mercoledì 18 gennaio 2012

provincia di Bolzano 3

venerdì, 11 novembre 2011



«Garantire alle donne lavoratrici un aiuto per la cura dei figli»

BOLZANO. Approvata ieri in consiglio provinciale la mozione firmata da Hochgruber Kuenzer, Pardeller e Stirner Brantsch (Svp) che chiede tre anni di copertura assicurativa per coloro che si dedicano all’educazione dei figli. La proposta che impegna la giunta è di introdurre un sostegno all’assistenza ai figli in seno alla famiglia. Una misura, spiegano i proponenti, per colmare la differenza tra dipendenti pubblici e privati per le donne che restano a casa dal lavoro per custodire i figli per un periodo di tempo. Iniziata poi la discussione sul Rendiconto generale della Provincia per l’esercizio finanziario 2010, il primo secondo l’Accordo di Milano, presentato dall’assessore Bizzo: entrate per 5,362 miliardi e spese per di 5,384 miliardi.

Alto Adige 11-11-11
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venerdì, 04 novembre 2011

Approvata la legge provinciale sull'integrazione
delle cittadine e dei cittadini stranieri


Per l’Assessore Bizzo, responsabile in Giunta Provinciale per il coordinamento immigrazione, la legge è uno strumento determinante per governare l’immigrazione.

“L’immigrazione – commenta Bizzo – è un fenomeno a cui non si può sfuggire, investe innegabilmente tutto il mondo. Non riconoscere questo trend sociale, ma subirlo passivamente ed essere alla mercé di opposti estremismi, il buonismo miope da un lato e la discriminazione  demagogica dall’altro, è un errore che non possiamo permetterci di correre. E dunque il nostro compito ed il nostro obiettivo è governare l’immigrazione. Abbiamo, noi tutti, politici, comuni cittadini e rappresentanti delle istituzioni, la responsabilità di rendere l’immigrazione un’opportunità e non considerarla alla stregua di un problema. Per farlo avevamo bisogno di una legge provinciale, e finalmente questa legge, dopo un iter legislativo molto combattuto ed appassionato, è stata approvata. Lo Stato italiano, e prima ancora l’Unione Europea, hanno delineato una complessa normativa che disciplina quasi in modo totale il fenomeno immigrazione, lasciando alle Regioni e Province un residuale spazio di manovra ben definito. La nostra legge provinciale tiene dunque conto dei paletti imposti dalle fonti normative di rango superiore ma riesce egualmente, nel quadro normativo provinciale, a gettare le basi per un’armonizzazione delle diverse leggi provinciali di settore.”

I principi cardine della legge

Si tratta di una legge equilibrata e moderata che si muove su quattro cardini principali:
•    Il principio generale del “promuovere ed esigere”, in un corretto bilanciamento di diritti e doveri. Per accompagnare gli immigrati nel processo di integrazione, per promuovere la convivenza pacifica e far crescere la cultura del rispetto, in una terra, come la nostra, che fa già dell’incontro di culture diverse uno strumento vincente, ammirato e imitato da altre realtà.
•    La conoscenza linguistica di una delle due principali lingue della Provincia e dell’apprendimento della cultura locale, delle sua storia e delle sue leggi sono una premessa importante per l’integrazione con la popolazione del Paese ospitante.
•    Il principio della gradualità verso la parità d’accesso alle prestazioni sociali, abitative, educative. La Provincia garantisce a tutti i cittadini stranieri il diritto al welfare di base, ovvero alle prestazioni cosiddette essenziali; per alcune ulteriori prestazioni, chi ne fa domanda, al pari anche dei cittadini italiani, deve aver raggiunto determinati requisiti, in primis l’anzianità di residenza. Le prestazioni aggiuntive infatti hanno un peso rilevante sul bilancio provinciale ed è stato necessario quindi introdurre strumenti di gradualità, legati a requisiti di residenza, dimora stabile o lavoro, per poter gestire al meglio le risorse pubbliche e garantire a tutti, cittadini italiani e stranieri, di accedervi.
•    Il monitoraggio del mercato del lavoro, che permette di orientare i flussi di manodopera in modo coerente con la capacità di assorbimento dei lavoratori stranieri sul territorio, evitando così il formarsi di sacche di disoccupazione; altro obiettivo è la ricettività di lavoratori stranieri con una certa professionalità, per aumentare anche il livello della qualità del mercato del lavoro in generale e le prospettive di inserimento economico degli stranieri.

Il rapporto tra immigrati e istituzioni

Gli immigrati sono indispensabili per l’economia dell’Alto Adige. La loro presenza non toglie lavoro ai cittadini locali, bensì risulta essenziale nei settori portanti della nostra economia: a fronte di circa 8.000 disoccupati totali (2,7%) abbiamo in provincia circa 25.000 lavoratori stranieri.  Analogamente a quanto accade sul territorio nazionale, gli immigrati con il loro lavoro producono PIL e gettito fiscale in misura maggiore rispetto al costo dei servizi prestati dalla Provincia. Gli immigrati contribuiscono a pagare le pensioni e accudiscono i nostri anziani.  Il saldo a favore della nostra Provincia è dunque decisamente in positivo.

Il confronto di diverse culture si sviluppa anche nei rapporti quotidiani, dal lavoro, alla scuola, al rapporto cittadino-pubblica amministrazione. A questo fine la legge provinciale appena approvata, attraverso la creazione di un apposito elenco provinciale, promuove e valorizza i mediatori interculturali, una figura già oggi presente ed indispensabile in ambiti quali sanità, scuola e sociale.
Ulteriori novità introdotte dalla legge sono la Consulta provinciale per l’immigrazione, organo consultivo della Giunta provinciale ed occasione di confronto collaborativo a supporto delle politiche d’azione della Provincia in materia di immigrazione; segue il Centro di tutela contro le discriminazioni, che sarà un’importante strumento al servizio di tutti per prevenire e arginare il fenomeno del razzismo, oltre che per sensibilizzare sul nuovo modo di rapportarsi all’altro, al diverso.
La legge infine “battezza” ufficialmente il Servizio coordinamento immigrazione, già istituito presso la Ripartizione lavoro ed operante da circa un anno: si tratta di un servizio che rispetto alla tematica dell’immigrazione si pone come strumento di monitoraggio, collettore e distributore di informazioni. E’ anche il centro di una rete di contatti istituzionali e non, sia a livello locale che centrale nei confronti del Ministero del lavoro e dell’interno, il tutto a favore sia dei cittadini stranieri, che della collettività locale, oltre che per le istituzioni pubbliche e private e per la stessa Provincia.
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mercoledì, 12 ottobre 2011



Aeroporto, piano di rischio Passa la variante al Puc

BOLZANO. La giunta provinciale ha inserito le previsioni del piano di rischio aeroportuale nei piani urbanistici dei comuni di Bolzano, Laives e Vadena. Si tratta della definizione delle zone di rischio, e delle prescrizioni annesse, previste dall’Enac e dalle autorità internazionali. Il percorso conclusosi ora è frutto di un lavoro durato anni e svolto in stretta collaborazione fra Enac e Comuni. “Il piano di rischio coinvolge tre Comuni - sottolinea la direttrice dell’ufficio provinciale pianificazione territoriale Virna Bussadori - e si articola in tre zone di rischio: A, quella considerata maggiormente pericolosa; B, con rischi di media entità; e C, con un livello di rischio molto basso. In concreto, questa misura si spiega con la necessità di tutelare le aree circostanti l’aeroporto dai pericoli connessi al traffico aereo”. Le modifiche dei piani urbanistici non riguardano le strutture e gli edifici già esistenti, ma per tutti i nuovi progetti sarà ovviamente necessario attenersi alle prescrizioni del piano di rischio. (da.pa)
Alto Adige 12-10-11
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mercoledì, 12 ottobre 2011



Un nuovo sito della Provincia: informazioni generali su previdenza e assicurazioni sociali.

BOLZANO. Da gennaio l’Agenzia per lo sviluppo sociale ed economico, Asse, gestisce i pagamenti per le prestazioni come assegno al nucleo famigliare, assegno di cura, pensione casalinghe, pensione per invalidi civili ecc. Da poco è online una nuovo sito web dove ognuno può richiedere, in modo semplice e veloce, le informazioni desiderate. Nel sito www.provincia.bz.it/asse si trovano informazioni generali su previdenza e assicurazioni sociali.

Alto Adige 12-10-11
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venerdì, 07 ottobre 2011



Arriva la neve: obbligo di catene solo in presenza dei cartelli

BOLZANO. Nonostante le temperature estive, i meteorologi prevedono per questo fine settimana l’arrivo della prima perturbazione invernale, con tanto di nevicate anche a quote basse. In Alto Adige in presenza della segnaletica adeguata il transito in condizioni stradali di neve o ghiaccio è consentito solo ai mezzi dotati di un’attrezzatura idonea: gomme da neve, catene oppure altri mezzi antisdrucciolo purché omologati. A indicare l’obbligo di attrezzatura invernale sono alcuni cartelli che devono essere esposti lungo le strade in maniera tale da essere ben visibili agli automobilisti. Si tratta della combinazione fra il segnale rotondo di colore blu con all’interno il disegno del pneumatico con le catene, e quello quadrato con la scritta «in caso di neve e/o ghiaccio». In alcuni casi, però, questa combinazione di cartelli può essere ulteriormente integrata con il segnale rettangolare che indica la possibile presenza lungo la strada di mezzi sgombraneve. Chi non rispetta l’obbligo dell’attrezzatura invernale rischia di incorrere in una sanzione pecuniarie e gli può essere impedita la prosecuzione della marcia. L’ordinanza non entrerà in vigore con una data, ma solo tramite l’affissione degli appositi segnali che dovranno essere ben visibili, e sarà automaticamente sospesa con la rimozione o l’oscuramento dei cartelli. Riguarderà tutte le strade statali e provinciali con l’esclusione dell’A22 e dei tratti di attraversamento dei centri urbani.
Alto Adige 7-10-11
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martedì, 04 ottobre 2011



Barriere antirumore col fotovoltaico

LAIVES. Barriere stradali antirumore in calcestruzzo con rivestimento fotovoltaico: è la via innovativa decisa nella seduta di ieri dalla giunta provinciale e che verrà sperimentata a Laives nella nuova circonvallazione. Le barriere saranno lunghe complessivamente 387 metri, avranno un’altezza massima di 4,75 metri per una superficie complessiva di 3.450 metri quadrati. La produzione elettrica annua minima è calcolata in 100mila kwh. Il finanziamento di circa 1,2 milioni di euro avviene con i fondi europei.
Alto Adige 4-10-11
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sabato, 24 settembre 2011



Manca ancora l’osservatorio contro le discriminazioni

In questi giorni la Provincia si appresta ad emanare con vent’anni di ritardo una legge sull’integrazione degli stranieri. E’ triste assistere a tutte le polemiche e al basso livello della discussione ogni volta che si affronta un tema come quello dell’immigrazione. In questi anni le associazioni che si occupano di questo fenomeno si sono impegnate per cercare un dialogo con le istituzioni, nella convinzione che solo con il coinvolgimento diretto di tutte le parti interessate si possa fare una buona politica. Sono stati organizzati dibattiti, tavole rotonde, incontri tra cittadinanza ed istituzioni e si è cercato soprattutto di dare voce ai cittadini stranieri per ascoltare e capire il punto di vista ed i bisogni di tutti. Lavoro buttato nel cestino? L’ ignoranza di molti nostri politici in materia è deplorevole. Invece di inseguire paure xenofobe, dovrebbero imparare a gestire il fenomeno migratorio in maniera razionale e pragmatica. La strada della mediazione e del confronto è la sola che alla fine permette una pacifica ed armoniosa convivenza fra nuovi e vecchi cittadini, non certo quella di limitare dei diritti. Mi rammarico che l’Alto Adige manchi di un Osservatorio contro le discriminazioni come nel resto d’Italia. Con la nuova legge sull’integrazione verrà resuscitato, ma sottoposto di fatto al controllo della politica.
 Eppure per la sua funzione dovrebbe restare indipendente. Tutti, non solo gli stranieri, possiamo essere vittime di discriminazione, ad esempio come omosessuali, o portatori di handicap o come donne.
Alto Adige 24-9-11
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sabato, 24 settembre 2011



Censimento, mistilingui ancora ignorati  

FABIO ZAMBONI
BOLZANO. Il conto alla rovescia è iniziato. E mette un po’ d’ansia: a chi ha poca dimestichezza con le scartoffie, a chi ha capito che si potrà compilare solo in internet ma non è così, a chi ha scoperto che ancora una volta in questa terra i mistilingui non esistono, a chi teme, a sproposito, che la dichiarazione etnica anonima vada a incidere profondamente sulla famigerata proporzionale.
 Sul fronte dell’informazione spiccia, dobbiamo precisare che è vero che in Alto Adige - e solo qui - il censimento 2011 sarà anche e soprattutto via internet, ma che l’unico modello che sarà solo cartaceo e quindi da consegnare al rilevatore o ai centri di raccolta sarà quello di appartenenza al gruppo etnico, da quest’anno assolutamente anonimo: «Ci hanno chiamato parecchi cittadini - dice Johanna Plasinger direttrice del Centro di statistica demografica della Provincia - per saperne di più e pensando di poterlo compilare già adesso in internet. Ma non si potrà fare nulla fino alla mezzanotte dell’8 ottobre: da quel momento si potrà compilare. Il sito è www.provincia.bz/astat».
 In attesa del giorno X che è il 9 ottobre, abbiamo chiesto un parere sul censimento e sulle novità che ci aspettano, al professor Francesco Palermo, costituzionalista bolzanino che ieri ci ha risposto al telefono da Strasburgo: «È certamente positivo il fatto che sia sganciato l’aspetto statistico della dichiarazione etnica da quello individuale, proprio perché il risultato della rilevazione sarà più aderente alla realtà. Dal punto di vista giuridico non cambia nulla, nel senso che il censimento inciderà sulla proporzionale esattamente come prima. Potrebbero variare i numeri, ma non credo in modo vistoso, e qualche cambiamento c’è sempre stato. Quello che io voglio sottolineare è che non è indispensabile che la proporzionale resti legata ai numeri del censimento, potrebbe invece essere legata ad altre modalità».
 E la questione del mistilingui? «È molto più complicata, e qui andrebbero fatti dei ragionamenti, prima di tutto quello sull’opprotunità di svincolare appunto la proporzionale dal censimento. Con un sistema di proporz legato ai tre gruppi attualmente considerati, se apriamo all’improvviso ad un quarto gruppo cioè a quello dei mistilingui, lo dovremo fare ad altre decine di etnie che avrebbero gli stessi diritti, etnie che si stanno moltiplicando anche in Alto Adige. Dunque la soluzione, per me, è proprio quella: mistilingui da rilevare sì con un censimento, ma con un nuovo obiettivo, quello di avere la fotografia di una società finalmente reale per dare indicazioni chiare a tutti, dalla politica alla cultura, per capire come adattare appunto le politiche alla società di oggi».
 Ma la proporzinale ha ancora ragione d’esistere?
 «Quello è un altro ragionamento che va fatto. Un passo avanti è stato quello del 2005, quando appunto l’aspetto personale della dichiarazione etnica è stato sganciato da quella a fini statistici, cosa che verrà sperimentata con il prossimo censimento, ma evidentememte non basta. E forse questo è il momento di fare un ragionamento più complesso, allargandolo appunto al proporz».
 In attesa di mutamenti che la società altoatesina non sembra pronta a recepire a breve a livello politico, sulla novità del censimento etnico anonimo abbiamo sentito il parere di tre bolzanini impegnati in politica a livelli diversi: l’ex sindaco Giovanni Salghetti che si dichiarerà italiano e che considera un passo avanti la novità del censimento 2011 nella sua ottica di “autonomia dinamica”, l’ex vicesindaco Oswald Ellecosta che si dichiarerà tedesco e che non è per nulla d’accordo sull’apertura a un quarto gruppo etnico, e l’avvocato Alberto Pasquali, un passato politico prima da Liberale, poi da forzista (FI, consigliere provinciale) e infine da militante del Pdl, che ci racconta il suo approccio al censimento come co-fondatore dell’Associazione mistilingui in quanto marito di una sudtirolese e padre di due figli assolutamente mistilingui.
 Tre modi diversi di avvicinarsi alla scadenza del 9 ottobre, sia dal punto di vista politico sia da quello personale, per capire meglio la complessa realtà in cui viviamo.

Novità: i moduli anche via internet

BOLZANO. Ogni dieci anni lo Stato “fotografa” la popolazione e gli edifici, privati e pubblici. Lo fa attraverso il censimento che scatta il prossimo 9 ottobre e che dura circa 3 mesi. Nei prossimi giorni le famiglie altoatesine riceveranno due lettere con le istruzioni. Due le novità: la dichiarazione on line (ma non quella “etnica”), e l’anonimato di quella di appartenenza al gruppo etnico. I questionari  sono già visibili sul sito http://www.provincia.bz.it/astat/it/censimento-popolazione/questionari-pdf.asp

Alto Adige 24-9-11
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giovedì, 22 settembre 2011



Lo stadio. Oggi il vertice in Provincia 

LAIVES. Oggi in Provincia si terrà l’atteso - e probabilmente decisivo - vertice sulla cittadella dello sport. Il sindaco Liliana Di Fede e il suo vice Bruno Ceschini saranno infatti ricevuti dal presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder, che ha già fatto sapere che non intende aspettare oltre: se il Comune di Laives non riuscirà a uscire dall’attuale impasse, allora lo stadio si costruirà da un’altra parte. «Si sono già fatti avabti diversi altri Comuni che sarebbero interessati a subentrare», ha comunicato il “Landeshauptmann” che è intenzionato a non far cadere il progetto.
Alto Adige 22-9-11
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martedì, 20 settembre 2011



«Bolzano scomparsa» con 15 mila notizie

 BOLZANO. Piace il sito in internet curato da Ettore Frangipane sulla Bolzano di un tempo. «Ho aperto in marzo il sito www.bolzano-scomparsa.it, che dal 1º aprile al 31 agosto - senza godere di alcuna promozione - è stato visitato 14.098 volte, pagine aperte 27.325. Sta andando alla grande, anche se la statistica comprende il periodo estivo, in cui, causa vacanze, i contatti calano», sottolinea lo stesso Frangipane. Quest’ultimo ha immesso in rete, a disposizione gratuita di tutti, il risultato di 12 anni di sue ricerche tra i giornali dal 1900 al 1949: il lavoro di ricerca peraltro continua. Per citarne alcuni Bozner Zeitung, Bozner Nachrichten, der Tirol, Tiroler Volksblatt, Bozner Tagblatt, der Landsmann, Dolomiten, Alpenzeitung, il Piccolo Posto, la Provincia di Bolzano e l’Alto Adige (dalla sua nascita nel maggio 1945).
 Vi appaiono pertanto le cronache di Bolzano, storie, curiosità, personaggi, tutto. Sono finora circa 15 mila notizie significative ravvivate da circa 500 fotografie d’epoca, che si estendono dal periodo asburgico, ai Savoia, al fascismo, al nazismo, alla Repubblica. Vale la pena visitare il sito alla ricerca di una Bolzano che fu.
Alto Adige 20-9-11
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martedì, 13 settembre 2011



Cittadella, ultimatum di Durnwalder

MIRCO MARCHIODI
LAIVES. Se costruire lo stadio dell’Alto Adige a Laives, in zona Galizia, oppure no, da tempo non è più una questione sportiva. La partita è ormai tutta politica, e il conto alla rovescia è già iniziato. Il presidente della Provincia Luis Durnwalder, l’unico finora ad aver messo sul piatto dei soldi, ha perso la pazienza: «Il Comune di Laives - sbotta - mi avrebbe già dovuto dare una risposta definitiva. Non è ancora arrivata, ma una cosa è certa: non aspetteremo ancora molto, la risposta dovrà arrivare entro settembre».
 IL PROGETTO. L’Alto Adige come la Juventus? Il paragone non dispiace al presidente del “Fc Südtirol” Walter Baumgartner. La richiesta di costruire uno stadio di proprietà nasce da lontano, ovvero dalla decisione di spostare la sede dell’Alto Adige da Bressanone a Bolzano. Da subito difficile il rapporto con il Bolzano del presidente Franco Murano, l’Alto Adige si è trovato a dover emigrare da un paesino all’altro per allenarsi. Si gioca al Druso, ma le condizioni del campo e soprattutto delle tribune non sono ideali.
 E allora ecco la decisione di spostarsi, con la scelta caduta su Laives per diversi motivi: vicina al capoluogo, ha una zona sportiva esistente (la zona Galizia) con possibilità di ampliamento e andrebbe a valorizzare - così i favorevoli - un comune altrimenti senza grandissime attrattive. Il via libera di massima è arrivato nel 2007 dopo l’accordo tra Comune, Provincia e Alto Adige.
 Il nuovo stadio si estenderebbe su una superficie complessiva di 115 mila metri quadrati, avrebbe almeno 4.000 posti che però potrebbero essere raddoppiati in caso di promozione in serie B.
 I COSTI. Molto ruota attorno ai costi del progetto: 34 milioni. La Provincia ha già deciso da tempo la parte che intende finanziare: 11 milioni riferiti alla sola costruzione dello stadio, oltre a 4 milioni da destinare agli interventi per la viabilità (in sostanza si tratta delle due rotonde di accesso allo stadio). E il resto? Da finanziare attraverso una cosiddetta “public-private-partnership”. Ma perché i privati dovrebbero investire? Perché lo stadio non sarà solo una zona sportiva, ma avrà anche spazio per esercizi commerciali. Settemila i metri quadrati di superficie disponibile per negozi.
 Costi però significa anche investimenti: con 34 milioni di euro, la cittadella dello sport rappresenta una delle grandi opere provinciali. In tempi di tagli al bilancio (soprattutto sui lavori pubblici), alle imprese edili l’affare interessa un sacco.
 I CONTRARI. Il problema è che lo stadio è un progetto che a molti non piace. In particolare ci sono due grossi blocchi di interesse che lo osteggiano. Da una parte i contadini, dall’altra i commercianti. Questioni di rapporti politici (i problemi tra i rappresentanti Svp legati al Bauernbund e il sindaco Di Fede non riguardano soltanto lo stadio e negli scorsi giorni hanno portato ad una crisi ricomposta solo a fatica), ma anche di visioni differenti: per il sindaco lo stadio è un’occasione per rilanciare Laives, per i contadini uno spreco di denaro pubblico ma ancor di più di terreno prezioso. Una lotta che si sta ripetendo sul progetto del nuovo lido e che in passato ha visto i contadini contrari anche all’allungamento a sud (e quindi verso Laives) della pista dell’aeroporto.
 Per quanto riguarda i commercianti, il discorso è diverso. Il vicepresidente dell’Unione Dado Duzzi ha contestato duramente il progetto, non tanto per lo stadio, quando per la superficie commerciale messa a disposizione. Il timore è che una grande struttura fuori dal centro abitato porti alla chiusura dei piccoli negozi di vicinato in paese. Argomento al quale i sostenitori dello stadio rispondono citando i dati dell’Astat sulla superficie commerciale: a Laives ci sono 110 negozi per ogni 100 abitanti. Tanti o pochi? Un confronto per rispondere: a Bressanone i punti vendita per 100 abitanti sono 388. E la superficie commerciale utilizzata a Laives è di poco più di 15 mila metri quadrati contro i 57 mila di Bressanone.
Alto Adige 13-9-11
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martedì, 13 settembre 2011



Widmann cerca di mediare nell’Svp

 LAIVES. Thomas Widmann, assessore provinciale al commercio e vice-Obmann della Svp, è stato chiamato a mediare tra le posizioni differenti in casa Svp. «Per quanto mi riguarda - afferma - il progetto dello stadio fa parte dell’accordo di coalizione e in quanto tale va appoggiato. Le posizioni sia nel nostro partito che con il sindaco Liliana di Fede mi sembrano si siano riavvicinate e questo mi rende ottimista, anche se a questo punto sarà facile trovare una via di uscita che accontenti tutti».
 Ma lei è a favore dello stadio?
 
