martedì 17 gennaio 2012

zattere sull'Adige 1

Le tegole della stazione romana sono identiche a quelle di Pompei




EGNA. Alcune guide turistiche, distribuite sia in Austria che in Germania, riguardanti la promozione della Via Claudia Augusta, hanno messo in evidenza l’importanza, sul piano storico-culturale, della stazione romana Mansio Endidae di Egna. Nella stazione romana di Egna, oltre a poter ammirare le murature originali del primo secolo dopo Cristo, di grande interesse scientifico è la copertura dei reperti archeologici, fatta con tetto in legno con sopra tegoli identici a quelli eseguiti in epoca romana. Durante gli scavi archeologici, erano state portate alla luce delle tegole di epoca romana originali, con il marchio Auresis, la cui produzione, nel primo secondo dopo Cristo, veniva fatta ad Ora.
 La cosa interessante è che le tegole ritrovate negli scavi di Egna sono le stesse, per forma e dimensione, di quelle ritrovate negli scavi di Pompei.
 Lo studio di architettura Pedri di Salorno, responsabile del progetto della Mansio di Egna, nei primi giorni di gennaio è stato ospite del dottor Antonio de Simone, responsabili degli scavi di Pompei, per una consulenza sulle nuove coperture usate a Pompei per riparare gli scavi. Le tegole usate per la copertura degli scavi di Pompei sono le stesse che si trovano alla Mansio di Egna. Risulta interessante sapere che le tegole che vengono usate per la copertura degli scavi di Pompei sono commercializzate dalla ditta Ton Gruppe, con sede a Salorno e Laghetti di Egna, alla ditta Tonidandel.
 Il dottor Antonio de Simone tra un mese si recherà in Bassa Atesina per fare delle foto alla Domus Mansia di Egna, foto che serviranno per la sua nuova pubblicazione, dove metterà in risalto che durante l’impero romano la tecnologia dell’edilizia modulare era stata portata da Pompei alla Bassa Atesina. Si metterà in evidenza che la tegola Auresis veniva prodotta in grande quantità, perché ritrovata in molti scavi perfino a Trento, l’antica Tridentum.
 Per trasportare questa ingente produzione venivano usate le zattere lungo l’Adige. In Bassa Atesina vi sono diverse ditte, alcune anche di rilevanza internazionale, che producono elementi modulari: queste possono vantarsi di trovarsi in un territorio dove l’oggetto modulare veniva commercializzato già nel primo secolo dopo Cristo. Ed è proprio su questo particolare aspetto che si pronuncerà nella sua prossima pubblicazionme il dottor de Simone.


Alto Adige 20-1-10

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giovedì, 10 settembre 2009



Storia e cultura del fiume

MENADA'S, ZATTIERI, BARCARI
a cura di Luca Faoro e Hans Wieser
una mostra a cura dell' Associazione Porto Fluviale/Etschhafenverein di Bolzano e del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina in occasione della IV Festa del Fiume delle Zattere
San Michele all'Adige, Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, 30 Maggio – 5 Luglio 2009
Mostra
Ideazione: Ursula Wieser – Benedetti
Hans Wieser
allestimento: Luca Faoro
Testi: Hans Wieser
Vademecum
Adattamento ed editing: Luva Faoro
Supervisione e testo pag *: Giovanni Kezick
Grafica: Helene Lageder


* Sul piccolo promontorio dove sorge il Museo di San Michele, presso l'antica confluenza dei Noce con l'Adige, si sono accumulati, sospinti dal grande fiume dei tempo, i relitti dei naufragio dei vecchio mondo contadino, pastorale, artigiano... Ecco i mulini, le fucine e le segherie ricostruiti nelle sale come altrettanti galeoni nella bottiglia, ecco i rampini per il recupero della legna di fortuna dalle sponde dei fiume in piena, ecco i tini e le botti, i carri e le slitte, i banchi da falegname e da carradore, gli armadi e le cassapanche, le valigie e ì bauli .... E infatti, da un baule polveroso dei sottotetto salta fuori una vecchia pergamena ingiallita, con uno scritto anonimo, in versi. Lo leggiamo, e sentiamo cosa dice...

