mercoledì 18 gennaio 2012

piano di sviluppo 1

martedì, 06 dicembre 2011



Puc, mozione per accelerare

BRUNO CANALI
LAIVES. Scaduto il piano urbanistico comunale ancora nel 2008, di quello nuovo si sono perse le tracce. «Una bozza l’ho vista mesi orsono - dice il consigliere Paolo Castelli (Laives 5 Stelle) - ma poi non ne abbiamo più saputo nulla. Per questo presenterò una mozione a breve».
 Spiega a sua volta l’assessore all’urbanistica Georg Zelger: «Adesso che abbiamo anche il piano generale del traffico, presentato qualche giorno fa dall’ingegner Ciurnelli, si va avanti anche col Puc. Però è un fatto che a frenarci sono anche stati i problemi politici e adesso pure quelli logistici, con pedine importanti del nostro ufficio urbanistica che stanno per andarsene».
 Tornando comunque alla bozza del Puc che ha avuto per le mani a maggio, il consigliere “grillino” Castelli ricorda che, in estrema sintesi, su 48 richieste di privati presentate ai tecnici in fase di rielaborazione del Puc, solo 2 erano quelle accolte dai progettisti (uno studio veneto): il verde agricolo a valle di via Hofer, dove poi erano sorti i problemi che hanno causato anche le dimissioni da vicesindaco di Georg Forti e un’altra area, sempre a verde agricolo, alle porte di San Giacomo, tra la statale e il dosso della chiesetta. «Da allora - ribadisce Castelli - non ne sappiamo più nulla, perlomeno noi di opposizione e quindi chiederò notizie con una mozione».
 Per farsi un’idea del Puc (che una volta approvato rimarrà in vigore per 10 anni) occorre ritornare con la memoria a ciò che l’ex vicesindaco Forti ebbe modo di anticipare ancora in fase di appalto della progettazione, una “prescrizione” ai tecnici che si può riassumere così: prevedere meno aree di espansione possibili sul territorio, per sfruttare al meglio l’enorme potenziale di cubatura che ancora esiste e si parla di circa 160mila metri cubi. A ispirare questa “filosofia urbanistica” erano (e sono) le enormi potenzialità esistenti a Laives, basti fare l’esempio dei magazzini agricoli abbandonati (Grosexport) o degli spazi produttivi in predicato di essere dimessi (ex Amonn a San Giacomo ed ex mulino Zenorini a Laives). Sono cubature enormi, pronte per essere trasformate in volumi residenziali. Nel frattempo per l’edilizia agevolata si è fatto parecchio: è partita già da tempo la zona Toggenburg 1 a Pineta, due ettari dove già diverse cooperative hanno costruito i rispettivi condomini, e alla Toggenburg 1 sta per aggiungersi la 2, speculare alla prima e di dimensioni simili (2 ettari) già acquistata dal Comune che la destinerà all’edilizia agevolata e ai primi alloggi per il ceto medio.
 Con una disponibilità del genere, non dovrebbe esserci l’esigenza di aprire nuove aree di espansione.
Alto Adige 6-12-11
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giovedì, 11 agosto 2011



Zanvettor (Verdi): «Prima va rielaborato il piano urbanistico»

LAIVES. «Che fine ha fatto la rielaborazione del Piano urbanistico comunale, scaduto alcuni anni orsono?». A chiederlo è addirittura Giorgio Zanvettor, capogruppo dei Verdi, partito di maggioranza a Laives. «Il Puc è uno strumento fondamentale - ricorda Zanvettor - ancor più per la nostra città, dove negli anni passati si è fatta sentire la pressione abitativa di Bolzano che, non trovando sbocchi nel capoluogo, si è riversata nel comune adiacente».
 Zanvettor quindi ritiene che proprio la rielaborazione del Puc sia uno dei punti di maggior rilievo per l’amministrazione comunale e invece non se ne hanno più notizie da tempo. «I progettisti - ricorda - hanno fornito nel 2010 al Comune una prima bozza del Puc, presentata al gruppo di lavoro il 18 ottobre 2010. Da quel momento è sparita dall’agenda, soppiantata da altre priorità. A parziale giustificazione va detto che le dimissioni di Forti, al quale è subentrato Zelger, non hanno semplificato l’iter della discussione ma, al di là di questo, il successore di Forti non si è certo contraddistinto per una diversa e maggiore sensibilità verso la pianificazione urbanistica».
 La critica di Zanvettor, tenuto conto che è esponente della maggioranza, appare molto severa e del resto, ricorda lui stesso, «dal nuovo Puc dipendono tutta una serie di scelte che vanno dalla riqualificazione di via Kennedy alla nuova piazza, fino all’edilizia sociale, al nuovo lido, la tutela degli insiemi e le convenzioni urbanistiche». È evidente insomma che va portato rapidamente a compimento. (b.c.)
Alto Adige 11-8-11
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sabato, 07 maggio 2011



Varianti al piano urbanistico Anche il cittadino può presentare obiezioni al Comune

Con il Piano Urbanistico Comunale - PUC, i Comuni gestiscono lo sviluppo del proprio territorio nell’interesse pubblico. Tuttavia, i cittadini non sono semplici spettatori di queste scelte: hanno, anzi, la possibilità di far sentire la loro voce, se non ritengono corretti gli interventi programmati. L’ha potuto sperimentare Marion (nome di fantasia), che si è rivolta all’Ufficio del Difensore civico per protestare contro la prevista realizzazione di una strada: “Abito nei pressi di un’area pubblica destinata a verde, che è lo spazio ricreativo più vicino alle abitazioni”, ci ha detto questa cittadina, “e ora ho saputo che il Consiglio comunale ha modificato in via provvisoria il PUC per costruire in mezzo a quest’area una strada di accesso a un nuovo insediamento urbano.
Tra l’altro si tratta di una via che, secondo me, potrebbe tranquillamente essere realizzata poco distante. Posso oppormi a questa variante?”. Dunque, sia il PUC che le modifiche programmate devono essere esposti al pubblico, presso la sede del Comune, per 30 giorni consecutivi, e tale esposizione deve essere comunicata con affissione all’albo comunale e annunci sui media. Nel corso dei 30 giorni, tutte le persone interessate possono prendere visione del PUC e presentare al Comune obiezioni e proposte scritte, sulle quali, di norma, il Consiglio comunale esprimerà il suo parere.
Il PUC, le obiezioni dei cittadini e il parere del Consiglio comunale verranno poi trasmessi alla Giunta provinciale, che si esprime in seconda istanza. Anche se non c’è garanzia dell’accoglimento delle obiezioni, a volte i suggerimenti vengono recepiti: abbiamo quindi consigliato a Marion di esporre al Comune nel modo più credibile e convincente l’interesse pubblico al mantenimento dell’area ricreativa, in modo da riuscire, forse, a evitare la variante progettata.
Alto Adige 7-5-11
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martedì, 03 maggio 2011

La facciata dell'attuale carcere verso i prati del Talvera



Nuovo carcere in Zona Comune: sì alla variante

 BOLZANO. La commissione urbanistica comunale ha dato il via libera con i voti della maggioranza (astenuto Pdl e Unitalia) alla proposta di modifica d’ufficio del Puc avanzata dalla Provincia per il nuovo carcere. Si tratta di un terreno di 42.200 metri quadrati racchiuso tra via Baracca, l’area di espansione di via Einstein, la caserma Altair e l’aeroporto. Durissimo il Pdl e la consigliera comunale Maria Teresa Tomada: «Non siamo assolutamente d’accordo con questo sì, la commissione dopo tre mesi di silenzio sul tema è stata convocata in fretta e furia senza nemmeno la documentazione completa, pur di riuscire a portare la delibera in consiglio comunale entro il 14 maggio».
Allto Adige 3-5-11
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mercoledì, 19 gennaio 2011



Sì a un Puc sovracomunale

BOLZANO. Urbanistica: bene la semplificazione prospettata dalla riforma della legge urbanistica provinciale, commenta il sindaco Luigi Spagnolli, «ma questo non potrà significare che chiunque potrà costruire brutture senza controlli dei Comuni». Spagnolli conferma così i dubbi che da tempo attraversano i Comuni su un’estensione della Dia (dichiarazione di inizio attività) rispetto alla concessione edilizia).
 L’assessore provinciale Michl Laimer ha annunciato inoltre che la giunta provinciale punta a introdurre nella legge urbanistica la novità di Puc sovracomunali per opere che interessano Comuni diversi, come Bolzano e Laives. Così Spagnolli: «Anche questa è una buona idea, purché non si traduca nell’uso disinvolto delle varianti d’ufficio che piacciono molto alla Provincia, non considerando che gli ufficio provinciali non possono avere la conoscenza del territorio che possiedono i Comuni». Dopo Florian Mussner, la giunta comunale avrà incontri con altri assessori provinciali. «A Laimer chiederemo di prevedere norme che permettano ai Comuni di stipulare accordi urbanistici tra di loro».
 Spagnolli blocca invece l’assessore Chiara Pasquali, che nei giorni scorsi aveva annunciato, «faremo una variante generale al Puc». Così il sindaco: «Sono contrario. Forse l’assessore Pasquali parla così incalzata da polemiche e richieste. Ribadisco che preferiamo procedere con varianti puntuali ispirate al masterplan, piuttosto che con una maxi variante generale, che contiene decine di punti che rischiano di essere bloccati da un singolo ricorso. Durnwalder dice che il masterplan non guarda al futuro? on lo ha letto».
Alto Adige 19-1-11
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domenica, 16 gennaio 2011



«Area Forti»: giunta sotto accusa

BRUNO CANALI
LAIVES. La bozza del nuovo Puc è al centro del dibattito politico. Le opposizioni criticano duramente la giunta per la previsione, fra le aree edificabili, della cosiddetta «area Forti» in via Hofer. Il sindaco Di Fede si difende, mentre il leader del Pdl Christian Bianchi grida allo scandalo.
 Il via alle polemiche lo ha dato il consigliere “grillino” Castelli dopo avere visto la bozza del nuovo Puc dove figurano due sole aree di espansione: una a San Giacomo e l’altra a valle della città, una superficie attualmente agricola di 19.000 metri quadrati circa, comprendente gli 8.000 metri quadrati di campagna che hanno portato Georg Forti alle dimissioni da vicesindaco e anche da Obmann Svp. Christian Bianchi (Pdl) e i consiglieri della Lega Nord, Marco Franceschini e Giuliano Vettorato, condividono i dubbi manifestati da Castelli in merito al fatto che la giunta e il sindaco Di Fede, non fossero a conoscenza fin dalla scorsa estate di ciò che prevedeva la bozza del Puc per l’area dove ha interessi diretti il figlio di Georg Forti. «È uno scandalo ed è ridicolo - dichiara Christian Bianchi - pensare che su oltre 50 richieste di cittadini per rendere edificabili i rispettivi terreni, la “dea bendata” abbia baciato proprio il vicesindaco. È ovvio che questo aspetto apre scenari nuovi e inquietanti in merito alla trasparenza dell’azione amministrativa, non solo per quanto riguarda l’ex vicesindaco, ma anche per il sindaco e la sua giunta che ne era a conoscenza, essendo la bozza del Puc depositata in Comune fin da maggio. All’epoca era in corso la campagna elettorale e suonano false perciò le recenti affermazioni del primo cittadino, dichiaratosi estraneo alla vicenda».
 Bianchi quindi ora chiede «una presa di responsabilità e una spiegazione completa».
“Sconcertati” anche i consiglieri della Lega Nord per quello che sta emergendo con la bozza del nuovo Puc e relative indicazioni. «Siamo delusi dalla vecchia giunta comunale - dicono Franceschini e Vettorato - che mai prese posizione. Noi avevamo chiesto subito a Liliana Di Fede di ritirare la delega al vicesindaco Georg Forti, ma lei ha sempre minimizzato. Ci hanno anzi accusati di montare artatamente un caso e adesso invece vediamo che ci avevano tenuto nascosto uno studio urbanistico, con un comportamento poco chiaro, che va contro le dichiarazioni fatte in campagna elettorale dallo stesso Pd. Auspichiamo che d’ora in poi anche l’opposizione venga coinvolta in tutte le fasi di rielaborazione del Puc, nell’interesse della cittadinanza». Liliana Di Fede sottolinea che si sta parlando di una ipotesi di piano e che finora non se ne è mai parlato né in maggioranza e né in giunta. «Il discorso era nato parlando di spostamento del lido - ricorda il sindaco - ma mai era stato citato il terreno oggetto di polemiche. Intanto c’è solo una proposta per il nuovo Puc da parte dei progettisti, che non abbiamo mai analizzato ma è rimasta all’interno dell’ufficio urbanistica. Per ciò che mi riguarda, non ho visto quali sarebbero i terreni e i relativi proprietari. Siamo in una fase tecnica preliminare, nella quale mai si è affrontato il nuovo Puc, men che meno dal punto di vista politico. Un documento del genere ha vari momenti, tecnici e politici. L’ipotesi di cui parlano i consiglieri di opposizione finora non è mai stato oggetto di analisi di giunta». L’ex vicesindaco Georg Forti cerca di restare ai margini della polemica. «Per ora - ha dichiarato ieri - preferisco non commentare».
Alto Adige 16-1-11
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sabato, 15 gennaio 2011



Puc Laives: l’area Forti tra quelle edificabili

BRUNO CANALI
LAIVES. Nella bozza del nuovo Piano urbanistico comunale, che da poco è stata consegnata ai consiglieri di opposizione, ci sono anche gli ormai noti ottomila metri quadrati di verde agricolo del “caso Forti”, destinati a diventare edificabili. Critiche a riguardo dal “grillino“ Castelli.
 Tra i primi ad analizzare l’ipotesi predisposta dallo studio «Veneto progetti», c’è il consigliere della lista civica Laives 5 stelle, Paolo Castelli, che preannuncia una mozione di sfiducia al sindaco Di Fede se in fase di approvazione del nuovo Puc, si manterrà la previsione attuale in bozza che riguarda quegli ottomila metri lavorati dal figlio dell’ex vicesindaco Georg Forti per conto di una società nella quale egli stesso è tra i soci. Castelli non nega che era particolarmente curioso di vedere queste previsioni urbanistiche, soprattutto dopo che era scoppiato il caso dell’ex vice sindaco per una campagna accanto a via Andreas Hofer. «Guardacaso - dice adesso Castelli - nella bozza del Puc, le proposte di trasformazione dei terreni in chiave edilizia prese in considerazione da chi ha rielaborato il Puc per i prossimi anni sono solo due: una a San Giacomo e l’altra a valle di via Hofer, un’area che comprende proprio il terreno lavorato dal figlio dell’ex vicesindaco Forti assieme ad altre particelle. Ci sono state oltre 40 richieste fatte da altri cittadini, che per ora non sono state accolte. Perché, se si deciderà di lasciarla come zona edificabile nel nuovo Puc, io presenterò mozione di sfiducia al sindaco? Perché è evidente che essendo stata recapitata in Comune il 18 maggio scorso, l’attuale giunta e il sindaco in particolare, non potevano non sapere cosa conteneva. Nonostante questo, la questione è scoppiata solo in seguito ad un’inchiesta giornalistica: prima nessuno ne ha fatto cenno e non mi risulta neppure che ci siano state contestazioni all’ex vicesindaco sul possibile conflitto di interessi». Tecnicamente, la bozza del nuovo Puc contiene due zone di espansione per complessivi 60 mila metri cubi edificabili. A Laives città si prevede un’area a valle di via Andreas Hofer di 19 mila metri quadrati, in cui sono compresi gli 8 mila “lavorati“ dal figlio dell’ex vicesindaco. Diecimila sono a san Giacomo, nella campagna ai piedi della chiesetta.
Alto Adige 15-1-11
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giovedì, 16 dicembre 2010



Nuovo Piano urbanistico comunale di Laives

Caso Forti: Castelli preme per visionare il piano urbanistico

LAIVES. Il consigliere Paolo Castelli (Lista civica Laives Beppe Grillo) vuole vedere la bozza del nuovo Piano urbanistico comunale che i tecnici incaricati dal Comune dovrebbero stare elaborando. «Abbiamo potuto inoltrare la nostra richiesta con domenda protocollata solo dopo molte resistenze - spiega Castelli -. Se quella bozza dovesse acclarare che si prevedono modifiche urbanistiche sui ai terreni interessati dalla vicenda che ha portato alle dimissioni del vicesindaco Forti, chiederemo anche le dimissioni dell’assessore Dario Volani e dell’intera giunta comunale per non avere vigilato sul rispetto della trasparenza a favore dell’interesse collettivo. Informiamo subito i dirigenti comunali interessati al rilascio della documentazione da noi richiesta che se in tempi brevissimi non dovessimo ricevere la bozza del Puc richiesta, faremo ricorso al Tar».
 La rielaborazione del Piano urbanistico comunale - che è scaduto - è stata affidata con gara di appalto ad uno studio di architettura veneto. In questa fase il documento dovrebbe essere già in una fase avanzata, quanto serve per portarlo poi in consiglio comunale già il prossimo anno. In attesa di questo appuntamento sono stati “congelati” anche lo studio relativo alla viabilità generale e quello sugli insiemi da tutelare. (b.c.)
Alto Adige 16-12-10
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sabato, 08 maggio 2010

LA CULTURA DELLO SVILUPPO

Il professor Giorgio Tavano Blessi docente presso la Scienza della Comunicazione plurilingue della Lub inizia a collaborare con il nostro giornale.

