mercoledì 18 gennaio 2012

innovazione 1


domenica, 27 novembre 2011



In centro a Laives wi-fi gratuito

 LAIVES. In anticipo di qualche giorno rispetto a quanto aveva promesso l’assessore Sara Endrizzi, nell’area accanto al municipio adesso è possibile collegarsi ad internet gratuitamente grazie al wi-fi. L’assessore Endrizzi l’aveva garantito per l’apertura del mercatino, il 3 dicembre. Ora chiunque disponga di un computer attrezzato, potrà navigare grazie al “campo“ esistente nella zona attorno al municipio.
Alto Adige 27-11-11
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categoria:innovazione
venerdì, 25 novembre 2011



Ora l’anziano si controlla a distanza

BOLZANO. Bolzano è sempre più anziana e deve cercare l’aiuto della tecnologia per non strozzare i budget sociali nelle spese di assistenza. Il Comune ora lancia la casa domotica: sensori Ibm installati negli appartamenti per vigilare sugli anziani e il loro stato di salute.
 Oggi un bolzanino su cinque è over 65 e tra dieci anni ogni 100 giovani o adulti si registreranno 169 senior. Considerando che già ora il Comune spende 2,3 milioni di euro per l’assistenza domiciliare, si è resa necessaria la ricerca di metodi alternativi individuati nella tecnologia del progetto “Abitare sicuri”. Attraverso una sinergia con la Ibm, il piano prevede l’installazione di sensori nelle abitazioni degli anziani che permettano di registrare e rilevare dati di varia natura. Prevenire perdite di gas, acqua o fumo, ma anche registrare tassi di umidità, fumo e monossido di carbonio, permette di ricostruire, attraverso smart phone e computer, quadri generali dettagliati su bisogni e abitudini delle singole persone semplificando anche eventuali interventi in ambito sanitario. Posto che le ore erogate per cura, igiene e aiuto domestico non possono essere sostituite dall’high tech, ecco che la voce su cui potrebbero insistere i risparmi del progetto è quella dell’attività socio-geriatrica. «Complessivamente - spiega l’assessore alla politiche sociali Mauro Randi - spendiamo per questo capitolo 368.640 euro che diventeranno 380.252 nel 2016. Virando sulla tecnologia e chiedendo un canone di 20 euro mensili dovremmo far fronte a un esborso iniziale di 241.000 euro, ma di soli 18.600 euro di gestione annuale. In sostanza nel 2012 risparmieremmo “solo” 91.540 euro, ma da lì in poi ogni anno potremmo accantonare 320.000 euro in più per altre attività di Assb». Il risparmio, insomma, è di quelli consistenti dato che addirittura il 58,4% delle problematiche degli anziani a Bolzano sono proprio di natura assistenziale, a fronte del 14,3% di problemi di salute e 11% di non autosufficienza. Collateralmente la speranza «è di consentire agli anziani di vivere più a lungo nella propria abitazione favorendone il benessere. Dobbiamo anche considerare, al di là degli scontati auspici di buona salute, che ogni ricovero nel reparto di geriatria ha una durata di 9,2 giorni per un costo unitario di circa 4.600 euro». L’indotto di “Abitare sicuri”, insomma, sembra garantito. (a.c.)
Alto Adige 25-11-11
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lunedì, 21 novembre 2011



Tutti i rischi di internet spiegati dalla polizia: non fidatevi dei contatti

BOLZANO. Nella sessione mattutina del convegno organizzato di recente da Cedocs presso l’Eurac sull’utilizzo corretto di internet è intervenuto in apertura il sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli, che ha salutato i molti presenti richiamando l’attenzione di tutti sull’importanza di usare con i giusti modi le grandi potenzialità che caratterizzano internet, uno strumento molto positivo, ma che va utilizzato con gli occhi bene aperti.
 Dopo il saluto del sindaco, è stata poi la volta dei rappresentanti della sezione bolzanina della polizia delle comunicazioni, con in primo luogo l’ispettore capo Ivo Plotheger ad illustrare in maniera precisa e dettagliata gli aspetti più delicati legati all’utilizzo di internet.
Parlando soprattutto ai giovani presenti, gli esponenti del corpo di polizia hanno sottolineato come su internet non si debba dare sempre per scontato quello che appare. Bisogna essere consapevoli del fatto che, di fondo, la gratuità dei servizi presenti in internet (i social network, le possibilità di scaricare musica, film, giochi) non deve illudere che non si entri a far parte di un “gioco” dove vi sono aspettative di guadagno economico da parte di chi mette a disposizione i servizi. Inoltre, hanno chiarito i rappresentati della polizia delle comunicazioni, si deve essere consapevoli che vi sono tutta una serie di azioni illegali in cui si può incorrere utilizzando impropriamente internet, che espongono al rischio di multe ed a conseguenze di tipo penale: dalle violazioni della privacy con la pubblicazione di immagini e dati di altre persone senza il loro consenso, all’utilizzo di filmati, di brani musicali e di giochi scaricati ed utilizzati senza pagare il diritto d’autore.
Il consiglio più semplice che è stato dato a chi utilizza internet è quello di non inserire in rete i propri dati e riferimenti personali, per evitare che possano avvenire contatti spiacevoli, nonché di non fidarsi di contatti presi via internet.
Alto Adige 21-11-11
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sabato, 12 novembre 2011



BUROCRAZIA ONLINE Meno carte per il catasto

«Da oggi - spiega l’assessore Hans Berger - tutti i cittadini in possesso di una Carta dei servizi attivata, del lettore e del codice Pin, possono richiedere gratuitamente la visura catastale degli immobili di proprietà direttamente e gratuitamente dal computer di casa, senza doversi recare presso gli uffici competenti: in questo modo si può risparmiare tempo e denaro». Sino ad oggi, le visure catastali potevano essere richieste al costo di 2 euro a carico del cittadino presso gli uffici della Ripartizione libro fondiario e catasto, nei singoli comuni oppure su internet tramite il sistema Openkat, che ha una media di 65 mila accessi al mese.
Alto Adige 12-11-11
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domenica, 30 ottobre 2011



Il bolzanino che sta cambiando Internet

MARCO RIZZA
BOLZANO. Quanto è intelligente Internet? Non moltissimo, se si prende come esempio un motore di ricerca. Provate a inserire le parole «Bolzano», o «testi di Bob Dylan», o «gol di Pippo Inzaghi» e vi compariranno migliaia di pagine nelle quali compaiono in un modo o nell’altro questi argomenti. Ma se provate a inserire una combinazione di parole che abbiano un senso compiuto più complesso, resterete a bocca asciutta. Se inserite «la migliore località sciistica dell’Alto Adige», per dire, non avrete link a qualche paese dell’Alta Badia o della Gardena in base a un giudizio di valore, ma un elenco di pagine in cui quelle parole compaiono in un qualche ordine. Così se inserite «si muove come una libellula» non uscirà un link a Carla Fracci o altre étoile ma decine di pagine in cui compaiono in un qualche ordine «si», «muove», «libellula», ecc. Ecco: nel prossimo futuro potrebbe succedere che Internet risponda anche a queste domande, diventando (o sembrando) più intelligente. Il merito sarà anche di un linguista e ricercatore bolzanino, Marco Baroni, che dopo avere iniziato la carriera accademica a Los Angeles lavora ora al Cimec, il Centro interdipartimentale Mente/Cervello dell’Università di Trento a Rovereto. Baroni - che nei mesi scorsi ha vinto una borsa di studio di Google per una ricerca sul miglioramento dell’efficacia dei motori di ricerca - ha proposto infatti un progetto di ricerca per permettere ai motori di ricerca di «comprendere» anche il significato di intere frasi: e questo progetto quinquennale ha ricevuto ora un contributo di 1,12 milioni di euro dall’Ue nel programma «Erc Starting Grant». Ma di formazione Baroni è linguista, e non informatico: «Infatti non mi metto a fare concorrenza a Facebook...», scherza.
 Quindi da cosa nasce questo progetto?
 
Sia questo che quello su incarico di Google rientrano nel mio interesse più generale, che è quello di usare le simulazioni computazionali, cioè i computer, per capire meglio come funziona il nostro cervello, e in particolare il linguaggio. Stiamo lavorando sulla semantica nei motori di ricerca: nel progetto per Google si tratta di arricchire le informazioni di un motore di ricerca con l’estrazione automatica di immagini riferite alla parola che si cerca; qui invece l’enfasi è messa sulla combinazione di parole.
 Per esempio?
 
Per esempio se si mette «la migliore località sciistica dell’Alto Adige» ci interessa che emerga un giudizio di valore, ma la difficoltà non è solo qui perché in effetti si sta già lavorando molto sul «sentiment detection», ovvero su sistemi che riconoscono automaticamente giudizi di valore positivi e negativi sulla parola che si cerca. Ma nel nostro caso la difficoltà è anche abbinare quel giudizio a una località, che stia in Alto Adige e che abbia a che fare con lo sci. Allo stesso modo, se inseriamo «semaforo rosso» e «Armata rossa» oggi un motore di ricerca non capisce che si tratta di due rossi diversi, e che quello del semaforo in realtà è solo convenzionale per dirti di fermarti a un incrocio...
 Il finanziamento arriverà direttamente a lei?
 
Il progetto è a nome mio ma è stato elaborato insieme ad altri colleghi, tra i quali Raffaella Bernardi (che ha lavorato alla Lub) e Roberto Zamparelli. Il contributo è legato a me ma viene gestito attraverso l’università. A me non ne viene un euro in più: con quei fondi potremo assumere a Rovereto alcuni ricercatori - immagino 4 dottorandi e 3 o 4 post-doc - per lavorare al progetto. I soldi non sono pochi proprio perché con questo programma l’Ue cerca di rendere la ricerca europea competitiva con quella statunitense, e per farlo c’è bisogno di attirare ricercatori da ogni parte del mondo.
 A proposito di ricerca statunitense: lei ha lavorato a Los Angeles per anni, e lì ha incontrato anche sua moglie. Perché è tornato a Bolzano? Rientro di cervelli?
 
In realtà è stata una scelta contingente, ho vinto un concorso di ricercatore di ruolo a Bologna e ho scelto di tornare indietro. Mia moglie, che studiava linguistica applicata mentre io linguistica teorica, ora insegna lingua giapponese all’università di Bologna. Quando ho avuto l’occasione di trasferirmi al Cimec di Rovereto, che è un posto fantastico in cui lavorare per un linguista computazionale interessato al cervello, ci siamo trasferiti a Bolzano.
 Che rapporto ha con Bolzano?
 
D’amore e odio, come credo tutti nei confronti della propria città natale. Si vive bene, la natura è splendida, ho tanti amici e la famiglia. D’altra parte è un po’ isolata e si prende troppo sul serio con la questione dei gruppi etnici. Se giri un po’ il mondo ti accorgi che essere italiano, tedesco o ladino conta pochissimo, nel contesto generale che ci circonda...
 Sua madre è stata una delle più conosciute (e temute...) professoresse di filosofia di Bolzano. Suo padre è una figura quasi mitica per chi si interessa di letteratura italiana, ed è famoso tra l’altro perché può recitare per ore e commentare la Divina Commedia a memoria. Lei è cresciuto odiando o amando Dante?
 
(ride) Ho avuto la fortuna di avere un padre divertente e quindi con la Commedia ho un rapporto salutare, non la odio e non la conosco a memoria. Di sicuro non ho la memoria di mio papà... I miei sono stati molto bravi a non farmi pressioni sulla scelta dell’università. Ho studiato Lettere per inclinazione personale, e presto mi sono appassionato alla linguistica.
 Appunto: lei è un linguista ma i suoi ultimi progetti importanti riguardano motori di ricerca. È un «computer addicted», un dipendente da computer?
 
No! Non sono su Facebook, non ho ancora ben capito come funziona Twitter e non conosco l’ultimo sistema operativo Apple... Sono sempre attaccato al computer perché sono «workaholic», dipendente da lavoro. Se c’è una cosa che mi colpisce è che non stacchiamo mai, ovunque ci troviamo. Ma devo anche dire che come ricercatore faccio parte di quel milionesimo di umanità che fa per mestiere quello che sarebbe il suo hobby, quindi non posso lamentarmi.Alto Adige 30-10-11
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martedì, 18 ottobre 2011



Banda larga in tutti i Comuni

BOLZANO. Entro la fine del 2013 la banda larga tramite fibra ottica arriverà in tutti i comuni dell’Alto Adige. Il programma varato dalla giunta provinciale prevede la realizzazione di opere per un totale di 855 km. «450 km. li abbiamo già completati - ha spiegato Durnwalder - altri 280 sono già in fase di costruzione. Dei 50 milioni a disposizione per il completamento della rete telematica provinciale, opera considerata prioritaria per lo sviluppo e la competitività del territorio altoatesino, ne restano da spendere ancora una ventina». Critiche all’operazione arrivano però dall’Unione commercio: «Va rivisto il modello di finanziamento - dice il direttore Dieter Steger -. Ai Comuni tocca la realizzazione dell’ultimo miglio fino all’utente finale in famiglia o in azienda; alla Provincia, invece, spetta solo la posa del collegamento fino ad un preciso punto di snodo sul territorio comunale. Per i Comuni sono spese eccessive».

Alto Adige 18-10-11
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categoria:innovazione
domenica, 16 ottobre 2011



La fibra ottica contro lo spopolamento della periferia

BOLZANO. L’Ire, istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano, ha identificato 13 Comuni altoatesini, per un totale di 13 mila abitanti, minacciati dall’abbandono. Si tratta - si legge in una nota dell’Unione commercio turismo servizi dell’Alto Adige - di Comuni periferici strutturalmente deboli. «L’evoluzione della popolazione nelle nostre località - ha spiegato anche il direttore dell’Unione Dieter Steger - va di pari passo con lo sviluppo economico. Per questo motivo sono da incentivare tutte quelle misure che rafforzino i piccoli circuiti economici locali e creino posti di lavoro, incrementando di conseguenza la qualità della vita». Tra le iniziative da realizzare, l’Unione non include unicamente lo sviluppo del commercio di vicinato nei Comuni periferici, ma anche e soprattutto l’allacciamento di ogni abitazione ed azienda alla rete di fibra ottica. «Ciò che negli anni Sessanta e Settanta è stato fatto con la realizzazione dei collegamenti stradali sino ad ogni singolo paesino - ricorda Steger - va fatto oggi con le autostrade dei dati che garantiscano connessioni veloci e sicure alla banda larga al fine di contrastare lo spopolamento delle zone montane». «Il positivo sviluppo economico, l’attrattività e la competività di una località - sottolinea Philipp Moser, portavoce del gruppo IT nell’Unione - dipendono in grande misura da un efficiente collegamento a banda larga con la rete di fibra ottica». E solo in questa maniera sarà possibile affrontare e vincere anche sul lungo termine le sfide della comunicazione veloce oggi necessaria al mondo del lavoro. I collegamenti di rame e i sistemi radio non hanno la necessaria capacità di reggere al futuro. La connessione a fibra ottica, inoltre, non rappresenta solo un potenziamento delle prestazioni, ma anche il più sicuro tra i collegamenti a banda larga. L’Unione invita pertanto la politica a sostenere le aziende familiari e le famiglie in quest’ambito, realizzando le premesse necessarie al collegamento.
Alto Adige 16-10-11
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categoria:innovazione
venerdì, 23 settembre 2011



«I neutrini sono più veloci della luce»

 ROMA. Il Cern di Ginevra ha inflitto un duro colpo ad uno degli assiomi della relatività di Albert Einstein, secondo il quale nell’universo niente può superare il limite della velocità della luce. Un team di ricercatori guidato dall’italiano Antonio Ereditato ha registrato che i neutrini, le particelle più piccole e così sfuggenti da attraversare qualsiasi solido, hanno superato i 300.000 chilometri al secondo (velocità della luce). Ereditato, che lavora al centro di fisica del Cern, ha raccontato che, nel corso di tre anni di misurazioni, è stato verificato che i neutrini si muovono 60 nanosecondi (tempo infinetesimale) oltre la velocità della luce sulla distanza di 730 chilometri tra Ginevra, sede del Cern, e il Gran Sasso (in Abruzzo), sede del laboratorio dell’Istituto di Fisica Nazionale. «Siamo piuttosto ceri dei nostri risultati ma abbiamo bisogno che altri colleghi li confermino», ha detto Ereditato. Dalla comunità scientifica non è ancora arrivata la conferma ufficiale, attesa probabilmente oggi. Se confermato, il risultato rivoluzionerebbe l’attuale concezione dell’universo romendpo uno dei capisaldi della fisica contemporanea: l’impossibilità di superare la velocità della luce.
Alto Adige 23-9-11
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categoria:innovazione
martedì, 06 settembre 2011



L’Alto Adige scommette sulle auto elettriche

BOLZANO. «La Klimamobility, che si svolgerà a Bolzano dal 22 al 24 settembre, rappresenta una grande opportunità per l’Alto Adige e ci consentirà di assumere un ruolo di leader nel campo della mobilità alternativa». Lo afferma l’assessore alla mobilità Thomas Widmann in merito alla prima edizione della fiera della mobilità sostenibile “Klimamobility” che accompagnerà la già consolidata “Klimaenergy”. Widmann e il suo collega di giunta Michl Laimer ieri hanno accompagnato la partenza della e-tour, che vedrà una staffetta di macchine elettriche raggiungere numerosi comuni virtuosi del Nord Est. Un’occasione per scambiare informazioni ed esperienze nell’ambito della mobilità sostenibile. «Nel trasporto pubblico locale - prosegue Widmann - abbiamo raggiunto un livello qualitativo elevato non solo in rapporto ad altre realtà italiane ma anche a livello europeo. Ora la scommessa è quella di fare della nostra provincia un centro di competenze per quel che riguarda la mobilità elettrica e le tecnologie di propulsione alternativa». A dare il buon esempio ci pensa la Fiera, che metterà a disposizione dei suopi dipendenti una flotta di auto e bici elettriche per spostarsi.
Alto Adige 6-9-11
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categoria:innovazione, antiinquinamento
martedì, 30 agosto 2011



al posto della lavagna arriva il computer

Alan Conti


BOLZANO. Il tablet come quaderno, il computer come lavagna e la tecnologia come strumento principe della didattica. La scuola del futuro per Paolo Ferri, docente di teoria e tecnica dei nuovi media presso la facoltà di scienze della formazione alla Bicocca di Milano, ha già più di un piede nella realtà contemporanea e l’Alto Adige ne rappresenta un’isola di progettazione particolarmente vivace. Non è un caso, quindi, se il professore farà rotta a Bolzano lunedì 5 settembre per incontrarsi con gli insegnanti della scuola media “Fermi” la mattina e con il pubblico di interessati alle 18.30 presso la sala del nuovo centro civico di Oltrisarco in via Claudia Augusta. La sperimentazione con i tablet in classe dell’istituto di via Castel Flavon e la presentazione del libro di Ferri “Nativi Digitali” organizzato dalla biblioteca civica, sono la base su cui innescare il viaggio nel gap tecnologico che separa le generazioni e che la scuola è chiamata a colmare.
 Web, social network, tablet e smartphone sono ormai protagonisti della vita comune ma spesso incontrano nei cancelli delle scuole delle porte d’Ercole. E’ possibile introdurre le nuove tecnologie nella didattica?
 ‹‹Non solo è possibile, ma addirittura auspicabile perché i nostri ragazzi e bambini sono costantemente abituati al fare multimediale o tecnologico. Evidente, quindi, che siano particolarmente propensi ad acquisire nozioni in modo attivo, il che mal si sposa con l’impostazione passiva che ha la nostra scuola. Non solo, i numeri dicono che la didattica attiva garantisce un 85-90% di apprendimento››.
 La rivoluzione, però, sarebbe copernicana e in quanto tale affatto facile.
 ‹‹Nessuno pensa che si tratti di un cambiamento semplice. Sono tre, infatti, i presupposti da cui partire. Il primo, di carattere infrastrutturale, prevede la disponibilità di banda larga e strumentazione in tutte le scuole, poi è necessario un cambiamento della didattica da trasmissiva ad attiva e, infine, serve una modifica totale dell’approccio alla classe e persino la conformazione dell’aula. Avrebbe poco senso, infatti, la disposizione a banchi di fronte alla cattedra, mentre sarebbe molto più performante un’organizzazione a isole di lavoro››.
 Molti insegnanti, però, alzano il sopracciglio poco convinti.
 ‹‹L’età media della nostra classe insegnante, sempre molto valida seppur vituperata, è di 54 anni. Logico, dunque, che si incontrino delle resistenze verso un qualcosa che si conosce poco o che si avverte come estraneo e in qualche misura penalizzante rispetto al gruppo classe. L’unica strada per modificare le cose è quella della formazione incentivata che preveda dei vantaggi economici e crei interesse attorno alle novità tecnologiche. Governo e sindacati, però, non hanno molta voglia di imboccare con decisione questa strada, anche se va detto che 5-600.000 insegnanti su 900.000 in Italia hanno seguito degli aggiornamenti informatici››.
 Le università potrebbero giocare un ruolo importante nella formazione degli insegnanti del futuro?
 ‹‹Certamente, ma a parte rare eccezioni come la Bicocca o la Lub difficilmente vengono predisposti corsi sul tema. Non solo, i rettori e i vertici accademici conducono spesso battaglie appassionate contro le innovazioni tecnologiche viste come mine del sistema. Altri paesi come l’Inghilterra, invece, stanno ottenendo dei buoni risultati abbracciando queste novità››.
 In Alto Adige, però, la tecnologia a scuola sembra accendere curiosità.
 ‹‹Senza dubbio siete un territorio molto più europeo rispetto ad altre zone d’Italia e questo si riflette anche nella volontà di sperimentare o semplicemente approfondire le nuove didattiche e le tecnologie››.
 Come sono, invece, le reazioni dei genitori ai tablet in classe?
 ‹‹Generalmente molto meno diffidenti di quelle degli insegnanti. Con un figlio già si subisce la rivoluzione tecnologica in qualche misura, mentre nella visione utilitaristica della scuola vige la convinzione che la dimestichezza con il computer aiuti a inserirsi meglio in futuro nel mondo del lavoro. La scuola, paradossalmente, dovrebbe porsi come intermediario e frenare le posizioni troppo radicali sotto questo aspetto, ma ancora non ha la capacità di farlo››.
Alto Adige 30-8-11
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categoria:innovazione
domenica, 07 agosto 2011



Navigare gratis su internet successo per il progetto «Wifree»

BOLZANO. Navigare gratis su internet, da una piazza o da un parco pubblico, grazie alla possibilità di accedere ad una rete senza fili. Per quattro comuni altoatesini è già realtà grazie al progetto pilota “Wifree”, che in due mesi ha fatto registrare 7mila connessioni e 1.300 utenti. I dati sono stati presentati ieri dall’assessore Florian Mussner: “La banda larga è una delle priorità della giunta e siamo già sulla buona strada per arrivare a garantire, entro il 2013, un collegamento con la rete a fibra ottica a tutti i comuni. Credo però che anche la possibilità di accedere gratuitamente a internet da un luogo pubblico possa aiutare a garantire risultati migliori per quanto riguarda la raggiungibilità digitale della popolazione”. Il progetto pilota “Wifree”, realizzato grazie alla collaborazione con Brennercom, Limitis, Run e Raiffeisen Online, ha riguardato quattro località altoatesine: si tratta di Sarentino, Terlano, Silandro e Dobbiaco. (da.pa)
Alto Adige 6-8-11
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categoria:innovazione
domenica, 07 agosto 2011



Fibra ottica in tutta la provincia entro il 2013

BOLZANO. Ammonta a circa 30 milioni di euro la somma che in questa legislatura la giunta provinciale ha deciso di investire nella diffusione della fibra ottica.
 «Offrire collegamenti veloci ad imprese e famiglie - ha sottolineato l’assessore Florian Mussner nel corso del bilancio di metà legislatura - è una delle priorità per i prossimi anni perché consente di mantenere la competitività del territorio. La banda larga, grazie anche ai collegamenti via radio, è ormai già una realtà per la quasi totalità della popolazione altoatesina. La soluzione definitiva e ottimale, però, per quanto riguarda qualità, velocità e affidabilità nella trasmissione dei dati, si chiama fibra ottica. Il nostro obiettivo è quello di portare la rete in fibra ottica in tutti i comuni altoatesini entro la fine del 2013 - ha annunciato Mussner - e il programma dei lavori sta procedendo a pieno ritmo in tutte le vallate. Avere accesso a collegamenti internet veloci, affidabili e sicuri è ormai diventato un bisogno primario per imprese e famiglie perché garantisce le condizioni di base per mantenere inalterata la competitività di un territorio. Per questo motivo la diffusione della fibra ottica è uno dei progetti prioritari della giunta».
Alto Adige 5-8-11
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martedì, 02 agosto 2011



La bolzanina e-move sviluppa il distributore per veicoli elettrici

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. Arriva da Bolzano l’invenzione che potrebbe dare l’accelerata decisiva alla diffusione della mobilità elettrica. Nata da un’idea di Valentin Runggaldier, sviluppata con l’aiuto della Leitner Solar di Brunico e della Inox Stahlbau di San Candido, si tratta del primo distributore di energia che sfrutta il fotovoltaico. Dall’idea di Runggaldier nel 2008 è nata un’azienda, la e-move, che ha sede in via Negrelli e ha già installato due delle sue stazioni di ricarica in Fiera a Bolzano e a Lana. A ottobre ne seguiranno altre due, dedicate alle bici elettriche, che saranno posizionate nei pressi della stazione ferroviaria e in via Galilei, nel parcheggio della centrale dei vigili urbani. «L’idea - spiega Runngaldier, amministratore delegato dell’azienda di cui è socio alla pari assieme agli altri due partner industriali - è molto semplice. Un mezzo elettrico per avere davvero un basso impatto ambientale deve sfruttare energia da fonti rinnovabili. Così abbiamo pensato al sole».
La “e-move charging station” è una struttura in acciaio che alla lontana ricorda le barriere anti-rumore che si vedono in autostrada o lungo la ferrovia. La particolarità sta nel rivestimento del “tetto”, fatto di pannelli fotovoltaici. «Questi pannelli - prosegue Runggaldier - possono produrre fino a 2.800 kwh all’anno. La stazione di ricarica può essere utilizzata da tutti i mezzi elettrici: auto, scooter e biciclette». Non servirà il caricabatterie, ma basterà uno speciale cavo.
Resta però un problema, quello del tempo necessario per la ricarica. «In realtà - replica Runggaldier - la stazione di ricarica non serve per fare il pieno. In attesa di sistemi di ricarica più veloci, bastano anche una o due ore, il tempo necessario per evitare di restare senza energia e riuscire a tornare a casa o in ufficio. Pensiamo a un impiegato o a un cittadino che va a fare la spesa e nel frattempo lascia il suo mezzo elettrico al “green point”. Quando ha finito in ufficio o esce dal supermercato, trova la batteria nuovamente carica». I clienti tipo sono le amministrazioni pubbliche, ma anche grandi aziende oppure condomini. «Tra il risparmio energetico e il ritorno in termini pubblicitari sfruttando le superfici delle pareti della stazione di ricarica - assicura Runggaldier - in quattro-cinque anni il costo della stazione viene ammortizzato».
Una produzione tutta altoatesina (la costruzione avviene a San Candido, presso la Inox Stahlbau), già brevettata e pronta ad essere esportata anche in altre realtà con Parma, Udine e Torino tra le prime ad essersi interessate a quella che resta l’unica stazione di rifornimento in Italia che sfrutta l’energia solare. «Peccato - chiude Runggaldier - che i politici provinciali non credano abbastanza in questa tecnologia. Se in Alto Adige disponessimo di un’adeguata rete di rifornimento anche per i veicoli elettrici, questo tipo di mobilità si svilupperebbe in poco tempo e potrebbe essere sfruttata maggiormente non solo dai turisti ma anche dagli altoatesini».
Alto Adige 2-8-11
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categoria:innovazione
domenica, 31 luglio 2011



 «Fibra ottica per il web lavori a pieno ritmo in Alto Adige»

BOLZANO. Fornire a imprese e famiglie un collegamento internet ad alta velocità è una delle priorità della giunta provinciale, che si è posta l’obiettivo di portare la fibra ottica su tutto il territorio entro il 2013.
 «Si tratta di un grande salto di qualità dal punto di vista tecnologico - spiega l’assessore Florian Mussner - rispetto all’attuale servizio di banda larga che vogliamo installare subito».
 La banda larga è già una realtà per la stragrande maggioranza delle famiglie e delle imprese altoatesine: parte delle connessioni, però, sono garantite da collegamenti via radio che hanno lo svantaggio di non garantire la massima affidabilità possibile. «Per questo motivo - prosegue Mussner - abbiamo deciso di puntare sulla fibra ottica, ponendoci il 2013 come traguardo finale per la cablatura di tutto il territorio. Le connessioni tramite fibra ottica rappresentano la miglior soluzione possibile dal punto di vista della qualità, della velocità e della sicurezza». Il rovescio della medaglia sono i costi piuttosto elevati, visto che prima di posare i cavi è necessario effettuare delle importanti operazioni di scavo e di posa delle tubazioni.
Alto Adige 30-7-11
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giovedì, 21 luglio 2011



L’Alto Adige scommette sull’e-mobility

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. L’apripista è stata la Frisbee. Ma la bici elettrica creata nel 1999 dal bolzanino Fabrizio de Concini oggi non è più sola. Sulle strade altoatesine si moltiplicano i veicoli elettrici e l’e-mobility sta diventando un business per molte aziende locali.
 Non saranno diecimila come i ciclisti che dieci giorni fa hanno partecipato alla Maratona dles Dolomites, ma i veicoli elettrici che il 17 e 18 settembre sfideranno i passi dolomitici in occasione di Ecodolomites, la piattaforma per il trasferimento di know-how tecnologico nel settore dell’“e-mobility” (la mobilità elettrica) saranno comunque diverse decine.
 Spiega Daniel Campisi, ideatore dell’iniziativa e titolare della Letsmove di Gargazzone assieme al socio e Maximilian Costa: «Bici, scooter, automobili, bus e i “segway”: i mezzi elettrici sono sempre più diffusi. In Alto Adige mancano le centraline per ricaricare i mezzi, ma aziende, istituzioni pubbliche e alberghi stanno iniziando comunque a puntare su questi veicoli, sia per l’immagine positiva legata al minore inquinamento, sia per il risparmio». Risparmio che non è iniziale («un’auto elettrica costa tre volte quanto un’auto normale», ammette Campisi), ma si ottiene nel tempo: «Non si paga il bollo e bastano 1,5 euro per percorrere 100 chilometri». Peccato che poi la batteria sia esaurita o quasi: «Però - dice Campisi - è anche vero che la maggior parte dei tragitti è di pochi chilometri, in particolare se ci si sposta all’interno di un contesto cittadino».
 Vero, ed è per questo che sempre più aziende stanno scommettendo su questo tipo di veicoli, sfruttando anche una promozione turistica che sta puntando in maniera sempre più decisa sull’ecosostenibilità dell’Alto Adige.
 Non solo Frisbee e Letsmove, ma anche la Autotest, che in Alto Adige ha lanciato la “Think”, la prima auto elettrica prodotta in serie. La Electro Clara di San Vigilio di Marebbe ha invece portato in provincia le macchine elettriche prodotte dalla svizzera Alpina e ha già testato con successo anche un autobus elettrico.
 Al business partecipa ovviamente anche la Sel. «Così come siamo stati tra i promotori di CasaClima - ha spiegato il vicepresidente della holding provinciale dell’energia Giorgio Carnielli - vorremmo esserlo anche per questa forma di mobilità sostenibile». Il progetto iniziale è quello di installare delle colonnine per ricaricare le bici elettriche lungo la pista ciclabile della Venosta. Se funzionerà, il passo successivo sarà quello di estendere il progetto dalle bici alle auto e dalla Venosta a tutto il territorio provinciale.
 «Sarebbe davvero necessario - afferma Campisi - perché ciò che davvero ci manca sono le colonnine per ricaricare i mezzi. Inizialmente basterebbe puntare su luoghi molto frequentati come ospedali, centri commerciali o municipi. In altri Paesi funziona benissimo».
Alto Adige 21-7-11
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categoria:innovazione, antiinquinamento
sabato, 16 luglio 2011



Sulla questione del wi-fi il Comune si è mosso con la massima prudenza

Mercoledì l’Alto Adige riportatva un intervento critico di Pietro Frigato sul rischio wi-fi. Come assessore tengo a precisare alcune cose.
Nei limiti delle competenze normative, l’Assessorato all’Ambiente della città ha avviato una serie di azioni finalizzate alla minimizzazione delle emissioni, avvalendosi per questo della collaborazione dell’APPA e di altri settori dell’Amministrazione comunale.
Si è infatti hanno optato per il principio di massima prudenza, cioè il più basso valore elettromagnetico possibile che sia compatibile con la salute umana, ma anche con il normale funzionamento delle infrastrutture e che eviti problemi di tipo sociale, ambientale ed economici.
Il progressivo aumento della domanda di copertura di rete per i servizi collegati alla telefonia mobile ha imposto al Comune di Bolzano una serie di azioni concrete.
1) Innanzitutto, in collaborazione con l’APPA (l’Agenzia provinciale per l’ambiente), l’ormai inevitabile concessione di autorizzazioni per la collocazione di nuove stazioni avviene stabilmente mediante una trattativa con i gestori finalizzata alla minimizzazione delle emissioni. Periodiche misurazioni effettuate sul campo e la mappatura pubblicata sul sito del comune dimostrano l’effettiva riuscita di questa attività di contenimento.
2) Il Regolamento Edilizio ospita inoltre una disciplina della localizzazione delle infrastrutture di telecomunicazione volta a condizionare la presenza di antenne aggiuntive in funzione di una distribuzione minima sul territorio di campi elettromagnetici atta ad evitare situazioni di picco e nel rispetto di siti sensibili quali asili, scuole, ospedali, case di cura, parchi gioco.
3) Con la stessa logica e dopo severi test effettuati in luoghi esposti e con il massimo della potenza dell’impianto, il Comune ha dato il via a progetti di copertura WiFi in particolari luoghi quali piazza Walther, piazza Stazione, i centri civici, le biblioteche avendo i rilevamenti dati esiti notevolmente al di sotto dei limiti di legge (valori inferiori a 0,8 W/m, spesso intorno a 0,1, a fronte di un limite stabilito per legge di 6 W/m).
4) Sul fronte della sensibilizzazione, pur tempestati dalla massiccia presenza mediatica degli operatori della telefonia, dal prossimo anno scolastico saranno messi in campo specifici progetti sul fronte dei consumi per aumentare la consapevolezza dei giovani sul corretto uso del cellulare.
Pur muovendoci in un quadro caratterizzato da precise libertà di azione concesse ai gestori dalla normativa nazionale e giuridicamente non comprimibili a livello locale, nel nostro territorio riteniamo di avere raggiunto una serie di garanzie per la sicurezza delle cittadine e dei cittadini che ci pongono in una situazione invidiabile a livello nazionale e con l’ambizione di partecipare al processo senza doverlo subire passivamente”.
Patrizia Trincanato Assessora all’Ambiente Città di Bolzano
Alto Adige 16-7-11
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giovedì, 14 luglio 2011



Vogliamo il Wi-Fi ovunque? Il parlamento europeo mette in guardia dai rischi

PIETRO FRIGATO
Si sono moltiplicati in provincia gli appuntamenti e le occasioni nelle quali si auspica la diffusione di tecnologie wireless e in particolare di spazi Wi-Fi gratuiti. Ci si interroga preoccupati: Trento supera Bolzano nel WiFi? Non mancano certo gli argomenti per asserire che un accesso facilitato all’Internet abbia molteplici ripercussioni positive per la collettività. Tuttavia non mancano le preoccupazioni associate al ricorso di massa a tecnologie wireless. Occorre chiarire che:
1) Per quel che riguarda i telefoni mobili, cellulari e cordless, è ragionevole sostenere che oggi il rischio di tumori alla testa risultanti dall’uso dei cellulari sia molto elevato. Lo studioso Lloyd Morgan ha stimato (per difetto) che “nel 2019 nei soli Stati Uniti ci saranno circa 380.000 tumori al cervello indotti dai cellulari”. Oltre ai costi sanitari (9 miliardi di dollari l’anno) lo scenario prevede la necessità di aumentare di sette volte il numero di neurochirurghi per far fronte all’accresciuto numero di interventi. Un’avvisaglia della sussistenza di rischi ci viene dai libretti di istruzioni forniti dagli stessi produttori dii Blackberry e Iphones dal 2010, in cui si invita a tenere il prodotto ad almeno 15 mm (Iphone4 della Apple), 2.5 cm (Blackberry 9000), 2.54 cm (Motorola W180) dal corpo.
2) Quanto ai sistemi di accesso alla rete WiFi, può richiamarsi una freschissima risoluzione del maggio 2011 adottata all’unanimità dal Comitato sull’ambiente, l’agricoltura e gli affari locali e regionali del Parlamento europeo. La Commissione sostiene che le esposizioni a radiazioni elettromagnetiche comportano rischi sanitari collettivi tali da richiamare i pericoli e i gravi ritardi registrati in passato coll’amianto e il tabacco o le difficoltà più recenti incontrate nella regolamentazione dei pesticidi, dei metalli pesanti o degli organismi geneticamente modificati. Invita per tanto gli stati membri dell’UE a “prendere tutte le misure che consentano di ridurre ragionevolmente l’esposizione ai campi elettromagnetici”, e a riconsiderare i limiti di esposizione vigenti. Il punto 6 della risoluzione, “concernente la protezione dei bambini” dai telefoni portatitili e dai sistemi WiFi, invita gli stati membri a a “vietare tutti i telefoni mobili, i telefoni DECT o i sistemi WiFi o WLAN nelle aule scolastiche e nelle scuole”.
Credo che sarebbe ora che si aprisse un dibattito pubblico su investimenti e tecnologie con potenziali effetti sanitari avversi su larga o larghissima scala. A partire dalla sensatezza di diffondere il Wi-Fi. Forse l’assessore verde del comune, Patrizia Trincanato, non avendo nulla da dire o proporre sul gravissimo fatto che Bolzano sia tra le 44 città più cancerogene d’Italia, potrebbe dedicarsi all’eliminazione del WiFi da scuole e luoghi pubblici. Provi magari a contattare l’associazione A.P.P.L.E. elettrosmog per vedere cosa fanno altri comuni. Oppure (si) tolga la voce ambiente dalle competenze che esercita. Non c’è.
Alto Adige 14-7-11
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mercoledì, 13 luglio 2011



Servono esperti di green economy e medici

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Green economy ovverosia CasaClima, solare, geotermia, biomassa; digitalizzazione, web design e informatica; terzo settore, ovvero medicina, geriatria, assistenza alla prima infanzia. Sono i settori professionali di tendenza, quelli che almeno in linea teorica dovrebbero assicurare un posto di lavoro agli studenti altoatesini appena licenziati dalle superiori e in procinto di entrare all’università o di frequentare corsi di specializzazione. Esperti di economia e formazione altoatesini spiegano: in futuro ci saranno sempre meno posti fissi nell’amministrazione pubblica, mentre in Alto Adige continueranno a tirare i mestieri collegati a turismo, agricoltura e artigianato. Nei primi due casi, però, sempre legati alla stagionalità e spesso al solo tempo determinato. Chi invece si diploma in materie tecniche specialistiche, in provincia continuerà a trovare lavoro. Subito. Anche se ora come ora la figura professionale più difficile da reperire per le aziende è l’ingegnere. In pochissimi scelgono infine la via imprenditoriale.
Orientarsi è difficile, anche perché pure a cercarli gli strumenti di valutazione sono pochi, frammentari, per loro natura incerti e tutt’altro che matematicamente infallibili. Insomma, bene prenderli in considerazione, ma guai a fidarsi ciecamente. Per spiegare occorre un esempio: secondo l’Asl unica nei prossimi tre anni servono 245 medici. Un’enormità. Probabilmente sarà così anche in futuro, ma nessuno può assicurare a chi si accinge a iscriversi all’università che fra dieci anni, quando avrà in tasca laurea e specialità, troverà un posto al San Maurizio. «In dieci anni, ma anche in cinque, può cambiare tutto», spiega Stefano Perini dell’Istituto ricerca economica della Camera di commercio. «Per il 2011 i dati non sono ancora disponibili, ma come tutti gli anni su commissione di Unioncamere nazionale abbiamo partecipato alla rilevazione sui mestieri più richiesti: chiediamo alle aziende quali fugure intendano assumere nei prossimi 12 mesi». Ovviamente è uno strumento utile per evindenziare i trend, ma non è da prendere per oro colato. «Nel breve sono dati significativi, ma fra anni, a università finita, non è detto che la situazione sia la medesima». Dall’indagine 2010 è emerso che a mancare sono in primis gli ingegneri, seguiti però non da chi si è laureato all’università, ma da chi possiede un diploma tecnico o professionale. In classifica spiccano: artigiani artistici per legno tessili e cuoio, montatori di prodotti industriali, specialisti della produzione alimentare, termotecnici, frigoristi, elettrotecnici e contabili. In provincia, spiega Perini, «si trova lavoro piuttosto facilmente nei settori tradizionali, legati a turismo, agricoltura, ambiente, artigianato». Ovviamente, per orientarsi anche da noi occorre considerare i macrotrend internazionali. «In particolare tutto ciò che è legato alla cosiddetta green economy, tipo CasaClima. L’Alto Adige poi è un faro a livello nazionale e le aziende del settore sono in espansione». Un settore di certo in crescita è il terzo: «Guardando i trend demografici, un fatto è certo: ci sarà sempre più bisogno di personale specializzato nella cura degli anziani, dei malati, ma anche dei bambini piccoli». Secondo le categorie economiche (Useb, Apa, Cna) attualmente in provincia c’è grande richiesta di operai specializzati come i saldatori. Vanno forte anche estetisti, parrucchieri, professioni legate al wellness, tipo massagiatrici e personal trainer. Insomma, tanto spazio per i tecnici, poco per i laureati? Risponde l’assessore all’università, Sabina Kasslatter Mur. «Siamo una terra con le sue tradizioni: turismo, ambiente, agricoltura, artigianato. Ciò non significa che non servano altre figure professionali, specie ingegneri, tecnici. Anche se studiano da noi, però, non è detto che poi riescano a trovare lavoro in patria. Stiamo spingendo tanto su ricerca e innovazione, ma rimaniamo pur sempre il piccolo Alto Adige». L’assessore conclude con un consiglio: «Non guardate troppo alle richieste dell’economia, legate al breve periodo. Al lavoro si dedica metà della vita, è importante fare qualcosa che piaccia, che dia soddisfazione. Non si deve guardare solo al guadagno. Chi è indeciso ci pensi bene».
Alto Adige 13-7-11
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martedì, 12 luglio 2011



