giovedì 19 gennaio 2012

cave porfido 1

sabato, 31 luglio 2010



Moso in Passiria è illuminata dallo splendore del “Granat”

Oggi s’inaugura a Moso in Alta Val Passiria la nuova stazione informativa “Granat” e i granati sulle pendici rocciose sopra la località di Moso sono il nuovo simbolo dell’Alta Val Passiria. Su invito del sindaco di Moso Wilhelm Mathias Klotz, all’inaugurazione ufficiale dell’infopoint con piattaforma di osservazione, realizzato nell’ambito del programma Interreg IV Italia Austria, partecipano anche l’assessore provinciale al turismo Berger e l’assessore provinciale ai lavori pubblici Mussner.

 Il “Granat” (lett. granato), la prima stazione del progetto “Le emozioni di Passo del Rombo” su territorio sudtirolese, è pronto. La forma e il nome dell’infopoint si ispirano alle tipiche formazioni geologiche della Val Passiria. “Attraverso la scelta mirata dei materiali trovati sul posto vogliamo evitare di alterare o compromettere l’impatto visivo del paesaggio”, ha commentato il noto architetto Werner Tscholl, autore, tra l’altro, del progetto di rivitalizzazione “Messner Mountain Museum Castel Firmiano” nei pressi di Bolzano.

Curioso e informativo
 Mentre la piattaforma di osservazione illuminata regala splendide viste su Moso e sull’Alta Val Passiria, la seconda struttura a granato funge da spazio espositivo nonché da infopoint turistico. All’interno, il visitatore potrà informarsi sulle peculiarità e curiosità dell’Alta Val Passiria. Immagini in grande formato e brevi porzioni di testo in tre lingue illustrano per esempio il curioso trasporto a valle del fieno di montagna e forniscono informazioni interessanti sullo storico lago Kummersee (lett. lago delle preoccupazioni) a Corvara in Passiria, sul nuovo Bunker-Mooseum a Moso, sulle cascate più alte dell’Alto Adige o sul paese di Stulles con il maggior numero di bambini d’Europa. Il chiosco interattivo collegato a Internet offre inoltre la possibilità di informarsi circa le attrazioni, le strutture ricettive e gli esercizi gastronomici dell’Alta Val Passiria.

Strada panoramica “Le emozioni di Passo del Rombo”
Il “Granat” è parte del progetto “Le emozioni di Passo del Rombo”, attualmente in fase di realizzazione sulla strada di valico che collega Moso in Passiria e Hochgurgl in Austria.

L’ambizioso progetto di musealizzazione della strada è stato promosso dal comune di Moso in Passiria in collaborazione con la società Timmelsjoch Hochalpenstraße AG e porta la firma dell’architetto Werner Tscholl. “Il nostro obiettivo è quello di offrire un valore aggiunto a chi transita su questa strada creando al tempo stesso impulsi economici sostenibili per l’intera regione,” ha commentato Maria Gufler, iniziatrice del progetto nonché vicepresidente dell’Associazione Turistica Val Passiria. Per info www.timmelsjoch.com
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categoria:cave porfido, valli dolomitiche
venerdì, 09 aprile 2010






Il porfido? Una risorsa da sfruttare
Le vecchie cave potrebbero essere trasformate in un grande polo museale per rilanciare il turismo
di Marco Cortese