di Giorgio Tavano Blessi
Ormai è chiaro che la crisi economica che ha colpito il pianeta dalla metà del 2008 sia ancora lontana dal diminuire d’intensità e gli effetti si faranno sentire ancora a lungo. Gli attori economici, sociali e politici sia locali che nazionali si interrogano su quali possano essere le vie per uscire da questa fase di stagnazione, e soprattutto a quali ricette fare riferimento per stimolare una ripresa solida e duratura. Due notizie delle ultime settimane meritano di essere riprese, in quanto permettono per l’attinenza al tema di verificare un possibile modello di sviluppo per l’Alto Adige, e il ruolo di risorse come la cultura ed del territorio in tale processo.
 La prima è la pubblicazione del sondaggio da parte di Südstern - il network degli altoatesini all’estero - rispetto a 300 cervelli altoatesini in fuga. La seconda è quella relativa al nuovo parco tecnologico presso l’ex Alumix a Bolzano.
Un’area di archeologia industriale e utilizzata nel 2008 durante Manifesta - Biennale d’arte contemporanea - quale spazio espositivo. La ricerca condotta da Südstern, coordinata dal Prof. Kurt Matzler, ha destato un acceso dibattito. Da più parti la perdita di queste risorse umane è stata vista come un potenziale vincolo per la competitività e lo sviluppo futuro, a cui porre rimedio. Il fenomeno dei cervelli in fuga, in realtà, come sottolineato da molti interventi, non caratterizza solamente l’Alto Adige. In molti dei paesi più industrializzati si assiste ad una sorta di “diaspora del capitale umano”, un nomadismo intellettuale nella direzione di quei luoghi che offrono le migliori occasioni di formazione, ma anche di sviluppo personale, nella sfera privata come in quella pubblica e lavorativa.
 In questo dibattito, scarso rilevo è stato dato invece ad un altro elemento, altrettanto importante per la competitività di un territorio, vale a dire la capacità di attrazione di nuovo capitale umano. In altre parole, quanti cervelli giungono in Alto Adige? Interessante sarebbe verificare il saldo tra entrate ed uscite a livello di capitale umano, e comprenderne le ragioni di un eventuale deficit. Questa osservazione porta alla seconda notizia, la discussione in atto tra parti politiche, economiche e mondo della scienza per la realizzazione del parco tecnologico presso l’ex Alumix. Il parco è visto come la possibile leva in grado di alimentare la crescita futura, mantenere (ed attrarre) sia le imprese orientate all’innovazione sia il capitale umano, ovvero quella categoria di lavoratori definiti “la classe creativa”, che ovunque nel mondo stimolano lo sviluppo delle società più industrializzate. Il modello proposto quale ricetta per rilanciare lo sviluppo dell’Alto Adige - nuovi investimenti in infrastrutture al fine di attivare lo sviluppo o nascita di imprese innovative e l’impiego dei cervelli altrimenti in fuga - in realtà non tiene conto di due elementi di fondamentale importanza, che in tutto il mondo divengono il discriminante per l’innesco di un sistema locale veramente innovativo, fonte di attrazione per imprese e per il capitale umano: la cultura ed il territorio.
 E’ proprio la ricerca su giovani altoatesini all’estero che permette di verificare il ruolo di queste due risorse in ambito locale. La cultura, intesa non come offerta di spettacoli o eventi - per la quale la popolazione locale esprime i più alti indici di gradimento a livello nazionale - ma quale tessuto cognitivo e relazionale della popolazione (in altre parole i saperi e le conoscenze) viene vista come insoddisfacente degli intervistati. In questa direzione, gli intervistati elencano una serie di elementi collegati ai saperi e conoscenze - come la percezione di una mentalità chiusa, limitata al localismo piuttosto che all’apertura verso l’esterno e scarsamente inclusiva - quali vincoli allo sviluppo. Anche il territorio stesso, inteso non nei suoi confini territoriali e caratteristiche naturali, bensì nelle sue componenti intangibili e collegati alla “cultura del territorio” come l’heimat, l’identità e la storia, vengono percepiti quali vincoli per la crescita del sistema locale, soprattutto in chiave di innovazione, non solo per il settore economico, ma anche e soprattutto sociale.
 Qualcuno potrebbe obbiettare che questa sia la visione di pochi, parziale, ma non considerare queste percezioni sarebbe sottostimare il problema, o nascondere cosa questi elementi segnalano. Nell’attuale contesto storico, la cultura, le caratteristiche identitarie e culturali del territorio sono tra i principali elementi in grado di promuovere un efficace modello di sviluppo locale. Le ricerche ne illustrano chiaramente la funzione. Devono essere flessibili, mutevoli, in grado di assorbire le contaminazioni più differenti, e di fornire, attraverso un processo di adattamento continuo, nuovi stimoli allo sviluppo. Laddove le società sono tendenzialmente chiuse ed auto-referenziali, l’orientamento degli attori della società all’innovazione (alla novità) sarà limitato. Di conseguenza gli investimenti in innovazione tenderanno a incidere marginalmente, perché non saranno trasformati dalle persone in reali opportunità. Inoltre, se è vero che il capitale umano si sposta (o rimane) laddove non solo esistono infrastrutture e incentivi in grado di accoglierli, ma anche la presenza di un orientamento della società aperto alla novità, al cambiamento, all’inclusione, ecco emergere il perché della risposta dei giovani altoatesini “in fuga”. E’ quindi possibile delineare la ricetta adottata da tante aree nel mondo per divenire protagoniste nell’arena della competizione globale. I “territori intelligenti” sono luoghi dove sono presenti i germi dell’innovazione e cambiamento in tutti gli attori della società, in cui la cultura ed il territorio divengono la piattaforma per l’accumulazione di informazioni, la contaminazione e lo sviluppo di capacità/abilità nelle persone, alimentando al contempo il circolo virtuoso delle opportunità nella vita dai cittadini. In questa nuova prospettiva, tutti sono al contempo portatori d’interessi e anelli della catena di valore locale, nessuno escluso. Il risultato è un territorio dinamico e potenzialmente orientato all’innovazione economica e sociale, attrattivo sia per coloro che ci abitano, sia per le imprese per investire, sia per i talenti per vivere e realizzarsi.
 Non si tratta di bruciare sull’altare del nuovo tutto quanto è passato, lo fecero già cent’anni fa alcune correnti di pensiero anche culturale (vedi ad esempio i futuristi) senza giungere ad un termine di concretezza. Anzi, è proprio da quanto è presente che bisogna partire, promuovendo idonee politiche di investimento culturale allo scopo di stimolare una crescita sostanziale del sistema locale dal suo interno, soprattutto in relazione allo sviluppo cognitivo e relazionale delle persone. Introdurre nuovi stimoli dall’esterno è sicuramente utile e necessario, il recente esempio del protocollo di collaborazione tra Provincia e Istituto Fraunhofer va nella giusta direzione. Affinché ci sia vero sviluppo, però, è necessario che tutta la società sia coinvolta in questo sistema, e non si assopisca nella percezione - ed illusione - di un benessere raggiunto e tendenzialmente “per sempre”.
Alto Adige 8-5-10
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domenica, 28 febbraio 2010


Alloggi per 53 mila metri cubi all’ex Amonn di San Giacomo


"mostro"

BRUNO CANALI


 LAIVES. La prospettiva di avere in pieno centro a San Giacomo un “mostro” urbanistico da 53 mila metri cubi preoccupa molto i residenti, così come non lascia tranquilla nemmeno l’amministrazione comunale.
 L’area in questione è quella dell’ex magazzino “Amonn”, stretta tra statale e ferrovia, a ridosso del “Garden Village”. Quest’ultimo ha già portato alcune centinaia di appartamenti nel cuore di San Giacomo, con le conseguenze che si possono intuire: aumento del traffico e necessità di adeguamento delle infrastrutture. L’ex magazzino Amonn si trova immediatamente a sud del Garden Village ed insieme faranno un nuovo quartiere.
 Preoccupazione dicevamo, espressa anche in occasione di un recente incontro tra comitato civico di San Giacomo e alcuni amministratori comunali. Tra questi il vice sindaco Georg Forti, titolare dell’urbanistica.
 «In effetti, 53 mila metri cubi in centro a San Giacomo sarebbero un’enormità; per questo abbiamo già proposto al proprietario (che è Amonn appunto) di spostare altrove almeno 17mila metri cubi, ottenendone disponibilità. Però in cambio, oltre allo spostamento, ci hanno chiesto anche maggiore cubatura come indennizzo per l’acquisto di terreno e attualmente la proposta è in Provincia, dove i tecnici dovranno fare delle valutazioni e darci delle stime. Poi dipenderà da Amonn trovare l’accordo oppure no e quindi predisporre un piano di attuazione relativo all’area di sua proprietà in centro all’abitato».
 Georg Forti conferma anche che per adesso non esisterebbe un’indicazione in merito a terreni alternativi sui quali spostare quei 17 mila metri cubi che verrebbero tolti dal centro e, come detto, prima di tutto occorrerà attendere le stime dei tecnici provinciali. Un fatto comunque è evidente: prima o poi la trasformazione dell’ex magazzino Amonn avverrà e per quanti metri cubi si riuscirà a togliere dal centro dirottandoli altrove, l’impatto sarà sconvolgerà definitivamente la realtà ancora “paesana” dell’abitato alle porte di Bolzano, con altre centinaia di nuovi appartamenti che arriveranno accanto al Garden Village, già oggi presenza molto “impattante” per San Giacomo.

Alto-Adige 28-2-10



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martedì, 23 febbraio 2010


Piano urbano della Mobilità (PUM) Bolzano
Pubblichiamo la lettera che il dr Pierluigi Gaianigo ha scritto all' Assessore alla Mobilità di Bolzano Klaus Ladinser.
Con piacere  invitiamo i cittadini,  l'Assessore all' ambiente e mobilità, i suoi collaboratori, i consiglieri comunali,  la giunta e il Sindaco così come i componenti delle circoscrizioni e i comitati cittadini per la viabilità, alla serata civica sul tema della mobilità bolzanina che si terrà il 1. marzo 2010 presso la sala della circoscrizione di Gries, Casa Altman alle ore 20.15 dal titolo PUM o-der PUFF
 

All'Assessore alla Mobilità Klaus Ladinser                                                                       Bolzano, 01/02/2010
Caro Assessore,
come promesso, Ti invio queste mie note sul Piano urbano della Mobilità (PUM).
Le premesse del piano sono buone e tutte condivisibili. Però è un piano che io non posso accettare  per 2-3 punti fondamentali.
Il primo è di natura culturale.  La filosofia del PUM è sostanzialmente quella di lasciare libero l'accesso alla città all'automobile privata senza o con poche restrizioni. Viene proposta la "sistemazione idraulica", razionale, del fiume traffico in piena. 90.000 autoveicoli entrano oggi in città; 70.000 - 80.000 (o poco più?) entreranno nel 2020! Tra 10 anni valuteremo. Certo, questa è la soluzione preferita dai commercianti e dalle forze economiche della città e Ti do atto che soluzioni diverse e più spinte (come la mia visione di "città senz'auto") sono di più difficile attuazione politica (ma non tecnica).
Sono convinto inoltre  - ammesso che il Tuo piano venga realizzato -  che non si possano raggiungere gli obiettivi indicati (riduzione dell'inquinamento, della produzione della CO2, maggiori superfici libere, etc.).
Come già sai, io propongo l'entrata in città a pagamento con un ticket calibrato in maniera tale da rendere poco appetibile l'uso del mezzo privato. L'entrata a pagamento non è  un divieto, ma solamente un parziale compenso per i danni (rumore, inquinamento, incidentalità, congestione, occupazione del territorio, ...), che i visitatori provocano alla città e ai suoi abitanti e fra l'altro avrebbe il non spregevole effetto collaterale di fornire alle casse comunali un buon introito da utilizzare per migliorare ulteriormente la mobilità pubblica.
La seconda mia forte obiezione è di natura tecnica. Molte realizzazioni del Tuo piano si basano sulla possibilità di liberare le superfici dalle auto ferme o in movimento. Ciò per poter disporre di spazio per le linee tramviarie, per le corsie dedicate ai bus, per le piste ciclabili, per liberare i marciapiedi e allargare le zone pedonali. E' stato pertanto approvato un piano parcheggi, che permetterà di mettere sotto terra 2050 auto. Poca cosa rispetto alle numerose (ma quante sono??) auto che rimarranno in superficie.
Giudico profondamente errato il piano parcheggi. Un piano simile è stato attuato dalle Amministrazioni precedenti e con le stesse finalità: liberare la superficie e mettere sotto terra le auto. Ha funzionato solo in parte e, costruiti circa 2000 posti, ora ci troviamo con 1.000 auto in più in superficie. Il principio "una macchina sotto terra, via una sopra" è aberrante per i seguenti motivi:
1) è un principio che sottintende l'accettazione da parte dell'Amministrazione di una specie di diritto acquisito da parte del singolo privato di parcheggiare  su terreno pubblico, per di più vicino a casa; 2) è un principio  stupido perché sicuramente non permetterà di liberare lo spazio richiesto in superficie per i Tuoi progetti; 3) è un principio iniquo perché favorisce alcuni privati cittadini, cedendo gratis a loro (sia pure solo (!) per 99 anni) terreno pubblico. (Pensa poi,allo scadere dei 99 anni: quale sarà lo stato di questi sotterranei abbandonati? Infiltrazioni d'acqua, rifugio di disperati, necessità di altre spese per ristrutturarli, chiuderli,...?); 4) è un principio fragile perché qualsiasi ritardo nella realizzazione dei parcheggi (una cooperativa che non ha più soldi, ..) blocca l'iter temporale degli altri progetti (binari, corsie protette, piste ciclabili, ...); 5) è un principio antiecologico, se si pensa alla CO2 prodotta (1 tonnellata di cemento = 1 tonnellata di CO2 prodotta), alla ulteriore impermeabilizzazione del terreno e al rischio di contaminazione della falda idrica.
Nel mio progetto, con il ticket di ingresso, si riduce di almeno la metà e forse più l'entrata di "pendolari + altri" con auto in città, potendosi così liberare un grosso numero di parcheggi  ora occupati da loro (pare siano 34.000), che potrebbero essere convertiti per uso dei cittadini (sia pure non sotto casa! Ma questo è un vantaggio: la macchina verrebbe usata solo quando proprio serve). Non ci sarebbe quindi alcuna necessità di scavare catacombe.
C'è poi un terzo punto, che mi lascia assai incerto: la costruzione delle due gallerie.  In linea di massima sono contrario alla costruzione di altre strade e ritengo che  - nell'ottica del ticket di ingresso  -  si potrebbe anche rinunciarvi.  Nel Tuo progetto sono invece indispensabili.
Detto questo, faccio altre  osservazioni:
Anche se "la città di Bolzano  appartiene a quelle più virtuose per quanto riguarda la mobilità dei suoi abitanti", tuttavia così non sembra ad un osservatore esterno, visto che la rinuncia all'auto del Bolzanino è ampiamente compensata dall'uso della stessa da chi viene da fuori (pendolari + altri):  90.000 autoveicoli entrano ed escono ogni giorno dall'area urbana e così  - forse un po' meno  - sarà in futuro.
"Raggiungere gli obiettivi  di riduzione delle emissioni di CO2, previsti nello studio elaborato dall'EURAC". E' tutto da dimostrare. Come da Te detto, non esiste alcuna simulazione al riguardo. La "sistemazione idraulica" della viabilità elimina , forse sì, le code in città (con ciò riducendo il consumo di energia e la produzione di CO2), ma allunga i percorsi compensando in negativo i vantaggi precedenti. Non solo, ma bisogna anche calcolare la produzione di CO2 prodotta dal tram, dalla costruzione e manutenzione delle due gallerie e dei parcheggi interrati. Va fatto insomma un bilancio.
Per le piste ciclabili, l'ostacolo maggiore non è tanto  la mancanza di finanziamenti, quanto piuttosto la difficoltà politica di levare le auto parcheggiate dai bordi delle strade e dai marciapiedi. Di qui il mio dubbio sulla realizzazione delle stesse.
Il principio che "Bolzano deve e vuole rimanere una città di grande attrattività per il resto della provincia e per i turisti" è discutibile.  In ogni caso una "Bolzano senz'auto" è certamente più attrattiva per tutti, anche per i suoi abitanti.
Tramvie. Anche per me il tram è il mezzo più idoneo per un trasporto pubblico di massa. Tuttavia avrei preferito un trasparente confronto (che è mancato) tra i vari mezzi, che avrebbe sciolto i dubbi di molti che ora Ti contestano. Inoltre ho seri dubbi che le nuove tramvie possano catturare nuova utenza. L'esperienza della metropolitana automatica di Torino e anche di Parma e di Tolosa, dove sono state costruite infrastrutture simili,  dimostrano modesti impatti sulla mobilità complessiva. Chi usa i nuovi mezzi sono sostanzialmente quelli che prima usavano il bus. A Torino il traffico privato complessivo è stato ridotto di poco più dell'uno per cento, come pure a Tolosa e a Parma. Alla luce di queste esperienze solo il sistema di ticket per entrare in città e altre restrizioni al traffico privato cittadino possono creare una utenza sufficiente per giustificare le spese di costruzione e soprattutto di gestione delle due linee tramviarie.
Il fotomontaggio del tram in via Druso fa vedere bene la mancanza di spazio nella strada e fa immaginare, insieme a poche righe scritte altrove, la necessità di interventi di restrizione al traffico privato. Di questi interventi non c'è traccia.
La riorganizzazione a scopo di servizio metropolitano per Oltrisarco della linea ferroviaria storica è legata alla realizzazione del passante ferroviario (anno 2015-2020).  Accettabile se i tempi fossero rispettati, ma permettimi un certo scetticismo. Meglio sarebbe pensare da subito al terzo binario, come è scritto anche nel PUC.
Dalla lettura di PUM e PUC emergono delle profonde differenze soprattutto per quel che riguarda arginale dell'Isarco e autostrada. Tu giustifichi queste differenze con il fatto della diversa proiezione temporale dei due piani (10 anni per il PUM, 30 o più per il PUC). Accetto la giustificazione, ma avresti fatto bene a scriverlo nel Tuo piano.
Da ultimo avresti fatto bene a coinvolgere fin dall'inizio più gente possibile nell'elaborazione del piano stesso (magari utilizzando la professionalità dei "comunicatori"). Avresti evitato molte critiche e forse avresti ricevuto qualche idea o consiglio in più. Nella letteratura mondiale si legge di molti buoni piani falliti per mancato coinvolgimento della popolazione.
Per concludere, non potrò mai sostenere il Tuo piano per la profonda differenza nella visione politica del problema. Ti do atto comunque di aver fatto, nell'ottica purtroppo assai diffusa della mobilità con auto, un buon lavoro, che potresti però modificare radicalmente in senso ecologico nei prossimi anni.
Cordialmente , Pierluigi Gaianigo
 
PS.; per quel che riguarda l'autostrada Ti segnalo che dal 22/01/2010 in Svizzera, nel Canton Ticino, il limite di velocità in autostrada è stato abbassato da 120 a 80 km/h per tutti i mezzi tra Chiasso e Ponte Diga di Melide ( 15,5 km ) allo scopo di ridurre le emissioni inquinanti. La stessa cosa si può proporre tra Bolzano Nord e Bolzano Sud, applicando il sistema "Tutor", che permette una rilevazione precisa della velocità.
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martedì, 23 febbraio 2010


Ecco la Bolzano del futuro



 BOLZANO. La Bolzano del futuro? Ancora più ricca di verde ma anche vivace dal punto di vista culturale, con tanti locali e punti di aggregazione. Più che dare spazio ai giovani, forse, lo spazio è meglio farglielo organizzare.
 È stato presentato nei giorni scorsi il progetto degli studenti (altoatesini e trentini) del corso di laurea in ingegneria edile e architettura dell’università di Trento, che sotto la guida dell’architetto bolzanino Thomas Demetz e del docente Giuseppe Scaglione, hanno interpretato la Bolzano del futuro. Punto di partenza il recente Masterplan approvato dal Comune: i singoli gruppi di lavoro, infatti, si sono mossi lungo le direttive del rapporto tra la Zona Industriale e il resto della città, previo spostamento dell’autostrada, così come hanno gettato uno sguardo attento al futuro del discusso Virgolo. Ne è scaturita un’interessante fucina d’idee presentate al vecchio Municipio e all’assessore all’urbanistica Chiara Pasquali in un’apposita tavola rotonda. Il primo progetto degno di nota è quello formulato da Deborah Bosco, Eletta Acler e Stefania Weber. «Siamo partite - raccontano - dall’analisi dall’alto del pattern (disposizione e morfologia) dei terreni agricoli intorno alla città, cercando di riprodurne le geometrie nella distribuzione degli edifici lungo via Galvani. Il presupposto, ovviamente, è lo spostamento dell’A22, lo sfruttamento del nuovo spazio e il mantenimento dell’impalcamento autostradale. Abbiamo, così, progettato una disposizione particolare degli edifici nella zona, con una destinazione d’uso di tipo misto tra uffici, negozi e residenziale».
 A superare le forche caudine della legislazione (perchè lì le case proprio non ci possono stare!) l’effetto visivo è notevole. C’è spazio anche per un complimento alla città: «Lavorare su un contesto per noi scevro di preconcetti è stato stimolante. Certo che Trento ha molto da imparare da Bolzano dal punto di vista della progettazione urbanistica».
 Il tasto più delicato, però, è sicuramente quello toccato da Marco Bazzanella e Alessandro Dall’Armi che si sono addentrati nel territorio fangoso della riqualificazione del Virgolo. «Premettiamo subito che si tratta di un’idea alquanto costosa, ma che potrebbe rendere questa collina parte della città, in un contesto di avanguardia. Anziché costruire sulla cima del Virgolo, infatti, abbiamo pensato di partire attraverso un sistema interno alla collina. Sfruttando la dismissione delle arterie e delle gallerie si possono scavare all’interno nuovi spazi per locali, punti di ritrovo, sale da ballo e un ascensore che permetta la risalita, senza bisogno di funivie. All’esterno, invece proponiamo una disposizione degli edifici in armonia con il flusso dell’Isarco e una serie di affacci panoramici terrazzati per i locali all’interno. In cima, invece, punteremmo sulla riqualificazione del campo sportivo e la creazione di una zona ricreativa per la cittadinanza». Un progetto che potrebbe fondersi con un sistema di edifici aderenti alle pareti della collina pensato dal team Bosco, Acler e Weber.
 Sempre la nuova zona di espansione è al centro dell’analisi ecologica di Silvia Voltolini e Chiara Bertolo.
 «Anche qui il punto di partenza è stato lo studio del pattern agricolo, con la predisposizione di un parco verde in Zona industriale all’insegna dell’ecosostenibilità. Ecco, quindi, percorsi nel verde, circuiti pedonali e ciclabili con lampioni fotovoltaici a forma di albero. Ci potrebbe essere spazio anche per un polo tecnologico e l’utilizzo dei vecchi binari aziendali dismessi potrebbe servire alla creazione di un collegamento tra l’uscita dell’A22 e il centro storico: un modo per facilitare la gestione del traffico, per esempio, durante il Mercatino».
 Idee innovative, moderne e coraggiose che portano ad un’ulteriore discussione lungo la pesante ossatura del Masterplan.
 Mai come stavolta, quindi, vale la pena di affidare un poco di spazio ai giovani che hanno anche voglia di stravolgere la realtà e sognare.