LA VOCE DEL FIUME
Ottave di Un Dalmata

Sgorgo dal lembo esterno dei Grigioni
cioè dal granito al cuor della montagna
e m'incammino giù per dei valloni
dove do vita a una fertile campagna
da cui vengono frutta e vini buoni
giù per le plaghe estreme d'Alemagna
Isarco e Tàlvera, la Fèrsina ed il Noce
mi danno l'acqua che porterò alla foce.

Riconosci di certo questa voce
se sei nato nei paesi verso Trento
e sai che so ben essere veloce
anche se assai più spesso vado lento:
ma semp in zò! - fin dall'età precoce
è quel che intorno tutti i giorni sento-
anse e recessi miei fur dette "lune",
sulle mie rive, speranze amor fortune...

Di queste ne diremo solo alcune:
la pesca od il commercio del legname,
le zattere che a Verona e alle lagune
scendevan con le bòre ed il sartiame,
i "porti", cioè i traghetti con la fune,
aironi, cigni, trote, lucci e rane...
Poi venne l'Ottocento, e la bonifica:
mi fu drizzato il corso, una rettifica.

Ecco la ferrovia, cosa magnifica
ecco qua ì ponti ed ecco lo stradone
nessuno che sa più cosa significa
solcare il fiume a bordo di un barcone
e se il traffico stradale s'intensifica
e mi hanno ormai scordato le persone,
c'è qualche pescator, qualche ciclista
qualche sportivo che corre sulla pista.

Ma è sempre una gran festa per la vista
il vecchio fiume davanti agli alti monti:
l'acqua turchina, o verde o d'ametista
la luce chiara, le golene, i ponti
il riverbero dell'onde che conquista
una brezza seral senza confronti
fiume simbolo eterno della vita
nasce cresce s'ingrossa... ed è finita.

Una zattera da trasporto ha appena superato il ponte di San Lorenzo a Trento.
Litografia di G. Petzold, XIX secolo. Biblioteca provinciale F. Tessmann, Bolzano



Un menadàs scende in una stretta gola per disincagliare dei tronchi.
 Litografia di E. Rittmeyer tratta da H.A. Berlepsch, Die Alpen in Natur- und Lebensbildern, Jena 1871


Ove esistevano corsi d'acqua idonei, si ricorreva alla fluitazione, utilizzata nella nostra regione prevalentemente per approvvigionare le città con borele di legna da ardere o per uso industriale. Per i tronchi più lunghi, il deprezzamento causato dai frequenti urti contro le rocce rendeva la fluitazione poco conveniente.

Il deposito del legname presso la riva del'Isarco a Bressanone
Litografia dì A. Podestà, XIX secolo. Biblioteca provinciale F. Tessmann. Bolzano


Per la menàda venivano erette delle stue in varie sezioni del torrente, vale a dire delle piccole dighe di legno con una chiusa. Le bore raccolte nel piccolo bacino artificiale partivano con l'onda di piena quando si apriva il portellone, che veniva poi richiuso. Non appena vi era acqua sufficiente, un'altra onda di piena trascinava in avanti le bore arenate e così di seguito. AI luogo di destinazione, un rastrello deviava le bore nel bacino, dove il legname veniva tirato a riva e accatastato.

Una zattera per legname in costruzione a Trento, presso Piedicastello, tra il 1900 e il 1915.
Fondo Miscellaneo 1 Archivio Fotografico Storico Soprintendenza per i Beni Storico-artistici, Provincia autonoma di Trento

«Nelle zattere destinate solamente al trasporto del legname, i tronchi del primo strato venivano forati alle due estremità e legati saldamente con strope di vimini. Nel secondo strato e in quelli successivi venivano forati e legati in testa e in coda solo i due tronchi esterni a destra e a sinistra. Negli strati successivi i tronchi venivano separati e fissati da assi interposte. A seconda del diametro dei tronchi, si arrivava a quattro o sei strati. La zattera veniva governata con sette remi, quattro davanti e tre di dietro. Su una zattera si potevano caricare sino a 120 metri cubi di legno d'abete, il che corrisponde all'incirca a 72 tonnellate. Per il larice, si doveva diminuire il volume a causa del maggiore peso specifico. Le zattere più grandi arrivavano a 28 metri, erano larghe 5 metri davanti e 6 metri di dietro. II centro di gravità si trovava verso poppa. Le zattere pescavano circa un metro».
E. Pasolli, DieFloß-und Schiffahrt auf der Etsch, in “Der Schlern”, 9, 1928, 6.