Non solo mele. L'economia della Bassa Atesina deve poggiare anche su basi più solide. Come per esempio il Porfido. L' estrazione della roccia dalle pareti porfiriche della zona risale al 1500 e le cave sono state un elemento sui cui per lungo tempo è stata costruita la ricchezza della zona. Ora gran parte di queste cave sono state chiuse o abbandonate. Ma spunta l'idea di tornare a sfruttarle, questa volta non con picconi o esplosivo, ma trasformandole in un grande museo a cielo aperto: Una risorsa storica e culturale, ma potenzialmente anche economica, visto che potrebbe fare da volano a un rilancio turistico dell'intera Bassa Atesina.
Bassa atesina - L'idea di tornare a sfruttare il porfido è stata lanciata da Lorenzo Merlini, un personaggio molto conosciuto a San Giacomo per il suo impegno civico, che ha redatto un vero e proprio studio di fattibilità di una serie di interventi per valorizzare e rendere fruibili le aree geologiche rappresentate dalle numerose cave della Bassa Atesina. Uno studio che ha presentato a tutti i Comuni della zona e alla Comunità comprensoriale.
Il valore storico-culturale
"Il Complesso geologico del porfido della Bassa Atesina è un patrimonio ambientale, storico e culturale straordinario", spiega Lorenzo Merlini. "Riconosciuto per oltre un secolo come uno dei perni dell'economia della Bassa Atesina, rischia ora di perdere quel valore identitario locale che gli è sempre appartenuto, estinguendosi nella memoria degli abitanti. Recuperare la memoria delle passate aree estrattive significa riappropriarsi di un patrimonio di storia, di umanità e di lavoro.Il loro abbandono significa veder scomparire lentamente non solo quelli che ormai sono monumenti di archeologia industriale, ma anche parte della storia e della identità della comunità”
Archeologia industriale
Per il recupero – sottolinea Merlini – occorre procedere, come già fatto in altri siti italiani e stranieri, con operazione di archeologia industriale che consentano una valorizzazione sia dal punto di vista storico-industriale che scientifico".
La proposta è di procedere ad un accurato censimento, con studi scientifici e storici (oltre che con la raccolta. e la riorganizzazione del materiale già esistente) alla raccolta delle testimonianze e al recupero degli oggetti ancora disponitili. Nel progetto di valorizzazione delle cave porfiriche è necessario uno studio esteso su tutto il territorio della Bassa Atesina, e dell'Oltradige al fine di individuare i siti momentaneamente attivi; quelli ormai chiusi, in disuso, o abbandonati; quelli da valorizzare e quelli da mettere in sicurezza, ricordando che sul territorio in questione esistono decine di cave, che vanno da piccoli scavi (riconoscibili e noti solo agli esperti) a quelli piuttosto estesi e particolarmente visibili.
Il recupero delle aree
"Soprattutto è necessario rendere fruibili ai visitatori alcune realtà estrattive dismesse, selezionate tra le meglio conservate e interessanti, in una prospettiva di riscoperta., conservazione e valorizzazione.
Esistono ormai da alcuni decenni in varie parti del mondo siti minerari che sono stati oggetto di riconversione a scopo storico-culturale e turistico. Questo tipo di iniziative, è ormai diffuso anche in Italia e in Alto Adige, dove varie cave e miniere, sono state trasformate magnificamente".
Lo sfruttamento turisfico
Nell'ambito del "Complesso Geologico del Porfido" i siti prescelti dovranno prevedere un percorso che comprenda la visita museale (con esempi di materiali, di metodi di lavorazione, ecc.), centri di documentazione audiovisiva e la visita all'interno della cava, con tesomonianze dirette e simulazioni dell'attività che veniva svolta dai lavoratori.
Le sinergie turistiche
Il "Complesso geologico del porfido della Bassa Atesina" potrebbe andare ad affiancare altre realtà naturalistiche presenti in zona, di cui rappresenta 1'ideale complemento dell'offerta turistica. Basti pensare al Geoparch Bletterbach, al Parco Naturale Monte Corno, alla collina di Castelfeder, ai contrasti ambientali offerti dai laghi di Monticolo e da quello di Caldaro e alle coltivazioni di vigne e di frutteti.
I vantaggi per l'economia
La. Bassa Atesina, che ha vocazione principale nella coltivazione della frutta (circa un terzo dell'Alto Adige), ha necessità di orientarsi maggiormente anche nel mondo turistico e culturale dove è possibile creare ulteriori nuovi posti di lavoro per le popolazioni locali. Un aspetto assolutamente da non trascurare.

