giovedì 19 gennaio 2012

ambiente 1


giovedì, 28 febbraio 2008


 «I camion vanno deviati»
Vurza/2. Ampliamento: un appello lanciato dal Centro
  Alto Adige, 28 FEBBRAIO 2008

 LAIVES. In riferimento alla prevista nuova edificazione in zona Vurza con 23 aziende artigiane e constatato l’inizio dei lavori, il Centro Attenzione Permanente di San Giacomo esprime apprezzamento per le soluzioni previste nel progetto e particolarmente attente al risparmio energetico. Ma evidenzia anche «L’utilizzo di numerosi mezzi di trasporto. Gli abitanti vicini al cantiere e quelli di San Giacomo desiderano che l’intero cantiere Vurza con la sua complessa attività arrechi pochissimi inquinamenti nella zona, che per esperienza sanno essere di tipo acustico e atmosferico, e non ultimo provochi pericoli nelle manovre in prossimità della curva con incrocio». Il Centro Attenzione Permanente propone l’installazione di un cartello stradale da porre all’uscita dell’area-cantiere Vurza (statale 12) con divieto di svolta a destra direzione San Giacomo».
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categoria:ambiente, salute, comune di laives, antiinquinamento
lunedì, 25 febbraio 2008


Pm10 fuori controllo, rischio blocco
Alto Adige, 25 FEBBRAIO 2008

 BOLZANO. «Se domani (oggi, ndr), per il quinto giorno consecutivo, le polveri sottili dovessero continuare a sforare, martedì scatta il piano d’azione che blocca tutti i veicoli euro 0, euro 1, motorini a due tempi e i diesel senza catalizzatore. La speranza però è che la tendenza al calo delle concentrazioni, registrata nelle ultime ore, continui e si possa evitare di creare disagi alla popolazione». Luigi Minach, direttore dell’Agenzia provinciale per l’ambiente, mette in guardia circa il rischio che si possa arrivare domani al blocco della circolazione. Gran parte della popolazione è stata allertata in tal senso via sms. La decisione finale comunque, si adotterà solo nel tardo pomeriggio di oggi, quando si avranno i dati delle ultime 24 ore.
 I valori hanno avuto un’improvvisa impennata mercoledì. In città le concentrazioni più forti si sono registrate in via Claudia Augusta, dove giovedì le polveri sono arrivate a quota 95 microgrammi per metro cubo, ovvero quasi il doppio della concentrazione massima consentita dalla legge che è 50. In leggero calo ma comunque molto alte anche venerdì (81) e sabato (85). Concentrazioni più basse però sempre fuori norma anche in piazza Adriano, dove il picco si è raggiunto venerdì con 65 microgrammi.
 Valori elevati pure nella zona sportiva Galizia di Laives: 83 giovedì, 79 venerdì, 81 sabato. Com’è noto l’Agenzia provinciale per l’ambiente, per fare la media delle Pm10 nella conca di Bolzano, prende in considerazione la concentrazione rilevata in piazza Adriano, dove c’è sempre molto traffico, e quella della zona sportiva di Laives, dove traffico non ce n’è proprio perché in mezzo al verde. La media delle polveri nella conca è fuori controllo da giovedì. Ad Egna, e in tutta la Bassa Atesina, si è raggiunto addirittura quota 110.
 «Il forte aumento delle polveri sottili - spiega il direttore dell’Appa Minach - è da attribuire ad un fronte di aria calda arrivato dalla Francia che sulla nostra zona ha incontrato aria fredda. Ciò ha provocato un fenomeno di condensazione che ha favorito la formazione di particolato. Il quadro climatico però, nelle ultime ore, si sta rapidamente modificando».
 Le concentrazioni ieri, anche grazie al fatto che la domenica c’è una drastica riduzione del traffico, hanno cominciato a scendere.
 «Nel resto della provincia - assicura Minach - sono tutte rientrate nella norma. Il calo c’è stato anche a Bolzano ma in misura minore. E l’impressione è che la media giornaliera alla fine sarà comunque intorno ai 53-54 microgrammi, quindi ancora al di sopra del limite massimo. La speranza è che la tendenza al ribasso continui anche nelle prossime ore e domani (oggi, ndr) i valori delle Pm10 scendano sotto i 50 microgrammi. Solo così si eviterà il blocco del traffico martedì».
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categoria:ambiente
giovedì, 21 febbraio 2008


Il clima che cambia «Rallentare la crescita per salvare il pianeta»
UOMO E AMBIENTE, CONVEGNO A TRENTO
  GIOVEDÌ, 21 FEBBRAIO 2008   STEFANO FAIT


Non capita tutti i giorni di intervistare un premio Nobel. Il fisico Filippo Giorgi, pioniere nello sviluppo dei modelli climatici regionali, era l’unico scienziato italiano a far parte dell’esecutivo dell’IPCC, il Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite, premiato assieme ad Al Gore con il Nobel per la Pace nel 2007. Domani alle 14:30, Giorgi sarà a Trento, nell’Aula Magna di Giurisprudenza, per Trentino Clima 2008, e parlerà dei cambiamenti climatici nella regione alpina. L’intervista che segue mette in luce una sua virtù, che purtroppo non è comune e proprio per questo è estremamente preziosa, cioè quella di saper conciliare la passione civile con il realismo.
 Gli scettici osservano che quest’inverno è stato molto freddo proprio nelle aree che in teoria dovevano essere le più colpite dal riscaldamento globale. Lei cosa ne pensa?
 «Le tendenze climatiche vanno esaminate su periodi di decine di anni. Le singole stagioni non possono fornire informazioni tali da costringerci a modificare quella che è un’opinione prevalente e cioè che il riscaldamento globale sta realmente avvenendo».
I modelli climatici prevedono che d’inverno le zone artiche saranno più calde e d’estate si soffrirà ancor più il caldo torrido e la siccità nel Mediterraneo. Cosa succederà nelle Alpi?
 «Nelle Alpi le temperature seguiranno lo stesso trend del Mediterraneo, soprattutto in estate, quando si potranno verificare fenomeni estremi come le ondate di calore. Sempre stando a quello che ci dicono i nostri modelli, le estati saranno probabilmente più secche mentre gli inverni saranno più umidi, ma le precipitazioni saranno in forma di pioggia, per via delle temperatura più elevate e quindi la copertura nevosa sarà minore».
Secondo lei ha senso costruire impianti per il turismo invernale sotto una certa quota? L’industria del turismo invernale è condannata?
 «Condannata no, ma se fossi in quel ramo mi preoccuperei di alzarli, piuttosto che di abbassarli, perché il riscaldamento globale avrà conseguenze anche per l’innevamento artificiale. Il maestro di sci di mio figlio mi ha spiegato che ci sono aziende che stanno cercando di produrre neve artificiale che resista a temperature di 10 gradi. Non so quanto sia fattibile, ma so che anche mitigando i cambiamenti climatici non si potrà impedire l’accrescimento delle temperature: non è realistico pensare di poter rivoluzionare all’istante i nostri sistemi di produzione e modelli di vita».
C’è chi sostiene che entro la fine del secolo i ghiacciai alpini saranno scomparsi. E’ d’accordo? E’ un problema?
 «Non penso che i ghiacciai scompariranno del tutto, ma è assai probabile che saranno in forte ritirata e questo significa che, tenuto conto del fatto che essi rappresentano un’importante riserva d’acqua, sarà necessario rivedere l’intero sistema della gestione delle risorse idriche. E poi non dobbiamo dimenticarci dell’impatto a livello naturalistico e paesaggistico».
Tra le contromisure proposte in genere si citano quelle volte alla mitigazione dei cambiamenti climatici (riduzione dell’uso di combustibili fossili, politiche di efficienza energetica, nuove tecnologie “verdi”) e le strategie di adattamento per gestirli: dopo il mezzo fallimento di Bali ha ancora senso credere nella volontà politica di attuare strategie di mitigazione?
 «Sì, a Bali si poteva fare di più. Si accetta facilmente l’adattamento perché si sa che il problema esiste, ma questo può essere un pretesto per non pensare alla mitigazione. Entro fine secolo i ghiacciai della Groenlandia potrebbero essere in gran parte sciolti e questo si tradurrebbe in un innalzamento del livello degli oceani di sette metri! Un disastro globale.
 Basterebbe investire il 3 per cento del prodotto interno lordo mondiale entro il 2030 per arrestare questo processo: si tratterebbe di rallentare la crescita per un po’ di anni, non di sconvolgere l’intero sistema. Noi dobbiamo lasciare in eredità alle generazioni future un clima migliore, non un ambiente compromesso. Penso che il cambio di amministrazione a Washington gioverà alla causa dell’ambiente».
Si punta spesso l’indice contro la Cina, il paese che emette più CO2, ma noi tutti continuiamo ad inquinare e comprare prodotti cinesi, perché ci conviene. Possiamo davvero risolvere il problema del cambiamento climatico più velocemente di quanto lo stiamo creando?
 «Beh, non è solo colpa della Cina. L’India è al terzo posto (dietro agli Usa, NdR), ma presto salirà al secondo. È un problema politico molto spinoso e di difficile soluzione. Un problema globale non si risolve se tutti non contribuiscono. Si potrebbe pensare di spostare in questi paesi le tecnologie più pulite in cambio di diritti di emissione. Comunque io vado quasi ogni anno in Cina e posso dire che i cinesi si stanno rendendo conto che i problemi non derivano solo dal cambiamento climatico, ma anche dall’inquinamento.
 Chi è stato a Pechino saprà di cosa sto parlando e Nuova Delhi è messa anche peggio. Si sta capendo che è indispensabile sposare sviluppo e miglioramento delle condizioni ambientali. Io sono abbastanza ottimista: entro una decina d’anni cominceranno ad essere disponibili tecnologie più efficienti e pulite. Se davvero si vuole questo problema si può risolvere».
Cosa possiamo fare mentre aspettiamo che i governi si diano una mossa?
«Cambiare i nostri comportamenti quotidiani, puntare sull’efficienza energetica domestica, fare pressione sui politici.
 Bisogna far sapere a chi ci governa che questo è un problema che non va ignorato.
 Ci possono essere alcune incertezze su certi dati scientifici ma questo non può voler dire seppellire la testa nella sabbia».
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categoria:ambiente
giovedì, 21 febbraio 2008


  Ma l’aria di Bolzano

Alto Adige 21 FEBBRAIO 2008


Ma l’aria di Bolzano
si avverte irrespirabile

 Questa faccenda del calo dell’inquinamento non mi convince affatto e, guarda caso, senza metterla in politica, a dire che a Bolzano respiriamo aria salubre all’acqua di rose è il solito Laimer, che un giorno dice che l’aria è irrespirabile e il giorno dopo è salubre. La verità invece è quella dichiarata dal settore medico sanitario: tumori in aumento soprattutto a Bolzano. Il resto sono balle di convenienza per gettare fumo negli occhi e prendere in giro i cittadini di Bolzano che devono vivere in una città piena di veleni nell’aria. I danni alla nostra salute sono inconfutabili. Perché non si inizia a far pagare gli ingressi a Bolzano alle macchine e ai camion come si fa altrove e questi soldi non li si adopera per mettere in galleria l’A22? È ora di finirla di prendere in giro noi cittadini. Perché abbiamo occhi per vedere. E ai semafori la sosta per noi pedoni si è prolungata, così possiamo respirare sempre di più il veleno delle auto in continuo transito.
Salvatore Riccadonna BOLZANO
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sabato, 16 febbraio 2008


Ambiente, una campagna per cambiare stile di vita
Sostenibilità, parte l’iniziativa della Provincia
  Alto Adige, 16 FEBBRAIO 2008

 BOLZANO. Proposte per uno stile di vita rispettoso verso l’ambiente e all’insegna della sostenibilità? E’ ora di esprimerle. L’iniziativa “Alto Adige: attivo per l’ambiente” presentata ieri in una conferenza stampa dall’assessore provinciale Michl Laimer mira proprio a coinvolgere la popolazione altoatesina nel promuovere proposte a favore dell’ambiente. I cittadini, infatti, sono invitati ad attivarsi personalmente proponendo comportamenti compatibili con uno stile di vita rispettoso all’insegna della sostenibilità e di inviarli all’indirizzo mail info@sostenibilita.it oppure, per lettera, al Dipartimento urbanistica, ambiente ed energia nel palazzo provinciale 11 di Via Renon 4. Le idee possono essere di vario tipo: da come ottimizzare il risparmio energetico o migliorare la mobilità fino alla protezione della natura o il potenziamento della raccolta differenziata.
 Tutte le proposte saranno poi esaminate e valutate e il consiglio migliore della settimana verrà poi pubblicato sull’“Alto Adige”, sul “Dolomiten” e su una cartolina che verrà distribuita per la città. Non solo, ogni tre mesi ci sarà una premiazione delle proposte migliori e in palio ci sono libri, magliette e gadget, che sostengono la causa del rispetto dell’ambiente e della sostenibilità. L’iniziativa partirà il prossimo lunedì e durerà un anno: «ed è molto significativa perché permette una dialettica continua tra autorità, popolazione e imprese. - commenta Laimer - Un passo fondamentale perché la promozione di uno stile di vita all’insegna della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente non può avvenire senza il sostegno e le proposte della cittadinanza».
 Per garantire maggiore incisività, nell’iniziativa è stato coinvolto anche il Tis Innovation Park. (a.c.)



Tutela ambientale «Idee dalla gente»

Il progetto Provincia: dateci consigli

Corriere dell'Alto Adige 2008-02-16

BOLZANO — Si chiama «Alto Adige attivo per l'ambiente » l'ultimo progetto della Provincia per accrescere la sensibilità ecologica dei cittadini. Lo ha presentato ieri mattina l'assessore provinciale compettente Michl Laimer insieme al direttore del Tis innovation park, Hubert Hofer. «L'obiettivo è quello di sollecitare i cittadini ad attivarsi personalmente per la tutela dell'ambiente proponendo comportamenti compatibili con uno stile di vita rispettoso all'insegna della sostenibilità — ha spiegato l'assessore Laimer — concretamente tutti i cittadini altoatesini, imprese, associazioni e istituzioni pubbliche attraverso i massmedia verranno invitati a mandare la loro proposta ecologica, sia di risparmio energetico che di mobilità o di protezione della natura».
Il migliore consiglio della settimana poi verrà pubblicato una volta la settimana per tutto l'anno sui principali organi di stampa del territorio provincia nonché trasmesso su varie emittenti radiofoniche.
Chi avesse delle idee può comuncarle all'indirizzo email riferito all'iniziativa, ovvero info@sostenibilita.it. «Vogliamo far passare il messaggio che coniugare la crescita economica con il rispetto dell'ambiente è un fatto positivo e auspicabile e non una limitazione cui si è costretti — è stato detto alla presentazione — troppo spesso, soprattutto nel mondo economico, appena si sente parlare di ambiente si pensa a un problema; pronunciando questa parola si ottiene la stessa reazione che si riceve con la parola burocrazia. Speriamo che questo progetto la trasformi in un'altra eccellenza della nostra terra ».
Hubert Hofer, direttore del «Tis innovation park», ha ricordato che «il Tis ha attivi numerosi progetti per la ricerca sull'innovazione verde ». Non solo: «Siamo dunque pronti a ricevere, vagliare ed eventualmente a sviluppare le idee migliori che arriveranno grazie a questo progetto, con la speranza di applicarli alle aziende dell'Alto Adige e magari esportarle anche nel resto d'Italia e magari anche all'estero», spiega Hofer.
Damiano Vezzosi

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categoria:ambiente, provincia di bolzano
sabato, 16 febbraio 2008




Facciamo attenzione all’inquinamento acustico

Allto Adige 16-2-08

 Quando si affronta l’argomento dell’inquinamento acustico, di solito si parla quasi esclusivamente dei rumori derivanti dal traffico stradale, ferroviario e aereo, sorvolando però su altre non insignificanti fonti di rumore, che forse meriterebbero un maggiore interessamento da parte degli organi incaricati di risolvere questo problema. Eccone alcune: il suono martellante delle campane (per inciso, l’usanza mai decaduta di battere le ore potrebbe essere abolita senza troppi rimpianti, perché oggi anche il più scalcinato pezzente ha il suo bravo orologio da polso o da taschino); i mezzi audiovisivi, nelle abitazioni e all’aperto, con il volume regolato al massimo; l’assordante musica delle discoteche il cui livello sonoro può facilmente arrivare ai 120 decibel, che corrispondono alla rumorosità di un martello pneumatico (e poi ci si stupisce se i ragazzi subiscono precocemente danni - anche irreversibili - all’udito, se sono svogliati e deconcentrati a scuola e non riescono a seguire le lezioni, o se cadono vittime di infortuni sul lavoro o di incidenti stradali); i bar fracassoni che se ne fregano altamente del disturbo arrecato al vicinato; gli spari dei militari e degli sportivi che si esercitano al tiro nei poligoni aperti o quelli dei cacciatori durante la stagione venatoria; il brillamento di mine nei lavori per la costruzione di strade e gallerie o per il disgaggio di costoni pericolanti; gli schiamazzi e le sguaitaggini delle tifoserie scatenate; i macchinari spaccatimpani degli stabilimenti industriali.
 Di tutti i tipi di inquinamento - alimentare, atmosferico, idrico, elettrico, luminoso, termico, ecc. - quello da rumore è senz’altro uno dei più preoccupanti, insidiosi e invalidanti, per le numerose e varie patologie, anche gravi, che può far insorgere: depressione, stress, traumi uditivi, malattie cardiocircolatorie, disturbi gastrointestinali, insonnia, stordimento, irritabilità, aggressività, stati d’ansia, alterazioni dell’umore e altre affezioni che possono portare anche all’invalidità permanente e alla morte.
 Se certi rumori sono inevitabili e ineliminabili, accidentali e imprevedibili, o naturali (ad esempio quelli del traffico veicolare, i fragorosi tuoni dei temporali, lo scroscio delle cascate o dei torrenti impetuosi, i boati e brontolii dei vulcani, ecc.), altri invece - con un po’ di buona volontà e, se necessario, anche con l’energico e deciso intervento delle autorità competenti - si possono sicuramente evitare o ridurre, contribuendo in tal modo a migliorare la qualità della vita in questo mondo sempre più frenetico, caotico e degradato.
A.E. Egna
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categoria:ambiente, salute
martedì, 12 febbraio 2008


Ambiente: lezioni con l’ökoinstitut
IN TUTTE LE SCUOLE
Alto Adige, 12 FEBBRAIO 2008

 LAIVES. Anche quest’anno saranno gli esperti dell’Oekoinstitut di Bolzano a tenere, nelle scuole comunali, cicli di lezioni a carattere ambientalistico. La giunta comunale proprio di recente ha infatti approvato un piano di finanziamento dell’iniziativa per 12.950 euro e saranno complessivamente 370 lezioni fino alla fine dell’anno. Negli anni scorsi sono stati parecchi i progetti didattici concretizzati dalle scuole grazie alla collaborazione con l’Oekoinstitut, a partire dallo studio sui consumi energetici (e sistemi di risparmio) negli istituti scolastici. Innumerevoli anche le mostre, come quelle sul riciclaggio dei rifiuti e sulla conservazione dell’ambiente nelle sue molteplici manifestazioni. (b.c.
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categoria:ambiente, comune di laives
giovedì, 07 febbraio 2008


La raccolta differenziata è calata di tre punti percentuale.

La notizia è di quelle da far fare un balzo sulla sedia.
Mentre ci si preoccupa del cosiddetto turismo dei rifiuti e si inserisce nel regolamento per la determinazione della tariffa una norma che non incentiva ad una loro minore produzione, ma tende solo a scoraggiare questa deprecabile abitudine, veniamo a scoprire che la raccolta differenziata è calata di tre punti percentuale.
Tra le probabili cause, l’inefficienza dell’amministrazione.
A dircelo è il consigliere Ceol, che così facendo ammette il fallimento di una politica dell’asporto rifiuti che coinvolge i responsabili del settore almeno delle ultime tre amministrazioni. All’assessore Tommasini, contro il quale era stata presentata anche una mozione di sfiducia, è stata levata la delega, ma anche con il nuovo responsabile finora non si è vista nessuna inversione di tendenza significativa.
Il risultato è nei dati. Con l’esternalizzazione del servizio sembra addirittura diminuito l’impegno nel settore, continuano a sussistere uno accanto all’altro diversi sistemi di raccolta e l’assistenza ai cittadini è praticamente assente, quasi che con la delega alla Seab, l’amministrazione potesse disinteressarsene.
D’altra parte quando al cittadino vengono mandati segnali contradditori, non ci si può certo meravigliare se si hanno risultati negativi, né si possono scaricare le responsabilità sul loro supposto scarso senso civico.
La tariffa dovrebbe essere proporzionale alla quantità di rifiuti residui prodotti e premiare quindi l’impegno personale. Invece con la scusa di impedire il pendolarismo delle immondizie ci si assicura combustibile per un inceneritore da 130.000 tonnellate che è in contraddizione con il proposito di giungere a valori elevati di recupero, riciclaggio e trasformazione del rifiuto prodotto. Ciò che ci si propone è infatti ottenere combustibile di qualità per l’incenerimento, ma in quantità tale da non dover ricorrere all’importazione dalle regioni limitrofe. Questo il limite per la raccolta differenziata, formalmente dichiarato nel “Piano provinciale di gestione dei rifiuti 2000” quando si rinuncia, ad esempio, ad un potenziamento della raccolta delle plastiche perché “…con l’inceneritore di Bolzano si ha un recupero energetico”.

Rifondazione Comunista - Laives

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mercoledì, 06 febbraio 2008



Rumori, decibel fuorilegge
Sotto accusa il traffico sulla statale e sulla Strada del Vino
Alto Adige 02 FEBBRAIO 2008


 EGNA. L’inquinamento - sia acustico che atmosferico - continua a causare disagi in tutta la Bassa Atesina. I veleni nell’aria sono monitorati (grazie anche alla nuova stazione di Cortina); i decibel un po’ meno anche se restano fuorilegge.
 I primi lavori per la posa delle barriere architettoniche all’altezza dell’abitato di Cortina all’Adige - l’intervento è previsto entro la primavera - costituiscono un segnale importante per l’impegno (che finalmente si concretizza) contro i decibel in Bassa Atesina. Che sono tanti e soprattutto fuori legge. Sia di giorno che di notte. Non è dunque un caso se gli amministratori comunali periodicamente si appellano alla Provincia per chiedere interventi. Lo stesso ha fatto la Comunità di Valle che ha deciso di intervenire presso le autorità competenti di Trenitalia e di Rfi per richiedere un repentino miglioramento del materiale rotabile, soprattutto dei treni merci (sono antiquati e quindi causano decibel regolarmente fuorilegge), e l’installazione di barriere antirumore lungo i binari. La linea ferroviaria è praticamente non protetta da San Giacomo di Laives fino a Salorno - con tutte le conseguenze ed i disagi per migliaia di persone e con sollievi fra mesi soltanto per quelli di Cortina all’Adige. A peggiorare la situazione di Ora c’è anche il ponte di ferro sull’Adige che, ad ogni passaggio di treni, «sprigiona» decibel che arrivano alle case più vicine.
 IL TRAFFICO. Interventi ne sono stati fatti, negli anni, per frenare i decibel causati dal traffico sia sull’autostrada che sulla SS12. Soprattutto lungo la statale del Brennero ed in particolare all’altezza dell’abitato di Egna e della frazione di Villa le barriere hanno attutito i rumori. Ma restano scoperti lunghi tratti sia a nord che a sud di Egna. La situazione si è via via complicata dove l’arteria corre più vicina alle case e dove attraversa i centri abitati. Emblematiche, in questo contesto, sono le situazioni di Laghetti e di Salorno dove, fra l’altro, mancano anche dei sottopassi in grado di garantire la sicurezza ai pedoni. Ma questo è un altro discorso che meriterebbe maggiore attenzione sia da parte dei Comuni che da parte della Provincia visto e considerato (lo dicono gli esperti) che quando saranno percorribili le varianti di Laives e di Ora, il traffico sulla statale aumenterà sensibilmente tanto che la SS12 viene già vista, in prospettiva, come la terza corsia dell’Autobrennero. Situazione pesante - per quanto riguarda appunto l’inquinamento acustico - è quella di Villa di Egna dove gli abitanti hanno chiesto, a più riprese, interventi migliorativi che non sono stati nè promessi nè attuati. Hanno, questi residenti, comunque una speranza: la loro vivibilità (quella come dei residenti di Ora) entro un paio di anni migliorerà sicuramente in coincidenza con la percorribilità della circonvallazione.
 LE PROSPETTIVE. I guai da rumore resteranno invece, a lungo, in tutto il resto della Bassa Atesina a causa del traffico su gomma e di quello su rotaia. Non c’è soltanto la statale del Brennero sul banco degli accusati. Un notevole contributo all’aumento dei decibel viene anche dalla Strada del Vino: i dati Astat confermano che i mezzi in transito sono in continuo aumento da Salorno fino ad Appiano. I veicoli (e non sono soltanto quelli dei turisti) passano fra le case di diversi paesi; ai vari incroci non c’è verso che i conducenti spengano i motori in presenza del rosso degli impianti semafori; i mezzi pesanti - complici le scelte non proprio programmate in merito all’ubicazione delle varie zone produttive - oltre che pericolosi sono fonte costante, nei giorni feriali, di inquinamento acustico. Nei fine settimana delle stagioni turistiche recitano un ruolo non proprio simpatico le centinaia di moto che percorrono appunto la Weinstrasse.
 Dal punto di vista dei decibel (fuorilegge) una situazione dunque pesante. Mai esaminata con la dovuta attenzione nonostante gli appelli lanciati da amministratori comunali e provinciali (la consigliera Rosa Thaler della Svp fra tutti). Situazione, fra l’altro, destinata a peggiorare a causa dei lavori di completamento delle varianti di Laives e di Ora e, quasi contemporaneamente, anche del passante ferroviario in galleria fra Ora e Cardano. Ovviamente aumenteranno i mezzi pesanti in circolazione ed in più saranno operativi cantieri e frantoi. Senza considerare ciò che accadrà quando inizieranno gli interventi per realizzare la tratta di accesso (sotterranea) all’Eurotunnel del Brennero....Insomma, per i rumori, le prospettive sono tutt’altro che incoraggianti da Laives fino a Salorno.


LA COMUNITÀ DI VALLE
Pressing su Trenitalia «Convogli antiquati»
 EGNA. La Comunità di Valle ha deciso di intervenire presso le autorità competenti di Trenitalia e di Rfi per richiedere un repentino miglioramento del materiale rotabile, soprattutto dei treni merci (sono antiquati e quindi causano decibel regolarmente fuorilegge), e l’installazione di barriere antirumore lungo i binari. Proprio come l’amministrazione comunale di Bressanone anche la Comunità di Valle di Bassa Atesina e Oltradige ha deciso di intervenire presso le autorità competenti di Trenitalia per sollecitare un repentino rinnovo del materiale rotabile. Un’altra lotta che il Comprensorio ha deciso di portare avanti è quella delle barriere antirumore. La Comunità di Valle, infatti, solleciterà la Rfi ad installare finalmente le tanto attese barriere antirumore che fra poco saranno installate all’altezza di Cortina.


IDEA DI ROSA THALER

Finestre delle case da rifare
 Rosa Thaler, consigliera della Svp e vice presidente del consiglio provinciale, ha scritto a Durnwalder e Widmann per ricordare che «L’inquinamento acustico, in tutta la Bassa Atesina, è elevatissimo a causa della ferrovia e dell’autostrada». Aveva anche lanciato una proposta: «Bisognerebbe garantire dei contributi per il rifacimento delle finestre. Vi sono dei moderni accorgimento che consentono un perfetto isolamento. Gli abitanti vanno aiutati in questo senso».


CORTINA ALL’ADIGE

CORTINA ALL’ADIGE
Le barriere lungo la ferrovia
 A Cortina fra due mesi al massimo cominceranno i lavori per le barriere antirumore lungo la ferrovia. Sarà manufatto della lunghezza di circa un chilometro, dell’altezza di tre metri, di cui la parte inferiore (2 metri) in muratura e la parte superiore in vetro. Una volta installate dovrebbero risolvere una problematica sollevata da anni sia dalle amministrazioni comunali che dagli abitanti sulla scorta di un pesante inquinamento acustico anche nelle ore notturne.


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categoria:ambiente, salute, conca atesina, antiinquinamento
venerdì, 25 gennaio 2008



«Troppe malattie da traffico»
L’allarme dei medici. I guai peggiori a Villa ed Ora
 VENERDÌ, 25 GENNAIO 2008 EZIO DANIELI


 EGNA. Le polveri sottili - e quindi l’inquinamento atmosferico - sono elevate in Bassa Atesina. Lo ha confermato, nei giorni scorsi, il direttore dell’Appa, Luigi Minach, nel corso di una riunione tenutasi a Cortina all’Adige. Che in zona - bene ricordarlo - è sempre stata avvelenata a causa soprattutto del traffico e non solo autostradale.
  I MEDICI. L’allarme inquinamento nel comprensorio era stato lanciato, un paio di anni fa, dai medici di base della Bassa Atesina che, mettendo in guardia dai pericoli alla salute derivanti dallo smog, avevano constatato un aumento delle malattie dell’apparato respiratorio, soprattutto tra i bambini. I «camici bianchi» in quell’occasione avevano sollecitato (ed ottenuto dopo poco) la sistemazione di una stazione fissa di rilevamento lungo l’A22 nei pressi del casello autostradale ed il divieto di transito per veicoli con motori di vecchia generazione. I medici di base si erano incontrati, su iniziativa della consigliera provinciale Svp, Rosa Thaler, anche con l’allora direttore dell’Ufficio aria e rumore della Provincia ed avevano evidenziato, in un documento, come «Il diritto alla salute è garantito dalla Costituzione e deve avere la precedenza. Sta nella nostra responsabilità, garantire che ciò avvenga. Per questo sono necessarie comuni iniziative per cercare di risolvere il problema dell’inquinamento, in particolare utilizzando tutti gli accorgimenti tecnici per arrivare ad una riduzione dello smog».
 LA SITUAZIONE. In Bassa Atesina l’inquinamento atmosferico ed anche quello acustico sono molto alti con pericolose conseguenze per la salute. È sempre difficile fare una correlazione fra l’inquinamento ed i malanni, anche se vi sono studi a livello internazionale che confermano questo legame. Ad ogni modo bronchiti, disturbi alle vie respiratorie ed allergie di vario genere sono presenti, in Bassa Atesina, sia nei bambini che negli adulti. Lo confermano, ancora oggi, proprio i medici. Le zone più a rischio sono quelle più vicine all’autostrada del Brennero dove è rilevante la presenza di polveri sottili. Ma bisogna considerare anche la situazione di Egna e della frazione di Villa in particolare dove, come noto, è elevatissimo il numero degli automezzi in transito soprattutto nei fine settimana della stagione turistica.
 IL TRAFFICO. Autostrada del Brennero e statale sono spesso intasate. Lo stesso si può dire della Strada del Vino e non solo nei fine settimana quando si registrano anche tanti automezzi dei turisti. Una situazione analoga vale anche per il tratto di statale 48 delle Dolomiti sia nell’attraversamento di Ora che nella deviazione (comoda e quindi molto frequentata) attraverso l’abitato di Villa. Sono anni che gli abitanti chiedono interventi migliorativi. L’unica assicurazione che hanno avuto è che i disagi finiranno quando sarà percorribile la circonvallazione di Ora. Quindi - se tutto va bene - fra due-tre anni.
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categoria:ambiente, conca atesina
venerdì, 25 gennaio 2008


Per l’Unesco le Dolomiti hanno nove cuori
La candidatura riguarda i due criteri della storia geologica della terra e della straordinaria valenza paesaggistica
TONI SIRENA
 Alto Adige, 25 GENNAIO 2008


 BELLUNO. Alla fine sono diventati nove i sistemi dolomitici inseriti nella candidatura. All’inizio erano tredici, ma l’Unesco ha richiesto un anno fa di ridurli di numero e di accorparli. Coprono un’area di 236 mila ettari, 136 mila dei quali nei «cuori», 100 mila nelle aree «tampone». Sono tra i gruppi più belli e più noti delle Dolomiti, e costituiscono, insieme, un «bene seriale». Ciascuno di essi ha caratteristiche specifiche, ma nello stesso tempo concorre a rendere le Dolomiti irripetibili e uniche al mondo.
 I sistemi montuosi sono: Pelmo-Nuvolau; Marmolada; Pale di San Martino, San Lucano, Civetta, Dolomiti Bellunesi; Dolomiti Friulane e d’Oltrepiave; Dolomiti Settentrionali; Puez-Odle; Sciliar-Catinaccio; Rio delle Foglie; Dolomiti di Brenta. Il loro numero è stato ridotto accorpandone alcuni ed eliminando quelli più puntuali e isolati per rendere più visibile l’unitarietà del bene. Sono così rimasti fuori Spalti di Toro, cresta di confine, Piccole Dolomiti, monte Corno, Bosconero, monte Bivera, ma anche le Cinque Torri, che non si potevano collegare al Cristallo, e il Sella per l’assenza di norme di tutela. Anche i «criteri» che motivano la candidatura sono stati ridotti a due.
 I territori. Si trovano quasi interamente in alta quota e sono disabitati. I residenti sono appena 15 all’interno dei «cuori» e 154 nelle zone tampone, quasi tutti gestori e custodi di rifugi o malghe. Sono comprese 220 vette, di cui 42 sopra i 3100 metri, 40 tra 3100 e 2950, 50 tra 2950 e 2800. Presenti ghiacciai (i più grandi sono Marmolada e Cristallo) e zone di neve eterna. La proprietà è quasi interamente pubblica (il 92,7% per i «cuori», l’87,5% per le zone tampone), suddiviso tra demanio, Comunità montane, Regole, usi civici. La parte maggiore è in provincia di Belluno (40% dei «cuori», 54% delle zone tampone), seguono Bolzano (rispettivamente 32% e 14%), Pordenone (11% e 16%), Trento (15% e 8%), Udine (1% e 7%).
 Vincoli e tutele. Sono presenti ben 9 parchi: un parco nazionale (Dolomiti Bellunesi), due regionali (Dolomiti d’Ampezzo e Dolomiti Friulane), sei provinciali (Fanes-Senes-Braies, Puez-Odle, Sciliar-Catinaccio, Dolomiti di Sesto, Paneveggio-Pale di San Martino, Adamello-Brenta). I territori proposti all’Unesco devono avere già qualche misura di tutela. L’inserimento non comporta dunque alcun vincolo aggiuntivo.
 I criteri. La candidatura riguarda il criterio VII e il criterio VIII. Sono tra loro collegati, ma il primo prende in considerazione i fenomeni naturali eccezionali oppure le aree di straordinaria bellezza naturale e importanza estetica, il secondo i territori significativi per lo studio del passato geologico della terra. Il dossier illustra dunque le caratteristiche geologiche, geomorfologiche e paesaggistiche, motivandone l’unicità e la straordinarietà che rendono le Dolomiti meritevoli di essere inserite tra i beni dell’umanità. Si parla anche di «geodiversità», concetto abbastanza recente che data all’inizio degli anni Novanta. Sono note le caratteristiche della dolomia, ma anche gli eccezionali colori all’alba e soprattutto al tramonto. Giudizi scientifici, dunque, ma anche storici ed estetici. Una storia che non è fatta solo di rocce e foreste, ma anche di popoli e di lingue a contatto, vera ricchezza dell’area che ne fa un territorio singolare. E un paesaggio mitico: sono «le città dei Titani».
 La geologia. Le Dolomiti, spiega il dossier, documentano in una piccola area 200 milioni di anni di storia della terra dal Paleozoico superiore al Mesozoico. Grazie alla ricchezza di fossili, è una delle aree più importanti per la biostratigrafia del Triassico. Ma sono anche un eccezionale laboratorio, ideale per la ricerca, l’insegnamento, lo sviluppo e la comprensione delle teorie geomorfologiche.
 Il paesaggio. Per Le Corbusier le Dolomiti erano «les plus belles constructions du monde». Gruppi montuosi separati, scenografie e strutture del paesaggio capaci di suscitare forti emozioni, strutturato per linee verticali (pareti rocciose, picchi, guglie, pinnacoli, torri) e orizzontali (cengie, altopiani, piattaforme), nel quale sono riconoscibili volumi (prismi, cubi, piani) e figure geometriche (punti e linee). Tutto ciò, insieme ai colori, all’armonia dei contrasti e alla straordinaria varietà morfologica, rendono le Dolomiti uniche al mondo.
 Il contesto. «Eccellente» viene considerato lo stato di conservazione dell’area, dove sono presenti attività tradizionali (limitate però alle zone più basse) mentre lo sviluppo del turismo non ha compromesso l’integrità del territorio. L’impatto è giudicato «modesto» perché solo il 5% dei turisti si spinge oltre i 1600 metri: non è dunque terra di turismo di massa, che rimane nelle aree limitrofe ai grandi sistemi, ma di amanti della montagna. Solo due le cabinovie (Tofane e Marmolada). Dentro l’area individuata ci sono 2850 posti letto in rifugi e bivacchi.
 Il piano di gestione. Si tratta in sostanza di un impegno degli enti che hanno proposto la candidatura. Non per gestire il territorio (che è già gestito) ma per rispettare e promuovere i principi della Convenzione dell’Unesco. In particolare, si prevede di sviluppare le iniziative di educazione ambientale, di insegnamento e conoscenza del «bene», di promuovere forme di sviluppo sostenibile (anche turistico), di valorizzare le Dolomiti rispettandone la tutela, di collegare in rete gli istituti di ricerca. Un Comitato di coordinamento, formato con un accordo di programma tra le Province proponenti, avrà il compito di armonizzare le diverse azioni, tenendo presente che ogni «cuore» può avere una vocazione diversa (per esempio le Dolomiti Friulane sono più vocate alla wilderness, le alte vette all’escursionismo alpinistico, i parchi alle iniziative di promozione e educazione ambientale).
 La gestione futura. Viene ipotizzata la costituzione di una Fondazione Dolomiti-Unesco che potrebbe garantire meglio una gestione unitaria. Previsti infine il monitoraggio sistematico attraverso le reti già esistenti, e una relazione periodica da inviare all’Unesco.
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categoria:ambiente
giovedì, 24 gennaio 2008



Bassa Atesina «Inquinamento, dati non sorprendenti»
Weger: servono interventi rapidi, il tunnel arriverà solo tra 20 anni
Secondo il portavoce di Bassa Atesina vivibile «impianto dei fanghi e aeroporto ingrandito peggiorerebbero una situazione già grave»
 Alto Adige, 24 GENNAIO 2008 LORENA PALANGA


 EGNA. La presenza di polveri sottili registrata a Cortina è pari a quella di piazza Adriano a Bolzano e in tutta la Bassa Atesina i valori sono piuttosto elevati. Questo quanto emerso nei giorni scorsi da una relazione tenuta proprio a Cortina dal direttore dell’«Appa», Luigi Minach. A commentare i dati è ora il portavoce del movimento «Bassa Atesina vivibile», Manfred Weger.
 L’inquinamento atmosferico a sud di Bolzano è da sempre il cavallo di battaglia del movimento «Bassa Atesina vivibile». Ed è proprio sulla condizione dell’aria in questa zona, delineata di recente dal direttore dell’Appa Luigi Minach in un incontro svoltosi a Cortina, che interviene ancora una volta il portavoce del gruppo, Manfred Weger.
 Signor Weger, l’aria di Cortina come quella che si respira in piazza Adriano a Bolzano. Cosa ne pensa?
 «Non siamo sorpresi. Questi dati non fanno altro che confermare quello che noi del movimento “Bassa Atesina vivibile” sosteniamo da tempo, ovvero che la Bassa Atesina è inquinata quanto il capoluogo altotesino».
 L’inquinamento atmosferico è un problema sentito tra i cittadini della zona?
 «Certo. Le persone sono molto sensibili a questo tema. Anche se mancano ancora i dati e le statistiche, infatti, si sa che l’inquinamento provoca gravi danni alla salute».
 La popolazione della Bassa Atesina ha paura?
 «Direi sì. Diversi dottori, infatti, hanno sostenuto che nella zona a sud di Bolzano la percentuale di anziani e bambini nei quali sono stati riscontrati problemi respiratori è più alta che nel resto della provincia».
 Il Bbt contribuirà a migliorare la situazione?
 «Il Tunnel del Brennero sarà pronto non prima di 20 anni e anche quando sarà terminato non è detto che i tir non circoleranno più sull’Autobrennero. Noi invece abbiamo bisogno di interventi e soluzioni tempestive per garantire la sicurezza e la salute dei cittadini».
 Confermate la vostra contrarietà all’ampliamento dell’aeroporto? E cosa pensate dell’impianto per il trattamento dei fanghi?
 «Sono due progetti che peggiorerebbero una situazione che è già allarmante. Già adesso, infatti, in Bassa Atesina vengono spesso superati i limiti imposti dall’Unione Europea. Prima di realizzare questi interventi, quindi, sarebbe meglio pensare a far sì che ciò non avvenga più».
 Il suo movimento sta pensando a nuove iniziative a riguardo?
 «Sì. Siamo a lavoro, ma non posso ancora anticipare di cosa si tratta».
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mercoledì, 23 gennaio 2008


Polveri sottili, arriva la centralina
Problemi in Bassa per i venti da sud «A Cortina valori come a Bolzano»
di Umberto Fellin
Alto Adige, 23 GENNAIO 2008

 CORTINA. Nel giro di poche settimane anche a Cortina sarà installata una stazione fissa per il rilevamento dell’inquinamento atmosferico. Ad annunciarlo è Luigi Minach, direttore dell’Appa, che proprio nei giorni scorsi ha presentato a Cortina una relazione sull’inquinamento in questa zona. «A Cortina la presenza delle polveri sottili è pari a quella riscontrata in piazza Adriano a Bolzano - afferma Minach - ma i valori sono elevati in tutta la Bassa Atesina».
 Anche il paese di Cortina disporrà presto di una stazione fissa per il rilevamento dell’inquinamento atmosferico. La stazione, la più a sud in provincia, sarà installata nel giardino della casa dell’ex custode della stazione ferroviaria del paese e servirà alla Ripartizione Ambiente di Bolzano per monitorare nel corso dell’intero anno le condizioni dell’aria della zona. Ad annunciarlo è il direttore dell’«Appa» Luigi Minach, che proprio nei giorni scorsi ha tenuto a Cortina una relazione sull’inquinamento atmosferico della zona.
 «A Cortina la presenza delle polveri sottili è pari a quella registrata in piazza Adriano a Bolzano, se non addirittura in concentrazioni maggiori, e i valori registrati sono elevati in tutta la Bassa Atesina - afferma il direttore -. Il dato più sconcertante è però che in tutta la Bassa Atesina è uguale dove mi trovo, se vicino all’Autobrennero o in un frutteto isolato: la presenza di polveri sottili nell’aria è più o meno uguale».
 Una delle cause di questo inquinamento sarebbe, sempre a detta del direttore dell’Appa, il fenomeno del trasporto di queste polveri dalla Pianura padana. «Anche in Bassa Atesina veicoli e riscaldamento giocano un ruolo importante nell’inquinamento dell’aria - spiega ancora Luigi Minach - ma in questa zona si aggiunge anche un’altra causa. Di notte, infatti, il vento trasporta le polveri sottili da sud verso nord, ovvero dalla zona della pianura padana “ricca” soprattutto di pm secondarie prodotte da sostenze gassose verso Trento e la Bassa Atesina».
 In Bassa Atesina, inoltre, non mancano altri fattori di inquinamento come ad esempio il cattivo uso delle stufe. «Anche se a sud di Bolzano questo fenomeno è meno rilevante che in altre zone della provincia come ad esempio la val Venosta, questo delle stufe non è un problema da sottovalutare. È importante che i Comuni ci aiutino a sensibilizzare i cittadini a non bruciare legna trattata e a praticare una buona manutenzione degli impianti. In generale però - conclude soddisfatto Minach - posso però affermare che in Bassa Atesina e in tutta la provincia, grazie soprattutto ad inverni più miti, la qualità dell’aria è migliorata».
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martedì, 22 gennaio 2008


centro per la guida sicura
IL MOTO CLUB «Pronti a gestire la pista»
  Alto Adige 22 GENNAIO 2008

 LAIVES. La bella festa di premiazione dei piloti che corrono per il Moto club Evergreen ha anche portato una buona notizia: quest’anno sarà pronta la pista per il motocross all’Ischia Frizzi, nel perimetro del nuovo centro per la guida sicura. «Noi come club ci proporremo per la gestione della pista - ha affermato il vice presidente del club, Edgar Visintin - e per tutti gli appassionati di motocross si aprirà una nuova ed importante prospettiva». (b.c.)
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martedì, 22 gennaio 2008



Discarica ancora sotto sequestro
Zanvettor: negli anni scorsi inquinamento non provato
BRUNO CANALI
Alto Adige, 22 GENNAIO 2008


 LAIVES. Rimane sotto sequestro l’area in un angolo della zona produttiva Vurza, dove lo scorso fine settimana i carabinieri del Noe, in seguito a una ricognizione aerea, hanno individuato un deposito abusivo di materiali di ogni genere. Il terreno è proprietà di L.W., residente a Laives, che ha anche rimediato una denuncia per gestione illecita di materiali pericolosi e non.
 Il rischio, come è stato evidenziato dai carabinieri, è quello di un possibile inquinamento del suolo. Per questo il proprietario dell’area dovrà anche eliminare tutto quanto ha depositato nel tempo lì, ripulendo completamente.
 Che in quell’angolo della zona produttiva Vurza ci fosse una situazione del genere non è comunque una novità: il deposito è lì da decenni, da quando L.W. acquistò il terreno dove un tempo si trovava una minuscola trattoria affacciata sulla statale 12. Con il passare degli anni i materiali si sono andati accumulando nell’area, ancora prima che tutto attorno sorgessero le fabbriche attuali. Ci furono anche vari tentativi da parte del Comune di arrivare ad un accordo con il proprietario del deposito ma poi, per una cosa o per l’altra, i risultati sono mancati. Oggi che la questione è tornata di attualità, l’assessore all’ambiente Giorgio Zanvettor ha fatto una verifica presso gli uffici urbanistici comunali e così si viene a sapere che fra il 1993 e il 1995 l’allora amministrazione comunale effettivamente si mosse, chiedendo alla Provincia apposite verifiche nel deposito di rottami. «L’Ufficio geologia e prove materiali della Provincia - spiega Zanvettor - fece delle analisi e, a quanto si capisce, anche dei carotaggi del sottosuolo, senza che però sia risultato un problema di inquinamento e così la situazione è andata avanti per anni. Adesso, alla luce di quanto rilevato dai carabinieri del Noe di Trento, si potrebbero richiedere ulteriori analisi nel deposito, anche se l’intervento dell’altro giorno dovrebbe avere messo la parola fine ad una situazione di quel genere».
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domenica, 20 gennaio 2008




Rifiuti, scoperto un altro deposito abusivo

Ambiente Denunciato il proprietario del terreno. Trovati rottami, macchinari industriali, pneumatici e auto dismesse

 

Corriere dell'Alto Adige  2008-01-20

Laives, sequestrata area di 700 metri quadrati. Polonioli: «Difficile controllare»

All'inizio della settimana erano state scovate quindici tonnellate di fanghi nocivi in un magazzino
BOLZANO — A distanza di pochi giorni il Nucleo operativo ecologico (Noe) di Trento ha scoperto un nuovo deposito abusivo in zona Vurza a Laives: su un'area di 700 metri quadrati si trovavano parcheggiate auto dismesse, vecchi rottami, macchinari industriali e pneumatici fuori uso.
Il sito è stato avvistato dagli uomini del Noe, guidati dal maresciallo Carlo Bellini, durante un controllo aereo di dieci giorni fa. Ieri mattina — dopo aver fatto analizzare i filmati fatti dall'alto dagli esperti del Noe — i carabinieri, su direttiva del sostituto procuratore di turno Guido Rispoli, hanno messo i sigilli al deposito. Il proprietario, L. W. le sue iniziali, di 60 anni, è stato denunciato per gestione di rifiuti pericolosi e pericolo di inquinamento del terreno. Negli ultimi anni, infatti, l'uomo avrebbe usato il deposito per riparare macchine senza essere in possesso di alcuna autorizzazione da parte del Comune.
Solo mercoledì pomeriggio sempre i carabinieri del Noe avevano sospeso l'attività di un'altra ditta di Laives — poco lontana dal deposito abusivo trovato ieri — specializzata nel commercio all'ingrosso di detersivi e prodotti chimici. I due soci della ditta, G. Z. di 32 anni e C. Z. di 39 anni, erano stati denunciati dagli uomini dell'Arma del Noe per gestione illecita di rifiuti pericolosi. Al termine dei controlli, i carabinieri, infatti, avevano scoperto che negli ultimi due anni nel loro magazzino erano stati stoccati ben quindici tonnellate di fanghi pericolosi provenienti di lavanderie. La violazione era stata immediatamente segnalata alla Procura di Bolzano al magistrato Rispoli. Gli stessi imprenditori dell'azienda nel frattempo hanno già sospeso la gestione dei fanghi stoccati all'interno del magazzino, dopo che i carabinieri avevano fatto la contestazione. Entrambi i denunciati, infatti, avrebbero dichiarato di non essersi resi conto dell'errore formale nello smaltimento dei fanghi e per questo hanno subito rinunciato a quella parte della loro attività. Secondo il Noe comunque non vi sarebbe stato — nel caso dell'azienda che trattava detersivi — pericolo di inquinamento per la falda acquifera. I fanghi pericolosi erano stati portati via presso un altro stabilimento e il magazzino della ditta di Laives ora stato chiuso.
Lo stesso sindaco di Laives, Giovanni Polonioli, commenta così i due interventi del Noe: «Il proprietario del terreno sequestrato dal Noe — precisa — da anni teneva uno spaccio all'aperto dove sembra abbia depositato macchine vecchie e pneumatici. Al Comune il deposito abusivo era sconosciuto, altrimenti avremmo immediatamente segnalato il caso alle forze dell'ordine. Neanche le aziende limitrofe al deposito si erano mai accorte che il proprietario gestiva quell'area in modo illecito. Non si era creata una situazione da far nascere il dubbio che servisse un provvedimento penale. Purtroppo quella è una zona produttiva e quindi per molto tempo l'area sequestrata poteva sembrare un deposito delle aziende confinanti. Fortunatamente le stesse autorità svolgono dei controlli a tappeto su tutto il territorio, permettendo così di scoprire discariche abusive non notate. Per quanto riguarda invece la chiusura dell'azienda specializzata nel commercio di detersivi la notizia ha sorpreso molti a Laives. La ditta, infatti, è sempre stata conosciuta per la sua serietà. Anche in quel caso il Noe ha agito in modo autonomo.
Susanna Petrone


Alto Adige, 20 GENNAIO 2008
Deposito abusivo di auto vecchie e rottami
di Bruno Canali

 LAIVES. È stata una verifica dall’alto, con un elicottero, a permettere ai carabinieri del Noe di individuare un deposito abusivo di rottami in zona produttiva Vurza, a Pineta. Quel deposito, 700 metri quadri, proprietà di L.W., 60 anni di Laives, è lì da decenni ma a nulla erano valsi i tentativi del Comune di farlo togliere. Adesso però è sotto sequestro e il proprietario ha rimediato una denuncia per «gestione di rifiuti pericolosi e non, senza autorizzazioni».
  Ora il proprietario del deposito dovrà ripulire tutto quanto, anche per cercare di rendere meno pesante la denuncia subita. «Il deposito abusivo di rottami e macchinari vari - dicono i carabinieri del Noe, che sono intervenuti poi in collaborazione con i militari di Laives - è stato individuato grazie a una ricognizione aerea dell’elicottero. Immediato l’intervento di verifica a terra, che ha portato al sequestro dell’area in zona Vurza e alla denuncia del proprietario».
 I materiali accatastati nel deposito hanno un valore stimato attorno ai 200 mila euro e, come detto, si va da parti di automobili ormai in disuso a macchinari vari e materiale ferroso di varia provenienza, il tutto sistemato sul terreno senza alcuna precauzione rispetto alla possibilità di inquinamento del sottosuolo da parte di percolati.
 Il Comune è a conoscenza da decenni di questa situazione esistente in un angolo della zona produttiva Vurza, perché il deposito di rottami si trovava lì ancora prima che la zona stessa venisse edificata. Gli amministratori comunali del tempo ricordano ancora i tentativi che ci furono per arrivare a una soluzione definitiva del problema, un accordo con il proprietario dell’area che evidentemente non è mai arrivato.
 Intanto numerose aziende di varie dimensioni sono sorte tutto attorno e l’angolo ingombro di rottami è rimasto al suo posto. Adesso però la svolta l’hanno imposta i carabinieri ponendo sotto sequestro il deposito e ingiungendo al suo proprietario la rimozione completa di tutto ciò che vi si trova depositato senza le necessarie autorizzazioni.
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categoria:ambiente, comune di laives
venerdì, 18 gennaio 2008



Ferrovia: le barriere antirumore inizieranno all’altezza della città
Lavori dalla prossima settimana: saranno 3 mila metri
Alto Adige 18 GENNAIO 2008

 LAIVES. Dalla prossima settimana inizieranno i lavori di costruzione delle barriere antirumore lungo la ferrovia all’altezza di Laives. «Saranno circa 3 mila metri da realizzare - spiega il vice sindaco Georg Forti - e durante un recente incontro di coordinamento s’è stabilito che occorrerà individuare una piccola area dove la ditta costruttrice potrà sistemare materiali e cantiere. Non pensavamo che i lavori iniziassero quest’anno, ma l’appalto, a livello europeo, è stato rapido. Così per fine giugno le barriere dovrebbero essere installate e insieme sarà pronta anche la nuova stazione ferroviaria. Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti, anche perché, in questa maniera, dovrebbero essere risolti buona parte dei disagi che toccano a chi risiede attorno alla ferrovia a causa del rumore. Di seguito arriveranno anche altre barriere, sia per il centro guida sicura e sia per l’autostrada che passa in zona». (b.c.)
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categoria:ambiente, comune di laives, antiinquinamento
venerdì, 18 gennaio 2008


Arriva «Hotknott», il sito degli alpinisti

IN RETE

Corriere dell'Alto Adige 2008-01-18

Si chiama www.hotknott.com ed è un sito «autogestito» dagli amanti della montagna in Alto Adige. Gli alpinisti possono infatti inserire e scaricare le più belle escursioni della provincia — anche con i dati Gps — il tutto senza costi. A poche settimane dalla creazione del sito gli iscritti sono già 400 e le gite inserite qualche centinaio, in tedesco e in italiano.
Attraverso il campo «escursionì» è possibile selezionare il tipo di gita. Si inizia con le escursioni in montagna, si passa ai percorsi d'alta quota e allo scialpinismo e si arriva all'arrampicata sportiva, alla mountainbike e alla bicicletta da corsa. Ci sono anche proposte per escursioni invernali e percorsi per correre in montagna. Hotknott è però anche un luogo di incontro per conoscere altri appassionati della montagna e fare amicizia. «Questa community è unica nel suo genere e per questo sosteniamo quest'idea», sottolinea Stephan Kuenz, direttore marketing di Sportler. Joerg Holzapfel, di Team Blau e uno degli ideatori, spiega l'origine del nome. «In dialetto sudtirolese Knott significa roccia, hot è invece inglese. Abbiamo cercato — conclude — un nome particolare per un sito speciale».
Escursioni
Il sito creato dagli alpinisti propone gite con le ciaspole
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venerdì, 18 gennaio 2008


Inceneritore, sì del Centro


Corriere dell'Alto Adige  2008-01-18

Circoscrizioni


BOLZANO — Nella seduta di ieri il Consiglio di quartiere Centro-Piani-Rencio ha discusso del previsto nuovo inceneritore a Bolzano Sud. Il direttore dell'Apa Luigi Minach, il direttore dell'Ufficio provinciale gestione rifiuti Giulio Angelucci e l'assessore comunale all'ambiente Klaus Ladinser hanno presentato delle relazioni tecniche sul progetto. «Al termine di un'animata discussione, il consiglio di quartiere ha votato a favore dell'inceneritore, ponendo però la condizione che esso sia di dimensioni limitate a soddisfare il bisogno della città di Bolzano» spiega il presidente di circoscrizione Rainer Steger.
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mercoledì, 16 gennaio 2008

Inceneritore, anche Fi scende in campo: «Inquinerà troppo»

Alto Adige 16-1-2008

 LAIVES. Forza Italia promuove incontri per informare i cittadini sui termovalorizzatori, impianti dei quali si fa un gran parlare attualmente per quanto concerne il problema dei rifiuti a Napoli. Sabato 19 gennaio, dalle 9 alle 13 davanti all’albergo Casagrande di via Kennedy e poi anche domenica, davanti al municipio, gli attivisti azzurri saranno presenti insieme al vice delegato per la Bassa Atesina Alberto Berger e ad Andrea Rosele per discutere con i cittadini «di danni per ambiente e salute prodotti dai termovalorizzatori a causa della produzione di nanoparticelle che si disperdono nell’atmosfera».
 Secondo quanto sostengono i rappresentanti di Fi, «i costi elevati di gestione di tali impianti inevitabilmente ricadranno sulle tasche dei cittadini e questo nonostante esistano soluzioni alternative, meno inquinanti e onerose, già adottate in altre realtà italiane, vedi ad esempio il centro di riciclaggio dei rifiuti che c’è a Vedelago, in provincia di Treviso».
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categoria:ambiente
martedì, 15 gennaio 2008



«Polveri sottili, 35 decessi» È scontro tra i Verdi e Laimer
Secondo la sezione ambientale dell’Asl nei periodi in cui aumenta il grado di inquinamento si registra una crescita dei ricoveri e dei decessi per malattie cardiovascolari e respiratorie   Alto adige, 15 GENNAIO 2008

