti dimenticati ed è ciò che vogliamo verificare una volta per tutte. La Vog ha inteso collaborare cercando eventuali perdite nella rete di smaltimento delle acque nere sul proprio terreno».
 Nel frattempo è tornata alla normalità la situazione presso il depuratore Fossa Grande e non si sentono più cattivi odori. In questo caso era successo che per un carico eccessivo di liquami da smaltire, era andato in crisi il delicato equilibrio dei microrganismi che depurano i fanghi nelle grandi vasche.

I cattivi odori del depuratore non si sentono più

 I cattivi odori che qualche settimana fa si percepivano in tutto il circondario e che provenivano dal depuratore Fossa Grande di Bronzolo, erano causati dal cattivo funzionamento del processo di depurazione dei fanghi. A mandare in tilt il ciclo dei microrganismi era stata la Vog che aveva conferito all’impianto una quantità eccessiva di fanghi da depurare dopo la lavorazione delle mele.

Alto Adige 1-12-09
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lunedì, 23 novembre 2009



La rivolta dell’acqua


la rivolta dell'acqua

Vincenzo Mulè


A meno di 24 ore dall’approvazione del controverso decreto Ronchi che, di fatto, favorisce l’ingresso di operatori privati nella gestione dei servizi idrici, equiparando un diritto universale a qualsiasi altra merce, il tam tam della protesta ha chiamato a raccolta associazioni, sindacati e forze politiche. Come già annunciato nei giorni scorsi, già dal prossimo 5 dicembre i Verdi, in occasione del No B-Day, avvieranno la raccolta delle pre-adesioni a sostegno delle firme per il referendum contro la privatizzazione. «Con questo provvedimento si socializzano le perdite e si privatizzano i profitti - ha affermato il leader del Sole che ride Angelo Bonelli. Mentre nessuno si occuperà della rete idrica nazionale che si perde il 40% dell’acqua potabile e che avrebbe bisogno di investimenti strutturali e forti. Inoltre con questa privatizzazione si decuplicheranno le tariffe a tutto danno dei cittadini».
A confermare questa preoccupazione, sono sopraggiunte le dichiarazioni dell’assessore Massimo Buscami, secondo il quale la Regione Lombardia sarebbe pronta ad aumentare del 10 per cento le tariffe dell’acqua. Contro la legge, si è espresso anche il Wwf: «La decisione ignora le direttive europee per la corretta gestione dell’acqua, come la Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE, la cui mancata applicazione è già costata al nostro Paese la condanna della Corte di Giustizia». Inoltre, secondo quanto osservato dalla stessa associazione ambientalista, serve una pianificazione seria della risorsa acqua che consenta di rientrare negli obiettivi prescritti per legge, ovvero la conservazione del “buono stato ecologico” che ne garantisca l’“uso plurimo”, sia per i prioritari usi civili come la distribuzione dell’acqua potabile, sia per gli usi agricoli e industriali.
Sarebbe meglio, continua il Wwf, concentrarsi su obiettivi ben più importanti, come il miglioramento della qualità delle acque, visto che in Italia oltre 29.600.000 italiani, ovvero più della metà, non sono adeguatamente serviti da un sistema completo di depurazione dell’acqua, contro i circa 27 milioni che invece lo sono. Nelle stesse ore, il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, giudicava «gravissime» le conseguenze del decreto Ronchi che, fra l’altro, privatizza i servizi idrici e la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. «La Cgil - dice in una nota il leader della Cgil - promuoverà una grande iniziativa contro questa legge e per questo fa appello a tutte le associazioni, ai cittadini, agli enti locali e alle Regioni che intendono difendere beni comuni, come l’acqua, e contrastare la loro privatizzazione, affinché si definisca un percorso comune e gli strumenti utili a bloccare la legge stessa».
Per il presidente onorario di Legambiente, Ermete Realacci, «una legge fatta così è solo un enorme favore a interessi privati bene identificati, basta vedere l’andamento di Borsa di questi giorni. Per i cittadini è una truffa perché non migliora la qualità del servizio. È un errore molto grave - ha continuato Realacci - non si affronta un tema così delicato in questa maniera. Fatta così è una truffa. Non difendo a priori la proprietà pubblica, che in passato ha generato inefficienze e clientelismi, ma di per se la gestione privata non garantisce qualità del servizio».
Proprio ieri, l’annuario statistico italiano 2009 dell’Istat, ha certificato che il servizio di erogazione dell’acqua non soddisfa oltre una famiglia su dieci. Secondo il dossier, infatti, i problemi si concentrano soprattutto al sud: nelle regioni meridionali, infatti, il 20,6 per cento delle famiglie si lamentano del servizio, con punte del 34,6 in Calabria e del 27,9 in Sicilia. Sempre per il capitolo acqua, si legge nell’Annuario Istat, «la diffidenza nel bere acqua di rubinetto, pur se in continua diminuzione, si manifesta elevata nel Paese»: il 32,2 per cento delle famiglie ha al suo interno uno o più componenti che dichiarano di non fidarsi a berla.

fonte: http://www.terranews.it/news/2009/11/la-rivolta-dell%E2%80%99acqua
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sabato, 21 novembre 2009

Virgolo, «serve democrazia»



«Adesso basta: pretendiamo che le decisioni vengano condivise con la cittadinanza»

BOLZANO. «Al Virgolo serve democrazia». Questo il succo di una nota congiunta firmata da Wwf, Il nostro Virgolo, Ambiente e Salute, Italia Nostra, Heimatpflege, Dachverband, Umweltgruppe Bozen e Meetup Bolzano. Prendono posizione riguardo al presunto via libera dato dal tandem Pd-Svp al progetto Thun nell’ultima riunione sul masterplan. «La notizia ci ha sconcertato ma non sorpreso, visti gli enormi interessi che gravitano intorno al Virgolo, il quale non solo è un patrimonio della città e dei suoi abitanti, ma è una zona di importante valore naturalistico, geologico, storico, archeologico e spirituale». Nonostante la contrarietà di molti cittadini e nonostante varie associazioni abbiano presentato alle autorità cittadine e provinciali una proposta di recupero come zona ricreativa di vicinanza, senza aver ricevuto al momento alcuna risposta, «continuano a farsi insistenti le voci riguardo a decisioni urbanistiche definitive volte all’edificazione e allo sfruttamento del Virgolo. Voci che vengono poi subito smentite, lasciando ai cittadini un estremo senso di disorientamento e sfiducia nelle istituzioni». Siamo convinti, prosegue la nota congiunta, «che sia necessario impedire la realizzazione di progetti invasivi che minaccino le vere peculiarità della collina. Ribadiamo la necessità di preservarla dalla cementificazione e dall’assalto turistico-commerciale. Temiamo che il Virgolo cada vittima della visione che l’attuale giunta sembra avere di Bolzano: una visione non di una città vivibile e sostenibile, ma di un’enorme azienda di soggiorno a cielo aperto, una città pensata non per i cittadini ma per gli interessi di alcuni commercianti, costruttori, politici e soprattutto turisti». Mentre i nostri rappresentanti, si prosegue, «nei loro discorsi e programmi politici sventolano volentieri parole come “democrazia”, “partecipazione” e parlano di “città CO2- neutrale” e di “futuro sostenibile”, ci pare che i fatti vadano in tutt’altra direzione. Sembra che i cittadini che hanno manifestato, passeggiato, informato, addirittura creato un progetto alternativo coinvolgendo diverse associazioni, le istituzioni, le circoscrizioni, i partiti, non vengano minimamente considerati. Come cittadini e come rappresentanti di altri cittadini, pretendiamo che le decisioni riguardanti il Virgolo vengano condivise con tutta la cittadinanza». (da.pa)

Alto Adige 21-11-09
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venerdì, 20 novembre 2009


«Vogliamo un Virgolo riqualificato»


funicolare del Virgolo


DAVIDE PASQUALI


 BOLZANO. Il masterplan, la visione urbanistica per la città del futuro, stavolta sarebbe davvero in dirittura di arrivo. Thun o meno, «il Virgolo verrà riqualificato e destinato ad area ricreativa per i bolzanini, e l’area del MeBo Center di Ponte Adige verrà trasformata in qualcosa di diverso, perché così com’è oggi proprio non va». È la convinzione dell’assessore comunale all’Urbanistica Maria Chiara Pasquali. Lunedì il coordinamento cittadino della Stella alpina si riunirà per quello che potrebbe diventare l’incontro risolutivo, mentre fra martedì e giovedì (la data ancora non è certa), sulla base delle decisioni prese in casa Svp, si terrà la riunione della maggioranza. «Ne sono convinta - dichiara l’assessore Pasquali -: la Volkspartei cittadina al momento attuale sta mostrando una buona apertura rispetto alle rigidità iniziali». La Svp sarebbe pronta al confronto, dunque, e con qualche apertura, «ma per ora nessuna decisione è stata presa».
 «Stiamo cercando di precisare alcuni punti - spiega Pasquali - ma non c’è nessun accordo preventivo fra Svp e Pd. Sarà coinvolta l’intera maggioranza: cercheremo un consenso allargato».
 Lo stesso assessore ha presentato alcuni emendamenti alla bozza del masterplan: «Riguardano soprattutto il come attivare i primi interventi e i tempi dell’attivazione stessa, specie per quanto attiene la variante d’urgenza». Per quanto riguarda Virgolo e progetto Thun, Pasquali tiene a precisare: «Non identificherei il Virgolo con Thun, anche perché l’area considerata è molto vasta, e i proprietari sono molti. Li coinvolgeremo tutti, perché i percorsi e le strutture pensate per riqualificare si svilupperanno su dimensioni ampie. Thun poi, a ben vedere, non è nemmeno uno dei proprietari, ma è solo il promotore di un’idea». Gli indirizzi del masterplan ormai sarebbero chiari. «Ma non dicono chi costruirà e cosa».
 «I particolari operativi verranno decisi dal consiglio comunale, quando sarà il momento, ma basandosi sulle linee guida del documento maestro». In più, però, ora pare siano in arrivo nuovi paletti. «Con i miei emendamenti ho cercato di specificare nel dettaglio quali saranno le condizioni. Inserire il Virgolo nel masterplan significa questo: non vogliamo rinunciare a riqualificarlo. Ma la visione sarà unitaria. E il Comune non si limiterà ad approvare e far rispettare un progetto privato, bensì “organizzerà” direttamente l’intera operazione». Si dovrà rispettare la tutela degli insiemi, precisa. «E nell’ordine pretenderemo: assenza di residenziale; assenza di strade; riqualificazione per l’intera cittadinanza con parco, passeggiate ecc.; accessibilità in funivia con annesse adeguate strutture in grado di attirare gente e quindi poter mantenere economicamente la cabinovia». Ma oltre non può e non vuole andare. «È prematuro parlare di Thun. Non posso escluderlo, ma non posso nemmeno confermarlo».
 Per quanto attiene alla questione MeBo Center, «fino ad ora l’unica certezza è che il manufatto attuale non ha futuro. Occorrerà trasformarlo. Ma sulle modalità ancora non abbiamo preso decisioni. La funzione dell’area dovrà essere ripensata, ma questo non significa necessariamente che verrà trasformata in residenziale. L’equazione MeBo Center uguale case è ben al di là da venire».