Un tempo le zattere popolavano tutti i maggiori corsi d'acqua. Ove possibile, discendevano nel filo della corrente; se questa diveniva troppo debole, l'equipaggio faceva avanzare la zattera remando e, in acque stagnanti o nei canali, doveva puntare, vale a dire spingere la zattera con aste che arrivavano sino sul fondo del fiume o del canale.

Una zattera nei pressi di Bolzano.
Acquatinta di F. Martens, XIX secolo. Biblioteca provinciale F. Tessmann, Bolzano


La zattera è un natante molto sicuro. Certo, può andare a urtare il pilone di un ponte o una roccia e spaccarsi, e in effetti questi erano i pericoli più temuti. D'altro canto, sia in mare che in acque interne, è quasi impossibile far capovolgere una zattera. Per questo motivo furono impiegate ovunque possibile per il trasporto di oggetti molto pesanti o ingombranti.

Disegni tratti da C.F. Zamboni, La navigazione sullAdige in rapporto al commercio veronese, Venezia 1925


Burchio, burchiello, barca di Pescantina e rascona erano, accanto alle zattere, i tipi di imbarcazione più diffusi sull'Adige, con differenti lunghezze e piccole variazioni formali. Nel corso superiore del fiume, da Verona a Bolzano, le imbarcazioni misuravano dai 13 ai 25 metri.
Su una imbarcazione priva di motore, il timone laterale della rascona e della barca di Pescantina era più efficace del timone centrale del burchio che, se si naviga sfruttando unicamente la corrente, ha un effetto minimo.
Tre uomini trainano un'imbarcazione.
Museo della navigazione, Battaglia Terme


Agli inizi barche e navi vennero alate contro corrente dall'uomo. L'impiego di cavalli o buoi richiedeva una via alzaia continua, che presupponeva importanti capitali sia per la costruzione che per la manutenzione. La trazione umana venne usata in Europa sino alla metà del XX secolo.

Due cavalli trainano un'imbarcazione.
Museo della navigazione, Battaglia Terme


Sui canali o in acque molto calme un solo cavallo bastava a trainare un'imbarcazione carica. Con corrente più forte era necessario il tiro in fila dì diversi cavalli. La fune di traino passava in testa all'albero e finiva con una redancia da cui si dipartivano le cime per i collari dei singoli cavalli.

II mozzo, forse sorpreso da una brusca partenza dei cavalli, viene sollevato dalla fune di traino.
Olio su tavola. Parrocchia di San Domenico, Chioggia



Nel corso superiore dell'Adige, le imbarcazioni alzavano una vela quadra per aiutare ì cavalli quando soffiava l'ora. Una grande vela latina con antenna veniva invece utilizzata solo in pianura.

Pergamena, XII secolo.Archivio di Stato, Trento. Immagini tratte da Trifter, Floßer, Schíffslait. Menadàs, Zattieri, Barcari, Castel Tirolo 2007


Le prime testimonianze scritte della navigazione sull'Adige mediante zattere risalgono agli ultimi anni del XII secolo. Un documento redatto nel 1181 menziona la riva di Egna «ubi rates preparantur” («dove si predispongono le zattere»), mentre in un documento redatto a Trento nel 1194 si fa riferimento a un prato situato presso Laghetti di Egna «per quod ligna conducuntur usque ad flumen Athesis, in quo rati fiunt» ("attraverso il quale si trasporta il legname fino al fiume Adige, dove si costruiscono le zattere”)

Pergamena, XII secolo. Archivio di Stato, Trento. Immagine tratta da Trifter, Floßer , Schiffslait Menadòs, Zattieri, Barcari, Castel Tirolo 2007.


Agli ultimi anni del XII secolo risale anche il primo documento in cui si trovi menzione della navigazione sull'Adige mediante barche: nel 1188, il vescovo di Trento Alberto III concede in feudo a una «societas» di barcaioli di Mori il diritto esclusivo dì effettuare trasporti sul tratto del fiume compreso tra la val Lagarina e Bolzano.


Terlano
San Nicola salva una nave in pericolo.