 BOLZANO. Interrogazione dei Verdi all’assessore Laimer, per sapere se corrisponda al vero che in Alto Adige si verificherebbero 35 morti l’anno causate dalle pm10, come sosterrebbe uno studio condotto dall’Asl. «Le polveri sottili non uccidono nessuno», replica stizzito l’assessore.
 «A metà gennaio - dicono i consiglieri verdi Heiss, Kury e Dello Sbarba - la sezione di medicina ambientale dell’Asl ha lanciato sui media i risultati di uno studio sulla qualità dell’aria, secondo il quale in Alto Adige le pm10 sarebbero la causa primaria di circa 35 morti l’anno». Sempre a detta dei Verdi, l’assessore all’Ambiente Michl Laimer avrebbe poi smentito, affermando che non esiste una causa diretta tra polveri sottili e mortalità. Per questo i Verdi hanno presentato un’interrogazione nella quale chiedono quando siano stati pubblicati ufficialmente i dati dello studio, per quale motivo assessore e sezione ambientale siano in contraddizione tra loro e perché l’assessore metta in dubbio la credibilità degli studi medici. Laimer ammette di non conoscere lo studio, ma precisa: «Le polveri sottili non sono mortali. È vero che contribuiscono a peggiorare le condizioni cliniche di chi soffre già di particolari patologie, ma nulla di più». Insomma, a detta di Laimer nessuno muore a causa delle polveri sottili, «anche perché ormai gli sforamenti sono sempre di meno: nel 2007 se ne sono registrati soltanto nove. Certo, il tempo ci ha dato una mano, ma le misure antitraffico e antiinquinamento prese dalla Provincia stanno funzionando molto bene». Laimer infine precisa di non essere affatto in disaccordo con i medici dell’Asl. Anzi, tutt’altro. «Stampa e Verdi hanno banalizzato i risultati di uno studio assai complesso, basato su ipotesi probabilistiche».
 Per conoscere nel dettaglio lo studio e i suoi risultati, l’unica è ascoltare la voce del dottor Lino Wegher, direttore della sezione ambientale dell’ufficio igiene dell’Asl. «Fino a pochi mesi fa - precisa - per quanto riguarda l’Alto Adige non esistevano dati scientifici sulle connessioni tra inquinamento atmosferico e ricoveri o decessi. Due anni fa abbiamo deciso di studiare la situazione, considerando sette località altoatesine. Come riferimento abbiamo assunto il quinquennio 2000-2004. Abbiamo raccolto e poi incrociato statisticamente i dati demografici con quelli riguardanti i ricoveri e i decessi legati a patologie cardio-vascolari e respiratorie, nonché quelli sull’inquinamento dell’aria misurati dall’Appa». Uno studio complesso, difficile, laboriosissimo. «Perché non abbiamo considerato solo le polveri sottili, ma pure gli altri agenti inquinanti». Gli studiosi hanno rintracciato le evidenze scientifiche di una causa-effetto supposta, ma mai provata: «Nei periodi in cui le emissioni di polveri sottili in atmosfera aumentano, si registra una crescita significativa non solo dei ricoveri ma pure dei decessi per malattie cardiache e polmonari». Le pm10 ovviamente concorrono alla morte, non ne costituiscono la causa. E le polveri sottili in aumento d’inverno sono solo un esempio. Analoga causa-effetto si verifica in estate, con l’ozono. «I gruppi ad elevata suscettibilità, come chi soffre di patologie cardiovascolari o gli asmatici, sono molto esposti. Per esempio, se le emissioni di pm10 crescono, la densità del sangue tende a diminuire, fatto che va ad incidere su chi già soffre di disturbi circolatori». Insomma, quando le pm10 registrano un aumento, e contemporaneamente crescono ricoveri e decessi. (da.pa)


«Più morti se cresce l’inquinamento»
Il dottor Wegher (Asl): ma qui la situazione è migliore di quella italiana

 BOLZANO. Ridurre le emissioni nell’atmosfera, introducendo misure antitraffico e antiinquinamento, serve, eccome. Lo dicono proprio i risultati del primo studio altoatesino sull’argomento, condotto dalla sezione medicina ambientale del servizio igiene dell’Asl: solo se si riducessero le emissioni di pm10 dagli attuali 30,73 µgr/m² (medi giornalieri) ai 20 raccomandati dall’organizzazione mondiale della sanità, ogni anno si verificherebbero 35 decessi in meno per malattie degli apparati cardio-circolatorio e respiratorio. Fino a poco tempo fa lo si supponeva, ma a nessuno, almeno in provincia, era venuto in mente di condurre uno studio scientifico, serio e circostanziato, per dimostrare le connessioni tra aumento dell’inquinamento atmosferico (non solo automobilistico) e acutizzarsi delle patologie. Poi è scesa in campo la sezione ambientale, diretta dal dottor Lino Wegher. Il quale precisa: «I risultati dello studio ci dicono due cose: rispetto ad altre regioni italiane, austriache e germaniche, in Alto Adige le cose vanno decisamente meglio. In secondo luogo abbiamo messo in luce il fatto che occorre continuare a prevenire, ponendosi degli obiettivi realistici. Non solo per le pm10, ma pure per altre sostanze». Tradotto: secondo lo studio dell’Asl occorrerebbe proseguire con le restrizioni, perché «meno pm10 significa meno decessi e ricoveri». (da.pa)

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categoria:ambiente, salute
sabato, 12 gennaio 2008



Guida sicura, in aprile le prime lezioni
Vadena. Completati i lavori esterni del grande Centro provinciale. Ora si procede con la sistemazione degli arredi
 Alto Adige, 12 GENNAIO 2008


 VADENA. I lavori esterni sono conclusi. Un po’ di neve e molto ghiaccio nascondono in parte i progressi compiuti. Il Centro Guida sicura, a ridosso della discarica Ischia Frizzi, ha preso forma. Che è quella definitiva. La maggior parte degli interventi tecnici sono stati terminati; adesso c’è la fase di allestimento degli interni con la conseguente apertura del Centro - con tutte le piste connesse - entro il prossimo mese di aprile: questa è la promessa fatta dall’assessore provinciale Thomas Widmann.
 Lo stesso assessore ha confermato che non sarà l’Adac - l’Aci germanico - a gestire il Centro di guida sicura. La gestione non sarà affidata a un unico soggetto ma ad un’impresa che affiderà i diversi settori, autonomi tra loro, ad altrettanti enti o imprese. La struttura, ha spiegato Widmann, sarà molto complessa. «Non ci saranno solo corsi di guida sicura ma si potranno anche noleggiare go-kart, insegnare ai giovani a guidare su strade con semafori e incroci, ci sarà una sezione dedicata alla presentazione di nuove auto ed altro ancora». Non avrebbe dunque senso assegnare tutti questi servizi a un unico gestore «Perché nessuno ha le competenze complete. Quindi il Centro sarà affidato a una conduzione centrale con le varie sotto-sezioni. Sarà la gestione centrale a decidere chi si occuperà delle singole attività. In tal senso è imminente una decisione della Provincia sulla base delle indicazioni dello stesso assessore Widmann.
 Dopo anni d’attesa e di polemiche il primo centro per la guida sicura in provincia sembra essere ormai vicino. Le prime lezioni partiranno, infatti, già nel prossimo aprile non appena saranno concluse le rifiniture agli interni della struttura che potrà ospitare dai 150 ai 180 utenti per volta. È un centro di guida sicura composto da sette moduli e dotato delle più moderne tecnologie per la simulazione di situazioni difficili e pericolose. Vi sarà, ad esempio, una lastra dinamica che, azionata da meccanismi idraulici, sposterà la parte posteriore del veicolo facendolo slittare. Si simuleranno inoltre il ghiaccio e l’acqua planing in modo da insegnare come comportarsi in caso di difficoltà.
 «Nel campo dei centri di guida sicura siamo molto indietro rispetto agli altri Paesi europei - ha dichiarato l’assessore Widmann - e per questo abbiamo intenzione di proporre una legge che faccia diventare obbligatori i corsi di guida sicura per i neopatentati, ma non solo. Alcuni studi condotti in Stati dove questi corsi sono obbligatori già da tempo hanno dimostrato come grazie a queste lezioni gli incidenti siano diminuiti del 20%. Questi corsi, però, dovrebbero essere seguiti anche dagli adulti. Il modo di guidare, infatti, cambia con il tempo. Ad esempio anni fa non esistevano le rotonde, e quindi molti anziani non sanno come si deve guidare in presenza di una simile struttura».
 Il nuovo centro di Vadena ospiterà principalmente i corsi di guida sicura, ma ci sarà vi sarà anche uno spazio dedicato ai go-karts e una pista per l’allenamento di guida con gli scooter ed i motorini.
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giovedì, 10 gennaio 2008


Smog, allerta finito «Il problema rimane»


Inquinamento Il livello di polveri torna «accettabile»

Corriere dell'Alto Adige 2008-01-09

Kury e Glauber: ridurre il traffico
Si allontana il rischio di dover bloccare la circolazione Gli ambientalisti non abbassano la guardia
BOLZANO — I grandi centri, Bolzano e Merano su tutti, tornano a respirare, ma non ci si può certo permettere di abbassare la guardia. Il livello delle polveri sottili registrato nei due principali centri urbani provinciali è tornato al di sotto dei livelli di guardia dopo tre giorni consecutivi di sforamento del limite di legge di 50 microgrammi per metro cubo d'aria e quindi lo stato di allerta è stato revocato. Le recenti nevicate hanno permesso di tornare ad avere una qualità dell'aria accettabile anche nelle città, ma gli esperti ammoniscono a non considerare risolta la situazione e già ieri il sole è tornato a splendere.
L'Agenzia provinciale per l'ambiente ha reso noto ieri i dati relativi a lunedì 7 gennaio: per quanto riguarda la città capoluogo le centraline di rilevamento hanno fatto registrare una netta flessione della concentrazione media giornaliera di Pm10 nell'aria, scesa a 36 microgrammi per metro cubo, ancora più marcata la riduzione a Merano, dove il livello delle Pm10 si è attestato a 32 microgrammi. Con l'abbassamento dei valori relativi alla presenza di polveri sottili nell'aria viene dunque revocato lo stato d'allerta, il cui annuncio è reso obbligatorio dopo tre giorni consecutivi di sforamento e che precedono i primi provvedimenti di limitazione alla circolazione stradale, stabiliti dalle singole amministrazioni municipali, che scattano dopo cinque giorni consecutivi di superamento della soglia d'attenzione di 50 microgrammi.
Nessun blocco dunque della circolazione stradale, ma ancora una volta l'invito ad utilizzare il più possibile mezzi di trasporto pubblici o comunque alternativi rispetto a quelli motorizzati soprattutto per gli spostamenti in città. Molto sensibili all'argomento sono naturalmente i Verdi, che intervengono con la loro capogruppo in consiglio provinciale Cristina Kury: «La salute dei cittadini andrebbe tutelata meglio — sostiene — e le misure si devono adottare veramente. Sappiamo bene quanto il traffico veicolare incida sul problema, eppure capita spesso di andare nella direzione sbagliata. È demoralizzante».
È critico anche Hans Glauber, presidente dell'Ökoinstitut: «Quello delle polveri sottili è un problema complesso — sostiene — che la politica dovrebbe affrontare senza paura di adottare soluzioni anche impopolari, proprio perché c'è di mezzo la salute di tutti. Limitare la circolazione ai veicoli più inquinanti è un primo passo, ma bisogna considerare che la stessa abrasione del manto stradale, come di freni, frizioni e pneumatici, crea purtroppo particolato ».
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martedì, 08 gennaio 2008



GAS SERRA
CO2, il killer del clima
Alto Adige, 07 GENNAIO 2008

 ROMA. Di effetto serra si muore, ma per la prima volta è stata isolata la diretta responsabilità di uno dei principali killer del clima, l’anidride carbonica (CO2). Il riscaldamento globale sta già facendo 150mila morti l’anno, in termini di aumento della diffusione dei virus tropicali, dei disastri naturali e delle malattie respiratorie legate all’inquinamento, secondo l’Oms. Ma ora per la prima volta un ricercatore americano è riuscito ad isolare l’ultimo di questi contributi, e a definire di quante morti è responsabile la CO2: secondo lo studio, pubblicato da Geophisycal Research Letters, questo gas uccide 20mila persone l’anno in tutto il mondo per ogni grado in più di temperatura che provoca. «Quella che ho trovato non è solo una correlazione, ma un vero e proprio rapporto di causa-effetto - spiega Mark Jacobson dell’università di Stanford - questo studio è il primo che ha dimostrato quantitativamente che i cambiamenti chimici e meteorologici dovuti alla sola CO2 sono sufficienti ad aumentare la mortalità». Jacobson ha utilizzato un modello matematico che sta studiando da 18 anni, che è considerato il più complesso mai sviluppato, e che incorpora tutti i processi che avvengono in atmosfera all’aumentare dei gas serra, per verificare l’ andamento della quantità di ozono e particolato nell’atmosfera. Il risultato è stato che per ogni grado in più di temperatura atmosferica dovuto all’aumento di CO2 solo questi due fattori causano mille morti ogni anno negli Usa e 20mila nel mondo. «L’ozono è un gas altamente corrosivo - spiega Jacobson - corrode persino le statue e la gomma. Pensate a cosa può fare ai polmoni».
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sabato, 29 dicembre 2007


Comitato Via, sostituito Huber
Alto Adige, 29 DICEMBRE 2007

 BOLZANO. Walter Huber, direttore del dipartimento provinciale Ambiente, lascia il comitato Via. Nelle scorse settimane non erano mancate le polemiche per una sua eventuale incompatibilità: Huber ricopre infatti anche l’incarico di responsabile dell’osservatorio ambientale del tunnel di Brennero. Al suo posto è stato nominato il direttore dell’Appa Luigi Minach. Sostituiti anche Norbert Lantschner (ora all’Agenzia CasaClima) col direttore dell’ufficio Aria e rumore Georg Pichler e Leonardo Tomasi (non più in servizio alla ripartizione urbanistica) con l’architetto Carlotta Polo.
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venerdì, 28 dicembre 2007


La mobilitazione Sciarada ospita la mostra «Luoghi resistenti»

Alleanza senza confini contro le grandi opere

Corriere dell'Alto Adige  2007-12-28

I No Tav: ambiente, troppe aggressioni

BOLZANO — Una mostra per dimostrare che la resistenza popolare può anche fermare le grandi opere e per far capire agli altoatesini che il tunnel del Brennero, l'ampliamento dell'aeroporto e il nuovo inceneritore non si possono accettare senza colpo ferire. L'iniziativa è del comitato «No Tav» di Bolzano che ha portato la mostra «Luoghi resistenti» nei locali di Sciarada, in piazza erbe. dopo la befana i pannelli verranno spostati prima al Circolo Masetti e poi al centro Trevi: l'obiettivo è convincere i bolzanini a scendere in piazza per difendere il loro territorio dalle lobby mosse solo dalla logica del profitto. «Non siamo soli, insieme a noi ci sono le migliaia di persone che in tutta Italia e nel mondo si battono contro la distruzione dell'ambiente» dice Alessandro Borzaga, militante del comitato Ambiente e salute. Anche Claudio Campedelli della rete No Tav rilancia l'alleanza con trentini e tirolesi per fermare i lavori del tunnel di base del Brennero. «I soldi pubblici devono essere usati per risolvere il problema del traffico su gomma e non per costruire cattedrali nel deserto» chiarisce Campedelli.
La mostra, ventiquattro pannelli, racconta alcune delle tante battaglie popolari combattute in Italia negli ultimi anni. Dalla lotta contro il deposito di scorie radioattive a Scanzano Ionico alle manifestazioni contro il raddoppio della base Usa «Dal Molin » di Vicenza passando naturalmente per la Val di Susa dove la mobilitazione popolare è riuscita (per il momento) a bloccare il raddoppio della Torino Lione. E ancora ci sono i militanti contro il rigassificatore di Livorno, le proteste contro la privatizzazione dell'acqua, contro gli inceneritori in Campania, contro le basi militari in Sardegna, contro l'amianto e chi più ne ha più ne metta. A chi li accusa di essere contro lo sviluppo, gli organizzatori rispondono: «Sì, siamo contro lo sviluppo. Perchè — spiega Campedelli citando l'economista Serge Latouche — l'unica soluzione è la società della decrescita. Non si può continuare ad aggredire l'ambiente, non ci faremo togliere il diritto a sognare un futuro diverso ».
In alto Adige i No Tav sono ancora poco ma determinati più che mai a fermare i lavori per il tunnel del Brennero. Costi quel che costi. «Non siamo da soli: i movimenti tirolesi hanno presentato un esposto alla Corte dei conti, i trentini si stanno ribellando. Adesso tocca a noi: la politica deve dimenticarsi di questo progetto e alzare i pedaggi autostradali e sfruttare di più la ferrovia esistente. Così non sarà bisogno di distruggere le montagne».
Marco Angelucci Decrescita
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venerdì, 28 dicembre 2007

«Arriva maxi inceneritore ma la giunta resta zitta»

Alto Adige, 28 DICEMBRE 2007

 LAIVES. Il consigliere comunale Rosario Grasso (Rifondazione Comunista) interviene, con una propria nota, in merito alla questione inceneritore. «Il dibattito accesosi sull’inceneritore - scrive appunto il consigliere Grasso - è merito della costanza degli esponenti che animano l’associazione “Ambiente e salute” la quale ha fatto un meritevole lavoro di controinformazione fornendo, su base scientifica gli elementi per una autonoma valutazione. Gli unici sordi all’evidente pericolosità di un inceneritore che sorgerà in una valle angusta e poco ventilata sono state le istituzioni e gran parte dei politici. Grande assente nel dibattito è poi l’amministrazione comunale di Laives che con l’alibi che l’inceneritore non sorgerà sul territorio comunale si disinteressa delle ricadute sulla salute dei cittadini. Eppure gran parte del territorio, a cominciare da San Giacomo, sorge a ridosso della megastruttura e del punto di maggiore ricaduta degli inquinanti più pericolosi. Se inoltre si riflette sul fatto che la valle solo in pochi punti supera i quattro chilometri di larghezza e che certo non si può fare affidamento solo sui venti che spirano da sud, si capisce quanto miope sia questo atteggiamento. Esso inoltre - continua Grasso nella sua nota - porta alla accettazione di altri aspetti che con questa scelta di passività hanno a che fare. La decisione di costruire un inceneritore da 130 mila tonnellate richiede che funzioni sempre a pieno regime per avere la massima resa e per evitare una sovrapproduzione di inquinanti. La Provincia ha dunque emanato una legge provinciale sui rifiuti che obbliga i comuni, con la scusa di combattere il cosiddetto turismo delle immondizie, ad inserire una quota minima di produzione dei rifiuti che non incentiva a ridurre la loro produzione, è antieducativa ed è funzionale solo all’alimentazione dell’inceneritore». Secondo Rosario Grasso, consigliere comunale di Rifondazione Comunista «Anche su questo aspetto occorre che non si abbia un atteggiamento subalterno da parte delle amministrazioni locali, ma che si abbia il coraggio di dire che si tratta di una scelta sbagliata, che inficia lo sforzo di arrivare ad una raccolta differenziata spinta. Per combattere lo scarso senso civico di una parte dei cittadini occorre che si trovino altre strade».
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venerdì, 28 dicembre 2007


Il significato di tutela del paesaggio

 L’articolo 9, secondo comma della Costituzione pone fra i compiti della Repubblica la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione.
 Italia Nostra, associazione nazionale, in base al principio costituzionale sopra citato, ha fra le sue finalità anche quella di promuovere azioni per la tutela...dell’ambiente, del paesaggio urbano, rurale...del territorio. La parola paesaggio non indica, pertanto, soltanto il paesaggio naturale, o agricolo, rurale, ma anche quello urbano. Il paesaggio è l’insieme delle fattezze di una località, è l’espressione di una dinamica di forze naturali, ma anche, e soprattutto di forze umane; è dunque la forma del paese, attuata dall’azione cosciente e sistematica della comunità umana che vi si è insediata, in modo intensivo o estensivo, nelle città e nella campagna, che agisce sul suolo, che produce segni della sua cultura. Di quest’ultima il paesaggio diventa forma, linguaggio, comunicazione, messaggio, terreno di rapporto fra individui, contesto che cementa il gruppo. Il paesaggio, sotto questo aspetto, è per i componenti della società l’immagine dell’ambiente in cui vivono e che essi vedono; è il conferimento quindi di senso o di valore a quel complesso di cose; lo è tanto quello esclusivamente”naturale”, Kulturlandschaft, quanto quello”umano”, per il fatto che il paesaggio naturale viene, dall’azione dell’uomo, “umanizzato” nella sua percezione, nel suo significato. Ma la tutela del paesaggio si estende oltre la conservazione delle bellezze naturali, investe anche ogni intervento umano che operi nel divenire del paesaggio; essa consiste nel controllo e nella direzione degli interventi sul territorio, allo scopo di assicurare una ordinata mutazione dell’ambiente modellato nei secoli, perché non venga distrutto, anche se non può essere sottratto, nella sua interezza, ai mutamenti che l’opera dell’uomo necessariamente vi apporta, al fine di migliorare il rapporto fra uomo e ambiente, di migliorare in tal modo la convivenza della comunità umana insediatasi nel territorio.
 Ne deriva la necessità di una azione che, con scelte e determinazioni puntuali, assunte dai poteri pubblici ai quali è deferita la tutela, coordini la conservazione e la trasformazione. La tutela del paesaggio va intesa, pertanto, come potere di regolazione degli interventi delle attività umane. La norma dell’art.9, 2º comma, in conclusione, determina l’attività che costituisce il punto di incontro dei tre elementi: popolo- territorio-governo. Del coordinato disposto della citata norma della Carta costituzionale e dell’ultimo comma dell’art.118 della Costituzione medesima si è tenuto in debito conto nella proposta dello spostamento della stazione ferroviaria, sopraelevata di sette metri rispetto al piano attuale, e nella decisione di collocare lungo Isarco sinistro il nuovo inceneritore (termovalorizzatore)?
 Non risulta.
Renzo Segalla Italia Nostra Bolzano
Alto Adige 28-12-07
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categoria:ambiente
giovedì, 27 dicembre 2007


Progetto pilota Paese raggiungibile solo con bus navetta. Il sindaco Klotz: «Valorizziamo il fascino primitivo della natura»

«Mobilità dolce», Plan liberata dalle auto

Corriere dell'Alto Adige 2007-12-27

Le regole: circolano solo i residenti e quanti hanno prenotato l'albergo. Tutti gli altri devono invece lasciare la vettura al parcheggio
BOLZANO — Da ieri Plan, frazione di Moso in Passiria a 1.624 metri nel parco naturale Gruppo del Tessa, è ufficialmente una zona turistica a traffico limitato. In collaborazione con l'assessorato provinciale alla Mobilità è stato infatti introdotto un sistema di «mobilità dolce», già sperimentato con successo in diversi paesi di montagna: i più celebri sono senz'altro Wengen e Zermatt, in Svizzera, dove i veicoli a motore sono completamente banditi. Soluzioni senza compromessi difficili da imitare, ma in tutto l'arco alpino si stanno gradualmente introducendo altri metodi di «mobilità dolce », dalla Francia all'Austria. A fare da apripista, in Italia, è l'Alto Adige.
Dopo la limitazione al traffico sull'Alpe di Siusi, arriva ora l'iniziativa di Plan dove, da ieri, sono in funzione il trenino «Dorf Express» e un citybus in alternativa alle auto. Il transito nelle strade del paese è infatti consentito solo ai residenti e agli ospiti degli alberghi di Plan. Tutti gli altri dovranno dunque lasciare l'auto in un parcheggio, l'Erschbaum, a pochi chilometri dal paese e raggiungere Plan e gli impianti di risalita con i mezzi pubblici. «Nei giorni di maggior affluenza turistica, quindi i fine settimana ed i festivi — spiega il sindaco di Moso in Passiria Willi Klotz — dal parcheggio Erschbaum circoleranno con cadenza di 5 minuti il Dorf Express e un citybus. Il trenino porterà gli ospiti all'impianto sciistico Grünboden, in centro paese, alla sciovia Gampen e alla sciovia Zeppichl. Il citybus farà invece la spola tra il parcheggio e l'ingresso del paese. Negli altri giorni si muoverà solo il Dorf Express con cadenza di 10 minuti. L'offerta è gratuita ».
L'assessore provinciale al Turismo e alla Mobilità Thomas Widmann, aggiunge: «Si tratta di un progetto pilota finora unico in Alto Adige, basato su un concetto innovativo sul traffico. L'esperienza di note zone di villeggiatura e stazioni climatiche ci hanno dimostrato come una riduzione del traffico nei centri del paese rappresenta una promettente chance per il futuro. Mai come oggi l'uomo è alla ricerca della tranquillità e del relax, di una natura autentica, semplice e della tradizione più vera».
Il sindaco Klotz, orgogliosamente, spiega che «il paese di Plan, che ha sempre avuto nel suo fascino primitivo il principale motivo di attrazione, si presta perfettamente per questa prima in Alto Adige, a causa della posizione ideale in cima alla valle, con la sua autentica bellezza e la sua natura incontaminata ».
Non si tratta solo di rispetto per l'ambiente, ma anche di un'interessante strategia di marketing turistico: Plan, grazie alla «mobilità dolce», farà sicuramente parlare di sè più che in passato e grazie all'iniziativa avviata ieri gli operatori turistici locali sperano di riuscire a superare la quota di 30mila visitatori raggiunti nell'ultima stagione invernale. Alcune analoghe iniziative, ad esempio in Austria, hanno portato notevoli aumenti delle presenze turistiche.
Del resto già ieri, primo giorno di «mobilità dolce», l'iniziativa sembra aver raccolto l'unanime apprezzamento dei turisti. «Questo sistema di mobilità è bellissimo — commenta una ragazza appena scesa dal Dorf Express con gli sci in spalla — perché libera il paese dalla morsa delle auto. Non solo, ma è anche molto comodo e oltretutto il servizio di navetta è gratuito». Un'opinione positiva, questa, condivisa anche da un altro turista italiano, che però evidenzia i primi inconvenienti: «È difficile abituarsi a lasciare il bagaglio in auto — osserva il turista — Può infatti servire, magari a metà giornata, di dover prendere qualcosa dall'auto, sopratutto per chi ha bambini piccoli». I responsabili replicano che, già il prossimo anno, sarà realizzato una sorta di deposito bagagli in paese. Del resto il nuovo sistema è stato appena avviato e dunque ha bisogno di un piccolo rodaggio.
Luigi Ruggera
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categoria:ambiente, antiinquinamento
domenica, 23 dicembre 2007

 Auto, blocco scongiurato Pm10 dentro i parametri

L’Appa invita comunque a preferire i mezzi pubblici
Alto Adige, 23 DICEMBRE 2007

 BOLZANO. Scongiurato il blocco del traffico. I valori delle polveri sottili registrati venerdì nella conca di Bolzano sono tornati nei limiti (il dato è 45 microgrammi) e si è interrotta la sequenza di sforamenti iniziata il 19 e 20 dicembre che avrebbe potuto sfociare domani nelle misure straordinarie anti-inquinamento. «Non illudiamoci», avverte il direttore dell’Appa Luigi Minach, «nei prossimi giorni le condizioni meteo non muteranno ed è probabile che continueremo a rilevare valori di pm10 oltre i 50 microgrammi per metro cubo». L’appello dell’Appa è di limitare l’utilizzo delle auto, preferendo i mezzi pubblici. I valori dell’aria di venerdì erano particolarmente attesi, a causa dei due sforamenti nella conca di Bolzano. Dopo cinque giornate con Pm10 oltre i 50 microgrammi scatta il fermo per euro 0, euro 1, motorini a due tempi e diesel senza filtro antiparticolato. Nella conca bolzanina venerdì le pm 10 si sono fermate a 45 microgrammi, quanto è bastato a Minach per annunciare che domani si circolerà normalmente. La riduzione delle pm10, spiega Minach, è stato provocato dalla diminuzione dell’inversione termica che ha consentito un maggiore rimescolamento dell’aria. Due sole centraline di rilevamento hanno registrato venerdì polveri sottili in eccesso. A Laives (via Galizia) pm10 a quota 57 microgrammi. Registrate a Laives anche particelle inquinanti non riconducibili al traffico di cui si sta studiando la provenienza. Da record i valori a Laces, con 140 microgrammi. La spiegazione è semplice, sottolinea Minach, «basta andare a fare un giro in Val Venosta: sono le stufe a legna. In certe località c’è un fumo così denso che sembra di stare in un girone dantesco». La raccomandazione a chi utilizza le stufe è di bruciare solo legna stagionata almeno due anni, non sovraccaricare troppo, ed evitare di gettare nel fuoco carta, cartoni, tetrapack.
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domenica, 23 dicembre 2007


Allarme Appa: troppo smog Bastano altri due sforamenti
Traffico, vigilia a rischio blocco
Alto Adige, 22 DICEMBRE 2007   MASSIMILIANO BONA


 BOLZANO. Vigilia di Natale probabilmente senz’auto per molti bolzanini a causa dei ripetuti sforamenti del limite di polveri sottili. «Se non dovesse piovere o arrivare vento - spiega il direttore dell’Appa Luigi Minach - il blocco scatterà proprio il 24 per euro 0 ed euro 1, motorini a due tempi e diesel senza filtro antiparticolato». Lo stop per il 50% dei mezzi è previsto dopo il quinto sforamento.
 «Sono pessimista - spiega Minach - perchè non sono previste variazioni meteo e, restando così le cose, difficilmente torneremo sotto i 50 microgrammi di polveri sottili in tempo utile».
 Ai due sforamenti del 19 e del 20 dicembre dovrebbe aggiungersi quello del 21. «I dati vengono presi a mezzanotte, quindi non abbiamo ancora la conferma, ma tutto lascia presagire che sarà così».
 A far “sforare” la conca di Bolzano è la stazione di rilevamento di Laives, presso il campo sportivo in via Galizia, che negli ultimi giorni ha superato anche gli 80 microgrammi. «È vero ed anche a fronte di questi dati abbiamo deciso, a fine mese, di effettuare delle analisi dettagliate sulle polveri sottili del Comune della Bassa Atesina. Alle stazioni di rilevamento di piazza Adriano e di via Claudia Augusta i valori delle polveri sottili, per quanto in crescita, sono rimasti comunque sempre nella norma».
 I miglioramenti, rispetto al passato, sono comunque piuttosto evidenti. «Nella conca di Bolzano nel 2006 ci sono stati 34 sforamenti, mentre quest’anno siamo fermi a quota 14, mentre a Merano siamo scesi da 43 a 6».
 Solitamente però, proprio quando si arriva vicinissimi al blocco, piove. In molti sono convinti, che - alla fine - si deciderà di fare un’eccezione, proprio perchè è la vigilia di Natale. «Non sarà così. È bene ricordare che due anni fa fu disposto il blocco proprio alla vigilia. Dubito inoltre fortemente che i valori scenderanno domenica, nell’ultimo giorno utile per invertire la tendenza, proprio perchè ci sarà la consueta corsa allo shopping con una via-vai di automobili».
 Le previsioni meteo dell’ufficio idrografico fanno riferimento all’arrivo di una piccola depressione in quota nei prossimi giorni, destinata ad influenzare marginalmente la zona alpina, ma gli effetti della perturbazione non sono ancora prevedibili. Tra l’altro per il giorno di Natale è probabile che torni il sole. «In ogni caso - conclude Minach - quest’anno ci è andata benissimo. Vorrei ricordare che nel 2001, alla stazione di rilevamento di via Claudia Augusta, registrammo 116 sforamenti contro i 21 di quest’anno». Per quanto attiene i diesel senza filtro antiparticolato è bene ricordare che resteranno tutti al palo, fatta eccezione per gli euro 5.
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venerdì, 21 dicembre 2007



Polveri, già superato il limite di attenzione

Inquinamento Nella conca bolzanina 63 microgrammi di Pm 10 per metro cubo. Ora si spera nel vento

Corriere dell'Alto Adige 2007-12-21

BOLZANO — Torna la bassa pressione e l'assenza di ventilazione: le polveri sottili vanno al di sopra dei livelli di attenzione. Nelle ultime 24 ore l'Alto Adige ha vissuto la prima della serie di giornate che — se dovessero superare le cinque — porterebbero al blocco della circolazione, peraltro ancora «lontano».
I dati comunque, fanno pensare a una qualità dell'aria per niente buona già ora. Gli occhi sono puntati soprattutto sulla «conca di Bolzano», l'area metropolitana che praticamente arriva fino a Laives e che — appunto essendo di fatto una media di varie stazioni — solitamente dovrebbe avere un dato basso di polveri sottili. E invece, la quota di Pm 10 nelle ultime ore è arrivata a 36 microgrammi per metro cubo, quando il livello di attenzione, si sa, è a 50 mg/m3. Alto anche il picco che si registra in via Galizia a Laives, ovvero 81 microgrammi. Al di sotto della soglia di attenzione, ma di pochissimo, anche le polveri di piazza Adriano (45 microgrammi), grande nodo viario del capoluogo, dove anche il temuto biossido di azoto (No2) ha raggiunto il livello di 145 microgrammi, relativamente vicino alla soglia di 200 fissata come limite di attenzione.
L'Agenzia provinciale per l'ambiente (Appa) — che tiene monitorati costantemente i dati sulla qualità dell'aria (disponibili sul proprio sito Internet, dentro il grande «contenitore » della Rete civica altoatesina) — ha rilevato anche due situazioni sopra il livello di attenzione in due località più decentrate. Si tratta di Vipiteno, con 63 microgrammi di Pm10 per metro cubo, e di Laces che vive un «picco» enorme — ben 122, oltre il doppio del livello di attenzione — che a volte è stato collegato con le troppe combustioni a legna della zona, stufe in primis (e le temtperrature di questi giorni ne avranno fatte acccendere parrecchie e con maggiore frequenza).
Le altre stazioni di rilevamento — anche le due presenti sull'autostrada del Brennero — non hanno dato altri segnali preoccupanti di inquinamento.
Ora si tratta di vedere se la ventilazione o in ogni caso altre condizioni meteorologiche potranno far migliorare la situazione. Come si diceva, si è ancora lontani dal prendere decisioni più drastiche circa i divieti di circolazione, rispetto a quelli preventivi già in vigore oggi
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mercoledì, 19 dicembre 2007


Variante e passante dei treni scavi (con disagi) per anni

«Nuova» ferrovia: i progetti del tunnel sono stati illustrati dall’associazione «No Tav»   Alto Adige, 19 DICEMBRE 2007


 LAIVES. Dopo che Governo e Provincia hanno siglato l’importante l’accordo per la tratta d’accesso in Bassa Atesina, alcune sere fa - su iniziativa dell’associazione No Tav-Kein BBT - sono stati presentati anche in città i progetti del tunnel di base del Brennero e delle relative tratte d’accesso. Le prospettive - visti gli scavi ed i conseguenti cantieri - destano notevoli preoccupazioni.
 Detto che la zona di Laives sarà interessata prima del resto della Bassa Atesina dagli scavi - verrà infatti anticipato il passante in galleria fra la zona nord di Ora e Cardano con lavori quasi in contemporanea con il tunnel della variante alla statale - il consigliere comunale Rosario Grasso (Rifondazione Comunista) sottolinea che «Su tutto regna ancora grande confusione ed incertezza: dai progetti ai finanziamenti, dai tempi alle conseguenze di una opera che anziché risolvere i problemi del trasporto e della mobilità rischia di aggravarli sottraendo risorse per il prossimo futuro, provocare danni ambientali irreparabili e peggiorare la qualità di vita delle popolazioni».
 Saranno notevoli le conseguenze sul territorio comunale di Laives: Grasso, sulla base di quanto emerso nella recente riunione, le evidenzia nella sua nota: «Almeno due delle gallerie di servizio che serviranno per estrarre il materiale sono nel territorio del nostro comune e sono previsti due frantoi sotto Pineta con relativi depositi di materiali. La stessa cosa è prevista a sud di Laives, mentre a Bronzolo dovrebbe sorgere uno dei centri logistici, essendo le ferrovie proprietarie in quella zona di svariati ettari di terreno. È dunque possibile già oggi immaginare l’andirivieni di camion ed altri mezzi, le polveri sollevate e quelle prodotte dai frantoi, i rumori continui, per non parlare delle altre conseguenze ambientali ed in particolare sulle falde acquifere».
 Proprio di recente il ministro Antonio Di Pietro ha dato ampie garanzie in merito al passante ferroviario che, passando sotto la città di Laives, collegherà Ora a Cardano «bypassando» anche l’area della stazione ferroviaria bolzanina. Prendendo atto dei passi in avanti per il passante, non si può non considerare che l’obiettivo è di completare e rendere percorribile tutta la circonvallazione entro il 2011. I prossimi quattro anni saranno dunque all’insegna degli scavi sotto la montagna, dell’asportazione prima e del trasporto poi di grandi quantità di materiale, di cantieri e frantoi che opereranno senza un attimo di sosta, di andirivieni di mezzi pesanti e quindi - fatalmente - anche di disagi per la popolazione.
 Il passante ferroviario - che sarà l’appendice a nord della tratta di accesso in Bassa Atesina - correrà sulla sinistra della variante in galleria sotto la città di Laives. I due tunnel saranno uno a fianco dell’altro. La costruzione in contemporanea di due varianti alla statale 12 del Brennero creerà problemi, rilevanti, di vivibilità.

GRASSO: IL COMUNE SI MUOVA

 Il consigliere comunale Rosario Grasso ricorda che «In un’interrogazione presentata tempo fa su questa problematica ci fu risposto che non era cosa che ci riguardasse direttamente. La cosa ci lasciò esterrefatti, ma ci piacerebbe conoscere l’opinione della maggioranza e di tutte le altre forze politiche di fronte alla possibilità che nei prossimi decenni gli abitanti di Laives e delle sue frazioni vivano in un cantiere a cielo aperto. Di fronte a tutto questo un’amministrazione responsabile dovrebbe assumere in prima persona la preoccupazione dei cittadini chiedendo quantomeno di essere costantemente informata per non trovarsi impreparata ed impossibilitata ad intervenire quando le decisioni definitive saranno già state prese». Grasso in tal senso si appella proprio alla giunta comunale perchè si muova con decisione.

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martedì, 18 dicembre 2007

Traffico e patologie: lo studio
Partirà un’indagine epidemiologica sulla popolazione
Alto Adige, 18 DICEMBRE 2007

 BOLZANO. Per cinque anni una indagine epidemiologica analizzerà le ripercussioni dell’inquinamento sulla salute. In esame sia l’inquinamento acustico che quello atmosferico. La giunta provinciale ha approvato ieri, su proposta del’assessore Richard Theiner, la spesa di 706 mila euro che finanzierà i sei moduli di studio che riguarderanno la popolazione che vive lungo i principali assi stradali della provincia: Autobrennero, Mebo, statali della Venosta e della Val Pusteria. Theiner, presentando il progetto che verrà coordinato dalla sezione di Medicina ambientale della Asl, ricorda che l’eccessiva esposizione al rumore «ha conseguenze come disturbi del sonno e ipertensione: vogliamo verificarne l’incidenza nella nostra provincia». Per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria, l’indagine epidemiologica verificherà in particolare la diffusione di malattie del sistema respiratorio. Lo stanziamento prevede che i sei moduli vengano ultimati in cinque anni.
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domenica, 16 dicembre 2007

Dal Molin, bolzanini a Vicenza «No alla nuova base militare»


Corriere dell'Alto Adige2007-12-16


BOLZANO — Tra gli ottantamila che hanno manifestato a Vicenza contro il raddoppio della base americana «Dal Molin» c'erano anche una trentina di altoatesini. Ieri mattina da piazza del tribunale è partito un pullman. Un fronte decisamente composito quello dei pacifisti. C'erano giovani studenti, qualche politico di Rifondazione e dei Verdi, qualche volontario del Centro per la pace di Bolzano.
«La manifestazione è andata molto bene, c'è stata una grande partecipazione e non ci sono stati incidenti. Eravamo quasi ottantamila, un corteo colorato e pacifico» racconta Elisa Pavone, una delle organizzatrici del pullman.
La manifestazione di Vicenza è stata una delle prime uscite comuni della sinistra arcobaleno, la federazione fondata da Prc, Pdci, Verdi e Sinistra democratica. Al corteo sono comparsi i primi striscioni segno che la spinta autonomista parte anche dal basso.
Anche a Bolzano le forze di sinistra si incontrano periodicamente ed hanno dato vita ad una sorta di cooperazione rafforzata. Rimane ancora da chiarire il rapporto tra Verdi e le altre forze di sinistra visto che il partito ecologista ha già deciso di presentarsi alle provinciali insieme alle liste civiche. In questo patto sembra non esserci posto per la sinistra più radicale, quella che si richiama al falce e martello.
F. Co.

Corriere dell'Alto Adige - 2007-12-16

L'esibizione Val Badia, Union e Prc hanno criticato la pattuglia acrobatica

Frecce tricolori, una difesa bipartisan Da Urzì a Widmann: simbolo dell'Italia


BOLZANO — Unanimi centrosinistra e centrodestra nel respingere le provocazioni sulla presenza delle Frecce tricolori dell'aeronautica militare in val Badia alla gara di coppa del mondo di questa mattina. Commenti condivisi anche dall'assessore al turismo Thomas Widmann che ribadisce: «L'esibizione fa parte della tradizione e le polemiche sono senza dubbio fuori luogo».
A Widmann fa eco il senatore Oskar Peterlini, Svp-Ulivo, che respinge al mittente il tentativo di innescare una polemica.
«Quello di oggi — puntualizza — è un evento di portata mondiale e criticare la presenza degli aerei della pattuglia acrobatica è davvero fuori luogo. È giusto che tutti possano esibire i propri simboli. Il nostro è la bandiera biancorossa, per l'Italia le Frecce tricolori rappresentano un fiore all'occhiello che è giusto mettere in mostra. Considerazioni a parte il tentativo di rispolverare una contrapposizione di stampo etnico è da stroncare ». Secondo il presidente di An, Alessandro Urzì le polemiche sono assolutamente pretestuose. «Siamo in campagna elettorale e ci sono partiti che quando ne sentono l'odore cercano in tutte le maniere di tirare fuori argomenti per trovare voti in campi avversi. In secondo luogo ritengo che al fianco della ricerca e della cultura l'Italia possa essere degnamente rappresentata anche dalle Frecce tricolori che ci invidiano non solo in Europa ma anche nel mondo intero ».
E. B.
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domenica, 16 dicembre 2007

«No alle Frecce in val Badia» Asse Rifondazione-Union


Corriere dell'Alto Adige2007-12-15

Menapace: sono un simbolo di guerra e costano troppo

BOLZANO — La pattuglia acrobatica nazionale delle Frecce tricolori che domani sorvolerà la val Badia nell'intervallo tra la prima e la seconda manche del super G di coppa del mondo accende nuove polemiche.
Da una parte le proteste dell'Union für Südtirol che teme per per l'ambiente incontaminato delle vette della val Badia, dall'altra, invece, la senatrice di Rifondazione comunista Lidia Menapace, vicepresidente della commissione Difesa del Senato che ne approfitta per rilanciare i temi di una battaglia avviata mesi fa a Palazzo Madama. Alle critiche rispondono il presidente del comitato organizzatore della gara Marcello Varallo ed il leader dell'Union Generela dei Ladins, Michil Costa.
Lidia Menapace definisce inutile e costosa l'esibizione della pattuglia dell' aeronautica militare: «Ho già sostenuto in commissioneche preferirei che a rappresentare l'Italia nel mondo non siano le Frecce tricolori che si presentano con macchine da guerra ma piuttosto i risultati e le competenze raggiunte nel mondo della ricerca scientifica, dell'arte e della cultura — dice la parlamentare — i costi della pattuglia sono eccessivi e i piloti invece di fare acrobazie nei cieli potrebbero essere impiegati nello spegnimento degli incendi». Anche per questo il Prc (insieme alla sinistra arcolbaleno) oggi manifesterà a Vicenza contro l'ampliamento della base Usa (partenza ore 9.30 da piazza del tribunale). Di altro tenore le dichiarazioni del vice segretario dell'UfS Harald Grünbacher che ribadisce la necessità di vietare nei cieli del Sudtirolo i voli militari: «Le esibizioni sui centri abitati e sulle teste di numerosi spettatori della coppa del mondo sono pericolose e il rumore dei jet disturba la fauna».
Le critiche non toccano il presidente del comitato organizzatore Marcello Varallo: «Le Frecce tricolori sono l'immagine più bella del-l'Italia e non intendiamo rinunciarvi. Sono vent'anni che ci sono e molti spettatori vengono in Badia solo per loro». Entusiasta anche Michil Costa, possibile candidato dei verdi: «In queste cose di deve andare più profondamente, più lentamente e con più dolcezza. Nella vita è importante anche scendere a compromessi e stavolta ne vale la pena».
Enrico Barone
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venerdì, 07 dicembre 2007

Il quartiere Gries contro l’inceneritore
La circoscrizione approva un documento contro il nuovo impianto, la Svp si astiene
Alto Adige, 07 DICEMBRE 2007

 BOLZANO. Colpo di scena durante la riunione del consiglio di circoscrizione Gries-San Quirino. Il quartiere ha infatti approvato, con 7 voti favorevoli su 9, un documento in cui si afferma che «Bolzano non vuole l’inceneritore». Voto compatto di tutti i partiti ad eccezione della Svp: si sono astenuti il presidente Heinrich Corradini e il consigliere Peter Warasin. A favore hanno invece votato tutti gli altri, dal vicepresidente Gianni Frezzato (Pd) a Pierluigi Gaianigo (Verdi) a tutta l’opposizione con in testa Alberto Berger di Forza Italia: «Questa votazione - dice - dimostra che Bolzano non vuole l’inceneritore».
 La circoscrizione si è occupata anche di un’altra questione, ovvero il corridoio pedo-ciclabile che attraverso via della Vigna porta da Gries all’ospedale. «Corridoio che è stato chiuso con una sbarra elettrica - accusa Frezzato - che ora costituisce un ostacolo insormontabile per disabili, anziani o mamme con i bimbi in carrozzella. La strada purtroppo non è di proprietà del Comune, ma è del consorzio di frutta. Se vogliono la sbarra non ho nulla in contrario, ma non possono impedire di passare anche a pedoni e ciclisti che così evitano viale Druso e via Vittorio Veneto. Se non si troverà una soluzione avvierò una raccolta di firme».
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giovedì, 06 dicembre 2007

Alpi sempre più calde «Ghiacciai a rischio»
Convegno all’Eurac sul cambiamenti climatici
 Alto Adige, 06 DICEMBRE 2007   ALAN CONTI


 BOLZANO. «L’aumento medio della temperatura nell’area alpina risulta essere superiore alla media e già oggi si manifesta attraverso l’incremento di pericoli naturali come lo scioglimento dei ghiacciai e del permafrost». Permafrost che è, in terre di grande freddo, il suolo permanentemente ghiacciato anche in profondità. Recita così la relazione della sessione della Conferenza delle Alpi dello scorso anno, punto di partenza del workshop in corso all’Accademia Europea sulla mitigazione e l’adattamento al cambiamento climatico nello spazio alpino. Il dibattito dell’Eurac, organizzato dalla presidenza francese della Convenzione delle Alpi, si pone l’obiettivo di perfezionare misure e pratiche, per gli enti locali e regionali, mirate alla salvaguardia dell’ambiente alpino. I risultati del workshop, inoltre, varranno come base per l’elaborazione delle misure da attuare all’interno del piano d’azione della Convenzione delle Alpi.
 Dati scientifici dimostrano che nell’arco alpino si produce una quantità di anidride carbonica di molto superiore rispetto alla capacità di assorbimento dell’ambiente circostante. Non solo, è dimostrato che l’aumento di temperatura influisce doppiamente sull’ecosistema alpino con inevitabili ripercussioni sul sistema economico di tutte le regioni, oltre agli scompensi ambientali. «I ghiacciai si stanno ritirando anche qui e la neve scende sempre più raramente - dichiara Guido Sacconi, presidente della Commissione sui cambiamenti climatici del Parlamento Europeo -. La Provincia di Bolzano, però, è assolutamente all’avanguardia sul tema del risparmio energetico rispetto ad altre realtà nazionali. Sarebbe un sogno che lo standard italiano fosse come quello che c’è qui a Bolzano dove si è capito che spendere soldi per la tutela dell’ambiente vuol dire fare degli investimenti e non sopportare dei costi». Per Spagnolli «E’ importante che la popolazione guardi anche alle altre realtà cercando il confronto. Un cambiamento globale potrebbe anche stravolgere la nostra vita quotidiana. L’acqua dei nostri rubinetti, per esempio, viene presa dalla falda artesiana, riccamente rifornita dalla presenza di permafrost e ghiacciai. Se il ghiaccio dovesse ritirarsi saremmo costretti a cercare acqua lontano dalla città e sarebbe un guaio per tutti».


Corriere dell'Alto Adige2007-12-06

Natura Seminario all'Eurac con il presidente della commissione Ue sul clima, Sacconi

«L'effetto serra può devastare le Alpi»


Spagnolli
Un'eventuale scarsità d'acqua potrebbe cambiare la nostra vita
BOLZANO — I cambiamenti climatici rischiano di avere effetti devastanti sull'eco sistema alpino. L'allarme viene dal presidente della commissione europea sui cambiamenti climatici Guido Sacconi, intervenuto all'Eurac al seminario organizzato dalla Convenzioni delle Alpi. Entro il 2050 le emissioni di gas che producono l'effetto serra dovranno essere ridotte del 60 per cento per scongiurare l'aumento della temperatura.
«La soglia di sicurezza è quella di due gradi — avverte Sacconi — altrimenti i rischi saranno incontrollabili. Attualmente siamo a metà strada e dovremo cercare di mantenere questo livello almeno sino al 2015 e poi si dovrà cercare di iniziare il trend discendente».
Un punto di vista condiviso anche dal sindaco di Bolzano Luigi Spagnolli il quale si è detto preoccupato della situazione del capoluogo. «Pensiamo alle falde acquifere — rileva —. Sinora non abbiamo avuto problemi, ma un'eventuale scarsità d'acqua potrebbe cambiare il nostro stile di vita. Per questo è importante iniziare a pensare ad un cambiamento di alcuni comportamenti». Analisi questa avallata anche da Guido Sacconi il quale sottolinea che un comportamento più attento «potrebbe aiutarci a superare questa situazione. Noi non siamo stati ancora capaci di raggiungere assieme all'Austria i livelli della Germania che ha adottato un comportamento più virtuoso in tema di limitazione dei gas serra. Uno stile di vita meno dispendioso e soprattutto attento alle risorse che abbiamo e che non devono essere sperperate ci potrebbe aiutare in questo senso».
E. B.

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mercoledì, 05 dicembre 2007


Stasera al Posta l’assessore incontra i commercianti di San Giacomo

Ceschini: serve una verifica sui transiti inutili
Alto Adige, 05 DICEMBRE 2007

 LAIVES. A San Giacomo, lungo la vecchia statale 12, non si istituirà il senso unico, così come temono invece i commercianti. Lo garantisce l’assessore al commercio Bruno Ceschini, che questa sera alle 20, presso l’albergo Posta, sarà ospite degli operatori commerciali per parlare di questa ipotesi. «Non c’è alcunché di vero nelle voci che circolano a San Giacomo relativamente al senso unico - afferma Ceschini - e l’allarme è nato dopo che i consiglieri comunali del gruppo Progetto Alto Adige, hanno presentato una mozione nella quale chiedono in sostanza di prendere provvedimenti per scoraggiare i transiti inutili dentro l’abitato. Raccomando invece ai commercianti di stare tranquilli che non c’è nulla di deciso e del resto, anche fosse, prima di adottare provvedimenti così drastici vanno fatte tutte le opportune valutazioni. In altre parole, bisogna prima di tutto avere in mano i dati esatti del traffico che ancora passa dentro San Giacomo nonostante sia in funzione da più di un anno la variante in galleria e quindi, capire esattamente quanti di questi mezzi effettivamente non sono di San Giacomo ma semplicemente lo attraversano da un capo all’altro senza avere alcun motivo per farlo. Queste verifiche vanno fatte e solo dopo semmai si potrà parlare di ciò che sarebbe meglio fare per risolvere i problemi legati al traffico di transito». Queste considerazioni l’assessore Ceschini farà questa sera durante la riunione con i commercianti della frazione, ma rimane anche il fatto che non tutti hanno digerito l’apertura della variante, con conseguente messa in secondo piano della vecchia statale 12 che passa all’interno di San Giacomo. Nessuno dubbio che la qualità di vita sia quantomeno migliorata, però chi aveva basato la sua attività commerciale sui transiti, dalla variante in galleria è stato penalizzato. Quanto ai transiti inutili, effettivamente se ne contano parecchi ancora adesso dentro San Giacomo: mezzi leggeri e pesanti che entrano da nord come da sud e passano oltre senza effettuare alcuna fermata dentro l’abitato. (b.c.)
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martedì, 04 dicembre 2007

Ritsch: puntiamo a voli regolari con prezzi più bassi, gli hangar sono prioritari

 «Aeroporto, rilancio d’immagine e low cost»

Alto Adige, 04 DICEMBRE 2007   MASSIMILIANO BONA


 BOLZANO. «Lavorerò per garantire la regolarità dei voli e rendere l’aeroporto una struttura accettata da tutti, anche in Bassa Atesina». La promessa è di Engelbert Ritsch, l’imprenditore di Laives nominato ieri dalla giunta provinciale nel consiglio di amministrazione dell’Abd. Per la sua elezione a presidente bisognerà attendere la prima riunione dell’organo esecutivo. Ma si tratta di una semplice formalità, anche perchè Ritsch è stato scelto direttamente dal presidente della Provincia.
 Si dice che lei sia un buon amico di Durnwalder. Le ha chiesto di diventare presidente durante una battuta di caccia?
 «Lo conosco bene, ma non sono ancora andato a caccia con lui. È solo una passione comune. Immagino abbia pensato a me perchè sono della Bassa Atesina, la zona che più si è battuta contro l’allungamento della pista, e coltivo da sempre una passione per gli aerei».
 Ha conseguito il brevetto da pilota?
 
«Sì, negli anni Settanta. Ho il brevetto sia di primo che di secondo grado, che ho ottenuto pilotando un aereo monomotore».
 Lei ha vissuto per anni a San Giacomo, vicino all’aeroporto, ed ora abita a Laives. Il rumore dei velivoli l’ha mai infastidita?
 
«L’inquinamento acustico è modesto. A dare noia ai residenti sono soprattutto i voli militari e i monomotore dei paracadutisti. Le esercitazioni, a volte, ci sono anche nel cuore della notte. Ritengo che la Provincia debba fare tutto il possibile per limitarli al minimo indispensabile. Anche il volo sportivo va regolamentato, ma dovrò parlarne a fondo con gli altri membri del Cda. Si tratta peraltro di un discorso ancora prematuro».
 Andrea Mumelter, Obmann della Svp di San Giacomo, ritiene che non dovrebbero essere spesi soldi pubblici per gli interventi di sicurezza e per realizzare due hangar. Lei cosa ne pensa?
 
«Sono interventi necessari sia secondo l’Enac che per la Comunità europea, al pari della recinzione. Realizzando gli hangar, tra l’altro, non ci sarà più la necessità di fare avanti e indietro da Innsbruck, con un indubbio risparmio economico ed un minor impatto ambientale».
 Pare ci siano, invece, problemi più seri per l’eccessiva vicinanza del nuovo carcere. È una questione risolvibile?
 
«Conosco i termini della questione, ma prima di sbilanciarmi attendo di approfondire il tema».
 L’immagine dello scalo bolzanino si è deteriorata nel tempo. Qual è la sua ricetta per il rilancio?
 
«Il mio primo obiettivo è quello di garantire, al più presto, la regolarità dei voli. Oggi c’è chi ha, erroneamente, la convinzione che alla prima pioggerellina i passeggeri vengano dirottati ad Innsbruck o Verona. Meglio un volo sicuro, sempre, ma da Bolzano».
 Aeroporti piccoli come quello di Treviso hanno fatto la loro fortuna con i voli low cost. È possibile che ciò avvenga, almeno in prospettiva, anche per la nostra città?
 
«Non è un’ipotesi da scartare a priori. Sicuramente dovremo cercare di lavorare sui prezzi, in modo tale da invogliare altre persone, oltre a politici e imprenditori, a prendere l’aereo».
 L’aeroporto è in perdita da sempre. Lei pensa di riuscire in qualche modo ad invertire il trend?
 
«Da imprenditore ammetto che mi fa un certo effetto dover fare i conti con un bilancio in rosso e, almeno per il medio-lungo periodo, sarebbe auspicabile riuscire a cambiare rotta. Magari stimolando Air Alps o pensando anche ad altre compagnie».
 Cosa l’ha convinta ad accettare un incarico al quale hanno rinunciato due personaggi di spicco del mondo economico altoatesino quali Toni Seebacher e Thomas Baumgartner?
 