Alto Adige 23-2-10
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sabato, 16 gennaio 2010

Un’isola verde in mezzo al Talvera



VALERIA FRANGIPANE


 BOLZANO. Il masterplan che disegna la Bolzano del futuro è realtà. Il sindaco Gigi Spagnolli, l’assessore Pasquali, l’urbanista Sbetti l’hanno presentato in un convegno alla città. «Ultimamente però - spiega l’architetto Azzolini - abbiamo discusso solo di aree, è venuta l’ora di parlare di progetti».
 Ed eccoli, i progetti. Messi su carta dai “saggi” che hanno lavorato al piano.
 Il punto dal quale partire - per Carlo Azzolini - è uno solo. «Liberare Bolzano dai viadotti dell’autostrada e dall’Arginale per restituirle quaranta ettari di spazi da ripensare anche lungo le rive dei fiumi». E in sala gli architetti hanno presentato le loro simulazioni. «Sono bozze, idee, qualcuno ci spiega che sono sogni, utopie futuribili, puri esercizi architettonico-urbanistici. Ma vi assicuro che non è così. Noi tutti abbiamo lavorato per segnare la direzione alla città che verrà».
 Il primo progetto, firmato da Wolfgang Piller e da Luigi Scolari, ridisegna il Talvera tra ponte Sant’Antonio e ponte Druso. «La carenza di servizi e luoghi d’incontro sui tratti che fiancheggiano la Cassa di Risparmio ed il Monumento della Vittoria - spiega Piller - creano una sorta di terra di nessun difficile da superare. Per questo la nostra idea è quella di disegnare un collegamento diretto sull’asse che da piazza Walther porta a piazza Gries. Prima di tutto andrebbe aperta una piazza davanti al Museo civico e andrebbero ridisegnate ed ampliate le superfici che danno sulla biblioteca civica e l’inizio delle passeggiate. Poi andrebbe realizzata un’isola attrezzata con verde e camminamenti al centro del torrente Talvera, per offrire una relazione concreta tra la città e l’acqua. Il progetto prevede anche la riqualificazione di parco Petrarca attraverso nuovi viali e piste pedociclabili e la realizzazione di un edificio con case, negozi e uffici che funga da polo di attrazione per ravvivare e dare vita ad una zona davanti alla quale oggi si passa via veloci». Va quindi ridotto «l’impatto celebrativo» del Monumento che va inserito nel verde di un nuovo parco urbano con due piazze ai lati e padiglioni ad uso pubblico (per esempio bar e ristoranti) e culturale (biblioteca). Il secondo progetto, firmato da Claudio Lucchin (che definisce le simulazioni «una dichiarazione d’amore alla città») e Lia Nadalet - ripensa la confluenza tra Talvera e Isarco. «L’idea - racconta Lucchin è quella di un parco fluviale ad uso di un intero quartiere oggi assolutamente sacrificato... pensiamo ai Piani (con tutta la zona di ponte Campilgio) ed a viale Trento. Più giù, all’altezza della confluenza, abbiamo ideato un nuovo snodo urbanistico-architettonico che porta all’edificazione di una “Torre della ricerca”, come ampliamento o aggiunta a quella dell’Eurac. La zona attorno va poi tutta ridisegnata con interventi che andranno ad interessare l’area delle carceri, della sede dell’Enel e della Questura. Da reinterpretare anche tutti gli spazi verdi tra l’esterno dello stadio Druso ed il fiume allargando anche l’area balneabile del Lido. Direi - continua l’architetto - che se andiamo a creare piattaforme in tavolato di legno potremmo garantire ai bolzanini una bell’abbronzatura in libertà senza pagare il biglietto». Quindi il nodo del Colle, al di là di ogni bega. «Il Virgolo può e deve diventare esempio virtuoso di intervento congiunto tra pubblico e privato ed io punto sul suo recupero. Penso ad un grande parco urbano in quota, una sorta di labirinto verde arricchito di strutture sotterranee pubbliche che private». Già ideata anche la nuova stazione a valle della funivia che potrebbe sorgere nella zona Eurac di ponte Druso o in piazza Verdi.


Alto Adige 16-1-10
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giovedì, 17 dicembre 2009



Presentato il masterplan alla città. La sfida di Bolzano, togliere l’A22




VALERIA FRANGIPANE


 BOLZANO. Il masterplan che disegna la Bolzano del futuro è pronto. Il sindaco Spagnolli, l’assessore Chiara Pasquali e l’urbanista Francesco Sbetti l’hanno presentato alla città.
 Ecco i punti cardine.
 Prima di tutto occorre liberare Bolzano dai viadotti dell’autostrada e dall’Arginale per restituirle spazi da ripensare. «Lo spostamento dell’A22 sotto la montagna e l’interramento dell’Arginale - ammette Pasquali - richiedono investimenti importanti, che però si possono fare».
 Altro obiettivo importantissimo - sul quale Sbetti non transige - è quello di andare a costruire sul costruito. In parole povere recuperare zone dismesse evitando di consumare altra campagna per nuove aree di espansione «visto che, tra il resto, le aree verdi non sono più disponibili». E andiamo a vedere quali sono queste zona dismesse. Al primo posto troviamo l’Areale ferroviario che dovrà contenere case ma anche negozi ed uffici e, in tempi più brevi, anche l’intera zona artigianale di viale Druso. Sbetti e Pasquali puntano a recuperare anche la zona produttiva più vicina a via Roma e Oltrisarco (la parte di via Galilei dopo via Lancia, verso Oltrisarco). E sempre a proposito di recupero edilizio e di zone di trasformazione Sbetti elenca un certo numero di aree più piccole come l’ex caserma Gorio ai Piani, alcuni terreni che si trovano a nord dei Mercati generali e le caserme che ospiteranno gli alloggi militari una volta terminato il programma di scambio Provincia - ministero della Difesa. Nell’elenco compare anche il MeBo Center «impensabile lasciarlo così com’è per sempre, è chiaro che dovrà essere recuperato» e la zona cosiddetta Cactus (che si trova tra San Maurizio e Settequerce). Centrale per il masterplan anche il cosiddetto “parco delle rive” che sceglie di riqualificare entrambe le rive dei fiumi. «La città - per Sbetti - si svilupperà lungo i fiumi visto che altre aree non ci sono o comunque non sono a disposizione». Quando Bolzano sarà liberata dall’A22 e dall’Arginale si potranno realizzare nuovi parchi lungo i fiumi e collegarle con nuovi ponti e pensare anche a nuove strutture. Dalla “Casa della musica” a Don Bosco alla zona sportiva di Aslago, dall’isola attorno a Ponte Talvera al ridisegno di via Resia con tanto di laghetto artificiale come alternativa al lago di Monticolo. Il masterplan prevede ancora passeggiate lungo i fiumi (fino alla zona di ponte Campiglio) e sulle pendici, con i due nuovi parchi sul Virgolo (sostanziale via libera al progetto Thun anche se con numerosi paletti ed alla funivia che potrebbe partire dalla zona Eurac a Ponte Druso oppure da piazza Verdi) ed a Castel Firmiano. Il masterplan punta anche a riqualificare la Zona, rivedere la mobilità «il futuro dovrà avere sempre più mezzi pubblici e sempre meno macchine» e risparmiare energia «sfruttando al meglio l’inceneritore - spiega la Pasquali - che Bolzano va a costruire e dal quale partirà un sistema integrato di teleriscaldamento». «Questo non è il libro dei sogni come qualcuno ha sibilato - conclude Sbetti - ma un prospetto che può fornirci indicazioni fattibili dal quale attingere per costruire la città di domani».


Alto Adige 17-12-09
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giovedì, 19 novembre 2009


Virgolo: via libera al progetto Thun



progetto Thun


ANTONELLA MATTIOLI

BOLZANO. Condomini più alti. Appartamenti più piccoli. Di cui una parte da acquistare sul mercato privato per limitare al minimo il consumo di campagna. La città si espanderà verso l’ospedale, nel rettangolo verde in fondo a via Druso di fronte all’incrocio di via Resia e su via Castel Firmiano, fra le scuole Pascoli e le cantine Gandolfi. Case sono previste al posto del Mebo-Center. E per lo svago si andrà in funivia sul Virgolo che, nonostante l’opposizione delle associazioni ambientaliste, diventerà zona ricreativa e regno degli angioletti di Thun. La regia di qualsiasi progetto sarà nelle mani del Comune che detterà le regole, fisserà i paletti e stipulerà la convenzione. Per quanto riguarda la viabilità, il masterplan pensa in grande prevedendo per il futuro lo spostamento di A22 e arginale. Oltre alla realizzazione del tram dall’Oltradige.
 Dovrebbe essere più o meno in questi termini il compromesso su masterplan e variante stralcio che si va delineando tra la Svp e gli alleati dopo l’incontro dell’altra mattina tra l’assessore Chiara Pasquali, il sindaco Luigi Spagnolli e Dieter Steger, presidente del gruppo cittadino della Stella Alpina.
 Da indiscrezioni risulta che Steger, che sembrava irremovibile sui tre ettari come massima concessione di nuove aree, avrebbe ceduto arrivando a spingersi fino a 4,8-5. Meno della metà comunque rispetto al fabbisogno individuato dall’assessore in 13 ettari per 715 alloggi per Ipes e cooperativa e 760 per i privati per i prossimi cinque anni.
 Una città di torri. Tanto per avere un’idea delle dimensioni: il quartiere Casanova sorge su 10 ettari per un totale di mille alloggi. Per ridurre il consumo di aree e ottimizzarne l’uso in termini abitativi, la Svp punta ad aumentare l’indice di edificabilità passando da 3,5 ettari metro quadrato a 4. Ciò significa che i nuovi condomini in media saranno più alti di un piano.
 Alloggi mini. La cura in altezza da sola però non basta a far tornare i conti. E allora l’idea della Svp è quella di puntare sulla cura “dimagrante”: in sostanza, come prevede il Lerop (piano di programmazione urbanistica provinciale), si vorrebbero costruire alloggi di 60 metri. Troppi piccoli, secondo l’assessore Pasquali, che dovrà lottare per strappare qualche metro in più.
 Campagna acquisti. Sempre per risparmiare terreni, si punta ad acquistare sul mercato privato gli alloggi invenduti. La legge “omnibus” dà la possibilità all’Ipes di comprare spendendo fino al 25% in più rispetto ai parametri previsti finora.
 Gli imprenditori. «Bolzano - si legge nel documento di Assoimprenditori - ha bisogno di uno sviluppo strategico di lungo periodo. Purtroppo però il dibattito sul nuovo Puc si è incagliato in una miope polemica soltanto sul fabbisogno di alloggi e sulle aree da mettere a disposizione, che perde di vista lo sviluppo organico della città». Gli imprenditori del comprensorio Bolzano città, in una recente assemblea, hanno ribadito la “necessità che i politici bolzanini prendano una decisione in merito allo sviluppo urbanistico”. Insistono perché la zona produttiva venga riservata ai settori economici e non ci siano aperture all’espansione di tipo residenziale.

Alto Adige 19-11-09
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mercoledì, 18 novembre 2009


Ex Amonn, una cubatura gigantesca Trattative per inserirla nel nuovo Puc


cubatura


In pieno centro a San Giacomo: una soluzione solo dopo le elezioni comunali del 2010

BRUNO CANALI


LAIVES. Si parla da qualche anno oramai della trasformazione in zona residenziale della grande area ex Amonn nel cuore di San Giacomo, una questione che con il rinnovo del Puc è tornata di attualità. Se ne è parlato lunedì sera nella riunione di maggioranza: la soluzione non è immediata ma probabilmente arriverà dopo le elezioni 2010. Urbanisticamente parlando, l’ex Amonn di San Giacomo significa qualche cosa come 53 mila metri cubi edificabili. Questo dato fa capire cosa significherebbe un volume del genere inserito nel centro di San Giacomo, accanto all’ex zona Espen (oggi Garden Village) con altre centinaia di appartamenti. In prima battuta, il progetto di trasformazione era stato respinto chiedendo modifiche, in particolare per il versante lungo la via San Giacomo. La Svp della frazione a sua volta aveva manifestato perplessità per l’enorme cubatura prevista e così, intanto che si attende l’arrivo di un nuovo progetto, si sono fatte strada due ipotesi di soluzione: una, la più drastica, vorrebbe togliere almeno 20 mila metri cubi di trasformazione, una proposta che andrebbe a scontrarsi con enormi problemi posto che il proprietario non si farebbe “defraudare” facilmente di un valore del genere.
 La seconda idea, che probabilmente verrà ufficializzata, sarebbe quella di contrattare con il proprietario della zona ex Amonn per arrivare alla costruzione in centro di 30 mila metri cubi, mentre gli altri verrebbero dirottati altrove sul territorio. Per arrivare a questo risultato - che salvaguarderebbe San Giacomo dall’avere una mostruosità urbanistica in pieno centro - dovranno essere fatte trattative con il proprietario della zona ex Amonn e questo richiederà del tempo e l’opinione degli addetti ai lavori è che, bene che vada, il risultato non verrà raggiunto prima del maggio del prossimo anno ovvero, prima delle prossime elezioni comunali anche a Laives.

Alto Adige 18-11-09
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venerdì, 12 giugno 2009

La Provincia: tangenziale sì, no al tram



Oltradige, costo ancora troppo alto Piace l’idea della funivia da Gries

di Mirco Marchiodi

BOLZANO. Il Comune chiama, ma la Provincia risponde solo a metà. Dopo aver detto sì alla variante in galleria della statale del Brennero tra Pineta e Cardano, Palazzo Widmann potrebbe fare un’ulteriore concessione accogliendo la richiesta di prolungare la circonvallazione da Ponte Campiglio fino al parcheggio di Castel Roncolo, sopra ponte Sant’Antonio: «È un’opera fattibile e necessaria», afferma l’assessore ai lavori pubblici Mussner. Disco rosso invece per il tram, nonostante la previsione di spesa sia scesa a 160 milioni: per la Provincia sono ancora troppi. Probabile il sì alla nuova funivia.
 Tra un mese - il 14 luglio - le giunte di Provincia e Comune di Bolzano si ritroveranno per l’ultima volta prima delle elezioni comunali del 2010. Sul tavolo ci sarà un nuovo tema da affrontare, quello del piano urbano della mobilità. L’assessore comunale Klaus Ladinser, che lo ha appena presentato, parla di «un elenco di opere fattibili e non di un libro dei sogni» e si aspetta che la Provincia faccia la sua parte: «Siamo il capoluogo: non chiediamo la luna», dice. Le priorità del Comune sono sostanzialmente tre: la circonvallazione (costo previsto: 140 milioni di euro), il tram per l’Oltradige (160 milioni) e quello cittadino (100 milioni). «Ora toccherà a noi preparare una cronotabella dei lavori, ma se ci sarà il via libera politico la nuova giunta comunale potrà iniziare la progettazione subito dopo le elezioni», dice Ladinser. Nel piano della mobilità, l’inizio dei lavori per la circonvallazione è previsto in un massimo di tre anni.
 A Thomas Widmann, assessore provinciale ai trasporti, il «Pum» bolzanino piace: «Sono idee molto interessanti, ma - avverte - l’importante è che non restino solo sulla carta. Dal Comune ci aspettiamo uno studio di fattibilità e un piano finanziario più dettagliato». Più di così l’assessore non si sbilancia, ma in Provincia altre fonti autorevoli fanno sapere che il progetto del tram sarà molto difficilmente attuabile. Palazzo Widmann non vorrebbe spendere più di 50-60 milioni per un collegamento giudicato economicamente non sostenibile a causa di un bacino di utenza troppo disperso: i 160 milioni necessari per il tram sarebbero quindi assolutamente fuori budget. Il progetto della nuova funivia di San Genesio rientrerebbe invece nei piani della Provincia, tanto che lo spostamento della stazione a valle nella zona di Gries, dietro al ristorante «Abramo», sarebbe già in fase di studio.
 Per l’Oltradige resta aperta l’ipotesi di un’alternativa meno costosa, mentre sull’altro punto forte del «Pum», il sistema di circonvallazioni per by-passare le vie cittadine, c’è condivisione. Florian Mussner, assessore provinciale ai lavori pubblici, da tempo spinge per questa soluzione: «Si tratta di un’opera fattibile e necessaria in un’ottica generale della viabilità di Bolzano», afferma. Niente promesse, però, perché la Provincia si è appena assunta un altro impegno oneroso. Durnwalder ha infatti detto sì al finanziamento della variante in galleria della statale del Brennero fino a Ponte Campiglio. Si tratta di un investimento rilevante: circa 300 milioni di euro. Prolungare la tangenziale fino all’imbocco della val Sarentina attraverso un tunnel dai magazzini generali ai Piani fino al parcheggio di Castel Roncolo sopra ponte Sant’Antonio costerebbe altri 140 milioni. Tanti, ma visto che per le circonvallazioni di altri Comuni la Provincia non si è mai tirata indietro, su questo punto sarà difficile dire di no al capoluogo.

Alto Adige 12-06-09

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giovedì, 11 giugno 2009

Pronte le rotatorie di Ponte Talvera



Il punto sugli altri cantieri: il sottopasso di ponte Loreto riapre in agosto. Da settembre Rencio chiuso ai Tir


BOLZANO. Sono terminati i lavori di realizzazione delle nuove rotatorie all’altezza di ponte Talvera. Ieri mattina gli assessori comunali ai lavori pubblici e alla viabilità Stefano Pagani e Klaus Ladinser hanno illustrato sul posto l’intervento.
 Le nuove rotatorie, belle anche da un punto di vista estetico, contribuiscono a fluidificare il traffico in un’intersezione stradale storicamente critica. La sperimentazione sul campo dei mesi passati ha convinto tecnici e amministratori a procedere secondo quanto studiato a tavolino ed i risultati, afferma il Comune, sono positivi. L’intervento di riqualificazione urbana che in prospettiva interesserà anche corso Libertà e le zone limitrofe (i bandi per i parcheggi previsti dal piano comunale, tra cui anche quello di piazza Mazzini, saranno pubblicati tra poche settimane) e che ha portato a realizzare, oltre alle rotatorie e agli spartitraffico, anche il nuovo marciapiede di ponte Talvera, ha comportato una spesa di 285 mila euro. Una sessantina i giorni di lavoro impiegati per ultimare gli interventi. La sistemazione del verde è stata curata dalla giardineria comunale.
 L’assessore Pagani ha poi fatto il punto sugli altri cantieri aperti: quello per il nuovo sottopasso tra via Mayr Nusser e ponte Loreto e quello relativo alla ristrutturazione di ponte Roma. «Entrambi - ha detto Pagani - stanno rispettando i termini previsti». Entro agosto sarà riaperto a doppio senso il collegamento da e per piazza Verdi ed il centro storico. Una volta ultimato il sottopasso, che si aggiunge a quello già rinnovato di via Macello, il Comune andrà ad intervenire sulla regolamentazione del traffico nel quartiere Centro-Piani. Ad annunciarlo è lo stesso Pagani: «Stiamo preparando un’ordinanza che entrerà in vigore a settembre e che vieterà ai mezzi pesanti il passaggio per Rencio e per le strade dei Piani destinate all’edilizia abitativa. In questo modo andremo ad alleggerire il quartiere costringendo i Tir ad utilizzare l’arginale».