Fonte: Quì Bassa Atesina nr 7 - 8.4.2010




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categoria:cave porfido
venerdì, 25 dicembre 2009


Un dono di Natale alla Bassa Atesina


  

Nel cogliere alcune esigenze della Bassa Atesina viene proposto un progetto che coinvolge principalmente i seguenti comuni: Ora, Bronzolo, Laives, Montagna, Egna, Vadena, Salorno.
Il progetto che ha partecipato al concorso “Premio ambiente EUREGIO Tirol-Suedtirol-Trentino” 2009

ha per titolo


Complesso Geologico del Porfido della Bassa Atesina”

e rappresenta uno
 

Studio di fattibilità per interventi finalizzati alla valorizzazione e/o fruizione socio-culturale di quelle aree geologiche che sono le numerose cave di porfido della Bassa Atesina.

vediamolo insieme



 
Il “Complesso Geologico del Porfido della Bassa Atesina” è un patrimonio ambientale, storico e culturale straordinario. Riconosciuto per oltre un secolo come uno dei perni dell'economia della Bassa Atesina, rischia ora di perdere quel valore identitario locale, che gli è sempre appartenuto, estinguendosi nella memoria degli abitanti.

La seguente proposta di studio e di intervento intende riconoscere e valorizzare l'unicità di questo bene in ambito europeo suggerendo, nelle sue forme, metodi non invasivi nell'ambiente circoscritto, incentivando attività economiche a sviluppo sostenibile.
Il Complesso Geologico testimonia una storia geologica di milioni di anni. Le sue importanti "pagine di roccia colorata" possono contribuire concretamente a sensibilizzare un numeroso pubblico nei confronti dell’ambiente collinare e montano.
Le ubicazioni delle cave, nella Conca Atesina, sono osservabili su due direttrici principali: quella che da Vadena passa per Monticolo e giunge ad Appiano e Andriano (dove le cave risultano sparse); e quella di maggiore rilevanza per qualità e quantità di porfido, che parte da Bolzano, scende verso sud fino a Salorno per terminare nel Trentino.

Perché valorizzare il patrimonio delle Cave porfiriche e la loro storia?

Il più antico documento che ricordi una cava di porfido nella nostra zona risale al 1500. Il 14 maggio 1513 Jacob Kraushar di Termeno/Tramin si presentò all'imperatore Massimiliano I, dicendo di aver scoperto una cava di porfido fra Ora/Auer e Bronzolo/Branzoll in località Gellerberg; ne voleva estrarre lastre senza danneggiare nessuno, per venderle entro la contea del Tirolo; chiedeva al sovrano l'autorizzazione allo sfruttamento.
Ma l'estrazione di porfido acquistò importanza economica rilevante appena nel XIX secolo:


  • la cava di porfido sfruttata dal 1850 in poi da Josef Gerber si trovava presumibilmente sul monte Breitenberg
  • nel territorio del Comune di Laives vennero aperte nel 1905 delle cave da Johann Lentsch sul monte Roßsprung e da Franz Defranceschi e da Franz Gamper al di sopra della strada statale fra Laives e Pineta
  • l'impresario Ferdinand Flor aprì nel 1909 sul monte Breitenberg una cava collegata al fondovalle da una teleferica, poi, fra Laives e Bronzolo, ne aprì altre all'altezza del maso Mair. Nel 1912 Flor comprò la cava dei Defranceschi-Gamper.

Lo sviluppo delle cave negli anni successivi, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, ha portato ad un sempre maggiore incremento della produzione in Trentino rispetto alla provincia di Bolzano. Nel 1954 delle complessive n°108 cave della Regione solo n°22 cave sono nella provincia di Bolzano con una produzione di 50.000 t.; da tale data vi è una progressiva diminuzione, sia in termini di numero che di produzione, per la provincia di Bolzano a differenza del Trentino.

Nelle cave il lavoro era faticoso e pericoloso, durava dalle 10 alle 12 ore e si verificavano spesso incidenti tant'è che nel 1912 si stabilirono le “disposizioni per il lavoro nelle cave di porfido di Ferdinand Flor a Laives”.
Gli operai erano suddivisi nelle seguenti categorie: spaccapietre, manovali, minatori, fenditori, scalpellini, fabbri e addetti al funzionamento delle teleferiche.