Alto Adige 20-11-09
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giovedì, 19 novembre 2009

Fosso inquinato ma si sa ancora da chi Annunciata denuncia per fare chiarezza


puzza

BRUNO CANALI


 LAIVES. Dopo alcuni decenni durante i quali il problema si è trascinato senza essere risolto, continua ad essere pesantemente inquinato il fossato che esce dalla zona industriale di Laives e va a finire nella Fossa Grande, a poche centinaia di metri dal depuratore di Bronzolo. Se n’è riparlato di recente quando i cattivi odori provenienti dal depuratore avevano sollevato le proteste della comunità locale. Chiarimenti ha chiesto il consigliere comunale Mauro Busetti, che si è anche scandalizzato poi per la risposta ottenuta dalla giunta. «È una risposta evasiva e omertosa - ha tuonato Busetti in aula consiliare - e a quanto pare, la giunta ha anche paura a fare il nome di chi sarebbe l’inquinatore dato che non me lo ha indicato nella risposta. Così spero ancora in ulteriori spiegazioni, altrimenti ci rivolgeremo direttamente ai carabinieri per chiedere di fare luce una volta per tutte su questo grave inquinamento. Dal fossato che esce dalla zona industriale e finisce nella Fossa Grande di Bronzolo, esce un liquido grigiastro e puzzolente e questa situazione va avanti da anni. È ora che si individui chi è il responsabile di questo inquinamento e si prendano provvedimenti».
 Sono anni che esiste questa situazione, con un piccolo corso d’acqua che ha un colore grigio, tanto che anche il letto del fossato è oramai una melma grigia e puzzolente. Il paradosso è che nonostante questo, ancora non si è riusciti con certezza ad individuare la ditta responsabile del grave inquinamento e anche da ultimo, in seguito ai cattivi odori e alle proteste, le amministrazioni comunali di Laives, Bronzolo e Vadena, hanno dato mandato all’Ecocenter di fare il necessario per risalire agli inquinatori. Finora non si ha notizia di interventi del Nas, cosa che però potrebbe avvenire se, come ha minacciato Busetti, qualcuno prima o poi si rivolgerà ai carabinieri per far cessare questa grave situazione.

Alto Adige 19-11-09
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categoria:ambiente, comune di laives
giovedì, 19 novembre 2009


Acqua, la privatizzazione fa paura



privatizzazione acqua


MIRCO MARCHIODI


 BOLZANO. La privatizzazione dei servizi pubblici è diventata legge ieri pomeriggio. Alla Camera il governo ha incassato la fiducia e il dl Ronchi è passato. Ha votato no l’Svp, che però ribadisce che la Provincia di Bolzano ha competenza primaria in materia e può legiferare per conto proprio. Ma su questa interpretazione non tutti i pareri sono concordi e la privatizzazione fa paura: ieri sciopero dei lavoratori del settore rifiuti (adesione del 70% alla Seab, attorno al 30% per le Asm di Merano e Bressanone), mentre il Ctcu lancia l’allarme stangata e in Comune si fa quadrato per difendere le proprie società “in house”, a partire da Seab ed Eco-Center.
 «Stangata in arrivo». Ieri mattina il Ctcu ha convocato una conferenza stampa per protestare contro la riforma dei servizi pubblici locali. «Le tariffe aumenteranno e la qualità del servizio calerà», è l’allarme lanciato dall’associazione dei consumatori. Il direttore Walther Andreaus ne fa anche una questione di occupazione: «Se gli appalti andranno a multinazionali estere, molti dipendenti rischiano di perdere il posto». Le aziende interessate, spiega il presidente del Ctcu Maurizio Albrigo, sono sostanzialmente quattro: «Seab con 200 dipendenti, Eco-Center con 140, Asm Merano con 80 e Asm Bressanone con 20, mentre non sono interessati dalla riforma i settori dell’energia e delle telecomunicazioni». Dagli studi del Ctcu riferiti ad altre realtà che hanno proceduto con la privatizzazione, emerge che le tariffe hanno subito aumenti fino al 300%. «Per questo chiediamo a Comuni e Provincia di fare di tutto per evitare gli effetti disastrosi della riforma».
 Il «no» dell’Svp. Il presidente della Provincia Luis Durnwalder ha fatto predisporre ai suoi uffici un parere legale che lunedì scorso ha portato in giunta: «Noi abbiamo una legge provinciale in materia e possiamo applicare quella, pur con qualche limatura per adeguarla alla nuova legge», aveva detto. Ne è convinto anche Karl Zeller, deputato Svp che ieri alla Camera ha annunciato il “no” del proprio gruppo al dl Ronchi: «Siamo contrari all’ennesima fiducia, ma soprattutto siamo contrari nel merito. La stessa Corte di Lussemburgo ammette la legalità di affidamenti a società “in house” che ora invece si vorrebbero eliminare. Per quanto riguarda la Provincia di Bolzano, difenderemo le nostre competenze per garantire ai nostri enti locali anche in futuro la possibilità di scegliere tra gara e affidamento diretto e per garantire ai cittadini un servizio pubblico a tariffa bassa e di alta qualità».
 Il Comune. Silvano Tiozzo, consigliere comunale dell’Udc e vicepresidente della Seab, è categorico: «L’acqua è di tutti, punto. Privatizzare un bene essenziale come questo non è accettabile». Sulla stessa linea l’assessore di Rifondazione Luigi Gallo: «Speriamo nella Provincia, perché la legge è una clamorosa violazione dell’autonomia dei Comuni, visto che a tutti viene imposto una sola soluzione anche se la stessa Ue ammette l’affidamento diretto a società “in house” come Seab ed Eco-Center. A pagarne le conseguenze saranno i cittadini: una società privata deve fare profitto e quindi le tariffe aumenteranno». Vitantonio Gambetti, consigliere del Pdl, ricorda polemicamente come la maggioranza pochi mesi fa aveva bocciato due sue delibere che avrebbero messo il Comune al riparo da brutte sorprese: «Ci voleva meno demagogia allora. Adesso è tardi, non è ipotizzabile che la legge nazionale non valga anche da noi».

Alto Adige 19-11-09

per saperne di più: http://www.disinformazione.it/acqua.htm

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categoria:ambiente, sociale
venerdì, 13 novembre 2009

Presa di posizione sulla serata informativa del Comune di Laives


In qualità di membro della Consulta Ambiente del Comune di Laives, ho assistito alla serata organizzata dal sindaco sulle antenne telefoniche, nelle premesse l’informazione avrebbe dovuto essere obbiettiva e imparziale, a garanzia di ciò erano stati preannunciati esperti consigliati dall’Associazione Consumatori.
Purtroppo però, nei fatti, sul palco è mancato il contradditorio sul danno sanitario, le relazioni, ottime sotto il profilo tecnico e giuridico hanno presentato un solo punto di vista, molto parziale, sui danni alla salute. Si è fatto riferimento esclusivamente alle ricerche scientifiche riconosciute dall’Organizzazione mondiale della sanità ignorando tutti gli studi scientifici e la letteratura “scomoda” e dichiarando che “tutti gli studi sanitari sull’alta frequenza non hanno dimostrato effetti avversi alla salute” oppure “solo i campi magnetici a bassa frequenza stanno evidenziando problemi in ambito sanitario”.
La stessa Associazione Consumatori che avrebbe consigliato questi esperti “indipendenti” ha nella propria  biblioteca un libro interamente dedicato ai danni causati dalle antenne per cellulari nel quale vengono elencati i più importanti studi fatti a livello internazionale, studi che dimostrano danni al sistema nervoso centrale con disturbi al sonno e all’equilibrio, ma anche gravi danni al DNA delle cellule, con rotture sui filamenti causandone la morte o la trasformazione in cellule tumorali.


Si è omesso di citare il principio di PRECAUZIONE – della Dichiarazione di Rio 1992 ratificato dall’Unione Europea “Quando una attività crea possibilità di fare male alla salute o all’ambiente, misure precauzionali dovrebbero essere prese, anche se alcune relazioni di causa-effetto non sono stabilite dalla scienza” e la Comunicazione della Commissione COM(2000) 1 Final (2 febbraio 2000)Il fatto di invocare o no il principio di precauzione è una decisione esercitata in condizioni in cui le informazioni scientifiche sono insufficienti, non conclusive o incerte e vi sono indicazioni che i possibili effetti sull’ambiente e sulla salute degli esseri umani, degli animali e delle piante possono essere potenzialmente pericolosi e incompatibili con il livello di protezione prescelto”

In base a questo principio non sarebbe necessario attendere decenni per dimostrare scientificamente i danni prima di prendere le dovute precauzioni, così come è accaduto per il tabacco e per l’amianto!

Comunque se l’intento dell’amministrazione era quello di tranquillizzare i 300 cittadini preoccupati che hanno firmato la petizione i fatti dimostrano il contrario, a fine serata tra il pubblico in sala tanti dubbi sono rimasti.