«Ora la situazione è profondamente diversa. La Provincia ha delineato la strategia ed io cercherò di attuarla al meglio».
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martedì, 04 dicembre 2007


Elicotteri, cambiano le regole. Kury: «Troppe eccezioni»

La norma Sulle autorizzazioni decide il Landeshauptmann

Corriere dell'Alto Adige 2007-12-04

BOLZANO — In Alto Adige tutti possono volare. Basta che abbiano l'autorizzazione di Durnwalder. La giunta provinciale ha licenziato ieri il regolamento sull'attività di volo nelle zone protette. Onde evitare incidenti diplomatici come quello accaduto al ministro dell'Istruzione, Beppe Fioroni — il cui elicottero è stato multato dalla Forestale per aver sorvolato un biotopo — Palazzo Widmann ha previsto tutta una serie di eccezioni al divieto di sorvolo. D'ora in avanti possono essere autorizzati solamente i voli aventi finalità scientifiche, di ricerca o di studio; quelli con finalità protocollari, per l'esecuzione di sopralluoghi nell'ambito di lavori di manutenzione di strutture tecniche e di lavori autorizzati; i voli per riprese aeree per attività giornalistiche da parte di reti radiofoniche e televisive relative all'esecuzione di manifestazioni di massa anche a carattere sportivo o per trasmissioni a carattere culturale di interesse pubblico. Sono altresì autorizzati voli con finalità di addestramento. «In pratica chiunque potrà volare. Fino a qualche mese — protesta Cristina Kury, capogruppo dei verdi in consiglio provinciale — era vietato sorvolare l'80 per cento del territorio altoatesino. In seguito all'approvazione della legge omnibus i divieti sono rimasti in vigore solo sopra i 1600 metri e adesso la giunta ha approvato una serie di deroghe. Uomini e animali ne soffriranno, gli aerei danno fastidio a tutti».
Il regolamento approvato prevede che i voli debbano seguire il percorso più breve ed avere la minima durata ed il minor impatto ambientale. L'autorizzazione di volo deve essere richiesta alla ripartizione mobilità almeno 48 ore prima dell'effettuazione del volo o comunicata tempestivamente, se ciò fosse impossibile. Nella domanda devono essere specificati l'area di decollo ed atterraggio, la rotta prevista, la durata del volo e lo scopo nonché le generalità dei piloti. «Prima ci volevano settimane per ottenere l'autorizzazione, adesso — spiega l'assessore Thomas Widmann — sarà più facile».
M. An.
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domenica, 02 dicembre 2007


STADIO A LAIVES
Sì al referendum
Mi sento in dovere, dopo le prime prese di posizione da parte di esponenti politici in seno al consiglio comunale riguardanti la proposta di costruire uno stadio calcistico in Laives, di contribuire con alcune ulteriori riflessioni riguardanti questa struttura, quanto mai sottovalutata nei suoi riflessi sulla qualità di vita in Laives.
Come cittadino, che alle scorse elezioni comunali ha votato e sostenuto attivamente il programma amministrativo di centro sinistra, pongo necessariamente l'aspetto del metodo, quindi del modo di come si amministra, al centro dell'operare politico.
Questo era ed è tuttora , se vogliamo, un aspetto qualificante e decisivo per affrontare gli innumerevoli problemi e le sfide che i costanti cambiamenti e lo sviluppo della società e del territorio ci impongono.
Affiancare alle nuove e stimolanti prospettive «vecchi » modi di fare ed intendere l'amministrazione, risulta quantomai pericoloso e deleterio ed espone la città a rischi elevati di marginalizzazione e sfruttamento.
«Il caso» dello stadio calcistico risulta in questo senso emblematico.
Il programma amministrativo votato dai cittadini, l'informazione ed il coinvolgimento popolare (di tutti i cittadini) alle decisioni di portata simile a quella di costruire uno stadio, dovrebbero essere nel codice politico di base di chi vuole rivolgersi a tutti, indistintamente.
Lo statuto comunale, votato dall'attuale consiglio, offre gli strumenti necessari affinchè un'amministrazione possa lavorare bene.
Un referendum consultivo su questo tema (preceduto da un'informazione che tocca la questione in tutti i suoi aspetti), risulterebbe a mio umile avviso una, o forse la strada più corretta che un consiglio comunale possa intraprendere.
Marco Bove, Laives

Corriere dell'Alto Adige 02-12-2007
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giovedì, 29 novembre 2007

«Aeroporto, l’inquinamento triplicherà»
Polemiche dopo l’intervista dell’imprenditore. «In aumento anche i tumori, impossibile dire che il problema non c’è»
 Alto Adige, 29 NOVEMBRE 2007   MARCO RIZZA


 EGNA. Si dice «indignato», il gruppo di lavoro «Bassa Atesina vivibile», dopo aver letto le dichiarazioni di Franz Staffler sull’aeroporto. «Solo chi antepone l’economia alla salute dei cittadini può dire che l’inquinamento prodotto dagli aerei è un falso problema», attacca il portavoce Manfred Weger. Altrove in Europa «aree inquinate come la Bassa sono classificate come zone da risanare».
 Non è passata inosservata l’intervista rilasciata da Franz Staffler, noto imprenditore, che ha difeso l’aeroporto da chi ne vorrebbe la chiusura. Immediata la replica del gruppo di lavoro «Bassa Atesina vivibile», che lotta per dimostrare la pericolosità dello scalo di San Giacomo per la salute pubblica. «Siamo indignati di fronte alle affermazioni di Staffler - afferma il portavoce Manfred Weger -. Citiamo una frase: “Rumori e inquinamento sono un falso problema, di fatto gli inquinamenti sono irrisori”. Una frase con questo contenuto può dirla soltanto una persona che non ha partecipato alla mediazione e non si è mai presa il tempo di informarsi su dati scientifici riguardanti l’inquinamento aereo, una persona che come cosa più importante ha l’economia, senza alcun riguardo alla salute e alla qualità di vita della popolazione».
 Secondo Weger, infatti, «su una cosa le due parti della mediazione (oppositori e fautori dell’ampliamento) erano d’accordo: il passaggio da aerei ad elica ad aerei a reazione comporta un’emissione di agenti inquinanti tre volte superiore, avendo lo stesso numero di passeggeri».
 Inoltre, sempre secondo il gruppo di lavoro, «in altre parti d’Europa, zone con lo stesso livello di inquinamento della città di Bolzano e della Bassa Atesina sono classificate come “zona da risanare”. Per non parlare poi dello studio fatto su dati degli ultimi anni, dal quale emerge un aumento delle malattie cancerogene del 20%, sempre a Bolzano e nella Bassa Atesina».
 Per quanto riguarda il sondaggio, «se il 75% della popolazione non può essere considerato come linea guida della volontà di un popolo, sarebbe la fine della democrazia».
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giovedì, 29 novembre 2007


 Stadio, prime perplessità a sinistra
Rifondazione: più traffico e pochi benefici per la città
  «Alla nostra comunità servirebbe piuttosto il Centro provinciale»   Alto Adige, 29 NOVEMBRE 2007

 LAIVES. Il nuovo stadio in zona Galizia, nel quale giocherà l’Fc Alto Adige, sarà una delle opere pubbliche più importanti realizzati nella storia recente di Laives. Si tratta di una struttura da ottomila posti, con almeno 1500 posti auto oltre a una serie di impianti «satelliti». La notizia dell’assegnazione dello stadio a Laives è stata accolta generalmente in maniera molto positiva, ma ora in alcuni ambienti iniziano a emergere dubbi sull’opportunità dell’operazione. Il primo a esprimere pubblicamente perplessità era stato Marco Bove, ex consigliere comunale dei Verdi. Ora le sue argomentazioni vengono ribadite anche da Rifondazione comunista.
 L’attuale centro sportivo Galizia, dice Prc, «più che rispondere alle effettive necessità della popolazione si è rivelata un peso per le casse del Comune. La decisione di attirare sul territorio comunale l’Fc Alto Adige appare dunque una scelta obbligata al fine di porre un freno alle spese per la manutenzione del centro. Occorre però che lo specchietto per allodole dei soldi provinciali non faccia incorrere in nuovi errori».
 Ciò che dovrebbe «far riflettere», prosegue Rifondazione, «sono due aspetti». Il primo «è il rifiuto di altri Comuni di accollarsi uno stadio da ottomila posti e la brama con cui, di contro, si appetisce al centro sportivo provinciale. Quest’ultimo infatti prevede la costruzione di un centro di medicina dello sport e di fisioterapia che costituiscono naturalmente la parte più allettante e maggiormente qualificante dell’intero progetto».
 L’altro aspetto «è invece l’arrivo nel fine settimana, cioè nell’unico momento in cui Laives si libera dalla morsa del traffico e dal relativo inquinamento, di migliaia di automobili per le quali è già previsto un megaparcheggio. La miriade di tifosi non porteranno che limitati benefici all’economia della nostra città, ma rischiano invece di costituire un problema di difficile gestione».
 Una struttura «dal così forte impatto» su Laives «richiede dunque che i cittadini vengano coinvolti e messi nella condizione di poter prendere una decisione consapevole. Occorre un’informazione completa che spieghi vantaggi e gli svantaggi di una scelta eliminando gli equivoci tra cittadella dello sport e centro sportivo provinciale. Noi riteniamo che se si vuole dar vita ad una struttura che sia realmente al servizio dei nostri concittadini, dei giovani, delle associazioni sportive, non si debba assolutamente rinunciare alle infrastrutture più qualificanti: un centro di medicina sportiva e di riabilitazione fisioterapica costituiscono infatti un polo di eccellenza, possono essere effettivamente utili alla nostra comunità e pertanto giustificherebbero l’accoglimento sul nostro territorio di un’opera così impattante».
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giovedì, 29 novembre 2007



 Più parchi gioco e ciclabili Arrivano i Comuni «sani»

Presentato in Provincia il progetto lanciato dalla Fondazione Vital
Alto Adige, 29 NOVEMBRE 2007

 BOLZANO. Da un anno i Comuni di Plaus, Brunico e Cortaccia stanno attuando progetti concreti di promozione della salute coordinati dalla Fondazione Vital. Ieri mattina l’assessore provinciale alla sanità ed alle politiche sociali, Richard Theiner, ha consegnato ai rappresentanti dei tre Comuni la targa di “Comune sano”. Nel quadro di un accordo i tre Comuni si impegnano per cinque anni a realizzare interventi per promuovere la salute dei cittadini. «Come è noto ciascuno di noi può fare molto per la propria salute personale scegliendo comportamenti e stili di vita adeguati. Ma allo stesso modo ciascuno può contribuire al benessere della propria comunità», ha affermato l’assessore Theiner.
 Erano presenti all’incontro per la consegna delle targhe e la firma dell’accordo anche il sindaco di Plaus e presidente del Consorzio dei Comuni, Arnold Schuler, il sindaco di Cortaccia, Oswald Schiefer e Brigitte Pezzei in rappresentanza del sindaco di Brunico, oltre al presidente ed al direttore della Fondazione Vital, Florian Zerzer e Franz Plörer, ed al responsabile del progetto “Comune sano”, Martin Holzner. L’obiettivo di promuovere la salute nelle città e nei Comuni non è nuova ed è stata sollecitata già 20 anni fa dall’Organizzazione Mondiale per la Salute (Oms) sulla base della considerazione che lo stato di salute delle persone dipende, in misura rilevante, dallo stile e dalle condizioni di vita personali, ma anche da come ciascuno di noi vive e condivide al comunità sociale di cui fa parte.
 È su questa base che la Fondazione Vital ha deciso di applicare anche in Alto Adige questo principio dando vita, su incarico della giunta provinciale, al progetto “Comune sano”, destinato ad essere realizzato su tutto il territorio provinciale. «Il Comune è un contesto di riferimento essenziale per la nostra vita - ha affermato Florian Zerzer, presidente della Fondazione - ed è proprio a questo livello che si possono realizzare con maggiore efficacia gli interventi di promozione della salute». Con una scelta che li proietta all’avanguardia ne panorama altoatesino i Comuni di Plaus, Cortaccia e Brunico da un anno a questa parte stanno realizzando progetti concreti di promozione della salute. A Plaus, ad esempio, nella primavera scorsa è stato svolto un sondaggio tra i cittadini con un questionario sulla qualità della vita e la salute in paese ed è stata organizzata una giornata all’insegna della bicicletta con escursioni e giochi.
 A Cortaccia è emersa l’esigenza di realizzare un centro per i giovani mentre a Brunico l’attenzione è stata rivolta ad una maggiore partecipazione e coinvolgimento della popolazione sulle tematiche della salute. Il progetto si svilupperà nell’arco di un quinquennio. È probabile che il prossimo anno altri Comuni altoatesini seguano l’esempio di Cortaccia, Plaus e Brunico.
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categoria:ambiente, salute, provincia di bolzano
giovedì, 29 novembre 2007

Inceneritore, pronto l’esposto a Bruxelles
«Anche quello nuovo inquina Da rifare l’impatto ambientale»
I promotori auspicano un cambio di rotta Bisogna valutare tutte le alternative ed in particolare un impianto a compattazione meccanica o molecolare
  Alto Adige, 29 NOVEMBRE 2007

  BOLZANO. Un esposto alla Commissione europea contro il nuovo inceneritore. Lo ha preannunciato ieri Claudio Vedovelli, attivista dell’associazione bolzanina Ambiente e Salute, a margine del sit-in promosso da una dozzina di associazioni protezioniste. «La valutazione di impatto ambientale - ha sottolineato Vedovelli - a nostro avviso non è tecnicamente ineccepibile. E soprattutto non tiene in debita considerazione la presenza di micropolveri alla luce dei nuovi insediamenti residenziali a Casanova e Firmian. A redigere l’esposto sarà il nostro consulente di Amburgo Klaus Koch».
 Al sit-in di ieri erano presenti una trentina di attivisti in rappresentanza di dodici associazioni ambientaliste di Bolzano e dintorni. I manifestanti chiedono alla Provincia di esaminare tutte le alternative possibili, prima fra tutte la realizzazione di impianti a compattazione meccanica o molecolare. I promotori hanno annunciato che faranno a breve una visita a Verdago, nel Trevigiano, dove - hanno sottolineato - esiste “un impianto a riciclaggio totale“.
 L’associazione Ambiente e Salute ritiene necessario il riesame «del piano provinciale di gestione dei rifiuti ed in particolare del progetto di incenerimento dei residui urbani». Le particelle che produrrà il nuovo inceneritore, rimarca Vedovelli, «sono più piccole di un virus. A ciò si aggiunga il fatto che l’impianto che intende realizzare la Provincia produrrà sostanze tossiche di vario genere: diossina, furani e idrocarburi in particolare. Le micropolveri costituiscono un pericolo per tutti».
 Nel corso del sit-in i protezionisti hanno spiegato che le Pm 5/10 colpiscono naso e faringe, le Pm 3/5 la trachea, le Pm 2/3 i bronchi, le Pm 1/2 i bronchioli e le Pm 0,1/1 gli alveoli. Di qui la necessità di agire in tempi ragionevolmente brevi. «Chiediamo una politica mirata di riduzione dei rifiuti, l’adozione di un sistema di raccolta differenziata porta a porta e di una tariffa puntuale (ndr meno si differenzia e più si paga) e, in ultima istanza, la difesa della salute dei cittadini». Vedovelli, poi, si dice scettico sulle rassicurazioni del direttore dell’Appa Luigi Minach. «Finora non c’è stata sufficiente trasparenza nella divulgazione dei dati sulle micropolveri. La gente non è stata debitamente informata e noi, con il nostro esposto alla Commissione europea, vorremmo riuscire a colmare anche questa lacuna».
 Sulla presunta mancata informazione dei cittadini il direttore dell’Appa non è affatto d’accordo. «La valutazione sull’impatto sanitario dell’inceneritore - spiega Minach - è stata fatta dal Comune di Bolzano e presentata al pubblico e alla stampa dall’assessore all’ambiente nel 2002. Sono state eseguite misure sul contenuto di diossine e metalli pesanti nel terreno nella zona di massima ricaduta e nella conca di Bolzano: i dati rilevati sono nella norma e non si rileva alcuna correlazione tra inceneritore e ricaduta. Misure di Pm in emissione ed immissione dimostrano livelli di Pm non significativi in quanto le quantità di particelle in emissione sono inferiori a quelle riscontrate nell’aria esterna». (max)


Il fronte del NO

 BOLZANO. Sono 13 le associazioni che finora hanno aderito al fronte anti-inceneritore: Heimatpflege, Ctcu, Gruppo ambientalista, Dachverband, Legaambiente Trentino Alto Adige, Associazione studenti, Lebenswert, Associazione Biologi, Centro attenzione permanente San Giacomo, Consiglio di quartiere Don Bosco, Ambiente e Salute, Cgil Lavoro e Società, Piattaforma Pro Pustertal. Sono state raccolte anche 100 firme. Il presidente del Consiglio provinciale Riccardo Dello Sbarba ha proposto invece un tavolo di mediazione, come è avvenuto nel caso dell’aeroporto.


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giovedì, 29 novembre 2007


 Ecocomposter, con il girasole un progetto per l’ambiente
 INNOVAZIONE

Alto Adige, 29 NOVEMBRE 2007

 BOLZANO. Videofactory, azienda altoatesina produttrice di video e Dvd interattivi, si è fatta promotrice di un innovativo e ambizioso progetto culturale a sostegno della protezione dell’ambiente orientato alla divulgazione di queste tematiche agli alunni della scuola primaria. Il programma “Girasole” è stato infatti proposto alle amministrazioni comunali e alle direzioni didattiche particolarmente sensibili al tema ecologico. Il programma Girasole offre infatti ad insegnanti e ragazzi uno stimolo ed un supporto affinché lo sviluppo ecosostenibile diventi parte integrante ed attiva nelle lezioni di classe con l’auspicio che l’esperienza vissuta in ambito scolastico rimanga patrimonio individuale per il loro futuro. I testi, di sicuro rigore scientifico, sono espressi in un linguaggio semplice ed intuitivo, le innumerevoli immagini fumettate adatte ad un pubblico giovane sensibilizzeranno i ragazzi a temi di grande rilevanza, come la salvaguardia dell’acqua, la raccolta differenziata, l’energia rinnovabile, il compostaggio.
 Con l’innovativo ecocomposter si potrà passare dalla teoria alla pratica passando attraverso la sperimentazione. Con l’ ecocomposter in larice massiccio si potrà infatti mostrare concretamente i tempi e i modi del compostaggio, residui di spuntini come umido portato da casa che si trasformano, senza cattivi odori, in soffice terriccio per concimare i fiori della scuola, il riciclaggio si trasformerà cosi in un gioco divertente e utile. L’ecocomposter di ultima generazione è munito di pannello fotovoltaico che aziona una ventola per l’ossigenazione del materiale organico attuando un utile accelerazione del processo microbico, con questa tecnologia si introduce pure l’importanza dell’utilizzo di energia alternativa prodotta da fonti rinnovabili, un argomento nuovo che catturerà l’interesse dei ragazzi.
 Analogo discorso per il raccoglitore acqua piovana. Ultimo ma non per rilevanza, il sistema “Gocce preziose” per il risparmio idrico della Videofactory, realizzato in solido larice e acciaio, consente l’accumulo dell’acqua piovana ed il suo utilizzo, perché il riciclaggio è valido per qualsiasi elemento naturale.
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mercoledì, 28 novembre 2007

«Emissioni nella norma Il piano rifiuti funziona»

Minach (Appa) replica ai dubbi relativi al nuovo impianto
Alto Adige, 28 NOVEMBRE 2007

 BOLZANO. Il direttore dell’Appa Luigi Minach replica ai tanti dubbi sollevati in merito alla realizzazione del nuovo inceneritore.
 Sulla mancata informazione: «La valutazione sull’impatto sanitario dell’inceneritore è stata fatta dal Comune di Bolzano e presentata al pubblico e alla stampa dall’assessore all’ambiente nel 2002. Sono state eseguite misure sul contenuto di diossine e metalli pesanti nel terreno nella zona di massima ricaduta e nella conca di Bolzano: i dati rilevati sono nella norma e non si rileva alcuna correlazione tra inceneritore e ricaduta. Misure di PM in emissione ed immissione dimostrano livelli di PM non significativi in quanto le quantità di particelle in emissione sono inferiori a quelle riscontrate nell’aria esterna».
 Inoltre, prosegue Minach, «si ricorda che l’area sulla quale sorgerà l’inceneritore deve essere bonificata. Perciò la bonifica dell’area attualmente contaminata costituisce non solo una mitigazione dell’impatto, ma un sostanziale miglioramento». Sul coinvolgimento della popolazione l’Appa ricorda una serie di incontri pubblici, convegni e pubblicazioni, mentre per quanto riguarda i rischi sulla salute «le ripetute segnalazioni di incrementi significativi per sarcomi dei tessuti molli e linfomi non Hodgkin” stando alle informazioni che mi sono state date si riferiscono ad inceneritori di prima e seconda generazione, non confrontabili con la tecnologia attuale o del nuovo inceneritore previsto a Bolzano». Infine la raccolta differenziata: «Dal 2001 al 2006 è aumentata dal 36% al 46%, a dimostrazione che il piano gestione rifiuti funziona».
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giovedì, 22 novembre 2007



IL TRAFFICO E I PENDOLARI

MOBILITÀ, DATI SIGNIFICATIVI

Corriere dell'Alto Adige 2007-11-22

di GIOACHINO FRAENKEL

B asta guardare il numero delle automobili in circolazione e le strade intasate dal traffico per capire che viviamo in un'era della mobilità. È una constatazione che potrebbe sembrare banale qualora non celasse una realtà che, se per certi versi risulta piacevole come nel caso delle vacanze in terre lontane, per altri può anche rivelarsi pesante a causa del correlato inquinamento atmosferico, degli incidenti nei trasporti nonché dei disagi legati al trasporto stesso. In particolare, ne soffrono i pendolari che quotidianamente devono affrontare percorsi più o meno lunghi per raggiungere il posto di lavoro o la scuola.
L'Astat, l'ufficio statistico provinciale, di recente ha provveduto a una rilevazione del fenomeno in Alto Adige, basandosi sul numero dei titoli di trasporto pubblico, vale a dire sul numero degli «Scuolapass» e su quello degli abbonamenti. Ne sono emersi dati interessanti: è risultato in particolare che nel corso del 2006 ogni giorno in media 54 mila persone hanno usato regolarmente i mezzi pubblici; quindi l'11% della popolazione provinciale di 480.000 persone, comprensiva di neonati, anziani e degenti. Non è davvero poco. Ma i dati effettivi sono anche superiori, in quanto l'Astat non ha tenuto conto dei lavoratori che utilizzano quotidianamente la propria automobile.
Dei pendolari considerati nell'indagine, oltre la metà lascia il comune di partenza (cosiddetti pendolari extraurbani), mentre un quarto si sposta all'interno dello stesso comune. Vi è poi una terza categoria che è quella dei cosiddetti «altri passeggeri abbonati» con esigenze di trasporto più limitate. A partire dal 2005, con l'introduzione di nuove modalità di utilizzo dei titoli di trasporto pubblico, si è registrato un calo degli abbonamenti e un contestuale aumento degli «Scuolapass», i quali, diventati più convenienti, sono stati richiesti con maggiore frequenza dagli studenti. Ne è emerso che più della metà degli utenti regolari dei mezzi pubblici è costituita appunto da studenti e che molti di questi ultimi sono pendolari extraurbani che gravitano non solo su Bolzano, ma anche su Merano, Bressanone e Brunico.
Per quanto riguarda invece i lavoratori pendolari, Bolzano è risultata essere l'unico importante centro di destinazione dei flussi giornalieri, fra i quali quello più intenso — sempre secondo l'indagine in questione — è quello sulla tratta Laives-Bolzano. Viene confermato quindi il ruolo del capoluogo come principale centro economico e amministrativo.
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mercoledì, 21 novembre 2007



L CANYON

Geoparc, 60 mila visite Aperto un concorso

Corriere dell'Alto Adige2007-11-21

In questi giorni il Centro visitatori Geoparc Bletterbach sta concludendo la stagione 2007 con un bilancio molto soddisfacente. Approssimativamente dai 55.000 ai 60.000 escursionisti hanno fatto il percorso geologico nel Canyon del Bletterbach. Circa 4.500 personehanno partecipato ad una delle 263 visite guidate e con circa 230.000 accessi, il sito internet si è dimostrato un punto d'informazioni importante. Confrontanto i dati con il 2006, si può dire che c'è stata una conferma del successo ottenuto..
Di grande interesse sono stati senza dubbio i diversi eventi proposti quest'anno, come le escursioni a tema, che hanno riguardato le orchidee e le leggende, oppure i diversi concerti e i pomeriggi per bambini. «In particolare le due escursioni con la paleontologa Evelyn Kustatscher del Museo di Scienze Naturali ci hanno dimostrato, quanto i visitatori sono interessati alle particolarità geologiche del Bletterbach», afferma Monika Thaler, coordinatrice del Centro Visitatori.
Fino al 31 dicembre è possibile partecipare al concorso fotografico «avventura naturale Geoparc Bletterbach».
Lo straordinario canyon del Bletterbach è ai piedi del Corno Bianco
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mercoledì, 21 novembre 2007

Corriere dell'Alto Adige  2007-11-20

Cariche I Verdi: nessuna garanzia di indipendenza. Durnwalder: sta per cambiare ruolo

«Conflitto di interessi, Huber si dimetta»


BOLZANO — Il gruppo verde in Consiglio provinciale reclama le dimissioni di Walter Huber, direttore presso l'assessorato all'Ambiente e presidente del Comitato ambientale (il vecchio Comitato provinciale per la valutazione dell'impatto ambientale) per un possibile conflitto di interessi tra le cariche ricoperte nella pubblica amministrazione e quelle in società private. Ma il prossimo passaggio dello stesso Huber ad altro incarico (un Osservatorio ambientale per il Tunnel di base del Brennero) renderà probabilmente già sorpassata questa richiesta, come ha già avuto modo di assicurare il Landeshauptmann Luis Durnwalder.
In una nota diffusa ieri e firmata dai tre consiglieri espressi dai Verdi (Riccardo Dello Sbarba, Cristina Kury e Hans Heiss), la figura di Huber viene attaccata da due punti vista. «Condicio sine qua non per ricoprire una carica così importante — vi si legge — è, oltre alle competenze tecniche, la totale e comprovata indipendenza sia da interessi politici che economici, così come la lontananza da gruppi di interesse i cui progetti debbano essere sottoposti a una valutazione di impatto ambientale. Walter Huber non può dare più garanzie di indipendenza in alcun senso, ora che è stato portato alla luce il suo intreccio di interessi in varie attività economiche».
Gli intrecci di interessi cui si riferisce la nota sono la partecipazione di Huber alla China-Invest Srl, controllata dalla Leitner Spa, e la presidenza del consiglio di amministrazione della Certra Srl, l'azienda che conferisce le certificazioni Ue agli impianti a fune. «Tutti indizi di una possibile esposizione a forti influenze da parte degli operatori del settore economico, il conflitto di interessi è davvero innegabile», attaccano i Verdi.
La nota prosegue sostenendo che Huber «si è sempre mostrato assai sensibile alle pressioni della politica e alla luce di questa vicinanza non stupisce che abbia ricevuto tutti gli incarichi della Provincia correlati a grandi transazioni finanziarie (Tunnel di Base del Brennero, concessioni idriche, piano di utilizzo delle acque, e così via)».
Il diretto interessato si difende. «Ho solo investito qualche soldo in alcune aziende — sostiene Huber — che c'è di male? Alcuni fanno i furbi e si servono di prestanome, io sono stato sincero e non ho nulla da rimproverarmi». Riguardo invece alla sua presunta morbidezza nei confronti della politica, Huber sottolinea che «è il mio lavoro eseguire le direttive impartite dalla giunta provinciale definite con legge».
Solidale con il proprio direttore di dipartimento è l'assessore provinciale all'Ambiente Michl Laimer. «Huber è un dirigente di grande competenza e professionalità, e gode ovviamente della mia fiducia e di quella della giunta», premette l'assessore. Che poi continua: «L'incompatibilità di Huber sorgerà solo con il passaggio al nuovo incarico, non prima».
Marco Armani




Ipotesi di conflitto di interessi per il Comitato Via. Durnwalder: dovrà comunque lasciare
Alto Adige, 20 NOVEMBRE 2007

 BOLZANO. E’ presidente del Comitato per la Via (valutazione di impatto ambientale) e allo stesso tempo ha interessi in società. Bufera dei Verdi su Walter Huber, direttore del dipartimento dell’assessore Michl Laimer (urbanistica, ambiente ed energia). Il conflitto di interessi denunciato dai consiglieri Verdi (Kury, Heiss, Dello Sbarba) sfocia nella richiesta di «dimissioni immediate» di Huber dall’incarico di presidente del Comitato ambientale (ex Comitatato provinciale per la Via).
 Attraverso una serie di visure camerali i Verdi hanno ricostruito le presenze di Huber al di fuori della Provincia. Tra queste, vengono ritenute particolarmente gravi per il conflitto di interessi «la partecipazione alla China-Invest Srl, controllata dalla Leitner Spa, e la presidenza del consiglio di amministrazione della Certra Srl, l’azienda che conferisce le certificazioni Ue agli impianti a fune. Tutti indizi di una possibile esposizione a forti influenze da parte degli operatori del settore economico».
 Secondo il presidente provinciale Luis Durnwalder il problema si risolverà da solo, perché Huber lascerà presto la presidenza del Comitato ambientale: «Non appena saranno perfezionati tutti i passaggi tecnico-giuridici relativi all’Osservatorio ambientale per la sicurezza sul lavoro e per il cunicolo pilota del tunnel di base del Brennero con il suo braccio operativo Consorzio ambientale sicurezza, di cui Huber sarà responsabile, sarà dichiarata decaduta la sua presidenza».
 Ma i Verdi chiedono «subito», perché per ricoprire l’attuale ruolo nel Comitato è richiesta, oltre alle competenze, «la totale e comprovata indipendenza sia da interessi politici che economici, così come la lontananza da gruppi di interesse economico i cui progetti debbano essere sottoposti a una valutazione di impatto ambientale». Cristina Kury aggiunge un altro elemento: «Il possesso di quote della China Invest e la presenza nel Cda della Certra sono incompatibili con il regolamento del personale della Provincia». L’attacco prosegue: «Huber, in veste di direttore di dipartimento di Laimer, si è sempre mostrato assai sensibile alle pressioni della politica. Non stupisce che abbia ricevuto tutti gli incarichi della Provincia correlati a grandi transazioni finanziarie, come tunnel del Brennero e concessioni idriche».
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domenica, 18 novembre 2007


Abd, Baumgartner lascia «Mi dimetto, ma così aeroporto senza futuro»
La provocazione: «Propongo come mio successore Rosa Thaler Ha un progetto dimostri quel che vale»
di Antonella Mattioli
Alto Adige, 18 NOVEMBRE 2007

 BOLZANO. «Ho fallito l’obiettivo principale che era l’allungamento della pista e quindi, come annunciato in estate, lascio la presidenza di Abd». Thomas Baumgartner è un manager e come tale si comporta dopo aver constatato che non c’è alcuna possibilità, almeno a breve e medio termine, di sbloccare la situazione. Il cambio avverrà il prossimo mese quando l’assemblea generale dei soci sarà chiamata a rinnovare il cda che dovrà poi eleggere il suo successore. Cda, che se verranno seguite le indicazioni di Baumgartner, sarà ridotto da 9 a 5 membri.
 Presidente Baumgartner, chi sarà il suo successore?
 
«Ho proposto Rosa Thaler».
 Provocazioni a parte?
 
«Non è affatto una provocazione. Lo dico in maniera molto seria. Io sono convinto che per far decollare l’aeroporto, rendendolo indipendente dai finanziamenti pubblici e fruibile anche dalla popolazione locale, c’è un’unica soluzione: che è appunto l’allungamento della pista. Ma parte della popolazione è contraria e la politica ha deciso di non attuare il progetto. A questo punto è giusto che a dirigere l’Abd vada chi come Rosa Thaler è convinto che si possa raggiungere lo stesso obiettivo senza allungamento, ma portando qui dei turboelica da 70 posti».
 A suo avviso l’aeroporto così com’è oggi non ha futuro; quindi, come auspica qualcuno, si potrebbe addirittura chiudere?
 
«Visto che la struttura c’è sarebbe un peccato chiuderla, certo è che se non si allunga la pista, non ci sono ulteriori margini di miglioramento dei conti. In un anno sono riuscito a ridurre le perdite di 700 mila euro, aumentare del 15% il fatturato; e diminuire dal 5,6 al 3,5 la percentuale dei voli cancellati. Ciononostante chiudiamo con una perdita di un milione e mezzo. Somma che viene ripianata dalla Provincia con i soldi dei contribuenti e sarà così anche in futuro».
 Quanti dipendenti ha l’aeroporto?
 
«Ventotto. E questo rappresenta una spesa fissa che non può essere abbattuta, ma potrebbe essere da sfruttata meglio. Il personale potrebbe lavorare il doppio, se ci fosse la struttura fosse potenziata. Attualmente invece abbiamo più ore al giorno in cui non c’è traffico».
 Per lei la partita aeroporto si chiude con una sconfitta.
 
«Certamente, perché ho fallito l’obiettivo principale. Mi spiace perché considero questa un’occasione persa per l’Alto Adige: per il turismo, l’economia, la cultura. Allungare la pista significava consentire l’arrivo a Bolzano di aerei da 100-120 posti, aumentando fino a 300 mila i passeggeri e portando i conti in pareggio. Perché a quel punto le compagnie sarebbero state interessate a venire qui e avremmo potuto avere charter a prezzi convenienti».
 E invece?
 
«E invece il futuro sarà uguale al presente: a Bolzano potrà operare una sola compagnia aerea e quindi i prezzi resteranno alti».
 Si aspettava da Durnwalder più coraggio?
 
«È un politico. Ha fatto ciò che poteva. Non poteva certo ignorare il no di parte della popolazione, soprattutto ad un anno dalle elezioni».
 Nella sua politica di risparmio rientra anche la proposta di riduzione di cda e collegio sindacale?
 
«Certo. Un cda di 9 persone non serve e non è il caso di sperperare altro denaro pubblico. Bastano 5 membri e lo stesso vale per il collegio sindacale: 3 sono sufficienti».
 I lavori per la realizzazione degli hangar sono iniziati?
 
«Non ancora, ma partiranno spero presto».
 Qualche miglioramento ci sarà dunque in tempi brevi.
 
«Certo. Evitiamo le spese inutili che oggi abbiamo, in quanto gli aerei di Air Alps devono ogni sera andare ad Innsbruck per la manutenzione. Con i nuovi hangar potranno farla qui. Inoltre dovremmo ridurre il numero dei voli cancellati, in quanto gli aerei partiranno da qui e non più dalla città dell’Inn. È un passo avanti, ma per la svolta serve altro».

DURNWALDER
«Ma so già chi mettere al suo posto»

 BOLZANO. «Per l’Abd è una perdita: Baumgartner aveva portato esperienza ed entusiasmo. Il presidente uscente ha ragione: noi possiamo gestire l’aeroporto nel miglior modo possibile, ma se non si amplia la struttura, sarà difficile crescere». Mentre Mirko Kopfsguter, amministratore delegato di Abd, è dispiaciuto per le dimissioni, per altro annunciate, del presidente, brindano all’addio di Baumgartner sia Rosa Thaler, vicepresidente del consiglio provinciale, che Oskar Peterlini, entrambi rappresentanti della Svp della Bassa Atesina, entrambi contrarissimi all’allungamento della pista. Non esulta ma non è neppure preoccupato il presidente della Provincia Luis Durnwalder: «Ho già in mente il nome del nuovo presidente: sarà ancora un esponente dell’economia». Tra i papabili si dice vi sia il figlio di Benedikt Gramm, presidente della Camera di commercio, che siede già nel cda.


Corriere dell'Alto Adige  2007-11-18

Trasporti Le dimissioni di Baumgartner hanno destato scalpore. L'assessore: «Gli parlerò presto, ma rispetto la sua decisione»

Aeroporto, si studia una soluzione tampone

Widmann: «Presidenza transitoria». I Verdi: «Soldi spesi male, chiudiamo lo scalo»
La Provincia vuole prendere tempo in attesa di decidere il futuro dello scalo dopo le elezioni 2008
BOLZANO — La giunta provinciale cerca una soluzione transitoria per la presidenza dell'Abd spa, la società di gestione dell'aeroporto.
Le dimissioni del presidente Thomas Baumgartner, in carica da luglio del 2006, non erano del tutto inattese a Palazzo Widmann. Il «patron» della Fercam le aveva rassegnate già a fine luglio, subito dopo che la giunta aveva deciso di congelare «sine die» il progetto di allungamento della pista. La decisione, però, era rimasta nel cassetto ed è stata ufficializzata solo venerdì sera, come riportato ieri dal Corriere dell'Alto Adige,
alla fine della riunione del cda della spa aeroportuale. «La mia missione — ha ricordato Baumgartner — era quella di riportare la società al punto di pareggio. Senza l'allungamento della pista, che porterebbe più voli, più compagnie e quindi più utenti, l'obiettivo è irraggiungibile ». Baumgartner ha atteso la riunione di venerdì per dimettersi, dopo aver illustrato ai consiglieri i risultati del conto economico: quest'anno la spa perderà 1,5 milioni di euro, 700mila euro in meno rispetto al 2006, 400mila in meno rispetto ala previsione del budget del 2007, mezzo milione in meno rispetto al 2003 e al 2004. «Senza altri investimenti, di meglio non posso fare, quindi rassegno le dimissioni », ha detto Baumgartner. Per inciso, il cda ha anche respinto, su proposta della Provincia, la proposta di Baumgartner di ridurre il cda da 9 a 3 o 5 consiglieri.
La «palla», adesso, torna alla giunta provinciale che, tramite la holding Sta (controllata al 99%), è l'azionista di maggioranza (90%) della Abd spa. L'assessore ai trasporti, Thomas Widmann, è di poche parole: «Prendo atto delle dimissioni e delle motivazioni addotta da Baumgartner, rispetto sempre le decisioni personali. Mi riservo di parlarne al più presto con lui anche per concordare una soluzione transitoria in attesa di decisioni definitive sul futuro dell'aeroporto». Decisioni che, sicuramente, arriveranno dopo le elezioni provinciali del 2008 e forse anche dopo il referendum consultivo sull'aeroporto previsto per il 2009.
Cristina Kury, capogruppo dei Verdi in Provincia, è un fiume in piena: «Avevo già detto a Baumgartner che la sua previsione di 300mila passeggeri non stava in piedi. Secondo i nostri studi, per il punto di pareggio di utenti ne servirebbero 500mila l'anno: non esiste questo bacino nemmeno unendo Alto Adige e Trentino. Questo scalo è destinato a restare in passivo a vita. Piuttosto, meglio chiuderlo e investire 2 milioni di euro l'anno per potenziare i collegamenti su rotaia e con autobus con Verona, Innsbruck, Monaco e Bergamo che sono gli scali aeroportuali usati dai sudtirolesi, che non possono certo permettersi le tariffe folli di Air Alps. Compagnia che, lo ricordo, vive grazie ai biglietti acquistati dalla stessa Provincia. A questo punto la giunta abbia il buon gusto di non investire nemmeno sull'hangar e sull'ampliamento dell'aerostazione e cominci a valutare la chiusura dello scalo. Le categorie economiche ritengono l'aeroporto indispensabile? Ma se proprio albergatori ed Smg hanno organizzato servizi di bus navetta per Bergamo e Brescia...». Ipotesi, quella della chiusura, che condivide anche Andreas Pöder dell'Ufs: «Questo scalo non avrà mai il bilancio in pareggio».
Felice Espro


Le reazioni Industriali e albergatori

Il mondo economico «Abd da potenziare»


BOLZANO — Le dimissioni di Thomas Baumgartner, imprenditore di spicco (è amministratore delegato della Fercam), dalla presidenza dell'Abd sono condivise dal mondo economico altoatesino, che da anni si batte per l'ampliamento dello scalo, e diventano motivo per fare pressione sulla giunta provinciale.
Christof Oberrauch, presidente di Assoimprenditori, ammette: «Baumgartner da subito ha posto condizioni chiare in merito alla dotazione infrastrutturale dello scalo, ma la politica, come sempre, ha risposto tardivamente rinviando il tutto a dopo le elezioni. Capisco che un imprenditore come lui, abituato ad agire subito e bene, non abbia alcuna intenzione di riscaldare la poltrona e quindi abbia deciso di andarsene: è un comportamento onesto e corretto. Mi auguro che queste dimissioni facciano riflettere la giunta provinciale perché senza un aeroporto funzionante a rimetterci sarebbe l'intera localizzazione Alto Adige, non solo il mondo economico».
La raggiungibilità della destinazione come meta turistica è uno dei cavalli di battaglia dell'Unione albergatori e di Südtirol Marketing. Walter Meister, presidente dell'Hgv, allarga le braccia: «Non ci resta che vedere come andrà a finire. Bene ha fatto Baumgartner a dimettersi. L'ho fatto anch'io dal cda delle Terme perché non vedevo un futuro chiaro e una società capace di stare in piedi senza i continui aiuti dell'ente pubblico. Mi auguro che la giunta, nonostante questa vicenda, tenga fede agli impegni presi e realizzi almeno l'hangar e l'ampliamento della stazione. Si è già perso troppo tempo, di un aeroporto che non funziona non ce ne facciamo nulla. È un peccato, anche perché il movimento turistico con voli charter sta funzionando. Come albergatore, posso solo ribadire che poter raggiungere l'Alto Adige da località distanti, come il Regno Unito o la Germania del Nord o persino la Russia, è essenziale per ampliare la clientela. A questo punto aspetto segnali chiari dalla politica, perché tenere in piedi una struttura sempre in perdita e, soprattutto, poco funzionale, non mi sembra la soluzione migliore».
F. E.



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categoria:ambiente, aereoporto san giacomo
venerdì, 16 novembre 2007


Braccio di ferro Palazzo Widmann ignora l'ultimo appello degli ecologisti: indispensabile sostituire l'impianto

Corriere dell'Alto Adige 2007-11-16

Inceneritore, nel 2007 costi record

Forni bloccati oltre due mesi all'anno. Un milione per la manutenzione

Ultimatum Nel 2010 il termovalorizzatore che sorge a Bolzano sud deve essere smantellato perchè troppo vecchio
BOLZANO — Non si spengono le polemiche legate alla costruzione del nuovo inceneritore. Le argomentazioni degli ambientalisti non convincono la Provincia che è determinata a proseguire per la sua strada. Tanto più che i costi per la attuale termovalorizzatore sono schizzati verso l'alto: le stime per il 2007 si aggirano attorno al milione di euro. In pratica l'inceneritore funziona a giorni alterni e per almeno un paio di mesi l'anno va in ferie. I tecnici infatti devono spegnerlo per ripulirlo e sistemarlo. E, come accade per le auto, la fase di accensione è il momento maggiormente inquinante. Assessori e membri del cda confermano: «La manutenzione sta diventando sempre più costosa» Nel 2010 l'attuale inceneritore dovrà andare in pensione. Per quel momento dovrà essere pronto uno nuovo o per lo meno bisognerà decidere dove mettere le tonnellate di rifiuti prodotte in Alto Adige. «L'impianto nuovo — ha sempre assicurato l'assessore all'ambiente Michl Laimer — inquinerà molto meno di quello vecchio. Il partito dei contrari gioca sulle paure delle gente ma possiamo garantire che le emissioni del nuovo termovalorizzatore sono assolutamente trascurabili». Sulla stessa linea anche l'assessore Florian Mussner che conferma: «Ormai indietro non si torna».
L'iter dunque prosegue e il direttore dell'ufficio smaltimento rifiuti Georg Simeoni punta ad arrivare all'apertura delle buste con le offerte economiche entro fine mese. «Per quella data la valutazione tecnica dovrebbe essere terminata » spiega.
Rispetto alla prima d'appalto questa volta le due cordate sembra abbiano rispettato scrupolosamente le indicazioni del capitolato d'appalto e la partita dovrebbe giocarsi esclusivamente sull'offerta economica. Due le cordate in gioco, entrambe possono essere considerate altoatesine, visto che la Unieco, capofila di uno dei due consorzi ha già fatto sapere che se vincerà l'appalto trasferirà la sede legale dell'associazione d'imprese a Bolzano. Vada come vada, il gettito Iva dunque è garantito. Da un lato c'è la cordata capeggiata dalla Atzwanger spa di Bronzolo in cui vi sono anche la Oberosler cav. Pietro spa di San Lorenzo di Sebato, la Seeste Bau spa di Bolzano, la Cosbau spa di Bolzano, la Wipptaler Bau spa di Colle Isarco, la Stahlbau Pichler srl di Bolzano, la Hafner di Bolzano e la Ladurner spa di Lana. Nella seconda cordata invece vi sono la cooperativa emiliana Ccc, l'Unieco di Reggio Emilia, la Zimmerhofer e la Unionbau di Campo Tures, la cooperativa lavoratori edili di Bolzano, la Schmidhammer di Brunico e la Ceis srl di Milano.
La base d'asta è di 98 milioni di euroe l'impianto da 130 mila tonnellate dovrà essere pronto e funzionante nel 2010, data in cui quello vecchio deve essere assolutamente smantellato. I lavori dovrebbero partire con l'anno nuovo.
Marco Angelucci
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venerdì, 16 novembre 2007
 Il centrosinistra: un successo. Marco Bove: non è quello che serve alla comunità
  Alto Adige, 16 NOVEMBRE 2007

 LAIVES. Il via libera della giunta provinciale alla realizzazione della cittadella per l’Fc Alto Adige in zona sportiva Galizia è stato accolto con soddisfazione anche dai rappresentanti consiliari dell’Ulivo. In una nota si sottolinea questa la soddisfazione «per un risultato che porterà, oltre che nuove strutture sportive delle quali beneficeranno tutte le società sportive locali e i cittadini, anche un plusvalore di immagine per la città. Ci rallegriamo quindi con sindaco, vicesindaco e giunta per il risultato e per averlo conquistato senza proclami ma con un lavoro serio e lungimirante».
 Di diverso avviso invece Marco Bove, ex consigliere comunale dei Verdi: «Uno stadio da 8000 persone - dice - cambierà in modo radicale le estati e i fine settimana di noi laivesotti. La nostra città ha un sistema di servizi e spazi pubblici sottosviluppato: se qualcuno pensa che la costruzione di uno stadio risponda alle vere esigenze della città, lo dica chiaramente. Inoltre innestare una struttura di queste proporzioni nel nostro contesto viabile e urbanistico è quanto mai azzardato. A chi governa ricordo che per strutture di impatto che impegnino considerevoli risorse finanziarie pubbliche esistono le consultazioni popolari».


Costruzione di uno stadio calcistico in Laives


Mi sembra opportuno riprendere ed approfondire la notizia sulla “decisione” di edificare uno stadio di calcio a Laives che potra’ ospitare sino a ottomila persone e che cambiera’ in modo radicale le estati ed i fine settimana di noi Laivesotti.
Innanzitutto prendiamo in considerazione la capienza dello stadio. Laives ha poco piu’ di quindicimila abitanti ed ha una struttura di servizi e spazi pubblici sottosviluppata. Se qualcuno pensa che la costruzione di uno stadio di calcio risponda alle vere emergenze della citta’ lo invito ad esporre il suo pensiero, altrettanto chi ritiene che ospitando una simile struttura si possa andare a “battere cassa” in Provincia con piu’ facilta’.
Innestare una struttura di tali proprzioni in un contesto viabile ed urbanistico come quello di Laives e’ quanto mai azzardato.
Basti pensare al cimitero ed alle zone abitative di via Hofer e Galzia per capire con quanta cautela e lungimiranza si debba affrontare la questione. La variante sara’ terminata, stando alle notizie di stampa, dopo la costruzione dello stadio. I problemi di ordine pubblico e di vivibilita’ nelle zone adiacenti agli stadi, oltre ad essere sotto gli occhi di tutti, sono molteplici e vanno presi seriamente.
Questo affermo in quanto diversi politici, ai piu’svariati livelli e non ultimo a quello provinciale, hanno fatto intendere che lo stadio sarebbe quasi una contropartita per tutto quello che Laives ha subito negli anni, evidentemente per la sua condanna a citta’ dormitorio e senza carattere.
I conti non tornano.
Le notizie di stampa di qualche tempo fa parlavano di centro sportivo provinciale. Una cittadella dello sport con servizi e strutture che avrebbero fatto di Laives un fulcro per le svariate ed importantissime attivita’ legate allo sport ed alla salute.
Ora , sempre dalla stampa (meno male che esiste), apprendo che Laives avra’ uno stadio. Non e’ancora chiaro quale Comune dell’Alto Adige potra’ vantarsi , a ragione, del centro sportivo provinciale.
Il vecchio centro sportivo “Galizia” ha sempre creato problemi finanziari all’amministrazione comunale.E’ altrettanto vero che il Galizia ha garantito negli anni un lavoro educativo importante, anche grazie all’impegno di molte persone che hanno e credono tuttora ad uno sport del calcio che possa fungere da luogo di incontro e confronto per i giovani.
La vera sfida del mondo del calcio e degli amministratori pubblici che investono decine di milioni di euro in strutture sportive non dovrebbe essere la carenza di stadi ma la mancanza della convinzione che il calcio sia “solo” un gioco.
Caricare il gioco del calcio di altre valenze equivale a distruggerlo.
Mi dava da pensare come in questi giorni sulla stessa pagina dei quotidiani locali si leggevano gli ennesimi gravi fatti legati alla violenza dentro e fuori dagli stadi e la decisione, con i vari commenti dei politici, di edificare uno stadio a Laives. Che esempio diamo ai giovani?
Ai miei concittadini posso solo ricordare che hanno il diritto di essere informati nei confronti di una decisione(?) che influenzera’ il nostro territorio in modo pesante e permanente.
A chi siede nella stanza dei bottoni mi permetto di dire che, per strutture di impatto sulla citta’che impegnino considerevoli risorse finanziarie pubbliche, esistono le consultazioni popolari ed i piani urbanistici. Affinche’ ognuno si assuma le proprie responsabilta’, nell’interesse di tutti.


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giovedì, 15 novembre 2007


Incendio, «rischio contenuto» Secondo l’Appa sirene inutili
Alto Adige 15 NOVEMBRE 2007

 BOLZANO. L’incendio alla discarica di Ischia Frizzi, a Vadena, aveva creato allarme fra la popolazione. Si temevano emissioni nocive, in special modo di diossina; e poi si era molto criticata la mancanza di informazione tempestiva alla popolazione. Ora l’Agenzia provinciale per l’ambiente ha analizzato i dati delle emissioni dopo l’incendio dell’8 novembre, stilando un bilancio delle conseguenze: il rischio per la salute della popolazione è stato contenuto; interessati dal fumo sono stati soltanto gli abitanti dei piani alti degli edifici. Sul mancato utilizzo delle sirene d’allarme, l’Appa ribadisce essersi trattato di scelta voluta e giustificata. Come precisa il direttore, Luigi Minach, le prime risultanze sono state confermate dall’analisi di diossine e benzopirene successiva ai campionamenti: le rilevazioni indicano per le diossine una presenza di 0,0009 ng Teq/m² (la soglia di emissione è di 0,1) e per il benzopirene 12,3 ng/m² (la cui soglia di immissione riferita al dato medio annuale è pari ad 1). «Dunque - rimarca - un’incidenza molto bassa». A causa dell’inversione, inoltre, la nuvola si è spostata solo a un’altezza da circa 15 fino a circa 100 metri, mentre gli strati inferiori sono rimasti quelli meno colpiti dal fumo. «Una prova - prosegue - è rappresentata dai bassi valori delle Pm10 registrati nelle centraline di misurazione. In via Claudia Augusta 38 µg/m², in piazza Adriano 28 e a Egna 30, tutti al di sotto della soglia di attenzione che si attesta sui 50 µg/m². Particolarmente interessante è in tal senso il valore espresso da un’altra centralina di misurazione posta al quinto piano di un edificio in via Claudia Augusta, che tra le 7 e le 8 del mattino ha registrato un picco di 143 µg/m², ma anche in questo caso il valore medio nelle 24 ore si è mantenuto entro i 40. «Possiamo quindi concludere - così Minach - che l’incidenza maggiore si è registrata tra le 6 e le 8 circa, concentrata essenzialmente ai piani alti». Passando alla questione del mancato allarme, l’Appa ribadisce la posizione già espressa all’indomani dell’incendio: gli esperti ritengono non giustificato l’impiego delle sirene in una situazione simile: «La maggior parte della popolazione stava dormendo con porte e finestre chiuse, quindi protetta dalla nuvola di fumo». L’allarme avrebbe soltanto provocato proprio l’effetto contrario, quello di far aprire le finestre e richiamare la gente in strada. Malgrado non sussistesse alcun vero pericolo per la salute, in quel caso le persone avrebbero inutilmente respirato fumo e cattivi odori». (da.pa)


Incendio a Vadena «Il rischio è limitato»

L'allarme Appa: popolazione, danni contenuti

Corriere dell'Alto Adige 2007-11-15

BOLZANO — Analizzati i dati delle emissioni dopo l'incendio nella discarica di Vadena dell'8 novembre, l'Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente (Appa) ha fatto un bilancio delle conseguenze: il rischio per la salute della popolazione è stato contenuto e che ad essere interessati dal fumo sono stati soltanto gli abitanti dei piani alti degli edifici. Secondo i primi risultati, infatti, le rilevazioni indicano per le diossine e del benzopirene una presenza bassa. Lo conferma il direttore dell'Appa Luigi Minach: «La nuvola di fumo si era propagata principalmente in direzione nord, le aree a sud sono state scarsamente interessate dall'accaduto. A causa dell'inversione, inoltre, la nuvola si è spostata solo a un'altezza da circa 15 e fino a 100 metri, mentre gli strati inferiori sono rimasti quelli meno colpiti dal fumo». Secondo gli esperti una prova sarebbe rappresentata dai bassi valori delle pm10 registrati nelle centraline di misurazione a Bolzano, tutti al di sotto della soglia di attenzione.
«Particolarmente interessante è in tal senso il valore espresso da un'altra centralina di misurazione posta al quinto piano di un edificio in via Claudia Augusta, che tra le 7 e le 8 del mattino ha registrato un picco di 143 microgrammi per metro cubo. Possiamo quindi concludere che a Bolzano l'incidenza maggiore si è registrata tra le 6 e le 8 circa, concentrata essenzialmente ai piani alti», spiega Minach. A posteriori gli esperti ritengono non giustificato l'impiego delle sirene di allarme: «Malgrado non sussistesse alcun vero pericolo per la salute, in quel caso le persone avrebbero inutilmente respirato fumo aprendo le finestre per vedere cosa stesse succedendo», dice il direttore dell'Appa.
Le emissioni
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martedì, 13 novembre 2007

 Richiesta di 12 associazioni, bloccare la gara e ripensare il sistema di smaltimento
Gli ambientalisti alla Provincia: rischi per la salute
  Alto Adige 13 NOVEMBRE 2007

 BOLZANO. «Fermate l’inceneritore». Dodici associazioni ambientaliste lanciano l’ultimo appello alla Provincia. Sta per chiudersi la gara d’appalto per la realizzazione dell’impianto e i gruppi (tra cui Ambiente e salute, Dachverband für Natur, Legambiente, Heimatpflege, Wwf), chiedono di ripensare a tutto il progetto. Sotto accusa, le nanoparticelle presenti nei fumi. Neppure i filtri di ultima generazione previsti dal progetto, sostengono i firmatari, ne potranno evitare la dispersione nell’aria. «La Provincia deve tenere conto dei risultati arrivati dalla ricerca negli ultimi anni», si legge, «La pericolosità del nanoparticolato è ormai confermata anche dalla letteratura medica. La loro pericolosità è essenzialmente legata alla capacità di penetrare in tutti i tessuti, nelle cellule e nei nuclei degli organismi viventi».
 Con lo stop alla gara di appalto gli ambientalisti chiedono alla Provincia di potenziare il sistema di raccolta differenziata e solo quando sarà avviata «una corretta filiera del riciclaggio» valutare la migliore tecnica impiantistica per lo smaltimento della frazione residua. Questa sera (20,30 alla Kolpinghaus) serata informativa con l’esperto germanico Klaus Kock e domani seminario di approfondimento (ore 8.30 Legacoop in corso Libertà 35).