[Tengler, Georg (a cura di); Laives: dal paese alla città. Inizi, sviluppo, prospettive; Cassa rurale; 1998; Laives]

Recuperare la memoria delle passate aree estrattive significa riappropriarsi di un patrimonio di storia, di umanità e di lavoro. Il loro abbandono significa veder scomparire lentamente non solo quelli che ormai sono monumenti di archeologia industriale, ma anche parte della storia e dell'identità della comunità.
Spesso nel passato le cave sono state chiuse ed abbandonate dopo lo smantellamento delle strutture esterne e l'asportazione di impianti e macchinari, tanto che in molti casi è necessario ricorrere
a fotografie, archivi ed a testimonianze dirette per ricostruire la presenza dell'attività estrattiva nell'intera valle della Bassa Atesina. Tra le giovani generazioni se ne è ormai quasi persa la memoria.
Per il recupero occorre procedere, come già fatto in altri siti italiani e stranieri, con operazioni di archeologia industriale che consentano una valorizzazione sia dal punto di vista storico-industriale che scientifico.

È necessario procedere ad un accurato censimento, con studi scientifici e storici (oltre che con la raccolta e la riorganizzazione del materiale già esistente) alla raccolta delle testimonianze e al recupero degli oggetti ancora disponibili. Soprattutto è necessario rendere fruibili ai visitatori alcune realtà estrattive dismesse, selezionate tra le meglio conservate ed interessanti, in una prospettiva di riscoperta, conservazione e valorizzazione.
Esistono ormai da alcuni decenni in varie parti del mondo siti minerari che sono stati oggetto di riconversione a scopo storico-culturale e turistico. Questo tipo di iniziative, è ormai diffuso anche in Italia ed in Sud Tirolo, dove varie cave e miniere, sono state trasformate magnificamente.

Questo nuovo progetto può essere particolarmente utile per incentivare quelle attività economiche a sviluppo sostenibile di indirizzo ambientale, ed essere un grande incoraggiamento all’immissione sul mercato di prodotti e servizi offerti nella zona della Bassa Atesina.
Nel progetto di valorizzazione delle cave porfiriche è necessario uno studio esteso su tutto il territorio della Bassa Atesina e dell'Oltradige al fine di individuare i siti momentaneamente attivi; quelli ormai chiusi, in disuso, o abbandonati; quelli da valorizzare e quelli da mettere in sicurezza, ricordando che sul territorio in questione esistono decine di cave, che vanno da piccoli scavi (riconoscibili e noti solo agli esperti) a quelli piuttosto estesi e particolarmente visibili.
Si intende attuare la valorizzazione delle cave procedendo per fasi all'interno di un unico e maggior progetto che preveda reti di collegamento piuttosto estese ed integrate a quelle già presenti: ferrovia, strade, ciclabili ed un copioso reticolo di sentieri, di cui alcuni di valore storico.
Nell'ambito del “Complesso Geologico del Porfido” i siti prescelti dovranno prevedere un percorso che comprenda la visita museale (con esempi di materiali, di metodi di lavorazione, ecc.), centri di documentazione audiovisiva e la visita all'interno della cava, con testimonianze dirette e simulazioni di quella che era l'attività svolta. Naturalmente sarà da prevedersi anche la conservazione e la valorizzazione di altri siti interessanti rendendone possibile la visita all'esterno, sicuramente più semplice ed economica.


Le diverse fasi per la realizzazione degli interventi necessari possono essere:

- censimento e analisi della consistenza del patrimonio esistente (siti, documenti, manufatti, oggetti, cultura, memoria) e del contesto in cui è inserito;

- definizione delle linee di sviluppo della valorizzazione del patrimonio integrato alle altre realtà del contesto;

- definizione di norme e linee guida per la progettazione e la gestione degli interventi;

- realizzazione di strutture di supporto,
centri d'informazione, sale espositive, punti di ristoro ecc.;

- organizzazione di visite guidate
- realizzazione dei progetti di messa in sicurezza, di conservazione, di valorizzazione.