Affresco, XV secolo. Parrocchia di Santa Maria Assunta, Terlano. Immagine concessa dall'Ufficio beni architettonici ed artistici di Bolzano

Terlano rappresenta il punto più settentrionale della navigazione atesina. Fino a che la val Venosta venne utilizzata per il commercio con la Germania, Terlano rappresentò uno snodo importante, in cui le merci venivano caricate su zattere e trasportate a Egna, per essere trasbordate su zattere più grandi. In senso inverso si usava di preferenza la strada, dal momento che la confluenza dell'Isarco con l'Adige e il fondovalle paludoso rendevano impossibile una navigazione con imbarcazioni trainate da buoi o cavalli.

Bolzano
Una zattera per legname naviga sull'Isarco nei pressi di Bolzano.
Incisione, XIX secolo. Biblioteca provinciale F. Tessmann, Bolzano




Grazie alle fiere, frequentate da mercanti provenienti dall'Italia, dalla Germania e dall'Austria, ma anche da altre regioni, Bolzano fu per lungo tempo il più importante centro degli scambi fra i due versanti dell'arco alpino centrale. Tuttavia, nemmeno all'apice del suo potere economico la città fu in grado di costruire un proprio porto: il traffico commerciale si avvaleva dell'approdo di Bronzolo.

Bronzolo
Un progetto per la costruzione di una rampa e di un capannone per le merci.
Disegno acquarellato, XVIII secolo. Archivio provinciale, Bolzano


II capannone tripartito consentiva ai carri di passare liberamente nel corridoio centrale e di caricare e scaricare a destra o a sinistra. Il sistema delle fiere richiedeva un rapido asporto delle merci non appena concluse le transazioni, sicché non erano previsti magazzinaggi di lunga durata. La rampa pare destinata anzitutto al rapido caricamento delle zattere, che venivano costruite un po' più a monte, dove, ortogonali all'Adige, sono visibili i tronchi su cui le si faceva scivolare nel fiume. Le merci esigevano un'accurata sorveglianza notturna e il disegno riporta svariati ripari per i custodi.

Egna
Cartina di C.Bassi


L'importanza di Egna era dovuta al fatto di essere situata lungo una delle grandi strade transalpine utilizzate sino dall'età romana. Le merci scambiate tra Venezia e i centri commerciali della Germania passavano in massima parte per il Tirolo seguendo due strade: la "via inferiore" toccava Treviso, Cortina d'Ampezzo, Dobbiaco e, attraverso la vai Pusteria, saliva al Brennero e a Innsbruck, mentre la "via superiore" giungeva a Trento passando per la Valsugana e da lì, seguendo l'Adige, raggiungeva il passo di Resia e la valle dell'Inn, il passo di Fern e Reutte per arrivare infine ad Augsburg. Lungo questa importante strada Egna occupava una posizione di rilievo.

San Michele all'Adige tra il 1922 e il 1935.
Fondo Perdomi Sergio Archivio Fotografico Storico Soprintendenza per i Beni Storico-artistici, Provincia autonoma di Trento


Sulla riva dell'Adige le lavandaie sciacquano i panni, mentre più a valle si trovano delle botti pronte per l'imbarco.

Legna di fortuna.
Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, San Michele all'Adige




La corrente dell'Adige, soprattutto in occasione delle piene, trasportava rami e tronchi anche di grandi dimensioni che venivano recuperati per farne legna da ardere mediante rampini di legno costituiti da una breve asta cui era assicurata a una estremità una lunga corda e all'altra erano fissati quattro o più uncini muniti di un puntale di ferro. II recupero del legname poteva rivelarsi piuttosto rischioso, poiché talora il tronco trascinava in acqua colui che lo aveva agganciato con il rampino.

Trento
Incisione di L. Sardagna, 1673



Trento disponeva di due porti: quello superiore era destinato alle merci in arrivo da nord e si trovava presso la porta di San Martino e la torre Verde; quello inferiore si situava a ridosso del ponte di San Lorenzo e la torre Vanga ed era destinato al naviglio in arrivo dal sud. Fra i due porti si trovava la catena, ove era dovuto il dazio.




Sacco
Formula del giuramento dei maestri di zattere.
Collezione Associazione porto fluviale, Bolzano



Dal 1487 al 1517 tensioni politiche con Venezia ed eventi bellici impedirono ai commercianti di legname veronesi e trentini di fare acquisti nella zona di Bolzano. Al loro posto apparvero sempre più frequentemente gli zattieri di Sacco presso Rovereto. Inizialmente, essi effettuavano trasporti sulla tratta fra Bronzolo e Trento, ma già nel 1526 ottennero il permesso di effettuare spedizioni sino a Verona e prima del 1548 riuscirono ad acquisire il diritto esclusivo di trasporto delle merci sull'Adige partendo da Bronzolo.