Corriere dell'Alto Adige 2007-11-13

Dodici associazioni non si rassegnano alla costruzione del nuovo impianto

Firme, ultimo baluardo contro l'inceneritore

Ortner: «Si potrebbe trovare un'altra soluzione»

BOLZANO – Entro la fine del mese si concluderà la gara d'appalto per l'assegnazione dei lavori per la realizzazione dell'inceneritore di Bolzano sud, ma non tutti si sono arresi. Dodici associazioni, tra cui Legambiente, «Ambiente e Salute» e l'associazione dei biologi sudtirolesi chiedono ai bolzanini di sottoscrivere l'appello per fermare l'iter di assegnazione dell'appalto di costruzione e di riaprire urgentemente un dibattito (appello@ambie nteesalute.org).
«Non è un atto d'accusa ma semplicemente una richiesta di ripensamento — sottolinea Alessandro Cosi di Ambiente e Salute — negli ultimi anni la ricerca nell'ambito dell'inquinamento da polveri ha fatto notevoli passi avanti ed è ormai confermata la pericolosità delle polveri ultrafini, per le quali non esistono filtri ».
Cosi spiega come anche la letteratura medica abbia confermato la potenzialità delle nano-polveri di penetrare nei tessuti e di insinuarsi negli organi. Ci saranno ancora più nano- particelle perché gli inceneritori di nuova generazione hanno temperature di combustione più alte» conclude Alessandro Cosi.
Sia Peter Ortner, presidente dell'Heimatpflege Suedtirol che Roman Zanon, presidente della federazione Protezionisti Sudtirolesi, chiedono che la politica dia una risposta alla popolazione. «Non parlano volentieri di quest'argomento, ma la gente vuole sapere — sottolinea Zanon —. Si potrebbe trovare una valida soluzione alternativa insieme a Trento — aggiunge Ortner — ».
Le associazioni chiedono di riaprire il dibattito sulla gestione dei rifiuti in regione perché sono sicure che si possano fare scelte migliori di quella dell'incenerimento e per avvallare ulteriormente la loro linea hanno organizzato un'altra conferenza. Questa sera alle 20.30 presso la Kolpinghaus si terrà un incontro con Klaus Koch, esperto di ecologia di Amburgo, dal titolo «Differenziare e incenerire, errori e contraddizioni della gestione dei rifiuti a Bolzano». Domani mattina lo stesso Koch terrà un workshop presso la LegaCoopBund in corso Libertà 35.
«Nessuno può negare l'inquinamento atmosferico provocato da un inceneritore — sottolinea Claudio Vedovelli di Ambiente e Salute — per non parlare dei camion che verrebbero a portare qui i rifiuti. Ne sono previsti 72 mila e 800 l'anno». « Il nostro appello è un'iniziativa di democrazia, di partecipazione dei cittadini, mentre dall'altra parte, in Provincia, per le grandi opere si decide sempre a porte chiuse, senza informazione né consultazione. Su un impianto così grande i rischi per la salute vanno considerati — conclude ricordando che anche l'Ordine dei medici ha firmato il documento —».
Federica Costanzo

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domenica, 11 novembre 2007
IL ROGO DI VADENA
«Esemplare lavoro»: il sindaco ringrazia
Alto Adige, 11 NOVEMBRE 2007

 VADENA. «Alla luce dell’incemdio presso la discarica Ischi Frizzi, è apparso chiaro che un problema su di un impianto di interesse provinciale di questa importanza e dimensione, può creare notevoli disagi a tanta gente. C’è stata la conferma che su strutture di questo tipo, il livello di attenzione relativo al trattamento dei materiali deve essere sempre molto elevato»: chi fa queste considerazioni è Alessandro Beati, sindaco di Vadena. Che poi aggiunge: «Ritengo sia doveroso porgere a nome della giunta comunale e dell’intera popolazione il mio più sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno collaborato alla gestione e risoluzione della criticità. Oltre ai 140 vigili del fuoco volontari di Laives, Bronzolo, San Giacomo e Vadena, desidero ringraziare i vigili del fuoco permanenti di Bolzano con i comandanti Preyer e Visentheiner, che hanno dimostrato un altissimo grado di preparazione nella gestione dell’incendio e nel coordinamento delle varie unità. Ringrazio carabinieri e polizia presenti, in particolar modo il comandante provinciale dei carabinieri colonnello Massimo Ilariucci, il personale operativo della discarica che ha lavorato con le ruspe allo spostamento dei cumuli incendiati e tutto il personale dirigente dell’impianto. Nella notte, con il direttore dell’impianto Sacchini e con il direttore di Eco-Center Palmitano, sono state verificate le procedure di stoccaggio dei materiali ingombranti conferiti in discarica ed è emerso un puntuale e scrupoloso rispetto delle norme che ha senza dubbio limitato il propagarsi dell’incendio».
 Il sindaco Beati rivolge «Un complimento del tutto particolare ai pompieri volontari di Vadena: il corpo, attivo da quest’estate, con questo evento ha avuto il suo battesimo del fuoco. Il livello di preparazione, l’efficienza degli automezzi e dei materiali, i sistemi di comunicazione e l’integrazione con gli altri corpi presenti, sono frutto di un’attenta gestione del comandante Brusinelli e del vicecomandante Baldo nonché di una preparazione seria e determinata dei volontari e delle volontarie svoltasi in decine di prove teorico/pratiche: sono loro che, con volontà, determinazione e passione, hanno voluto e saputo creare questo corpo. Un bellissimo esempio di volontariato, di rispetto e di attenzione al prossimo ed al territorio in cui viviamo».
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domenica, 11 novembre 2007

Il rumore è peggio delle Pm10

 L’allarme dell’assessore Theiner: mille altoatesini hanno problemi di sordità per colpa del lavoro
Convegno sull’inquinamento acustico: sotto accusa treni e A22
Alto Adige, 11 NOVEMBRE 2007

 BOLZANO. Ad inquinare non sono solo le polveri sottili. C’è anche il rumore, che come ha sottolineato ieri in un convegno l’assessore alla sanità Richard Theiner, è un problema grave: «La sordità è la malattia professionale più diffusa, diamo contributi a più di mille persone».
 Il dipartimento alla sanità e l’Appa ieri hanno organizzato il terzo convegno di medicina ambientale. Si è parlato di rumore, delle sue conseguenze e di come evitarlo. Sotto accusa il traffico e in particolare l’autostrada, ma si è discusso anche di ferrovia, aeroporto e pub fracassoni.
 Mirko Fornari, dell’ufficio provinciale aria e rumore, ha sottolineato come «l’importanza degli interventi per mitigare il rumore stradale e ferroviario è via via cresciuta negli ultimi anni soprattutto per gli effetti negativi del traffico sulla salute della popolazione». Effetti di cui ha parlato il primario di otorinolaringoiatria Rolando Füstös che ha elencato l’ansia, lo stress e il malumore tra le patologie provocate dal rumore.
 Di come evitarle hanno parlato l’ingegner Federico Pasquali che si è soffermato sulle barriere antirumore, mentre Aribo Asam ha spiegato che anche la costruzione degli edifici influisce in modo determinante sulla percezione del rumore: «La gente ha sempre più bisogno di rilassarsi all’interno del proprio appartamento ma spesso non ci riesce. Questo spiega perché sono in continuo aumento le liti tra chi compra casa e chi l’ha venduta. Per evitare questi conflitti si potrebbe introdurre una classificazione sulla qualità acustica degli edifici, sull’esempio delle targhette CasaClima».
 Il direttore dell’Appa Luigi Minach si è soffermato sull’inquinamento acustico provocato dall’aeroporto: «Se l’aeroporto sarà ampliato il rumore aumenterà e influenzerà senza dubbio le zone circostanti, ma resterà comunque molto limitato rispetto al rumore provocato da altre fonti». I tecnici hanno giudicato positive le misure decise per ridurre l’inquinamento acustico provocato dalla ferrovia e quelle previste per evitare i disturbi dai treni ad alta velocità che transiteranno lungo la nuova linea del Brennero, ma c’è stato spazio anche per le nuove e più severe misure introdotte dal Comune contro i pub fracassoni: «Rispetto al 2006 - ha ricordato Gianluca Segatto - abbiamo aumentato i controlli, ma sono diminuite le trasgressioni: solo una decina contro le circa 40 degli anni passati».



Gli esperti della Provincia a convegno sull'inquinamento acustico

Lotta ai decibel, cuffie nel mirino «Pericolosissime a volume alto»

Corriere dell'Alto Adige  2007-11-11

BOLZANO — L'inquinamento acustico. Una realtà consolidata e pericolosa, tanto da meritarsi un convegno che si è svolto ieri al palazzo della cultura di via Sciliar. Esperti locali ed esterni, come il professor Fabio Barbone dell'Università di Udine, hanno descritto le conseguenze più comuni del bombardamento di rumori cui sono sottoposte le nostre orecchie.
Parecchie persone avvertono un disagio crescente per la presenza di rumori sempre più forti e ricorrenti. Ma oltre al disagio momentaneo, il rumore può compromettere seriamente il benessere fisico, psichico e sociale delle persone costrette a subirlo. I suoni infatti sono all'origine di malattie, anche gravi, come ansia, disturbi del sonno, stress e depressione.
Durante il convegno sono stati analizzati alcuni rumori cui i rimedi conosciuti non riescono a trovare un rimedio. Uno di questi è il disagio che deriva dal vivere vicino ad una linea ferroviaria.
Georg Pichler, direttore dell'ufficio aria e rumore dell'agenzia per l'ambiente della provincia, ha spiegato che «di solito si dice che le barriere antirumore poste accanto ai binari nei tratti urbani evitino problemi a chi vive nelle vicinanze. Non sempre è vero; per esempio chi vive al di sopra delle barriere ma a contatto con i binari, è come se non le avesse».
Spesso però il rimedio cercato contro i rumori sgradevoli rischia di essere peggiore del male che si vuole evitare. Infatti il primario del reparto di otorinolaringoiatria dell'ospedale di Bolzano Rolando Füstös, ha ammonito contro i rischi derivati dall'ascoltare musica nelle cuffiette, tipo quelle dell'Ipod. «È vero che siamo circondati dall'inquinamento acustico — spiega il primario — ma le cuffie spesso sono un altro problema, non la soluzione. Infatti se le cuffie con le quali si ascolta la musica isolano l'orecchio dagli altri rumori, allora significa che il suono è puntato direttamente sul timpano, per cui può fare danni anche superiori a quelli del normale inquinamento acustico ».
Controindicazioni? «Per evitare che i suoni prodotti da questi apparecchi siano più dannosi di quelli che vogliono evitare — spiega Füstös — occorre che il rumore delle cuffia sia molto ben dosato, cioè basso».
Nel corso del convegno è emerso che l'Alto Adige è generalmente a buon punto nella lotta ai problemi derivati dal rumore, tuttavia alcune infrastrutture sono sempre al centro del mirino. Una è l'A22, per la quale il progetto di interramento del tratto cittadino è uno dei tanti che permetterebbero di ridurre il rumore che provoca in città. Un'altra grande infrastruttura che produce rumore è l'aeroporto, il cui ampliamento è in discussione in questi mesi. Dal convegno si è cercato di rassicurare sul suo effettivo impatto sulle orecchie di chi ci abita vicino.


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sabato, 10 novembre 2007


ROGO A VADENA

Minach: «Nube, dati preziosi per altre emergenze»

Corriere dell'Alto Adige  2007-11-10

BOLZANO — «Studieremo il comportamento della nube causata dal vasto incendio della scorsa notte nella discarica Ischia Frizzi di Vadena: per noi si tratta di un importante precedente da analizzare». Luigi Minach, direttore dell'Appa, l'agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente, annuncia che le conseguenze dell'incendio saranno ora studiate, in collaborazione con i vigili del fuoco di Bolzano.
«Ci interessa analizzare il comportamento della nube, in modo da avere una conoscenza specifica, in futuro, nel caso di allarmi analoghi: supponiamo — afferma Minach — che domani si sviluppi una nube tossica in città, magari in seguito alla perdita di un vagone merci, solo per fare un esempio. Conoscere la possibile dinamica di sviluppo ed evoluzione della nube è di fondamentale importanza nelle operazioni di soccorso ». La nube alzatasi la scorsa notte ha raggiunto un'altezza di una settantina di metri sopra la città di Bolzano, causando nel quartiere di Oltrisarco, tra le 7 e le 8 di mattina, una concentrazione oraria di pm10 pari a 145 microgrammi per metro cubo, come rivelato dalla centralina posizionata in via Claudia Augusta, al quinto piano di un palazzo. Nelle altre centraline dislocate nel capoluogo, invece — che rilevano la media su un arco di tempo di tre ore — la concentrazione di polveri sottili nell'aria è risultata inferiore ai 50 microgrammi per metro cubo. Al riguardo Minach, che illustra un grafico in cui risulta evidente il picco di pm10, commenta: «Vorrei precisare che non è stata comunque superata la soglia di sicurezza per la salute, visto che viene calcolata su base quotidiana e non oraria. Immediatamente prima e dopo il picco orario di pm10, infatti, la concentrazione di polveri sottili risultava sotto la soglia di 50 microgrammi per metro cubo anche nella stessa centralina di Oltrisarco». Ora i tecnici dell'Appa, che stanno comunque attendendo anche le analisi di tossicità su alcuni campioni prelevati, cercheranno di studiare la densità della nube ed il suo spostamento: «Si tratta ovviamente di fattori legati al vento» anticipa Minach. Ieri, con l'arrivo del föhn è stata spazzata via ogni residua traccia della nube.
L'incendio aveva interessato una catasta di rifiuti ingombranti (tra cui materassi, mobili e divani), della dimensione di circa quaranta per quindici metri. Secondo gli esperti il rogo probabilmente era stato provocato dall'autocombustione dei gas prodotto dagli stessi rifiuti. I vigili del fuoco, del resto, escludono l'origine dolosa. Per soffocare le fiamme era stato necessario smuovere i rifiuti con una ruspa e coprire tutto con sabbia, acqua e schiuma. La colonna di fumo che si era alzata sopra la discarica si poteva osservare anche in lontananza ed inizialmente si era temuto il rischio di un inquinamento ambientale poi fortunamente escluso.
L. R.
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sabato, 10 novembre 2007

«Un errore non dare l’allarme con le sirene»
L’accusa: bisognava avvertire i bolzanini. L’Appa replica: «Fatta la scelta migliore»
Alto Adige, 10 NOVEMBRE 2007 MIRCO MARCHIODI


 BOLZANO. Il giorno dopo l’incendio alla discarica Ischia Frizzi, al sollievo per lo scampato pericolo si mischiano le polemiche. Dal quartiere Oltrisarco, dagli ambientalisti e da Sinistra Democratica arriva la critica per il mancato utilizzo delle sirene: «A Bolzano nessuno sapeva quello che stava accadendo». L’Appa replica spiegando che è stata una scelta precisa: «La gente dormiva e aveva le finestre chiuse. Se fosse scattato l’allarme le avrebbe aperte o sarebbe scesa in strada: sarebbe stato peggio».
 Quando l’altra notte è scoppiato l’incendio, le sirene della protezione civile hanno suonato solo a Laives. Col senno di poi forse è stata la decisione giusta. Dice infatti Luigi Minach, direttore dell’Appa: «Ci è sembrata la cosa migliore da fare. Se avessimo fatto partire le sirene anche nei Comuni vicini, allora la maggior parte delle persone avrebbe aperto le finestre o sarebbe addirittura scesa in strada per capire quello che stava accadendo».
 In realtà, qualcosa nell’informazione non è funzionato alla perfezione. La popolazione per lungo tempo non ha capito cos’era quella nube sopra la città e come comportarsi. Dice Giovanni Barborini, presidente della circoscrizione Oltrisarco: «Siamo molto preoccupati per quello che è successo, i controlli devono essere più severi perché una cosa simile non deve capitare più». Guido Margheri, consigliere comunale di Sinistra Democratica dice che «come ci hanno segnalato diversi cittadini il piano di sicurezza non ha funzionato». Il consigliere comunale mette sotto accusa soprattutto il sistema di informazione: «Sarebbe stato meglio usare le sirene e poi avvisare la popolazione su come comportarsi. Se le stesse scuole in mattinata non sapevano come comportarsi significa che qualcosa non è andato per il verso giusto». Critiche arrivano anche dall’associazione Ambiente&Salute: «I fumi - afferma Claudio Vedovelli - si sono sparsi su tutta la città. Vorremmo sapere con esattezza cosa è successo ed è grave che non siano suonate le sirene. I cittadini non sono stati avvisati di tenere chiuse le finestre, mentre l’impianto di condizionamento dell’ospedale è stato chiuso. E cosa succederà se tra cinque giorni risultasse che nell’aria c’erano alte concentrazioni di diossine e di polveri?».
 Sinistra Democratica adesso presenterà un’interpellanza al sindaco Spagnolli per chiedere che i Comuni della conca di Bolzano si incontrino con l’Appa per una conferenza di servizio in cui verificare cosa ha funzionato e cosa no e per definire un protocollo da adottare nel caso in cui si ripeta un incidente simile.
 Ipotesi alla quale stanno già lavorando i tecnici di Appa e della protezione civile. «Questo incidente - spiega Minach - ci servirà per capire come muoverci nell’eventualità che accada qualcosa di serio, ad esempio un incidente sull’autostrada del Brennero che coinvolga dei Tir che trasportano sostanze pericolose. Nelle prossime settimane incroceremo tutti i dati che abbiamo raccolto e così potremo definire meglio come comportarci».
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categoria:ambiente, conca atesina

venerdì, 09 novembre 2007



La notte del 08.11.2007 nella discarica di Vadena si è sviluppato un grande incendio, con una alta nube nera che ha investito la città.
E’ normale che in una discarica si sviluppi un incendio di tali dimensioni? Cosa è bruciato? Quali sono i pericolo per i cittadini? Perché non è stato dato l’allarme?

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categoria:ambiente
venerdì, 09 novembre 2007


L'EMERGENZA
INCENDIO A VADENA


Corriere dell'Alto Adige 2007-11-09 num: - pag: 3
categoria: REDAZIONALE


Rogo nella discarica, allarme nube tossica

Ischia Frizzi, in fiamme cumuli di rifiuti. Picco di Pm10 a Oltrisarco

BOLZANO — Fumo e fiamme nella val d'Adige. Un vasto incendio è divampato nella notte tra mercoledì e giovedì, poco prima delle 2, nella discarica Ischia Frizzi di Vadena, pochi chilometri a Sud di Bolzano. La popolazione ha tenuto il fiato sospeso per tutta la giornata di ieri per via di una densa nube di fumo — con un fronte alto circa settanta metri — che a causa dei venti si era spostata verso Bolzano e Terlano. Centocinquanta i vigili del fuoco di Bolzano e di Laives, così come i colleghi volontari di Vadena, San Giacomo e Bronzolo, che nel cuore della notte sono accorsi per spegnere il rogo.
L'incendio ha interessato una catasta di rifiuti ingombranti (tra cui materassi, mobili e divani), della dimensione di circa quaranta per quindici metri. Secondo gli esperti il rogo probabilmente è stato provocato dall'autocombustione dei gas prodotto dagli stessi rifiuti. I vigili del fuoco, infatti, per il momento hanno escluso l'origine dolosa. Per soffocare le fiamme è stato necessario smuovere i rifiuti con una ruspa e coprire tutto con sabbia, acqua e schiuma. Per l'intero giorno di ieri c'è stata una grossa nube sopra la zona intorno a Vadena. La colonna di fumo che si è alzata sopra la discarica si poteva osservare anche in lontananza.
Inizialmente si era temuto che ci fosse il concreto rischio di qualche problema ambientale, tanto che la protezione civile aveva lanciato un allarme via tv, invitando la popolazione a tenere chiuse le finestre. Fortunatamente con il passare delle ore l'allarme è rientrato. Già nelle prime ore della mattinata, infatti, la circolazione dell'aria a valle ha contribuendo ad eliminare la nube di fumo e l'odore acre che l'accompagnava, facendo ulteriormente rientrare il pericolo di inquinamento. Secondo i primi risultati delle analisi effettuati dall'Agenzia provinciale per l'ambiente (Appa), dunque, la nube non era nociva. Le centraline che rilevano la presenza di polveri sottili ieri hanno fatto registrare una concentrazione elevata nel quartiere di Oltrisarco a Bolzano: tra le 7 e le 8 di ieri mattina, infatti, è stata segnalata una concentrazione di pm10 pari a 145 microgrammi per metro cubo. Nelle altre centraline dislocate nel capoluogo, invece — che rilevano la media su un arco di tempo di tre ore — la concentrazione di polveri sottili nell'aria è risultata inferiore ai 50 microgrammi per metro cubo. Intanto i vigili del fuoco hanno passato un'altra notte vicino alla discarica per evitare che torni a bruciare. Sulle cause dell'incendio indagano i carabinieri.
Susanna Petrone L'INTERVENTO
I vigili del fuoco all'opera l'altra notte sui cumuli di immondizia nella discarica di Ischia Frizzi a Vadena. Il precedente era stato a Naz Sciaves nell'agosto scorso.
A sinistra, la discarica come si presentava ieri dopo la fine delle operazioni di spegnimento e controllo


Il direttore Appa

Minach cauto «Materiali poveri Poche diossine»

 Corriere dell'Alto Adige  2007-11-09

BOLZANO — Il direttore dell'Appa, Luigi Minach, considera non pericolosa per la salute la nube che si è creata nella zona di Bolzano a causa dell'incendio sviluppatosi la scorsa notte all'interno della discarica Ischia Frizzi: «Fortunatamente — ha spiegato Minach — l'incendio ha riguardato una zona della discarica di Ischia Frizzi occupata da materiali ingombranti come mobili e materassi. La produzione di fumo è stata piuttosto intensa, così come forte è stato l'odore acre avvertito anche dalla popolazione. Dai primi rilevamenti che abbiamo effettuato, comunque, tendiamo ad escludere la presenza di elementi di tossicità. Nell'area interessata dall'incendio, infatti, la presenza di materie plastiche era molto limitata: non c'erano copertoni o tubi in Pvc, di conseguenza anche la produzione di diossina dovrebbe essere assolutamente limitata. Per il momento possiamo escludere con certezza la presenza di acidi di cloro nell'aria, ma stiamo effettuando tutti i rilevamenti del caso ed entro cinque giorni potremmo avere le risposte definitive».
L'incendio si sarebbe sviluppato per autocombustione: «L'unico modo per evitare questo rischio — prosegue Minach — è quello di incenerire preventivamente i rifiuti ingombranti, che tra l'altro non ricadono nel circolo della raccolta differenziata.
Attualmente in Alto Adige non si può fare, perché la capacità dell'inceneritore in funzione a Bolzano sud non lo consente».
S. P.


Appa rassicura, ma l’ansia non cala Molti timori per la presunta tossicità
«Nessun pericolo», ma tutti preoccupati
Alto Adige, 09 NOVEMBRE 2007

 BOLZANO. Per via del vento mattuttino, successivo alla levata del sole, la nube provocata dall’incendio alla discardica di Ischia Frizzi si è propagata per circa 20 chilometri, da Vadena a Terlano. Ancora a metà mattinata dominava il paesaggio dell’A22, della MeBo e di diversi quartieri del capoluogo, in particolare Don Bosco e Oltrisarco. A detta di Luigi Minach, direttore dell’Agenzia provinciale per l’ambiente, i materiali andati a fuoco non hanno provocato l’immissione in atmosfera di sostanze nocive per la salute. Ma i bolzanini preoccupati, ieri, erano moltissimi. Decine e decine di telefonate sono pervenute a vigili del fuoco, vigili urbani, Appa. Anche la redazione dell’Alto Adige è stata tempestata: «Nessuno ci ha avvertiti».
 A Laives le sirene hanno risuonato tre volte, lungamente, alle due di notte. E così, in molti si sono accorti dell’incendio che illuminava le pareti della val d’Adige. Più di qualcuno, a quel punto, ha acceso la radio, raccogliendo l’invito a non aprire le finestre. Ma il resto della popolazione era ignaro.
 Molti bolzanini, al suono della sveglia hanno aperto gli occhi e si sono accorti che qualcosa non andava. A quel punto, non sapendo che pesci pigliare, in molti hanno preso in mano la cornetta del telefono. Decine e decine le telefonate ricevute dal comando dei vigili urbani. Altrettante quelle pervenute al comando del corpo permanente dei vigili del fuoco; idem all’Appa e pure alla nostra redazione.
 «Tutti preoccupati - racconta l’ufficiale di turno al comando dei vigili urbani - perché pensavano si trattasse di una nube tossica; chiedevano come comportarsi». Possiamo stendere la biancheria? Possiamo portare a passeggio il bimbo? Possiamo tenere le finestre aperte? Queste le domande più frequenti. Hanno telefonato soprattutto i genitori, per sapere se fosse il caso di portare a scuola i figli. Ai vigili ha telefonato anche il vicepreside delle scuole Fermi, per chiedere come comportarsi. Diversi genitori hanno preferito tenere a casa i figli. In alcuni istituti si è invece pensato di effettuare la pausa al chiuso e non in cortile, come avviene di solito. È capitato per esempio alle elementari Longon e alle medie Archimede.
 Come fanno notare al comando dei vigili urbani, numerose sono state le proteste per non essere stati avvertiti. «Nonostante le rassicurazioni fornite dopo i rilievi dell’Appa - fa notare l’ufficiale di turno al centralino - molti davano l’impressione di non fidarsi». Per chiosare, il commento di una signora che ha telefonato all’Alto Adige: «Sarà anche vero che non è successo niente, ma è mancata l’informazione. Suonano sempre le sirene al sabato, ma quando serve...». (da.pa)


Minach: i primi rilievi non evidenziano presenza di diossine
 BOLZANO. A detta degli esperti, risulta basso il rischio che la nube sprigionata dall’incendio sia nociva per la salute. Lo confermano i primi risultati delle analisi effettuate dall’Appa.
 Le centraline che rilevano la presenza di polveri sottili hanno fatto registrare dati nella norma. L’unico picco elevato si è avuto nel quartiere di Oltrisarco, dove la centralina posizionata di fronte alle Acciaierie ha registrato, fra le 7 e le 8, una concentrazione di Pm 10 pari a 145 microgrammi per metro cubo. Come spiega il direttore dell’Appa, Luigi Minach, «abbiamo effettuato i campionamenti per l’analisi delle diossine, i cui risultati saranno pronti fra 4-5 giorni. Secondo le prime stime, però, il materiale bruciato aveva un contenuto di plastiche non superiore al 10%, peraltro senza un’elevata presenza di Pvc, la sostanza più pericolosa da questo punto di vista. Un altro dato che ci fa ritenere come il rischio diossina sia praticamente nullo è la ridotta presenza di acido cloridrico nell’aria, che è proprio l’elemento chimico che produce la diossina. Nonostante l’odore acre emanato dalla nube, dunque, riteniamo che il potenziale nocivo non sia stato assolutamente elevato. Certo, sarebbe stato meglio bruciare tutto all’inceneritore». (da.pa)


SAN MAURIZIO IN ALLERTA


 La densa nube ha raggiunto anche l’ospedale San Maurizio, creando più di qualche disagio. Dopo l’allarme lanciato dai vigili del fuoco alle cinque del mattino, è scattato il piano di emergenza. Un odore acre, comunque, si era già propagato in diversi settori dell’edificio ospedaliero, a causa dell’aria entrata attraverso finestre aperte e soprattutto attraverso l’impianto di ventilazione. Le finestre sono dunque state chiuse, il sistema di ventilazaione spento, il pesonale ospedaliero informato sul da farsi. L’attività nelle sale operatorie è stata sospesa, mentre gli ospedali di Merano e Bressanone sono stati allertati per poter accogliere pazienti in caso di emergenza. L’allarme in seguito è rientrato e l’attività è potuta riprendere regolarmente.


LA CRITICA

Legambiente: «Ripensare la raccolta»

Corriere dell'Alto Adige - BOLZANO -2007-11-09

BOLZANO — «Nonostante l'attenzione per la sicurezza che sicuramente c'è, questi sono incidenti che nelle discariche possono accadere. È un problema che va affrontato a monte e l'unica soluzione è ridurre la quantità di rifiuti che produciamo». All'indomani dell'incendio divampato nella discarica di Ischia-Frizzi, interviene sulla questione l'esponente di Legambiente Luciano Zannato.
Zannato, è dunque un problema più vasto di «sistema» piuttosto che di trattamento dei rifiuti nelle discariche?
«È la politica dello smaltimento dei rifiuti a dover essere ripensata e prima ancora sarebbe opportuno intervenire per cercare di limitare la quantità di immondizia prodotta. Purtroppo la nostra società è ormai abituata a generare quantità tali di spazzatura che nelle discariche arrivano metri cubi di materiali tra cui è poi ineluttabilmente possibile che si sviluppi una combustione con conseguenti emissioni nell'aria dei più diversi inquinanti. E per fortuna che non si trattava di rifiuti tossici ».
Qualche inquietudine è giustificata?
«Qualche mese fa è successo un incidente simile a Naz Sciaves, sono problemi che possono capitare…».
L'incendio di Ischia-Frizzi ridarà fiato alle trombe dei sostenitori dell'inceneritore?
«Gli inceneritori non sono il fuoco biblico che purifica tutto: una parte di materiale incombusto finisce comunque in discarica. Poi ci sono rifiuti come ad esempio i materassi che per le loro caratteristiche non possono essere inceneriti ma devono essere comunque portati in discarica e lì esiste evidentemente la possibilità che prendano fuoco in quanto si tratta di materiale infiammabile. Certo un progetto che prevede l'incenerimento di 130mila tonnellate annue di immondizia rende le politiche provinciali di riduzione dei rifiuti dei meri slogan».
«Lo ribadisco: ridurre la quantità di rifiuti prodotti e quindi incentivare la raccolta differenziata, ma anche il riutilizzo e altre pratiche virtuose».
Marco Armani

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categoria:ambiente, conca atesina, comune di bolzano
venerdì, 09 novembre 2007

A fuoco 300 metri cubi di vecchi mobili a Ischia Frizzi. Fiamme alte fino a 20 metri

 
L’allarme nella notte, focolai spenti dopo molte ore. I tecnici: niente rischi per la salute

  Alto Adige, 09 NOVEMBRE 2007

 BOLZANO. Ieri, poco prima delle due del mattino, nella discarica di Ischia Frizzi, a Vadena, si è scatenato un incendio di vaste proporzioni. Una collinetta ricolma di rifiuti ingombranti - materassi, divani, coperte - è andata completamente a fuoco, provocando fiamme dell’altezza di venti metri, visibili a occhio nudo da Laives e pure da Bolzano Sud. La combustione dei rifiuti ha rilasciato nell’atmosfera una densa nube di fumo, acre e persistente, propagatosi nelle ore successive verso il capoluogo e poi oltre, fino a Terlano. Per domare le fiamme sono dovuti intervenire addirittura 140 vigili del fuoco.
 L’allarme è scattato verso l’1 e 35 di notte. Una collinetta dell’altezza di una ventina di metri, nel bel mezzo della discarica di Ischia Frizzi, si è incendiata, probabilmente per autocombustione dovuta alla fermentazione dei rifiuti stoccati.
 In breve, le fiamme hanno invaso un’area di circa duecento metri quadrati. Solo un piccolo fazzoletto all’interno della discarica, dunque, ma totalmente ricoperto - per uno strato di circa tre metri - di rifiuti domestici ingombranti; in altre parole divani, poltrone, materassi, coperte sintetiche. Tutto materiale estremamente infiammabile, in grado di innescare in breve un incendio di notevoli proporzioni. Le fiamme, alte fino a una ventina di metri, erano infatti visibili anche da diversi chilometri di distanza, addirittura riflesse sulle pareti porfiriche sopra Laives e San Giacomo.
 L’emergenza è scattata poco prima delle due: la centrale provinciale della Protezione civile, dopo il resoconto delle prime squadre inviate per una ricognizione, ha deciso di dirottare su Ischia Frizzi circa 140 vigili del fuoco, con il supporto di Croce rossa di Laives, carabinieri di Egna e polizia. Tre autopompe si sono subito messe all’opera, calando nell’Adige le idrovore per il rifornimento di acqua. Le operazioni di spegnimento sono durate circa tre ore, nonostante l’area ridotta e l’ingente impiego di mezzi. Questo soprattutto per via della nube di fumo che aveva avvolto l’intera area. Fumo densissimo, tanto che inizialmente non si riusciva a comprendere quali materiali fossero andati a fuoco. Anche per questo motivo, la protezione civile ha deciso di allertare anche l’Appa, per rilevare l’eventuale presenza di sostanze nocive nell’atmosfera. Contemporaneamente, si è deciso di allertare la popolazione via radio, perché si lasciassero le finestre chiuse, onde evitare probabili intossicazioni. In seguito, verso le 5 del mattino, l’incendio superficiale è stato domato. Si è così potuta constatare la sola presenza di materiali non particolarmente pericolosi; in concomitanza, anche i primi rilievi condotti dai tecnici dell’Appa hanno dato esito negativo, indi per cui si è deciso di non intrapredere ulteriori azioni per la salvaguardia della popolazione.
 Nel frattempo però, la nube fumosa, sprigionatasi dalla combustione dei circa trecento metri cubi di rifiuti, aveva raggiunto notevoli proporzioni, propagandosi verso Bolzano e poi oltre, addirittura fino a Terlano.
 Le operazioni di spegnimento si sono protratte fino al pomeriggio di ieri, quando sono stati domati gli ultimi focolai.
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giovedì, 08 novembre 2007

Nuovo carcere per duecento detenuti


Corriere dell'Alto Adige  2007-11-08

Pronto il progetto della cordata Rauchbau, Unterberger e Podini Holding. Costo previsto: 70 milioni

Prigione in cambio di aree edificabili. Trattativa al Ministero della Giustizia
RENDERING Un immagine del progetto del nuovo carcere fornita dallo Studio Unterberger di Merano
BOLZANO — Dopo essersi svuotato grazie all'indulto il carcere di Bolzano è di nuovo pieno. Inevitabile che si torni a parlare della nuova prigione che dovrebbe sorgere nei pressi dell'aeroporto. Il progetto (nella foto un rendering elaborato dallo studio Unterberger di Merano in collaborazione con la Rauchbau di Nalles) è praticamente pronto, il problema è che lo Stato non ha soldi. La cordata di imprese private — Unterberger, Rauchbau e Podini Holding — infatti offre allo Stato una prigione nuova di zecca in grado di «ospitare» 200 detenuti. Costo previsto: 70 milioni di euro. Invece dei soldi le imprese riceverebbero da Roma terreni per un valore analogo, a cominciare dallo stabile di via Dante dove sorge l'attuale carcere. L'idea piace al ministero della Giustizia che però non ha terreni da offrire, dunque si tratta su aree di proprietà del Ministero della difesa.
Poi c'è il nodo aeroporto. Il nuovo carcere dovrebbe sorgere a lato dell'Abd ma l'Enac ha già fatto sapere che nel cono di atterraggio degli aerei non possono sorgere altre costruzioni. Anzi sarebbe il caso di spostare la pista altrimenti l'Abd rischia di chiudere. L'assessore ai trasporti Thomas Widmann sta trattando con Roma per arrivare ad un compromesso.
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giovedì, 08 novembre 2007


Sui mutamenti climatici smantellate le tesi del partito degli scettici
Alto Adige, 08 NOVEMBRE 2007   MAURO FATTOR


Il mutamento climatico è un fatto incontrovertibile ed è impossibile spiegare il trend degli ultimi trent’anni senza fare ricorso ad un effetto serra rinforzato da emissioni di origine antropica. Queste le conclusioni del convegno che si è tenuto ieri pomeriggio all’Eurac, dal titolo «Allarme clima, esagerazione o realtà?». Un’iniziativa organizzata dall’Accademia Europea in collaborazione col Centro di Educazione Permanente Cedocs, e che fa parte delle iniziative organizzate in tutta Italia nell’ambito della Settimana dell’Unesco sullo sviluppo sostenibile, dedicata quest’anno proprio ai cambiamenti climatici. A chiarire i termini dell’attuale dibattito sui cambiamenti del clima, sono stati Marc Zebisch, direttore scientifico dell’Istituto per il Telerilevamento applicato delle’Eurac, e il climatologo Sergio Castellari del Centro Euro-mediterraneo per i Cambiamenti Climatici del Ministero dell’Ambiente Italiano, nonché del Focal Point italiano dell’IPCC (International Panel Climate Change) delle Nazioni Unite, il Panel insignito del Premio Nobel per la Pace in condominio con l’ex-vicepresidente americano Al Gore. Castellari ha presentato di fatto i risultati del primo volume del rapporto Onu contenente le basi scientifiche dell’analisi dei cambiamenti climatici, ed è stato tanto pacato quanto spietato nel demolire le tesi del partito degli scettici, di quanti ritengono che l’allarme clima sia un’esagerazione e che si tratti di un fenomeno naturale. E lo ha fatto innanzitutto sgomberando il campo da un equivoco: non esiste un «partito degli scettici», esistono singoli ricercatori che ritengono ingiustificato l’allarme clima. Sbaglia chi pensa a due scuole di pensiero, più o meno delle medesima forza, che si fronteggiano e che dibattono sugli scenari futuri. Da una parte ci sono infatti il Panel e il rapporto Onu a cui hanno lavorato, a diverso titolo, 2500 climatologi di tutto il mondo, praticamente l’intera comunità scientifica internazionale si occupa stabilmente di clima; dall’altra ci sono 50, al massimo 100, ricercatori (quasi mai climatologi, ma più spesso chimici o fisici o persino ingegneri) che sono di diverso orientamento. Dove sta il problema allora? Sta nel fatto che questi ultimi, per ragioni che è facile intuire, al di qua e al di là dell’oceano godono di un’esposizione mediatica del tutto sproporzionata rispetto alla loro effettiva rappresentatività scientifica a livello internazionale, che è scarsa se non del tutto nulla.
«Il riscaldamento climatico globale è un fatto inequivocabile - ha affermato Castellari - e lo dimostrano in modo univoco quattordici diversi indicatori, tutti quelli che entrano nell’elaborazione degli scenari futuri. Sottolineo il fatto che si tratta di riscaldamento globale, che interessa tanto l’esmisfero nord quanto quello sud. Nessuno dei cosiddetti scettici è invece in grado di produrre indicatori consistenti di lunga durata, (cioè quelli che bisogna utilizzare quando si parla di clima) in grado di dimostrare qualcosa di diverso dai risultati raggiunti dal Panel o anche solo di spostare l’asse del dibattito». Nella discussione (non quella scientifica, quanto piuttosto a livello di media e di divulgazione) sull’allarme clima entrano infatti spesso in gioco riferimenti all’optimum climatico medioevale o alla «piccola glaciazione», argomenti di facile presa popolare ma del tutto inutili per afferrare il fenomeno dei cambiamenti climatici nella sua complessità. «Per quanto prolungati ed estesi possano essere, quelli sono e restano fenomeni locali o sottoregionali - spiega Sergio Castellari - che non aiutano nelle indagini a livello globale. Per questo i piani non vanno confusi, anche e soprattutto in sede di confutazione». Ma quali sono le certezze scientifiche incontrovertibili che l’International Panel Climate Change dell’Onu ha raggiunto? Tantissime, vediamo le più significative. La presenza di anidride carbonica nell’aria è passata dalle 260-280 parti per milione (ppm) del periodo compreso tra il 7500 a.C. e il 1750, alle 379 ppm del 2005 e alle 382 ppm del 2006. Questo significa che la concentrazione di Co2 nell’atmosfera è aumentata del 36%, con un’impennata secca a partire dal 1950. Una situazione senza precedenti, come confermano i carotaggi di ghiaccio effettuati in Antartide, che hanno consentito di calcolare la presenza di Co2 nell’atmosfera negli ultimi 650mila anni confrontandola con la situazione attuale. E ancora: mari e oceani si sono alzati a livello globale di 1,7 millimetri per anno nell’arco del ventesimo secolo, ma negli ultimi dieci anni la media dell’innalzamento globale è stata di 3,1 millimetri. Non basta: gli ultimi 12 anni sono stati i più caldi a livello planetario degli ultimi 158, da quando cioè si rilevano le temperature. Se poi passiamo ai ghiacci, in Groenlandia le aree di scioglimento estivo sono aumentate del 16%, mentre da noi in Alto Adige, come ha spiegato invece Marc Zebisch, tra il 1983 e il 1997 i ghiacciai hanno perso il 21% della superficie e il 26% della massa. Gli scettici sono serviti.
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categoria:ambiente
giovedì, 08 novembre 2007

Assedio a San Giacomo
I transiti inutili sottoposti a verifiche
  Alto Adige, 08 NOVEMBRE 2007

 LAIVES. I transiti di mezzi nell’abitato di San Giacomo rimane ancora un problema da risolvere, nonostante la galleria della variante. Succede infatti che ogni giorno, dentro San Giacomo transitino molti mezzi che in realtà non dovrebbero farlo perché sono solo di passaggio da una parte all’altra del territorio, in particolare da Laives verso Bolzano e viceversa. Su questo arriverà in consiglio prossimamente anche una interrogazione e una delle proposte che verranno avanzate sarà quella di procedere con la conta dei veicoli, per capire proprio quanti siano quelli che effettivamente vanno e vengono da San Giacomo, rispetto a quelli che invece transitano solamente. Per fare questo bisognerà quindi contare i transiti alla periferia sud e nord dell’abitato, così da riuscire a separare il flusso di mezzi che nasce a San Giacomo, da quello che invece entra a sud o a nord e quindi transita solamente, vanificando così lo stesso principio per il quale la variante in galleria è stata costruita assegnando la priorità proprio al lotto per by-passare San Giacomo, liberandola finalmente dalla morsa caotica del traffico, traffico che, a conti fatti è ancora eccessivo. (b.c.)
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categoria:ambiente, salute, san giacomo oggi, trasporto gommato
martedì, 06 novembre 2007



3° CONVEGNO DI MEDICINA AMBIENTALE IN ALTO ADIGE
FOCUS: RUMORE
e retrospettiva su polveri sottili ed elettrosmog
Le cause, gli effetti sulla salute e le contromisure

Data: Sabato, 10 novembre 2007

Sede: Palazzo della cultura Walter von der Vogelweide
Via Sciliar 1, Bolzano
Orario: ore 8.30 - 17.00
Moderatrice: Veronika Rabensteiner
CONTENUTO
Parecchie persone avvertono un disagio crescente per la presenza di rumori
sempre piú forti e ricorrenti. Ma oltre al disagio momentaneo, il rumore può
compromettere seriamente il benessere fi sico, psichico e sociale delle persone
costrette a subirlo. Il convegno ha quindi l’obiettivo di analizzare gli effetti
del rumore, e di discutere le possibilità tecniche e politiche per ridurlo.
Oltre a questa tematica centrale, il convegno è anche un’occasione per fare
il punto sulle polveri sottili e sull’elettrosmog. L’uffi cio formazione del personale
sanitario e l’Agenzia per l’ambiente della Provincia autonoma di Bolzano
si pregiano di invitarla al 3° convegno di medicina ambientale dell’Alto Adige,
intitolato “Focus: RUMORE e retrospettiva su polveri sottili ed elettrosmog: le
cause, gli effetti sulla salute e le contromisure”.
L’iniziativa è rivolta al personale sanitario, agli amministratori politici, agli
esperti del settore a livello provinciale e comunale, e alle associazioni ambientaliste.

PROGRAMMA
8.30 - 9.00 Arrivo ed iscrizione dei partecipanti
9.00 - 9.10 Richard Theiner, Assessore alla sanità e alle politiche
sociali della Provincia autonoma di Bolzano – Saluto
d’apertura
9.10 - 9.20 Michl Laimer, Assessore all’urbanistica, all’ambiente e
all’energia della Provincia autonoma di Bolzano – Saluto
d’apertura

per maggiori informazioni clicca    QUI
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categoria:ambiente, provincia di bolzano, antiinquinamento
martedì, 06 novembre 2007


CAMBIAMENTI CLIMATICI: PARLIAMONE  «Cambiamenti climatici: allarme esagerato?» è il titolo della conferenza in programma domani dalle ore 18 all’Eurac di ponte Druso. Arriverà uno dei maggiori esperti italiani sui cambiamenti climatici, Sergio Castellari, dell’Ipcc, e illustrerà i principi scientifici dell’analisi dei cambiamenti climatici, oltre alle tesi che si contrappongono fra chi nega il fenomeno e chi sostiene che il cambiamento climatico sia in atto e in buona parte da addebitare al comportamento dell’uomo. Quindi Marc Zebisch, ricercatore dell’Eurac, analizzerà gli effetti dei cambiamenti climatici in ambito alpino. La conferenza è a ingresso libero.

LE TRASFORMAZIONI AMBIENTALI

La recente assegnazione del Nobel per la Pace ad Al Gore e all’Agenzia delle Nazioni Unite sull’evoluzione del clima (IPCC) «per i loro sforzi di raccolta e diffusione delle conoscenze sui cambiamenti climatici provocati dall’uomo» è un segnale importante dell’attenzione sempre maggiore che climatologi, politici ed economisti dedicano all’ambiente.
 A chi come l’ex vicepresidente americano - e assieme a lui, moltissimi altri scienziati di tutto il mondo - dipinge scenari catastrofici dovuti all’innalzamento eccessivo della concentrazione di biossido di carbonio e al riscaldamento globale, lanciando messaggi allarmanti circa la sopravvivenza di intere aree del pianeta e di specie animali e vegetali, si contrappongono le voci di coloro che interpretano tali cambiamenti come parte della normale evoluzione della Terra. E proprio a questa diatriba è dedicata la conferenza «Cambiamenti climatici: allarme esagerato?», che si terrà domani, mercoledì 7 novembre alle ore 18 all’Eurac di Ponte Druso, a Bolzano.
 L’iniziativa, organizzata in collaborazione dall’Accademia Europea e dal Centro di Educazione Permanente Cedocs, fa parte delle iniziative organizzate in tutta Italia nell’ambito della Settimana dell’Unesco sullo sviluppo sostenibile, dedicata quest’anno proprio ai cambiamenti climatici.
A chiarire i termini dell’attuale dibattito sui cambiamenti del clima, mettendone a confronto le diverse posizioni e le diverse voci, sarà Sergio Castellari, esperto italiano dell’Istituto Italiano di Geofisica e Vulcanologia e del Centro Euro-mediterraneo per i Cambiamenti Climatici, del Ministero dell’Ambiente Italiano, nonché del Focal Point italiano dell’IPCC (International Panel Climate Change) delle Nazioni Unite. In quest’occasione, Castellari presenterà a Bolzano il primo volume del rapporto dell’Onu contenente le basi scientifiche dell’analisi dei cambiamenti climatici, le cause umane e naturali dei cambiamenti del clima e le possibili tendenze future.
 Uno sguardo agli effetti del clima sull’Europa e in particolare sulle Alpi verrà invece da Marc Zebisch, direttore scientifico dell’Istituto per il Telerilevamento applicato dell’Eurac e già collaboratore dell’Istituto di ricerca sugli effetti climatici di Postdam. La ricerca e i dati da lui presentati mirano infatti a mettere in luce quali sono le regioni e i settori che risultano più sensibili ai mutamenti del clima.

Alto Adige 6-11-07


Corriere dell'Alto Adige  2007-11-06

Effetti dei cambiamenti climatici: Eurac, esperti a confronto


LA CONFERENZA
BOLZANO — La recente assegnazione del Nobel per la Pace ad Al Gore e all'agenzia delle Nazioni Unite sull'evoluzione del clima «per i loro sforzi di raccolta e diffusione delle conoscenze sui cambiamenti climatici provocati dall'uomo» è un segnale importante dell'attenzione sempre maggiore che climatologi, politici ed economisti dedicano all'ambiente. A chi come l'ex vicepresidente americano dipinge scenari catastrofici dovuti all'innalzamento eccessivo della concentrazione di Co2 e al riscaldamento globale, lanciando messaggi allarmanti circa la sopravvivenza di intere aree del pianeta e di specie animali e vegetali, si contrappongono le voci di coloro che interpretano tali cambiamenti come parte della normale evoluzione della Terra. E proprio a questa diatriba è dedicata la conferenza «Cambiamenti climatici: allarme esagerato?», che si terrà domani alle 18 all'Eurac.
A chiarire i termini dell'attuale dibattito sui cambiamenti del clima, mettendone a confronto le diverse posizioni, sarà Sergio Castellari, esperto italiano dell'Istituto italiano di geofisica e vulcanologia. In quest'occasione, presenterà il primo volume del rapporto dell'Onu contenente le basi scientifiche dell'analisi dei cambiamenti climatici.
Uno sguardo agli effetti del clima sull'Europa e in particolare sulle Alpi verrà invece da Marc Zebisch, direttore scientifico dell'Istituto per il telerilevamento applicato dell'Eurac.

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categoria:ambiente, antiinquinamento
martedì, 06 novembre 2007


Il porta a porta e l’inceneritore

 Condivido pienamente le opinioni riguardanti l’inceneritore espresse dal signor Cocca nella sua lettera apparsa sull’“Alto Adige” del 27 ottobre. Numerosi scienziati (Montanari, Pallante ecc.) hanno tenuto delle conferenze a Bolzano per spiegare alla cittadinanza i pericoli inerenti alle nanoparticelle ed altre sostanze inquinanti prodotte da questi impianti. Il signor Cocca cita giustamente l’alternativa del “porta a porta” già adoperato con successo da comuni come Montebelluno e Novara. Mentre l’inceneritore incentiva la produzione di rifiuti da “bruciare” il porta a porta tende ad eliminare i rifiuti quasi del tutto. Credo sia ora di prendere coscienza di quanto sia importante questa scelta: troppo importante da lasciare in mano ad una classe politica per nulla interessata alla salute dei cittadini.
Debra Bruns BOLZANO Alto Adige 6-11-07
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venerdì, 02 novembre 2007


Glauber: «Svolta culturale sulla mobilità»

L'ÖKOINSTITUT

Il presidente: «Le limitazioni vanno bene ma l'obiettivo rimane ridurre le auto»

Corriere dell'Alto Adige 2007-11-02

BOLZANO — «Tutto sommato credo che le misure antismog previste siano un passo nella giusta direzione del contenimento del problema. Si può e si deve fare comunque di più». Scattano oggi le nuove misure antismog nei principali centri della provincia e sul tema interviene Hans Glauber, presidente di Ökoinstitut Südtirol/Alto Adige.
Dottor Glauber, riparte anche quest'anno la «lotta» dei Comuni alle ormai famigerate Pm10...
«È evidentemente necessario. Le istituzioni pubbliche non devono temere di adottare soluzioni che possono risultare impopolari, stiamo parlando di un problema sanitario che può causare serie patologie e che in Europa provoca decine di migliaia di vittime ogni anno, oltretutto con costi esorbitanti per la sanità pubblica. D'altra parte non ci si può limitare a scaricare il problema sulle spalle della politica, una nuova cultura della mobilità che sia finalmente più rispettosa dell'ambiente parte innanzitutto dalle teste dei cittadini. Si tratta certamente di un tema impegnativo, di cui peraltro ci siamo occupati nell'edizione 2006 dei Colloqui di Dobbiaco, ma in futuro andrà ulteriormente rilanciato».
Come valuta l'ordinanza antismog?
«Credo che insistere sulla strada delle misure preventive sia stata una decisione saggia, come anche aver introdotto seppur per una casistica ridotta il principio di maggiore occupazione delle auto, troppo spesso utilizzate dal solo guidatore. Bene anche i nuovi bollini colorati da applicare sui parabrezza per facilitare il lavoro di controllo dei vigili».
Questi gli aspetti positivi. E quelli negativi?
«Limitare il problema delle polveri sottili nei centri urbani è un problema molto complesso, difficile da affrontare. Parte dell'inquinamento presente nella conca di Bolzano è "importato" da zone limitrofe come la pianura padana l'area più inquinata d'Europa - e anche creato dal passaggio di veicoli sull'A22, che purtroppo attraversa la città. Nel primo caso il fattore meteo, che è ovviamente imponderabile, è decisivo, nel secondo — almeno per il breve periodo — si dovrebbe intervenire come già avviene altrove sulle politiche tariffarie dell'autostrada. Venendo invece al traffico cittadino, oltre all'ovvio principio di limitare la circolazione ai veicoli più inquinanti e di incentivare una mobilità sostenibile risultante dalla sommatoria di piste ciclabili, mezzi pubblici e anche car sharing, si potrebbe intervenire con un periodico lavaggio del manto stradale. Da uno studio realizzato ad Hannover risulta infatti che la parte principale del particolato in sospensione nell'aria è causato dall'abrasione dei pneumatici, delle frizioni e dei freni, ma soprattutto del manto stradale. I veicoli poi sollevano incessantemente il particolato depositato sulla strada e quindi lavaggi più frequenti eviterebbero almeno in parte il problema. Se è vero che l'abrasione del manto stradale genera la parte più consistente del Pm10, se ne deduce logicamente che, per ridurre il problema, bisogna semplicemente ridurre il passaggio dei veicoli, anche di quelli meno inquinanti ».
Risultano curiose le limitazioni previste per i possessori di impianti di riscaldamento a legno. Ma le stufe a pellets non sono reclamizzate come «ecologiche»?
«Effettivamente si deve distinguere tra le vecchie stufe a legna e quelle moderne a pellets che garantiscono un'ottima qualità della combustione e quindi anche notevoli riduzioni di emissioni di sostanze inquinanti. Non va dimenticato che la combustione della legna, e quindi anche dei pellets, è neutrale dal punto di vista del CO2 e pertanto non ha un impatto negativo sul clima, un aspetto oggi di estrema importanza».
Marco Armani
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categoria:ambiente, antiinquinamento
martedì, 30 ottobre 2007


Intensificati i controlli sulla statale a sud di San Giacomo
Il semaforo spesso violato
Alto Adige, 30 OTTOBRE 2007

 LAIVES. Le forze dell’ordine hanno intensificato i controlli lungo la vecchia statale 12 alla periferia sud di San Giacomo a causa delle frequenti violazioni del codice stradale all’altezza del «semaforo intelligente» a metà del rettifilo. Questa situazione è anche oggetto di una interrogazione in consiglio comunale da di Progetto Alto Adige. In effetti, capita di vedere praticare, da parte degli automobilisti, un nuovo sport, quello del «salto dei sensori sull’asfalto», con l’eventuale alternativa più classica del passaggio con luce rossa. Evidentemente, chi percorre spesso la statale 12 in quel tratto ha capito come funziona il semaforo, che scatta sul rosso appena si passa sopra i sensori posti nell’asfalto a velocità superiore ai 50 chilometri orari. Per evitare di dover fermarsi quindi, qualche automobilista si sposta sulla carreggiata opposta al senso di marcia, dove i sensori non ci sono e così si passa anche a grande velocità. In alternativa, come detto, qualcuno ignora il rosso e passa comunque, confidando nel fatto che comunque nessuno dice niente e l’impianto non ha telecamera. Adesso però le cose stanno cambiando sulla retta di San Giacomo e infatti, con maggiore frequenza si vedono i controlli.
 Farmacia. È di turno la Salvaneschi a Pineta, telefono 0471/952833. (b.c.)
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categoria:ambiente, salute, san giacomo oggi
domenica, 28 ottobre 2007

Andrea Giuliacci, meteorologo televisivo del Centro Epson Meteo (come il padre Mario) non usa mezzi termini: «Dobbiamo abituarci all'idea che in futuro non ci sarà più così tanta neve come in passato»

CONVENZIONE DELLE ALPI

Moroder: «Abbiamo bisogno di alternative»

Corriere dell'Alto Adige 2007-10-28

BOLZANO — «Se nevica o meno non cambia niente: ogni anno i cannoni degli impianti sciistici sparano lo stesso numero di metri cubi di neve artificiale». Il verde Helmuth Moroder (Cipra Internazionale) risponde così alla domanda su cosa ne pensa dell'allarme lanciato dal presidente della Fis Giancarlo Kasper. «Anche se nevicasse tanto— prosegue — non basterebbe mai.
Molte località sciistiche oggi giorno ospitano migliaia di turisti. Devono comunque usare la neve artificiale, perché quella naturale non è sufficiente. Concordo con Kasper che bisogna fare qualcosa, perché il clima sta cambiando. Anche se in Alto Adige ci sono impianti sciistici moderni dobbiamo inventarci delle alternative». Moroder spiega che ci sarà sempre meno neve sulle nostre montagne: «Se il turismo invernale va in crisi — precisa il verde — l'Alto Adige ne risentirà in modo particolare. Abbiamo creato delle località sciistiche piene di infrastrutture pronte per la massima affluenza, che vengono usate solo nel periodo invernale . Ma le infrastrutture hanno dei costi fissi enormi tutto l'anno. Se il turismo scende del 20% alcune località dovranno affrontare delle spese insostenibili». L'ecologista fa l'esempio della val di Funes: «È una valle con poche infrastrutture, ma le persone riescono a vivere comunque bene. A Corvara o a Selva di val Gardena, invece, il giro di affari è molto più grande. C'è troppo turismo. Si deve puntare sulle alternative: legare i prodotti tipici della zona ai ristoratori. Se non offriamo alternative al turista, allora non tornerà, perché ci sarà sempre meno neve».
S. P.
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categoria:ambiente
domenica, 28 ottobre 2007

Pressante appello della sezione di San Giacomo nei confronti della giunta provinciale e dei vertici del partito
Mobilità, la Svp pretende chiarezza
 Duro l’Obmann Mumelter: «Gli abitanti vanno rispettati»
 
Alto Adige, 28 OTTOBRE 2007


 LAIVES. Nel dibattito in corso da tempo su traffico e mobilità, si inserisce anche la sezione di San Giacomo della Svp. In una nota a firma dell’Obmann Andreas Mumelter vengono presi in considerazione i principali temi di attualità: dall’ampliamento dell’aeroporto di San Giacomo al tunnel di base, fino all’Autostrada del Brennero e relativi progetti in ballo per l’intera Bassa Atesina.
 «Le polemiche di questi ultimi giorni - sostiene Andreas Mumelter in una nota - stanno a dimostrare che il tema della mobilità diventerà inevitabilmente di grande importanza anche per le elezioni provinciali. La popolazione del resto ha diritto di vivere in un ambiente sano e per questo motivo, anche le scelte per il trasporto delle merci e delle persone, devono trovare soluzioni che rispettino tale diritto. Nonostante alcune decisioni condivisibili - prosegue Mumelter - come le circonvallazioni o il treno della Venosta, la politica dei trasporti portata avanti dalla giunta provinciale lascia ancora aperte diverse questioni. Per questo la Svp, prima delle elezioni, dovrebbe esprimersi in modo chiaro sulle infrastrutture esistenti ed a quelle da realizzare».
 Mumelter quindi affronta il tema dell’aeroporto che riguarda da vicino proprio San Giacomo e la sua comunità. «A tale proposito - scrive l’Obmann della frazione - andrebbe spiegata chiaramente la scelta di un ampliamento oppure no, facendolo prima delle elezioni provinciali del prossimo anno. Su questi temi di ampio respiro che riguardano la mobilità - e in questo senso si inseriscono pure tunnel di base, metropolitana di superficie e autostrada del Brennero - sarebbe opportuno che la Svp elaborasse una risoluzione nella quale siano indicati con chiarezza prospettive ed obiettivi che si vogliono raggiungere».
 La Svp di San Giacomo insomma chiede pronunciamenti chiari ed inequivocabili sulle scelte che la giunta provinciale intende fare in merito a questioni di così grande importanza per il futuro dell’intera comunità e che questi pronunciamenti arrivino possibilmente prima dell’appuntamento con le elezioni provinciali del 2008 dove, certamente, saranno materia per il confronto in campagna elettorale. La posizione sfavorevole al potenziamento dell’aeroporto è nota, così come è noto che Laives non vedrebbe male l’idea di avere un collegamento con Bolzano mediante metropolitana leggera o linea tranviaria, negata invece dall’assessore Widmann.
sabato, 27 ottobre 2007


Piano d'emergenza, l'Azienda di soggiorno spinge: pronti da gennaio

«Navette per turisti, marketing gratis»