Una cosa è però stata spiegata bene, i cittadini non hanno alcuna possibilità giuridica di opporsi alle scelte delle società telefoniche, che possono imporre le loro strategie economico-consumistiche in quanto inquadrate come “servizio pubblico”.
I cittadini possono però, come consumatori consapevoli, contrastare questo sistema, riducendo allo stretto necessario l’uso del cellulare e di internet wireless. Le antenne vengono montate perché c’è la domanda di questi servizi.

Alessandro Cosi
Membro della Consulta Ambiente del Comune di Laives

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categoria:ambiente, salute, comune di laives
giovedì, 12 novembre 2009




Ladri di salute



ladri di salute

Serata informativa al Palarotari :
Incenerire fa male, molto male. Metalli pesanti, diossina e particolato ultrafine. E' la "Pandemia silenziosa", che fa si che nel cordone ombelicale di un neonato siano già presenti numerose sostanze tossiche, che avranno un peso decisivo nel futuro dei nostri figli.( ("Developmental Neurotoxicity of Industrial Chemicals," The Lancet, November 8, 2006- Vol. 368)
Tumori infantili in aumento, bambini già pieni di sostanze tossiche fin dalla nascita. I nuovi inceneritori non sono migliori di quelli vecchi. L'inceneritore non è l'alternativa alla discarica. Ernersto Burgio ( pediatra- epidemiologo -Isde)
I medici si occupano poco del problema salute ambientale. Perché? Prevenzione primaria cosa significa?
Dr. giuseppe Miserotti ( Presidente ordine dei medico di Piacenza - Isde)
Utilizzare l'inceneritore come termovalorizzatore non conviene. E' uno spreco. Migliorare la differenziata si può fino ad oltre l'80 % .Il Trentino è un territorio virtuoso che può far scuola a livello nazionale scendendo ancora con la differenziata sotto i 100kg di rifiuto pro capite annuo e intraprendendo la via del trattamento dei rifiuti senza incenerimento.
Ing Massimo Cerani ( associazione EnergEtica)
L'alternativa, che chiude il ciclo senza combustioni esiste, si sta moltiplicando in Italia e all'estero. Riutilizzare i rifiuti-risorse è una buona scelta anche economica.
Carla Poli ( direttrice Centro Vedelago)
4 interventi che praticamente dicono tutto ciò che si deve sapere sugli inceneritori e le alterantive,il resto sono speculazioni intellettuali, virtuosismi tecnologici oppure malafede.
Patologie correlate alla combustione sono state dimostrate, chi ha scelto questa strada l' ha fatto sapendo quello che faceva.
Sindaci, assessori e tecnici sapevano quello che facevano e hanno scelto la via peggiore: per pigrizia, ad essere buoni...
C'erano più di 1500 cittadini nella sala del Palarotari a Mezzocorona (TN) il 6 novembre 2009: "inceneritore: l' alternativa c'è" è il titolo della serata. Un successo per i sindaci della Rotaliana che hanno commissionato il "progetto alternativo" all' inceneritore di Ischia Podetti a Trento voluto da Delai, Pacher e Andreatta. Pesantemente assenti.
Il progetto alternativo abbatte i costi da 80.000.0000 dell ' inceneritore a 30.000.000 delle tre piattaforme di riciclaggio dei rifiuti post differenziata. la Co2 emessa dall' inceneritore sarà di 42 milioni di m3 a fronte dei soli 25.000 delle piattaforme di riciclo. Il personale: solo 40 adetti per l' inceneritore mentre le piattaforme darebberò lavoro a più di 100 persone.
In Trentino i Comuni sono in subbuglio, a Bolzano si dorme. Già si pensa alle prossime elezioni, fiumi di parole vuote, strategie, promesse, ma nessuno di coloro, sindaco in testa, che ci hanno regalato il nuovo cancrovalorizzatore, dovrebbe più occuparsi, se mai l'hanno fatto, dei problemi dei cittadini.
A Bolzano il silenzio continua, a Trento i cittadini discutono.
Forza Trento!
Claudio Vedovelli



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martedì, 10 novembre 2009

Un cin cin al rubinetto


buona l'acqua di casa


L’84% dei bolzanini preferisce bere l’acqua “di casa”


 BOLZANO. I bolzanini preferiscono l’acqua del rubinetto a quella imbottigliata. Risulta da un’indagine telefonica commissionata dalla Seab su 500 famiglie e 100 attività produttive. Chiedendo agli intervistati se preferiscono l’acqua imbottigliata o quella del rubinetto, il risultato è chiaro: l’84% dei cittadini e il 69% delle attività produttive consumano acqua del rubinetto. Le motivazioni date più frequentemente da chi preferisce acqua imbottigliata sono state: perché è frizzante, per abitudine, per motivi di salute, per la qualità, perché piace di più, perché è più fresca o più comoda. Argomentazioni di poco conto se ci si concentra sulle ragioni per bere l’acqua del rubinetto. L’acqua del rubinetto rispetta l’ambiente: niente mezzi pesanti che trasportano le bottiglie dal luogo di imbottigliamento ai negozi, niente bottiglie di plastica. Poi l’acqua del rubinetto costa pochissimo: per poco meno di un euro si ricevono 1000 litri di acqua dell’acquedotto: Ma l’aspetto più importante a favore dell’acqua di Bolzano è sicuramente la sua qualità, ottima, con un contenuto di sali minerali del tutto paragonabile a un acqua minerale oligominerale; oltretutto vengono effettuate annualmente circa 150 analisi di tipo chimico e batteriologico, che permettono un monitoraggio costante della qualità e della purezza dell’acqua di Bolzano.

Alto Adige 10-11-09
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domenica, 08 novembre 2009


L’architettura alpina «I vecchi relitti andrebbero abbattuti»



Non possiamo ridurre le Alpi a un ricettacolo di ruderi umani, dobbiamo prenderne atto


 «Le Alpi non devono diventare un ricettacolo di ruderi umani e non sempre la rovina corrisponde per forza a un fallimento». Lo scrive l’architetto e docente universitario milanese, Luciano Bolzoni nel suo ultimo volume, edito da Priuli&Verlucca, «Abitare molto in alto - Le Alpi e l’architettura», uscito nei giorni scorsi tobre scorso e presentato in anteprima ad Aosta in occasione del convegno «Architettura e sviluppo alpino», promosso dall’Osservatorio sul sistema montagna Laurent Ferretti della Fondazione Courmayeur. Bolzoni attacca, nel suo libro, la visione di una montagna intesa come «luogo in cui ambientare per forza l’arte del ricordo a tutti i costi», paesaggio sottovetro «con tetti a due falde e vecchi scarponi immersi nell’acqua stantia», proponendo una ricognizione di quanto costruito fino ad oggi in quota. Con un obiettivo: dismettere ciò che non serve, recuperare ciò che può essere riutilizzato. «Alcune costruzioni della Prima Guerra Mondiale in Veneto o fabbricati di servizio abbandonati - scrive l’autore del libro - possono diventare occasioni per un turismo colto e suggerire modalità di fruizione differenti dall’attuale abbandono o, perchè no?, possono essere demolite a dimostrazione che la montagna non è solo il luogo in cui ambientare per forza l’arte del ricordo». Non si sottraggono da questo bivio nemmeno gli edifici considerati storici e di valore architettonico: Bolzoni, ricorda in particolare «lo stato di abbandono» dello SportHotel del Paradiso del Cevedale in Val Martello - un rudere muto e decontestalizzato che gli appassionati di montagna altoatesini e trentini conoscono bene - ideato da Giò Ponti nel 1936, e commenta: «Forse sarebbe stato meglio abbatterlo e restituire l’area al paesaggio alpino».


SportHotel del Paradiso del Cevedale in Val Martello

 Lo abbiamo intervistato su questa proposta specifica e sulla filosofia di fondo che tiene insieme le pagine del libro e che affronta un tema caldo anzi caldissimo, basti pensare alle polemiche innescate dal progetto del nuovo albergo Mezdì nella zona di vincolo paesaggistico all’Alpe di Siusi.


«Siamo abituati a pensare l’architettura di montagna come un elemento aggiuntivo ...


MAURO FATTOR

«Siamo abituati a pensare l’architettura di montagna come un elemento aggiuntivo rispetto ad un ambiente che da anni amiamo immaginare come immacolato e definito in una sorta di immutabilità che tende all’immortalità. Ma non è così, visto che, probabilmente, non esiste spazio più violato di quello alpino». Così Luciano Bolzoni, seguendo il filo di un discorso dalle molte sfaccettature.
Cosa cambia questo rispetto alle modalità del costruire in montagna?
 «Cambia eccome. L’architettura è immersa in un paesaggio, e per questo essa stessa diventa paesaggio. Dobbiamo imparare a valutarla da questo punto di vista. Né il paesaggio naturale alpino, né quello costruito, sono orizzonti incontaminati e quindi eterni, senza tempo. Proprio il contrario: hanno una storia e di conseguenza invecchiano. Oggi le nostre Alpi sono iper-costruite ed è scontato ritenere che la quantità abbia lasciato ben poco spazio alla qualità costruttiva: sono un collage di architetture orfane di un’architettura di riferimento».
È qui che si inserisce il discorso sui ruderi?
 «Le architetture alpine invecchiano inesorabilmente, anche se sembrano non morire mai. Si spengono lentamente in un’agonia immersa in un silenzio assordante. Ad un certo punto non servono più, bisognerebbe prenderne atto ed agire di conseguenza».
Sul piano pratico cosa significa?
 «Che chi vuole rinnovare, ricostruire, trasformare, per prima cosa deve presentare un progetto dettagliato di dismissione dell’esistente. La prima tavola che le commissioni tecniche dovrebbero vedere prima di procedere all’analisi di qualsiasi nuovo progetto riguarda esattamente questo aspetto. Che senso ha lasciare in piedi per decenni una struttura come quella di Giò Ponti in Val Martello? Molto meglio abbatterla e restituire l’area all’ambiente naturale».
Lei teorizza architettura alpina e paesaggio come un continuo inscindibile. Come muoversi allora, quando si tratta di costruire e non di abbattere?
 «Parto dal presupposto che tutto ciò che viene costruito in montagna deve essere verificato qualtitativamente e quantitativamente in funzione di una molteplicità di fattori, dove la bellezza potrebbe non coincidere per forza con l’utilità o la bruttezza con la quantità».
Un confronto a tutto campo anche con l’architettura tradizionale, senza fare sconti a nessuno.
 «Ci sono brutti edifici rurali che vengono considerati ”giusti” sempre e comunque semplicemente perchè fanno parte dell’immaginario collettivo. È sbagliato. Non ha più alcun senso oggi affrontare il tema dell’architettura di montagna partendo solo dal’applicazione di vecchi concetti oppure, il che è peggio ancora, adottando l’idea della rottura con il passato sempre e dovunque».
Spesso si ha l’impressione che molti progetti siano figli del narcisismo dei progettisti o della megalomania dei committenti piuttosto che di un lavoro di ricerca.
 «Non è solo un’impressione: è effettivamente così. Ed è un problema reale».
Se l’architettura è paesaggio, come lei sostiene, lungo quali coordinate occorre muoversi?
 «Costruire non vuol dire solo fare; costruire significa disegnare sul territorio, e quindi nel paesaggio, ”novità” che rimarranno in piedi per molto tempo, costruite per un territorio che non deve essere concepito e sfruttato come un giacimento per il turismo. Quest’ultimo, per contro, avrà un ruolo fondamentale nel gioco dell’architettura: la buona architettura potrà favorire il turismo, da quello diffuso ad un diverso impiego delle strutture contemporanee già abbandonate, magari dopo appena un cinquantennio di vita».
Ci sono esempi di buona architettura in giro per le Alpi?
 «Certo che ci sono: in Alto Adige e altrove in Italia, ma anche in Svizzera o in Austria. Quello che io prediligo sono le terme di Vals, dell’architetto Peter Zumthor, il rappresentante perfetto di un modo forse scomparso di fare veramente architettura senza calarla dall’alto».