Alto Adige 11-06-09
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giovedì, 11 giugno 2009


Piano della mobilità a Bolzano.
Le strutture: 2 tram la funivia da Gries e l’ascensore al Cep




Riviste al ribasso le stime dei costi «Il collegamento per l’Oltradige si può fare con 160 milioni»

 BOLZANO. «E poi non ci dicano più che Bolzano non sa ciò che vuole». L’assessore alla mobilità Klaus Ladinser mette subito le carte in tavola. Nel suo piano della mobilità ci sono poche infrastrutture, ma quelle previste saranno di grande impatto. Le priorità sono i due tram - quello per l’Oltradige e quello cittadino -, ma il Comune spera di riuscire a realizzare anche due progetti ulteriori, la nuova funivia di San Genesio con stazione a valle a Gries e l’ascensore inclinato nel quartiere Cep. La novità è una nuova stima dei costi relativa al tram: non più 300 milioni di euro, ma «solo» 160. Su questa base, è convinto l’assessore, la trattativa con la Provincia si potrà riaprire. Prevista anche una metropolitana leggera tra Terlano e Laives.
 «Non un libro dei sogni, ma un elenco di progetti fattibili». Così è stato presentato il piano della mobilità del Comune di Bolzano. Accanto al sistema delle circonvallazioni è prevista la realizzazione di una serie di nuove infrastrutture con una corsia preferenziale che dovrà essere riservata ai due tram: quello extracittadino verso l’Oltradige e quello cittadino tra il centro città e Casanova.
 Il tram per l’Oltradige. Il presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder era stato chiaro: «300 milioni sono troppi anche per la Provincia». In attesa di trovare delle alternative (ci sta lavorando soprattutto la Leitner), Hermann Knoflacher, l’esperto austriaco a cui è stato affidato lo studio di fattibilità, ha rivisto i costi al ribasso: «Ora - afferma il presidente della commissione mobilità del Comune Helmuth Moroder - si parla di una spesa attorno ai 160 milioni di euro». A questo punto la trattativa si riapre: «Entro l’autunno decideremo il da farsi con l’assessore provinciale ai Trasporti Thomas Widmann, ma l’impegno della Provincia è chiaro, il collegamento con l’Oltradige si farà: sarà il tram o una soluzione diversa». Il percorso, una volta entrato in città dal bivio Merano-Mendola, corre lungo viale Druso fino ad arrivare in centro.
 Il tram cittadino È una delle sorprese del Pum. Lo ha voluto il professor Willi Hüssler, che ha accompagnato i tecnici del Comune nella stesura del Pum. Il percorso attraverserà le zone più popolose della città: partenza in stazione, poi piazza Vittoria, Corso Libertà, Corso Italia, piazza Adriano (qui ci sarà l’intersezione con il tram dell’Oltradige), via Torino, via Milano e via Sassari fino ad arrivare al quartiere Casanova. La linea copre circa il 50% della zona residenziale; considerando anche le fermate del tram per l’Oltradige si arriva a coprire il 75%. Costo dell’infrastruttura: 100 milioni di euro.
 La funivia a Gries. La «funivia-gioiellino» del Renon diventa un esempio da seguire. E allora ecco che il Comune chiede alla Provincia di investire anche nel rinnovo della funivia per San Genesio proponendo un tracciato alternativo. La stazione a valle non sarebbe più all’altezza di Ponte Sant’Antonio, ma a Gries, dietro al ristorante «Abramo». Si potrebbe spostare anche la stazione a monte, portandola più verso il centro del paese. Costi da definire, ma l’investimento sarebbe a carico della Provincia.
 L’ascensore inclinato. È una delle idee - mai realizzate - uscite dal progetto «Oha» lanciato a suo tempo da Silvano Bassetti. L’ascensore inclinato che collega Oltrisarco (da piazzetta Bersaglio) al quartiere Cep sopra Aslago ritorna di attualità con il Pum. «E dal Cep - dice Ladinser - ci saranno degli autobus che andranno a completare la copertura del quartiere attraverso il servizio pubblico».
 La metropolitana leggera. Il concetto del trenino della Venosta spostato su Bolzano. Per vederlo realizzato bisognerà attendere almeno il 2018, quando si chiuderanno i lavori per la costruzione del passante merci della ferrovia del Brennero che libererà spazi sui binari della linea attuale. Questi spazi potranno essere poi utilizzati da quella che i tecnici comunali definiscono come una “metropolitana leggera” con collegamenti verso Laives e verso Terlano con una cadenza di un treno ogni 15 minuti. Costi ridotti: la linea ferroviaria utilizzata è quella già esistente, l’investimento riguarderebbe il materiale rotabile. (mi.m.)


Alto Adige 11-06-09

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giovedì, 11 giugno 2009


«Così ridaremo la città ai bolzanini»




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Ladinser presenta il «Pum»: l’obiettivo è quello di eliminare il traffico di transito

MIRCO MARCHIODI

BOLZANO. «Ridare la città ai bolzanini». È questo l’obiettivo di fondo del piano urbano della mobilità presentato ieri in Comune. Per farlo, ha spiegato l’assessore alla viabilità Ladinser, bisogna liberare Bolzano dal traffico di transito. E allora ecco un sistema di circonvallazioni che intercetta i pendolari e il traffico pesante proveniente sia da Sarentino o San Genesio, sia da Laives. Poche strutture nuove, ma di peso: doppio tram, nuova funivia per San Genesio con partenza in piazza Gries e ascensore inclinato a Oltrisarco.
 I primi a stupirsi della loro identità di vedute sono stati l’assessore Klaus Ladinser e il presidente della commissione mobilità Helmuth Moroder. L’uno espressione dell’Svp, l’altro dei Verdi: stavolta però sono in sintonia perfetta, e nella conferenza stampa di presentazione del Pum ci scherzano su. Ladinser ha trovato il modo di realizzare un documento davvero condiviso - l’intera maggioranza ha dato il via libera di massima - e in più è riuscito a farlo valorizzando le risorse interne al Comune con i tecnici Sergio Berantelli, Ivan Moroder e Barbara Zanin veri artefici del piano. «Quello che non è riuscito con il Puc, è riuscito con il Pum», dice maliziosamente un membro della maggioranza. Detto del metodo con cui è nato il piano della mobilità, ecco i suoi contenuti.

 «Vogliamo aumentare la qualità della vita, ridare la città ai bolzanini, restituire loro strade e superfici attualmente occupate dalle auto», dice Ladinser. L’idea che sta alla base è semplice: una buona metà del traffico che grava su Bolzano proviene da fuori; spostarlo significa togliere un’auto su due dalla città. La parola magica è “circonvallazione”. Perché è con un sistema collegato di grandi arterie fluide e senza semafori che si vuole evitare il transito di passaggio. Arrivare da una parte all’altra di Bolzano in una decina di minuti senza dover attraversare le strade cittadine. Un miraggio? «No, il nostro non è un libro dei sogni, ma un elenco di progetti concretizzabili in un massimo di 10 anni», assicura l’assessore.

 Il primo tassello è il prolungamento della variante alla statale 12 del Brennero già promesso dalla Provincia che finanzierà in toto la galleria che va dalla zona industriale a Ponte Campiglio. Così si risolverà il problema del traffico proveniente da nord (21 mila veicoli giornalieri) e da sud (24 mila).

 Secondo tassello, il tunnel sotto Monte Tondo. Imbocco nord all’altezza del parcheggio di Castel Roncolo, poco più in su di ponte Sant’Antonio; imbocco a sud ai Piani, all’altezza dei magazzini generali. A Ponte Campiglio ci si collega con la variante alla statale del Brennero. Così si intercettano i veicoli che arrivano da Sarentino e da San Genesio, circa cinquemila al giorno.

 Terzo e ultimo tassello, via Einstein. La strada esiste già, ma sarà potenziata e alla fine della via ci sarà l’imbocco per la galleria della variante della statale del Brennero. Qui transiteranno i 35 mila veicoli giornalieri provenienti da Merano.

 Resta l’arginale, snodo centrale per la penetrazione nei vari quartieri attraverso i ponti (e se ne aggiungerà uno nuovo, all’altezza del quartiere Casanova). Sarà potenziata con l’utilizzo di viale Trento, che sarà interrato e percorribile solo verso sud, mentre la galleria del Virgolo diventerà una strada a senso unico verso nord.

 Un esempio concreto per capire cosa cambia: chi arriva da Terlano con destinazione val d’Isarco, avrà a disposizione un corridoio senza semafori né attraversamenti pedonali: dalla Me-Bo entra su via Einstein, la percorre fino alla zona industriale, da lì entra nella galleria della statale 12 e sbuca a Ponte Campiglio, da dove poi prosegue verso nord.

 Altro esempio: da Sarentino in città. Una volta percorso il tunnel sotto Monte Tondo si sbuca a Ponte Campiglio, si prende l’arginale, da cui si esce attraverso il ponte più vicino alla propria destinazione.
 Per disincentivare il passaggio attraverso le vie cittadine, saranno prese misure come l’abbassamento dei limiti di velocità o la realizzazione di dossi artificiali. Con la città libera dal traffico di transito, si potrà procedere ad una serie di interventi di riqualificazione urbana (soprattutto relativi agli spazi verdi)

 «I bolzanini torneranno a godersi la loro città e anche i negozi potranno rilanciarsi perché strade come Corso Libertà, viale Druso o via Roma torneranno ad essere molto più attrattive e vivibili», è certo Ladinser. Poche le infrastrutture previste, ma di forte impatto: il tram per l’Oltradige e un tram cittadino che collegherà il centro a Casanova, la rinnovata funivia per San Genesio (con stazione a valle a Gries, dietro ad «Abramo») e l’ascensore inclinato da piazzetta Bersaglio al quartiere Cep. I costi: 160 milioni per il tram per l’Oltradige, 100 milioni per il tram cittadino, 140 milioni per le circonvallazioni in galleria. Fanno 400 milioni in tutto: «Un fabbisogno compatibile con una città come Bolzano. Siamo il capoluogo, alla Provincia non chiediamo certo la luna», chiude Ladinser.

Alto Adige 11-06-09
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martedì, 26 maggio 2009



Sì alla variante in tunnel



no al tram

ANTONELLA MATTIOLI

 BOLZANO. Sì alla variante in tunnel, per bypassare la città e sbucare a Cardano; no al tram, almeno per i prossimi dieci anni. Il sindaco, al termine dell’incontro di ieri tra la giunta comunale e quella provinciale, ostenta soddisfazione. Anche se qualcuno, forse, si aspettava qualcosa di più proprio sul tram dall’Oltradige, ma il presidente della Provincia ha messo una pietra tombale su quel progetto. Sicuramente interessante, ma troppo costoso. E quindi “impossibile”, secondo Durnwalder.
 Tram. Al progetto del collegamento su rotaia Caldaro-Bolzano lavorano, ormai da un paio d’anni, i Comuni dell’Oltradige e il capoluogo. Il tram potrebbe ridurre il fiume di auto dei pendolari che ogni giorno invade la Strada del vino e prende d’assalto la città. «Bello - ammette Durnwalder - ma chi paga?» Il nodo, ovviamente, è sempre quello dei finanziamenti e in futuro, con meno risorse a disposizione, lo sarà ancora di più. «Per il tram - dice il presidente della giunta - servono 300 milioni di euro che non avremo mai. Anche perché per i prossimi dieci anni sono già in cantiere lavori pubblici per 1.200 milioni di euro, oltre ai 100 milioni l’anno per nuove strade. Si cercheranno dunque altre soluzioni per migliorare mobilità e trasporto pubblico, tenendo però conto di quelle che sono le disponibilità economiche».
 Variante in tunnel. La Provincia finanzierà invece il terzo lotto della variante alla Statale 12 che consentirà di bypassare la città: questo è probabilmente il risultato più importante dell’incontro di ieri. Il progetto di massima prevede di far correre il traffico in tunnel (sotto il Virgolo): in sostanza si entrerebbe in galleria all’altezza di via Einstein (ma arrivando da sud si può imboccare già a San Giacomo, ndr) per sbucare a Cardano, con un’uscita a ponte Roma. Costo dell’opera: 300 milioni di euro interamente a carico della Provincia. C’è poi l’intenzione di Durnwalder di sostenere anche la realizzazione della variante sotto Monte Tondo, per intercettare il traffico di Val Sarentina e San Genesio. Ma i tempi saranno più lunghi: il Comune si occuperà della progettazione e della messa a disposizione delle aree; mentre la realizzazione, e quindi la divisione delle spese, sarà concordata tra Provincia e Comune.
 Traffico merci. Una terza circonvallazione riguarderà il traffico merci. Durnwalder assicura che c’è già l’accordo con la società che realizza il tunnel di base del Brennero: entro il 2011 sarà completata la progettazione ed entro il 2013 dovranno iniziare i lavori per far sì che il traffico merci vada in galleria bypassando la città, mentre a Bolzano continueranno a fermarsi i treni passeggeri. Nell’incontro di ieri si è parlato anche della riqualificazione dell’areale ferroviario: Comune e Provincia concordano sul fatto che bisogna accelerare l’operazione bloccata da mesi.
 Anziani. Aumentano in maniera esponenziale gli anziani e le strutture non bastano. La Provincia si è impegnata a finanziare la realizzazione di 300 nuovi posti letto.
 Scuola. Il valzer tra scuola e università è contestato da più parti, ma Provincia e Comune nell’incontro di ieri hanno deciso che non si torna indietro. Ciò significa che nel complesso delle scuole medie von Aufschnaiter di via Leonardo da Vinci si amplierà l’università; mentre gli studenti delle medie migreranno alle Gasteiner: l’edificio di via Weggenstein verrà ampliato e sull’area dei Francescani sarà realizzata una palestra sotterranea.
 Permute. Non c’è ancora un accordo ma si è sulla buona strada: il Comune potrebbe passare l’area all’interno del quartiere Casanova all’Ipes, che costruirebbe direttamente - accelerando così i tempi - i 96 alloggi per il ceto medio; in cambio l’Istituto cederebbe al Comune l’area di via Sassari, di cui si discute da anni, per realizzare la nuova piazza Don Bosco. Per quanto riguarda le microaree per i nomadi, Spagnolli ha chiesto alla Provincia di modificare l’attuale normativa, evitando così quello che è successo a Firmian con lo stop del Tar. Nuovo incontro tra giunte il 14 luglio.
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giovedì, 14 maggio 2009


Traffico: tunnel in via Einstein, no all’Arginale bis




Masterplan, il nodo della viabilità. E Assoimprenditori incalza il Comune



La bozza prevede l’interramento parziale della strada in Zona Dubbi sul collegamento Casanova-Ponte Adige

 BOLZANO. Virgolo aperto al progetto Thun, campo sinti cancellato, viabilità. Sono già delineati i nodi della maggioranza che lunedì verrà dedicata al masterplan preliminare al Puc. La viabilità è uno dei temi più delicati, con una ipotesi di circonvallazione da Ponte Adige a Casanova e l’interramento di parte di via Einstein. Altro punto interrogativo riguarda il fabbisogno abitativo. Gli ecosociali temono che le zone previste nel masterplan non siano sufficienti: il rischio, dicono, è di avere tra pochi anni una variante a sorpresa. Ieri intanto l’assemblea cittadina di Assoimprenditori ha fatto il punto sul proprio studio per il Puc.
 Assoimprenditori fa circolare da diversi mesi le proprie proposte per il Puc, ieri l’assemblea cittadina con il responsabile bolzanino Michele Libori e il presidente Christof Oberrauch ha invitato Comune e Provincia (c’era Barbara Repetto), sindacati, cooperative per tirare i fili della discussione. E’ arrivata intanto la bozza di masterplan del Comune e il discorso è stato toccato dall’assessore Chiara Pasquali. Gli imprenditori confermano le stime di un fabbisogno abitativo di 6600-6800 alloggi, superiore a quelle del Comune, che dopo le iniziali 3000 sono attestate su 4200 abitazioni entro il 2020. Gli imprenditori non hanno risparmiato critiche. Così Stefano Pagani (per la giunta ha partecipato anche Sandro Repetto): «Parlano di un immobilismo del Comune nell’ultimo ventennio, per fortuna riconoscono alla nostra amministrazione di avere ultimato il masterplan». Provincia e Comune sono stati incalzati: serve più collaborazione nella gestione delle aree produttive, perché non è possibile attendere anni per avere a disposizione un’area. La discussione continua, a partire dal Comune dove la stessa maggioranza dovrà trovare un accordo sul masterplan.
 Si diceva della viabilità. Il masterplan riassume così la filosofia: «Un sistema di grandi infrastrutture ad anello: spostamento dell’autostrada, passante interrato e strada statale 12 in galleria, circonvallazione nordest. Come progetto a medio termine viene prospettato il potenziamento di via Einstein con parziale interramento: separazione tra le corsie di transito lungo l’anello di circonvallazioni (direttrice centrale) e quelle per la distribuzione del traffico di penetrazione da sud alla zona industriale, nonché interramento del traffico bypassante in corrispondenza delle attuali rotatorie.
 Ma quella che già scatena discussioni è l’ipotesi catalogata sotto la voce neutra «raccordi vari»: una strada tra Casanova e la nuova area edificabile prevista dal masterplan a Ponte Adige. C’è chi è pronto a scommettere che si riaffacci così l’ipotesi di un tratto di circonvallazione di cui si parla da molti anni, che verrebbe collegato al nuovo ponte di Casanova.
 Sull’Arginale queste sono le indicazioni: «L’Arginale, e ancora più il progetto di raddoppio, rappresenta una profonda frattura urbana, fonte di inquinamento e sostanzialmente incapace di articolare i flussi di traffico. I nodi critici del sistema, in particolare la non fluidificazione nella zona industriale e la ridotta permeabilità dei ponti, rappresentano assieme al degrado urbanistico ambientale la ragione che impone il passaggio ad una logica di passante interrato a sostegno del traffico di attraversamento e di penetrazione, restituendo alle strade il loro ruolo di distribuzione urbana». Si propone un passante interrato al posto del senso unico in salita di via Galilei e dell’arginale. Un progetto collegato al progetto di strada statale 12 in galleria sotto il Colle-Virgolo. Da ricordare infine la galleria sotto il Monte Tondo. (fr.g.)

Alto Adige 14-05-09
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martedì, 12 maggio 2009


«Campo Coni Serve l’alternativa»



 BOLZANO. «Prima di demolire il Coni inseriamo nel masterplan l’area per il nuovo». Appello alla cautela da parte di Giovanni Barborini, vice presidente del consiglio di quartiere Oltrisarco-Aslago. «Con interesse - si legge in una nota - apprendo che il Comune ha inserito nel masterplan la costruzione di case al posto del campo Coni e vuole edificare anche sul parcheggio del Pfarrhof a Maso della Pieve. La questione però va affrontata con attenzione e deve tenere in considerazione, in fase di progettazione, l’esigenza dell’intero quartiere relativa al verde e al polo scolastico. Gran parte delle scuole del quartiere gravitano attorno al campo Coni: sono cinque tra elementari, medie, professionali. Si fanno presto i conti: 500-600 ragazzi e più che durante l’anno scolastico necessitano anche di spazi sportivi all’aperto. La zona del campo Coni, dai dati forniti dall’Appa, è su un incrocio con gravi problemi di inquinanti: da rifletterci se si vogliono fare case. L’idea poi di costruire sul parcheggio di Maso della Pieve deve essere accompagnata dalla creazione di un centro sociale e di un parco giochi chiesti dal quartiere».


Alto Adige 12-05-09
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martedì, 12 maggio 2009

Una nuova strada per Ponte Adige


Masterplan: tensioni in maggioranza sul collegamento con la futura zona d’espansione

 BOLZANO. Case e viabilità: sono questi i temi forti del masterplan del Puc che l’assessore Chiara Pasquali ha distribuito ai partner di maggioranza. Ieri è iniziata la discussione nei singoli partiti, in vista dell’incontro di maggioranza fissato per il 18 maggio.
 Facile prevede fin d’ora che le divergenze più forti si avranno sulle scelte in materia di viabilità. Il masterplan ne individua sostanzialmente tre. La più scontata, in quanto già prevista nonostante sia poi stata congelata, è la prosecuzione della variante di Laives in galleria fino a ponte Campiglio. Sotterranea dovrebbe essere anche la circonvallazione che più o meno all’altezza della Sill dovrebbe captare il traffico, che arriva dalla Val Sarentina e da San Genesio, per portarlo in zona areale Fs. E di là sull’arginale o sulla nuova circonvallazione Laives-Campiglio. Sulle due soluzioni non dovrebbero esserci grosse obiezioni, mentre ci sarà battaglia sulla strada, prevista nel Masterplan, che collegherà il ponte del quartiere Casanova alla futura zona di espansione prevista a Ponte Adige. I verdi si attendono spiegazioni dall’assessore Pasquali e dall’urbanista Sbetti nella convinzione che non serva, visto che per chi andrà ad abitare a Ponte Adige c’è già oggi la Mebo. Il timore è che il collegamento ponte Casanova-strada per Ponte Adige abbia in realtà come obiettivo la creazione della strada parallela a via Resia. Ricordiamo che sull’asse Oltradige-Bolzano è previsto anche il tram.