«Sì, la ritengo una bella occasione. Però bisogna attenersi al progetto originario. Non sono d’accordo con un ulteriore ampliamento della superficie commerciale per finanziare la costruzione. I settemila metri già concessi devono bastare».
 Per i commercianti sono troppo anche quelli...
 
«Anch’io non sono felicissimo, ma questo è stato il compromesso. Di certo nella cittadella dello sport non realizzeremo un grande centro commerciale».
 E allora i soldi dove si trovano?
 
«Come Provincia noi abbiamo fatto la nostra parte mettendo a bilancio 11 milioni per lo stadio. Ora ci aspettiamo un po’ di creatività da parte del Comune. Non c’è alternativa ad un finanziamento misto tra pubblico e privato. Personalmente sono disposto ad aiutare il Comune a trovare una soluzione in questa direzione».
 E se il Comune continuerà a non decidere?
 
«Credo che affronteremo il tema già nella prossima seduta di giunta di lunedì. Di certo non possiamo sostituirci noi come Provincia. Sarebbe un precedente grave, perché tutti spingono nella direzione della sussidiarietà, ma quando poi bisogna fare delle scelte difficili bisogna anche assumersene le responsabilità e non scaricarle su altri organi decisionali».
Alto Adige 13-9-11
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martedì, 13 settembre 2011



Cremazione nuovi criteri

BOLZANO. Ottenuto il parere positivo del Consorzio dei comuni, la giunta provinciale ha definitivamente approvato un disegno di legge che fissa nuove disposizioni in materia cimiteriale e di cremazione. “Occorre regolamentare in maniera chiara la materia - ha spiegato il presidente Luis Durnwalder - anche perché sono sempre di più coloro che decidono di procedere con la cremazione dei propri congiunti”. Tra le novità introdotte, la riduzione da due a uno dei certificati di morte necessari per poter dare il via alla cremazione, mentre per poter procedere con le operazioni la bara dovrà essere di legno naturale (sino ad oggi doveva essere composta da legno e zinco) al fine di ridurre le emissioni inquinanti. Per gli stessi motivi di natura ambientale è stato introdotto il divieto di trattare la salma con sostanze nocive.

Alto Adige 13-9-11
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lunedì, 05 settembre 2011



Alcolismo, a rischio il 44% degli altoatesini

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. Bevono troppo: il 44% degli intervistati è considerato bevitore a rischio. A tavola eccedono con il cibo: il 24% è sovrappeso, il 5% obeso. Va meglio per quanto riguarda il fumo: si calcola che il 74% della popolazione non fumi. Vino e cibo in eccesso con l’aggiunta di troppe sigarette una volta si chiamavano vizi, oggi sono considerati fattori di rischio per la salute. L’indagine nazionale «Passi», effettuata dall’Osservatorio epidemiologico provinciale, traccia un quadro di quelle che sono le cattive abitudini degli altoatesini, per cercare di capire dove intervenire per migliorare la qualità della vita della popolazione.
 ALCOL. Dall’indagine risulta che il 44% degli intervistati può essere classificato come bevitore a rischio in quanto riferisce almeno una delle modalità di assunzione considerata pericolosa. In questa categoria rientrano: il «forte bevitore» (22%), ovvero chi nell’ultimo mese ha consumato, anche in una singola occasione, 3 o più unità alcoliche (uomini) e 2 o più unità alcoliche (donne); chi consuma alcol prevalentemente o solo fuori pasto (32%); chi è classificabile come bevitore «binge» (16%), ovvero chi negli ultimi 30 giorni, ha consumato almeno una volta in una singola occasione 5 o più unità alcoliche (uomini) e 4 o più unità alcoliche (donne). Il consumo di alcol a rischio è più frequente nelle classi di età più giovani (18-34 anni) e tra gli uomini (51,9%) rispetto alle donne (36,3%). Sul consumo di alcol non incidono invece in maniera significativa né l’istruzione né le difficoltà economiche. Dall’indagine emerge quindi che due adulti su cinque hanno abitudini di consumo considerate a rischio per quantità o modalità di assunzione. Tra gli uomini, i bevitori a rischio sono uno su due e tra i giovani due su tre. Per quanto riguarda gli interventi per ridurre il consumo e quindi i danni provocati dall’alcol, secondo lo studio sono efficaci politiche e norme che intervengono sulla commercializzazione, in particolare sul prezzo delle bevande alcoliche.
 PESO. In Alto Adige l’indagine dell’Osservatorio epidemiologico ha rilevato che il 24% degli intervistati è sovrappeso e il 5% addirittura obeso. I problemi di peso aumentano con l’età - le persone sovrappeso e obese sono concentrate in particolare nella fascia 50-69 - e sono maggiormente presenti in chi ha un basso livello di istruzione. Solo il 12% delle persone in eccesso di peso segue una dieta, mentre è più diffusa la pratica di un’attività fisica moderata (90%). La maggior parte degli altoatesini consuma giornalmente frutta e verdura: circa 2 su 5 ne assumono almeno 3 porzioni, ma solo una piccola parte (6%) assume le 5 porzioni al giorno raccomandate per un’efficace prevenzione delle neoplasie.
 FUMO. Lo spazio di miglioramento c’è ancora, ma per quanto riguarda il fumo l’Alto Adige sembra sulla buona strada. Il 53% degli intervistati ha dichiarato di non fumare. A questa percentuale si aggiunge un 21% di persone che hanno detto addio alla sigaretta, ma c’è un 27% che non vuole o non riesce a smettere. Fumatori occasionali sono il 3%. L’abitudine al fumo è più alta negli uomini che nelle donne (31% contro 22%); tra le persone che non hanno mai fumato prevalgono le donne (64% a 41%). I fumatori sono maggiormente presenti tra le persone che hanno meno di 50 anni, con un livello di istruzione bassa e tra chi ha problemi economici. Gli habituè hanno dichiarato di fumare in media 13 sigarette al giorno, tra questi il 6% ne fuma più di 20. L’indagine conferma la difficoltà a smettere: tra tutti coloro che hanno tentato l’86% ha fallito, il 9% stava ancora tentato di smettere e solo il 5% è riuscito nell’impresa. Per quanto riguarda le abitudini l’84% ha dichiarato di non fumare in casa. Per il 94,4% degli intervistati il divieto di fumare nei luoghi pubblici viene rispettato sempre (75,4%) o quasi sempre (19%). Il consiglio è di insistere con le campagne di informazione sui rischi connessi al fumo: patologie croniche, malattie cardiovascolari, respiratorie e neoplasie. Oltre alla necessità di migliorare il rapporto paziente-medico. Quest’ultimo è in grado di indicare l’offerta di opportunità per smettere di fumare.
Alto Adige 5-9-11
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mercoledì, 31 agosto 2011



Ticket, l’esenzione va rinnovata

BOLZANO. L’assessorato alla sanità informa con una nota che da domani va rinnovata l’autocertificazione per l’esenzione dal ticket sanitario per età e reddito, figli a carico, disoccupati e pensionati. In parole povere il modulo è da rifare.
L’assessorato alla sanità invita la popolazione a controllare prima di compilare il modulo che i limiti massimi di reddito del 2010, previsti per beneficiare dell’esenzione, non siano stati superati. Con ogni probabilità è l’ultimo anno che in provincia di Bolzano deve essere utilizzata l’autocertificazione per l’esenzione. Dal primo settembre 2012, infatti, anche in provincia di Bolzano gli appartenenti a nuclei famigliari con un reddito complessivo annuale non superiore a 36.151 euro, i titolari di pensione sociale e di pensione al minimo, i quali hanno diritto all’esenzione ticket per motivi di reddito, verranno rilevati tramite il Sistema informatico della tessera sanitaria. Per molte persone non sarà quindi più necessario rilasciare un’autocertifi×cazione ai fini dell’esenzione ticket. I disoccupati, non essendo rilevabili dal sistema della tessera sanitaria, dovranno continuare a rilasciare un’autocertificazione anche dopo il primo settembre 2012, ma solo presso i distretti. Theiner si dice favorevole all’abolizione dell’autocertificazione in quanto a causa di errori nella sua compilazione ha comportato spesso conseguenze penali per gli utenti.
Alto Adige 31-8-11
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mercoledì, 31 agosto 2011



Ci siamo, domani scatta il redditometro

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Domani in Alto Adige entra in vigore il redditometro (Durp). Theiner è soddisfatto: «Finalmente criteri uguali per chi chiede contributi pubblici». Per evitare problemi nel passaggio al nuovo sistema sono stati formati 430 collaboratori di distretti sociali e patronati.
La dichiarazione unificata di reddito e patrimonio scatta subito nel settore sociale (per esempio case di riposo) ed in quello sanitario (esenzione ticket e rimborsi spese). L’assessore alla sanità Richard Theiner non ha dubbi: «La dichiarazione che per definire meglio il reddito tiene conto anche del patrimonio del nucleo familiare ci permetterà di assegnare i contributi in maniera più equa a chi ne ha veramente bisogno». Luca Critelli, direttore dell’Ufficio anziani e distretti sociali, spiega che comunque eventuali “abusivi” da domani avranno vita difficile. «Grazie al nuovo sistema, il cittadino che chiede di usufruire di determinati servizi potrà compilare una sola dichiarazione all’anno e non perdersi tra mille carte». Attenzione perché non tutti devono presentare la Durp - spiegano gli esperti - ma solo chi richiede contributi o agevolazioni tariffarie alla Provincia o agli enti che utilizzeranno il sistema. Nella prima fase, e cioè da domani sarò necessario compilare il redditometro per ricevere l’assegno provinciale e regionale al nucleo familiare (33.000 domande all’anno con una dotazione di 44 milioni di euro), per ottenere l’esenzione dal ticket per indigenti (circa 7 mila persone) e per avere il rimborso delle spese sostenute per le protesi dentarie (7.900 domande con 7 milioni di euro erogati nel 2010). Il Durp serve anche a definire la tariffa dei servizi sociali (case di riposo, assistenza domiciliare, asili nido, ecc: circa 4.500 domande) ed a ricevere l’assistenza economica sociale (9.700 domande per complessivi 24 milioni di euro liquidati). La dichiarazione è gratuita e può essere presentata nei patronati o nei centri di assistenza fiscale (Caaf) dei sindacati, delle associazioni economiche e delle altre organizzazioni dove già oggi vengono presentate molte richieste di contributi. Theiner ricorda, a proposito, che per evitare problemi nel passaggio al nuovo sistema, nei mesi scorsi sono stati formati 430 collaboratori di distretti sociali, patronati e centri di assistenza fiscale. E adesso alcune novità. Per i lavoratori dipendenti vale il reddito complessivo Irpef decurtato della deduzione per l’abitazione principale e degli oneri fiscalmente deducibili. I redditi da lavoro dipendenti saranno considerati soltanto al 90%. Si potranno detrarre spese mediche, interessi sul mutuo-casa, il canone di locazione dell’abitazione principale e gli assegni per il mantenimento dei figli. Per i lavoratori autonomi il reddito minimo non potrà essere inferiore alla retribuzione media di un lavoratore dipendente qualificato del settore di riferimento, fissata dal contratto di categoria. Se il reddito effettivo è al di sotto di tale soglia, va dimostrato. Per i redditi da agricoltura verrà applicato un valore standard per ogni unità di bovino adulta oppure per ogni ettaro produttivo nel settore della frutticoltura, della viticoltura e della silvicoltura. Non è considerata patrimonio la prima casa. Non verranno conteggiati neppure i depositi fino a 100 mila euro.
Tutte le informazioni sulla dichiarazione unificata sono a disposizione all’indirizzo www.provincia.bz.it/politiche-sociali.
Alto Adige 31-8-11
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venerdì, 19 agosto 2011



Caccia, la Provincia senza trasparenza

Illegale e poco trasparente la caccia in Alto Adige Per evitare i ricorsi al Tar la provincia di Bolzano ritarda la consegna degli atti amministrativi che autorizzano la caccia in deroga Sono ormai alcuni anni che le associazioni LAV e WWF chiedono alla provincia maggiore trasparenza sulla caccia praticata in Alto Adige, e di conoscere le motivazioni con cui specie animali protette vengono cacciate. Negli anni scorsi alcune deroghe sono state impugnate dalle associazioni davanti al tribunale amministrativo regionale, che in quasi tutti i casi ha dato torto alla provincia sospendendo gli abbattimenti di marmotte, stambecchi, tassi, cormorani e cuccioli di volpe. Dal 2010 la provincia ha cambiato strategia. Per ritardare i ricorsi giuridici non solo non pubblica i decreti, ma quando questi vengono richiesti, li invia o consegna alle associazioni solo diversi giorni dopo la loro entrata in vigore. I cacciatori invece, vengono informati immediatamente della possibilità di sparare agli animali protetti. Quando le associazioni ricevono i documenti richiesti, e li impugnano davanti al Tar, è ormai troppo tardi, perché quasi tutti gli animali sono già stati uccisi. La caccia in Alto Adige continua purtroppo ad essere un’attività gestita in modo poco trasparente, illegale perché in contrasto con la legge nazionale sulla caccia, e distruttiva, perché porta al declino delle popolazioni di animali in pericolo. Avviene senza tenere in considerazione che l’ambiente e gli animali selvatici sono un patrimonio di tutta la collettività e non dei soli cacciatori.

Alto Adige 19-8-11
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mercoledì, 10 agosto 2011



Nuovo Geo-browser: dati e mappe disponibili sulla Rete civica

BOLZANO. Una nuova versione del Geobrowser è disponibile online sulla Rete Civica altoatesina. Consente un accesso più ampio ai geodati della Provincia che comprendono vari settori, dalla rete stradale, all’inquinamento acustico. «Il libero accesso ai geodati della Provincia - sottolinea l’assessore provinciale competente Roberto Bizzo -, costituisce un aspetto significativo di un’amministrazione trasparente». Attivata per la prima volta nel 2001 la cartografia online sotto forma di Geobrowser è giunta ormai alla sua terza versione e comprende ben 250 livelli di dati raggruppati per varie tipologie tematiche, tanto che, come riferiscono dall’Ufficio informatica geografica e statistica, attualmente per gestire questa quantità di geodati è necessaria una memoria di 100 gigabyte. La banca dati è costantemente aggiornata; per alcuni ambiti tematici, quali ad esempio i Piani urbanistici e paesaggistici, l’aggiornamento è quotidiano.
Alto Adige 10-8-11
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mercoledì, 27 luglio 2011



Cittadella: serviranno 40 milioni

BRUNO CANALI
LAIVES. Trenta milioni almeno: questa la somma necessaria per la cittadella. 11 li ha garantiti la Provincia, il resto dovrà arrivare da investitori privati. Ma 7 mila metri quadri di superficie commerciale, secondo diversi addetti ai lavori, non bastano per racimolare il denaro necessario.
«Questa somma - spiega Dado Duzzi, vice presidente dell’Unione commercio - non arriverà mai», facendo un paragone con il Twenty di Bolzano. «Lì, 14.000 metri quadrati sono costati 30 milioni di euro, senza il terreno. E’ verosimile quindi che 7.000 a Laives, costeranno tra i 12 e i 15 milioni di euro. La Provincia garantisce 11 milioni di euro, che probabilmente non basteranno nemmeno per gli espropri del terreno e io ritengo che un piano finanziario serio, debba parlare di circa 40 milioni complessivamente, senza parlare della gestione futura. Per questo ho sempre ribadito che servirebbero ben altro che 7.000 metri quadrati di centro commerciale per far quadrare i conti».
«Il nodo da sbrogliare - afferma a sua volta Marco Delli Zotti, consigliere comunale e operatore immobiliare sarà stabilire per quanti anni i privati potranno avere il diritto di superficie in convenzione dal Comune. Il costo di costruzione del centro commerciale si aggira attorno ai 1.500 euro al metro quadrato, cui si aggiungeranno quello dello stadio e delle infrastrutture, Chi dovesse decidere di investire questi conti li farà per bene, così come quelli delle superfici di vendita e relative rendite. Saranno questi i parametri della eventuale trattativa per stabilire la durata della convenzione».
Per cercare di capire se 7.000 metri quadrati di commerciale saranno sufficienti per finanziare 18-20 milioni di euro, Carlo Perseghin, presidente regionale degli agenti immobiliari, indica i dati forniti periodicamente dall’Agenzia del territorio.
“Prendiamo come paragone - spiega - negozi in ottimo stato ovvero, nuovissimi. Ebbene, a Laives, acquistare queste superfici oggi va da 3.600 a 4.700 euro per metro quadrato. Se invece si parla di affitti, siamo nell’ordine dei 13,5 - 17,5 euro al metro quadrato”.
Chiosa Delli Zotti: “In teoria si potrebbe vendere anche il diritto di superficie e alle cifre citate, verrebbero almeno 30 - 32 milioni di euro. Però non credo sia la strada che può imboccare un ente come il Comune, obbligato a cercare l’interesse pubblico, che cederebbe gratuitamente il diritto a chi poi effettuerebbe invece una speculazione bella e buona. La ritengo una possibilità che politicamente non sta in piedi”.
L’altra ipotesi è quella degli affitti e con 7.000 metri al top, si ricaverebbero attorno ai 120mila euro al mese. Per ammortizzare 20 milioni servirebbero almeno 14 anni.
Sono questi gli aspetti che un piano finanziario dovrà per forza di cose chiarire e anche dimostrare che possono realisticamente funzionare ed è ciò che con ogni probabilità ha chiesto anche Luis Durnwalder a sindaco e vicesindaco qualche giorno fa. In merito ai timori di tanti piccoli commercianti, una “voce fuori dal coro” è quella di Elmar Zöschg, di Holz Landa Vaia a Pineta.
Anche alle assemblee cui era presente, ha sempre esortato i colleghi a non avere troppi timori e ad interpretare un eventuale arrivo di nuovi, grandi spazi commerciali come stimolo per riqualificarsi e rilanciare la propria iniziativa, puntando magari ad allargare la cerchia della potenziale clientela. Tra gli imprenditori, dunque, c’è anche chi è a favore.
Alto Adige 27-7-11
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giovedì, 21 luglio 2011