Alto Adige 8-11-09



Il lavoro “Vanity – Gio Ponti: Paradiso del Cevedale”

Hotel del Paradiso del Cevedale in Val Martello
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Hotel del Paradiso del Cevedale in Val Martello
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Hotel del Paradiso del Cevedale in Val Martello
in    http://www.mongiu.it/

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dell’artista libanese Paola Yacoub è centrato sull’Hotel Paradiso di Gio Ponti che si trova nella remota Val Martello.
L’Hotel Paradiso fu costruito nel 1935 su progetto di Gio Ponti da un colonnello piemontese, Emilio Penati, grazie ai fondi del partito fascista e del Ministero del Turismo italiano. Nel 1943, l’albergo da meta per il turismo elitario si trasformò in sede di alcune truppe speciali del nazionalsocialismo. Nel 1952 fu rilevato dall’imprenditore veneziano Bennati, che modificò le proporzioni originarie ingrandendo l’edificio e cambiando il verde della facciata in “rosso veneziano”. Dal 1955 l’albergo è rimasto sempre vuoto, nonostante la famiglia meranese Fuchs, proprietaria del marchio Forst, l’abbia rilevato nel 1976. Oggi l’edificio si presenta come una costruzione di stampo razionalista immerso nel paesaggio, di cui è possibile vedere unicamente la facciata.
Paola Yacoub è rimasta rapita dall’inquietante presenza dell’esterno, difficilmente decifrabile e inquadrabile in una chiara definizione di insieme. L’edificio lascia aperta la questione riguardante il suo stato di rovina, ci si interroga infatti se esso sia ascrivibile al cambio di destinazione subìto durante la guerra o semplicemente ad un graduale abbandono. Paola Yacoub si avvicina a questo aspetto.

Paola Yacoub è nata a Beirut nel 1966. Ha studiato architettura all’Architectural Association School of Architecture a Londra e lavorato dal 2000 come artista e fotografa. Numerose le personali, fra le altre, al Kunst-Werken di Berlino, al Museo d’Art Contemporani di Barcellona e alla Konsthall di Malmö. Nel 2003 ha preso parte dalla Biennale di Venezia. Paola Yacoub è artist in residence del DAAD a Berlino.

fonte: http://www.museion.it/#361


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categoria:ambiente
martedì, 03 novembre 2009


Dal depuratore cattivi odori Funziona male, troppo lavoro



BRUNO CANALI



 LAIVES. Proteste a raffica in questi giorni per il cattivo odore persistente. Tante anche le telefonante nei municipi di Laives, Bronzolo e Vadena. La causa è da imputare all’impianto di depurazione.
 Si tratta del «Fossa grande» di Bronzolo: secondo i tecnici il depuratore sta funzionando male a causa del superlavoro. Il nocciolo del problema, come da anni a questa parte, resta la ditta Vog che si trova in zona industriale a Laives. La ditta lavora le mele e proprio in questo periodo è a pieno regime, con la conseguenza che anche il suo carico inquinante sale vertiginosamente, fino ad equivalere ad una comunità di 200 mila persone. Lo aveva spiegato recentemente il direttore di Ecocenter, ingegner Palmitano, ospite del consiglio comunale di Laives. Puntualmente il problema è ritornato in tutto il circondario con cattivi odori di fognatura.
 I sindaci di Laives, Bronzolo e Vadena si sono subito attivati chiedendo spiegazioni all’Ecocenter: «Ho anche scritto all’Ufficio tutela aria e acqua della Provincia - dice Alessandro Beati, primo cittadino di Vadena - e con me sono d’accordo anche i colleghi di Laives e Bronzolo. Da quanto ho capito chiamando il direttore del Fossa Grande, il problema nasce dal fatto che la Vog sta scaricando quantità superiori al convenuto di liquami derivanti dal suo ciclo produttivo: secondo la convenzione potrebbe arrivare a 150 tonnellate alla settimana, mentre ne starebbe mandando al depuratore 50 in più. Ciò mette in crisi il delicato ciclo di depurazione garantito dai batteri presenti nelle vasche dell’impianto».
 Preoccupati anche i sindaci di Bronzolo e Laives, che si sono subito affiancati a Beati nella protesta, anche perché, da anni, pure un fossato che attraversa il territorio è gravemente inquinato dalle emissioni che provengono dalla zona industriale di Laives senza che nessuno intervenga severamente. «Chiediamo alla Provincia di intervenire immediatamente - dicono Polonioli e Zito - perché le emissioni inquinanti della Vog rientrino entro livelli previsti dalla convenzione. Quindi che la ditta faccia al più presto l’impianto di trattamento dei fanghi che è in programma e intanto si intensifichino i controlli presso la Vog».

Alto Adige 3-11-09
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categoria:ambiente
venerdì, 30 ottobre 2009


Legambiente e Touring: «I laghi di Monticolo sono i più puliti d’Italia»


laghi di monticolo


MASSIMILIANO BONA


 APPIANO. I laghi di Monticolo sono tra i più puliti d’Italia. Legambiente e Touring Club hanno assegnato al Comune di Appiano le ambite “cinque vele“: ne sono state attribuite 13 a livello nazionale, di cui 3 a bacini lacustri. Ciò ha indotto l’Apt ad avviare alcune iniziative per valorizzare natura e paesaggio in chiave turistica.
 Nei giorni scorsi Luigi Rambelli, presidente di Legambiente Turismo, e Sandra Sazzini, che dirige la rete internazionale dell’organizzazione ambientale, sono stati ricevuti in municipio dal vicesindaco Rudolf Gutgsell, dagli assessori all’ambiente Ehrentraut Riegler Troger e al turismo Peter Pardatscher e dal direttore dell’Apt di Appiano Alexander Hamberger. «La cura della natura e del paesaggio - ha sottolineato Hamberger - costituisce la base di una politica del turismo di successo orientata al futuro». Rambelli e Sazzini sono rimasti favorevolmente impressionati dall’organizzazione e dalla gestione del centro di riciclaggio, hanno lodato il piano di gestione dei parcheggi sul territorio comunale e si sono informati sulle varie forme di risparmio energetico e sull’impiego di fonti rinnovabili negli edifici pubblici. Alcuni dei progetti realizzati negli ultimi anni sono stati ritenuti, non a torto, un modello da imitare a livello nazionale. I rappresentanti di Legambiente e Touring hanno elogiato anche il programma settimanale e le manifestazioni promosse dall’Associazione turistica, che mirano a far conoscere le peculiarità culturali, naturali e paesaggistiche della zona. Il prossimo passo potrebbe essere il conferimento al Comune di Appiano del certificato Ecolabel, riconosciuto a livello internazionale. Ad un primo sommario esame è risultato che Comune e Apt soddisfano già attualmente gran parte dei requisiti necessari. «Si tratterebbe - ha spiegato Hamberger - di un plusvalore da sfruttare anche in chiave turistica».
 Preso atto del forte interesse manifestato da Comune e Apt si è deciso di iniziare l’iter per arrivare all’attribuzione del prestigioso riconoscimento. «Ora puntiamo con decisione - hanno sottolineato gli assessori Pardatscher, Gutgsell e Riegler Troger - al raggiungimento di questo importante traguardo, anche perchè la politica comunale nel settore turistico ha come priorità la valorizzazione del territorio».


LA SCHEDA


APPIANO. I due laghi di Monticolo sono di origine glaciale. Quello Grande ha una superficie di 489 metri quadrati e si trova in un avvallamento boscoso del Monte di Mezzo. È lungo 700 metri, largo tra i 200 e i 300 metri ed è pronfondo 12,5 metri. Il Lago Piccolo ha una superficie di 519 mq, è caratterizzato da una forma semicircolare con un diametro di 300 metri ed è a 400 metri a Nord del Grande.