Alto Adige 12-05-09
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martedì, 12 maggio 2009



Virgolo, zona da “riqualificare”


Masterplan con il trucco?
 
Ci siamo: l’assessora all’urbanistica Chiara Pasquali ha iniziato a discutere con i partiti di maggioranza il masterplan, l’ossatura del piano urbanistico comunale ( Puc). In questa bozza si parla anche del Virgolo, zona da “riqualificare”, iniziando appunto con un cambio di destinazione d’uso: il Virgolo, individuato come area di trasformazione urbana, dovrebbe andare a colmare la domanda di crescita urbana futura, residenziale e produttiva. Si noti bene, non si parla di aspetti ricreativi, ma produttivi! Produttivo come lo potrebbe essere un Thuniversum.
Auspichiamo che non voglia l’ amministrazione di questa città procedere senza trasparenza, su un'altra strada rispetto a quella della partecipazione. Che le scelte non siano condivise solo con costruttori, progettisti, proprietari e portatori di interessi economici, ma si rispetti e si ascolti i cittadini e soprattutto non si consumi il territorio, già scarso, della città per fini speculativi. Che si evitino in modo chiaro i conflitti d' interesse.
 “…la cosa che più mi preme è che venga portato avanti il progetto di Bassetti” diceva l’assessora all’urbanistica non molto tempo fa.
Ebbene, le ricordiamo che il defunto assessore Bassetti mise nella tutela degli insiemi anche l' ex Hotel Bellavista al Virgolo, presupponendo quindi di preservare quella zona da un aggressione urbanistica.
Ora invece si vuole cementificare una zona naturale e vicina alla città, unica nel suo genere. Mentre l’ex discarica di Castel Firmiano dovrebbe diventare un nuovo parco pubblico!
Non faccia il Comune di Bolzano il “ lavoro sporco”, anticipando volontà espresse dalla Provincia a favore del progetto di Thun e perdendo così definitivamente sovranità e indipendenza da “ mamma provincia”.
Ci auguriamo che il Virgolo sfugga, come è stato fino ad ora, all’urbanizzazione.
Ci auguriamo che la giunta di centro sinistra , con i Verdi al governo, non si pieghi a logiche di puri interessi commerciali e cementifichi la collina storica della città che racchiude in se spiritualità, archeologia e storia di Bolzano.
Pretendiamo, come cittadini e come rappresentanti di altri cittadini, che il masterplan, che di fatto rappresenterà le fondamenta del  nuovo Puc, venga condiviso con tutta la cittadinanza, che si creino occasioni in cui le spesso contorte affermazioni tecniche, vengano spiegate alla popolazione, e soprattutto si possano chiaramente comprendere quali saranno le conseguenze di queste scelte su una zona attualmente sotto tutela paesaggistica.

Iniziativa civica “Unser Virgl- Il nostro virgolo”
Associazione Ambiente e Salute
Italia Nostra
Umweltgruppe Bozen
WWF Bolzano

per contatti     Verena Segato   unservirgl.ilnostrovo@gmail.com
                      Teresa Fortini  info@ambientesalute.org
 
    Webside : http://nostrovirgolo.wordpress.com/



Decisioni già prese, conflitti di interesse e giri di parole per far volare gli angioletti sopra le teste dei cittadini di Bolzano.

Il dado è tratto? Immaginiamo che nelle varie dimore del conte Thun si sia festeggiato in questi giorni e persino gli angioletti e animali vari, sempre "de coccio" e sempre più esotici, nelle diverse vetrine della città (in primis la vetrina dell'Azienda di Soggiorno in Piazza Walter) paiono socchiudere le loro boccuccie a uovo in un sorriso sornione.
La decisione è presa: al Virgolo il progetto Thun, questo è scritto nel masterplan, questo è confermato, nonstante i giri di parole e gli ipertecnologismi (fatti apposta per non far capire), dalle parole dell'assessora Pasquali.
Una decisione presa da tempo, da molto tempo visto che lo stesso conte Thun, pochi giorni fa, ha pubblicamente affermato di essere stufo di aspettare e che il suo progetto era sul tavolo del sindaco da parecchi mesi, mentre rimane tutt'ora sconosciuto ai cittadini.
Ma non è Thun il problema. O meglio Thun persegue i propri interessi, una linea imprenditoriale il cui scopo è vendere quegli inutili oggetti di coccio, che indubbiamente tanto piaccioni a molti cittadini: prodotti in Cina devono essere venduti nel ricco Occidente (pensiamo che un cinese medio dovrebbe lasciarci alcuni stipendi per una sola boccuccia!) .
Per continuare ad affascinare, anzi ad avvolgere in un' aria di falsa spiritualità (e la Chiesa che dice?) il proprio mercato, il Conte ha la necessità di creare una collina degli angioletti, qualcosa che avvicini ancor più le sue produzioni al Paradiso in un groviglio di sacro e profano, naturale e artificiale, segno della schizofrenia globale dei nostri tempi.
Il Conte ha bisogno della collina, e la Provincia già da subito è parsa ben disposta nei suoi confronti, anzi molto ben disposta, il problema è che la collina  è sul territorio  comunale di Bolzano, città spesso insultata, disprezzata e quasi sempre scavalcata.
Ma questa volta il Comune di Bolzano non si farà scavalcare da interessi provinciali, perché con questo Masterplan, assumerà in proprio la decisione. Mentre il sindaco Spagnolli aveva più volte affermato che farà decidere ai cittadini. Vedremo!
Così come vedremo se l'assessora Pasquali, fortemente coinvolta personalmente in questa vicenda continuerà ad essere protagonista; aveva promesso di non intervenire nei processi decisionali, ma per ora parla e gestisce in prima persona.
Invitiamo tutti i cittadini e le associazioni culturali, sociali ed ambientaliste ad impedire questo scempio e a pretendere dal Comune una trasparenza degli atti e una partecipazione dei cittadini che finora non c'è stata.
Di fronte a questa situazione bisogna scegliere da che parte stare, liberarsi di vecchi legami e antiche corrispondenze, non si può vendere il proprio silenzio in cambio di un' altalena!

E la politica? I partiti? Resa completa per ora: speriamo in qualche reale sussulto democratico. Come ha dimostrato la vicenda Ellecosta , qualcuno ogni tanto abbaia, ma alla fine nessuno è disposto a rimetterci la poltrona, nè per la patria, nè per la natura, nè per la salute. Il consiglio comunale di Bolzano pochi mesi fa aveva  approvato una mozione sul Virgolo  che almeno ne salvaguardava le caratteristiche ambientali e di zona ricreativa. Sono ancora valide quelle affermazioni ?
  Claudio Vedovelli
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domenica, 10 maggio 2009



Virgolo, il Comune apre le porte al centro Thun



Nel masterplan possibili parco ricreativo, shop e uffici: ed è subito polemica


BOLZANO. Addio campo Coni di S.Geltrude, arriveranno case. E via libera alle gru sul Virgolo. Inizia a circolare solo ora in Comune la bozza di masterplan, che sfocerà nel nuovo Puc, ma alcune delle aree di espansione o di «trasformazione urbanistica», come nel caso del Virgolo, provocano subito polemiche. Si muovono associazioni e comitati ambientalisti, che accusano il Comune di mettere l’acceleratore sul progetto di Thun, «anticipando le volontà espresse dalla Provincia».
 Concluso il primo giro di pareri dei gruppi di maggioranza, al masterplan verrà dedicato il 18 maggio un vertice in Comune. Come anticipato da tempo, la bozza salva il cuneo verde, contiene poche aree di espansione, lontane da dove si è più costruito, e una serie di aree di trasformazione urbanistica.
 Aree di espansione sono previste a Ponte Adige, Cactus, via Druso, via Resia, Maso della Pieve, Rencio, Campo Coni. Le zone di trasformazione comprendono l’areale ferroviario, la zona artigianale di viale Druso, via Galilei, caserme Gorio, Huber e Vittorio Veneto, Mercati generali, via Macello, via Druso, Ponte Adige (Mebocenter) e Virgolo.
 La filosofia del masterplan è riqualificare l’esistente e costruire solo in ridotte zone verdi per ricavare in dieci anni non più gli anticipati 3000 alloggi ma una cifra superiore. Dopo i ritardi è d’obbligo infatti ritoccare la cifra del fabbisogno abitativo, annuncia l’assessore Chiara Pasquali: «Dobbiamo prevedere una copertura fino al 2020, quindi l’ipotesi di 3000 alloggi andrà rivista». Non dà ancora cifre, ogni volta è una battaglia politica, ma Chiara Pasquali assicura che non si dovrebbe andare oltre i 5000 alloggi.
 «Non tutte le aree saranno rese disponibili da subito. Le più urgenti entreranno nella variante stalcio, poi dovremo prevedere un piano per sbloccare terreno edificabile mano a mano che sarà necessario».
 Ma è sul Virgolo che le sensibilità ambientaliste sono già sul chi vive, con un duro comunicato del comitato «Il nostro Virgolo», Ambiente e salute, Italia Nostra, Umweltgruppe e Wwf.
 Il Virgolo è inserito tra le zone di trasformazione urbanistica e il masterplan gli dedica una scheda a parte. La risposta ai timori degli ambientalisti è sì, la stesura apre le porte al progetto Thun sul Virgolo, un nuovo Thuniversum più ampia zona ricreativa, hotel, ristorante, giochi. Il tutto collegato alla città con una funivia.
 Le associazioni ambientaliste chiedono al Comune massima trasparenza su queste scelte urbanistiche: «Non possono essere condivise solo con costruttori, progettisti, proprietari e portatori di interessi economici. Si ascoltino i cittadini e si evitino i conflitti di interesse». L’appello è: il Virgolo venga sottratto all’urbanizzazione.
 Chiara Pasquali rassicura su un fronte: «Il Virgolo e l’area bonificata sotto Castel Firmiano sono precisamente aree di riqualificazione ambientale. Per il Virgolo è specificato che va evitata la sua privatizzazione, deve restare uno spazio pubblico, escludendo insediamenti residenziali, con caratterizzazione di parco urbano». Un progetto quale viene sponsorizzato dalla Thun non trova nel masterplan alcun veto. Conferma l’assessore: «Potranno esserci alcune strutture private commerciali, si può ipotizzare anche uno shop della Thun, con uffici, ristorante, hotel e un collegamento funiviario. Ma non potrà sorgere una Disneyland privata».
 Campo Coni di S. Geltrude: l’ipotesi è di trasferire la struttura. «Al suo posto si potrà ricavare una porzione residenziale e un parco pubblico». Via Galilei: «La destinazione resterà prevalentemente produttiva, con porzioni commerciali, ma non il centro commerciale, e una quota minima residenziale verso la città». Previsti anche piani attuativi energetici, con aumento di cubatura legata alla riqualificazione energetica».

Alto Adige 10-05-09
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venerdì, 08 maggio 2009


Puc, nel masterplan tram e Ponte Adige. Variante di Laives fino a Cardano



BOLZANO. «È un piano concreto, fatto restando con i piedi per terra ed evitando, come invece si temeva, voli pindarici». È il giudizio dell’assessore Sandro Repetto (Udc), ieri pomeriggio, al termine dell’incontro sul masterplan del Piano urbanistico con l’assessore Chiara Pasquali e gli urbanistici Francesco Sbetti e Peter Morello. Il giro di consultazioni con i partiti di maggioranza - iniziato questa settimana con Pd e Svp - si concluderà oggi con gli ecosociali. Ciascun gruppo avrà ora il tempo per esaminare la proposta contenuta in un documento di una trentina di pagine e fare le osservazioni che verranno poi discusse nella riunione di maggioranza già fissata per il 18 maggio.
 Il masterplan, che disegna la Bolzano di domani, parte ovviamente dal fabbisogno di case: circa 3000 alloggi in dieci anni. La metà di quanto previsto dal progetto elaborato dall’associazione imprenditori. Per quanto riguarda le zone di espansione non si prevedono, come per altro più volte annunciato, grandi aree. Il masterplan propone una crescita del capoluogo verso Ponte Adige; la riqualificazione, ma senza prevedere alloggi, di via Galilei e di altre piccole aree all’interno della città. Poi c’è la grossa sfida sull’areale ferroviario che però richiederà tempi più lunghi.
 Si auspica anche il trasferimento sotto la montagna dell’autostrada, ma questo appartiene più ai sogni che alla realtà. Più concreta invece, per quanto riguarda la viabilità, la prosecuzione fino a Cardano della variante di Laives e la circonvallazione sotto Monte Tondo.
 Tra le realizzazioni più interessanti, sempre per quanto riguarda viabilità e traffico, il tram che partendo dall’Oltradige arriverebbe fino all’ospedale San Maurizio. C’è già il progetto di massima, bisognerà trovare i soldi per realizzarlo. Ma se c’è la volontà di farlo, i finanziamenti non saranno un ostacolo insuperabile.

Alto Adige 08-05-09
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venerdì, 24 aprile 2009


Zona industriale quale futuro per Bolzano



 L’articolo sull’Alto Adige a cura di due architetti è molto interessante soprattutto per i Consigli di quartiere. La discussione sul futuro della zona produttiva deve coinvolgere i cittadini, la zona ex industriale negli ultimi 10 anni si è sviluppata senza una preciso obiettivo e piano di sviluppo complessivo. Il Consiglio di quartiere non è mai stato coinvolto. Condivido l’esigenza di confezionare un progetto globale che accompagni l’evoluzione della zona assieme ad una visione di città di renderlo parte del Puc. Per troppo tempo questa parte di Bolzano è stata considerata una terra di nessuno slegata dal resto. Per Oltrisarco e non solo un’evoluzione della zona produttiva è una prospettiva irrinunciabile che determina lo sviluppo e la qualità del nostro futuro. Se non progettiamo e pensiamo un collegamento con il resto della città Oltrisarco Aslago resterà marginale e periferica.
 Penso ad un superamento delle barriere quali la ferrovia. Un discorso particolare l’autostrada che oggi divide e inquina gravemente. Mi piacerebbe pensare alla possibilità di utilizzare le sponde dell’Isarco oggi abbandonate per allargare lo spazio verde per il quartiere comprendendo dei ponti pedonali di collegamento con l’area verde di Via Genova.
 Oggi la zona produttiva è vissuta da decine di migliaia di persone, la cosa ci costringe a pensare alla qualità di vita che offre, ai servizi che si potrebbero esserci rivolti ai bisogni dei cittadini lavoratori.
 Personalmente non sono contrario a progettare anche edilizia definendo delle regole e dei parametri di qualità elevati. Ma anche di nuova viabilità si deve parlare con urgenza definendo la priorità per la costruzione di un Tram di superficie che colleghi la Bassa Atesina inserendo delle fermate nei vari comuni attraversati per esempio Laives, S. Giacomo, Maso della Pieve, Oltrisarco. I flussi di traffico che oggi entrano da sud sono pesanti e molti di questi si fermano in zona produttiva commerciale, progettando un sistema di trasporto integrativo al mezzo privato si potrebbero organizzare dei parcheggi ai limiti della città dotati di collegamenti comodi e veloci.
 Manca forse in questi ultimi anni il coraggio da parte della politica di avviare un percorso decisionale. Il capoluogo non va considerato sede di servizi scomodi per il resto della provincia. Bolzano deve trovare una vocazione più ambiziosa con punti di eccellenza ambientale per attrarre il turismo, commercio, sviluppare la ricerca e favorire l’artigianato.
 Concludendo vi invito a fare un giretto al Castel Flavon e dalle mura vecchio maniero lanciare lo sguardo sullo nostra città capirete poi che è un peccato sprecare un terreno così prezioso senza un progetto di crescita rivolto alle generazioni future.
Giovanni Barborini  Vice Presidente  Consiglio di quartiere  Oltrisarco Aslago

Alto Adige 24-04-09

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domenica, 05 aprile 2009


Più verde pubblico a San Giacomo grazie all’urbanistica concordata




LAIVES. Se possibile, il Comune utilizzerà lo strumento dell’urbanistica concordata anche per potenziare la dotazione di verde pubblico a San Giacomo. Questo ha spiegato il sindaco Polonioli ai cittadini presenti alla recente serata sulla riqualificazione urbana: «Da anni è previsto un verde pubblico nei paraggi della chiesetta sopra San Giacomo - ha detto Polonioli - una collocazione non certo delle più funzionali. Così abbiamo deciso che faremo diversamente, utilizzando proprio la possibilità che l’urbanistica concordata ci consente. In sostanza puntiamo a spostare l’area verde nell’abitato o negli immediati paraggi e il terreno potremmo trovarlo mediante un accordo con qualche proprietario privato». Dando un’occhiata alla situazione urbanistica di San Giacomo - e tenendo conto degli sviluppi futuri - è del tutto probabile che se un verde pubblico si realizzerà, questo potrà trovare posto nell’immediata periferia sud, dove già è stata fatta una breve pista ciclabile che parte alle spalle della zona scolastica.
 A proposito di soluzioni, tanta gente di San Giacomo continua a reclamare l’apertura del vecchio sentiero che salendo dall’abitato raggiungeva Castel Flavon e poi La Costa-Seit. Quel sentiero è stato interrotto da un privato durante lavori di ampliamento del verde agricolo sopra San Giacomo e da tempo se ne chiede il ripristino. (b.c.)
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giovedì, 15 gennaio 2009


«Urbanistica: basta con gli errori»

L’architetto Ebner: sono mancati armonia ed equilibrio
di Bruno Canali
 Alto Adige, 15 GENNAIO 2009
 

 LAIVES. Per il futuro sviluppo urbanistico della città serve una programmazione in prospettiva. Lo ha sostenuto l’architetto Thomas Ebner, coordinatore della Ripartizione provinciale natura e paesaggio, parlando ieri in occasione della conferenza con la quale è stata inaugurata la mostra «Il verde al centro» he rimarrà in municipio per alcune settimane. «Fin qui - ha aggiunto l’architetto - si è andati avanti più o meno come capitava e lo si vede chiaramente dai risultati». All’incontro erano presenti oltre a Polonioli, anche i sindaci di Bronzolo e Vadena e così la conferenza si è trasformata in una sorta di lezione su come si dovrebbe programmare lo sviluppo armonico di una città se si vuole che poi la vivibilità non risulti compromessa con conseguenti disagi per i residenti.
 L’architetto Ebner ha anche portato un interessante progetto, realizzato in collaborazione con l’Università di Innsbruck, un plastico della Laives nel 2050, sviluppata a «ventaglio» dall’imbocco della Vallarsa verso il fondovalle, con una struttura radiale e strade parallele. «Oggi a Laives manca anche il minimo presupposto per parlare veramente di qualità - ha spiegato Thomas Ebner - proprio perché si vede che è mancata una chiara struttura urbana. Siamo di fronte ad un agglomerato di edifici che non è automaticamente città. Per il futuro invece bisognerà lavorare sulle variabili che sono la popolazione, la circonvallazione e forse anche la trasformazione della caserma Guella dei carabinieri.
 Anche per l’architetto Ebner, il problema maggiore è rappresentato dalla via Kennedy perché divide in due la città ed è percorsa ogni giorno da decine di migliaia di veicoli. In una visione futura invece, la via Kennedy dovrebbe diventare a traffico limitato, con tanto verde e con gli esercizi commerciali. «Senza una visione complessiva - ha ribadito il tecnico - la città sarà destinata a svilupparsi priva di carattere proprio, senza ritmo e senza equilibrio dei pesi. Per via Kennedy inoltre sarebbe da studiare tutta la parte legata alle altezze degli edifici, proprio per recuperare armonia. Compito della politica in tal senso è anche quello di porsi la domanda in quale direzione si vuole andare».
 Specificatamente di verde e arredo urbano ha poi parlato l’architetto paesaggista Marco Molon, portando interessanti esempi di realizzazioni esistenti. Si è così potuto vedere che anche con impegni minimi di spesa, si possono recuperare aree urbane ad una migliore vivibilità. «Sarebbe auspicabile dotarsi di uno specifico piano di gestione del verde - ha detto Molon - che già a livello di piani di attuazione definisca la strutturazione del verde».
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venerdì, 09 gennaio 2009