Altoatesini sul web: più 17% in cinque anni

BOLZANO. Sempre più internet per gli altoatesini, anche se siamo in ritardo rispetto al Trentino per quanto riguarda le «autostrade telematiche», ovvero la banda larga, che nella vicina provincia è ovunque, mentre da noi latita in periferia. E nel capoluogo altoatesino mancano pure gli spazi wi-fi gratuiti, ovvero senza fili.
Dall’indagine multiscopo 2010 dell’Astat emerge che poco più della metà delle famiglie altoatesine (52,1%) ha un collegamento a internet. Nel 2005 lo possedevano appena quattro famiglie su dieci (38,3%). Nei comuni urbani è il 54,5% delle famiglie a possedere un collegamento, nei comuni rurali il 49,9%. La stessa differenza si nota tra gruppi linguistici: il 56,8% degli appartenenti al gruppo italiano e il 49,2% di quello tedesco dispongono di un collegamento.
Il 63,2% delle famiglie altoatesine che si collegano sceglie il pc portatile. Al secondo posto si colloca il pc da scrivania, con il 58,4%. Nel 2005 la situazione era inversa. La stragrande maggioranza delle famiglie (80,2%) utilizzava un desktop. Solo un quarto delle famiglie (25,1%) utilizzava un notebook. Il telefono cellulare è usato come strumento con il quale collegarsi ad internet solo dal 5,9% delle famiglie (nel 2005 era il 4%).
Complessivamente il 62,6% degli altoatesini utilizza un collegamento internet Adsl.
Il collegamento a banda larga via cavo viene utilizzato abbastanza frequentemente nei comuni rurali (13,7%), mentre nei comuni urbani è tuttora utilizzato solamente dal 2,6% delle famiglie.
Dall’indagine multiscopo 2010 emerge inoltre che sei altoatesini su dieci (59,9%) utilizzano il web. Il 40,1% non ne fa ancora uso. Nel 2005 la percentuale era solo del 42,9%. Da ciò si evince che nel periodo di osservazione c’è stato un aumento dell’utilizzo di internet di 17 punti percentuali. Sia nel 2005 che nel 2010 l’utilizzo di internet risultava essere più frequente nelle città rispetto alla campagna. All’incirca un quarto della popolazione altoatesina (24,3%) utilizza internet almeno una o più volte alla settimana. Solo il 9,3% lo usa più raramente. Il 26,3% della popolazione naviga giornalmente. Tale quota è più o meno raddoppiata rispetto al 2005 (13,5%).
Per quanto riguarda l’uso della rete si riscontrano chiare differenze tra i generi. Complessivamente sono il 66,3% degli uomini e il 53,6% delle donne a servirsene. Anche nella frequenza ci sono differenze notevoli: il 32,3% degli uomini naviga giornalmente; per quanto riguarda le donne sono solo il 20,6%.
I risultati dell’indagine multiscopo dimostrano inoltre che l’utilizzo di internet cresce proporzionalmente al titolo di studio. Il 54,6% delle persone con diploma universitario utilizza giornalmente internet; per quanto riguarda le persone con nessun titolo di studio ne fa uso invece solo l’1,5%. La maggior parte degli studenti (32,9%) si collega una o più volte la settimana, non giornalmente. Il 62,7% delle casalinghe non ha mai utilizzato internet; per quanto riguarda le persone occupate si tratta invece solamente del 22,7%. Anche per quanto riguarda il gruppo linguistico degli utenti di internet ci sono differenze importanti: il 31,4% delle persone di lingua italiana utilizza internet ogni giorno, contro il 23,5% di quelle di lingua tedesca. (da.pa)
Alto Adige 12-7-11
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giovedì, 07 luglio 2011



Sistema WiFi: la Don Bosco fa da apripista

LAIVES. Luisella Raveane della biblioteca Don Bosco sottolinea che in biblioteca la possibilità di collegarsi alla rete internet col sistema WiFi esiste da tempo. Il Comune di Laives, nell’ultima riunione di consiglio, ha garantito che inizierà mettendo a disposizione l’area attorno al municipio di via Pietralba: «Da noi, alla biblioteca Don Bosco - spiega Raveane - oltre a due postazioni interet riservate agli utenti della biblioteca, è già attivo il sistema di navigazione senza fili WiFi. Questo significa che la nostra sede di Laives è coperta da una rete wireless ed è quindi possibile, previo accreditamento secondo la normativa vigente, navigare in internet gratuitamente, utilizzando il proprio computer portatile o un telefonino di ultima generazione. Il sistema che utilizziamo alla Don Bosco è il “Luna”, già in uso presso varie realtà provinciali e che, da quanto ho appreso, avrebbe intenzione di implementare anche il Comune di Laives presso il nuovo municipio». La Don Bosco insomma ha già fatto da apripista al WiFi per Laives. (b.c.)
Alto Adige 6-7-11
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martedì, 28 giugno 2011



Banda larga, due valli nel futuro

BOLZANO. Sviluppo della banda larga e misure utili a limitare i disagi causati dai lavori di manutenzione sulle strade. Sono stati questi i temi al centro dell’incontro tra l’assessore ai lavori pubblici, Florian Mussner, ed i rappresentanti del comprensorio Oltradige-Bassa Atesina. Oltre all’assessore, hanno preso parte all’incontro il direttore di dipartimento, Josef March, i direttori degli uffici competenti Valentino Pagani, Paolo Montagner e Maurizio Patat, i sindaci dei Comuni, nonché il presidente del comprensorio Oltradige-Bassa Atesina Oswald Schiefer.
 Nel corso dell’appuntamento, l’assessore Mussner ha sottolineato l’importanza di questi incontri con i responsabili locali per rinsaldare il dialogo tra Provincia, Comuni e Comprensori, con l’obiettivo di discutere ed approfondire le tematiche riguardanti i progetti sovracomunali e giungere così ad una loro realizzazione in maniera semplice ed in più tempi rapidi.
 Per quanto concerne il progetto di connessione dei Comuni con la rete a banda larga, l’assessore ha confermato che il suo dipartimento intende completare il collegamento di tutti i Comuni altoatesini entro il 2013. La trasmissione ai singoli utenti avverrà poi attraverso apposite centrali locali, che dovranno dunque essere adattate dalla Telecom alla tecnologia della banda larga: un obiettivo per la cui realizzazione la Provincia sta conducendo delle trattative con la stessa Telecom. Il collegamento per strutture pubbliche come Comuni, scuole o distretti sanitari sarà invece realizzato a spese della Provincia ed a questo proposito l’assessore ha sottolineato la necessità di una stretta collaborazione con i Comuni.
 Per quanto riguarda le misure atte a limitare le code lungo le strade, spesso causate da lavori di manutenzione, l’assessore ha sottolineato l’importanza dell’apposito gruppo di lavoro creato presso il dipartimento ai lavori pubblici. Ad esso appartengono Alto Adige Marketing, la ripartizione turismo e la società Autobrennero, con la struttura ormai da tempo impegnata nel tentativo di ridurre i disagi in questo settore. Lo scopo principale è naturalmente di tipo informativo: verranno presto introdotti sia un progetto diretto agli albergatori per garantire una diminuzione dei problemi esistenti soprattutto al sabato durante i mesi invernali che ulteriori misure, quale ad esempio l’ingresso in autostrada a Vipiteno per chi da Bressanone viaggia verso il confine. «Senza dimenticare - ha spiegato l’assessore -, il calendario già istituito dall’A22 con i giorni più a rischio.» Con l’inizio delle scuole partirà inoltre una campagna di sensibilizzazione sui passaggi pedonali nei pressi delle scuole, misura che mira a ridurre gli incidenti strali in queste zone. Mussner ha infine informato che nel gennaio del 2012 sarà organizzato un convegno informativo sull’utilizzazione delle pietre naturali locali nei lavori pubblici. (dafo)
Alto Adige 28-6-11
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giovedì, 26 maggio 2011



Brevetto bolzanino: segatura di mele assorbe il petrolio dall’acqua

RICCARDO VALLETTI
BOLZANO. Il mare può tirare un sospiro di sollievo, i tempi della risacca nera che s’infrange sugli scogli affogando nel greggio pesci e gabbiani potrebbero essere finiti; d’ora in poi correranno in suo soccorso le mele, anzi i loro avanzi. Gli scarti di produzione dei succhi di mela, opportunamente trattati secondo la tecnica brevettata dall’inventore bolzanino Alberto Volcan, (testata dai tecnici di Eco-Research e già acquistata dalla compagnia petrolifera Erg), sono capaci di realizzare quel miracolo che tutto il mondo aspettava da quando esiste il trasporto marittimo di petrolio: assorbono il petrolio e respingono l’acqua. Dall’aspetto l’Oil-Bolck, nome dato da Volcan alla sua invenzione, sembra segatura; in realtà è un macinato di torsoli e semi e buccia di mela essiccati in modo da conservare una particolare condizione chimica in grado di attrarre la molecola di qualunque idrocarburo rigettando il legame con quella dell’acqua. Una prova è stata fatta davanti alla stampa, lasciando tutti a bocca aperta: in una vasca piena d’acqua è stato versato del petrolio, poi al centro della chiazza galleggiante è stato messo un sacchetto pieno di Oli-Block, e immediatamente è stato visibile ad occhio nudo come il prodotto di Volcan attraeva letteralmente il liquido in superficie. Il petrolio assorbito, altro vantaggio di enormi dimensioni economiche, può essere spremuto di nuovo senza perdere le sue caratteristiche originali. Il sacchetto ha versato petrolio puro in un contenitore trasparente. Le proporzioni sono semplici, «stando agli esperimenti - spiega l’inventore - un chilo di questo prodotto assorbe un chilo di petrolio in un quarto d’ora». La scoperta è proprio il sistema di essiccatura, protetto da un brevetto internazionale e soggetto al segreto industriale. L’Oil-Block è già realtà, e tra poco andrà in produzione su scala industriale. L’Europa ha già certificato le sue proprietà e il suo corretto funzionamento, e le grandi industrie petrolifere si stanno facendo avanti per le collaborazioni. «Le applicazioni possibili sono moltissime - spiega Volcan - e vanno dal più importante disastro ecologico in mare all’incidente stradale con spargimento di benzina sull’asfalto». La Erg sta al momento ragionando sulla possibilità di rendere obbligatorio un quantitativo standard di Oil-Block in ogni sua stazione di servizio, e l’inventore sta progettando altre soluzioni anche attraverso l’uso degli scarti d’arancia. «L’idea - racconta - mi è venuta in seguito al disastro di un anno fa, della piattaforma americana nel Golfo del Messico: ho iniziato a fare esperimenti con le mele dopo molti tentativi con altri tipi di materiali, e i primi risultati ottenuti mi hanno subito dimostrato che quella era la strada giusta». L’essiccatura speciale è arrivata in un secondo momento, raffinando quello che già appariva come un ottimo risultato iniziale. «La produzione sarà tutta altoatesina - spiega Volcan - grazie anche alla ricchezza naturale di materia prima locale». «Da trent’anni mi dedico all’ecologia - sorride - e questo è un risultato che ripaga tutti i miei sforzi». Ad assistere all’evoluzione miracolosa degli esperimenti di Volcan c’era, in qualità di consulente scientifico, Werner Tirler della Eco-Research, società del gruppo Eco-System che gestisce il depuratore dell’acqua di Bolzano. «Si tratta di un’innovazione di proporzioni globali - afferma lo scienziato - che crea uno spartiacque nella storia dell’industria petrolifera».

Alto Adige 26-5-11
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mercoledì, 25 maggio 2011



Robot per la chemioterapia e ricerca sul dna: così Oncologia combatte i tumori

BOLZANO. Tecnologie avanzatissime, robot per somministrare i farmaci, ricerca continua, massima attenzione al rapporto col paziente, terapie all’avanguardia, scambio di informazioni con gli ospedali di mezzo mondo: al Reparto Oncologia del San Maurizio la lotta ai tumori è una battaglia quotidiana. Combattuta con impegno, idee, tanta passione, e capace pure di risparmiare sulla spesa. E’ la sanità che funziona, quella che - spesso- rimane solo sullo sfondo del dibattito sulla riforma degli ospedali in Alto Adige.
Coniugare tecnologie avanzate, sperimentazioni e ricerche con il calore di un sincero rapporto umano è stato spesso ritenuto per le aziende ospedaliere un risultato irraggiungibile. Nel reparto di oncologia dell’ospedale San Maurizio è una realtà quotidiana. Alla guida di questo angolo d’eccellenza c’è il primario Claudio Graiff, già noto per l’entusiasta adesione del suo reparto all’iniziativa internazionale dei Donatori di Musica, che da Bolzano è rimbalzata in America e si sta trasformando in una realtà organizzata per il supporto ai malati di cancro.
Il reparto è una fucina d’innovazioni, di applicazioni tecnologiche d’avanguardia e di miglioramenti continui negli standard di lavoro, con gli occhi ben piantati anche ai costi, da limare ottimizzando, e senza cedere mai di un millimetro in qualità del servizio. Alla farmacista Alicia Tavella, ad esempio, responsabile dell’Unità Farmaci Antiblastici, il reparto specializzato nella preparazione delle terapie oncologiche, è bastato riorganizzare il flusso delle somministrazioni di un farmaco ad alto costo, con impatto sulla spesa farmaceutica complessiva del 17%, per portare a casa un risparmio, solo dagli scarti di produzione, di oltre 50 mila euro l’anno. La tecnologia più avanzata, inoltre, è di casa ormai da tempo in farmacia grazie al “Cytocare”, un robot di ultima generazione che prepara da solo il 70% delle chemioterapie, guidato dal sistema automatizzato che, tra gli altri vantaggi, ha eliminato completamente l’uso della modulistica cartacea nel reparto. «Il passo successivo ancora in fase di valutazione - racconta Graiff - è un sistema di somministrazione dei farmaci ad automazione spinta, con alti contenuti tecnologici, che provvederà a somministrare le chemio ai pazienti attraverso un sistema computerizzato». L’obbiettivo dichiarato è quello di ridurre il più possibile il rischio di errore umano nelle terapie, e «cosa non trascurabile, eliminare il contatto fisico degli operatori sanitari con composti pericolosi per la loro salute».
Il reparto di oncologia è all’avanguardia nella ricerca anche per essersi munito, raro caso in Italia, di un laboratorio di biologia molecolare, guidato dalla dottoressa Giovanna Cipollini. «Stiamo creando un archivio storico - spiega il primario - che ci permetterà di verificare le corrispondenze tra malattia e Dna dei pazienti, questo ci darà la possibilità in futuro di creare dei farmaci personalizzati che agiscano in modo diretto e specifico per ogni paziente». Una volta a casa poi, a partire dal 2012, i pazienti avranno la possibilità di richiedere, se necessario, le cure a domicilio grazie al progetto della dottoressa Elisabetta Cretella. «Lavoreremo in collaborazione con i volontari della Lega Tumori - ancora Graiff - per farci carico della fase delicata del dopo-trattamento per quelli che non possono raggiungerci». Questa iniziativa, spiega il primario, è ancora subordinata all’approvazione dell’azienda sanitaria, e soprattutto sta aspettando i necessari finanziamenti. Quando il San Maurizio dovesse rivelarsi insufficiente inoltre, nell’ufficio sperimentazioni del dottor Giovanni Di Meglio vengono regolarmente censite tutte le sperimentazioni attive e i risultati ottenuti negli altri reparti oncologici italiani, in modo da poter orientare i pazienti che ne abbiano bisogno, verso i centri più adeguati alla loro malattia. «Questo servizio esiste solo a Bolzano - spiega il primario - è già attivo e ci permette di smistare correttamente i pazienti su tutte le piattaforme sperimentali, che teniamo costantemente aggiornate».
Tanta tecnologia, ma anche tempo ed energie dedicate al rapporto con i pazienti. «Troppo spesso - racconta Graiff - capita che la tecnologia medica allontani la dimensione umana e finisca per mettere a disagio il paziente anche nel luogo di cura». Coinvolgimento nelle decisioni, quindi, e informazioni trasmesse di persona sono un elemento costante della terapia. «È finito il rapporto medico-paziente paternalistico come poteva esistere quarant’anni fa, oggi i pazienti sono molto più informati ed è giusto coinvolgerli, e farli sentire parte della squadra che sta combattendo il loro male». Senza favoritismi, ci tiene a specificare il primario. «Siamo fieri di aver eluso qualsiasi doppio binario, o corsia preferenziale, ci siamo chiesti se non guardare in faccia a nessuno o guardarli tutti, e abbiamo scelto la seconda strada», conclude il primario.
Alto Adige 25-5-11
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lunedì, 23 maggio 2011



4,5 MILIONI PER LA FIBRA OTTICA

BOLZANO. La giunta provinciale ha dato il via libera ai lavori per la realizzazione di una decina di tratti della rete telematica in Alto Adige, con un investimento di circa 4,5 milioni di euro. L’obiettivo è di collegare tutti i comuni altoatesini con la rete in fibra ottica entro il 2013. L’impegno maggiore, dal punto di vista economico, riguarda il tratto Laives-Nova Ponente, per il quale è prevista una spesa di 1,3 milioni di euro.
Alto Adige 21-5-11
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martedì, 17 maggio 2011



A Laghetti i componenti hi-tech delle cucine più note

BRUNO TONIDANDEL
BOLZANO. Domenica dirigenti e dipendenti della Apparatebau hanno festeggiato i quattro decenni di fondazione dello stabilimento. 40 anni trascorsi quasi sempre in crescendo, ad eccezione di questi ultimi tempi, quando la crisi economica ha investito anche l’industria metalmeccanica di Laghetti, costretta ad un ridimensionamento del numero del personale per l’improvviso crollo di una importante commessa. Ma poi gli ordini sono tornati ad affluire ed ora la Apparatebau sta viaggiando a gonfie vele producendo componenti tecnici di alta qualità e di elevato tenore tecnologico, destinati ad elettrodomestici di marchi prestigiosi, quali Miele, Siemens, Neff, Whirlpool, Aeg, Elecrolux, Liebherr, Bosch e l’italiana Rancilio.
«Il segreto del nostro successo - spiega il direttore Andreas Reichel - è l’innovazione; e poi da non sottovalutare che tutti i nostri dipendenti formano una squadra efficientissima. La differenza con altre aziende è tutta qui, niente di più». «Per festeggiare i 40 anni dell’azienda - aggiunge Elisabeth Pfattner, direttrice amministrativa - abbiamo voluto mostrare alla popolazione della Bassa Atesina che anche in Alto Adige, dove l’economia è basata su agricoltura e turismo, esistono realtà tecnologiche e molto innovative in grado di competere sul mercato globale». Pfattner tiene a precisare che l’industria di Laghetti è in grado di offrire interessanti professioni con indirizzi tecnici a giovani del luogo.
Apparatebau, uno dei quattro stabilimenti del gruppo tedesco Gronbach (gli altri sono in Baviera, Austria e Slovacchia) è nato in uno scantinato di Egna nel 1971 con una quindicina di dipendenti. Dopo qualche mese la fabbrica, guidata allora dal direttore Franz Abraham, si trasferì a Laghetti, per produrre cerniere per congelatori, un particolare innovativo ideato in proprio. E anno dopo anno si sviluppò ampliandosi fino ad occupare un’area di 35 mila metri quadrati, 13 mila dei quali coperti. Importantissima dal punto di vista sociale, la presenza della ditta tedesca soprattutto nei primi decenni, che divenne un’ancora di salvezza per molti giovani e padri di famiglia; anche perché in zona, in quei tempi, le industrie in grado di assorbire personale, erano rarissime. Ora l’azienda è retta dal figlio del fondatore, Wilfried Gronbach e i dipendenti sono 122, provenienti dalla Bassa Atesina, Piana Rotaliana e Valle di Non, il 40% dei quali rappresentati da donne. E il tocco femminile lo si nota subito visitando la fabbrica: in ogni reparto regna una pulizia accurata e fa bella mostra qualche pianta. «Il nostro fiore all’occhiello però - prosegue la direttrice Pfattner - è la destinazione del 2% del fatturato (nel 2010 è stato di 17 milioni di euro) per la ricerca e lo sviluppo. È questo - conclude la manager - il segno tangibile che Apparatebau opererà ancora per molto nella Bassa Atesina e il nostro obiettivo è coinvolgere anche aziende regionali, puntando però sempre su marchi prestigiosi».
Alto Adige 17-5-11
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sabato, 02 aprile 2011



La scommessa dell’«e-mobility» Si punta su auto e bici elettriche

BOLZANO. I vertici della Sel ieri hanno fatto il punto anche sui progetti futuri dell’azienda. Accanto al consolidamento nei campi tradizionali, si investirà molto sull’innovazione. Si lavorerà nei settore del gas (grazie alla partecipazione del 10% nella bavarese “Novogate”), delle infrastrutture (in particolare per gasdotti e elettrodotti attraverso il Brennero), ma anche della sostenibilità ambientale. Il direttore generale Maximilian Rainer ha annunciato l’imminente lancio di un progetto legato all’“e-mobility”, «a cui - ha sottolineato - teniamo molto».
 Di che si tratta in concreto? Lo spiega il vicepresidente di Sel Giorgio Carnielli: «Così come siamo stati tra i promotori di Casaclima vorremmo esserlo anche per questa forma di mobilità sostenibile. Abbiamo già fatto uno studio di fattibilità in merito e a breve partiremo con un progetto pilota in Venosta legato alle bici elettriche. Se avrà successo, potrà essere esteso anche al resto della provincia. E quando si diffonderà l’uso delle auto elettriche, punteremo anche su questo settore. Nella fase iniziale come pionieri e promotori, ma più avanti potrebbe diventare anche un’area di business perché Sel potrebbe realizzare le colonnine per fare il “pieno” di energia a bici e auto, come ad esempio sta già facendo Enel in altre regioni italiane».
 Di futuro del settore energetico si discuterà anche nella prima delle numerose iniziative organizzate da Sel per i suoi dieci anni di attività: il 19 maggio all’Eurac di Bolzano si terrà un convegno dal titolo “Energia&futuro” al quale parteciperanno l’esperto di tendenza future Lars Thomsen e il membro del direttivo di Greenpeace Energy Germania Robert Werner.
Alto Adige 2-4-11
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categoria:innovazione
venerdì, 01 aprile 2011



Polo hi-tech: costruzioni a basso consumo

BOLZANO. «Il Parco tecnologico deve aprire la strada a qualcosa di completamente nuovo nel panorama altoatesino - spiega l’assessore ai lavori pubblici Florian Mussner - e noi vogliamo dare il nostro contributo anche per quanto riguarda la realizzazione della struttura che ospiterà imprese innovative e centri di ricerca». Il Parco di Bolzano sud nascerà come edificio a bassissimo impatto energetico, un complesso soprannominato “Net Zero Energy Building”. «Il tema del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili sarà uno degli assi portanti del Parco tecnologico - prosegue Mussner - e per questo motivo abbiamo deciso di impegnarci a fondo per realizzare una struttura che necessiterà di un consumo energetico davvero ridotto». Complessivamente - conferma il progettista Paolo Bellenzier dell’Ufficio provinciale edilizia Est - per riscaldamento, aerazione, illuminazione e per tutta l’impiantistica, saranno necessari meno di 60 kw/h all’anno per metro quadrato. L’ obiettivo verrà raggiunto grazie ad una serie di misure e interventi: dall’isolamento termico all’uso di condizionatori a basso consumo energetico, dal massiccio uso della luce solare per l’illuminazione degli ambienti agli impianti fotovoltaici.
Alto Adige 1-4-11
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categoria:innovazione
mercoledì, 23 marzo 2011



Ambiente e rifiuti, a Bolzano laboratorio che vende tecnologia

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. Mille metri quadrati di laboratorio, strumentazioni sofisticatissime e un motivato team di chimici e biologi guidato da Werner Tirler, meranese di 47 anni riconosciuto a livello mondiale come esperto nel campo delle diossine e delle nanoparticelle. Pochi lo sanno, ma a Bolzano Sud un piccolo polo hi-tech c’è già: si tratta della Eco-Research, emanazione di Eco-Center (società controllata da Comune di Bolzano, Provincia e altri 56 comuni altoatesini) che nel 2010 ha fatturato 1,7 milioni, per la metà derivanti da lavori ottenuti fuori provincia.
La sede di via Negrelli è operativa dal 2004, anno in cui da piccolo laboratorio interno ad Eco-Center, la Eco-Research si trasforma in una srl. La crescita dimensionale era partita già qualche anno prima: lo scandalo diossina scoppiato in Belgio aveva portato Eco-Research ad ampliare le proprie analisi dalle emissioni dell’inceneritore agli alimenti.
Da lì in poi, grazie anche agli investimenti di Eco-Center e ai contributi provinciali per acquistare i macchinari di analisi più moderni sul mercato, Eco-Research ha iniziato ad uscire dai confini altoatesini. Lo ha fatto grazie al suo direttore, Tirler, che partecipando a congressi scientifici e pubblicando articoli specializzati ha fatto conoscere l’impresa bolzanina anche all’estero. «Oggi - racconta Tirler assieme al presidente della Eco-Research Stefano Fattor - circa la metà del nostro fatturato lo otteniamo all’estero». Danimarca, ma anche Sudafrica e Vietnam: «E tra i nostri successi - dice orgoglioso Tirler - c’è l’appalto europeo per la validazione della misurazione delle diossine al quale hanno partecipato anche dei colossi come la tedesca E-On o la danese Force».
Eco-Research misura la qualità dell’acqua in tutti i comuni della Provincia (Bolzano escluso), analizza le emissioni dell’inceneritore e - questa è il nuovo campo di specializzazione - studia gli isotopi del legno. «In questo modo - spiega Tirler - è possibile determinare la provenienza del legname in maniera scientifica».
Tra i clienti dell’impresa bolzanina ci sono enti pubblici, ma non solo: gruppi industriali che producono mattonelle o cemento, società che gestiscono inceneritori, le agenzie per l’ambiente. In Alto Adige si sta studiando una possibile collaborazione con la Memc, multinazionale che nel suo stabilimento meranese produce silicio. Un altro progetto viene portato avanti con l’istituto per le tecnologie innovative e riguarda l’idrogeno, altre possibili partnership potrebbero nascere nel campo sanitario. «Ma la crescita non è il nostro obiettivo fondamentale, puntiamo invece sulla ricerca», sottolinea Fattor ricordando come il 40% dei ricavi vengano reinvestiti in questo campo. E il polo tecnologico? «Ci è stato chiesto di trasferirci lì - rivela Fattor - ma per ora abbiamo deciso di restare nella nostra sede di via Negrelli».
Alto Adige 23-3-11
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categoria:ambiente, innovazione, antiinquinamento
giovedì, 17 marzo 2011



Polo tecnologico: lavori al via nel 2012

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. La Provincia imprime un’accelerata sul polo scientifico e tecnologico. Approvato a gennaio il progetto preliminare, ora si è depositata in Comune la proposta di variante d’ufficio al Puc per ottenere il parere municipale, prescritto ma non vincolante; fra due settimane sarà pronto il progetto definitivo, che ad aprile verrà presentato in Comune per ottenere la necessaria concessione edilizia. Fra due mesi inizieranno le bonifiche dei terreni contaminati all’ex Aluminia. E se tutto andrà come previsto dai tecnici provinciali, i lavori per il primo lotto, la realizzazione del complesso principale, dovrebbero partire all’inizio del 2012. Il secondo lotto, per la realizzazione dell’ulteriore complesso, partirà qualche mese dopo, entro il 2012. La fine lavori congiunta è prevista per la fine del 2013.
 Che si fosse così avanti non era immaginabile, visto che solo a fine gennaio il comitato tecnico provinciale aveva approvato il progetto preliminare, poi passato in giunta, che prevedeva un ridimensionamento del disegno iniziale, vincitore dell’apposito concorso indetto dalla Provincia e vinto nel 2008 da un team internazionale di architetti composto dagli studi Claudio Lucchin e associati (Bolzano) e Chapman Taylor (Londra). Ora - e sono tempi davvero inusuali anche per un’azienda privata, figurarsi per una collaborazione con l’amministrazione pubblica - a soli due mesi di distanza si sta già ultimando la progettazione definitiva.
 «Stiamo spingendo forte» ammette il responsabile di progetto, l’architetto Paolo Bellenzier dell’ufficio Edilizia Est della Provincia. «All’inizio della settimana è stata depositata in Comune la proposta di modifica d’ufficio al Piano urbanistico comunale, approvata dalla giunta provinciale il 21 febbraio scorso. La modifica prevede la realizzazione di una zona per attrezzature collettive sovracomunali per la costruzione del polo scientifico e tecnologico, dove potranno essere realizzati laboratori, officine, uffici, sale congressi, aule per la didattica e attività di supporto come ristoranti e un asilo nido». Il parere del Comune, che dovrà transitare per commissione urbanistica, giunta e consiglio, non è comunque vincolante. Anche se in Provincia si spera arrivi in tempi ragionevoli. «A fine mese - prosegue Bellenzier - sarà terminata la progettazione definitiva, a cui stiamo lavorando con lo studio Lucchin». Sono appena stati elaborati i render, ossia le simulazioni grafiche definitive. «Ad aprile inoltreremo domanda in Comune per la concessione edilizia. Il municipio ha tempo 60 giorni per il responso. In quel lasso di tempo dovremmo riuscire ad ottenere anche il placet per la modifica al Puc».
 Intanto, in attesa di partire con la progettazione esecutiva, non si starà con le mani in mano: «Fra due mesi comincerà la bonifica dei terreni ex Alumix. Trattandosi di terreni dell’ex zona industriale dobbiamo bonificare delle vasche che si usavano per depositare l’alluminio. Solo una parte del materiale necessita di essere trasferito in discariche specializzate fuori provincia. Il resto verrà reso inerte e riutilizzato, sia in loco che altrove».
 I tecnici fanno sapere: «Al netto dei finanziamenti, per i quali ora dovrà decidere la politica, saremo pronti a partire per inizio 2012. I lavori si divideranno in due lotti, per comodità e questioni di facilità nel finanziamento». Il primo lotto, per la palazzina principale, ossia il prolungamento dell’edificio già ristrutturato per Manifesta, partirà a primavera 2012.
 I lavori per il secondo lotto, per la cosiddetta centrale 2, che verrà semplicemente ristrutturata, cominceranno poi entro il 2012. «Abbiamo calibrato il tutto perché il termine lavori congiunto sia per la fine dell’anno successivo, il 2013». Dunque, tenendosi larghi coi tempi, circa 24 mesi per il primo lotto, altri 12-18 per per il secondo lotto.
 «Speriamo - conclude - che la collaborazione con il Comune, col quale ci troviamo mensilmente, continui nel segno positivo. D’altra parte, è anche interesse del municipio che si realizzi il polo».
Alto Adige 17-3-11
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categoria:innovazione, provincia di bolzano
giovedì, 10 marzo 2011



Prodotti innovativi: carta ricavata dagli scarti di mela

BOLZANO. «In Italia occorre promuovere una crescita intelligente e sostenibile. Il governo è dunque chiamato a sostenere in modo mirato la produzione di prodotti innovativi e sostenibili come la cartamela». A chiederlo è il senatore Oskar Peterlini (Svp) in un’interrogazione parlamentare al ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo nonché al ministro dello sviluppo economico Paolo Romani. «In provincia di Bolzano si è arrivati a brevettare un particolare procedimento di essiccazione delle mele - ideato dall’ingegnere altoatesino Alberto Volcan - il quale ha portato alla produzione della cosiddetta cartamela». Gli scarti di mela, infatti, vengono utilizzati per la produzione di carta e ciò - prosegue Peterlini - ha anche il merito di contribuire ad abbattere i costi di gestione dei rifiuti: gli scarti di mela vengono infatti considerati “rifiuto speciale”, una classificazione che ne rende lo smaltimento particolarmente costoso”. Secondo il senatore promuovere questa iniziativa imprenditoriale comporterebbe molti effetti positivi: «Oltre a tutelare l’ambiente, infatti, la crescita e il potenziamento di una vera e propria industria basata sul riciclo possono avere importantissime ricadute in termini occupazionali».
Alto Adige 10-3-11
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categoria:innovazione


mercoledì, 13 luglio 2011



Servono esperti di green economy e medici

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Green economy ovverosia CasaClima, solare, geotermia, biomassa; digitalizzazione, web design e informatica; terzo settore, ovvero medicina, geriatria, assistenza alla prima infanzia. Sono i settori professionali di tendenza, quelli che almeno in linea teorica dovrebbero assicurare un posto di lavoro agli studenti altoatesini appena licenziati dalle superiori e in procinto di entrare all’università o di frequentare corsi di specializzazione. Esperti di economia e formazione altoatesini spiegano: in futuro ci saranno sempre meno posti fissi nell’amministrazione pubblica, mentre in Alto Adige continueranno a tirare i mestieri collegati a turismo, agricoltura e artigianato. Nei primi due casi, però, sempre legati alla stagionalità e spesso al solo tempo determinato. Chi invece si diploma in materie tecniche specialistiche, in provincia continuerà a trovare lavoro. Subito. Anche se ora come ora la figura professionale più difficile da reperire per le aziende è l’ingegnere. In pochissimi scelgono infine la via imprenditoriale.
Orientarsi è difficile, anche perché pure a cercarli gli strumenti di valutazione sono pochi, frammentari, per loro natura incerti e tutt’altro che matematicamente infallibili. Insomma, bene prenderli in considerazione, ma guai a fidarsi ciecamente. Per spiegare occorre un esempio: secondo l’Asl unica nei prossimi tre anni servono 245 medici. Un’enormità. Probabilmente sarà così anche in futuro, ma nessuno può assicurare a chi si accinge a iscriversi all’università che fra dieci anni, quando avrà in tasca laurea e specialità, troverà un posto al San Maurizio. «In dieci anni, ma anche in cinque, può cambiare tutto», spiega Stefano Perini dell’Istituto ricerca economica della Camera di commercio. «Per il 2011 i dati non sono ancora disponibili, ma come tutti gli anni su commissione di Unioncamere nazionale abbiamo partecipato alla rilevazione sui mestieri più richiesti: chiediamo alle aziende quali fugure intendano assumere nei prossimi 12 mesi». Ovviamente è uno strumento utile per evindenziare i trend, ma non è da prendere per oro colato. «Nel breve sono dati significativi, ma fra anni, a università finita, non è detto che la situazione sia la medesima». Dall’indagine 2010 è emerso che a mancare sono in primis gli ingegneri, seguiti però non da chi si è laureato all’università, ma da chi possiede un diploma tecnico o professionale. In classifica spiccano: artigiani artistici per legno tessili e cuoio, montatori di prodotti industriali, specialisti della produzione alimentare, termotecnici, frigoristi, elettrotecnici e contabili. In provincia, spiega Perini, «si trova lavoro piuttosto facilmente nei settori tradizionali, legati a turismo, agricoltura, ambiente, artigianato». Ovviamente, per orientarsi anche da noi occorre considerare i macrotrend internazionali. «In particolare tutto ciò che è legato alla cosiddetta green economy, tipo CasaClima. L’Alto Adige poi è un faro a livello nazionale e le aziende del settore sono in espansione». Un settore di certo in crescita è il terzo: «Guardando i trend demografici, un fatto è certo: ci sarà sempre più bisogno di personale specializzato nella cura degli anziani, dei malati, ma anche dei bambini piccoli». Secondo le categorie economiche (Useb, Apa, Cna) attualmente in provincia c’è grande richiesta di operai specializzati come i saldatori. Vanno forte anche estetisti, parrucchieri, professioni legate al wellness, tipo massagiatrici e personal trainer. Insomma, tanto spazio per i tecnici, poco per i laureati? Risponde l’assessore all’università, Sabina Kasslatter Mur. «Siamo una terra con le sue tradizioni: turismo, ambiente, agricoltura, artigianato. Ciò non significa che non servano altre figure professionali, specie ingegneri, tecnici. Anche se studiano da noi, però, non è detto che poi riescano a trovare lavoro in patria. Stiamo spingendo tanto su ricerca e innovazione, ma rimaniamo pur sempre il piccolo Alto Adige». L’assessore conclude con un consiglio: «Non guardate troppo alle richieste dell’economia, legate al breve periodo. Al lavoro si dedica metà della vita, è importante fare qualcosa che piaccia, che dia soddisfazione. Non si deve guardare solo al guadagno. Chi è indeciso ci pensi bene».
Alto Adige 13-7-11
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categoria:innovazione
martedì, 12 luglio 2011



Altoatesini sul web: più 17% in cinque anni

BOLZANO. Sempre più internet per gli altoatesini, anche se siamo in ritardo rispetto al Trentino per quanto riguarda le «autostrade telematiche», ovvero la banda larga, che nella vicina provincia è ovunque, mentre da noi latita in periferia. E nel capoluogo altoatesino mancano pure gli spazi wi-fi gratuiti, ovvero senza fili.
Dall’indagine multiscopo 2010 dell’Astat emerge che poco più della metà delle famiglie altoatesine (52,1%) ha un collegamento a internet. Nel 2005 lo possedevano appena quattro famiglie su dieci (38,3%). Nei comuni urbani è il 54,5% delle famiglie a possedere un collegamento, nei comuni rurali il 49,9%. La stessa differenza si nota tra gruppi linguistici: il 56,8% degli appartenenti al gruppo italiano e il 49,2% di quello tedesco dispongono di un collegamento.
Il 63,2% delle famiglie altoatesine che si collegano sceglie il pc portatile. Al secondo posto si colloca il pc da scrivania, con il 58,4%. Nel 2005 la situazione era inversa. La stragrande maggioranza delle famiglie (80,2%) utilizzava un desktop. Solo un quarto delle famiglie (25,1%) utilizzava un notebook. Il telefono cellulare è usato come strumento con il quale collegarsi ad internet solo dal 5,9% delle famiglie (nel 2005 era il 4%).
Complessivamente il 62,6% degli altoatesini utilizza un collegamento internet Adsl.
Il collegamento a banda larga via cavo viene utilizzato abbastanza frequentemente nei comuni rurali (13,7%), mentre nei comuni urbani è tuttora utilizzato solamente dal 2,6% delle famiglie.
Dall’indagine multiscopo 2010 emerge inoltre che sei altoatesini su dieci (59,9%) utilizzano il web. Il 40,1% non ne fa ancora uso. Nel 2005 la percentuale era solo del 42,9%. Da ciò si evince che nel periodo di osservazione c’è stato un aumento dell’utilizzo di internet di 17 punti percentuali. Sia nel 2005 che nel 2010 l’utilizzo di internet risultava essere più frequente nelle città rispetto alla campagna. All’incirca un quarto della popolazione altoatesina (24,3%) utilizza internet almeno una o più volte alla settimana. Solo il 9,3% lo usa più raramente. Il 26,3% della popolazione naviga giornalmente. Tale quota è più o meno raddoppiata rispetto al 2005 (13,5%).
Per quanto riguarda l’uso della rete si riscontrano chiare differenze tra i generi. Complessivamente sono il 66,3% degli uomini e il 53,6% delle donne a servirsene. Anche nella frequenza ci sono differenze notevoli: il 32,3% degli uomini naviga giornalmente; per quanto riguarda le donne sono solo il 20,6%.
I risultati dell’indagine multiscopo dimostrano inoltre che l’utilizzo di internet cresce proporzionalmente al titolo di studio. Il 54,6% delle persone con diploma universitario utilizza giornalmente internet; per quanto riguarda le persone con nessun titolo di studio ne fa uso invece solo l’1,5%. La maggior parte degli studenti (32,9%) si collega una o più volte la settimana, non giornalmente. Il 62,7% delle casalinghe non ha mai utilizzato internet; per quanto riguarda le persone occupate si tratta invece solamente del 22,7%. Anche per quanto riguarda il gruppo linguistico degli utenti di internet ci sono differenze importanti: il 31,4% delle persone di lingua italiana utilizza internet ogni giorno, contro il 23,5% di quelle di lingua tedesca. (da.pa)
Alto Adige 12-7-11
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categoria:innovazione
giovedì, 07 luglio 2011