Alto Adige 30-10-09
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categoria:ambiente
mercoledì, 28 ottobre 2009


Dopo il referendum ... Cari italiani, domani  non lamentatevi più

non almentatevi più

 Sono deluso dal fatto che la gente è disposta a fare la coda per andare a votare un qualsiasi politico che promette e non mantiene mai quello che ha promesso ed invece quando c’è la possibilità di agire in prima persona per impedire sprechi di soldi pubblici si girano dall’altra parte. L’aeroporto è solo un pozzo senza fine e senza i soldi della Provincia probabilmente chi di dovere troverebbe delle soluzioni per ridurre le perdite, ma finchè c’è la Provincia tutto resterà così e così grazie agli italiani che non sono andati a votare ora la Provincia invece di dare ogni anno 5 milioni di euro all’aeroporto per coprire il buco che crea, ne potrà dare 8 o 10; questi cittadini non dovranno protestare se la Provincia un giorno deciderà di fare un mega inceneritore vicino alle loro case e non potranno nemmeno protestare se un immigrato che si trova a Bolzano da due anni gli passerà avanti nell’assegnazione della casa solo perché ha 3 figli e un reddito solo perché la moglie lavora in nero.
 Gli italiani hanno dimostrato che come al solito si lamentano sempre ma poi alla fine quando serve non capiscono nulla.
 Onore ai sudtirolesi che anche se hanno votato solo per attaccare la Svp, alla fine hanno votato anche per se stessi.
Sergio Venturini


Alto Adige 28-10-09

La vittoria dei cialtroni
 150.000 sudtirolesi sono andati a votare i referendum.
150.000 cittadini hanno alzato il sedere dalle loro sedie, hanno dedicato tempo sempre prezioso e riflessioni e pensieri per questioni di civiltà, senza alcun tornaconto immediato, un atto di coraggio civile.
Hanno pensato con la loro testa, andando a votare, contro un sistema di potere, SVP in testa, che ha provato in tutti i modi a boicottare, a fare confusione, a discreditare:
mettendo insieme 5 quesiti così diversi, mettendo insieme quesiti di cittadini con quelli di partiti, convocando le elezioni insieme a quelle delle primarie PDine e perfino aprendo in ritardo diversi seggi, tentando in piena corsa di delegittimare gli stessi quesiti con prezzolate consulenze ad hoc e infine lanciando addirittura il rischio etnico alla rovescia per bocca dell’alpinista ipossico, sempre pronto all’uso.
 Un grande apparato, con tanto di giornali e televisione, schierati (alla Berlusconi): poca informazione e tanta propaganda di regime.
 Dall’altra un piccolo e eroico gruppo di promotori, molte associazioni tanto impegno volontario, civile e spassionato.
 E grazie al loro impegno oggi possiamo affermare che più di 100.000 sudtirolesi sono contro l’aeroporto e per una democrazia diretta.
Una richiesta precisa di partecipazione, un chiaro messaggio di voler decidere le sorti del proprio territorio.
Un chiaro segno che 1/3 della popolazione, pensa e si esprime sugli argomenti, sulle cose che riguardano la loro vita, senza bisogno di sigle, simboli, targhe di partito e timbri etnici.
 Gli altri, il presidente della Provincia in testa, dormono, oppure pensano ai fatti propri, o sono fusi dal sistema della crescita infinita, a rincorrere falsi miti, denaro e ricchezza, o distratti da riti di pseudo democrazia.
Molti, soprattutto di lingua italiana, sono addirittura impauriti dal rischio di sparizione etnica, comicamente sventolato da Messner nei confronti del gruppo italiano e subito ripreso dal presidente Durnwalder.
Durnwalder che si preoccupa del gruppo linguistico italiano?
Beh, certo che non lo può far sparire, se no tutto il sistema ( proporzionale, patentino, ecc.) salterebbe, e poi chi ricoprirebbe il posto di vice nelle amministrazioni pubbliche?
Non esita il presidente a regalare ai bolzanini, che ringraziano, centinaia di migliaia di fumi tossici dell’inceneritore, un autodromo in piena campagna ( safety park) e in futuro  la Thun City sul nostro Virgolo.
La voglia di lamentarsi, di fare la parte della vittima, di cogliere il messaggio più semplice, la pigrizia di non sforzarsi di capire, ha fatto perdere a molti una rara occasione di esistere come persone e non come numero proporzionale, di dotarsi di uno strumento, non per decidere di sterminarsi a vicenda ( ridicolo e falso) ma per decidere del destino del loro territorio, dello stile di vita e della salute dei loro figli. Poveretti!
Speriamo che un giorno non si debbano pentire, loro e i loro partiti ( PDL) , defilatisi pilatescamente e vigliaccamente dalla contesa, forse per non rovinarsi la strada per futuri governi.
 Ora più di 100.000 cittadini del Sudtirolo si aspettano dalla politica una risposta al loro chiaro messaggio, da quelli più vicini a chi è stato zitto, da chi ha remato contro.
 La speranza che 100.000 voti diventino 100.000 persone che sempre più spesso escano di casa, si trovino a chiacchierare, a riflettere su questa loro terra e  nascano  comitati, associazioni che si occupino del futuro di questa bellissima e ricca terra, massacrata dal cemento e dall’egoismo di pochi.
E magari che qualcuno dei rimasti a casa cominci a risvegliarsi e a pensare che lo scontro etnico è biada per il sistema dei partiti ( tedeschi e italiani) ma che i veri problemi dei cittadini sono altri.
 "La differenza tra la democrazia e la dittatura è che nella prima ti fanno votare e poi ti danno ordini, mentre nella seconda non ti fanno perdere tempo a votare."
Charles Bukowski o Durnwalder ?
 Claudio Vedovelli
Bolzano
Webside:    http://claudiovedovelli.wordpress.com/

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categoria:ambiente, aereoporto san giacomo
lunedì, 26 ottobre 2009


Zero emissioni L’Eden è in un’isola

SOREN HERMANSEN
L’emblema della civiltà pulita

Il phon è acceso, il congelatore ronza e la temperatura ha raggiuto il giusto livello: succede in una casa di Samsoe. Ma dimenticate il carbone o il petrolio. Su questa isola danese - spiegherò il 25 ottobre al Festival di Genova - l'elettricità proviene da turbine eoliche e il calore è prodotto da un sistema di teleriscaldamento
alimentato dai pannelli solari.
Samsoe possiede un network di 11 impianti eolici e produce abbastanza energia per soddisfare l’intero fabbisogno dell’isola. Nei giorni senza vento, invece, quando le turbine non sono al massimo, l'energia arriva dalla rete danese. Al contrario, nei giorni ventosi, l'isola esporta la propria produzione, riversandola nel sistema nazionale principale. Calcolato su base annua, Samsoe ha un saldo positivo, con un export maggiore dell’import.
Già nel 1997 Samsoe era stata nominata «isola dell’energia rinnovabile », sulla base dell’ambizioso obiettivo di diventare indipendente dal punto di vista energetico entro il 2008.
Nel settore dell’elettricità lo scopo è stato raggiunto. Mentre le tecnologie per la produzione di energia rinnovabile, come le turbine eoliche, sono diventate sempre più affidabili e diffuse, il settore dei trasporti continua a non avere
credibili soluzioni di tipo sostenibile.
I residenti dell’isola, però, stanno lavorando su una serie di ipotesi, compresa l'alimentazione dei veicoli con olio di colza e l’uso di motori a celle di idrogeno. Alcuni si sono spinti a prevedere un futuro prossimo in cui auto e
camion saranno alimentati dall'idrogeno generato dalle turbine eoliche. Nel frattempo, la maggior parte dei veicoli di Samsoe brucia carburanti fossili, male emissioni vengono compensate da 10 turbine offshore.
A Samsoe case e aziende attingono calore e acqua calda da impianti di riscaldamento alimentati da fonti  rinnovabili. All'estremità settentrionale dell'isola, tra i villaggi di Nordby e Maarup, un imponente sistema di  2500 metri quadrati di pannelli solari riscalda l'acqua che arriva ai villaggi.
C’è anche un grande bruciatore di trucioli di legno, mentre sul lato meridionale Tranebjerg, Onsbjerg, Brundby e Ballen sono collegate con una rete di teleriscaldamento. Molti hanno installato anche i pannelli solari e usano stufe che funzionano con trucioli di legno e «pellet». Così, ora, oltre il 70% della produzione di calore deriva da fonti rinnovabili.
Tre anni fa è stata inaugurata anche una «Energy Academy». Qui si studiano e si sperimentano le tecnologie per l’uso delle energie rinnovabili. Qui si trova anche l’«Energy Office », una delle mete dei turisti: ogni anno arrivano anche ministri, ambasciatori, funzionari pubblici, gruppi scolastici e singoli ricercatori. La nuova struttura offre l'opportunità di indagare gli aspetti scientifici delle energie rinnovabili così come le loro implicazioni sociali. L’obiettivo è coinvolgere il pubblico, spiegando il lungo processo attraverso cui la gente di Samsoe è arrivata a sostenere la trasformazione energetica dell’isola.
Si tratta di un punto d'incontro unico per imprese, istituzioni accademiche e organizzazioni che si dedicano ai problemi energetici in un luogo in cui turnie eoliche e pannelli solari generano energia appena fuori dalla
finestra.