Corriere dell'Alto Adige 2007-10-27

BOLZANO — Convogliare i turisti preso i parcheggi periferici, e da lì portarli in centro usando pullman turistici «precettati» come navette. Si basa su questa idea il piano d'emergenza studiato da Comune e Azienda di soggiorno con la collaborazione delle società del trasporto privato. «Un'importante operazione di marketing a costo zero» la definisce il presidente dell'Azienda Dado Duzzi, promotore dell'iniziativa che potrebbe concretizzarsi subito dopo il Mercatino.
IL PIANO — La mancanza di un piano d'emergenza «scientifico » per gestire gli 8-10 giorni di caos che ogni anno sconvolgono Bolzano è stata segnalata per l'ennesima volta dal consulente Sasa Ardelio Michielli. Ma dopo sei anni di appelli, stavolta qualcosa si muove. L'idea è il classico «uovo di Colombo», ma finora nessuno era ancora riuscito a tradurla in realtà. La strategia, una volta scattato l'allarme alle porte di Bolzano, è quella di obbligare il traffico privato in ingresso (in gran parte formato da turisti) a dirigersi verso i parcheggi periferici di attestamento (Fiera, A22, Palaresia, Maso della Pieve). Qui i visitatori troverebbero pullman turistici pronti a portarli in centro, e a riportarli indietro a fine giornata. La macchina sarebbe in funzione nei mesi più turistici: da giugno a ottobre, e poi da gennaio ad aprile (il periodo del Mercatino è già coperto).
«L'obiettivo — auspica Duzzi — è essere pronti già dal prossimo gennaio».
DUZZI — Secondo l'Azienda di soggiorno, il servizio sarebbe a costo zero per il Comune. «La convenzione che si sta studiando con gli operatori del trasporto privato — spiega Duzzi — prevede che la spesa per i pullman venga ripagata dal biglietto del parcheggio: di fatto, il progetto si autofinanzia ». L'idea nasce da un episodio preciso. «Quando blocchiamo i ponti — ragiona Duzzi — molti turisti diretti a Bolzano vengono rimandati indietro dai vigili e sono costretti a tornare agli alberghi. Questa è la cosa peggiore che si può fare un turista, che si sentirà respinto da una città "ostile": inutile spendere soldi per il marketing urbano se poi le cose vanno così. Questo progetto, al contrario, è un'operazione di marketing gratuita per il Comune ». Il recente esempio di Trento (parcheggi deserti e navette vuote nonostante i lavori che rallentano il traffico in tangenziale) non spaventa Duzzi. «Qui la deviazione verso i parcheggi sarebbe obbligatoria. E poi ci rivolgiamo ai turisti, più che ai pendolari».
L'HGV — Il progetto è seguito con grande interesse anche dagli albergatori. «È positivo tutto ciò che può migliorare il rapporto reciproco tra bolzanini e visitatori — nota Stefan Mayr, responsabile dell'Hgv di Bolzano —. Proprio le giornate di "assedio", invece, rischiano di mettere gli uni contro gli altri: giusto studiare qualcosa».
Francesco Clementi


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categoria:ambiente, antiinquinamento, trasporto gommato
sabato, 27 ottobre 2007

Treno, garanzia per il futuro
Ieri al Grand Hotel di Dobbiaco il convegno a conclusione del progetto Interegg III fra tre regioni confinanti
Alto Adige, 26 OTTOBRE 2007

 DOBBIACO. La necessità di muoversi meglio, tra aree confinanti, è una delle esigenze ormai da tempo riconosciute in una Europa in cui i confini hanno perso del tutto le funzioni separatorie, diventando luoghi di incontro e di crescita comune. L’opinione è stata largamente condivisa anche ieri, nel corso del convegno che ha concluso, presso il centro culturale del Grand Hotel di Dobbiaco, il progetto Interreg III che ha studiato una migliore mobilità comune fra le tre regioni confinanti del Cadore Comelico e Bellunese in generale con l’Alta Pusteria e l’Osttirol austriaco. I passi finora compiuti sono importanti, hanno sostenuto all’unisono i rispettivi assessori Quinto Piol, Thomas Widmann ed Anton Steixner, ma resta molto da fare.
 Dopo i saluti del sindaco di Dobbiaco e portavoce della neo istituita giunta esecutiva del Forum regionale della Val Pusteria Bernhard Mair, l’assessore provinciale Thomas Widmann ha avviato i lavori con la sua relazione su turismo e mobilità. «Abbiamo assoluto bisogno di progetti transfrontalieri - ha ribadito Widmann - in quanto il nostro ospite ormai non riconosce più i confini ed essi del resto, non sono neppure più visibili. Di conseguenza è necessario consentirgli, ma consentire anche al residente, una mobilità che sia in grado di superare anche queste barriere, oggi invisibili ma ancora esistenti. Per quanto riguarda l’Alto Adige, l’introduzione del cosiddetto Südtiroltakt, il cadenzamento orario o ai trenta minuti di tutto il trasporto provinciale, comporterà, ed in parte ha già comportato se si prende l’esempio della Venosta, notevoli miglioramenti anche dal punto di vista della mobilità transfrontaliera. Dal 2008 sulla linea della Val Pusteria entreranno in funzione i convogli Flirt che, grazie alla doppia elettrotrazione saranno in grado di raggiungere anche le località austriache come oggi da Merano e dalla Venosta è possibile raggiungere addirittura Zurigo quasi con lo stesso convoglio. Il perfezionamento degli accordi governativi in tema di mobilità fra Roma e Vienna consentirà quindi anche dei regolari collegamenti fra Fortezza e Lienz anche ai convogli italiani sull’esempio di quanto avviene già con i Korridorzüge austriaci. Il cadenzamento alla mezz’ora del trasporto pubblico, con la ferrovia a fare da dorsale portante lasciando ai bus i collegamenti con le valli laterali, sta diventando a grandi passi una realtà che ci auguriamo esemplare anche in Val Pusteria».
 La disponibilità economica del collega di Bolzano è stata apertamente invidiata dal tirolese Anton Steixner che ha riconosciuto di avere a disposizione, per una popolazione molto maggiore, somme che sono quattro volte inferiori ai budget sudtirolesi. «La mobilità transfrontaliera è comunque un passo necessario ed indispensabile - ha ribadito Steixner - nel quadro dell’Europa del futuro e soprattutto nei collegamenti fra le regioni montane. Alla pari dei forti flussi di pendolari che percorrono la valle dell’Inn, ritengo oggi sia normale ipotizzare l’incremento degli scambi, anche lavorativi, fra Brunico e Lienz e l’intero Osttirol e per questo dobbiamo lavorare».
 Quella di Belluno, per l’assessore Quinto Piol: «È fra le Province non autonome d’Italia quella che sta dando maggiore attenzione alla mobilità. Gli studenti pagano una tariffa unica indipendente dai chilometri, i bus trasportano le bici e lavoriamo duro per mantenere e sviluppare anche la ferrovia».
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categoria:ambiente, antiinquinamento, trasporto gommato
sabato, 27 ottobre 2007

Terza corsia dinamica primavera via ai lavori

  Alto Adige, 26 OTTOBRE 2007

 BOLZANO. Chi percorre l’autostrada del Brennero da Trento a Rovereto avrà visto che stanno sorgendo dei veri e propri totem d’acciaio. Sono il segnale che l’A22 sta entrando nel futuro. Quei pannelli a messaggio variabile, come vengono definiti in gergo tecnico, sono solo la punta dell’iceberg. Grazie a quei tabelloni potrà essere realizzato il progetto di terza corsia dinamica.
 Un sistema che nei piani dell’Autobrennero dovrà servire sia a smaltire il traffico nei periodi caldissimi, sia ad affrontare emergenze particolari, facendo scorrere il traffico su due corsie anche in caso di incidente. I tabelloni a messaggio variabile sono dotati di telecamere dell’ultima generazione, in grado di segnalare eventuali anomalie, come le auto contromano, e anche di rilevare infrazioni, come un Tir in manovra di sorpasso. Gli utenti sapranno se il traffico verrà disposto su tre corsie, oppure se dovranno spostarsi sulla corsia di emergenza perché c’è un incidente che blocca quella di marcia. I dati arriveranno da una serie di spire elettromagnetiche inserite all’interno della pavimentazione e dai sensori a raggi infrarossi a lato della carreggiata. Tutte le informazioni sull’intensità del traffico, la velocità e il numero dei veicoli arriveranno ad un cervellone centrale che, grazie ad uno speciale algoritmo, deciderà la soluzione da adottare volta per volta.
 I lavori. Attualmente sono in fase di montaggio 17 pannelli a messaggio variabile sulla tratta fra Trento centro e Rovereto sud. I grandi tabelloni sono disposti ogni due chilometri e mezzo. Il progetto a regime prevede l’installazione di 84 pannelli tra Egna e l’innesto dell’A4, a Verona. Sono già stati avviati anche i lavori per l’allargamento della corsia di emergenza. Lunedì è stato aperto il cantiere a sud di San Michele. La corsia di emergenza deve essere allargata, da due metri e mezzo a tre metri e mezzo, per renderla regolamentare ed utilizzabile anche come terza corsia dinamica. Il tratto previsto va da Egna all’innesto con l’A4, anche se il vicepresidente dell’A22 Benedikt Gramm si è detto contrario alla sua estensione in Alto Adige. Come sottolinea il direttore tecnico dell’A22, Carlo Costa, «l’allargamento avverrà senza alcun esproprio di terreni. Infatti, sfrutteremo lo spazio recuperato eliminando la siepe e il doppio sicurvia tra le due carreggiate».
 I tempi. Costa assicura che i tempi non saranno biblici: «Contiamo di avviare i primi test sul tratto sperimentale fra Trento e Rovereto già dalla prossima primavera. Ci vorrà qualche anno perché si tratta anche di allargare alcuni viadotti».
 I costi. Il piano finanziario prevede un investimento per la terza corsia dinamica, da Egna all’innesto con l’A4, di 150 milioni di euro.
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categoria:ambiente, salute, antiinquinamento, a22
sabato, 27 ottobre 2007

A22, biossido d’azoto alle stelle
Allarme Agenzia ambiente: «Vietare anche i Tir euro 2»
di Paolo Florio
Il direttore Minach: «I divieti attuali sono insufficienti Fermare gli euro 2 almeno la notte»   Alto Adige, 26 OTTOBRE 2007

 BOLZANO. Autostrada del Brennero, i numeri parlano chiaro: il divieto di transito ai camion Euro 0 ed Euro 1 non è servito a nulla. I valori del biossido d’azoto, un inquinante killer per la salute, continuano ad aumentare. Gli ultimi dati arrivano dal direttore dell’Agenzia provinciale per l’ambiente Luigi Minach, e confermano le sue previsioni negative dopo la sigla dell’accordo tra Alto Adige, Trentino e Tirolo che vietava la A22 ai Tir più vecchi nel periodo gennaio-aprile 2007: «Parliamo di uno 0,5% del traffico veicolare pesante, le ricadute positive sono state minime».
 Ieri sera, a margine del consiglio di quartiere di Oltrisarco al quale è stato invitato per illustrare i dati sulla qualità dell’aria relativi al rione ma non solo, Minach ha snocciolato cifre chiarissime.
 «Nel 2004, quando abbiamo installato la prima centralina di rilevamento sulla A22, a Schrambach in val d’Isarco, il biossido di azoto (NO2) ha fatto registrare dei valori medi di 67 microgrammi per metro cubo, contro una media annuale consentita di 40. Nel 2005 il valore è rimasto identico, nel 2006 è salito a 73 e lo stesso valore è stato registrato dalla seconda centralina installata ad Egna. Quest’anno siamo già vicini ai 70 e dobbiamo ancora affrontare l’inverno. Insomma, quel provvedimento non è servito a nulla».
 Minach non è un politico e parla chiaro, però nel contempo sa che provvedimenti più drastici non si possono prendere facilmente. «Certo, se blocchiamo i motorini qualcuno si arrabbia, ma da qualche parte dobbiamo pur iniziare. Il biossido di azoto causa gravi problemi all’apparato respiratorio ed al sistema cardio-vascolare, la gente deve saperlo e poi decidere cosa vuole. Se dipendesse dalla nostra amministrazione comunale, il divieto sulla A22 si dovrebbe estendere anche agli euro 2. Chiaro però che si scatenerebbe la protesta dei trasportatori, anche perché ora come ora la ferrovia non sarebbe in grado di far fronte alla maggiore richiesta di trasporto merci. E allora puntiamo a fermare gli euro 2 almeno di notte. Solo che ci vuole il consenso delle altre province, e Trento al momento non ha espresso alcun’opinione». Le cose vanno meglio se si parla di PM10. «Basti pensare - sottolinea Minach - che nel 2001 avevamo 116 sforamenti ad Oltrisarco, e la soglia massima era anche più alta. Poi siamo arrivati ai 57 del 2006 e quest’anno siamo a 16. Addirittura la centralina di piazza Adriano è ferma a 6 sforamenti: evidentemente le misure di limitazione del traffico sono servite a qualcosa. Vorrei anche vedere - si sfoga Minach - quale altra Appa in Italia installa una webcam in casa di un cittadino per monitorare le emissioni di una fabbrica (le Acciaierie ndr). Chi si lamenta della nostra aria dovrebbe fare un giro in pianura padana, dove gli sforamenti annui hanno già superato quota 100. Magari da qua alla fine dell’anno, con il freddo, avremo qualche altro sforamento, ma rimarremo sicuramente sotto la soglia dei 30 annui, un limite severo che ci siamo dati malgrado la Ue ne consenta 35. E comunque ripeto che non dobbiamo parlare sempre del traffico: ci sono zone senz’auto dove le Pm 10 sono altissime per lo scorretto funzionamento di camini e impianti di riscaldamento, basta andare la mattina a Gries per rendersene conto».
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categoria:ambiente, salute, provincia di bolzano, antiinquinamento, a22
giovedì, 25 ottobre 2007



E’ stato presentato anche quest’anno il rapporto annuale di Legambiente sulle città ecocompatibili. Bolzano si è attestata al 9° posto nella graduatoria generale,
ma come per gli anni scorsi, la sua posizione retrocede di molto se si entra nello specifico dei punteggi, in particolare per quello che riguarda produzione dei rifiuti
e la raccolta differenziata.
Nella graduatoria delle città capoluogo che differenziano di più, il primato, meritatissimo, spetta a NOVARA, con un risultato che sfiora il 70% di raccolta differenziata
sul totale dei rifiuti prodotti, mentre Bolzano si attesta soltanto al 40° posto con il 31%. Perché sottolineare questo dato?
Semplice, perché Novara ha più di una similitudine con Bolzano, ad esempio ha la stessa popolosità, intorno ai 100.000 abitanti, e aveva lo stesso sistema
di raccolta dei rifiuti, con cassonetti stradali e campane, che aveva Bolzano prima di avviare la raccolta del rifiuto umido.
Nel 2004 un’amministrazione pubblica responsabile e coraggiosa, quella di Novara, è partita con la raccolta differenziata porta a porta di TUTTE LE FRAZIONI di rifiuti,
e in soli 3 anni sono passati da una percentuale del 29% di differenziata nel 2003, al 66,9% del 2006!

di
Paola Dispoto
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categoria:ambiente, salute, inceneritore
giovedì, 25 ottobre 2007

«Mobilità, più sinergia tra regioni»
Oggi a Dobbiaco convegno transfrontaliero Partecipano Alto Adige, Belluno e Tirolo
di Aldo De Pellegrin
GIOVEDÌ, 25 OTTOBRE 2007

 DOBBIACO. «Muoversi meglio tra tre Regioni» è il titolo del convegno che stamane, presso il centro culturale del Grand Hotel di Dobbiaco, concluderà il progetto italo-austriaco «Interreg III» che ha puntato i suoi fari proprio sulla comunicazione e la mobilità transfrontaliere fra regioni europee contigue, andando oltre i confini di Stato per incontrare e valutare in modo approfondito le necessità delle popolazioni e dell’economia, che cresce in tali aree anche grazie alla mobilità.
 La necessità di interscambio fra regioni confinanti, anche se appartenenti a Stati o regioni diverse, era assai sentita già prima degli accordi di Schengen e questi ultimi, con l’abbattimento delle barriere, non hanno fatto altro che accentuarla mentre, nel frattempo, poco è stato fatto per recepire soprattutto nei fatti le nuove richieste della popolazione. Solo da poco tempo le forze politiche e di governo hanno preso coscienza, con una certa maggior determinazione ad operare, di queste reiterate necessità, avviando i relativi ed indispensabili contatti per fare in modo che, anche nel settore della mobilità e della comunicazione pubblica, i confini statali e regionali venissero definitivamente a cadere.
 È solo l’inizio, ma di questi argomenti si è occupato il progetto europeo Interreg III e si occuperà oggi anche la tavola rotonda organizzata alla sua conclusione alla quale sono stati invitati l’assessore provinciale altoatesino Thomas Widmann che parlerà sul tema «Turismo e mobilità», il suo omologo per la Provincia di Belluno Quinto Piol che approfondirà l’argomento di una «Mobilità transfrontaliera sostenibile» e l’assessore austriaco del Land Tirolo Anton Steixner che rappresentarà da parte sua i sistemi di mobilità e le infrastrutture ad essa dedicate nel territorio soggetto alle sue competenze.
 Dell’importanza della mobilità transfrontaliera e della necessità di una sua semplificazione nell’ottica del turismo parleranno anche i presidenti dei consorzi turistici dell’Alta Pusteria, Alfred Prenn e della Pusteria austriaca Otto Trauner mentre ad Hanspeter Niederkofler della società bolzanina Q-nex toccherà qil compito di tirare le fila dei vari discorsi presentando nei suoi dettagli il progetto «Muoversi meglio fra regioni contigue».
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categoria:ambiente, antiinquinamento, trasporto gommato
giovedì, 25 ottobre 2007

Piano antismog, in arrivo i bollini ecologici
Alto Adige, 25 OTTOBRE 2007
  MASSIMILIANO BONA


 BOLZANO. Dopo i bollini colorati, introdotti a Bolzano a metà degli anni Novanta, ora sono in arrivo, in 16 comuni, i bollini ecologici (rosso, giallo, verde, blu). Saranno inviati entro metà novembre ad oltre 245.000 automobilisti, che dovranno apporli sui parabrezza delle vetture. I nuovi contrassegni consentiranno alle forze dell’ordine di riconoscere a vista la “classe inquinante“ del veicolo a seconda della colorazione, pensata in funzione delle possibili limitazioni alla circolazione previste dal piano pluriennale per la qualità dell’aria fino al 2010. I proprietari dei mezzi euro 0 ed euro 1 (circa 62.000 persone) non riceveranno alcun bollino e da quest’anno non potranno circolare dal 2 novembre al 31 marzo nelle fasce orarie (7/10 e 16/19) di limitazione al traffico indicate dal Piano provinciale. Il bollino rosso (livello di attenzione elevato) sarà attribuito ai proprietari di veicoli diesel euro 2 e euro 3 senza filtro antiparticolato di serie Dap e auto diesel euro 4 senza Dap. Questi mezzi in caso di limitazioni straordinarie (sforamento di 5 giorni consecutivi del livello di Pm10) non potranno circolare neppure con le limitazioni del piano preventivo. Il bollino giallo (grado di attenzione medio) sarà assegnato ai proprietari di auto diesel euro 2, euro 3 ed euro 4 con Dap installato successivamente all’immatricolazione. Agli euro 4 in taluni casi è possibile installare Dap di serie ed ottenere il bollino verde. Per questi veicoli sono previste solo limitazioni straordinarie. Con il bollino verde saranno contrassegnati veicoli con impianto a gas Gpl di categoria euro 0 ed euro 1, veicoli a benzina/Gpl euro 2, euro 3 ed euro 4, auto diesel euro 3 ed euro 4 con Dap di serie e mezzi pesanti euro 4 con Dap ad alta efficienza e tutti i veicoli euro 5. Il bollino blu sarà attribuito, infine, ai veicoli elettrici e a metano. Per i mezzi contrassegnati da bollino verde o blu non ci sono limitazioni al transito. I bollini oltre ad essere colorati saranno corredati da lettere che indicheranno la tipologia dell’alimentazione del motore: «G» per i motori a gas, «M» per quelli a metano ed «E» per quelli con alimentazione elettrica. Previste sanzioni per la contraffazione dei bollini.
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categoria:ambiente, provincia di bolzano, antiinquinamento, trasporto gommato
mercoledì, 24 ottobre 2007

Willeit: «C’è la necessità di fare la terza corsia fino ad Egna»
Alto Adige, 24 OTTOBRE 2007

  BOLZANO. La realizzazione della terza corsia dinamica sull’Autostrada del Brennero fino ad Egna non è nemmeno in discussione. Si farà e basta, come prevede il piano economico e finanziario concordato a suo tempo con l’Anas e lo Stato. A sostenerlo è l’ex presidente dell’A22, ed attuale numero uno di Str, Ferdinand Willeit, che in una lunga intervista alla Tageszeitung sottolinea di essere a favore dell’ampliamento della carreggiata per prevenire incidenti e garantire fluidità al traffico anche nel tratto altoatesino. «Le categorie economiche a Trento, fatta eccezione per gli agricoltori, sono sempre state a favore della terza corsia. E lo stesso discorso vale per Modena e Verona. Il problema sussiste nel tratto tra Egna e Verona, nel quale il traffico è più intenso e si registrano, più spesso, code. Preso atto di questa situazione si è deciso di ampliare la corsia d’emergenza e di portarla ad una larghezza compresa tra 3 e 3,5 metri». Basta eliminare la divisoria, che misura 3 metri e comprende anche una siepe. «In tal modo si riuscirà a guadagnare 80 cm per parte e la corsia d’emergenza potrà essere adeguata».
 Willeit non fa mistero di essere per l’ampliamento. «Adesso è troppo stretta (tra 2,5 a 2,8 metri) ed è spesso causa di incidenti. Grazie all’ampliamento sarà possibile avere a disposizione quasi sempre due corsie in entrambi i sensi di marcia. Anche in caso di incidenti o di cantieri. Ciò significa in buona sostanza che la corsia d’emergenza, anche in caso di traffico particolarmente intenso, potrebbe fungere da terza corsia dinamica».
 Il modello da prendere ad esempio, secondo Willeit, è quello di Monaco. «In Baviera c’è una grande insegna luminosa, sulla quale si accende una luce rossa con una X quando la corsia non può essere utilizzata. In quel punto ci sono già tre corsie, ma spesso la corsia d’emergenza viene utilizzata come quarta corsia e destinata ai Tir. La stessa cosa varrebbe per la terza corsia dinamica sull’A22 fino ad Egna».
 L’unica cosa ancora poco chiara è se anche fino ad Egna siano previste o meno le insegne luminose. Di sicuro sarà realizzata la terza corsia dinamica nonostante la forte contrarietà manifestata dalla Svp. «In questi termini sono favorevole alla terza corsia, anche perchè con questa soluzione non sarà necessario espropriare un solo metro quadrato di terreno. Non ampliare la corsia d’emergenza significherebbe rischiare di fare i conti con un collo di bottiglia da Bolzano Sud fino a Trento». Come sottolinea Willeit si tratta solo di una questione di tempo. «L’ultimo tratto, dal Km 116 al Km 102, è stato lasciato in coda ai lavori in modo tale da dare il tempo alla popolazione di accettare il progetto. La terza corsia dinamica serve a ridurre gli incidenti e a rendere più fluido il traffico. Di sicuro la discussione delle ultime settimane, sul fatto di ampliare o meno la corsia d’emergenza, è stata superflua». (max)

Corriere dell'Alto Adige 2007-10-24

Partono i divieti anti-smog. Unitalia: così si danneggiano i meno abbienti

Altolà ambientalista «Il Piano non basterà»

Kury: misure insufficienti, il problema è l'A22

BOLZANO — Tra gli ambientalisti altoatesini, è lo scetticismo a farla da padrone. Il piano anti-smog adottato dall'amministrazione comunale non convince più di tanto gli esponenti ecologisti della nostra provincia, scettici dell'effettiva efficacia delle misure che entreranno in vigore dal 2 novembre, con limitazioni per euro 0 e 1, nonché per i motorini a due tempi. Troppo leggere, secondo il mondo ambientalista, le misure intraprese dall'amministrazione comunale.
«Per quanto concerne il piano anti-smog adottato dai vari comuni — afferma la consigliera provinciale dei Verdi Cristina Kury — siamo assolutamente in linea con l'esigenza di ridurre le Pm10, contribuendo così ad una maggiore vivibilità nel nostro territorio. Ma questo non basta e non può bastare». La critica mossa dalla Kury riguarda soprattutto l'asse del Brennero, portatrice di polveri sottili in enorme quantità. «A Bolzano e Bressanone — spiega Kury — siamo abbondantemente sopra i livelli di guardia, se non decisamente al limite. L'inquinamento derivante dai mezzi pesanti sull'A22 non può essere sottovalutato perché proprio lì si concentrano quantità enormi di polveri sottili. I camion continuano ad inquinare e nessuno sembra accorgersene, non si può pensare di accantonare questo problema. Altrimenti — conclude Kury — come possiamo far sì che la gente accetti in una certa misura i provvedimenti restrittivi imposti alle autovetture più inquinanti? ». Anche in consiglio comunale, i provvedimenti adottati non convincono più di tanto l'ala ecologica della maggioranza. «Non credo sia realistico auspicare una diminuzione del traffico del 50% — commenta infatti la consigliera Wally Rungger — nonostante le limitazioni e le tante energie messe in campo. Bisogna potenziare i mezzi alternativi, altre soluzioni non ce ne sono. È proprio su questo campo che bisogna mobilitare le forze. Tanti pendolari hanno la necessità di sportasi in città per lavoro ma bisogna metterli anche in condizione di farlo in maniera rapida ed efficace».
Dura invece la presa di posizione di Pierluigi Gaianigo del Wwf: «L'anno scorso Bolzano — commenta — è stata graziata dall'inversione termica, ma quest'anno le cose potrebbero cambiare. Bisogna adottare una politica strutturale, con misure a tutto campo. Qualcuno si lamenta dello stop per i motorini a due tempi? I catalizzati, tanto per fare un esempio, sono paradossalmente quelli che inquinano da più. In generale, soprattutto qui da noi — conclude Gaianigo — si tende a sopravvivere e non a vivere. I problemi ci sono e non bastano delle semplici misure per cambiare la realtà delle cose».
Le critiche al piano sono trasversali e arrivano anche dalla destra italiana. Donato Seppi, consigliere provinciale di Unitalia, commenta: «Le nuove disposizioni del Comune di Bolzano, a cui seguiranno altri comuni della Provincia, sono assolutamente inaccettabili perché si scontrano con le esigenze sociali delle classi meno abbienti che non sono in grado di acquistare nuovi mezzi di trasporto meno inquinanti. Questa politica della amministrazione comunale è assolutamente sconcertante: Bolzano sembra governato da una classe borghese, benestante e "biciclettara" lontana anni luce da scelte che possano definirsi vicine alle esigenze della popolazione meno abbiente. Il tutto mentre nulla si fa per limitare il traffico dei pendolari, per bloccare i Mercatini di Natale che riempiono la città di migliaia di pullman, per agevolare concretamente — osserva Seppi — la conversione a gas di migliaia di caldaie condominiali ancora a gasolio, per definire il tracciato autostradale in una condizione di non nuocere». Il consigliere di Unitalia ha presentato anche un'interrogazione per chiedere alla giunta di «imporre ai Comuni, pena serie detrazioni di contributi pubblici, l'uso di autoveicoli e altri mezzi di trasporto che siano in regola con le imposizioni europee euro 4, di imporre la verifica di ogni caldaia condominiale e di prevedere contributi provinciali per tutti i privati che convertono i bruciatori per riscaldamento da gasolio a gas».
Thomas Laconi RUNGGER

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mercoledì, 24 ottobre 2007

Piano antismog. Cresce la protesta dei giovani che dovranno lasciare in garage il motorino

 «Scooter, anche se catalizzati producono Pm10»
Alto Adige  24 OTTOBRE 2007   ANTONELLA MATTIOLI


 BOLZANO. Protestano i ragazzi che, a partire dal 2 novembre e fino al 31 marzo, non potranno usare il motorino a due tempi anche se catalizzato dalle 7 alle 10 e dalle 16 alle 19 e per lo stesso motivo si lamentano i proprietari di veicoli euro 0 ed euro 1.
 L’obiezione principale è: com’è possibile bloccare anche il motorino a due tempi catalizzato nuovo di zecca. Lo abbiamo chiesto a Luigi Minach, direttore dell’Agenzia provinciale per l’ambiente e “padre” del Piano antismog quadriennale, approvato dalla Provincia e da 16 Comuni.
 «Neppure il catalizzatore di un motorino a due tempi nuovo fiammante - assicura Minach - è in grado di abbattere in maniera efficace le polveri. Si può calcolare che un motorino inquini come un diesel euro 3».
 Il diesel euro 3 però non viene fermato in via preventiva come avviene coi motorini, ma solo nel caso in cui si superi per 5 giorni consecutivi la soglia massima di Pm10.
 
«In effetti è così e il motivo della scelta potrebbe creare ulteriori polemiche, ma parto dal presupposto che quando si adottano provvedimenti di questo tipo bisogna fare delle scelte di priorità».
 In questo caso qual’è la priorità?
 
«Siamo partiti dal presupposto che ad usare i motorini sono soprattutto i giovani che possono muoversi con mezzi alternativi; in genere i possessori di euro 3 diesel sono invece adulti che usano la macchina per lavorare».
 C’è la possibilità che vi sia un ammorbidimento delle misure?
 
«Adesso assolutamente no. Non possiamo calare le braghe davanti alle proteste, perché rischiamo poi di trovarci con 5 giorni consecutivi di sforamento e dover bloccare il 50% delle auto. Comunque se alla fine dell’inverno, le concentrazioni di polveri sottili saranno sotto la media, possiamo forse ridiscutere i provvedimenti».
 Qualcuno prevede che il blocco dei motorini provocherà un aumento del traffico dei veicoli.
 
«Scusi, ma penso che un ragazzo che in inverno va in motorino, possa andare anche in bici. Comunque meglio investire nel potenziamo del mezzo pubblico che cedere».
 I motorini a 4 tempi sono esclusi dai divieti: lo saranno anche in futuro?
 
«Certo, nessuno ha mai parlato di bloccare i 4 tempi».
 Ci sono incentivi per cambiare il vecchio motorino con uno nuovo?
 
«Ci sono incentivi statali che prevedono sconti che variano dal 15 al 30% per chi rottama un motorino euro 0 per acquistarne uno di ultima generazione, oppure una bici o una bici elettrica o con pedalata assistita».
 Tra coloro che protestano ci sono anche i proprietari di veicoli euro 1 che al contrario degli euro 0 sono dotati di catalizzatore.
 
«Certo, ma gli euro 1 montano catalizzatori della prima generazione che impiegano circa 15 minuti prima di entrare in funzione e poi hanno ormai 10 anni».
 Si blocca il traffico in città, ma la principale fonte d’inquinamento è l’A22.
 
«È vero, come Appa abbiamo fatto le proposte. Ma è tutto bloccato. Io dico, trattiamo anche sulla terza corsia dell’A22, pur di ridurre il transito dei mezzi più inquinanti».
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martedì, 23 ottobre 2007


CONVENZIONE DELLE ALPI

Onida: «Più treni e servizi migliori Dare alternative alle quattro ruote»

Corriere dell'Alto Adige  2007-10-23

BOLZANO — «La limitazione del traffico nei centri urbani è necessaria per ridurre l'inquinamento atmosferico, si tratta di un passo fondamentale in questo senso. Sulla questione pedaggi alpini, credo che sia la strada maestra per limitare l'inquinamento in montagna. L'importante è utilizzare scelte ponderate ».
Marco Onida, segretario generale della Convenzione delle Alpi, non si sottrae certo alla delicata questione riguardante l'inquinamento atmosferico, con particolare riferimento alla montagna elle prospettive di un turismo eco-compatibile, argomento di spicco all'interno dei due giorni di discussione all'Eurac di Bolzano da parte del Comitato permanente della Convenzione delle Alpi. Dai problemi a livello urbano al turismo di massa che sta soffocando le montagne, la parola d'ordine rimane l'alternativa, unita a scelte mirate che comportino la diminuzione dell'inquinamento. Una di queste è rappresentata dai mezzi pubblici, soprattutto negli spostamenti extraurbani.
A Bolzano si annuncia un altro inverno «caldo», con la limitazione del traffico per gli Euro e gli Euro 1. È davvero la soluzione ai problemi di inquinamento?
«Si. Non c'è dubbio che la circolazione sostenuta di macchine contribuisca a rendere l'aria meno respirabile. Il problema di fondo nasce soprattutto dalle autovetture vecchie, quelle immatricolate da tanti anni, che rappresentano la fonte di inquinamento più alta per quanto concerne lo smog. Il principio della limitazione lo condivido, non credo ci siano altre alternative».
Spesso si parla di inquinamento in assenza di valide alternative alle quattro ruote: È davvero così?
«Sulle singole realtà preferisco non esprimermi ma un esempio lampante, in tal senso, lo posso naturalmente individuare. Lavoro ad Innsbruck e utilizzo la tratta con il capoluogo altoatesino almeno quattro volte a settimana. Molte persone, soprattutto nei weekend, decidono di raggiungere la vicina Austria per i loro acquisti. La quasi totalità utilizza la propria autovettura, anche e soprattutto perché è la strada più comoda e le alternative scarseggiano».
«Pensi al treno. La tratta tra i due capoluoghi del Tirolo dovrebbe essere maggiormente potenziata e invece, ci si ritrova con dei collegamenti ogni due ore, conditi spesso da ritardi e da disservizi. La colpa non è certo dell'amministrazione ma è ovvio che in questi casi, pochi decidono di scegliere la strada più ecologica, ovvero la rotaia».
Dei pedaggi sulle strade alpine si parla spesso e volentieri. Basterà a diminuire il traffico e l'inquinamento?
«Non ho la sfera di cristallo ma se il pedaggio imposto è giusto, la strada è quella giusta. L'importante è creare le condizioni per adottare sistemi di pagamento facili e soprattutto pratici. Alcune montagne, basti pensare ai quattro passi Dolomitici, sono intasate. Bisogna intervenire, l'importante è che le misure adottate non creino troppi malumori, soprattutto tra coloro che in montagna ci vivono».
Thomas Laconi

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martedì, 23 ottobre 2007


 Piano anti-smog, da quest'anno stop agli Euro 1.

LOTTA ALL'INQUINAMENTO
PARTONO I DIVIETI INVERNALI

Minach: «L'obiettivo è dimezzare le auto»

Corriere dell'Alto Adige 2007-10-23

BOLZANO — I preparativi per la guerra alle Pm 10 sono iniziati e dal due novembre entrerà in vigore il piano preventivo per la tutela della qualità dell'aria. Se i valori delle polveri sottili supereranno i massimi di legge allora scatterà il piano di emergenza con divieto totale agli Euro 0 e 1 e a tutti i diesel senza il filtro Fap. «L'obiettivo è fermare il 50 per cento delle auto in circolazione » spiega Luigi Minach, direttore dell'Agenzia provinciale per l'ambiente.
Le misure in vigore per i prossimi cinque mesi anche nella conca bolzanina sono state illustrate ieri dal sindaco Luigi Spagnolli, dall'assessore Klaus Ladinser, e dal comandante dei vigili urbani Sergio Ronchetti.
L'APPA — «L'anno scorso —ragiona Minach — abbiamo avuto fortuna col clima, la temperatura è stata molto mite e la centralina di via Claudia Augusta ha registrato "solo" 56 giorni di superamento dei limiti. È sempre troppo ma ricordiamoci che nel 2001 erano 116». Minach sottolinea gli sforzi compiuti in questi anni per salvaguardare la qualità dell'aria e chiarisce che il traffico di auto nelle aree urbane è solo una parte di un problema più grande. «L'autostrada e i riscaldamenti sono gli altri nemici da combattere» sostiene il direttore, che ricorda gli sforzi compiti dall'Appa per spingere i cittadini a ridurre il consumo di energia e ad usare correttamente le stufe a legna.
In ogni caso, Minach fa notare come il piano anti-smog di quest'anno preveda, dopo cinque giorni consecutivi di superamento dei limiti, il blocco dalle 7 alle 19 di oltre la metà dell'intero parco veicoli: una cifra raggiunta sommando auto Euro zero ed Euro 1 (20,5%), diesel senza filtro (33%) e moto a due tempi.
Per quanto riguarda l'autostrada, il direttore dell'Appa si limita ad auspicare che «altri seguano l'esempio dell'A22 mettendo al bando progressivamente i Tir Euro 0, 1 e 2».
LE MISURE — Le limitazioni anti-smog che scattano il due novembre in 16 comuni altoatesini rappresentano il secondo step del piano pluriennale varato dalla Provincia, basato su una progressiva eliminazione dei veicoli più inquinanti La principale novità, illustrata ieri da Spagnolli e Ladinser, è il coinvolgimento dei veicoli Euro 1 (fermi dal lunedì al venerdì nelle fasce orarie 7-10 e 16-19). Ma il giro di vite riguarda anche i ciclomotori a due tempi: quest'anno saranno bloccati (nelle stesse fasce) anche quelli catalizzati. Sul fronte riscaldamento, invece, multe da 100 Euro in arrivo per chi tiene in appartamento temperature superiori ai 22 gradi. Altra novità, i bollini colorati per identificare la classe ecologica del motore. Un piano che colpisce chi non ha i soldi per cambiare il proprio veicolo? «No, perché le fasce orarie consentono di organizzarsi — sostiene Spagnolli —. E poi ci sono gli incentivi. In ogni caso, come sindaco devo innanzitutto salvaguardare la salute ». Ladinser ha inoltre apprezzato il «coordinamento tra comuni che rende omogenee le misure». Capitolo multe: Ronchetti assicura che «nei primi giorni si farà più che altro informazione, ma poi scatteranno le sanzioni.
I controlli non saranno concentrati agli accessi, ma diffusi nel centro abitato ». Per il momento non sono previste deroghe o esenzioni, salvo veicoli di servizio.
GLI AMBIENTALISTI — Con l'avvicinarsi della stagione a rischio, i comitati cittadini tornano a incalzare la giunta. «L'85% dei tumori — tuona Pietro Friso, già protagonista delle proteste in via Roma — è di origine ambientale, non ereditaria». Il Comitato Ambiente e salute, da sempre contrario all'«approccio tecnologico» per combattere l'inquinamento, esprime la propria opposizione ai progetti basati sull'iimportazione di bio-carburante studiati dalla Provincia: «È il prodotto della deforestazione ».
Marco Angelucci Francesco Clementi CONTROLLI I vigili urbani nei primi giorni privilegeranno l'informazione, poi scatteranno le multe
CARTELLO La nuova segnaletica IL DIRETTORE APPA
«L'ordinanza presto in vigore bloccherà oltre il 50% del parco veicoli. Riscaldamento e autostrada i prossimi fronti» IL SINDACO
«Non è vero che le limitazioni alla circolazione penalizzino i meno abbienti. Le fasce orarie consentono di organizzarsi»
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sabato, 20 ottobre 2007
Ghiacciai indietro, sci a rischio
Il cambiamento climatico sta diventando un pericolo
    LEONARDO PELLISSETTI   Alto Adige , 20 OTTOBRE 2007


 STELVIO. «Un convegno di questo livello - ha esordito Ferruccio Tomasi, presidente del Parco Stelvio - fa onore al Parco. Ho vissuto quasi 35 a Passo Stelvio ed ho visto il Madaccio ritirarsi in modo spaventoso. Mi fa paura aver constatato di persona tutto ciò allo Stelvio davanti ad uno dei più grandi ghiacciai d’Europa. Speriamo che questo ritiro non continui, altrimenti fra 30/40 anni avremo problemi di acqua».
 Per analizzare le influenze del cambiamento climatico nelle Alpi in rapporto a flora, fauna e insediamento umano, in questi giorni si erano riuniti a Natura Trafoi ben 70 esperti del mondo alpino per ascoltare 19 relazioni con traduzione simultanea in lingua francese, italiana e tedesca.
 Tale convegno internazionale, come specificato da Wolfgang Platter, direttore del Parco nazionale dello Stelvio - fa seguito a quello tenutosi in settembre a Roma con 2500 partecipanti, 90 relatori e 400 giornalisti.
 I pericoli incombenti su Alpi e ghiaccia sono noti e si basano sulla constatazione che dall’anno 1850 al 2000 sono scomparsi 2500 chilometri quadrati di ghiacciai, lasciando praticamente dimezzato tale patrimonio. La conferenza internazionale di Trafoi è stata organizzata in collaborazione tra la task force aree protette del segretariato permanente della Convenzione delle Alpi e dal Parco nazionale dello Stelvio. I punti qualificanti della conferenza riguardano le conseguenze nella flora e fauna, i giacciai e le conseguenze per le popolazioni delle zone alpine. Per la fauna viene presa in considerazione, per gli animali minacciati da temperature non abbastanza fredde, la migrazione più in alto oppure in altre zone con montagne che possano offrire condizioni più idonee. In tal senso il biologo svizzero Flurin Filli osserva che le zone coltivate rappresentano barriere e che si dovrebbero realizzare degli spazi-corrridoio. Riguardo ai vegetali, appare inevitabile che certe piante scompaiano e ne trovino insediamento altre.
 Lo scioglimento dei ghiacciai è l’evento più spettacolare e grave in atto, le conseguenze saranno importanti per l’acqua e bisognerà cambiare sistemi di approvvigionamento. Riguardo agli insediamenti umani e alle attività economiche che consentono la vita in zone alpine, la riflessione investe soprattutto il turismo, attività economica fondamentale per tali zone. L’attività sciistica dovrà salire di quota e ciò riguarderà 251 piste in Italia di cui 54 in Alto Adige. In certe zone si pensa a diffondere l’uso della bici al posto dello sci. Nella zona delle aree alpine protette, il cui protocollo è stato firmato da Austria, Francia, Germania, Italia, Lichtenstein, Slovenia, Svizzera e Principato di Monaco, si osservano con estrema attenzione tutti i fenomeni in atto.
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sabato, 20 ottobre 2007
Impianto per i fanghi: progetto respinto
Magrè. Larga maggioranza in consiglio comunale dopo la relazione letta dalla sindaca sulla proposta Buchegger
Il no per motivi paesaggistici, urbanistici ed anche economici
Alto Adige , 20 OTTOBRE 2007


 MAGRÈ. Il consiglio comunale - accogliendo in tal senso il documento letto in aula dalla sindaca - ha respinto la richiesta della Buchegger Kg di insediare sul territorio comunale un inceneritore per i fanghi. Il no - per motivi urbanistici, paesaggistici, economici ed ambientali - è venuto da 11 consiglieri; non hanno partecipato al voto Anrather e Pomella degli Arbeitnehmer Svp.
 Uno dei punti principali della seduta consiliare dell’altra sera era proprio l’esame della richiesta presentata in Comune dalla società Buchegger relativa all’insediamento di un inceneritore per i fanghi con depurazione e recupero energetico. È un impianto che sta interessando numerosi comuni della Bassa Atesina visto che è stato discusso e rigettato a Termeno, accolto con favore da Egna, respinto fra Ora e Bronzolo e bocciato anche a Vadena. Ma perchè proprio a Magrè? La richiesta della società è supportata dall’appezzamento agricolo a frutteto che era di proprietà Buchegger (da qui il nome della società) che è situato a nord della stazione ferroviaria in prossimità della sede del consorzio Kurmark Unifrut su un’area di oltre 30 mila metri quadrati. Già nel 2002 la stessa società aveva presentato una richiesta di poter sfruttare a fini industriali la vasta area. In quell’occasione il consiglio comunale s’era espresso a favore ma la delibera era stata bocciata dalla Provincia con conseguente ricorso del Comune. Nel frattempo è subentata la prescizione dei termini anche perchè non s’è provveduto entro i termini di legge alla variazione del piano urbanistico. Perchè dunque non utilizzare il terreno per costruirvi l’impianto per la lavorazione dei fanghi? Da qui la richiesta della Buchegger.
 La sindaca Theresia Degasperi Gozzer l’altra sera ha tenuto una relazione in aula consiliare cui hanno fatto seguito una serie di interventi con la posizione della Svp (letta dal vice sindaco Kobler) decisamente contraria all’impianto; no anche da parte del gruppo di lingua italiana affidato a Tiziano Monauni. I tre consiglieri degli Arbeitnehmer hanno espresso pure la loro contrarietà alla realizzazione dell’impianto per i fanghi pur non essendo d’accordo sul documento letto in aula dalla sindaca.
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giovedì, 18 ottobre 2007
Le influenze del clima sulle Alpi
Oggi e domani a Stelvio in programma una conferenza internazionale dedicata alle aree protette
Certi cambiamenti possono avere pesanti conseguenze
Alto Adige 18 OTTOBRE 2007

 TRAFOI. Il cambiamento climatico e le sue conseguenze per le aree protette alpine saranno argomenti di discussione fra oggi e domani nel corso di una conferenza internazionale che avrà luogo in Alta Val Venosta e che riguarderà specificatamente il Parco nazionale dello Stelvio. Ad ospitare i congressisti e le autorità politiche locali saranno i locali del centro visite del Parco Nazionale, a naturatrafoi Nr. 57 a Stelvio. La conferenza internazionale viene organizzata in stretta collaborazione tra la Task Force Aree Protette del Segretariato Permanente della Convenzione delle Alpi per la Rete delle Aree Protette Alpine- Alparc e lo stesso Parco Nazionale dello Stelvio e sarà ottima occasione per presentare la situazione alpina.
 L’obiettivo della conferenza internazionale in programma fra oggi e domani è di discutere l’impatto dei cambiamenti climatici nelle Alpi, in modo da poter misurare le conseguenze per la gestione delle aree protette alpine.
 Verrà presentata la situazione alpina e in base alla situazione si prospetta la possibilità di discutere dei mezzi adatti che le aree protette hanno a disposizione per percepire il cambiamento climatico.
 A relazionare su questi aspetti specifici saranno una ventina di relatori provenienti da tutta l’Europa, che saranno in grado di esibire la situazione attuale attraverso diversi progetti e tematiche.
 La domanda legata al cambiamento climatico è un tema centrale per le aree protette e la Task Force Aree Protette in futuro darà parecchio spazio a questa problematica.
 Nell’ambito del convegno, per questa mattina alle ore 10 è stata pianificata una conferenza stampa, sempre presso il centro visite naturatrafoi.
 Domani, invece, attraverso una escursione nella zona del ghiacciaio Madatsch nei pressi di Passo Stelvio, verranno illustrati i cambiamenti climatici e le loro conseguenze per le aree protette alpine. A fare da guida e da relatore per questa escursione sarà il dottor Volkmar Mair, dell’ufficio geologia e prove materiali della Provincia autonoma di Bolzano.
 Fra i relatori che si alterneranno sul palco il compito di aprire i lavori sarà affidato all’assessore provinciale ad ambiente, urbanistica ed ecologia Michl Laimer. Farà seguito Ferruccio Tomasi, presidente del Parco dello Stelvio ed Anne Lieutaud del dipartimento ricerca e prospettiva del ministero dell’ecologia francese. Quindi un delegato del ministero analogo italiano, Paulo Angelini e Luca Catara di Eurac.
 Nella sarata di oggi, a chiusura della parte dibattimentale, ci sarà una discussione e valutazione di creare un gruppo di lavoro sulla tematica.
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martedì, 16 ottobre 2007

Una nuova era solare

Esperti da tutta Europa per parlare di clima e tecnologie. «I combustibili fossili finiranno presto»


Da giovedì tornano i Colloqui di Dobbiaco Glauber: occorre una rivoluzione culturale
BOLZANO — È il principio del can che abbaia, ma non morde. I termini catastrofistici con cui sempre più spesso si parla di riscaldamento del clima corrono il rischio di diminuire l'allarme. Non certo perchè infondati, ma piuttosto perché rendono il pericolo più astratto e allontanano la percezione del problema dalla realtà quotidiana: una sorta di apocalisse a venire, contro la quale in realtà poco si può. Ma siccome questo cane non solo abbaia, ma qualche morso comincia a darlo, forse vale la pena continuare a parlarne, seppur in toni diversi. Come ci si auspica succeda nel corso dei Colloqui di Dobbiaco, che si svolgeranno dal 18 al 20 ottobre prossimi, nel Centro culturale Grand Hotel Dobbiaco. Il titolo promette bene: «Il fascino dell'Era Solare». Hans Glauber, presidente dell'Ökoinstitut presenta l'edizione 2007.
Hans Glauber, cosa è l'era solare e qual è il suo fascino?
«L'umanità ha vissuto fino al 1850 circa esclusivamente grazie all'energia del sole; era la prima era solare. Noi fatichiamo a rendercene conto, ma pensi a una città come Venezia: è stata costruita in un'era in cui non c'erano a disposizione né petrolio, né gas metano ma solo energie derivate direttamente o indirettamente dal sole, legna, forza muscolare di uomini e animali e così via. Ora che l'età dei combustibili fossili si sta esaurendo poiché le risorse termineranno entro un paio di generazioni ci apprestiamo ad entrare nella seconda era solare. In verità partiamo con due grandi vantaggi: una tecnologia avanzata che ci permette di sfruttare al meglio le potenzialità del sole e la certezza che le risorse energetiche sono abbondantemente sufficienti a soddisfare il nostro fabbisogno. Ma quella cui siamo di fronte non è solo una rivoluzione energetica, si tratta di una vera e propria rivoluzione culturale che richiede trasformazioni profonde in termini di stili di vita, scelte politiche ed economiche».
A Dobbiaco interverranno politici, economisti di fama, architetti esperti di efficienza energetica e climatologi. Che ci fa una ricercatrice di linguaggi artistici come Hildegard Kurt dell'«und.Institut» di Berlino?
«Quello che è certo è che non potremo traghettare i nostri modelli di consumo e mobilità nella nuova era solare. Le conoscenze ci sono, le tecnologie pure, ma serve una buona dose di sperimentazione per inventarsi le forme del nuovo sviluppo. Di qui il ruolo fondamentale dell'arte con la sua forza creativa e della comunicazione ».
Oltre a riflessioni teoriche, nel vostro programma proponete anche delle case histories. Tra queste quella della cittadina «sostenibile» di Dongtan, vicino a Shangai. Non è curioso che il modello per il futuro arrivi da un paese come la Cina che basa il suo boom economico su carbone e petrolio?
«In Cina convivono due modelli di sviluppo. Uno tradizionale e uno così innovativo da poter competere con gli standard occidentali. Si tratta di esperienze quantitativamente limitate, ma molto interessanti. Ne è un esempio appunto Dongtan, un centro abitato di 500 mila abitanti, per ora disegnato solo sulla carta, completamente autonomo sia dal punto di vista energetico che alimentare. A Dobbiaco verrà a parlarne il progettista, l'argentino Alejandro Gutierrez».
I Colloqui di Dobbiaco sono un «convegno verde»…
«Certo. I nostri incontri producono anidride carbonica: referenti e partecipanti arrivano da ogni parte d'Europa, si usa carta per i depliant e energia per illuminare e riscaldare le sale. Negli ultimi anni abbiamo calcolato che una edizione produce circa 14 tonnellate di CO2. Così abbiamo deciso di compensare il danno: per ogni tonnellata emessa consegneremo circa 30 euro alla associazione specializzata Myclimate di Zurigo che investirà la somma in serre solari sull'Himalaya. Le serre serviranno per favorire la coltivazione in loco di verdure altrimenti importate con aerei cargo. In questo modo contrasteremo l'ulteriore produzione di Co2 e compenseremo le nostre stesse emissioni ».
Emissioni in Europa, investimenti in Himalaya. Questo richiama al tema dei rapporti internazionali, in particolare tra Nord e Sud del mondo, in materia di tutela del clima. Tema che affronterete pure con il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steimeier.
«Oggi si può osservare una grande ingiustizia. Il cosiddetto primo mondo produce Co2 ed il terzo mondo ne paga in prima linea le spese. Certo, anche sulle Alpi abbiamo i nostri problemi legati al cambiamento climatico, ma i danni peggiori si registrano nei paesi del Sud del mondo, con alluvioni massicce e isole che stanno per scomparire inghiottite dalle acque. Nella seconda era solare questa ingiustizia dovrebbe appianarsi, non foss'altro perché il sole splende maggiormente al Sud».
Ma le tecnologie più moderne sono appannaggio del Nord…
«Sì. Ma alcune tecnologie sono povere e poco complicate. E poi tocca a noi dei paesi più ricchi mettere il Sud nelle condizioni ideali per sfruttare al massimo le potenzialità del sole».
Chiudiamo con un passaggio dal globale al personale. La sua più grande rinuncia in nome della sostenibilità, signor Glauber?
«Mio malgrado, da anni non viaggio più in aereo».
Valentina Bergonzi

Corriere dell'Alto Adige  2007-10-16
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categoria:ambiente, antiinquinamento
martedì, 09 ottobre 2007

Aeroporto in giunta. «Sì all’hangar, ma solo se non farà rumore»

  Alto Adige  09 OTTOBRE 2007

 BOLZANO. Il progettato hangar all’aeroporto di Bolzano non dovrà comportare un aumento dell’inquinamento acustico per i residenti nella zona. E’ quanto la giunta provinciale ha voluto precisare a seguito di interventi pubblici «critici e assolutamente prematuri - ha detto il presidente Luis Durnwalder - perché proprio la questione dell’incidenza del rumore sarà attentamente valutata prima di rilasciare qualsiasi concessione edilizia e di costruzione di hangar. Il rumore dovrà essere ridotto in misura tale da non provocare disagi insostenibili alla popolazione residente. Se a Innsbruck l’hangar è rumoroso, questo non significa che sarà rumoroso anche quello di Bolzano».
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domenica, 07 ottobre 2007

Da oggi a Cornedo il primo incontro italiano sul turismo sostenibile

Senz'auto in montagna Dal summit «Alpine Pearls» progetti, soluzioni, impegni

Colpisce l'assenza di località trentine

Corriere dell'Alto Adige  2007-10-07

di FRANCO BREVINI
Alpine Pearls: perle delle Alpi. Il nome è un po' enfatico, ma quella che sta dietro è una realtà tutt'altro che rétro. Si tratta infatti di un'associazione che riunisce ventuno stazioni turistiche caratterizzate da una proposta di vacanza nel pieno rispetto della natura. Quest'anno l'assemblea dei soci si svolge nel Rosengarten Latemar a partire da oggi e fino a domani. La sede dell'incontro è Cornedo che, insieme a Nova Ponente, Nova Levante, Tires, Funes e Racines fa parte del gruppo delle Perle delle Alpi dell'Alto Adige.
Il summit è il primo incontro del genere effettuato in Italia e c'è da augurarsi che possa costituire l'occasione per una conoscenza più diffusa della filosofia che sta dietro al modello di vacanza Alpine Pearls. L'idea è di promuovere la mobilità dolce rinunciando all'auto, in modo da fornire un contributo concreto alla lotta per controllare le conseguenze dei mutamenti climatici. L'impegno delle località che aderiscono al progetto ha condotto all'offerta di pacchetti soggiorno che comprendono tutta una serie di agevolazioni per spostarsi con mezzi alternativi all'auto. E così sono proposti treno, bus, bicicletta, veicoli a emissione zero e carrozze trainate da cavalli, mentre tra le attività ricreative vengono privilegiati nordic walking, sci di fondo, ciaspole e mountain bike. Questi elementi, lungi dall'essere vissuti come una limitazione, sono invece presentati come un Pearl Plus, cioè un'opportunità in più per godere di quell'aria sana, di quei paesaggi incantevoli, di quel relax e di quella serenità che formano gli ingredienti più sicuri della vacanza. In buona sostanza Alpine Pearls costituisce una delle prime proposte di collaborazione turistica per una vacanza a basso impatto ambientale. Per dare un'idea di cosa significhi viaggiare in treno piuttosto che in auto o in aereo, basti dire che su un trasferimento di 500 chilometri la rotaia produce 23,5 kg di Co2, mentre un'auto di media cilindrata ne totalizza 90 e l'aereo 243.
Nell'associazione si trovano località rinomate, in qualche caso centri molto conosciuti per le vacanze sportive in inverno e in estate, ma vi sono state accolte anche piccole località che della rinuncia all'auto hanno fatto una scelta strategica. Attualmente le 21 località di Alpine Pearls sono così dislocate: 2 in Svizzera (Arosa e Interlaken), 2 in Germania (Bad Reichenhall e Berchtesgaden), 3 in Francia (Les Gets, Morzine-Avoriaz e Villard de Lans), 3 in Austria (Werfenweng, Neukirchen am Großvenediger e Hinterstoder), 11 in Italia (Chamois in Valle d'Aosta; Nova Ponente, Cornedo- Collepietra, Tires, Nova Levante, Racines e Funes in Alto Adige; Feltre e Pieve di Cadore in Veneto; Forni di Sopra e Sauris in Friuli-Venezia Giulia). Scorrendo questo elenco, non può non colpire l'assenza di stazioni trentine, che pure in alcuni casi si stanno impegnando attivamente per fornire un contributo alla riduzione dell'inquinamento. Allo stesso modo dispiace non trovare le grandi località alto- atesine, che sono schierate in prima linea sullo stesso fronte, a partire da Corvara e dall'Alta Badia, di cui mi è capitato già di scrivere su queste pagine. Non si tratta di partecipare a tutti i costi alla lista dei «buoni», quanto piuttosto di fornire un segnale tangibile anche ai turisti, in modo da educare a comportamenti ambientali corretti. Ha ragione lo scrittore tedesco Hermann Löns, citato in epigrafe sul sito di Alpine Pearls: «In futuro non sarà più tanto importante arrivare dovunque, ma occorrerà chiedersi se vale la pena arrivarci!». Insomma, quale eredità le attuali generazioni di imprenditori si apprestano a consegnare alle genrazioni di domani?
Nel corso dell'incontro in Italia, i rappresentanti di Alpine Pearls potranno rendersi conto di persona su come si sta lavorando in Alto Adige per arginare le conseguenze del mutamento climatico. Fra le altre iniziative è prevista in anteprima la visita alla nuova centrale di teleriscaldamento di Obereggen, che entrerà in funzione a partire da metà ottobre. L'impianto termico, cui sono collegati tutti gli alberghi della località, sarà alimentato con il ceppato, un materiale ottenuto dai residui della lavorazione del legno, che risulta essere a più basso impatto ambientale rispetto ad altri combustibili. Tra gli effetti collaterali virtuosi della nuova caldaia a biomassa, che nel corso di un anno sviluppa la stessa energia prodotta da 500mila litri di gasolio, l'eliminazione del traffico delle autocisterne e l'utilizzo degli scarti di un'attività locale. Ovviamente i partecipanti all'incontro si muoveranno con i mezzi raccomandati dall'associazione: a piedi, con gli autobus turistici, con le biciclette o con i veicoli elettrici, che nel Rosengarten- Latemar in campo di mobilità dolce hanno costituito la novità dell'estate 2007.
PROSPETTIVE
Nel corso delle tre giornate i rappresentanti dell'associazione potranno rendersi conto di come si stia lavorando in Alto Adige per arginare le conseguenze del mutamento climatico

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sabato, 06 ottobre 2007

 Decibel fuorilegge. Controlli fatti ma, per ora, senza risposte

 «Troppi rumori, vogliamo i dati»
  Ennesimo sollecito dal Centro Attenzione Permanente anche nei confronti del Comune
Alto Adige 06 OTTOBRE 2007


 LAIVES. Rumori a causa dell’Autobrennero, del passaggio dei treni, del transito dei mezzi pesanti sulla statale: il consiglio della Comunità comprensoriale è convocato per il 10 ottobre per prendere posizione in merito all’inquinamento acustico causato dai treni. Vadena e Cortina all’Adige sono i Comuni più colpiti dall’inquinamento acustico che interessa comunque gran parte della Bassa.
 L’installazione degli impianti per l’isolamento acustico lungo la linea ferroviaria del Brennero - prevista da tempo - non è ancora iniziata. Intanto i disagi aumentano. La situazione è destinata addirittura a peggiorare con l’annunciato aumento dei treni in transito, in particolare di quelli merci che - antiquati - causano i rumori maggiori. Sia di giorno che di notte. Intanto una nota del Centro Attenzione Permanente di San Giacomo fa riferimento a quanto emerso, di recente, a Bressanone dove, secondo i consiglieri della lista Ecosociale, «L’inquinamento acustico va combattuto con più decisione, intervenendo drasticamente per diminuire i rumori provocati dal transito dei mezzi pesanti in autostrada e dal passaggio notturno dei treni». Secondo il Centro «Gli abitanti della Bassa Atesina ed in particolare quelli di San Giacomo attendono da tempo identica conferenza dove dovrebbero venire illustrate le rivelazioni eseguite dalla Provincia a conferma o smentita che i livelli di rumore provocati dai treni superano il limite massimo consentito». Il Centro ricorda che «In colloqui precedenti con i responsabili dell’Ufficio Provinciale Rumori ci era stato comunicato che certamente gli appartamenti in prossimità della ferrovia, che si trovano oltre il secondo piano, sono sottoposti a livelli superiori a quelli previsti dalla legge; ci è stato detto anche che i tecnici provinciali avrebbero eseguito tali misure di rilevazione durante il periodo estivo. Le case maggiormente colpite dall’eccessivo rumore ferroviario sono quelle fra Maso della Pieve e gli asili di San Giacomo».
Fatte queste considerazioni il Centro se la prende anche con la giunta comunale di Laives: «Rimane in silenzio nonostante sia al corrente del problema da tanto tempo e nonostante sia venuta a conoscenza che in futuro vi sarà un notevole aumento dei passaggi dei treni (+ 50%) dovuta - si dice - alla modernizzazione della ferrovia. L’opposizione, a parte qualche eccezione, sembra non più interessarsi alla salute dei cittadini». Il Centro Attenzione Permanente chiede quindi «alla giunta comunale di Laives di mostrare quanto prima i risultati delle misure provinciali agli abitanti e di occuparsi con decisione del problema al fine di una immediata soluzione». Chiede anche alla giunta civica «Di intraprendere i passi necessari affinchè le strutture abitative non di nuova costruzione vengano dotate di nuovi serramenti, con contributi provinciali».
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giovedì, 04 ottobre 2007

«Variante: galleria con sfiato per i gas»
Lotta all’inquinamento atmosferico: il vice sindaco Forti ed il consigliere Svp Visintin mettono subito le mani avanti
  Alto Adige 04 OTTOBRE 2007

 LAIVES. L’inquinamento atmosferico provocato dai gas di scarico dei mezzi in transito è prima di tutto un problema che riguarda la salute dei cittadini. Poi però non bisogna dimenticare che, in inverno, quando il limite di legge viene superato, ogni volta si rischia la paralisi del traffico e danni sensibili anche per l’economia. Questo sostengono il vice sindaco Georg Forti e il consigliere Svp Heinz Visintin, che chiedono un filtro sul camino di sfiato della galleria che by-passerà la città e che è prevista per il completamento della variante alla statale 12 del Brennero.
 «È vero, come ci hanno illustrato i tecnici nell’assemblea di qualche settimana fa in aula magna, che il camino di sfiato della futura galleria alle spalle della città si troverà sulla costa montana a 600 metri di altezza circa - dice il vice sindaco - ma è altrettanto vero che dalla Vallarsa normalmente l’aria scende verso la città e così si rischierà di veder aumentare i livelli di inquinamento atmosferico un giorno che nella galleria transiteranno migliaia di veicoli ogni giorno». «Quello che serve e che va previsto - aggiunge Visintin - è perciò un filtro sul camino di sfiato, da dove usciranno i gas espulsi dal tunnel. Speriamo proprio che i progettisti prevedano questa soluzione, altrimenti rischieremo sul serio di avere un aumento dei gas inquinanti a livello cittadino, con la conseguente necessità di adottare misure ancor più restrittive». Del camino di sfiato della galleria della variante si è accennato anche durante l’assemblea pubblica. La garanzia data dall’assessore provinciale Florian Mussner è stata che sicuramente si studieranno le migliori e più efficaci soluzioni al problema, compresa l’adozione del filtro all’uscita del camino sulla costa di Montelargo, abbastanza lontano dal centro abitato ma non quanto basta per avere la certezza che poi le correnti d’aria possano trasportare i gas di scarico espulsi dalla galleria fin dentro la città.
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giovedì, 04 ottobre 2007


 Turismo contro gas serra
Alto Adige, 04 OTTOBRE 2007

 DAVOS. L’industria turistica riconosce le sue responsabilità nel contribuire ai cambiamenti climatici e promette di avere un ruolo attivo nella lotta ai cambiamenti climatici, chiedendo di poter aderire alla Convenzione quadro Onu. Questo uno degli impegni più importanti sottoscritti nella Dichiarazione di Davos, redatta al termine della seconda Conferenza sui cambiamenti climatici e il turismo, alla quale erano presenti cento Paesi in rappresentanza del settore turistico delle aziende, delle istituzioni e delle Ong e che si è conclusa nella città svizzera.



da http://www.swissinfo.org/ita/index.html?siteSect=100

Nella località montana di Davos si è aperta una conferenza internazionale per discutere dello sviluppo dell'industria turistica mondiale, in pieno boom, nell'ottica dei cambiamenti climatici.