Sistema WiFi: la Don Bosco fa da apripista

LAIVES. Luisella Raveane della biblioteca Don Bosco sottolinea che in biblioteca la possibilità di collegarsi alla rete internet col sistema WiFi esiste da tempo. Il Comune di Laives, nell’ultima riunione di consiglio, ha garantito che inizierà mettendo a disposizione l’area attorno al municipio di via Pietralba: «Da noi, alla biblioteca Don Bosco - spiega Raveane - oltre a due postazioni interet riservate agli utenti della biblioteca, è già attivo il sistema di navigazione senza fili WiFi. Questo significa che la nostra sede di Laives è coperta da una rete wireless ed è quindi possibile, previo accreditamento secondo la normativa vigente, navigare in internet gratuitamente, utilizzando il proprio computer portatile o un telefonino di ultima generazione. Il sistema che utilizziamo alla Don Bosco è il “Luna”, già in uso presso varie realtà provinciali e che, da quanto ho appreso, avrebbe intenzione di implementare anche il Comune di Laives presso il nuovo municipio». La Don Bosco insomma ha già fatto da apripista al WiFi per Laives. (b.c.)
Alto Adige 6-7-11
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categoria:innovazione, comune di laives
martedì, 28 giugno 2011



Banda larga, due valli nel futuro

BOLZANO. Sviluppo della banda larga e misure utili a limitare i disagi causati dai lavori di manutenzione sulle strade. Sono stati questi i temi al centro dell’incontro tra l’assessore ai lavori pubblici, Florian Mussner, ed i rappresentanti del comprensorio Oltradige-Bassa Atesina. Oltre all’assessore, hanno preso parte all’incontro il direttore di dipartimento, Josef March, i direttori degli uffici competenti Valentino Pagani, Paolo Montagner e Maurizio Patat, i sindaci dei Comuni, nonché il presidente del comprensorio Oltradige-Bassa Atesina Oswald Schiefer.
 Nel corso dell’appuntamento, l’assessore Mussner ha sottolineato l’importanza di questi incontri con i responsabili locali per rinsaldare il dialogo tra Provincia, Comuni e Comprensori, con l’obiettivo di discutere ed approfondire le tematiche riguardanti i progetti sovracomunali e giungere così ad una loro realizzazione in maniera semplice ed in più tempi rapidi.
 Per quanto concerne il progetto di connessione dei Comuni con la rete a banda larga, l’assessore ha confermato che il suo dipartimento intende completare il collegamento di tutti i Comuni altoatesini entro il 2013. La trasmissione ai singoli utenti avverrà poi attraverso apposite centrali locali, che dovranno dunque essere adattate dalla Telecom alla tecnologia della banda larga: un obiettivo per la cui realizzazione la Provincia sta conducendo delle trattative con la stessa Telecom. Il collegamento per strutture pubbliche come Comuni, scuole o distretti sanitari sarà invece realizzato a spese della Provincia ed a questo proposito l’assessore ha sottolineato la necessità di una stretta collaborazione con i Comuni.
 Per quanto riguarda le misure atte a limitare le code lungo le strade, spesso causate da lavori di manutenzione, l’assessore ha sottolineato l’importanza dell’apposito gruppo di lavoro creato presso il dipartimento ai lavori pubblici. Ad esso appartengono Alto Adige Marketing, la ripartizione turismo e la società Autobrennero, con la struttura ormai da tempo impegnata nel tentativo di ridurre i disagi in questo settore. Lo scopo principale è naturalmente di tipo informativo: verranno presto introdotti sia un progetto diretto agli albergatori per garantire una diminuzione dei problemi esistenti soprattutto al sabato durante i mesi invernali che ulteriori misure, quale ad esempio l’ingresso in autostrada a Vipiteno per chi da Bressanone viaggia verso il confine. «Senza dimenticare - ha spiegato l’assessore -, il calendario già istituito dall’A22 con i giorni più a rischio.» Con l’inizio delle scuole partirà inoltre una campagna di sensibilizzazione sui passaggi pedonali nei pressi delle scuole, misura che mira a ridurre gli incidenti strali in queste zone. Mussner ha infine informato che nel gennaio del 2012 sarà organizzato un convegno informativo sull’utilizzazione delle pietre naturali locali nei lavori pubblici. (dafo)
Alto Adige 28-6-11
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categoria:innovazione
giovedì, 26 maggio 2011



Brevetto bolzanino: segatura di mele assorbe il petrolio dall’acqua

RICCARDO VALLETTI
BOLZANO. Il mare può tirare un sospiro di sollievo, i tempi della risacca nera che s’infrange sugli scogli affogando nel greggio pesci e gabbiani potrebbero essere finiti; d’ora in poi correranno in suo soccorso le mele, anzi i loro avanzi. Gli scarti di produzione dei succhi di mela, opportunamente trattati secondo la tecnica brevettata dall’inventore bolzanino Alberto Volcan, (testata dai tecnici di Eco-Research e già acquistata dalla compagnia petrolifera Erg), sono capaci di realizzare quel miracolo che tutto il mondo aspettava da quando esiste il trasporto marittimo di petrolio: assorbono il petrolio e respingono l’acqua. Dall’aspetto l’Oil-Bolck, nome dato da Volcan alla sua invenzione, sembra segatura; in realtà è un macinato di torsoli e semi e buccia di mela essiccati in modo da conservare una particolare condizione chimica in grado di attrarre la molecola di qualunque idrocarburo rigettando il legame con quella dell’acqua. Una prova è stata fatta davanti alla stampa, lasciando tutti a bocca aperta: in una vasca piena d’acqua è stato versato del petrolio, poi al centro della chiazza galleggiante è stato messo un sacchetto pieno di Oli-Block, e immediatamente è stato visibile ad occhio nudo come il prodotto di Volcan attraeva letteralmente il liquido in superficie. Il petrolio assorbito, altro vantaggio di enormi dimensioni economiche, può essere spremuto di nuovo senza perdere le sue caratteristiche originali. Il sacchetto ha versato petrolio puro in un contenitore trasparente. Le proporzioni sono semplici, «stando agli esperimenti - spiega l’inventore - un chilo di questo prodotto assorbe un chilo di petrolio in un quarto d’ora». La scoperta è proprio il sistema di essiccatura, protetto da un brevetto internazionale e soggetto al segreto industriale. L’Oil-Block è già realtà, e tra poco andrà in produzione su scala industriale. L’Europa ha già certificato le sue proprietà e il suo corretto funzionamento, e le grandi industrie petrolifere si stanno facendo avanti per le collaborazioni. «Le applicazioni possibili sono moltissime - spiega Volcan - e vanno dal più importante disastro ecologico in mare all’incidente stradale con spargimento di benzina sull’asfalto». La Erg sta al momento ragionando sulla possibilità di rendere obbligatorio un quantitativo standard di Oil-Block in ogni sua stazione di servizio, e l’inventore sta progettando altre soluzioni anche attraverso l’uso degli scarti d’arancia. «L’idea - racconta - mi è venuta in seguito al disastro di un anno fa, della piattaforma americana nel Golfo del Messico: ho iniziato a fare esperimenti con le mele dopo molti tentativi con altri tipi di materiali, e i primi risultati ottenuti mi hanno subito dimostrato che quella era la strada giusta». L’essiccatura speciale è arrivata in un secondo momento, raffinando quello che già appariva come un ottimo risultato iniziale. «La produzione sarà tutta altoatesina - spiega Volcan - grazie anche alla ricchezza naturale di materia prima locale». «Da trent’anni mi dedico all’ecologia - sorride - e questo è un risultato che ripaga tutti i miei sforzi». Ad assistere all’evoluzione miracolosa degli esperimenti di Volcan c’era, in qualità di consulente scientifico, Werner Tirler della Eco-Research, società del gruppo Eco-System che gestisce il depuratore dell’acqua di Bolzano. «Si tratta di un’innovazione di proporzioni globali - afferma lo scienziato - che crea uno spartiacque nella storia dell’industria petrolifera».

Alto Adige 26-5-11
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categoria:innovazione, antiinquinamento
mercoledì, 25 maggio 2011



Robot per la chemioterapia e ricerca sul dna: così Oncologia combatte i tumori

BOLZANO. Tecnologie avanzatissime, robot per somministrare i farmaci, ricerca continua, massima attenzione al rapporto col paziente, terapie all’avanguardia, scambio di informazioni con gli ospedali di mezzo mondo: al Reparto Oncologia del San Maurizio la lotta ai tumori è una battaglia quotidiana. Combattuta con impegno, idee, tanta passione, e capace pure di risparmiare sulla spesa. E’ la sanità che funziona, quella che - spesso- rimane solo sullo sfondo del dibattito sulla riforma degli ospedali in Alto Adige.
Coniugare tecnologie avanzate, sperimentazioni e ricerche con il calore di un sincero rapporto umano è stato spesso ritenuto per le aziende ospedaliere un risultato irraggiungibile. Nel reparto di oncologia dell’ospedale San Maurizio è una realtà quotidiana. Alla guida di questo angolo d’eccellenza c’è il primario Claudio Graiff, già noto per l’entusiasta adesione del suo reparto all’iniziativa internazionale dei Donatori di Musica, che da Bolzano è rimbalzata in America e si sta trasformando in una realtà organizzata per il supporto ai malati di cancro.
Il reparto è una fucina d’innovazioni, di applicazioni tecnologiche d’avanguardia e di miglioramenti continui negli standard di lavoro, con gli occhi ben piantati anche ai costi, da limare ottimizzando, e senza cedere mai di un millimetro in qualità del servizio. Alla farmacista Alicia Tavella, ad esempio, responsabile dell’Unità Farmaci Antiblastici, il reparto specializzato nella preparazione delle terapie oncologiche, è bastato riorganizzare il flusso delle somministrazioni di un farmaco ad alto costo, con impatto sulla spesa farmaceutica complessiva del 17%, per portare a casa un risparmio, solo dagli scarti di produzione, di oltre 50 mila euro l’anno. La tecnologia più avanzata, inoltre, è di casa ormai da tempo in farmacia grazie al “Cytocare”, un robot di ultima generazione che prepara da solo il 70% delle chemioterapie, guidato dal sistema automatizzato che, tra gli altri vantaggi, ha eliminato completamente l’uso della modulistica cartacea nel reparto. «Il passo successivo ancora in fase di valutazione - racconta Graiff - è un sistema di somministrazione dei farmaci ad automazione spinta, con alti contenuti tecnologici, che provvederà a somministrare le chemio ai pazienti attraverso un sistema computerizzato». L’obbiettivo dichiarato è quello di ridurre il più possibile il rischio di errore umano nelle terapie, e «cosa non trascurabile, eliminare il contatto fisico degli operatori sanitari con composti pericolosi per la loro salute».
Il reparto di oncologia è all’avanguardia nella ricerca anche per essersi munito, raro caso in Italia, di un laboratorio di biologia molecolare, guidato dalla dottoressa Giovanna Cipollini. «Stiamo creando un archivio storico - spiega il primario - che ci permetterà di verificare le corrispondenze tra malattia e Dna dei pazienti, questo ci darà la possibilità in futuro di creare dei farmaci personalizzati che agiscano in modo diretto e specifico per ogni paziente». Una volta a casa poi, a partire dal 2012, i pazienti avranno la possibilità di richiedere, se necessario, le cure a domicilio grazie al progetto della dottoressa Elisabetta Cretella. «Lavoreremo in collaborazione con i volontari della Lega Tumori - ancora Graiff - per farci carico della fase delicata del dopo-trattamento per quelli che non possono raggiungerci». Questa iniziativa, spiega il primario, è ancora subordinata all’approvazione dell’azienda sanitaria, e soprattutto sta aspettando i necessari finanziamenti. Quando il San Maurizio dovesse rivelarsi insufficiente inoltre, nell’ufficio sperimentazioni del dottor Giovanni Di Meglio vengono regolarmente censite tutte le sperimentazioni attive e i risultati ottenuti negli altri reparti oncologici italiani, in modo da poter orientare i pazienti che ne abbiano bisogno, verso i centri più adeguati alla loro malattia. «Questo servizio esiste solo a Bolzano - spiega il primario - è già attivo e ci permette di smistare correttamente i pazienti su tutte le piattaforme sperimentali, che teniamo costantemente aggiornate».
Tanta tecnologia, ma anche tempo ed energie dedicate al rapporto con i pazienti. «Troppo spesso - racconta Graiff - capita che la tecnologia medica allontani la dimensione umana e finisca per mettere a disagio il paziente anche nel luogo di cura». Coinvolgimento nelle decisioni, quindi, e informazioni trasmesse di persona sono un elemento costante della terapia. «È finito il rapporto medico-paziente paternalistico come poteva esistere quarant’anni fa, oggi i pazienti sono molto più informati ed è giusto coinvolgerli, e farli sentire parte della squadra che sta combattendo il loro male». Senza favoritismi, ci tiene a specificare il primario. «Siamo fieri di aver eluso qualsiasi doppio binario, o corsia preferenziale, ci siamo chiesti se non guardare in faccia a nessuno o guardarli tutti, e abbiamo scelto la seconda strada», conclude il primario.
Alto Adige 25-5-11
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categoria:salute, innovazione
lunedì, 23 maggio 2011



4,5 MILIONI PER LA FIBRA OTTICA

BOLZANO. La giunta provinciale ha dato il via libera ai lavori per la realizzazione di una decina di tratti della rete telematica in Alto Adige, con un investimento di circa 4,5 milioni di euro. L’obiettivo è di collegare tutti i comuni altoatesini con la rete in fibra ottica entro il 2013. L’impegno maggiore, dal punto di vista economico, riguarda il tratto Laives-Nova Ponente, per il quale è prevista una spesa di 1,3 milioni di euro.
Alto Adige 21-5-11
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categoria:innovazione
martedì, 17 maggio 2011



A Laghetti i componenti hi-tech delle cucine più note

BRUNO TONIDANDEL
BOLZANO. Domenica dirigenti e dipendenti della Apparatebau hanno festeggiato i quattro decenni di fondazione dello stabilimento. 40 anni trascorsi quasi sempre in crescendo, ad eccezione di questi ultimi tempi, quando la crisi economica ha investito anche l’industria metalmeccanica di Laghetti, costretta ad un ridimensionamento del numero del personale per l’improvviso crollo di una importante commessa. Ma poi gli ordini sono tornati ad affluire ed ora la Apparatebau sta viaggiando a gonfie vele producendo componenti tecnici di alta qualità e di elevato tenore tecnologico, destinati ad elettrodomestici di marchi prestigiosi, quali Miele, Siemens, Neff, Whirlpool, Aeg, Elecrolux, Liebherr, Bosch e l’italiana Rancilio.
«Il segreto del nostro successo - spiega il direttore Andreas Reichel - è l’innovazione; e poi da non sottovalutare che tutti i nostri dipendenti formano una squadra efficientissima. La differenza con altre aziende è tutta qui, niente di più». «Per festeggiare i 40 anni dell’azienda - aggiunge Elisabeth Pfattner, direttrice amministrativa - abbiamo voluto mostrare alla popolazione della Bassa Atesina che anche in Alto Adige, dove l’economia è basata su agricoltura e turismo, esistono realtà tecnologiche e molto innovative in grado di competere sul mercato globale». Pfattner tiene a precisare che l’industria di Laghetti è in grado di offrire interessanti professioni con indirizzi tecnici a giovani del luogo.
Apparatebau, uno dei quattro stabilimenti del gruppo tedesco Gronbach (gli altri sono in Baviera, Austria e Slovacchia) è nato in uno scantinato di Egna nel 1971 con una quindicina di dipendenti. Dopo qualche mese la fabbrica, guidata allora dal direttore Franz Abraham, si trasferì a Laghetti, per produrre cerniere per congelatori, un particolare innovativo ideato in proprio. E anno dopo anno si sviluppò ampliandosi fino ad occupare un’area di 35 mila metri quadrati, 13 mila dei quali coperti. Importantissima dal punto di vista sociale, la presenza della ditta tedesca soprattutto nei primi decenni, che divenne un’ancora di salvezza per molti giovani e padri di famiglia; anche perché in zona, in quei tempi, le industrie in grado di assorbire personale, erano rarissime. Ora l’azienda è retta dal figlio del fondatore, Wilfried Gronbach e i dipendenti sono 122, provenienti dalla Bassa Atesina, Piana Rotaliana e Valle di Non, il 40% dei quali rappresentati da donne. E il tocco femminile lo si nota subito visitando la fabbrica: in ogni reparto regna una pulizia accurata e fa bella mostra qualche pianta. «Il nostro fiore all’occhiello però - prosegue la direttrice Pfattner - è la destinazione del 2% del fatturato (nel 2010 è stato di 17 milioni di euro) per la ricerca e lo sviluppo. È questo - conclude la manager - il segno tangibile che Apparatebau opererà ancora per molto nella Bassa Atesina e il nostro obiettivo è coinvolgere anche aziende regionali, puntando però sempre su marchi prestigiosi».
Alto Adige 17-5-11
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categoria:innovazione, conca atesina
sabato, 02 aprile 2011



La scommessa dell’«e-mobility» Si punta su auto e bici elettriche

BOLZANO. I vertici della Sel ieri hanno fatto il punto anche sui progetti futuri dell’azienda. Accanto al consolidamento nei campi tradizionali, si investirà molto sull’innovazione. Si lavorerà nei settore del gas (grazie alla partecipazione del 10% nella bavarese “Novogate”), delle infrastrutture (in particolare per gasdotti e elettrodotti attraverso il Brennero), ma anche della sostenibilità ambientale. Il direttore generale Maximilian Rainer ha annunciato l’imminente lancio di un progetto legato all’“e-mobility”, «a cui - ha sottolineato - teniamo molto».
 Di che si tratta in concreto? Lo spiega il vicepresidente di Sel Giorgio Carnielli: «Così come siamo stati tra i promotori di Casaclima vorremmo esserlo anche per questa forma di mobilità sostenibile. Abbiamo già fatto uno studio di fattibilità in merito e a breve partiremo con un progetto pilota in Venosta legato alle bici elettriche. Se avrà successo, potrà essere esteso anche al resto della provincia. E quando si diffonderà l’uso delle auto elettriche, punteremo anche su questo settore. Nella fase iniziale come pionieri e promotori, ma più avanti potrebbe diventare anche un’area di business perché Sel potrebbe realizzare le colonnine per fare il “pieno” di energia a bici e auto, come ad esempio sta già facendo Enel in altre regioni italiane».
 Di futuro del settore energetico si discuterà anche nella prima delle numerose iniziative organizzate da Sel per i suoi dieci anni di attività: il 19 maggio all’Eurac di Bolzano si terrà un convegno dal titolo “Energia&futuro” al quale parteciperanno l’esperto di tendenza future Lars Thomsen e il membro del direttivo di Greenpeace Energy Germania Robert Werner.
Alto Adige 2-4-11
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categoria:innovazione
venerdì, 01 aprile 2011


Polo hi-tech: costruzioni a basso consumo

BOLZANO. «Il Parco tecnologico deve aprire la strada a qualcosa di completamente nuovo nel panorama altoatesino - spiega l’assessore ai lavori pubblici Florian Mussner - e noi vogliamo dare il nostro contributo anche per quanto riguarda la realizzazione della struttura che ospiterà imprese innovative e centri di ricerca». Il Parco di Bolzano sud nascerà come edificio a bassissimo impatto energetico, un complesso soprannominato “Net Zero Energy Building”. «Il tema del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili sarà uno degli assi portanti del Parco tecnologico - prosegue Mussner - e per questo motivo abbiamo deciso di impegnarci a fondo per realizzare una struttura che necessiterà di un consumo energetico davvero ridotto». Complessivamente - conferma il progettista Paolo Bellenzier dell’Ufficio provinciale edilizia Est - per riscaldamento, aerazione, illuminazione e per tutta l’impiantistica, saranno necessari meno di 60 kw/h all’anno per metro quadrato. L’ obiettivo verrà raggiunto grazie ad una serie di misure e interventi: dall’isolamento termico all’uso di condizionatori a basso consumo energetico, dal massiccio uso della luce solare per l’illuminazione degli ambienti agli impianti fotovoltaici.
Alto Adige 1-4-11
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categoria:innovazione
mercoledì, 23 marzo 2011


Ambiente e rifiuti, a Bolzano laboratorio che vende tecnologia

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. Mille metri quadrati di laboratorio, strumentazioni sofisticatissime e un motivato team di chimici e biologi guidato da Werner Tirler, meranese di 47 anni riconosciuto a livello mondiale come esperto nel campo delle diossine e delle nanoparticelle. Pochi lo sanno, ma a Bolzano Sud un piccolo polo hi-tech c’è già: si tratta della Eco-Research, emanazione di Eco-Center (società controllata da Comune di Bolzano, Provincia e altri 56 comuni altoatesini) che nel 2010 ha fatturato 1,7 milioni, per la metà derivanti da lavori ottenuti fuori provincia.
La sede di via Negrelli è operativa dal 2004, anno in cui da piccolo laboratorio interno ad Eco-Center, la Eco-Research si trasforma in una srl. La crescita dimensionale era partita già qualche anno prima: lo scandalo diossina scoppiato in Belgio aveva portato Eco-Research ad ampliare le proprie analisi dalle emissioni dell’inceneritore agli alimenti.
Da lì in poi, grazie anche agli investimenti di Eco-Center e ai contributi provinciali per acquistare i macchinari di analisi più moderni sul mercato, Eco-Research ha iniziato ad uscire dai confini altoatesini. Lo ha fatto grazie al suo direttore, Tirler, che partecipando a congressi scientifici e pubblicando articoli specializzati ha fatto conoscere l’impresa bolzanina anche all’estero. «Oggi - racconta Tirler assieme al presidente della Eco-Research Stefano Fattor - circa la metà del nostro fatturato lo otteniamo all’estero». Danimarca, ma anche Sudafrica e Vietnam: «E tra i nostri successi - dice orgoglioso Tirler - c’è l’appalto europeo per la validazione della misurazione delle diossine al quale hanno partecipato anche dei colossi come la tedesca E-On o la danese Force».
Eco-Research misura la qualità dell’acqua in tutti i comuni della Provincia (Bolzano escluso), analizza le emissioni dell’inceneritore e - questa è il nuovo campo di specializzazione - studia gli isotopi del legno. «In questo modo - spiega Tirler - è possibile determinare la provenienza del legname in maniera scientifica».
Tra i clienti dell’impresa bolzanina ci sono enti pubblici, ma non solo: gruppi industriali che producono mattonelle o cemento, società che gestiscono inceneritori, le agenzie per l’ambiente. In Alto Adige si sta studiando una possibile collaborazione con la Memc, multinazionale che nel suo stabilimento meranese produce silicio. Un altro progetto viene portato avanti con l’istituto per le tecnologie innovative e riguarda l’idrogeno, altre possibili partnership potrebbero nascere nel campo sanitario. «Ma la crescita non è il nostro obiettivo fondamentale, puntiamo invece sulla ricerca», sottolinea Fattor ricordando come il 40% dei ricavi vengano reinvestiti in questo campo. E il polo tecnologico? «Ci è stato chiesto di trasferirci lì - rivela Fattor - ma per ora abbiamo deciso di restare nella nostra sede di via Negrelli».
Alto Adige 23-3-11
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categoria:ambiente, innovazione, antiinquinamento
giovedì, 17 marzo 2011



Polo tecnologico: lavori al via nel 2012

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. La Provincia imprime un’accelerata sul polo scientifico e tecnologico. Approvato a gennaio il progetto preliminare, ora si è depositata in Comune la proposta di variante d’ufficio al Puc per ottenere il parere municipale, prescritto ma non vincolante; fra due settimane sarà pronto il progetto definitivo, che ad aprile verrà presentato in Comune per ottenere la necessaria concessione edilizia. Fra due mesi inizieranno le bonifiche dei terreni contaminati all’ex Aluminia. E se tutto andrà come previsto dai tecnici provinciali, i lavori per il primo lotto, la realizzazione del complesso principale, dovrebbero partire all’inizio del 2012. Il secondo lotto, per la realizzazione dell’ulteriore complesso, partirà qualche mese dopo, entro il 2012. La fine lavori congiunta è prevista per la fine del 2013.
 Che si fosse così avanti non era immaginabile, visto che solo a fine gennaio il comitato tecnico provinciale aveva approvato il progetto preliminare, poi passato in giunta, che prevedeva un ridimensionamento del disegno iniziale, vincitore dell’apposito concorso indetto dalla Provincia e vinto nel 2008 da un team internazionale di architetti composto dagli studi Claudio Lucchin e associati (Bolzano) e Chapman Taylor (Londra). Ora - e sono tempi davvero inusuali anche per un’azienda privata, figurarsi per una collaborazione con l’amministrazione pubblica - a soli due mesi di distanza si sta già ultimando la progettazione definitiva.
 «Stiamo spingendo forte» ammette il responsabile di progetto, l’architetto Paolo Bellenzier dell’ufficio Edilizia Est della Provincia. «All’inizio della settimana è stata depositata in Comune la proposta di modifica d’ufficio al Piano urbanistico comunale, approvata dalla giunta provinciale il 21 febbraio scorso. La modifica prevede la realizzazione di una zona per attrezzature collettive sovracomunali per la costruzione del polo scientifico e tecnologico, dove potranno essere realizzati laboratori, officine, uffici, sale congressi, aule per la didattica e attività di supporto come ristoranti e un asilo nido». Il parere del Comune, che dovrà transitare per commissione urbanistica, giunta e consiglio, non è comunque vincolante. Anche se in Provincia si spera arrivi in tempi ragionevoli. «A fine mese - prosegue Bellenzier - sarà terminata la progettazione definitiva, a cui stiamo lavorando con lo studio Lucchin». Sono appena stati elaborati i render, ossia le simulazioni grafiche definitive. «Ad aprile inoltreremo domanda in Comune per la concessione edilizia. Il municipio ha tempo 60 giorni per il responso. In quel lasso di tempo dovremmo riuscire ad ottenere anche il placet per la modifica al Puc».
 Intanto, in attesa di partire con la progettazione esecutiva, non si starà con le mani in mano: «Fra due mesi comincerà la bonifica dei terreni ex Alumix. Trattandosi di terreni dell’ex zona industriale dobbiamo bonificare delle vasche che si usavano per depositare l’alluminio. Solo una parte del materiale necessita di essere trasferito in discariche specializzate fuori provincia. Il resto verrà reso inerte e riutilizzato, sia in loco che altrove».
 I tecnici fanno sapere: «Al netto dei finanziamenti, per i quali ora dovrà decidere la politica, saremo pronti a partire per inizio 2012. I lavori si divideranno in due lotti, per comodità e questioni di facilità nel finanziamento». Il primo lotto, per la palazzina principale, ossia il prolungamento dell’edificio già ristrutturato per Manifesta, partirà a primavera 2012.
 I lavori per il secondo lotto, per la cosiddetta centrale 2, che verrà semplicemente ristrutturata, cominceranno poi entro il 2012. «Abbiamo calibrato il tutto perché il termine lavori congiunto sia per la fine dell’anno successivo, il 2013». Dunque, tenendosi larghi coi tempi, circa 24 mesi per il primo lotto, altri 12-18 per per il secondo lotto.
 «Speriamo - conclude - che la collaborazione con il Comune, col quale ci troviamo mensilmente, continui nel segno positivo. D’altra parte, è anche interesse del municipio che si realizzi il polo».
Alto Adige 17-3-11
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categoria:innovazione, provincia di bolzano
giovedì, 10 marzo 2011



Prodotti innovativi: carta ricavata dagli scarti di mela

BOLZANO. «In Italia occorre promuovere una crescita intelligente e sostenibile. Il governo è dunque chiamato a sostenere in modo mirato la produzione di prodotti innovativi e sostenibili come la cartamela». A chiederlo è il senatore Oskar Peterlini (Svp) in un’interrogazione parlamentare al ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo nonché al ministro dello sviluppo economico Paolo Romani. «In provincia di Bolzano si è arrivati a brevettare un particolare procedimento di essiccazione delle mele - ideato dall’ingegnere altoatesino Alberto Volcan - il quale ha portato alla produzione della cosiddetta cartamela». Gli scarti di mela, infatti, vengono utilizzati per la produzione di carta e ciò - prosegue Peterlini - ha anche il merito di contribuire ad abbattere i costi di gestione dei rifiuti: gli scarti di mela vengono infatti considerati “rifiuto speciale”, una classificazione che ne rende lo smaltimento particolarmente costoso”. Secondo il senatore promuovere questa iniziativa imprenditoriale comporterebbe molti effetti positivi: «Oltre a tutelare l’ambiente, infatti, la crescita e il potenziamento di una vera e propria industria basata sul riciclo possono avere importantissime ricadute in termini occupazionali».
Alto Adige 10-3-11
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categoria:innovazione
martedì, 08 febbraio 2011



Telefonia e banda larga: infrastrutture in ritardo

BOLZANO. La ricezione di apparecchi di telefonia mobile in Alto Adige deve compiere un deciso passo avanti: lo ha deciso la giunta provinciale incaricando il presidente Luis Durnwalder di allacciare i necessari contatti con i gestori del settore.
 «Non è accettabile che in Alto Adige sussistano ancora molte zone d’ombra che rendono impossibile una ricezione adeguata degli apparecchi di telefonia mobile». Partendo da questa constatazione la giunta ha deciso di intervenire presso i gestori del settore per illustrare i problemi e chiedere un impegno adeguato. La giunta intende premere sui gestori per arrivare ad una soluzione del problema e migliorare, se necessario anche con un intervento diretto, la qualità della ricezione.
 La giunta vuole migliorare anche l’accesso a banda larga attraverso un potenziamento del programma di posa dei cavi in fibra ottica. La situazione a fine 2010 vede la fibra ottica già esistente sull’asse principale da Malles a San Candido passando per Merano, Bolzano, Bressanone e Brunico. Linee di connessioni sono in costruzione tra Bressanone e Brennero e in val d’Ega e completate in val Sarentina. L’obiettivo resta confermato: entro il 2013 tutti i Comuni dovranno essere collegati alla rete in fibra ottica. Accanto ai cavi interrati si studierà anche la possibilità di sfruttare le linee elettriche già esistenti.
 Infine il capitolo “ultimo miglio”, la tratta di cavo che connette le centrali telefoniche agli utenti finali: «Ne parlerò direttamente con l’amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabé», ha concluso Durnwalder.
Alto Adige 8-2-11
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categoria:innovazione
mercoledì, 02 febbraio 2011



Tessera sanitaria arriva per posta

BOLZANO. È ricominciata la distribuzione postale della tessera sanitaria - carta provinciale e nazionale dei servizi.
 Risolti i problemi tecnici, i cittadini hanno ripreso a ricevere le nuove carte con microchip che non solo sostituiranno le vecchie tessere sanitarie in scadenza, ma che, a partire da marzo, daranno accesso ad una serie di servizi online erogati dalla pubblica amministrazione.
 Sino ad oggi sono stati 55 mila gli esemplari della tessera inviati agli altoatesini. Altre 50 mila tessere saranno inviate nei prossimi giorni, mentre le restanti 300 mila dovrebbero essere prodotte, e successivamente spedite per posta, entro la fine del mese di febbraio. Grazie all’accordo con l’Agenzia delle Entrate la TS-CPS è valida come codice fiscale e per usufruire delle prestazioni sanitarie in Italia e all’estero, ma la vera novità è un’altra: la tessera sanitaria rappresenta infatti una chiave elettronica e digitale per entrare in contatto con la pubblica amministrazione (lavoro, scuola e sociale).
Alto Adige 2-2-11
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categoria:salute, innovazione
sabato, 22 gennaio 2011


I cannoni della TechnoAlpin conquistano l'Asia

MIRCO MARCHIODI
 BOLZANO. Da 20 anni sono i «signori della neve». Georg Eisath e Walter Rieder sono i fondatori della TechnoAlpin (con loro c’è anche Erich Gummerer, che si occupa dell’aspetto comerciale), società leader mondiale per l’innevamento artificiale. Solo l’anno scorso sono stati 2.600 i cannoni costruiti a Bolzano e venduti in tutto il mondo: Mongolia, Turchia e Azerbaigian sono gli ultimi mercati conquistati, ma la TechnoAlpin è presente in tutto il mondo. All’ingresso della nuova sede oltre via Einstein - la TechnoAlpin è stata la prima impresa a insediarsi nella nuova zona di espansione investendo oltre dieci milioni nella nuova sede che per la prima volta riunisce in un unico edificio i 160 dipendenti bolzanini - si vede un mappamondo con un cannone da neve stilizzato su tutti i Paesi in cui TechnoAlpin è presente: sono già 42, mentre i clienti sono poco meno di un migliaio.
 Rieder è il responsabile dello sviluppo. Lo è dagli inizi, da quando assieme a Eisath - all’epoca i due dirigevano la zona sciistica di Obereggen - svilupparono il primo, artigianale cannone da neve per risolvere il problema dell’innevamento sulle piste della zona sud del Latemar. «Siamo nati grazie all’innovazione ed è grazie all’innovazione che continuiamo a crescere», racconta Rieder. È per questo che TechnoAlpin ha dedicato dodici persone al reparto di ricerca e sviluppo e un’altra dozzina all’elaborazione di sistemi di software per la gestione degli impianti: «In media investiamo un milione all’anno nella ricerca, che corrisponde ad una quota tra il 3% e il 5% del fatturato che deriva dai cannoni da neve». Eppure, sottolinea Rieder, «anche se è la parola del momento, l’innovazione non è la soluzione di tutti i problemi». Perché un prodotto che funziona bisogna anche saperlo vendere: «La logistica è una delle sfide più impegnative per un’azienda di dimensioni piccole ma che deve muoversi come una multinazionale. I nostri fornitori e i nostri clienti si trovano in tutto il mondo, dai dazi alla gestione degli ordini bisogna organizzare tutto nei minimi dettagli».
 Non è un caso se proprio la facoltà di ingegneria logistica dell’università di Bolzano ha fornito a TechnoAlpin gli ultimi collaboratori bolzanini: il team è giovanissimo («l’età media è di 32 anni, ma fino a pochi anni fa eravamo sotto i 30»), «in genere sono ragazzi che appena finito l’istituto tecnico sono entrati in azienda e sono cresciuti assieme a noi». È proprio dall’università che Rieder si augura di ottenere nuovi spunti: «Più che il polo tecnologico, che ritengo utile ma di difficile realizzazione perché convincere le aziende, e ci metto anche noi, a mettere a disposizione di altri il loro know-how non sarà semplice, bisogna puntare sull’ateneo, è da qui che possono arrivare nuove idee e ricerca in campi che altrimenti non si potrebbero sviluppare».
 Decisiva è anche la collaborazione tra aziende: «Noi ci affidiamo a molte imprese specializzate che fanno prodotti adattati alle nostre esigenze. Ai nostri 260 collaboratori ne andrebbero aggiunti altri 300 nell’indotto, soprattutto imprese artigiane. Questa specializzazione è un punto di forza, ma io consiglio loro sempre di non avere solo TechnoAlpin come cliente, perché diversificare serve a superare le crisi».
 È anche per questo che TechnoAlpin ha scelto di diventare un player globale: «Il nostro obiettivo è sempre stato di essere presenti in tutti i posti dove si scia. Oggi ci siamo, ma la vera sfida inizia ora, perché restare al top è più difficile che arrivarci. L’internazionalizzazione in ogni caso è fondamentale: ti permette di farti conoscere, ti permette di aprirti a nuovi mercati, di compensare momenti di debolezza di un’area geografica con i momenti di forza di un’altra ma soprattutto di fare massa critica, produrre di più, sfruttare economie di scala ed avere più risorse a disposizione da reinvestire nell’azienda. Senza dimenticare, però, che la più grande aree sciistica a livello mondiale restano comunque le Alpi».

Alto Adige 22-1-11
 
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categoria:innovazione
giovedì, 20 gennaio 2011



Energia dai rifiuti: accordo americano per Ladurner

BOLZANO. L’azienda altoatesina, Ladurner Ambiente spa, ha stipulato un accordo (Joint development agreement) con Renewable power development Europe, per lo sviluppo del waste-to-energy (Wte-Energia da rifiuti) in Italia nei prossimi dieci anni. L’accordo prevede che entrambe le aziende collaborino alla realizzazione di progetti di generazione di energia con tecnologie innovative che utilizzano una varietà di combustibili tra cui il combustibile derivato da rifiuti (Cdr, di cui Ladurner dispone di tecnologie collaudate per la produzione di qualità), fanghi di depurazione (che dovranno trovare soluzioni alternative allo spargimento in terreni agricoli), biomasse e rifiuti agricoli. Le due aziende lavoreranno in virtù di un accordo di esclusiva per trovare soluzioni ecologicamente compatibili per il corretto smaltimento dei rifiuti. La partnership si svilupperà anche sulla configurazione di progetti Wte in grado di fornire energia pulita e sostenibile da fonte rinnovabile che garantisca una riduzione netta globale di gas serra. Renewable Power fornirà la sua esperienza nello sviluppo e gestione di impianti di energia rinnovabile insieme con tecnologie collaudate, che permettono la conversione pulita dei rifiuti in energia, mentre Ladurner fornirà il proprio know how ingegneristico, gestionale e commerciale frutto dell’esperienza ventennale maturata nel settore. Alle opportunità di business contribuiranno entrambi i partner, tanto è vero che progetti concreti nell’ambito dell’accordo siglato si stanno già valutando nelle rispettive strutture di sviluppo.
Alto Adige 29ì0-1-11
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categoria:innovazione
giovedì, 13 gennaio 2011


Libera Università di Bolzano

Lorenz: ricerca, plurilinguismo, export Decisiva l’alleanza tra ateneo e imprese

BOLZANO. Ricerca, internazionalizzazione, plurilinguismo, formazione dei giovani: nel suo discorso di inizio anno, il presidente di Assoimprenditori Stefan Pan ha citato più volte l’università di Bolzano e il rafforzamento dell’ateneo è finito in cima alla lista delle richieste avanzate dall’economia. Parole che il rettore Walter Lorenz, che era tra gli ospiti d’onore del ricevimento degli imprenditori organizzato all’Iveco del vicepresidente della Lub Pietro Borgo, ha apprezzato molto.
 Rettore Lorenz, sembra che il rapporto tra università e imprese si faccia sempre più saldo...
 
«È proprio così. Il discorso del presidente Pan dimostra il ruolo primario che l’economia assegna all’ateneo e noi siamo pronti ad affrontare le sfide che ci sono state poste dagli imprenditori».
 Prima sfida: all’università è stato assegnato il coordinamento del tavolo della ricerca chiesto dall’economia. Come intendete muovervi?
 
«L’università è il luogo della ricerca di base a lungo termine. Dobbiamo essere bravi a puntare su quei settori che senza un ateneo non verrebbero approfonditi. Siamo un’università giovane, la nostra è una struttura piccola, ma possiamo fare molto grazie agli ottimi contatti internazionali».
 Quali sono i settori su cui vi concentrerete?
 
«Abbiamo chiesto ad ognuna delle nostre cinque facoltà di scegliere tre campi di ricerca prioritari per non disperdere risorse. In linea generale, cercheremo di migliorare nel campo tecnico-scientifico e di venire incontro proprio alle esigenze che arrivano dal territorio: tecnologie alpine ed energie rinnovabili saranno i settori predominanti».
 Sono gli stessi settori sui quali vogliono puntare gli imprenditori per il polo tecnologico...
 
«Già, e proprio in questo campo è importante che lo sforzo sia congiunto. Ho compreso le resistenze iniziali degli imprenditori al progetto originario del polo tecnologico e credo che proprio il maggior coinvolgimento dell’università sia stato determinante per trovare un punto d’incontro».
 Seconda sfida: il plurilinguismo. Quanto conta per l’Alto Adige?
 
«Ha fatto benissimo Pan a sottolineare la centralità di questo aspetto, che fa parte del nostro essere ponte tra culture diverse. Il plurilinguismo è fondamentale anche per migliorare la performance delle nostre imprese in merito all’export. Non è solo una questione di competenza linguistica, è la competenza interculturale che diventa decisiva. I nostri laureati non sono solo in grado di parlare italiano, tedesco e inglese, sanno anche cosa significa comunicare in una lingua che non è la tua lingua madre».
 Terza sfida: l’internazionalizzazione. Cosa può fare l’ateneo?
 
«Tantissimo, l’università è una porta sul mondo. Uno dei nostri obiettivi è quello di far capire ai giovani che si può essere internazionali anche mantenendo solide radici sul proprio territorio. Il contatto con chi viene da fuori, ma anche la conoscenza diretta attraverso gli scambi con l’estero sono decisivi».
 Ma così non c’è il rischio che i cervelli non tornino più indietro?
 
«È per questo che conta molto la mentalità. Vogliamo che i nostri studenti vadano all’estero, ma che abbiano la consapevolezza che anche qui in Alto Adige possono trovare dei posti di lavoro che non facciano perdere loro questo profilo di internazionalità e in questo senso diventa importante il contributo delle imprese locali».
 Da sociologo, come giudica il continuo richiamo ai risparmi nell’ente pubblico coniugato alla richiesta di partenariato sociale?
 