Un bersaglio per la competizione del 24 giugno 1832 a Rovereto
Olio su tavola, 1832. Collezione Tiro a segno nazionale, Caldaro


«Da Egna a Sacco viaggiamo su due zattere... Dopo Trento - a tre ore da Sacco - la seconda zattera naufragò. Da lontano ho visto la maggior parte dei nostri sott'acqua, e i travi della zattera galleggiare dietro di loro... il peggio era che non potevamo far nulla per aiutarli se non raccomandarli al Signore. Credevamo fossero morti quasi tutti, ma alla fine abbiamo visto qua e là qualcuno guadagnar la riva tenendosi ai cespugli e salvarsi. Con la prima zattera abbiamo continuato per Sacco e da lì il capitano ha mandato gente incontro ai naufraghi. Dopo due ore tutti senza eccezione arrivarono e anche i tre zattieri che per disattenzione avevano causato la disgrazia, con le due mezze zattere e il resto dei bagagli. Il comandante era ben deciso a farli frustare alla militare. Non voleva farsene accorgere prima che gli zattieri avessero scaricato la zattera. Ma gli si leggeva in viso e anche i tre mariuoli dovevano già aver messo in conto un carico di legnate, perché senza chiedere un compenso e senza tardare se la squagliarono in gran fretta».
H. Rizzolli "Ich schrieb nur, was ich weiss'."Bozens Franzosenzeit
1796/97 nach dern Tagenbuch von Johann Mayrhauser, Bolzano 1997.

Chizzola
Disegno acquarellato, XVIII secolo




Le protezioni degli argini destinate a difendere i campi dalle acque spesso diventavano un pericolo per la navigazione: le correnti, indicate dalle frecce, spingevano le zattere contro i ripari. Nei casi in cui la navigazione diventava troppo difficile, per evitare bagnamenti, sì scaricavano le merci che venivano trasportate per un tratto di strada.

Disegno acquarellato di G.A. Sartori, XVIII secolo. Archivio provinciale, Bolzano




Per ovviare agli inconvenienti causati dall'angolo quasi retto del corso del fiume, è stato scavato un canale nuovo con una curva più ampia; la soluzione non è priva di problemi, come indica il vortice che si è formato presso la riva davanti alla chiesa.

Borghetto
Disegno acquerellato, XVIII secolo. Biblioteca civica, Verona




A Borghetto si trovava il confine della contea del Tirolo con la repubblica di Venezia e in seguito tra l'impero d'Austria e il regno d'Italia.Vi sorgeva, sulla destra orografica, una fortificazione veneziana. Di essa non restano che poche pietre ricoperte dalla vegetazione.
La zattera che sta superando il forte trasporta un carico di balle distribuite in modo da spostare il baricentro dell'imbarcazione a poppavia per facilitarne il governo.

Chiusa di Verona
Disegno acquarellato, XVIII secolo. Biblioteca civica, Verona




II forte controllava la strada e anche il fiume, sbarrato dalla catena. Dopo il passaggio tra le rocce strapiombanti sul fiume, al viaggiatore proveniente dal nord si apriva infine la grande pianura. L'equipaggio della burchielli che discende la corrente sta vogando.

Verona
Acquatinta di A. Biasioli,1825. Biblioteca civica, Verona



II traffico commerciale presso il lungadige della Vittoria è ormai in declino. In primo piano, due rascone, e in lontananza, oltre i mulini, la "catena della Vittoria" che sbarrava il fiume verso sud.

Acquatinta, 1825. Biblioteca civica, Verona


Presso il ponte delle Navi, visto qui dal molo della Dogana, si ormeggiavano le imbarcazioni provenienti dal corso inferiore dell'Adige.