Durante l'incontro promosso dall'Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) saranno formulate nuove strategie e misure per ridurre le elevate emissioni di CO2 legate al turismo.
 Già prima dell'inizio della conferenza di tre giorni di Davos (la seconda su clima e turismo dopo quella in Tunisa nel 2003) l'UNWTO aveva rilevato che il settore turistico è tra i responsabili delle emissioni di gas ad effetto serra, oltre ad essere particolarmente vulnerabile di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici.
 L'UNWTO stima che dal 4 al 6% di diossido di carbonio (CO2) emesso nel mondo derivi da attività connesse al turismo. Il turismo è per sua natura nemico del clima, anche quando si considerano esclusivamente le emissioni di automobili, bus, aerei e l'elevata quantità di energia necessaria al funzionamento degli alberghi (riscaldamenti in inverno, aria condizionata in estate), sostiene l'organizzazione delle Nazioni Unite.
 Se non si prenderanno presto delle misure le emissioni di CO2 «potrebbero crescere del 150% nei prossimi 30 anni».
 «Per trovare una soluzione al problema dobbiamo darci da fare il più rapidamente possibile», sottolinea a swissinfo Geoffrey Lipman, vice segretario generale dell'UNWTO.
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La dichiarazione di Davos deve essere inclusa nella road map che sarà presentata in Indonesia dal segretario generale dell'ONU.
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 Geoffrey Lipman, UNWTO
 Dichiarazione di Davos
 I 450 partecipanti all'incontro di Davos - tra cui rappresentanti di governi, del settore turistico, scientifico e della protezione dell'ambiente - sono chiamati a formulare le indicazioni per uno sviluppo sostenibile del turismo (trasporti, infrastrutture di accoglienza, organizzazione dei viaggi) e a proporre delle strategie attuabili anche nei paesi in cui una vasta parte della popolazione è dipendente dal turismo.
 Le raccomandazioni che emergeranno dalla cittadina grigionese costituiranno le basi della Dichiarazione di Davos. La dichiarazione, sottolinea Lipman, sarà sottomessa all'incontro ministeriale del mese prossimo a Londra. Sarà pure inserita nella strategia sui cambiamenti climatici dell'ONU, che sarà discussa in occasione della conferenza sul clima di Bali (dicembre).
 «Si tratta qui di un punto chiave: la dichiarazione deve essere inclusa nella road map che sarà presentata in Indonesia dal segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon», afferma Lipman.
 Nel suo discorso di apertura del meeting di Davos, il vicedirettore della Segreteria di Stato dell'economia ha dal canto suo evocato la possibilità di meccanismi «morbidi» per ridurre le emissioni, come ad esempio il commercio di diritti di emissione e i progetti di riduzione nei paesi più poveri.
 «Questi progetti manifestano i loro effetti nei paesi emergenti, ovvero laddove la protezione del clima e il trasferimento delle tecnologie sono i più urgenti e i più efficaci», ha detto Eric Scheidegger.
 Paradisi perduti
 Mentre numerose isole tropicali sono minacciate dall'innalzamento del livello del mare, le destinazioni turistiche sul Mediterraneo sono confrontate a scarsità d'acqua. Lungo l'Arco alpino, centinaia di località sciistiche potrebbero invece sparire a causa della mancanza di neve.
 «Davos è un luogo simbolico siccome è tra le località montane più minacciate dal riscaldamento», rammenta Francesco Frangialli, segretario generale dell'UNWTO.
 L'obiettivo principale della nostra organizzazione, sottolinea Frangialli, è di assicurare «la coerenza tra le azioni per la riduzione della povertà e il cambiamento climatico», sfere in cui «il turismo svolge un ruolo importante».
 Misure inutili
 Il Gruppo di lavoro Turismo e Sviluppo reagisce con scetticismo alla conferenza di Davos. «Dal nostro punto di vista, la proposta di compensare le emissioni causate dal traffico aereo come misura principale per lottare contro il cambiamento climatico è una politica poco lungimirante», ha dichiarato Christine Plüss, responsabile di questa ONG con sede a Basilea.
 «Promuovere l'apertura di nuove zone turistiche, come fa regolarmente l'UNWTO, non può essere una soluzione», ha aggiunto. «Tali misure non permettono nemmeno di combattere la povertà in queste regioni».
 swissinfo, Dale Bechtel, Davos
(traduzione e adattamento: Luigi Jorio)

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mercoledì, 03 ottobre 2007

VACANZE SENZA AUTO


Corriere dell'Alto Adige 2007-10-03

Alpine Pearls, weekend di confronto a Cornedo


BOLZANO — Dal sabato a lunedì rappresentanti di Alpine Pearls, l'associazione a carattere transazionale che raggruppa 21 località dell'arco alpino unite nella promozione delle vacanze senz'auto, saranno ospiti dell'Alto Adige per l'assemblea generale dei soci.
L'incontro, il primo del genere effettuato in Italia da quanto è sorta l'associazione nel 2006, avrà luogo a Cornedo, che insieme a Nova Ponente, Nova Levante, Tires, Funes e Racines va a comporre il gruppo delle Perle delle Alpi altoatesine.
Sarà un weekend di lavoro ma non solo.
Prima dell'incontro ufficiale degli associati, previsto lunedì alla Casa sociale di Cornedo, i rappresentanti delle Perle avranno modo di apprezzare l'ospitalità nonché gli integri paesaggi del Südtirolo, con visite a Bolzano e al Museo Archeologico Alto Adige e passeggiate in val d'Ega. Le località Alpine Pearls (www.alpine-pearls.com) può annoverare l'entrata di quattro nuove Perle, le austriache Hinterstoder e Neukirchen am Großvenediger e le francesi Morzine-Avoriaz e Villard de Lans. Il gruppo è così passato da 17 a 21 località dislocate in Italia, Austria, Svizzera, Germania e Francia.
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categoria:ambiente, salute
mercoledì, 03 ottobre 2007

Centinaia di scie nel cielo di Bolzano Il traffico degli aerei
Ieri si potevano vedere grazie alle particolari condizioni di umidità Il meteorologo: «Non sono pericolose»
  di Davide Pasquali
Alto Adige 03 OTTOBRE 2007

 BOLZANO. Scie su scie, l’intero cielo solcato dalla condensa dei carburanti esausti degli aerei di linea. Le si nota sempre, ma di solito si dissolvono nel breve volgere di qualche minuto. In questi giorni, al contrario, permangono per ore. Molti le hanno notate e hanno telefonato in redazione all’Alto Adige; qualcuno le ha pure fotografate. Niente di strano, precisano Agenzia all’ambiente e Società meteorologica italiana: nessuna anomalia, nessun aumento di frequenza nei voli, nessun nuovo carburante. Semplicemente, in quota è freddo, umido, poco ventoso. Per cui, la condensa non si dissolve subito.
 Scie su scie, dalle prime ore del mattino fino a sera. I pochi escursionisti che ancora si avventurano in alta quota, sulle cime più alte, arrivano a contarne decine e decine. Ma anche nel fondovalle colpisce, in questi giorni, l’inusuale presenza di scie di condensa dei vettori di linea.
 La maggior parte delle strisce corrisponde a due rotte, le cosiddette Ambra 12 e Ambra 22, che solcano la nostra provincia rispettivamente in direzione nord-sud e ovest-est. In media, ogni giorno passano sui nostri cieli fra i 150 e i 200 aviogetti di linea. Ognuno dei quali lascia una scia, detta in gergo tecnico contrail. In questi giorni le contrails permangono visibili anche per diverse ore, e in molti si sono chiesti il perché. Spiega Daniel Cat Berro, della Società meteorologica italiana: «Nonostante negli ultimi tempi siano nate sul web delle teorie demenziali, che parlano di scie chimiche, esperimenti della Nato e via discorrendo, non sono altro che scie di vapore acqueo, o meglio, scie dovute al ghiacciamento del vapor d’acqua. A un altezza fra sette e ottomila metri, con temperature intorno a -40º, con adeguata umidità e vento debole, le scie non si dissolvono che dopo ore e ore». Gli effetti sull’atmosfera? «Ci sono - precisa il meteorologo - ma sono minimi. Se ne accorsero gli statunitensi dopo l’attentato alle Torri gemelle. Per dieci giorni niente voli, e niente contrails, ossia niente nubi di vapore ghiacciato che di norma contribuiscono a schermare il sole, moderando l’escursione termica. Senza voli, vennero registrate escursioni termiche maggiori». Questi gli effetti meteorologici, ma quelli legati all’inquinamento? Notevoli, ma indiretti, perché non colpiscono la zona traversata dagli aerei, ma l’intera atmosfera, globalmente. Precisa Luigi Minach (Appa): «I carburanti esausti dei jet contribuiscono all’effetto serra, per via delle emissioni di anidride carbonica. Ma nelle nostre centraline a terra non lo registriamo, è un fenomeno più ampio. Posso però rassicurare: le scie che si notano in questi giorni non hanno nulla a che vedere con la strampalata teoria secondo la quale sarebbero strisce “chimiche”, dovute all’aggiunta di additivi in grado di emettere particelle di ossido di alluminio. Qualcuno si è messo in testa che lo si faccia per riflettere la luce solare ed evitare il riscaldamento dell’atmosfera». Una «teoria spazzatura» anche secondo la società meteorologica italiana.


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categoria:ambiente, aereoporto san giacomo
martedì, 02 ottobre 2007

Rumori a causa dell’Autobrennero, del passaggio dei treni, del transito dei mezzi pesanti statale e sulla Strada del Vino

«Troppi decibel fuorilegge»
Annunciata presa di posizione del Comprensorio nella seduta consiliare prevista il 10 ottobre
  Alto Adige 02 OTTOBRE 2007


 EGNA. Rumori a causa dell’Autobrennero, del passaggio dei treni, del transito dei mezzi pesanti statale e sulla Strada del Vino: il consiglio della Comunità comprensoriale è convocato per il 10 ottobre per prendere posizione in merito all’inquinamento acustico causato dai treni.
 Mentre sembra essersi sbloccata la complicata situazione venutasi a creare in merito al progetto che prevede l’installazione di barriere antirumore lungo la linea del Brennero, l’inquinamento acustico resta pesante in tutta la Bassa Atesina. Da Vadena a Salorno i decibel sono spesso - anzi: quasi sempre - fuorilegge. Per colpa soprattutto del traffico e del passaggio dei treni.
 Rosa Thaler, consigliera della Svp e vice presidente del consiglio provinciale, lo scorso autunno aveva preso carta e penna ed aveva scritto a Durnwalder e Widmann chiedendo delucidazioni in merito all’ampliamento dello scalo aeroportuale di San Giacomo. In quell’occasione aveva anche sottolineato che «L’inquinamento acustico, in tutta la Bassa Atesina, è elevatissimo a causa della ferrovia e dell’autostrada. Servono le barriere più volte promesse ed non ancora realizzate. E quindi bisogna intervenire per venire incontro a chi abita a ridosso dei binari e dell’A22». Rosa Thaler aveva anche lanciato una proposta: «Bisognerebbe garantire dei contributi per il rifacimento delle finestre. Vi sono dei moderni accorgimenti che consentono un perfetto isolamento. Gli abitanti vanno aiutati in questo tipo di ristrutturazione. Iniziative analoghe sono adottate, da tempo, in diversi Paesi. Solleciterò la giunta provinciale in merito». Non risulta che finora siano stati presi provvedimenti nonostante la serie di osservazioni venute anche dai consigli comunali. Sono numerose le zone in cui i decibel, sia di giorno che di notte - sono fuorilegge. Le ultime rilevazioni dell’Ufficio provinciale si riferiscono a Vadena: i dati confermano che di notte il rumore supera i limiti consentiti.
 Altra, pesante, causa di inquinamento acustico è il ponte ferroviario di ferro sull’Adige, poco dopo la stazione di Ora. È di vecchia costruzione e quindi senza il benchè minimo accorgimento anti rumore. Ogni passaggio di convoglio - soprattutto di quelli per il trasporto delle merci - è causa di una quantità di decibel enorme che danno fastidio sia di giorno che, soprattutto nelle ore notturne. C’era un progetto - legato all’ubicazione a Bronzolo dello scalo intermodale - che prevedeva il rifacimento del manufatto. Ora però lo studio è finito - assieme allo scalo - nel solito cassetto delle buone intenzioni dove resterà.
 Terza, rilevante fonte di inquinamento - anche questa causata dai treni in transito - è quella di Cortina all’Adige dove vi sono molte case proprio a ridosso dei binari. Le barriere antirumore, previste (e finanziate) da anni non sono state ancora realizzate.
 I disagi continuano.
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categoria:ambiente, conca atesina
domenica, 30 settembre 2007

Da domani al 7 ottobre un fitto calendario di eventi

Cambiamenti climatici Alpinisti ed esperti alla ricerca di soluzioni

Corriere dell'Alto Adige 2007-09-30

Moena, dibattiti al congresso della Sat

di FRANCO BREVINI
Ventitremila iscritti alla Sat, 300mila al Cai: un piccolo esercito che può fare qualcosa per l'ambiente alpino. È questa la convinzione che sta dietro il 113˚ congresso della Società degli Alpinisti Trentini, che si tiene a Moena fino al 7 ottobre.
Invece delle consuete riunioni assembleari, in cui in fondo ci si parla sempre un po' addosso, la gloriosa associazione, che riunisce il Gotha della montagna trentina, ha deciso di cambiare rotta. Il suo incontro annuale si è così trasformato in un grande evento di comunicazione incentrato su un tema monografico che sta inquietando le coscienze di molti. Montagna e cambiamenti climatici. Persone, idee, percorsi, questo il titolo della rassegna, trasforma il congresso in una serie di appuntamenti che si succederanno per una ventina di giorni e affronteranno i nodi principali del mutamento climatico, rivolgendosi anche alle scuole. Dopo le prime due giornate del 20 e 21 settembre a cura del Museo tridentino di scienze naturali, domani l'apertura del congresso, con l'intervento del presidente della Sat Franco Giacomoni ( nella foto a sinistra), del presidente del Cai Annibale Salsa, di Mauro Gilmozzi assessore all'urbanistica e di Riccardo Franceschetti sindaco di Moena. Fittissimo il cartellone di incontri, proiezioni, dibattiti. Il 3 ottobre si parlerà con Luca Lombroso dei cambiamenti climatici e delle prospettive nel medio termine. Il giorno successivo il discorso si concentrerà sulla situazione trentina, con interventi di Andrea Trenti del servizio meteo Pat, del glaciologo della Sat Roberto Seppi e di Luigi Casanova vicepresidente di Cipra Italia. Venerdì 5 ottobre nel pomeriggio sarà la volta del Gruppo di lavoro sulla Carta di Moena e delle tesi degli alpinisti sui cambiamenti climatici. Alla sera si discuterà invece di turismo e cambiamenti climatici con interventi di Helmuth Moroder (Cipra Internazionale), Bruno Felicetti e Andrea Weiss (Apt di Fiemme e Fassa), Umberto Martini (Facoltà di Economia di Trento), Ingemar Soraperra e Fiorenzo Perathoner (impiantista). Infine il 25 e 26 ottobre a Vigo di Fassa, l'associazione Transdolomites terrà il convegno internazionale sulla mobilità turistica in montagna e sulle energie rinnovabili. Parallelamente il Comune di Moena e l'Agenzia per l'Ambiente hanno organizzato il Mese dello sviluppo sostenibile, con un'esposizione dei moduli sul risparmio energetico e delle case ad alta efficienza energetica. Ci si occuperà fra l'altro dei pannelli termici e fotovoltaici, della Cerificazioni Emas Ecolabel e delle esperienze della Casa Clima.
Ma perché la Sat ha deciso di celebrare in modo tanto inconsueto il suo congresso? Mi pare che dietro ci sia la volontà di fare qualcosa di concreto per la salvaguardia dell'ambiente montano in cui i soci del prestigioso sodalizio trentino si muovono da protagonisti da oltre un secolo. Nell'arco di una generazione le montagne hanno cambiato aspetto e molte guide alpinistiche si stanno rivelando poco attendibili, in quanto descrivono realtà che non ci sono più o sono radicalmente mutate. Tutto questo è il frutto del riscaldamento globale, sul quale appare sempre più chiaro che l'umanità è chiamata a intervenire. E chi potrà farlo a ragion veduta se non gli alpinisti, che vantano un'esperienza diretta dei luoghi in cui il mutamento in atto appare più sensibile?
L'iniziativa della Sat, come ha dichiarato il presidente Giacomoni, intende vincere un diffuso senso di impotenza, di cui anche chi va in montagna risulta spesso vittima. Da una parte occorre svolgere un lavoro di sensibilizzazione sulle scuole e più in generale sull'opinione pubblica. In secondo luogo vanno rintracciate e applicate le soluzioni concrete che già ora esistono, coinvolgendo ricercatori e amministratori. Se l'ecosistema alpino si mostra più fragile, agli alpinisti toccherà cominciare proprio di lì, con una campagna di educazione ecologica mirata e con scelte nuove che, nel caso della Sat coinvolgeranno i soci, ma anche, per fare un solo esempio, le politiche di risparmio energetico nei propri rifugi.
Il tema si ripropone a proposito della questione dei ghiacciai, che negli ultimi 25 anni hanno registrato un'accelerazione della tendenza alla riduzione iniziata un secolo e mezzo fa. Attualmente esistono in Trentino 83 ghiacciai con uan superficie di poco meno di 40 chilometri quadrati. I processi di fusione progressiva stanno privando la regione della sua più importante riserva di acqua dolce. Di qui l'urgenza di attuare politiche di risparmio energetico, soprattutto nei consumi di acqua, ricalcando, sia pure con ritardo, quanto si sta facendo da anni all'estero. Insomma, sostengono quelli della Sat, l'ambiente alpino dipende anche da noi che lo frequentiamo e lo conosciamo come pochi altri. Per questo spetta agli alpinisti e a tutti gli appassionati di montagna mettersi alla guida delle iniziative che si propongono di tutelarlo e di conservarlo nel tempo.
L'OBIETTIVO
Il presidente dell'associazione, Franco Giacomoni: «L'iniziativa intende vincere un diffuso senso di impotenza, di cui anche chi va in montagna risulta spesso vittima»
Le tre torri del Vajolet sovrastano il Re Alberto uno dei rifugi più frequentati delle Dolomiti per la sua posizione strategica. Da lì si può fare il giro del Catinaccio, il giro delle Crode di Re Laurino, la via attrezzata del Passo Santner e la via attrezzata del Catinaccio d'Antermoia
MAESTOSE
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categoria:ambiente
domenica, 30 settembre 2007

Acqua, l'Alpenverein lancia l'sos

Ambiente

Corriere dell'Alto Adige  2007-09-30

BOLZANO — Nasce l'iniziativa «Sos Acque Alto Adige», il cui scopo è quello di tutelare l'ambiente e la fauna acquatici dagli sfruttamenti dettati dai guadagni energetici. La produzione di energia idroelettrica, infatti, diventa sempre più vantaggiosa anche grazie alle sovvenzioni statali. Se questo è un guadagno per la minor emissione di anidride carbonica nell'ambiente, è altresì vero che lo sfruttamento indebito dei percorsi fluviali rischia di renderli questi sterili e privi di forme di vita.
I fiumi ed i torrenti altoatesini diventerebbero canali di scarico delle acque di piena, ossia gli ecosistemi più danneggiati in provincia. Per questi motivi, dicono i promotori dell'Alpenverein, è ora che gli ultimi tratti di fiume allo stato naturale e le acque freatiche vengano messi sotto tutela. Ciò è fattibile seguendo il Piano generale per l'utilizzazione delle acque pubbliche, che traccerà nei prossimi decenni il filo conduttore della gestione idrica. Gli enti che partecipano all'Iniziativa Sos Acque, chiedono che ciò che attiene all'ecologia delle acque fluviali e del paesaggio acquatico venga tenuto in considerazione già in questo piano. Proprio per tali motivi, si spiega, è necessario che vengano applicate «indispensabili ed efficaci misure di tutela per questo ambiente particolarmente sensibile».
Davide Cavosi
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categoria:ambiente, antiinquinamento
venerdì, 28 settembre 2007

Laives. In aumento la voglia di tram
Dato l’incarico per verificare la fattibilità del progetto
  VENERDÌ, 28 SETTEMBRE 2007

 LAIVES. Nuovo incontro, l’altro giorno, fra l’assessore Ladinser, del Comune di Bolzano, il vice sindaco di Laives Georg Forti e l’assessore comunale Giorgio Zanvettor. Per questa occasione era presente pure l’ingegner Stefano Ciurnelli, che ha appena realizzato il nuovo piano traffico su commissione dell’amministrazione civica di Laives. «Con l’assessore Ladinser abbiamo affrontato nuovamente il tema del collegamento fra Laives e Bolzano mediante una linea tranviaria - spiega il vice sindaco - perché per noi si tratterebbe di una soluzione perfetta. Quello a cui puntiamo adesso, sarebbe la realizzazione di uno studio in concerto con Bolzano e all’ingegner Ciurnelli, per quanto ci attiene, chiediamo di valutarne la fattibilità. La risposta dovrebbe arrivare quanto prima poiché abbiamo in ballo la riqualificazione di San Giacomo e vogliamo sapere se con una eventuale linea tranviaria, questa riqualificazione sia ancora da fare oppure no. Così, entro Natale, l’ingegner Ciurnelli dovrebbe fornirci le indicazioni specifiche che approfondiremo poi insieme agli amministratori comunali di Bolzano. Anche la nostra giunta ha dato via libera a questo pre-studio, proprio perché siamo tutti convinti che si tratti della migliore soluzione». (b.c.)

Comune di Laives



COMUNICATI del 26.09.2007


NOTIZIE

La nuova stazione pronta a giugno 2008

Sopralluogo del presidente della Provincia Durnwalder e della giunta comunale

A breve prenderanno il via i lavori per la costruzione della nuova stazione ferroviaria di Laives, che dovrebbe essere pronta a giugno del prossimo anno. Lo ha assicurato il presidente della giunta provinciale Luis Durnwalder nel corso di un sopralluogo effettuato insieme all'assessore provinciale ai trasporti Thomas Widmann, alla presenza del sindaco di Laives Giovanni Polonioli, del vicesindaco Georg Forti e dell'assessore comunale Bruno Ceschini.

Il costo dell'intervento è di un milione e 600 mila euro: un milione coperto dalla Provincia, il resto dal Comune. L'obiettivo è di dotare Laives di una stazione accogliente e a misura di pendolare, in modo da aumentare l'utilizzo del treno. Un obiettivo sul quale la Provincia punta con decisione: “attualmente in direzione Bolzano a Laives transitano 18 treni al giorno: in futuro saranno 28 o 29, mentre in direzione Trento dai 17 attuali contiamo di arrivare a 29”, ha annunciato il presidente Durnwalder.

“Attualmente – ha aggiunto l'assessore provinciale ai trasporti Thomas Widmann – la stazione di Laives viene utilizzata da 73 mila passeggeri l'anno, esclusi gli studenti. Sono sicuro che, con una struttura più accogliente, con il potenziamento delle corse e con i nuovi treni con cui doteremo questa tratta, in due o tre anni arriveremo a raddoppiare questa cifra”.

Il progetto di ammodernamento della stazione di Laives prevede la realizzazione di sale d'attesa più capienti e confortevoli (su entrambi i marciapiedi), di nuovi servizi igienici e di accessi ai marciapiedi dotati di ascensore a misura di disabile e di mamme con passeggini. Inoltre i marciapiedi saranno rialzati, in modo da eliminare lo scalino per salire sulle carrozze.

Gli interventi riguarderanno anche il piazzale e il parcheggio: sono previsti 92 posti auto, aree di sosta per moto e biciclette; inoltre sarà modificata la fermata dell'autobus, per il quale sarà realizzato anche un nuovo spazio di manovra.

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categoria:metropolitana, ambiente, ferrovia, antiinquinamento, ciclabile pedonabile
giovedì, 27 settembre 2007
comunicato
ECOSISTEMA URBANO 2008

Clima in città

19 ottobre 2007- Comune Bolzano - Sala Rappresentanza - Vicolo Gumer 7


Convegno
Ecosistema Urbano
Ecosistema Urbano è diventato un insostituibile punto di riferimento per valutare la qualità ambientale delle città.
Da quattordici anni infatti il sistema di indicatori locali di Legambiente confronta le prestazioni ambientali dei 103 comuni italiani capoluogo di provincia.

Clima in città
L'incontro, come tradizione, approfondisce ogni anno un aspetto particolare dell'ecosistema
urbano. Al centro di questo appuntamento a Bolzano c'è il tema "Clima in città". Attraverso l'intervento di tecnici ed esperti si cercherà di tracciare una fotografia della situazione e delle possibili soluzioni.

Programma del Convegno

ore 09.00   Introduzione e saluti
Luigi Spagnolli- Sindaco di Bolzano,
Klaus Ladinser - Assessore alla Mobilità e Ambiente - Comune di Bolzano
Mirko Laurenti - Ecosistema Urbano Legambiente

ore 09.30   Presentazione del rapporto
Duccio Bianchi e Michele Merola Istituto di Ricerche Ambiente Italia
Alberto Fiorillo - Legambiente

ore10.30    pausa caffè  

ore 11.00   approfondimento di buone pratiche
* Casa clima
Norbert Lantschner. Direttore Agenzia Casa Clima
* Public Management
Renzo Caramaschi Direttore Generale Comune di Bolzano
*Mobilità ciclabile
Sergio Berantelli Mobility Manager Comune di Bolzano
Ivan Moroder. Responsabile Servizio Segnaletica Comune di Bolzano
*Indice di riduzione dell'impatto edilizio(RIE)
Paolo Abram - Forestale
*Piano della qualità dell'aria
Luigi Minach. Direttore Agenzia Provinciale per l'Ambiente
Gianluca Segatto.  Assistente Tecnico Comune di Bolzano
*Elettrosmog
Luca Verdi. Direttore Laboratorio Chimica Fisica Provincia Autonoma di Bolzano

ore 13.00   Premiazione delle eccellenze di Ecosistema Urbano 2008

ore 13.30   Fine lavori/ Buffet ecologico

Informazioni
Ufficio Ambiente - Città di Bolzano tel. 0471-997481
renato.spazzini@comune.bolzano.it
Mirko Laurenti-Legambiente Nazionale Tel. 0686268312
m.laurenti@mail.legambiente.com
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categoria:ambiente, comune di bolzano, antiinquinamento
mercoledì, 26 settembre 2007
COMUNICATO

Colloqui di Dobbiaco I segreti dell'era solare

BOLZANO — La prossima edizione della kermesse ambientalista «Colloqui di Dobbiaco» si terrà dal 18 al 20 ottobre. Quest'anno il tema sarà «Il fascino dell'era solare - Economia e società nella transizione dal petrolio al sole». La serie di convegni ormai fa parte degli storici appuntamenti della scuola di pensiero della nuova sostenibilità, dicono gli organizzatori annunciando la presenza del ministro degli Esteri tedesco Frank Walter Steinmeier e del ministro italiano delle Comunicazioni Paolo Gentiloni.
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categoria:ambiente, antiinquinamento
martedì, 25 settembre 2007
Gramm (A22): lo sconto ai pendolari è legittimo riduce i loro svantaggi
L’ala sociale Svp: è una soluzione accettabile
  MARTEDÌ, 25 SETTEMBRE 2007

 BOLZANO. Il vicepresidente dell’Autostrada del Brennero, Benedikt Gramm, difende la scelta della sua società riguardo agli sconti per i pendolari. Un sostegno a questi arriva anche dagli Arbeitnehmer Svp, che però auspicano l’attivazione di un migliore servizio di trasporto pubblico.
 Come sottolinea il vicepresidente Gramm, in una nota emessa nella giornata di ieri anche per rispondere alle accuse dell’Agenzia per l’ambiente, «chi deve viaggiare ogni giorno per recarsi al lavoro è svantaggiato rispetto a coloro che lavorano vicino al luogo di residenza e possono anche pranzare e passare la pausa pranzo a casa. Allo stesso modo, chi prende i mezzi di trasporto pubblici, oltre a rinunciare alle sopraccitate comodità, deve anche accollarsi il maggior dispendio di tempo per il viaggio. Chi infine, a causa della mancanza di offerte di trasporto adeguate con i più convenienti mezzi di trasporto pubblici è costretto a utilizzare la propria auto, deve addossarsi anche queste spese. Coloro che utilizzano l’autostrada, hanno costi ancora più elevati».
 Con lo scopo di venire incontro a questi pendolari, questa la posizione del vicepresidente, «a partire dall’anno prossimo l’Autostrada del Brennero SpA vuole concedere loro delle agevolazioni».
 Nell’ambito del servizio “Telepass Family” verrà distribuito un telepass, con lo scopo di evitare l’incolonnamento ai caselli per prelevare il biglietto di pedaggio in entrata e per effettuare il pagamento in uscita. Il pendolare potrà così risparmiare tempo e l’autostrada del Brennero costi, che vuole rimborsare con uno sconto del venti percento».
 «Non è condivisibile l’opinione - prosegue - che ciò comporti un aumento del volume di traffico, né tantomeno un massiccio spostamento del traffico di pendolari sull’autostrada o addirittura un aumento dell’inquinamento ambientale. Chi è costretto a farsi carico di un maggior dispendio di tempo e denaro per recarsi ogni giorno al lavoro presta con sacrificio il suo lavoro al servizio dell’economia e della collettività e questo dovrebbe essere riconosciuto».
 Simile, e parimenti di sostegno ai pendolari, la posizione espressa dagli Arbeitnehmer della Volkspartei. Il segretario Reinhold Perkmann parla però di «soluzione di emergenza accettabile», in attesa che il trasporto pubblico venga migliorato e adeguato alle esigenze della popolazione, in particolare dei lavoratori pendolari.
 «Il trasporto pubblico - dice - se comodo e conveniente è l’unica soluzione ai problemi portati dall’inquinamento».
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martedì, 25 settembre 2007

Ok, troppo smog. Ma cosa avete fatto per i pendolari?


 Colpisce il seccato ed allarmato commento di Luigi Minach, Direttore dell’APPA che in relazione allo sconto del 20% concesso ai pendolari utenti dell’Autobrennero,prevede gravi ripercussioni sull’inquinamento atmosferico e dice: “Con tutto quello che abbiamo fatto finora”. Giá, ma finora cosa é stato fatto? Per agevolare i pendolari intendo. Sono solo state varate delle norme penalizzanti per chi è costretto a viaggiare che non hanno fatto altro che congestionare di piú il traffico e rendere la vita più difficile a chi si deve recare al lavoro. Mi sembra che anche il dottor Minach sia caduto nel tranello dell’approccio ideologico al problema. Ma perché non si riesce a capire che i pendolari non sono dei cittadini con scarso senso ecologico ma sono semplicemente delle persone che, avendo la sfortuna di doversi recare al lavoro in un altro comune, ed essendo privi di valide alternative, sono costretti ad usare l’automobile? Le persone non sono stupide, ma ragionano secondo legittimi principi d’interesse. Conoscete qualcuno che a Milano, abitando e lavorando nei pressi della metropolitana, prende l’auto per recarsi al lavoro? Il problema del traffico e dell’inquinamento (e anche della logistica) é un problema sociale in cui i pendolari non hanno colpe e non può essere chiesto loro di risolverlo a proprie spese.In una provincia come la nostra é incredibile che, con tutta la disponibilità economica, non si sia riusciti a creare un sistema di trasporti integrato valido. Invece che spendere i soldi per creare inutili e costosissime gallerie (es. Val Sarentino) perché non portare avanti unprogetto di metropolitana di superficie e comunque studiare un piano che non sia basato solo su sofferenze e rinunce? Ma dottor Minach, mi tolga una curiosità, lei avrebbe aumentato le tariffe autostradali per i pendolari con la speranza di ridurre traffico e inquinamento?
 P.S.Tengo a precisare di non essere un pendolare.
Sergio Sette
Alto Adige 25-09-07
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categoria:ambiente, antiinquinamento, a22
lunedì, 24 settembre 2007
«Lo sconto sul pedaggio dell’A22? Una follia»
Il direttore dell’Appa attacca il presidente Grisenti per la misura pro-pendolari
   Alto Adige 23 SETTEMBRE 2007   ANTONELLA MATTIOLI


 BOLZANO. «Lo sconto sul pedaggio dell’A22 per i pendolari? Una follia. Va nella direzione opposta rispetto a quanto, con grande fatica, abbiamo fatto finora per cercare di ridurre traffico e inquinamento». Sul direttore dell’Agenzia per l’ambiente Luigi Minach ha l’effetto di una doccia gelata l’annuncio del presidente dell’A22 Silvano Grisenti - fatto l’altro pomeriggio al termine del Consiglio d’amministrazione dell’Autobrennero - di concedere uno sconto del 20% a chi prende l’autostrada tutti i giorni per andare al lavoro. La sperimentazione di un anno partirà a gennaio.
 Motivo della scelta? «Dobbiamo avere uno sguardo sociale». «Non c’è dubbio - replica Minach - è una mossa molto furba sul piano del consenso, ma ai problemi dell’inquinamento prodotti dal traffico chi ci pensa? Grisenti si preoccupa evidentemente più del portafoglio dei cittadini che della loro salute. Eppure lungo l’A22 il biossido di azoto, sostanza cancerogena, è intorno ai 70 microgrammi a metro cubo contro i 40 previsti dalla legge».
 La filosofia del Piano, messo a punto dall’Agenzia per l’autostrada, prevede misure diverse ma uguali per quanto riguarda l’obiettivo: scoraggiare in tutti i modi l’uso rispettivamente di camion e auto a favore del treno.
 «Per questo avevamo suggerito e la Provincia di Bolzano era favorevole - spiega Minach - di far pagare un pedaggio più alto ai mezzi più vecchi e quindi più inquinanti. L’A22 fa esattamente il contrario. Tutto ciò è assurdo: il segnale che si dà alla popolazione è che tutti i discorsi su traffico e inquinamento sono cose da prendere non troppo sul serio. A questo punto proporrei di cancellare il pedaggio e non fare più le rilevazioni sull’A22, come avviene nel resto d’Italia, così si elimina il problema».
 A fine luglio il presidente Durnwalder aveva annunciato l’approvazione in giunta di un pacchetto, da concordare con la Provincia di Trento, che prevedeva tra l’altro un aumento del pedaggio per i mezzi pesanti del 25% a nord di Bolzano e del 15 a sud. Oltre ad un ulteriore aumento del 25% per i mezzi più inquinanti. I soldi incassati in più sarebbero serviti per finanziare il tunnel del Brennero. Ma la politica «sociale» del nuovo presidente di A22 pare avere obiettivi diversi.
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lunedì, 24 settembre 2007
Co2 alle stelle, entro il 2030 danni in tutto il pianeta
Approvata la «Carta di Venezia». Gli scienziati: «Necessarie fonti di energia rinnovabili»
  Alto Adige 23-09-07

 VENEZIA. «Le emissioni di anidride carbonica, Co2, derivanti dall’energia aumenteranno più del 50% entro il 2030 e il danno sarà diffuso in tutto il pianeta». E’ lo scenario prossimo futuro delineato dalla Carta di Venezia, approvata ieri dalla terza Conferenza mondiale sul futuro della scienza a conclusione di un percorso di tre giorni che ha visto a confronto scienziati, economisti ed esperti di cambiamenti di clima, spesso portatori di interpretazioni sulle cause di quei mutamenti.
 «In base agli attuali modelli di sviluppo, le agenzie internazionali prevedono che entro il 2030 la domanda di energia aumenterà di oltre il 50% - recita la Carta - l’energia non è isolata dall’ambiente; pertanto, se non prendiamo le dovute precauzioni, il danno ambientale aumenterà parallelamente alla domanda di energia». Da qui la previsione dell’ aumento di Co2. «Anche i Paesi meno sviluppati, che hanno una minore domanda di energia - prosegue il documento - subiranno le conseguenze dei danni ambientali causati dal Paesi ad alto consumo energetico». Inoltre «le risorse di combustibili fossili non sono infinite: le riserve di petrolio dureranno forse altri 100 anni e il carbone circa 400». «Abbiamo il dovere morale - dicono gli estensori della Carta di Venezia - di trovare soluzioni e mitigare gli effetti dello sviluppo globale». «Il sole e l’atomo sono fonti di energia abbonanti e inesauribili; le biomasse, l’acqua e il vento sono risorse più limitate. Inoltre il sottosuolo è ricco di calore ed è una fonte potenziale di energia geotermica pulita e inesauribile - fanno osservare gli esperti - tutte queste fonti offrono una soluzione al problema energetico, per applicarle tuttavia occorre sviluppare la ricerca, aumentare gli investimenti e promuovere il dibattito a livello di pubblica opinione». In questo scenario «il consumo di energia può essere controllato con le nuove tecnologie ed i nuovi materiali». «Le politiche a sostegno di una produzione ed un uso più efficiente dell’energia e le tecniche di cattura e sequestro del Co2 - indica il documento conclusivo della Conferenza sul Futuro della Scienza - possono ridurre significativamente le emissioni». Le raccomandazioni contenute nel documento riguardano strategia e politiche: «Bisogna sviluppare il potenziale delle biomasse. Per minimizzare i conflitti con l’alimentazione occorre sfruttare terre marginali e non utilizzate per la produzione agricola e sfruttare tecnologie nuove per il miglioramento delle piante. Vento, acqua e energia geotermica devono essere sviluppate in base alle condizioni ambientali di ogni Paese. Ogni Paese dovrebbe sviluppare un mix delle diverse fonti di energia. Bisogna ridurre sensibilmente le emissioni di Co2 in considerazione dei suoi probabili effetti come gas serra». Per quanto riguarda le politiche «i governi - afferma la Carta di Venezia - devono dare massima priorità ai problemi dell’energia e la sostenibilità e investire significativamente nella ricerca scientifica e nello sviluppo di nuove tecnologie. Le agenzie scientifiche internazionali dell’Energia devono avere un maggiore impatto sulle politiche mondiali. I governi dovrebbero avviare programmi di intervento nel campo dell’efficienza energetica. Anche contributi limitati all’efficienza energetica possono avere un effetto cumulativo ed avere un impatto significativo sui bisogni energetici e sull’ambiente. La consapevolezza della popolazione sulle implicazioni degli stili di vita deve essere promossa a livello mondiale».
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categoria:ambiente
venerdì, 21 settembre 2007
«Ozono e polveri sottili? Vogliamo i dati»
  Alto Adige 21 SETTEMBRE 2007

 LAIVES. «Quali sono i dati relativi all’ozono che la centralina di rilevamento posizionata in zona sportiva Galizia ha registrato durante i mesi di luglio e agosto?». Lo chiedono in una interrogazione i consiglieri provinciali di An, Mauro Minniti e Alberto Sigismondi. Nel documento i due consiglieri ricordano come, dalla centralina della zona Galizia, all’inizio dello scorso mese di luglio siano arrivati dati allarmanti. «Il livello di guardia dell’ozono - scrivono Minniti e Sigismondi - stabilito per legge a quota 180, sarebbe stato superato in diverse occasioni, fino a raggiungere anche quota 205, così come le polveri sottili disperse nell’aria». Nell’interrogazione i due rappresentanti provinciali di An, oltre a chiedere un quadro completo della situazione relativa ai mesi indicati, vogliono sapere dei continui sforamenti dei livelli di guardia e i risvolti che questa situazione ha sulla gente.
 La centralina posizionata in un angolo della zona sportiva Galizia è abbastanza lontana dalle grandi vie di traffico. Nonostante questo, però, spesso registra livelli di inquinamento atmosferico che pareggiano o superano quelli registrati ad esempio in piazza Adriano a Bolzano, a dimostrazione che nulla e nessuno può ritenersi al riparo dall’inquinamento, che viene disperso ovunque dal vento. (b.c.)
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venerdì, 21 settembre 2007
AMBIENTE 

 Collina Pasquali, bonifica discutibile

Corriere dell'Alto Adige 2007-09-21

AMBIENTE Collina Pasquali, bonifica discutibile
In questi giorni l'assessore Laimer con grande soddisfazione ha annunciato il completamento della bonifica del sito dove era situata la discarica denominata collina Pasquali.
Tutti contenti quindi ed indubbiamente è stata una grande operazione di bonifica per eliminare un mostro ecologico che incombeva pericolosamente sulla integrità delle falde acquifere che si trovano nelle vicinanze.
Quello che invece non viene detto è che l'89% del materiale della collina Pasquali è stato trasferito nella discarica di Castel Firmiano che è a sua volta un altro mostro ecologico che minaccia le falde acquifere della città di Bolzano in un raggio di chilometri.
Infatti, invece di smantellare anche quella discarica, si è preferito con una scelta sciagurata di aumentarne la capienza e la potenziale pericolosità, infatti il materiale della Collina Pasquali è finito nel bacino a sud che insiste per intero nella zona «C» di tutela del Comune di Bolzano.
Quello che non viene detto è che nella parte senza impermeabilizzazione della discarica, vi sono allocate migliaia di tonnellate di metri cubi di rifiuti pericolosi, che continua a immettere nel terreno sottostante e quindi nelle falde acquifere abbastanza percolato da inquinare l'acqua sottostante. Nell'esposto presentato alcuni mesi fa, abbiamo messo in evidenza come alcuni pozzi utilizzati per alimentare gli acquedotti situati nel raggio di alcuni chilometri siano stati chiusi persino uno nel comune di Appiano. Se questo è stato fatto un motivo ci sarà.
C'è poco da essere contenti. Faccia piuttosto chiarezza l'assessore Laimer dimostrando carte alla mano che i cittadini di Bolzano e comuni vicini possono stare tranquilli. Magari potrebbe farci vedere quanto è buona e potabile l'acqua dei pozzi situati vicino alla discarica bevendone un bel bicchierone alla presenza dei giornalisti.
Enrico Lillo, Forza Italia



Oltrisarco, record delle polveri Quest’anno 16 volte oltre il limite

Minach: nel quartiere fino ad un 20% in più rispetto agli altri rioni
 Alto Adige  21 SETTEMBRE 2007 MASSIMILIANO BONA


  BOLZANO. Il problema delle polveri ad Oltrisarco non è affatto risolto, contrariamente a quanto affermato ieri dagli assessori provinciali Frick e Gnecchi. A smentirli sono i dati forniti, ieri, dall’Agenzia per l’ambiente, secondo i quali in via Claudia Augusta le Pm10 sono superiori fino al 20% rispetto al resto della città. E ancora: nel 2007, ad Oltrisarco, ci sono stati 16 sforamenti - addebitabili alla presenza di diversi stabilimenti industriali e al particolare andamento dei venti - contro i 6 rilevati dalla centralina di piazza Adriano.
 Per quanto concerne le singole aziende l’Appa sottolinea come sia stato risolto un problema di emissioni presso Speedline e Sapa (ex Alcoa), mentre il giudizio sulle Acciaierie è sospeso, di fatto, fino a novembre. L’Agenzia per l’ambiente, onde poter monitorare la situazione al meglio, ha provveduto a montare una telecamera - attiva 24 ore su 24 - al quinto piano di un edificio di via Claudia Augusta.
 «Dall’analisi dei filmati e dal confronto con l’azienda - spiega il direttore dell’Appa Luigi Minach - è emerso che sono possibili ulteriori miglioramenti nella gestione del parco scorie. In particolare l’installazione del nuovo filtro richiede la messa a punto delle procedure di raffreddamento delle scorie».
 A tale scopo l’azienda ha chiesto all’Agenzia provinciale per l’ambiente la messa a disposizione dei dati già raccolti e di quelli che saranno rilevati nelle prossime settimane.
 «Ad Oltrisarco - continua Minach - dobbiamo fare i conti con un ristagno ed un ricambio ridotto delle masse d’aria, che sommato alla presenza di stabilimenti industriali provoca una maggiore concentrazione di Pm10. I valori delle Pm2,5, imputabili perlopiù al traffico, sono invece più o meno uguali ad Oltrisarco ed in piazza Adriano».
 Le preocupazioni maggiori, in zona industriale, sono rappresentate tuttora dalle Acciaierie. «Il problema è sempre stato quello di raffreddare le scorie, che raggiungono temperature di alcune centinaia di gradi. In passato bastava semplicemente gettare acqua, mentre ora bisogna riuscire a raffreddare senza sovraccaricare il sistema di aspirazione, evitando la fuoriuscita di polveri».
 I dati. Gli ultimi rilevamenti confermano, una volta di più, che il problema esiste. «Abbiamo buone chance di rientrare nei limiti - spiega Minach - entro il 2010». Per ora dobbiamo invece fare i conti con ripetuti sforamenti. «La soglia dei 50 microgrammi per metro cubo - sottolinea il direttore dell’Appa - quest’anno è stata superata 16 volte ad Oltrisarco e 6 in piazza Adriano. Il numero degli sforamenti è, tutto sommato, contenuto solo perchè l’ultimo inverno è stato mite».
 Il problema esplose nel 2001 con 116 sforamenti del limite consentito ad Oltrisarco e 47 in piazza Adriano. In via Claudia Augusta la soglia dei 50 microgrammi per metro cubo è stata superata 78 volte nel 2002, 75 nel 2003, 57 nel 2004, 59 nel 2005 e 57 nel 2006. In piazza Adriano la centralina ha rilevato 56 superamenti del limite nel 2002, 84 nel 2003, 62 nel 2004, 38 nel 2005 e 34 nel 2006.
 Gli interventi. Ieri si è riunito per la quarta volta il tavolo tecnico per le emissioni industriali. Il rappresentante della Sapa Profili (ex Alcoa) Serse Marotto ha illustrato le misure adottate per ridurre la formazione di polveri all’interno dello stabilimento. Si è provveduto a chiudere completamente il reparto scorie e a pulire in modo regolare e intenso il piazzale con mezzi dell’azienda e la collaborazione della Seab. Il direttore delle Acciaierie Valbruna Marco Guerrini ha spiegato, invece, che si conta di giungere alla messa a regime dell’impianto di abbattimento e di filtrazione delle emissioni del reparto scorie entro metà ottobre.
 Ulteriori misure. Nell’ambito della seduta del Tavolo tecnico si è inoltre deciso di dare vita ad un gruppo di lavoro per l’elaborazione delle linee guida per la riduzione delle emissioni di polveri nei cantieri, così come previsto dal programma pluriennale per la qualità dell’aria. Le associazioni e le istituzioni presenti al tavolo hanno mostrato grande interesse per l’iniziativa e nei prossimi giorni nomineranno dei propri esperti al fine di arrivare entro fine anno ad una bozza da sottoporre al Tavolo e quindi alla giunta provinciale.
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venerdì, 21 settembre 2007
GIORNATA SENZA AUTO
Domani tutti in funivia gratis
A disposizione gli impianti di San Genesio e del Colle
  Alto Adige 21 SETTEMBRE 2007

 BOLZANO. A livello internazionale quella di domani è la Giornata senz’auto, ma a Bolzano, anche quest’anno, non scatteranno i divieri di circolazione. Il Comune si limita ad invitare i cittadini a lasciare per un giorno l’auto in garage e a muoversi con mezzi alternativi. Di qui l’iniziativa di sensibilizzazione dal titolo: “Tempo libero senz’auto”, presentata ieri mattina dall’assessore Klaus Ladinser assieme al responsabile dell’Ufficio ambiente Renato Spazzini, al presidente della Sasa Mauro Bertoldi e il presidente dell’Azienda di soggiorno Dado Duzzi.
 Domani dunque si potranno utilizzare gratuitamente le funivie del Colle e di San Genesio (Renon è chiusa e lo rimarrà a lungo per il rifacimento dell’impianto, ndr) e, per tornare a casa, si potrà viaggiare gratis in autobus. Previsto anche il noleggio gratuito delle biciclette dai siti abituali in viale Stazione ed in piazza Gries.
 Come ha spiegato l’assessore Ladinser, il Comune di Bolzano, attraverso questa iniziativa, vuole sensibilizzare l’opinione pubblica all’uso di mezzi alternativi alla macchina senza però imporre divieti. «La città - ha detto Ladinser - che a due passi dal centro ha zone splendide come Colle e San Genesio può essere goduta appieno utilizzando i mezzi pubblici, (bus, funivie, ferrovia), la bicicletta e perché no, anche a piedi».
 Spazzini, direttore dell’ufficio tutela dell’ambiente e del territorio del Comune, ha fornito ulteriori dettagli a cominciare dagli orari delle due funivie che garantiranno, a partire dalle 8.30, anche corse supplementari in caso di necessità. Con la corsa di rientro in città, saranno distribuiti i biglietti gratuiti per tornare a casa in autobus.
 Aderiscono all’iniziativa i seguenti bar e ristoranti. Al Colle: bar Funivia, Grafhof, Schneiderwiesen, Albergo Colle.
 A San Genesio: Tomanegger, Waldkaffee, Stella Alpina Saltner. Chi presenterà il biglietto della funivia riceverà un piccolo omaggio: un grappino, un caffé o una frittella alla marmellata gratis oppure una riduzione su alcuni piatti previsti dal menu del giorno.