«Ho apprezzato molto il riferimento di Pan alla “Sozialpartnerschaft”. La consapevolezza che bisogna risparmiare e aumentare l’efficienza deve essere comune a tutti. Sappiamo che è necessario muoversi in questa direzione, ma è importante che ci si muova assieme: economia, sindacati e amministrazione pubblica».  (mi.m.)
Alto Adige 13-1-11
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categoria:innovazione
giovedì, 30 dicembre 2010


Dal prossimo anno caricabatteria unico

BRUXELLES. Il caricabatteria unico per cellulari di diverso tipo non è più solo un sogno: dagli inizi del prossimo anno, i consumatori europei potranno acquistare un carica batteria universale per quasi tutti i cellulari venduti in Europa, rendendo così più facile la vita ai consumatori, oggi costretti a riempire i cassetti di carica-batterie di cellulari in disuso e quindi inutili. I due uffici europei per la standardizzazione Cen-Cenelec ed Etsi hanno infatti completato ieri il mandato ricevuto dalla Commissione Ue che aveva chiesto di rendere disponibili gli standard tecnici armonizzati necessari alla produzione di un carica batterie universale per gsm. Cen-Cenelec e Etsi hanno dato la risposta tecnica che ancora mancava e la Commissione Ue si attende che la prima generazione di cellulari compatibile con il nuovo caricabatteria unico sia immessa sul mercato europeo «agli inizi del prossimo anno». Lo standard scelto per il carica-batterie unico è il mini-Usb, un connettore che gli utilizzatori di cellulari che trasmettono dati già conoscono. Dalla stessa uscita, ovvero una porta Usb simile a quelle dei pc, si potrà dunque anche ricaricare il cellulare.
 Tra le motivazioni che hanno spinto Bruxelles ad agire, c’è anche la preoccupazione per l’accumulo di rifiuti inutili. L’incompatibilità dei caricatori per i cellulari non è infatti solo una grande scocciatura per gli utilizzatori ma anche un fattore che crea diverse migliaia di tonnellate di rifiuti non necessari. Grazie ad un solo carica-batterie per famiglia, i 450-500 milioni di cellulari in uso in Europa ridurranno il loro impatto sull’ambiente.
 I risultati annunciati ieri fanno seguito all’accordo con 13 aziende produttrici di gsm, tra cui Apple, Motorola, Lg, Nec, Nokia, Samsung e Sony Ericsson, firmato nel giugno del 2009, che le impegnava ad armonizzare i caricabatteria.

Alto Adige 30-12-10
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categoria:innovazione
giovedì, 30 dicembre 2010



L’informazione correrà sul tablet

La tv che diventa hub multimediale, la tecnologia 3D, i computer sempre più piccoli e i cellulari sempre più grandi. Saranno tante le sorprese hi-tech del 2011 ma sicuramente l’anno che verrà sarà campo di battaglia per i tablet, i lettori digitali, con i big dell’informatica pronti all’assedio di Apple e del suo iPad. Qui si giocherà la sfida dei nuovi media, giornali e riviste che sempre di più affiancheranno alle edizioni cartacee quelle digitali. E quella degli e-book, i libri digitali, con un mercato ancora dai piccoli numeri ma in continua crescita.

di Claudio Giua (*)
Se un anno fa avessimo dovuto prevedere cosa sarebbe successo nel mondo digitale nel 2010, ora ci troveremmo tutti qui a giustificare le misere figure rimediate. E quando uso il plurale, mi riferisco a noi che di mestiere cerchiamo di individuare prima degli altri i trend del mercato e i desideri degli utenti. Nel mio caso, avevo trascorso buona parte del 2009 a studiare i lettori digitali portatili che usano l’inchiostro e la carta elettronici. Il mio obiettivo era sfruttarne le potenzialità anche per i giornali. Ero onestamente convinto che il 2010 sarebbe stato l’anno degli ebook. Poi, la mattina del 28 gennaio, dopo aver visto la presentazione dell’iPad fatta da Steve Jobs nell’auditorio di Yerba Buena ho capito d’aver buttato via un sacco di tempo e di fatica: era evidente che il tablet che la Apple si accingeva a lanciare avrebbe ridicolizzato chi aveva creduto di convincere la gente a comprare attrezzi dallo schermo in bianco e nero, lentissimi a ricaricare le pagine e utili solo a leggere e studiare. E così è stato.
 Possiamo dunque dire che il 2010 è stato l’anno dell’iPad? Più correttamente è stato l’anno del boom degli strumenti mobili “non pc” always-on, sempre in rete. I tablet e gli smart phone ci permettono infatti di informarci, navigare, giocare, comunicare, lavorare senza restare seduti davanti al computer di casa o dell’ufficio o senza dover trafficare dieci minuti per accendere, aggiornare, far funzionare la chiavetta web del portatile. Ma il 2010 è anche stato l’anno del trionfo delle applicazioni al posto dei programmi, l’anno delle prime serie contestazioni al superpotere di Google, l’anno che ha visto la riscossa dei produttori di contenuti. Per il settimanale Time è stato l’anno della consacrazione mediatica e perfino cinematografica di Mark Zuckerberg di Facebook. Che ormai fa più traffico in rete di Google.
 Per molti - me compreso - il 2010 è stato soprattutto l’anno di Wikileaks e del suo fondatore Julian Assange. Non solo per lo straordinario effetto culturale, sociale e storico della sua Operazione Verità, che da aprile ad oggi ha consentito di svelare misteri, miserie, eccidi in tutto il mondo. Wikileaks ha di fatto imposto un modo nuovo di fare informazione, impossibile in passato perché strettamente connesso alla più recente tecnologia dei database. I miliardi di file che ogni giorno vengono raccolti e schedati da governi, istituzioni, aziende, servizi sono oggi trattabili e “leggibili”, sempre che siano a disposizione, anche con il contributo di utenti e organi d’informazione. Questa tipologia di informazione ha un nome: data driven journalism.
 Secondo Tim Berners-Lee, l’inventore del web, il futuro prossimo del giornalismo e delle democrazie sta proprio nell’analisi partecipativa di grandi masse di dati. Assange l’ha già dimostrato. Mettendo in mutande - nel senso del re nudo - leader politici, diplomazie e generali. Se per Sarah Palin, leader dei Tea Party, Wikileaks «è come Al Qaida», se per il vicepresidente Usa Joe Biden «Assange è un terrorista hi-tech» e se per il nostro ministro degli Esteri Franco Frattini «le rivelazioni sui rapporti tra paesi faranno più danni dell’11 settembre», vuole dire che la strada imboccata, con le necessarie cautele, è probabilmente quella giusta. Ed è una strada su cui si stanno incamminando, insieme, la capacità di critica degli umani e la formidabile potenza delle macchine. Un grande quotidiano britannico, il Guardian, ha fatto altre esperienze di giornalismo dei dati, meno eclatanti a livello globale ma dirompenti localmente, come quello sulle false dichiarazioni di spesa dei parlamentari, per le quali ha ottenuto la collaborazione di quasi 28mila propri lettori/utenti che hanno analizzato 222mila pagine delle 459mila archiviate nei database. Nel 2011 avremo molte altre prove dell’importanza del data driven journalism.

 Non farò ora l’errore di fare qualche altra previsione per il 2011. Piuttosto, si può dire fin d’ora che nell’anno che verrà la vita di noi umani digitalizzati non diventerà più semplice. Anzi. Mentre si va realizzando di fatto la tanto attesa convergenza - per esempio, il televisore di casa ha molte funzioni oltre la sua propria, così come il pc è ormai anche un televisore - la nostra dotazione tecnologica non si riduce affatto. Molti di noi hanno due cellulari, un tablet, un portatile, un desktop in ufficio e uno a casa, più altre diavolerie come la Wii, la Playstation e la webtv. Insomma, più convergono le funzioni negli strumenti, più li vediamo moltiplicarsi nelle nostre tasche, borse e case. Un paradosso. Di cui magari parleremo l’anno prossimo.

(*) Direttore dello Sviluppo e dell’Innovazione del Gruppo Espresso  
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domenica, 26 dicembre 2010



Internet, il 2010 l’anno della svolta

FIAMMETTA CUPELLARO
ROMA. Italiani sempre più impegnati sul web. Tra mail, blog, shopping on-line e social network, le famiglie appaiono sempre più tecnologiche, anche se ancora indietro rispetto all’Europa. La leadership del mondo on-line è nella mani degli studenti: lo utilizza il 91,8%.
 E’ il quadro tracciato dall’Istat che ha condotto un’indagine sugli italiani e l’«hi-tech». Intervistate 19 mila famiglie che, da nord a sud, hanno raccontato come è cambiato il loro rapporto con le nuove tecnologie.
 Così, si scopre che il 2010 ha segnato una svolta: per la prima volta il numero di famiglie che si connette a internet ha superato la soglia del 50% arrivando al 52,4%. Aumenta anche la diffusione della banda larga (dal 34,5 al 43,4%). che consente di trasmettere e ricevere una grande quantità di dati in maniera più veloce e simultanea sullo stesso cavo. Considerato un fattore di crescita economica e occupazionale, diffonde servizi importanti quali il telelavoro, la telemedicina, la videochiamata e l’avvio di un’attività a distanza. Ma sul fronte dello sviluppo della «banda larga» l’Italia è in ritardo: occupa la ventesima posizione tra i paesi europei. Fanno peggio solo Grecia, Bulgaria e Romania.
 In internet nel 2010 hanno spopolato i social network con un boom per Facebook, Twitter e Myspace, usati da un internauta su due. Un fermento questo che, però, coinvolge sopratutto i giovani, molto meno gli adulti e pochissimo gli anziani. E sono proprio i teenager e gli studenti a trascinare le famiglie sul web. Tra i 18 e i 19 anni, la quota di chi usa internet, schizza al 90% e rimane sopra l’80% sia per i minorenni tra i 15 e i 17 (87,2%) sia per i ventenni tra i 20 e i 24 (82,1%). In generale, le famiglie più tecnologiche sono quelle che hanno almeno un minorenne: l’81% ha un pc; il 74% l’accesso ad internet e il 63% la connessione veloce.
 Sul web si leggono giornali e riviste (44%); si gioca e si scarica musica (41,2%). Uno su tre fa shopping. Al primo posto nella graduatoria di beni e servizi acquistati on-line ci sono i viaggi. Il 35,9% delle famiglie intervistate, quest’anno, ha scelto le proprie vacanze su internet.
Alto Adige 24-12-10
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domenica, 26 dicembre 2010



Più fondi per export e ricerca

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. Ricerca, export, raggiungibilità, snellimento dell’amministrazione. Sono i temi per i quali si sta battendo il mondo delle imprese, gli stessi che l’assessore provinciale Thomas Widmann ritiene prioritari per il futuro dell’Alto Adige. Ma Widmann ha ben presente anche i numeri del bilancio provinciale: i fondi a disposizione sono in calo e quindi bisogna risparmiare. Un po’ toccherà all’amministrazione, un po’ bisognerà rivedere il sistema dei contributi. Widmann sta già lavorando alla riforma.
 Assessore, che riforma sarà?
 
«Partiamo dal presupposto che i soldi a disposizione della Provincia saranno sempre meno. Questo significa dover fare delle scelte, individuare delle priorità. È quello che vogliamo fare anche per i contributi. Innovazione, export, cooperazione tra imprese: vogliamo premiare chi cresce attraverso queste strategie».
 Gli imprenditori chiedono di iniziare a risparmiare dall’amministrazione...
 
«Possono stare tranquilli, è quello che faremo. Lo snellimento della burocrazia comporta vantaggi per tutti: c’è bisogno di meno personale, i costi sono minori e i tempi più rapidi. E a proposito di tempi più rapidi, sto lavorando anche ad un nuovo sistema di assegnazione dei terreni. La Bls sta operando molto bene, ma ancora non siamo sui livelli di altre realtà: a Bolzano Sud, oltre via Einstein, le imprese hanno dovuto attendere oltre cinque anni per avere le aree. Questo non ce lo possiamo più permettere, dobbiamo accelerare le procedure anche perché il rischio è di perdere le nostre migliori imprese».
 Tenere qui le imprese è importante, ma altrettanto importante è farle uscire dall’Alto Adige: Oswald Zuegg si lamentava di un’economia troppo chiusa...
 
«Abbiamo mantenuto i sei milioni di finanziamento per l’Eos proprio perché sappiamo quanto è importante l’export. Abbiamo imprese eccezionali, dalla Microgate alla Leitner passando per Technoalpin, Durst, Loacker e tante altre. Ma abbiamo anche imprese molto piccole che fanno fatica a uscire fuori provincia. Per questo i contributi saranno mirati a chi esporta, ma anche a chi punta sulle collaborazioni: perché solo attraverso l’unione di piccole imprese si raggiunge quella massa critica sufficiente per andare a lavorare anche al di fuori dell’Alto Adige. La crisi l’abbiamo superata bene grazie agli aiuti provinciali e all’impegno delle nostre aziende, ma ora serve uno sforzo in più: oggi le imprese riescono a farcela da sole anche se sono piccole, ma se vogliamo guardare al futuro le cooperazioni saranno indispensabili».
 Innovazione, l’Alto Adige è fanalino di coda in Europa e in Italia...
 
«Verissimo. È uno degli aspetti sui quali dobbiamo recuperare di più e più in fretta. Innanzitutto serve una nuova legge: ci sta lavorando l’assessore Bizzo che ha annunciato che sarà pronta entro gennaio. E poi c’è bisogno di premiare chi fa innovazione. Un’impresa come la Ericsson spende quattro milioni all’anno per la ricerca, noi non arriviamo neppure all’1% del Pil».
 Più risorse per l’innovazione?
 
«I soldi sono quelli che sono, ma devono essere spesi al meglio premiando soprattutto chi produce valore aggiunto per il territorio. Penso alla produzione di alimentari, alle tecnologie ambientali, alla mobilità sostenibile: sono i settori nei quali siamo leader mondiali e nei quali abbiamo imprese che portano il nome dell’Alto Adige nel mondo».
 Intanto chi sta qui rischia di essere soffocato dalla burocrazia...
 
«La linea della Provincia su questo è chiara. Abbiamo preso degli impegni fissati nella legge finanziaria: nei prossimi cinque ani dovremo ridurre il personale amministrativo almeno del 3%. È la dimostrazione che facciamo e non parliamo soltanto».
 Altro tema dibattuto molto: il parco tecnologico...
 
«Io allargherei il discorso all’università. Quando parliamo di ricerca e innovazione, non possiamo prescindere dai nostri giovani e dai cervelli che abbiamo qui in Alto Adige. Il parco tecnologico diventerà un punto di forza della nostra provincia se sapremo coinvolgere tutti, dall’università all’Eurac alle imprese. Seguo da vicino quello che sta facendo l’apposito gruppo di lavoro, stanno facendo un ottimo lavoro. Il coinvolgimento dell’economia nell’università è altrettanto importante. La scelta di Bergmeister come presidente del cdu in questo senso è stata ottima».
 Nota dolente, le infrastrutture: cosa intendete fare per migliorare la situazione?
 
«La priorità assoluta è la banda larga, l’accesso a internet veloce è ormai un presupposto indispensabile per le nostre imprese. E indispensabile è anche essere raggiungibili. Parlo di aeroporto, ma anche di treni veloci e di collegamenti stradali interni all’Alto Adige. È il sistema nel suo insieme che deve funzionare bene».

Megastore e aeroporto

BOLZANO. Banda larga, ferrovia moderna, aeroporto funzionale. «Dobbiamo essere più veloci», riassume Widmann. Velocità negli spostamenti, ma anche nelle decisioni: «Pratiche e pagamenti, ma anche l’assegnazione dei terreni deve essere più rapida». Nella banca dati della Bls ci sono già 130 aree a disposizione e quasi 300 sono le imprese che si sono rivolti all’azienda che si occupa di localizzazione economica: «Sono state chiuse 70 pratiche di contributo per l’acquisto di terreni e altre 55 procedure di assegnazione sono ancora in corso». Tempi rapidi anche per il centro commerciale: «Il 2011 - assicura Widmann - sarà l’anno in cui decideremo dove realizzarlo. Questo non significa che abbandoneremo i negozi di vicinato, perché quello di mantenere un equilibrio tra piccole, medie e grandi strutture di vendite resta un nostro obiettivo».

Alto Adige 24-12-10
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martedì, 14 dicembre 2010



Sistema cerca-dispersi

BOLZANO. Un ulteriore passo avanti nel miglioramento dell’attività di ricerca di dispersi è stato varato dalla giunta provinciale con la delibera di acquisto del sistema tecnico utilizzato dalla Polizia bavarese per rintracciare le persone scomparse tramite la localizzazione del telefonino. La giunta ha incaricato la Protezione civile e la ripartizione Informatica dell’attuazione del progetto di implementazione del sistema tecnico bavarese, che consentirà in primo luogo di misurare con schede Sim l’intensità del campo elettrico trasmesso dalle basi radio dei gestori di telefonia mobile operanti in Alto Adige. “Questo programma potrebbe essere di grande utilità per rintracciare eventuali dispersi soprattutto in montagna e nelle zone poco abitate”, ha detto il presidente Durnwalder. Il costo delle apparecchiature tecniche si aggira sui 64mila euro. (da.pa)
Alto Adige 14-12-10
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giovedì, 09 dicembre 2010



L’auto elettrica è il futuro? Bisogna capire quanto costa in energia

Visitando quanto esposto al Motor Show di Bologna si nota la grande presenza di auto elettriche. Queste vengono messe in grande evidenza per essere auto a basso impatto ambientale, o meglio a basso inquinamento. Questo modo di esporre queste auto, auto elettriche non è molto ortodosso. Basterebbe approfondire il tutto, facendo una piccola analisi su elementari principi di fisica e chimica. Prima analisi è il riferimento al famoso principio di Lavoisier. Se il principio sulla conservazione della massa e quindi dell’energia, erano già conosciuti allora. non vedo il perché, oggi sono così poco considerati. E’ perche non si vuol vedere in faccia la realtà, o è per puro interesse? Per poter giudicare bene il pro e il contro, in fatto d’inquinamento, bisognerebbe analizzare tutti i passaggi e le trasformazioni energetiche che ci sono, dalla sorgente di energia, al movimento dell’auto. Analizzando solo il fattore energia, poiché il rendimento è sempre inferiore al 100%, maggior numero di trasformazioni ci sono, tra la sorgente originale di energia e l’utilizzatore finale che agisce sulle ruote, maggiore sarà l’energia persa, con il risultato che l’energia persa si trasforma in inquinamento. Il motore elettrico, per funzionare ha bisogno dell’elettricità. Questa elettricità da chi viene prodotta? Qualunque sia la fonte che genera l’elettricità, lo fa mediante trasformazione di un prodotto primo, che per mezzo di un complesso tecnologico, produce l’elettricità. I principali prodotti primari sono: un combustibile naturale, una naturale sorgente di calore vedi il sole, il vento, l’energia nucleare. Il lavoro fatto da queste sorgenti, danno come risultato, anche se non risultato unico, l’elettricità. E’ vero che il motore elettrico, funzionando non produce inquinanti, ma tutta la catena che sta a monte per produrre l’elettricità, quanti inquinanti hanno prodotto? In oltre va considerato che maggiore è il numero di trasformazioni, tra la sorgente primaria e l’utilizzatore, alla fine del loro ciclo di vita, vanno sostituiti. Mentre per un normale motore a combustione, immagazzinamento di energia è il serbatoio del carburante, per un motore elettrico sono gli accumulatori. Quanto dura un serbatoio per il carburante e quanto dura un accumulatore. Quando vi è da smaltire un accumulatore, quale effetto produce questo sull’ambiente? Senza considerare l’energia per produrre l’accumulatore. Basta pensare che in Italia, le aziende preposte per lo smaltimento degli accumulatori, si contano sulle dita di una mano. Gli accumulatori, il loro rifornimento lo fanno da una sorgente di elettricità. Quindi l’inquinamento prodotto dal motore a combustione, lo fa la centrale elettrica, visto che in maggioranza, oggi e sempre saranno centrali termoelettriche. Saltando altre considerazioni un po’ secondarie, il mancato inquinamento del motore a combustione, per un’auto classica, per l’auto elettrica viene prodotto dalla centrale che produce l’elettricità che poi viene usata per azionare il motore elettrico. In ultima analisi si evince che l’auto elettrica non inquina dove si muove, ma ha creato inquinamento dove viene prodotto l’energia elettrica di cui ha bisogno. Vale a dire, che ha solo spostato il luogo dell’inquinamento. In oltre dovendo essere causa di un maggior numero di trasformazioni energetiche, non essendo possibile avere in ogni trasformazione il rendimento del 100%, poiché se così fosse si avrebbe il famoso “moto perpetuo”, nel complesso accostando al VIA (valutazione impatto ambientale) anche il VIE (valutazione impatto energetico) l’auto classica che tutti conosciamo è la più idonea.
 Resta da studiare bene quale è il combustibile che da il maggiore rendimento se si vuol considerare l’inquinamento nell’universo e non solo quello relativo al proprio orticello.
Alto Adige 9-12-10
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categoria:innovazione
giovedì, 21 ottobre 2010



A nuovo il sito web del meteo provinciale Funziona sull’iPhone

BOLZANO. Nuova homepage il sito del meteo provinciale, con nuovo layout e nuove funzionalità. Il nuovo sito aumenta da cinque a sei giorni l’orizzonte della previsione. Dal lunedì al sabato i meteorologi redigono due bollettini al giorno, alle 7.30 e alle 11. Il coordinatore dei meteorologi Günther Geier e i suoi collaboratori anche la domenica e nei giorni festivi aggiornano la previsione che viene pubblicata alle 10. Oltre al classico bollettino per l’Alto Adige vengono formulate previsioni per il lago di Garda e per le zone montane. Anche la sezione dedicata alle condizioni del tempo nei comprensori è stata rinnovata. Le nuove pagine sono ottimizzate per gli smartphone come Iphone o Android, in modo da rendere più semplice l’accesso ai dati meteorologici ovunque ci si trovi. Tutti questi servizi sono disponibili su www.provincia.bz.it/meteo. (da.pa)
Alto Adige 21-10-10





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categoria:innovazione, provincia di bolzano
giovedì, 21 ottobre 2010



Questura, ora le denunce si fanno via web

BOLZANO. La questura fa partire il servizio «denunce vi@web» che permetterà ai cittadini di presentare una denuncia via internet. Il servizio di denuncia online può essere attivato da casa, dall’ufficio o da ogni altro luogo dotato di un computer collegato ad internet.
 Come fruire del servizio? E’ sufficiente accedere ai siti www.poliziadistato.it p www.commissariatodips.it, cliccare il link «denuncia vi@web» ed effettuare una semplice operazione di registrazione che consentirà all’utente di ottenere un Pin e una password - riutilizzabili anche in seguito - che saranno inviate alla propria mail personale.
 Una volta registrati sarà sufficiente seguire il percorso guidato e redigere la denuncia; l’atto verrà automaticamente inviato all’ufficio della polizia indicato dall’utente stesso. Al termine della procedura di compilazione il cittadino otterrà una ricevuta online e un numero di protocollo necessari all’operatore di polizia per richiamare la pratica: il fruitore del servizio dovrà infatti recarsi al più presto presso l’ufficio di polizia scelto per la ratifica della denuncia presentata, che sarà conservata dal sistema per 48 ore dopo l’inoltro online.
 E’ possibile avvalersi del sistema anche direttamente presso l’ufficio denunce della questura dove è installata una postazione internet totem, dedicata esclusivamente al suddetto servizio. I vantaggi del progetto illustrato sono indubbi: l’utente riuscirà ad evitare le attese presso l’ufficio denunce. Soddisfatto del servizio il questore Dario Rotondi.
Alto Adige 21-10-10
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categoria:sociale, innovazione
mercoledì, 06 ottobre 2010



Internet gratuito in tutti i comuni

 BOLZANO. Con due diverse mozioni discusse congiuntamente, i consiglieri provinciali Elena Artioli (Lega Nord) e Dieter Steger (Svp) hanno chiesto di garantire l’accesso gratuito a Internet in tutti i comuni della provincia. La proposta di Steger cofirmata poi anche da Artioli, che ha ritirato la sua, è stata approvata: la parte introduttiva con 21 sì e 4 astensioni, quella deliberante con 2 astensioni e i restanti voti favorevoli. Si tratta di un progetto pilota e riguarda zone all’aperto, con tecnologia ancora da scegliere.
Alto Adige 6-10-10
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categoria:innovazione
sabato, 18 settembre 2010



Auto elettriche: contro la crisi si punta sull’innovazione 

MIRCO MARCHIODI




BOLZANO. Iveco, Röchling, Gkn: l’automotive è uno dei settori più importanti dell’industria altoatesina. Ma non ci sono solo le grandi realtà: le aziende medie-piccole dell’indotto crescono attraverso l’innovazione.
 La Autotest di Serafin Unterholzner è una delle imprese “Leader” del Tis. Fatturato da 30 milioni e 136 dipendenti dislocati su quattro filiali (due in Alto Adige, a Lana e a Fortezza, le altre a Bratislava e ad Eisenach, in Germania), l’azienda produce accessori e componenti per auto. Unterholzner ora ha deciso di puntare su un nuovo settore, quello delle auto elettriche. Ieri ha presentato la sua idea ai due assessori provinciali Thomas Widmann (artigianato) e Michl Laimer (ambiente). «Unterholzner - riferisce Widmann - ha portato in Alto Adige le vetture della “Alpmobil”, società svizzera specializzata nel noleggio di auto elettriche. In Svizzera il successo è stato enorme, ripeterlo in una zona come quella dell’Alto Adige, da sempre attenta all’ambiente, non è irrealistico». Ai due assessori, Unterholzner ha spiegato anche le attività di ricerca in questo settore: «Stiamo testando diverse autovetture per capire quali modelli di auto elettrica funzionano meglio». Il giro di prova fatto ieri in centro a Bolzano è andato benissimo. Entusiasta Laimer: «L’auto è silenziosa e non inquina e le batterie si possono ricaricare durante la notte attaccandole a qualsiasi presa per la corrente».
 Produce materiali destinati al settore automobilistico (ma anche a quello idraulico, ortopedico e alle funivie) un’altra dinamica impresa altoatesina, la We.We.Mechanik di Terlano. Fondata nel 1973, l’azienda da cinque anni ha una nuova guida formata da due giovani imprenditori, Renè Müller e Christoph Aichner, che puntano tutto sull’innovazione. Widmann ha visitato anche la loro azienda: «Un’impresa giovane, che ha avuto il coraggio di rischiare investendo sulle nuove tecnologie e sui nuovi mercati. È questa la strada giusta per essere competitivi», è l’attestato di stima firmato dall’assessore provinciale. La We.We.Mechanik oggi dà lavoro a venti dipendenti (cinque ani fa erano soltanto sette) ed esporta circa l’85% della sua produzione.
  Alto Adige 18-9-10
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categoria:innovazione
martedì, 07 settembre 2010



I libri del futuro

vai al Link

http://www.youtube.com/watch?v=ool3vdgLYdI
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categoria:innovazione
martedì, 07 settembre 2010



La scienza diventa show

 BOLZANO. La ricerca tecnologica diventa spettacolo serale e notturno. Succederà a Bolzano, quando si fa sera i cervelloni usciranno allo scoperto, con lampi di genio che guizzeranno nei corridoi bui dei laboratori e sopra le scrivanie e per vivere la ricerca e l’innovazione in prima persona, bisognerà mettersi sulle loro tracce, di notte. E’ quanto accadrà venerdì 24 settembre, con il ritorno della “Lunga notte della ricerca 2.0”, che farà diventare Bolzano un centro di ricerca aperto al pubblico, di sera. In 14 “basi” sparse per tutta la città, dalle ore 17 alla mezzanotte adulti e bambini potranno sperimentare, fare simulazioni, osservare al microscopio e scoprire così tanti tesori scientifici. Lo spostamento tra le varie “stazioni scientifiche” sarà garantito da dei bus navetta gratuiti.
 L’iniziativa, che torna ancora una volta organizzata da Eurac, Tis Innovation Park e Lub - Università tà di Bolzano (finanziato da Unione europea, Provincia di Bolzano e Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano, con il patrocinio del Comune di Bolzano), si inserisce nella cornice della “European researchers’ night”, la notte europea dei ricercatori, in occasione della quale numerose città del vecchio continente promuovono attività per avvicinare società e scienza. In concreto a Bolzano ci saranno 14 tappe di ricerca che presenteranno 140 attività e tutto si trova già, per le informazioni, nella grande rete visto che sul sito internet della “Lunga notte della ricerca 2.0” di Bolzano, www.lunganottedellaricerca.it, piccoli e grandi appassionati di ricerca possono scoprire il programma degli eventi e creare da soli il proprio, di programma, per la serata, controllare i percorsi delle tre linee di bus navetta ed esplorare, tappa dopo tappa, il percorso della conoscenza.
 Il 24 settembre alle ore 17 il via sarà dato all’università in piazza Sernesi, quando si dichiarerà il “via libera” alla notte della ricerca. Si potrà scoprire, solo per citare un paio di esempi, come i Lego-Robot riescano a giocare a calcio, perché i microbi sono un inferno per le mummie, quanta anidride carbonica un uomo produce da sé e molto, molto altro ancora. Gli highlight della “Lunga notte della ricerca 2.0” che seguiranno l’apertura ufficiale saranno il comedyshow chimico di Magic Andy al Tis Innovation Park di via Siemens alle ore 19 e alle 22 e lo Special Science Café all’Eurac a Ponte Druso alle 20.30 sul tema “Future Games. Il cervello e i videogiochi”.
 Le 14 tappe saranno: al Tis, all’Università, all’Eurac, all’ospedale, alla Scuola di sanità Claudiana, in municipio, all’azienda Microgate, all’azienda Iveco, alla Scuola professionale di economia domestica (c’è il Laboratorio Dna dell’Eurac), al Museo di scienze naturali, al Fraunhofer, all’Ufficio geologia e prove materiali e all’Ufficio idrografico della Provincia, al Laboratorio tecnologico dell’Eurac.
Alto Adige 7-9-10
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lunedì, 26 luglio 2010



Rinnovabili: Alto Adige virtuoso

BOLZANO. Il Trentino-Alto Adige è la seconda regione italiana per rapporto tra quantità di energia elettrica rinnovabile prodotta e consumo generale. Nella nostra regione, infatti, il dato si attesta al 150%: sostanzialmente produciamo una volta e mezza quanto consumiamo. Meglio di noi fa solo la Valle d’Aosta con l’alta percentuale di 385 per cento. A rivelarlo è un’elaborazione dell’Ufficio studi di Confartigianato che attribuisce grande merito degli standard regionali alla forte presenza dell’idroelettrico che segna, a livello nazionale, un incremento di produzione del 18,1%. Dati confortanti arrivano anche per il Paese che per la prima volta immette una quota di energia ricavate da risorse rinnovabili di 69.330GWh di poco superiore al consumo totale calcolato in 68.924GWh. Un incremento del 19,2% rispetto al 2008 quando si copriva solo l’85 per cento dei consumi quotidiani. La fonte pulita più cresciuta della Pensiola è risultata il solare (+250,5 per cento), poi l’eolico, biomasse, rifiuti ed idroelettrico. L’unica a segnare un trend negativo è la geotermia (-3,5%) che, tuttavia, rimane di gran lunga la fonte più diffusa sul territorio. A sorpresa, nonostante la classifica per regioni, il Nord Italia è la parte dello Stivale che, nel complesso, incide meno sulle energie rinnovabili con un 21%, staccato sia dal Centro (31%) sia dal Mezzogiorno (47%).(a.c.)
Alto Adige 26-7-10
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categoria:innovazione
domenica, 18 luglio 2010



Innovazione. Un cambiamento culturale

FRANCESCO PALERMO
Il futuro delle società avanzate si gioca sull’innovazione, sulla capacità di arrivare prima e meglio di altri alla prospettazione di soluzioni ai problemi. Ed è bene che la Provincia abbia deciso di spendersi per contribuire a realizzare questo obiettivo: senza il sostegno politico e persino ideale e morale dell’ente pubblico l’innovazione si realizza solo parzialmente, a spizzichi e bocconi, senza una strategia complessiva. Come infatti accade nel resto d’Italia, dove abbondano le punte di eccellenza (forse più che da noi) ma manca la loro messa in rete ed il sostegno politico che le faccia sentire importanti e le metta nelle condizioni di sviluppare il loro potenziale.
 Visto che il momento sembra finalmente quello giusto, occorre non perdere l’occasione per fare le cose per bene. Rispetto alle soluzioni che si vanno prospettando si possono individuare ampi margini di miglioramento, in almeno due settori.
 Il primo è quello decisivo: cosa si intende per innovazione? L’impressione è che si vada affermando una concezione esclusivamente imprenditoriale dell’innovazione, intesa cioè come (sostegno a) ricerca e sviluppo delle aziende. Questo è evidentemente un settore centrale, imprescindibile di ogni politica sull’innovazione. Ma non può essere l’unico. Altrimenti si tratta di un modo diverso di dare contributi alle imprese, semplicemente passando dagli aiuti diretti non consentiti dall’Unione europea ad aiuti indiretti. Per poter funzionare, l’innovazione deve riguardare il territorio nel suo complesso. Ha poco senso un incubatore di imprese (chiunque lo paghi) senza un adeguato sistema di trasporti. E poco può farsi per i brevetti se manca il tessuto socio-culturale necessario ad attirare cervelli sul mercato globale della competizione. Senza la necessaria capacità amministrativa e politica, senza apertura fisica e mentale del territorio, senza servizi, senza un panorama culturale adeguato, l’innovazione delle e nelle imprese non attecchisce, e le strutture, per quanto animate dei migliori intenti e adeguatamente finanziate, diventano cattedrali nel deserto. Occorre insomma che la cultura dell’innovazione passi anche attraverso l’innovazione della cultura. E’ necessario che l’innovazione non resti un settore limitato al dialogo tra un assessorato provinciale e la rappresentanza delle imprese, ma che diventi un elemento di cui tenere conto in tutti i programmi e gli interventi della mano pubblica (ciò che oggi si chiama mainstreaming). L’innovazione o è un atteggiamento mentale ed amministrativo generalizzato, o non è, perché non funziona.
 Il secondo fattore riguarda i soggetti dell’innovazione. Chi la fa? Benissimo il dialogo tra Provincia, imprenditori e parti sociali, benissimo la consulta provinciale appena insediata. Ma se resta un dialogo “di vertice”, per quanto importante, non potrà mai essere sufficientemente innovativo. Serve il coinvolgimento anche di coloro che l’innovazione la faranno e la vivranno. Della società civile, dei ricercatori e degli studenti. Perchè la complessità attuale ha reso non più sufficienti i meccanismi basati sulla rappresentanza. Dove decidono solo i vertici, si rischia di assumere una prospettiva parziale, data dalla visuale che inevitabilmente del problema si ha osservandolo dal vertice. Anche quando, com’è sicuramente il caso per la consulta, i vertici sono animati dalle migliori intenzioni. Altrimenti si rischia di seguire, mutatis mutandis, le orme delle continue e fallimentari riforme del sistema universitario in Italia, affidate al dialogo tra il governo e la conferenza dei rettori: a decidere del destino dei precari dell’università sono così persone che non hanno alcuna esperienza di precarietà, e anche quando sono in buona fede (e non è sempre il caso) portano prospettive alterate dalla loro visuale. Questo non significa che la politica dell’innovazione non debba essere gestita da una cabina di regia, né che in questa cabina debbano starci tutti, ma semplicemente che si devono trovare canali di contatto continuo con i protagonisti reali dell’innovazione. L’innovazione non deve insomma necessariamente essere democratica, ma deve essere partecipativa. Il clima sembra finalmente favorevole. La possibilità di fare dell’Alto Adige la punta avanzata dell’innovazione in Italia sembra a portata di mano, grazie alla disponibilità a collaborare della Provincia e dei soggetti coinvolti. Non è poco, se si pensa che la Provincia ha finora sempre pensato di bastare a se stessa, e di essere essa stessa laboratorio di innovazione. Ma non è ancora abbastanza. La sfida dell’innovazione è troppo importante per permettersi di non vincerla.


INNOVAZIONE LA GRANDE RIFORMA

SERGIO BARALDI
Il braccio di ferro attorno alla strategia per l’innovazione non è un gioco delle parti in una trattativa difficile. L’intervista al presidente degli industriali Pan, che pubblichiamo oggi, conferma che la discussione, sorta tra i rappresentanti del mondo economico e il governo provinciale, tocca un nervo fondamentale. Si capisce il perché: l’innovazione è il nucleo centrale di un programma di modernizzazione del territorio che deve difendere la competitività delle imprese, i posti di lavoro, il benessere collettivo. La posta in palio è determinante per lo sviluppo. Dopo averne a lungo discusso, adesso, siamo arrivati alle decisioni. Come accade spesso, è in questo momento che emerge il conflitto d’interessi e visioni. Una prima novità sono gli attori sulla scena: da una parte un assessore di lingua italiana in carica da poco, Bizzo, che vuole rilanciare il progetto; dall’altra l’impresa. Assimprenditori e la Camera di Commercio non solo hanno contestato il piano della Provincia, hanno tenuto una posizione critica che non ha precedenti. Ebner e Pan affermano che occorre azzerare l’idea iniziale, che non serve costruire una sede, mentre occorrerebbe costruire una rete di cooperazione tra diversi soggetti, in prima fila le aziende, l’università, gli enti di ricerca. A parte i singoli capitoli, il dissidio sorge sul modello d’innovazione da adottare, di conseguenza sul modello di crescita del territorio.
Ebner e Pan hanno torto? A mio avviso, hanno molte ragioni sulle quali la Provincia farebbe bene a riflettere. Gli imprenditori stanno ponendo al governo dell’Alto Adige la questione di un riordino complessivo degli strumenti a disposizione e di una strategia.
 Le politiche seguite fino ad oggi per sostenere l’innovazione e i suoi processi appaiono insufficienti. Le istituzioni hanno mostrato la loro debolezza nel disegnare il futuro e nell’allocazione delle risorse. L’assessore Bizzo non può esserne ritenuto responsabile, ma certo tocca a lui recepire le critiche e formulare una proposta adeguata. Le imprese colgono nel segno quando indicano un deficit nella divisione del lavoro tra pubblico e privato, nella distribuzione delle risorse, nel coordinamento.
 Che cosa vorrebbero gli imprenditori? Salvaguardare i finanziamenti destinati a loro? Anche questo. Ebner e Pan fanno il loro lavoro di “sindacalisti” delle aziende. Ma la novità è che non si tratta solo di questo. Bizzo ha assicurato che i fondi verranno incrementati, ma le imprese insistono per un cambio di rotta.
 Non è un problema economico, è un problema strategico. Ebner e Pan rivendicano un ruolo attivo per le imprese, che vogliono essere riconosciute come protagoniste della modernizzazione. E con le imprese deve crescere il ruolo dell’Università. Di conseguenza, occorre riequilibrare i rapporti tra pubblico e privato e dividere meglio i compiti tra loro.
 Si tratta di un tema importante: in Alto Adige c’è un’asimmetria tra istituzioni e mercato, l’idea delle imprese sull’innovazione la corregge, lasciando più spazio al secondo.
 La domanda di partecipazione che sale dall’economia ha una legittimità che deriva dal dover competere ogni giorno sui mercati globali. E alle nuove condizioni internazionali è legata la filosofia dissonante rispetto alla politica. Per l’impresa è sbagliato partire dalla sede, dalle assunzioni e via di seguito, cioè imperniare l’innovazione sui bisogni delle istituzioni. Ebner e Pan si fanno interpreti di una visione che cambia prospettiva, ponendo al centro la competizione e i suoi attori, cioè le aziende. Hanno torto? E’ difficile sostenerlo. Anche se un punto nel loro ragionamento manca: secondo le esperienze estere, il meccanismo dell’incentivazione individuale alle imprese non basta.
 Il motivo è che l’innovazione non è solo una trasformazione tecnologica o economica, ma, come spiega il prof. Palermo nel suo articolo, culturale della società. E richiede un cambio di mentalità da parte di tutti. Quando le imprese chiedono un maggior coordinamento, una più efficiente distribuzione delle risorse, una migliore divisione del lavoro tra pubblico e privato, pensano di arrivarci con “meno” pubblico? O, al contrario, che servono istituzioni più autorevoli? Gli studi più recenti sull’innovazione mettono in risalto l’importanza dell’intervento pubblico. E’ compito dell’istituzione promuovere quelli che gli esperti definiscono gli “innovation drivers”, vale a dire i fattori trainanti, in primo luogo, come osserva Ebner, la qualificazione del capitale umano attraverso il potenziamento di scuola e università. Ma l’innovazione si sostiene anche investendo sulle reti infrastrutturali.
 Le domande dell’impresa chiedono alle istituzioni di riorientare le politiche territoriali e pongono la necessità di una loro maggiore efficienza. Nello stesso tempo, le imprese sanno che è responsabilità delle istituzioni dotare il territorio di beni collettivi e che la creazione di un network dell’innovazione richiede strutture pubbliche qualificate.
 Questa è la svolta che impresa e politica possono immaginare insieme: l’innovazione rappresenta la leva per mettere in atto una riforma della società che non riguardi solo l’economia, ma il sistema scolastico, la mobilità, le reti immateriali e materiali, la cultura. O l’innovazione diventa una “religione” che pervade la società, o non sarà l’innovazione che aprirà l’Alto Adige all’Europa e al mondo. Il progetto dovrebbe ascoltare le proposte delle imprese, ma diventa cruciale la qualificazione delle istituzioni pubbliche, che costituisce un prerequisito per un’azione efficace. Sul tavolo c’è la modernizzazione della società. La partita si vince o si perde insieme sulla capacità di pensare con coraggio in modo nuovo.
Alto Adige 18-7-10
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categoria:innovazione
mercoledì, 14 luglio 2010