Valorizzare significa rendere questi siti visitabili con:

-
sistemazione e messa in sicurezza delle vie di accesso, dotate anche di specifica cartellonistica;

- mitigazione delle situazioni di pericolo all'interno dei siti

- valorizzazione di risorse e documentazione per rendere le visite di maggior interesse:


  • definizione di itinerari nel complesso porfirico;
  • informazioni scientifiche, notizie storiche;
  • collegamenti multimediali in provincia e altrove dove il porfido venga vissuto come risorsa culturale, notizie tecniche e varie (sociali, economiche ecc.);
  • coordinamento delle diverse attività.

Nella valenza di queste operazioni di riconversione ci sono una serie di aspetti positivi che vanno dalla conservazione di un prezioso patrimonio di archeologia industriale (nonchè della storia e della cultura locale) ad una serie di vantaggi che derivano dall'indotto (presenza di visitatori che contribuiscono all'economia del territorio con consumi nei bar e ristoranti, pernottamenti in alberghi e pensioni, acquisti, ecc.).
La realizzazione di questi interventi è complementare alle altre attrattive turistico-culturali già presenti sul territorio, andando a costituire un valore aggiunto che può spingere a scegliere la Bassa Atesina come luogo di soggiorno.

La Bassa Atesina, che ha vocazione principale nella coltivazione della frutta (circa un terzo dell'Alto Adige), ha necessità di orientarsi maggiormente anche nel mondo turistico e culturale dove è possibile creare ulteriori nuovi posti di lavoro per le popolazioni locali. Un aspetto, assolutamente, da non trascurare.
Il “Complesso Geologico del porfido” dovrà costituire una struttura flessibile e suscettibile di modifiche e di ampliamenti nel tempo, realizzabile per lotti. Infatti oltre ai siti già inseriti nel
progetto pilota, altri se ne potranno aggiungere in futuro, in particolar modo, quando le cave si riterranno non più utilizzabili.


Le sinergie dovranno rappresentare i punti di forza dell'operazione:


- sinergie esterne, presentando e pubblicizzando il “Complesso Geologico del Porfido della Bassa Atesina” come una integrazione al Geoparc Bletterbach, al Parco Naturale Monte Corno, alla collina di Castelfeder, ai meravigliosi contrasti ambientali offerti dai laghi di Monticolo e da quello di Caldaro e alle preziose coltivazioni di vigne e di frutteti in tutta la valle. Per la varietà delle sue prospettive, è la natura ad esercitare il maggiore fascino nel cosiddetto “Giardino del Sud Tirolo”.
La Provincia ed i Comuni, coinvolti nel progetto, avranno la possibilità di garantire un uso parsimonioso e oculato del suolo, tenendo conto degli aspetti naturali. I piani regolatori potranno regolare il modo d’uso del suolo: zone edificabili, zone agricole e zone di protezione.

Queste ultime comprendono:

  • i corsi d’acqua, i laghi e le loro rive;
  • i paesaggi di particolare bellezza, di grande interesse per la scienze naturali o di grande valore culturale;
  • le località tipiche;
  • i luoghi storici, i monumenti naturali e/o culturali ;
  • i biotopi e le piante degni di protezione.

    -
    sinergie interne, le attività saranno rappresentate come un insieme per cui il visitatore di un sito verrà messo a conoscenza delle altre realtà e opportunità di visita. Questo modo di procedere rappresenterà inoltre un'economia di scala in quanto si potrà realizzare una sola struttura amministrativa, una sola struttura tecnica, corsi di formazione per le guide e programmi didattici comuni per le visite.

    -
    sinergie con le altre realtà locali, la cava potrà essere presentata come un elemento caratteristico del nostro territorio. Si potranno quindi realizzare percorsi di visita che comprendano anche miniere, forni, mulini, castelli, case tipiche, alpeggi, animali da cortile, oltre ai piuttosto numerosi elementi naturalistici (flora, fauna).


Venendo alle ipotesi realizzative va subito detto che la cava scelta come la più interessante possa

diventare il sito più importante e di riferimento quale corretto utilizzo a scopo turistico-culturale nonché didattico.
Per questo sito, come del resto per l'intero “Complesso Geologico del Porfido”, si ritiene possibile e necessaria una gradualità di interventi: dall'intervento minimo di realizzazione del solo museo con alcune sale espositive, alla possibilità di visitare gli anfratti delle rocce porfiriche, all'eventuale recupero del villaggio della cava con le sue strutture - e dare specificità alle numerose singole cave presenti sul territorio.