Traduzione di Martina Carnesciali
Il Festival della Scienza di Genova
GLI SCENARI DELLA RICERCA TRA SPERANZE E INCUBI


Chi è Soren Hermansen Ambientalista

SOREN HERMANSEN
L’emblema della civiltà pulita
RUOLO: E’ DIRETTORE DELLA «SAMSOE ENERGYACADEMY»ED E’ STATO SCELTO DALLA RIVISTA «TIME»
COME«EROE PER IL 2008»
PER AVER COORDINATO LA NASCITA DELLA PRIMA «ISOLA AIMPATTO ZERO»
IL SITO: WWW.ENERGIAKADEMIET.
DK/ DEFAULT_UK.ASP



ALL’AVANGUARDIA Un sistema che combina 11 turbine eoliche con i pannelli solari
IN DANIMARCA Il 100% del fabbisogno energetico è soddisfatto dalle fonti rinnovabili
Accanto alle distopie c’è anche l’utopia «L’hi tech trasformerà l’idea del nostro Sé» Il vento è la prima fonte d’energia a Samsoe

Fonte:http://www.lastampa.it/_settimanali/tst/PDF/2.pdf
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categoria:ambiente
sabato, 10 ottobre 2009


Biotopo sul greto del rio Nero


Castelfeder




ORA. Resta esemplare l’attenzione dell’amministrazione comunale per il mantenimento dell’ambiente e per la sua valorizzazione. Se passi significativi sono stati fatti per valorizzare la zona di Castelfeder - merito anche del turismo ambientale che risulta sempre più diffuso anche nella zona di Ora con un numero di ospiti (soprattutto germanici) in continuo aumento - altrettanti ne sono stati compiuti nella cittadina grazie all’interesse della giunta civica ed anche al completamento dei lavori del primo lotto di variante.
 Il Bollettino comunale, nel numero di agosto, dà interessanti informazioni in merito al biotopo sulla foce del rio Nero, a seguito delle richieste di residenti sul futuro a causa del dissodamento del bosco di pioppi presso la foce del corso d’acqua. Il progetto della circonvallazione ha infatti pesantemente inciso all’interno di questa zona del biotopo di Castelfeder. La valutazione d’impatto ambientale ha imposto quale contropartita la riconversione del bosco in zona umida fluviale. Il progetto prevede - proprio durante questo mese di ottobre - ulteriori lavori di deviazione del corso del Rio Nero e la creazione di uno stagno e di una zona paludosa. Nella zona rivolta verso l’Adige verrà posato un argine come cintura di arbusti e nei primi mesi del 2010 si pianteranno alcuni ontani, particolarmente adatti a vivere anche in presenza di terreni fortemente umidi. Verrà realizzata anche una parete in argilla, che fungerà da area di cova per il Martin Pescatore, mentre la migrazione in sicurezza delle rane e dei rospi sarà garantita realizzando due piccoli tunnel illuminati sotto la strada statale. In questo modo gli animali potranno raggiungere senza rischi i luoghi di deposizione. Per proteggere gli uccelli non verrà realizzato alcun sentiero attraverso il biotopo ed anche questa è una scelta rispettosa del caratteristico ambiente.
 Intanto è tornato raggiungibile il sentiero naturalistico sul vecchio tracciato ferroviario (quello del trenino per la val di Fiemme), dopo la conclusione dei lavori al portale sud della variante. Il tutto grazie ad un sentiero di collegamento che parte dalla pista ciclabile dopo il sottopasso. In questo modo si piò tornare a raggiungere Castelfeder a piedi attraverso i due percorsi originari. Nonostante le difficoltà dovute ai grandi massi ancora presenti sull’ex tracciato ferroviario, sono molti gli escursionisti felici di poter ripercorrere il sentiero. È il caso di ricordare che è ad alto gradimento anche il sentiero - ristrutturato - che dalla zona sportiva porta fino a Castelfeder, passando con un mini tunnel sotto la variante. (e.d.)

Alto Adige 10-10-09
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categoria:ambiente, conca atesina
venerdì, 02 ottobre 2009



I gioielli del presidente


Crisi finanziaria, perdita del potere d’acquisto nonché di innumerevoli posti di lavoro, costi delle case alle stelle, mettiamoci anche l’onnipresente suina. I temi “caldi” in questo periodo sarebbero parecchi, perciò il titolo in prima pagina sull’Alto Adige di mercoledì 30 ottobre era:
“Durnwalder: pochi soldi per il sociale. Si a Thun sul Virgolo”.
Non fosse per la sua drammaticità – farebbe quasi ridere.
In una frase sintetizza il pensiero altoatesino che ultimamente sembra predominare sulla logica ed il buonsenso: i cittadini e i loro bisogni slittano in secondo piano rispetto ai bisogni delle lobby di costruttori ed imprenditori.
Altrimenti non si spiega perché non si trovino i soldi per costruire e fare funzionare asili nido  e strutture di assistenza in generale - per l’handicap e case di riposo comprese - quando invece si preventivano (pure in modo errato!) e si sprecano soldi pubblici per progetti faraonici come l’inceneritore (solo per citare l’ultimo esempio), le terme di Merano, il parcheggio dell’ospedale di Bolzano ed ora pure per il tanto temuto (da parte dei cittadini) e sognato (da parte delle solite lobby) Thuniversum sul Virgolo.
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categoria:ambiente, provincia di bolzano
domenica, 27 settembre 2009


Perché bisogna cambiare subito stili di vita. E cogliere le opportunità




Mirco Rossi spiega in un libro perché le fonti fossili si stanno esaurendo e perché non basteranno eolico nucleare e solare


di Toni Sirena
Diamoci una calmata. Se non ce la diamo subito, ci toccherà farlo dopo, ma a prezzi molto più alti. Mirco Rossi (veneziano, studi di economia e politica economica, per anni coordinatore delle iniziative divulgative dell’Enel nelle scuole del Triveneto, membro dell’Aspo - Associazione per lo studio del picco del petrolio) ha scritto un libro nel quale affronta, da un’ottica scientifica e con linguaggio semplice e comprensibile (Energia e futuro. Le opportunità del declino, Emi ed. Bologna, 240 pagine, 14 euro, prefazione di Claudio Della Volpe docente di chimica-fisica applicata all’Università di Trento) i temi complicati del nostro futuro energetico. Attenzione: non si parla di elettricità, ma di energia. Spesso si fa confusione. Si parla di biomasse, solare, eolico, nucleare, come se si parlasse della soluzione del problema. Vero solo in parte: perché tutte queste fonti di energia riguardano solo l’elettricità. Che è solo un terzo del bisogno energetico. E il resto?
 Ecco, Mirco Rossi ha il merito di parlare franco: attenti, tutto questo non basterà. La gran parte del fabbisogno energetico è e sarà, ancora, quello che viene dalle fonti fossili: petrolio, gas, carbone. Le industrie e i trasporti continueranno a funzionare in gran parte col fossile. Non è stata scoperta ancora (speriamo in futuro) alcun’altra fonte di energia in grado di sostituire il fossile.
 E allora? Allora, dice Mirco Rossi, andiamo ad esaurimento. Sarà fra un decennio o due, sarà fra 40 anni, ma il «tesoretto», cioè le riserve di petrolio (o carbone, o gas, o sabbie e scisti bituminosi) sarà esaurito o raggiungibile solo a costi (energetici) proibitivi. E scordiamoci l’idrogeno: non è una fonte ma un vettore e “costa” più energia di quanto si pensi di risparmiare. Anche le auto a idrogeno, o comunque che consumino meno, non sono un’alternativa definitiva: ciascuna macchina risparmierà, ma aumenterà il numero delle macchine vendute, sicché saremo punto e a capo. I paesi sviluppati consumeranno forse meno, ma Cindia, il nuovo paese dei miracoli del Pil (Cina, India, e magari un domani Africa), basta da solo a decuplicare i consumi di energia. Senza tener conto, in questo scenario, delle conseguenze ambientali, quelle del riscaldamento globale. Stiamo parlando solo di consumi di energia.
 E’ la fine del mondo. La fine del «nostro» mondo. Non (speriamo) la fine del pianeta. La fine di un modo di vivere e di produrre, basato sull’energia da fonti fossili. Prima o poi, probabilmente presto, queste finiranno. I dati non lasciano spazio a illusioni: due decenni, al massimo quattro. Non basterà dunque cambiare la tecnologia (sempre che lo si riesca a fare) ma dovremo cambiare l’organizzazione socio-economica. Detta così, è già difficile da capire. Ma pensate cosa vorrà dire se, tra 20-30 anni, ci trovassimo di fronte a fabbriche che chiudono, a elettricità razionata, a traffico proibito, a ospedali che andranno a singhiozzo. Insomma alla disarticolazione dei rapporti sociali ed economici. Per reggere il caos totale arriverà una dittatura?
 C’è poco da scherzare. Tuttavia, si può anche incominciare, oggi stesso, a sviluppare tutti i settori energetici diversi dalle fonti fossili. Non aspettatevi però che il nucleare risolva tutto (investimenti stratosferici, altrettanto stratosferici costi di dismissione e di smaltimento delle scorie, tempi infiniti), o lo risolvano le centrali a biomasse, molto inquinanti, oppure l’idroelettrico (residuale), l’eolico e il solare. E allora?
 Allora, tanto per incominciare, smettiamola di correre dietro al Pil. Il prodotto interno lordo è diventato un feticcio. Quale sviluppo, poi? Se distruggiamo la foresta amazzonica avremo certamente un aumento del Pil: un mucchio di aziende che disboscano, che trasportano, che vendono. E anche un mucchio di occupati (insieme però a disoccupati) in più. Che guadagnano, che hanno reddito, che spendono. E di altre aziende che comprano, di altre che finanziano. E’ questo lo “sviluppo”, come lo intendiamo e lo misuriamo oggi. Ma a quali costi (attenzione: non solo “a quale prezzo”)?
 Insomma, provoca Mirco Rossi, «una serie di eventi razionali» ha prodotto «una concezione irrazionale dell’esistenza». Continuiamo a ragionare «in termini di sviluppo, crescita senza fine, senza limiti». Oggi siamo vicini al capolinea. La Cina è sempre più vicina, ma ancora più vicino è il Grande Declino. Ormai ineluttabile. E’ un dovere di tutti dispiegare al massimo le potenzialità di produrre energia «alternativa» (alle fonti fossili). Ma questo ormai non ci salverà. La possibilità di «salvarci» sta soltanto nella capacità di adattarsi al declino, di concepirlo come una opportunità.
 Opportunità, s’intende, di cambiare stili di vita. Non pensare più in termini di Pil. Nemmeno di mercato. Una vita più frugale. Meno consumi inutili, più riciclo, più risparmio. Una vita più attenta - com’era un tempo - ai rapporti veri tra le persone. Incominciamo ad allenarci.
 Non basta già più valutare solo l’impatto ambientale, o la compatibilità ambientale. Occorre invece valutare la compatibilità energetica di ogni singolo progetto, di ogni singola opera pubblica o privata. Tenendo presente che ogni cosa (dal pezzo di pane al grattacielo) contiene incorporato un tot di energia non rinnovabile, consumata e distrutta per sempre. La ricetta? Ridurre il consumo di combustibili fossili, sviluppare quanto più possibile tutte le fonti energetiche rinnovabili, ridurre sempre più il consumo di energia. Una volta si faceva. Certo, un «ritorno al futuro» sarà complicato. Ma è una strada obbligata. In fondo, se ce ne rendiamo conto, sarà più facile. E forse sarà una vita più felice.