Le aziende puntano sull’università

MIRCO MARCHIODI
BOLZANO. Investire nei cervelli, non nei muri. E quindi rafforzare l’università sotto il profilo delle facoltà tecniche e di ingegneria in particolare. «Costa meno e alle aziende serve più di una grande scatola che nessuno sa come riempire», affermano i manager delle aziende che fanno parte del gruppo hi-tech di Assoimprenditori, tutti d’accordo nel bocciare l’attuale progetto per il polo tecnologico.
 La Leitner di Michael Seeber ad oggi è l’unica azienda già insediata all’interno del parco tecnologico: «Per le palazzine di via Volta paghiamo un affitto di 130 mila euro all’anno. Come ringraziamento non siamo nemmeno stati interpellati sul futuro del Parco tecnologico e in 30 pagine di documento programmatico la Leitner non viene mai citata. Ma il problema non riguarda la nostra azienda, bensì una spesa completamente inconcepibile nei muri, quando già esistono Tis, Bls, Eurac e via dicendo. Possibile che il gruppo di lavoro sia composto solo da funzionari pubblici? In Tirolo sono stati convocati gli imprenditori e il rettore dell’università, qui i dirigenti provinciali e la direttrice della Lub, ex funzionaria del Bauernbund. Il centro della ricerca è l’università, l’innovazione la fanno le imprese, che però non sono state coinvolte, nemmeno le piccole a cui il Parco, secondo la Provincia, dovrebbe servire di più. A questo punto il rischio è che il Parco serva solo a rubare a noi aziende quei pochi tecnici che abbiamo».
 Anche Vinicio Biasi, general manager della Microtec, sottolinea quest’ultimo aspetto. «La ricerca deve essere soprattutto applicata, ovvero deve nascere dalle esigenze delle imprese. Dobbiamo fare in modo di tenere qui i cervelli e di formarne di nuovi. Come? Ad esempio con una facoltà di ingegneria elettronica o meccanica, magari da inserire proprio all’interno del Parco tecnologico».
 Un’idea che piace anche a Mauro Gini, direttore risorse umane della Röchling: «Le aziende hanno bisogno che il centro ricerca sia vicino alla produzione. In questo senso è difficile che un’impresa si sposti all’interno del polo tecnologico. Non lo faremmo neppure noi. Bisogna puntare sulle competenze, non sulle strutture. E quindi serve personale formato dagli istituti tecnici e da facoltà universitarie scientifiche».
 Anche la Durst di Christof Oberrauch è un’impresa-guida nel campo dell’innovazione: «Ed è proprio in queste aziende - afferma - che si fa la ricerca. Ora la Provincia vuole pagare 100 milioni per una scatola vuota, ma che senso ha se i mezzi a disposizione diventano sempre più scarsi? Molto meglio riformulare le leggi sull’innovazione: quella del 1997 garantisce crediti solo a chi presenta fidejussioni bancarie, quella del 2007 istituisce dei bandi di gara che non rispettano i tempi del mercato. Altrove le aziende ricevono contributi a fondo perduto, è così che finanziano la ricerca».
 Criticata anche la scelta di puntare sulle energie rinnovabili: «Non sono tecnologie nostre, inutile correre dietro agli altri», afferma Oberrauch. E Seeber: «Nel documento strategico non si parla mai dell’eolico. Ne prendiamo atto, ma ci sembra che sia stato redatto con poca cognizione di causa».
Alto Adige 14-7-10
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categoria:innovazione
venerdì, 02 luglio 2010



I telescopi Nasa nascono a Bolzano

MIRCO MARCHIODI




BOLZANO. Il primo cliente di Roberto Biasi è stato Roberto Biasi. Era il 1988 e il bolzanino faceva parte della nazionale universitaria di sci alpino. Per cronometrare le discese bisognava tirare un cavo dalla partenza fino a valle, i tecnici impiegavano ore e si perdeva tempo prezioso. Biasi si inventò un cronometro che funzionava coi segnali radio: lo utilizzò per primo lui e oggi - vent’anni e tante modifiche tecniche dopo - fa parte dell’equipaggiamento di nazionali di sci, viene usato al Tour de France e al Giro d’Italia, è stato montato all’interno del velodromo di Palma di Maiorca, alla pista da bob olimpica in Russia, nel centro allenamento in Qatar. Se Roberto Biasi è la fucina delle idee, il fratello maggiore Vinicio è la mente imprenditoriale. Quando Roberto inventò il primo cronometro senza fili, fu Vinicio a proporre di fondare la Microgate. Per diversi anni fu una vera bottega vecchio stile: «Lavoramo nei ritagli di tempo, di notte o nei fine-settimana, perché Roberto studiava e io portavo avanti la concessionaria Renault di nostro padre Orfeo», racconta Biasi.
 Il successo arriva nel 1995, quando l’azienda si struttura e i due fratelli Biasi, assieme a Federico Gori, un ingegnere, diventano imprenditori a tempo pieno. Dei primi tempi resta la filosofia: «L’innovazione - spiega Vinicio Biasi - nasce dal mercato, dalle sue esigenze. È il cliente che ti dice di cosa ha bisogno, tu devi essere in grado di fornirglielo. Certo, ci vuole coraggio e voglia di rischiare». Già, il rischio. Siamo nel 1995. Roberto Biasi è alle Hawaii, ma non in ferie. Governo e università americane devono decidere a chi affidare gli appalti per la ricerca sui telescopi di nuova generazione. In corsa c’è anche la Microgate. I cronometri non c’entrano, la tecnologia è quella dell’ottica adattiva. Microgate l’ha sviluppata assieme all’osservatorio astrofisico di Arcetri, dove Roberto ha fatto il suo dottorato di ricerca. Una tecnologia pazzesca, che Vinicio Biasi cerca di spiegare in maniera semplice. Prende un foglio di carta, lo stropiccia e poi lo dispiega nuovamente: «Questo è quello che succede all’immagine che arriva dallo spazio, che però dev’essere piatta per essere nitida». Per farla tornare piatta, la Microgate ha sviluppato un sistema in grado di piegare uno specchio (curvature minime, si parla di miliardesimi di millimetri perché altrimenti lo specchio si frantuma, «e questo porta una gran sfortuna, ma soprattutto costa, anche un milione di euro», è la battuta di Biasi): le curvature vengono calcolate da un computer e poi riprodotte sullo specchio che riflette così un’immagine nuovamente piatta e quindi nitida, tre volte più di quella che può garantire il famoso telescopio Hubble. Venti giorni fa uno di questi specchi è entrato in funzione in Arizona, montato sull’«Lbt» del Mount Graham. Ma questa è storia recente, quando Roberto Biasi nel 1995 è alle Hawaii i pensieri sono altri, si torna al discorso del rischio: «Stavamo rischiando due anni di tempo, di lavoro, di denaro, di sacrifici incredibili. I nostri concorrenti avevano ricevuto un milione di dollari a fondo perduto dalla Nasa, noi 25 milioni di lire dalla Provincia...». Nonostante questo, vince la Microgate. Le difficoltà non sono finite (come la lunga trattativa con gli Usa per far finanziare un’azienda italiana con soldi governativi di Nasa e Air Force), ma neanche i successi. Oggi praticamente ogni telescopio di nuova generazione possiede la tecnologia Microgate, «Bolzano che cede il suo know-how ad università come Harvard o l’Mit di Boston, anche queste sono soddisfazioni», dice orgoglioso Biasi. E-Elt, Gmt, Tmt, ovvero European Extremely Large Telescope, Giant Magellan Telescope, Thirty Meter Telescope: sono i più grossi telescopi in costruzione e Microgate sta chiudendo i contratti con i committenti di tutti e tre i progetti (i grandi pool universitari e le agenzie governative). Se tutto andrà in porto, servirà una sede più grande rispetto a quella attuale in via Stradivari, dietro alla Fiera, dove lavorano trenta persone, tra cui nove ingegneri (tre aeronautici, 2 informatici e 4 elettronici) e altrettanti periti elettronici: «Ai giovani - chiude Biasi - chiediamo preparazione nelle materie scientifiche e conoscenza delle lingue. Peccato che a Bolzano siano in pochi ad avere queste competenze».
Alto Adige 30-6-10
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categoria:innovazione
martedì, 22 giugno 2010



Premio per l’innovazione alla vernice speciale di un chimico bolzanino

BOLZANO. La sedia si chiama Nanook, orso in Inuit, la lingua degli eschimesi. La forma, disegnata da Philippe Bestenheider, ricorda la pelle di un plantigrado. Prodotta dalla prestigiosa azienda di mobili Moroso è stata realizzata con una tecnica innovativa per la decorazione di superfici ideata da Giorgio Macor, 40 anni, chimico bolzanino. Con Nanook ha vinto il «Premio dei premi per l’innovazione», consegnatogli solo pochi giorni fa dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale.
 Figlio di Mario e Santa, ex titolari del ristorante Rosa di via Amba Alagi attuali gestori del caffè Il Melograno di piazza Mazzini, Giorgio Macor dopo il diploma all’Iti Galilei e la laurea a Bologna, ha lavorato un periodo alla Memc di Sinigo. Poi è entrato nel gruppo «Ciba», dove si occupava del settore vernici. «Per anni ho lavorato all’estero: ero sempre con la valigia in mano. Arriva un momento in cui non ne puoi più di salire e scendere dagli aerei. E ho deciso di cambiare».
 Assieme alla moglie Barbara Gobbo, ha fondato prima Bagigi e poi Kuei, tornando a Coseano, in Friuli, la terra di suo padre.
 Lì Macor è riuscito a coniugare l’esperienza acquisita alla «Ciba» con la passione per tutto ciò che è innovazione, sostenibilità, risparmio di risorse.
 «Il nostro prodotto principale - spiega - è destinato al settore industriale. Siamo specializzati nel riciclaggio dei pneumatici che nella migliore delle ipotesi finiscono in discarica, anche se in base alla legge sarebbe proibito; nella peggiore vengono buttati dove capita. La gomma riciclata, che costa un decimo rispetto al prodotto vergine, viene utilizzata per la produzione di nuovi pneumatici, suole per le scarpe oltre che per una serie di altri materiali che diventano pezzi di ammortizzatori per macchinari e apparecchiature».
 Una piccola parte della gomma prodotta la utilizzano in un campo che affascina il chimico bolzanino e sua moglie Barbara: il design. In Friuli hanno trovato la ditta Moroso che ha capito e ha deciso di utilizzare proprio per il settore degli arredamenti la tecnica innovativa messa a punto dalla Kuei.
 Si chiama Maravee, meraviglia in friulano, la vernice solida grazie alla quale è possibile stampare sul legno la decorazione, personalizzando così la sedia o il mobile. Maravee è stata utilizzata appunto per Nanook, la sedia che ha vinto il prestigioso premio per l’innovazione, conferito dal Ministero per l’innovazione appunto. La sedia a pelle d’orso, pubblicata sulle riviste di arredamento, è un’esplosione di colori.
 «La particolarità di questa tecnica - spiega Macor - è che ci consente di applicare la vernice solida in piano e di curvarla successivamente. Cosa finora impossibile perché la vernice si rompe». Altra cosa importante: l’intero ciclo di produzione di Maravee è attento ai principi di eco-compatibilità e sostenibilità.
 E la gomma decorata della Kuei è diventata subito un materiale di tendenza tra i designer più affermati del momento. Piace perché è gomma rigenerata, si pulisce facilmente e porta una nota di allegria in qualsiasi ambiente. «È piaciuta anche al Monte dei Paschi di Siena che ha deciso di utilizzarla - spiega soddisfatto Macor - per i nuovi sportelli della banca».
 Dopo Nanook, in autunno entrerà nella produzione della Moroso «Beth». La tecnica Maravee in questo caso viene applicata alle poltrone. «Il rivestimento è fatto con la gomma riciclata, l’imbottitura con la plastica delle bottiglie d’acqua e poi c’è il tocco finale dalla vernice solida. Si tratta di un prodotto riciclato e riciclabile. Destinato, grazie alla fantasia del designer, diventare moda».
 Per Macor l’oggetto ottenuto dal riciclaggio non deve essere solo ecologico, ma deve riuscire a coniugare ecocompatibilità ed estetica. «Non mi è mai piaciuto il prodotto riciclato che dà l’idea del vecchio o della cosa un po’ così di second’ordine».
 In Friuli il chimico ha trovato terreno fertile per il suo lavoro: «Qui come nel resto del Nord Italia c’è la sensibilità giusta per apprezzare questo tipo di prodotti e in particolare la filosofia che ci sta dietro. Io non sono un verde, però fin da ragazzo ho un chiodo fisso in testa: evitare al massimo lo spreco di risorse. Da adulto sono giunto alla conclusione che essere sostenibili dal punto di vista ecologico, per un’impresa significa esserlo anche dal punto di vista economico».
Alto Adige 22-6-10
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categoria:innovazione
domenica, 06 giugno 2010

Green economy al Parco tecnologico

DAVIDE PASQUALI
BOLZANO. Il Parco tecnologico all’ex Alumix sta per diventare realtà. Dopo tre viaggi studio - a Berlino, in Savoia e a Trieste - il gruppo di lavoro interdipartimento della Provincia ha appena terminato di stilare il documento strategico che ne delineerà la nascita. Il passaggio in giunta è previsto per lunedì prossimo. A illustrarlo sarà l’assessore all’innovazione Roberto Bizzo, che ne anticipa i contenuti.
 Green economy. Il Parco scientifico e tecnologico - per ora quattro ettari di superficie, quattro edifici, cinquanta milioni di investimento - sarà focalizzato sulle cosiddette tecnologie verdi o, per dirla altrimenti, sulla ricerca e lo sviluppo in tema di green economy: energie rinnovabili, mobilità sostenibile, tecnologie alpine, innovazione produttiva nel settore agro-alimentare. Nel giro di tre anni il Parco comincerà ad ospitare i laboratori di ricerca pubblici: Tis, Lub, Eurac, Fraunhofer Institut, Iit, CasaClima. Nella seconda fase, lo scopo sarà attirare i privati, creando un centro di eccellenza a livello internazionale. Il polo scientifico tecnologico provinciale, come precisa Bizzo, «contribuirà allo sviluppo tecnologico, favorirà il trasferimento di conoscenza dalla ricerca al mondo delle imprese, rafforzerà la competitività economica e l’internazionalizzazione dell’Alto Adige».
 L’esempio altrui. Al piano strategico per lo sviluppo del Parco tecnologico hanno lavorato gli assessori provinciali Widmann (industria), Kasslatter Mur (università), Laimer (energia), Mussner (Lavori pubblici) e Bizzo (innovazione). «Il gruppo di lavoro - spiega Bizzo - prima di tutto ha effettuato tre viaggi di studio in altrettante realtà. Abbiamo visitato come primo il parco tecnologico di Berlino, perché attualmente è il più avanzato in Europa, anche se fuori scala rispetto a quello che andremo a realizzare a Bolzano; poi abbiamo fatto visita al parco tecnologico di Chambéry, perché per la sua struttura la Savoia francese è molto simile al nostro territorio e proprio là operano diverse aziende altoatesine: Iveco Fire Fishing, Leitner e Skidata; infine, siamo stati a visitare anche il parco di Trieste, il più antico a livello nazionale, dove hanno insediato i loro centri ricerca diverse aziende altoatesine come Dr. Schär, Health Robotics e Tecnovia».
 I punti qualificanti. Studiate le realtà altrui, si sono decise le linee di indirizzo. Primo punto qualificante sarà la presenza nel Parco di tutte le istituzioni rilevanti nel campo della ricerca e del trasferimento tecnologico. Oltre a quelle previste inizialmente, saranno presenti anche la Lub (con laboratori, aule e uffici per professori e ricercatori) e il Fraunhofer Institut di Lipsia. Il parco sarà focalizzato sulle tecnologie verdi e su risorse e sistemi energetici sostenibili. «Una definizione sufficientemente ampia da includere trasversalmente - spiega Bizzo - un’ampia gamma di settori economici, mentre dovrà essere successivamente ristretta per concentrare attività di ricerca su pochi filoni, in cui la provincia di Bolzano può svolgere un ruolo di primo piano».
 Nel Parco verranno concentrati istituti universitari, alta formazione, istituti non universitari e centri di trasferimento tecnologico, per fornire servizi avanzati e capitale umano alle imprese che ci si prefigge di localizzare. «Verrà creato un sistema di rete con altri attori e poli di eccellenza distribuiti sul territorio - prosegue l’assessore - che devono poter trarre beneficio dal Parco, pur senza risiedervi». Il sistema di collaborazione sarà, o meglio dovrà essere, aperto tra i diversi enti residenti, cercando di sfruttare sinergie e ottimizzazione delle risorse. «Risparmi particolarmente significativi si potranno avere per quanto riguarda l’amministrazione, che sarà unica, le aule per i seminari e i convegni».
 La fase 2.  Il Parco avrà uno sviluppo modulare: «Come in altre esperienze europee, dopo la prima fase di insediamento di istituti prevalentemente pubblici, seguirà un primo insediamento di imprese private». Come area di successivo ampliamento si prevede il terreno ex Speedline confinante con l’ex Alumix. «E in una prospettiva più lunga si potrebbe valutare la possibilità di espansione nell’area adiacente, ex Alcoa, per un totale finale di circa dieci ettari».
 L’ente gestore. La gestione del Parco e di tutti i servizi dovrebbe essere affidata al Tis e non dovrebbe comportare risorse amministrative aggiuntive: «Tis e Bls lavoreranno in sinergia, secondo le loro proprie competenze».
 I costi e i risparmi. La stima dei costi è di circa 50 milioni di euro per la prima fase. Non sono pochi, «ma a tale proposito - spiega Bizzo - occorre fare alcune considerazioni». Intanto verranno meno una serie di costi attualmente sostenuti, come quelli relativi all’odierna sede del Tis, dell’Istituto energie rinnovabili dell’Eurac ecc. Inoltre, «lo sviluppo dell’area scientifico-tecnologica della Lub e dell’Eurac - aule, laboratori e uffici - avrebbe dovuto altrimenti avere luogo in altri posti della città, generando costi certamente non inferiori a quelli che abbiamo ipotizzato». E lo stesso varrebbe per altri istituti.
 Oltre alla normale ricaduta economica tipica degli investimenti infrastrutturali pubblici, prosegue Bizzo, «è appurato che gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo hanno un ritorno sul valore aggiunto e sul Pil ancora maggiore, perché hanno un impatto su ricerca e sviluppo privati delle imprese, sulla capacità di adottare innovazioni esterne e, infine, su un incremento della produttività dell’economia locale». Circa la copertura finanziaria, viene programmata per il periodo 2011-2013.
 Conclusioni: il futuro. «La scelta di investire nell’hardware del parco tecnologico - conclude Bizzo - significa un impegno pluriennale di sostegno al software, ovvero ai programmi di ricerca e di trasferimento tecnologico che si svolgeranno dentro e attorno al Parco. Si tratterà anche di programmi aggiuntivi a quelli esistenti, per cui sarà necessario prevedere piani di finanziamento, in parte dal bilancio provinciale, in parte dai fondi di ricerca esterni, in parte dalle entrate legate al parco tecnologico e ai suoi servizi».
Alto Adige 6-6-10
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categoria:innovazione, provincia di bolzano
mercoledì, 24 febbraio 2010


C’è un deficit di modernità



FRANCESCO PALERMO

In questa Provincia manca ancora una concezione (e conseguentemente una prassi) di governance delle decisioni, tanto più di quelle strategiche come le infrastrutture. Eppure i segnali di dissenso aumentano continuamente: dai campi di golf ai sogni olimpici, dal tunnel di base del Brennero all’aeroporto, dalle cubature al commercio all’ingrosso, dall’inceneritore all’autostrada, lo scontento delle popolazioni aumenta, così come le pressioni degli attori interessati. E la politica si trova a fare una sintesi sempre più difficile e sempre meno “pagante”, perché il dissenso cresce anziché diminuire. La risposta a queste contraddizioni altrove l’hanno trovata ed hanno iniziato a sperimentarla. Si chiama pianificazione strategica, ed è un processo decisionale complesso, forse lento ma necessario, che coinvolge gli attori interessati, garantisce procedure di partecipazione e di ascolto, e prevede soprattutto di programmare in modo concertato le infrastrutture relative ad un territorio nella sua interezza. Coinvolgendo tutti i soggetti potenzialmente interessati, e tenendo conto dell’effetto di sistema delle diverse opere. Decisioni complesse vanno assunte mettendo in relazione i soggetti istituzionali e gli interessi privati che sul territorio insistono, al fine di assorbire - in modo più efficiente rispetto ai tradizionali modelli gerarchici e all’utopia della separazione delle competenze - l’ineliminabile compresenza di interessi di tipo e livello diverso, riferibili a molteplici centri di imputazione, ma che insistono su un medesimo ambito territoriale. Le conseguenze per il territorio delle grandi opere, ma anche di quelle minori, costituiscono motivo di scontro tra soggetti portatori di interessi diversi, non risolvibile in una dimensione autoritativa. La realizzazione delle infrastrutture strategiche genera l’impasse dei tradizionali meccanismi di rappresentanza democratica, e rende necessario il coordinamento tra le politiche infrastrutturali e quelle, transnazionali, nazionali e locali, di assetto e sviluppo settoriale del territorio. Solo così si evita la “sindrome Val di Susa”, con decisioni prese sopra la testa degli interessati che poi bloccano un progetto che ha un bacino di interesse molto più ampio. In definitiva, sulla terza corsia, l’aeroporto e varie altre infrastrutture non può decidere un partito, per quanto maggioritario - anche perché questo è il modo più sicuro per perdere consenso. E non può decidere nemmeno soltanto la Provincia, non potendosi prescindere dagli altri soggetti utilizzatori della struttura (anche collocati fuori provincia) né da coloro che ne dovessero patire le conseguenze negative.
 Le procedure contano almeno quanto le infrastrutture, e forse di più. Come una cosa è decisa conta quanto se non più della decisione stessa. In una democrazia moderna ed efficiente va invertita la massima machiavelliana: sono i mezzi (le procedure) che legittimano il fine. Se le decisioni, specie quelle strutturali, sono lasciate nelle mani di maggioranze occasionali, e se i veti possono venire da minoranze agguerrite, il processo decisionale non dà più garanzia né di democraticità, né di trasparenza.
Nemmeno le infrastrutture più moderne possono compensare il deficit di modernità di un sistema decisionale antiquato. Né può farlo la capacità di mediazione carismatica di un leader. Anche la democrazia ha bisogno di infrastrutture: procedure efficienti e adeguate ai tempi. Senza un processo decisionale moderno e dinamico, una terza corsia dinamica servirà a poco.

Alto Adige 24-2-10
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categoria:innovazione
domenica, 14 febbraio 2010


Self service per auto a metano



Inaugurato ieri in via Keplero, è il primo realizzato in Italia


 BOLZANO. L’incubo di tutti i proprietari di un’auto a metano: fare il pieno negli orari di chiusura degli impianti. A Bolzano, in via Keplero, la Multienergy ha realizzato il primo impianto self service d’Italia. Attivo dall’inizio di dicembre, è stato battezzato ieri mattina dal sindaco Luigi Spagnolli, da sempre «metanista», e dall’onorevole trentina Laura Froner, vice presidente della decima commissione attività produttive e firmataria di una proposta di legge che punta a snellire le procedure per la realizzazione di nuovi impianti: oggi, partendo da zero, ci vogliono anche quattro anni per poter vedere l’opera completata - ha spiegato Dante Natali, presidente nazionale di Federmetano, l’associazione che raccoglie un terzo dei 720 distributori esistenti - soprattutto a causa di normative di sicurezza che in Italia sono molto più severe rispetto a quelle del resto d’Europa.
 Haimo Staffler, titolare delle Multienergy (che fa capo ad Alpengas) si gode la sua creatura: un impianto di ultima generazione su una superficie di circa 9000 metri quadri. Presto - a fine marzo - apriranno anche bar, ristorante e tabacchino. Un investimento che tocca gli 8 milioni di euro. Per realizzare tutto questo la stazione è rimasta chiusa per un anno e mezzo, «privando» gli automobilisti altoatesini e i turisti di uno dei pochissimi impianti esistenti in regione.
 Oltre alla novità di avere la pompa del metano a fianco di benzina e gasolio, la vera «rivoluzione» sta nella possibilità di fare il pieno durante gli orari di chiusura. Come? L’automobilista deve sottoscrivere una tessera magnetica, che gli viene consegnata dopo un breve corso sulle modalità di utilizzo della pompa. «In questo modo - ha spiegato Staffler - noi sappiamo che chi usa l’impianto è una persona che ha un’auto a norma ed è stata addestrata per fare il pieno di metano».
 Colpiscono l’occhio altri due distributori: biometano e idrometano. Il primo è letteralmente prodotto con il letame di mucca, proveniente da un allevamento di Fiè allo Sciliar. Una modalità che da anni è utilizzata su vasta scala in paesi come India e Cina. Il secondo è una miscela di idrogeno (30%) e metano, un carburante che dovrebbe ridurre ulterioramente le emissioni nocive. «Al momento non possiamo ancora erogare questi carburanti perchè è in corso una sperimentazione - ha spiegato Staffler - per valutare la qualità del prodotto».
 Il ricorso all’auto a metano, carburante di gran lunga più ecologico tra quelli oggi diffusi, è cresciuto in modo esponenziale lo scorso anno, grazie agli incentivi: oggi in Alto Adige 1.071 automobili a metano, quasi il 20% (197) sono state immatricolate solo nel 2009. (g.f.p.)

Alto Adige 14-2-10
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domenica, 07 febbraio 2010


Catasto digitale dei comuni entro il 2010




Entro il 2010 i dati catastali e del libro fondiario di tutti i comuni altoatesini, ad eccezione di Caldaro e Bolzano, saranno accessibili in via digitale. Lo comunica l’assessore provinciale, Hans Berger. “In tutti i comuni già digitalizzati, e quindi nella maggior parte, dal 17 febbraio sarà possibile ottenere estratti del libro fondiario o del catasto - ha spiegato Berger - Il cittadino quindi non dovrà più recarsi appositamente negli uffici del catasto o del libro fondiario, perchè i comuni avranno accesso diretto ai dati in questione”. Per sostenere le municipalità in questo impegno è stato concordato un percorso di formazione del personale comunale e, inoltre, ai comuni verrà garantito il 50% dell’importo richiesto al cittadino per ottenere un estratto.


Alto Adige 7-2-10
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domenica, 07 febbraio 2010



Tra qualche anno avremo computer interconessi alla velocità della luce


ROMA. Ancora pochi anni e avremo computer velocissimi, letteralmente quanto la luce. Ne sono convinti i ricercatori del Massachussets Institute of Technology, che hanno realizzato il primo laser costruito a base di germanio in grado di produrre onde luminose adatte al trasporto di informazioni a temperatura ambiente.
 Un passo decisivo per sostituire le connessioni elettriche tradizionali attraverso cui passano i dati nei microchip con fasci in grado di trasmettere molti più dati e molto più velocemente. La rincorsa alla prossima generazione di processori, in grado di sostituire quelli al silicio che ormai sono molto vicini alla massima capacità possibile, vede in campo ricercatori pubblici e privati in tutto il mondo. Fra i sistemi ipotizzati per la trasmissione delle informazioni ci sono nanoparticelle, molecole organiche capaci di assumere particolari disposizioni nello spazio, e appunto i laser, che permettono di’sparare’ le informazioni attraverso i chip ad altissima velocità. I test effettuati fino a questo momento però utilizzano laser a base di arseniuro di gallio, un elemento molto costoso che non può essere inserito nei chip al silicio durante la loro realizzazione ma deve essere aggiunto successivamente.

Alto Adige 7-2-10
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sabato, 09 gennaio 2010


Satelliti altoatesini per «Galileo»




BOLZANO. Manfred Fuchs «va in orbita». L’ingegnere aerospaziale altoatesino si è aggiudicato una parte consistente del mega-appalto dell’Unione europea per il futuro sistema di localizzazione satellitare Galileo, concorrente del Gps americano, che sarà operativo da inizio 2014. Galileo si potrà avvalere al massimo di 30 satelliti collocati in orbita a circa 20mila chilometri di altitudine.
 La Commissione europea nei giorni scorsi ha assegnato tre dei sei contratti per rendere operativo il sistema Galileo. Un primo ordine di 14 satelliti è andato alla tedesca Ohb System AG, il cui titolare è appunto Manfred Fuchs, per un importo 566 milioni di euro, che ha battuto la concorrenza della European Aeronautic Defence and Space Company.
 Fuchs è originario di Laces in val Venosta, dove è nato nel 1938. Dopo gli studi in ingegneria aeronautica a Monaco e ad Amburgo ha lavorato prima come esperto di aerodinamica presso i cantieri aeronautici di Amburgo e successivamente come ingegnere spaziale alla Erno di Brema. In questo primo periodo di attività, Fuchs ha collaborato a molti progetti di rilevanza mondiale, dall’Ariane 1 allo Spacelab a Columbus, senza dimenticare la messa in orbita di vari satelliti. Nel 1985 l’altoatesino è riuscito a mettersi in proprio entrando nella Ohb System di Brema, che dopo la fusione con la Ohb Teledata è diventata il grande gruppo di cui Fuchs è amministratore delegato dal 2002. Numerosi i traguardi professionali raggiunti (l’ingegnere venostano ha collaborato ai lanci di satelliti dalle basi russe di Pesetzk, Kapustinyar e Baikonur e si è occupato anche delle missioni spaziali Mir 02 e Mir 05), così come i riconoscimenti alla carriera, tra cui spicca la laurea “honoris causa” ottenuta nel 2005 presso il Politecnico di Milano. I suoi legami con l’Alto Adige sono sempre rimasti saldi, tanto che per i suoi progetti Fuchs ha spesso coinvolto l’istituto tecnico industriale in lingua tedesca Max Valier.


Alto Adige 9-1-10
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mercoledì, 30 dicembre 2009



La green energy per il nuovo Tis




PIETRO MARANGONI



 BOLZANO. Se ne parla da una ventina di anni. Il primo a ipotizzare la necessità di realizzare a Bolzano un “Parco tecnologico” fu l’assessore Giuseppe Sfondrini. Di legislature ne sono passate tante, ma il “Parco” non è mai nato bensì siano state creati Bls, Tis, Eurac, Università e ora, con danaro pubblico, verrà sostenuto anche il germanico Frauenhofer.
 Di innovazione, o meglio di ricerca e sviluppo, le istituzioni create ad hoc certamente non mancano anche se le aziende lamentano sempre l’assenza di un “Polo” dove poter mettere a punto sperimentazioni e tecnologie a loro congeniali. Ma i due decenni di “incubazione” del Parco tecnologico (sembrava divenisse rapidamente una realtà sotto la spinta dell’allora assessore provinciale Michel Di Puppo per poi annegare nuovamente nel mare magnum delle continue polemiche che hanno accompagnato la sua ipotetica realizzazione) paiono essere serviti per mettere a punto un nuovo progetto. È nei cassetti dell’assessore provinciale all’economia Thomas Widmann, di quello all’ambiente Michl Laimer, di quello dell’assessore all’innovazione Barbara Repetto e dello stesso presidente della giunta Luis Durnwalder. Un progetto che ridimensiona tutti quelli precedenti ma che focalizza i temi cardine sui quali il nuovo Tis opererà. Sarà un “Parco tecnologico” - ubicato con ogni probabilità sull’area ex Aluminia e ex Speedline - che si occuperà praticamenet in maniera esclusiva di due grandi tematiche: la green energy e la tecnologia invernale. Ma sarà la green energy, ovvero lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e verdi (dallo sviluppo dei progetti CasaClima, al fotovoltaico, alle biomasse, tecnologia dell’idrogeno e quant’altro), a fare la parte del leone. Indubbiamente - grazie ai fortissimi sostegni dell’amministrazione pubblica (rassegne fieristiche, missioni economiche ecc) - l’Alto Adige si è posizionato negli ultimi anni nella fascia alta di queste particolari tecnologie che stanno conquistando un mercato sempre più ampio in considerazione anche della necessità condivisa di risparmiare energia.

Alto Adige 30-12-09
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martedì, 29 dicembre 2009


Gardena riaperto, tutto merito di Daisy-Bell



EZIO DANIELI


BOLZANO. Il Passo Gardena, chiuso in precedenza per pericolo valanghe, è stato riaperto al traffico nella giornata di ieri.
 Gran parte del merito di questo (atteso) provvedimento è da attribuire al lavoro svolto anche nei giorni festivi dalla Elikos srl dei fratelli gardenesi Gabriel e Marco Kostner che ha adoperato l’innovativo sistema «DaisyBell», alternativo all’uso dell’esplosivo a mano o dall’elicottero per la bonifica delle zone a rischio valanghe.
 Trasportato per mezzo di un elicottero sulla verticale del pendio da bonificare, il sistema DaisyBell consiste nel far esplodere, a una distanza compresa tra tre e cinque metri sopra il manto nevoso, una miscela di idrogeno e ossigeno trattenuta in un apposito contenitore conico di acciaio.
 Tutte le operazioni di tiro sono pilotate dalla cabina dell’elicottero.
 Dal momento in cui si decide di tirare al momento in cui avviene la detonazione trascorrono meno di dieci secondi e non sono richiesti tempi di attesa tra un tiro e quello successivo, nemmeno con l’elicottero in movimento.
 La struttura è realizzata in acciaio rinforzato; misura due metri e mezzo in altezza e uno e mezzo in larghezza alla base. Il suo peso è di seicento chilogrammi, comprensivo delle tre bombole di gas. La struttura è collegata al gancio dell’elicottero tramite un cavo di lunghezza compresa fra venticinque e trenta metri. La camera di esplosione è realizzata con un acciaio ad elevate caratteristiche meccaniche ed ha lo scopo di trattenere la miscela di gas fino alla sua messa a fuoco e conseguente detonazione. Inoltre ha la funzione di dirigere l’energia sviluppata in direzione del manto nevoso.
 «DaisyBell» dispone di un sistema di comando a distanza via radio che consente il controllo del sistema in maniera del tutto autonoma e direttamente dalla cabina dell’elicottero.
 Il quadro di comando permette di conoscere in ogni momento lo stato di carica delle riserve di gas e segnala la distanza tra l’apparecchio e il manto nevoso.
 L’esplosione della miscela gassosa produce due effetti sul manto nevoso: una spinta diretta sulla neve grazie alla forma conica della camera di scoppio che dirige l’energia principale dell’esplosione verso il manto nevoso. Una onda di choc che provoca sul manto nevoso una sovrapressione ed a seguire una depressione pari a 25 mbar in un raggio di 30 metri. Il sistema «DaisyBell» permette di ridurre le limitazioni e le controindicazioni legate alle legislazioni riguardanti lo stoccaggio, il trasporto e l’uso dell’esplosivo. I vantaggi sono consistenti ed importanti: nessuna manipolazione d’esplosivo, nessuna perdita nel pendio di cariche esplosive attivate e non esplose. Importante anche l’estrema mobilità del sistema: l’autonomia è di cinquanta tiri consecutivi prima della ricarica delle bombole di gas.

Alto Adige 29-12-09
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sabato, 19 dicembre 2009



La Doppelmayr sbarca in laguna

 BOLZANO. Verrà inaugurato quest’oggi a Venezia il “People Mover”, il trenino realizzato dalla Doppelmayr di Lana per collegare il parcheggio del Tronchetto a Piazzale Roma. Più che una inaugurazione - in quanto il People Mover entrerà in funzione per il trasporto passeggeri in occasione del Carnevale a febbraio - si tratta del “battesimo” nella città lagunare dell’innovativo mezzo di mobilità urbana i cui convogli sono stati dipinti di un elegante color rosso veneziano. Il trenino sopraelevato è il primo mezzo di trasporto pubblico di Venezia a viaggiare in quota passando sopra i canali, correndo lungo una monorotaia e senza conducente a bordo. Coprendo una distanza di 857 metri trasporterà fino a 3 mila persone ora tra studenti, lavoratori, cittadini e turisti che entreranno così a Venezia su un mezzo rispettoso dell’ambiente e privo di emissioni inquinati.
 Il People Mover verrà ufficialmente presentato a Piazzale Roma alla presenza del sindaco della città Massimo Cacciari nonchè dei dirigenti dell’azienda funiviaria di Lana che si sono aggiudicati il pretigioso appalto.
 Il progetto globale, comprensivo del trenino Doppelmayr e delle spettacolari architetture delle stazioni (strutture in acciaio e grandi superfici vetrate), ha richiesto un investimento complessivo di 100 milioni di euro.


Alto Adige 19-12-09
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sabato, 19 dicembre 2009


Alto Adige apripista nel settore hi-tech




  PIETRO MARANGONI


 BOLZANO. «Il nostro obiettivo è quello di accelerare lo sviluppo dell’Alto Adige. Dobbiamo lavorare, in coordinamento con la Provincia Autonoma, per trasformare un campione di bellezza, quale è questo territorio, in un campione anche per quanto riguarda le tecnologie più avanzate d’Europa». Così Franco Bernabè, amministratore delegato Telecom Italia incontrando gli imprenditori locali.
 Ma Bernabè - che ha vantato la sua nascita vipitenese e il suo legame affettivo con l’Alto Adige - ha enfatizzato come l’uso dei nuovi applicativi del mondo dell’Ict (Infornation & communication technology) possano trovare in provincia di Bolzano un terreno quantomai fertile tanto da poter fare dell’Alto Adige un centro di sperimentalazione d’accellenza a livello internazionale. L’amministratore delegato di Telecom Italia ha colto l’occasione di offrire un’ ampia disponibilità di “credito tecnologico” alla provincia di Bolzano non solo parlando agli imprenditori che si sono dati appuntamento ieri mattina all’Eurac assieme al loro presidente Christof Oberrauch, ma anche alle istituzioni locali in primis il presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder e all’ assessore comunale Sandro Repetto in rappresentanza della città capoluogo.
 In particolare Franco Bernabè a Bolzano è arrivato non solo per celebrare i successi di alcune sperimentazioni realizzate nelle due provincie autonome di Trento e Bolzano (ad esempio l’impiego del sistema blackberry per lo scrutinio elettorale delle provinciali, il portale web di gestione del patrimonio immobiliare e le soluzioni per la nuova sala operativa 115 di Trento), ma soprattutto per sostenere il nuovo modello integrato di servizi per l’Itc per le imprese e per la pubblica amministrazione.
 Se il presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder ha accettato ben volentieri la disponibilità offerta da Telecom, senza dimenticare che la provincia sostiene già la “sua” Brennercom, non ha mancato di presentare sin da subito un menù di realizzazioni che la sua amministrazione si attende per modernizzare e portare l’Alto Adige al top dell’ICT internazionale. «Dopo le autostrade informatiche adesso ci servono le strade informatiche che consentano di collegare tutti, anche nei luoghi più lontani del nostro territorio là dove ci sono le nostre piccole aziende. Vogliamo un sistema amministrativo che riduca la burocrazia, vogliamo servire le nostre aziende e garantire benessere a tutta la popolazione, nonchè vogliamo garantire un servizio ottimale anche ai turisti come ad esempio un pronto soccorso sempre più efficiente e puntuale». Obiettivo: copertura del 97% del territorio con la banda larga entro la fine dell’anno prossimo.

Arriva “Smart town”

BOLZANO. “Smart town” è una delle tre soluzioni destinate alla Pubblica amministrazione presentate ieri da Telecom Italia all’Eurac nel corso del suo incontro con istituzioni e mondo dlel’imprenditoria. L’amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabè ha sottolineato come “Smart Town” sia basata sull’utilizzo degli impianti di illuminazione pubblica integrati alle reti di telecomunicazione. La soluzione consente l’attivazione di servizi innovativi per la gestione del territorio e il risparmio energetico quali il controllo da remoto degli impianti di illuminazione pubblica, la videosorveglianza, il wi-fi e la comunicazione ai cittadini. A supporto delle attività della Protezione Civile, Telecom Italia ha sviluppato Ci.Pro, un sistema informativo per lapianificazione e la gestione degli eventi naturali che consente di sistematizzare la conoscenza del territorio, degli asset presenti e delle principali fonti di rischio e di gestire le attività necessarie al superamento dello stato di crisi. Inoltre per il segmento turistico, vengono proposti servizi di nuova generazione come il Cicerone Virtuale che consente di ricevere informazioni turistiche e culturali direttamente attraverso il proprio telefonino
(p.m.)