Il tutto rappresenterebbe qualcosa di unico in Europa.

Considerata la grande valenza del sito si dovranno comunque prevedere progetti ambiziosi, in grado di garantire ritorni importanti. Naturalmente i costi di realizzazione varieranno in modo considerevole nel passare da una soluzione all'altra, ma bisognerà puntare a rendere il ”Complesso Geologico del Porfido” il più possibile visitabile.
Le cave, essendo elementi tipici riconducibili alle attività umane ed alle pratiche economiche tradizionali all'interno di un piano paesaggistico, potrebbero godere di numerose tutele in quanto di interesse storico-geografico locale, oltre a rappresentare preziose nicchie ecologiche.



L'insieme del “Complesso Geologico del Porfido della Bassa Atesina” rispecchiando la storia e l'interazione di uomo e natura, rappresenta certamente un forte e importante contributo per l'identità locale e provinciale.




Aufzug - Cave di Bronzolo 1893
Archivio privato H Lentsch Bronzolo

 Il progetto presentato è stato elaborato dal
Dott. Lorenzo Merlini

del Centro Attenzione Permanente di San Giacomo




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venerdì, 07 settembre 2007


Alto Adige 07 SETTEMBRE 2007
BRONZOLO.  Area per il tempo libero sul monte Göller
 BRONZOLO. Esiste un vecchio progetto, lanciato anni or sono dall’assessore Stefano Consolati, che proporrebbe il recupero in chiave di archeologia industriale di alcune cave di porfido, abbandonate da decenni, che si trovano sul monte Göller. L’idea sarebbe quella di inserirle in un percorso didattico, che si presterebbe bene anche come gita turistica per chi vuole approfondire una pagina unica della storia locale.
 Col tempo le cave sono anche state inserite nell’elenco degli insiemi da tutelare e adesso la giunta comunale ha deciso di andare avanti, proponendo al consiglio comunale che si riunirà martedì 11 settembre una modifica del piano urbanistico comunale con inserimento della previsione di un’area per impianti per il tempo libero appunto sul monte Göller.
 Ad essere interessata da questa iniziativa sarà soprattutto la cava «Filippi», dove si trovano ancora testimonianze dell’attività estrattiva che lì si svolse per decenni a cavallo fra ’800 e ’900, quando si estraeva il porfido per pavimentare le strade. In Comune comunque nessuno nasconde la possibile difficoltà di raggiungere l’obiettivo, in quanto il proprietario privato potrebbe opporre ricorso dopo che la sua richiesta di riavviare la cava anni fa venne drasticamente bocciata.
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categoria:conca atesina, cave porfido
venerdì, 09 marzo 2007

SABATO 10 MARZO ORE 14.00 PIAZZA MAZZINI, MANIFESTAZIONE CONTRO IL TAV /BBT, CON SUCCESSIVA ASSEMBLEA PUBBLICA ALLE ORE 17.30 PRESSO LA SALA DI RAPPRESENTANZA DEL COMUNE DI BOLZANO
 
Invitiamo i cittadini a partecipare numerosi contro un altro progetto che passa sopra la testa della popolazione, senza che la stessa venga nemmeno consultata. La manifestazione è organizzata anche da gruppi fuori provincia a dimostrare il carattere nazionale e addirittura trans-nazionale che ha di fatto questa opera. Importante sarà la presenza della popolazione delle valli direttamente colpite, cittadini che del resto proprio recentemente hanno mostrato la loro posizione con un documento di 900 firme. La manifestazione sarà un importante momento di sensibilizzazione e di informazione per tutta la popolazione.
LEGGI IL PRIMO E INDIPENDENTE CONTRIBUTO ALLA CONOSCENZA DI QUESTO “A FF ARE DEL SECOLO”   DOSSIER  TAV www.ambientesalute.org
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