La giunta lancia il bonus per le famiglie

BOLZANO. Un sistema di bonus per le famiglie tramite l’istituzione di un pass con cui beneficiare di sconti nei negozi e agevolazioni nel tempo libero e nella formazione: è solo una delle misure che l’assessore alla Famiglia, sanità e politiche sociali Richard Theiner ha illustrato ieri nel colloquio di metà legislatura coi giornalisti.
 Nella panoramica sui progetti futuri della giunta provinciale nel settore sociale e sanitario fornita ieri dall’assessore Theiner uno spazio di rilievo occupano gli interventi a favore della famiglia. In questa direzione va l’agenda approvata dalla giunta, un piano strategico che si sviluppa lungo tre piste: «Da un lato il nostro impegno prevede interventi di potenziamento dell’assistenza alla prima infanzia da 0 a 3 anni con un nuovo modello di finanziamento che armonizza i servizi sul territorio e il lavoro tra Provincia e Comuni». Entro l’anno sarà presentato «un ddl relativo al finanziamento tramite Provincia e Comuni». Una seconda novità riguarda l’accorpamento dell’assegno provinciale al nucleo familiare e dell’assegno regionale: «I cittadini potranno beneficiare di un riferimento unico, parametri uniformi, meno burocrazia, più controlli che i finanziamenti arrivino in modo mirato», ha spiegato Theiner. La terza misura scatterà il 1º luglio 2012 con l’introduzione del pass per le famiglie: si tratta di un sistema di bonus che garantirà ai nuclei familiari sconti nei negozi (sono in corso trattative con le grandi catene) ma anche agevolazioni nelle offerte per tempo libero e formazione. «Il pass per famiglie viene messo a punto da un gruppo di lavoro a cui partecipano tutti gli assessorati e con l’avvento della carta dei servizi consentirà di accedere agevolmente alle prestazioni agevolate con l’uso della tessera sanitaria magnetica».
 Sul versante del sostegno ai disabili, Theiner ha lanciato una proposta: «Attraverso le cooperative sociali di tipo B vogliamo creare nuovi posti di lavoro per le persone con disabilità e garantire loro anche la copertura pensionistica». L’intervento prevede nuova occupazione, si stimano tra 100 e 150 posti, attraverso le cooperative sociali di tipo B che collaborano con enti pubblici e aziende private. «La giunta provinciale ha approvato il piano che prevede di sensibilizzare datori di lavoro privati e pubblici affinché assegnino incarichi alle cooperative sociali, ad esempio per la cura del verde o attività amministrativa», ha spiegato Theiner.
 L’assessore inoltre vuol garantire un ulteriore rafforzamento dell’assistenza a domicilio affinché le persone non autosufficienti possano restare nell’ambito familiare. È una delle strade che Theiner segue per confermare «un sistema di sostegno unico in Europa, finanziato interamente con mezzi pubblici».
Alto Adige 21-7-11
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mercoledì, 20 luglio 2011



L’Alto Adige diventerà una Clima-Land  

BOLZANO. Può sembrare uno spot pre-elettorale di metà legislatura, ma l’assessore si dice assai convinto: «L’Alto Adige deve diventare una ClimaLand. Siamo partiti da CasaClima, ora costruiremo città-clima, valli-clima, per arrivare all’intera provincia-clima. Inizia oggi una nuova era». È nato così anche un nuovo logo, con il font, ossia i caratteri tipografici, del marketing turistico altoatesino: “Alto Adige ClimaLand”. A dire il vero, per ora esiste solo la versione tedesca: KlimaLand.
 Gli obiettivi sono ambiziosi. «L’energia in Alto Adige deve essere indipendente, sicura e pulita. Lo scopo è di ridurre le emissioni di anidride carbonica da 5,1 tonnellate annue pro capite a 1,5. Già oggi 14 comuni altoatesini compaiono fra i primi 20 per quanto riguarda il fotovoltaico, ma sul settore spingeremo ancora. La mia intenzione è di lanciare una sorta di mutuo verde su base provinciale». Entro il 2015 poi «imporremo per tutte le nuove costruzioni gli standard CasaClima A; per il 2020 inoltre ogni edificio dovrà produrre l’energia che consuma». Sul solare «siamo ai vertici: se la media italiana è di 27 metri quadri di pannelli ogni mille abitanti e la media europea è di 57, l’altoatesina è di 386».
 Novità in arrivo anche per il tunnel del Bbt: «Estrarremo la geotermia per riscaldare i paesi lungo il tragitto: dentro la montagna abbiamo una temperatura costante di circa 30 gradi». Il cunicolo pilota, inoltre, servirà come rete per distribuire acqua, energia e calore. «Sulle pm10 poi abbiamo lavorato benissimo - ha proseguito - e il problema ormai è superato. Ora dobbiamo impegnarci per abbattere le emissioni di CO2. In questo senso, l’obiettivo è di arrivare al 75% dell’energia utilizzata in provincia da fonti alternative». Per quanto riguarda i rifiuti, la nuova frontiera è rappresentata dal nuovo termovalorizzatore. «Si guardi quello che sta succedendo a Napoli, dove non ci si è dotati di strutture. Il nuovo inceneritore servirà tutta la Provincia, non mezza come oggi, e produrrà calore ed energia elettrica. Sarà gestito da Ecocenter, per il 90% di proprietà dei Comuni. Il calore verrà venduto ad Ecotherm, per ora al 100% di Sel. Ci auguriamo che a breve il Comune di Bolzano entri nella società, dove potrà partecipare fino al 50%. Mentre nel resto d’Italia il calore degli inceneritori si disperde in aria, da noi riscalderà l’ospedale e i nuovi quartieri. In tal modo diminuirà molto anche il consumo di gas metano». (da.pa)
Alto Adige 20-7-11
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mercoledì, 20 luglio 2011



Dall’energia fondi per previdenza e bilinguismo

DAVIDE PASQUALI
 BOLZANO. La Provincia ha intenzione di vincolare i futuri dividendi dell’energia elettrica per finanziare famiglie, previdenza sociale e apprendimento linguistico. Lo ha anticipato ieri l’assessore provinciale all’ambiente Michl Laimer durante un incontro di metà legislatura per fare il punto sullo status quo assieme alla stampa locale. Sempre ieri l’assessore ha anticipato il suo programma per il futuro, lanciando il nuovo logo Alto Adige ClimaLand, ossia il programma di sviluppo a livello territoriale delle politiche energetiche e ambientali già sperimentate nel solo settore edilizio con CasaClima. «La nostra provincia deve diventare un modello di sostenibilità a livello internazionale», ha detto.
 ENERGIA AUTONOMA. Le priorità espresse ieri dall’assessore Laimer riguardano in primo luogo l’autonomia energetica dell’Alto Adige. Laimer ha ricordato gli effetti positivi del passaggio del settore idroelettrico alle società locali, in essere dal primo gennaio di quest’anno. «Solo per investimenti ambientali i nuovi concessionari delle centrali idroelettriche - ha chiarito - dovranno garantire 400 milioni di euro in dieci anni, vale a dire circa 13 milioni di euro all’anno». Per capirsi, nel bilancio provinciale il capitolo ambiente è attualmente alimentato da 7 milioni di euro. «Si comprende quindi facilmente la portata di questo provvedimento». Due terzi delle misure ambientali così finanziate verranno decise dai Comuni. «Spazieranno dallo spostamento delle linee dell’alta tensione alla costruzione di barriere anti rumore e di altre infrastrutture per l’intera collettività».
 DIVIDENDI VINCOLATI. Ai Comuni, ha chiarito ulteriormente l’assessore Laimer, d’ora in poi andranno anche il 50% dei canoni idrici, «si tratta di 50 milioni di euro all’anno», e resteranno in Alto Adige anche le imposte, visto che la nuova società Sel Hydropower (con l’Enel) ha sede a Bolzano. «Dunque - ha proseguito - rimarranno in provincia anche i dividendi».
 Fra gli obiettivi per la seconda parte della legislatura, Laimer si impegna a vincolare proprio questi dividendi (futuri, perché ad oggi non ne sono stati ancora distribuiti) a tre capitoli di spesa.
 «La mia intenzione - ha spiegato - è di vincolare i dividendi dell’energia elettrica a investimenti in tre settori precisi: il sostegno alle famiglie, l’incentivazione dell’apprendimento linguistico e il potenziamento delle risorse da destinare alla previdenza sociale». Così, «a beneficiare delle ricadute positive del settore, saranno i cittadini». Analogo discorso riguarda le tariffe ridotte, «non lo saranno in modo indistinto, ma a favore di precise categorie, socialmente più bisognose: famiglie, in particolare se numerose, anziani, single».
 SENSIBILIZZARE. La parola d’ordine per il futuro energetico non sarà più imporre, ma sensibilizzare. L’assessore Laimer ieri ha ribadito l’impegno del suo assessorato e della giunta a sensibilizzare gli altoatesini a un uso intelligente dell’energia, sopratutto allo scopo di evitare i picchi di consumo, esattamente ciò che fa lievitare i costi globali dell’energia.
 Si tenterà di mettere in rete i vari aspetti collegati al tema energetico: impianti e fonti rinnovabili, efficienza energetica, risanamento e nuove costruzioni, innovazione. «Sommati significano maggiore qualità della vita», ha detto l’assessore. «È una sfida che può essere vinta, ma soltanto con il contributo di tutti. Occorre un ulteriore salto di qualità dal punto di vista culturale, mentre sul piano tecnico sarà fondamentale riuscire a realizzare un equilibrio stabile fra produzione e consumo, nonché fare leva sul prezzo dell’energia e sulle politiche di sostegno, sia dirette che indirette».
 L’assessore Laimer ha inoltre auspicato l’inizio di una nuova era di cooperazione fra le società elettriche municipalizzate e la Sel. «È finita l’epoca delle contrapposizioni, per il bene di tutti occorre cooperare, come si sta iniziando a fare per esempio a Bolzano, dove Ae e Sel stanno lavorando assieme al teleriscaldamento. Il calore generato dal nuovo termovalorizzatore, in funzione alla fine dell’anno 2013, verrà distribuito in tutta la città. Collaborazioni di questo genere sono auspicabili; le si dovrà moltiplicare», ha concluso.
Alto Adige 20-7-11
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sabato, 16 luglio 2011



«No al doppio ticket. Per ora»

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. L’unica certezza sul ticket sanitario introdotto dalla manovra nazionale è che da lunedì non sarà applicato in Alto Adige. «Su questo non ci sono dubbi», conferma l’assessore alla sanità Richard Theiner. Che però è molto meno categorico nell’escludere balzelli futuri. «Il budget 2011 è stato programmato senza necessità di aumenti e questo significa che quest’anno non ci saranno ritocchi». Tutto un altro discorso per quanto riguarda il 2012. L’Asl poteva contare su un “tesoretto” di 28 milioni. La gestione 2010 ha “bruciato” 8 milioni di avanzo, altri 15 serviranno per coprire i costi del 2011. «Ci restano ancora 4-5 milioni, speriamo che bastino anche se sappiamo che sono pochi», ammette il direttore generale Andreas Fabi.
È lo stesso Fabi che spiega - da tecnico - ciò che potrebbe accadere. «In Alto Adige abbiamo già il ticket sul pronto soccorso e anche quello sulle prestazioni specialistiche, dall’ambulatoriale al laboratorio alla radiologia». Il primo è di 15 euro (se non c’è ricovero; la cifra sale a 50 euro per i casi non giustificati mentre viene azzerata in caso di ricovero), il secondo arriva fino a un massimo di 36,15 euro ma alla maggior parte delle prestazioni specialistiche si applica un ticket di circa 18 euro. Nel 2010 la Provincia ha incassato complessivamente 16,5 milioni dai ticket (più 1,81% rispetto al 2009): 1,72 milioni per i ticket di pronto soccorso e 14,83 milioni per i ticket per prestazioni specialistiche. «Da come interpretiamo la norma nazionale noi - spiega Fabi - il ticket da 10 euro sarebbe semmai da aggiungere a quello già previsto a livello provinciale».
Non un nuovo ticket, dunque, ma semmai un aumento di quello già in vigore. Dal piano tecnico si torna a quello politico: «Lunedì - dice Theiner - valuteremo la questione in giunta. Non siamo obbligati a recepire la normativa nazionale, ma ciò non toglie che monitoriamo la situazione nostra e delle realtà limitrofe. Eventuali aumenti del ticket andrebbero a coprire i costi del servizio sanitario provinciale e resterebbero quindi sul territorio. Non ci saranno maggiorazioni nel 2011, come invece avverrà nel resto d’Italia, ma per gli anni successivi non c’è ancora nessuna decisione».
Theiner è prudente, anche perché la pressione sull’Asl è forte con la richiesta di risparmi che arriva da più parti, in particolare dal mondo economico. «È vero che la nostra spesa sanitaria pro capite è la più alta d’Italia con 2.188 euro contro una media nazionale di 1.849, ma i nostri standard di qualità sono molto più elevati. Risparmiare per noi significa contenere la spesa, visto anche l’aumento dell’aspettativa di vita e del numero di malati cronici».
Spiegazioni che non convincono Mario Tagnin, ex segretario provinciale dell’Anaao oggi consigliere comunale del Pdl: «La verità è che la normativa nazionale permetterebbe alla Provincia di abolire i suoi ticket da 18 euro introducendone uno da 10, molto più basso. Nessuno però lo vuole dire e ora parlano di eventuale aggiunta, perché è l’unico modo per coprire gli sprechi in questo settore».
Alto Adige 16-7-11
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venerdì, 15 luglio 2011



Le meraviglie dell’Alto Adige in 3D viste dal proprio computer di casa

BOLZANO. Ventimila contatti in sei mesi, per osservare 80 panorami altoatesini in tre dimensioni sul proprio pc. Sono i numeri del progetto «Tour dell’Alto Adige», realizzato dall’azienda bolzanina 3D-Pixel in collaborazione con Avs e Fondazione Cassa di Risparmio. È un’iniziativa pilota a livello mondiale. La telecamera «hi-tech» usata in alta quota è quella che la 3D-Pixel fornisce alle procure e alle forze dell’ordine per le riprese sulle scene del crimine in tutta Italia, e al ministero dei Beni culturali per le ricognizioni nelle chiese pericolanti a L’Aquila.
Il progetto comprende il tradizionale web, con una propria homepage (www.suedtirol3d.it o www.altoadige3d.it), così come Google Earth, Google Maps e le applicazioni di Apple, poiché sarà possibile scaricarlo come App gratuita sugli i-Pad e gli i-Phone (il nome sarà «SouthTyrol360»). Il procedimento è dispendioso, la tecnica raffinata. Da dieci anni la 3D-Pixel Srl, con sede a Bolzano, fornisce riprese panoramiche e, da anni, polizia e carabinieri si avvalgono del suo sistema SceneCam per documentare le scene dei crimini. Le riprese vengono effettuate tramite una telecamera high tech collocata in un determinato ambiente: l’obiettivo ruota sul proprio asse, riprendendo foto sferiche con un passo rotatorio di 360 gradi. L’osservatore può visionare queste «foto sferiche» sullo schermo del computer come fotografie «classiche», ma anche muoversi nello spazio con il mouse: esattamente come se fosse un «visitatore reale» all’interno di un edificio o immerso in un paesaggio. A differenza che strumenti come Google Street View, però, questo progetto non riprende persone o zone private per evitare problemi di privacy.
Il «Tour dell’Alto Adige» impiega la tecnica sviluppata dall’azienda 3D-Pixel: «Al mondo non esiste nessun altro progetto che disponga di una tale quantità d’immagini ad alta definizione, 60 milioni di pixel» dice Peter Daldos, responsabile del progetto per la società bolzanina. La 3D-Pixel ha selezionato le 80 località altoatesine, che vengono scansionate dalla SceneCam, come ad esempio Castel Juval, il Rifugio Petrarca, il Colle, San Martino di Monteneve, Fortezza, il Corno del Renon, Castel Firmiano, il Lago di Anterselva, la Cima di San Cassiano, la Plose e l’Alpe di Fanes. Non si tratta di un procedimento semplice, poiché la ripresa di queste immagini richiede determinate condizioni atmosferiche e una particolare luce. Inoltre esistono soggetti invernali ed estivi e molti luoghi sono raggiungibili solo in elicottero. La speciale telecamera necessita di circa 15 minuti per ogni ripresa e, successivamente, le foto digitali vengono scaricate sul computer, consentendo d’ammirare i panorami dell’Alto Adige. Tuttavia il progetto non si limita a questo: la 3D-Pixel desidera collegare tra loro i soggetti, offrendo così un tour virtuale dell’Alto Adige, integrato con immagini storiche, brevi testi e informazioni circa escursioni, ferrate o attrazioni imperdibili. «Con un semplice clic, sarà possibile viaggiare da un panorama all’altro, dalla val Venosta alla Bassa Atesina, oltrepassando Burgraviato, valle Isarco e val Pusteria, fino alle Dolomiti», ha confermato Daldos. Il motore di ricerca Google si occuperà della diffusione delle immagini interattive a livello mondiale. Dopo che le passeggiate virtuali in Alto Adige saranno state impostate nel software Google Earth da 360 Cities, partner di Google, si potrà intraprendere un viaggio con il mouse.
Alto Adige 15-7-11
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giovedì, 14 luglio 2011



Partita la stagione dei fungaioli

BOLZANO. Temporali improvvisi: un clima perfetto per chi si prepara alla stagione della raccolta dei funghi. E i boschi altoatesini iniziano a riempirsi di miceti. A iniziare dai porcini (brise nella vulgata) e dai finferli. L’Alto Adige, si sa, è terra di pellegrinaggio per gli appassionati di micologia o i semplici fungaioli stagionali che approfittano di un territorio particolarmente ricco abbinato a paesaggi naturali mozzafiato. Ma cercare funghi non è solo un divertente passatempo: richiede un minimo di preparazione e precauzione. L’emergenza nucleare di Fukushima, per esempio, ha allarmato il mondo della micologia locale che, attraverso l’attività di 20 soci della sezione bolzanina dell’Associazione Micologica Bresadola, ha approfondito alcune ricerche sui funghi già monitorate dal passaggio della nube tossica di Chernobyl. I dati sono più che rassicuranti considerando che l’emergenza giapponese ha avuto un impatto sul territorio locale pari a 1/1000 di quella ucraina. E’ ancora quella della nube tossica del 1986, dunque, la radioattività analizzata dai micologi aiutati dal laboratorio provinciale dell’Appa. Come detto, nessuno dei funghi commestibili comuni presenta valori preoccupanti oltre la soglia di 6.000 Bequerel per chilo a fresco. Attenzione, però, alla caperata (Rozites-Cortinarius Caperata) che registra valori elevati in vari siti, pur non superando mai il limite di pericolo. Assoluta tranquillità, invece, per i porcini che rientrano in una categoria di funghi ipocaptanti, ovvero con scarsa inclinazione naturale all’assorbimento degli isotopi radioattivi, così come finferli e finferle che rientrano nel gruppo dei mesocaptanti. «In ogni caso - precisa la micologa dell’associazione “Bresadola” Maria Fresi - è bene evitare sempre di mangiarne grandi quantità. Non è solo una questione legata alla radioattività, ma alla tipologia stessa di questo alimento».
Prese le dovute precauzioni sanitarie e rispettate le norme può cominciare la parte più divertente: la ricerca vera e propria nel bosco. Come vuole la tradizione, è impossibile strappare agli appassionati consigli sui luoghi dove trovarne di più, men che meno sulle colonne di un giornale, però è la stessa Fresi a regalare qualche dritta utile. «Sono davvero tante le zone che possono essere considerate perfette per la raccolta, ma non esistono trucchetti particolari se non quello di prestare grande attenzione all’habitat naturale delle specie. Schema e condizioni di crescita, uniti a una certa conoscenza del bosco, sono gli elementi che possono fare la differenza». Registrata sul web una dritta da verificare sulla copiosa presenza di romaria in val di Fassa e ombrelloni in val Sarentino, vale la pena curiosare proprio alla voce “habitat” per cominciare a orientarsi. Brise e porcini prediligono boschi di querce, faggi, castagni e conifere e, seppur ancora scarsi in questo periodo, terranno compagnia fino ad autunno inoltrato. Gli esperti sono pronti a giurare che la varietà migliore sia quella che cresce all’ombra di castagni e rovere. Molto quotati sono pure i finferli (gallinacci) che si trovano a circoli o gruppi ai piedi di latifoglie o aghifoglie, mentre le finferle amano le conifere. Nei prati o campi aperti, la speranza è di incrociare gli ombrelloni (o mazze di tamburo), presenti anche loro tra conifere o latifoglie. Molta attenzione, però, nel consumo di questa specie che, come molte altre, è tossica se cruda e quindi necessita di cottura prolungata. Identico discorso per i chiodini che con sanguigni e cappuccini chiudono il cerchio dei funghi commestibili più diffusi. «E’ molto importante - continua Fresi - che si rispetti il bosco senza danneggiare tutto quello che potrebbe non interessare la nostra raccolta».
Con i funghi non si scherza mai, «quindi è bene mangiare e portar via solo quello che si conosce alla perfezione oppure portare il raccolto al controllo gratuito di via Amba Alagi. Esistono specie che si possono confondere con una certa facilità, e in alcuni casi un errore può portare a danni irreparabili a diversi organi». (a.c.)