Alto Adige 19-12-09
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mercoledì, 16 dicembre 2009


Una fisica dell’Eurac di Bolzano nell’equipe italiana premiata dalla Nasa


Claudia Notarnicola


Èstata lanciata il 15 ottobre 1997 dalla base spaziale di Cape Canaveral in Florida. Sette anni dopo, nel luglio 2004, la sonda Cassini ha raggiunto Titano, uno dei satelliti del sistema di Saturno.
 In questo arco di tempo ha fornito straordinarie immagini dello spazio e dei pianeti situati lungo la sua orbita. Mentre la sonda compiva il suo cammino di avvicinamento a Titano, un gruppo di ricerca ha elaborato delle supposizioni sulla conformazione del satellite. Del gruppo, coordinato da Francesco Posa - professore di fisica del Politecnico di Bari - fa parte anche Claudia Notarnicola, fisica dell’Istituto per il Telerilevamento Applicato dell’Eurac di Bolzano. L’atmosfera ricca di etano e metano che circonda Titano rende impossibile osservarne la superficie; lo studio si proponeva quindi di sviluppare delle ipotesi e di verificarle poi con le acquisizioni radar che la sonda Cassini avrebbe fornito una volta giunta a destinazione.
 Così è stato, i modelli elaborati dagli scienziati italiani sono stati confermati dai dati trasmessi dal radar: i laghi di metano liquido di cui i ricercatori avevano ipotizzato la presenza sono effettivamente stati riscontrati. Questo studio è valso al gruppo di ricerca il prestigioso «Group Achievement Award», un premio che la Nasa conferisce agli studiosi che con le loro indagini forniscono un sostanziale apporto alle missioni spaziali. La rilevanza della ricerca è legata anche al fatto che l’atmosfera carica di etano e metano attorno a Titano, è la stessa che in epoca primordiale caratterizzava la terra. «Studiare l’evoluzione dell’atmosfera di Titano ci può fornire informazioni interessanti su cosa è successo sul nostro pianeta miliardi di anni fa», spiega Claudia Notarnicola. Dallo studio è emerso poi un altro parallelo con la terra, e cioè la presenza su Titano di parti solide formate da ghiaccio e ammoniaca paragonabili ai nostri ghiacciai. Questo permette di avvalersi di metodi e tecniche utilizzati anche per l’osservazione terrestre.
«Il contributo mio e dell’Eurac - spiega la fisica che da due anni lavora per l’istituto di ricerca bolzanino - è stato quello di mettere a disposizione dell’equipe di lavoro l’esperienza che abbiamo maturato nella modellistica e nell’utilizzo di specifici algoritmi, che ho messo a punto io stessa, utili nell’interpretazione della mole di dati che arrivavano dalla sonda Cassini.
 Un lavoro estremamente affascinante che rappresenta però solo una parte molto piccola del lavoro che faccio qui all’Eurac». Claudia Notarnicola è infatti responsabile per l’Accademia europea del Gruppo di elaborazione ottica e radar delle immagini satellitari per le applicazioni di carattere ambientale.
«Sostanzialmente - continua la ricercatrice bolzanina di origine pugliese - non abbiamo altro che applicare alla ricerca planetaria software e modelli che utilizziamo nel nostro lavoro di tutti i giorni nell’ambito del telerilevamento terrestre.
 Non si tratta però di un semplice travaso di metodologie standard. Per una ricerca come quella che riguarda Titano e che coinvolge la Nasa ma anche l’Ente spaziale italiano e quello europeo, la mole di investimenti in tecnologia e ricerca è molto alta e anche le ricadute in termini di applicazioni nell’ambito del telerilevamento terrestre non mancano, anche per noi che ci occupiamo prvalentemente di ghiacciai e di foreste.
 Insomma, lavorare in tanti a progetti di questo tipo è un vantaggio per tutta la comunità scientifica internazionale».
 Il progetto Titano, giunto ormai alla sua seconda fase e iniziato nel 2008, proseguirà fino al 2012. (m.f.)

Alto Adige 16-12-09
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mercoledì, 16 dicembre 2009


Fumo, vaccino anti-sigaretta Il primo arriverà nel 2012




ROMA. Dire addio alle “bionde” grazie ad un vaccino. Il traguardo appare ormai prossimo: il primo vaccino anti-nicotina, per combattere l’assuefazione dei fumatori più incalliti, arriverà infatti sul mercato nel 2012. Ad annunciarlo è l’azienda farmaceutica produttrice, la Glaxosmithkline. A ottobre 2009 sono stati infatti avviati due studi di fase 3 (ovvero la fase finale di sperimentazione sull’uomo), che interessano rispettivamente mille e 600 pazienti tra i 18 e i 65 anni, fumatori di almeno 10 sigarette al giorno. Il vaccino viene somministrato sei volte nel corso di sei mesi e si prevede che lo studio di fase finale sarà completato soltanto entro il prossimo 2011. E’ stato sviluppato per stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi in grado di legare la nicotina nel circolo ematico, ed impedirne in tal modo il passaggio dalla barriera emato-encefalica e l’ingresso nel cervello.

Alto Adige 16-12-09
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martedì, 15 dicembre 2009


Barriere «panoramiche»

 BOLZANO. “Eco Soundwall” è l’ultima nata dello stabilimento Sapa di Bolzano. Si tratta di una barriera antirumore realizzata in alluminio e materiali ecocompatibili riciclabili dotato di un innovativo sistema per l’abbattimento della Co2. Ma la novità più interessante è il basso impatto ambientale e percettivo in quanto i pannelli potranno essere o dipinti o serigrafati con immagini fotografiche riproducenti il paesaggio attraversato. In tal modo la barriera non sarà più un opprimente muro di cemento, ma potrà rappresentare il paesaggio così comè sia pure in maniera riprodotta, virtuale.


Alto Adige 15-12-09
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martedì, 24 novembre 2009

Il postino telematico bussa col “Freeduck”


Freeduck


BOLZANO. In vista della liberalizzazione del servizio nel 2011, Poste italiane annuncia una serie di nuovi servizi. Nei prossimi mesi gli utenti potranno pagare la posta in contrassegno con bancomat e carte di credito e potranno consegnare le raccomandate in partenza al postino invece di andare all’ufficio postale. Il tutto è reso possibile dal fatto che i settantasette postini di Bolzano sono già dotati di computer palmare e stampante tanto da poter sostituire i vecchi avvisi gialli scritti a penna e spesso illeggibili con biglietti stampati recanti tutte le indicazioni sul mittente. Dai palmari parte in tempo reale un messaggio elettronico che aggiorna in tempo reale il sito di Poste italiane e scrive, per esempio, che la raccomandata è stata consegnata. Nel centro di Bolzano, inoltre, i postini si muoveranno con un veicolo elettrico chiamato “Freeduck”, quadriciclo ecologico a due posti che manderà in pensione il motorino e che servirà per la consegna della corrispondenza.
 Si tratta di una piccola vettura alimentata ad energia elettrica che riduce le emissioni inquinanti e limita ai minimi termini l’impatto acustico.
 Fabrizio Caradon, responsabile Nord Est di Poste Italiane, parla del progetto “Postino Telematico” che in breve tempo porterà l’ufficio postale direttamente a casa dei cittadini: «Da oggi la vecchia cartolina gialla che avvisa il destinatario del mancato recapito di una lettera raccomandata, verrà sostituita da uno scontrino stampato direttamente dal portalettere grazie alle apparecchiature in sua dotazione. Questo nuovo formato non solo conterrà ogni informazione necessaria ritiro del pacco, ma anche un codice a barre grazie al quale l’identificazione dell’oggetto da consegnare o ritirare sarà molto più rapida».
 Grandi novità in arrivo dunque, che forse riusciranno a placare le numerose lamentele di questi ultimi mesi sui ritardi nei tempi di consegna della corrispondenza: di recente è successo, per esempio, che via Weggenstein sia rimasta per due settimane senza posta. E purtroppo in varie parti della città mancano i portalettere e la posta continua ad essere recapitata con troppi giorni di ritardo. La speranza è che questa nuova modernizzazione, che di fatto lo modifica alla radice, serva ad accelerare i tempi. (m.c.)

Alto Adige 24-11-09
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martedì, 24 novembre 2009


La «banda larga» arriva col satellite

BOLZANO. Brennercom, unitamente a Raiffeisen OnLine e Run, ha siglato un accordo con Skylogic, società del gruppo Eutelsat, per portare la banda larga nelle zone attualmente non servite del Trentino Alto Adige, rendendo così un collegamento internet accessibile a quasi il 100% della popolazione. Utilizzando il servizio di connessione satellitare Tooway®, Brennercom, Raiffeisen OnLine e Run potranno garantire l’accesso a banda larga agli enti locali e ai cittadini oggi non ancora raggiunti dalla linea Adsl e in una condizione di digital divide infrastrutturale. Il kit satellitare sarà messo a disposizione su richiesta. «La nostra azienda, in associazione temporanea d’impresa con Raiffeisen OnLine e Run ha già maturato un’esperienza importante nel collegamento a banda larga di 44 comuni periferici dell’Alto Adige» ha dichiarato Karl Manfredi, amministratore delegato di Brennercom. «Per raggiungere le zone montane del nostro territorio, la tecnologia satellitare è un’importante integrazione ai sistemi finora adottati, che sono l’Adsl, la fibra ottica e il segnale radio» ha sottolineato Helmut Stroblmair, presidente di Raiffeisen OnLine. «Estendere la copertura della banda larga significa dare una spinta significativa all’economia locale e alla competitività delle nostre aziende». «L’accordo con Brennercom per raggiungere il 100% del territorio altoatesino, dimostra l’elevata qualità ed efficacia del nostro servizio satellitare a banda larga» ha evidenziato Renato Farina, direttore di Skylogic.

Alto Adige 24-11-09
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martedì, 27 ottobre 2009



La lavatrice senz’acqua


Si sta realizzando un’altra delle «intuizioni» del ricercatore di Bronzolo


PIETRO MARANGONI

BOLZANO. Alberto Volcan, il ricercatore altoatesino dalle “mille intuizioni”, sta vivendo un nuovo momento di grande soddisfazione professionale. Volcan si era conquistato negli anni passati un importante credito per aver messo a punto sia la carta ottenuta dai residui della mela (con tutti i suoi successivi sviluppi che hanno portato anche alla realizzazione di una pelle ecologica particolarmente versatile e resistente), che una metodologia per il riciclaggio della plastica pet da rigenerare per la realizzazione di nuovi prodotti. Il ricercatore di Bronzolo, più volte premiato a livello internazionale e frequentatore dei grandi istituti di ricerca europei (compreso il germanico Frauenhofer Institut di Stoccarda che fra non molto aprirà una sua succursale a Bolzano), è oggi particolarmente sodddisfatto in quanto un’altra delle sue “invenzioni” (risalente ad una decina di anni fa) viene oggi testata a livello industriale sia in Europa che in Estremo Oriente.
 «Si tratta della lavatrice a sabbia. Ovvero senza far ricorso all’uso dell’acqua - osserva Volcan - Quando l’avevo depositato il brevetto nel 1999 il mondo delle industrie, ma non solo, mi aveva guardato con non poco scetticismo. Proprio oggi invece, in una fase in cui tutto il mondo riconosce che è scorretto sprecare risorse preziose quale è appunto l’acqua, ecco che il discorso di mettere a punto dei sistemi di lavaggio e di sterilizzazione che facciano a meno dell’acqua stanno “riscoprendo” proprio il mio sistema del... lavaggio con la sabbia!»
 Ma come è possibile lavare le stoviglie di casa senza far ricorso all’acqua?
 
«Non ho fatto altro che sfruttare il principio di Archimede. Utilizzando sabbia quarzifera in un contenitore d’acciaio ed elevando la temparatura utilizzando un combustibile ecologico, propano o butano, ad un determinato gradiente la sabbia pulisce e sterilizza perfetttamente il contenuto. Il tutto senza arrecare alcun danno e senza che la macchina determini scarichi nocivi di alcun tipo. Un metodo che avevo ipotizzato fosse quello ideale, ad esempio, per interventi di protezione civile o nei rifugi alpini e comunque là dove c’è la difficoltà di reperimento o necessità di risparmio l’acqua. E il tutto senza far ricorso a detersivi che possono presentare forti componenti di nocività».
 A che punto è quindi la concretizzazione della sua “invenzione”?
 
«A parte il riconoscimento già conseguito anche presso l’Università di Leeds in Gran Bretagna oggi il mio progetto di lavaggio con la sabbia viene testato da aziende quali l’italiana Merloni di Fabriano e la tedesca Miele oltre ad imprese cinesi».

Alto Adige 27-10-09
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martedì, 20 ottobre 2009


NUOVO ISTITUTO DI RICERCA

3 milioni per l’arrivo del Frauenhofer


BOLZANO. Dopo Eurac, Tis e Libera Università Bolzano si arrichisce di un nuovo istituto di ricerca. Si tratta dell’Istituto Frauenhofer di Stoccarda che aprirà a Bolzano una sua sede. La Giunta provinciale di Bolzano ha infatti dato via libera a un finanziamento di 3,1 milioni euro complessivi per i prossimi 4 anni, precondizione al fine di poter contare sull’apertura in Alto Adige di una sede operativa del Istituto Fraunhofer. Con una budget annuale per la ricerca di 1,4 miliardi euro, 40 sedi in Germania e 15 mila ricercatori, l’Istituto Fraunhofer è all’avanguardia mondiale nel campo della ricerca applicata e conta solo a Stoccarda 25 laboratori dove vengono ricreate le condizioni per sperimentare le nuove tecnologie. Punti qualificanti: organizzazione del lavoro, sono i comparti management della tecnologia e del personale. «La sede che sorgerà a Bolzano dovrà diventare un punto di riferimento ai massimi livelli della ricerca applicata per le aziende altoatesine» ha auspicato il governatore Durnwalder. Pienamente soddisfatta Assoimprenditori.

Alto Adige 0-10-09
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sabato, 03 ottobre 2009


Ecco il digitale, la vecchia tv si spegne



Il 28 ottobre parte lo switch-off: aumentano i canali e la qualità dell’immagine


 BOLZANO. Il conto alla rovescia è iniziato. Il 28 ottobre si spegne la tv analogica, quella a cui siamo stati abituati per anni. Sarà sostituita dal digitale terrestre, «che offre la possibilità di vedere cinque volte i canali che si vedono adesso, con una qualità migliore e con la possibilità di interagire con le trasmissioni», ha spiegato ieri il viceministro allo Sviluppo economico Paolo Romani, arrivato a Bolzano per presentare la grande novità.
 Cosa accadrà. Tra il 28 ottobre e l’11 novembre in Alto Adige si spegnerà del tutto la “vecchia” televisione. Chi non possiede un apparecchio di nuova generazione con il digitale terrestre già integrato o un decoder, non potrà più vedere alcun programma. «Ma - ha tranquillizzato il presidente della Provincia Luis Durnwalder - la cosa non deve preoccupare più di tanto, perché da una recente rilevazione Astat è emerso che l’80% degli utenti è già in possesso delle apparecchiature adatte per ricevere il nuovo segnale». Lo “switch-off”, ovvero la data in cui il segnale analogico sarà spento per far posto a quello digitale, è fissato per il 28 ottobre a Bolzano, in Oltradige e in Bassa Atesina. Nei giorni successivi toccherà alle altre zone della provincia, con Bressanone e la val d’Isarco a chiudere l’operazione l’11 novembre.
 Cosa cambia. «Migliore qualità di immagine e sonoro, più canali televisivi e possibilità di trasmissioni interattive». Questi i tre grandi vantaggi indicati dal presidente dell’associazione per il digitale terrestre in Italia DgtvI Andrea Ambrogetti. In aggiunta ai canali tradizionali, se ne vedranno molti altri. Tra questi, c’è il raddoppio di Video 33 che già oggi trasmette sul digitale terrestre e che dal 28 ottobre utilizzerà una delle quattro frequenze a propria disposizione per lanciare il primo canale televisivo provinciale in lingua tedesca: si chiamerà “Sdf” (Südtirol Digital Fernsehen). Molto probabilmente aumenterà anche l’offerta di canali televisivi di lingua tedesca che la Ras trasmette in Alto Adige: le frequenze lasciate libere da Rai 3 e dal Sender Bozen, che passeranno sul segnale della Rai, saranno riempite con altri tedeschi: avanzate le trattative con il «Bayerisches Fernsehen», la tv bavarese, mentre per quanto riguarda il secondo canale molto dipenderà da quanto la Provincia sarà disposta a mettere sul piatto in termini di finanziamento.
 Quanto costa. Chi ha un televisore di nuova generazione non deve preoccuparsi. Chi invece ha un apparecchio che non è predisposto per la ricezione del digitale terrestre, se non vuole cambiarlo deve per forza munirsi di decoder (i prezzi vanno dai 20 euro in su). Da ricordare che per l’acquisto di questo decoder è stato predisposto un contributo statale di 50 euro per i cittadini con reddito pari o inferiore ai 10 mila euro e di età pari o superiore ai 65 anni. In Alto Adige gli aventi diritto sono circa 13 mila, un terzo di loro ne ha già usufruito.
 La Ras. In Alto Adige la digitalizzazione del segnale televisivo è stata portata avanti dalla Ras, l’azienda speciale che si occupa del servizio radiotelevisivo in provincia di Bolzano. Come ha ricordato il presidente dell’azienda Rudi Gamper, i primi interventi sono partiti nel 2003. Ad oggi sono stati installati collegamenti in ponte radio digitali su 30 postazioni, mentre tra il 2005 e il 2008 sono stati digitalizzati due reti provinciali presso 116 stazioni ricetrasmittenti e attivati 232 trasmettitori digitali in media frequenza. «La copertura - assicura Gamper - ha raggiunto il 99,4% della popolazione». In diverse zone della provincia, però, si riscontrano lamentele, in particolare in Bassa Atesina.
 La Rai. Durnwalder è tornato a chiedere un maggior tempo di trasmissione per la Rai ladina. Il rappresentante dell’emittente nazionale Luca Balestrieri ha ribadito che la Rai è pronta a trattare un potenziamento dei programmi locali, proprio anche alla luce delle opportunità che apre la televisione digitale. Tutte le informazioni sul digitale si possono ottenere sul sito www.ras.bz.it oppure chiamando il numero verde 800 022 000 istituito dal ministero. (mi.m.)


Ma in periferia il segnale è poco chiaro

Problemi di ricezione in Bassa Atesina e a Bressanone

 BOLZANO. In attesa che la Ras porti a termine gli interventi sulle varie stazioni di trasmissione, in molte zone dell’Alto Adige la ricezione del digitale terrestre provoca ancora dei problemi. Una preoccupazione che investe non tanto la città di Bolzano quanto alcune zone della Bassa Atesina, come giustificato dalle tante lettere di lamentele arrivate anche al nostro giornale.
 I canali televisivi viaggiano in “pacchetti”, chiamati mux: una sorta di contenitore da cui si pesca, di volta in volta, il segnale della rete desiderata. In regione ce ne sono, diversi, ripetuti da punti differenti del territorio. A Bolzano città la situazione è tutto sommato buona, con una ricezione pressoché completa dei mux della Rai, Mediaset 1 e Mediaset 2 (in arrivo dal Penegal e da Predonico), al 70% del Dfree (dati copertura di www.dgtv.it). In soldoni, significa che tutti i canali tradizionali si dovrebbero vedere, ad eccezione di La7 e Mtv per i quali non vi sono dati certi, mentre 30.000 bolzanini sono inevitabilmente tagliati fuori dalle offerte della pay tv. Non rari, per la verità, i problemi di puntamento delle antenne che molti dovranno aggiornare «e si tratta - ci spiega il tecnico Manfred Tschager - di un’operazione che può costare in media 50 euro». In alternativa si può virare sulla parabolica (costo minimo 100 euro).
 Più critica la situazione a Laives e comuni limitrofi, dove si sta tranquilli solo sui canali Rai e il calcio di Mediaset, coperti al 95%. Mediaset 2, infatti, arriva al 60%, nebulosa la situazione dei canali di La7 e tragica per il Dfree, apparentemente assente. Tradotto: addio, per molti, a tutte le offerte di pacchetti e, per metà popolazione, niente Rete 4, Canale 5, Italia 1, La7, Mtv. Contromisure? Attendere schiarite o ripiegare su soluzioni diverse aprendo il portafoglio. Soddisfacente la situazione di Merano, meno quella di Bressanone: ottimi Mediaset 1 e Dfree, complicati tutti gli altri. (a.c.)

Alto Adige 3-10-09
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domenica, 26 luglio 2009



Risparmio energetico in casa argomento di «Micromedia»
BOLZANO. Nuovo approfondimento domani con “Micromacro”, la trasmissione radiofonica a tema scientifico-divulgativo in onda dalla sede Rai di Bolzano con inizio alle ore 15 sulle frequenze di RadioDue (92.3 e 99 mhz). Questa puntata evidenzierà le grandi possibilità di risparmio energetico nelle nostre abitazioni legate a Casaclima, che la politica edilizia della provincia sostiene e incentiva. Alla trasmissione interverrà il direttore dell’agenzia Casaclima di Bolzano, Norbert Lantschner. Nell’intervista verranno anche indicate concrete misure di ottimizzazione della gestione della casa e sarà sottolineato un fatto fondamentale: che le energie rinnovabili potranno tanto meglio contribuire al soddisfacimento dei nostri fabbisogni quanto più questi saranno limitati, con positive ricadute sull’inquinamento, sulla riduzione dei rischi di conflitti per le risorse, sulle possibilità di sviluppo dei paesi del terzo mondo.
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martedì, 21 luglio 2009



Progetto Enterprise Itc Brunico in finale: energia dai pavimenti
 BOLZANO. Cinque studenti dell’Itc in lingua tedesca di Brunico hanno partecipato la scorsa settimana alla finale internazionale del progetto Enterprise-European Business Game.
 In maggio il team di Brunico «Energy surface» composto da Silvia Gasteiger, Markus Schmiedhofer, Denis Declara, Daniel Agreiter e Alex Kirchler si è aggiudicato la vittoria della finale provinciale progettando un sistema di pavimentazione che produce energia con la pressione del passaggio. Il prodotto, pensato per discoteche, stazioni e luoghi pubblici molto frequentati, costituisce una fonte di energia pulita ed innovativa.
 Il team altoatesino ha colpito la giuria mostrando anche un prototipo, ma i vincitori della finale internazionale sono stati i ragazzi della slovacchia con un sistema di navigazione satellitare per non vedenti.

Alto Adige 21-07-09

Per saperne di più: http://www.enterprise-ebg.it/
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lunedì, 13 luglio 2009


Medicina, si parte con la ricerca



BOLZANO. Quella della Lub verso Medicina sarà una lunga marcia di avvicinamento. Grande riservatezza in Provincia sul progetto di istituire una facoltà di Medicina. Da quello che è trapelato, se ne parla da tempo e un gruppo di tecnici è già stato messo al lavoro. D’altronde i test di ammissione nelle facoltà all’estero e in Italia stanno scoraggiando parecchie famiglie altoatesine, che gradirebbero una clinica universitaria a Bolzano.
 L’assessore alla Sanità Richard Theiner fa sapere che la nuova facoltà (sarebbe la sesta della Lub) «non è nell’agenda della giunta provinciale». Ma non è una smentita, visto che il progetto sarebbe quanto meno a media-lunga scadenza.
 Theiner aggiunge: «Ciò cui lavoriamo attualmente è il riconoscimento di un Irccs». Questo sì, l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico specializzato nella riabilitazione neuromotoria, è un progetto a buon punto. Albert Tschager (direttore di ripartizione Sanità) informa che arriverà nelle prossime settimane in giunta la delibera sulla procedura per la richiesta di riconoscimento al ministero. Costo previsto, 500 mila euro all’anno nella fase di preparazione.
 Tornando alla Lub, qualche informazione in più arriva dall’assessore Sabina Kasslatter Mur, che ipotizza uno scenario di agganciamento della scuola Claudiana all’università locale, ed «eventualmente» una facoltà di Medicina.
 Di un futuro della Claudiana (centro di formazione per le professioni sanitarie, infermieristiche e ostetriche) all’interno della Lub si discute da anni in ambiente universtiario. Ma non solo. La riforma nazionale del conservatorio è un altro tassello che viene osservato con attenzione nel mondo politico e accademico.
 Dai Verdi arriva infine un ulteriore punto interrogativo. Hans Heiss e Riccardo Dello Sbarba hanno presentato una interrogazione in consiglio provinciale per sapere se esista un progetto di facoltà di giurisprudenza, oltre che di medicina, per la Lub. «All’università di Innsbruck c’è un forte timore che in Alto Adige venga istituita una facoltà di giurisprudenza che potrebbe danneggiare l’ateneo austriaco», spiegano al gruppo verde. La riservatezza provinciale si spiega anche con la necessaria prudenza verso gli atenei vicini.
 Sabina Kasslatter Mur ricorda che oggi la Scuola superiore provinciale di sanità Claudiana per garantire la propria offerta formativa con lauree di base e master di primo libvello (accanto alla formazione continua per gli operatori) ha stipulato una serie di convenzioni con facoltà di medicina e chirurgia di atenei italiani: Verona, Ferrara e Università cattolica del Sacro cuore di Roma.
 La Lub potrebbe accogliere al proprio interno la Claudiana, ipotizza Sabina Kasslatter Mur, come facoltà per le professioni infermieristiche e poi eventualmente si potrebbe pensare alla facoltà di Medicina e chirurgia. Al San Maurizio sta sorgendo il nuovo polo ospedaliero, la Claudiana è già lì. Dal punto di vista delle strutture lo scenario è più che ipotizzabile.
 Pollice a favore da parte dell’assessore provinciale Christian Tommasini: «Sono favorevole al potenziamento della Lub, è giusto che l’ateneo abbia ambizioni di crescita». Dal Cdu della Lub Gabriella Kustatscher non si dimostra stupita: «Di Claudiana si sente parlare da tempo, ma non c’è stato ancora un passo ufficiale in questo senso». Nessuna decisione presa, ma gruppi di lavoro Lub-Claudiana si sono avuti in passato proprio per studiare la fattibilità di un ingresso della scuola di sanità nell’ateneo. Ancora Sabina Kasslatter Mur sottolinea l’interesse provinciale di alleggerire i rapporti di convenzione con le università italiane. Ma Gabriella Kustatscher aggiunge: «Siamo concentrati sul piano di sviluppo già definito della Lub, con i nuovi dottorati e corsi di laurea, l’importante master in Finance organizzato con Ca’ Foscari a Venezia».
 Come detto, l’assessore alla Sanità Theiner invita a non perdere di vista il progetto di Irccs, che potrebbe portare in Alto Adige cospicui finanziamenti ministeriali. In Italia gli Irccs sono 42, ma numerosi sono gli aspiranti e l’Alto Adige potrebbe raccogliere frutti solo dopo tre anni (almeno). l’Irccs altoatesino nascerebbe dal coinvolgimento dei quattro servizi di riabilitazione dei comprensori sanitari e di Villa Melitta, importante per gli investimenti sulla robotica. Spiega Tschager: «Per il riconoscimento è necessario documentare al ministero tre anni di ricerca e casistica di eccellenza nel settore della riabilitazione neuromotoria. Le strutture andranno quindi potenziate per consentire il lavoro di ricerca e la messa in rete tra i servizi. Per questo si pensa a una spesa di un milione e mezzo per i tre anni che precedono l’eventuale riconoscimento del ministero». Tschager ne è convinto: «La sanità sarà presto un sistema aperto europeo. Dobbiamo puntare all’eccellenza, alla massima qualificazione del personale: non abbiamo alternative. L’Irccs sulle neuroscienze va in questa direzione e sarebbe una esperienza interna alla sanità pubblica, non in parallelo con essa». Finora è arrivato l’ok della Asl, dell’Ordine dei medici e della commissione per il riordino clinico.

Alto Adige 11-07-09
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mercoledì, 08 luglio 2009



Edilizia sostenibile, intesa Trento-Bolzano

Collaborazione su fonti rinnovabili, certificazione energetica, mobilità alternativa

TRENTO. Sui temi strategici dell’edilizia sostenibile, della produzione energetica da fonti rinnovabili e della mobilità sostenibile le Province di Trento e Bolzano uniscono le forze. Il relativo protocollo d’intesa è stato siglato ieri pomeriggio da Lorenzo Dellai e Luis Durnwalder.
 Obiettivo dell’intesa è favorire la collaborazione fra Trento e Bolzano su alcuni punti specifici. In particolare: le esperienze in materia di certificazione energetica e sostenibilità, allo scopo di armonizzare i rispettivi sistemi di certificazione ed approfondire lo studio di uno standard comune in particolare con la convergenza tra il sistema Leed home e Casa Clima; progetti e modalità operative nell’ambito dell’efficienza energetica sia per gli edifici pubblici che privati; le rispettive esperienze maturate nel settore della mobilità sostenibile, individuando anche progetti e criteri comuni di valutazione; le rispettive esperienze nello sviluppo e messa in produzione di energie rinnovabili, di modelli di generazione distribuita.
 Obiettivo implicito in tutte queste azioni è individuare momenti ed occasioni di collaborazione tra i due sistemi produttivi e tra i rispettivi enti di ricerca.
 Il passaggio di ieri ha una forte valenza strategica per entrambi i territori, considerato che gli investimenti in questo settore hanno effetti positivi sull’intero sistema. L’edilizia ha inoltre ricadute importanti sul versante della ricerca e dell’innovazione, specie nel campo delle tecnologie sostenibili e a basso impatto ambientale.
 «Le province di Trento e Bolzano possono dar vita ad un grande distretto negli ambiti dell’edilizia sostenibile, dell’energia e dell’ambiente», ha sottolineato con soddisfazione Dellai. «Un distretto sia competitivo a livello internazionale e che sia in grado di gestire e fruttare al massimo le opportunità concesseci dal Ministero dell’università e della ricerca scientifica».

Alto Adige 08-07-09
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martedì, 07 luglio 2009



Con Phill il rifornimento di gas si fa nel garage di casa


 BOLZANO. Le difficoltà di reperimento di gas metano per autotrazione che si sono evidenziate nei giorni scorsi in Alto Adige, sono risolvibili con Phill. Si tratta semplicemente di un erogatore allacciato alla rete domestica del gas. La ditta costruttrice, una canadese, è stata rilevata proprio nello scorso mese di maggio dalla Brc di Cherasco, in provincia di Cuneo, ma il distributore esclusivo per l’Italia è la Imi, una società della Alpengas di Bolzano in collaborazione con Dolomiti Energia di Trento, la ex Trentino Servizi. Chiunque può acquistare Phill al prezzo di 4.800 euro più Iva, costo abbattuto da un contributo del 50% dalla Regione Trentino Alto Adige. È anche possibile il noleggio a 170 euro al mese. L’apparecchio è la soluzione ideale per aziende proprietarie di una flotta di auto a metano e che sono distanti da distributori. Dal 2006 ne sono stati venduti circa 200 in Trentino Alto Adige; l’hanno acquistato varie aziende ma, fra l’altro, anche i Comuni di Merano, Bolzano, Bressanone e Campo Tures. L’allacciamento di Phill alla rete del gas metano domestico è facile e sicura e viene eseguita da un piccolo intervento dell’idraulico. Il pieno viene effettuato in tutta sicurezza, in una notte e il costo va a finire sulla bolletta. Per i privati Phill è abbastanza oneroso; il suo costo però viene abbattuto se l’utente riesce a percorrere almeno 40 mila km all’anno ed è distante da un normale distributore di metano.

Alto Adige 07-07-09
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martedì, 07 luglio 2009


Arriva la mela rossa anche dentro
BOLZANO. Un contadino della Val Venosta in Alto Adige fa sbarcare in Italia la prima mela rossa dentro e fuori. I primi frutti dai 3500 alberi piantati arriveranno a settembre. E’ un sogno a cui lavorano agronomi di tutto il mondo da parecchi anni. La nuova mela è stata creata dalla scuola specialistica Wihenstephan di Monaco di Baviera e per questo si chiama “Weirouge”. Karl Luggin ci ha creduto fin dall’inizio e si è assicurato i diritti per l’Italia. «Ma tutta la cosa deve ancora maturare. Le mele rosse dentro e fuori hanno dieci volte le proprietà delle mele normali, ma sono un pò troppo aspre. Il loro succo è molto simile al succo di lampone».

Alto Adige 07-07-09
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venerdì, 03 luglio 2009



 Assegnato uno studio per sfruttare le ricche risorse idriche



Il progetto: una microturbina per produrre l’energia «verde» 

SALORNO. Lo sfruttamento delle risorse comunali e l’implementazione delle energie rinnovabili, rapportandosi all’evolversi della tecnologia: è uno degli impegni cui l’amministrazione comunale di Salorno ha indirizzato in maniera decisa il proprio impegno. Partendo da quest’ottica, e considerando il fatto che il Comune di Salorno è molto ricco d’acqua, nell’ultimo periodo è stato dato incarico allo studio Hsg Ingegneria di Lavis, ed in particolare all’ing. Angelo Cantatore, di redigere un approfondito studio circa la fattibilità di un progetto che preveda uno studio per lo sfruttamento delle imponenti risorse idriche del Comune di Salorno.
 Ne sono scaturite interessanti indicative di natura tecnica. Nel dettaglio, il progetto prevederebbe di inserire una micro turbina elettrica, che sfrutti l’acqua per produrre energia verde: posata lungo la tubazione sarebbe adatta a trasformare l’energia potenziale dovuta al salto piezometrico in preziosa elettricità, il tutto in modo pulito e rispettoso dell’ambiente, e, una volta installata, a costo quasi zero per quanto riguarda gli interventi di manutenzione.
 Dall’approfondito studio, con tanto di monitoraggio di portate di rii e scelte logistiche, si sono individuati tre possibili siti ove si sarebbe potuto inserire una micro turbina elettrica: il neo costruito Serbatoio Palon, appena sopra l’abitato nei pressi della cascata; lungo il Rio Tigia, sulla briglia contrassegnata dal numero 4, proprio prima della cascata; e lungo il rio Lauco, in una zona che, partendo dal ponte Romano dei Masi Bassi della frazione di Pochi, arriverebbe a nord dell’abitato, al confine con il territorio comunalee di Egna. La scelta più logica della locazione, sarebbe caduta, per motivi logistici, sul serbatoio Palon, vicinissimo al paese e particolarmente adatto, sempre a giudizio dei tecnici. Il costo previsto dell’intervento, a livello progettuale sarebbe di circa 70 mila euro, e, calcolando una portata media di 10 litri al secondo, per 12 mesi all’anno avrebbe una produzione di circa 61.000 Kw/h per una rendita di 14.500 euro all’anno. In pochi anni, quindi, il lavoro si sarebbe pagato.
 L’assessorre comunale Claudio Montel, assieme al consigliere Michele Girardi, si sono assunti l’impegno di portare avanti questo studio. Sono proprio i due amministratori a spiegare quali sono le prerogative del progetto che sembra stia ormai prendendo una forma ben definita.
 «Quello di Salorno è uno dei Comuni con una dotazione idrica di rii, fiumiciattoli e ruscelli molto ampia - spiega appunto l’assessore Montel - Come noto a tutti, spesso, in particolari periodi dell’anno, abbiamo avuto addirittura problemi legati all’eccessiva portata di numerosi rigagnoli. Stante questa situazione, e con il problema, consolidatosi ormai a livello mondiale relativo all’opportuno utilizzo dell’acqua e dello sperpero che se ne fa, come amministrazione comunale ci è sembrato il minimo poter provare a sfruttare nel migliore dei modi una risorsa, che se all’inizio avrà sicuramente dei costi, con la costanza del tempo, e senza nessuna spesa successiva potrebbe portare degli importanti benefici economici per la nostra amministrazione, e conseguentemente per tutta la popolazione: con il solo semplice sfruttamento di risorse che sono già presenti. Non ultimo fatto che ci ha dato da pensare - conclude molto convinto Montel - è stato quello che nel periodo fra il 2003 ed il 2004, per problemi di salvaguardia dell’acqua, abbiamo dovuto pompare acqua a monte per un costo totale di oltre 25 mila euro».
 Per ora si tratta solo di una ipotesi ecologica, ma il sasso nello stagno è stato lanciato e nel comune di Salorno si stanno valutando i molti pro. Terremo informati sull’evolversi del progetto di questa micro turbina idroelettrica per produzione ed eventuale vendita di energia elettrica: si tratta di un ragionamento - ovviamente in prospettiva - che ha suscitato, fin dal primo momento, un grande interesse sia in seno all’amministrazione che fra quei residenti che sono stati già informati di questa possibilità.

Alto Adige 03-07-09
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domenica, 28 giugno 2009


«Costruire col legno per spendere meno»



Al Tis un progetto europeo per incentivare l’impiego di un materiale “ecologico”

 BOLZANO. Le case in legno sono ecologiche, antisismiche e in caso di incendio non sono più pericolose di quelle in mattoni o in cemento. Inoltre l’Alto Adige ha a disposizione un buon numero di imprese che lavorano nel settore dell’edilizia in legno e parallelamente la quantità di legno presente in provincia di Bolzano è più che sufficiente per un aumento sostenibile delle costruzioni in legno. In comparazione a questa disponibilità, però, in Alto Adige vengono costruite poche case in legno. Una delle cause di questa situazione è da ricercare nelle ridotte condizioni di conoscenza e concorrenza per la costruzione di case in legno rispetto alle classiche costruzioni in laterizio. Un progetto europeo chiamato SYS-Holz (ovvero sistematizzazione del settore legno), al quale sta lavorando il Cluster Legno & Tecnica del TIS innovation park, ha il compito di migliorare tale situazione per provocare delle ricadute positive per le imprese del settore legno. «Quando riusciremo a definire nuovi standard per le costruzioni di legno in Alto Adige anche grazie al progetto SYS-Holz, le imprese altoatesine del settore del legno avranno a disposizione un importante supporto» afferma Arnold Karbacher del Cluster Legno & Tecnica del Tis. «Se venisse usato il legno dei boschi dell’Alto Adige, si potrebbero ridurre ulteriormente i costi per costruire una casa. L’utilizzo di legno locale darebbe alla costruzione anche un valore aggiunto ecologico, perché il trasporto è più breve e si emette meno CO2 nell’ambiente».

Alto Adige 27-06-09
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martedì, 23 giugno 2009



In mostra i lavori degli studenti della facoltà di design.


Sono sette le tematiche affrontate e definite negli oggetti

 BOLZANO. Altro giro, altra corsa, altro regalo. No, non siamo al luna park e il regalo è una bella opportunità per gli amanti delle idee innovative, della creatività fatta oggetto. Si rinnova infatti l’appuntamento con “Gäste - Ospiti - Guests / Gli atelier sono aperti”: come alla fine di ogni semestre, alla facoltà di design e arti della Lub, l’università di Bolzano, si realizza la mostra dei progetti realizzati dagli studenti durante il periodo di studi appena finito.
 L’appuntamento, oggi e domani nella sede della facoltà con ingresso da via Sernesi 1, sarà dalle ore 10 alle 19 e saranno esposti circa novanta lavori, elaborati in sette diversi gruppi di progetto.
 Il progetto “Living Simplicity” si è prefisso di sviluppare oggetti e complementi d’arredo ispirati alla ricerca della semplicità nella vita quotidiana delle persone. Nel progetto “How coincidental is the coincidence” gli studenti si sono confrontati con la tematica del caso e le imprevedibili possibilità che esso offre. La crisi è invece il tema portante del progetto “Do it yourself - Reloaded”, che ha sfidato i ragazzi a progettare oggetti di uso quotidiano facilmente montabili grazie a strumenti comuni e tecnologie semplici, (ri)scoprendo il concetto di recupero e di auto-produzione. Il progetto “If you always do what you always did, you’ll always get what you always got (?)” ha affrontato il tema del cambiamento: ciascuno studente aveva il compito di evidenziare un processo di vita quotidiana e migliorarlo apportando modifiche e interventi ad un oggetto specifico coinvolto nel processo esaminato. Il progetto “Far parlare la città” presenta una serie di lavori grafici che raccontano e visualizzano luoghi della città, piazze, strade ed edifici. Durante il progetto “Ideen AG - Handeln mit dem Imaginären”, a partire dalla fondazione simulata di una società per azioni, sono stati curati tutti gli aspetti legati a questa: dal marchio fino alle molteplici attività di pubbliche relazioni. Il progetto “What’s next?” ha affrontato il tema del progresso, gli studenti hanno scelto degli oggetti, ne hanno tracciato la storia e ne hanno previsto un possibile sviluppo o totale eliminazione.
 Durante questa edizione di “Gäste - Ospiti - Guests”, poi, verranno presentati anche lavori realizzati durante il corso di fotografia. In generale, la mostra è un’occasione da non perdere per appassionati, curiosi e per tutti coloro che, anche in vista delle preiscrizioni all’anno accademico 2009/10 che scadono il 1º luglio, volessero conoscere più da vicino la facoltà di design e arti.
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categoria:innovazione
domenica, 21 giugno 2009




 BOLZANO. Due risoluzioni sulla politica energetica e sullo sviluppo delle tecnologie dell’informazione, l’impegno comune per fronteggiare la crisi internazionale in un’area alpina popolata da 23 milioni di abitanti: è quanto hanno concordato i governatori dell’Arge Alp a Coira, in Svizzera. In occasione della conferenza annuale l’Alto Adige ha assunto la presidenza della comunità di lavoro per i prossimi 12 mesi.
 Il governatore Luis Durnwalder ha ribadito che il lavoro proseguirà in particolare sui temi sensibili del turismo, le telecomunicazioni e il traffico nelle Alpi. La prima risoluzione approvata punta a sviluppare una politica energetica sostenibile nell’arco alpino, dove risulta possibile - secondo uno studio comparato sullo sfruttamento delle energie rinnovabili, presentato oggi durante i lavori - aumentare la quota di fonti alternative come acqua, legno, solare e geotermico. La seconda risoluzione ha riguardato la volontà di potenziare le infrastrutture per le nuove tecnologie della comunicazione e la diffusione della banda larga e ridurre il divario digitale nelle aree alpine.
 Le Regioni intendono considerare nella politica energetica gli obiettivi a lungo termine della cosiddetta società a 2000 watt: una visione secondo cui entro il 2100 ogni abitante non dovrà consumare più di 2000 watt di potenza continua.