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sabato, 11 agosto 2007
Alto Adige 11 AGOSTO 2007
A Ponte Adige (alle porte di Bolzano) un museo all’aperto racconta l’affasciante storia vissuta dal fiume
Una mini foresta ripariale con ricordi di burchi e traghetti

 PONTE ADIGE. Un «Giardino della navigazione» fra le montagne. Sembra incredibile, ma è vero. E merita di essere visitato per quanto è esposto ma anche per scoprire la storia - davvero interessante - di questa provincia e del fiume Adige che, tanti anni fa, era navigabile e costituiva una via di comunicazione di straordinaria importanza soprattutto per il trasporto delle merci.
 Nel «giardino della navigazione» si entra passando per le porte «a monte» di una conca di navigazione, con tanto di barca in transito tirata da un cavallo, e ci si ritrova in un piccolo, incantevole parco paesaggistico ove sinuosi nastri di piante in fiore si snodano fra siepi di canne e filari di betulle. Il visitatore può passeggiare nei ghiaioni di una foresta ripariale in miniatura, sorbirsi una bibita vagando fra le grandi ellissi in legno su cui si dipana il racconto di burchi e traghetti, di risine e fluitatori, mercanti e bottai, di zattieri e contadini... o semplicemente divertirsi con i bambini nell’angolo giochi. Per chi è curioso di storia, le delizie dello stare in giardino si possono coniugare con uno sguardo diverso sul fiume.
 L’originale «giardino-esposizione» è stato progettato dall’architetto paesaggista Ursula Wieser-Benedetti e mette in scena la storia della navigazione da Terlano a Verona. Sino al 600, Terlano fu infatti il capolinea della grande arteria fluviale. Da là partivano le zattere con la merci provenienti dalla Germania e dalle Fiandre lungo la romana via Claudia Augusta passando per la Val Venosta. Le zattere, di dimensioni medio-piccole, andavano sino a Egna, che era il più antico porto della nostra provincia. Lì balle e botti venivano trasbordate su zattere più grandi a destinazione di Trento e Verona. Con lo sviluppo delle fiere di Bolzano e la costruzione di una strada per la Val d’Isarco, iniziò l’ascesa di Bronzolo che divenne il porto commerciale per eccellenza, eclissando Egna, ove oggi l’antico deposito delle mercanzie, la «Ballhaus» è diventata biblioteca. Nell’atrio, una zattera con un carico di botti e balle, ricorda i commerci d’un tempo. Gli sforzi per conservare ed aumentare l’importanza della via del trasporto fluviale furono numerosi: dalla costante eliminazione di tutti gli ostacoli alla navigazione causati dal mutare delle correnti, al miglioramento della rete stradale. Furono anche elaborati vari progetti per congiungere l’Inn con l’Adige mediante un canale navigabile per il Brennero e persino per passo di Resia, con un raccordo verso Glorenza e un tunnel sotto il passo di Santa Maria per raggiungere l’Adda. Entrambi i canali avrebbero richiesto un numero considerevole di chiuse (o conche), il cui funzionamento è appunto illustrato dalla porta d’entrata del giardino. Questi progetti rientravano nelle possibilità tecniche del secolo XVIII, ma erano visti con poco entusiasmo da Vienna, intenta a sviluppare il porto di Trieste a danno di Venezia in declino. Le merci in transito per la nostra provincia erano destinate principalmente al Veneto. Dopo le guerre napoleoniche e il tramonto di Venezia, la navigazione scemò notevolmente e a partire dal 1860 la ferrovia Verona-Bolzano si prese i trasporti più pregiati. Dopo la prima guerra mondiale iniziò la costruzione degli sbarramenti idroelettrici e dei canali di irrigazione fra Mori e Verona, che avrebbero reso la navigazione per sempre impossibile.
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venerdì, 20 aprile 2007
Corriere dell'Alto Adige 2007-04-20

L'INAUGURAZIONE

A Ponte Adige il Giardino della navigazione

Domani alle ore 11 a ponte Adige sarà inaugurato il « Giardino della navigazione » realizzato dai membri dell'associazione « Porto Fluviale » con il sostegno tra gli altri anche del Comune di Bolzano. Il progetto è dell'architetto paesaggista Ursula Wieser Benedetti. Il giardino si trova sulla riva destra del fiume un centinaio di metri a monte del ponte stradale. È facilmente raggiungibile sia in treno ( dalla stazione di ponte Adige) che in bicicletta ( ciclabile Bolzano Merano) ed in autobus. Da segnalare che, in occasione dell'inaugurazione, le autorità che interverrano e tra queste anche il sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli, raggiungeranno il giardino a bordo di una grande zattera. Suonerà la banda musicale di Gries.
ZATTERA A ponte Adige
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sabato, 31 marzo 2007
Corriere dell'Alto Adige  2007-03-31