Alto Adige 27-09-09
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categoria:ambiente, letture
venerdì, 25 settembre 2009





Italia-Ue, scoppia la grana delle quote CO2



Roma chiede di poter alzare il tetto delle emissioni, Bruxelles risponde picche


 ROMA. «L’uscita dalla crisi - dice Silvio Berlusconi a New York - non ci deve far dimenticare un tema di grande importanza quale la lotta ai cambiamenti climatici». Ma nelle stesse ore in Europa scoppia una grana perché l’Italia - dice la Commissione Europea - avrebbe provato a rinegoziare le sue quote di emissioni di anidride carbonica, ovvero una delle responsabili del surriscaldamento del pianeta: i 195milioni e 800mila tonnellate autorizzate dalla Ue non bastano, ce ne vogliono di più. Niente da fare, risponde la Commissione, e si scatena la polemica.
 Tutto perché nei giorni scorsi il presidente del consiglio ha inviato una lettera al presidente della Commissione, José Manuel Barroso, chiedendo «una soluzione condivisa» sulle quote di emissioni. La risposta arriva dalla portavoce del commissario europeo all’Ambiente, Barbara Hellferich: «I tetti per le emissioni di anidride carbonica non sono negoziabili. I piani nazionali di assegnazione delle quote di emissione sono già stati adottati con la procedura basata sulla legislazione europea. Quello italiano è stato approvato nel 2007».
 Dagli Usa il sottosegretario Paolo Bonaiuti, di fatto il portavoce del presidente del consiglio, detta alle agenzie una nota: «Il governo non ha mai chiesto al presidente Barroso di rinegoziare le quote di emissioni». Poi però ammette che «a Bruxelles è stato purtroppo montato un caso sulle emissioni». Un caso? «Il caso è noto - continua Bonaiuti - in quanto il governo italiano ha mandato una lettera al presidente Barroso per segnalare le gravi difficoltà per le aziende italiane a causa dell’assegnazione delle quote di riduzione dell’anidride carbonica».
 Ricapitolando: il governo ha mandato una lettera a Barroso spiegando che le aziende italiane non ce la fanno a rispettare gli accordi, una lettera - dice ancora Bonaiuti - nella quale «abbiamo semplicemente sottoposto il problema chiedendo il suo personale interessamento per arrivare a una soluzione condivisa». Non rinegoziazione, soluzione condivisa.
 «E’ una vergogna che Berlusconi cerchi di frenare l’Unione europea nella lotta ai cambiamenti climatici», dice Grazia Francescato, portavoce dei Verdi. «Berlusconi vuole la libertà di inquinare», dice caustico Massimo Donadi, Italia dei valori. «Mentre l’ambiente diventa per tutto il mondo la chiave per uscire dalla crisi, il prtesidente del consiglio chiede sconti. Una posizione che mette in ridicolo l’Italia», chiosa Dario Franceschini, segretario del Pd. (a.g.)

Alto Adige 25-09-09
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categoria:ambiente, antiinquinamento
giovedì, 24 settembre 2009


TRAFFICO Le promesse per S.Giacomo? Sono svanite?



 E le promesse per San Giacomo? Svanite come una bolla di sapone! Tali si sono rivelate le promesse elettorali della giunta di Laives, le promesse che si sono susseguite negli anni, le promesse fatte di fronte ad un’assemblea gremita di gente che da troppi anni attende una soluzione. In agosto la giunta approfittato delle ferie estive e della distrazione generale ha preso posizione dichiarando “non verrà fatto nulla”! Del resto c’era da aspettarselo, vedendo l’atteggiamento di supponenza tenuto dal vice Sindaco durate l’ultima assemblea nei confronti dei cittadini che chiedono solo più qualità di vita e sicurezza per i figli. Arrivando persino a giustificare il traffico inutile che passa per San Giacomo e ridicolizzando i loro interventi con battute come “vi lamentate voi? e allora quelli di Laives cosa devono dire?” “o siete solo voidue otre a lamentarvi”.
 Dalla stampa si apprende che la decisione sul mantenimento dello status quo è supportata dalle misurazioni sul traffico eseguite dalla Provincia. Abbiamo esaminato anche noi queste misurazioni e le riteniamo assolutamente insufficienti per avere un’idea chiara delle proporzioni del problema. Inutili perché “casualmente” si è atteso il giorno dopo la chiusura delle scuole per fare le misurazioni, quando è risaputo che il traffico si riduce notevolmente. Inutili perché non dicono nulla sulla percentuale di macchine che da via Maso della Pieve preferisce tirare dritto sulla vecchia statale per recarsi a Laives. Inutili perché non ci dicono nulla sull’incidenza del traffico superfluo che attraversa il centro di San Giacomo rispetto a quello dei residenti. Poiché Comune e Provincia non sono state in grado di darci dei dati completi abbiamo provveduto noi del comitato civico, abbiamo contato le auto e in separata sede renderemo noti i dati. Per difendere gli interessi privati a danno di quelli pubblici si è trascurato un dato anomalo delle misurazioni in questione, come mai il fine settimana con gli esercizi commerciali chiusi il traffico si riduce solo di poco? Non è che il traffico sia generato da motivazioni differenti da quelle fino ad ora sostenute? Le migliaia di macchine che giornalmente passano per San Giacomo lo fanno veramente per fare acquisti? Sono veramente una fonte di reddito per i commercianti o sono solo una fonte di disturbo? Si è nascosto poi il dato sicuramente più grave di queste misurazioni: il 65% (!) delle autovetture in transito da San Giacomo verso Laives lo fa senza rispettare il limite di velocità, con punte che arrivano fino a 130 km/h. I cittadini che da anni denunciano questa gravissima situazione hanno avuto sempre le stesse banali risposte “intensificheremo i controlli”, ma purtroppo i vigili si vedono raramente, troppo raramente. Ora però la nostra pazienza è finita! Le proposte sono state fatte, sono state discusse nelle assemblee e sono state scritte nei comunicati, a questo punto non abbiamo più voglia di fare altre proposte ma chiediamo soluzioni da chi è tenuto istituzionalmente a darle. Vista la reale e documentata situazione di pericolo chiediamo di intraprendere con immediatezza tutti gli accorgimenti necessari per riportare il traffico di San Giacomo ad uno stato di legalità, riservandoci di inviare ai responsabili regolare diffida legale per danni che dovessero occorrere a cose o persone da questa situazione di pericolo.
Alessandro Cosi Lorenzo Merlini Piero Osti del Comitato Civico per la riqualificazione di San Giacomo

Alto Adige 24-09-09
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giovedì, 24 settembre 2009



Energie rinnovabili: una vetrina di spicco



“Klimaenergy” rappresenta una vetrina di spicco per il settore delle energie rinnovabili per usi commerciali e pubblici: sono 166 le aziende che, nonostante la difficile congiuntura economica, partecipano all’appuntamento in programma da oggi al 26 settembre 2009 nel quartiere espositivo di Fiera Bolzano.
 Sono 163 le aziende che hanno confermato la propria partecipazione a “Klimaenergy 09”. “Si tratta di un numero considerevole di adesioni, soprattutto tenendo in considerazione la difficile congiuntura economica che ha colpito l’Italia e il mondo intero. Con Klimaenergy 09, Bolzano, torna al centro dell’attenzione di tutti gli addetti ai lavori che operano nel campo delle energie rinnovabili ed alternative e del loro impiego per usi commerciali e pubblici e per aziende ad alto fabbisogno energetico,ha spiegato Reinhold Marsoner, Direttore di Fiera Bolzano.
 Questo dato incoraggiante conferma la grande importanza di “Klimaenergy” quale punto di riferimento per la presentazione di tecnologie e soluzioni nel settore delle energie rinnovabili.
 Il mercato delle rinnovabili è in forte crescita. L’Italia, ad esempio, ha registrato nello scorso anno un notevole aumento del solare fotovoltaico, tanto da classificarsi a livello mondiale al terzo posto per le nuove installazioni. La potenza installata è quadruplicata, passando da circa 100 MW a 415 MW e sempre più imprese stanno sviluppando nuove tecnologie in questo settore. Oltre ad essere una vetrina completa per tutto il settore delle rinnovabili, la manifestazione presenta soluzioni innovative concrete nei diversi settori e nelle più svariate condizioni territoriali e climatiche, realizzate con energie e tecniche rinnovabili ed è un’ottima piattaforma geografica per l’incontro delle tecnologie provenienti dal nord con le necessità di tutta Italia. In Austria, e soprattutto in Germania, sono presenti molte delle grandi realtà nel settore delle rinnovabili. Bolzano, con il suo bilinguismo e la sua vicinanza geografica, rappresenta per il mercato italiano il luogo più adeguato per entrare in contatto con queste realtà.
“Dopo molti tentativi di trovare un rappresentante in Italia, nel 2008 abbiamo deciso di esporre a Klimaenergy e siamo stati seguiti scrupolosamente dal team di Fiera Bolzano. La fiera é andata molto bene. In Germania, i risultati di una partecipazione fieristica si ottengono dopo un anno circa, mentre, dopo soli sei mesi, in Alto Adige siamo riusciti a realizzare già tre progetti. È certo che il target visitatori di Klimaenergy a Bolzano ha potere decisionale”, afferma l’ing. Stefan Schiessl, titolare della ditta tedesca Terrasond.
 Anche quest’anno, nell’ambito della manifestazione, si svolge il “Klimaenergy Award 2009” per la premiazione dei Comuni e delle Province più verdi d’Italia (vedi più in particolare l’articolo della pagina accanto)

Il programma dei convegni è disponibile sul sito www.klima-energy.it

Alto Adige 24-09-09
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mercoledì, 23 settembre 2009



«Traffico a San Giacomo, la pazienza è finita»



Duro il Comitato: siamo pronti a denunciare il Comune per i danni causati dal passaggio delle troppe macchine

 LAIVES. «Se il Comune non realizzerà in tempi brevi gli interventi anti-traffico a San Giacomo, siamo pronti a denunciare i responsabili comunali in caso di danni a cose o persone provocati dalla situazione di pericolo nella frazione».