Alto Adige 20-06-09
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giovedì, 18 giugno 2009



E ora io consumatore se voglio difendermi lo faccio con un click



 BOLZANO. Un sito Internet, un motore di ricerca, una raccolta di video, anzi tutte e tre le cose insieme. L’ultimo progetto realizzato dal Ctcu (Centro tutela consumatori e utenti),


il sito Internet www.prontoconsumatore.tv


appare assai ambizioso. Davanti ad un pubblico di curiosi e di addetti ai lavori Maurizio Albrigo, presidente Ctcu, ha illustrato ieri mattina il progetto. «Ci piaceva fare qualcosa di utile - ha detto - ma allo stesso tempo accattivante».
 «Abbiamo scelto quindi - ha proseguito - una struttura simile a YouTube. Ci sembrava un mezzo efficace per avvicinare anche i giovani a determinate tematiche di cui preoccuparsi».
 Il Centro tutela consumatori e utenti, struttura operante da quindici anni nel campo della tutela del consumatore, mira quindi a modernizzarsi e a creare sistemi di sempre più facile fruibilità.
 «Solo nell’ultimo anno abbiamo avuto 45.000 contatti - dice Walther Andreaus, altra guida del Ctcu -. Noi facciamo il massimo che possiamo ma non riusciamo sempre a seguire tutti contemporaneamente. Questo sito Internet potrebbe semplificare il lavoro».
 La piattaforma online, consultabile 24 ore al giorno, presenta notizie, interviste, discussioni nonché molti video che trattano casi specifici. E’ possibile anche interagire tramite commenti ai video, in perfetto stile YouTube.
 «Abbiamo dedicato particolare importanza anche all’aspetto della lingua - dice Kurt Duscher, realizzatore tecnico del sito - e tutte le parole chiave immesse daranno come risultato sia video in italiano che in tedesco. Questo perché il termine che cercheremo verrà tradotto automaticamente e quindi con un clic di mouse faremo una doppia ricerca. I video, però, non saranno bilingui».
 Andreaus ha dato una veloce dimostrazione pratica dell’efficienza del sito. Basta semplicemente immettere ciò che si vuole nell’apposito motore di ricerca e il gioco è fatto. La qualità dei video è paragonabile a quella in Hd di YouTube, lo stesso dicasi per il comparto sonoro.
 «Questo progetto - conclude Andreaus - è la nostra fetta di lavoro, rappresenta il 50% del potenziale che può offrire: il resto è realizzato dagli utenti con i loro interventi, domande, loto richieste e, in special modo, il loro apporto conoscitivo su determinate tematiche».
 La realtà interattiva pare essere, ormai, uno standard irrinunciabile e il nuovo sito del Ctcu non è solo al passo con i tempi ma è un fondamentale strumento per la tutela on-line dei consumatori.
Mangesh Gandini

Alto Adige 18-06-09
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sabato, 16 maggio 2009


Stazione ferroviaria  a valle. A fine giugno arriva «Eurospin»




 BOLZANO. Tutti col naso all’insù, a guardare la nuova cabinovia del Renon. E così, pochi hanno fatto caso all’avveniristica costruzione con annesso edificio a due piani. Si tratta della prima stazione funiviaria CasaClima B, progettata per autoriscaldarsi e rinfrescarsi. Anche la palazzina annessa non avrà riscaldamento: si sfrutterà il calore emesso dai frigoriferi del supermercato. Sì, perché lì, a fine giugno, aprirà un Eurospin. Venderà tutto tranne il pane, acquistabile nel bar-panetteria della funicolare.
 Da anni si parla della nuova cabinovia del Renon ma, sinora, la sua stazione a valle è stata pressoché ignorata.
 Un poco di interesse si manifestò qualche mese fa, quando si installò la copertura esterna in rame luccicante. Qualcuno - senza attendere la naturale ossidazione del metallo che col tempo conferirà alle doghe di rame una patina opaca, in grado di rendere meno impattante l’edificio - lo ribattezzò «astronave». Poi ricadde il silenzio. Un peccato.
 Perché la stazione a valle, progettata come quella a monte dall’architetto bolzanino Luca Zangirolami - è un chicca tecnologica non da poco.
 Intanto, si tratta della prima stazione di una funicolare italiana a rientrare negli standard di CasaClima B. Sembrano bazzecole, ma il progettista ha dovuto sudare alquanto. Soprattutto per via delle enormi vetrate imposte dall’appalto provinciale. Per regolare il calore, si sono così montate delle veneziane all’interno dei vetri doppi. Verranno regolate via computer, tramite un sistema di sensori, a seconda che servano calore o frescura. Per questo, nell’«astronave» niente riscaldamento o aria condizionata. Per salire al piano di imbarco, sopraelevato rispetto alla strada, ci sono due ascensori, studiati apposta per trasportare le bici. Insomma, non le si porterà più a spalle come un tempo. Al piano terra, invece, un imbiss, che l’ati Leitner-Seeste, titolare dell’usufrutto dell’area per 40 anni, ha dato in gestione ad Hackhofer, il noto panificatore di Soprabolzano. E, guarda caso, nel bar è previsto il bancone del pane. L’imbiss-panetteria aprirà il 23 maggio, come la funivia; per qualche tempo oltre non si potrà andare: per adesso un muro di cartongesso impedisce il passaggio. Ma poi, da fine giugno, attraverso il panificio si accederà al nuovo supermercato. Come precisa l’ad di Seeste Bau, Martin Klapfer, l’ati ha dato in gestione il piano terra della palazzina all’Eurospin, la catena di discount italo-slovena con 19 punti vendita in Trentino e altrettanti in Alto Adige. Questo sarà il ventesimo, ma il primo del capoluogo. Coprirà una superficie di mille metri quadri. Sarà una via di mezzo fra supermercato tradizionale e discount.
 Si prevedono circa 300 auto di clienti al giorno. Potranno posteggiare nel parcheggio interrato da 130 posti. Il costo orario è 1,30 euro, ma chi arriverà per far la spesa non pagherà; lo farà Eurospin.
 Al primo piano della palazzina, uffici pubblici, ossia provinciali, anche se ancora non si sa di che ripartizione.
 Per chi vorrà parcheggiare, a disposizione abbonamenti: 90 euro al mese, 250 al trimestre, 490 al semestre. Chi posteggia solo la notte, dalle 20 alle 7, pagherà 50 centesimi all’ora, o 52 euro al mese.
 Unico dubbio: il traffico. In quel budello di via, centinaia di auto a entrare e uscire...


Alto Adige 16-05-09
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categoria:innovazione
venerdì, 15 maggio 2009


Renon «Fra le più sicure cabinovie del mondo»



La prima trifune automatica in Italia Si va sull’altopiano in soli 12 minuti

di Davide Pasquali


BOLZANO. Viaggio inaugurale, ieri mattina, per la nuova cabinovia del Renon, la prima trifune ad ammorsamento automatico d’Italia. Un impianto assai innovativo, unico nel suo genere, perché si è trasformata una tecnologia nata per l’alta quota e lo sci, rendendola fruibile a livello urbano, a tutti: anziani, mamme con passeggino, biciclette. Numerosi gli accorgimenti sviluppati dalla Leitner proprio per il Renon, in primis a favore della sicurezza: doppia fune portante, cavallotti per stabilizzare la traente, 26 telecamere. È la prima cabinovia automatica al mondo dotata di veicoli di salvataggio.
 Entrerà in servizio sabato prossimo, il 23 maggio, ma ieri si è tenuto il viaggio inaugurale, alla presenza del presidente della giunta provinciale, del sindaco, degli assessori alla mobilità comunale e provinciale, nonché dei vertici di Leitner e Seeste Bau, costituitesi in associazione temporanea di imprese per realizzare e gestire l’intera struttura. Si tratta della prima public private partnership altoatesina: dei 16 milioni di euro investiti, 12,8 li ha finanziati la Provincia, il resto lo ha messo l’Ati, cui è stato concesso l’usufrutto dell’area a valle per i prossimi 40 anni, dopodiché tutto passerà alla Provincia. All’interno dell’elegante e sinuosa stazione a valle - progettata dall’architetto bolzanino Luca Zangirolami - si sono realizzati un punto informazioni e un bar-imbiss-panetteria che aprirà al pubblico il 23 maggio, per l’inaugurazione della funivia. Nell’edificio annesso, ora come ora in fase di ultimazione, stanno un parcheggio interrato per 130 posti auto (aprirà il 23) e un supermercato Eurospin (aprirà a fine giugno).
 Lunghi discorsi ufficiali, ieri, sull’importanza dell’impianto per favorire la mobilità dolce e non motorizzata. Obiettivo dichiarato: raddoppiare i 100.000 passaggi annui della vecchia funivia a va-e-vieni nel giro di tre anni.
 Il bello, però, è stato dopo: il viaggio inaugurale, quando gli ingegneri della Leitner hanno spiegato, e con dovizia di particolari (vedi tabella).
 Intanto la stazione a valle. Per realizzare una normale cabinovia ad ammorsamento automatico, di quelle a moto continuo e velocità costante, serve spazio per le stazioni, ma in via Renon non ce n’era, per cui si è dovuto compattare tutto, sacrificando la meccanica. Ergo, ci si è dovuti inventare ciò che non esisteva: la cabinovia a due velocità. Tre cabine salgono, tre scendono, due sostano in stazione, una a valle, una a monte. Si viaggia a 7 metri al secondo ma, quando la cabina più a valle e quella più a monte si avvicinano alle rispettive stazioni, rallentano fino a 3 metri al secondo. Ovviamente, rallentano pure le altre cabine in viaggio, per poi riaccelerare dolcemente. Le due cabine entrate in stazione, invece, non si limitano a rallentare, come quando si va a sciare e si deve scendere corricchiando. No, qui la cabina si ferma proprio, come si fosse in metropolitana. Così possono salire e scendere con tutta calma anziani, mamme con carrozzella, ciclisti con bici.
 Le portanti sono due e rendono assai stabile la cabina in caso di vento. Sempre per la stabilità, a intervalli regolari, fra le due portanti si sono sistemati dei cavallotti, ossia dei triangoli metallici. Servono a tenere unite le portanti, stabilizzandole, e nel mezzo sorreggono una rotella su cui scorre la traente. In tal modo, per la prima volta in Italia, si scongiura il pericolo che la traente, ossia la fune in movimento, esca dalla sua sede. E questo anche in caso di brusche frenate di emergenza. Per la prima volta al mondo, inoltre, si è realizzato un sistema di veicoli di soccorso, inesistente sulle normali funicolari ad ammorsamento automatico. In caso di avaria o impossibilità di funzionare, ossia a cabine bloccate a mezz’aria, da valle e da monte partiranno due carrelli di soccorso. Viaggeranno su fune dedicata, con meccanica e motore elettrico separati da quelli della cabinovia. Arriveranno fino alle singole cabine coi passeggeri a bordo e le agganceranno per trascinarsele fino a dentro le stazioni.
 Insomma, niente spericolati soccorsi aerei con elicotteri o calate tramite corda da parte del soccorso alpino. Perché su questa cabinovia non saliranno solo i soliti alpinisti o sciatori, ma semplici cittadini. Insomma: funivia per cittadini, soccorsi per cittadini.
 Si viaggerà senza personale a bordo, pure a tarda sera (nei weekend estivi anche fino a mezzanotte). Motivo per cui, per evitare vandalismi e per garantire sicurezza ai passeggeri, si sono installate 26 telecamere, sui tralicci e all’interno delle cabine. Sul cui soffitto si è posizionato anche un rilevatore antiincendio.
 Insomma, al Renon si salirà in piena sicurezza.

Alto Adige 15-05-09
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categoria:innovazione
giovedì, 14 maggio 2009


Con energie rinnovabili



Sfruttamento di solare, eolico e pompe di calore . L’Alto Adige è leader in Italia per la sua politica mirata alla tutela ambientale

Energie rinnovabili in edilizia, ovvero un gap che l’Italia deve colmare soprattutto nel campo dello sfruttamento dell’energia solare, di quella eolica e nell’impiego delle pompe di calore pecularietà dei sistemi CasaClima. Con la premessa che l’Alto Adige costituisce un’isola a sé stante rispetto al resto d’Italia con una politica energetica che le altre regioni ci invidiano: basti sottolineare il fatto che “tutte” le case che si costruiscono sul territorio dell’Alto Adige devono avere per legge, come minimo, la classificazione di CasaClima B, ovvero costruzioni a basso consumo energetico.
I nuovi materiali
 In questo quadro assume una particolare importanza nel settore edile l’introduzione di sempre nuovi materiali. Oggi vogliamo parlarvi di una nuovissima tecnologia: si tratta di un particolare processo di fotosintesi naturale, la “fotocatalisi”, che applicato ai materiali da costruzione può contribuire a migliorare la qualità dell’aria nelle nostre case e, per esteso, nei centri urbani grandi o piccoli che siano.
Inquinamento dell’aria
La prima facciamo un passo indietro per dire che nell’atmosfera ci sono oltre 120 sostanze - di origine organica o inorganica - nocive per la salute. Le più inquinanti sono il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto, il monossido di carbonio, l’ozono, il benzene e le famose PM10, o polveri sottili, ecc. Secondo l’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) ogni anno muoiono nel mondo a causa dell’inquinamento atmosferico circa 700 mila persone.
Arriva la “fotocatalisi”
 Ma oggi arriva la “fotocatalisi” al servizio dell’ambiente in cui viviamo. Si tratta di una tecnica che propone di applicare la tecnologia fotochimica ai materiali da costruzione. L’idea è semplice e ingegnosa: applicare ai materiali edili dei fotocatalizzatori che, attraverso l’azione della luce, trasformano le sostanze inquinanti in composti assolutamente innocui. Questo può avvenire attraverso un processo chiamato, appunto, “fotocatalisi”. E’ un fenomeno naturale, molto simile a quello della fotosintesi clorofilliana, per cui una sostanza - chiamata “fotocatalizzatore” - sotto l’azione della luce naturale o anche artificiale, attiva un fortissimo processo ossidativoche conduce alla trasformazione di sostanze organiche e inorganiche nocive in sostanze non nocive per la salute umana. La “fotocatalisi” consiste, in altri termini, di un acceleratore dei processi di ossidazione già esistenti in natura, favorendo una più rapida decomposizione degli inquinanti presenti nell’ambiente ed evitandone così l’accumulo.
A favore dell’ambiente
 Questo processo si rivela efficace nei confronti di ossidi di azoto, aromatici policondensati, anidride solforosa, articolato fine, monossido di carbonio, formaldeide, acetaldeide, metanolo, etanolo, benzene, ecc. Funziona anche contro microbi e batteri. Tutte queste sostanze, attraverso la reazione di foto-ossidazione, si trasformano in comuni (e innocui) sali inorganici che vengono smaltiti attraverso l’acqua piovana.
Cemento ecologico
 Un aspetto interessante dei “fotocatizzatori” è che non perdono le loro qualità con il passare del tempo. Un prodotto tipico è la gamma TX Active dell’Italcementi con varie tipologie di cementi che decompongono i materiali organici e inorganici che sporcano le superfici degli edifici con un effetto di autopulizia.

Alto Adige 14-05-09
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categoria:innovazione
lunedì, 11 maggio 2009

Arriva il maxi-Kindle




Dopo Kindle 2, evoluzione del lettore portatile di libri digitali presentato nel novembre 2007, Amazon si appresta a immettere sul mercato Kindle DX, un nuovo e-book reader, caratterizzato da un display da 9,7 pollici, contro i 6 della precedente versione, e da un’accresciuta memoria interna, ora portata a 4 GB, che permette di archiviare circa 3500 libri.
Kindle DX, inoltre, è dotato di un accelerometro in grado di rilevare l’orientamento dello schermo e di ruotare in automatico i testi. Da segnalare anche il supporto nativo per i formati PDF e RTF.

A chi è destinato il nuovo e-book reader? Probabilmente a un pubblico di nicchia, visto il prezzo impegnativo, fissato a 489 dollari. Amazon, però, oltre a fornire in abbonamento i quotidiani New York Times, Washington Post e Boston Globe, punta anche al mondo scolastico e accademico. Pearson PLC, Cengage Learning e John Wiley & Sons Inc., tre realtà che rappresentano insieme oltre il 60% dell’editoria scolastica, hanno siglato già un accordo con Amazon, che sta contattando anche alcune università statunitensi.


Autore: Andrea Galassi
da: http://www.webmasterpoint.org/news/nuovo-kindle-per-giornali-oltre-libri-murdoch-pensa-a-fare-pagare-news-online_p33914.html
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categoria:innovazione
sabato, 09 maggio 2009



Satellite altoatesino


II lancio del primo satellite sovietico, lo Sputnik, fu la coronazione del sogno di Max Valier d'esplorare il cosmo. Ora, i membri dell'Associazione di astronomi amatoriali "Max Valier" stanno lavorando alla realizzazione del primo satellite altoatesino, battezzato in suo onore.

I1 progetto ha visto la luce nell'autunno 2007, dopo una conferenza sulla tecnica spaziale a Bolzano, cui era presente anche il prof. Manfred Fuchs, originario dell'Alto Adige, principale sponsor del satellite, nonché presidente del consiglio direttivo dell'azienda di sistemi spaziali OHB System, di Brema. "L'obiettivo principale del progetto è offrire agli studenti degli istituti tecnici industriali di Bolzano e Merano, con l'aiuto degli astrofili, una panoramica concreta sulla tecnica spaziale", ha affermato Elmar Weiss, presidente della suddetta Associazione "Max Valier". Il satellite è costruito e programmato a Bolzano, mentre a Merano ci si occupa dei moduli di comunicazione e delle stazioni a terra; il compito degli astronomi amatoriali consiste nell'elaborazione e analisi dei dati raccolti. Inoltre, l'Istituto per la fisica extraterrestre "Max Planck" di Garching mette a disposizione, come carico utile per il satellite, un telescopio a raggi X miniaturizzato, ma completamente funzionante.

Nello spazio grazie a un razzo vettore indiano

A ottobre di quest'anno, il progetto, attualmente in fase di realizzazione, sarà presentato al Congresso internazionale sui piccoli satelliti in Corea. Il lancio è previsto per aprile 2010, probabilmente con un razzo indiano, ma il satellite deve prima superare con successo test per le vibrazioni violente, le condizioni nel vuoto e l'esposizione a forti radiazioni.

Stazioni terrestri di Bolzano e Merano

Non appena il satellite raggiungerà la sua orbita, a zoo km d'altezza, in go minuti girerà intorno alla Terra, mentre l'elettronica di bordo inizierà a trasmettere i dati alle stazioni terrestri di Bolzano e Merano. Il progetto rappresenta una grande sfida per i costruttori: è la prima volta a livello mondiale che un'associazione di astrofili ha a disposizione un telescopio a raggi X, i cui dati sono accessibili alla collettività.

Per saperne di più:

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categoria:innovazione
martedì, 24 marzo 2009


A giugno parte il progetto «idrogeno verde»



Gramm: «A Bolzano sud sarà realizzato un impianto pilota a livello europeo»

di Pietro Marangoni

 BOLZANO. Il prossimo 22 giugno a Bolzano sud verrà posta la prima pietra dell’innovativo progetto, unico in Italia, per la produzione e la distribuzione di idrogeno verde. L’impianto, voluto dalla società dell’Autobrennero e finanziato dall’Unione europea, sarà il primo tassello di una grande rete europea per la produzione (e la successiva commercializzazione e fornitura) di idrogeno destinato all’autotrazione.
 Lo ha annunciato il vicepresidente di A22 Benedikt Gramm nel corso di una conferenza-dibattito su «Il ruolo nodale dell’Alto Adige tra Nord e Sud» tenutasi presso l’Upad. Gramm ha così inteso sottolineare come Bolzano, pur avendo perso nel corso dei secoli il ruolo di città di sosta (fiere) lungo il percorso tra Nord e Sud Europa, oggi continui ad essere uno snodo di transito ancora determinante. E la scelta di partire da Bolzano per un progetto di ampio respiro capace di sviluppare nuove tecnologie (idrogeno verde prodotto dal fotovolatico, soluzione fortemente sostenuta da A22) ne è una conferma. Gramm, pur ammettendo che Verona è destinata ad assumenre nel futuro un ruolo di crocecia sempre maggiore, ha evidenziato come la realizzazione del traforo del Brennero costituirà per Bolzano un passaggio vitale. «Benchè i problemi di finanziamento non siano ancora del tutto chiariti - ha affermato Gramm - è necessario che il governo italiamo appoggi l’ipotesi si proroga della concessione che scade nel 2014 senza doverla aprire a livello internazionale In questa maniera ai 550 milioni di euro che verranno accantonati da A22 entro il 2014 (oggi sono 27,5 milioni/anno) si potrebbe prevedere un accantonamento complessivo per il finanziamento della galleria di base di circa 2 milioni e mezzo di euro, una fetta consistente dell’intero costo dell’opera».
 A ribadire le ricadute “strategiche” sia la città di Bolzano che per l’intero territorio, che avrà il tunnel del Brennero è stato anche il vicepresidente di Cassa di Risparmio Enrico Valentinelli che ha sottolineato come la gelleria sia «un’opera indispensabile che determinerà la competitività futura del nostro territorio». «L’Eurotunnel - ha sottolineato Valentinelli - è l’opera che proietterà nel futuro la città di Bolzano non solo sotto il prifilo logistico, ma strategico in quanto sarà capace di creare un nuovo forte appel per aziende tecnologicamente avanzate a “capital intensity” offrendo possibilità diverse rispetto al passato».
 L’assessore provinciale all’innovazione e al lavoro Barbara Repetto ha da parte sua evidenziato le potenzialità delle singole eccellenze e degli istituti di ricerca che operano sul territorio (di cui ha rilevato la necessità di un maggior coordinamento) ha posto l’accento sulle potenzialità che le nuove tecnologie informatiche potranno avere non solo nei confronti di una mobilità sostenibile, ma dell’intera società e ha fatto esplicito riferimento al possibile incremento del telelavoro. «L’Alto Adige - ha sottolineato - è destinato a diventare sempre più non una zona isolata dal mondo, ma terra di scambio di know how e tecnologia avanzata».
 Da parte sua il sindaco Luigi Spagnolli nel ribadire il «ruolo di raccolta e ridistribuzione delle risorse economiche e umane dell’intero territorio» ha confermato che «il ruolo nodale di Bolzano resta imprescindibile» e ha tracciato alcuni dei programmi che la città intende perseguire nel prossimo futuro.
 Al dibattito hanno partecipato anche Klaus Ladinser (che ha parlato della mobilità dell’area economica metropiltana bolzanina), Alberto Stenico (che ha sottolineato le potenzialità dell’incrocio di conoscenze interculturali) e Enrico Willi (che si è detto preoccupato del ruolo di “corridoio di transito” che sta assumendo l’Alto Adige).

Alto Adige 24-0309
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categoria:innovazione, a22
martedì, 24 febbraio 2009


Impianto per l’idrogeno Via libera provinciale

Modificato il Puc, sarà realizzato a Bolzano sud
 Alto Adige, 24 FEBBRAIO 2009

 BOLZANO. Sta per essere realizzato a Bolzano Sud il primo impianto di produzione, stoccaggio e distributore di idrogeno per auto-trazione. Con l’approvazione definitiva, ieri, della modifica d’ufficio del piano urbanistico da parte della Provincia, si pongono le premesse per la riorganizzazione del parcheggio autotreni vicino al casello autostradale di Bolzano sud. Lì s’intende costruire l’impianto che si inserisce nel quadro di un percorso servito con il nuovo carburante fra Modena e Monaco di Baviera, in Germania. Come ha detto il presidente della giunta Luis Durnwalder, c’è una grande attenzione dell’Unione Europea nei confronti di questo progetto, il primo di questo genere a livello comunitario. Durnwalder ne ha parlato pochi giorni fa con il commissario europeo competente, Andris Piebgals
 «Il commissario - ha detto Durnwalder - ha definito questo progetto il primo concreto modello del genere in Europa». Piebalgs ha assicurato il suo patrocinio a Bruxelles, nel palazzo del parlamento, a una esposizione dedicata alle buone pratiche dell’Alto Adige in materia di approvvigionamento energetico.
 Verrà organizzata entro l’anno, e nel secondo semestre del 2009, su invito di Durnwalder, il commissario Ue sarà in visita in Alto Adige.
 L’impianto pilota per la produzione e distribuzione di idrogeno a Bolzano sud è uno degli obiettivi che si è posta la società dell’Autostrada del Brennero. L’A22, che dal 2006 partecipa al 20% dell’Istituto per innovazioni tecnologiche S.c.ar.l. di Bolzano, scende in campo in prima persona contro l’insostenibilità del sistema energetico attuale. L’investimento previsto è di 9.580.000 euro. Di recente anche il Comune ha dato parere favorevole alla modifica d’ufficio del Puc disposta dalla Provincia per la realizzazione della struttura, prevista su un terreno che è già di proprietà dell’A22.
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categoria:innovazione, provincia di bolzano, antiinquinamento
sabato, 29 novembre 2008

La scuola multimediale


Alto adige, 29 NOVEMBRE 2008

 BERLINO. Schermi interattivi a muro al posto delle lavagne. Da oggi i bimbi della scuola elementare di Lichterfelde scriveranno con penne elettroniche piuttosto che con i vecchi gessetti. Al posto delle tavole nere di ardesia, nelle 30 aule della scuola sono stati già installati schermi di quattro metri quadrati collegati a un computer, che offrono anche la possibilità di navigare su Internet. Per prepararsi a questa innovazione, le maestre hanno frequentato corsi di informatica, riporta oggi la stampa tedesca.
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categoria:innovazione
mercoledì, 28 maggio 2008


Parchi eolici e 12 centrali a biomassa. Gostner: sempre più grandi

Energie rinnovabili L'azienda bolzanina lancia definitivamente l'accordo con il colosso tedesco

Fri-El, joint venture con Rwe Italia

Corriere dell'Alto Adige  2008-05-28

BOLZANO — «È un grande stimolo poter realizzare grandi progetti eolici assieme a Rwe Innogy Italia, con la quale condividiamo l'ambizione di giocare un ruolo di primo piano anche nel mercato italiano delle biomasse».
Il vicepresidente di Fri-El Green Power Spa, Josef Gostner sa di stare vivendo un momento storico ai vertici dell'azienda bolzanina in completa espansione. Ieri è stata data ufficialità alla nuova joint venture tra l'impresa altoatesina e la neo costituita società Rwe Innogy Italia. Il colosso tedesco si è mosso per lo sviluppo in Italia di progetti comuni nel settore eolico e delle biomasse. Grazie a tale accordo le due società deterranno il 50% ciascuno del capitale di Fri-El Spa, ente nel quale confluiranno progetti oggi in fase di sviluppo.
«In tale settore vogliamo realizzare assieme più di dodici impianti a biomassa su tutto il territorio italiano», conferma Gostner, riferendosi anche a parchi eolici per una potenza complessiva di 960 MW.
Si tratta di un progetto articolato e dallo sviluppo graduale ma già definito. Nella fase iniziale l'obiettivo della joint venture sarà quello di curare l'attività di sviluppo necessaria alla completa cantierabilità dei progetti eolici, con una capacità complessiva da installare di 960 MW e di più di dodici impianti, attualmente in via di progettazione, nel settore delle biomasse. In seguito, i singoli progetti saranno oggetto di conferimento in società autonome delle quali Rwe Innogy Italia deterrà il 51% del capitale sociale.
«La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili in Italia cresce a ritmi esponenziali. Vogliamo giocare un ruolo di primo piano in questa fase di crescita — spiega Fritz Vahrenholt, presidente di Rwe Innogy — con la nostra costituzione e la joint venture con Fri-El Green Power abbiamo mosso i primi passi verso questo traguardo. In Fri-El Green Power abbiamo trovato un partner che è fra i primi sviluppatori e gestori di parchi eolici in Italia già oggi».
Non solo: «I progetti eolici conferiti da Fri-El nella joint venture sono dislocati nell'Italia meridionale, in siti caratterizzati da ottime condizioni di vento — conferma Kevin McCullough, ammini-stratore di Rwe Innogy — la realizzazione di tali progetti è attesa per il periodo 2009-2013».
Con una quota di mercato del 9% Fri-El Green Power occupa il quarto posto sul mercato eolico italiano in termini di capacità installata. Ora, la società sta ampliando il proprio portafoglio di attività per includervi anche altre fonti energetiche rinnovabili.
Nella fase iniziale la joint venture con Rwe Innogy Italia si impegnerà principalmente sul fronte dei progetti futuri previsti in Italia nel settore eolico e delle biomasse.
In Italia, attualmente, il 16,6% della produzione di energia elettrica è riconducibile a fonti energetiche rinnovabili. Entro il 2010 si prevede che tale quota salirà al 25%. Il Governo punta innanzitutto al settore eolico in cui dagli attuali 2,6 GW si prevede una crescita fino agli 8 GW entro il 2020.
In Italia lo strumento di incentivazione alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili è costituito dai cosiddetti «certificati verdi». I fornitori di energia elettrica devono impegnarsi a produrre una determinata percentuale di energia elettrica attingendo a fonti rinnovabili. In alternativa, per adempiere a tale obbligo, è possibile acquistare un numero corrispondente di certificati verdi.
P. P.

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categoria:ambiente, innovazione, ecoenergia
giovedì, 22 maggio 2008


Energia prodotta anche con l’acqua fredda

di Pietro Marangoni
Alto Adige, 22 MAGGIO 2008

 BOLZANO. Il Tis altoatesino, che accompagna la crescita di giovani aziende che scommettano sulla ricerca e sull’innovazione, da anni sta puntando sullo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. Ha infatti sviluppato il concetto Renetec che ha incentrato l’attività nella ricerca in questo specifico settore. E proprio in quest’ottica si colloca anche l’impegno per lo sviluppo di un termogeneratore capace di produrre corrente elettrica da acqua calda e da acqua fredda.
 Un’ipotesi che solo fino a pochi anni fa apparteneva al mondo della fantascienza sta diventando realtà. Si tratta, infatti, di un processo semplice, ma geniale, a cui si lavora sin dagli anni’50 soprattutto nel campo dell’aeronautica. Il Wall Street Journal considera questo nuovo tipo di produzione di energia un’enorme potenzialità. Il Centro per le Energie Rinnovabili del TIS, dopo aver fornito un termogeneratore per il primo impianto pilota in costruzione a Magonza, in Germania, sta ora portando questa tecnologia direttamente in Italia.
 Piccoli pezzi di alluminio che entrano a contatto con acqua calda e fredda portando il caldo o il freddo dell’acqua a un termogeneratore. Tale generatore è costituito da due metalli semiconduttori: il bismuto e il tellurio.
 La produzione di energia dall’acqua con l’impiego di termogeneratori si era però rivelata finora poco efficiente ed eccessivamente costosa. Il Wall Street Journal Deutschland ha ora annunciato che un gruppo di ricercatori era riuscito a migliorare l’efficienza dei termogeneratori grazie all’utilizzo di nanoteconologie e ad abbattere così i costi di produzione. Questo apre ora la strada alla produzione di massa. Sarà possibile utilizzare i termogeneratori soprattutto in quelle situazioni in cui c’è calore di scarico, per esempio nelle automobili, o per sostituire i tradizionali motori di avviamento delle automobili. Si potrebbe anche immaginare l’impiego di questo sistema negli impianti di depurazione o negli impianti a biomassa. Il calore di scarico presente in questi impianti potrebbe essere utilizzato per la produzione dell‘acqua calda necessaria. L’energia elettrica prodotta dai termogeneratori con l’utilizzo di acqua calda e fredda potrebbe poi essere immessa nella rete elettrica. Insomma, enormi potenzialità. Christian Tasser del Renertec del TIS puntualizza che combinando un impianto fotovoltaico con una resa di 120 chilowatt/ora con un termogeneratore, si aumenterebbe la resa dell’impianto del 40%.
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categoria:innovazione
giovedì, 29 novembre 2007


 Ecocomposter, con il girasole un progetto per l’ambiente
 INNOVAZIONE

Alto Adige, 29 NOVEMBRE 2007

 BOLZANO. Videofactory, azienda altoatesina produttrice di video e Dvd interattivi, si è fatta promotrice di un innovativo e ambizioso progetto culturale a sostegno della protezione dell’ambiente orientato alla divulgazione di queste tematiche agli alunni della scuola primaria. Il programma “Girasole” è stato infatti proposto alle amministrazioni comunali e alle direzioni didattiche particolarmente sensibili al tema ecologico. Il programma Girasole offre infatti ad insegnanti e ragazzi uno stimolo ed un supporto affinché lo sviluppo ecosostenibile diventi parte integrante ed attiva nelle lezioni di classe con l’auspicio che l’esperienza vissuta in ambito scolastico rimanga patrimonio individuale per il loro futuro. I testi, di sicuro rigore scientifico, sono espressi in un linguaggio semplice ed intuitivo, le innumerevoli immagini fumettate adatte ad un pubblico giovane sensibilizzeranno i ragazzi a temi di grande rilevanza, come la salvaguardia dell’acqua, la raccolta differenziata, l’energia rinnovabile, il compostaggio.
 Con l’innovativo ecocomposter si potrà passare dalla teoria alla pratica passando attraverso la sperimentazione. Con l’ ecocomposter in larice massiccio si potrà infatti mostrare concretamente i tempi e i modi del compostaggio, residui di spuntini come umido portato da casa che si trasformano, senza cattivi odori, in soffice terriccio per concimare i fiori della scuola, il riciclaggio si trasformerà cosi in un gioco divertente e utile. L’ecocomposter di ultima generazione è munito di pannello fotovoltaico che aziona una ventola per l’ossigenazione del materiale organico attuando un utile accelerazione del processo microbico, con questa tecnologia si introduce pure l’importanza dell’utilizzo di energia alternativa prodotta da fonti rinnovabili, un argomento nuovo che catturerà l’interesse dei ragazzi.
 Analogo discorso per il raccoglitore acqua piovana. Ultimo ma non per rilevanza, il sistema “Gocce preziose” per il risparmio idrico della Videofactory, realizzato in solido larice e acciaio, consente l’accumulo dell’acqua piovana ed il suo utilizzo, perché il riciclaggio è valido per qualsiasi elemento naturale.
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categoria:cultura, ambiente, innovazione
mercoledì, 17 ottobre 2007
L’idea del Centro Attenzione Permanente
Wi-fi, conoscerlo ed usarlo a Laives
Alto Adige 17 OTTOBRE 2007

 LAIVES. Sempre più frequentemente si sente parlare e discutere di wi-fi, termine recepito immediatamente dai ragazzi, soprattutto se in versione free. Anche il Centro Attenzione Permanente di San Giacomo se ne occupa «per aprire un confronto con la popolazione ed il Comune di Laives». Il WIFI (Wireless Fidelity) è un sistema che permette di accedere a Internet senza fili, grazie alla realizzazione via radio e senza l’impiego di cavi. Il Servizio Wifi, una volta realizzato assicura la connessione a Internet con banda larga (internet veloce) tramite computer portatili, palmari e telefoni cellulari di nuova generazione, senza apportarvi modifiche o installare software particolari. I vantaggi del WiFi sono costi molto bassi se confrontati alla connettività tradizionale e notevole flessibilità. Restituisce dignità, valore economico e sociale a quelle aree che sono più pesantemente discriminate dalla mancanza cronica dei servizi essenziali, alle imprese, agli enti pubblici, allo sviluppo del telelavoro (meno inquinamento), agli istituti scolastici, alle biblioteche, agli studenti e a moltissime altre categorie, tra cui i disabili e gli invalidi. Il servizio può essere gratuito come molti comuni hanno fatto e stanno facendo adottando slogan promozionali. Come Centro Attenzione Permanente di San Giacomo proponiamo all’amministrazione comunale di Laives di prendere in considerazione le nuove opportunità che vengono offerte». (b.c.)
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categoria:giovani, innovazione, centro attenzione permanente, comune di laives
lunedì, 15 ottobre 2007

WIFI a Laives e nelle frazioni di San Giacomo e Pineta.
Sempre più frequentemente si sente parlare e discutere di wi-fi, termine recepito immediatamente dai ragazzi, sopratutto se in versione free.
Anche noi del Centro Attenzione Permanente di San Giacomo ce ne occupiamo per aprire un confronto con la popolazione ed il comune di Laives.
Che cosa è allora il WIFI?
Il WIFI (Wireless Fidelity) è un sistema che permette di accedere a Internet senza fili, grazie alla realizzazione via radio e senza l'impiego di cavi. Il Servizio WIFI, una volta realizzato assicura la connessione a Internet con banda larga (internet veloce) tramite computer portatili, palmari e telefoni cellulari di nuova generazione, senza apportarvi modifiche o installare software particolari.
Chi può usufruire del Servizio WIFI?
Tutti.
Che cosa rappresenta il WIFI?
Si rivelerà un mezzo indispensabile per abbattere il digital divide (si intende il divario esistente tra chi può accedere alle nuove tecnologie e chi non può farlo per motivi diversi <reddito, assenza di infrastrutture, ignoranza>) e promuovere lo sviluppo di nuove attività e servizi.
Necessario, proprio come accade in tutti i paesi in cui il Wi-Fi è promosso come risorsa, e come dovrebbe accadere in tutta Italia
Quali sono i vantaggi del WIFI?
Notevoli: Costi molto bassi se confrontati alla connettività tradizionale e notevole flessibilità. Restituisce dignità, valore economico e sociale a quelle aree che sono più pesantemente discriminate dalla mancanza cronica dei servizi essenziali, alle imprese, agli enti pubblici, allo sviluppo del telelavoro (meno inquinamento), agli istituti scolastici, alle biblioteche, agli studenti e a moltissime altre categorie, tra cui i disabili e gli invalidi. Il servizio può essere gratuito come molti comuni hanno fatto e stanno facendo (Pordenone, Reggio, etc.) adottando slogan promozionali come "Internet gratis ai cittadini".
Il presidente dell'Associazione Nazionale Piccoli Comuni d'Italia (A.N.P.C.I.) sostiene che i piccoli comuni “sono i più penalizzati dal divario tecnologico che li isola dal resto della nazione ponendoli ai margini dello sviluppo economico e culturale.
Grazie all'impiego delle moderne tecnologie wi-fi possono però avere il proprio riscatto.
In particolare, le aree remote possono mettersi al passo con il Paese, senza incrinare quell'antico equilibrio uomo/natura che fa dei piccoli centri la riserva più autentica di una migliore qualità della vita.”
Per contribuire allo sviluppo e al sostegno delle aree remote, l'A.N.P.C.I. intende promuovere l'impiego di queste tecnologie sull'intero territorio nazionale. L'accordo siglato con la società WiFi Company assicurerà agli associati tariffe agevolate per l'adozione di queste soluzioni".
Come Centro Attenzione Permanente di San Giacomo proponiamo all'amministrazione comunale di Laives di prendere in considerazione le nuove opportunità che vengono offerte dalla nuova tecnologia e predisporre un progetto di fattibilità utile all'intera cittadinanza.
Lorenzo Merlini
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categoria:innovazione, centro attenzione permanente, comune di laives
domenica, 07 ottobre 2007

 Minori e Internet un percorso per evitare rischi

Alto adige  07 OTTOBRE 2007

 BOLZANO. Pannelli espositivi possono essere utili per sensibilizzare sulla necessità di tutelare i bambini. E’ il succo della mostra “Minori da proteggere”, organizzata dalla cooperativa “Il Germoglio” nel foyer del municipio, in vicolo Gumer 7. La mostra riguarda il fenomeno, preoccupante e in crescita, dell’adescamento dei minori da parte dei pedofili attraverso la grande rete di Internet. «Abbiamo voluto costruire un percorso informativo con il quale far conoscere a genitori, educatori e soprattutto ai bambini e ragazzi che navigano in Internet, i rischi che si corrono, ma anche le cose che si possono fare per evitare i pericoli di imbattersi in malintenzionati», spiegano i responsabili del Germoglio. La mostra è stata pensata come un momento di riflessione itinerante: nel progetto della cooperativa dovrebbe infatti spostarsi nelle scuole, nelle piazze e in tutti quei posti in cui la comunità degli adulti e dei minori può fermarsi a leggere, riflettere e pensare a questo problema. «Pensiamo che quanto più ciascuno di noi è informato tanto più è in grado di far fronte ai possibili pericoli», dicono gli organizzatori. Non si tratta di demonizzare Internet che rimane uno strumento di rilevante importanza tra i moderni sistemi di comunicazione e informazione, ma, come ogni strumento deve essere utilizzato con le dovute attenzioni, sia dagli adulti che dai minori, senza rischio. La mostra rimarrà allestita in municipio fino a venerdì 12 ottobre.
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categoria:cultura, giovani, innovazione
giovedì, 20 settembre 2007

Alle porte di Salorno un polo tecnologico con aule e spazi verdi

di Marco Rizza
  Alto Adige 20-09-07



SALORNO. Un Polo tecnologico che riunisca i ricercatori delle Università di Bolzano, Trento e Innsbruck: laboratori, aule e spazi verdi su un’area di 4000 metri quadri (e altri 3000 di possibile espansione). Accanto, una nuova zona commerciale. Il tutto su un terreno di 42 mila metri quadri individuato tra la sede della «Due Leoni» e l’inizio della zona artigianale. Ecco il «Piano di Sviluppo locale» all’esame del Comune di Salorno e della Provincia.
 Potrebbe nascere a Salorno il Polo tecnologico che, per la prima volta, unirebbe nella ricerca gli atenei di Bolzano, Trento e Innsbruck. Si tratta di un progetto ancora in pieno divenire ma che è all’esame sia del Comune che della Provincia e della Libera Università di Bolzano.
 Il piano.
 Il complesso è una sorta di collage che combina tre corpi architettonici: un ampliamento commerciale, un’eventuale zona di vendita al dettaglio e il Polo universitario. Un «villaggio urbano pedonale», come è stato definito dai progettisti. Come terreno vengono individuati 42 mila metri quadrati tra la sede della Due Leoni e l’inizio della zona artigianale. La zona commerciale occuperebbe 4800 metri quadri, con edifici su due piani, più il relativo parcheggio. Al Polo tecnologico si pensa invece di dedicare 4000 metri quadri (con possibilità di un ulteriore ampliamento di 3000 metri). I progettisti avrebbero già delineato la figura degli immobili: edifici di tre piani in legno e vetro, con facciate sulla statale e sugli spazi tra i palazzi stessi. All’interno della «cittadella delle scienze» ci sarebbero spazi verdi e aree pedonali, ma da questo punto di vista ci sono dei progetti di massima che dovranno essere definiti con gli stessi operatori. Molta attenzione è posta ai collegamenti. Una rotonda dovrebbe risolvere il problema dell’accesso dalla statale al complesso; in più si pensa a un bus-navetta che compia il tragitto Stazione-Polo Tecnologico. D’altra parte la facile raggiungibilità di Salorno con strade e ferrovia è uno dei suoi punti forti.
 La ricerca.
 Il Polo di Salorno avrebbe come obiettivo una ricerca legata strettamente alle esigenze di innovazione delle imprese locali. Il «core business» sarebbe quindi a cavallo tra l’informatica, l’economia e l’ingegneria. Vi lavorerebbero docenti e ricercatori dei tre atenei: Bolzano, Trento e Innsbruck, ma la porta sarebbe aperta agli “esterni”. Sembra - anzi - che dall’estero siano già arrivati importanti segnali di interesse. La gestione del Polo dovrebbe essere affidata ad una Fondazione formata dalle Università. Il nome sarebbe già pronto: «Tibra», ossia «Trento Bolzano Innsbruck Research Alliance». Si tratterebbe del primo esempio di collaborazione transfrontaliera sia verso il nord che verso il sud in un settore strategico come quello della ricerca. Ovviamente l’intero progetto è ora in fase di approfondimento: bisogna affrontare la questione delle partecipazioni esterne, sia amministrative che economiche, e le varie possibilità di finanziamento.
 La storia.
 