Raccolta permessa solo nei giorni pari

BOLZANO. La Provincia ha regolamentato la raccolta dei funghi sul territorio altoatesino con la L.P. 18 del 19 giugno 1991 inserendo alcune tra le norme più severe a livello nazionale e con una distinzione tra residenti o meno nei singoli comuni. Per tutti, comunque, è permessa la raccolta solo nei giorni pari, dalle 7 alle 19 nelle zone non sottoposte a tutela, mentre per i proprietari è permessa la raccolta sui propri terreni senza limitazioni. Il trasporto dei funghi deve essere predisposto all’interno di un contenitore rigido, aperto e areato. Chi volesse mettersi alla ricerca nei boschi di un Comune amministrativo differente dal proprio è obbligato a versare una tassa quotidiana di 8 euro presso tutti gli uffici postali o organizzazioni turistiche locali garantendosi il diritto a una raccolta massima di 1 chilo di funghi per persona a partire dai 14 anni. E’ bene ricordarsi, inoltre, di portare con sé un documento d’identità valido e il cedolino di quietanza del pagamento. I residenti nel Comune di pertinenza, invece, sono esentati dall’imposta se portano con sé un documento e possono permettersi fino a 2 chili pro capite di raccolto. Particolarmente dure le sanzioni che prevedono 57 euro per il mancato pagamento della tassa e 34 euro per ogni chilo in più rispetto al permesso (51 euro nelle zone soggette a vincolo paesaggistico). Il danneggiamento del terreno può costare tra i 34 e i 97 euro, mentre il trasporto in contenitori non adeguati comporta una sanzione tra i 46 e i 126 euro. Il versamento parziale della quietanza è punito con 20 euro, identica pena per la mancata esibizione del documento, mentre il rifiuto al controllo comporta l’esborso di 161 euro e l’opposizione alla confisca il raddoppio della sanzione.
Maggiori informazioni si possono trovare all’indirizzo web provincia.bz.it/foreste o al numero 0471/415310. In via Amba Alagi 33 ogni lunedì dalle 16.30 alle 17.30 e dal 25 luglio al 28 ottobre anche in tutti i giorni pari, è possibile far controllare gratuitamente il proprio raccolto. Info allo 0471/909223.
Alto Adige 14-7-11
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giovedì, 14 luglio 2011



Collaborazione nell’agricoltura

BOLZANO. Il Centro di sperimentazione Laimburg e l’Istituto agrario di San Michele avviano una collaborazione più stretta nel campo della ricerca e della formazione: lo specifico accordo quadro è stato siglato ieri a Caldaro dal presidente della Provincia Luis Durnwalder, responsabile del Centro di sperimentazione, con il presidente della Fondazione Mach Francesco Salamini.
Gli obiettivi dell’intesa triennale sono quelli di favorire la collaborazione scientifica, il trasferimento tecnologico, la formazione superiore e la divulgazione scientifica nei settori agricoli, agroalimentare forestale e ambientale. Un comitato di indirizzo paritetico, costituito da quattro rappresentanti, individuerà gli obiettivi strategici e le azioni comuni. La sinergia tra i due enti riguarderà in particolare la realizzazione congiunta di progetti di ricerca e di formazione, l’utilizzo comune di uffici e laboratori, terreni, serre e attrezzature, risorse umane e finanziarie. I due istituti svilupperanno proposte innovative per valorizzare i risultati delle ricerche svolte congiuntamente sia in termini di brevetti che di trasferimento tecnologico. «Dopo l’accordo siglato in aprile con l’Università di Innsbruck, possiamo contare su un altro importante partner per la cooperazione scientifica», commenta soddisfatto Durnwalder.
Alto Adige 14-7-11
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mercoledì, 13 luglio 2011



Variante ss12, la Provincia accelera

BOLZANO. A fine settembre la giunta provinciale deciderà sulla variante in galleria alla statale 12. L’impegno arriva dall’assessore provinciale Florian Mussner. «E’ una delle opere cui diamo la priorità», ricorda il vicesindaco Klaus Ladinser, «In autunno speriamo che la Provincia possa decidere il finanziamento». Tecnici di Provincia e Comune hanno iniziato a lavorare sulla variante che a Maso della Pieve si collegherebbe all’attuale galleria della statale 12, per sfociare a Campiglio. Mussner anticipa: «A fine settembre saremo pronti per portare in giunta provinciale lo studio di fattibilità. A quel punto si deciderà se l’opera è opportuna». Ci sono incertezze? Mussner: «Si farà una valutazione in base ai costi necessari. Finora sia Comune che Provincia hanno concordato sulla sua importanza. Se ci sarà il via libera, stanzieremo i fondi necessari per la progettazione».
Ladinser ricorda che l’altro progetto prioritario è il collegamento per l’Oltradige: «L’assessore Thomas Widmann parteciperà a una nostra seduta di giunta. Discuteremo il suo progetto e il nostro. Entro l’anno dovremo trovare un accordo con i Comuni dell’Oltradige su sistema di trasporto e percorso. Oggi solo il 6% dei pendolari usa un mezzo pubblico, dobbiamo arrivare almeno al 20%».
Ladinser come assessore al patrimonio sta seguendo le trattative per acquisire le aree destinate alle nuove scuole medie von Aufschnaiter. Questa la sua posizione sul movimento che si è creato contro il trasferimento: «Nell’ultimo incontro con la scuola e la Provincia sono emersi aspetti validi di entrambe le soluzioni, ristrutturazione in via Leonardo da Vinci e costruzione del nuovo palazzo. Ci saranno incontri politici, ma entro l’estate dobbiamo decidere».
Torneranno i bagni pubblici in piazza Walther. La giunta comunale ieri ha deciso di effettuare una gara per l’affidamento in concessione dei bagni di proprietà comunale. La gara riguarderà ristrutturazione e gestione.
Alto Adige 13-7-11
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domenica, 03 luglio 2011



Autobus: è boom di abbonamenti

BOLZANO. Boom di abbonamenti. Nel 2010 - secondo uno studio dell’Astat - sono stati rilasciati in Alto Adige 214.959 abbonamenti al trasporto pubblico locale (+7,9% rispetto al 2009). Il 35,2% si riferisce ad abbonamenti per studenti (Abo+), mentre il 25,5% comprende abbonamenti rilasciati agli anziani over 70 (Abo+ 70). L’Abo+ studenti, che ha registrato 75.624 abbonamenti, è gratuito ad eccezione di studenti universitari e apprendisti che sono tenuti a pagare una quota annuale pari a 100 euro. Tale categoria nel 2010 rappresentava il 10,5% del totale Abo+ (7.919 in valore assoluto). L’Abo+70, invece, è gratuito per tutti gli over 70 anni: ne sono stati rilasciati 60 mila. Entrambi gli abbonamenti sono a vista, non devono cioè essere obliterati: hanno registrato una crescita, rispetto al 2009, pari al 4,7% e all’8,4%. Il numero di abbonamenti per studenti Abo+ negli ultimi tre anni ha avuto un vero e proprio exploit, dovuto soprattutto alle novità introdotte nel 2008.
 L’Abo+ per studenti nel 2007 rappresentava il 6,9% del totale, mentre nel 2008, da quando alla maggior parte degli studenti è stato distribuito gratuitamente, è passato al 29,8%, nel 2009 al 36,3%, stabilizzandosi nel 2010 al 35,2%. Per quanto riguarda l’uso del mezzo pubblico da parte dei pendolari, dalla stima fatta dall’Astat risulta che il 68,6% delle timbrature viene fatta da lavoratori pendolari extraurbani (cioè che si spostano al di fuori del proprio comune di residenza), il 31,2% da lavoratori pendolari urbani. La consistenza dei pendolari extraurbani è relativamente stabile negli ultimi 5 anni, aggirandosi attorno a 8 mila passeggeri, mentre i pendolari urbani presentano una maggiore variabilità, passando da un minimo di 2.183 passeggeri del 2008 ad un massimo di 4.187 nel 2009. Tale variabilità per i passeggeri che si spostano per brevi tratte può essere interpretata come una maggiore disponibilità di alternative al trasporto pubblico, tra cui è possibile scegliere ogni giorno, anche a seconda delle condizioni meteo. I pendolari extraurbani invece sembrerebbero meno influenzabili su questo fronte.
 L’assessore provinciale ai trasporti Thomas Widmann commenta così i risultati: «Questa crescita è la conferma della corretta politica di sviluppo e di modernizzazione dell’offerta portata avanti in questi anni dalla Provincia nel trasporto pubblico».
 Ma come reagirà l’utente agli aumenti a due cifre dei mezzi pubblici che scatteranno a gennaio? Widmann, nonostante le polemiche sollevate dagli aumenti, è ottimista: «Più chilometri si faranno e meno si spenderà. In ogni caso è l’Ue ad imporci di aumentare i prezzi per coprire le spese». Ecco le cifre: il trasporto pubblico su gomma e su ferro costa 138 milioni di euro l’anno. Con biglietti e abbonamenti si copre il 16% delle spese, con gli aumenti del 2012 si arriverà al 24-25%. «Ma l’Ue - spiega Widmann - chiede di arrivare ad un terzo».
Alto Adige 2-7-11
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categoria:provincia di bolzano, trasporto gommato
venerdì, 01 luglio 2011



  «La Svp ci ha abbandonato»

MASSIMILIANO BONA
EGNA. «Più che traditi ci sentiamo abbandonati dal partito, che per l’ennesima volta ha ignorato le nostre richieste»: Oswald Schiefer, ex sindaco di Cortaccia e presidente del Comprensorio Oltradige-Bassa Atesina, non usa certo mezzi termini per attaccare il gruppo consiliare della Volkspartei che ha votato a favore del poligono militare tra Vadena e Caldaro e non si è pronunciato in modo sufficientemente chiaro sulla realizzazione della terza corsia dinamica tra Egna e Bolzano. Sono già iniziati, infatti, i lavori per l’allargamento della corsia d’emergenza. «In quest’occasione - prosegue Schiefer, che fa da portavoce ai sindaci della Bassa Atesina - siamo davvero delusi. Da parte di qualche collega di partito ci saremmo aspettati meno arroganza e un pizzico di intelligenza in più». Schiefer non ha proprio digerito il voto contrario del gruppo consiliare Svp alla mozione dei Verdi, nella quale si chiedeva di rinunciare al progetto del poligono militare a Monte, o almeno di cercare un’intesa con i Comuni interessati. «Almeno qualcuno dei nostri rappresentanti avrebbe potuto astenersi. Ci saranno inevitavilmente delle ripercussioni alle prossime elezioni».
 C’è chi assicura che il presidente del Comprensorio non abbia gradito nemmeno le dichiarazioni in consiglio provinciale del capogruppo Svp Elmar Pichler Rolle, secondo il quale «non bastano 7/8 Comuni per bloccare un accordo complessivo con l’Esercito vantaggioso per tutta la Provincia». E ancora: «Bolzano ha ospitato un poligono all’aperto per decenni e non è mai successo nulla. Non è vero però - precisa l’ex vicesindaco di Bolzano - che io ce l’abbia con i sindaci della Bassa, ma critico fortemente il populismo dei Verdi. Speravo che Dello Sbarba & Co. ragionassero sui fatti e non facessero solo propaganda». Pichler Rolle, sulla protesta della Bassa, ammette. «Abbiamo un piccolo problema in casa nostra». Sulla corsia dinamica tra Egna e Bolzano Pichler Rolle si limita a precisare che «la Volkspartei non la chiede, così come resta esclusa l’ipotesi della terza corsia sull’Autobrennero».
 Ma sulla terza corsia dinamica interviene nella polemica anche Alessandro Urzì (Fli): «La Svp e il Pd hanno bocciato in aula il progetto che stanno seguendo attraverso l’A22. Il paradosso sta nel fatto che votando no la maggioranza ha dichiarato la propria contrarietà alla terza corsia dinamica e quindi dovrà uniformare l’azione dell’Autobrennero alle deliberazioni del consiglio. Verranno sospesi i lavori avviati? Sicuramente è un bel pasticcio». Di sicuro i sindaci della Bassa Atesina non la vogliono, se non come semplice corsia d’emergenza.
Alto Adige 1-7-11
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categoria:conca atesina, provincia di bolzano, a22
giovedì, 30 giugno 2011



Controllo gratuito dei funghi in via Amba Alagi

BOLZANO. L’Azienda sanitaria raccomanda attenzione nella raccolta dei funghi. Sta per iniziare la stagione dei funghi e come ogni anno i Servizi di igiene e sanità pubblica dei comprensori sanitari dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige mettono a disposizione di cittadini e turisti appassionati di micologia, degli esperti per la consulenza gratuita sulla commestibilità dei funghi freschi. Detti Servizi si occupano anche del rilascio delle certificazioni per la vendita di funghi freschi e secchi e degli esami di idoneità alla vendita per i commercianti. A Bolzano, da subito al 24 luglio, ogni lunedì ore 16.30-17.30. Dal 25 luglio al 28 ottobre ogni lunedì e tutti i giorni pari di calendario, ore 16.30-17.30, presso la sede di via Amba Alagi 33, tel. 0471/909223.
Alto Adige 30-6-11
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giovedì, 30 giugno 2011



Controllo gratuito dei funghi in via Amba Alagi

BOLZANO. L’Azienda sanitaria raccomanda attenzione nella raccolta dei funghi. Sta per iniziare la stagione dei funghi e come ogni anno i Servizi di igiene e sanità pubblica dei comprensori sanitari dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige mettono a disposizione di cittadini e turisti appassionati di micologia, degli esperti per la consulenza gratuita sulla commestibilità dei funghi freschi. Detti Servizi si occupano anche del rilascio delle certificazioni per la vendita di funghi freschi e secchi e degli esami di idoneità alla vendita per i commercianti. A Bolzano, da subito al 24 luglio, ogni lunedì ore 16.30-17.30. Dal 25 luglio al 28 ottobre ogni lunedì e tutti i giorni pari di calendario, ore 16.30-17.30, presso la sede di via Amba Alagi 33, tel. 0471/909223.
Alto Adige 30-6-11
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domenica, 26 giugno 2011


Tariffe trasporti: stangata funivie

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. Il presidente Luis Durnwalder l’aveva detto già lunedì presentando le nuove tariffe del trasporto locale deliberate dalla giunta: «Fatti due conti, gli altoatesini si convinceranno che l’opzione più conveniente è quella dell’abbonamento annuale». I conti li abbiamo fatti, nuove tariffe alla mano, ed in effetti è proprio così: i biglietti ordinari infatti subiranno i rincari più elevati. Non c’è solo il più 50% sugli autobus della Sasa a Bolzano e Merano (il biglietto singolo da gennaio passerà da 1 a 1,5 euro): la vera stangata è quella sulle funivie e in particolare per quella più utilizzata, che porta sul Renon. Oggi il biglietto di sola andata costa 2,50 euro e quello di andata e ritorno 3,50: dal primo gennaio l’andata passerà a 6 euro, mentre il viaggio andata e ritorno salirà a 10.
 “Più viaggi, meno spendi”, è il motto scelto dall’assessore ai trasporti Thomas Widmann per presentare il nuovo piano tariffario. Con una spesa mensile di 53 euro (l’abbonamento annuale costa 640 euro) si può viaggiare tutti i giorni su treni regionali, autobus cittadini e provinciali, funivie pubbliche (Renon, San Genesio, Meltina, Verano, Maranza e funicolare della Mendola). Ma è anche vero il contrario, ovvero “meno viaggi, più spendi”.
 Queste le nuove tariffe dei biglietti ordinari: detto di Sasa (da 1 a 1,5 euro) e funivia del Renon (da 3,5 a 10 per il viaggio andata e ritorno), aumenteranno anche i costi del biglietto per la funicolare della Mendola (l’andata e ritorno passa dagli attuali 7,50 a 10 euro), della funivia per San Genesio (da 3,20 a 5 euro) e del trenino del Renon (da 3,50 a 6 euro).
 Ma la stangata colpirà anche alcuni tipi di abbonamenti. Mentre infatti rimane valido il trasporto gratuito per gli alunni delle scuole elementari, medie e superiori e per le persone con più di 70 anni di età, passa da 100 a 150 euro il costo dell’abbonamento per chi ha più di 65 ma meno di 70 anni e per gli studenti universitari e gli apprendisti. La Provincia farà pagare di più anche i duplicati delle tessere: chi perderà l’abbonamento emesso a titolo gratuito dovrà pagare 50 euro per il duplicato, mentre quello per l’abbonamento da 150 euro costerà 20 euro.
 Aumenti anche per la Mobilcard, titolo di viaggio che consente di viaggiare illimitatamente per un determinato numero di giorni. Viaggiare per 24 ore costerà 15 euro (quest’opzione oggi non esiste), mentre il costo del biglietto da tre giorni passa dagli attuali 18 a 23 euro e quello di durata settimanale sale da 22 a 28 euro (continuano a pagare il 50% del prezzo intero i ragazzi tra 6 e i 14 anni, mentre i bambini con meno di 6 anni viaggiano sempre gratis). Viene introdotto inoltre il biglietto giornaliero valido per le zone tariffarie di Bolzano e Merano: costa 3 euro e permette di spostarsi senza limitazioni tra e all’interno delle due maggiori città dell’Alto Adige.
 Cresce infine anche il costo per il trasporto bici che passa dagli attuali 4 a 6 euro.
Alto Adige 22-6-11
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categoria:ferrovia, provincia di bolzano, trasporto gommato
domenica, 26 giugno 2011


Autobus e treni: biglietti più cari

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. Via libera definitivo alla rivoluzione delle tariffe dei trasporti pubblici. Ieri la giunta provinciale ha approvato il nuovo piano proposto dall’assessore alla mobilità Thomas Widmann: il principio è semplice, “più viaggi, meno paghi”, ma in soldoni si tradurrà in aumenti a due cifre per tutti. «Ma - sottolinea Widmann - sono 15 anni che le tariffe sono ferme e solo l’inflazione del periodo è superiore al 60%». Il presidente Luis Durnwalder è ancora più netto: «Viste le critiche dopo la prima ipotesi, abbiamo fatto il possibile. Meno di così non si può chiedere, non c’è più alcun margine di trattativa». Un esempio pratico per controbattere a chi - anche all’interno della Svp con in testa l’ala sociale - chiedeva riduzioni maggiori: «Oggi per viaggiare da Ora a Bolzano si pagano 18 centesimi. È vero che con il nuovo sistema saliremo a 40, ma nessuno può dirmi che si tratta di un prezzo esagerato. Se pensiamo a quanto costa la benzina, 40 centesimi se ne vanno solo per mettere in moto l’automobile...».
 IL NUOVO SISTEMA. Le nuove tariffe entrano in vigore dal primo gennaio e saranno applicate a tutti i mezzi di trasporto pubblici provinciali: autobus (Sad e Sasa), funivie pubbliche e treni locali, compreso quello della Venosta. Più si viaggia e più conveniente diventa la tariffa: i primi mille chilometri costeranno 8 centesimi al chilometro, da mille a 10 mila si scende a 4 centesimi, da 10 a 20 mila a 2. Ogni chilometro aggiuntivo sarà invece a costo zero per l’utente.
 GLI ABBONAMENTI. Se inizialmente l’abbonamento doveva costare 750 euro, ieri la giunta provinciale è scesa fino a 640 euro. Si potrà viaggiare illimitatamente su autobus, treni locali e funivie, anche di notte o nei giorni festivi. Ieri sono state decise altre due riduzioni per venire incontro a famiglie e pendolari. Chi già oggi è in possesso di un abbonamento annuale, pagherà quello nuovo 600 euro invece di 640, mentre per chi ha un figlio a carico il prezzo sarà di 550 euro. Le riduzioni decise ieri costeranno alla Provincia poco più di un milione di euro.
 BUS CITTADINI. L’abbonamento provinciale vale ovviamente anche per gli autobus della Sasa, ma chi usa poco i mezzi pubblici probabilmente opterà per un biglietto singolo. In questo caso l’aumento è del 50%: oggi il viaggio in Sasa costa 1 euro, dal primo gennaio il prezzo salirà a 1,50 euro con un aumento del 50%. «Non possiamo fare altrimenti - spiega il presidente della Sasa Stefano Pagani - perché la tariffa viene fissata dalla Provincia».
 Si potrà però risparmiare ricaricando la tessera (in banca, da internet o col cellulare) che diventerà così una sorta di carta valore come quelle in uso già oggi.
 CHI NON PAGA. Restano in vigore tutte le agevolazioni decise dalla giunta provinciale negli anni passati: questo significa che l’abbonamento è gratis per gli over 70, i bambini fino ai 6 anni e gli scolari fino a 18 anni. Continueranno a pagare 150 euro all’anno gli studenti sopra i 18 anni e gli apprendisti, mentre il costo dell’abbonamento per chi ha più di 60 ma meno di 70 anni resta a 100 euro.
Alto Adige 21-6-11
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sabato, 11 giugno 2011



A che gioco giochiamo? 

Giovedì pomeriggio, dopo un lungo iter, sono state approvate le deroghe alla legge urbanistica provinciale relative alla cittadella dello sport di Laives: 17 i voti favorevoli, 15 i contrari ed un astenuto. Questi, a nostro giudizio, i fatti più rilevanti:

Finalmente è ufficiale: i verdi sono favorevoli allo stadio. Non solo il gruppo di Laives, ma lo stesso consigliere provinciale Dello Sbarba che durante la discussione in consiglio provinciale dell’articolo relativo alla cittadella dello sport, ha affermato:“..quello che non va bene è la modalità di finanziamento: deve finanziarlo la Giunta, senza costruire superfici commerciali in deroga a tutte le norme”.

I verdi chiedono quindi che l’intera opera venga finanziata dalla provincia e cioè che con i soldi di tutti i contribuenti si realizzi una struttura ad esclusivo uso di un privato. Naturalmente senza centro commerciale i privati avranno buoni motivi per sostenere di non essere in grado di provvedere alla gestione e quindi anche questa verrà scaricata sulle finanze pubbliche mentre i tagli sul sociale sono all’ordine del giorno e a Laives i bambini delle elementari sono costretti a far scuola nei container.