Il Comitato civico di San Giacomo - con una nota a firma di Alessandro Cosi, Lorenzo Merlini e Piero Osti - attacca duramente l’amministrazione dopo la decisione di non istituire alcun divieto al traffico.

Tutte le promesse della giunta «susseguite per anni» sono «svanite come bolle di sapone». L’attacco è frontale: «La giunta - sostengono i tre firmatari - ad agosto, approfittato delle ferie estive e della distrazione generale, ha preso posizione dichiarando “non verrà fatto nulla”.

Il mantenimento dello status quo sarebbe supportato dalle misurazioni sul traffico eseguite dalla Provincia, ma anche noi abbiamo esaminato quei dati e li riteniamo assolutamente insufficienti per avere un’idea chiara del problema.

Inoltre sono inutili perché “casualmente” si è atteso il giorno dopo la chiusura delle scuole per fare le misurazioni, inutili perché non dicono nulla sulla percentuale di macchine che da via Maso della Pieve preferisce tirare dritto sulla vecchia statale per recarsi a Laives, inutili perché non ci dicono nulla sull’incidenza del traffico superfluo che attraversa il centro di San Giacomo rispetto a quello dei residenti».

Inoltre, dice sempre il comitato, «si è nascosto il dato sicuramente più grave: il 65% delle auto in transito da San Giacomo verso Laives lo fa senza rispettare il limite di velocità, con punte che arrivano fino a 130 km/h».

 A questo punto, conclude il comitato, «la pazienza è finita e dopo tante proposte e incontri ora chiediamo soluzioni da chi è tenuto istituzionalmente a darle».

Alto Adige 23-09-09
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mercoledì, 23 settembre 2009


 Idrocarburi, no al deposito in zona Vurza «Ma teniamo alta la guardia»



La giunta provinciale rinuncerà all’ipotesi del trasloco nel biotopo


di Bruno Canali
 LAIVES. La Provincia ha deciso di non insistere con il trasferimento del deposito di idrocarburi da Bolzano al biotopo di Pineta. Ora il Comune spera che faccia altrettanto con l’inceneritore.
 Sul tema inceneritore c’è stato di recente un incontro tra il vicesindaco Forti e l’assessore Laimer: «Ne abbiamo parlato - conferma il primo - e spero che la Provincia desista dall’insistere. Per noi non c’è sufficiente chiarezza in merito all’impianto della ditta Exo New Energy Italia e anche il parere preventivo del Via è stato negativo». Intanto il Comune porta a casa una prima vittoria col «no» della giunta provinciale (una decisione politica che segue quella, già nota, del comitato tecnico) al trasferimento nel biotopo di Pineta del deposito di idrocarburi. Ma Laives può sperare di averla sempre vinta dicendo no ad ospitare determinati impianti ritenuti penalizzanti sul proprio territorio? Forti replica che in realtà nemmeno per quanto riguarda il deposito di idrocarburi la partita è del tutto archiviata: «È vero che la Provincia ha deliberato in tal senso - afferma -, ma nello specifico si è trattato di togliere urbanisticamente la parte di ampliamento della zona produttiva che avrebbe compreso il biotopo e nella quale avrebbe dovuto poi trovare sistemazione il deposito. Ma la Provincia potrebbe decidere comunque di spostarlo in zona Vurza, dove dispone di vari ettari di terreno produttivo ancora libero e di sua totale competenza». Insomma la guardia va mantenuta alta anche se, conclude il vicesindaco, «io confido nelle garanzie che ho ricevuto dall’assessore Widmann a tale riguardo, ovvero che l’operazione non avrà seguito».
 Deposito per idrocarburi e impianto sperimentale della Exo New Energy puntano entrambi su un’area che è di pertinenza esclusivamente provinciale, dove il Comune ha ben poco da dire. Si tratta di oltre 7 ettari che vennero trasformati in zona produttiva qualche anno fa e che per buona parte sono ancora liberi da costruzioni. A ben vedere si tratta di una situazione ideale per la Provincia, che ha tutto l’interesse di riempire quello spazio con edifici produttivi. Il Comune ha poche carte da giocare se non appoggiarsi al parere negativo già espresso dal Via e il «pressing» politico.

Alto Adige 23-09-09
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mercoledì, 23 settembre 2009




L'Onu: "Negoziati a lentezza glaciale"

Vertice al Palazzo di Vetro per far uscire dallo stallo le trattative sul nuovo trattato. Il cinese Hu promette generiche riduzioni "notevoli" delle emissioni

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon
NEW YORK - Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha aperto il vertice sul clima al Palazzo di Vetro rimproverando la comunità internazionale per la "lentezza glaciale" dei negoziati sul nuovo trattato internazionale. Sulla stessa lunghezza d'onda il presidente americano Barack Obama che ha avvertito: "Rischiamo una catastrofe irreversibile". La prima giornata dell'assise ha registrato inoltre una promessa, seppure vaga, da parte di Pechino: il presidente Hu Jintao ha affermato che la Cina intende ridurre di "un margine notevole" entro il 2020 le emissioni di andiride carbonica per unità di pil.

Il vertice è stato organizzato dallo stesso Ban Ki-moon per far uscire dallo stallo i negoziati internazionali in vista dell'appuntamento di Copenaghen a dicembre.

Ban Ki-moon. Parlando dal podio dell'Assemblea, il segretario generale ha ricordato che, anche se la conferenza di Copenaghen per accordarsi sul nuovo trattato è a dicembre, "i giorni effettivi per i negoziati sono soltanto quindici". A parere di Ban un fallimento di Copenhagen sarebbe "moralmente ingiustificabile, economicamente miope, politicamente avventato: non possiamo seguire questa strada" perché, ha detto, "la storia potrebbe non offrici un'occasione migliore di questa". Ban Ki-moon ha sottolineato che "abbiamo meno di dieci anni per evitare gli scenari peggiori" causati dal surriscaldamento del pianeta.

Il numero uno del Palazzo di Vetro, recentemente in missione al Polo Nord, ha anche avvertito che "sull'Artico i ghiacci potrebbero sparire entro il 2030 e le conseguenze sarebbero sentite dai popoli di ogni continente". Il cambiamento climatico, ha continuato Ban, colpisce soprattutto i Paesi meno sviluppati, e in particolare l'Africa, dove "il cambiamento climatico minaccia di cancellare anni di sviluppo destabilizzando Stati e rovesciando governi". Ban ha lanciato un appello ai Paesi industrializzati, invitandoli "a fare il primo passo", perché "se lo farete - ha continuato il segretario generale - altri adotteranno misure audaci".

Per il capo del Palazzo di Vetro, il nuovo trattato deve includere "obiettivi per la riduzione di emissioni entro il 2020" e "supporto finanziario e tecnologico" ai Paesi in via di sviluppo, cioè quelli che "hanno contribuito di meno a questa crisi ma hanno sofferto di più, e per primi".

Obama. Allarmanti le parole del presidente Usa: la minaccia, ha detto, è "grave, urgente e crescente: se non agiremo rischiamo di consegnare alle future generazioni una catastrofe irreversibile". Obama ha detto che gli Stati Uniti hanno "fatto più negli ultimi otto mesi per promuovere l'energia pulita e ridurre l'inquinamento da anidride carbonica che in qualsiasi altro periodo della nostra storia". E ha sottolineato il cambio di passo in materia di lotta al riscaldamento del pianeta fatto dalla sua amministrazione rispetto a quella del suo predecessore George W. Bush.

"Non siamo venuti qui a celebrare i progressi raggiunti - ha detto ancora Obama - ma perché ci sono ancora passi da compiere. Non dobbiamo farci illusioni quanto al fatto che la parte più difficile è davanti a noi", ha affermato il leader della Casa Bianca. Obama ha insistito molto sulle difficoltà che dovranno essere affrontate ma ha sottolineato che "le difficoltà non possono essere una scusa per non agire". "Tutti noi - ha detto ancora - dovremo affrontare dubbi e difficoiltà nelle nostre capitali".

"Il tempo rimasto per correre ai ripari sta per scadere", ha ammonito Obama. "La sicurezza e la stabilità di tutte le nazioni e di tutti i popoli - la nostra prosperità, la nostra salute e la nostra sicurezza - sono a rischio" a causa della minaccia climatica, ha aggiunto il presidente americano che ha invitato Paesi emergenti coma la Cina e l'India "a fare la loro parte" per affrontare il riscaldamento del pianeta adottando "misure vigorose".

Se sul clima ci sarà un atteggiamento "flessibile e pragmatico", "raggiungeremo l'obiettivo di un mondo più pulito e più sicuro", ha detto ancora Obama. "Sappiamo che il futuro del pianeta dipende dal nostro impegno - ha aggiunto - Il percorso è lungo e difficile, non è rimasto molto tempo".
(22 settembre 2009) La Repubblica

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lunedì, 21 settembre 2009



 

Alle due ruote 14 milioni
I nuovi incentivi dal 25 settembre

L'annuncio del ministro dell'Ambiente, Prestigiacomo, al Salone del ciclo. Il Pd: intervenga sul codice che toglie punti sulla patente per le infrazioni dei ciclisti

MILANO - Dal 25 settembre il ministero dell'Ambiente farà partire una seconda campagna di incentivi per le biciclette, che segue quella già lanciata lo scorso aprile. Lo ha annunciato il ministro Stefania Prestigiacomo. L'ammontare dei finanziamenti sarà di 14 milioni di euro suddivisi in questo modo: 7,7 milioni per le biciclette, 5,1 per ciclomotori ibridi o elettrici, 1,7 per sanare gli ordini rimasti in sospeso con la precedente misura di incentivazione. I fondi serviranno a finanziare fino al 30% del costo d'acquisto del veicolo. La campagna precedente aveva finanziato l'acquisto di circa 50 mila biciclette. «Si tratta di un mezzo di trasporto - ha sottolineato il ministro - che va sostenuto, promosso, incentivato, anche perché è il più ecologico in assoluto e noi abbiamo la sfida imposta dalla Ue di abbattere le polveri sottili, l'inquinamento urbano, le emissioni di Co2».

Corriere della Sera 19 settembre 2009

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