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categoria:ambiente, antiinquinamento
mercoledì, 19 settembre 2007
Cieli dolomitici «affollati»
I PRECEDENTI
Polemiche negli ultimi anni per i sorvoli militari
  MERCOLEDÌ, 19 SETTEMBRE 2007

 BELLUNO. All’indomani della tragedia del Cermis, nel 1998, il ministero della Difesa aveva imposto il divieto di sorvolo a bassa quota su un’ampia fetta di Dolomiti compresa tra il parallelo 46 (all’altezza di Seren del Grappa) e il parallelo 46,30 (che tocca il Falzarego e Bolzano) e tra il meridiano 12 (che passa per Formegan di Santa Giustina) e il meridiano 11 (Trento). Ma le cronache degli ultimi anni sono state comunque costellate da una serie di episodi che hanno provocato proteste e preoccupazione. Il 7 maggio 2002, così, due caccia militari erano passati a volo radente sulla zona di Feltre, provocando un notevole frastuono e facendo sobbalzare mezzo Feltrino. L’Aeronautica, in quell’occasione, si era scusata: i due caccia non avrebbero dovuto passare sul Bellunese. Pochi mesi dopo, il 3 agosto 2002, un nuovo episodio: due jet Mb 339 dell’Aeronautica militare italiana, partiti dalla base trevigiana di Istrana, avevano compiuto evoluzioni a bassissima quota sul Falzarego. A contestare con forza l’episodio - che aveva richiamato alla memoria di molti ampezzani l’incidente di una ventina di anni fa, quando un caccia aveva colpito il cavo della funivia del Lagazuoi - era stato il capo stazione del soccorso alpino di Cortina, Paolo Bellodis. Stava arrampicando sulla Normale delle Cinque Torri, aveva raccontato, e gli aerei volavano tanto bassai che se li era era visti passare sotto di lui, tanto che era riuscito a scorgere dall’alto il tettuccio dell’abitacolo. A bordo di uno di quei due caccia, si sarebbe scoperto poi, c’era anche l’allora sindaco di Milano, Gabriele Albertini, invitato ad una sorta di giro “promozionale”. L’episodio aveva suscitato violente polemiche anche per i rischi corsi dall’eliambulanza del Suem, che era in volo per un’emergenza in zona in quei minuti. (s.d.b.)
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mercoledì, 19 settembre 2007

AMBIENTE

In Finlandia «All'avanguardia sulla biomassa»

Corriere dell'Alto Adige 2007-09-19

BOLZANO— Scambio di esperienze e connessione con le regioni leader a livello mondiale nel settore delle bioenergie.
Questa l'opportunità che hanno colto i delegati altoatesini, guidati dall'assessore provinciale all'energia, Michl Laimer, alla terza Conferenza internazionale sulla bionergia svoltasi a Jyväskylä in Finlandia. Le fonti rinnovabili di energia costituiscono le vie da percorrere di fronte al prospettato venir meno delle riserve di petrolio, che potrebbero esaurirsi già entro i prossimi vent'anni. Se a livello europeo il fabbisogno energetico coperto con energie rinnovabili è di solo il 4% con la prospettiva di portarlo al 20% entro il 2020, in Alto Adige esso è di circa il 43% per cento e dovrebbe raggiungere il 75% entro il 2020. La Commissione europea sugerisce l'impiego di biomasse. «In Alto Adige — sottolinea Laimer — da tempo si punta in questa direzione: sono in funzione 41 centrali di teleriscaldamento a biomassa e contribuiscono a far risparmiare 43 milioni di litri di petrolio all'anno».

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categoria:ambiente, provincia di bolzano
martedì, 18 settembre 2007


Aeroporto, la Provincia congela l'ampliamento e dà l'ok agli hangar

L'Enac: spostare l'Abd Widmann: «Trattiamo»

Baumgartner: «Rischiamo di chiudere»

BOLZANO — Bolzano deve scegliere: o l'aeroporto o la zona industriale. L'Enac (ente nazionale aviazione civile) ha elaborato un nuovo pacchetto di norme per la sicurezza aerea che, una volta approvato dal governo, impone ai comuni di individuare le aree a rischio nei pressi degli scali aeroportuali. In pratica nei pressi dell'aeroporto non ci potranno essere edifici e attività umane, ergo tra qualche settimana lo scalo bolzanino rischia di essere fuorilegge. Intanto la giunta provinciale ha deliberato che la pista dell'Abd non verrà allungata ma che verranno costruiti sia gli hangar per la manutenzione sia la costruzione della nuova hall come previsto dalle norme di Schengen.
Il futuro dell'Abd continua ad essere un dilemma. La giunta provinciale infatti ha deciso di recepire il risultato della mediazione e di bloccare ogni ipotesi di allungamento della pista. «Verranno effettuati solo i lavori indispensabili e — spiega il presidente, Luis Durnwalder — gli hangar per la manutenzione grazie a cui ogni giorno ci saranno quattro voli in meno». L'annuncio dell'imminente approvazione di un nuovo pacchetto di norme sulla sicurezza però rischia di rimettere tutto in discussione. L'Enac infatti ha sottoposto al governo un piano per la sicurezza aerea che recepisce le norme internazionale. «In poche parole — spiega Manfred Mussner, direttore altoatesino dell'Enac — si chiederà ai Comuni di individuare le aree a rischio, ovvero quelle che si trovano nelle immediate vicinanze dell'aeroporto. Un cono in cui non potranno esserci nè edifici nè attività umane. Se i Comuni non faranno nulla saranno considerati direttamente responsabili in caso di incidente aereo». Insomma la mappa delle aree rischio va fatta a tutti i costi, il problema che circa metà della zona industriale, Fiera compresa, sorge all'interno del territorio tabù. Le alternative sono due: o spostare l'aeroporto di qualche centinaio di metri più a sud oppure, visto che abbattere mezza zona produttiva è impensabile, chiudere definitivamente lo scalo . «Se non verrà spostata la pista — spiega il presidente dell'Abd, Thomas Baumgartner — potranno atterrare solo elicotteri e aerei sportivi. Meglio sarebbe spostare la pista e nel contempo allungarla».
Di allargamento però la giunta, almeno prima delle elezioni, non vuole nemmeno sentir parlare. «Abbiamo deciso che la pista non verrà allungata come proposto dal forum di mediazione. Il punto — avverte l'assessore ai trasporti Thomas Widmann — è che l'Enac poteva avvisarci prima e avremo discusso la questione con il mediatore. Io sono stato delegato dalla giunta per trattare con l'Enac, vorremmo che per Bolzano venisse prevista un'eccezione ». A chi lo accusa di voler allungare la pista alla «chetichella» Widmann risponde così: «L'ampliamento non si farà, la giunta lo ha deciso e adesso indietro non si torna».

Corriere dell'Alto Adige  2007-09-18

Marco Angelucci
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martedì, 18 settembre 2007

  «Terza corsia A22, il pressing è forte»   Peterlini: Trento spinge ancora, ma Grisenti starà ai patti     Alto Adige  18 SETTEMBRE 2007   MARCO RIZZA


 EGNA. Al momento l’ipotesi della terza corsia dell’A22 fino a Egna sembra congelata, ma la battaglia (per entrambi gli schieramenti) non è per nulla chiusa. Lo conferma il senatore Oskar Peterlini: «Inutile girarci attorno: la spinta dalla società A22 c’è, ed è pure forte. Fortunatamente il presidente Grisenti ha capito le nostre posizioni e credo rispetterà i patti. Ma la pressione aumenta».
 In queste ultime settimane si è ricominciato a parlare della terza corsia dell’Autobrennero. Lo si è fatto sottotraccia, da direzioni diverse. Come i Freiheitlichen, secondo i quali sono già in corso i lavori per rinnovare e ampliare i viadotti sopra l’autostrada: segno concreto, a loro dire, che la partita è già decisa.
 Qual è lo stato dell’arte? Secondo Oskar Peterlini, senatore Svp e rappresentante della Bassa (quindi ferocemente contrario alla terza corsia), l’opera non si farà. Per ora. «La pressione per realizzarla è forte - spiega - e arriva dalla stessa A22. Per ora non vedo particolari allarmi all’orizzonte, ma chi vuole costruirla non ha ancora abbandonato l’idea. C’è una spinta notevole in quella direzione».
 Una spinta, aggiunge subito Peterlini, frenata però dallo stesso presidente dell’A22, il trentino Silvano Grisenti: «Nonostante dalle sue parti in molti vorrebbero l’ampliamento - sostiene il senatore -, ho l’impressione che il presidente abbia capito le nostre obiezioni e sia intenzionato a rispettare i patti. E i patti sono che la terza corsia non si farà».
 A soffrire per l’eventuale costruzione, spiega Peterlini, sarebbe tutta la Bassa, con un aspetto particolare: «I trentini vogliono una terza corsia per un motivo molto semplice: potrebbero arrivare ancora più in fretta a Egna e da lì proseguire per la val di Fassa. Ma noi sappiamo che collegamenti più veloci porterebbero anche un aumento quantitativo di vetture, il che significherebbe fare definitivamente soffocare Montagna e Aldino. Già oggi questi abitati sono in grave difficoltà, figuriamoci con un’autostrada che portasse lì un numero ancora maggiore di auto e moto...».
 La soluzione? Per Peterlini è una sola: «L’ampliamento della strada della val di Cembra. Oggi è un’arteria molto stretta, ma se fosse ampliata e messa in sicurezza potrebbe servire ai trentini per quello stesso scopo - raggiungere prima la val di Fassa - senza dover attraversare in massa i nostri paesi. È un’operazione complessa ma so che ci stanno pensando».
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martedì, 18 settembre 2007

  «Misure antismog sull’A22: tutto fermo»   Il grido d’allarme di Minach: «Inquinamento, dati preoccupanti»     Il direttore dell’Agenzia ambiente: «Servono scelte coraggiose: divieti notturni per i tir e limiti di velocità»     Alto Adig e18 SETTEMBRE 2007   di Antonella Mattioli

 BOLZANO. «I dati sul biossido di azoto prodotto dal traffico sull’A22 sono preoccupanti, ma non c’è la volontà di cambiare le cose. Gli autotrasportatori non vogliono sentir parlare di limitazioni e a livello politico, pur riconoscendo che il problema esiste, si temporeggia. In una parola: nulla si muove». A lanciare il grido d’allarme è Luigi Minach, direttore dell’Agenzia per l’ambiente, che ha predisposto un Piano pluriennale, che ora rischia di rimanere sulla carta.
 La delusione è forte perché, quando un anno fa Minach era riuscito a far attuare il blocco di euro 0 ed euro 1 sull’A22 dal Brennero a Modena dal 10 gennaio al 10 aprile, aveva sperato davvero che fosse l’inizio di una nuova “era” e che anche il resto d’Italia si sarebbe presto mosso nella direzione indicata per primo dal Trentino-Alto Adige. Illusione. Tutti ne hanno parlato, nessuno si è mosso. «E ciò che mi preoccupa di più - ammette Minach - è che non so quali delle misure previste dal Piano pluriennale per l’autostrada verranno recepite dalle Province di Bolzano e Trento».
 Minach parte da un dato preoccupante: il biossido di azoto, sostanza cancerogena, che in base alle normative non dovrebbe superare i 40 microgrammi a metro cubo sull’intera asse stradale, quindi da Brennero a Modena, è 70, ovvero quasi il doppio. La cosa deve preoccupare tutti e in particolare Bolzano, visto che il capoluogo è attraversato dall’arteria.
 Il Piano dell’Agenzia per l’ambiente prevede una cura progressiva, vista che quella più forte, come la gravità del paziente richiederebbe, non passerebbe mai. «Stabilito che - spiega il direttore - il divieto di transito dei tir euro 0 ed euro 1, ovvero più inquinanti, imposto da gennaio ad aprile non ha prodotto alcun risultato - come per altro prevedibile ma doveva essere l’inizio di una nuova stagione - proponiamo, a partire dal prossimo autunno-inverno, di estenderlo su 12 mesi all’anno e non solo ai camion in transito, ma anche ai locali». Altre proposte contenute nel Piano: stop ai camion euro 2, dalle 20 alle 5, come in Tirolo. Limitazione della velocità a 110 su tutta l’A22 e non solo nel tratto Brennero-Bolzano e per tutti i veicoli. Aumento progressivo del pedaggio a secondo del grado di inquinamento dei mezzi.
 «Entro ottobre - dice un Minach molto deluso - assieme a Trento dovremo presentare il Piano di misure a Roma, ma non mi faccio troppe illusioni. Lo ripeto, non c’è la volontà di porre dei limiti e si spera nell’aiuto del tempo e della provvidenza».
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domenica, 16 settembre 2007
Notizia assai interessante:

 Attivata e ufficializzata una nuova pista aeroportuale in Alto Adige.
Rispettosa della natura, dell'ambiente sia dal punto di vista delle emissioni che del rumore.


INCREDIBILE
Ci auguriamo che tutti i voli sportivi di San Giacomo scompaiano. Forse è la volta buona.

  La passione del volo decolla da Dobbiaco.  Al campo d’aviazione si è svolta una «giornata delle porte aperte»

Alla festa presenti dei veri gioielli di ingegneria. Gemellaggi con altri club in Italia e all’estero. Raccolta benefica di fondi   Il presidente Fuchs: «Questa attività è anche un forte richiamo turistico»   Alto Adige 16 SETTEMBRE 2007

ALDO DE PELLEGRIN

 DOBBIACO. Una splendida giornata di sole settembrino ha fatto da cornice, ieri al campo d’aviazione di Dobbiaco, alla giornata delle porte aperte organizzata dal club degli amici del volo dell’Alta Pusteria, per far conoscere l’attività del volo sportivo e da diporto dell’associazione e, in pratica, per «inaugurare» ufficialmente l’attività della nuova pista d’atterraggio e decollo civile per i soci.
 Iniziata quasi in sordina e con una lunga fase preparatoria già nella primavera dell’anno scorso, l’attività del campo di aviazione civile di Dobbiaco affidata alla gestione del club degli Amici del volo dell’Alta Pusteria ha ottenuto quest’anno tutti i crismi dell’ufficialità. Anche per questo ieri a Dobbiaco è stata celebrata una specie di «giornata delle porte aperte» alla quale hanno partecipato diversi club gemellati del Triveneto e della vicina Austria e che ha presentato al pubblico l’attività della nuova pista di decollo e di atterraggio per il volo sportivo e da diporto che si è potuta realizzare grazie ad un accordo sottoscritto con l’Aeronautica militare, che ha in gestione le aree dell’aeroporto di Dobbiaco di proprietà del Demanio e in accordo con l’Anac di Bolzano.
 L’appuntamento è stato vissuto come una vera festa del volo sportivo e da diporto e ha visto intervenire tutti gli amanti di questo sport e, naturalmente, anche tutti coloro che in Val Pusteria hanno la passione per il volo hanno partecipato alla festa, talvolta con dei modelli che rappresentano gioielli di ingegneria aeronautica. Dal punto di vista dello spettacolo, accanto ai voli che sono stati proposti al pubblico non sono mancate anche le spettacolari esibizioni di un pilota d’aliante mentre, a terra, il club delle Frecce Tricolori della Val Pusteria si è occupato dell’aspetto benefico della manifestazione con una raccolta di fondi a favore del centro di ricerca oncologica di Aviano. Soddisfatto Robert Fuchs, il presidente e anche un po’ il factotum del club degli Amici del volo che conta già ben otto piloti e che è gemellato con analoghe associazioni in Italia e all’estero: «La regolarizzazione definitiva dell’accordo con l’Aeronautica militare e con gli altri enti ci dà la possibiltà di esercitare una nostra grande passione e anche di proporre un’attività che è un arricchimento e un richiamo turistico per Dobbiaco e per l’Alta Pusteria. Decolli e atterraggi sono limitati al periodo da aprile ad ottobre e sono assolutamente rispettosi della natura e dell’ambiente, sia dal punto di vista di emissioni che di rumore».


Un pò di storia da Wikipedia:

L'aeroporto di Dobbiaco

Un elicottero Agusta-Bell AB 212 in decollo dall'eliporto di Dobbiaco
Un elicottero Agusta-Bell AB 212 in decollo dall'eliporto di Dobbiaco
Dobbiaco ha un piccolo aeroporto, nato come aeroporto militare, utilizzato durante la prima guerra mondiale dalle truppe austro-ungariche. Dopo la guerra, e fino ai giorni nostri presso Dobbiaco è dislocato un distaccamento aeroportuale dell'Aeronautica Militare. Fino al '53 l'aeroporto fu gestito dalla società Meteor, per il volo turistico. Presso l'aeroporto era possibile ottenere l'abilitazione al traino d'alianti; in uno di questi esami, morì Dante Vecchi.
Al giorno d'oggi l'aeroporto è utilizzato anche per voli turistici, e nelle stagioni estive è possibile atterrare con piccoli aerei da turismo, solamente se si è soci del Aeroclub Pusteria [7]. Nelle stagioni invernali invece, l'aeroporto viene utilizzato come punto di partenza per le numerose competizioni di sci da fondo.
La pista d'atterraggio è lunga 700 metri e larga 50 metri. Accanto all'aeroporto c'è un eliporto e una postazione di rifornimento, dove vengono a rifornirsi anche gli elicotteri dell'Aviazione dell'Esercito italiano.

.All'areoporto di Dobbiaco furono girate alcune scene del film Amanti per volere del regista Vittorio de Sica, utilizzando un aliante monoposto di tipo SG 38, trainato da un monomotore da traino L5 dell' Aero Club di Bolzano. I due velivoli erano pilotati rispettivamente da Werner von Fischer e da Siegfried Freisinger.

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sabato, 08 settembre 2007

Dolomiti, aumentano i crolli Keim: il clima cambia le rocce

Convegno a Bressanone. Cento geologi a confronto
Corriere dell'Alto Adige 2007-09-08

di FEDERICA MORMANDO
Cento geologi provenienti da Italia, Germania, Svizzera, Austria e Paesi dell'Est europeo saranno a Bressanone dal 12 al 14 settembre nella sede dell'Università per partecipare all'annuale congresso internazionale di geologia «Sediment», per la prima volta in Italia. Dal 9 all'11 settembre e dal 15 al 17 vi sarà la possibilità di partecipare, accompagnati dagli esperti, ad escursioni geologiche particolarmente interessanti.
«Sediment 2007» è organizzato dall'Università di Innsbruck con la collaborazione dell'Ufficio provinciale geologia e prove materiali: questa scelta sottolinea la collaborazione fra Alto Adige e Innsbruck. Gli scienziati si confronteranno su una grande varietà di temi attinenti alla sedimentologia, il ramo della geologia che si occupa di tutto ciò che sedimenta sulle superfici del globo, sulla terra o sotto il mare. Questa scienza studia, delle rocce sedimentarie, la composizione chimica e mineralogica, la struttura, il contenuto in fossili. Fra i suoi scopi è definire la provenienza dei materiali, l'ambiente in cui è avvenuta la sedimentazione, la successione e le correlazioni tra i diversi sedimenti. Nel convegno si parlerà del clima, della formazione di rocce, dell'inquinamento delle acque e di tutto ciò che riguarda la superficie della terra.
Chi volesse informarsi sul programma delle escursioni e del convegno, ed eventualmente iscriversi, telefoni alla Provincia di Bolzano, ufficio geologia (tel. 0471 361510).
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categoria:cultura, ambiente
sabato, 08 settembre 2007


Collina Pasquali, partito l'ultimo treno di rifiuti nocivi

Bonificato il 92% della discarica. Lokomotion ha organizzato 58 convogli per i centri specializzati in Germania

Corriere dell'Alto Adige 2007-09-08

BOLZANO — Il convoglio carico di rifiuti nocivi è partito ieri mattina dal Terminal Siberia di via Macello. Era l'ultimo dei 58 treni che hanno effettuato il trasbordo delle 50.000 tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti dal risanamento della Collina Pasquali a Bolzano Sud.
Fino ad oggi è stato smaltito circa il 92% della discarica, che dagli anni '50 agli anni '90 era cresciuta fino a toccare un'altezza di 34 metri ed un volume di 305.000 metri cubi, quasi 549.000 tonnellate di materiale, distribuite su 2,3 ettari. I lavori dovrebbero essere ultimati entro ottobre.
L'operazione di bonifica è cominciata a marzo su progetto dell'ing. Martin Weiss. L'appalto è stato eseguito dall'Ati Collina Pasquali, composta dalle aziende Ladurner di Lana, Oberosler (sede legale a Brunico e operativa a Trento) e Cosbau (joint venture tra la trentina Rigotti e l'altoatesina Rauchbau). I rifiuti pericolosi provenienti dal risanamento della collina sono stati portati in Germania, via Austria e Monaco di Baviera, in centri di smaltimento i a Stetten nel Baden Württemberg (11.000 tonnellate) e a Coswig nel Sachsen Anhalt (39.000 tonnellate). Si tratta di circa l'11% dei rifiuti depositati in discarica; il rimanente 89%, meno inquinato, viene depositato, dopo i controlli, nei bacini dell'ex discarica di Castel Firmiano. I trasporti in Germania sono stati curati da Lokomotion, partner della bolzanina Rtc. L'operazione è costata 11 milioni di euro, ma l'Ati rileverà l'area bonificata dalla Provincia per 9,6 milioni: costo effettivo, per l'ente, poco più di 1,4 milioni.
La partenza dell'ultimo treno è stata occasione, ieri, per tirare le somme. Il presidente Durnwalder si è detto soddisfatto «per il lavoro eseguito in modo esemplare all'insegna della collaborazione fra pubblico e privato ». L'assessore Michl Laimer ha posto in evidenza che « la falda acquifera e l'approvvigionamento idrico del capoluogo adesso solo al sicuro da infiltrazioni novice». Il sindaco Gigi Spagnolli ha aggiunto: «Le questioni ambientali devono essere affrontate subito, oggi paghiamo l'incuria del passato». L'area liberatasi potrà ospitare nuove ditte.
Il trasporto su treno ha consentito di evitare circa 3.000 viaggi di Tir su strada, pari a 2 milioni di chilometri, abbattendo le emissioni di anidride carbonica di circa il 60 per cento.
F. E.
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venerdì, 07 settembre 2007

Alto Adige 07 SETTEMBRE 2007
«Col nuovo ponte più traffico e smog»
Il Comitato: verso Ischia Frizzi passeranno veicoli di ogni natura




 LAIVES. Il nuovo ponte fra le due sponde sull’Adige all’altezza della discarica Ischia Frizzi è stato inaugurato da poco. L’infrastruttura porta vantaggi, se non altro perché garantisce maggiore sicurezza rispetto al vecchio Bailey più a nord. In attesa che si trovi l’intesa per favorire il collegamento per le biciclette, il ponte avrà anche il compito - è stato costruito anche (e forse soprattutto) per questo - di ospitare più transiti di automezzi pesanti e ovviamente anche quelli da e per il costruendo Centro di guida sicura. Il Centro di Attenzione Permanente di San Giacomo ha però sulla vicenda una posizione molto critica. «La struttura - afferma in una nota -, che ha un costo di 15 milioni di euro, per non essere deficitaria dovrà operare a tempo pieno facendo transitare un numero rilevante di mezzi che comporterà certamente anche una rilevante dose di inquinamento. Ad “alimentare” il Centro Guida Sicura vi saranno mezzi di vari enti (privati e pubblici), una quantità consistente di mezzi prodotti dall’Iveco e per lo più di tipologia pesante. Si dice che la struttura potrà accogliere go-kart che con molta probabilità potranno gareggiare felicemente e perchè no? anche le motociclette che attualmente, per gli allenamenti dei piloti, corrono sulla riva orientale dell’Adige».
 Nell’evidenziare questa prospettiva, il Comitato sottolinea come sia «necessario conoscere l’effettivo traffico che si verificherà in futuro nelle due direzioni del nuovo percorso stradale e l’utilizzo reale del Centro guida sicura, poiché a tutt’oggi non è stato presentato ai cittadini nessun piano. Nel caso vi fossero gare di moto, di go kart o di altri mezzi a motore, sarebbe bene scegliere un nome più appropriato o comunque diverso da... guida sicura». Il Comitato entra anche nel merito della parte sul nuovo ponte riservata alle bici: «Bisogna dire che è stata messa in sicurezza: peccato che dal ponte alla sbarra più a sud manca ancora l’asfalto. Alla sbarra si era fatto un passo avanti togliendo le barriere: con il pezzetto di asfalto nulla cambierebbe per gli abitanti della zona Cervo a proposito dei loro timori. L’intervento gratificherebbe gli abitanti della Bassa e i turisti che volessero fare una rotonda completa fra i due argini e i due ponti». Il Comitato si augura «che queste osservazioni spingano a riflessioni maggiori: di certo, se accolte, andranno a favore dell’ambiente e di coloro che lo vivono» e che guardano con apprensione le trasformazioni dell’area vicino alla discarica.


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lunedì, 03 settembre 2007
Nuovo ponte di Vadena e ciclabile

Il nuovo ponte, fra le due sponde sull'Adige, all'altezza della discarica Ischia Frizzi è stato inaugurato. Abbiamo voluto vederlo anche noi per capire i vantaggi che l'infrastruttura comporta e ci siamo subito resi conto che se rappresenta una maggior sicurezza rispetto il vecchio bailey più a nord di certo ha anche il compito di far transitare maggiori automezzi pesanti e non ultimi quelli che transiteranno in direzione del Centro guida sicura.
La struttura che ha un costo di 15 milioni di euro per non essere deficitaria dovrà operare a tempo pieno facendo transitare un numero rilevante di mezzi che comporterà certamente la sua buona dose di inquinamento. Ad “alimentare” l'azienda vi saranno mezzi di vari enti ( privati e pubblici) una quantità consistente di mezzi prodotti dall'Iveco e per lo più di tipologia pesante. Si dice che la struttura potrà accogliere go-kart che con molta probabilità potranno gareggiare felicemente e perchè no anche le motociclette che attualmente utilizzano per i loro allenamenti la riva orientale dell'Adige.
E' necessario conoscere l'effettivo traffico che si verificherà in futuro nelle due direzioni del nuovo percorso stradale e l'utilizzo reale del Centro guida sicura poiché a tutt'oggi non è stato presentato ai cittadini nessun piano di governo. Nel caso vi fossero gare di moto, di go kart o quant'altro motorizzato sarebbe bene scegliere un nome più appropriato o comunque diverso ... un nome tipo Pista di Ischia Frizzi o meglio ancora kartodromo di Vadena .
Per quanto riguarda la parte ciclabile sul ponte bisogna dire che è stata messa ben in sicurezza, peccato che dal ponte alla sbarra più a sud (argine orientale) -poche manciati di metri – siano rimasti non asfaltati. Alla sbarra si era fatto un passo avanti togliendo le assurde e brutte barriere. Con il pezzetto d'asfalto nulla cambierebbe per gli abitanti zona Cervo riguardo i loro timori dal momento che provvedrà la Provincia, ma gratificherebbe gli abitanti della conca atesina e i turisti che volessero fare una “tonda” completa fra i due argini e i due ponti.
Ci auguriamo che le osservazioni emerse possano portare a riflessioni maggiori, di certo andranno a favore dell'ambiente e di coloro che lo vivono.

Centro Attenzione Permanente di San Giacomo

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giovedì, 30 agosto 2007
Alto Adige 30 AGOSTO 2007
Appalto inceneritore, è polemica
Urzì e Seppi: la città non deve diventare la pattumeria di tutti
 BOLZANO. Via alle polemiche, a seguito dell’annuncio dell’indizione di una seconda gara d’appalto per l’inceneritore di Bolzano Sud, dopo che la prima era stata annullata perché nessuna delle tre ditte che si erano presentate rispettava le prescrizioni del bando di gara. L’aennino Alessandro Urzì sbotta: «Perché solo Bolzano deve sopportare l’insediamento di impianti ad alto impatto ambientale?».
 E Donato Seppi (Unitalia), gli fa eco: «È inaccettabile che l’inceneritore adibito alla eliminazione di tutte le immondizie della provincia venga realizzato a Bolzano e non si siano invece programmate tre centrali di incenerimento decentrate sul territorio come era nelle giuste aspettative dei residenti».
 Caustico anche il commento di Luca Marcon, autocandidatosi alla segreteria provinciale del Partito democratico: «La raccolta differenziata dell’umido è andata così bene che l’impianto di compostaggio di Lana è arrivato a regime mesi prima del previsto. La dimostrazione lampante del fatto che i bolzanini sono assai virtuosi e se l’ammistrazione ci credesse davvero, potrebbe spingere moltissimo sulla raccolta differenziata».
 L’annullamento della prima gara d’appalto per la realizzazione del nuovo impianto di incenerimento, commenta Urzì, «aveva fatto sperare nella possibilità di riaprire il confronto su altre ipotesi di collocazione dell’impianto, in Alto Adige, al fine di ridurre l’insediamento di strutture ad alto impatto ambientale concentrate tutte nel triangolo Bolzano/Bronzolo/Vadena. Una speranza che è andata delusa». Alleanza nazionale ritiene che la conca del capoluogo abbia sino ad oggi già abbondantemente svolto la propria parte per quanto attiene l’insediamento di strutture che per la loro natura prefigurano rischi connessi alla attività in esse svolte.
 Seppi, da parte sua, ribadisce «l’assoluta contrarietà alla creazione dell’impianto dove è previsto, considerata la vicinanza al centro abitato e alla prossima realizzazione di altre centinaia di alloggi privati e popolari ma va soprattutto preso atto che l’amministrazione comunale in primis, e quella provinciale, hanno deciso di trasformare Bolzano nella pattumiera della Provincia senza alcuna possibilità di discussione in merito». Conclude Marcon: «Non si è mai capito per quale motivo sia stata annullata la prima gara, probabilmente per creare un vantaggio a qualche cordata di imprenditori locali. A tal proposito stupisce anche che a giudicare un appalto da 100 milioni di euro saranno March e Tengler, inquisiti per la questione delle Max Valier. Perché nessuno ha sollevato la questione etica?» (da.pa)


Corriere dell'Alto Adige 2007-08-29

Un impianto da 98 milioni. Anche Lillo critico: «Speriamo che la gara vada deserta»

Inceneritore, giochi riaperti

Pubblicato il nuovo bando. Ambientalisti all'attacco

BOLZANO — La Provincia insiste sul nuovo inceneritore e pubblica il bando bis da 98 milioni di euro: entro il 10 ottobre, le aziende interessate a costruire l'imponente struttura a Bolzano sud — che smaltirà 130mila tonnellate di rifiuti all'anno e che prevedibilmente verrà acceso nel 2010 — dovranno far pervenire i loro progetti. Piovono le prime critiche degli ecologisti. Luca Marcon: «Una procedura sospetta». Incalza Claudio Vedovelli (comitato Ambiente e Salute): «Si vuole insistere su un impianto costoso, inutile e soprattutto dannoso». Parla di salute dei cittadini anche il presidente di Don Bosco, Enrico Lillo: «Spero che questa gara vada deserta e in ogni caso la collocazione di questa struttura deve essere lontano dal centro abitato ». Anche i Verdi vogliono vederci chiaro: «Analizzeremo ogni aspetto del bando, sotto il profilo ambientale».


Vedovelli caustico «Scelta costosa, inutile e dannosa»


BOLZANO — Claudio Vedovelli, medico e militante ambientalista all'interno del comitato Ambiente e salute, è uno dei principali critici del nuovo inceneritore, un'impianto inquinante e soprattutto inutile, in particolare ora che anche i bolzanini hanno iniziato a dedicarsi così diligentemente alla raccolta. «Purtroppo — dice — la Provincia segue altre strade».
Vedovelli, oggi è stato pubblicato il bando per l'inceneritore di Bolzano. La Provincia tira dritto, che ne pensa?
«Vorrei capire che cosa è cambiato rispetto alla gara d'appalto precedente anche se forse la vera questione è che non si è ancora capito a chi deve andare l'affare. Noi comunque restiamo contrari al termovalorizzatore».
Che cosa non vi convince?
«Innanzitutto sono cambiate le condizioni. Adesso anche a Bolzano è decollata la raccolta dell'umido. I cittadini sembra che collaborino bene allora forse vale la pena di chiedersi se questo inceneritore è veramente così utile».
Però anche aumentando la percentuale di raccolta differenziata non si riuscirà mai ad azzerare la produzione di rifiuti. Da qualche parte dovranno pur andare. Dove?
«Secondo noi a Bolzano sarebbe possibile ad arrivare ad una quota di differenziata dell'80 per cento. Se teniamo conto che nel resto della provincia la differenziata è molto sviluppata allora si possono pensare soluzioni alternative all'incenerimento che, è noto, produce sostanze nocive per la salute».
C'è anche chi sostiene che l'impianto è troppo grande...
«È vero. Gli inceneritori garantiscono l'efficienza economica solo se funzionano al massimo ed è possibile che l'Alto Adige non produca abbastanza rifiuti».
C'è il rischio che vengano bruciati rifiuti che arrivano da fuori provincia?
«In teoria c'è una legge provinciale che vieta l'importazione di rifiuti ma le leggi possono cambiare. Secondo noi questo impianto oltre che costoso e dannoso è anche inutile».


Corriere dell'Alto Adige 2007-08-30

AMBIENTE
LUCI E OMBRE DEL TERRITORIO

Anidride carbonica nell'aria «Le Acciaierie violano Kyoto»

Eco-Way: emissioni oltre i limiti. L'azienda: provvederemo

BOLZANO — Il Trentino- Alto Adige è una delle regioni che emette meno anidride carbonica in Italia. Le differenze tra le due provincie, però sono marcate: se Trento è la più virtuosa, Bolzano non va molto bene. È quanto emerge da una ricerca condotta da Eco-Way, società che si occupa di cambiamenti climatici per il privato e per il pubblico, aggreggando i dati che le imprese sono tenute a fornire al ministero dell'Ambiente.
Le aziende del Trentino-Alto Adige, infatti, producono oltre il 3 per cento di emissioni di CO2 in meno di quanto fissato dal Piano nazionale di allocazione. Secondo il protocollo di Kyoto, il trattato internazionale sul clima, tutti i paesi che l'hanno ratificato devono ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica, assegnando alle aziende delle quote massime di inquinamento e spingendole a restare sotto la soglia.
In totale la nostra regione produce il 3 per cento di emissioni in meno di quanto potrebbe, ma mentre la provincia di Trento libera nell'aria il 4,9 per cento in meno rispetto alla sua quota, la provincia di Bolzano sfora il tetto del 37,8 per cento. Un dato che, comunque, non pesa molto su quello generale della regione, dato che le quote di emissione in Alto Adige non sono consistenti e le imprese inquinanti iscritte nel piano di allocazione sono solo quattro: l'impianto di teleriscaldamento di Brunico, i sistemi di combustione della fabbrica della birra Forst e della fabbrica di succhi concentrati Hans Zipperle di Merano, oltre alle Acciaierie Valbruna di Bolzano. Bisogna sottolineare, però, come sul totale della regione l'unico settore con il segno positivo è proprio quello della produzione di materiali ferrosi, per cui le acciaierie altoatesine, insieme a quelle trentine, oltrepassano il limite di emissioni consentito del 48 per cento.
«La ricerca condotta in Trentino-Alto Adige — dice Guido Busato, presidente di Eco-Way — evidenzia un risultato positivo: le aziende di questa regione sono riuscite a rispettare gli obiettivi del protocollo di Kyoto, un esempio da seguire a livello nazionale dove c'è ancora molto da fare».
È soddisfatto di ciò che si fa per l'ambiente in Alto Adige l'assessore provinciale Michl Laimer: «Il 45 per cento del fabbisogno energetico della nostra provincia è fornito da energia alternative — dice — e stiamo lavorando per portarlo la percentuale al 70 per cento in sette-otto anni. Sulle emissioni di CO2 prodotte per abitante siamo oltre la metà sotto la media italiana, ma dobbiamo ancora fare molto. Per quanto riguarda le acciaierie sono una realtà concreta di questa provincia, ma se vogliono restare competitivi devono investire al massimo nella riduzione delle emissioni e sono sicuro che si farà tutto il possibile per raggiungere questo risultato ».
Dalla Valbruna il portavoce Flavio Paganin conferma l'impegno a essere in linea con quanto chiesto dalla Provincia.
Francesco Amorosino

INQUINAMENTO I fumi e le polveri delle Acciaierie svolazzano sul quartiere di Oltrisarco

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categoria:ambiente, amaro, inceneritore, conca atesina, provincia di bolzano, antiinquinamento
martedì, 21 agosto 2007

Alto Adige 21 AGOSTO 2007
Treni e bus, centro di interscambio
L’assessorato provinciale ha intenzione di appaltare i lavori entro quest’anno Nel vasto parcheggio oltre 250 posti in più

 ORA. Entro quest’anno sarà indetta la gara di appalto per gli interventi previsti alla stazione ferroviaria. L’assessorato provinciale alla mobilità ha già commissionato il progetto - per un importo consistente - e quindi adesso si tratta di rispettare i termini tecnici previsti prima dell’appalto. Obiettivo prioritario della Provincia è fare della stazione un centro di interscambio fra treni e pullman.
 Alla stazione di Ora - che dovrebbe diventare il capolinea sia dei pullman di linea che dei treni collegati - il piano provinciale di potenziamento del servizio di trasporto pubblico affida un ruolo prioritario. Visto che lo spazio a disposizione è enorme, è intenzione della Provincia aumentare di almeno 250 posti macchina il parcheggio. Ma l’obiettivo più significativo è far diventare la stazione di Ora un vero e proprio centro intermodale che favorirà le coincidenze fra bus e treni nel contesto di un’integrazione fra i mezzi che è la base su cui poggia tutto il progetto. Interscambio dunque ad Ora con la conseguente possibilità dunque di rivalutazione del servizio da e per la val di Fiemme e dalle zone di Montagna, Aldino, Trodena ed Anterivo. Sono infatti previsti collegamenti diretti, appunto fra le stazioni di Ora e di Egna, verso Aldino ed i paesi fra Montagna ed il passo San Lugano. Il progetto per la stazione di Ora prevede interventi all’esterno dell’edificio in modo tale da sfruttare l’areale a disposizione per quell’interscambio che resta un obiettivo prioritario nel contesto dell’integrazione fra mezzi di trasporto.
 Intanto il consiglio comunale, proprio di recente, ha approvato il progetto elaborato dall’architetto Evelin Steiner inerente il risanamento delle strutture della stazione ferroviaria, in particolare gli impianti sanitario, termoidraulico ed elettrico e l’eliminazione delle barriere architettoniche. L’elaborato è stato già trasmesso alla Provincia per il previsto contributo. Poi verrà studiato anche un progetto di risanamento di altra parte della struttura con lo scopo di ricavare dei locali per usi associativi. Il Comune di Ora - sulla scorta delle indicazioni emerse nel corso degli incontri con la popolazione per impostare il Piano di sviluppo della cittadina - ha anche evidenziato la necessità di realizzare barriere antirumore vicino al ponte ferroviario sull’Adige: si tratta, come noto, di un manufatto in ferro da cui, ad ogni passaggio di un convoglio, vengono «sparati» decibel che sono sempre fuorilegge e che causano disagi soprattutto a quegli abitanti che hanno le loro case più vicine alle linea ferroviaria.
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categoria:ambiente, ferrovia, conca atesina, trasporto gommato

domenica, 19 agosto 2007
DOMENICA, 19 AGOSTO 2007
Austria raddoppia pedaggi Tir
 VIENNA. L’Austria ha deciso di aumentare i pedaggi per i mezzi pesanti che percorrono le sue strade e autostrade. La “stangata” raggiungerà tutti: camion, corriere e Tir di peso superiore alle 7,5 tonnellate, che già ora sono soggetti a un pedaggio autostradale di tipo “italiano” (un tanto per chilometro), mentre ad auto e moto basta invece l’acquisto di un bollino a prezzo fisso (che varia a seconda della durata). Il pedaggio per i veicoli pesanti sarà raddoppiato dagli attuali 26 a 52 centesimi per chilometro.
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categoria:ambiente, a22
giovedì, 16 agosto 2007
Alto Adige 14 AGOSTO 2007
Agriturismo: la qualità è garantita
Ogni località altoatesina ospita strutture ricettive in grado di soddisfare le esigenze. Ospiti in aumento

 BOLZANO. Vacanze in un agriturismo: una proposta che resta stimolante. Oltre che conveniente. In provincia di Bolzano il settore ha compiuto passi da gigante - merito anche di una programmazione attenta e meticolosa - sia in qualità che per numero di strutture. La risposta dei vacanzieri è stata importante tanto che, da alcuni anni, si può parlare di un vero e proprio trend.
 Gli ultimi dati - relativi alla prima parte della stagione turistica estiva - confermano il trend che «lievita» ormai da tempo: continuano ad aumentare le presenze di ospiti - provenienti anche dalle regioni italiane - nelle strutture agroturistiche altoatesine. Cresce, nell’agriturismo, anche la durata media della vacanza: è di sette giorni rispetto ai circa 5 di hotel ed affittacamere. È un altro segnale che il settore gode di ottima salute. Sono alcune centinaia i masi che offrono «le vacanze diverse». Si tratta, a tutti gli effetti, di esercizi ricettivi. E sono gli unici, da qualche anno in qua, ad essere rimasti - turisticamente parlando - in buona salute prova ne sia che anche in questa seconda parte della stagione estiva - dopo il felice esito di quella a cavallo delle feste pasquali - è proprio l’agriturismo che registra presenze molto significative. Da alcuni paesi arrivano segnali confortanti. Segno, più che evidente, che aumenta il numero di coloro che desiderano trascorrere appunto una «vacanza diversa».
 Il merito va indubbiamente allo sforzo che tanti contadini hanno fatto «trasformando» i loro masi che sono diventati accoglienti, ospitali oltre che funzionali in relazione alle esigenze degli ospiti. L’Ufficio Agriturismo ed il Bauernbund hanno predisposto «pacchetti» per gli ospiti che comprendono, fra l’altro, la degustazione di prodotti tipici oltre che di vini, grigliate serali, escursioni guidate, equitazione al maso, strutture ludiche per i bambini. L’ospite può anche dare una mano al contadino nei lavori tipici della campagna ed anche in stalla o in cantina.
 In qualche maso il «carnet» per l’ospite appare addirittura sorprendente: bagni di fieno, bagno imperiale, sauna contadina, doccia sotto l’acqua della ruota del mulino, solarium, grotta per terapia Kneipp ed anche il bar «vitale». Numerosi i masi che noleggiano le biciclette e che fanno del benvenuto ai motociclisti uno dei loro fiori all’occhiello. In più una cucina - anche questa segnalata con tanto di marchio a confermare l’assoluta genuitità dei prodotti offerti - che merita di essere assaggiata.
 Insomma offerte stimolanti a prezzi abbordabili che variano a seconda della stagione (quella attuale è decisamente conveniente se rapportata alle tariffe che vengono praticate nelle pensioni e negli alberghi). In ogni agriturismo si può vivere senza avere addirittura contatti esterni con negozi, bar, pizzerie o ristoranti. Il che significa avere la possibilità di risparmiare qualcosa. A disposizione c’è anche un opuscolo ben curato che contiene ogni tipo di informazioni su tutte le località dove c’è un agriturismo. In più una descrizione dettagliata dei masi e delle loro offerte. Allegata all’opuscolo c’è una scheda con tutte le informazioni utili sui servizi che vengono offerti nelle decine e decine di strutture che sono sparse sul territorio provinciale. Per una vacanza diversa (e piacevole) c’è solo l’imbarazzo della scelta visto che ogni vallata altoatesina dispone di strutture di questo tipo.



I MASI CON GUSTO

 La guida «Masi con gusto 2007/2008», giunta alla sua quarta edizione, offre una panoramica, culinaria ma non solo, tra 34 masi accuratamente selezionati che dominano per bontà: frutti della terra, curati con amore dai contadini, pane, carni, frutta, ortaggi, latte, formaggio e vini. La guida include soltanto 18 «Hofschank» e 16 «Buschenschank» di altissima qualità che sono stati visitati da esperti dell’Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi e sottoposti a rigorosi controlli di qualità. Per ricevere la guida gratuita basta scrivere o telefonare al Gallo Rosso, Tel. 0471/999308 E-Mail: info@@gallorosso.it. Sul sito internet www.gallorosso.it http://www.gallorosso.it è possibile ritrovare i masi con gusto.
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categoria:ambiente
venerdì, 10 agosto 2007

Falò nelle Alpi 2007

11/08/2007 - 12/08/2007
I falò sulle alture si fondano su di una tradizione antica; già nel medioevo venivano usati come segnali d’allarme in vista di pericoli imminenti! L’idea di una catena europea di luci venne ripresa nel 1986 e subito furono centinaia i fuochi a bruciare in segno di resistenza. Anno dopo anno abitanti delle Alpi, associazioni regionali di montagna, movimenti di solidarietà e ambientali di vari stati alpini hanno ripetuto questa azione estesa a tutte le Alpi. Attraverso questi falò visibili a grandi distanze viene dato annualmente un segnale a favore della conservazione dell’eredità naturale e culturale dello spazio alpino e contro la distruzione di questo ecosistema. Vedi: traffico di transito, bacini di pompaggio, forte turismo di massa, moria dei boschi, minaccia dell’agricoltura di montagna, distruzione di spazio vitale per l’uomo e gli animali, inquinamento dell’aria e dell’acqua ecc. I fuochi sulle alture devono incoraggiare a prendere in mano il proprio futuro e ad impegnarsi per uno sviluppo sostenibile.


“La notte dei fuochi”
e
“Feuer in den Alpen”
sabato 11 agosto
presso la località Colle di Villa-Bauernkohlern (Bz) dalle 21 
 
Anche quest’anno sabato 11 agosto si accenderanno diversi fuochi di segnalazione entro “Feuer in den Alpen”, manifestazione che si svolge ogni estate dal 1986 e coinvolge Austria, Germania, Svizzera, Francia e Kirgistan (Asia centrale).
Nella nostra provincia verranno accesi due falò uno alle Tre Cime di Lavaredo e l’altro presso la località Colle di Villa-Bauernkohlern. Il ritrovo per la raccolta del legno e la preparazione del fuoco è per le ore 16 presso la stazione a valle della funivia del Colle ( Via Campiglio-Kampillerweg 7 Bolzano). Per raggiungere il Colle è possibile utilizzare la funivia. L’accensione del fuoco avverrà dalle ore 21.
Già nel medioevo i fuochi sulle alture venivano usati come segnali d’allarme in vista di pericoli imminenti. Riprendendo questa storica e lontana tradizione di montagna quest’anno il fuoco sarà un monito per chiedere con insistenza la riduzione del transito delle merci e dei TIR lungo le strade dell’arco alpino e il loro trasferimento sulle ferrovie attuali ed affermare la salvaguardia dell’ambiente alpino e della qualità della vita.

 
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categoria:ambiente
venerdì, 03 agosto 2007
Corriere della Sera 2007-08-03

Aia, Osram, Zuegg, Gardaland. Nello stabilimento di Treviso «zero infortuni negli ultimi nove mesi»

Sicurezza: le aziende migliori (premiate con sconti sulle tasse)


ROMA — I polli Aia, le lampadine Osram, i succhi di frutta Zuegg, il parco giochi Gardaland. Sono alcune delle aziende virtuose che si sono maggiormente contraddistinte nel panorama imprenditoriale italiano per sicurezza ed igiene sui luoghi di lavoro. E per questo hanno pagato meno tasse. Dal 2000, le imprese che rispettano le norme di sicurezza possono ottenere sconti sui premi da versare all'Inail: se l'azienda ha meno di 500 dipendenti può richiedere uno sconto del 10%, se ne ha di più il bonus si dimezza.
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categoria:ambiente, salute, sociale
venerdì, 03 agosto 2007
Corriere dell'Alto Adige  2007-08-03

L'assessore: appalto entro ottobre, impianto in funzione nel 2010. Il comitato: pericolo polveri

Inceneritore, Mussner rilancia

Pronto il nuovo bando. I Verdi: la giunta ci ripensi

BOLZANO — L'assessore provinciale ai lavori pubblici Mussner ha pronto sul suo tavolo il secondo bando per la gara d'appalto per la costruzione del nuovo nuovo inceneritore che, entro il 2010, dovrà sostituire quello esistente. La pubblicazione è prevista nei prossimi giorni, anche perché Mussner intende rispettare i tempi. L'obiettivo è quello di ultimare i lavori nel 2009. Immediata la protesta dei Verdi. La consigliera provinciale Kury: «La nostra soluzione è incentivare la raccolta differenziata lasciando da parte il nuovo inceneritore. Per questo spero che la giunta provinciale riveda le decisioni».
Critico anche il comitato ambientalista Ambiente e salute: «La tecnologia, anche la più avanzata — spiega Teresa Fortini — non ci rassicura affatto. Anzi siamo preoccupati perché quanto più sottili sono le polveri tanto più aumentano i rischi per l'ambiente ».
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categoria:ambiente, inceneritore
sabato, 28 luglio 2007
Incentivare il trasporto pubblico verso l'ospedale con una stazione di scambio a Maso della Pieve

Negli ultimi mesi, appare sempre più frequentemente la volontà di aumentare notevolmente il il costo del parcheggio all'ospedale.
Premesso che le persone che hanno bisogno di visite sanitarie non vanno a divertirsi, risaputo che da sempre stiamo pagando i tiket su molti servizi sanitari, noto che i lavoratori con turni notturni non possono utilizzare i mezzi pubblici e non ultimo molte famiglie si trovano in difficoltà finanziarie, invitiamo le diverse parti coinvolte (imprenditori, Provincia, sindacati etc.) ad affrontare tale ipotesi in maniera tale che il rincaro possa essere contenuto, correttamente sostenibile e che vi sia un adeguamento del servizio di trasporto pubblico.
Un miglioramento di questo servizio, ma anche di quello privato (Taxi) utilizzato dagli utenti (con contributi o rimborsi similmente a quelli del Taxi rosa) nelle ore tarde possono contribuire ad un buon servizio di trasporto limitando il traffico e l'inquinamento provocato dalle automobili.
Facendoci interpreti degli abitanti che vivono sulla dorsale Bolzano – Laives, ma di molti anche della Bassa Atesina che utilizzano il mezzo pubblico e che desiderano un miglioramento del trasporto pubblico per raggiongere l'ospedale di San Maurizio riteniamo l'utilità di una stazione di scambio BUS a Maso della Pieve.
Maso della Pieve potrebbe diventare una piccola, ma buona, stazione di scambio fra le linee di autobus 2, 4, 10a, 10b  e SAD che regolate nelle coincidenze e negli orari diminuirebbe i tempi di raggiungimento delle desinazioni per e dall'ospedale.
La stazione di scambio, costruita con pensiline adeguate anche per la brutta stagione e con segnalatore elettronico dei tempi di attesa, potrebbe diventare un incentivo a lasciare la mcchina a casa contribuendo positivamente all'ambiente sopratutto nei momenti più inquinati dell'anno.
Si invita la SASA, SAD, i Comuni interessati e la Provincia a studiarne la possibilità di tale realizzazione.

Centro Attenzione Permanente di San Giacomo

Lorenzo Merlini
giovedì, 26 luglio 2007

Corriere dell'Alto Adige 2007-07-26

L'INIZIATIVA


Carovana delle Alpi Legambiente «vigila»

BOLZANO — Al via la campagna di Legambiente «Carovana delle Alpi 2007», il «check up» sullo stato di salute dell'ambiente alpino giunto alla sesta edizione. La campagna, che prevede anche un monitoraggio dei livelli di ozono, percorrerà le Alpi per denunciare le continue «aggressioni al delicato equilibrio degli ecosistemi montani».