Perché un polo dedicato alla ricerca, e perché proprio a Salorno? Lo studio proviene da una iniziativa del dottor Giorgio Vigliada che - nello sviluppare un incarico professionale sullaa Fondazione per la ricerca voluta dalla Provincia - ha iniziato a ragionare sulla possibilità di fare interagire entità vicine e interessate a una collaborazione territoriale. Come luogo ideale si è subito pensato a Salorno, al confine fra le due Province e con grandi possibilità edificatorie e di comunicazione. Oltre a Vigliada, per realizzare gli studi preparatori si sono proposti anche Ivano Morandini, noto professionista di Salorno, e i fratelli Pettenuzzo, titolari della «Due Leoni». La parte architettonica è stata realizzata dallo studio dell’architetto Giorgio Masin. Già dalle primissime fasi è stato coinvolto anche il sindaco di Salorno, Giorgio Giacomozzi, che lo sostiene apertamente.


LE ISTITUZIONI


 Il «Piano di sviluppo locale del Comune di Salorno» ha già suscitato l’interesse del rettore della Libera Università Rita Franceschini e dello stesso presidente della Provincia Luis Durnwalder, che ha seguito con partecipazione la presentazione fattagli dagli stessi promotori del progetto. Segnali positivi all’iniziativa sono poi arrivati sia da Trento che da Innsbruck.
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categoria:innovazione, conca atesina
venerdì, 07 settembre 2007

Corriere dell'Alto Adige 2007-09-07

MOBILITÀ ALTERNATIVA
LE OPZIONI

Bolzano-Caldaro, idee Leitner «Funivie e MiniMetro vincenti»

L'azienda di Vipiteno si fa avanti: «Il tram costa di più»

BOLZANO — «Vogliamo, e possiamo essere profeti in patria». Il progetto di mobilità innovativa tra Bolzano e l'Oltradige decolla, e la Leitner scende in campo. L'azienda di Vipiteno, leader mondiale del trasporto a fune ha rispolverato ieri due ipotesi di collegamento alternative al tram su rotaia (su cui sono orientati i tre Comuni coinvolti). La prima è il MiniMetro, una sorta di metrò automatico analogo a quello di prossima inaugurazione a Perugia. La seconda ipotesi è pura vertigine: collegare Caldaro, Appiano, Cornaiano e Ponte Adige con tra tratti in funivia.
Il gruppo Leitner, colosso mondiale del settore, era già stato coinvolto negli anni scorsi a più riprese per studiare un sistema di metropolitana nel capoluogo. Ma lo studio di fattibilità commissionato al «guru» viennese Hermann Knoflacher ha fatto emergere come scenario migliore quello di un tram su rotaia, tecnologia non trattata dall'azienda vipitenese. Da qui l'idea di ripresentare una serie di soluzioni basate sul trasporto a fune per metterle a disposizione del dibattito. «Ci siamo anche noi, con proposte concrete e adatte alla situazione di Bolzano» , questo il messaggio che i dirigenti dell'azienda Anton Seeber ed Ermenegildo Zordan hanno ribadito nel corso di un'illustrazione tenutasi ieri al Laurin, cui ha partecipato anche l'assessore bolzanino al traffico Klaus Ladinser.
TRATTO URBANO — Nel centro abitato di Bolzano la Leitner propone una rete basata sul MiniMetro. Questo mezzo, brevettato dall'azienda, è una sorta di metrò automatico con cabine agganciabili ad una fune di traino che circolano a brevi intervalli di tempo. La «linea 1» correrebbe lungo viale Druso, da via Resia a piazza Verdi. La linea 2, trasversale, unirebbe l'Ospedale a via Resia proseguendo per Firmian e Casanova. Altre ipotesi sono una linea sul lungo Isarco destro (sopraelevata rispetto al verde) e un'altro ramo per congiungere la zona Eurac a via Fago, collegando il polo scolastico.
Qualche cifra? La linea uno prevede 7 stazioni lungo i 3,2 km tra via Resia e piazza Verdi, con un tempo di percorrenza di 11,5 minuti e una portata di 3mila passeggeri all'ora. Costo stimato di questo tratto, 29 milioni di euro, Ma qui entrano in gioco le alternative tecniche: una prevede la sopraelevazione del mezzo ( foto in prima pagina), l'altra il passaggio in trincea sotto la sede stradale ( foto sotto).
TRATTO EXTRAURBANO — Diverse alternative sono proposte anche per la parte esterna del percorso, tra Caldaro e Ponte Adige. Il più avveniristico è quello basato su tre «balzi» in cabinovia bifune: rispettivamente da Caldaro ad Appiano, da qui a Cornaiano, e da lì a Ponte Adige, per una durata complessiva di 23 minuti. Arrivati alle porte della città, bisognerebbe poi cambiare mezzo e salire sul treno o sul MiniMetro urbano. «Per noi questa è l'alternativa migliore — osserva Zordan —, visto che consente di superare agilmente il dislivello e le difficoltà del terreno». La seconda ipotesi è quella di prolungare il MiniMetro (mezzo solitamente utilizzato per distanze minori) fino a Caldaro. «Rispetto al tram — osserva Zordan — non ci sarebbe ingombro della sede stradale: il MiniMetro potrebbe correre a fianco della carreggiata, minimizzando la necessità di espropri. E grazie alla velocità di oltre 40 km all'ora, gli 8,9 km del percorso sarebbero coperti in soli 24 minuti ».
IL CONFRONTO — La Leitner ha anche presentato una tabella in cui si mettono in concorrenza le diverse ipotesi in relazione ai costi. La cabinovia Caldaro-Ponte Adige (8 km) avrebbe un costo di soli 45 milioni di euro. Col MiniMetro, per lo stesso tratto ne sono stimati 78, mentre altri 29 ce ne vogliono per unire via Resia al centro. «Costi inferiori a quelli del tram» secondo Zordan, che ricorda come lo studio Knoflacher abbia stimato una spesa tra i 195 e i 200 milioni sui 15 km tra Oltradige e capoluogo.
«Ma il risparmio — aggiunge il dirigente — aumenta considerando i costi di gestione». Secondo la Leitner, questi sarebbero poco più della metà rispetto a quelli del tram. «Un margine che renderebbe possibile il coinvolgimento di privati tramite il project financing». Con questo modello di finanziamento, il privato mette dei soldi che poi recupera con gli utili di gestione: lo stesso schema usato per l'appalto della nuova fuinivia del Renon. Vinto, appunto, dalla Leitner.
Francesco Clementi
 la rete di metrò e due vagoni nel tratto extraurbano  in funzione a Perugia



Alto Adige 07 SETTEMBRE 2007
Caldaro-Bolzano in mezz’ora col mini-metro della Leitner
MASSIMILIANO BONA

 BOLZANO. In 35 minuti, da Caldaro a Bolzano Centro, con il mini-metro ad un costo di 107 milioni (78 «solo» fino a Ponte Adige): questa è la proposta della Leitner, disposta a co-finanziare il progetto, che si antepone al tram caldeggiato dal Comune.

 Il messaggio lanciato ieri dall’azienda di Vipiteno, leader europea del settore, all’amministrazione comunale bolzanina è chiarissimo.
 «Non ci nascondiamo - ha commentato Anton Seeber - e per questo abbiamo voluto presentare a tutti l’ampio ventaglio di alternative esistenti per Bolzano e dintorni». Seeber junior è rientrato nel 2006 da un’esperienza professionale negli Stati Uniti ed è stato chiamato dal padre Michael, presidente della Leitner, alla guida dei settori del trasporto urbano e dell’energia eolica. L’impressione è che l’azienda dell’Alta val d’Isarco - vistasi quasi scavalcata dalla decisione della giunta bolzanina di incaricare l’esperto viennese Hermann Knoflacher di elaborare uno studio per l’esatta individuazione del percorso del nuovo tram che collegherà Bolzano ai principali comuni dell’Oltradige - abbia ritenuto necessario uscire allo scoperto con numeri, tracciati e proposte concrete, anche di co-finanziamento, alle quali la giunta Spagnolli non potrà restare a lungo indifferente.
 La cabinovia. Il progetto più economico è la cabinovia da Caldaro a Ponte Adige: 8 Km di lunghezza, un costo di 45 milioni e stazioni intermedie ad Appiano e Cornaiano. «Uno dei vantaggi di questa soluzione - ha spiegato Ermenegildo Zordan, responsabile dei sistemi di trasporto urbano della Leitner - è che consente di superare le difficoltà legate al terreno. La portata è di 4.000 persone/ora e per coprire il tragitto sono necessari 23 minuti».
 Il mini-metro.  Ad allettare di più, peraltro, è il mini-metro. La soluzione sopraelevata, che passa per viale Druso, al centro della sede stradale, fa parte di un progetto davvero avveniristico. Può piacere o meno dal punto di vista estetico, ma si tratta indubbiamente di una proposta all’avanguardia dal punto di vista tecnologico. A Perugia, grazie anche all’apporto dell’architetto di fama internazionale Jean Nouvel, hanno fatto carte false per averla.
 La spina dorsale del collegamento va da Caldaro a Ponte Adige: 8,9 chilometri in 24 minuti, una portata di 1.500 persone/ora, un investimento di 78 milioni ed un costo d’esercizio di 2,2 milioni. Poi, grazie alla linea Resia-Centro, si potrebbe prevedere un secondo tratto che porta fino in piazza Verdi. In questo caso si tratta di 3,2 Km, con un tempo di percorrenza di 11 minuti e mezzo, una portata di 3.000 persone/ora, un investimento di 29 milioni ed un costo annuo di esercizio di 1,8 milioni. Previste, in questo caso, 5 fermate intermedie: caserme Huber, via Sorrento, via Palermo, piazza Adriano ed Eurac. Per rendere il collegamento veramente attrattivo per i cittatini Leitner propone altre due tratte: Ospedale-Resia (580 metri, investimento 5 milioni) e Resia-Casanova (1,6 Km, 11 milioni). «Con il mini-metro - prosegue Zordan - non si ingombra la sede stradale e gli espropri sarebbero limitati».
 Il confronto. Per gli esperti della Leitner con il tram - soluzione caldeggiata dalla giunta comunale di Bolzano - non c’è davvero paragone. «Per un tratto di 15 chilometri - ha spiegato Anton Seeber - da Caldaro a Bolzano servirebbero da 195 a 350 milioni. A Firenze, per 21 chilometri, sono stati spesi 503 milioni». Anche per quanto riguarda i costi di gestione il minimetro, con 0,04 €/passeggero/Km, è secondo solo alla metropolitana (0,025), ma è in netto vantaggio rispetto ad autobus (0,062), filobus e tram (0,07).
 L’offerta. Una valanga di dati per ribadire che il mini-metro conviene. La Leitner ne è convinta al punto da metterci il nome, noto in ogni ormai in angolo del pianeta e sinonimo di innovazione, e a dichiarare di essere disposta a partecipare alla copertura dei costi.
 «Il minimetro - ha concluso Zordan - è potenzialmente in grado di integrarsi al meglio nel sistema di trasporto pubblico esistente. Ne siamo convinti al punto da voler investire a Bolzano, per dare un segnale forte. Speriamo, dunque, di poter essere profeti in patria».
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categoria:metropolitana, innovazione, conca atesina, comune di bolzano
martedì, 03 luglio 2007

Corriere dell'Alto Adige 2007-07-03

Sviluppo da controllare

INNOVAZIONE E DECRESCITA


di UGO MORELLI
Una parola accompagna con pochi dubbi e riflessioni critiche quasi tutti i ragionamenti intorno alle prospettive dell'economia: è la parola sviluppo, spesso accompagnata dalla parola crescita. Anche nel recente Festival dell'economia di Trento, pur se il tema centrale proposto era quello del capitale sociale e umano, la parola crescita è circolata più per richiamare le risorse umane e sociali come mezzi per lo sviluppo economico che per individuarli come vie per lo sviluppo umano. Eppure noi oggi, in particolare nell'occidente ricco, sappiamo che ad una maggiore ricchezza non corrisponde affatto una maggiore felicità e un maggiore benessere complessivo. La parola sviluppo domina la scena. Si tratta del più potente dei motori, a livello immaginario e reale, della modernità europea e mondiale, divenuto il riferimento del pensiero dominante su scale mondiale. È possibile crescere sempre più e senza limiti? E lo sviluppo può essere, come si dice oggi con un'espressione un po' alla moda, «sostenibile »? Pare che anche i più strenui sostenitori della crescita ad oltranza nutrano ora dei dubbi in proposito: che si debba cambiare sembra un assunto condiviso da tutti. Ecco dunque quella che si pone forse come la più importante delle innovazioni a livello di scelte locali e non. Bisogna ripensare la società e l'economia inventando un'altra logica sociale. Il termine «decrescita », che può essere oggi solo sussurrato con cautela, è probabilmente un'importante provocazione su cui si comincia seriamente a lavorare a molti livelli, inventando anche gli strumenti per ragionare e ridefinire l'ordine delle questioni e delle priorità.
Un indicatore che da qualche anno è stato messo a punto, anche con il contributo dei più importanti organismi internazionali, è quello di «impronta umana». Misura quanto consuma un essere umano sul pianeta a seconda della società e dell'economia a cui appartiene; insomma, quale traccia lascia con il suo passaggio ognuno di noi. Come è facilmente prevedibile, un americano o un europeo non solo consumano un numero smisurato di volte in più di un malgascio o di altri popoli impoveriti, ma consumano come se avessero a disposizione otto o nove pianeti «terra». Lo stesso vale per il calcolo delle emissioni di carbonio che distruggono l'ozono. Un bilancio che stabilisca i limiti di emissione è pronto e richiede applicazione. Accordi ambientali a livello locale e non solo prediche ambientaliste dovrebbero partire dal coraggio di assumere la decrescita come obiettivo necessario, richiesto e preferibile.

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categoria:cultura, sociale, innovazione
mercoledì, 06 giugno 2007
Alto Adige 06 GIUGNO 2007
Energie nucleari o rinnovabili?
Le alternative dopo il petrolio

 BOLZANO. “Nucleare o rinnovabili? L’energia dopo il petrolio”: è il tema del secondo appuntamento degli Eurac Science Cafè, dibattiti sulla terrazza della torre Eurac a Ponte Druso, appuntamento in programma domani alle ore 20.30 a ingresso libero. Dunque dopo l’avvio di giovedì scorso prosegue la serie degli Eurac Science Cafè e domani si parlerà di energia e in particolare alla contrapposizione tra i fautori del nucleare e quelli delle energie rinnovabili. Qual è la soluzione più ecologica? Quale costa meno? Quale è meno rischiosa? Ne discuteranno Giuseppe Gherardi, responsabile delle attività di ricerca relative ai sistemi nucleari innovativi del Centro Enea di Bologna; Wolfram Sparber, direttore dell’Istituto per le energie rinnovabili dell’Eurac; Claudio Valentini, responsabile attività mercato fotovoltaico Eni Power; moderatore il divulgatore scientifico Giancarlo Sturloni. A fine dibattito il pubblico potrà rimanere in terrazza usufruendo del servizio bar e ascoltando la musica del dj Werner Gutgsell.
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categoria:ambiente, innovazione, ecoenergia
giovedì, 24 maggio 2007

una riflessione sull’innovazione ecologica

L’Accademia dei Colloqui di Dobbiaco


L’Accademia dei Colloqui di Dobbiaco riprende lo spirito dell’idea originale di Hans Glauber, che nel 1985 diede vita alla prima edizione dei Colloqui di Dobbiaco. Oggi, il compito dell’Accademia è di favorire una riflessione sull’innovazione ecologica, elaborando al tempo stesso dei modelli di sviluppo sostenibile che favoriscano un’attuazione pratica dei principi e delle conoscenze emerse dai Colloqui di Dobbiaco. Dall’estate del 2003, l’attività dell’Accademia è ospitata nella sontuosa cornice del centro culturale Grand Hotel Dobbiaco, un ex complesso alberghiero sorto alla fine dell’Ottocento, a ridosso della linea Ferroviaria Vienna-Merano inaugurata proprio in quegli anni.
Per saperne di più clicca         QUI'



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categoria:innovazione, antiinquinamento
mercoledì, 16 maggio 2007
Alto Adige 16 MAGGIO 2007
Convegno di sindaci «ambientalisti» a New York
Il verde nelle grandi città          Esempi da prendere
 NEW YORK. Ha preso il via ieri a New York un summit sui cambiamenti climatici, chiamato C40 Large Cities Climate Summit, che si propone di prendere iniziative concrete sulla base di una verità indiscutibile: sono le città, soprattutto le grandi metropoli, a inquinare più di ogni altra parte del mondo ed è logico dunque che siano i sindaci dei più grandi centri urbani al mondo a proporre iniziative per contenere le emissioni di gas nocivi per l’ambiente.
 Sono ospiti di Michael Bloomberg, il sindaco di New York che si è riproposto di trasformare la Grande Mela nella città più verde d’America. È lui per esempio che spinge per introdurre a Manhattan una misura simile a quella di Londra, cioè far pagare un caro prezzo alle vetture che vogliono circolare nel centro della città. Ma a fare la parte del leone al C40 non è certo New York. Ci sono centro urbani assai più avanzati, come per esempio Curitiba, in Brasile che ha sviluppato una staordinara rete di trasporti urbani che ha trasformato le strade della città in una sorta di nastro trasportatore pubblico dei cittadini in movimento. Grande attenzione anche per un progetto che migliora l’efficienza degli ascensori permettendo si consumare la stessa quantità di energia sia in salita che in discesa. Applausi anche per San Francisco che ha un sistema di energia solare che ha ridotto il fabbisogno di elettricità di 22 milioni di kilowatt all’anno. Grande attesa per l’intervento di Bill Clinton, invitato a parlare sulle città e il clima da Bloomberg. Prenderà la parola giovedì ma non sono venute anticipazioni sui contenuti del suo intervento. Oggi invece il sindaco di New York presenterà un piano “verde” per la sua città. Una prima iniziativa privata riguarda la cosiddetta Hearst Tower, un grattacielo costruito in maniera ecologica a partire dai materiali da costruzione (acciaio riciclato all’80 per cento) fino a una riserva d’acqua piovana con cui far funzionare l’impianto di condizionamento. (a.v.)
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categoria:innovazione, antiinquinamento
domenica, 29 aprile 2007

Alto Adige 29 APRILE 2007
Da tremila metri di quota
Un minidrone sorveglierà Parigi dal cielo
 PARIGI. Sarà un piccolo drone a proteggere dall’alto i francesi. Un gruppo di ingegneri e ricercatori, 240 in tutto, ha messo a punto questo piccolo aeromobile silenzioso, a vederlo simile a un minielicottero, grande da 80 centimetri a 2 metri, capace di volare a 80 km/ora a un’altitudine di 9.000 piedi. Il drone, dotato di un microprocessore in grado di trasmettere a terra 16 milioni di informazioni al secondo, potrà rilevare un principio d’incendio così come individuare una banda di teppisti durante una manifestazione o cercare un bambino che si è perduto in un bosco. «I tentativi di sorveglianza dall’alto condotti con elicotteri si sono dimostrati inadatti e sproporzionati», ha dichiarato a ‘Le Figaro’ l’inventore del marchingegno, Antoine Di Zazzo, che è anche direttore generale di Taser France, la società che ha fornito alle forze dell’ordine francesi le pistole stordenti Taser. «Soltanto un apparecchio geostrazionario sofisticato, piccolo e silenzioso, può effettuare ricerche approfondite e immediate», ha sottolineato. Questo dispositivo di controllo, ribattezzato «Quadri France», potrebbe essere molto utile non solo alla Protezione civile, ma anche alle forze di polizia. Il miniaereo radiocomandato ha la capacità di leggere le targhe delle auto e di sorvolare le città per avvertire la polizia in caso di disordini. Per progettare Quadri France sono stati spesi 25 milioni di euro, che dovrebbero essere presto recuperati. Gli inventori andranno andranno a maggio nel deserto del Nevada per condurre test con esperti del Pentagono.
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categoria:innovazione
venerdì, 30 marzo 2007
Corriere dell'Alto Adige 2007-03-30

Vignoli: misurazioni più precise. Laimer: sistema interessante

Caccia alle polveri sottili Ecco la centralina mobile

Apparecchio ideato al Tis. Glauber entusiasta
BOLZANO La qualità del dato statistico dipende strettamente dalla metodologia adottata per la sua raccolta.
Partendo da questo evidente assunto si possono capire le polemiche che sempre accompagnano la scelta dell'ubicazione delle centraline per la rilevazione della concentrazione di polveri sottili nell'aria: secondo molti ambientalisti sono sistemate in zone poco toccate dal problema, di parere opposto sono invece i politici e i tecnici addetti alle rilevazioni. Ma alla fine al semplice cittadino che si trova a camminare per le strade della città rimane in sospeso la domanda: che aria respiriamo veramente? Da oggi a questa domanda si potrà rispondere con precisione. Cisma — start up nel Tis innovation park di Bolzano — ha infatti recentemente brevettato un apparecchio mobile per la misurazione delle polveri sottili nell'aria, con un Gps incorporato che registra l'ora e il luogo corrispondente alla localizzazione.
Il sistema si chiama Mass ( Mobile air sampling system) e avendo il vantaggio di poter essere facilmente trasportato o addirittura installato su un'auto permetterà di ottenere informazioni molto più precise sulla qualità dell'aria rispetto alla centralina fissa. « Il dato dell'inquinamento non è costante su tutto il territorio, ecco perché serve un apparecchio mobile. Ce ne siamo resi conto negli anni trascorsi a elaborare i dati delle misurazioni effettuate con le centraline fisse » , spiega Gianluca Vignoli, uno dei responsabili di Cisma.
« Certo, si tratta di una novità interessante e da prendere in considerazione afferma l'assessore provinciale all'Ambiente Michl Laimer ma come elemento in più per la raccolta dei dati, non come alternativa al sistema esistente.
Questa innovazione ci permetterebbe effettivamente di migliorare il servizio » .
Sui nuovi dati che potrebbero emergere, Laimer resta però cauto: « Tutta la conca di Bolzano ha questo problema, non credo ci siano grandi differenze da zona a zona » . Dall'Ökoinstitut, Hans Glauber simostra invece entusiasta di questa possibilità. « Ogni strumento utile a rilevare e localizzare con precisione il problema non può che essere il benvenuto sostiene — Sappiamo che il monitoraggio di questo fenomeno è una questione complessa visto che il dato può variare a causa di diversi fattori, come ad esempio in che direzione spirano i venti e se " importano" inquinamento da altre zone. Le Pm10 sono comunque un problema da non sottovalutare, considerando che nel 2000 sono state registrate 288mila morti premature causate dall'inquinamento atmosferico, vale a dire il numero degli incidenti stradali mortali moltiplicato per sette » .
Favorevole anche Wally Rungger consigliera comunale dei Verdi che però sottolinea che « bisognerà verificare se c'è un'effettiva volontà politica di utilizzare questo tipo di strumento, almeno nelle situazioni di dubbio per capire come stanno effettivamente le cose » .
Marco Armani
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categoria:salute, innovazione, antiinquinamento
sabato, 17 marzo 2007
dal Corriere dell'Alto Adige 17-3-07

Fotovoltaico da record Energia gratis dal sole

Ortler, l'impianto più grande d'Italia
BOLZANO — La cooperativa Ortler, società di Laces inglobata nella ViP, il consorzio dei produttori ortofrutticoli venostani, ha inaugurato ieri — alla presenza del sottosegretario allo Sviluppo economico, Paolo Giaretta — il più grande impianto fotovoltaico installato su tetto in Italia. L'impianto ha una potenza di 837 kWp con una superficie di cinquemila metri quadrati ed un totale di 3.988 pannelli solari per una produzione annua di un milione di Kwh con una resa minima garantita dell' 80% ed una riduzione di emissioni di Co2 pari a 510 tonnellate. L'investimento per la Ortler è stato di 4milioni e 120 mila euro con un risparmio energetico pari al 25% e con un rientro dell'investimento calcolato in 10 anni. LA COOPERATIVA — La ViP è una realtà da 170 milioni di euro di fatturato ed è presente in ben 30 mercati diversi, dove realizza il 40% del suo giro d'affari. L'impresa deve il suo successo e la sua notorietà al frutto in assoluto più coltivato: la mela. Basti pensare che la Val Venosta incide per un terzo sulla produzione complessiva di mele dell'intero Alto Adige, che, a sua volta, realizza il 10% dei volumi di mele coltivati in Europa. È il caso di dire che la natura ha incontrato la tecnologia. In virtù di una collaborazione con la S. E.
Project, società padovana che si occupa dello sviluppo e della creazione delle tecnologie per le energie rinnovabili, è stato dato inizio anche in Alto Adige ad unmetodo alternativo di produrre energia.
Domenico Sartore, fondatore della S. E. Project, spiega: « La tecnologia fotovoltaica sfrutta le proprietà di alcuni materiali conduttori come il silicio che permettono di generare direttamente energia elettrica quando vengono colpiti dalla radiazione solare. Sul tetto dell'azienda Ortler — afferma Sartore — abbiamo sistemato 4000 pannelli e la potenza dell'impianto ha un picco di 837 kw. Speriamo che la nostra iniziativa venga seguita da altri perché l'impianto, una volta installato, non ha bisogno di manutenzione e grazie ad un sistema di monitoraggio all'avanguardia è controllabile anche da casa. Dunque un sistema poco impegnativo » . LA CERIMONIA — Presenti alla inaugurazione, ieri, Michl Laimer e Richard Theiner, assessori provinciali rispettivamente all'ambiente e alla sanità.
« È giunta l'ora di aprire un nuovo capitolo — sostiene Laimer — dobbiamobuttarci alle spalle l'era del petrolio che ha portato con sé tutte molte problematiche. È arrivato il turno dell'era solare, nel quale poter contare su una maggior efficienza energetica » . Ha aggiunto Theiner: « Con l'installazione di un impianto fotovoltaico si investe non solo in energiama anche in salute, visto che viene ridotta notevolmente l'emissione di anidride carbonica » .
In rappresentanza del governo era presente il sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Paolo Giaretta: il senatore è giunto da Romain forte ritardo poiché all'aeroporto di Bolzano erano stati cancellati quattro voli per ragioni ragioni tecniche. L'aereo sul quale si trovava Giaretta è atterrato a Verona ed il sottosegretario ha poi dovuto proseguire in auto. « Questo è un impianto pilota. L'Italia — ha detto Giaretta — è un paese che deve acquistare gran parte dell'energia dall'estero. Il nostro governo sta lavorando molto su due aspetti: le risorse che ci fornisce il sole e la possibilità di risparmio energetico. Con il recente decreto legislativo è stata data grande importanza allo sviluppo del fotovoltaico anche perché l'obiettivo a livello comunitario è quello di raggiungere in pochi anni il 25% di energia verde » . Stefano Pasquali Il sottosegretario allo sviluppo Giaretta: « Il governo punta alle fonti rinnovabili » EFFICACE Primo piano dell'impianto fotovoltaico di Laces


Dal Mattino di Padova 17-3-07

La storia raccontata ieri nella trasmissione «Ambiente Italia» di Rai3, partendo da un impianto in Val Venosta

Premiata ditta pannelli fotovoltaici

Un’azienda padovana partita da zero è oggi leader mondiale
VENEZIA. Sono partiti in tre, con una piccola azienda a San Pietro in Gu. Oggi sono una realtà internazionale, leader mondiale nel campo degli impianti fotovoltaici. Lavorano soprattutto con la Germania. Lui si chiama Domenico Sartore ed è chef executive di S.E. Project, la dittarella padovana che ha fatto il miracolo. Questa storia è stata raccontata ieri da Maurizio Crovato, su Rai3.
 L’intervista è andata in onda alle 14.30 durante la trasmissione «Ambiente Italia». Siamo in Val Venosta in località Laces. Val Venosta è famosa per il turismo e soprattutto per la produzione di mele. «Sotto questo capannone - spiegava Crovato - vengono conservate ogni anno 35.000 tonnellate di mele. Così 251 cooperatori altoatesini hanno deciso di sfruttare 6.000 dei 35.000 metri quadrati di tetti dell’azienda. Ora si riesce a coprire oltre il 30% del fabbisogno energetico. L’investimento, di oltre 4 milioni di euro, verrà interamente assorbito dopo 11 anni di riduzione di costi, senza contare - un altro grande risparmio - la ridotta emissione di CO2».
 «In Val Venosta abbiamo 300 giorni di sole mediamente all’anno - racconta Domenico Sartore - e questo lungo lasso di tempo soleggiato ci permette di produrre un’ottima qualità di mela. Questo ci ha portato anche all’idea di usufruire del fotovoltaico, di usare questi 300 giorni solari per produrre della corrente elettrica. Adesso sembra che questo impianto sia il più grosso dell’Italia».
 In questo momento preciso quante energia stiamo risparmiando, direttore?
 
«Risparmiando... Guardiamo qui i Kilowatt prodotti: adesso è abbastanza tardi, siamo alle quattro e mezzo del pomeriggio, ma nonostante il cielo coperto stiamo tuttora producendo 75 Kw/h. In questo preciso momento».
 Dunque produzioni integrate di mele, mele uguale natura, ma qui si parla di energia.
 
«Sì, si è pensato di utilizzare questo grandissimo spazio di tetti di copertura per installare un impianto fotovoltaico che in questo momento è l’impianto più grosso, da 837 kw con un’aspettativa di produzione di circa un milione di Kw/h all’anno. Questo per poter alimentare la necessità di energia da parte della cooperativa nella selezione e nel confezionamento delle mele. Sono stati montati 3.988 pannelli, sono pannelli con una tecnologia innovativa che hanno un’altissima efficienza. Le celle hanno un’efficienza del 19,2% quindi il massimo dell’efficienza disponibile in questo momento, giusto per utilizzare la massima energia possibile nel minimo spazio. E’ il nostro contributo all’ambiente, stiamo producendo le nostre mele nel nostro ambiente limpido. E questo - conclude Sartore - sicuramente sottolinea anche la nostra intenzione di salvaguardare l’ambiente».


800 kWp al traguardo in  Alto Adige                                                STORIA
26/10/2006 15.15.09
Laces, Bolzano, Ottobre 2006 – Il vento autunnale spazza le nubi sul cielo della Val Venosta. E il sole torna a splendere come del resto fa da queste parti per più di 300 giorni all’anno. Non poteva esserci posto migliore per realizzare il più grande impianto montato su tetto in Italia: 837 kWp per rendere ancora più amica dell’ambiente un’attività come quella degli agricoltori della Val Venosta che qui nella cooperativa VI.P convogliano le famose mele esportate in tutto il mondo. S.E. Project ha così realizzato il primo grande impianto italiano (terzo in assoluto come potenza dopo le obsolete centrali di Serre e di Foggia) a beneficiare del cosiddetto “Conto Energia”. S.E. Project dimostra di essere una delle poche aziende in Italia a mantenere le proprie promesse e a consegnare, chiavi in mano, uno splendido impianto al committente. Quasi 4000 moduli Sanyo HIP 210 HNE1, 10 inverter Santerno Sunway 600V TG110, più di 20 km di cavi e 12.5 km di strutture sono stati impiegati per garantire la più alta efficienza oggi possibile con ottime prestazioni in termini di affidabilità e durata nel tempo. Ora che il blu scuro dei moduli si staglia mescolandosi ai colori del cielo quasi ci si dimentica del grande lavoro di progettazione e di realizzazione che ha impegnato a fondo tutto il team di S.E. Project.

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categoria:innovazione, ecoenergia
lunedì, 05 febbraio 2007
Alto Adige 4-2-07
Impianto fotovoltaico in zona sportiva a Villa di Egna

di Umberto Fellin
EGNA. Il consiglio comunale ha approvato recentemente una delibera relativa al grosso progetto elaborato dall' architetto Ralf Dejaco relativo all'ampliamento della zona sportiva di Villa che prevede, tra l'altro, la realizzazione del nuovo stadio del ghiaccio, di altre infrastrutture ed anche di una piscina coperta. Il tutto per un spesa prevista che supera i 5 milioni di euro. Prevista l'installazione di un impianto fotovoltaico nell'ambito appunto di questa vasta area che ospita già varie strutture.
La giunta comunale ha esaminato ed approvato il progetto definitivo che riguarda l'installazione appnto di un impianto fotovoltaico nell'ambito della zona sportiva. Il progetto è di Mainrad von Lutz e prevede una spesa complessiva 1.923.000 euro di cui 1.542.000 a base asta. Contemporaneamente l'esecutivo ha inoltrato domanda di contributo da parte della Provincia. Il grande progetto per la zona sportiva di Villa prevede la realizzazione del nuovo stadio del ghiaccio che è il primo lotto della trasformazione globale dell'area. Adiacente ad esso infatti verrà realizzato un impianto per attività sportive e del tempo libero (ristorante, tiro a segno, bowling). Il terzo lotto prevede la realizzazione di una piscina coperta a carattere distrettuale, quella che era stata bocciata dal referendum popolare a Caldaro. La tribuna del nuovo palazzetto prevede 600 posti a sedere e 300 in piedi; al di sotto ben 4 spogliatoi per le squadre di hockey. Ovviamente è stato previsto anche l'adeguato parcheggio e la facilitazione delle vie di comunicazione, sia tra centro paese che dalla statale del Brennero. Ricordiamo che la scelta - sia per lo stadio del ghiaccio che per la piscina - è caduta sulla zona di Villa perchè ritenuta funzionale e che il progetto è stato approvato a larghissima maggioranza e rientra nel più largo progetto di utilizzo di quell'area a ridosso della frazione. Perplessità, in aula consiliare, erano state comunque sottolineato dal gruppo della Casa delle Libertà di Egna con una serie di motivazioni.


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categoria:innovazione, conca atesina
venerdì, 19 gennaio 2007

La natura è prodiga qui a San Giacomo

Di certo la natura è prodiga qui a San Giacomo di Laives. C'è una corsa incredibile a presentare i soggetti più belli. La passerella della SS12 , sì avete capito bene, la passerella presenta il suo ultimo modello, parzialmente nascosto nelle pudenda, alto slanciato è proiettato in quel miracoloso spazio che si chiama cielo. Dopo i primi vagiti con gli arti ancora poco sviluppati promette, nel suo ruolo, di raggiungere tutta la popolazione in breve tempo. Abito smagliante con riflessi solari argentei nei momenti in cui baciato dal sole risplende lui dio esemplare,

con medaglia al collo pronuncia il suo primo verbo: non abbiate paura di me, IO son con tutti Voi e Voi restate con me.
Non è uno scherzo, ne una magia, più probabile questa maledetta atmosfera calda e ammalata che li fa crescere come i funghi in quel territorio chiamato PUC area promettente per nuove e vigorose sperimentazioni.
Il nuovo germoglio è qui vicino a noi come il precedente , quello in prossimità delle scuole e già accettato come un Re a fianco della sua Regina.


Grazie amici, ci mancava proprio questa attenzione per i campi elettromagnetici
Lorenzo Merlini


Alto Adige 18-1-07

UN EDIFICIO RISPETTOSO DELL'AMBIENTE
È laprima costruzione «Casa climaA» sul territorio comunale

di Bruno Canali
LAIVES. Finalmente c'è la prima "Casa clima A" sul territorio comunale. Si tratta dell'edificio costruito a San Giacomo nella zona di espansione Kóssler, dalla cooperativa «Synesis» costituita da 10 soci che erano partiti ancora nel 1998 con la loro cordata. «Ci sono voluti 8 anni - dice il presidente Paolo Fattor - da quando facemmo richiesta di un terreno ad oggi, che l'opera è completata».
Ma quello che fa della Synesis un unicum è il fatto di avere ricevuto recentemente dalla Provincia il riconoscimento di Casa clima A e la relativa targhetta che entro poche settimane verrà applicata all'esterno dell'edificio. Dietro questa semplice sigla vi è un iter complesso, che impone il rispetto delle più moderne soluzioni in fatto di risparmio energetico e sfruttamento passivo delle fonti come il sole e l'acqua e uno dei pregi che hanno avuto i 10 soci è stato proprio quello di credere in questo, spendendo, in fase costruttiva, fra il 5 e il 7 per cento in più rispetto ad un edificio tradizionale.
Per sostenere l'opzione Casa clima, la giunta provinciale altoatesina eroga un contributo pari al 5 per cento in più rispetto a quello normale. Non è granchè, anche se si tratta pur sempre di soldi che aiutano i costruttori ad ammortizzare le maggiori spese per raggiungere il risultato del risparmio ambientale. La strada futura comunque va in questa direzione e infatti, nella recente legge finanziaria varata dal Governo, si prevedono maggiori incentivi proprio per coloro che scelgono di costruire gli edifici badando al risparmio energetico e quindi tutelando proprio l'ambiente.
Si diceva dell'iter lungo - e nel contempo anche impegnativo - che è stato sostenuto dai soci: «Quando ci siamo mossi con con la cooperativa - ricorda Fattor - abbiamo deciso di imboccare la strada di una maggiore sensibilità ecologica. Così abbiamo scelto il progetto dell'architetto Wielfried Moroder chee ha progettato anche la ex Filanda, con lo studio Ais che è una cooperativa interdisciplinare. I lavori veri e propri li ha fatti la ditta Plattner Bau e, concretamente, si è trattato di introdurre tutti quegli accorgimenti necessari per avere alla fine un risparmio energetico che ci consentirà di ammortizzare i maggiori costi sostenuti, nell'arco di 7 o 8 anni. La costruzione sfrutta al massimo l'irradiamento passivo del sole. Sono stati eliminati completamente i ponti termici e introdotta la bioarchitettura». La certificazione ambientale, che rilascia l'ufficio provinciale aria e rumore.è a più livelli: quello A è il più rigoroso e infatti, per ottenerlo, la cooperativa Synesis ha dovuto sostenere un vero e proprio esame ambientale da parte dei tecnici su risparmio termico e sull'utilizzo di fonti alternative, come sono i pannelli solari, la geotermia per il caldo d'inverno e il fresco d'estate e altro ancora.




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categoria:innovazione, centro attenzione permanente, antiinquinamento
sabato, 16 dicembre 2006
Alto Adige 15-12-06
Al Parco tecnologico la “Casa dell'energia”
Verso la realizzazione di un centro di eccellenza per lo sviluppo delle fonti rinnovabili

BOLZANO. L'operazione al momento è avvolta dal massimo riserbo quasi si ci fosse l'imbarazzo nel voler annunciare che il "Parco tecnologico" di via Volta vuol diventare, sia pur lentamente, una realtà. Si tratta del progetto riservatissimo della creazione di un polo dell'energia, ovvero una «casa» dove sviluppare un settore di eccellenza.
La “ Casa dell'energia» dovrebbe sorgere nell'aréa sud rispetto ai due imponenti edifici razionalisti (ex centrali elettriche della Montecatini) già destinati ad ospitare il Parco tecnologico di Bolzano. Si tratta in pratica della realizzazione di una nuova palazzina che dovrà raccogliere lo sviluppo delle iniziative di una costituenda società a partecipazione pubblica. Una società in cui fananno capo ovviamente anche il Tis innovation park (l'ex Bic),l'amministrazione provinciale, uno o più istituti bancari e alcune aziende private. Una delle poche certezze è costituita dal fatto che la partecipazione di capitale pubblico non dovrebbe essere maggioritario.
La realizzazione della casa dell'energia si inquadrerebbe comunque in un più ampio progetto per sostenere lo sviluppo e la ricerca nel settore delle energie rinnovabili da qualla solare a quella eolica, e all'impiego di nuovi combustibili dalla biomassa al metano o all'idrogeno. In considerazione del successo che a livello locale sta ottentendo l'applicazione dei generatori di energia solare (vedi anche la grande riconverzione attuata dallo stabilimento Memc di Sinigo), la realizzazione di un centro di eccellenza incentrato sull'energia potrebbe contribuire a riposizionare l'industria altoatesine in una nicchia di particolare interesse.
Di energia si è intanto parlato anche nei giorni scorsi in un incontro tenutosi presso il Tis innovation park dove sono state poste le basi per l'avvio di un cluster per l'energiain Alto Adige. L'incontro è stato promosso dal centro di competenza altoatesino per le energie rinnovabili Renertec. Il prossimo appuntamento, aperto anche agli imprenditori del settore, è stato già fissato per il pròssimo mese di febbraio.
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categoria:innovazione, conca atesina

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