Come il verde arricchisce i centri storici

 

Mostra in Municipio
Alto Adige, 09 GENNAIO 2009

 LAIVES. In collaborazione con la Ripartizione natura e paesaggio della Provincia, dal 14 gennaio al 4 febbraio nell’atrio del Municipio verrà allestita una mostra dal titolo «Il verde al centro». La propone un gruppo di architetti paesaggistici e punta a dimostrare come anche il verde dentro i centri urbani possa efficacemente contribuire allo sviluppo, ai contatti sociali e al miglioramento della qualità di vita.
 La mostra, che ha carattere itinerante, si compone di diversi pannelli esplicativi ed arriva in una fase nella quale l’amministrazione comunale ha avviato l’iter che dovrà portare alla rielaborazione del Puc e quindi una riflessione sul verde pubblico è più che opportuna.
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mercoledì, 01 ottobre 2008
«Puc: centro da rinnovare senza alcuna consultazione»
Alto Adige, 30 SETTEMBRE 2008

 LAIVES. Più che mai d’attualità la discussione sul rinnovo del Puc e sulla trasformazione del centro cittadino. Interviene, con un’altra nota, Rosario Grasso consigliere comunale di Rifondazione Comunista: «In molti comuni della nostra provincia, compresa la Bassa Atesina, l’elaborazione del Puc è stata precedutA da una serie di riunioni che hanno coinvolto categorie economiche e professionali, associazioni, partiti e cittadini. A dire dei promotori si è trattato di un’esperienza positiva da cui sono usciti suggerimenti preziosi per le varie amministrazioni e che hanno inoltre permesso di fornire agli estensori materiali del piano le linee guida entro le quali muoversi. La consapevolezza dei problemi da affrontare ha poi avvicinato i cittadini ai loro amministratori diminuendo le incomprensioni ed i sospetti. Solo a Laives, nonostante le sollecitazioni giunte da più parti, non vi è segno di una volontà di coinvolgimento dei cittadini e al contrario si procede a testa bassa a scelte che condizioneranno irrimediabilmente il futuro piano urbanistico. Ci riferiamo naturalmente al centro storico di Laives ed alla sua piazza per la quale le decisioni sembrano ormai prese. Ciò che preoccupa sono: 1. l’improvviso ed inopinato aumento della cubatura, dovuto più alla necessità di rendere appetibile la partecipazione dei privati che alle reali esigenze dell’amministrazione la quale, peraltro, aveva sempre affermato di non avere bisogno di ulteriori spazi; 2. l’edificazione di un parcheggio da 130 posti, con la rinuncia definitiva a tenere il traffico fuori dal centro cittadino e, per di più, senza una valutazione complessiva dell’effettiva necessità di posti macchina in quella zona e delle conseguenze sulla viabilità interna; 3. la scelta dell’accesso al parcheggio da via Pietralba che renderà solamente virtuale la chiusura al traffico di quel tratto di strada; 4. l’abbattimento del vecchio municipio, unico richiamo familiare rimasto, senza una chiara indicazione sull’arredo urbano prescelto; 5. il vero e proprio attentato all’acero centenario, elevato a simbolo delle politiche ambientali, messo seriamente in pericolo da questo progetto senza una voce che inviti per lo meno alla prudenza. Insomma non si capisce perché di fronte alle esperienze passate che lo stesso sindaco ha definito “devastanti”, non si scelga, viste anche le promesse elettorali, un modo di procedere più trasparente e partecipato».
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lunedì, 29 settembre 2008
PUC a Laives

In molti comuni della nostra provincia, compresa la Bassa Atesina, l’elaborazione del PUC, proprio per le ricadute che ha sul territorio, è stato preceduto da una serie di riunioni che hanno coinvolto categorie economiche e professionali, associazioni, partiti e semplici cittadini. A dire dei promotori si è trattato di un’esperienza positiva da cui sono usciti suggerimenti preziosi per le varie amministrazioni e che hanno inoltre permesso di fornire agli estensori materiali del piano le linee guida entro le quali muoversi. La consapevolezza dei problemi da affrontare ha poi avvicinato i cittadini ai loro amministratori diminuendo le incomprensioni e i sospetti che sempre accompagnano la stesura di documenti di tale importanza.
Solo a Laives, nonostante le sollecitazioni giunte da più parti, non vi è segno di una volontà di coinvolgimento dei cittadini e al contrario si procede a testa bassa a scelte che condizioneranno irrimediabilmente il futuro piano urbanistico.
Ci riferiamo naturalmente al centro storico di Laives ed alla sua piazza per la quale le decisioni sembrano ormai prese.
Ciò che preoccupa sono:
  1. l’improvviso ed inopinato aumento della cubatura, dovuto più alla necessità di rendere appetibile la partecipazione dei privati che alle reali esigenze dell’amministrazione la quale, peraltro, aveva sempre affermato di non avere bisogno di ulteriori spazi;
  2. l’edificazione di un parcheggio da 130 posti, con la rinuncia definitiva a tenere il traffico fuori dal centro cittadino e, per di più, senza una valutazione complessiva dell’effettiva necessità di posti macchina in quella zona e delle conseguenze sulla viabilità interna;
  3. la scelta dell’accesso al parcheggio da via Pietralba che renderà solamente virtuale la chiusura al traffico di quel tratto di strada;
  4. l’abbattimento del vecchio municipio, unico richiamo familiare rimasto, senza una chiara indicazione sull’arredo urbano prescelto;
  5. il vero e proprio attentato all’acero centenario, elevato a simbolo delle politiche ambientali, messo seriamente in pericolo da questo progetto senza una voce che inviti per lo meno alla prudenza.
Insomma non si capisce perché di fronte alle esperienze passate che lo stesso sindaco ha definito “devastanti”, non si scelga, in ottemperanza anche alle promesse elettorali, un modo di procedere più trasparente e partecipato.
Rifondazione Comunista - Laives
27/09/2008
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domenica, 28 settembre 2008

«Nuovo Puc più attento ai bisogni della gente»
Nota del Centro Attenzione Permanente di San Giacomo
Alto Adige, 28 SETTEMBRE 2008

 LAIVES. In merito al nuovo Piano urbanistico comunale interviene, con una nota, anche il Centro Attenzione Permanente di San Giacomo. Questa la nota: «Il nuovo Puc di Laives dovrà avere più attenzione alla qualità della vita, viene detto. L’impegno per un “mondo” migliore, la salvaguardia dell’ambiente ed il rispetto e la crescita delle persone sono i nuovi valori che creano valore aggiunto, sostengono le imprese del futuro. Competitività e progresso saranno le chiavi delle amministrazioni e delle imprese del futuro? Cittadinanza d’impresa, ma anche sviluppo sostenibile, sostenibilità sociale, business etico o, meglio ancora, responsabilità sociale d’impresa sono termini per lo più intercambiabili inseriti in un unico fenomeno che potremmo riassumere così: assunzione di responsabilità. Le trasformazioni in corso nei sistemi economici e sociali, la crescente influenza dei criteri sociali ed ambientali sulle scelte di consumatori e investitori; le frequenti e approfondite informazioni a disposizione delle diverse identità pubbliche di riferimento, debbono, necessariamente, portare ad un’attenzione crescente alla qualità della vita, alla sicurezza e alla salute degli individui ed ad forte interesse verso la salvaguardia del patrimonio ambientale. Non più il luogo comune imperante legato ad attività finalizzate ad interessi aziendali o amministrativi “convenienti”, bensì una evoluzione, un progetto favorevole alla crescita con più “valore” con un maggior ruolo di responsabilità, una maggior sensibilità per una società più consapevole, sostiene anche l’architetto Giorgio Cattelan. Dunque un Puc di Laives che nella sua futura visione e articolazione, possa dare un contributo al miglioramento della società. È necessario che l’obiettivo possa massimizzare i benefici usufruibili, contribuendo al benessere sociale (educazione, salute, sviluppo della forza lovorativa e formazione giovanile). Il nuovo Puc deve prevedere risanamenti, scelte non invasive e più attenzione».
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venerdì, 26 settembre 2008

PUC Urbanistica partecipata
Allorché in consiglio fu presentato il documento programmatico della maggioranza avemmo modo di dire che una delle ragioni della nostra non condivisione risiedeva nell’uso di termini ambigui che avrebbero potuto trarre in inganno i cittadini dando seguito a interpretazioni controverse, dissidi e contestazioni. Ci dichiarammo invece favorevolmente colpiti dagli impegni su partecipazione e trasparenza della nuova compagine amministrativa. Purtroppo, con il passare del tempo, molte delle aspettative sono andate deluse e i timori che avevamo espresso trovano nuovamente conferma in relazione al nuovo piano urbanistico ed alla costruenda piazza del nostro comune.
Non vi è infatti chi non veda l’importanza delle scelte che si stanno operando e le conseguenze che avranno sul futuro sviluppo del nostro territorio, sulla mobilità interna ed, in una parola, sulla qualità di vita della nostra città. Proprio per questo, per non ripetere gli errori del passato, sarebbe stato auspicabile un surplus di trasparenza ed il coinvolgimento piú ampio dei cittadini.
Invece tutto avviene nel chiuso delle stanze di via Pietralba senza che nemmeno il consiglio comunale sia informato e se qualcuno avanza delle rimostranze gli si risponde infastiditi che a tempo debito tutto sará portato in consiglio e i cittadini informati.
Abbiamo giá avuto modo di notare come a nulla serva informare i cittadini a decisioni giá prese ma, fortunatamente, a fare chiarezza ci ha pensato la stampa che riporta l’interpretazione autentica di “urbanistica partecipata”: condividere un affare da otto milioni di euro con i privati…
Complimenti! Non c’è che dire.
E tutto questo nel silenzio più assordante di quelle forze politiche che hanno fatto di partecipazione e trasparenza il loro cavallo di battaglia.
Rifondazione Comunista – Laives
25/09/2008
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lunedì, 08 settembre 2008


«Puc: trasparenza per evitare errori»
Alto Adige, 07 SETTEMBRE 2008

 LAIVES. «Il Puc è uno strumento importantissimo nella programmazione dello sviluppo del territorio di un comune in quanto determina la qualità di vita dei suoi cittadini, ma contemporaneamente mette in moto appetiti ed interessi che sicuramente non hanno come obiettivo primario il bene comune»: parte da queste considerazioni una nota di Rosario Grasso, consigliere comunale di Rifondazione Comunista. Che così prosegue: «È a questi che probabilmente si riferiva nelle sue dichiarazioni il sindaco Polonioli quando, all’inizio dell’estate e con qualche giro di parole, ha segnalato la presenza di numerose “porcherie” nel vecchio Puc alle quali sarebbe stato urgente porre rimedio. Evidentemente in occasione dell’approvazione di quel piano gli interessi particolari di pochi erano prevalsi su quelli dei più, quasi certamente anche per il mancato coinvolgimento dei cittadini. Ora sarebbe comunque interessante conoscere a quali scelte in particolare facesse riferimento il primo cittadino e quali effetti abbiano determinato, soprattutto al fine di evitare che si possano ripetere gli stessi errori. Il sindaco ci ha fatto inoltre sapere che lui, quel piano, non l’aveva votato perchè “agli assessori non era stato spiegato bene...” Eppure qualcuno quel Puc l’ha approvato o ha lasciato che entrasse in vigore. Prenderne le distanze oggi serve a poco se non si procede ad un’operazione di trasparenza: quali interessi erano in gioco? Quali opzioni contrapposte si sono scontrate? E soprattutto sono ancora presenti all’interno della maggioranza?
Noi siamo propensi a credere di sì, altrimenti non sarebbe comprensibile perché, di fronte ad un giudizio così impietoso ed all’urgenza di rimediare a decisioni definite “devastanti”, non si sia immediatamente intervenuti. Dare poi l’avvio alle procedure di elaborazione del nuovo piano senza coinvolgere i cittadini è, a nostro avviso, l’errore più grave di questa amministrazione: trasparenza e partecipazione sono infatti l’unico antidoto al prevalere di interessi particolari».
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domenica, 31 agosto 2008



Una piccola Berlino nel cuore della città
Alto Adige, 29 AGOSTO 2008
di Pietro Marangoni
Previsto un sottopasso da via Marconi alla funivia del Renon Piazza Verdi e piazza Stazione per i pedoni    

 BOLZANO. Serve un piccolo sforzo di fantasia: immaginate piazza Verdi, via Garibaldi, piazza Stazione senz’auto e senza traffico trasformate in un’elegante isola pedonale. E immaginate ancora via Alto Adige e l’area occupata dalla stazione delle autocorriere e dell’ex Camera di Commercio trasformate in un angolo di Berlino o di una moderna città europea: con tanto di centro commerciale, gallerie per shopping e servizi, abitazioni in edifici di cristallo. «Un angolo di città ridata ai cittadini per una città più vivibile e più amabile» come l’ha descritta Hanspeter Munter.
 «Per adesso è solo un “sogno”» come il consigliere provinciale e portavoce economico della Svp si è affrettato a definire questo suo progetto-ipotesi. Ma Munter - che oltre ad essere un politico di lungo corso è anche direttore generale dell’Apa, l’associazione provinciale degli artigiani - nel presentare la sua “visione”, non ha calato solo un importante asso da giocare in campagna elettorale, ma ha messo sul tappeto una importante opzione sul futuro della città. Oltre ad essere un progetto dai contorni senz’altro affascinanti, l’ipotesi Munter di voler interrare interamente il traffico urbano tra via Marconi (poco dopo la discesa di Ponte Druso) fino alla stazione a valle della funivia del Renon (in via Brennero) è un’opzione di carattere politico. Una decisa alternativa all’ipotesi Ferroplan, ovvero quella che prevede la realizzazione sull’area della stazione verso i Piani di Bolzano di un centro commerciale e servizi che sia sussidiario al centro storico. «Lì si potrebbero prevedere altre destinazioni» è stato detto.
 Sta di fatto che per Munter, al momento attuale, la proposta vuole essere solamente un “elemento di discussione” è in realtà qualcosa di più consistente. Per l’architetto Stefano Mattei ha già elaborato un suggestivo rendering la proposta costituisce anche «uno spunto per risolvere alcuni problemi oggi esistenti».
 Munter ha inoltre ha insistito su un concetto: «Vogliamo restituire ai cittadini un’area finora trascurata nel cuore di Bolzano, collegandola con il centro storico e creando un unico e attraente centro città libero dal traffico e con un centro commerciale intelligentemente integrato. Nessuno vuol fare chilometri per fare la spesa, vuole tutto a poche decine di metri».
 A giustificare la realizzazione in quell’area (complessivamente di circa 13 mila metri quadrati) del nuovo centro commerciale il portavoce economico della Svp in consiglio provinciale ha osservato: «A distanza di poche decine di metri e di pochi minuti a piedi potremo offrire lo shopping tradizionale di via Portici a quello moderno del nuovo polo commerciale. E questo senza che la gente sia costretta a spostarsi con le macchine. Questa è un’opzione che non vogliamo. E’ una scelta di qualità della vita. Per tutti. Dal passaggio stradale interrato si potrà accedere a tutti i parcheggi interrati già esistenti e se ne potrebbe realizzare anche una nuovo di almeno 1500 posti auto. Una soluzione che potrebbe avere anche rilevanza per chi deve raggiungere gli uffici. Tutto il traffico, tutte le auto, sotto terra. Sopra terra solo pedoni».
 L’architetto Mattei nell’illustrare quella che secondo lui è una «provocazione» ha posto l’accento sulle tre idee forti ispiratrici: tratti brevi, mobilità sotterranea e creazione di un “insieme da vivere”. Un accenno ai costi. Complessivamente pari a quelli previsti dal progetto Ferroplan. Compresi i 30 milioni di euro per l’interramento della viabilità.
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domenica, 31 agosto 2008


«Nuovo Puc nomi importanti»
Alto Adige, 23 AGOSTO 2008

 LAIVES. «Fra i tre soli studi di architettura che hanno chiesto di partecipare alla gara per rinnovare il Puc, vi sono nomi importanti». Lo afferma il sindaco Polonioli rispondendo alle perplessità per l’esiguità del numero. Uno degli architetti che ha fatto domanda è il professor Sbetti (ha l’incarico di rielaborare il Puc di Bolzano) considerato un grande esperto a livello nazionale. «Quanto ai soldi per il concorso - dice Polonioli - abbiamo impegnato i previsti dalla tariffa degli architetti e poi chiederemo lo sconto al vincitore». (b.c.)
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giovedì, 24 luglio 2008


Responsabilità nel nuovo Puc di Laives


Il nuovo PUC di Laives dovrà avere più attenzione alla qualità della vita, viene detto.
L'impegno per un "mondo" migliore, la salvaguardia dell'ambiente e il rispetto e la crescita delle persone sono i nuovi valori che creano valore aggiunto, sostengono le imprese del futuro.
Competitività e progresso saranno le chiavi delle delle amministrazioni e delle imprese del futuro?
Cittadinanza d’impresa, ma anche sviluppo sostenibile, sostenibilità sociale, business etico o, meglio ancora, responsabilità sociale d’impresa sono termini per lo più intercambiabili, inseriti in un unico fenomeno che potremmo riassumere così: assunzione di un ruolo di responsabilità.
Le trasformazioni in corso nei sistemi economici e sociali; la crescente influenza dei criteri sociali ed ambientali sulle scelte di consumatori e investitori; le frequenti e approfondite informazioni a disposizione delle diverse identità pubbliche di riferimento, debbono, necessariamente, portare ad una attenzione crescente alla qualità della vita, alla sicurezza e alla salute degli individui ed ad forte interesse verso la salvaguardia del patrimonio ambientale.
Non più il luogo comune imperante nell'immaginario collettivo legato ad attività finalizzate ad interessi aziendali o amministrativi “convenienti”, bensì una evoluzione, un progetto favorevole alla crescita con più “valore”.
L'assunzione di un maggior ruolo di responsabilità si è detto, una maggior sensibilità per una società più consapevole sostiene anche l’architetto Giorgio Cattelan.
Un Puc di Laives, che nella sua futura visione e articolazione, possa dare un contributo al miglioramento della società.
E' necessario che l'obiettivo possa massimizzare i benefici usufruibili, contribuendo al benessere sociale (educazione, salute, sviluppo della forza lovorativa e formazione giovanile).
Basta scelte devastanti.
Il nuovo Puc deve prevedere risanamenti, scelte meno invasive, e più attenzione.
Centro Attenzione Permanente di San Giacomo
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giovedì, 24 luglio 2008


«Bisogna sfruttare la presenza dei tre centri»
 
Parla Rebecchi. «Laives, Pineta e San Giacomo: da problema a opportunità»
Alto Adige, 24 LUGLIO 2008
BRUNO CANALI