È stato approvato un ordine del giorno che prevede la riduzione complessiva delle aree a disposizione della cittadella, il che si può ottenere solo rinunciando allo spostamento del lido o allo stadio stesso.

Pichler Rolle, autore dell’emendamento, finge di cadere dalle nuvole e spiega che è Laives a dover risolvere la questione in piena autonomia. Se la riduzione possa avvenire rinunciando al lido, al centro commerciale o allo stadio stesso non viene detto.

Naturalmente questa ultima ipotesi troverebbe molti consensi a cominciare da quello dell’ex-vicesindaco del capoluogo, e lascerebbe intatta la possibilità di costruire un centro commerciale, il che probabilmente è stato sin dall’inizio il vero obiettivo di chi vede nello scardinamento dei piani urbanistici l’unica possibilità per realizzare profitti costruendo nel verde agricolo.

La prima cittadina di Laives, in questi giorni impegnata in una febbrile ricerca di consensi tra i consiglieri provinciali e ieri presente al momento della votazione, esprime soddisfazione e parla di accelerazione dell’iter burocratico. Non una parola sugli ordini del giorno che impegnano alla presentazione di un piano di finanziamento che dimostri la sostenibilità del progetto e ancor meno su quello che obbliga ad un ridimensionamento del progetto al fine di risparmiare terreni. Con quale maggioranza intenda poi portare avanti la modifica del piano urbanistico comunale è un’altra delle incognite a cui andrebbe data risposta.

R. Grasso

Comitato per il referendum contro lo stadio
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sabato, 11 giugno 2011



i verdi sono favorevoli allo stadio

Dal consiglio provinciale

È ufficiale: i verdi sono favorevoli allo stadio. Non solo quelli di Laives, ma lo stesso consigliere provinciale Dello Sbarba:“..quello che non va bene – ha dichiarato - è la modalità di finanziamento: deve finanziarlo la Giunta, senza costruire superfici commerciali in deroga a tutte le norme”.
Dunque i verdi chiedono che venga finanziata l’intera opera da parte provinciale e cioè che con i soldi di tutti i contribuenti si realizzi una struttura ad esclusivo uso di un privato. Naturalmente senza centro commerciale i privati avranno buoni motivi per sostenere di non essere in grado di provvedere alla gestione e quindi anche questa verrà scaricata sulle finanze pubbliche mentre i tagli sul sociale sono all’ordine del giorno e a Laives i nostri bambini sono costretti a far scuola nei container.

È stato poi approvato un emendamento che prevede la riduzione complessiva delle aree a disposizione della cittadella, il che si può ottenere solo rinunciando allo spostamento del lido o allo stadio stesso.
Pichler Rolle, autore dell’emendamento, finge di cadere dalle nuvole e spiega che è Laives a dover risolvere la questione in piena autonomia. Se la riduzione possa avvenire rinunciando al lido, al centro commerciale o allo stadio stesso non viene detto. Naturalmente questa ultima ipotesi troverebbe molti consensi a cominciare dall’ex-vicesindaco del capoluogo, e lascerebbe intatta la possibilità di costruire un centro commerciale, che probabilmente è stato sin dall’inizio il vero obiettivo di chi vede nello scardinamento dei piani urbanistici l’unica possibilità per realizzare profitti costruendo nel verde agricolo.
R. Grasso

Sabato 11 Giugno, 2011
CORRIERE DELL' ALTO ADIGE - ALTO ADIGE
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sabato, 11 giugno 2011



Cittadella: sì al centro commerciale

BRUNO CANALI
LAIVES. Con 17 voti a favore, 15 contrari e un’astensione è stato approvato ieri l’articolo 9 della legge Omnibus, riguardante la deroga per la superficie commerciale (7 mila mq) della cittadella a Laives. Soddisfatto il presidente dell’Fc Alto Adige Baumgartner: «Ora il Comune si muova per modificare il Puc».
È stata una decisione sofferta. Walter Baumgartner è convinto (grazie al voto segreto) «di aver ottenuto qualche voto dal centrodestra». Numeri alla mano, sicuramente nelle file della Svp c’è stato qualche franco tiratore. Il presidente dell’Fc Alto Adige ha auspicato quindi «che la squadra venga ripescata in Prima Divisione e possa allenarsi presto a Laives». Dello Sbarba (Verdi) ha evidenziato che era d’accordo nel sostenere il progetto sullo stadio di Laives, «quello che non va bene è la modalità di finanziamento: deve pagarlo la giunta, senza costruire superfici commerciali in deroga a tutte le norme». Secondo Pius Leitner (Freiheitlichen), il comma sullo stadio «era una questione etnica, ovvero una concessione agli italiani». Leitner ha chiesto che ruolo svolgesse in tutto questo il centro sportivo provinciale, e sottolineato «che il progetto andava valutato per i suoi vantaggi e svantaggi», così come avevano fatto i Freiheitlichen approvando l’emendamento della giunta sul risanamento energetico», di cui avevano visto i vantaggi. Leitner ha poi definito l’articolo 9 «un fallimento in termini urbanistici, anche dal punto di vista della politica commerciale». Ha poi auspicato che «Unione commercio e Bauernbund si ricordassero della questione al momento delle elezioni. La decisione del Comune di Laives va rispettata, ma ho avuto l’impressione che i cittadini non fossero del tutto d’accordo».
Donato Seppi (Unitalia) ha ribadito la necessità di votare separatamente i commi dell’articolo, e sottolineato la “deficienza legislativa” e la “creazione di condizioni ad hoc per i soliti richiedenti”. Seppi ha invitato ad accettare la richiesta del Comune di Laives di inserire il Lido nella cittadella dello sport. Alessandro Urzí (Fli) ha ribadito la contraddizione tra l’ordine del giorno approvato, per la riduzione del fabbisogno di terreno, e la volontà del Comune di Laives, che chiedeva di inserire nel centro anche il Lido: questo evidenziava una mancanza di strategia, che imponeva di procedere per tentativi e faceva presagire un continuo tentativo di far quadrare il cerchio anche in futuro, tentando di far collimare le esigenze del Comune con le intenzioni della Provincia. «Seguiremo con attenzione cosa accadrà in questo ambito». Elmar Pichler Rolle (Svp) ha sottolineato che il suo ordine del giorno non faceva riferimento all’eventualità di un Lido, che era competenza del Comune di Laives e doveva essere eventualmente da esso finanziato: «Il nostro ordine del giorno si riferiva solo allo stadio e al centro commerciale».Sven Knoll (SüdTiroler Freiheit) ha sottolineato che il centro sportivo non aveva nulla a che fare con la globalizzazione o con formalismi, ma con la direzione che avrebbe dovuto prendere l’urbanistica nei prossimi anni. Ha quindi aggiunto che «il sistema dell’investimento pubblico-privato spalancava le porte ad una serie di iniziative che non erano nell’interesse della popolazione, ma solo di alcuni, e in particolare delle grandi imprese, e ribadito il timore che i costi esplodessero, per essere spalmati sui cittadini». Su richiesta di Donato Seppi i commi dell’articolo sono stati votati separatamente e con voto segreto.
Alto Adige 11-6-11
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venerdì, 10 giugno 2011



Cittadella: oggi l’atteso voto in consiglio provinciale

LAIVES. Cittadella, si decide questa mattina in consiglio provinciale. L’articolo 9 della legge Omnibus, col quale avrebbe dovuto essere approvata la contestata deroga per la superficie commerciale, è stato solo letto nel tardo pomeriggio. Ieri è passato (con 14 voti a favore, 11 voti contrari e 2 astensioni) solo un ordine del giorno che vincola il Comune di Laives a presentare un piano di finanziamento. Soddisfatto a metà il presidente dell’Fc Alto Adige Walter Baumgartner: «È solo il primo round, nulla è deciso. Ma resto ottimista».
L’ordine del giorno è stato presentato da Elmar Pichler Rolle della Svp, che ha chiesto che si vincolassero gli 11 milioni per la realizzazione dello stadio, alla presentazione di un piano finanziario da parte del Comune, per garantire che questa somma e i previsti 7 mila metri quadri di superficie commerciale fossero effettivamente sufficienti per la realizzazione dell’opera. Dello Sbarba (Verdi) si è detto contrario al fatto che la concessione di aree commerciali fosse scambiata con il finanziamento di opere. Ha fatto riferimento al piano di distribuzione commerciale e a precise regole esistenti, il che impedirebbe la logica dello scambio. Dello Sbarba ha parlato, infine, della costituzione di un nuovo gruppo consiliare, «quello dell’Fc Alto Adige». L’assessore Laimer ha replicato che l’articolo creava i presupposti urbanistici per rendere possibile l’opera e che nell’ordine del giorno si faceva riferimento ad un piano finanziario trasparente e a regole chiare, nonché alla superficie prevista. «È un’interpretazione appoggiata dalla giunta». (m.bon.)
Alto Adige 10-6-11
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giovedì, 09 giugno 2011



Cittadella: nuovo no dei contadini

BRUNO CANALI
LAIVES. Oggi il consiglio provinciale voterà sulle deroghe alla legge urbanistica legate alla realizzazione della cittadella dello sport a Laives. Il gruppo Svp provinciale si è già espresso a favore (11 sì, 4 no e 2 astenuti) e il presidente Durnwalder ha garantito che chiederà ai promotori chiarezza sul piano di finanziamento del progetto e un risparmio di terreno agricolo. I contadini però rimangono scettici.
«Da tempo abbiamo chiesto perché si sia passati dai 4-5 ettari iniziali ai quasi 20 attuali - dice Florian Pfeifer, Obmann del Bauernbund di Laives - e una risposta chiara non ce l’hanno mai fornita. Stesso discorso per il piano di finanziamento dell’opera, pure chiesto a più riprese anche da noi e mai esibito. Per questo diciamo che, fino a quando non vedremo cambiamenti e dati concreti e definitivi su questo mega-progetto, rimarremo della nostra opinione, vale a dire, contrari alla cittadella».
Stessa musica anche per i rappresentanti dei contadini in seno alla Svp. In consiglio comunale siedono in tre (Elmar Filippi, Sylvia Clementi e Robert Tezzele) e tutti tre hanno votato contro la delibera di indirizzo politico che ha messo in moto il processo di realizzazione della cittadella sportiva in zona Galizia.
«Rimaniamo contrari a questo progetto - afferma proprio Robert Tezzele - proprio perché finora non è mai stata fatta la necessaria chiarezza. Se poi dovessero veramente cambiare le carte in tavola allora vedremo, ma intanto non possiamo concordare con una scelta accompagnata da tante incognite. Non si sa quale sia il piano di finanziamento delle opere (e parliamo di qualche decina di milioni) così come non è mai stato chiarito in tutti gli aspetti il centro commerciale. La superficie agricola da sacrificare al progetto è cresciuta e oggi siamo attorno ai 20 ettari. Noi quindi rimaniamo sulla nostra posizione contrariae e credo che con la cittadella a Laives si stia facendo lo stesso errore fatto a Vadena con il Safety Park. Ripeto: se poi saranno in grado di fornirci tutti i dati richiesti e le garanzie sul futuro del progetto, se ne potrà riparlare».
Insomma, le aperture di Durnwalder in merito al piano di finanziamento della cittadella e alla necessità di risparmiare più possibile terreno agricolo non hanno fatto breccia tra i contadini del Bauernbund. Per ora sono ritenute troppo generiche e quindi si attende di poterle verificare dati definitivi del progetto alla mano.
Intanto oggi dovrebbe avere luogo la votazione in consiglio provinciale sulle deroghe urbanistiche, quelle che serviranno anche per trovare i soldi con cui realizzare lo stadio dell’Fc Alto Adige insieme agli 11 milioni garantiti dalla Provincia.
Alto Adige 9-6-11
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giovedì, 09 giugno 2011



Pronta la giornata senz’auto

BOLZANO. Il 22 settembre 2011 a livello europeo ricorre la Giornata senz’auto con l’obiettivo di sensibilizzare la mobilità alternativa e sostenibile. In Alto Adige l’iniziativa è sostenuta dall’Agenzia provinciale per l’ambiente e dal Dipartimento mobilità, mentre l’Ökoinstitut si occupa di fornire consulenza ai Comuni partecipanti e accompagnarli nella predisposizione delle iniziative. Al fine di presentare la Giornata e le possibili idee per misure da adottare, per la prima volta quest’anno è stato organizzato un incontro informativo al quale hanno aderito 25 Comuni. L’assessore provinciale Michl Laimer, introducendo l’incontro informativo ha sottolineato che più che i divieti di circolazione è importante attivare alternative all’uso dell’automobile all’insegna della mobilità sostenibile e farle conoscere e apprezzare ai cittadini. Come ha sottolineato Harald Reiterer, direttore dell’Ökoinstitut Alto Adige, in provincia di Bolzano il traffico stradale è in costante crescita e proprio il traffico è il maggior responsabile della produzione di gas serra dopo il settore dell’energia. Da qui l’importanza di far presenti i vantaggi della mobilità alternativa (bici, treno, autobus, car-sharing) puntando alla realizzazione di infrastrutture per la “mobilità dolce”. In questa direzione, come ha detto Franziska Mair, responsabile di progetto presso l’Ökoinstitut, si può offrire un servizio di distribuzione di orari dei mezzi pubblici e di relativa informazione, nonché sostenere progetti di sensibilizzazione a vari livelli.
I Comuni partecipanti alla Giornata senz’auto 2010 hanno quindi illustrato i progetti posti in essere nella passata edizione. Nel 2010 avevano aderito all’iniziativa della Giornata senz’auto 30 amministrazioni comunali, ovvero oltre un quarto di tutti i Comuni altoatesini. Sollecitando le amministrazioni a partecipare con molte iniziative e azioni alla Giornata senz’auto il prossimo 22 settembre, l’assessore provinciale Michl Laimer ha posto in evidenza come l’incontro informativo sia servito anche come piattaforma per esempi di “best practice” validi tutto l’anno per la sensibilizzazione verso la mobilità sostenibile.
Alto Adige 9-6-11
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giovedì, 09 giugno 2011



Calendari scolastici, la Provincia punta alla settimana corta

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. La Provincia intende unificare il calendario scolastico: dall’anno 2012 - 2013 tutti gli istituti dell’Alto Adige inizieranno e termineranno le lezioni negli stessi giorni, e unificato sarà anche il calendario delle ferie: tutti a casa negli stessi periodi. Questa, per lo meno, è l’ipotesi cui sta lavorando la giunta provinciale. In quest’ottica si sta anche discutendo sull’opportunità o meno di introdurre per tutti la settimana di cinque giorni, anche se nel mondo della scuola italiana già si evidenziano le prime perplessità. Bene per le elementari, così così per le medie, quasi impossibile per le superiori. Per approfondire la questione, nei giorni scorsi si è tenuta in consiglio provinciale una audizione, convocata dai vicepresidenti della giunta, Hans Berger e Christian Tommasini, e dagli assessori alla cultura Florian Mussner e Sabina Kasslatter. Si sono invitate le consulte dei genitori e degli alunni dei tre gruppi linguistici, i rappresentanti di presidi e docenti, i sindacati, il conservatorio e gli istituti musicali, ma pure il mondo dell’associazionismo, le società sportive e via discorrendo. Per quanto riguarda l’unificazione del calendario, in pratica l’intera giunta provinciale è d’accordo. Sulla settimana di cinque giorni, sette assessori sono favorevoli, uno (Tommasini) è più per il sì che per il no, mentre Laimer è contrario. Ovviamente, portare la settimana a cinque giorni porterebbe vantaggi ma anche svantaggi, come sottolineato durante il dibattito pubblico. Intanto, diminuire i giorni implicherebbe un aumento di ore di lezione giornaliere e in più si dovrebbe iniziare prima la scuola in autunno e finirla più tardi a inizio estate. E su questo punto già emergono posizioni differenti, anche in giunta. C’è chi vuole iniziare prima e finire dopo, chi vuole iniziare prima, chi finire dopo, chi lasciare tutto com’è oggi.
Nel mondo tedesco c’è un ampio fronte del sì per lo meno sui cinque giorni. Ma la scuola italiana pare perplessa. Come spiegano il capodipartimento all’Istruzione Ivan Eccli e la Sovrintendente Nicoletta Minnei, in pratica dove i 5 giorni si potevano introdurre, nella scuola italiana sono già una realtà grazie all’autonomia scolastica. Altrove non lo si è fatto, perché non era possibile o lo si è fatto ma poi si è tornati indietro. Tradotto: tolta la scuola dell’infanzia, dove tutti i bimbi vanno a scuola 5 giorni, in quasi tutte le elementari al sabato non si fa lezione. Alle medie si era cominciato ad introdurre la settimana corta, ma in più di qualche istituto ora come ora si sta facendo marcia indietro o ci si sta seriamente pensando. Per quanto riguarda le superiori, in pratica nessuno va a scuola su cinque giorni, tranne una sezione di un istituto bolzanino. Il perché è semplice: se alle elementari qualche ora in più si può fare, già alle medie diventa difficile e alle superiori quasi impossibile. Perché se si aumentano le ore di lezione al pomeriggio, coi rientri, non rimane più tempo per studiare. E per al Classico o allo Scientifico non può funzionare.
Alto Adige 9-6-11
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mercoledì, 08 giugno 2011



Durnwalder: per la cittadella usiamo meno terreno

BOLZANO. C’è voluta più di un’ora di discussione prima che il gruppo consiliare della Svp desse via libera alle deroghe alla legge urbanistica relative alla cittadella dello sport di Laives. La votazione ha visto 11 favorevoli, 4 contrari e 2 astenuti. Domani la discussione in consiglio provinciale. Il presidente Durnwalder ha aperto una porta al Bauernbund: «Entro l’estate attendiamo dai promotori un piano finanziario più chiaro - ha detto prima di iniziare la discussione - e sarà possibile anche individuare una formula meno invasiva, che ci permetta di risparmiare terreno agricolo».
In sintesi, è ciò che anche gli esponenti del Bauernbund locale hanno sempre sostenuto, ovvero che, nonostante alcuni anni di discussione sul progetto di cittadella, ancora non si conosce il reale piano finanziario per realizzarla e poi, che dai 4 -5 ettari iniziali, si è passati ai quasi 20 complessivi. Decisamente troppi per la lobby dei contadini.
Unanime solidarietà invece nei confronti dell’Fc Alto Adige è stata espressa dal gruppo Svp in consiglio provinciale, in un momento così difficili come quello vissuto dalla maggiore società calcistica provinciale, dopo la rocambolesca retrocessione.
 Sostanzialmente, anche a livello provinciale, come è successo in Comune a Laives, il tema “cittadella” ha effetti dirompenti, soprattutto sulle dinamiche interne della Stella Alpina. Lo dimostrano i 4 voti contrari del gruppo provinciale, così come i 3 (su 6 consiglieri Svp) in consiglio comunale a Laives, uno “strappo” che sarà difficile ricucire. (b.c.)
Alto Adige 8-6-11
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domenica, 05 giugno 2011



La Provincia taglia i rimborsi auto ai pendolari

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. «Sono aumentati in maniera esponenziale i pendolari che si spostano in auto e che chiedono il rimborso chilometrico e noi non abbiamo più soldi». L’assessore ai trasporti - Thomas Widmann - annuncia tagli e chiede trasparenza: «Qualcosa non torna, servono controlli mirati».
In soldoni succede che la Provincia che ha sempre sborsato per i rimborsi auto dai 2 a 3 milioni di euro l’anno non abbia più soldi per pagare i cosiddetti “contributi per spese di viaggio”.
Soldi sempre versati a pioggia a lavoratori dipendenti che vivono in Alto Adige e che si devono spostare in regione per lavoro, almeno 120 giorni all’anno, su un percorso superiore a 10 km non servito oppure servito da mezzi del trasporto pubblico di linea con tempi di attesa di almeno 60 minuti.
«In linea generale quel che è sempre stato un buon principio, che noi siamo andati anche a ritoccare e perfezionare adesso ci vede in serissima difficoltà».
Come mai succede?
«Posso dire che anni fa i pendolari che sceglievano l’auto perché impossibilitati ad usare treni o bus - e che presentavano domanda di rimborso - erano in tutto 4.000 che però sono schizzati, in pochi anni, a 9.300. Di recente ci siamo dati da fare introducendo nuovi criteri ed il numero totale è sceso a 7.400 ma ci siamo accorti di come la questione ancora non funzioni e resti ancora molto lavoro da fare».
Perché assessore dice così? «C’è una cosa che continuo a non capire. Negli ultimi anni la Provincia ha investito tutto quel che ha potuto nei trasporti ed è riuscita attraverso un lavoro serio e puntuale a triplicare il numero dei treni e dei bus che servono tutto l’Alto Adige. Mi chiedo, di fronte ad uno sforzo del genere, come sia possibile che il numero dei pendolari che preferiscono l’auto invece che calare continui a crescere». Widmann sottolinea una volta di più l’impegno finanziario. «È stato veramente pesante. Vorrei ricordare che nel 2003 il bilancio del trasporto pubblico è stato di 50 milioni di euro schizzato nel 2010 a 138 milioni di euro. Abbiamo impegnato risorse sempre più pesanti ed importanti per dare risposte concrete ai pendolari ma adesso qualcosa non torna». Come intendete muovervi? «Allora... prima di tutto abbiamo bloccato i rimborsi perché non ci sono più soldi. I fondi che avevamo a disposizione, infatti, sono terminati. Ci resta un buco di 8 milioni di euro per contributi che, al momento, non siamo in grado di coprire».
Ma quanto riusciva ad incassare, in media, ciascun pendolare grazie al contributo?
«Diciamo su per giù 150 euro l’anno. C’è anche chi si vedeva arrivare a casa un assegno di 200 o 300 euro».
Cifre non trascurabili in tempi di crisi.
Alto Adige 4-6-11
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martedì, 24 maggio 2011