L'ESPOSIZIONE

Quando le barche arrivavano al porto di Bronzolo


ZATTIERI Manovre sul fiume Adige
Specie in tempi di magra e di poche precipitazioni, sembra quasi incredibile che la navigazione su questo primaverile fiumiciattolo chiamato Adige, oggi cosparso di banchi di ghiaia e grandi sassi.
abbia potuto avere un'importanza considerevole per i commerci tra il Mediterraneo e il Nord Europa.
Eppure fu così per secoli e una mostra che si apre oggi alle 11.30 a Castel Tirolo getta una vivida luce su questo capitolo un po' dimenticato della nostra storia.
Già prima di entrare nel locale dell'esposizione. il visitatore si trova di fronte alcuni reperti di raro interesse: la più antica imbarcazionemai trovata nella nostra Provincia — una piroga monossile scoperta da sommozzatori nel lago di Monticolo und decina d'anni fa — e l'ultimo traghetto che ha fatto servizio sull'Adige tra Resia e Adriatico sino al 1991 a Cornaiano, quando è affondato durante una piena. Accanto si snoda sul prato un treno di zattelli, diretto chissà dove e, più in là, un carico di botti e casse pronte per l'imbarco, sembra di essere in un piccolo approdo fluviale...
Ma prima di poter navigare, bisogna poter disporre del legname per costruire un natante.
E il racconto inizia con le tecniche dell'esbosco, col lavoro dei boscaioli e menadàs ( il termine bellunese significa fluitatori), con le marche da casa da apporre sulle borre, misteriose come rune antichissime, si ritrovano ancor oggi nei rivestimenti lignei di vecchie osterie frequentate dagli zattieri. Si passa alla costruzione delle zattere, alla tecnica di conduzione di questi assemblaggi di tronchi che spesso raggiungevano dimensioni notevoli. Le zattere sull'Adige si distinguevano in zattere « pulite » , destinate solamente all'esportazione del legname, e zattere « con sovraccarico » che trasportavano anche mercanzie. In salita le merci arrivavano su burchi tirati da cavalli o buoi. Molti sono stati i tentativi fatti per migliorare la navigabilità dell'Adige, sia con un canale da Bolzano sino a Bronzolo per ovviare al carattere torrentizio dell'Isarco come anche per congiungere Sill ad Isarco con un canale navigabile attraverso il Brennero. Era prevista una regolazione dell'Isarco inmodo da renderlo navigabile sino a Bronzolo. Un progetto che risale al XVIII secolo e che viene puntualmente situato nel quadro delle possibilità tecniche dell'epoca in cui si verificò uno sviluppo esplosivo dei canali, con la costruzione di tunnel navigabili e viadotti per superare colline e vallate. Al visitatore si schiude l'universo fascinoso della « canal age » e delle sue ( ahimé tardive) ricadute tirolesi. I progetti dell'ingegnere idraulico F. J. Maire prevedevano fra l'altro di rendere navigabile l'Adige sino a Glorenza e congiungerlo poi con l'Adda tramite un canale da scavare sotto il giogo di SantaMaria ( Umbrailpass), di collegare Drava e Rienza. Ai progetti resi caduchi dalle prime ferrovie, segue una carrellata sui porti atesini: Dal più settentrionale, Terlano, usato principalmente per la navigazione in discesa, ma presto dismesso per via della scarsezza di legname da zattera, alle grandi segherie di Cardano, ove il legname tagliato nelle « seghe alla veneziana » veniva direttamente imbarcato su zattere, a Bronzolo, che a partire dal ' 500 divenne il porto di Bolzano, a Egna, il primo porto citato nelle antiche pergamene già nel XII ˚ secolo, all'attiraglio di Cadino, a SanMichele, Trento, Sacco, alla Chiusa di Ceraino, Pescantina e infine Verona. Un mondo fascinoso, che ha lasciato molte tracce nel paesaggio a cui fotografie, modelli, oggetti delle corporazioni e disegni puntualmente rimandano. La mostra chiuderà il 31 ottobre. Hans Wieser

Apritisangia - dei zatterieri sull'Adige- consiglia :
http://www.borgosacco.it/




Traffico fluviale sull'Adige



I randaroli



Illustrazione cinquecentesca di un trasporto in zattera dei legnami

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categoria:conca atesina, zattere sulladige

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