 LAIVES. L’architetto Stefano Rebecchi, capo dell’ufficio lavori pubblici del Comune, è anche docente di «caratteri distributivi degli edifici» presso la facoltà di architettura del Politecnico di Milano. Si tratta dunque di una persona particolarmente esperta per quanto concerne l’urbanistica e le conseguenze che questa ha sulla qualità di vita dentro i centri abitati. Il dibattito su questo tema sta prendendo quota proprio in questi giorni, nei quali è partita la procedura per il rinnovo del Puc. Quale direzione deve prendere la progettazione urbanistica in città? Rebecchi parla di Laives come di una realtà che è caratterizzata da tre nuclei edificati: la città di Laives, appunto, e quindi Pineta e San Giacomo. «Il denominatore comune che si rileva analizzando lo spazio edificato del territorio comunale - afferma l’architetto - è la mancanza di centralità. In tutti tre gli insediamenti costitutivi la realtà urbana di Laives non è rilevabile un centro storicamente determinato nel quale la popolazione possa identificarsi e questo per motivazioni differenti. Questa condizione che distingue Laives da altre realtà urbane della provincia, la mancanza di centralità appunto, pone un nodo problematico da risolvere, oltre che una sfida tecnica considerevole».
 Però, aggiunge Rebecchi, negli ultimi anni Laives è andata progressivamente affrancandosi dalla situazione che aveva caratterizzato gli anni ’70, quando la città aveva fatto da «valvola di sfogo» della tensione abitativa di Bolzano ed erano sorti interi quartieri per fare posto a chi arrivava. Il riflesso di questa situazione è stato quello che viene definito un «fenomeno di dispersione urbana», con la perdita di un centro riconoscibile, una cosa che si può verificare tra Laives e Bolzano, dove oramai è pressoché un tutt’uno tra San Giacomo e Oltrisarco. «Questi fenomeni però sono oggi superati da quella che si può definire la seconda fase di sviluppo della città - prosegue Rebecchi -, che ormai ha lasciato indietro gli aspetti più negativi per andare verso una nuova dimensione. Avere tre possibili centri (Laives, Pineta e San Giacomo) è una potenzialità che la città, affrancandosi dalla “pesantezza” della vicinanza a Bolzano, potrebbe sfruttare per emanciparsi. Per fare questo non è indispensabile inseguire le grandi firme dell’architettura (rischiare “l’effetto Bilbao”) ma conviene invece concentrarsi sull’edilizia minore, sulla sua qualità, perché è questo che viene maggiormente riconosciuto e apprezzato dalla gente».
 A Laives insomma conviene lavorare su tutto il tessuto urbano: «La costruzione della variante alla statale 12 ad esempio, influisce anche sugli aspetti temporanei dei cittadini, intesi non solo come spazi fisici, ma anche sensoriali, fatti di tempi e di sensazioni. La tendenza in atto anche nelle grandi città del nord Europa oggi è la predisposizione di piani che tengano conto degli aspetti sensoriali, vale a dire del rumore, dei colori, delle luci e non solo dell’aspetto fisico perché è evidente che laddove vi sia molto rumore, oppure poca luce, anche la qualità di vita si abbassa drasticamente».
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mercoledì, 23 luglio 2008


«Puc, più attenzione alla qualità della vita»
 
BRUNO CANALI
Alto Adige, 23 LUGLIO 2008


 LAIVES. Si sta preparando la rielaborazione del Puc e già è stata polemica, innescata dal giudizio che il sindaco Polonioli ha dato del vecchio Piano urbanistico, definendolo «devastante». Ma il Puc è solo questione di quantità, intesa come metri cubi da costruire, oppure c’entra anche la qualità? «Purtroppo qui si tende a favorire il primo aspetto», dice l’architetto Giorgio Cattelan.
 In che direzione dovrebbe muoversi il nuovo Puc di Laives? Lo abbiamo chiesto a un addetto ai lavori, l’architetto Giorgio Cattelan, che è anche presidente dell’associazione artistica La Goccia. «Purtroppo anche qui a Laives l’urbanistica viene quasi esclusivamente considerata sotto il profilo tecnico - dice Cattelan -, vale a dire dei metri cubi, della volumetria edificabile appunto, e molto meno invece dal punto di vista degli “spazi”, quelli che effettivamente poi le persone abitano e utilizzano. Paradossalmente quindi riterrei meno importanti le questioni strettamente tecniche e mi occuperei maggiormente di quelle spaziali. In città ad esempio mancano luoghi di aggregazione che aiutino la comunità locale a ritrovarsi e a rafforzare una propria identità: non c’è ancora una piazza e la statale che taglia in due l’abitato è devastante. Credo inoltre che si sia persa una preziosa opportunità con la revisione del centro, perché era quella l’occasione di recuperare qualche cosa sotto questo punto di vista».
 Anche dal lato estetico più di uno storce il naso vedendo gli sviluppi architettonici degli ultimi anni, che spaziano da un estremo all’altro. Così si può vedere l’architettura tradizionale che in pieno centro cittadino con elementi tipici del maso di montagna, mentre poco lontano ci si orienta sul «ferro-vetro» fino ad arrivare ai «cubi» in aperta campagna, conseguenza, a quanto si capisce, dell’adozione dei rigidi criteri di «Casa Clima». Volendo, sul territorio comunale sarebbe possibile organizzare un tour per osservare come ognuno dei progettisti transitato abbia lasciato la propria impronta, non sempre in maniera appropriata. «Maggiore attenzione alla qualità di vita dentro le costruzioni - prosegue Cattelan - perché vivere in un appartamento e in un edificio non si riduce solamente a avere un tetto sopra la testa. Occorre invece creare spazi dei quali le persone e i bambini possano riappropriarsi per essere una società omogenea e consapevole».


L'ITER

 Sono tre i professionisti che hanno presentato domanda per il concorso per la rielaborazione del Puc. Prossimo passo: la nomina della commissione. La valutazione terrà conto sia della parte economica e sia di quella qualitativa, con maggiore attenzione verso una eventuale unione tra progettisti. (b.c.)

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venerdì, 18 luglio 2008


 «Il vecchio Puc è stato devastante»
 
di Bruno Canali
Alto Adige, 18 LUGLIO 2008
 

 LAIVES. Ieri si sono chiusi i termini per partecipare alla gara per la rielaborazione del Piano urbanistico comunale: tre le buste pervenute. Adesso toccherà a una commissione valutare le offerte presentate dai professionisti e farlo tenendo come riferimento la qualità e il prezzo. «Per come sarà strutturata la gara - spiega il sindaco Polonioli - saranno favoriti i professionisti che si metteranno assieme perché otterranno un punteggio maggiore rispetto ai singoli».
  Il perché della scelta lo spiega lo stesso sindaco: «Più teste che ragionano su un piano di questa delicatezza ed importanza, sono una garanzia di maggiori idee e poi saranno più facili anche i colloqui che necessariamente avremo con la gente quando si tratterà di illustrare le scelte fatte in materia urbanistica». Ma - abbiamo chiesto al primo cittadino - cosa si aspetta l’amministrazione comunale dalla revisione del Puc a dieci anni di distanza da quando venne elaborato quello che sta per scadere? «Per come l’abbiamo pensato noi - spiega Polonioli - il nuovo Puc dovrà privilegiare più la qualità che la quantità. Del resto, in termini di quantità dal vecchio Puc ereditiamo ancora migliaia di metri cubi disponibili, che significherebbero altre migliaia di residenti».
 Ed è qui che il sindaco, senza remore, spara a zero sulle scelte urbanistiche delle passate amministrazioni. «Dobbiamo mettere a posto situazioni determinate dal vecchio Puc - afferma Polonioli - che sono state devastanti per Laives. Si pensi ad esempio alle enormi cubature concesse per la trasformazione dei vecchi magazzini agricoli, uno scempio che adesso Laives ed in particolare San Giacomo stanno pagando: scelte che non hanno una giustificazione reale. Evidentemente il vecchio consiglio comunale che le ha fatte non aveva ben presente l’impatto che avrebbero prodotto sul territorio e sui centri abitati, come poi puntualmente si è verificato. Ecco, dovremo cercare di rimediare quanto possibile a quanto di sbagliato è stato fatto. Inoltre vogliamo andare avanti con la massima cautela affinché anche la comunità possa comprendere i perché di determinate scelte che verranno fatte». D’altra parte un Puc, per la rilevanza che ha, è in grado di condizionare, positivamente o no, tutto il territorio per molto anni a venire.
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mercoledì, 07 maggio 2008


Il Comune ha indetto un concorso tra gli architetti. I termini scadono il 22. Polonioli: «Punteremo sulla qualità»
Alto Adige, 06 MAGGIO 2008

 LAIVES. Il 22 di questo mese avrà luogo l’apertura delle buste con le offerte relative all’incarico di rielaborazione del Piano urbanistico comunale. Al momento però non ne è arrivata in Municipio nemmeno una. I criteri in base ai quali poi verrà scelto il vincitore, come spiega il sindaco Giovanni Polonioli, terranno conto al 30 per cento dell’offerta economica e al 70 per cento della qualità della proposta ovvero, del curriculum di ciascuno dei partecipanti, con particolare attenzione ad eventuali consorzi temporanei tra più professionisti. «Vorremmo incentivare proprio quest’ultima forma di collaborazione professionale tra più architetti - spiega il sindaco - perché riteniamo si possa in tal modo avere maggiori garanzie di qualità, posto che la rielaborazione del Puc sia, dopo un decennio, operazione particolarmente significativa per il nostro territorio comunale, perché imprimerà un’impronta che si rifletterà sugli anni a venire. Per questo si tratta di un passaggio molto importante». A proposito di nuovo Piano urbanistico, anche il vicesindaco Georg Forti ha già avuto modo di fare qualche anticipazione. In sostanza ha spiegato che si punterà più al recupero di cubature esistenti e al completamento di aree destinate all’edilizia piuttosto che all’individuazione di nuove zone di espansione, un discorso di qualità insomma piuttosto che di quantità, perché i margini per intervenire ci sono. (b.c.)
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martedì, 26 febbraio 2008


Via Einstein, assegnate le aree «Ultimi spazi per le imprese»
MIRCO MARCHIODI
Alto Adige, 26 FEBBRAIO 2008


 BOLZANO. Salewa e Technoalpin, ma anche Stuffer, Aspiag, Staffler: nella zona produttiva oltre via Einstien ci andrà il gotha dell’economia altoatesina. «È la più importante assegnazione di terreno degli ultimi anni», commenta l’assessore all’economa Werner Frick. Ma il presidente della Provincia Luis Durnwalder avverte: «Per ora sarà anche l’ultima». Le imprese però continuano a chiedere spazio.
 La giunta provinciale ieri ha ratificato la decisione del comitato assessori in merito all’insediamento di aziende nella zona produttiva di via Einstein. È un passo decisivo per l’industria di Bolzano, «la più importante assegnazione degli ultimi anni», sottolinea Frick. L’importanza, oltre che per le dimensioni dell’area (una ventina di ettari), è data anche dalle imprese che vi si insedieranno: «La filosofia dell’operazione - spiega Frick - è stata quella di privilegiare le grandi aziende con significative strategie di sviluppo». E così a Salewa e Technoalpin, che i loro terreni li hanno già ricevuti (la filiale del leader mondiale nell’innevamento artificiale si affaccerà su via Einstein, mentre è spostata più vicino all’A22 l’azienda degli Oberrauch), si aggiungeranno imprese come Aspiag, Staffler, Progress, Pasolli, Markas e Gamma Trasporti, oltre al consorzio degli artigiani costituito dalle due associazioni Apa e Cna.
 Venti le richieste accolte dalla Provincia, «ma le domande sono state cinquanta», fa sapere il presidente della Provincia Luis Durnwalder. Proprio questo è il problema: se venti aziende adesso possono pensare ad espandersi (le prime a costruire saranno Salewa e Technoalpin, «partiranno entro l’anno», afferma Frick), altre trenta sono rimaste a corto di spazi. «O fanno richiesta in altri Comuni oppure dovranno cercare di sfruttare gli spazi vuoti che ci sono in alcuni magazzini a Bolzano Sud», detta la linea Durnwalder. Che però ammette che «ci sono pressioni fortissime e spinte enormi» da parte delle aziende che chiedono nuove aree. «Non le avranno finché il Comune non deciderà sul nuovo Puc», spiega il Landeshauptmann. E dato che per il nuovo Puc i tempi sono lunghi, le imprese interessate a trasferirsi o espandersi nel capoluogo saranno costrette a cercare soluzioni alternative. «In ogni caso - aggiunge Durnwalder rispecchiando in pieno la linea della Svp a livello comunale - io non amplierei ancora la zona di espansione oltre via Einstein».
 In attesa che il Comune approvi il piano di attuazione, la Provincia dovrà concludere i procedimenti relativi agli espropri e trovare una soluzione alle nuove direttive dell’Enav: «La vicinanza all’aeroporto non ci permette di sfruttare appieno la zona», sottolinea Frick. Per accelerare i tempi potrebbe essere utilizzata fin da subito la “convenzione urbanistica” prevista dalla nuova legge in materia (la procedura permette di rinunciare all’esproprio per privilegiare la stipula di un contratto tra le parti), mentre per guadagnare spazio saranno favorite le costruzioni in altezza e la costituzione di consorzi tra imprese.




Corriere dell'Alto Adige  2008-02-26

Bolzano sud La giunta dà l'ok all'espansione della zona industriale. Aree per Salewa, Tecnoalpin, Stuffer, Amonn e Markas

Via Einstein, terreni per venti imprese

Assegnati 14 ettari, escluse 30 aziende. Frick: «Puntiamo sulle realtà solide»
I lotti più vicini all'aeroporto potranno essere utilizzati parzialmente: l'Enac consente soltanto piccole costruzioni
BOLZANO — Quattordici ettari. La più grande assegnazione di aree produttive degli ultimi anni. Ieri la giunta provinciale ha dato il via libera alla proposta del comitato di assessori che sovrintende all'assegnazione dei terreni: delle cinquanta domande pervenuto solo venti hanno avuto risposta positiva. «Abbiamo puntato sulle aziende più solide e innovative» chiarisce l'assessore alle attività produttive, Werner Frick. Oltre alla Salewa e Technoalpin (le cui pratiche erano già abbastanza avanti) ottengono un terreno Aspiag, Amonn color, Markas, Progress, Plattner, Lamafer, Staffler (per la stazione multienergia), Stuffer e persino un consorzio misto CnaApa che vista la mancanza di spazi dovranno convivere sotto lo stesso tetto. «Gli altri — taglia corto il presidente della giunta, Luis Durnwalder — dovranno cercarsi un terreno in un altro comune oppure in quelle aree che rimangono all'interno della zona produttiva».
Di certo nei prossimi anni non ci saranno altre assegnazioni oltre a sud di Bolzano. La Volkspartei cittadina ha sempre considerato via Einstein come il Rubicone, il limite massimo dell'espansione della città. Un'eccezione può essere tollerata di più no. Ai delusi dunque non resta che cercare altri lidi più favorevoli. «Anche se ci sono spinte enormi però — precisa Durnwalder — non vi saranno altre assegnazioni».
Ironia della sorte parte dei terreni potrà essere utilizzato solo a metà. Le aree attigue all'aeroporto infatti potranno essere utilizzate solamente per attività «a basso contenuto antropico». In pratica all'interno del cono di atterraggio potranno esserci solo edifici bassi e poco personale in modo da ridurre il rischio di catastrofe aerea. «Questo è un bel problema» ammette Frick che comunque punta a far diventare via Einstein una zona produttiva modello. «La filosofia dell'operazione è quella di insediare grandi aziende con significative strategie di sviluppo. Da un lato — chiarisce — cercheremo di raggiungere un'ottima qualità occupazionale, per far diventare la zona oltre via Einstein un modello di area produttiva, anche nel rapporto con il verde; dall'altro intendiamo incentivare il risparmio di terreno, quindi favorire le costruzioni in altezza e la costituzione di consorzi tra imprese». Il primo consorzio verticale che vedrà la luce sarà quello che Cna ed Apa costruiranno insieme. Le associazioni degli artigiani per una volta dovranno stare sotto lo stesso tetto.
Prima che possano iniziare i lavori però ci vorrà ancora qualche tempo. Parte dei terreni deve ancora essere espropriata e Frick assicura che si procedera con la nuova legge in quanto quella vecchia è in odore di incostituzionalità. L'iter è già stato avviato ma— conclude — la cosa più sensata è attendere l'approvazione della nuova norma».
Marco Angelucci
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sabato, 27 ottobre 2007

Ex Amonn: enormi perplessità sulla trasformazione

 «Basta cubature eccessive»
  Il Centro Attenzione Permanente apprezza la riflessione della giunta e chiede verifiche su altri problemi   Alto Adige, 27 OTTOBRE 2007


 LAIVES. La maggioranza s’è occupata, proprio di recente, della trasformazione urbanistica della zona Amonn, in centro a San Giacomo. Restano le perplessità di sempre per la dimensione prospettata (53 mila metri cubi di costruzioni) tanto che è stato deciso di ripensare a fondo questa scelta urbanistica. Secondo il vice sindaco «Va tenuto presente che sono scelte urbanistiche inserite nel Puc e quindi dobbiamo verificare se sia possibile, con il nuovo Piano urbanistico, spostare una parte almeno di quella enorme cubatura, così da non pesare troppo sul centro di San Giacomo. Ne riparleremo, anche con il progettista, nell’intento di arrivare ad una scelta condivisibile».
 Prendendo dunque atto che in seno alla maggioranza si intende ripensare a fondo la scelta urbanistica che prevede 53 mila metri cubi di costruzione nella frazione, il Centro Attenzione Permanente di San Giacomo ha diffuso una nota in cui evidenzia di «aver accolto con favore questo ripensamento ed in modo particolare lo spostamento di buona parte della cubatura. Le motivazioni sono semplici e vengono sostenute anche dalla stessa maggioranza: impatto enorme sulla frazione già densamente edificata nella zona adiacente, e dalla insufficienza delle infrastrutture da adibire alle nuove famiglie (asilo nido, scuola materna, scuole elementari ed altro ancora. Come Centro vorremmo aggiungere anche la troppa vicinanza ai rumori provocati dalla ferrovia e non ancora attenuati a sufficienza, il traffico automobilistico ancora fortemente presente, la grande mancanza di verde nella frazione, l’assenza di una piazza che permetterebbe di riorganizzare un nuovo spazio pubblico, spazio che ambisce a diventare luogo di qualità urbana ed architettonica, ma che nello stesso tempo va a stabilire un nuovo rapporto con il contesto urbano restituendo al luogo una rinnovata immagine ed una nuova vitalità culturale ed aggregativa».
 Nella sua nota, il Centro Attenzione Permanente di San Giacomo ribadisce un concetto già espresso: «Crediamo che il Comune di Laives abbia una grande opportunità nello spostare parte della cubatura in altro luogo: quella di unire quella parte di riqualificazione urbana, peraltro già prevista (piccolo verde, pista ciclabile), con la possibile nuova piazza da definire nella ex zona Amonn. La stessa struttura riprogettata con minore cubatura dall’architetto Amplatz può essere intesa come un’occasione per creare il primo luogo collettivo per eccellenza dove far riflettere i valori della collettività, farne un teatro per i suoi abitanti ed il loro modo di vivere. Sosteniamo che la valorizzazione di un centro cittadino deve passare attraverso la riqualifica degli spazi, non solo a livello di interventi costruttivi, ma anche dal punto di vista dei contenuti. I futuri nuovi spazi dovranno essere pensati come ad un Forum: luogo-spazio fisico del confronto e della comunicazione, ma anche come spazio sociale, opportunità di aggregazione e cooperazione», conclude la nota diffusa dall’organismo.
 La proposta del Centro Attenzione Permanente non fa altro che evidenziare la necessità di un coinvolgimento anche della popolazione nella fase preparativa alla rielaborazione del Piano urbanistico. La giunta comunale in tal senso ha detto e ripetuto, anche nei giorni scorsi, che intende ribadire l’impegno - fissato fra l’altro nel programma di coalizione - verso la «democrazia diretta» che significa appunto il coinvolgimento dei residenti.
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sabato, 27 ottobre 2007

Presa di posizione del coordinatore comunale di Forza Italia

 «Puc, gli abitanti da consultare»

Alto Adige, 27 OTTOBRE 2007

 LAIVES. Anche il coordinatore comunale di Forza Italia, Francesco Paolo Cocca, con un comunicato entra nel merito del piano urbanistico e sulla necessità di coinvolgere gli abitanti prima di impostarlo: «Sul nuovo Puc, ritengo che sia fondamentale un’immediata consultazione con tutte le parti sociali. Consiglio al Vice Sindaco Georg Forti di ascoltare con attenzione la voce dei comitati cittadini spontaneamente nati con l’innocente desiderio di cambiare qualcosa. In Alto Adige abbiamo più comitati cittadini che partiti. E tutto ciò in quanto la politica di sinistra si è rivelata fallimentare. Pertanto, attendiamo la creazione di un tavolo di lavoro, aperto a tutti, al fine di trovare soluzioni ottimali e condivise. Forza Italia è e sarà sempre dalla parte dei cittadini». Proprio di recente, attraverso il nostro giornale, il vice sindaco ha ricordato l’impegno della giunta di consultare sia i residenti che le varie associazioni prima della rielaborazione del piano urbanistico.
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martedì, 23 ottobre 2007

«Consultazioni prima del nuovo Puc»
Il vice sindaco interviene dopo gli appelli del Comitato Attenzione Permanente di San Giacomo e del consigliere Grasso
Alto Adige 23 OTTOBRE 2007

 LAIVES. «Non servono sollecitazioni in merito alla necessità di coinvolgere la comunità ed i rappresentanti delle categorie sociali nella fase di predisposizione del nuovo Puc». Lo dice il vice sindaco Georg Forti dopo l’ennesima presa di posizione sul tema da parte di comitati e singoli consiglieri comunali di opposizione. «Stiano tranquilli quindi coloro che in questi giorni hanno accennato alla questione - continua Forti - perché non è da adesso che siamo orientati verso il coinvolgimento preventivo».
 «Ma prima di tutto - aggiunge il vice sindaco - va affidato un incarico per la revisione del Puc in scadenza, cosa che contiamo di fare nel giro di alcune settimane e quindi, a mano a mano, come amministrazione comunale promuoveremo anche i necessari incontri pubblici, che riguarderanno cittadinanza e categorie». Il vice sindaco, titolare dell’urbanistica comunale, spiega poi che comunque nel nuovo Puc non ci saranno grandi aree di espansione, perché è ancora disponibile ampia cubatura edificabile nel vecchio Puc che sta per scadere. La parola d’ordine sarà quindi qualità, con il recupero di tutto ciò che è recuperabile, insieme al miglioramento complessivo che coinvolgerà anche varie strade comunali insieme alle frazioni.
 «Anche se si avvia verso la scadenza, non è che dobbiamo tassativamente predisporre il nuovo Puc entro brevissimo - afferma Forti - È perciò nostro intendimento valutare a fondo tutti gli aspetti prima di proseguire. Un esempio è il grande progetto per la trasformazione dell’area ex Amonn in centro a San Giacomo, dove abbiamo imposto determinati criteri al progettista prima di dare via libera, posto che si tratterà di una cubatura notevole. In sostanza, terremo fede al programma che ci siamo imposti, tenendo conto dell’apporto di tutti a tempo debito».
 L’amministrazione comunale ha già dato esempio di voler applicare la “democrazia partecipata” in occasione dei grandi progetti che riguardano ampie fasce della popolazione: così è stato fatto ad esempio per l’ampliamento del parco pubblico di via Marconi oppure, a San Giacomo, con il progetto di riqualificazione urbana della vecchia statale 12 nel centro abitato.