La Provincia: sì al poligono a Vadena

VADENA/CALDARO. Il nuovo poligono dell’Esercito tra Vadena e Caldaro, nella frazione di Monte, si farà. Lo ha confermato ieri il presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder nonostante le proteste dei due Comuni direttamente coinvolti, di Termeno e della Comunità Comprensoriale. «È previsto - ha spiegato ieri il governatore altoatesino - un accesso sotto l’A22 e saranno ridotti al minimo i rumori e l’impatto sul paesaggio». Infastidito il sindaco di Vadena Alessandro Beati. «È l’ennesima decisione presa sopra la nostra testa. Mi auguro almeno che non si badi a spese per l’isolamento acustico».
Il poligono di tiro dell’Esercito a Monte (due terzi sul Comune di Vadena e un terzo sul Comune di Caldaro) sarà realizzato dalla Provincia nell’ambito della permuta con lo Stato per avere come contropartita l’areale del vecchio impianto in zona San Maurizio a Bolzano. «Il nuovo poligono sorgerà nel territorio comunale di Vadena, con un accesso sotto l’Autobrennero e senza quindi coivolgere direttamente altri Comuni dell’Oltradige e della Bassa Atesina», ha precisato Durnwalder. In risposta ai timori espressi da alcuni amministratori della zona, la giunta ha inoltre sottolineato che il progetto definitivo non è stato ancora approvato e che in ogni caso si parla di un impianto che riduce al minimo sia l’inquinamento da rumore che l’impatto sul paesaggio, in quanto sarà interrato o comunque incapsulato nella montagna. A chi ha paventato anche una massiccia presenza di elicotteri e di esercizazioni militari, il presidente Durnwalder ha ricordato che già da tempo è previsto il trasferimento del nucleo elicotteri da Bolzano a Verona. Il destino dell’area dell’ex poligono a San Maurizio verrà invece concordata dalla Provincia con il Comune «per capire se destinarla a zona abitativa o realizzare altre strutture pubbliche per la collettività».
Per Beati la zona prescelta per il poligono andava sfruttata in altro modo. «È un’area splendida, ancora intatta. Regna un silenzio incredibile. Sarebbe stato più opportuno utilizzarla per una struttura di interesse collettivo: penso ad esempio ad un campo pratica per il golf». Beati ricorda le misure di questo «blocco di cemento», che sarà realizzato a ridosso (o in parte all’interno) della montagna. «Sarà lungo 140 metri, alto 10 metri e largo dai 15 ai 18 metri. E visto che si sparerà con armi vere bisogna spendere parecchio per garantire alle generazioni future un adeguato isolamento acustico».
Alto Adige 24-5-11
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lunedì, 23 maggio 2011



Cittadella: si attenderà la Provincia

BRUNO CANALI

LAIVES. Nessuna novità sostanziale è emersa dalla nuova tornata di incontri tra i gruppi che compongono la maggioranza in crisi. Le posizioni sono rimaste pressoché invariate e per la cittadella si preferisce attendere le mosse del consiglio provinciale.
 La Svp si è presentata senza alcun documento scritto. L’Obmann Dalsass ha ribadito che le posizioni nel suo partito non sono cambiate e quindi rimane il “muro” contrario alla cittadella alzato dai tre consiglieri “ribelli”, Robert Tezzele, Elmar Filippi e Silvia Clementi. Questo è il nodo principale, quello che ha anche scatenato la crisi in maggioranza.
 Ma nemmeno sul resto le posizioni sono perfettamente concordanti. Sul nuovo lido o, per meglio dire, sulla procedura da seguire per realizzarlo in zona Galizia, la Svp rimane sulle posizioni che erano ancora quelle illustrate al tempo di Georg Forti: va bene il nuovo lido ma non vogliamo che vengano costruite case al posto di quello vecchio. Quindi, per trovare i finanziamenti necessari (almeno 10 milioni di euro per un nuovo lido) bisognerà affidarsi all’urbanistica concordata, una procedura più complessa, con maggiori rischi di speculazione. Come ha dichiarato il consigliere del Pdl Christian Bianchi, se si opterà per questa soluzione invece che per la trasformazione del vecchio lido, la maggioranza si scordi il sostegno sulla cittadella da parte di Pdl e Lega Nord.
 Sulla cittadella si attenderà ciò che deciderà il consiglio provinciale in merito alle deroghe alla legge urbanistica. Il perché è presto detto: le deroghe (che dovrebbero essere analizzate ad inizio giugno) servono anche per consentire la costruzione del centro commerciale da 6.000 metri quadrati in zona Galizia. Senza centro commerciale infatti, niente soldi da parte di imprenditori privati per lo stadio e fine anche del progetto di cittadella.
 «In effetti sarebbe così - taglia corto Giorgio Zanvettor, capogruppo dei Verdi - ma io ritengo che una soluzione si debba trovare prima di tutto qui, a livello comunale, senza aspettare che magari ci impongano le scelte provinciali».
 Infine la piazza in centro a Laives, altro progetto del quale si parla oramai da anni. Sulla piazza la Svp sembrerebbe essere più possibilista, anche se i suoi esponenti hanno nuovamente spiegato durante gli incontri di maggioranza che la cubatura prevista è eccessiva. Però anche in questo caso, servirà per uno scambio con i privati attraverso la formula dell’urbanistica concordata e quindi la sscelta è tra prendere o lasciare.
 Non si è discusso invece, durante le ultime riunioni, di allargamento della maggioranza ad altri partiti. Non lo si è fatto perché questa ipotesi fa venire il “mal di pancia” a qualche partner della maggioranza stessa e si rischia di imbarcarne uno per perderne magari altri. Il confronto insomma è destinato a continuare.
Alto Adige 20-5-11
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martedì, 17 maggio 2011



«Potenziare il tedesco: portiamo le ore veicolari in tutti gli istituti»

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. «Non sono il sovrintendente ombra. La dottoressa Minnei ha mantenuto tutte le sue prerogative». A parlare è il direttore del neonato dipartimento Istruzione e formazione professionale della Provincia, Ivan Eccli. Rigetta le voci sul presunto accentramento nelle sue mani di tutti i poteri dell’intero comparto scolastico altoatesino, dopo che il governo nel 2009 si era opposto alla sua nomima come sovrintendente, e racconta come funzionerà il nuovo dipartimento, basato su quattro pilastri: razionalizzazione delle risorse; giusta attenzione verso le valutazioni oggettive (studi Invalsi ecc.); ma soprattutto maggiore coordinamento e sostegno centralizzato alle attività di potenziamento linguistico, da estendere a tutti gli alunni (meno ore, ma per tutti); e pressione sulla Lub perché formi insegnanti bilingui in grado di portare avanti le lezioni veicolari.
«Questo mi preme», dice Eccli. «Le funzioni della sovrintendente sono rimaste. Sono esattamente quelle di prima. Non ha perso nemmeno una prerogativa. Continua a essere la rappresentante della scuola verso Stato e Provincia. È il superiore di dirigenti e insegnanti. Il sovrintendente non sono io. La sovrintendente, prima, non aveva mai avuto alle sue dipendenze formazione professionale, istituto pedagogico o istituto musicale. Non sono state tolte delle competenze per assegnarle al direttore di dipartimento, che sarei io. Fra me e Nicoletta Minnei c’è ottima collaborazione, lavoriamo assieme per gestire il processo di cambiamento».
Perché si è reso necessario, questo cambiamento?
«Tutto è nato dalla riduzione degli enti strumentali che la finanziaria nazionale aveva imposto anche a regioni e province autonome. In quest’occasione all’inizio si era pensato solo all’istituto pedagogico. Perché è un ente strumentale alla Provincia. Ora continuerà a svolgere la medesima funzione, anche se si chiama area pedagogica. Idem accadrà con l’istituto musicale Vivaldi. Il fatto di creare un dipartimento istruzione e formazione, abolendo anche la ripartizione, questo si è aggiunto in seguito, per volontà politica della giunta: creare tre grossi dipartimenti, italiano tedesco e ladino, che prendano in mano tutta la scuola e la formazione. Il senso è di avere un’unica regia sull’aspetto scolastico. Inizialmente si era proposto di centralizzare l’amministrazione del personale, creando un unico ufficio per tutti. Poi però, invece che seguire questo che, forse, avrebbe creato qualche malumore - “ma come, noi amministrati da voi; oppure voi amministrati da noi...” - e allora si è pensato di formare tre dipartimenti, in una logica di razionalizzazione e maggior efficienza, lasciando però ai tre gruppi l’indipendenza amministrativa».
Che fine faranno il Vivaldi e la formazione?
«Manterranno la loro struttura, anche se saranno amministrati dal dipartimento. Manterranno le loro funzioni tecniche, dirigenza compresa, come avvenuto per il pedagogico. La Provincia non ha nessun interesse ad eliminare persone dove le cose funzionano. Vogliamo solo razionalizzare la gestione e generare una maggiore osmosi fra settori, specie tra scuola e formazione. Le collaborazioni, già esistenti ma basate sui singoli, ora verranno istituzionalizzate».
Avvierete nuove sinergie, nuove osmosi, anche sul versante linguistico?
«Evidentemente continueremo i nostri percorsi di potenziamento linguistico, la nostra via tradizionale, ma unificando gli sforzi. Come si è visto ultimamente anche nel mondo economico, c’è gran movimento d’opinione. Si riconosce che più lingue si conoscono meglio è. Pure l’Ue chiede tre lingue. Ci sono delle aperture. Si sta cambiando mentalità, anche dal punto di vista politico-amministrativo. Però è chiaro che ci sono ancora delle resistenze. Il percorso è ancora lungo, ma vedo buone possibilità di collaborare».
Le due aree pedagogiche collaboreranno di più?
«Lì dipende dalle persone che ci lavorano. Sullo specifico delle lingue finora non mi risulta ci siano stati grosse collaborazioni; sono state più le scuole a muoversi, autonomamente. Ma dal “più saremo divisi e più ci conosceremo” di quando studiavo o facevo lezione io, a quello che sta succedendo ora, si può ben dire che abbiamo fatto passi da gigante. Il processo è lento ma inarrestabile. Dobbiamo far sì che si cerchi di conoscere sempre più l’altra lingua, l’altra cultura, le altre persone e tradizioni, per sentirsi cittadini a casa propria».
In che modo si agirà?
«Tutti lavoriamo sulle linee guida dell’assessorato, che sono ciò che chiede la scuola. Ci sono stati istituti pilota, poi altre scuole hanno seguito. Molte si sono consorziate fra loro per collaborazioni e scambi di idee. E anche per condividere guide esperte e addetti ai monitoraggi. Da parte dell’intendenza senz’altro adesso ci sarà una nuova gestione. In passato, forse, quello che non c’era tanto era il coordinamento. Adesso noi invece stiamo cercando di implementarlo. Il coordinatore è l’ispettore di L2, Franz Lemayr, che è fortemente impegnato a seguire il discorso, ad andare nelle scuole. Gli istituti verranno monitorati anche dal nucleo di valutazione. Si tratta però solo di un aiuto che diamo alla scuola, la cui autonomia è il motore di tutto».
Con che modalità procederà il potenziamento?
«L’assessore Tommasini ha chiarito che il potenziamento dovrà essere favorito ovunque, in Provincia. Ma una cosa è quando si fa un progetto in una scuola o in due scuole o in due classi. Una cosa è quando si generalizza. In tal caso non si può proporre lo stesso monte ore di quando c’è un’unica classe sperimentale. Per cui il discorso ora è di dire: se noi vogliamo generalizzare questo insegnamento veicolare, o Clil, quante ore possiamo fare? Non possiamo più pensare a 13-14 ore settimanali. Non ci staremmo dentro. Allora passeremo a 9 o 10 ore».
Sintetizzando, un po’ di meno, ma per tutti?
«Esatto. D’altra parte non è interesse dell’amministrazione e neanche della società avere solo delle punte di eccelenza. Le punte, ovvio, rimarranno sempre, ma tutte le scuole e tutti i ragazzi altoatesini devono poter godere delle stesse possibilità».
Il limite è, ed è sempre stato, il personale.
«Il grosso punto che stiamo seguendo è far sì che la Lub formi insegnanti ad hoc, bilingui. Stiamo premendo molto. Abbiamo bisogno di trovare nuovi docenti, formati con insegnamento bilingue per l’insegnamento bilingue. Finora gli insegnanti sono stati bravissimi: oltre che insegnare il tedesco, in tedesco si è fatta lezione di geografia e matematica e scienze. L’hanno fatto a spese loro, nel senso che si sono spesi, mettendoci il loro tempo. Tanto di cappello alle scuole che si sono buttate, anche se magari hanno sbagliato qualcosa. Ma nel futuro dobbiamo avere a disposizione docenti preparati: gli insegnanti disposti a formarsi sul campo ora non bastano più».
Alto Adige 17-5-11
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categoria:cultura, provincia di bolzano
martedì, 17 maggio 2011



In Alto Adige non più di cinque parchi eolici

BOLZANO. Delle linee guida molto rigide, che di fatto rendono possibile lo sviluppo di non più di 4-5 progetti in tutto l’Alto Adige: la giunta provinciale ha fissato i criteri che regoleranno il futuro del settore dell’eolico sul territorio altoatesino.
«Il tema è molto dibattuto - ha sottolineato il presidente Luis Durnwalder - e per questo abbiamo deciso di prevedere dei criteri che devono essere rispettati da chi vuole presentare un progetto. Gli impianti non potranno sorgere in zone residenziali, nel fondovalle, al di sopra dei 2.500 metri e all’interno dei parchi naturali, delle zone sottoposte a tutela da parte del programma “Natura 2000” e dei territori che fanno parte delle Dolomiti patrimonio Unesco. Inoltre, tra le condizioni c’è quella che prevede una velocità minima del vento di 5 metri al secondo con una misurazione effettuata a 30 metri dal terreno». In sostanza questo pacchetto di criteri consente di ipotizzare la presenza in tutta la provincia di 4-5 zone adatte ad ospitare impianti eolici. Durnwalder ha citato «l’Alta Val Venosta, ma non nei pressi di Malles, il Brennero, l’Alta Pusteria e la zona tra Valles e Maranza».
Alto Adige 17-5-11
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categoria:provincia di bolzano, ecoenergia
venerdì, 13 maggio 2011



A Laives «Il centro commerciale raddoppia»

BRUNO CANALI
LAIVES. «L’assessore Widmann sta premendo per la realizzazione del centro commerciale di Laives. Per ora vorrebbe una superficie di 7.000 metri quadrati, ma nell’ambiente tutti sanno che questi non saranno sufficienti a finanziare lo stadio. Un grosso gruppo interessato alla cittadella c’è, ma pretende una superficie di 15.000 metri quadrati».
Così parlo in un’intervista sull’Alto Adige di ieri Dado Duzzi, vicepresidente dell’Unione commercio turismo servizi, da sempre contraria alla nascita di un centro commerciale a margine del nuovo stadio dell’Fc Alto Adige. Svelando i presunti piani dell’assessore provinciale al commercio, Duzzi lancia l’allarme per il rischio che la superficie destinata ai servizi possa addirittura essere raddoppiata, proprio allo scopo di finanziare la costruzione degli impianti sportivi. Accuse respinte al mittente dallo stesso Widmann: «Duzzi è male informato, personamente sono contrario alla cittadella - dice Widmann -. In ogni caso, più di 7.000 metri quadrati al commercio non saranno destinati».
Le argomentazioni del vicepresidente dell’Unione non sembrano così campate in aria. «Fatti quattro conti - spiega Duzzi - con gli 11 milioni di euro garantiti dalla Provincia si riuscirà a malapena ad espropriare il terreno necessario per la cittadella». Il vicepresidente dell’Unione commercio conferma poi le voci che stanno circolando in merito al centro commerciale, indicazioni secondo le quali già si sarebbe manifestato l’interesse da parte di un grosso gruppo commerciale. «Non è un gruppo straniero, come è stato già scritto - specifica Dado Duzzi - ma della nostra penisola, che avrebbe grande interesse ad entrare anche nel mercato altoatesino e quindi guarderebbe con attenzione proprio all’ipotesi della cittadella di Laives, me lo ha confermato un importante imprenditore bolzanino. Ma, per prendere parte all’operazione, il gruppo pretenderebbe una superficie di 15 mila metri quadrati».
«Questo è tipico di Duzzi - replica l’assessore provinciale al commercio, Thomas Widmann -. Prima parla, poi pensa, poi s’informa. Se si fosse informato, non avrebbe detto cose di questo genere. Io della cittadella dello sport di Laives non mi sono mai interessato. Nell’ambito del mio partito sono tra quelli che si oppongono a quel progetto, perché non ha senso. C’è una maggioranza che ha preso una decisione e io la rispetto, ma più di 7.000 metri quadrati di superficie commerciale, nel verde agricolo di Laives, non saranno autorizzati. Io penso addirittura che la cittadella dello sport non si farà. Ma se si facesse non autorizzerei un metro quadrato in più».
Bocciata la cittadella, Dado Duzzi propone quella che sarebbe invece la soluzione migliore per Laives e il suo commercio: «Non c’è bisogno della cittadella - dice Duzzi - ma di una rivitalizzazione della città, cosa che potrà avvenire con l’entrata in funzione della tangenziale in galleria. La riqualificazione dell’asse di via Kennedy è sicuramente da privilegiare rispetto alla cittadella».

«Anche 6.000 metri quadrati sarebbero troppi»

LAIVES. Per Elda Paolazzi, fiduciaria dei commercianti locali per l’Unione commercio turismo servizi, anche 6.000 metri quadrati di centro commerciale sarebbero troppi a Laives. «Noi non abbiamo nulla contro la cittadella dello sport - ribadisce - a patto però che non venga costruito l’ennesimo centro commerciale. Se addirittura poi dovesse essere grande il doppio di quanto ci hanno garantito all’inizio, allora proprio no. Voglio vedere se lo faranno e nel caso, con l’Unione commercio vedremo di fare qualche cosa per impedirlo. Io - conclude Elda Paolazzi - rimango alle parole che mi hanno dato il sindaco Di fede, insieme all’assessore al commercio Sara Endrizzi e anche al presidente dell’Fc Alto Adige Walter Baumgartner, ovvero, che al massimo il centro commerciale accanto allo stadio in zona Galizia non supererà i 6.000 metri quadrati di superficie. Se invece saranno di più, come Unione ci mobiliteremmo immediatamente». (b.c.)
Alto Adige 13-5-11
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venerdì, 13 maggio 2011



La Provincia di Bolzano vara il pacchetto sul clima

BOLZANO. Essere indipendenti e autosufficienti, e avere a disposizione energia pulita e sicura. Sono questi i punti-chiave del pacchetto per il clima presentato dall’assessore Laimer: “Entro il 2050 vogliamo abbattere la produzione di anidride carbonica da 5 a 1,5 tonnellate all’anno, e coprire oltre il 90% del fabbisogno con energia da fonti rinnovabili”.
Già oggi l’Alto Adige è considerata una delle regioni maggiormente all’avanguardia in tutta Europa per quanto riguarda il contenimento dei consumi energetici. Uno dei progetti più conosciuti a livello nazionale e internazionale è quello di CasaClima, ma sono anche altri i punti di forza della politica energetica della Provincia di Bolzano. Nella classifica di Legambiente sui comuni più virtuosi nel settore delle energie rinnovabili 14 delle prime 20 amministrazioni premiate sono altoatesine, e risultati simili sono stati raggiunti anche per quanto riguarda i pannelli solari (4 comuni fra i primi 5) e la biomassa (16 comuni fra i primi 20). Restando in tema di cifre, l’Alto Adige può contare su 17.700 impianti a pannelli solari, con una superficie di 195mila metri quadrati (il 12% di tutta l’Italia) in grado di produrre il 15% del fabbisogno totale di acqua calda. Facendo un paragone, se in Provincia di Bolzano ci sono 386 metri quadrati di pannelli solari ogni mille abitanti, l’Italia si ferma a quota 27, e l’Unione Europea arriva a 57 metri quadrati. “Tra il 1995 e il 2008 - ha spiegato l’assessore all’ambiente Michl Laimer - siamo riusciti ad abbattere drasticamente il consumo di petrolio, si è registrato un forte aumento dell’utilizzo di gas metano e il boom della biomassa. Si tratta di un buon risultato, ma non basta: occorre fare ancora di più”. Ed ecco che la Giunta provinciale ha varato il pacchetto clima che si pone obiettivi ambiziosi con una scadenza temporale molto lunga. «Attualmente produciamo circa 5 tonnellate di anidride carbonica all’anno - ha sottolineato Laimer - e abbiamo il 49% di energia proveniente da fonti alternative. Nel 2050 vogliamo arrivare a 1,5 tonnellate di CO2 e a più del 90% di energia rinnovabile. La chiave di tutto sarà l’utilizzo intelligente dell’energia, che può contribuire per il 60-70% al raggiungimento degli obiettivi che ci siamo posti. Poi ci sarà naturalmente il miglioramento dell’efficienza energetica, con l’ipotesi di un bonus cubatura nei risanamenti, il progressivo abbandono dei combustibili fossili e l’ulteriore diffusione dell’energia rinnovabile”.
Secondo Laimer, si tratta di una “sfida che può essere vinta, ma solo con il contributo di tutti. Occorre un’ulteriore salto di qualità dal punto di vista culturale, un maggiore impegno nella ricerca, nell’innovazione e nello sviluppo di un’economia sostenibile».
Alto Adige 13-5-11
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martedì, 10 maggio 2011