«BANDIERA VERDE»

Promozione della bici Capoluogo premiato
BOLZANO — Bandiera verde di Legambiente, impegnata nella «carovana delle Alpi» al Comune capoluogo e all'Ökoinstitut Alto Adige, per l'efficacia dell'azione di promozione dell'uso della bicicletta attraverso infrastrutture, informazione e marketing, perseguendo importanti obiettivi di riduzione del traffico nella città.
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categoria:ambiente, provincia di bolzano
giovedì, 26 luglio 2007

Alto Adige 26 LUGLIO 2007
Polemica sui continui sforamenti. Secondo Polonioli «bloccare il traffico a livello comunale non sarebbe decisivo»
«Ozono, da soli non possiamo fare nulla»
Il sindaco: il problema esiste ma va affrontato a livello provinciale
BRUNO CANALI

 LAIVES. «Il problema dell’ozono è serio ma di dimensioni sovracomunali. Noi da soli possiamo fare ben poco, nemmeno fermare il traffico solo a Laives porterebbe risultati. Le contromisure devono essere studiate a livello provinciale». Così il sindaco Giovanni Polonioli interviene sulla questione dei frequenti sforamenti dell’ozono in città, sollevata nei giorni scorsi da alcuni Comitati.
 L’ozono è uno degli inquinanti che si presenta puntualmente nei mesi estivi, favorito dalle particolari condizioni atmosferiche. Di recente i Comitati locali hanno messo in guardia dal sottovalutare il problema. Che la situazione sia seria lo sta registrando implacabilmente la centralina di rilevamento installata in zona sportiva Galizia, da dove arrivano dati allarmanti di superamento della soglia. L’ozono - hanno denunciato i Comitati locali citando una relazione del direttore dell’Appa Walter Huber, datata gennaio 1997 - è conseguenza anche dell’inquinamento provocato dai mezzi a motore.
 Sulla questione ozono interviene anche il sindaco Giovanni Polonioli, anche perché gli ambientalisti hanno chiesto all’amministrazione comunale cosa intenda fare di fronte a questa situazione. «Si tratta di uno scenario venuto prepotentemente alla ribalta quest’anno - spiega Polonioli - perché ci sono i dati delle centraline di rilevamento, come quella nella nostra zona Galizia. Direi che il problema rimane comunque in una dimensione sovracomunale, nel senso che noi da soli possiamo ben poco per combattere l’inquinamento da ozono. Sta di fatto che ad esempio a Renon si registrano parimenti livelli allarmanti, così come lo scorso anno successe a Salorno».
 Secondo Polonioli ciò che può fare il Comune «è continuare con la sensibilizzazione a tutti i livelli, raccomandando anche all’Appa di tenerci costantemente aggiornati sui rischi che corriamo con il superamento delle soglie di attenzione e sui possibili interventi da adottare. Ci rendiamo conto che bloccare il traffico non è dirimente, non certo a livello comunale, perché non si inciderebbe sul problema. In questo ambito bisogna studiare contromisure perlomeno a livello provinciale se si vuole ottenere un minimo di risultati».
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categoria:ambiente, aereoporto san giacomo
giovedì, 26 luglio 2007

Alto Adige 26 LUGLIO 2007
I Comitati: «Assurdo negare l’inquinamento»
Replica alla Cisl. «Dov’era il sindacato durante la mediazione?»
 LAIVES. Non si placa a Laives la polemica sull’aeroporto, dopo che nei giorni scorsi due Comitati hanno lanciato l’allarme a proposito dei frequenti sforamenti dei valori dell’ozono che, secondo gli ambientalisti, sono dovuti proprio ai voli in arrivo e partenza da San Giacomo. Ai Comitati aveva replicato la Fit-Cisl, definendo «ridicola» l’ipotesi e denunciando una continua «demonizzazione» dello scalo e dei suoi lavoratori. Il Centro di attenzione permanente di San Giacomo, però, non vuole lasciare cadere la questione e risponde al sindacato: «Nessuno - afferma il portavoce Merlini - ha mai attaccato i lavoratori dell’aeroporto, la cui attività è altamente professionale e va sostenuta. Vogliamo invece sottolineare che la presenza di un aeroporto su un territorio provoca un forte impatto sulle persone e sull’ambiente».
 Per questo, sostiene il Comitato, «esistono leggi e regolamenti, che però spesso non vengono applicati. Esistono assessorati e uffici pubblici che devono rilevare le sostanze inquinanti e di conseguenza debbono predisporre dei piani di prevenzione, di limitazione e di risanamento. Le centraline posizionate dai tecnici altrettanto professionali dell’Appa non sono indicatori inutili, ma servono proprio per monitorare i territori maggiormente inquinati. La conca atesina è inquinata certo non perché lo sosteniamo noi comitati ma perché i rilevamenti lo hanno constatato: come rileva la Relazione sanitaria della Provincia del 2005 si tratta di Pm10, biossido di azoto, ozono e idrocarburi policiclici aromatici».
 E a proposito di tecnici, i Comitati ricordano che in una nota del gennaio 1997 il direttore dell’Appa, Walter Huber, scriveva che «in situazione di allarme deve venire introdotta la possibilità di un divieto almeno per il traffico aereo privato e per i voli di carico, così come per i voli d’esercitazione di ogni tipo». Un divieto generale di partenza e di atterraggio in situazioni di smog, sostengono i Comitati, «dovrebbe però venire osservato anche per i voli di linea. Ciò che viene proposto è semplicemente un provvedimento che ormai viene applicato in inverno, quando si bloccano i mezzi più inquinanti».
 Infine, una stoccata: «Per quanto riguarda le conoscenze aeronautiche, può essere che ce ne manchino molte, ma è altrettanto vero che la Fit-Cisl avrebbe potuto essere d’aiuto alla mediazione aeroportuale con la sua professionalità. Purtroppo non si è vista e sentita in nessuna seduta nonostante i sei mesi di operosità costruttiva. E questo ci è dispiaciuto molto».
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categoria:ambiente, aereoporto san giacomo
lunedì, 23 luglio 2007


Berlino multilingue può essere d'esempio



















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categoria:cultura, ambiente, foto blog, antiinquinamento
domenica, 22 luglio 2007

Alto Adige 22 LUGLIO 2007
Allarme ozono: «Colpa dell’aeroporto»
I Comitati: «Sforamenti continui solo a Laives, a Bolzano nulla»
 LAIVES. Dalla centralina di rilevamento in zona Galizia continuano a arrivare dati allarmanti sull’ozono. «Il livello di guardia stabilito per legge a quota 180 - spiegano Othmar Clementi, del Comitato contro l’ampliamento dell’aeroporto e Lorenzo Merlini, del Comitato di attenzione permanente a San Giacomo - continua ad essere superato e siamo nell’ordine di 205, così come per le polveri sottili». Di fronte a questa situazione preoccupante - che invece, per quanto riguarda l’ozono, non si registra ad esempio nella vicina Bolzano -, i due rappresentanti dei Comitati lanciano l’ennesimo allarme e puntano il dito sull’aeroporto.

di Bruno Canali
Nella vicina Bolzano la soglia non è ancora stata superata «Ma da noi sembra normale»    

 LAIVES. Per quanto riguarda l’ozono, dalla centralina di rilevamento in zona Galizia continuano a arrivare dati allarmanti. «Il livello di guardia stabilito per legge a quota 180 - spiegano Othmar Clementi, del Comitato contro l’ampliamento dell’aeroporto e Lorenzo Merlini, del Comitato di attenzione permanente a San Giacomo - continua ad essere superato e siamo nell’ordine di 205, così come per le polveri sottili disperse nell’aria che ogni giorno respiriamo».
 Di fronte a questa situazione preoccupante - che invece, per quanto riguarda l’ozono, non si registra ad esempio nella vicina Bolzano -, i due rappresentanti dei Comitati lanciano l’ennesimo allarme e auspicano, prima di tutto, «che sia l’amministrazione comunale a prendersi carico del problema che interessa la salute di tutti i cittadini». In merito all’ozono - dannoso per l’uomo se presente nell’aria in quantità eccessive - Clementi rimanda a una relazione dell’Agenzia dell’ambiente firmata ancora nel 1997 dal direttore Walter Huber che prendeva in considerazione l’impatto dei voli. «L’emissione di sostanze inquinanti - si legge - soprattutto ossidi di azoto e di idrocarburi quali precursori dell’ozono, in piena estate deve causare secondo le situazioni meteorologiche una accentuata formazione di ozono, soprattutto perché i gas inquinanti vengono emessi ad altezze che provocano una formazione di azoto particolarmente intensa. Gli effetti dell’ozono sulla vegetazione al margine boschivo, nelle rispettive altezze, così come sui pendii montani, non può essere valutato in modo esatto. I danni dell’ozono su frutta ed alter colture, nonché sui boschi, sono già stati registrati in Alto Adige».
 Si sono studiati limiti per i transiti sull’A22, fino ad arrivare eventualmente al blocco dei Tir - dicono quindi i due ambientalisti -, «come mai invece non si prevede altrettanto per i voli aerei, soprattutto per quelli fatti esclusivamente per hobby? Noi chiediamo cosa abbia intenzione di fare in questo senso l’amministrazione comunale. Il sindaco è soddisfatto per il compromesso raggiunto da Rosa Thaler sull’aeroporto, ma c’è ben poco da rallegrarsi perché di compromesso si tratta e non certo di una soluzione in grado di metterci al riparo dai danni dell’inquinamento. Da tempo in zona Galizia funziona la centralina che registra dati preoccupanti e, nonostante questo, nessuno ne parla.
 Sforare i limiti fissati dalla legge, attaccano i due rappresentanti dei Comitati, «sembra divenuta routine e di interventi per limitare i danni nemmeno l’ombra. Ci chiediamo, con preoccupazione, a quale scopo sia perciò stata installata quella centralina e inoltre se esista un piano di emergenza per l’inquinamento che si sta registrando».
lunedì, 16 luglio 2007

Alto Adige 16 LUGLIO 2007
«Acciaierie, la città merita rispetto»
 Linea dura di Ladinser: ora basta Bassetti: la giunta faccia causa
di Francesca Gonzato
 BOLZANO. L’arrivo dei carabinieri alle Acciaierie ha rotto qualcosa nei rapporti con la città. Mentre consiglieri comunali e di circoscrizione annunciano di volersi costituire parte civile nel procedimento penale sullo sversamento di idrocarburi, l’assessore all’ambiente Ladinser si dichiara indignato per l’inquinamento da idrocarburi nell’Isarco che la procura contesta all’azienda e l’assessore Bassetti appoggerebbe un’iniziativa giudiziaria della giunta.
 Oggi intanto dovrebbero iniziare i lavori per la sistemazione del depuratore del laminatoio, fatto sequestrare dalla procura perché un filtro usurato avrebbe provocato uno sversamento di idrocarburi in concentrazioni superiori a quanto consentito dalla legge. Le prime segnalazioni risalgono a marzo.
 L’assessore all’ambiente Klaus Ladinser al rientro in ufficio questa mattina chiederà ai tecnici di raccogliere tutte le informazioni: «E poi cercherò di organizzare un incontro urgente con Appa e Provincia. Se le cose stanno così, se di fronte alla violazione delle regole si deve andare avanti a forza di sequestri, allora anche noi, come amministrazione, dobbiamo intervenire massicciamente. La nostra città merita rispetto, a partire dalla tutela della salute delle persone». Intervenire massicciamente, dice Ladinser. Mauro De Pascalis, consigliere comunale Ds, oggi porterà al gruppo consiliare la proposta di costituzione di parte civile nel procedimento avviato contro le Acciaierie (è indagato il responsabile per la sicurezza nel comparto ambientale). Guido Margheri (gruppo ecosociale) si augura che la giunta prenda su di sé questa azione: «E’ giusto che scenda in campo il Comune, accanto al consiglio di quartiere e, mi auguro, anche ai sindacati. Chiederò al sindaco di discuterne nella seduta di giunta di martedì».
 Sulle Acciaierie, come è noto, in giunta convivono sensibilità diverse. L’assessore al lavoro Primo Schönsberg fa già sapere: «Le Acciaierie sono uno dei pezzi cruciali del sistema industriale di questa città. E’ importante la salute, ma anche la produzione. Se si verificano irregolarità, è giusto che gli uffici intervengano, ma da questo a processi di piazza e inviti a chiudere la fabbrica ce ne corre». Il sindaco Luigi Spagnolli, in attesa di documentarsi, ricorda «l’ultimo incontro con la proprietà risale al mese scorso. C’è un controllo continuo, devo verificare cosa è accaduto». Se arriverà in giunta la proposta di costituzione di parte civile, si dichiara pronto a votarla l’assessore all’urbanistica Silvano Bassetti (stoccata all’ex compagno di partito Margheri: «Appoggio l’iniziativa di De Pascalis, che si sta muovendo in questo senso»). Bassetti precisa: «Non siamo più nella prima fase della politica industriale in cui si accettava tutto. Dobbiamo affrontare la vicinanza territoriale tra produzione e quartieri residenziali. Sappiamo che c’è ancora una sensibilità che porta a dire “non tiriamo troppo la corda, altrimenti le Acciaierie se ne vanno”. Bene, se decidiamo che quella fabbrica è ancora importante per il Pil e per i posti di lavoro, allora deve essere messa nelle condizioni di non inquinare più, anche a costo di studiare una collaborazione finanziaria dell’ente pubblico». I lavori al depuratore dovrebbero durare cinque settimane, tra cassa integrazione e pausa estiva fino al 20 agosto.
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categoria:ambiente
lunedì, 16 luglio 2007

Corriere dell'Alto Adige2007-07-14

Acciaierie, sigilli al reparto laminazione

Inquinamento, indagato il responsabile ambiente. La Procura: olio nell'Isarco

BOLZANO — Bufera «ambientale» sulle Acciaierie Valbruna di Bolzano, la società privata che produce all'anno oltre 170.000 tonnellate di acciai speciali ad alta qualità e la cui produzione è oggi concentrata soprattutto sugli acciai inossidabili e leghe speciali. Nella giornata di ieri il Noe dei carabinieri di Trento, il nucleo operativo ecologico specializzato in materia di inquinamento, ha eseguito l'ordine di sequestro preventivo dell'impianto di scarico del reparto di laminazione. La Procura, che aveva già aperto una inchiesta alcuni mesi fa su richiesta del sostituto procuratore Igor Secco, ha disposto ieri il sequestro e ha chiuso il reparto. La produzione è stata bloccata e un centinaio di operai sono stati messi in cassa integrazione «in anticipo» sulle ferie di agosto. È indagato il responsabile in materia ambientale della Acciaierie Valbruna.
«Nello specifico il reato di cui si accusa la Valbruna — precisa il pm Secco — è il superamento dei limiti tabellari previsti per gli scarichi delle acque reflue, per quanto riguarda i valori degli oli minerali, del ferro e del rame. Inoltre sono contestate violazioni relative all'inosservanza delle autorizzazioni integrate ambientali del 2005. Abbiamo disposto il sequestro in questo periodo, il più possibile vicino alla chiusura dello stabilimento nel mese di agosto, proprio per creare meno disagi ai lavoratori nella speranza che l'impianto possa essere riparato in questo periodo ».
Ma che cosa è successo esattamente? Come precisa anche il maresciallo Bellini del Noe di Trento, lo scorso mese di marzo era stata segnalata la presenza di macchie di olio nel canale Volta che sfocia nel fiume Isarco. Attraverso controlli aerei effettuati con l'elicottero si è appurato che le macchie provenivano dalla Valbruna. Contemporaneamente anche il laboratorio dell'Appa aveva ricevuto la segnalazione dall'ufficio acque. «Una volta attivati i controlli — spiega Bellini — il dottor Secco della Procura ha chiesto di fare delle verifiche ed è stato chiamato un consulente dell' Università della facoltà di ingegneria di Trento. A questo punto si è constatato che la fonte inquinante proveniva dal laminatoio, ovvero da quel reparto dove si lavora l'acciaio e dunque la Procura ha disposto il sequestro del reparto».
In particolare, durante i controlli effettuati in prossimità dello scarico Volta che raccoglie le acque si è verificato che in due giornate, e cioè l' 8 e il 16 marzo, si è raggiunto il picco. La presenza di oli minerali e di idrocarburi, che non devono superare i 5 milligrammi per litro era stata superata, come anche i livelli del rame e del ferro.
«Il consulente dell'Università di Trento — precisa ancora il magistrato — ha capito che la presenza nelle acque di queste sostanze dipendeva dagli scarichi e dal cattivo funzionamento dei filtri, in tutto quattro. Uno di questi si era rotto mentre gli altri tre funzionavano, ma non era stata fatta e la manutenzione adeguata. Quindi si è riscontrata una carenza strutturale dell'impianto». Durante i diversi sopralluoghi effettuati fino alla prime settimane di giugno, il consulente ambientale ha inoltre osservato altri due fenomeni particolari. Quando piove, secondo il tecnico, le acque di prima pioggia cadono sui tetti e sui piazzali delle Acciaierie trasportando scorie pericolose che defluiscono sul piazzale, finendo poi nella discarica. Mancherebbe dunque una vasca di contenimento. Il problema si presenterebbe anche con il tempo secco durante il quale si verificherebbe un fenomeno di diluizione delle acque di raffreddamento che vengono fatte confluire nello scarico finale, dove appunto arrivano le acque del laminatoio.
Patrizia Binco


Minach: situazione presto risolta


L'APPA
BOLZANO — Mentre i vertici delle Acciaierie non rilasciano alcuna dichiarazione in merito ai problemi di inquinamento ambientale che li vedono al centro di una inchiesta aperta dalla magistratura di Bolzano, l'Appa, l'agenzia provinciale per l'ambiente, sta lavorando da qualche mese alla soluzione del problema. Già nello scorso mese di marzo era infatti stata informata della presenza di sostanze oliose nel canale Volta che sfocia nell'Isarco, provenienti dal reparto laminatoio delle Acciaierie.
«Eravamo già stati informati del superamento dei limiti di legge degli oli minerali nelle acque di scarico che defluiscono poi nell'Isarco — spiega Luigi Minach direttore dell'agenzia — e siamo stati noi a fare la comunicazione alle autorità giudiziarie. Dopodichè abbiamo appurato che si trattava di un filtro dell'impianto di scarico che doveva essere assolutamente sostituito. I filtri in realtà sono quattro, noi abbiamo sostituito il primo, dopodichè abbiamo disposto diverse prescrizioni per evitare il cattivo funzionamento dell'impianto».
«L'accordo — continua il direttore dell'Appa — è che nel mese di agosto verrà effettuata la manutenzione di tutti i filtri danneggiati per evitare che si possano verificare altri episodi di inquinamento ambientale. Si è scelto questo mese proprio perchè in questo periodo la fabbrica è chiusa e dunque si dovrebbe riuscire a sistemare i disservizi che si sono verificati nell'impianto di scarico del reparto laminazione, nel periodo in cui il personale addetto è in ferie. Tra le modifiche più importanti che verranno apportate — conclude Minach — sarà realizzata la costruzione di un bacino di contenimento che dovrebbe bloccare il deflusso della acque nelle quali è stata riscontrata la presenza di scorie pericolose. Certo, faremo di tutto per evitare che i lavoratori andati in cassa integrazione a causa di questo problema strutturale, possano tornare a lavorare nel loro reparto senza dovere rimanere a casa per un periodo più prolungato».
Dunque l'Agenzia provinciale per l'ambiente, incaricata ufficialmente anche dalla stessa azienda a risolvere in tempi brevi il problema dovrà verificare se l'impianto, dopo la sostituzione dei filtri, sarà nuovamente idoneo o se invece si renderà necessario procedere ad un cambiamento ex novo dell'impianto di scarico. Questo comporterebbe ovviamente una serie di difficoltà sia dal punto di vista economico che lavorativo. Dagli ultimi sopralluoghi effettuati fino a qualche settimana fa, si è infatti tirato un sospiro di sollievo osservando che, dopo la sostituzione del primo filtro, i valori si sarebbero normalizzati. Infatti soltanto in alcune particolari giornate nei mesi di febbraio, marzo, aprile e maggio, la presenza di oli minerali come anche di rame e di ferro, sono stati superati.
Infine, non si può affermare con certezza finora quale sia stato il reale inquinamento delle acque. Soltanto dopo una nuova verifica dei limiti tabellari per gli scarichi delle acque reflue, si potrà capire se la sostituzione dei filtri sarà sufficiente a riportare la situazione alla normalità.
Pa. Bi.
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categoria:ambiente
lunedì, 16 luglio 2007

Alto Adige 14 LUGLIO 2007
Il blitz è scattato a seguito dello sforamento dei limiti di idrocarburi nelle acque di scarico
Depuratore sequestrato
Le Acciaierie Valbruna accusate di inquinamento
 BOLZANO. Una parte della struttura adibita a scarico delle acque del laminatoio dello stabilimento delle Acciaierie Valbruna di Bolzano è stata posta sotto sequestro dalla magistratura. Il provvedimento firmato dal giudice delle indagini preliminari su richiesta del sostituto perocuratore Igor Secco è stato attuato l’atro giorno dagli uomini del Noe, il nucleo operativo ecologico dell’Arma dei carabinieri.
 A carico dello stabilimento bolzanino delle Acciaierie è stato avviato un procedimento penale che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati del responsabile della sicurezza nel comparto ambientale. Al centro della vicenda c’è la presunta violazione dell’articolo 137, comma 5 del testo unico in materia ambientale. Si tratta di norme di rilevanza penale che vanno a colpire forme di inquinamento ambientale che il legislatore ha considerato rilevante. Il caso che coinvolge lo stabilimento bolzanino è nato nel marzo scorso quando, nel corso di una perlustrazione del territorio con l’elicottero, gli operatori del Noe si accorsero della presenza nell’Isarco di chiazze di materiale inquinante.
 Scattarono immediatamente i rilievi con coinvolgimento dei tecnici provinciale della protezione dell’ambiente ed emerse quasi subito che l’allarme era legato al malfunzionamento di un depuratore delle Acciaierie nel quale un filtro a sabbia era completamente fuori uso e, dunque, da sostituire.
 Gli uomini dell’Apa iniziarono a quel punto a tenere la situazione costantemente sotto controllo, forenendo anche delle indicazioni operative per cercare di ovviare il più possibile all’inconveniente. Dal marzo scorso ad oggi l’allarme non è però mai rientrato. A fasi alterne le analisi di laboratorio hanno più volte evidenziato sforamenti anche pesanti dei limiti tabellari di idrocarburi ammessi nelle acque di scarico. Limiti che nel caso dello stabilimento bolzanino delle Acciaierie sarebbero stati superati anche di tre volte. I vertici dell’azienda bolzanina avrebbero cercato di tergiversare e di prendere tempo per evitare una forte riduzione della produzione in un periodo dell’anno (la primavera) particolarmente importante sotto il profilo commerciale. Ora però è intervenuta la magistratura ed i reparto di depurazione delle acque del laminatoio è stato posto sotto sequestro perchè inadeguato a rendere l’attività industriale compatibile con le norme ambientali anti inquinamento. I sigilli che l’altro giorno sono stati posti dai carabinieri hanno sicuramente imposto una riduzione drastica dell’attività produttiva. Un problema che potrebbe avere ripercussioni sui lavoratori. L’intervento della magistratura è però arrivato a ridosso della sospensione dell’attività prevista in agosto. L’azienda averà dunque tutto il tempo per procedere alla sostituzione del filtro ormai inutilizzabile e non più in grado di garantire un abbattimento delle sostanze inquinanti nelle acque di scarico della fabbrica. (ma.be.)
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lunedì, 16 luglio 2007
Alto Adige 10 LUGLIO 2007
Laives. Tecnici già a lavoro per avviare i cantieri
Presto arriveranno le barriere antirumore
 LAIVES. La linea ferroviaria, nel tratto davanti alla città, avrà le sue barriere antirumore. La garanzia è arrivata tempo addietro dal Comune e ora la giunta conferma che i tecnici hanno già avviato i contatti per studiare l’intervento e, in particolare, per capire dove poter installare i cantieri.
 La città di Laives, a differenza di altre località della Bassa Atesina, è in realtà abbastanza lontana dalla linea ferroviaria e, quindi, le barriere non sono pensate per l’agglomerato urbano. Esse serviranno infatti per riparare dall’eccessivo rumore prodotto dai treni (e non solo) la serie di abitazioni che si trovano lungo la linea ferroviaria. Proprio questi masi subiscono quotidianamente una serie di disagi dovuti al continuo rumore provocato dalla ferrovia, sulla quale in futuro i convogli aumenteranno, e dalla vicina autostrada. Infine c’è l’aeroporto di San Giacomo, anche questo molto vicino tanto che, quando atterrano o decollano i velivoli, questi passano soltanto a poche centinaia di metri sopra gli abitati. Contro gli aerei, però, anche le nuove barriere antirumore non potranno purtroppo fare molto. (b.c.)
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venerdì, 06 luglio 2007

Corriere dell'Alto Adige 2007-07-06

Mercalli: «Il clima cambia Inventare un nuovo turismo»

Il meteorologo: «Ghiacciai addio, si perderà l'effetto cartolina»

BOLZANO — «I ghiacciai che si sciolgono influiranno in misura contenuta sul turismo. Certo è che bisognerà comunque reinventare una nuova fruizione, più sobria, del territorio». Così Luca Mercalli, presidente della Società meteorologica italiana (noto per le sue previsioni del tempo nella trasmissione di Raitre «Che tempo fa» di Fabio Fazio) ha commentato il surriscaldamento del pianeta causato dall'uomo negli ultimi 200 anni nel corso della conferenza «Antropocene: l'era dell'uomo nel bene e nel male» tenutasi ieri sera presso lo Science cafè dell'Accademia europea di Bolzano.
Mercalli, vista la riduzione del 50% dei ghiacciai nel corso di questi ultimi due secoli, la situazione sull'arco alpino ed, in particolare, in Alto Adige è davvero così preoccupante?
«Lo scioglimento dei ghiacciai è un dato di fatto e comporta soprattutto un problema idrico. Però direi che il versante sud delle Alpi rileva una presenza marginale da parte dei ghiacciai ».
Quali conseguenze subirà per esempio il turismo in Alto Adige a causa del fenomeno di surriscaldamento della terra?
«Diciamo che con lo squagliamento dei ghiacci si perderà l'effetto cartolina di alcuni scorci e vedute, niente più. Ad ogni modo non si può continuare con questo turismo moderno. L'aumento demografico riduce l'accesso alle risorse ed un turismo più sobrio sarà comunque l'effetto delle esigenze del futuro. I privilegi delle società occidentali non sono più sostenibili ».
In generale come vede la situazione ambientale dell'Alto Adige?
«Mi sembra un esempio per l'Italia con la sua salvaguardia della natura, la sua valorizzazione della montagna tramite l'agricoltura e, soprattutto, per quello stile culturale che antepone l'ordine ed il rispetto dei beni comuni a certi nefasti meccanismi economici. Credo che l'Alto Adige è uno dei pochi luoghi in Italia dove vengo più per imparare che per insegnare».
Esiste dunque un allarmismo esagerato per quanto concerne queste tematiche climatiche?
«No, non credo. L'allarmismo è giusto se consideriamo la situazione attuale del pianeta che è grave ed il clima è soltanto la punta dell'iceberg. Sono piuttosto le forme di comunicazione e di comprensione della psicologia della masse ciò su cui bisogna maggiormente lavorare ».
Intende dire che esiste la tendenza a lasciarsi andare alla cosiddetta «retorica dell'apocalisse »?
«Esatto. Spesso il problema ecologico non viene recepito proprio perchè inquadrato in una sorta di ideologia spesso rifiutata a priori. Io non parlerei di apocalisse, anche se sei miliardi e mezzo di persone che, come un esercito di formiche, erodono risorse e le trasformano in rifiuti sono un fatto che non nuoce soltanto al clima ma anche alla salute e agli altri esseri umani che noi delle ormai viziate società occidentali continuiamo a sfruttare».
Il classico «prevenire è meglio che curare»?
«Certamente. È come se due amici camminando si avvicinano ad un tombino. Uno lo vede ed avverte l'amico del pericolo di cadere nel buco. Come lo definireste voi? Un allarmista?».

Giacomo Valtolina
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martedì, 03 luglio 2007

Alto Adige 03 LUGLIO 2007
Nel futuro delle Alpi ci sono gli Appennini E addio ai ghiacciai
GLI SCENARI DISEGNATI DAI CLIMATOLOGI

Per studiare i cambiamenti climatici che si verificheranno sul versante italiano delle Alpi tra mezzo secolo non occorrono complessi modelli matematici, basta una semplice osservazione di ciò che avviene oggi non molto lontano, sull’Appennino.
 Il fenomeno di «appenninizzazione» della catena alpina è uno degli scenari emersi ieri, a Saint-Vincent, in Valle d’Aosta, dove si è svolto uno dei sette incontri preparatori della Conferenza nazionale sul clima, prevista a Roma il prossimo 12 e 13 settembre e sulla quale si concentrano molte aspettive.
 La cartolina delle Alpi tra cinquant’anni prevede infatti secondo il climatologo Luca Mercalli «un aumento della temperatura di due gradi e la sparizione quasi totale dei ghiacciai sotto i 3500 metri di altitudine oltre che da un inverno più breve con la diminuzione del periodo di neve invernale». La catena montuosa si troverà dunque completamente inserita nello «stesso clima mediterraneo - spiega ancora Mercalli - che ora caratterizza l’altra catena italiana». Fenomeno questo già in pieno sviluppo considerato che, secondo quanto emerso ieri a Saint-Vincent, il caldo cresce sulle Alpi a un ritmo doppio rispetto alle pianure e alle coste europee e che dal 1961 al 2004 i giorni di gelo sull’arco alpino sono diminuiti del 20%. Testimoni privilegiati e principali vittime del nuovo scenario sono proprio i ghiacciai di cui in 150 anni si è perso il 50% della superficie, mentre nei soli ultimi 20 anni è venuto meno il 20% dell’estensione. Per il futuro le previsioni sono tutt’altro che rosee: «Con il cambiamento climatico in atto e con l’ulteriore aumento delle temperature previsto dalla comunità scientifica - commenta il ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio - il fenomeno potrebbe assumere dimensioni ancora più rilevanti, mettendo a rischio sia la biodiversità alpina che i nostri serbatoi naturali di acqua». I dati che stanno emergendo nel seminario di Saint-Vincent confermano dunque la necessità di un rafforzamento delle politiche nazionali di adattamento: «Dobbiamo impegnarci - ha detto il ministro Pecoraro Scanio - per mettere in atto misure che non ci lascino impreparati di fronte al mutamento del clima». Politiche ambientali che dovranno essere «promosse congiuntamente - ha ammonito l’assessore all’ambiente della Valle d’Aosta, Alberto Cerise - da Stato, Regioni assieme a Comuni». Le aspettative sono dunque rivolte alla Conferenza nazionale sul clima dalla quale dovrà emergere, secondo quanto ha anticipato oggi da Roberto Caracciolo, direttore del Dipartimento stato dell’ambiente e metrologia ambientale dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente e servizi tecnici (Apat) «un vero e proprio decalogo» da cui estrapolare «alcuni punti da inserire - prosegue Caracciolo - già nella Finanziaria 2008 tra i quali l’istituzionalizzazione della Conferenza nazionale sul clima e la creazione di un centro nazionale di osservazione per l’adattamento ai cambiamenti climatici».
Nel 2080 solo il 18% degli impianti sciistici di risalita presenti nel versante italiano delle Alpi resisterà o comunque potrà essere considerato affidabile, cioè in grado di garantire almeno 30 centimetri di neve per 100 giorni l’anno. È questo uno degli effetti dei cambiamenti climatici alpini sull’economia turistica, previsti da Francesco Bosello, ricercatore del Centro Euro Mediterraneo sui cambiamenti climatici, intervenuto a Saint-Vincent. Il comparto turistico montano, che rappresenta la terza fonte economia nazionale indotta, «sarà dunque uno dei settori più danneggiati - ha spiegato Bosello - dall’incremento della temperatura: è possibile prevedere che, con l’incremento di temperatura previsto, nel 2030 ci sarà una riduzione del flusso turistico straniero del 4% in Valle d’Aosta, del 14% nel Trentino Alto Adige e del 15% in Friuli Venezia Giulia».
 In termini di fatturato, ai prezzi del 2005, «si perderebbero - ha concluso Bosello - rispettivamente quindici milioni di euro in Valle d’Aosta e cinquecento milioni di euro in Trentino».
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venerdì, 29 giugno 2007

Alto Adige 29 GIUGNO 2007
Lo vuole la Provincia   Inquinamento, osservatorio sugli effetti
 BOLZANO. L’assessore provinciale alla Sanità Richard Theiner ha promosso una collaborazione scientifica tra Tirolo, Alto Adige e Trentino per studiare gli effetti delle emissioni inquinanti lungo le grandi direttrici di traffico e ha chiesto agli austriaci, più avanti nella rilevazione di casi di malattie originate dai problemi del traffico e dell’ambiente, di far confluire le loro esperienze in un gruppo di esperti.
 Il problema, afferma in una nota Theiner, riguarda non solo chi abita lungo l’A22, ma tutti i residenti lungo le strade più trafficate. «Il nostro osservatorio di medicina ambientale da tre anni studia dati e risultati degli effetti diretti delle emissioni nocive di gas di scarico sulla salute. Il mio obiettivo è quello di non fermarsi a risultati parziali o singole rilevazioni, quando si tratta di evitare i danni alla salute. Solo una rilevazione condotta in modo corretto dal punto di vista epidemiologico nonché con un’adeguata casistica può garantire la produzione di dati affidabili», dice Theiner.
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venerdì, 29 giugno 2007

Corriere dell'Alto Adige 2007-06-29

AMBIENTE

Salute e inquinamento Indagine nell'Euregio


BOLZANO — L'assessore provinciale alla Sanità Richard Theiner ha promosso una collaborazione scientifica tra Tirolo, Alto Adige e Trentino per studiare gli effetti delle emissioni inquinanti lungo le grandi direttrici di traffico e ha chiesto agli austriaci, più avanti nella rilevazione di casi di malattie originate dai problemi del traffico e dell'ambiente, di far confluire le loro esperienze in un gruppo di esperti. «Il problema — afferma — riguarda non solo chi abita lungo l'Autobrennero ma tutti i residenti lungo le strade più trafficate.
Il nostro osservatorio di medicina ambientale da tre anni studia gli effetti delle emissioni nocive di gas di scarico»
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domenica, 17 giugno 2007

Corriere dell'Alto Adige 2007-06-17

Dal 23 giugno al 5 ottobre torna il servizio di collegamento

Sella, meglio in autobus Il «giro dei passi» si fa così Niente auto e più rispetto


Salire in vetta è ecologico e costa poco

di FRANCO BREVINI
Girare intorno a una montagna ha assunto per molte culture un valore sacrale: basti pensare in Tibet ai pellegrini del Kailash. Ma anche alle nostre latitudini esistono i «peripatetici» delle cime, anche se per ragioni che hanno a che fare più con lo sport e il divertimento che con il misticismo. Tra gli escursionisti sono infatti diffuse settimane in quota che permettono di fare il giro del Cervino, il tour du Mont-Blanc,
il periplo del Civetta o della Marmolada, godendo delle mutevoli viste di uno stesso gruppo.
Tra le montagne più fortunate dal punto di vista del perimetro, c'è sicuramente il Sella, un gruppo dolomitico che è come la gigantesca ruota di un ingranaggio, da cui si staccano i raggi delle vallate ladine. Direi anzi che al Sella spetta il primo posto fra le montagne di cui si compie il giro e il primato vale sia d'inverno che d'estate. Con la neve infatti intorno alla popolare montagna si snodano le piste del Sellaronda, ormai un must dello sci mondiale, la perla di Dolomiti Superski. Ma anche in estate il Sella è da anni la meta di una delle più grandiose escursioni dolomitiche, il cosiddetto «giro dei passi». E quale sia la sua fortuna è provato dal fatto che nelle scorse stagioni da più parti è stata avanzata la proposta di chiudere i passi al traffico automobilistico privato o di imporre un ticket di accesso.
Ancora una volta tuttavia la soluzione al problema viene, non da un provvedimento coercitivo, ma da un incremento del servizio. Insomma meno macchine sui passi possono esserci solo se la gente può raggiungerli in un altro modo. È quello che accade dall'anno scorso grazie al nuovo servizio, che per analogia all'anello sciistico è stato chiamato Sellaronda Bus e che funzionerà quest'anno dal 23 giugno al 5 ottobre. Presentata dagli assessorati al turismo e ai trasporti, l'iniziativa mette a disposizione degli escursionisti una serie di autobus che toccano le località di Selva Gardena, Colfosco, Corvara in Badia, Arabba e Canazei, valicando i quattro celebri colli: Passo Gardena, Passo Campolongo, Passo Pordoi e Passo Sella. I viaggi avvengono simultaneamente in senso orario e antiorario e la segnaletica ricorda quella verde e gialla del Sellaronda invernale. Sulla linea vengono effettuate trenta fermate intermedie, in corrispondenza dei luoghi di partenza delle escursioni più frequentate o delle stazioni delle funivie. In tal modo, combinando mezzi pubblici su ruota e a fune, i turisti potranno accedere ai più straordinari scenari dolomitici senza usare l'auto: una soluzione comoda, poco costosa, ma anche ecologica, che bene si inserisce nello scenario di una vacanza in un ambiente incontaminato. Va segnalato che, per incrementarne l'uso, gli operatori turistici della Gardena offrono la possibilità di viaggiare gratuitamente ai possessori della Valgardena Card.
Intanto sulle strade dei quattro passi e delle quattro vallate gli atleti si preparano al Sellaronda Bike Day dell'8 luglio, quando tutti i valichi intorno al Sella saranno chiusi al traffico per essere riservati ai ciclisti. Un altro modo intelligente di riappropriarsi della montagna valorizzando le sue peculiarità ambientali.

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mercoledì, 13 giugno 2007

Alto Adige 13 GIUGNO 2007
Requiem per i ghiacciai
In 15 anni in Val d’Ultimo, il volume si è ridotto del 50%
GLI EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI
 La causa principale della rapida scomparsa dei ghiacciai è l’emissione globale dei gas effetto serra - soprattutto l’anidride carbonica CO2 - nei paesi industrializzati. I cambiamenti climatici sono esistiti da sempre nella storia della Terra, ma ciò che oggi risulta preoccupante è la velocità con la quale il clima sta cambiando e in questa direzione cresce sempre di più il contributo umano attraverso l’effetto serra. Attraverso l’utilizzo di combustibile fossile - petrolio, carbone, metano e tutti i prodotti secondari come benzina, gasolio, cherosene e gas liquido - nel 2000 sono stati emessi nell’atmosfera più di 23 miliardi di tonnellate di CO2 in tutto il mondo, il 43% in più rispetto all’inizio degli anni 70. L’arco di tempo tra il 1990 e il 1999 rappresenta il decennio più caldo degli ultimi 1000 anni, queste le nude cifre che spiegano che cosa sta avvenendo sulla Terra. Le previsioni sono allarmanti poiché le temperature continuano a salire: gli scienziati dell’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite stimano un riscaldamento della Terra da 1,4 a 5,8°C entro i prossimi 100 anni, se continuerà l’aumento dei gas effetto serra come pare ormai molto probabile vista l’inerzia con cui la politica sta affrontando le emergenze climatiche. Di tutto questo e delle ripercussioni che i cambiamenti climatici hanno avuto e avranno sui ghiacciai altoatesini, ha parlato ieri sera al Museo di Scienze Naturali di Bolzano Roberto Dinale, ingegnere ambientale, responsabile per l’Idrologia nonché vicedirettore dell’Ufficio Idrografico della Provincia. L’abbiamo intervistato.

di Mauro Fattor
Le nude cifre raccontano meglio di tante chiacchiere che cosa sta accadendo ai ghiacciai altoatesini. Una situazione di grave crisi, così come del resto sta accadendo in tutto l’arco alpino e, a livello planetario, in tutta la criosfera.
 Roberto Dinale, responsabile del settore idrologico e vicedirettore dell’Ufficio Idrografico della Provincia è una miniera di dati.
Misure frontali, variazioni di volume e di superficie sono i tre parametri classici per misurare lo stato di salute dei ghiacciai. In Alto Adige come stanno cambiando le cose?
 «La superficie coperta dai ghiacci nel 1983 era di 140 km quadrati, nel 1997 di 110 km quadrati, mentre oggi siamo presumibilmente intorno ai 90 km quadrati. Un perdita secca di circa il 20% di superficie per decennio».
E per quanto riguarda il volume?
 «Il dato più aggiornato è sempre del 1997 e parla di 3.300.000 metri cubi di ghiaccio. Non si tratta di un dato di semplice interpretazione perchè non c’è una correlazione perfettamente simmetrica tra volume e superficie, soprattutto di questi tempi. Diciamo che la perdita di volume è tendenzialmente maggiore rispetto alla perdita di superficie».
Oltre tre milioni di metri cubi sembra un quantitativo enorme.
«In termini di massa d’acqua corriponde al deflusso medio di un anno di Adige misurato a Bronzolo»
Torniamo ai bilanci di massa. C’è un dato che possa far capire come stanno le cose sui ghiacciai altoatesini?
 «Il ghiacciaio che studiamo in modo più approfondito è quello di Fontana Bianca, in Val d’Ultimo. Dal 1991 al 2006 abbiamo registrato una riduzione di volume nell’ordine del 50 per cento».
Per quanto riguarda invece gli arretramenti delle lingue di ghiaccio, così caratteristiche del paesaggio di alta quota?
 «L’arretramento della Vedretta di Malavlle, in Val Ridanna, tra il 1996 e il 2005 è stato di 150 metri. Sugli altri ghiacciai la situazione non è dissimile».
Senta, quanto soffre un ghiacciaio in una afosa giornata d’estate?
 «Lo scioglimento medio in una giornata calda è di circa 5-6 centrimetri al giorno, o anche maggiore».
Nella torrida estate del 2003, che tutti ricordano, quanto si sono sciolti quelli che monitorate?
 «Il ghiacciaio di Fontana Bianca ha perso circa tre metri in altezza, a fronte di meno di due metri dello scorsa estate, per la precisione 1,70 metri».
E questo inizio estate come sta andando?
 «Per adesso abbastanza bene. Non ha fatto troppo caldo e c’è stata qualche nevicata alle quote più alte. Ma il peggio deve venire».
Ma un ghiacciaio quanto riesce ad accumulare durante l’inverno?
 «L’ultimo inverno è andata piuttosto male, per via della prolungata siccità. L’accumulo medio è stato appena di 60 centimetri d’acqua, equivalenti a circa 1,5-2 metri di neve. Di media invece si dovrebbe andare sui 2,5-3 metri, pari a 100 centimetri d’acqua».
Come valuta i risultati dell’ultimo G8 per quanto riguarda il clima?
 «Decisamente insoddisfacenti. La politica reagisce con lentezza, anche se qualche miglioramento indubbiamente c’è stato».
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mercoledì, 06 giugno 2007

Corriere dell'Alto Adige 2007-06-06

Ora la proposta di legge passa in Commissione. Più tutele per orsi e lupi

Convenzione delle Alpi Via libera del governo

Pecoraro Scanio: appoggio alla mobilità sostenibile
BOLZANO — Nell'annunciare che il consiglio dei ministri aveva approvato la proposta di legge per la ratifica della Convenzione delle Alpi, il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, era raggiante. « È un segnale importante che arriva proprio nella giornata mondiale dell'ambiente. Grazie alla convenzione potremo tutelare meglio la biodiversità delle Alpi e avremo uno strumento in più per riuscire ad organizzare un sistema di trasporto sostenibile » .
Ora la proposta di legge approvata dal governo passerà all'esame della commissione esteri della Camera, poi il Parlamento dovrà convertirla in legge. L'iter non è ancora finito ma il grande passo è stato fatto, anche se con grande ritardo. La convenzione è stata sottoscritta nel 1991, i protocolli annessi tra i l ' 92 ed i l 2000 ma l'Italia non ha mai effettuato le necessarie ratifiche. In Austria, Francia, Germania, Lichtenstein e Slovenia la Convenzione è legge già da diversi anni, Italia e Svizzera invece hanno continuato a rinviare la ratifica.
Particolarmente importante è il protocollo trasporti che, di fatto, vieta la costruzione di nuove arterie di attraversamento delle Alpi ( art. 11) e impone ai paesi membri di potenziare il trasporto pubblico e la ferrovia. Norme che non sono mai andate molto a genio alla lobby degli autotrasportatori che in Parlamento è sempre stata molto ascoltata. Ma se la Convezione diventerà legge si potrà dire addio alla costruzione della Valdastico, anche se c'è chi sostiene che la partita è ancora aperta.
Molto importante anche il protocollo « Protezione natura e tutela del paesaggio » che consentirà di stipulare accordi transfrontalieri per vietare la cattura e l'uccisione di determinate specie di animali, ad esempio l'orso. « Grazie alla Convenzione potremo proteggere meglio i nostri orsi e lupi che sconfinano in Austria o in Germania » avverte Pecoraro Scanio che ha ancora il dente avvelenato per l'uccisione dell'orso Bruno avvenuta l'estate scorsa in Baviera al termine di una lunghissima caccia. « Le Alpi — ha aggiunto il ministro — sono un patrimonio di naturalistico inestimabile e richiedono uno strumento organico di tutela sovranazionale. È da 1991 che si aspetta la ratifica della Convenzione ed il provvedimento del governo dimostra la grande attenzione che abbiamo nei confronti della protezione del nostro grandissimo patrimonio naturale » .
Anche gli altri protocolli annessi — Turismo, Agricoltura di montagna, Energia, Difesa del suolo e Sviluppo sostenibile — fissano una serie di paletti alle attività economiche che tutelano l'ambientema anche i residenti. Marco Angelucci SODDISFATTO Il ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio si è battuto a favore del ddl sulla Convenzione delle Alpi
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mercoledì, 06 giugno 2007
Alto Adige 06 GIUGNO 2007
Sì alla Convenzione delle Alpi

 BOLZANO. Il Consiglio dei Ministri ieri ha approvato lo schema di disegno di legge per ratificare e dare esecuzione ai Protocolli di attuazione della Convenzione internazionale per la protezione delle Alpi. La Convenzione, sottoscritta nel 1991, anno da cui se ne attende la ratifica, è uno strumento essenziale per la protezione degli habitat alpini e consente di tutelare un patrimonio naturalistico e paesaggistico di altissimo pregio. Gli obiettivi della Convenzione per la protezione delle Alpi sono la salvaguardia a lungo termine dell’ecosistema naturale delle Alpi ed il suo sviluppo sostenibile, ma anche la tutela delle attività economiche delle popolazioni residenti. «Questo è un segnale importante che arriva proprio in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente - dichiara il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio -. Le Alpi sono un patrimonio naturalistico inestimabile, di livello sia nazionale che europeo e quindi richiedono uno strumento organico di tutela sovranazionale. Questo provvedimento rimarca la grande attenzione che abbiamo nei confronti della protezione ambientale».
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categoria:ambiente
mercoledì, 06 giugno 2007
Alto Adige 06 GIUGNO 2007
Energie nucleari o rinnovabili?
Le alternative dopo il petrolio

 BOLZANO. “Nucleare o rinnovabili? L’energia dopo il petrolio”: è il tema del secondo appuntamento degli Eurac Science Cafè, dibattiti sulla terrazza della torre Eurac a Ponte Druso, appuntamento in programma domani alle ore 20.30 a ingresso libero. Dunque dopo l’avvio di giovedì scorso prosegue la serie degli Eurac Science Cafè e domani si parlerà di energia e in particolare alla contrapposizione tra i fautori del nucleare e quelli delle energie rinnovabili. Qual è la soluzione più ecologica? Quale costa meno? Quale è meno rischiosa? Ne discuteranno Giuseppe Gherardi, responsabile delle attività di ricerca relative ai sistemi nucleari innovativi del Centro Enea di Bologna; Wolfram Sparber, direttore dell’Istituto per le energie rinnovabili dell’Eurac; Claudio Valentini, responsabile attività mercato fotovoltaico Eni Power; moderatore il divulgatore scientifico Giancarlo Sturloni. A fine dibattito il pubblico potrà rimanere in terrazza usufruendo del servizio bar e ascoltando la musica del dj Werner Gutgsell.
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categoria:ambiente, innovazione, ecoenergia
giovedì, 31 maggio 2007

Corriere dell'Alto Adige 2007-05-31

CI SCRIVONO

AMBIENTE
Chi lotta contro il nuovo inceneritore In merito agli articoli pubblicati sul Corriere dell'Alto Adige , lo scrivente precisa di non rappresentare nè aderire ad alcun titolo all'associazione « Ambiente& Salute » come riportato nei testi del quotidiano.
Lo scrivente si occupa del nuovo inceneritore di Bolzano come di altre tematiche afferenti la realtà politica ed economica provinciale, esclusivamente in qualità di indipendente: ed in quanto tale redige tutti gli interventi pubblicati su http:// bolzanoeprovincia. splinder. com Lo scrivente, ancorchè di recente nominato componente nazionale del dipartimento lavoro di Italia dei Valori, non riveste infine alcuna carica nell'omonimo partito attivo localmente nella provincia di Bolzano.
LucaMarcon, Bolzano URBANISTICA Bolzano Sud va trasformata Fare politica, tavolo dei saggi, progetto per la città del futuro, rilettura dello statuto di autonomia. Tante parole e tutte incomprensibili per la mentalità pragmatica dei sudtirolesi di madrelingua tedesca.
Tante chiacchiere all'italiana ma quando bisogna trovare una soluzione pratica, arriva sempre una lezione dal mondo tedesco. Per la città servono almeno due cose: trasformare Bolzano Sud, agevolando con regole precise e vincolanti, nelle cubature oggi deserte, il fiorire di imprese ad alto valore tecnologico e culturale ( dobbiamo recuperare dalla penultima posizione in registrazione di brevetti).
Favorire l'immigrazione di tecnici ad alta specializzazione. Va invertita la rotta della strada intrapresa fino ad ora, dei troppi immigrati senza certificazione di qualità.
Una vera politica della casa, migliorando la vivibilità anche dei quartieri. Una politica seria degli affitti, agevolando la mobilità delle persone, anch'essa vincolata all'obbligo della continuità di prestazione lavorativa per i nuovi immigrati e ad un congruo numero di anni di residenza per i bolzanini ( anche i giovani devono poter accedere a nuove formule più aperte, ad esempio l'utilizzo dell'anglosassone loft).
Claudio Degasperi, Bolzano

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categoria:ambiente
giovedì, 31 maggio 2007
Alto Adige 31 MAGGIO 2007
Adige, la tutela ambientale
Interventi di bioingegneria per la naturalizzazione
 SALORNO. Si sono conclusi nei giorni scorsi i lavori di sistemazione delle rive del fiume Adige programmati dalla Ripartizione provinciale Opere idrauliche per quest’anno. Il direttore Rudolf Pollinger sottolinea che la priorità va agli interventi volti ad evitare il pericolo di piene, ma nel contempo una particolare attenzione viene posta alla tutela della biodiversità e alla valore dello spazio vitale per il tempo libero e il relax. Si tratta di lavori importanti anche per il caratteristico ambiente.
 La Ripartizione opere idrauliche ha predisposto un programma di interventi di manutenzione straordinaria per il 2007, al fine di restituire la piena funzionalità ed efficienza alle opere idrauliche del fiume Adige nel tratto che va da Lagundo a Salorno, cercando, però, di rinaturalizzarle con interventi di bioingegneria. A tal fine quattro anni fa è stato predisposto uno studio sulla flora e sulla fauna e sulla varietà degli habitat naturali che caratterizzano le rive del fiume Adige. Se da un lato i terrapieni degli argini ripariali vengono regolarmente falciati per motivi di sicurezza, viene comunque mantenuta al naturale una fascia in prossimità dello specchio d’acqua. In alcuni tratti sono stati resi meno regolari i profili dei muri di contenimento ripariali attraverso nuove realizzazioni. È stato prelevato materiale ghiaioso di deposito al fine di appianare ed allargare le zone ripariali dove sono stati piantati salici asportati da altre zone come a Lana, Cortina e Salorno. Inoltre sono state create vie di risalita per i pesci.
 Uno dei punti chiave degli interventi del 2007, come sottolinea il direttore della Ripartizione Pollinger, è la cura delle piante giovani al fine di mantenerle elastiche e quindi meno ingombranti in caso di piena del fiume. Sempre per garantire maggiore sicurezza, dove necessario, si è provveduto ad asportare i depositi di ghiaia e sabbia lungo il fiume ed anche le piante che vi sono cresciute. In altre zone dove non comportano pericolo sono stati, invece, mantenuti tronchi di piante morte, habitat per una varietà di insetti che favorisce la sosta di uccelli insettivori. Così, dove è opportuno, sono state tagliate solo le corone di pioppi e salici per mantenere alberature rilevanti. In tal modo la vegetazione lungo il fiume è assai variegata, come anche gli habitat naturali, un aspetto importante dal punto di vista naturalistico che si sta dunque valorizzando con questi interventi che garantiscono, nel contempo, anche la sicurezza in caso di piena a ribadire dunque il costante impegno che la giunta provinciale ha messo in opera da quando - e sono diversi anni - ha avuto la competenza anche sul fiume Adige dalla sorgente fino all’altezza di Salorno.
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categoria:ambiente, conca atesina
giovedì, 31 maggio 2007

Alto Adige
31 MAGGIO 2007
Gli scolari a lezione sui fiumi

Gli scolari a lezione sui fiumi
 “Alla scoperta del fiume e dei suoi abitanti” è il filo conduttore dell’esperienza vissuta ieri mattina dalle classi IV B e C della scuola elementare Don Milani, alla confluenza dei fiumi Isarco e Talvera, dietro lo stadio Druso. Grazie alla collaborazione tra la Stazione forestale di Bolzano, l’Ufficio caccia e pesca della Provincia e la scuola, gli alunni hanno potuto vedere da vicino varie specie di pesci che popolano il fiume, gli invertebrati nascosti sul fondo del corso d’acqua e hanno imparato a conoscere le varietà di alberi e piante che caratterizzano le rive. Sotto la guida dei tecnici dell’Ufficio caccia e pesca e delle guardie forestali, gli alunni hanno scoperto con entusiasmo una realtà biologica “viva”, sensibilizzandosi nella tutela ambientale. Per la scuola Don Milani l’esperienza rientra nel programma triennale denominato “La natura fa scuola” coordinato delle maestre Luciana Cadonati, Anna Rita Campagnolo ed Elisabetta Presterà; l’iniziativa di ieri è stata realizzata grazie all’impegno dell’ispettore forestale Roberto Todesco, del sovrintendente Paolo Giacomoni e dell’assistente forestale Alberto Palmarin e per l’Ufficio caccia e pesca erano presenti Martin Stadler, Thomas Thaler e Hannes Grund.
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categoria:ambiente, giovani
mercoledì, 30 maggio 2007

Sabato/Samstag 02.06. 2007 ORE 10
PRESSO IL CENTRO AMBIENTALE “UHL”COLLE/KOHLERN
ORGANIZZAZIONE A CURA DELL’ASSOCIAZIONE “ARTE-CULTURA CASA DELLA PESA DI BOLZANO NELL’ AMBITO DELLA MANIFESTAZIONE “HOLOS”
Vicolo della Pesa 1 – Bz
Albert Mayr,
Suoni e ritmi dell'ambiente”
Ore 10.00 Uhr

Albert Mayr
(Bolzano 1943) ha studiato composizione presso i Conservatori di Bolzano e Firenze. È stato collaboratore di Pietro Grossi nello "Studio di Fonologia Musicale di Firenze". Nel 1969/70 è stato borsista del Canada Council, dal 1970 al 1973 docente presso la McGill University di Montréal, dal 1973 al 1991 presso il Conservatorio di Firenze (Musica elettronica e sperimentale).
Il suo lavoro artistico si svolge prevalentemente nei campi della musica e dell'arte sperimentale, del paesaggio sonoro e dell'estetica del tempo. Suoi lavori sono stati eseguiti in numerose rassegne in Europa e Nordamerica. Dal 1975 si occupa, a livello teorico, artistico e didattico, dell'approccio estetico alla gestione del tempo quotidiano (time design). Nel 1984/5 ha realizzato il documentario Von Zeiten und Leuten: am Beispiel Sarntal sui tempi e ritmi di una valle alpina. Ha pubblicato numerosi saggi e curato i volumi L'ascolto del tempo - Musiche inudibili e ambiente ritmico (con A. Colimberti e G. Montagano), Firenze 1995, e Musica e suoni dell'ambiente, Bologna 2001.
Fa parte della International Society for the Study of Time, della Deutsche Gesellschaft für Zeitpolitik, del consiglio direttivo del Forum Klanglandschaft e della redazione del sito Tempi e Spazi della Regione Toscana.
SUONI E RITMI DELL'AMBIENTE
Un'escursione dedicata all'osservazione del paesaggio immateriale

Di solito nella nostra osservazione dell'ambiente ci concentriamo sugli elementi visivi-spaziali e statici: forme e colori di monti, edifici, piante, e così via.
Siamo meno pronti a cogliere gli elementi acustici-temporali, cioè gli eventi, le loro durate, i loro ritmi, le loro relazioni con altri eventi.
Questo in gran parte è dovuto alla nostra formazione che ci porta a considerare "vere" le cose che possiamo vedere.
Durante l'escursione cercheremo invece di concentrarci sulle cose, spesso effimere, che possiamo ascoltare, e anche sugli eventi non necessariamente sonori.
Cominceremo dunque a comprendere il mondo attraverso l'ascolto e a imparare ad "ascoltare (anche) con gli occhi".
Alla fine dell'escursione i/le partecipanti saranno invitati/e a fornire un piccolo resoconto dell'esperienza, o attraverso brevi descrizioni verbali o con dei disegni.

LA DIREZIONE A.C.P-K.K.W.
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categoria:ambiente, comune di laives, comune di bolzano
mercoledì, 30 maggio 2007
EURAC SCIENCE CAFÈ
Sarà l’acqua la protagonista della prima serata dei Science Cafè, intitolata «Oro Blu. Acqua sempre più scarsa, sempre più costosa», in programma domani alle ore 20:30 sulla torre dell’Eurac. Insieme al pubblico discuteranno Roberta Bottarin dell’Eurac e Giuseppe Altamore, giornalista.


 BOLZANO. Questa sera alle ore 20 presso la Libera Università di Bolzano verrà rappresentata una performance teatrale dal titolo “Uomini della folla” della prima compagnia teatrale della Libera Università di Bolzano, promossa dal MUA in collaborazione con l’associazione Kikero.

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categoria:cultura, ambiente
martedì, 29 maggio 2007

Corriere dell'Alto Adige 2007-05-29

DISATTESO IL PROTOCOLLO DI KIOTO. SALE IL VALORE DELL'ANIDRIDE CARBONICA NELL'ARIA

CO2: le emissioni aumentano

La conclusione dei ricercatori non ammette repliche: nessuna regione del mondo sta diminuendo le sue emissioni di carbonio.
Secondo uno studio apparso sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science, tra il 2000 e il 2004 la produzione di CO2 non solo è aumentata, ma lo ha fatto a un ritmo triplo rispetto agli anni precedenti. I ricercatori dell'università di Stanford hanno incrociato ed elaborato i dati del Fondo Monetario Internazionale, del Dipartimento Usa per l'Energia e di altre istituzioni e hanno trovato che mentre dal 1990 al 1999 l'aumento delle emissioni di anidride carbonica è stato dell' 1,1%, dal 2000 al 2004 la crescita è stata del 3,1%.
Questo dato è peggiore dello scenario più pessimistico previsto dall'Ipcc nei suoi rapporti sul riscaldamento globale, ed è legato, secondo gli scienziati, alla crescita economica che ha interessato quasi tutto il pianeta.
« Nonostante il consenso comune sulla necessità di ridurre le emissioni » spiega Chris Field, che ha condotto lo studio « in molte parti del mondo si sta tornando indietro » .
In cima alla classifica ci sono i paesi in via di sviluppo, come Cina e Brasile, responsabili del 73% dell'aumento totale delle emissioni. Non sono molto più virtuosi i paesi sviluppati: anche se in misura minore, le emissioni di CO2 crescono anche in occidente, con l'aggravante che sono proprio i paesi ricchi a produrre il 60% dell'inquinamento globale.
In particolare, l'Italia è in grande ritardo con gli impegni del protocollo di Kyoto e con il regolamento europeo sul contenimento delle emissioni di CO2. In base all'impegno di Kyoto, l'Italia, entro il 2012, dovrebbe diminuire le emissioni di gas serra del 6,5% rispetto alle emissioni del 1990, mentre sino oggi queste emissioni sono continuamente aumentate.
L'Unione Europea ha bocciato il piano italiano insieme a quello di altri 18 Paesi, compresa la Germania ed ha chiesto al nostro Governo di abbassare le emissioni di CO2 di 13,2 milioni di tonnellate, cioè dalle 209, proposte dall'Italia, a 195,8 milioni di tonnellate annue nel periodo 2008 2012 il 6,3% in meno. Ciò significa che se non riusciremo ad abbassare le emissioni di CO2 dovremo pagare multe salate di decine di milioni di euro ogni anno.
Il CSIRO Marine and Atmospheric Research and the Global Carbon Project, dice che nel 2005 sono state emesse globalmente nell'atmosfera quasi 8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. In media, ogni persona in Australia e in America oggi emette più di 5 tonnellate di carbone all'anno, mentre in Cina siamo su una tonnellata all'anno.
L'America l'Europa fanno il 50% del totale, mentre la Cina fa l' 8%.
Gli altri paesi sviluppati hanno contribuito, tutti assieme, a meno dello 0,5% negli ultimi 200 anni.
L'Australia, con lo 0,32% della popolazione globale, contribuisce per l' 1,43%.
Il lavoro del team di esperti ha tracciato la storia delle emissioni: dobbiamo tenere conto sia delle emissioni passate che di quelle presenti nel negoziare le riduzioni di emissioni globali. Dal canto loro, gli USA puntano ancora ad impedire che al vertice del G8, in programma a giugno in Germania, vengano presi impegni per un nuovo accordo per combattere il riscaldamento del pianeta. In una bozza del documento finale del G8, Washington mostra di non volere che si faccia riferimento a provvedimenti urgenti per far fronte alla crisi climatica.
Più la temperatura globale continua a salire e più sale il rischio che le malattie infettive si diffondano su tutto il pianeta. L'impatto dei cambiamenti climatici potrebbe provocare una « alterata distribuzione spaziale di alcuni vettori di malattie infettive » , che potrebbe portare, ad esempio, ad una maggiore diffusione della malaria in Africa. Le malattie trasmesse dagli insetti saranno influenzate dai cambiamenti climatici per il semplice fatto che queste piccole creature sono molto sensibili alla vegetazione, alla temperatura, all'umidità. Un altro effetto potrebbe riguardare la stagione dell'influenza: se la massa d'aria tropicale intorno all'equatore si espande, nuove aree perderanno le stagioni tradizionali, e potrebbero avere l'influenza tutto l'anno.
Altri effetti potrebbero venire dai fenomeni atmosferici estremi.
Uragani, tifoni, tornado e tempeste ad alta intensità, possono rimuovere i patogeni dai sedimenti, minacciando intere popolazioni sprovviste delle adeguate protezioni.

Riscaldamento globale, ecco gli effetti

Le conseguenze del surriscaldamento del pianeta sono già evidenti e si stanno facendo sempre più minacciose.
Per quanto concerne le malattie ad esempio, la malaria, che fino ad ora non si riscontrava al di sopra di certe altitudini, perché le temperature erano troppo fredde per le zanzare, alzerà la sua linea di diffusione. La zanzara della malaria forse la minaccia più grave per quanto riguarda le infezioni, ha raggiunto l'Europa nello scorso agosto, in Corsica si è registrato il primo caso autoctono ( con infezione avvenuta in loco) degli ultimi 35 anni. In un articolo pubblicato su The Lancet, Anthony McMichael dell'Università di Canberra, prevede un aumento del 16 28 per cento dei casi di malaria entro il 2100. Anche gli agenti patogeni di salmonella e colera, prosegue lo studio, crescono più rapidamente a temperature maggiori. La febbre del Nilo occidentale, prima confinata alle latitudini africane, da una decina d'anni viene registrata anche in Europa ed è endemica negli Stati Uniti. In Italia poi, nelle ultime due estati, oltre 200 bagnanti sono finiti in ospedale intossicati dall'alga « Ostreoptis ovata » , abituata alle acque tropicali.
Il cambiamento del clima sta già causando una migrazione degli insetti e un repentino accrescimento dei parassiti molto dannosi per le piante. Le alte temperature, ad esempio, hanno favorito una « sciamatura » di api molto in anticipo rispetto ai tempi normali. Il che mette in pericolo sia la raccolta di miele sia le persone, in quanto la proliferazione di sciami può espandersi nei centri urbani. A sostenerlo è la CIA ( Confederazione Italiana Agricoltori), seriamente preoccupata per i riflessi che si stanno avendo nelle campagne del nostro Paese a causa del caldo anomalo e, soprattutto, della scarsità di piogge e di nevicate. Particolare apprensione c'è per la crescita delle malerbe e per le difficoltà che gli agricoltori incontrano nel contrastare le infezioni che colpiscono le coltivazioni ( ortaggi a campo aperto), gli alberi da frutta, gli olivi e le viti. Le temperature « tropicali » dell'autunno e dell'inverno scorsi hanno consentito alle uova degli insetti di resistere e, quindi, di provocare un proliferare anomalo in tutte le zone rurali e non solo. Le città fanno i conti con la continua diffusione di questi fastidiosi animaletti, soprattutto zanzare.
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categoria:ambiente, comunicati, salute, amaro

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