LA SCHEDA

  Il Centro Attenzione Permanente di San Giacomo è tornato a riproporre una stesura partecipata del piano urbanistico comunale. Il primo a rispondere è stato il consigliere comunale Rosario Grasso (Rifondazione Comunista) secondo cui «queste sollecitazioni sono un serio invito al rispetto del programma di questa amministrazione... «Il Puc è uno degli strumenti piú importanti a disposizione del comune... Non è dunque concepibile affidarsi esclusivamente ai tecnici, ma occorre promuovere una partecipazione larga di tutti i cittadini».

sabato, 20 ottobre 2007
PUC Partecipato
Le reiterate sollecitazioni del Centro di Attenzione Permanente di S. Giacomo ad una stesura partecipata del Piano Urbanistico Comunale sono un serio invito al rispetto del programma di questa amministrazione che non sempre, al di lá delle parole, ha dimostrato comportamenti coerenti con le proprie enunciazioni.
Il Puc è uno degli strumenti piú importanti a disposizione del comune e determina lo sviluppo urbanistico, ambientale, economico e sociale del territorio; ne disegna, in altre parole, la qualità o l’ulteriore degrado.
Non è dunque concepibile affidarsi esclusivamente ai tecnici, ma occorre promuovere una partecipazione larga di tutti i cittadini. Soprattutto occorrono opzioni politiche chiare: non è possibile considerare il territorio comunale come illimitata superficie su cui scaricare interventi di ogni tipo, accettando spesso le imposizioni provinciali, invece che come risorsa residua preziosa e dunque da tutelare e da arricchire con il recupero e la valorizzazione delle sue parti più degradate.
È qui che la popolazione può dare il suo apporto più significativo e perciò va coinvolta senza dimenticare il ruolo importante che possono svolgere le frazioni. Vanno consultate le associazioni presenti sul territorio, i rappresentanti di categoria, i sindacati e quanti altri siano in grado di dare un contributo.
Per fare ció è peró necessario iniziare con largo anticipo e avere idee chiare sul modo di procedere per non trovarsi impreparati e per evitare che il tutto si risolva in una mero atto formale.
Perché, ad esempio, non iniziare, con una serie di incontri informativi che illustrino il significato di un Puc, come si elabora, quali i parametri e le leggi da rispettare? Una prima attenzione rivolta dunque agli aspetti tecnici, per poi passare a quelli piú espressamente politici e di indirizzo.
Gli esempi, anche in loco, non mancano. Basta avere la volontá politica di mettere in pratica quanto promesso ed enunciato nei propri programmi.
Rifondazione Comunista – Laives
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sabato, 20 ottobre 2007
«Il nuovo Puc va impostato sentendo anche gli abitanti»
LO SVILUPPO Accolta la proposta fatta dal Centro
Alto Adige, 20 OTTOBRE 2007

 LAIVES. Il Centro Attenzione Permanente di San Giacomo è tornato a riproporre una stesura partecipata del piano urbanistico comunale. Il primo a rispondere è il consigliere comunale Rosario Grasso (Rifondazione Comunista) secondo cui «queste sollecitazioni sono un serio invito al rispetto del programma di questa amministrazione che non sempre, al di lá delle parole, ha dimostrato comportamenti coerenti con le proprie enunciazioni». Secondo Grasso «Il Puc è uno degli strumenti piú importanti a disposizione del comune e determina lo sviluppo urbanistico, ambientale, economico e sociale del territorio... Non è dunque concepibile affidarsi esclusivamente ai tecnici, ma occorre promuovere una partecipazione larga di tutti i cittadini. Soprattutto occorrono opzioni politiche chiare: non è possibile considerare il territorio comunale come illimitata superficie su cui scaricare interventi di ogni tipo, accettando spesso le imposizioni provinciali, invece che come risorsa residua preziosa e dunque da tutelare e da arricchire con il recupero e la valorizzazione delle sue parti più degradate». Secondo Grasso è qui che la popolazione può dare il suo apporto più significativo e perciò va coinvolta senza dimenticare il ruolo importante che possono svolgere le frazioni. Vanno consultate le associazioni presenti sul territorio, i rappresentanti di categoria, i sindacati e quanti altri siano in grado di dare un contributo. Per fare ció è peró necessario iniziare con largo anticipo e avere idee chiare sul modo di procedere per non trovarsi impreparati e per evitare che il tutto si risolva in una mero atto formale».
 Grasso fa anche delle proposte: «Perché, ad esempio, non iniziare, con una serie di incontri informativi che illustrino il significato di un Puc, come si elabora, quali i parametri e le leggi da rispettare? Una prima attenzione rivolta dunque agli aspetti tecnici, per poi passare a quelli piú politici e di indirizzo. Gli esempi non mancano. Basta avere la volontá politica di mettere in pratica quanto promesso ed enunciato nei propri programmi». (e.d.)
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martedì, 04 settembre 2007
Laives,
Laives, una città incerta, disorientata sul suo futuro, in attesa di un cambiamento che sembra non arrivare mai.
E' una città che si sta autolimitando ad esercizi di rare testimonianze, una città in affanno nella normale amministrazione, lacunosa nel dar spazio alle novità, alle sperimentazioni per un futuro sviluppo.
“Dialogare idee per decidere” fu lasciato scritto poche settimane fa.
Un invito alla politica di dialogare con i propri cittadini, di intraprendere in modo più coraggioso la strada che faccia recuperare il forte ritardo rispetto l'Europa e a molte altre città italiane.
E' un periodo di rinnovamento obbligato anche per le altre piccole città e a maggior ragione se emergono nelle stesse, zone o territori in cui la crisi d'identità è ancora particolarmente sentita.
La città di Laives che si trova ormai in una fase di grande cambiamento, stenta a trovare una idea guida, ispirazioni e obiettivi per l'avvenire, è ferma ai blocchi di partenza in un attendismo nutrito, spesso, dai ricordi del passato.
L'economia, seppur a stento, è partita e a risentirne positivamente crediamo sia anche la qualità della vita, quella stessa qualità tanto invocata dalle persone che si trovano in difficoltà e che con grande umiltà sanno affrontare.
Le nuove idee e comunque lo stimolo al nuovo, vanno ricercate nella potenzialità della cultura; un motore che produce innovazione, mettendo in gioco creatività intellettuale e la capacità di trovare soluzioni inedite a problemi complessi.
Da qui la necessità di uno slancio verso l'esterno, verso quei cittadini che credono ad una politica partecipata, valorizzando la convivenza di stili di vita diversi.
E' fondamentale creare i presupposti per un contesto culturale ricettivo che facilita i processi di integrazione sociale.
Laives, città sempre più multietnica, ha bisogno di una visione che includa anziché escludere l'apporto delle comunità presenti ormai radicate, deve interpretare i bisogni della gente e le trasformazioni del territorio che disegneranno la città di domani.
Laives, per ripartire, ha bisogno di una cultura politica partecipata più coraggiosa, di un disegno complessivo certo e naturalmente della collaborazione di tutti.
Centro Attenzione Permanente di San Giacomo
Lorenzo Merlini
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venerdì, 24 agosto 2007
Alto Adige 24 AGOSTO 2007
Il progetto per San Giacomo modificato secondo le richieste del Comune. Intanto Minniti e Sigismondi interrogano   Emergenza casa, nuove soluzioni in vista   Ex Amonn: presentato il plastico. Ex Moro: An chiede alloggi Ipes 
 LAIVES. Nonostante i passi avanti compiuti e quelli messi in preventivo, è sempre rilevante il problema degli alloggi. Proprio ieri mattina è stato presentato in Comune il plastico relativo al progetto di trasformazione della grande area ex Amonn, in centro a San Giacomo. Intanto due consiglieri provinciali di An sollevano un problema relativo all’ex albergo «Al Moro» di via Kennedy.
 Il progetto per la ex Amonn - modificato a seguito delle richieste della giunta comunale - gli edifici sono stati abbassati di un piano, pur mantenendo nel complesso la cubatura edificabile, che alla ex Amonn sarà di circa 53 mila metri cubi. Attorno a questo progetto (realizzato dall’architetto Amplatz) c’è notevole attenzione. L’area produttiva ex Amonn è infatti proprio nel cuore di San Giacomo.
 Ex Moro. Dopo diversi anni durante i quali l’ex albergo «Al Moro» di via Kennedy (è proprietà della famiglia Mittermair) era stato sede del convitto per disabili della Provincia, il suo utilizzo ritorna alle origini. Al posto delle stanze per disabili, ai piani superiori verranno ricavati degli appartamenti, mentre al piano terreno, da quanto è dato sapere, dovrebbe tornare il ristorante. Su questo intervento a carattere privato, c’è da registrare una interrogazione dei consiglieri provinciali di An Minniti e Sigismondi, che chiedono quali risultino essere i tempi per la ristrutturazione dell’ex albergo. I due rappresentanti politici prendono atto che la Provincia ha restituito l’edificio ai proprietari e ritengono che proprio la destinazione ad appartamenti, sarebbe di un certo interesse: «Considerando la necessità di alloggi - scrivono Minniti e Sigismondi - potrebbe anche prospettarsi l’ipotesi di un accordo con i proprietari dell’ex Moro per realizzare alloggi da destinare all’edilizia sociale». Così chiedono se è una ipotesi ancora percorribile e con l’occasione, nell’interrogazione chiedono anche quanto la Provincia abbia speso per i lavori di adattamento dell’edificio a convitto per disabili e quanto pagava di affitto alla famiglia proprietaria dell’immobile.
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martedì, 07 agosto 2007

 Alto Adige 07 AGOSTO 2007
Il futuro della città: nota di Rifondazione Comunista
«Abitanti da coinvolgere proposta condivisibile»
 LAIVES. Un’altra risposta all’appello lanciato - attraverso il nostro giornale - dal Centro Attenzione Permanente di San Giacomo di coinvolgere gli abitanti nel programmare il futuro della città e delle frazioni anche per uscire dall’attuale, delicato momento politico. Dopo la presa di posizione del comitato civico di Pineta, ecco l’intervento di Rifondazione Comunista che, accogliendo la tesi del Centro, fa una serie di considerazioni e di proposte.
 Rifondazione Comunista, ritiene che la proposta del Centro Attenzione Permanente di San Giacomo «sia da sostenere e da prendere seriamente in considerazione»: lo si legge in una nota a firma di Massimo Gigliotti che così continua: «Sono sempre più i comitati ed i gruppi di cittadini che si uniscono per potersi sentire coinvolti nella vita della nostra città portando così all’attenzione dell’opinione pubblica, problemi, richieste e talvolta anche malesseri della popolazione. È quindi arrivato il momento che questa maggioranza attui ciò che ha promesso ai propri elettori nel programma amministrativo. Era infatti stato venduto alla popolazione “un vero e proprio salto di qualità nei rapporti tra amministrazione pubblica e cittadini” (citando testualmente il programma amministrativo). L’attuale maggioranza riteneva “fondamentale creare le condizioni perché tutti i cittadini potessero partecipare concretamente all’attività politico-amministrativa e sociale della nostra comunità, in modo da far rinascere la fiducia verso l’istituzione comunale”. Di tutto questo non si è visto ancora niente, o comunque troppo poco per poterlo definire un salto di qualità. Sono in atto modifiche sostanziali nella nostra città come la revisione del piano urbanistico e del piano del traffico; crediamo che questo sia il momento più idoneo per poter finalmente passare ad una reale partecipazione popolare partendo proprio dalla proposta del Centro Attenzione Permanente di San Giacomo». Il dibattito dunque si sta sviluppando: il nostro giornale è pronto ad ospitare i vari interventi in merito.
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venerdì, 03 agosto 2007

Alto Adige03 AGOSTO 2007
Piano di sviluppo concordato
«I residenti vanno coinvolti come sta facendo Ora»
Parte dal Centro Attenzione Permanente di San Giacomo una proposta rivolta sia alla maggioranza che all’opposizione

 LAIVES. Momento delicato per la città e le sue frazioni. La giunta comunale sostiene di aver risolto le sue «frizioni» interne; i rappresentanti dell’opposizione incalzano con critiche quotidiane, chiedendo - senza troppi giri di parole - il ritorno alle urne degli abitanti. Su una cosa c’è concordia: vanno affrontati - e risolti - una serie di problemi.
 Nel dibattito politico in corso si inserisce una proposta - indubbiamente stimolante - che viene dal Centro Attenzione Permanente di San Giacomo al motto di «Nuove idee per la città di Laives e le sue frazioni. Sviluppo futuro». L’idea - definita «una motivazione significativa ed importante sia per la giunta in carica che per l’opposizione» viene presentata come «Un modo propositivo per esaminare i punti di forza e di debolezza della città accordata sulle sue due frazioni di Pineta e di San Giacomo».
 Il Centro Attenzione Permanente - a firma di Lorenzo Merlini - entra nel merito: «In momenti delicati come quelli che stiamo vivendo - economici sopratutto - cercare di capire le future opportunità di sviluppo e crescita della popolazione significherebbe pensare progetti ambiziosi: rilancio della politica per rendere sempre più Laives una città che guarda all’Europa, una città del dialogo, della convivenza, della cultura e della tradizione».
 Secondo il Centro Attenzione Permanente «Gli elementi di ricerca seppur conosciuti dovranno essere affrontati con maggior vigore e potrebbero costituire aree tematiche di ricerca: del sociale (giovani, donne, famiglia, tempo libero, casa ed altro); della cultura, del turismo, del mondo agricolo (realizzazione delle risorse locali in un quadro europeo), dello sviluppo economico e occupazionale (insediamenti, infrastrutture, innovazione), dell’ambiente e del territorio (spazi e tempi delle comunità, verde pubblico, compatibilità ambientale, ecomobilità). L’unico scopo è quello di rafforzare le tendenze positive esistenti e cercare soluzioni per invertire e attenuare gli andamenti negativi».
 Secondo la proposta «Altre aree tematiche potranno essere individuate in una prima discussione che servirà tra l’altro a formulare proposte concrete da sottoporre al consiglio comunale». Il Centro di San Giacomo ritiene «estremamente importante attivare gruppi di lavoro che potranno vagliare prospettive e risorse nei diversi settori a Laives, Pineta, San Giacomo e nel quartiere attiguo di Maso della Pieve. La zona industriale con i suoi nuovi insediamenti ed imprese di ricerca non vanno trascurate per il loro importante riferimento di carattere economico strategico e tecnologico».
 Secondo la nota «Il progetto - che potrebbe essere coofinanziato anche dal Fondo Sociale Europeo - dovrebbe coinvolgere i cittadini delle tre comunità di Laives proprio per raccogliere i suggerimenti, i futuri bisogni, ma sopratutto le idee e le soluzioni che permetteranno le linee in avvenire». A tal proposito vengono fatti gli esempi di molti comuni - fra cui quello vicino di Ora che sta approntando assieme agli abitanti il suo piano di sviluppo - che, affiancati da consulenti, guardano in avanti, ragionando. «I protagonisti debbono essere - conclude il Centro Attenzione Permanente di San Giacomo - i cittadini con le proprie idee e aspettative; saranno loro a prospettarle ed a condividerle con una visione del tutto nuova. Dialogogare idee per decidere: sarebbe anche a Laives un ottimo punto di partenza». La proposta è lanciata.
l giornale è disponibile ad accogliere quel dibattito che non dovrebbe proprio mancare.
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mercoledì, 01 agosto 2007

Nuove idee per la città di Laives e le sue frazioni. Sviluppo futuro.

Potrebbe essere una motivazione significativa ed importante sia per la Giunta in carica che per l'opposizione.
Un modo propositivo per esaminare i punti di forza e di debolezza della città accordata sulle sue due frazioni di Pineta e di San Giacomo.
In momenti delicati come quelli che stiamo vivendo <economici sopratutto> cercare di capire le future opportunità di sviluppo e crescita della popolazione significherebbe pensare progetti ambiziosi: rilancio della politica per rendere sempre più Laives una città che guarda all'Europa, una città del dialogo, della convivenza, della cultura e della tradizione.
Gli elementi di ricerca seppur conosciuti dovranno essere affrontati con maggior vigore e potrebbero costituire aree tematiche di ricerca: del sociale (giovani, donne, famiglia, tempo libero, casa etc); della cultura, del turismo, del mondo agricolo (realizzazione delle risorse locali in un quadro europeo; dello sviluppo economico e occupazionale (insediamenti, infrastrutture, innovazione); dell'ambiente e del territorio (spazi e tempi delle comunità, verde pubblico, compatibilità ambientale, ecomobilità), scopo unico quello di rafforzare le tendenze positive esistenti e cercare soluzioni per invertire e attenuare gli andamenti negativi.
Altre aree tematiche potranno essere individuate in una prima discussione che servirà tra l'altro a formulare proposte concrete da sottoporre al Consiglio Comunale.
E' estremamente importante attivare gruppi di lavoro che potranno vagliare prospettive e risorse nei diversi settori a Laives, Pineta , San Giacomo e nel quartiere attiguo di Maso della Pieve.
La zona industriale con i suoi nuovi insediamenti ed imprese di ricerca non vanno trascurate per il loro importante riferimento di carattere economico strategico e tecnologico.
Il progetto che potrebbe essere coofinanziato anche dal Fondo Sociale Europeo dovrebbe coinvolgere i cittadini delle tre comunità di Laives proprio per raccogliere i suggerimenti, i futuri bisogni, ma sopratutto le idee e le soluzioni che permetteranno le linee in avvenire.
Molti comuni come Ora, Bressanone, Bolzano ed altri, affiancati da consulenti e con la partecipazione dell'intera popolazione hanno iniziato a percorrere il futuro piano di sviluppo della propria città e il territorio nel suo insieme.
I protagonisti del forum sono i cittadini con le proprie idee e aspettative chiare, e saranno loro a prospettarle ed a condividerle con una visione del tutto nuova:
“Dialogogare idee per decidere” sarebbe anche a Laives un ottimo punto di partenza.
Centro Attenzione Permanente di San Giacomo
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