Per l’ok alla cittadella servono mesi

BRUNO CANALI
LAIVES. «La Provincia non ha mai chiesto a Laives di costruire lo stadio per l’Fc Alto Adige. È il Comune che lo ha chiesto a noi”. Parola del presidente Luis Durnwalder, che aggiunge: «Noi ci siamo subito detti disponibili ad approvare la variazione urbanistica e abbiamo stanziato 11 milioni di euro. Adesso attenderemo fino alle ferie estive e poi, se non ci saranno fatti concreti, inizieremo a trattare con altri Comuni. Tre sindaci si sono prenotati ma, come si dice, non è il caso di parlare con gli eredi prima che il papà sia morto».
 Come aveva fatto il presidente dell’Fc Alto Adige qualche giorno fa fissando un termine entro metà giugno, anche Durnwalder pone un ultimatum. Nel frattempo, dopo la sofferta approvazione della delibera d’indirizzo politico per la cittadella da parte del consiglio comunale si guarda al prossimo, determinate passaggio, quello della variazione urbanistica per trasformare il verde agricolo della zona Galizia in area per attrezzature collettive, in maniera che possa ospitare la cittadella. Ma non c’è una data, «anche perché - spiega l’assessore all’urbanistica Georg Zelger - dobbiamo attendere che il consiglio provinciale prenda una decisione sulla deroga alla legge urbanistica, necessaria per fare posto anche ad un centro commerciale».
Senza centro commerciale di almeno 6.000 metri quadrati, non sarà possibile neppure costruire lo stadio, perché mancherebbero diversi milioni di euro rispetto agli 11 garantiti dalla Provincia, tutti soldi che metterebbero gli imprenditori privati, a patto di poter costruire il centro commerciale.
«Io intanto ho terminato il lavoro che mi ha chiesto il Comune di Laives per la cittadella - spiega l’ingegner Guglielmo Concer - e quando mi arriverà l’ok si potrà andare avanti. So che stanno attendendo la deroga alla legge urbanistica provinciale. Appena sarà approvata, potrà iniziare l’iter vero e proprio. Quello che già ho presentato in Comune è lo studio di fattibilità e tutta la documentazione tecnico-urbanistica. Adesso in sostanza manca la decisione politica che dovranno prendere il consiglio provinciale, per quanto riguarda la legge urbanistica, e il consiglio comunale, per le relative variazioni del proprio Puc».
Impossibile appare oggi comunque riuscire a rispettare l’ultimatum di Durnwalder anche per una questione di tempi tecnici delle variazioni urbanistiche: una volta pronti tutti gli elaborati, andranno illustrati alle associazioni di categoria, le quali avranno un mese di tempo per dare i pareri. Subito dopo c’è il passaggio in commissione urbanistica comunale e quindi in consiglio comunale. Se quest’ultimo l’approverà, la deliberà andrà pubblicata per un mese, lasso entro il quale si possono esprimere osservazioni e ricorsi. Se ce ne saranno, si torna in commissione per ripetere l’iter. Se non ci saranno intoppi, tutto passerà alla Provincia, che a sua volta avrà 120 giorni di tempo per approvare la modifica del Puc di Laives. In sostanza, serviranno circa 6 mesi.
Alto Adige 10-5-11
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domenica, 24 aprile 2011



Passeggiata bloccata per rischio caduta massi

Stop ai lavori per la realizzazione del primo lotto, da San Giacomo a Castel Flavon


LAIVES. I lavori per la realizzazione del primo lotto di passeggiata da San Giacomo a Castel Flavon, sono bloccati. Ci si è accorti che il tracciato previsto ad un certo punto, per una lunghezza di 80 metri circa, sarebbe esposto al rischio di caduta massi. Per richiamare l’attenzione su questa situazione e sulla necessità di trovare soluzioni che rimettano in moto l’opera, c’è stata anche una passeggiata “lungo il sentiero che non c’è”, organizzata dal comitato di San Giacomo.
 «Sapevamo di questo rischio, così come lo sapeva l’amministrazione comunale - spiega il dottor Martin Schoepf, direttore dell’ufficio forestale della Provincia - e che sarebbe necessario prevedere eventualmente delle protezioni lungo gli 80 metri più esposti alla caduta massi. Il Comune di laives ha deciso di sospendere i lavorti quindi e da quanto ho saputo, si starebbe cercando un accordo col proprietario privato della zona per spostare il tracciato». Conferma l’assessore all’urbanistica Georg Zelger: «Si, stiamo cercando l’accordo con un proprietario privato affinché consenta di passare con la passeggiata sul suo terreno, evitando così la parte più pericolosa». (b.c.)

Alto Adige 24-4-11
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lunedì, 18 aprile 2011



Chiudiamo il capitolo della toponomastica e dedichiamoci alle sfide per questa provincia

MAURIZIO DALLAGO
BOLZANO. «Chiudiamo il capitolo della toponomastica e dedichiamoci alle sfide per questa provincia, dalla scuola all’apprendimento delle lingue, dalla questione sociale al lavoro, dai giovani all’innovazione». Così il deputato Svp, Siegfried Brugger, secondo il quale la commissione di saggi all’interno dell’intesa Fitto-Durnwalder sulla segnaletica di montagna ha lavorato bene. «Se poi potessimo usare questi criteri oggettivi per la prossima legge provinciale sulla toponomastica, non ci sarebbero più alibi per nessuno», ancora Brugger. «La grande valenza dell’accordo con il ministro Fitto è quella di aver messo nel cassetto il prontuario Tolomei», sottolinea il suo collega di partito, Karl Zeller. «Il principio del diffuso utilizzo dei toponimi per quanto riguarda quelli in italiano e dei nomi storici da lasciare solo in tedesco mi pare giusto, l’importante è non considerare più l’opera del Tolomei, un pugno nell’occhio per la popolazione di lingua tedesca in Alto Adige», afferma il deputato meranese. «La commissione paritetica di esperti ha lavorato in modo serio, prendendo decisioni su un tema ostico, per cui non mi soffermerei su singoli e specifici nomi: se ci sono correzioni da fare si facciano, ma con regole oggettive come mi pare siano state quelle con cui hanno lavorato gli esperti», spiega Siegfried Brugger. Sì, ma intanto il presidente Luis Durnwalder ritiene due punti irrinunciabili: i nomi delle malghe che derivano da nomi propri di masi che si trovano nelle vicinanze non possono essere tradotti in italiano. Allo stesso modo i rifugi alpini devono mantenere soltanto la loro denominazione originaria, non quella arrivata temporalmente dopo in italiano, ma diventata di utilizzo diffuso per quel gruppo linguistico. «So che il presidente Durnwalder non vuole accettare la traduzione di nomi dei masi, ove sia stata fatta, ma ripeto: guardiamo oltre e scrolliamoci di dosso questo problema per puntare a risolverne altri», sottolinea l’onorevole Brugger.
 Di segnaletica di montagna se ne parlerà a questo punto nel corso della due-giorni di clausura della giunta provinciale prevista per giovedì e venerdì prossimi. All’interno del governo altoatesino si deve decidere come muoversi in concreto rispetto al lavoro uscito dalla commissione composta da Francesca De Carlini e Guido Denicolò per lo Stato e da Karl Rainer, Ferdinand Willeit e dal ladino Hugo Valentin per la Provincia.
 LA RELAZIONE. I quattro esperti (5 con il ladino) si sono occupati di 1.526 indicazioni monolingui in tedesco (tra toponimi puri e indicazioni di carattere generale). Le determinazioni della commissione sono state prese all’unanimità. I toponimi rimasti esclusivamente in lingua tedesca rappresentano il 10% del totale, quindi 150 circa. Si tratta di nomi per i quali non esiste il corrispettivo in italiano neppure nel Prontuario del Tolomei, oppure in minima parte esistono denominazioni in lingua italiana, ma non sono diffusamente utilizzate. Non hanno neppure indicazioni di carattere generale come “Spitze” o “See” che potrebbero essere tradotte. Poi ci sono il 45% di toponimi tradotti in toto in lingua italiana perché diffusamente utilizzati dal gruppo italiano. L’altro 45 per cento è composto da toponimi tradotti in lingua italiana o lasciati in tedesco con l’indicazione di carattere generale in italiano: la gran parte è stata tradotta in italiano, quando esse siano indicazioni di carattere generale, generiche e/o legate a nomi di santi. Tutti i rifugi alpini hanno il loro nome in tedesco ed in italiano.
 L’INTESA. L’intesa sottoscritta il 22 settembre scorso tra il ministrro Fitto ed il presidente Durnwalder prevedeva che la commissione di esperti si occupasse delle 1.526 indicazioni monolingui individuate dalle forze dell’ordine su un totale di circa 36 mila cartelli dell’Alpenverein. I saggi hanno lavorato seguendo il criterio del nome diffusamente utilizzato per quanto riguarda la forma bilingue, mentenendo invece in tedesco o ladino i nomi storici, a cui aggiungere le indicazioni come malga o torrente. Il protocollo d’intesa delaga alla politica la scelta finale, da consentire la sostituzione dei cartelli entro la stagione alpinistica 2013.
Alto Adige 18-4-11
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martedì, 12 aprile 2011



Giro di vite sulle visite private sospese tra 1 mese nei reparti con liste d’attesa lunghe

VALERIA FRANGIPANE
BOLZANO. Durnwalder non vuole corsie preferenziali per chi paga. «La giunta ha deciso che entro il 2011 l’Asl dovrà riuscire a garantire il 95% delle visite entro 60 giorni. Se non ce la farà ridurremo o revocheremo la libera professione in ospedale (intramoenia)».
L’assessore alla sanità, Richard Theiner rincara la dose. «I reparti hanno un mese di tempo per garantire la prestazione nel limite massimo di 60 giorni, condizione perché i medici possano esercitare l’attività libero professionale. Se la lista di attesa supererà questo tetto, l’attività verrà sospesa fino al ripristino dei parametri a meno che il primario non presenti un piano di rientro a tre mesi. E se la sospensione dell’intramoenia non basterà l’Asl pagherà al cittadino la visita privata». Il capo Dipartimento Florian Zerzer entra nel dettaglio e spiega - facendo un esempio - che se il paziente non riuscirà ad ottenere una visita in Dermatologia nell’arco di 60 giorni potrà andare da uno specialista privato fuori dall’ospedale e l’Asl rimborserà una cifra variabile che potrà essere compresa tra i 50 ed i 70 euro.
La Provincia che non ha mai amato le visite a pagamento fatte in ospedale - introdotte in Alto Adige dopo una furibonda battaglia sindacale - adesso le accusa, tra lo scetticismo assoluto dei medici, di contribuire a creare liste d’attesa infinite.
«L’intramoenia - riprende Durnwalder - è stata scelta in tutta la provincia da 153 medici su 1.100 (mentre solo in 13 hanno scelto la libera professione extramoenia). Gran parte di loro sono concentrati a Bolzano (97), Merano (24) e Brunico (20), mentre sono 8 a Bressanone, 3 a Silandro, uno a San Candido e nessun medico a Vipiteno. La questione che mi ha colpito è che nelle ultime settimane è successo, più volte, che i cittadini si siano lamentati per un doppio sistema di trattamento negli ospedali: da un lato una lunga lista di attesa, dall’altro, grazie alla visita privata fatta a pagamento, la possibilità di essere curati già il giorno successivo. Ed io non tollero una situazione come questa». Il presidente ricorda come per visite urgenti e brevi non si registrino particolari sforamenti mentre il problema esiste per le visite differibili e programmate (visite preventive, di controllo, dichiarazioni medico-specialistiche) per le quali il cittadino deve attendere più del previsto. «È per questo che abbiamo deciso di garantire entro quest’anno il 95% delle visite entro 60 giorni. Se gli ospedali non ce la faranno la giunta avvierà un confronto per intervenire restrittivamente sull’attività libero professionale, perché il cittadino non deve percepirla come una corsia preferenziale, ma solo come un’offerta per la libera scelta del medico».
E Theiner sintetizza una serie di misure varate ieri dalla giunta per alleggerire le attese: «I centri di prenotazione fissano solo le prime visite mentre quelle di controllo vengono concordate direttamente con lo specialista. I tempi ambulatoriali delle prime visite devono essere adeguati alla necessità e non superare i tempi di attesa. Le prescrizioni dei medici di base e degli specialisti vanno definite secondo regole precise. In caso di necessità acquisteremo pacchetti di prestazioni da strutture private (clinica S. Maria) o medici interni. Se nonostante tutto il paziente non riuscirà ad ottenere la prestazione nei tempi di attesa stabiliti, l’Asl pagherà la visita privata al cittadino».

I medici: «Chiediamo i danni»

BOLZANO. La revoca (entro un anno) e la sospensione (entro un mese) della libera professione intramoenia non vanno giù ai medici.
Il direttivo provinciale degli ospedalieri Anaao spiega che la promessa dell’assessore Theiner di garantire entro quest’anno il 95% delle prestazioni nei tempi massimi di attesa stabiliti é «assolutamente velleitaria». «Non accetteremo mai e poi mai che per colpe non nostre vi sia una riduzione dei nostri diritti alla libera professione».
L’Anaao che si prepara - attraverso l’avvocato Paolo Rosa - a chiedere i danni si chiede poi a chi l’Asl intenderà affidare le visite private fatte fuori dagli ospedali in quelle branche con liste d’attesa che superano i 60 giorni visto che proprio fuori dagli ospedali resta il “deserto” e che senza interventi radicali e molto costosi la Riforma del territorio, dei distretti, il centro unico di prenotazione provinciale (che il Trentino ha già perfettamente funzionante) continua a restare lettera morta.
«La libera professione fatta in ospedale - tre ore in tutto - non si tocca. L’Alto Adige la permette in orari impossibili (solo il venerdì pomeriggio), contro le 20 di Trento e le 40 del resto d’Italia. Noi chiediamo al direttore generale dell’Asl unica, Andreas Fabi, di aumentare il monte ore fino a 20 ore settimanali, di allargare la tipologia delle prestazioni (comprese quelle chirurgiche) e di darci la possibilità di svolgere l’attività libero professionale allargata presso studi e ambulatori privati in caso di carenza di spazi dedicati». Per l’Anaao «la confusione è notevole». E c’è dell’altro. «Sì, Bolzano non paga le ore straordinarie». E poi? «Poi continua a mancare la Riforma del territorio che né assessorato, né Asl hanno predisposto come promesso. In tutta questa confusione tagliano i posti letto per acuti e non aumentano quelli per post acuti sul territorio mentre per il centro Irccs di Neurorialilitazione che aprirà all’ospedale di Vipiteno i tempi sono stati rapidissimi».
Per i medici la verità è una sola. «Le visite specialistiche di base non vanno fatte in ospedale ma nei distretti (e cioè sul territorio). Anche noi li abbiamo ma ci siamo riempiti di stupende scatole vuote senza personale per mandarle avanti, apparecchiature e strumentazioni adatte». Altro punto dolente più volte sollevato dal presidente dell’Ordine dei medici, Michele Comberlato, è quello dell’appropriatezza delle prestazioni. Se si vogliono affrontare i problemi delle liste di attesa bisogna agire soprattutto sull’appropriatezza delle richieste e molto meno sulle risorse necessarie per soddisfare tutte le richieste, comprese quelle senza senso che di solito sono la maggioranza (visite di controllo, esami strumentali, check up, etc...). Per Comberlato il problema delle liste non è l’intramoenia «che la politica continua a demonizzare» ma un intero sistema interamente da riorganizzare, da rivedere e da ricalibrare. (v.f.)

Distretti e territorio: ecco cosa non funziona

BOLZANO. I malanni della sanità altoatesina sono uguali a se stessi da troppo tempo. Il punto cardine sul quale si è arenata la Riforma clinica dell’intero sistema è la tanto agognata Riforma del territorio l’unica che potrebbe permettere una vera riorganizzazione degli ospedali.
Riforma promessa a Natale 2010 e rimasta lettera morta. Per i medici limitare l’attività in intramoenia, riducendo quindi il tempo che un medico dedica all’erogazione di prestazioni, piuttosto che favorire la riduzione delle liste di attesa rischia di aumentarle in modo consistente.
ASL UNICA INCOMPIUTA.
Ma il vero problema per quanto riguarda l’Alto Adige è che anche se è stata creata sulla carta un’Azienda unica in realtà non vi è una gestione unitaria delle prestazioni come invece accade nel vicino Trentino che ha praticamente risolto il problema delle liste d’attesa con un’offerta di prestazioni ai pazienti legata ad un mix di ospedali, distretti e case di cura convenzionate e ovviamente ad un centro unico di prenotazione provinciale adeguatamente informatizzato.
Soluzione che spetta ai vertici dell’assessorato e dell’azienda ma che ancora non si intravede. A seguire un chiaro esempio di come si sta muovendo la sanità trentina che ha abbattuto i tempi delle liste d’attesa: visita cardiologica 3 maggio 2011 Centro salute Bellaria - Arco; Visita chirurgia vascolare 12 aprile 2011 Casa di cura Solatrix Rovereto; visita endocrinologica 21 giugno 2011 Poliambulatorio Gocciadoro - S. Chiara - Trento; visita neurologica 26 aprile 2011 ospedale di Arco; visita oculistica 3 maggio 2011 ospedale di Tione; visita ortopedica 14 aprile 2011 ospedale San Camillo - Trento - distretto Rotaliana Paganella; visita ginecologica 14 aprile 2011 distretto Trento e valle dei laghi, ospedale di Tione.
RIFORMA DEL TERRITORIO.
Ordine dei medici, sindacati dei primari, dei medici ospedalieri e degli infermieri spiegano da anni che senza la Riforma del territorio (ovvero di tutte le attività sanitarie che si eseguono al di fuori degli ospedali) la Riforma clinica rischia di naufragare. L’ultimo appello è arrivato dai medici di famiglia: «Se la Provincia vuole veramente svuotare gli ospedali intasati e sgravare il pronto soccorso deve investire sui medici di base. Per farlo però deve tirare fuori soldi perché ci servono studi associati con segretarie, infermieri, assistenti ed attrezzature all’altezza. Diversamente non andiamo da nessuna parte. La politica deve smettere di spendere soldi altrove, finanziando albergatori, e aiutare i medici».
I DISTRETTI A METÀ.
Strettamente collegati al territorio esistono anche in Alto Adige ma non funzionano a regime differentemente da quel che accade nel vicino Trentino. A tutt’oggi - spiegano gli stessi medici - restano stupende scatole vuote senza personale per mandarle avanti, apparecchiature e strumentazioni adatte.
L’OSPEDALIZZAZIONE.
L’Alto Adige vanta come primato davvero poco invidiabile il tasso d’ospedalizzazione più alto d’Italia che dovrebbe ridursi potenziando il territorio. Secondo gli ultimi dati disponibili nel 2009 i ricoveri in regime ordinario sono calati del 5,25% - e passati da 76.491 a 72.473 - mentre sono aumentati dello 0,46% i numeri del day hospital e della day surgery (da 25.397 a 25.514) a fronte di un calo del 2,65% delle giornate di degenza complessive.
CENTRO PRENOTAZIONE.
A differenza di Trento dove esiste un centro unico per le prenotazioni perfettamente funzionante che serve anche a scaricare gli ospedali maggiori da prestazioni di primo livello ed a monitorare con esattezza i tempi di attesa a Bolzano esistono enormi resistenze da parte dei Comprensori periferici a cedere il controllo delle proprie agende di prenotazione e spesso sono i medici stessi che gestiscono le proprie agende, in tal modo è quasi impossibile un controllo trasparente di quanto accade.
Sono stati fatti in passato diversi tentativi in merito.
Attualmente l’Asl è alle prese con un progetto pilota di prenotazioni unitarie che riguarda almeno tre specialità: Otorino, Dermatologia e Fisiatria. (v.f.)
Alto Adige 12-4-11
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lunedì, 11 aprile 2011



Basta liste d’attesa

ANTONELLA MATTIOLI
BOLZANO. Questa mattina l’assessore alla sanità Richard Theiner, su richiesta del presidente Luis Durnwalder, presenterà alla giunta una dettagliata relazione sui tempi d’attesa per avere una visita specialistica al San Maurizio. Si parla di 209 giorni per dermatologia, 160 a reumatologia, 153 per urologia, 147 per oculistica. E ancora: 105 giorni per una visita dal fisiatra e 93 dall’otorinolaringoiatra. Tempi che ovviamente si riducono drasticamente pagando o in caso di urgenze.
Come intendete intervenire per ridurre le liste d’attesa?
«Innanzitutto voglio verificare la fondatezza delle proteste che continuo a ricevere sui tempi d’attesa».
E poi?
«Sentiremo le proposte dell’assessore Theiner. Certo è che se i tempi d’attesa, in certe specialità, sono quelli che dicono è chiaro che la gente ha ragione a lamentarsi e noi dobbiamo intervenire».
Ha qualche idea?
«Dobbiamo far rispettare le direttive della giunta provinciale che prevedono il blocco delle visite private (intramoenia) nei reparti con liste d’attesa superiori ai 60 giorni».
Quindi in certi reparti, fin da ora, si può prevedere un blocco delle visite private.
«Se non un blocco una riduzione delle ore da riservare all’intramoenia, mi pare inevitabile».
I medici già oggi si lamentano perché hanno solo 3 ore alla settimana per le visite private contro le 20 di Trento e le 40 del resto d’Italia.
«È vero che qui ci sono meno ore per l’attività privata all’interno delle strutture ospedaliere, ma è anche vero che i medici guadagnano di più. In ogni caso, la giunta deve evitare una medicina a due velocità: lentissima quella pubblica, rapidissima per chi ha la possibilità di pagare».
I medici annunciano battaglia, non hanno alcuna voglia di mollare.
«Non mi spavento, devo pensare a quello che è l’interesse di tutti i cittadini».
Lo studio Pasdera ha rilevato che, a parità di servizi, in Alto Adige la sanità costa un 15,5% in più che nel resto d’Italia.
«È semplicemente una conferma di quanto già sapevamo: la sanità altoatesina costa intorno ai 2.200 euro per abitante contro i 1.800-1.900 di altre realtà. La differenza la fa la qualità: da noi i pazienti non devono portarsi da casa lenzuola, piatti e posate. Ci sono comunque anche aree dove si spende di più che da noi: in Austria e in Germania, in centri dove si fa molta ricerca, si arriva anche a 2.800-3.600 euro pro capite».
Dalla sanità ai rifugi: Cai e Avs si dicono pronti a gestire unitariamente dal 2012 i 25 rifugi passati dalla Stato alla Provincia. Ma secondo il presidente del Cai Broggi lei avrebbe bloccato la pratica.
«In effetti è così».
Punta ad una società mista di cui faccia parte anche la Provincia.
«Mi sembra il minimo che si possa chiedere. Visto che proprietaria è la Provincia e quindi la collettività. Mi pare che qui ci si dimentichi di questo particolare tutt’altro che secondario. Vorrebbero avere mano libera sulla gestione e che noi ovviamente ci mettessimo i soldi. Non è possibile perché anche i soldi sono di tutti e quindi dobbiamo vigilare».
E per quanto riguarda il rifugio «Bolzano al Monte Pez» di proprietà della sezione Cai di Bolzano che non fa parte della lista dei 25?
«Mi pare che il Cai non abbia ancora deciso cosa fare. Io comunque sarei disposto a rilevarlo per evitare le continue vertenze».
Pagando ovviamente.
«Ovvio».
Da quel che si capisce il Cai vorrebbe vedere riconosciuto il lavoro di manutenzione e conduzione fatto in questi anni.
«In questo caso sanno bene cosa significa essere proprietari di qualcosa. Solo se la proprietaria è la Provincia si pensa di poter fare quello che si vuole».
Cosa si aspetta dall’incontro di giovedì sulla segnaletica di montagna con il ministro Fitto?
«È un incontro interlocutorio: continua la discussione sulla segnaletica di montagna».
Alto Adige 11-4-11
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venerdì, 08 aprile 2011



Stangata a Bolzano sui bus Sasa. Da gennaio il biglietto passa a 1 euro e mezzo


 BOLZANO. A partire dal 1º gennaio la corsa singola dell’autobus a Bolzano passera da 1 euro ad 1.50. Le tariffe vengono decise dalla Provincia, ma il presidente della Sasa Stefano Pagani, quando era stato annunciato il nuovo sistema tariffario dei mezzi pubblici, aveva dichiarato che l’attuale costo della corsa singola è “equo”. Da qui la deduzione, errata, che non ci sarebbero stati aumenti. Ieri la doccia fredda: nella riunione della commissione mobilità del Comune l’ingegner Günther Burger, direttore dell’Ufficio trasporti persone della Provincia, ha illustrato il funzionamento del nuovo sistema che consentirà di usare un’unica card per tutti i mezzi di trasporto ed ha presentato le nuove tariffe con riferimento specifico al capoluogo. Pagani è stato costretto a correggere il tiro: «La legge impone una maggior copertura dei costi: l’altro giorno ero a Bologna, anche lì l’autobus costa 1.50».
 La filosofia della Provincia è: «Più viaggi, meno paghi». La spesa però raddoppia, o quasi, proprio per chi è costretto dal lavoro alle percorrenze più lunghe. Un esempio: il pendolare bolzanino che lavora a Merano (o meranese che lavora a Bolzano) spende oggi mediamente 256 euro annui. L’anno prossimo ne spenderà 522. Stessa sorte per chi invece viene da Vipiteno, che dagli attuali 388 euro l’anno arriverà a spenderne 640. La «stangata» - ha spiegato più volte l’assessore Thomas Widmann - si deve al fatto che le tariffe non sono state toccate negli ultimi 15 anni, e solo per effetto dell’inflazione dovrebbero aumentare del 60%. Se si tiene poi in considerazione che le direttive europee prevedono che i costi operativi debbano essere coperti almeno per il 35% dai ricavi delle biglietterie (attualmente solo il 16,5%) il conto è presto fatto: Bolzano si allinea alla media europea e rinuncia alla medaglia di città europea con il trasporto pubblico più economico.
 Preoccupazioni per le conseguenze della nuova politica tariffaria hanno espresso sia la presidente della commissione mobilità Brigitte Foppa (verde) che il consigliere Enrico Lillo (Pdl Berlusconi presidente). «In futuro - dice Foppa - per il trasporto di una bicicletta si andranno a spendere ben 6 euro (e quindi per fare una gita in famiglia con 4 biciclette si pagheranno 24 euro più i biglietti per le persone). Chi invece sarà in possesso dell’Abo-Alto Adige pagherà meno, ma sempre 15 centesimi per chilometro. Quindi quasi il doppio di quello che paga il passeggero (8 cent/km nella fascia più cara). Sempre per fare una gita in famiglia, ad esempio in 4 per 20 km, si pagheranno 12 euro solo per le biciclette. Siccome riteniamo che l’uso della bici vada promosso in ogni modo (non solo come mezzo sportivo e per il tempo libero, ma anche come salubre ed ecologico mezzo di trasporto), chiediamo alla giunta provinciale di rivedere i prezzi previsti». Anche Lillo insiste su questo aspetto: «Da una parte si dice di voler incentivare l’uso dei mezzi pubblici e delle bici, dall’altra questo nuovo piano tariffario va proprio in direzione opposta». (an.ma)
Alto Adige 8-4-11
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categoria:provincia di bolzano, trasporto gommato
mercoledì, 06 aprile 2011



Assistenza universitaria, varato un finanziamento da 22 milioni

 BOLZANO. Sono 22,5 i milioni messi a disposizione da parte della giunta provinciale per l’assistenza universitaria nel 2011. L’assessore Sabina Kasslatter Mur sottolinea che il settore dell’assistenza universitaria non rientra nel patto di stabilità e così anche per il 2011 l’importo complessivo resta invariato. Potranno così essere messe a concorso 1.658 borse di studio da 5.800 euro per la frequenza di università o istituti superiori all’estero e 633 borse di studio da 5.800 euro per la frequenza di strutture universitarie in provincia. Tali fondi, sottolinea l’assessore, «costituiscono un importante investimento per il futuro dell’Alto Adige. Nel budget approvato rientrano anche i sostegni finanziari a organizzazioni studentesche (603.000 euro), il rimborso delle tasse universitarie (1,87 milioni) la partecipazione finanziaria per i posti nei convitti studenteschi (1,9 milioni). 2,5 milioni sono destinati alla formazione postuniversitaria.
Alto Adige 6-4-11
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categoria:cultura, provincia di bolzano
domenica, 03 aprile 2011



Più bilinguismo nel tempo libero

BOLZANO. Seconda lingua: l’assessore tedesco Sabina Kasslatter Mur ha preso coscienza delle richieste della società e della sua scuola. Ora lancia un appello ai presidi: «Ditemi cosa vi serve». E aggiunge: «Lavoriamo sull’extrascuola, lo statuto di autonomia non lo vieta»
L’assessore provinciale alla scuola tedesca Sabina Kasslatter Mur - assieme ai colleghi italiano (Tommasini) e ladino (Mussner) - fa parte del gruppo di lavoro della maggioranza sull’apprendimento linguistico, riunitosi per la prima volta nei giorni scorsi. Un sabato a fine mese si terrà un secondo incontro, una sorta di clausura lunga un giorno, dove per la prima volta si entrerà nei dettagli della questione, dopo che nel corso di aprile le tre intendenze scolastiche e i tre assessorati avranno stilato le relazioni tecniche richieste da Svp e Pd per rendersi conto dello status quo. All’interno della Svp - compresi gli stessi membri del gruppo di lavoro - sopravvivono diverse anime. C’è chi preme per il plurilinguismo, la moltiplicazione degli scambi e la creazione di occasioni di incontro fra studenti italiani e tedeschi. Ma c’è anche chi, per usare un eufemismo, non è tanto convinto. E ha come obiettivo il mantenimento delle garanzie autonomistiche: il diritto alla scuola nella propria madre lingua. E poco altro. Sabina Kasslatter Mur, come esponente Svp e in qualità di assessore, necessariamente si muove con estrema cautela. Mostra però un’inaspettata apertura, votandosi alla politica dei piccoli passi. O meglio alla Realpolitik.
 Assessore, la politica si sta muovendo tanto sul tema seconda lingua.
 
«In realtà abbiamo preso pienamente coscienza del problema già un paio di anni or sono, altrimenti non avremmo commissionato il noto studio Eurac: dati fatti e cifre hanno dimostrato come le competenze linguistiche dei sudtirolesi siano insoddisfacenti. Effettivamente nell’ultimo periodo c’è un certo fermento. Bene: perché più gente si occupa seriamente della questione, meglio è».
 Che obiettivi vi siete posti col gruppo di lavoro?
 
«Migliorare le competenze linguistiche, non solo a scuola ma in tutta la società. Non dobbiamo sempre e solo sparare sui nostri ragazzi. In tema di conoscenze linguistiche noi vecchi non siamo certo migliori. Predichiamo di bere acqua, ma poi beviamo vino. Le pecche non stanno tutte nella didattica. Se tanti studenti sudtirolesi non sono in grado di parlare in tedesco è anche perché nell’extrascuola c’è poco impegno».
 Come si porteranno le giovani generazioni ai livelli europei?
 
«Oggi al termine degli studi se va bene sono a livello di patentino C o B, dovremo migliorare. Abbiamo innanzitutto bisogno dei tecnici: ho chiesto a tutti i presidi di spedirmi delle relazioni sulle esperienze in atto. Sono tante, come ho scoperto anche dalla stampa. I tecnici devono dirmi come si può migliorare, e cosa gli serve per farlo. Dobbiamo ascoltarli».
 Ché le realtà scolastiche sono tante, e differenti.
 
«Non posso prendere un modello che funziona a Bolzano ed esportarlo a San Martino in Passiria. Vorrei capire come mai a Tubre di Monte i bambini conoscono benissimo l’italiano, pur non avendo nessun contatto con gli italiani. Venerdì sono stata a Sarentino, a colloquio con gli insegnanti di italiano L2. Lì pare vada abbastanza bene, ma ho chiesto di mandarmi le loro richieste: ditemi cosa vi serve».
 Servono agevolazioni?
 «Sicuramente sì. In parte ci siamo mossi. Come assessore ho fatto cambiare i criteri di assegnazione dei contributi per le associazioni che si occupano di accudire i bambini nel tempo libero: chi organizza attività bilingui ha un surplus del 20%. Il primo anno abbiamo avuto poche adesioni, a giorni saprò se quest’anno è andata meglio. È proprio qui che dobbiamo spingere, nell’extrascuola, perché su questo lo statuto di autonomia, che dobbiamo e vogliamo rispettare, non pone limiti».
 Altre agevolazioni?
 
«Si potrebbe chiedere al presidente Durnwalder, assessore allo sport e alle attività del tempo libero, se sia possibile ampliare questo surplus di sovvenzioni anche in quegli ambiti».
 Oltre alle agevolazioni?
 
«Ci serve più continuità didattica, corsi di specializzazione per docenti in servizio in attesa della lunga formazione di nuovi insegnanti. Ma chiediamo un impegno anche alla gente. Come il test di ingresso a Bressanone. Troppo severo? Vogliamo docenti preparati e plurilingui. Qualità, non quantità».
 Svp-Pd, cosa deciderete?
 
Parleremo magari di 10 progetti già partiti, che piaceranno a tutti, di 5 nuovi che verranno accolti. Magari altri 5 non piaceranno a qualcuno. Vorrà dire che decideremo di sostenere i primi 15. Non tutto, ma subito».
Alto Adige 3-4-11
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categoria:cultura, provincia di bolzano
sabato, 02 aprile 2011



Partita anche quest’anno la «Mobilcard»

BOLZANO. Come rende noto la Provincia, con un unico biglietto i turisti, ma anche i residenti, che visitano l’Alto Adige, hanno anche quest’anno la possibilità di avvalersi della MobilCard e della MuseumobilCard, per spostarsi in maniera comoda ed ecocompatibile in tutta la provincia e andare così alla scoperta delle bellezze naturali, dell’offerta culturale e museale. Il successo della MobilCard e della MuseumMobilCard registrato in questi anni (dal 2006), come sottolinea l’assessore provinciale alla mobilità Thomas Widmann, testimonia come sempre più persone apprezzino la mobilità ecocompatibile ed impieghino i mezzi pubblici per le vacanze o per le gite. Solo nella passata stagione turistica sono state vendute 303.250 MobilCard e compiuti complessivamente 2,7 milioni di viaggi in bus e treno su tutto il territorio provinciale. (da.pa)
Alto Adige 2-4-11
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categoria:provincia di bolzano, antiinquinamento
venerdì, 01 aprile 2011



La Provincia: cure palliative a Bolzano

SUSANNA PETRONE
BOLZANO. Quasi venticinquemila firme per chiedere la costruzione di un hospice: tante ne ha raccolte l’associazione «Il Papavero» che ora le consegnerà al presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder e all’assessore alla sanità Richard Theiner. Oltre ai pazienti, anche i medici sottolineano l’importanza di ampliare la struttura per i malati terminali.
Il pressing sulla Provincia inizia a dare i primi risultati. Florian Zerzer, capo dipartimento della sanità, fa il punto sui progetti previsti: «Per quanto riguarda l’hospice, posso rassicurare i bolzanini. Il vecchio progetto di realizzare un’unica struttura di questo tipo a Merano, a Martinsbrunn, è stato abbandonato da tempo. È evidente che il capoluogo altoatesino abbia bisogno di un hospice e ci sono già stati degli incontri con l’assessore comunale alle politiche sociali Mauro Randi».
Non solo l’hospice, la richiesta è anche quella di ampliare il reparto delle cure palliative. Anche su questo punto, Zerzer si mostra più che disponibile e spiega che l’intenzione della Provincia è proprio quella di andare in questa direzione: «A Bolzano possiamo contare sull’esperienza di un professionista come il dottor Bernardo e vogliamo ampliare il suo reparto. In generale, siamo convinti che ogni struttura ospedaliera abbia bisogno almeno di qualche letto da destinare alle cure palliative. E a questo servizio intendiamo aggiungere anche l’assistenza domiciliare, che riteniamo altrettanto importante». Niente concorrenza, dunque, tra i vari reparti dislocati negli ospedali provinciali, né tantomeno tra questi e gli hospice che saranno realizzati.
Rassicurazione che vengono accolte con soddisfazione dagli addetti ai lavori. Il presidente dell’Ordine dei medici dell’Alto Adige, Michele Comberlato, non ha dubbi sull’utilità delle cure palliative, della terapia del dolore, ma soprattutto della necessità di creare una rete di assistenza domiciliare per chi è condannato ad una malattia inguaribile e ad oggi è costretto, di fatto, a morire in una stanza di ospedale: «Purtroppo - spiega Comberlato - il problema non è solo la mancanza di una struttura seria da usare come hospice, ma anche della cultura delle cure palliative, che in Alto Adige non ha mai preso piede».
Eppure i primi hospice - strutture che ospitano malati terminali, così come almeno un familiare del paziente - in Italia sono stati aperti negli anni Ottanta. Cosa che fecerò quasi tutti gli altri Paesi europei. «L’iniziativa dell’associazione Papavero, che ha raccolto 25 mila firma a favore dell’hospice a Bolzano - prosegue il presidente dell’ordine - è un segnale forte e chiaro: le persone vogliono un luogo dove i propri cari possano essere seguiti con dignità fino all’ultimo, in un ambiente meno ospedaliero e più personale, o persino nel proprio letto a casa, circondato dai propri cari».
Al momento presso l’ospedale San Maurizio di Bolzano il dottor Massimo Bernardo, responsabile del Servizio cure palliative, ha uno spazio limitato per ospitare i pazienti. Molti dei malati terminali, infatti, sanno di dovere affrontare la morte di lì a poco tra le quattro mura dell’ospedale, lontani dal calore delle proprie famiglie e dalle proprie abitazioni.
Assistenza psicologica, cure palliative, terapia del dolore e una rete di esperti che segue questi pazienti a casa: questo è quello che chiedono i medici e 25 mila persone per Bolzano. Questo è quello che chiede anche la terza C del liceo Carducci, che con impegno e sensibilità ha girato un cortometraggio per sensibilizzare l’opinione pubblica. Quando il consiglio di classe ha proposto agli studenti il progetto, infatti, tutti hanno dimostrato interesse sia alla realizzazione cinematografica sia al tema delle cure palliative. Per le ragazze è stato importante trattare questo tema che - solitamente - viene affrontato poco, ma ancora meno nell’ambiente scolastico. Per questo motivo la classe ha accettato di mettersi alla prova, visitando alcune strutture e confrontandosi con il tema delicato.
Alto dige 1-4-11
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categoria:salute, provincia di bolzano
mercoledì, 30 marzo 2011



«Sull’aeroporto il Pd è incoerente»

LAIVES. Qualche giorno fa, in pieno dibattito sul progetto di ampliamento dell’aeroporto di San Giacomo, il Pd comunale, per bocca del suo coordinatore Andrea Gerolimon, aveva bocciato l’ipotesi, ritenuta troppo invasiva e penalizzante per Laives, sul cui territorio l’ampliamento andrà maggiormente a gravare. Lunedì è stata la volta della giunta provinciale, dove invece il progetto è passato anche grazie al voto favorevole del vicepresidente, Christian Tommasini e dell’assessore Roberto Bizzo, entrambi del Pd.
«È l’ennesima dimostrazione di totale incoerenza - dichiara il consigliere di Laives del Pdl, Christian Bianchi -. Invece si sono dimostrati coerenti i due assessori provinciali della Südtiroler Volkspartei votando contro, in linea con ciò che hanno sempre ribadito diversi esponenti della Svp qui a Laives. Mi chiedo a questo punto chi faccia effettivamente opposizione».
Bianchi preannuncia un’azione concreta del suo gruppo anche in consiglio comunale a Laives, probabilmente un ordine del giorno, che si augura venga condivisa da tutti. «Possiamo proprio affermare che “stanno volando sopra le nostre teste” - aggiunge ironico Bianchi -. Il consiglio comunale dia un segnale univoco».
Per il Pd comunale, effettivamente si tratta di una posizione abbastanza imbarazzante, dovendo di fatto sconfessare ciò che invece i suoi due esponenti in giunta provinciale hanno approvato. Diversa la posizione della Svp, in seno alla quale il no è stato fin dall’inizio portato avanti da un ampio fronte. (b.c.)
Alto Adige 30-3-11
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categoria:provincia di bolzano, aereoporto san giacomo
giovedì, 24 marzo 2011



Aeroporto, Widmann risponde ai cittadini

 BOLZANO. Lunedì la giunta provinciale torna ad occuparsi del futuro dell’aeroporto di Bolzano con l’analisi del Masterplan, che ne prospetta lo sviluppo per i prossimi anni. Il piano è condizione necessaria per il rinnovo della concessione dello scalo. I contenuti della bozza del masterplan sasanno illustrati dall’assessore provinciale Thomas Widmann, che risponderà anche online alle domande dei cittadini inviate via mail entro le 17 di oggi. «Il masterplan - ricordo Widmann - non è un’invenzione della giunta bensì la condizione necessaria affinché l’Enac possa affidare la concessione dell’esercizio nel lungo periodo all’Abd. Attualmente stiamo lavorando con concessioni rilasciate di anno in anno e l’ultima scadenza utile prevista dal Codice della navigazione per ottenere una concessione pluriennale è quella del prossimo 31 marzo. Se non presentiamo questo masterplan, l’Enac bandisce con gara europea la gestione dell’aeroporto, e gli esiti non sono prevedibili. Se la Provincia lascia la gestione dello scalo, ciò non significa che l’impianto verrà chiuso: al contrario, andrà in altre mani e noi non avremmo più possibilità di controllo». Le misure più importanti contenute nel documento sono l’adeguamento della pista e delle superfici di sicurezza, l’ampliamento dell’area di sosta dei velivoli. «L’obiettivo dei prossimi anni è completare l’attuale offerta con tre nuove destinazioni internazionali a prezzi il più possibile convenienti», chiude Widmann.
 Chi vuole inviare domande può farlo con una mail all’indirizzo thomas.widmann@provincia.bz.it entro le 17 di oggi. A tutti sarà data risposta entro la mattinata di venerdì. Le risposte saranno accessibili in internet.
Alto Adige 24-3-11
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categoria:provincia di bolzano, aereoporto san giacomo

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